<<

REGIONE Presentazione

Assessore Ambiente e Cooperazione tra i popoli Dal 1988 il Parco dell’Appia Antica è un’area protetta. Filiberto Zaratti Nei suoi circa 3.500 ettari di perimetro sono compresi i primi 16 chilometri del tracciato dell’antica via consolare (da all’incrocio con la via Appia Nuova a Frattocchie); la Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i popoli Valle della Caffarella; il complesso archeologico delle Tombe della via Latina; l’area a ridosso Direttore: Giovanna Bargagna delle via Tuscolana in cui si trovano i resti di sette acquedotti romani dell’epoca repubblicana e imperiale con l’area verde di Tor Fiscale e le due grandi tenute agricole di Tormarancia e della ARP – Agenzia Regionale per i Parchi Farnesiana. Direttore: Vito Consoli Accanto agli inestimabili tesori archeologici presenti nel Parco, sono presenti anche notevoli Dirigente Pianificazione: Silvia Monica Montinaro testimonianze del Patrimonio Geologico regionale, tanto che le due realtà spesso si intrecciano e si fondono tra loro. La colata lavica di Capo di Bove, ad esempio costituisce un rilevato naturale Autori dei testi: sfruttato dagli antichi Romani, che sulla sommità hanno costruito la via Appia, utilizzando lo - geositi 1-3-4-5 Emanuela Angelone (P.N.R. Appia Antica) stesso materiale per il basolato che la lastricava. Dal punto di vista geologico, infatti, il Parco - geosito 2 Giorgio della Rosa (P.N.R. Appia Antica) dell’Appia Antica si caratterizza per gli aspetti legati all’imponente presenza del Vulcano Laziale, i cui resti, conseguenti alle catastrofiche eruzioni conclusive, costituiscono i Colli Albani. Coordinamento editoriale I geositi maggiormente significativi del Parco rappresentano i punti di sosta e di informazione di Francesca Mazzà (P.N.R. Appia Antica) questo percorso ideale. Essi forniranno al visitatore numerose e varie informazioni sull’origine e Dario Mancinella (Agenzia Regionale per i Parchi) la ricchezza degli ambienti tutelati dal Parco. Auguro quindi a tutti una buona lettura e, soprattutto, una buona visita sul campo di queste nostre Foto: Archivio Parco Regionale dell’Appia Antica particolarità geologiche e naturalistiche. D. Mancinella - A. Sasso - Archivio ARP G. Prola Foto aeree 2004 © Pictometry International Corporation Alma Rossi, Direttore del Parco

Cartine Parco e percorso: Studio Candido & Co. Schemi temporali: D. Mancinella - A. Sasso

Grafica e Stampa a cura di: Creazioni Italiane S.r.l. - www.creait.it

Si ringrazia il Geol. Stefano Cresta, che ha contribuito all’ideazione e alla realizzazione del progetto.

Copyright ARP – Regione Lazio © 2010 - Tutti i diritti riservati

3 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Carta delle Aree Protette del Lazio Parchi nazionali 38 Monte Casoli di Bomarzo 1 Abruzzo, Lazio e Molise 39 Monte Catillo 2 Circeo 40 Monte Mario ** 3 Gran Sasso e Monti della Laga 41 Monte Navegna e Monte Cervia 42 42 Monte Rufeno 57 Riserve naturali statali 43 Monte Soratte 4 Isole di Ventotene e Santo Stefano 44 Monterano 5 Litorale Romano 45 Nazzano - Tevere Farfa 3 6 Saline di Tarquinia 46 Nomentum 7 Tenuta di Castelporziano 47 47 Selva del Lamone Aree naturali marine protette 48 Tenuta dei Massimi ** 49 Tenuta di Acquafredda ** 38 8 Isole di Ventotene e Santo Stefano 58 9 Secche di Tor Paterno ** 50 Tor Caldara 51 Tuscania 54 29 Parchi naturali regionali 52 Valle dei Casali ** 51 71 10 Aguzzano ** 53 Valle dell’Aniene ** 32 60 11 Antichissima Città di Sutri 54 Valle dell’Arcionello 12 Appia Antica 55 Villa Borghese di Nettuno 13 Bracciano-Martignano 17 43 63 Monumenti naturali 6 11 45 14 Castelli Romani 24 15 Gianola e monte di Scauri * 56 Area Verde Viscogliosi 37 57 Bosco del Sasseto 13 41 16 Inviolata 44 58 Corviano 21 17 Marturanum 13 18 Monte Orlando * 59 Fiume Fibreno e Rio Carpello 25 34 19 Monti Aurunci 60 Forre di Corchiano 61 61 Galeria Antica ** 35 36 46 20 Monti Ausoni e Lago di Fondi 69 39 62 Giardino di Ninfa 73 28 16 21 Monti Lucretili 40 10 22 22 Monti Simbruini 63 Gole del Farfa 70 23 53 64 Grotte di Falvaterra e Rio Obaco 49 23 Pineto ** 65 La Selva 5 48 52 75 24 Valle del Treja 33 12 76 65 25 Veio 66 Lago di Giulianello 67 Madonna della Neve 67 Riserve Naturali regionali 68 Mola della Corte - Settecannelle - Capodacqua 27 30 7 14 26 Antiche Città di Fregellae, Fabrateria Nova e Lago di San 69 Palude di Torre Flavia 31 66 56 Giovanni Incarico 70 Parco della Cellulosa ** 59 1 74 27 Decima Malafede ** 71 Pian Sant’Angelo 9 28 Insugherata ** 72 Promontorio Villa di Tiberio e Costa di Torre Capovento - 77 29 Laghi Lungo e Ripasottile Punta Cetarola * 62 30 Lago di Canterno 73 Quarto degli Ebrei e Tenuta di Mazzalupetto ** 50 64 26 31 Lago di Posta Fibreno 74 Torretta Vecchia 55 32 Lago di Vico 75 Valle delle Cannuccete 2 33 Laurentino Acqua Acetosa ** 76 Villa Clementi e Fonte S. Stefano 68 34 Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco 77 Bosco Faito 35 Macchiatonda 2 Le Aree Protette del Lazio 20 19 36 Marcigliana ** * Gestita dall’Ente Parco Riviera di Ulisse 4 37 Montagne della Duchessa ** Gestita dall’Ente Regionale RomaNatura 72 15 8 18 55 Il vulcano laziale La conservazione della che modellano il pianeta si manifestano Per rendere possibili le azioni di Il Parco dell’Appia Antica rappresenta Geodiversità nel Lazio secondo scale temporali di diversi ordini di geoconservazione occorre interpretare i geositi una parte di questo grande patrimonio: grandezza superiori rispetto alla scala della in un’ottica di sistema, individuando enti una porzione limitata ma al tempo stesso Il termine Geodiversità esprime il valore vita umana. gestori in grado di amministrarne la fruizione meravigliosa. Ti invitiamo a scoprirla, perché connesso alla variabilità del patrimonio all’interno di una scala di valore del suo la consapevolezza dell’importanza del geologico e dei processi abiotici (cioè non interesse, che potrà essere regionale, nazionale patrimonio geologico costituisce il primo passo viventi) presenti in Geositi, Patrimonio Geologico o internazionale. per la sua conservazione. e Geoconservazione La Strategia per la Geodiversità Un Geosito può essere definito come un luogo dell’Agenzia Regionale per i Parchi dove è possibile individuare un interesse geologico per la conservazione. Il geosito è L’ARP ha adottato nel 2006 il Documento quindi un’area o una località che rappresenta Strategico per la Geodiversità: un programma in modo esemplare la storia e lo sviluppo di triennale strutturato in obiettivi ed azioni e eventi geologici e geomorfologici, rivestendo finalizzato alla conservazione e valorizzazione la funzione di modello per un’ampia fascia di della Geodiversità del Lazio. Esso è parte di un dato territorio. territorio o a livello globale. un più ampio progetto a livello nazionale ed La varietà degli ambienti Per Patrimonio Geologico si intende la somma internazionale finalizzato alla conservazione e geologici costituisce la base della vita di tutti i beni geologici esistenti in una data gestione del patrimonio geologico. L’obiettivo sulla Terra e quindi la geodiversità si collega area, cioè di tutti i beni culturali nei quali la strategico primario consiste nella piena con le componenti biotiche (cioè viventi) componente geologica costituisce l’interesse integrazione del valore “Geologia” nel Sistema degli ecosistemi. La biosfera e la geosfera prevalente. delle Aree Naturali Protette e quindi nella interagiscono tra loro principalmente attraverso La Geoconservazione è l’attività di pianificazione predisposizione di un modello di gestione del altre due “sfere”: l’idrosfera (l’acqua: un territoriale che, attraverso la definizione di appositi sistema dei siti di interesse geologico. composto inorganico che costituisce però la piani di gestione, integra le azioni di tutela con Il patrimonio geologico della nostra regione base dei sistemi viventi) e la pedosfera (il suolo: quelle di fruizione del patrimonio geologico. costituito da una componente organica e da è assai ricco e, al tempo stesso, molto Una qualsiasi emergenza geologica può essere una inorganica, costituisce la transizione tra il vulnerabile. Basti pensare alla fragilità degli mondo biotico e quello abiotico). Il concetto considerata un bene culturale solamente se la equilibri idrogeologici che alimentano le di geodiversità si applica sia al passato, conoscenza dell’oggetto stesso diviene patrimonio sorgenti, oppure alla totale non rinnovabilità come testimoniato dalla storia geologica condiviso, fruibile da parte dell’intera comunità; del patrimonio geologico stesso (una scogliera materializzata negli affioramenti rocciosi, sia al solo in questo caso esso può essere tutelato fossile del Cretacico ad esempio, una volta presente, dal momento che i processi geologici efficacemente. perduta, lo è per sempre).

6 7 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale V ia T u s c COME ARRIVARE AL PARCO L’area di Tormarancia Via o la n A Piazza Lante, punto d’incontro delle visite Appia a Dal marzo 1997 tutte le domeniche e i giorni Porta guidate arriva la linea 160. Nelle vicinanze S. Sebastiano festivi il Parco, si trasforma nella più grande Nuova 765 fermano anche il 716 e 670. 87 isola pedonale della città, da percorrere a Sede del Parco i 218 660 piedi o in bicicletta. 118 La Tomba di Cecilia Metella, il Circo di Colli Albani Un’occasione da non perdere per passare in Valle della Massenzio, le Catacombe Caffarela i tranquillità un’intera giornata all’interno di uno i I due complessi monumentali si raggiungono Catacombe Circo di i dei paesaggi più belli del mondo: tra tesori di S. Callisto Massenzio con il 660. Le Catacombe di San Callisto sono Catacombe archeologici e percorsi nel verde. di S. Sebastiano Tomba di servite dalle linee 218 e 118. Le Catacombe Cecilia Metella 160 i i Subaugusta Con i mezzi pubblici di San Sebastiano dal 660. Quelle di Santa 660 Domitilla dal 716. Tenuta GRA La sede del Parco e il I e II di Tormarancia Sepolcri Acquedotti Tenuta della IV e V miglio e Tor Fiscale miglio della via Appia Dove lasciare la macchina Farnesiana La sede del Parco è raggiungibile con le linee Sede, Sepolcro di Priscilla e via della Caffarella Via 118 (capolinea Ostiense) e 218 (capolinea Via Tu Largo Galvaligi; Via C. Colombo (Via C. Appia Villa dei Quintili sc San Giovanni), che transitano su via Appia ola Magni – Circ. Ardeatina); Piazza Galeria na Antica, e, dopo un breve tragitto a piedi, con le Via Tor Carbone 118 Bus, metro, Antica linee 30, 160, 671, 714, 715 che transitano Catacombe 765 per via Cristoforo Colombo. Largo Martiri Fosse Ardeatine: all’interno delle parcheggi Via Catacombe S. Callisto (solo giorni feriali) Torre Selce La valle della Caffarella e informazioni Ardeatina

Il punto informativo di Largo Tacchi Venturi è Valle della Caffarella Via raggiungibile con la linea A della metropolitana Largo Tacchi Venturi e dintorni Appia (fermata Colli Albani – Parco Appia Antica). 218 Tombe della Via Latina Nuova Nelle vicinanze transitano anche le linee di Via Arco di Travertino superficie 765, 87. Area degli Acquedotti L’area degli Acquedotti e Tor Fiscale Via Lemonia e dintorni L’ingresso di via Lemonia si trova a breve GRA distanza dalla fermata Subaugusta e Giulio Tormarancia Agricola della linea A della metropolitana e Piazza Lante, Via Sartorio delle linee di superficie 557, 451, 503, 552, Frattocchie 558, 559, 590, 650, 654. Mentre a Tor Fiscale Slargo sulla sinistra del Punto Informativo (di si arriva con la Metro A Fermata Arco di spalle all’Appia Nuova). i Travertino e il 663. Frattocchie

8 9 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Storia geologica dell’area romana prevalentemente sabbiosi, tipici di un Questo passaggio fra diversi tipi di ambienti materiale vulcanico ricoprì quasi interamente ambiente marino litorale (“Unità di Monte marini fino a condizioni continentali è dovuto i terreni precedenti e fu in seguito interessato Circa 5 milioni di anni fa, nel Pliocene, Mario”) e successivamente da depositi di ad un generale sollevamento del margine da intensi fenomeni erosivi che modellarono l’area su cui sarebbe sorta Roma era ancora ambiente deltizio e continentale (“Unità di tirrenico laziale ed al conseguente progressivo profondamente il territorio. totalmente sommersa: in quell’antico mare si spostamento della linea di costa da Est verso Monte Ciocci”). In questo periodo inizia l’attività vulcanica depositarono le cosiddette “Marne Vaticane” Ovest, che porta alla totale emersione dell’area La successione sedimentaria precedentemente anche a Sud di Roma, nel Distretto Vulcanico o “Argille azzurre” (“Unità del Monte romana. Nel Pleistocene medio si completa descritta è oggi ben osservabile all’interno dei Colli Albani (o Vulcano Laziale). Tutto il vaticano”). Il materiale argilloso, caratteristico quindi la trasformazione degli ambienti dell’area urbana di Roma, in destra orografica settore Albano e le aree limitrofe sono coperte di un ambiente di sedimentazione lontano sedimentari: quello che era un fondale marino del Fiume Tevere e sui rilievi di Monte Mario, da una coltre di depositi vulcanici estesi su dalla linea di costa, venne sostituito nel diventa una regione collinare con estese zone del Vaticano, del Gianicolo e di Monteverde. una superficie di circa 1500 km2, dalla bassa corso del Pleistocene inferiore, da depositi paludose e piccoli laghi, dominata dal corso Valle del Tevere sino alla Pianura Pontina. La dell’antico Fiume Tevere (il Paleotevere), che formazione dell’edificio vulcanico ha inizio tra sfociava molto più a Sud di oggi. 500.000 e 600.000 anni fa, mentre i prodotti La testimonianza di questa evoluzione più recenti risalgono a circa 20.000 anni fa. ambientale ci viene oggi data dagli All’interno di quella che viene definita dagli affioramenti, abbastanza diffusi nell’intera studiosi «provincia magmatica romana», i Colli area della campagna romana, di depositi Albani rappresentano l’apparato vulcanico fluviali, lacustri e palustri (travertini, ghiaie, caratterizzato dalle maggiori dimensioni e sabbie, argille) al cui interno sono stati ritrovati dal maggior volume di lava e di prodotti i resti dei grandi mammiferi che popolavano piroclastici eruttati: nel corso delle diverse fasi la campagna romana : elefanti, rinoceronti, che ne hanno segnato l’evoluzione sono stati cervi, ippopotami ed altri ancora. emessi circa 290 km3 di rocce vulcaniche! Nel Pleistocene medio, a partire da circa Il complesso vulcanico dei Colli Albani è 600.000 anni fa, dalle grandi fratture connesse allo sprofondamento del margine tirrenico caratterizzato dalla presenza di un edificio iniziò a risalire del magma: si formarono centrale ad attività mista, costituito da piroclastiti così i grandi complessi vulcanici, situati in e colate piroclastiche con subordinate effusioni corrispondenza delle zone di intersezione dei di lave leucititiche provenienti sia dall’apparato principali sistemi di faglie. L’attività vulcanica centrale che da fratture e centri locali. Come interessò inizialmente l’area a Nord di Roma, per gli altri vulcani, anche per i Colli Albani dando origine al Distretto Vulcanico dei Monti si possono individuare varie fasi di attività; Sabatini; i prodotti di questa attività arrivano in particolare, l’attività del nostro complesso ad interessare anche l’area urbana di Roma, vulcanico si è manifestata nelle tre fasi dove affiorano fino alle rive del Tevere. Questo principali descritte nelle pagine seguenti:

10 11 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale • Prima fase denominata del Tuscolano- rappresentano sono le «Pozzolane di S.Paolo» dell’Appia Antica, sulla quale corre per circa attività erosiva rese visibili, sui versanti delle Artemisio (tra 600.000 e 300.000 anni fa) Auct. (Auctorum: ossia così definite in ambiente 10 Km l’antico tracciato della Regina Viarum. valli, i terreni di origine sedimentaria che erano scientifico, N.d.R.). stati coperti e nascosti dal materiale vulcanico. Questa fase occupa quasi metà dell’intera vita • Terza fase denominata idromagmatica Nella III Colata vengono messi in posto prodotti L’alternarsi di fasi erosive e fasi di deposito del vulcano laziale e ha dato luogo alla messa finale (tra 200.000 e 20.000 anni) nettamente differenziati rispetto ai precedenti: contribuì in modo sostanziale alla formazione in posto di circa 200 Km3 di prodotti vulcanici E’ legata soprattutto alle interazioni tra il sono le c.d. «Pozzolane nere o Pozzolane delle dell’attuale pianura alluvionale del Tevere e dei (oltre il 70% del totale). L’attività è caratterizzata magma residuo ancora presente in profondità e Tre Fontane» ed il «Tufo Lionato» Auct. suoi affluenti; il fiume cominciò a formare ampi da eruzioni esplosive che determinano la messa l’acqua: si verificano esplosioni che provocano Nella IV Colata, avvenuta circa 360.000 meandri, assumendo il suo corso attuale. in posto di ignimbriti, con effusioni laviche e la formazione di una serie di crateri eccentrici, anni fa, vengono emessi alcuni tra i prodotti L’attività modellatrice dell’acqua continuò depositi di ricaduta intercalati tra i principali più o meno allineati in direzione nord-sud, più noti per la diffusione e l’utilizzo per scopi lentamente ma inesorabilmente nel tempo e eventi eruttivi. tra i quali Ariccia, Nemi ed Albano, oltre a applicativi: il cosiddetto «Tufo di Villa Senni» trasformò la regione in una zona di colline, A sua volta questa prima fase può essere Prata Porci, Castiglione, Pantano Secco, Valle Auct. la cui sommità rappresenta ciò che resta dei suddivisa in quattro cicli di attività, intervallati Marciana e Giuturna. Le ultime datazioni A seguito di quest’ultimo ciclo di attività della terreni vulcanici meno erodibili. Su queste da periodi di stasi. Poiché la tipologia tipica disponibili indicano che i prodotti più recenti PRIMA FASE si verifica il collasso dell’edificio colline e sulle rive del Tevere nacque Roma. dell’attività vulcanica avvenuta in questa prima di questa ultima fase sono materiali eruttati dal vulcanico e la conseguente formazione di una fase è di natura ignimbritica (legata cioè al cratere Albano, risalenti a meno di 20.000 caldera, detta anche recinto esterno “Tuscolano vulcanismo esplosivo) ed i centri di emissione anni fa. Le manifestazioni finali del Vulcano Artemisio”, accompagnata dalla nascita di sono identificabili nell’area del Tuscolano- Laziale non hanno raggiunto il territorio romano numerosi coni di scorie e da colate laviche. Artemisio, questi quattro cicli prendono il ma tali prodotti, noti come peperini, sono stati nome di I, II, III e IV Colata Piroclastica del • Seconda fase denominata dei Campi di utilizzati fin dall’antichità come materiale da costruzione. Tuscolano-Artemisio. La I Colata, la più antica Annibale o delle Faete (tra 300.000 e I prodotti vulcanici dei Colli Albani andarono delle quattro, è impostata al di sopra della c.d. 200.000 anni) a congiungersi con quelli vulcanici di origine «Unità eruttiva inferiore», ed il prodotto tipico è Dopo una breve stasi seguita alla prima fase, sabatina provenienti da Nord, provocando rappresentato dai «Tufi Pisolitici» Auct. l’attività dei “Campi di Annibale”, tra 300.000 uno sbarramento lungo il corso del Paleotevere. La II Colata è interposta tra due colate laviche: ed 200.000 anni fa, è caratterizzata da Si formò così, subito ad Est della città attuale, le lave dell’Acquacetosa (in basso) e le lave di attività mista all’interno dell’area calderica una vasta zona paludosa. Con il passare del Vallerano (in alto). Essa comprende l’eruzione del Tuscolano-Artemisio. Essa risulta meno tempo lo sbarramento venne eroso e le acque più importante di tutta la storia del Vulcano importante della precedente, soprattutto se ripresero a scorrere verso il mare lungo un Laziale: una gigantesca colata piroclastica si considera la quantità totale di materiale corso non molto dissimile dall’attuale. L’attività con un volume minimo calcolato pari a circa 3 erosiva delle acque divenne molto intensa, e 3 eruttato (poco più di due Km ). Anche questa 40 km , con uno spessore massimo di 90 il Tevere, con tutti i suoi affluenti di diverso fase terminò con l’emissione di grandi colate metri e con una distanza massima dal centro ordine e grado, incise i materiali vulcanici di lava molto fluide, tra le quali la più rilevante di emissione di circa 80 km. Questo secondo ed i sottostanti terreni: il panorama di allora ciclo avviene intorno ai 480.000 anni fa ed è la colata lavica di Capo di Bove (datata era caratterizzato da vaste zone pianeggianti i prodotti oggi in affioramento che meglio lo circa 300.000 anni), spina centrale del Parco interrotte da profonde valli fluviali. Questa

12 13 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Il percorso geologico, è infatti il risultato di una gigantesca colata di cos’è e come fruirlo fango proveniente dalle pendici del cratere del lago di Albano. Il percorso geologico dell’Appia Antica è Quinta tappa: nei pressi di un edificio costituito da cinque tappe, ciascuna indicata termale di età romana ci aspetta un’esperienza da un pannello informativo, che permettono di particolare, da vivere non con la vista ma con inquadrare ognuna un determinato aspetto l’olfatto. L’intenso odore di uova marce ci rivela della natura di questo Parco. infatti che l’attività del vulcano laziale non è Le tappe sono tutte piuttosto distanti tra loro e ancora completamente esaurita. per raggiungerle tutte in tempi brevi occorre Siete pronti ad iniziare il percorso geologico effettuare gli spostamenti con un mezzo di dell’Appia Antica? trasporto: A destra troverete la cartina generale del percorso con indicazione di ciascuna delle Prima tappa: panorama sull’edificio cinque tappe. vulcanico dei Colli Albani e sulla valle del torrente Almone, modellata dal corso d’acqua mediante l’erosione dei plateaux tufacei che ne costituiscono i fianchi.

Seconda tappa: quasi nascosto tra le imponenti scarpate di Pozzolane Rosse è possibile osservare un piccolo affioramento di Conglomerato giallo, roccia risalente ad una fase climatica calda precedente la glaciazione wurmiana.

Terza tappa: le pareti strapiombanti della cava Boncompagni – Ludovisi permettono di osservare le leucititi che formano la colata lavica di Capo di Bove.

Quarta tappa: un’area pianeggiante solcata da meravigliosi acquedotti di età romana nasconde un’origine sorprendente. La pianura

14 15 Percorsi geologici del Lazio Geositi dell’Appia Antica Geosito n. 1 L’unità denominata delle pozzolane rosse Pozzolane rosse e tufi coerenti rappresenta la seconda colata piroclastica del Tuscolano Artemisio ed è datata intorno ai 0,48 Ma. Questa unità poggia su un Valle della Caffarella – Pianoro di Sant’ Urbano suolo ben sviluppato che si è deposto in un Ingresso da vicolo Sant’Urbano – Bus 218 – intervallo di tempo di circa 100.000 anni Possibilità parcheggio rispetto all’eruzione precedente dei Tufi pisolitici (I colata piroclastica del T/A). La Da questa posizione è possibile osservare sullo II colata piroclastica rappresenta l’eruzione più sfondo, l’imponente vulcano che ha interessato importante della storia del Vulcano Laziale. Gli l’area a Sud di Roma e , in basso, la valle che studiosi hanno calcolato un volume minimo il fiume Almone ha prodotto incidendo le rocce di circa 40 Km3 ed uno spessore massimo di più antiche del Vulcano Laziale. Ci troviamo 90 m, raggiungendo una distanza di 80 Km infatti nella porzione distale del vulcano dove dal centro di emissione. Si tratta di depositi affiora la successione di rocce piroclastiche vulcanici poco coerenti costituiti per lo più da eruttate durante la sua prima fase di attività scorie mediamente vescicolari di colore rosso denominata del Tuscolano Artemisio. violaceo, lanciate da colate piroclastiche ricche Le eruzioni di questa fase si sono verificate di gas e calde. con una ciclicità che ricalca le oscillazioni Al di sopra delle Pozzolane rosse si incontra lo Geosito n° 1 marine: i maggiori spessori di vulcaniti si spesso banco di tufo della III colata piroclastica sono infatti depositati durante momenti di Pozzolane rosse e tufi coerenti la cui deposizione è avvenuta in un intervallo basso stazionamento del livello del mare. di tempo compreso tra 0,357 0,355 Ma.

16 17 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale anche noto come tufo litoide lionato, per Laziale che vi riversò in più riprese i suoi Fiume Almone, come tutti gli altri fiumi, rallentò il caratteristico colore fulvo che ricorda quello prodotti; si immagina che, circa 80.000 anni la sua corsa ed i materiali trasportati dal corso della criniera del leone. L’aggettivo litoide ci fa, essa fosse ricoperta da estese foreste in d’acqua si depositarono andando a colmare conferma la maggiore compattezza di questo continuità con i boschi esistenti alle pendici del la valle. deposito, impiegato come ottimo materiale vulcano. Nell’area prossima alla Città di Roma Nell’Olocene, una volta stabilizzato il livello edile perché si taglia facilmente ed in seguito sono stati rinvenuti pollini fossilizzati di querce del mare, si verificò il sopralluvionamento della indurisce all’aria. Alla sommità del versante si caducifoglie, carpini, aceri, faggi e noccioli valle, che presentava una forma ”a V” molto osserva il tufo di Villa Senni detto anche ”Tufo che confermano la presenza di un bosco misto pronunciata, e la conseguente formazione della ad occhio di pesce” per la presenza di cristalli simile a quello che oggi è possibile osservare valle che, prima di assumere l’aspetto attuale, di leucite, un felspatoide di alluminio e potassio a quote più elevate dell’Italia centrale. Questo di colore giallo miele pallido. Trattandosi di tufi era cosparsa di aree paludose e acquitrini. litoidi l’erosione ha prodotto una parete quasi La fertilità del fondovalle associata alla verticale. ricchezza di acque hanno permesso, La messa in posto di queste rocce ha prodotto attraverso la realizzazione di opportune opere grandissime modificazioni all’assetto del di bonifica e canalizzazioni, lo sfruttamento territorio come l’arretramento della foce del agricolo della valle della Caffarella sin dall’età Fiume Tevere che originariamente si trovava nei romana. pressi di Torre Astura (Nettuno), e la creazione di un enorme plateau vulcanico, interrotto da Le sorgenti di acque minerali brusche rotture di pendio in corrispondenza di profonde incisioni vallive, che ha dato vita al Tutta la valle è caratterizzata dalla presenza paesaggio della Campagna Romana (foto a di numerose manifestazioni sorgentizie destra). indica un clima molto freddo, dovuto all’ultima disseminate sia nel fondovalle sia lungo i suoi La storia della valle della Caffarella ci viene grande glaciazione quaternaria, conclusasi svelata dall’osservazione dalle rocce che fianchi. Il luogo di emergenza si verifica in circa 10.000 anni fa. L’abbassamento del affiorano in essa. Circa quattro milioni di anni corrispondenza del contatto delle pozzolane livello marino di circa 100 metri dovuto alla fa al posto della valle c’era un mare piuttosto con i terreni alluvionali costituiti prevalentemente glaciazone provocò un aumento del dislivello profondo, la cui linea di riva si trovava molto da limo e argilla, meno permeabili rispetto alle più ad Est di quella attuale. A cominciare da 5 tra le sorgenti e le foci dei fiumi (compreso prime. milioni di anni fa il mare arretra lentamente la l’Almone) costringendo i corsi d’acqua ad Le pozzolane, infatti, permettono all’ acqua sua linea di costa e parallelamente si verifica incidere il proprio letto e creando così dei di falda di muoversi senza problemi al loro l’imponente attività vulcanica che interessato profondi e stretti canyon. interno mentre le argille ne arrestano il flusso. tutta la costa Tirrenica. La genesi della valle è Alla fine della glaciazione di Wurm, si verificò Questo sbarramento fa accumulare l’acqua, strettamente connessa con quella del Vulcano il lento innalzamento del livello del mare e il che trabocca all’esterno lungo la linea di

18 19 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale contatto fra depositi. Le numerose sorgenti che affiorano alla base dei fianchi e sul fondo della valle sono acque medio minerali leggermente acidule e, fin dall’antichità, si riteneva possedessero virtù terapeutiche; sono le stesse acque che vengono sfruttate oggi dalla Fonte Egeria Acqua Santa di Roma e che, in antico, sgorgavano nel ninfeo omonimo (foto a lato).

Tufi, pozzolane e monumenti della Roma antica

Nei vari periodi della storia di Roma la capacità di selezionare i materiali procede di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie estrattive ed edilizie. La prima pietra di costruzione usata dei Romani per le proprie abitazioni, nel VI-V secolo a.C., è il cosiddetto tufo pisolitico, cavato nei depositi delle prime eruzioni dei Colli Albani. Si tratta di cenere finissima con pisoliti, piccole sfere di cenere agglutinata in strati concentrici intorno ad un nucleo più una attività estrattiva millenaria. L’estrazione solido. delle pozzolane ha infatti prodotto numerose Il deposito appare di un colore marrone chiaro cavità e gallerie sotterranee i cui accessi sono o grigio, dovuto alla rapida alterazione della evidenti lungo il versante vallivo: le latomie. matrice vetrosa ad opera dell’acqua e del Si tratta di cave, sviluppate su più livelli, che vapore. Successivamente vennero utilizzati il formano un reticolo di gallerie realizzate con tufo giallo della via Tiberina e le pozzolane il metodo delle camere e dei pilastri. Dalla rosse, queste ultime ampiamente rappresentate galleria principale si originavano dei bracci all’interno della Valle della Caffarella, dove secondari dai quali a loro volta si snodavano si possono ancora oggi osservare le tracce di rami laterali.

20 La chiesetta di Sant’Urbano alla Caffarella (VI secolo) ricavata in un tempio d’età rpmana 21 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Geosito n. 2 e da ampie valli fluviali solcate da corpi idrici Conglomerato giallo un tempo di rilevante interesse idrogeologico ed oggi fortemente condizionati nel loro Tenuta di Tormarancia – Ingresso via Sartorio regime dall’azione dell’uomo (foto sotto). Possibilità parcheggio – Bus 218 da via Ardeatina o 716 e 670 “ Il Conglomerato Giallo” Delle tre fasi principali che hanno L’assetto geologico e morfologico dell’area di caratterizzato l’attività del Vulcano Laziale, la Tormarancia compresa nel perimetro del Parco prima fase è quella che ci interessa più da Regionale dell’Appia Antica è condizionato dai vicino dal momento che le rocce affioranti nel fenomeni riconducibili all’attività del Vulcano comprensorio Tor Marancia – Caffarella sono Laziale, dall’azione modificatrice degli agenti ascrivibili ad essa. atmosferici e dall’attività antropica. Tra le pozzolane rosse e le pozzolane nere è Attraverso gli affioramenti presenti nell’area, infatti presente un livello che nell’area di Tor alcuni dei quali derivanti dalla millenaria Marancia rappresenta una vera peculiarità Geosito n° 2 attività estrattiva praticata, è possibile osservare rispetto alla continuità litologica delle delle successioni litologiche che consentono vulcaniti affioranti sia qui che nell’areale Conglomerato giallo la ricostruzione stratigrafica non solamente vicino della Caffarella: si tratta del cosidetto dell’area in oggetto ma anche degli areali ”conglomerato giallo”. Un tempo si limitrofi. riteneva che questo deposito fosse di origine Sono presenti numerosi aspetti salienti della ignea effusiva, cioè anch’esso emesso da morfologia antica ed attuale della Campagna un apparato vulcanico esplosivo locale. Romana, contraddistinta da plateaux vulcanici Al suo interno venivano riconosciuti degli

22 23 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale elementi tipici dei materiali piroclastici, come Ardeatina, traversata la quale prende il nome Parco della Caffarella ne esalta la contiguità i frammenti di lava e lapilli e minerali come di Marrana dell’Annunziatella. Nell’area in con il Parco dei Castelli Romani. E’ interessante leucite, pirosseno e biotite. Esso è presente in esame prende il nome di fosso del Grottone, notare che ciò che resta dei massicci interventi affioramento anche in altri punti del settore e riceve le acque di un affluente di destra. La antropici, soprattutto quelli degli ultimi 50 meridionale della città e soprattutto nei pressi morfologia è simile per struttura a quella della anni, si avvicina a condizioni di seminaturalità, della Basilica di San Paolo dove raggiunge Caffarella ed ha subito anch’essa interventi di mentre la morfologia non uniforme e la presenza lo spessore impressionante di circa 30 m. bonifica attraverso la realizzazione di canali di di zone umide garantiscono un’elevata Tale potenza diminuisce però rapidamente drenaggio e di irrigazione che hanno permesso biodiversità, importante non solo per l’area in fino al metro di spessore o addirittura meno. di allontanare le acque dalle zone paludose e questione ma per la funzionalità del corridoio Questa caratteristica fece ritenere agli Autori distribuirla nelle altre parti della valle. Le acque ecologico rappresentato dal Parco dell’Appia del tempo che il centro di emissione non del fosso di Tor Carbone, incanalate in una Antica. poteva essere il cratere centrale del Vulcano serie di collettori, si immettono in riva sinistra Flora Laziale, ma piuttosto una bocca situata non del Tevere in prossimità di viale Marconi. I corsi Nell’areale in oggetto sono state censite 285 lontano dalla zona degli affioramenti dove d’acqua presentano uno scorrimento perenne specie vegetali alcune delle quali rare, protette lo spessore è maggiore. In seguito, però, i a causa della presenza di alcune risorgive e rappresentative dell’intero territorio del Parco. geologi hanno compreso che il Conglomerato interno sono stati rinvenuti denti ed ossa di locali. Nonostante la massiccia urbanizzazione L’attività agricola e pastorale della Tenuta di Giallo (foto a destra) deriva dal colmamento elefanti, bovidi, cervidi e resti vegetali di piante delle aree circostanti i corsi d’acqua che Tor Marancia ha conferito ad essa un aspetto di antiche depressioni morfologiche da parte dicotiledoni. l’attraversano mantengono una certa integrità tipico della steppa antropica e della prateria di materiale proveniente dal rimaneggiamento La migliore esposizione delle successioni naturalistica soprattutto se raffrontata con gli mediterranea in cui si rinvengono tra gli altri il e dall’alterazione delle sottostanti Pozzolane vulcaniche presenti nell’area di Tormarancia altri corsi d’acqua del parco, che presentano cardo mariano (Silibum marianum), la ginestra Rosse che cosituiscono un’unità largamente si trova all’interno dell’ex cava (foto a pagina dei livelli di inquinamento decisamente (Spartium junceum) sulle rupi tufacee e le affiorante in questo settore. La deposizione 20) a poche centinaia di metri da Via Giulio superiori. del Conglomerato Giallo è avvenuta dopo la Aristide Sartorio. Qui, al di sopra dell’ingresso fase glaciale del Riss, che nell’area laziale di una caverna si possono osservare i termini prende il nome di “Nomentano”. In questa più significativi della successione. Interessanti Aspetti Naturalistici fase interglaciale, il livello del mare subisce sono anche gli altri spaccati presenti all’interno un innalzamento dovuto allo scioglimento dei della cava alcuni dei quali si presentano come Questa porzione di territorio, assediata ghiacci; ciò determina un’ingressione marina dei torrioni completamente isolati dall’erosione nell’intorno dalla massiccia urbanizzazione ed una mutazione dei processi morfogenetici e dall’attività estrattiva. degli anni passati, presenta delle caratteristiche legati alla dinamica fluviale con una identiche a quelle di altri settori del Parco prevalenza di fenomeni alluvionali rispetto Il sistema idrografico dell’area di Tor Marancia dell’Appia Antica dal punto di vista geologico, alle azioni erosive operate dai corsi d’acqua. è rappresentato da un reticolo fluviale poco morfologico, vegetazionale, faunistico nonché Il Conglomerato Giallo presenta delle strutture evoluto costituito dal Fosso di Tor Carbone: il storico. La mancanza di di una marcata viabilità deposizionali tipiche degli ambienti fluviali corso d’acqua inizia alla tenuta di Torricola la rende omogenea al suo interno mentre la come la laminazione incrociata ed al suo a 70 m s.l.m. e prosegue lambendo la via vicinanza con la Tenuta della Farnesiana ed il

24 25 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale orchidee (Ophrys, Serapias e Orchis, nella foto da seta; mentre il pino domestico è ormai Campagna Romana e dal complesso vulcanico nidificante) e, tra gli altri, da picchio verde, sotto) negli incolti. L’arbusteto rappresenta il parte integrante della Campagna Romana. laziale. Nonostante non vi sia più continuità picchio rosso maggiore, gruccione (foto passaggio intermedio naturale verso lo stadio Fauna idraulica con il Tevere, i fossi presenti a Tor pag. precedente a destra), quaglia, airone di bosco ed è caratterizzato da rosa canina, Fino agli inizi del Novecento nella Tenuta di Marancia ospitano alcune popolazioni relitte cinerino, gallinella d’acqua, usignolo di fiume rovo, prugnolo selvatico, asparago, sambuco, Tor Marancia venivano praticate la caccia e la di pesci, come la rovella, lo spinarello ed il e tarabusino (quest’ultimo piuttosto raro a biancospino ed altri. Più interessante è la pesca, i cui prodotti alimentavano il mercato ghiozzo di ruscello, mentre fino agli anni ’50 Roma). Curiosa è la presenza di una colonia di vegetazione presente lungo le rive del Fosso della selvaggina che si svolgeva nel Centro era segnalata la presenza di anguille che pappagalli divenuta ormai numerosa: si tratta di Tor Carbone – Grottone che costituisce Storico di Roma. Ciò a testimoniare una grande dal Tevere risalivano il corso dei fossi. Tra i dei “parrocchetti dal collare”, ovviamente non la “zona umida di Tor Marancia” dove la varietà di specie dovuta all’eterogeneità crostacei si rileva il granchio d’acqua dolce. autoctoni. presenza di sorgenti perenni, alcune delle quali degli habitat del vasto areale costituito dalla Sempre nelle zone umide è facile imbattersi in subalveo, favoriscono la presenza di specie negli unici anfibi presenti: la rana verde ed il Chi ha maggiormente risentito della massiccia rospo comune. Tra i rettili si segnalano la biscia espansione edilizia e della conseguente ripariali igrofile come pioppi (Populus nigra), dal collare, il saettone, il biacco, l’emidattilo e frammentazione ecologica dell’area è salici (Salix alba) equiseti (Equisetum telmateja) la luscengola. soprattutto la mammalofauna. Ricordiamo canapa aquatica (Eupatorium cannabinum) L’ornitofauna è ben rappresentata dai rapaci comunque l’elevato numero di volpi (per e cannuccia di palude (Phragmites australis), (gheppio - foto pag. 24 a sin., barbagianni, l’abbondanza di cibo a ridosso degli abitati) mentre dove l’acqua scorre lentamente è diffusa civetta, allocco e poiana, quest’ultima non e la presenza di ricci (foto sotto), istrici e talpe. la lenticchia d’acqua (Lemna minor). Non mancano le specie infestanti come la Robinia, l’ Eucalyptus e l’Ailanthus, la cui introduzione, avvenuta nel ‘700 in molti areali, è legata al tentativo poi fallito di allevare un bruco (la “sfinge dell’ailanto”) in sostituzione del baco

26 27 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Geosito n. 3 naturalmente rettilineo e topograficamente La colata di Capo di Bove sollevato rispetto al territorio circostante, costituito dal corpo della colata lavica. La Cava Boncompagni Ludovisi – Via di Fioranello posizione di rilievo prodotta dall’erosione incrocio Appia Antica differenziale è stata sfruttata non solo per la In bicicletta o a piedi percorrendo l’Appia realizzazione della via Appia ma anche per la Antica da Punto Info Appia Antica (km 8 circa) realizzazione di ville come Villa dei Quintili, S. e da Punto Info Frattocchie (km 2 circa). Maria Nuova e Capo di Bove.

Nel punto dove ci troviamo, all’interno della Tenuta Boncompagni Ludovisi, è presente una cava di lava leucititica. Qui è infatti possibile ammirare la spettacolare colata di lava che, originatasi dal Recinto Interno del Vulcano Laziale, ha raggiunto le porte di Roma. La colata risale a circa 290.000 anni fa. La lava, molto fluida, ha percorso circa 20 Km Geosito n° 3 sfruttando una paleovalle percorsa da un La colata lavica di Capo di Bove affluente del Tevere in direzione nord-ovest. La parte iniziale della colata lavica è stata sepolta da depositi più recenti, ma risulta visibile a partire da Santa Maria delle Mole fino alla tomba di Cecilia Metella, dove si arresta. La lava, una volta solidificata, ha preso il posto di un corso d’acqua che scorreva all’interno della valle, costringendolo a spostarsi dalla sua sede originaria; tale fenomeno è detto “inversione del rilievo” ed appare molto evidente se si percorre Via di Fioranello in direzione dell’Appia Nuova. La colata, con sopra l’Appia Antica, appare infatti in tutta la sua evidenza mentre sovrasta i campi circostanti. I Romani, nel costruire la via Appia Antica (foto a destra), sfruttarono il percorso pianeggiante,

28 29 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Inoltre le ottime caratteristiche di resistenza della Marino; con molta probabilità molte di loro “... seguita che si dica per ordine delle petraie, mediante lo scavo di solchi o l’utilizzo di fessure roccia lavica furono impiegate egregiamente sono state aperte in epoca romana e la loro delle quali gran copia di quadrati sassi e di naturali dove si inserivano dei cunei di ferro nella realizzazione della pavimentazione coltivazione è continuata fino a poco tempo fa. cementi si cavano per gli edifici .Queste si che venivano battuti con colpi di mazzuolo della strada stessa, con l’estrazione dei basoli Il percorso seguito dall’Appia Antica era, con trovano in varie e molto dissomiglianti maniere facendo poi leva, oppure dei cunei di legno direttamente nel luogo di utilizzazione. Sono ogni probabilità, una via di comunicazione , perché alcune sono molli , come intorno a che, opportunamente bagnati, provocavano il numerose infatti le tracce lasciate dalle cave già in epoca protostorica. Sin dall’Età del Roma, le rosse, le paliane, le fideane, le distacco del masso per la naturale dilatazione lungo tutto il tratto dell’ Appia Antica che va Bronzo camminando lungo il rilievo della colata albane; alcune temperate come le teverine, le del cuneo stesso. Nell’area romana molto da Cecilia Metella (foto sotto) a Capanne di si potevano superare gli ostacoli imposti dalle amiterne, le sorattine e altre di questa maniera. diffuse sono anche le latomie, cave dalle quali aree paludose (valle della Caffarella) e dalle Alcune poi sono dure come sono le selci …” si estraevano le pozzolane con il metodo delle aree pianeggianti ripetutamente alluvionate Marco Vitruvio Pollione (architetto romano del camere e pilastri in sotterraneo. Venivano dalle colate di fango che fuoriuscivano dal I secolo a.C.) così a crearsi gallerie comunicanti tra loro e disposte su diversi livelli sovrapposti con volte Lago Albano (piana di Ciampino). Inoltre il Le cave di leucitite lungo la Via Appia Antica sostenute da pilastri. A metà del XVIII secolo percorso tracciato dalla colata permetteva di sono prevalentemente a cielo aperto e fu introdotto l’uso di esplosivi, ma in questo evitare le numerose incisioni presenti nei tufi l’estrazione del materiale procedeva a gradoni modo si frantumava una tale quantità di roccia della Campagna Romana a sud-ovest della via fino alla base della colata. Gli antichi metodi di che, nella migliore delle ipotesi, se ne poteva Appia. estrazione rimasero sostanzialmente immutati utilizzare solo un terzo. La lava di Capo di Bove si presenta compatta, per secoli ma, a causa della compattezza della La cosiddetta “lizzatura”, il trasporto dei di colore grigio scuro e con macchiette lava, la lavorazione con lo scalpello risultava monoliti giù dalla montagna lungo ripidi piani rotondeggianti di colore giallo verdastro chiaro difficoltosa. Pertanto il sistema tradizionale inclinati con l’ausilio di canapi e lizze (slitte), che, con ogni probabilità, sono riferibili a per il distacco dei blocchi era la cosiddetta era un mestiere pericolosissimo. “Se il cavo cristalli di Melilite alterata. Dalla massa di fondo “tagliata a mano”, che consisteva nel separare che tratteneva la lizza si spezzava, per il capo spiccano cristalli di leucite (aventi diametro i sei lati che definivano il parallelepipedo lizza, che stava davanti al blocco a dirigere di 0.5 cm circa) e cristalli di pirosseno che le operazioni, era la morte sicura mentre possono anche arrivare a 2 cm di lunghezza. per i lizzatori, colpiti dal cavo come da una All’osservazione microscopica i minerali più tremenda frustata, le probabilità di scampo importanti presenti nella roccia sono la Leucite, non erano molte. il Pirosseno (augite e augite aegerina), la Il Mausoleo di Cecilia Metella Melitite, la Nefelina la Biotite (Mica nera) la Magnetite, l’Olivina, l’Apatite e la Calcite. Ad Il complesso monumentale della Tomba di occhio nudo sono visibili la Leucite, l’Augite e, Cecilia Metella e del Castrum Caetani (vedi talvolta, l’Olivina e la Biotite. foto pagina precedente) sorge nel punto in cui Le cave dei Romani la via Appia raggiunge la massima elevazione. Il terreno su cui si erge il mausoleo è costituito

30 31 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale da un potente strato di roccia leucititica, detta Cicerone- che volle infatti essere sepolto proprio anche Cecilite. Tale affioramento è soprastante presso il quinto miglio della Regina Viarum. ad una precedente colata piroclastica che Non sappiamo più nulla sulla storia del luogo forma una dorsale costituita da diversi livelli fino a che, probabilmente intorno al 130 d.C., tufacei. La lava è stata utilizzata per realizzare vi si iniziò a costruire la Villa dei Quintili. Sesto la lastricatura della strada, decantata dagli Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio antichi per la durata attraverso i secoli, con Massimo erano, come sappiamo dagli scrittori pietre tagliate a mano, perfettamente accostate antichi, tra i più ricchi e colti personaggi del a formare la pavimentazione di basoli. loro tempo. Grandi amici degli imperatori Antonino Pio e Marco Aurelio, erano noti La Villa dei Quintili anche come modelli di affetto fraterno: erano Fin dal Quattrocento la zona era nota ai romani stati insieme consoli nel 151 d.C. e vissero come ”Statuario” (il fosso che costeggia l’Appia insieme per tutta la vita. Ma il successore di Nuova ha oggi lo stesso nome), tanto era Marco Aurelio, Commodo, descritto dagli ricca di sculture antiche; nel diciassettesimo e antichi storici come sanguinario e megalomane, diciottesimo secolo essa assunse invece il nome mise a morte i fratelli con l’accusa -quasi di ”Roma Vecchia” a causa dell’imponenza certamente falsa- di aver partecipato ad una Geosito n° 4 delle rovine affioranti nella zona ed in quelle congiura contro di lui. Si trattava probabilmente limitrofe dell’Anagnina, tanto da far pensare solo di un pretesto per eliminare i Quintili, ed La colata di fango ”lahar” all’esistenza di un abitato. Molte delle opere impadronirsi così di tutte le loro proprietà, rinvenute furono vendute all’estero, e sono inclusa la splendida villa (foto sotto). ancor oggi il vanto di numerosi musei d’Europa. Nel 1797 il terreno fu acquistato dai Principi Torlonia; durante gli scavi da essi promossi, fu ritrovata -nel 1828- una tubatura in bronzo che recava il nome dei fratelli Quintili: erano dunque loro i proprietari della stupenda villa, rimasta fino ad allora senza attribuzione. Alla fine dell’età repubblicana, più di cento anni prima della costruzione della villa, il terreno apparteneva probabilmente al ricco e famoso oratore Quinto Cecilio; questi, morendo, lo avrebbe lasciato in eredità al nipote Pomponio Attico -un caro amico di

32 33 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Geosito n. 4 Albano a partire dall’inizio dell’Olocene fino Colata di fango “lahar” al IV secolo a.C. Recenti studi hanno messo in luce l’esistenza di due episodi vulcanici Area degli Acquedotti (vicinanze Casale Roma esplosivi finora sconosciuti e di vari depositi Vecchia) di lahar. Questi ritrovamenti testimoniano che Metro A Fermata Subaugusta ingresso via l’attività del cratere che ospita il lago Albano Lemonia area giochi – Parcheggio via Lemonia è molto più recente di quanto ritenuto fino ad ora, estendendosi fino al IV secolo d.C Il paesaggio attuale dell’area romana è il con fenomeni catastrofici di fuoriuscita delle prodotto della lunga attività vulcanica che acque dal bordo del cratere di Albano. Questi ha interessato quest’area. Infatti l’imponente fenomeni sono stati provocati da un’improvvisa edificio del Vulcano Laziale costituisce lo risalita sul fondo del lago di fluidi caldi ricchi sfondo naturale della città di Roma, ed il suo di CO2, presenti nel sottosuolo del vulcano. profilo è ben visibile da qualsiasi punto nella Un’ulteriore conferma dell’esistenza di questi zona sud dell’Urbe. fenomeni assai recenti è l’assenza di incisioni Nell’area cosiddetta “degli Acquedotti” fluviali, diffuse invece nelle zone limitrofe e sono presenti diverse opere idrauliche che risalenti all’ultima glaciazione. convogliavano le acque provenienti dall’alta Nei pressi del sottopasso Appia Antica del valle dell’Aniene e dai Colli Albani. Non è Raccordo Anulare è possibile osservare la casuale che ben sette acquedotti si trovino successione stratigrafica di questi depositi. a passare più o meno nello stesso luogo: la Quì affiorano, tra loro interstratificati, terreni direttrice Capannelle- si trova sedimentari, lahar e prodotti esplosivi infatti su una lingua di terra rialzata che segna freatomagmatici non correlabili ad altri lo spartiacque fra i bacini del basso Tevere e depositi vulcanici noti e più recenti dell’unità dell’Aniene: la “Piana del Tavolato” utilizzata del peperino di Albano considerato fino ad dai Romani per portare l’acqua fino al centro allora il più giovane rappresentante dell’attività della città. freatomagmatica; l’intera successione è stata La Piana del Tavolato rappresenta la struttura deposta in una paleovalle. I depositi sono in geologica più recente della Campagna diretto contatto con l’unità ignimbritica nota Romana e si estende dalla Villa dei Quintili fino come tufo di Villa di Senni che copre gran parte alla piana di Ciampino. Si tratta di un’ampia della Campagna Romana e che fu eruttata pianura formata dalla sovrapposizione di dall’ apparato centrale dei Colli Albani circa vari depositi di colate di fango (lahar) che 35000 anni fa. La geometria dell’intera sono scese dal bordo settentrionale del lago successione si presenta, in sezione, lenticolare Veduta aerea della piana del tavolato ove scorrono gli acquedotti

34 35 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale e risulta costituita da varie unità deposizionali recenti rispetto a molti dei vari insediamenti che Claudio e l’Anio Vetus captavano l’acqua delle che riempiono progressivamente la paleovalle si sono succeduti nell’area a partire dall’età del copiose sorgenti della media valle dell’Aniene, scavata tra la colata di Capo di Bove e bronzo. seguendo il corso del fiume fino all’area di l’area di Ciampino di età compresa tra circa Tivoli; di lì, dopo aver fatto un’ampia curva Il sistema degli acquedotti romani 23.000 e meno di 5.000 anni. I depositi della seguendo i Monti Prenestini fino ai Colli Piana del Tavolato (in parte visibile nella foto La zona compresa tra la via Tuscolana e la via Albani, sbucavano dalle parti di Capannelle sotto, con vista sull’apparato vulcanico laziale), Appia Nuova è attraversata dall’acquedotto per puntare dritti su porta Maggiore. un’enorme quantità di materiale vulcanoclastico Claudio (su cui corrono i resti dell’acquedotto L’acqua, per poter servire tutte le zone della sciolto e d’acqua, provengono direttamente dal Anio Novus), dal Marcio (a sua volta città, doveva arrivare ad una quota piuttosto Lago d’Albano per fuoriuscita dal suo bordo sormontato dai due acquedotti dell’Aqua elevata; unica eccezione era l’Anio Vetus, più basso. Non risulta ancora ben chiara la Tepula e dell’Aqua Iulia) e dall’Anio Vetus che il più antico, che scorreva tutto sottoterra. natura dei depositi e se essi rappresentino la passa sottoterra. Degli undici acquedotti che Nel 1585 papa Sisto V utilizzò le arcate rimobilitazione di sedimenti sciolti lacustri presi rifornivano Roma in Età Imperiale, questi erano dell’acquedotto Marcio per costruire un ottavo romane un aspetto caratteristico della civiltà di in carico durante l’esondazione o addirittura senz’altro i più importanti, convogliando il 74% acquedotto: l’acquedotto Felice, che riportò quel popolo che invece la loro aveva trascurato. testimonino ulteriori fenomeni esplosivi. I dei 13 metri cubi d’acqua che ogni secondo l’acqua a Roma dopo quasi mille anni ed è Quando Roma conquistava un territorio vi depositi di fango vulcanico sono comunque più entravano in città. L’Anio Novus, il Marcio, il tuttora funzionante. Tenendo conto che, con fondava una colonia: lo si pianificava e l’acqua dei due acquedotti Claudio e Anio suddivideva per poi procedere presto alla Novus, Roma era servita da undici metri cubi costruzione di strade, fogne e acquedotti, il d’acqua al secondo con una popolazione di che costituiva tra l’altro un’ottima propaganda un milione di abitanti, i Romani disponevano alla colonizzazione. Una volta identificate le allora di più acqua pro-capite di quanta ne sorgenti o gli acquiferi poco profondi, l’acqua disponiamo noi oggi, che con tutto l’acquedotto veniva raccolta e quindi portata alla testata del Peschiera riceviamo ventuno metri cubi degli acquedotti: venivano scavati dei tunnel al d’acqua al secondo da dividere fra tre milioni disotto della zona satura d’acqua; questi erano di persone. I Romani erano orgogliosissimi dei orientati in modo da costringere l’acqua a loro acquedotti, ritenuti, assieme alle fogne e defluire in un’unica direzione. Successivamente alle strade, indispensabili alla vita civile. Plinio le acque venivano raccolte in ampi bacini: le il Vecchio (23-79 d.C.), parlando dell’Egitto, “piscine limarie”, che permettevano il deposito ricordava la stolta ostentazione delle piramidi del materiale in sospensione purificando l’acqua rispetto ai tre principi per l’ingegneria civile prima della sua immissione nell’acquedotto. enumerati dall’architetto Vitruvio: firmitas, In prossimità di terreni pianeggianti le acque utilitas, venustas, cioè solidità, utilità e estetica. venivano fatte scorrere su delle grandi arcate, Gli stessi storici greci, come Strabone, che consentivano un regolare deflusso idrico: riconoscevano nelle grandi opere pubbliche maggiore era la quota a cui viaggiava l’acqua

36 37 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Lo scenografico ninfeo della Villa dei Quintili sull’Appia Antica 38 39 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale e tanto più elevato era il numero dei quartieri che poteva raggiungere. Il canale (detto specus) doveva avere una pendenza leggera ma continua, dal momento che un flusso troppo veloce avrebbe provocato l’usura delle pareti, mentre un flusso troppo lento avrebbe provocato il ristagno dell’acqua. In prossimità dell’area urbana il condotto principale si immetteva nel castellum aquae, una costruzione elevata dotata di vasche munite di speciali prese in bronzo (calices) grazie alle quali avveniva la distribuzione delle acque: l’antenato dei grandi serbatoi idrici che sovrastano molte località.

Uno degli acquedotti più perfezionati dell’antichità fu l’acquedotto Vergine: in 21 km di percorso presenta un dislivello di appena Geosito n° 5 3,5 metri! E’ l’unico tra quelli d’età romana ancora attivo e alimenta, tra l’altro, la Fontana Le manifestazioni tardomagmatiche di Trevi. Il bacino di captazione si trova sulla Via Collatina, nei pressi della località Salone.

La villa dei Quintili (nella foto alle pagine precedenti il monumentale ingresso al complesso posto sull’Appia) era servita da un acquedotto privato, in buona parte ancora visibile tra l’Appia Antica e la Nuova (vedi foto nelle pagine 50 e 51). Era necessario un grande volume d’acqua per alimentare i numerosi edifici termali, le fontane, i giardini e le aree residenziali del grande complesso: questa veniva captata direttamente dall’acquedotto Marcio ed accumulata in grandi cisterne che fungevano da riserva.

40 41 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Geosito n. 5 una statio, una stazione di sosta che offriva Le manifestazioni ai propri clienti un bagno ristoratore prima tardomagmatiche di entrare a Roma: tale ipotesi può ritenersi verosimile data la prossimità degli edifici al tracciato antico della via Appia. Nelle pareti Santa Maria delle Mole – Area archeologica di questi ambienti sono infatti ancora visibili i lungo l’Appia Antica ”tubuli” in terracotta, delle canalizzazioni in cui Possibilità di parcheggio nelle vie limitrofe. Da veniva convogliata aria calda per riscaldare gli Roma percorrere la via Appia Nuova verso ambienti (foto a destra). Questa ventilazione Albano e girare a destra per Santa Maria era utilizzata anche per riscaldare il pavimento delle Mole in corrispondenza di un incrocio degli ambienti termali passando sotto di essi, con semaforo.

Ci troviamo nella porzione marginale del distretto vulcanico albano, dove si evidenziano Nel corso degli ultimi anni l’area sorgentizia si le manifestazioni tardive del Vulcano Laziale. è ridotta , anche a seguito della realizzazione Queste si concentrano nel settore compreso di alcune canalizzazioni. La polla principale tra Ciampino, Cava di Selce ed il lago di formava un acquitrino di grandi dimensioni Albano e sono caratterizzate da una frequente coperto da giuncheti e da cespi di Agrostis attività sismica (collegata a movimenti della albula (pagina a fronte, in basso). Situata camera magmatica, con epicentro nel a circa 1 km ad est del confine del Parco, territorio dei Colli Albani) e dalla presenza all’altezza del km 18 della Strada Statale di numerose manifestazioni sorgentizie con Appia Nuova, la solfatara di Frattocchie era acque mineralizzate, alcune delle quali calde e conosciuta fin dal tempo della Roma Imperiale. ricche di gas. Nell’area di Frattocchie l’aspetto Nel sito dove ci troviamo, però, non è più evidente dell’attività vulcanica tardiva è attualmente visibile alcuna polla sorgiva, per dato dalla presenza di un persistente odore cui per individuare gli indizi della sua presenza di uova marce, collegata all’emanazione di dobbiamo affidarci esclusivamente al nostro acido solfidrico proveniente da una serie di olfatto. polle di portata limitata dalle quali fuoriesce Sono invece presenti i resti di alcuni edifici romani (foto a pagina 44) la cui funzione è un’acqua sulfurea mineralizzata associata ad al momento sconosciuta, anche se si può emanazioni di idrogeno solforato ed anidride affermare con certezza che almeno alcuni carbonica, ad una temperatura compresa tra ambienti erano adibiti ad uso termale. Forse 18° C e 20° C (foto sopra a destra). poteva trattarsi di piccoli bagni annessi ad

42 43 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale sopraelevati mediante colonnine in laterizio fusione in situ della roccia mineralizzata con la lo scavo di pozzi e commercializzato anche poste a sud di Roma e disposte secondo un dette suspensurae. produzione di pani di zolfo. localmente. allineamento nord-sud all’interno della struttura L’aria veniva riscaldata facendola passare in un Il Cermelli, nel 1782, parlando dell’attività La produzione di zolfo è continuata fino alla del Vulcano Laziale. Nella foto sotto sono vano prossimo ad un focolare, detto praefurnio. estrattiva in questo luogo, riferisce che “lo zolfo fine del ‘700 quando sui mercati europei iniziò raffigurate le incrostazioni di zolfo tipiche degli L’estrazione dello zolfo nativo di Roma è rare volte ben trasparente”. a comparire lo zolfo di Sicilia. Fino al 1829 ambienti legati ai fenomeni di vulcanesimo L’attività estrattiva dello zolfo in quest’area risale Il Demarchi segnala che nel 1874 il sito era si hanno comunque notizie di una limitata residuo. all’antichità, ed è certo che fosse largamente vincolato da un Decreto Prefettizio a favore coltivazione nella Solfatara di Tor Caldara, Si ritiene che l’origine dell’acido solfidrico praticata in epoca romana. Alcune strutture del Sig. G.B. Maceroni e la ricerca e l’attività all’intero della Riserva naturale regionale contenuto nelle emissioni gassose, specialmente murarie testimoniano come si procedesse, estrattiva fossero da allora proseguite per altri omonima nei pressi di Anzio. ai confini dell’edificio vulcanico, sia legata alla in epoca domiziana (fine I secolo d.C.), alla 7-8 anni. Il materiale veniva estratto mediante In aggiunta allo zolfo veniva prodotto e venduto risalita di fluidi molto profondi, provenienti dal anche il “vetriolo” (denominazione arcaica del mantello. solfato di ferro) molto richiesto in viticoltura come anticrittogamico e fungicida. I rischi sanitari legati alle L’ambiente di formazione dello zolfo e degli emissioni gassose altri minerali si inserisce nelle manifestazioni I magmi dei Colli Albani reagiscono idrotermaili tardive, legate quindi ad eventi chimicamente con le rocce carbonatiche post-vulcanici. La solfatara di Frattocchie è situate al di sotto del vulcano liberando imponenti quantitativi di anidride collegata ad altre manifestazioni solfifere carbonica, che risulta essere sempre il componente principale, seguita da contenuti variabili di altri gas. Questo fenomeno, conosciuto come degassamento, si manifesta in superficie sotto forma di emanazioni gassose e riveste una notevole importanza su tutta la costa tirrenica dell’Italia centro- meridionale. Nell’area compresa tra Ciampino ed il Lago di Albano, dove sono presenti tali manifestazioni, esiste una pericolosità legata alle stesse, specie in assenza di vento.

44 45 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Il termalismo Una delle aree a rischio è quella identificabile con la suddetta “Cava dei Per gli antichi le fonti termali rappresentavano Selci” a Marino, luogo all’interno del quale un luogo misterioso e magico. Il loro uso è avvenuta una morìa di bovini nel 1999. per idroterapia è attestato in tutto il bacino mediterraneo mentre le prime testimonianze La consapevolezza della pericolosità di dell’uso dell’acqua termale nel Lazio risalgono queste manifestazioni era ampiamente alla metà del II millennio a.C. nell’età del diffusa in età classica, come dimostrano i Bronzo. Il diffuso sentimento religioso nei trattati di Seneca e Plinio il Vecchio che riportano una vera e propria mappatura confronti delle acque interne accomuna tutte le delle emanazioni gassose. Gli autori popolazioni italiche inclusi i Latini. Sono le virtù antichi hanno distinto le varie tipologie dei insite nell’acqua stessa a suggerirne la sacralità: fenomeni, in particolare quelle sulfuree, le proprietà purificatorie, quelle stesse virtù che a seconda dei differenti effetti specifici in epoche successive verranno apprezzate per sugli animali e sull’uomo. In alcuni casi le implicazioni a carattere terapeutico. l’aumento delle esalazioni e le loro L’acqua che scorga dalla terra, sia di palude sia conseguenze su uomini ed animali furono di sorgente (nella foto a destra la sorgente Egeria riconosciute come fenomeni precursori dei nella Valle della Caffarella), è considerata il terremoti (Seneca). Ai nostri giorni tale consapevolezza confine tra il mondo infero ed il mondo supero è avvalorata da approfonditi studi e quindi in grado di mettere in comunicazione geochimici. Trattandosi di un fenomeno queste due dimensioni. La dea italica Mefitis, naturale con il quale la popolazione deve il cui culto era diffuso anche nel Lazio antico convivere, sono stati adottati interventi e nella stessa Roma, era una divinità legata istituzionali miranti a limitare l’impatto alle acque termali: ella personificava i dualismi del fenomeno, predisponendo una serie dell’esistenza, come la vita e la morte, il giorno di controlli preventivi da effettuare sia nel e la notte, il caldo ed il freddo, il regno dei vivi caso di un semplice scavo, sia nel caso e l’oltretomba. La stessa sorgente è il simbolo della verifica dei requisiti di abitabilità. E’ stato inoltre introdotto il divieto di utilizzare della forza dell’acqua che dalla terra sgorga e sotterranei o garage nelle zone interessate quindi passa all’aria, e la dea Mefitis presenzia da tali manifestazioni, oltre all’interdizione questo passaggio, riassumendo in se le valenze delle zone maggiormente a rischio. celesti ed ultraterrene.

La sorgente del ninfeo di Egeria è ancora attiva 46 47 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale Bibliografia L. Casto & F. Zarlenga (1997) R.Funiciello, G. Giordano, D. De Rita , M. L. “I Beni Culturali a carattere geologico nel Carapezza & F. Barberi (2002) AA.VV. (1993) distretto vulcanico Albano” “L’attività recente del cratere del lago Albano “Guide Geologiche Regionali: Lazio” Enea – Reg. Lazio. di Castel Gandolfo” Società Geologica Italiana, Ed. BE-MA. Rend Fis. Accademia dei Lincei, s. 9, vol. 13, Comitato per il Parco della Caffarella (1997) 113-143. J. P. Adam (1998) “La valle della Caffarella. Spiccioli di natura” “L’arte di costruire presso i romani: materiali e Palombi Editore. R. Funiciello G. Heiken, D. De Rita & M. Parotto tecniche” (2006) pp 23-52, Longanesi &C, Milano. E. De Amicis, B. De Amicis, P. Grella, E. “ I Sette Colli – Guida geologica ad una Roma Marchetti, G. Mastrocesare (a cura di) (2006) mai vista” A. Bacci (1567) “Il ” Raffaello Cortina Editore. “Discorso sulle acque Albume Bagni di Cesare Iter Edizioni, Subiaco (RM). Augusto a Tivoli. Delle Acque di S. Giovanni P. Mattias & G. Masacci (2003) Capo di bove nuovamente venute alla luce. L. De Marchi (1876) ”Lo zolfo nel Lazio: miniere e mineralizzazioni, Delle Acetose presso Roma & delle acque di “Le cave dei dintorni di Roma con carte delle giacimenti e vicende” articoli” ubicazioni” Acc. Naz. delle Scienze – Univ. degli studi di Per li eredi di Antonio Baldo Stampatori, Ann. Di agricoltura Riviata del servizio miniere Camerino - Enea Dip. Ambiente – Reg. Lazio. camerali Roma. 233-309, Firenze. Regione Lazio – Assessorato alle Attività D. Borghese (1982) L. De Marchi (1882) Produttive (1999) “Vecchia Roma” I prodotti minerali della provincia di Roma. “Termalismo Antico e Moderno nel Lazio” Edizioni , Roma. Ann. Di stat serv 3°,vol 2. Tip. Eredi Botta, Edizioni Quasar, Roma. Roma. B. Camponeschi & F. Nolasco (1982) Regione Lazio – Assessorato alle Attività “Le risorse Naturali della Regione Lazio. Roma D. De Rita (2000) Produttive (2000) e i Colli Albani” “Clima ed Eruzioni Vulcaniche” “Acque Minerali nel Lazio” L’Appia nei pressi della quinta tappa Regione Lazio, Edigraf, Roma. in “Mare e cambiamenti globali”, ICRAM, pp Edizioni Quasar, Roma. 43-52.

48 49 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale I percorsi geologici ed i fossili. Si tratta di fenomeni meravigliosi - il percorso Solfatare nei - il Percorso geologico realizzati dall’ARP ed in grado di rappresentare da soli motivi di parchi del Lazio di Camposoriano interesse sufficienti ad intraprendere una visita, La nostra regione, il Lazio, possiede un ad iniziare un percorso. Si tratta di un tracciato ideale, descritto da Raggiunge i luoghi più significativi della conca patrimonio naturale di grande valore e le Aree Per meglio comprendere e fruire il Patrimonio un’apposita pubblicazione, che lega tra loro le di Camposoriano, situata all’interno del PNR Protette regionali contribuiscono a preservarne geologico del Lazio, l’Agenzia Regionale per quattro solfatare presenti nel sistema regionale Monti Ausoni, collegati tra loro da un percorso gli aspetti più salienti. Il patrimonio naturale, i Parchi ha realizzato finora, oltre al percorso delle Aree Protette: la solfatara di Monterano ideale descritto da un’apposita pubblicazione. però, non si compone esclusivamente di piante geologico del Vulcano Laziale, oggetto di (RNR Monterano), la Caldara di Manziana Un itinerario in sei tappe alla scoperta del ed animali, ma si imposta su di un substrato questa pubblicazione, altri tre percorsi (PNR Bracciano – Martignano), la Zolforata mondo calcareo e dei suoi fenomeni. “non vivente”: il suolo, le rocce, le acque dei tematici a carattere geologico. di Pomezia (RNR Decima – Malafede) e la laghi e dei fiumi. Anche questo substrato non Solfatara di Tor Caldara (RNR Tor Caldara); I percorsi geologici dei Parchi del Lazio vivente, che è una componente costitutiva Questi percorsi, che tutti possono seguire costituiscono un invito concreto per godere e degli ecosistemi, rappresenta una realtà di soprattutto avvalendosi del proprio veicolo, - il Percorso geologico per comprendere meglio la natura nelle aree pregio meritevole di tutela: un vero e proprio comprendono alcune tappe all’interno di aree della Cava Orioletto protette del Lazio, i luoghi dove il Patrimonio patrimonio geologico, che costituisce una parte protette regionali di alto valore naturalistico. naturale è più ricco e meglio conservato. del più ampio patrimonio naturale. Si sviluppa all’interno di una cava dismessa Le aree protette, quindi, non tutelano solo le Ecco di seguito una breve descrizione di nella RNR Lago di Vico, trasformata in un piante e gli animali, ma anche le rocce, i minerali ciascuno: piccolo ma suggestivo museo all’aperto.

L’acquedotto che serviva la villa dei fratelli Quintilii

50 51 Percorsi geologici del Lazio Il vulcano laziale