Ville E Residenze Di Campagna Nell'umbria Del Cinquecento

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Ville E Residenze Di Campagna Nell'umbria Del Cinquecento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI “ROMA TRE” SCUOLA DOTTORALE “CULTURE DELLA TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO” SEZIONE “STORIA E CONSERVAZIONE DELL’OGGETTO D’ARTE E D’ARCHITETTURA” XXI CICLO a.a. 2008-2009 TESI DI DOTTORATO VILLE E RESIDENZE DI CAMPAGNA NELL’UMBRIA DEL CINQUECENTO Dottoranda Coordinatore GIOVANNA DONADONI Prof. D. MANACORDA Tutor Prof. B. TOSCANO SOMMARIO Introduzione I: L’area geografica dell’Umbria cinquecentesca I.1: La definizione della regione Umbria nella letteratura tra Quattrocento e Cinquecento I.2: La cartografia del Cinquecento I.3: La politica amministrativa dello Stato della Chiesa I.4: La ruralizzazione e la nuova configurazione degli spazi extraurbani I.5: La “scoperta” dell’identità regionale nel Seicento II. Caratteri tipologici e funzionali generali delle ville e residenze di campagna umbre cinquecentesche II.1: Le ville umbre in rapporto alle ville delle altre regioni II.2: Le tipologie: la trattatistica architettonica e agronomica, gli architetti, i modelli uebani, le preesistenze e le trasformazioni II.3: Le funzioni: villa-fortezza, rustica, di rappresentanza, di svago, di abitazione e duplici funzioni II.4: I giardini e il paesaggio III: Le singole aree territoriali III.1: Perugia III.1.1: Le residenze quattrocentesche III.1.2: La città nella campagna: i nuovi investimenti da villa Meniconi a Palazzo Grande III.1.3: Lo svago aristocratico e l’autocelebrazione III.1.4: Le residenze vescovili di Fulvio Della Corgna III.2: Castiglione del Lago III.2.1: Le vicende del Chiugi e di Castiglione del Lago III.2.2: La trasformazione delle fortificazioni: Palazzo Montemelino e il Castello di Montalera III.2.3: Le residenze di rappresentanza da Silvio Passerini ai Della Corgna III.3: Città di Castello III.3.1: I Vitelli e il dominio del territorio: le residenze tra Quattro e Cinquecento III.3.2: I Bufalini e il Castello di San Giustino III.3.3: Gli investimenti fondiari e le “case da signore” fino a Villa Magherini Graziani III.4: Foligno III.4.1: Da fortezza a residenza: il Palazzo di Leggiana III.4.2: Lo Stato dei Baglioni a Spello: Gian Paolo e il Castrum Paduli III.4.3: L’opera di bonifica di Francesco Jacobilli e la Tenuta di Casevecchie III.4.4: L’industria cartaria e il Palazzo degli Unti III.4.5: “L’animo grande a la romana”: il primo nucleo di Villa Fidelia e il Vescianum rus di Federico Flavio III.4.6: Le prime ville di svago: Villa I Portoni III.5: Trevi III.5.1: Il sistema residenziale dei Valenti e La Faustana III.5.2: Girolamo Fabri e la villa alla porta del Lago III.6: Spoleto III.6.1: La trasformazione dei castelli in centri produttivi III.6.2: Gli investimenti fondiari: i Leti e Benedetto Gelosi III.6.3: Il fermento culturale: Villa Gelosi e la villa del vescovo Paolo Sanvitale III.6.4: Il volto agreste della città III.7: Todi III.7.1: Il ruolo degli Atti e dei Cesi nel territorio e nella città III.7.2: Angelo Cesi: trasformazione urbana, Fratta Todina e la villa a Logge III.7.3: Il riutilizzo delle fortificazioni: Palazzo Forte Cesare III.8: Terni III.8.1: Terni e Roma: le aspirazioni del ceto aristocratico III.8.2: Michelangelo Spada a Terni e Villa Palma Conclusioni Appendice: Mappa generale dei siti Carte tematiche: I: Edificazioni ante e post 1540 II: Edificazioni ex novo e su preesistenze III: Edifici originali, trasformati e cancellati Tabelle sinottiche INTRODUZIONE Il problema storiografico e storico-atistico della nascita, dello sviluppo e dei caratteri tipologici, funzionali e decorativi delle ville e delle residenze di campagna nell’area umbra del Cinquecento non ha finora prodotto nessuna trattazione sistematica paragonabile a quelle che hanno visto coinvolte, da decenni a questa parte, le stesse tematiche in altre aree regionali della penisola, prime fra tutte quelle toscana, veneta e laziale, o, in anni più recenti, quella ligure. I più rilevanti casi di studi che hanno affrontato il tema nell’ottica di una ricerca organica, hanno privilegiato una visione che, oltre a considerare il territorio che costituisce l’ambito amministrativo dell’attuale Regione Umbria nel suo insieme a prescindere dalle sue diverse connotazioni storiche, coprisse il più ampio arco cronologico possibile, vale a dire, nel loro insieme, dalla metà del Quattrocento al 1940 circa. La scelta di una tale impostazione di indagine è stata motivata dal fatto che si tratta più che altro di censimenti, volti all’individuazione, alla valorizzazione e alla tutela delle emergenze monumentali sul territorio. In particolare, una prima essenziale schedatura a cura dell’Ufficio Beni Culturali della Regione dell’Umbria, è stata compilata negli anni 1973-1974 da D. Ripa di Meana e P. Passalacqua, accompagnata da una campagna fotografica, che oggi si rivela straordinariamente utile ed interessante per i non pochi casi di recenti interventi di ristrutturazione o di perdita dovuta all’abbandono e all’incuria, che hanno trasformato l’aspetto di numerosi edifici. In esecuzione della L.Naz. 431/85 (Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale), nel dicembre del 1985 la Regione ha poi dato avvio al Censimento di ville, parchi e giardini, sotto il coordinamento e la direzione scientifica di A. Durante. Tale censimento, completato nel 1992, prevedeva la compilazione di repertori comprensoriali articolati per comuni di appartenenza, con schede descrittive e foto-cartografiche ed una tavola cartografica generale con le ubicazioni degli oltre 800 punti individuati. La successiva pubblicazione del 2000, curata dallo stesso A. Durante1, presenta l’analisi di un limitato numero di casi maggiormente rappresentativi, distribuiti sull’intero territorio e nell’arco cronologico che si estende dal XVI agli inizi del XX secolo. Tra il 1987 e il 1991, sui “Quaderni dell’Istituto policattedra di Geografia” dell’Università di Perugia, era intanto uscita una serie di ricerche sul tema Ville e grandi residenze di campagna in Umbria, che si 1 A. DURANTE, Ville, parchi e giardini in Umbria, Roma 2000 inserivano nell’iniziativa a carattere nazionale di studio delle tipologie edilizie in funzione dei caratteri geografici territoriali, promosso fin dal 1980 da D. Ruocco in “Studi e ricerche di Geografia”2. Tali ricerche, coordinate per l’area umbra dal Prof. A. Melelli e svolte in collaborazione con la Regione, affiancano a sintetiche descrizioni dell’aspetto esterno e, a volte, interno di singoli casi particolari, una trattazione generale dei caratteri geografici, insediativi e di sfruttamento agricolo dei territori presi in esame3. Il tema della diffusione delle ville in relazione al contesto geografico ed economico rurale era d’altronde già stato uno degli aspetti presenti nella fondamentale e ampia ricerca del geografo francese H. Desplanques sulle Campagne Umbre4, e, anzi, la sua impostazione del problema della nascita del fenomeno nel corso del XVI secolo come espressione della “civiltà della mezzadria” e manifestazione dell’“aristocrazia dei grandi proprietari terrieri” si trova alla base di tutte le successive interpretazioni che sono state date del fenomeno, anche nello spirito del paesaggio agrario di E. Sereni5. Ma, se il geografo francese presentava un quadro delle campagne umbre alla fine del XVI secolo come un territorio tutt’altro che pacificato, ma anzi “squallido”, insicuro e punteggiato di fortezze e castelli per proteggersi dal banditismo e dalle lotte tra famiglie e centri urbani ancora in competizione6, da questo punto di vista le ricerche successive hanno invece insistito costantemente sul concetto che vede la nascita delle ville e delle residenze di campagna come la conseguenza di una presunta acquisita pace e stabilità regionale in seguito alla formazione dello Stato Pontificio in Umbria ed alla decadenza della funzione difensiva dei castelli e delle fortezze, trasformati quindi in residenze di piacevole villeggiatura. Questa interpretazione, che trae forse ispirazione da una tentata analogia con quanto avviene nella stessa epoca in altri Stati regionali della penisola, non mi sembra però si possa applicare tout court al territorio umbro, dove l’assenza di un’unica signoria e la particolare politica economica e territoriale della Chiesa determinano invece un panorama più articolato e complesso, che merita una lettura specifica. Il tema delle ville è stato affrontato in modo più approfondito e documentato da singole monografie su alcuni tra gli edifici di maggiore rilevanza storica e monumentale 2 D. RUOCCO, Ville suburbane e residenze di campagna: un oggetto di studio della geografia, in “Studi e ricerche di Geografia”, 11 (1980), fasc. I, pp. 1-8. 3 Il territorio è suddiviso in Umbria orientale, settentrionale, meridionale e territori di Spoleto, Terni, Umbertide, Foligno, Montefalco e Trevi. A queste ricerche hanno fatto seguito anche alcune tesi di laurea assegnate dal Prof. A. Melelli, che seguono la stessa impostazione. 4 H. DESPLANQUES, Campagnes ombriennes, Paris 1969; tr.it. a cura di A. MELELLI, Perugia 1975. 5 E. SERENI, Storia del paesaggio agrario italiano, Roma – Bari 1961. 6 H. DESPLANQUES, op. cit., pp. 755-756. e da articoli apparsi il più delle volte su riviste di storia e arte locali7, o, ancora, all’interno di più ampie trattazioni su particolari aree territoriali o tradizioni artistiche. Un recente contributo allo studio delle ville e delle residenze di campagna umbre è stato fornito dal Progetto Villas8, volto alla valorizzazione delle dimore storiche mediante la definizione di una strategia di riuso compatibile; le aree interessate dal progetto sono quelle dell’Alta Val Tiberina e del Ternano – Amerino – Narnese e gli elaborati critici sono in gran parte derivati dal censimento del 1985-1992, ma i risultati sono comunque interessanti, in particolare sotto l’aspetto della conservazione degli edifici. Infine, è di quest’anno la pubblicazione del volume Storie di ville e giardini, a cura della Provincia di Perugia e dell’Associazione Dimore Storiche Italiane Sezione Umbria9, che presenta alcune tra le più rilevanti residenze signorili private della provincia di Perugia, ma con un carattere sostanzialmente divulgativo e senza aggiungere documentazioni di rilievo.
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