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Università Di Pisa View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa UNIVERSITÀ DI PISA CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE PER LA PACE: COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E TRASFORMAZIONE DEI CONFLITTI MAFIA: IPOTESI DI UNA SOLUZIONE NONVIOLENTA. ESPERIENZE E TESTIMONIANZE Tesi di Laurea di MARINA TURCO Matr. 487164 Relatore Prof. GIORGIO GALLO Correlatore Prof. ANDREA COZZO Anno Accademico 2012-2013 INDICE Premessa .................................................................................................................... III Introduzione ............................................................................................................... V Capitolo 1 La lotta alla mafia sul fronte istituzionale 1.1 Il quadro storico .................................................................................................. 1 1.2 Gli anni „80 e l‟inizio della legislazione d‟emergenza........................................ 5 1.3 Il pool antimafia e il maxi processo a Cosa nostra ............................................. 7 1.4 Le stragi di Capaci e di via D‟Amelio, il decreto Martelli.................................. 10 1.5 Processi, nuove indagini, la presunta trattativa fra Stato e mafia ....................... 11 1.6 Il nuovo Codice delle leggi antimafia ................................................................. 14 1.7 Focus d‟attualità sulla mafia a Palermo e provincia: i boss tornano in libertà ... 14 Capitolo 2 Lotta alla mafia e nonviolenza 2.1 Che cos‟è la nonviolenza ..................................................................................... 18 2.2 Il primo esempio di lotta nonviolenta. Gandhi concepisce il Satyagraha in Sudafrica ............................................................................................................. 25 2.3 Contributi teorici per la pratica della nonviolenza contro la mafia ..................... 27 2.4 Antimafia, istituzioni e società civile, spunti di nonviolenza ............................. 39 2.5 L‟esperienza di Libera ........................................................................................ 55 2.6 L‟antiracket: il caso Addiopizzo .......................................................................... 59 Capitolo 3 La nonviolenza di Danilo Dolci in Sicilia 3.1 L‟arrivo in Sicilia ................................................................................................. 64 3.2 La diga dello Jato e lo sciopero alla rovescia ...................................................... 66 3.3 La maieutica contro la mafia ............................................................................... 74 3.4 L‟eredità di Danilo Dolci ..................................................................................... 86 I Capitolo 4 Il dibattito su mafia e nonviolenza 4.1 Riflessioni su Mosaico di Pace ............................................................................ 89 4.2 L‟articolo di Guglielmo Minervini e un saggio su Osservatorio Meridionale..... 91 4.3 Il saggio di Vincenzo Sanfilippo ........................................................................ 101 Capitolo 5 Dialogo con il figlio del boss 5.1 A tu per tu con Angelo Provenzano ..................................................................... 115 Conclusioni ............................................................................................................... 144 Bibliografia ................................................................................................................ 147 Sitografia .................................................................................................................... 151 II PREMESSA La scelta di questa tesi è legata all‟intreccio fra un percorso di studi e un‟esperienza professionale iniziata alla fine degli anni „80. L‟essere stata giovane giornalista negli anni bui dell‟escalation di violenza mafiosa a Palermo e cronista durante la stagione delle stragi ha segnato profondamente anche il sentiero della mia formazione individuale. Non c‟era ancora la consapevolezza di essere di fronte ad un dramma epocale, al passaggio definitivo ad una fase di emergenza nazionale. Il mestiere mi ha portata a correre verso Capaci e verso gli ospedali per informare sulle condizioni di Giovanni Falcone e delle altre vittime dell‟attentato del 23 maggio del 1992; a raccontare i volti dei familiari di Paolo Borsellino ai suoi funerali all‟indomani del 19 luglio; a descrivere lo sgomento della città, la reazione immediata della società civile, dei ragazzi e degli studenti, dei magistrati. Per lavoro, ma al pari dei miei conterranei, ho guardato con speranza la risposta dello Stato con la cattura dei boss e le confische dei loro tesori. Ho visto i covi di latitanti, ho letto dialoghi arcaici e intercettazioni, ho colto l‟importanza del contributo dei collaboratori e dei testimoni di giustizia. Nel frattempo Cosa nostra non si è fatta vincere continuando a fare affari e a stringere patti con politici e colletti bianchi. Nel corso di oltre venti anni la storia contemporanea della Sicilia è stata per me motivo di emozioni forti ma anche di analisi e opinione. I successi dello Stato contro la mafia sono stati relativamente costanti sul piano investigativo-giudiziario. Molto si deve all‟abnegazione dei magistrati, all‟uso delle tecnologie, al contributo dei collaboratori di giustizia e alla puntualità della propaganda in favore della legalità. Ma sono mutati impegno e tenuta della società civile che ha perso lo slancio iniziale e si è rifugiata in un atteggiamento passivo e di scarsa partecipazione. Le riflessioni sono affidate ai fondatori della coscienza critica e militante di quegli anni e non si vede un passaggio di testimone ad una nuova “generazione organizzata” di movimentisti contro Cosa nostra. Fatte le dovute eccezioni, vedi l‟esempio di Addiopizzo, Libera e Confindustria schierate a difesa della legalità e aperte a forme innovative di antimafia che puntano sull‟educazione alla partecipazione e sulla valorizzazione produttiva di territori e risorse. Sono lontani i cortei e le manifestazioni popolari degli anni ‟90 che avvennero III nel momento più acuto del conflitto e che ne dimostrarono l‟avvenuta coscientizzazione. Quella stagione è passata e adesso bisogna più che mai immaginare cambiamenti, soluzioni creative e multidisciplinari in grado di favorire una visione adeguata alle nuove sfide di una criminalità che si fa globale pur mantenendo salde radici e consenso in una Sicilia ancora a lento sviluppo. IV INTRODUZIONE Il Movimento nonviolento italiano, fondato dal politico e filosofo Aldo Capitini negli anni „60, ha promosso ultimamente tutte le sue attività in continuità con lo sviluppo della Marcia del 2000 di Perugia e Assisi, sotto l'egida delle dieci parole della nonviolenza: Satyagraha (la forza della verità, concepita da Gandhi), coscienza, amore, festa, sobrietà, giustizia, liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione. È un elenco di istanze politiche (oltre ogni intenzione) e una lista di principi che bene mettono insieme ispirazione religiosa e civile. Manca la parola speranza, che certamente potrebbe discendere dalla somma di tutti i termini del decalogo. Ed è una parola, una prospettiva, di cui la Sicilia ha urgente necessità. "La bellezza e l'efficacia del Satyagraha sono grandiose - scriveva Gandhi - e la dottrina è così semplice da poter essere insegnata anche ad un bambino". Gandhi lo spiegò negli otto anni delle lotte in Sudafrica con il dispiegamento di energie nonviolente per il riconoscimento dei diritti degli indiani immigrati e poi in occasione della lotta per l'indipendenza dell'India. Parole semplici, dunque, eppure così complicate da mettere in campo nella convivenza umana. Per Gandhi la nonviolenza fu un autentico strumento di progresso. Ed è immaginando questo uso strategico e formativo della nonviolenza che questa tesi descriverà l'ipotesi di una possibile trasformazione del conflitto contro la mafia. Nel primo capitolo è tracciato un resoconto storico del fenomeno mafioso fino ai nostri giorni. È una sintesi degli accadimenti principali di un conflitto che ha radici antiche e che solo a partire dagli anni ‟60 ha cominciato ad essere vagamente percepito come tale dall‟ordinamento statale. L‟analisi storica si affianca alla individuazione delle principali tappe legislative che hanno accompagnato il lento riconoscimento della mafia come minaccia alla convivenza civile e allo sviluppo economico-sociale della Sicilia. La sintesi si è servita della vasta ricostruzione storica di alcuni dei maggiori studiosi del fenomeno mafioso. Nel secondo capitolo ci si ispira alla dottrina della nonviolenza concepita da Gandhi per organizzare la base epistemologica necessaria allo sviluppo del lavoro. La V teoria dei conflitti di Johan Galtung e gli studi sulla conflittualità nonviolenta di Andrea Cozzo declinano la visione gandhiana offrendo strumenti e categorie concettuali cui si farà riferimento nell‟analisi. La nonviolenza è il contenitore di una strategia trasformativa dei conflitti. Offre un metodo per l‟azione di lotta capace di stravolgere il significato del termine „avversario‟ stabilendo che non si tratta di un nemico ma di un interlocutore con cui cercare sempre e comunque il dialogo. L‟analisi teorica servirà a capire la natura di un conflitto e le sue caratteristiche ma servirà anche a mettere a fuoco le categorie della nonviolenza che possono essere usate per ragionare sulle sue soluzioni.
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