Diego Dalla Verde

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Diego Dalla Verde DIEGO DALLA VERDE LE “ALTRE MAFIE ”. CENNI STORICI SULL ’ORIGINE E L ’EVOLUZIONE DI CAMORRA , ‘ NDRANGHETA E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE 1 INTRODUZIONE ...............................................................................................pag. 3 1. La camorra campana 1.1 Origini.........................................................................................................pag, 5 1.2 Raffaele Cutolo e l’esperienza della N.C.O.........................................pag. 16 1.3 Relazioni equivoche: il sequestro di Ciro Cirillo ...............................pag. 22 1.4 Elementi distintivi ..................................................................................pag. 28 2. La ‘ndrangheta calabrese 2.1 Genesi storica ..........................................................................................pag. 38 2.2 Fascismo e Dopoguerra .........................................................................pag. 47 2.3 Il “momento magico” degli anni sessanta ..........................................pag. 58 2.4 Colonizzazione........................................................................................pag. 64 2.5 Peculiarità.................................................................................................pag. 70 3. La “quarta mafia” pugliese 3.1 Puglia regione mafiosa?.........................................................................pag. 83 3.2 Imitazione e originalità ..........................................................................pag. 92 3.3 Il contrabbando .....................................................................................pag. 100 3.4 Caratteristiche........................................................................................pag. 104 FONTI ...............................................................................................................pag. 118 BIBLIOGRAFIA ..............................................................................................pag. 126 2 INTRODUZIONE Quando si parla di “mafia” si fa comunemente riferimento a quella particolare forma di criminalità organizzata sviluppatasi in Sicilia a partire dall’800 e, come è noto, assurta all’interesse dell’opinione pubblica nazionale in ragione del suo apparentemente inarrestabile sviluppo criminale, cominciato con la fine della seconda guerra mondiale e culminato nella “politica” stragista di matrice corleonese degli anni ’90. Ma, in realtà, in particolare a partire dalla seconda metà del secolo scorso, gli Organismi a vario titolo deputati al contrasto alla criminalità organizzata hanno dovuto registrare, con riferimento ad altre, differenti consorterie criminali di origine meridionale – ‘ndrangheta calabrese, camorra campana e “quarta mafia” pugliese - un’ escalation decisamente significativa, in termini di organizzazione, strategie di sviluppo, capacità di controllo del territorio nelle zone indigene, prospettive di penetrazione in nuovi mercati criminali, potenza militare, capacità di infiltrazione politica ed economica, attitudine alla dimensione di “impresa criminale”, sinergie criminali nazionali ed internazionali, che hanno finito con l’avvicinare oltre le più pessimistiche previsioni le potenzialità criminali di queste organizzazioni a quelle della sempre temibile “Cosa Nostra” siciliana. Proprio in Piemonte, ad esempio, territorio apparentemente “lontano”, per storia, cultura, convenzioni sociali, dalle aree del Mezzogiorno, si è a più riprese registrata una significativa presenza della ‘ndrangheta, probabilmente in ragione della massiccia immigrazione calabrese verso le aree più industrializzate del paese, ma anche di una certa politica “giudiziaria” che ha destinato all’obbligo di dimora in comuni piemontesi numerosi capi bastone calabresi, in base all’ottimistica aspettativa, purtroppo puntualmente disattesa dall’evidenza dei fatti, che questi non avrebbero saputo riprodurre il complesso sistema organizzativo ed il tessuto di valori guida delle rispettive consorterie in aree diverse dal territorio originario e non ancora colonizzate dalla criminalità di tipo mafioso. Proprio per esigenze di approfondimento a questo riguardo, connesse all’incarico professionale rivestito e all’interesse personale per le fenomenologie mafiose, ho ritenuto dunque di operare una sintesi dell’evoluzione di queste organizzazioni criminali, di taglio esclusivamente storico-sociale, non proponendosi il presente lavoro di analizzare l’attività 3 delle predette organizzazioni criminali mediante l’analisi di indicatori statistici, ma piuttosto di approfondirne origine ed evoluzione allo scopo di migliorarne la comprensione dell’attuale configurazione. Obiettivo della presente monografia è dimostrare che i caratteri peculiari e le diverse strategie evolutive di queste tre organizzazioni si traducono in una spiccata originalità criminale, troppo spesso sottovalutata e erroneamente celata dall’asserzione, peraltro infondata e conseguentemente foriera di giudizi e valutazioni fuorvianti, secondo cui le stesse altro non sarebbero che semplici “variabili” regionali della mafia siciliana. 4 La Camorra campana 1.1 Origini Secondo il Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri di Raffaele D’Ambra, il termine “camorra” significa “il denaro o la cosa esatta dal camorrista” 1 sottintendendo quindi un pagamento forzato cui ci si adeguerebbe per non incorrere in ritorsioni violente. Il significato corrente nella lingua italiana è invece: “lega di persone disoneste per ottenere illecitamente favori o guadagni ingiusti o anche l’insieme delle loro arti e delle loro azioni, un accordo per usare soperchierie, un agire ingiustamente a vantaggio proprio ed a danno altrui”. 2 Dunque dal concetto di frutto dell’estorsione (cui di conseguenza è associata un’attività delinquenziale) 3, proprio del dialetto napoletano di fine ‘800, nel passaggio all’italiano si assiste all’adozione di un significato che ne evidenzia maggiormente la componente organizzativa; se quindi al termine “mafia” storicamente si fa corrispondere in primis un comportamento, una forma mentis ,4 per definire la parola “camorra” si è fatto ricorso, già nel passato, ad un’attività illecita (esercitare l’estorsione), ad una peculiare modalità d’azione ed in ultima istanza ad una organizzazione delinquenziale. 5 Storicamente si ritiene che la genesi della camorra sia da ricercarsi nella Napoli dei primi anni dell’800; Galasso si spinge ad osservare che la fase di gestazione del fenomeno risalirebbe addirittura al secolo precedente, in funzione del rafforzamento, a livello dell’amministrazione comunale, dei ceti professionistici e dell’alta borghesia, a discapito di artigiani e commercianti che erano invece tradizionalmente molto solidi nei quartieri popolari. 1 R.D’Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, Napoli, 1873. 2 Dizionario enciclopedico italiano, Istituto Enciclopedico Italiano Treccani, Roma 1961, ad nomen. 3 “lo scopo della camorra è quello di estorquere denaro [...] Il camorrista profittando della pusillanimità di alcuni estorque il danaro a titolo di prezzo della sua protezione” (Corte d’appello di Catanzaro Sezione di Accusa, Sentenza emessa nei confronti di Calarco Domenico più 48, Archivio di Stato di Catanzaro, v. 119, 19 agosto 1885). 4 A questo proposito si vedano F.Lestingi, La mafia in Sicilia, in “Archivio di psichiatria, scienze penali, e antropologia criminale”, 1880 (cit. in R.Canosa, Storia della criminalità in Italia 1845-1945, Einaudi, Torino 1991, pp. 98-99 nota) G.M. Puglia, Il mafioso non è un associato per delinquere, in “La scuola positiva”, 1930 (cit. in R.Canosa, op.cit., p.293 nota) e H.Hess, Mafia, Laterza, Roma-Bari 1984. 5 Cfr. I.Sales, La camorra le camorre, II edizione rivista e accresciuta, Editori Riuniti, Roma 1993, p.23. “Il loro prevalere segnò un distacco via via più netto tra il potere cittadino e la massa di popolazione in meno felici condizioni. Di conseguenza ci fu un allentamento della disciplina sociale, di quella disciplina che fino ad allora si era mantenuta. Ed è in questa condizione che le prepotenze, gli abusi, le estorsioni – certamente largamente praticati – possono essersi coagulati in ciò che poi è stata la camorra”. 6 E’ peraltro opportuno ricordare che la ricostruzione operata da Galasso è stata ritenuta poco convincente da Isaia Sales, che ne ha contestato il riferire l’origine camorrista ad un’espressione di quel disordine sociale scaturito dall’incapacità del governo della città di gestire il malcontento serpeggiante tra il popolino. Al contrario “l’impressione è che essa rappresenti un “ordine” nel disordine sociale, che essa disciplini e contenga a suo modo la violenza spontanea che si sprigiona dalle condizioni miserevoli in cui viveva gran parte della popolazione”. 7 Per Sales la camorra trarrebbe invece la sua origine dalle particolari circostanze politiche ed economiche che investirono la città di Napoli a seguito del tentativo repubblicano del 1799 che, se da un lato permise un incremento del peso politico della plebe, dall’altro determinò un peggioramento delle condizioni di vita della stessa a seguito del crollo di un’economia che si fondava principalmente proprio sul servizio a quel ceto nobiliare e alto borghese che le condizioni di disordine della Napoli dei primi anni dell’800 avevano allontanato dalla città. Se a questo malessere sociale si aggiunge la strategia dei Borboni (che restaureranno la monarchia nel 1815), di fomentazione del conflitto tra popolino e ceto liberale responsabile dei moti
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