agosto/settembre numero 2013 / 5,50 € 8 9

DI CHE STORIE HA BISOGNO L’ITALIA DI OGGI? P olemiche il mito della creatività Contro Chi ha rimosso Renato Castellani? CINEMA ESPANSO I ritratti di Zavattini Mike Kelley e il cinema NUMERI Dossier Produzione R icorrenze Per i 70 anni della Mostra di Venezia Listino CineCittàLuce.qxd 24-07-2013 11:53 Pagina 1 EDITORIALE di Gianni Canova

Pensare, ascoltare

Sviluppò invece l'abitudine, quando parlavano gli altri, di ascoltarli con molta attenzione, qualsiasi cosa dicessero. Con il tempo questa abitudine divenne per lui uno strumento utile per scoprire verità preziose. Una di queste era che la maggior parte della gente non era capace di utilizzare la testa per pensare. E queste persone non pensanti non ascoltavano gli altri.

(Murakami Haruki, 1Q84 – Libro 3)

l problema, da noi, è che nessuno ha più voglia di ascolta- conoscere meriti e virtù anche a chi non fa parte del proprio clan. re. Forse, non ne è più nemmeno capace. Chi si occupa di Peccato. La Storia ci insegna che spesso è proprio lo sguardo che cinema non ascolta quelli che si occupano di letteratura, i viene da fuori a formulare le diagnosi più esatte, a vedere più lon- letterati non ascoltano i designer o i musicisti, e questi ul- tano, a mettere a fuoco meglio criticità e problemi. Proprio per timi disdegnano i cineasti e gli artisti. Trent’anni di narcisi- questo, e per contrastare nel nostro piccolo il solipsismo domi- Ismo solipsistico nutrito in abbondanza dalle televisioni pubbliche nante, abbiamo deciso di aprire questo numero di 8½ adottando e private hanno prodotto il risultato paradossale di una società (si un punto di vista anomalo, o un’angolatura prospettica non co- fa per dire) culturale (di nuovo, così per dire…) fatta da monadi mune: quella di 12 scrittori di successo che abbiamo invitato a ra- autarchiche, convinte – ognuna – di bastare a se stessa e di non gionare sul nostro cinema, a provocarlo, a dargli consigli e sug- aver bisogno dello sguardo e del punto di vista altrui. Così la cul- gerimenti. tura italiana si avvoltola nel suo perenne e infinito feudalesimo, Li ringraziamo tutti per la loro generosità. Per come hanno sapu- fatto di territori dominati da inscalfibili e grifagni potentati, tutti to essere lucidi e sorprendenti. L’auspicio è che il cinema italiano, impermeabili a ogni idea di scambio, di dialettica, di confronto. riunito a Venezia per la 70a edizione della Mostra, ritrovi la voglia, Nessuno che provi a far sistema, a mettersi in discussione, a ri- una volta tanto, di ricominciare ad ascoltare.

1 SOMMARIO

06 ELEONORA 20 Parole e immagini 31 In crescita gli 38 DUECENTO MAZZONI si incontrano investimenti MILIONI, TRA in tv esteri. Stabili SOSTEGNO 07 ANDREA VITALI di Andrea Guglielmino quelli italiani DIRETTO E INDIRETTO 08 CHIARA 22 Meglio non 31 Metà dei titoli GAMBERALE saper niente nazionali è low 38 IL SUCCESSO EDITORIALE del libro. NUMERI budget DI BENVENUTI 09 GIORGIO FALETTI Che noia di Unità di Studi AL NORD 01 PENSARE, i discorsi congiunta 32 L’apporto ASCOLTARE 10 ANDREA DE CARLO filologici DG Cinema/ ANICA rilevante di 39 TENERE IL PASSO di Gianni Canova di Steve Della Casa investitori CON LE NUOVE 11 GIANCARLO 28 UN PERCORSO esterni. Grazie SFIDE DE CATALDO 23 Meglio aver COMUNE IN TRE al tax credit letto il libro. PUNTATE. 12 SILVIA AVALLONE Ci si può ULTIMA TAPPA 33 Crescono i indignare con LA PRODUZIONE progetti. 13 MASSIMO poca spesa Si riducono CARLOTTO di Mario Sesti 29 Sostegno gli importi pubblico medi assegnati SCENARI 14 VALERIO 24 Perché non selettivo EVANGELISTI sempre un libro e agevolazioni 34 I nuovi COSA MI PIACE 04 QUELLA SPORCA di successo fiscali attori della DEL CINEMA DOZZINA 16 VALERIO MASSIMO genera un film produzione. ITALIANO di Gianni Canova MANFREDI di successo? 30 Aumentano Non solo banche di Nicole Bianchi le coproduzioni. e finanziarie 40 José Luis 05 DONATO CARRISI 18 MARCO BUTICCHI Francia partner Rebordinos 26 Radiografia privilegiato 36 Intervento di Carlos Reviriego 19 SUGGERIMENTI dell’adattamento pubblico DEI 12 SCRITTORI: di Fabrizia Malgeri riqualificato LIBRI E AUTORI con il credito CHE VORREBBERO d’imposta VEDERE PORTATI interno e SULLO SCHERMO. esterno

37 Il bonus fiscale richiesto da RICORRENZE trentatrE FILM 8½ stranierI 43 VENEZIA, 81 ANNI NUMERI, VISIONI MA NON E PROSPETTIVE LI DIMOSTRA DEL CINEMA ITALIANO

Mensile d’informazione e cultura cinematografica

Iniziativa editoriale realizzata da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con ANICA e Direzione Generale Cinema

Direttore Responsabile In Redazione Traduzioni Steve Della Casa, Piera Detassis, Giancarlo Di Gregorio Carmen Diotaiuti Riccardo Pella Valerio Evangelisti, Giorgio Faletti, Andrea Guglielmino Fabio Ferrazza, Fabio Ferzetti, Chiara Direttore Editoriale Hanno collaborato Gamberale, Iole Maria Giannattasio, Gianni Canova Coordinamento redazionale Silvia Avallone, Marco Belpoliti, Marco Giusti, Alessandra Levantesi, Vice Direttore Responsabile DG Cinema Giulio Bursi, Marco Buticchi, Pedro Luca Malavasi, Fabrizia Malgeri, Cristiana Paternò Andrea Corrado Butcher, Massimo Carlotto, Donato Mariarosa Mancuso, Valerio Carrisi, Mariuccia Ciotta, Callisto Massimo Manfredi, Eleonora Capo Redattore Coordinamento editoriale Cosulich, Alberto Crespi, Federica Mazzoni, Francesca Medolago Stefano Stefanutto Rosa Nicole Bianchi D'Urso, Andrea De Carlo, Giancarlo Albani, Enrico Menduni, Till De Cataldo, Anna Luigia De Simone, Neuburg, Angela Prudenzi, Ilaria

2 SOMMARIO

44 Quella volta 51 Lasciate entrare che fischiarono Leslie Caron! La terra trema di Marco Giusti di Callisto Cosulich 52 Un posto 45 1964: Antonioni, dove non può Godard succederti E Pasolini niente di male CINEMA ESPANSO POLEMICHE il marketing del PUNTI DI VISTA di Bruno Torri di Mariarosa Mancuso cinema italiano 57 Mike Kelley. 62 CREATIVITÀ 76 ECCEZIONE 46 Se i cancelli 53 Con gli occhi Eternity is È CONSUMO? Sì! 72 L'EUROPA CULTURALE. del cielo si spalancati a “Camp” Time di Marco Belpoliti (DIS)UNITA C’ERA UNA VOLTA spalancano su Kubrick di Anna Luigia De DELLE STAR UN PICCOLO di Pietra Detassis di Dario Zonta Simone 63 LA PUBBLICITÀ? di Ilaria Ravarino CHINOTTO PARLIAMO D’ALTRO di Maurizio Sciarra 47 La commozione 58 ZA E LA COLLEZIO- di Till Neuburg di Ingmar NE DEI “MINIMI” 78 L’ESAME Bergman di Giulio Bursi DI MATURITÀ di Alessandra Levantesi NELL’EPOCA DELLE DIGITAL 48 Quella notte HUMANITIES extraterrestre di Enrico Menduni di Mariuccia Ciotta RIMOZIONI INTERNET E NUOVI CONSUMI 49 Il testamento 54 PERCHÉ TUTTI FOCUS di John Huston HANNO RIMOSSO 74 CROWDFUNDING. di Fabio Ferzetti RENATO NEL MONDO 66 IL CASO BRASILE DAL PROGETTO CASTELLANI? AL FILM 50 Una via crucis di Luca Malavasi 60 Stavolta non 67 Disordine PASSANDO per Scorsese viaggio sola e progresso PER LA RETE di Alberto Crespi Diario di bordo di Angela Prudenzi di Carmen Diotaiuti 80 BIOGRAFIE dallo Shanghai International 70 LA FORZA DEL Film Festival 2013 DOCUMENTARIO di Maria Sole Tognazzi di Pedro Butcher

Ravarino, Carlos Reviriego, Designer Distribuzione in libreria Direzione, Redazione, Maurizio Sciarra, Mario Sesti, Giulia Arimattei, Matteo Cianfarani, Joo Distribuzione Amministrazione Caterina Taricano, Maria Sole Valeria Ciardulli, Tommaso Dal Poz, Via F.Argelati,35 Istituto Luce-Cinecittà Srl Tognazzi, Bruno Torri, Lorenzo Mauro Di Rese, Milano Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Andrea Vitali, Dario Zonta Simona Merlini Tel. 06722861 fax: 067221883 ¬ [email protected] Progetto Creativo Stampa ed allestimento Registrazione 19novanta communication partners Arti Grafiche La Moderna presso il Tribunale Via di Tor Cervara, 171 di Roma n° 339/2012 Chiuso in tipografia il 24/7/2013 Creative Director 00155 Roma del 7/12/2012 Bruno Capezzuoli

3 SCENARI Il cinema italiano visto dagli scrittori

di Gianni Canova

on leggono. O leg- gono poco. Spesso – irretiti da una per- cezione di sé anco- Quella ra legata al culto Nmistico dell’Autore – gli uomini di cinema italiani disdegnano i libri. Preferiscono essere “au- tori” delle loro storie piuttosto sporca che limitarsi a mettere in scena storie scritte da altri. Con il risul- 1 tato che le “loro” storie spesso sono prive delle indispensabili vitamine emotive. Si assomiglia- dozzina no tutte. E non trovano la luce capace di abbagliare il pubblico. Dodici scrittori di successo riflettono2 sul cinema Nell’era della convergenza, l’in- dustria culturale italiana (se così italiano contemporaneo. Sui suoi limiti e sui suoi si può continuare a chiamarla…) pregi. E provano a dare qualche consiglio ad au- viaggia ancora per compartimen- tori e produttori di film. ti autarchici. Qui il cinema, lì la letteratura, là il teatro. Autosuffi- cienti. Sdegnosamente autosuf- il problema, nell’auspicio che si il più delle volte la promozione ficienti. E poi sospettosi, irritati, aprano canali di comunicazione del loro ultimo libro…). Abbiamo invidiosi. I cineasti degli scrittori, più solidi e che si sperimentino preferito interpellare gli scrittori ma spesso anche gli scrittori dei sinergie più produttive. In questa che con il pubblico dialogano cineasti. Eppure, a ben guardare, prospettiva, abbiamo coinvol- davvero. Quelli che sanno come la narrativa italiana contempora- to una dozzina di scrittori. Non coinvolgere il lettore. Quelli che nea avrebbe tantissimo da offri- quelli che si atteggiano a Vate, hanno mondi da descrivere e re al cinema. A condizione che o che pontificano cisposi sui storie da raccontare. A loro ab- il cinema fosse più curioso, più destini ultimi dell’universo mon- biamo chiesto di regalare qual- libero, più spregiudicato. do: quelli non ci hanno neppure che consiglio al cinema italiano. Con questo numero di 8½ noi risposto, impegnati come sono Con esiti e suggerimenti – cre- proviamo se non altro a porre a celebrare i fasti dell’Arte (cioè diamo – spesso illuminanti.

4 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Scena 1. Esterno giorno. Quando dobbiamo scegliere un passato, bollava il Neorealismo Un’alba livida film al cinema, la domanda che sostenendo che “i panni sporchi si staglia all’orizzonte. ci facciamo è: Cosa andiamo a si lavano in famiglia”, abbiamo Sul set, il regista legge la frase e vedere? Un thriller, una comme- umiliato – quasi per ripicca – tut- osserva il cielo – perplesso, ma dia romantica, un fantasy… o to ciò che non vi rientrava. Come senza darlo troppo a vedere. Con- un film italiano? Ecco: il cinema se la fantasia fosse complice di voca il direttore della fotografia e, italiano ormai fa genere a sé. E un oscuro regime nel piano di ostentando sicurezza, gli chiede ciò perché abbiamo sacrificato i mascherare la realtà dei fatti. se, secondo lui, sia abbastanza li- generi, creando un sacro confine vida l’alba. L’altro non vuole farsi fra ciò che rientrava nella catego- Il risultato è che siamo diventati trovare impreparato ma intuisce ria del culturalmente ammissibi- bravissimi nella farsa e nella cro- la fregatura: se la vuole più livida, le e bollando il resto come “com- naca, ma meno credibili nella fan- o anche meno, si può fare. Ma merciale”. Adesso ci diciamo che tasia. È come se il pubblico non si prova lo stesso a scaricare la colpa senza i nostri film di genere non aspettasse più uno slancio di im- sullo sceneggiatore: è evidente che avremmo avuto Quentin Taranti- maginazione dal cinema italiano, bisognava indicare la gradazione no. Ma in fondo, anche in lette- come se non fossimo più capaci esatta sul copione, perché di albe ratura, senza Il nome della rosa di far sognare lo spettatore. livide ce ne sono a bizzeffe. Maga- di Umberto Eco non ci sarebbe ri gli si può telefonare, ma qual- stato Dan Brown. Perché di- La letteratura in parte se n’è infi- cuno gli fa notare che all’alba, di mentichiamo troppo facilmente schiata di tutto questo. Ha conti- solito, gli sceneggiatori dormono. La storiella me la raccontò un (o vogliamo dimenticare) che il nuato a sostenere il genere, ma E se dormono fino a tardi, allo- vecchio maestro del cinema romanzo del nostro intellettuale in netto distacco con le scelte ra cosa ne sanno di albe livide? italiano, da allora ne ho fatto te- per eccellenza è soprattutto un del cinema. In Italia, a determi- Svegliamo il produttore? Forse si soro. Non mi sono mai chiesto magnifico thriller. nare se un romanzo debba finire possono chiedere più soldi per un quanto ci sia di vero nell’aned- sullo schermo non è la storia o il bel fondale in un teatro di posa e doto, ma lo ripeto ogni volta che Dove sono finiti allora i nostri gradimento del pubblico ma solo si risolve il problema. Lo scenogra- qualcuno mi domanda cosa non horror? E i polizieschi alla Scer- se quel libro risponde a canoni fo entra nel panico ma a salvarlo va nel nostro modo di fare film. banenco? La commedia all’italia- estetici ormai adottati come una ci pensa l’organizzatore: non può Credo sia la sintesi perfetta di na con i suoi finali amarissimi, specie di dogma. Altrimenti non ammettere che un’alba livida co- due problemi. Uno di natura cul- sostituiti ormai da zuccherosi si spiega perché un grande ro- sti troppo, invece fa notare che turale, l’altro industriale. happy ending? manzo come Io uccido di Giorgio nella scena è il protagonista che Faletti non sia ancora diventato osserva l’alba, perciò è una que- Da un lato ci siamo appiattiti un film. E lo stesso vale per i libri stione di interpretazione: è l’atto- sul grottesco dei cinepanetto- di Marco Buticchi, un narratore re che la fa diventare livida. Che ni, dall’altro abbiamo adottato grandioso, o di Alan Altieri, uno facciamo, lo meniamo? Per con- il Neorealismo come bandiera scrittore di culto. E l’elenco sa- tratto non lo si può neanche spet- culturale. Per replicare a chi, in rebbe ancora lunghissimo. tinare. Ma nessuno ha letto prima il copione? Però in fondo si sa che L’annullamento del genere ha il copione è solo una traccia. E segnato anche il primato dell’au- allora una giovane (e inesperta) tore sulla storia, con effetti sul assistente propone di togliere “li- sistema industriale del cinema. vida” dal testo. Ma non si può, ci sono i sindacati, il ministero. E poi Si scrivono film per i festival o se la togli cosa rimane? Un’alba per il pubblico, oppure per que- come tante. No, non è accetta- sto o quell’attore. Ma la verità è bile. Questo è un film d’autore, che si è creata una frattura fra la diamine! E poi non sia mai che parola e l’immagine e fra produt- si dica che il regista non sa girare tori e sceneggiatori. un’alba livida. Anzi, lui ne ha già girate a decine, a centinaia. L’alba “Scrivi come dovessi essere tu livida resta. Che ora è? Le sette e a produrre”. Questa è stata l’u- dieci. Va bene, pausa caffè… tilissima lezione di sceneggiatu- ra che mi ha lasciato un grande produttore, Achille Manzotti. Scrivere non come se dovessi essere tu a girare il film o a inter- pretarlo, ma come fossi tu a met- tere insieme i pezzi e il denaro. Ecco, forse la soluzione è avere più autori per il cinema e meno cinema d’autore.

Perché un’alba livida non diventi, fatalmente, un livido tramonto.

5 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

“Parlano delle stesse cose o di immagini. Che parlino all’intelli- foglio (o il computer). La lavo- vente di una madre all’interno di problemi della famiglia media genza e ai sensi dello spettatore. razione (sempre collettiva) di un un reparto di oncologia pediatri- o di giovani studenti romani: Infatti le impreviste e imprevedi- film somiglia invece “al percorso ca che riesce, al contrario, a dare du ball”, si sfogava in un forum bili novità che ci stupiscono ven- di una diligenza nel Far West: all’i- nome e voce alla malattia più im- una spettatrice. “Io non sono gono dagli outsider e nascono in nizio uno spera di fare un bel viag- pronunciabile, soprattutto quan- del settore e non ho molte idee. povertà di mezzi ma con massi- gio, poi comincia a domandarsi do contamina il mondo dell’in- Ma, cavoli, è il loro mestiere, ma libertà espressiva, come se se arriverà a destinazione”, diceva fanzia. E poi, visto che lamentia- mica il mio”. il sistema, poco meritocratico Truffaut. In più nel cinema girano mo continuamente la mancanza Mi sembra che la signora abbia e molto lobbista, non riuscisse più soldi e quelli, si sa, corrompo- di film di genere, Il profanatore di descritto in sintesi la situazione neppure a concepirli. Da Estate no, mentre i libri rimangono la for- biblioteche proibite sa accostare del nostro cinema: poco azzardo, romana a Il vento fa il suo giro, da ma più economica di arte. Anche (nonostante il titolo fuorviante a troppo conformismo, incapacità Il dono a L’intervallo, da Nella mi- se, così ben scritti e ben levigati, effetto) la forza di un bel thriller di affondo nella realtà. Leggendo schia a Pater familias, da Saimir mancano qualche volta di un piz- ambientato ai nostri giorni con gli stessi libri, frequentando gli a La Pivellina sono parecchie le zico di impertinenza e di anarchia. il fascino della storia antica. Tre stessi posti, andando dagli stessi opere in grado di mettere a fuoco storie potenti che potrebbero bu- psicanalisti, avendo le stesse opi- le umane vicende, con facce vere, Sul grande schermo sarei curio- care lo schermo. nioni e, un occhio all’autorialità e parole vere, anime vere, sguardi sa di vedere la traduzione di una l’altro al botteghino, gravitando veri, e di imbrigliare quello che piccola storia che crea grandi tutti attorno allo stesso sistema sullo schermo (e sulla pagina) è turbamenti come Il bambino (romanocentrico)cultural-produt- difficilissimo: il palpito della vita. indaco, un viaggio nei ripostigli tivo, ci capita di fare i soliti film. oscuri dove si annidano paure, Con le solite idee. Mi sembra che la letteratura ab- nevrosi e tabù inconfessabili che, E pensare che il cinema ha sem- bia in genere più rigore, più disci- se rimangono sepolti, possono pre avuto più bisogno di quelle plina, meno sciatteria. Deriva dal trascinare alla rovina la propria che dei soldi. Idee incarnate, è fatto che puoi controllare meglio esistenza e quella altrui. Il regno chiaro. Cioè storie, volti, corpi, il processo creativo: ci sei tu e il di Op, ovvero il diario commo-

6 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace che lo vedeva protagonista. Lo porto più sono le storie d’amore Raramente va a pescare in quella del cinema italiano. ricordo ad esempio in Quattro all’italiana: quelle storielle che se piscina piena di idee che è la let- A me continua a piacere soprat- passi fra le nuvole di Blasetti. O la cantano e se la suonano e che teratura. Ed è un vero peccato… tutto la commedia all’italiana. nei panni del sindaco Peppone non interessano più a nessuno. Sono fermo a Alberto Sordi. A in tutti i film della serie Don Ca- Tre libri italiani (non suoi) che Risi e Comencini. A quel cinema millo. Io amo quel cinema lì. In Cos’ha la letteratura italiana che vedrebbe bene adattati per lo che raccontava un’Italia molto si- bianco e nero, legato a quell’Ita- il cinema non ha, e viceversa... schermo e perché... mile a quella che cerco di raccon- lia di provincia che trova in Gua- La letteratura ha più fantasia. Più Mal’aria di Eraldo Baldini, per la tare anch’io quando scrivo. Dirò reschi il suo più autentico canto- varietà. È ancora sottovalutata capacità di raccontare esistenze di più: io sono un fan dei vecchi re. I film tratti da Mondo Piccolo rispetto alla letteratura stranie- elementari in un paesaggio (la sceneggiati della Rai. Credo che di Guareschi li avrò visti duemi- ra, eppure spesso non ha nien- provincia di Ravenna negli Anni siano stati loro ad avvicinarmi la volte… Il cinema italiano con- te da invidiare ai migliori prodot- ‘20) quasi spettrale. alla lettura. Ho un ricordo vivis- temporaneo mi piace meno. Lo ti di importazione. Abbiamo ad simo dei Buddenbrook. O di Dr. capisco meno. Se decido di vede- esempio una straordinaria leva Comprare il sole di Sebastiano Jekyll e Mr. Hyde. Vedevo lo sce- re un film, preferisco Tarantino o di autori di gialli. Ho letto di re- Vassalli, per come riesce a rica- neggiato in televisione e poi ero i fratelli Coen. O certe serie ame- cente il romanzo di Giovanni vare dal racconto di una vincita al smanioso di andare avanti nella ricane. Sono un fanatico di NCIS Negri, Prendete e bevetene tutti: SuperEnalotto uno spaccato incre- storia e allora, invece di aspetta- Unità anticrimine. Ecco, se pro- è inspiegabile che il cinema ita- dibile della società italiana di oggi. re la puntata successiva, la sera prio devo ricordare un regista ita- liano non si sia ancora accorto di leggevo il libro e poi verificavo liano di oggi che non mi dispia- una storia così, legata tra l’altro Milioni di milioni di Marco Mal- se e quanto lo sceneggiato fosse ce, dico Pupi Avati. E anche il al vino italiano, all’inventore in valdi, per la notte, la neve, la stato fedele. Il mio idolo assoluto primo D’Alatri, quello di America- Franciacorta delle bollicine italia- montagna, il delitto… era Gino Cervi. Bastava che ap- no rosso, non mi sembrava male. ne… In generale mi viene da dire parisse sullo schermo (o sul pic- Anche se ho l’impressione che che tutto il cinema italiano mi colo schermo) per dare un’im- nel tempo anche lui si sia per- pare poco attento alla narrativa pronta affascinante alla storia so un po’… Quello che non sop- contemporanea, poco curioso.

7 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace per scontati i suoi volti, non mi del cinema italiano. piace quando non sogna, quan- Non mi piace quel vago odore di do non osa, quando non ha il soffritto che ogni tanto avverto coraggio di un’idea che somigli uscire dallo schermo. Non mi solo a se stessa. Al contrario mi piace che il cinema italiano dia piace quando queste cose le fa. E anche quando un po’ mi delu- dono: proprio quando un po’ mi deludono, amo Paolo Sorrentino e Matteo Garrone. E ho davvero apprezzato tanto l’esordio alla regia di Valeria Golino.

Cos’ha la letteratura italiana che il cinema non ha, e viceversa... Credo che i problemi che affliggo- no il cinema e la letteratura ita- liani, oggi, siano simili. Sento in entrambe le dimensioni la man- canza di voci nuove, ripeto, ugua- li solo a loro stesse, magari invo- lute, nevrotiche. Mai originali.

Tre libri italiani (non suoi) che vedrebbe bene adattati per lo schermo e perché... Mi piacerebbe vedere un film tratto dal romanzo di esordio di Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana, perché sarei curiosa di capire come la tensione e l’in- novazione del linguaggio della Di Grado possano trovare un corrispettivo nelle immagini. Poi sceglierei la saga di Alessandro Piperno, Il fuoco amico dei ricor- di, perché amo i romanzi e i film che sanno davvero farsi corali. E Sorella, di Marco Lodoli. Con la speranza che la poesia del li- bro trovi un suo riscontro nella poesia del film.

8 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

“con un occhio rivolto al socia- get, solo il limite che ha la fan- le”, che sono delle commedie tasia dell’autore. Il vantaggio del a tutti gli effetti ma che hanno cinema sulla letteratura, quan- nello stesso tempo la necessità do riesce a esserlo, è che può di esserlo e il desiderio di non mostrare con grande efficacia esserlo. Penso che fare cinema delle immagini. possa essere una nobile arte ma nello stesso tempo sia un onesto Tre libri italiani (non suoi) che lavoro. Chiunque lo faccia bene, vedrebbe bene adattati per lo in qualunque direzione vada, schermo e perché... deve essere premiato con la con- Visto che sono considerato e mi siderazione che gli compete. Chi considero un autore “di genere” è convinto sempre di fare arte, prenderò per pudore in esame sovente non fa nemmeno bene il solo romanzi in sintonia con proprio lavoro. questa definizione. La notte di Peter Pan di Piero Degli Antoni. Cos’ha la letteratura italiana che Splendida storia, tre personaggi il cinema non ha, e viceversa... molto ben delineati, una sola lo- A parte alcuni dettagli irrilevanti, cation: unità di luogo e d’azione. penso che i problemi endemici Uno sforzo produttivo minimo siano sostanzialmente gli stes- che, visto il potenziale del libro, si. Si girano troppi film che non potrebbe portare a un film molto dovrebbero essere girati e si pub- significativo, una sfida allettante blicano troppi libri che non do- sia per un regista esordiente che vrebbero essere pubblicati. Poi, per un grande maestro. Il sugge- se fra i libri da non pubblicare ritore di Donato Carrisi. Ottimo qualcuno volesse inserire anche i romanzo d’esordio secondo le miei è libero di farlo. Il vantaggio nuove impostazioni del nostro della letteratura sul cinema è che thriller ma, nello stesso tempo, non esiste un problema di bud- ligio alle regole ferree del giallo in genere. Mi stupisco che un libro che ha avuto un simile riscontro, dunque un simile potenziale di spettatori, non sia ancora diven- Cosa le piace e cosa non le piace tato un film. Le pietre della luna del cinema italiano. di Marco Buticchi. Un romanzo Mi piacciono la creatività, la vo- d’avventura che non ha niente glia di fare che esprimono i gio- da invidiare al miglior Cussler. vani, l’invenzione continua per Forse sarebbe oggetto di uno superare una cronica mancanza sforzo produttivo un poco più di mezzi. Come in tutti i campi, massiccio, ma è mia idea che non è statisticamente possibile trasportato sullo schermo po- che ogni persona a cui viene data trebbe diventare un grande film. una possibilità abbia il talento per farla diventare una realtà, tut- tavia è giusto che chiunque lo de- sideri ne abbia una. Mi pare di ri- cordare che Duel di Spielberg sia stato un film a basso costo, nato da una situazione del genere. Mi piacciono inoltre certi giovani at- tori che si stanno dimostrando di una straordinaria efficacia e che, nonostante il limite di non esse- re nati in un paese di madre lin- gua inglese, stanno arrivando a set internazionali. Non mi piace il fatto che molti film siano scritti e girati con lo sguardo esclusiva- mente rivolto al “Triangolo delle Bermude” (Cannes-Venezia-Ber- lino) e con la supponenza cul- turale di un linguaggio riservato più ai giurati, che non alla gente. Non mi piacciono le commedie

9 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace del cinema italiano. Il cinema italiano che mi piace è quello degli Anni ’50 e ‘60. Film come 8½ di Federico Fellini, Blow Up di , Il Gattopardo di Luchino Visconti, o anche Il sorpasso di Dino Risi. Era un cinema di grande qualità, sia da un punto di vista creativo che tecnico e infatti ha fatto scuola in tutto il resto del mondo. Il cinema italiano di oggi non ne è nemme- no una pallida eredità, infatti è condannato alla totale irrilevanza.

Cos’ha la letteratura italiana che il cinema non ha, e viceversa... Mi sembra che abbiano ben poco, tra tutti e due. Trame deboli ai limiti dell’inconsistenza, perso- naggi esili e stereotipati, buone intenzioni più ostentate che reali, miseria tecnica. E, soprattutto, totale incapaci- tà di raccontare l’Italia di oggi, che pure offrirebbe una quantità considerevole di spunti molto in- teressanti per un cineasta o uno scrittore dotato di vere qualità e deciso a metterle in gioco senza compromessi.

Tre libri italiani (non suoi) che vedrebbe bene adattati per lo schermo e perché... Anche se è stato uno scritto già adattato per il grande schermo, mi piace ricordare Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio. È una grande avventura di tempi di guerra, e un viaggio interiore di un personaggio irrequieto e inte- ressante. Il barone rampante di , una storia surreale, piena di umorismo, di sottili os- servazioni sociali, che lascia nel lettore immagini molto vive. Il ter- zo proprio non mi viene in mente. (dichiarazioni raccolte da Nicole Bianchi) SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace di più. Per osare intendo non (ovviamente non riproducibile, del cinema italiano. solo mettere in campo risorse se non con effetti tragicamente Sono tentato di cavarmela con e rischiare (ah, il vecchio rischio soporiferi), ma autonoma e, in una battuta, ma è quello che ve- d’impresa!) a livello economico, quanto tale, dotata di un vigore ramente penso. Credo che il no- ma anche rischiare a livello cultu- creativo che origina una perfetta stro cinema abbia ancora grandi rale. Spesso scriviamo storie che sintesi creativa. Sia chiaro: non è registi, eccellenti sceneggiatori, ci viene consigliato di edulcora- operazione riservata ai soli gran- attori e attrici di valore, diretto- re. E questo è un male: le novità di autori. È qualcosa alla portata ri della fotografia e musicisti di più interessanti degli ultimi anni di tutti e nasce dalla capacità di alto livello, tecnici e maestran- vengono da chi non si lascia inti- fare squadra fra visionari e uomi- ze notoriamente fra le migliori midire, osa affrontare temi scot- ni di lettere. In fondo, poi, è da al mondo. Mancano il pubblico tanti e azzardare linguaggi inno- questa capacità di fare squadra e l’industria. Il primo è desapa- vativi. Io ho un test decisivo: mio che nasce il miracolo del “noir” recido dopo trent’anni di cafo- figlio, che ha vent’anni. Adora il italiano letterario. Avremmo bi- naggine televisiva, un morbo del cinema veloce, che morde il con- sogno di qualcosa di simile nel quale siamo stati tutti vittime; la temporaneo, ma resta incantato cinema: un tavolo dove produ- seconda, suicida almeno a parti- davanti a La battaglia di Algeri, zione, scrittura, visione e distri- re dalla metà degli Anni ‘70. Sia a C’era una volta in America, a buzione decidano seriamente di chiaro che parlo della cattiva tele- Indagine su un cittadino… a Ulti- rilanciare questo settore in pas- visione e non dei settori (sia RAI mo Tango a Parigi. Vorrà pur dire sato così importante per il no- che Mediaset) che una mano al qualcosa, no? stro stesso essere italiani. Però cinema, sia a livello creativo che rendiamoci conto di una cosa: il di distribuzione, l’han pure data. Cos’ha la letteratura italiana che mio limite è che sono un irridu- Né l’una né l’altra malattia, per il cinema non ha, e viceversa... cibile marxista della corrente di quanto contagiose, sono croni- Il coraggio, again. In letteratura Groucho. Quindi, alla fin fine, un che e incurabili. Esiste una sola osare è un imperativo categorico ottimista. ricetta: il coraggio. Avrete notato e a volte si sviluppano effetti pa- che nell’elenco delle cose buone radossali (voglio dire: si esagera Tre libri italiani (non suoi) che non ci ho messo i produttori. È troppo, si finisce nell’autocom- vedrebbe bene adattati per lo il momento di parlarne. Ce ne piacimento, si perde di vista la schermo e perché... sono solo due o tre fra i grossi e necessaria interlocuzione con Vediamo. Ah, Canale Mussolini qualcuno fra i piccoli che osano la comunità dei lettori). Nello di Antonio Pennacchi. Un’epi- ancora osare. Dovrebbero esse- stesso tempo, la letteratura ha, ca feroce e collettiva che dice re molti di più e osare ancora per statuto, una profondità (si molte verità sul carattere nazio- annida, spesso, negli interstizi nale, in modo anticonformista fra una riga e l’altra, in quella e spietatamente scorretto. Se zona grigia nella quale l’autore si ne potrebbe fare un kolossal da astiene dall’intervenire, lascian- vendere in tutto il mondo. Poi Il do campo libero alla fantasia del contagio di Walter Siti: una storia lettore) che al cinema manca. Il di borgata, anzi, tante storie di cinema vince o, meglio, vincono borgata, con realismo, poesia e tutt’e due (letteratura e immagi- amori maledetti. Se riuscissimo ne) quando il cinema spazza via a farlo, potremmo finalmente lo spazio interstiziale di cui par- smettere di torturarci con la ca- lavo prima, per sostituirlo con nonica domanda “che direbbe la brutale e coraggiosa violenza Pasolini di tutto questo?” e con- dell’immagine. È allora che la cedere all’inquieta anima di PPP velocità del cinema si fa profon- il meritato riposo. Infine, poiché dità “del cinema”: non una mi- mi chiedete di parlare di “libri”, e mesi artefatta di quella letteraria non romanzi, sono autorizzato a citare la Vita di Giuseppe Mazzi- ni scritta da Jessie White Mario (rivoluzionaria inglese dell’Ot- tocento, moglie di un patriota italiano). Mazzini, metà santo e metà terrorista, è insieme Lin- coln, Revolution, Far West, Lettere da Iwo Jima, insomma tutta l’e- pica che abbiamo colpevolmente accantonato. Qui s’impone una domanda: perché ci accendia- mo per gli eroi degli altri e ce ne fottiamo dei nostri?

11 Cosa le piace e cosa non le piace problematicamente doloroso del cinema italiano. del nostro tempo, che è italiano Il cinema italiano non mi piace ma non solo italiano. Mi piace la quando si chiude in se stesso. cura che questo film dedica alla Quando è minimalista e si com- costruzione del protagonista, piace di esserlo. Quando è om- tragico e a tutto tondo, mentre belicale. Quando racconta storie in tanti altri film i personaggi piccole piccole che possono inte- mi sembrano mancanti, poco ressare solo un pubblico ristret- delineati, senza l’ambizione di to. Vorrei un cinema italiano più essere dirompenti e universali. Il ambizioso. Un cinema capace cinema italiano mi piace quando di respiro epico e desideroso di è ironico. Quando trova ed espri- raccontare storie che possano me il lato ridicolo e grottesco essere esportate. Vorrei che co- delle cose. Da questo punto di minciasse ad affermarsi l’idea vista mi piace Sorrentino, quan- che l’Italia può essere comuni- do sa osare. In ogni caso, credo Massimo Carlotto cata al mondo e non soltanto a che il realismo tanto vagheggiato se stessa. In questa prospettiva da molti cineasti non basti più. mi piace ad esempio un film Soprattutto adesso. come Reality di Matteo Garrone, Per quanto riguarda il cinema perché mi sembra animato dalla del passato, ho due grandi miti: volontà di raccontare un nodo Federico Fellini e .

nare alla collettività, di denun- ciare le crepe per incentivare una presa di coscienza comune. Una volontà di scavare nei pro- blemi, di sporcarsi con il reale senza però ricorrere alle vecchie impalcature che erano tipiche di una letteratura più grondante di partigianeria e per questo meno universale ed efficace.

Tre libri italiani (non suoi) che vedrebbe bene adattati per lo schermo e perché... Un mio sogno personale sareb- Fellini è il Dante cinematografico be vedere adattato per il cinema dei nostri tempi, mentre in Leone Menzogna e sortilegio di Elsa Mo- ritrovo quel sentimento forte del rante. Lo vedrei come un grande racconto, quel gusto della gran- kolossal italiano, come una sfida de storia e dell’avventura che ti al minimalismo. Come un film slancia, ti apre e ti fa respirare: che ambisce alla grande storia i miti della frontiera e della con- e unitamente alla sfera del mito. quista rielaborati e complicati Un po’ Il gattopardo, un po’ attraverso la sensibilità italiana. Anna Karenina. Poi vedrei bene un film tratto dal liano che provasse a raccontare Cos’ha la letteratura italiana che romanzo di Walter Siti, Resistere oggi la storia mondiale. Ecco il cinema non ha, e viceversa… non serve a niente. C’è tutto il allora Zero zero zero di Roberto Sia la letteratura che il cinema sapore della provincia italiana Saviano, una storia che coinvol- italiano respirano il paese e il e nello stesso tempo è un thril- ge non solo l’Italia ma tutto il tempo in cui viviamo: le disillu- ler finanziario globale. Mi attrae mondo, toccando il Messico, gli sioni, le crisi economiche e cultu- molto il cortocircuito fra questi Stati Uniti, l’Australia: il mercato rali. Mi sembra però che entram- due aspetti, il locale e il globale. senza confini della cocaina, che bi vadano cercando uno spirito E mi piace l’idea che il cinema ci riguarda tutti. Credo che il ci- M e un approccio più sociale. Che italiano si misuri con un polizie- nema italiano non dovrebbe più non significa ideologico. In mol- sco sull’alta finanza, reinventan- accontentarsi di raccontare l’Ita- ti autori dell’ultima generazione do gli stilemi e i topoi del genere lia ma dovrebbe avere la forza, c’è un tentativo interessante di americano dominante. il coraggio e l’ambizione di rico- prendersi cura del paese, di tor- Infine mi piacerebbe un film ita- minciare a raccontare il mondo.

12 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace Cos’ha la letteratura italiana che del cinema italiano. il cinema non ha, e viceversa… Il cinema italiano può contare Sono fortunatamente due realtà su grandi professionalità, intelli- e due linguaggi molto diversi e genze, fermenti. I problemi li ho distanti, in grado però di fondersi sempre trovati a livello produtti- in progetti comuni. La letteratura vo, figure che dovrebbero avere italiana ha vita più facile, a mio coraggio per vocazione sono in avviso, perché pubblicare un libro realtà la zavorra che impedisce costa meno che produrre un film. al cinema italiano di prosperare come dovrebbe. Tre libri italiani (non suoi) che vedrebbe bene adattati per lo schermo e perché... Una brutta storia di Piergiorgio Pulixi, un noir sulla corruzione Massimo Carlotto della polizia all’altezza delle mi- gliori storie USA. Undercover di Roberto Riccardi. La storia vera di un colonnello dei Carabinieri infiltrato tra i narcos colombiani. Non passare per il sangue di Eduardo Savarese: esercito e omosessualità. La memoria di una famiglia. Una delicata storia d’amore maledettamente attuale.

M SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Il cinema italiano ha realizzato no. Di qui il prevalere di un genere mafia), o assolutamente generi- uno dei migliori film che io abbia soltanto, la commedia – spesso ci. Se il tema è invece scomodo, visto nell’ultimo decennio: L’uo- una pura successione di barzel- protestano i partiti, ai quali sono mo che verrà di Giorgio Diritti. lette più o meno triviali – che di invece “regalati” film costosi che Dunque, si direbbe, gode di ot- tutti è il meno esportabile. Altri a loro stanno a cuore, come i tima salute. Non è così e lo sap- non sono nemmeno produttori in film in costume o ispirati al “re- piamo tutti. Esistono film “alti” senso proprio, visto che di capitali visionismo storico” di un regista ed esistono porcate. Manca, a quasi non ne hanno, e contano di particolarmente inetto. Flop cla- mio parere, un buon cinema me- riceverli da Rai e Mediaset. Così morosi al botteghino, ma d’altra dio che faccia da raccordo, come si finisce nel cuore dell’abisso: parte votati a un altro tipo di esiste quasi ovunque. Perché al- lo strapotere della televisione in successo: l’utilizzo televisivo a trove sì e in Italia no? Mi sbaglie- campo cinematografico. fini propagandistici. Alla fin fine rò, ma io attribuisco la colpa al sono quindi i partiti a condizio- sistema di produzione. Ovviamente le tv, pur investendo nare indirettamente il cinema con larghezza, hanno bisogno attraverso la televisione. A quella Scarseggiano i produttori, forniti di un certo tipo di prodotto: al- pubblica, peraltro, rimangono un di capitali adeguati, disposti a in- lineato, salvo rare eccezioni, ai po’ di soldi da distribuire tra pro- vestirli e a rischiare sull’opera ci- “valori” dominanti, o per me- duzioni meno conformiste de- nematografica come merce (non glio dire ritenuti tali dalla classe stinate, nel 90% dei casi, a non scandalizzi il termine) innovativa. politica; fruibile da ogni tipo di raggiungere mai le sale. A parte pochissimi, i più preferi- pubblico; con bersagli, se ce ne scono battere strade sicure, con sono, scontati e condivisi a li- Sia chiaro: non è in sé un male un risultato assicurato al botteghi- vello universale (per esempio, la che la televisione finanzi il cine- SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

ma. A livello europeo, Canal+ parse. Paradossalmente, ciò non nizzante? Non credo. Intanto il gliostro). O i gialli polemici dell’i- ha svolto a lungo una funzione viene vissuto dagli interessati mestiere dello scrittore è com- talo-francese Serge Quadruppa- preziosa. Bisogna però vedere di come una vergogna, ma come pletamente diverso da quello ni (per esempio Saturno). O le quale televisione parliamo. Sa- un riconoscimento. dello sceneggiatore, che fa parte riflessioni profonde di Michele rebbe mai possibile in Italia una di un collettivo e scrive in tutt’al- Mari. Del resto, conviene a que- serie televisiva come Breaking Dato che è improbabile che un tra maniera (anche quando è sti e ad altri autori tenersi fuori Bad, totalmente anticonformi- Carlo Freccero divenga un giorno all’origine scrittore). Ora, se il dal cinema italiano mainstream, sta e perturbante? Chiaramente presidente Rai, e che a un Marco collettivo è inserito in un siste- se possono, e lasciare la scena no: da noi è tutta un’inflazione Müller sia affidato il settore cine- ma che scricchiola dai vertici alla ad autori più mediatici. di storie di santi, di preti, di po- ma di Mediaset, dobbiamo ipo- base poco importa che attinga liziotti coraggiosi e senza mac- tizzare un futuro con rare case alla narrativa. Banalizzerà o, fin Non vorrei però sembrare trop- chia. Persino Mad Men sarebbe produttrici capaci di resistere dall’inizio, attingerà dai testi let- po pessimista. È in corso una troppo oltraggioso. Una televi- come altrettanti Fort Apache in terari più consoni alla visione rivoluzione clamorosa. Oggi sione senza nerbo produrrà un mezzo al dilagare di battutacce conformista che lo ispira. chiunque può filmare con uno cinema fatto a sua immagine da trivio, doppi sensi, peti, più smartphone o una telecamera a (ripeto, con eccezioni, però ra- qualche horror o thriller squinter- Non mi vedo romanzi ricchi di basso costo. Si trovano su You- rissime). Peggio: sfornerà nuo- nato fatto con due soldi. Nonché problematica come quelli di Lo- Tube e Vimeo, sapendo cercare, vi registi, attori, sceneggiatori a un mancato ricambio tra leve renza Ghinelli (Il divoratore, La autentici gioielli, firmati anche da addestrati al mezzo televisivo e di professionisti, come già è av- colpa) diventare film, anche se giovani italiani. Il mio consiglio è incapaci d’altro linguaggio. Non venuto tra generazioni di attori. costerebbero poco: troppo sotti- frugare da quelle parti. Forse è lì è un caso se certe star nostrane li. O le ambigue storie di Vittorio che sta fermentando il cinema si ritrovino in produzioni interna- Può la letteratura venire in soc- Giacopini (ultimo di una serie italiano che verrà. zionali ridotte al rango di com- corso di un cinema italiano ago- stupenda: Nello specchio di Ca-

15 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cosa le piace e cosa non le piace schera”. La grande bellezza, per l’ambiente più straordinario, più del cinema italiano. esempio, non sono ancora anda- esaltante, più bello di tutto il pia- Intanto, mi piace che i registi va- to a vederlo perché tutti me ne neta: io ho visto tutto il mondo e lidi sono veramente straordinari: hanno parlato, suggerendomi di di luoghi come l’Italia non ne esi- ho visto Diaz e mi sono venuti i vederlo, ma sono sicuro che pos- ste nemmeno uno – non viene brividi, mi sono sentito indigna- sa angosciarmi perché conosco visto: perché se io vedo un film to, inorridito, mi sono sentito un po’ l’ambiente che Sorrentino americano mi accorgo che con dentro quella macelleria, dentro racconta: questo per me è un pe- quattro campi di granoturco rie- fino al collo e quello dimostra riodo in cui sono molto preoccu- scono a realizzare cose notevoli? che il regista conosce il mestie- pato per quello che succede nel È possibile che vivere in un luogo re. Ricordo ancora Il Divo e un nostro paese, io me la prendo come questo, l’Italia, abbia crea- pezzo sul “New York Times” che molto per queste situazioni; an- to solo tecnici capaci? Mi spiego. diceva: “Questo è un film paz- che se personalmente non ho Quando vedi un lavoro di Stora- zesco, lo dovete assolutamente problemi, non mi piace vivere ro, vedi che ha appreso la lezione vedere” ed è un film pazzesco! bene in un paese che soffre. E al- di Caravaggio, dei Carracci e da lì Inutile ribadire che c’è Toni Ser- lora, quando le cose vanno così “si vede che è un italiano”: noi villo che è “un mostro” di talen- male a me piacerebbe si fosse ci fermiamo un po’ a quello. A to, anche se rischia, secondo me, capaci di alzare la testa, sollevare volte ci prova Carlo Carlei ad an- di essere inchiodato a una figura dritta la schiena: i registi, quan- dare oltre, non sempre ci riesce. un po’ kafkiana, mentre lui può do hanno le possibilità produtti- Poi non mi piace lo sbracamen- andare oltre: io l’ho conosciu- ve, sono davvero molto bravi nel to, cioè lo sguazzare nei liquami to, è un uomo meraviglioso, di non fare finta di nulla. Quello che non mi sembra una cosa esal- grande fascino, invece lì il rischio non mi piace è invece osservare tante: la gente può anche ridere è che sia un po’ troppo “una ma- che il nostro paese - sicuramente ma è un tipo di risata che fa più

piangere; quello svaccamento, il cedere alla parolaccia fine a se stessa non lo trovo divertente, non costruttivo, men che meno artistico.

16 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Cos’ha la letteratura italiana che è una testimonianza di questo tore è la sua immaginazione: è il cinema non ha, e viceversa… concetto – e la lingua così è il una questione di sensibilità. La Il cinema italiano, parlo di bel mezzo, nata per dare emozioni, sensibilità o ce l’hai o non ce cinema intendiamoci, possiede perché una vita senza emozioni l’hai, il talento o ce l’hai o non un’immediatezza d’impatto no- non vale la pena di essere vissu- ce l’hai. Tutti abbiamo un talen- tevole, che spesso nella letteratu- ta. La calma piatta è la morte, la to ma il talento della scrittura è ra, secondo me, manca: vive un depressione: tant’è vero che le sostanzialmente la capacità di po’ troppo la parola come fine persone vanno a vedere l’horror provare emozioni e comunicar- della narrazione. Il cinema non pur di avere uno schizzo di adre- le a chi ti legge. Vertono tutti sul può esimersi dal raccontare una nalina. La letteratura ha delle sociale, o sul vissuto, e basta che storia e quando lo fa bene è ca- possibilità infinite di comunica- uno ottenga un successo di cri- pace di far partire un pugno con- re emozioni, però è diffuso un tica in un primo momento che, tro di te spettatore, ti stordisce e tecnicismo gelido che castiga le un po’ per pigrizia, sia lui che il poi ti attrae dentro il racconto. emozioni. Certe volte, di notte pubblico reiterano il discorso, il Nella letteratura nostra, siccome quando scrivo, mi dico da solo tema. Io credo che la testualità per secoli e secoli l’unico spettro che è il momento di andare a dell’Occidente siano due roman- di patria è stata la lingua, gli in- letto perché mi spavento da solo zi storici, Iliade e Odissea, pilastri tellettuali si sono trincerati per sul rischio di scivolare in questo: pieni di intrecci: nessuno mai si lunghissimo tempo a difesa di la letteratura, invece, deve fornire è chiesto “perché tutti i grandi questo simulacro senza corpo: vite alternative in cui noi condivi- capolavori sono densi di Storia?” la lingua, così, è diventata non diamo lo spazio con i personaggi Perché la Storia non è stata fatta il mezzo ma il fine. Se parliamo della storia, come in un diorama. da meditazione, elaborazione del di poesia siamo d’accordo su pensiero, ma è stata costruita da questo principio, il suono stesso Tre libri italiani (non suoi) che livori, avidità, sesso, violenza ed della lingua ha una sua poten- vedrebbe bene adattati per lo è quello il motore per stare den- za: a Dante se gli togli la lingua schermo e perché... tro alla vicenda umana, il saper l’hai ammazzato, immaginarlo Dunque… in realtà non ne vedo mettere le mani in quel groviglio in un’altra lingua non è possi- tanti… Tolti Camilleri, la grande di declinazioni della passione e bile. Ma se parliamo di prosa il giallistica, Carofiglio che offrono cavarne poi il risultato che si pos- fine è raccontare una storia che autonomamente delle storie con sa dire che vale la pena vivere. è una vita alternativa a quella che una destinazione cinematografi- il tuo destino ti ha riservato: tu in ca, le altre non ce l’hanno perché (dichiarazioni raccolte da N.B.) letteratura puoi vivere mille vite sono quasi sempre storie rachiti- alternative – L’eleganza del riccio che. La muscolatura di uno scrit-

17 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Siamo ormai abituati a vedere attori stranieri mediocri a cui dei nostri grandi doppiatori (spesso anche attori) prestano la propria voce. Ed è molto più facile a quel punto rendere piacevole qualsia- si interpretazione.

Provate a guardare un film italiano a New York. O siete padroni della nostra lingua o sarete costretti a leggere i sottotitoli senza guarda- re il film perché raramente le ope- re straniere vengono tradotte.

Analogamente accade nei ro- manzi: i diritti di un fenomeno planetario come Il nome della vece, tutti erano improvvisamen- rosa di Eco vennero ceduti per te diventati Antonioni, Visconti pochi spiccioli negli Stati Uniti. o Fellini. E ci scordavamo della Ma molti altri romanzi di suc- commedia all’italiana che aveva cesso europei neppure varcano i fatto scuola nel mondo e della ca- confini dell’oceano. pacità di geni a cui ispirarsi - attori e registi - senza eguali. Il risultato è evidente: disaffezione.

Forse tornare a ciò che ben sap- piamo fare, senza scimmiottare le major d’oltreoceano, può solo far bene al nostro estro che, a detta di tutti, è insuperabile.

Cos’ha la letteratura italiana che il cinema non ha, e viceversa… Tre libri italiani (non suoi) che Il cinema è più selettivo: editare un vedrebbe bene adattati per lo libro - anche in poche copie - è alla schermo e perché... portata di molti. Realizzare un lun- Nei romanzi di Andrea Vitali si re- gometraggio è più difficile e impe- spira la nostra provincia, colorata, Cosa le piace e cosa non le piace gnativo sotto il profilo economico. piena di aneddoti e personalità del cinema italiano. universali. Andrea dipinge vizi Un errore di fondo accomuna la Cito invece un’altra cosa che ac- e virtù della nostra gente con un letteratura e la cinematografia comuna le due arti e la chiamo sapiente pennello simile a quello nel Bel Paese. E vi prego di rite- “contro-esterofilia”. con cui Guareschi, Soldati o Piove- nere la mia affermazione priva di ne hanno disegnato il dopoguerra. sentimenti ostili nei confronti dei colleghi scrittori. A parer mio la Donato Carrisi è capace di far presunzione dell’oggettività ha fal- palpitare ogni lettore tra le sue sato gusti e affezioni del pubbli- pagine cariche di tensione. co. Ci siamo ritrovati con le sale deserte, cinema e librerie che Giorgio Faletti ha una bibliogra- chiudevano. Con “presunzione fia “filmica” (anche se il termine dell’oggettività” intendo quella non mi piace) che non ha biso- capacità tipicamente italiana di gno di presentazioni. ritenere ogni propria esperienza degna di essere raccontata. Nel Ho citato solo tre amici (non campo letterario, molti “lettera- per campanile), ma potrei citar- ti” erano convinti di essere tutti ne molti altri: i lavori di tutti gli dei Verga o dei Pirandello e col autori di gialli italiani, ad esem- loro verismo domestico sono pio, sono facilmente adattabili al solo riusciti ad allontanare (o far grande schermo. Il successo di migrare verso l’estero) schiere di Montalbano e di altri protagoni- lettori stanchi di non “viaggiare” sti nostrani ne sono l’esempio. più leggendo un libro. Nel campo cinematografico, in- SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori Milioni di milioni di Marco Malvaldi Sorella di Marco Lodoli Le pietre della luna di Marco Buticchi Il barone rampante di Italo Calvino Il suggeritore di Donato Carrisi Comprare il sole Comprare di Sebastiano Vassalli Il fuoco amico dei ricordi di Alessandro Piperno ANDREA VITALI GIORGIO FALETTI GIORGIO FALETTI ANDREA DE CARLO CHIARA GAMBERALE Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio La notte di Peter Pan di Piero Degli Antoni Settanta acrilico trenta lana di Viola Di Grado Mal’aria di Eraldo Baldini Il profanatore di biblioteche proibite di Davide Mosca autore: Alan Altieri autore: Giorgio Faletti Vita di Giuseppe Mazzini di Jessie White Mario autore: Marco Buticchi Il regno di Op di Paola Natalicchio Il contagio Siti di Walter autore: Donato Carrisi DONATO CARRISI DONATO MARCO BUTICCHI ELEONORA MAZZONI GIANCARLO DE CATALDO autore: Andrea Vitali Io uccido di Giorgio Faletti Il bambino indaco di Marco Franzoso Canale Mussolini Canale di Antonio Pennacchi Saturno di Serge Quadruppani Non passare per il sangue di Eduardo Savarese Zero zero di Roberto Saviano LIBRI E AUTORI CHE VORREBBERO VEDERE PORTATI SULLO SCHERMO. LIBRI E AUTORI CHE VORREBBERO VEDERE PORTATI IN QUESTA PAGINA TROVATE TUTTI I SUGGERIMENTI DEI 12 SCRITTORI: PAGINA TROVATE IN QUESTA Nello specchio di Cagliostro di Vittorio Giacopini Undercover di Roberto Riccardi Resistere non serve a niente Siti di Walter SILVIA AVALLONE SILVIA MASSIMO CARLOTTO VALERIO EVANGELISTI VALERIO VALERIO MASSIMO MANFREDI VALERIO L'autore ha preferito non indicare suggerimenti Una brutta storia di Piergiorgio Pulixi Menzogna e sortilegio di Elsa Morante Il divoratore di Lorenza Ghinelli SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

Parole e immagini si incontrano in tv

di Andrea Guglielmino

20 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori

he rapporto vige nel insieme le risorse per realizzare il sesso. I miei esperti di marketing nostro paese tra cine- progetto e paga circa il 10-15% del mi tormentavano con l’idea che per ma e letteratura? In prezzo totale di cessione. Solo alla la società ci volesse un nome sexy. che modo la coscienza fine acquista a prezzo pieno”. Così una volta li ho bonariamente di poterne trarre un’o- Andrea Purgatori, ex giornalista del presi in giro, proponendo questo. Cpera cinematografica influenza la “Corriere della Sera” e noto sce- Alla fine lo hanno trovato bellissi- stesura e il processo editoriale di neggiatore, racconta invece la sua mo. Non so bene cosa spinga un un romanzo? 8½ lo chiede a esperti esperienza diretta di sceneggiatore produttore a scegliere un libro per del settore e addetti ai lavori, incon- spesso alle prese con trasposizioni trarne un film. Bisogna stare attenti trati a Roma in occasione dell’inau- da romanzi: “Ancora oggi la gente ai libri che ti piacciono tantissimo gurazione ufficiale del 7° Corso di mi fa i complimenti per Il muro di ma magari non sono trasponibili. Alta Formazione in Gestione della gomma e mi dice che il libro era Un alto valore letterario non impli- Libreria. Particolarmente forma- molto meglio. Ma il libro non c’e- ca che un libro si possa trasformare tivo l’intervento di Sandro Ferri, ra. Invece davano tutti per scontato facilmente in un film. Ovviamente, editore per E/O, che fornisce nu- che ci fosse. Il che la dice lunga su con i libri più narrativi è tutto più merose informazioni utili su come quanto siano stretti nel nostro pae- facile. Così come con tutto ciò che funziona, anche dal punto di vista se i rapporti tra cinema e letteratu- riconduce a un genere”. Ma per legale, lo “scambio” tra letteratura ra. Però non sono sicuro che questo Tozzi, in Italia, il rapporto tra libri e audiovisivo. La sua E/O ha pub- rapporto sia sano. Molte volte ho e cinema è fortemente influenzato blicato diversi libri che poi hanno dovuto rifiutare una trasposizione dalla costante presenza della tv: “È generato opere cinematografiche, proprio perché l’autore del libro vo- così che ho scoperto gli sceneggia- ad esempio L’amore molesto, I leva partecipare e non si riusciva a ti, il che presupponeva l’esistenza giorni dell’abbandono, Il fuggiasco, trovare una sintonia. Magari erano di libri, e devo dire anche grazie a

Sergio Castellitto, Andrea Purgatori e Riccardo Tozzi rivelano aspetti inediti dell’ingombrante rapporto tra letteratura e film. Tra tradimenti, colpi di fulmine, libri inesistenti e sceneggiati televisivi.

Arrivederci amore ciao, Scontro di affezionati non solo a un passaggio Rizzoli, che con la collana Bur mi civiltà per un ascensore a Piazza narrativo, ma a un dettaglio, a una permetteva a pochi spicci di com- Vittorio, In bilico sul mare. L’editore battuta. Per ricostituire un rappor- prare tutti i romanzi che volevo. racconta come ciò sia stato possi- to virtuoso tra cinema e letteratura Insomma, la cultura, nella mia vita, bile. “Abbiamo una persona che usiamo quest’immagine: il libro è entrata attraverso la tv. Ma non se ne occupa, e che viene proprio deve stare alla sceneggiatura come solo nella mia: in Italia l’abitudine dal mondo del cinema, Maurizio la sceneggiatura sta al film. Ovve- a guardare la televisione si è svi- Dell’Orso. Ha i contatti giusti per ro, si procede per interpretazioni, luppata prima di quella a leggere tenere i rapporti con i produttori e e ciascun autore dovrebbe essere libri e giornali. Ed è sempre stato gli operatori del settore, che è un contento di consegnare il suo scrit- il cuore del nostro sistema, che ha lavoro lungo e complesso. Non è to a colui che lo interpreterà. È così mediato anche il rapporto tra let- facile, perché l’autore va coinvolto, che sono nati i grandi capolavori teratura e immagini: inizialmente i ma dall’altro lato i produttori sono del cinema”. L’esperienza di Sergio rapporti tra cinema e libri non esi- gelosi delle proprie prerogative. I Castellitto è del tutto particolare, stevano, a parte casi isolati come problemi principali, che creano i dato che l’autore con cui più spes- Il gattopardo o Il dottor Zivago. È maggiori attriti, sono punti che ri- so lavora è sua moglie, Margaret l’avvento della tv commerciale, e guardano la cessione dei diritti, in Mazzantini: “Altro che avere l’auto- quindi l’arrivo della fiction, so- particolar modo questioni tecniche re tra i piedi – dice – io ce l’ho nel prattutto anglosassone, ad avvi- come la possibilità di realizzare letto, in cucina. Per Non ti muovere, cinarli. Sono fenomeni a catena: remake, prequel e sequel dopo in buona fede, ho iniziato a pensare quel modo nuovo di narrare sti- un tot numero di anni. Il produt- a una trasposizione già da quando mola gli scrittori, che si formano tore ovviamente vorrebbe averne Margaret cominciava a buttar giù proprio attraverso la tv. La narra- la facoltà mentre l’autore e l’edito- le prime basi. Ma poi lei mi disse: tività nei libri diventa più intensa. re hanno interesse a mantenere il strappalo. Prendi una matita e sot- Proprio dalla tv, e in particolare controllo su questi aspetti, che di- tolinea solo le immagini. Insomma, dalla Rai, dobbiamo ripartire: i no- ventano particolarmente importan- fai come ti pare”. Anche Riccardo stri politici debbono capire che la ti di questi tempi dove a dominare Tozzi, presidente Anica e produtto- cultura non costa tanto e si può è la serialità. Altro punto: il diritto re prolifico, è molto legato alla let- fare. La tv è la base per innerva- d’opzione, di solito della durata di teratura: “Il nome della mia società, re tutta l’industria, superando i uno o due anni. Il produttore man- Cattleya, viene da lì – racconta – In compartimenti e l’autoreferenzia- tiene l’esclusiva in attesa di mettere Proust “fare Cattleya” significa fare lità che imprigionano il sistema”.

21 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori di Steve Della Casa Che noia i discorsi filologici Meglio non saper niente del libro. L che fu comunque molto aspro. le a quelli politici che ebbi in quel periodo ma nacque uno scontro che non era paragonabi - to. Mi sembrò troppo. opposi duramente, persino la descrizione dell’orto abbandona - delle riflessioni manzoniane sulla peste e nella descrizione dei paesaggi, l’abolizione la notte dell’Innominato, semplificazione sparizione del sarto che accoglie Lucia dopo arbitrarie”, disse lei. E l’elenco riguardava: la ché?”, chiesi io. “Per una serie di omissioni invece, parlò subito di romanzo tradito. “Per - fosse un ottimo Renzo Tramaglino. La prof, Cervi (che un po’ di pancetta già ce l’aveva) da Camerini funzionasse e che anche Gino mi sembrava che il “condensato” proposto anni successivi. Al termine ero entusiasta: l’ho poi ripreso più volte all’università, negli ditamente e che in virtù di questa passione tutti i tempi, che lo avevo studiato approfon - zo di Manzoni uno dei cinque più grandi ritenevo anche allora, in pieno ’68) il roman - rio Camerini. Devo premettere che ritengo (e cinefila, ci fece vedere professoressa di lettere, illuminata ma non blema è stata al liceo, quando una ta che mi sono posto questo pro - cosa esclude l’altra? La prima vol - oppure fare il contrario, oppure una eggere il libro e poi guardare film, I promessi sposi di - Ma Hitchcock a Truffaut? trarre un buon film, vi ricordate cosa dice filologi. E, in quanto al valore del libro per tirando fuori un vero capolavoro. In barba ai nello spazio (ha pure trovato un colpevole) trasportato nel tempo (trent’anni dopo) e Germi ha preso lo spirito di Gadda e lo ha filologici che sono inutili e tediosi. Del resto, prio niente, per evitare di entrare in discorsi aver letto il libro, anzi di non saperne pro - cui la voglia che scaturisce è quella di non minuti tre” il senso e la storia del libro. Per per verificarlo) deve forza riassumere “in re stato in qualche commissione giudicante che origina veri e propri mostri, basta esse - sorta di rito orgiastico, di “uno contro tutti” che se uno vuole affrontare un pitching (una propensione al Bignami letterario, nel senso – strutturale). Si diffonde inoltre una certa meno mi sembra – come si diceva una volta soldi (è sempre stato così, ma adesso il feno - carta in più, che ci si può giocare per trovare i romanzo più o meno di successo sia una sione è che proporre un trattamento di partire dalla sceneggiatura e la mia impres - cinematografica. Oggi i film si finanziano a sare del tempo e il modificarsi dell’industria Anzi, lo è diventato ancora di più con il pas - te letteraria è un problema piuttosto serio. Da allora ho capito che il problema della fon -

22 SCENARI // Il cinema italiano visto dagli scrittori di Mario Sesti che non abbia non che altro qualcos’ particolarmente somigliante? Il lettore che ha somigliante? particolarmente spetta - degli crudele più il è libro un amato tori. Dice di voler ritrovare ciò che ha amato, ma in realtà spera, disperatamente, di poter ancora trovare ancora consumato di quel testo, come se il cinema possedesse il potere sovrannaturale di illuminare gli angoli nascosti una casa che conoscete a menadito e dove non pensa - è l’avverbio del te di poter tornare. “Ancora” suo desiderio utopico. “Mai più” quello della sua spietata maledizione. Da questo punto di vista, il verbo più sbagliato è proprio quello canonico: “trasporre” (o “transcodificare” se - Si strutturalismo). dello eredi scuole le condo si può un film, lo con un libro deturpare può riflesso un o grottesca caricatura una rendere fantastico e creativo del testo originale, ma proprio non si può una delle poche cose che fare è trasformare una quantità “n” di parole in un altra quantità “n” di immagini e suo - ni. Per questo i registi migliori sono quelli che rifiniscono l’indeterminato (Huston), o fanno della vita di uno scrittore un romanzo indistinguibile dai propri (Paul Schrader con Mishima ) o fermano il romanzo prima della sua conclusione (Visconti con Il gattopardo ) imprigionandolo nell’eternità di un’aurora. tranne che trasporre. Tutto, eglio aver letto il libro: per due ragioni. La prima, poco nobile: ci si può indignare con poca spesa e ottimi ri - sultati. In fondo è una com - Meglio aver letto il libro. il libro. letto Meglio aver spesa poca con Ci si può indignare petizione del tutto improponibile. Un film petizione dura due ore, un romanzo può anche essere letto durante una intera vita (molto diversa la questione con i serial: da quale incredibile Balzac di Manhattan del dopoguerra è tratto Mad Men ?). La seconda, più interessante: si può essere presi al laccio da forme di allu - cinazioni estatiche. Quando vidi The Dead di John Huston (un regista che non amo: “il grande regista che non ha mai fatto un gran - de film”, lo definì Andrew Sarris), mi sembrò di trovarmi fronte ad un capolavoro fe - deltà al testo. Andai a rileggere il racconto omonimo di Joyce (che conoscevo già molto sce - in figlio, il (e Huston che scoprii e bene) neggiatura) aveva semplicemente aggiunto una provvista di particolari, “prolungando” di il carattere testo originale: tratti del alcuni un personaggio secondario, una conversazio - ne tra vecchi amici nel crepuscolo del capo - danno, l’intensità del rammarico finale. Ciò una realtà in era calco un apparso era mi che Ma non e invisibili. leggeri di ritocchi nube era proprio per questo che mi sembrato M

23 SCENARI // Il cinema italiano visto daglidagili scrittoriscrittori Perché NON SEMPRE DI SUCCESSO GENERA

di Nicole Bianchi Saverio Costanzo e Stefano Mordini riflettono sulle rispettive esperienze di adattamento per La solitudine dei numeri primi e Acciaio Di successo? uando ha letto per la prima più venduti del ‘900 – lo sguardo dello spet- sone. Ho acquistato i diritti del film quando volta il libro, cosa aveva indi- tatore rispetto al film non può che essere aveva venduto 80mila copie: mi è esploso viduato di vincente tanto da “perverso”. Mi spiego: quel libro è diven- nelle mani. Da regista dover lavorare su un sceglierlo per un suo film? tato nell’immaginario collettivo qualcosa che immaginario così forte, già definito, è più Q riguardava due milioni di persone, tra cui c’ero complesso e meno divertente. Detto questo, SC: Nel libro c’era il dolore originario, che è anch’io col mio punto di vista. Sicuramente il film mi ha donato moltissimo. Faccio un es- una cosa difficilissima da riuscire a sintetiz- il mio sguardo era in comune con alcune di empio che spesso ho usato come “test” du- zare. Mi riferisco ai primi due capitoli dove queste persone, ma non con altre e queste ul- rante gli incontri con il pubblico: il colore de Paolo Giordano racconta l’incidente di Alice time sono state portate a vivere il film come La solitudine dei numeri primi è il verde, come sulle piste da sci e l’abbandono della sorella, un’esperienza radicalmente diversa da ciò che quello di Gomorra è il rosa, quello dei coltelli, portatrice di handicap, da parte del fratellino avevano potuto immaginare leggendo. e questo dipende dalla scelta cromatica che … È come se fosse riuscito a costruire la mes- la casa editrice aveva deciso di fare per la co- sa in scena del dolore e questo ha mosso la SM: Il libro ha avuto una grande risposta: il pertina. Nel film ho voluto ricreare questo ri- mia personale emotività. film, affrontando le tematiche da altri punti chiamo al colore verde, facendo entrare Alba di vista, ha complicato un po’ la narrazione Rohrwacher dentro quel cespuglio che la por- SM: Credo che la letteratura italiana contem- o comunque l’ha sintetizzata. Nel libro c’è tava nella dimensione interiore: alla gente che poranea sia un po’ più vivace del cinema in un territorio meglio distinto, mentre nel film incontravo ho spesso chiesto se si ricordasse, questo momento, che abbia uno sguardo più sono rimasti solo alcuni elementi. L’intera op- nel libro, la scena e moltissimi la ricordavano. libero. In Acciaio – che in realtà mi hanno erazione è stata fatta insieme a Giulia Calen- Ma nel libro non c’è! Così si dimostra che è proposto - ho trovato tematiche che avevo da, la sceneggiatrice, ma con la collaborazi- l’inconscio dello spettatore, che è stato prima già sondato. C’era la freschezza di un racco- one della scrittrice, Silvia Avallone, che aveva lettore, che ha inserito nel proprio immaginar- nto che aveva qualcosa di autobiografico da voglia di scrivere un’altra pagina rispetto a io la prima immagine che di quella storia aveva parte dell’autrice. quella del libro. visto, cioè la copertina. Ho cercato di lavorare su una trama che fosse non solo il racconto di Ciò che l’ha colpita nel testo letterario è A distanza di qualche tempo, in tutta franchez- Giordano ma anche la storia delle sensazioni stato incisivo anche per il film? Cosa si veri- za, ha qualche ripensamento? Avrebbe tratta- che il suo libro aveva provocato nel pubblico. fica di positivo/negativo nel passaggio dalla to diversamente il testo letterario? Non potevo eludere questo lavoro, era ques- carta alla pellicola? tione di responsabilità: ripetere la stessa storia SC: La resa filmica la manterrei esattamente di un libro, al cinema, è un inganno, genera SC: Quando si lavora su un best seller di come l’ho costruita, ma mi sono trovato a do- morbosità verso l’adattamento. Invece si va al quelle proporzioni – uno dei cinque libri ver “lottare” con l’immaginario di troppe per- cinema per essere spaesati.

24 SCENARISCENARI //// IlIl cinemacinema italianoitaliano vistovisto dagilidagli scrittori Perché NON SEMPRE DI SUCCESSO GENERA

di Nicole Bianchi Saverio Costanzo e Stefano Mordini riflettono sulle rispettive esperienze di adattamento per La solitudine dei numeri primi e Acciaio Di successo? SM: Sì, farei un altro trattamento perché linguaggio cinematografico e per questo Da regista, ma soprattutto da spettatore e let- non ripeterei mai lo stesso progetto che ho ho forse deluso un pubblico pieno di pregi- tore, cosa ne pensa di quelli che dicono: “però già fatto. Non saprei dire “come” però: le udizi “solo” perché aveva amato moltissimo il libro è più bello del film”? Secondo lei, da esperienze in ogni caso segnano e di con- il libro, a cui è rimasto aggrappato senza cosa nasce questa impressione diffusa? seguenza è difficile pensare come se non andare oltre. l’avessi fatto. SC: La risposta è molto semplice: SM: Sì certo! Perché le storie sono storie, che l’affermazione viene fatta perché il libro at- Dopo questa “esperienza letteraria”, sce- nascano da libri o meno. Se sono interessanti, testa la prima volta dell’incontro con la sto- glierebbe un altro libro come spunto per se ti colpiscono, se senti di poterle mettere in ria. Andare al cinema e vedere una storia una prossima sceneggiatura/regia? scena non trovo differenza. Non c’è, in me al- che già si conosce è “perverso”, è uno stare meno, una ricerca di originalità. a guardare insistente: io personalmente lo SC: Assolutamente sì. Ora ho acquistato i faccio solo se mi interessa il regista. La let- diritti di Limonov di Emmanuel Carrère, che Il problema dell’adattamento: perché il teratura insegna a guardare, non soltanto a produrremo. Ancora un best seller, anche se successo di un film non è garantito dal suc- leggere: poi se si va al cinema e si ritrova molto diverso da quello di Giordano perché cesso del libro da cui è tratto? la stessa identica… storia allora subentra la è scritto da un signore che si è basato sui tutela del primo amore, il libro. Rimane il libri di Eduard Limonov, che a sua volta ha SC: L’equazione lettore-spettatore, in Italia, primo amore, quello puro. romanzato la sua vita. In questo caso il film era confermata fino al mio film. Dopo La è l’ultimo approdo alla creazione di un per- solitudine dei numeri primi non è più così. SM: Non lo so: a volte i libri sono meglio dei sonaggio “fantastico”: cosa sia vero e cosa film, a volte è il contrario. fittizio non interessa più a nessuno e questo SM: Solitamente è difficile tradurre un libro mi garantisce enormi liberà, nonostante la che è andato bene, però dipende dal punto persona sia in vita, anche perché lui si è di vista, nel senso che non sempre il suc- sempre “venduto” per essere “un marchio”, cesso decretato dal pubblico corrisponde più un nome che una persona. Ripeterò la alla qualità del prodotto. Rispetto ad Ac- scelta di trarre da un libro un mio lavoro, ciaio è evidente che il film non ha avuto un sapendo con più consapevolezza dove pos- consenso pari a quello del libro, forse avrei so prendermi o meno delle libertà. Con La dovuto essere più popolare, invece ho sen- solitudine mi sono trovato a fare un brac- tito la responsabilità di fare una ricerca di cio di ferro con una platea molto vasta, che un certo tipo e questo complica il rapporto non necessariamente ha confidenza con il con il pubblico.

25 SCENARI // IlFestival cinema del italiano cinema visto dagli scrittori

RADIOGRAFIA DELL’ADATTAMENTO a cura di Fabrizia Malgeri Analisi dei dati della nostra 2012-2013 produzione cinematografica Totale lungometraggi italiani: 2012-2013 2012-2013: come fonte (al 22 giugno 2013) Totale lungometraggi italiani: d’ispirazione prevalgono le (al 22 giugno 2013) opere letterarie italiane e, tra 193 le case editrici, predomina 193 Einaudi. 2012-2013 Totale lungometraggi italiani: 2012-2013 tratti da romanzi Totale lungometraggi italiani: 42 t42ratti da romanzi

di cui Romanzi italiani: di cui Romanzi Romanzi italiani: 30 stranieri: Romanzi 12 30 stranieri: 12

di cui Senza diritti: di cui 8 Senza diritti: 8 2012 Totale lungometraggi italiani: 2012 Totale lungometraggi italiani: 109 2013 109 Totale lungometraggi italiani: 2013 (al 22 giugno 2013)* Totale lungometraggi italiani: (al 22 giugno 2013)* di cui 84 Romanzi italiani: di cui di cui Romanzi italiani 20 Romanzi italiani: 84 di cui Romanzi 20 10 Romanzi italiani stranieri: Romanzi Romanzi 10 8 stranieri: stranieri Romanzi di cui Senza diritti: 8 4 stranieri di cui 4 Senza diritti: 4 di cui Senza diritti: * La rilevazione considera esclusivamente i titoli 4 di cui usciti fino alla data indicata - 22 giugno 2013 4 Senza diritti: 4 26 SCENARI // Festival del cinema

2012 – film italiani 2013 – film italiani tratti da romanzi (28): tratti da romanzi (14):

Acab di Stefano Sollima, tratto dal romanzo Dietro il buio di Giorgio Pressburger, tratto La scoperta dell’alba di Susanna Nicchiarelli, ACAB. All Cops Are Bastards di Carlo Bonini, dal monologo teatrale Lei dunque capirà di tratto dall’omonimo romanzo di Walter Einaudi Claudio Magris, Garzanti Veltroni, Rizzoli

La scomparsa di Patò di Rocco Mortelliti, Cronaca di un assurdo normale di Stefano Pazze di me di Fausto Brizzi, tratto dall’omo- tratto dal romanzo omonimo di Andrea Calvagna, tratto dall’omonimo romanzo di nimo romanzo di Federica Bosco, Mondadori Camilleri, Mondadori Stefano Calvagna, Graus Studio Illegale di Umberto Carteni, trat- Un giorno questo dolore ti sarà utile di Roberto Come non detto di Ivan Silvestrini, in contem- to dall’omonimo romanzo di Federico Faenza, ispirato al romanzo omonimo di poranea con il romanzo Come non detto. Baccomo, Marsilio Peter Cameron, Adelphi Il manuale del perfetto coming out di Proia Roberto,Sonzogno Quattro notti di uno straniero di Fabrizio Gli sfiorati di Matteo Rovere, tratto dal roman- Ferraro, ispirato al romanzo Le notti bianche zo omonimo di Sandro Veronesi, Bompiani È stato il figlio di Daniele Ciprì, tratto dal di Fedor Dostoevskij, no diritti romanzo omonimo di Roberto Alajmo, Henry di Alessandro Piva, tratto dal romanzo Mondadori Viva la libertà di Roberto Andò, tratto dal omonimo di Giovanni Mastrangelo, Einaudi romanzo Il Trono vuoto di Roberto Andò, Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni, tratto dal Bompiani Cesare deve morire dei Fratelli Taviani, romanzo Il rosso e il blu. Cuori ed errori nella ispirato all’opera Giulio Cesare di William scuola italiana di Marco Lodoli, Einaudi Pinocchio di Enzo D'Alò, tratto dall’omonimo Shakespeare, no diritti romanzo di Collodi, no diritti Appartamento ad Atene di Ruggero Dipaola, Colour from the dark di Ivan Zuccon, tratto tratto dal romanzo omonimo di Glenway Educazione siberiana di Gabriele Salvatores, dal racconto The Colour Out of Space di H.P. Wescott, Adelphi tratto dall’omonimo romanzo di Nicolai Lilin, Lovecraft Einaudi Un giorno speciale di Francesca Comencini, 10 regole per fare innamorare di Cristiano tratto da Il cielo con un dito di Claudio Bigagli, Su Re di Giovanni Columbu, liberamente ispi- Bortone, tratto dal romanzo omonimo di Garzanti rato ai quattro Vangeli Guglielmo Scilla/Alessia Pelonzi, Kowalski Tutti i santi giorni di Paolo Virzì, tratto dal ro- Bianca come il latte, rossa come il sangue di È nata una star? di Lucio Pellegrini, tratto manzo La generazione di Simone Lenzi, Dalai Giacomo Campiotti, tratto dall’omonimo dal racconto È nata una star di Nick Hornby, romanzo di Alessandro D’Avenia, Mondadori Guanda Io e te di , tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, Passione sinistra di Marco Ponti, liberamente Quijote di Mimmo Paladino, ispirato al Einaudi tratto dal romanzo Una passione sinistra di romanzo Don Chisciotte di Miguel de Chiara Gamberale, Bompiani Cervantes, no diritti Venuto al mondo di Sergio Castellitto, tratto dal romanzo omonimo di Margaret Miele di Valeria Golino, tratto dall’omonimo Romanzo di una strage di Marco Tullio Mazzantini, Mondadori romanzo A nome tuo di Mauro Covacich, Giordana, tratto dal saggio Il segreto di Piazza Einaudi Fontana di Paolo Cucchiarelli, Ponte alle Acciaio di Stefano Mordini, tratto dal roman- Grazie zo omonimo di Silvia Avallone, Rizzoli Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, tratto dall’omonimo romanzo di Sergio Atzeni, Il primo uomo di Gianni Amelio, tratto dal Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi, Sellerio romanzo incompiuto di Albert Camus, ispirato alla poesia Alì dagli occhi azzurri di Bompiani Pier Paolo Pasolini, Garzanti The Butterfly Room – La stanza delle farfalle di Jonathan Zarantonello, tratto dal racconto Ulidi piccola mia di Mateo Zoni, tratto dal ro- Dracula 3D di Dario Argento, ispirato all’o- Alice dalle 4 alle 5 di Jonathan Zarantonello, manzo Fuga dalla follia di Maria Zirilli, Mupe monimo romanzo di Bram Stoker, no diritti casa editrice n.d.

Maternity Blues di Fabrizio Cattani, tratto L'amore è imperfetto di Francesca Muci, P.O.E. – Poetry of Eerie di AA.VV., tratto dalle dall’opera letteraria From Medea di Grazia tratto dal romanzo omonimo di Francesca opere di Edgar Allan Poe, no diritti Verasani, Sironi Muci, Piemme

Fonti: Cinematografo.it – Fondazione Ente dello Spettacolo, Luce-Cinecittà, Mymovies.it, Coming soon.it.

27 Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

UN PERCORSO COMUNE IN TRE PUNTATE. ULTIMA TAPPA LA PRODUZIONE di Unità di Studi congiunta DG Cinema/ANICA

Con questo numero di 8½ si conclude il percorso di approfondimento aggiornamenti al primo trimestre 2013 rispetto ai dati annuali presen- sul mercato cinematografico nazionale, inaugurato nel numero di giu- tati a inizio gennaio da Cinetel, ANEC, ANEM e ANICA) e cinema in gno e composto di tre parti. Il 16 aprile, presso la sala della Crociera tv. Dopo aver analizzato il segmento distribuzione nella prima pun- della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte del Ministero per i tata e la presenza di cinema in televisione nella seconda, in questo Beni e le Attività Culturali, la Direzione Generale per il Cinema e l’A- numero della rivista si propone l’approfondimento sulla produzione, NICA hanno reso noti “Tutti i numeri del cinema italiano-anno 2012”. con l’obiettivo di condividere la riflessione sui numeri che scaturisce Le sezioni in cui il lavoro si divide sono: produzione, distribuzione (con dal gruppo di lavoro e sollecitare altre e possibili interpretazioni.

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L’Unità di Studi congiunta è composta, per la Direzione Generale Cinema, da Iole Maria Giannattasio e Fabio Ferrazza e, per l’ANICA, da Federica D’Urso e Francesca Medolago Albani. Salvo diversa indicazione, per le tabelle pubblicate nelle pagine successive, la fonte è: elaborazione Unità di Studi congiun- ta DG Cinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

28 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

SOSTEGNO PUBBLICO SELETTIVO E AGEVOLAZIONI FISCALI

Oltre all’indubbia rilevanza economica, i film In Italia lo Stato agisce attraverso il Ministero sono, prima di tutto, espressioni artistiche dei Beni e delle Attività Culturali che, in at- portatrici dell’identità culturale di un popolo tuazione del D.Igs. n.28/2004 - la cosiddetta e manifestazioni di libertà e pluralità di pen- “Legge Cinema” - e dei commi 325-343 della siero. Il valore artistico dell’opera non assicu- Legge Finanziaria 2008 n.244 /2007, offre ra tuttavia la copertura dei costi di realizza- all’industria cinematografica aiuti diretti e in- zione né garantisce che i ricavi derivanti dallo diretti destinati a tutti i segmenti della filiera. sfruttamento dei diritti di utilizzazione siano Per i film realizzati nel 2012 i produttori sufficienti a coprirne il fabbisogno finanzia- hanno quindi potuto contare su due pilastri: rio. Questo soprattutto se i meccanismi di da un lato il sostegno pubblico selettivo, mercato sono caratterizzati dalla presenza di con contributi diretti del Fondo Unico per operatori con forte potere contrattuale, siano lo Spettacolo (FUS), e dall’altro le agevola- essi nazionali - come le grandi emittenti te- zioni fiscali, declinate nel credito “interno” levisive e le grandi imprese di distribuzione destinato ai produttori e nel credito per gli – o statunitensi e quindi avvantaggiati da un investitori non appartenenti al settore che si mercato interno di dimensioni e connotati associano in produzione. Nelle pagine a se- non paragonabili al nostro. guire si esaminano i livelli produttivi dell’an- Il ciclo economico e finanziario della produ- no 2012 in relazione alle varie forme di aiuti zione di un film, peraltro, necessita di elevata pubblici intervenuti. liquidità nelle fasi iniziali della lavorazio- ne e di un ampio lasso di tempo per il conseguimento di ricavi. Sono quindi indispensabili adeguate fonti di co- pertura. Sulla base di questa evidenza e del principio dell’eccezione culturale, si sono sviluppate a livello sovranazionale, nazionale e locale forme di sostegno pub- blico all’attività cinematografica.

29 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

AUMENTANO LE COPRODUZIONI. FRANCIA PARTNER PRIVILEGIATO

Il 2012, senza sorprese rispetto al contesto economico generale, è realizzati in coproduzione. La prossimità geografica e culturale, unita stato un anno di crisi anche per il settore cinematografico: calo d’in- a una tradizione di collaborazione artistica, facilita i rapporti tra le due cassi e presenze, contrazione dei fondi pubblici diretti, chiusura di cinematografie, peraltro rinsaldati di recente con un fondo comune sale cinematografiche, minori investimenti dei broadcaster nei film tra DG Cinema e CNC per lo sviluppo di sceneggiature italo-francesi. italiani. Eppure i volumi della produzione sono tutt’altro che scon- fortanti. Il numero complessivo di film di nazionalità italiana prodot- Tab. 1) Film di nazionalità italiana prodotti (2010-2012) ti è, infatti, un record storico. Anche rispetto al già buon risultato dell’anno precedente (155 film), i 166 film del 2012 rappresentano un 180 1 incremento del 7% (Tab.1). 16 È necessario precisare che per “film prodotto nell’anno” s’intende un 9 lungometraggio di nazionalità italiana che abbia ottenuto il nulla osta 135 13 14 20 per la proiezione in pubblico nell’anno solare. Nel conteggio sono quindi incluse opere la cui produzione e la cui pianificazione e co- 14 pertura dei costi è avvenuta anche in anni precedenti. L’abbondanza di film, pur se in contrasto con il calo degli spettatori in sala dovuta 90 anche alla riduzione della capacità di spesa del pubblico per l’intratte- nimento fuori casa, è però coerente con l’aumento della domanda di contenuto audiovisivo che grazie alle nuove modalità di fruizione sta subendo un’impennata. 45 115 132 129 La variazione positiva non è però dovuta alla produzione interamen- te italiana, che resta stabile (129 film contro i 132 del 2011), ma alle coproduzioni internazionali che registrano un aumento del 60%. L’in- 0 cremento delle coproduzioni, in particolare quelle maggioritarie, è in 2010 2011 2012 ogni caso un segnale positivo per l’effetto benefico sulla circolazione numero di film di copruduzione paritaria dei talenti italiani oltre i confini nazionali. numero di film di copruduzione minoritaria numero di film di copruduzione maggioritaria Tra i 20 paesi con i quali sono state realizzate le 37 coproduzioni, la numero di film 100% italiani Francia si conferma il nostro partner privilegiato (Tab.2), con 20 film

Tab. 2) Film di nazionalità italiana prodotti (2012): ripartizione del numero dei contratti di coproduzione per nazionalità del Paese partner

FRANCIA 0 20 BELGIO 6 SPAGNA 5 GERMANIA 3 REGNO UNITO 3 SVIZZERA 3 ARGENTINA 2 CANADA 2 LUSSEMBURGO 2 ROMANIA 2 UNGHERIA 2 ALBANIA 1 BRASILE 1 DANIMARCA 1 MAROCCO 1 MOZAMBICO 1 PORTOGALLO 1 SUDAFRICA 1 SVEZIA 1 USA 1

30 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

IN CRESCITA GLI INVESTIMENTI ESTERI, STABILI QUELLI ITALIANI

Il valore complessivo della produzione è di ¤ 493 milioni, 70 milioni in Tab. 3) Film di nazionalità italiana prodotti (2011-2012): più rispetto al 2011, ma la crescita è quasi esclusivamente imputabile costo totale* (milioni di Euro) al numero e al costo superiore delle coproduzioni i cui budget elevati sono in gran parte dovuti a maggiori investimenti di capitali esteri 500 (Tab.3). I capitali italiani nelle coproduzioni crescono infatti solo di ¤ 5 milioni, mentre la quota estera sale di oltre ¤ 66 milioni (Tab.4). Si 156,39 deve comunque precisare che l’incremento dei costi è per la maggior 400 90,10 parte concentrato in 2 coproduzioni minoritarie ad altissimo budget (Asterix e Obelix al servizio di sua maestà e Sammy 2-La grande fuga), 300 mentre nel 2011 si contava un unico film ad altissimo budget, Il prin- cipe del deserto sempre di coproduzione minoritaria. Nell’insieme della produzione, inclusi i film solo italiani, l’investimen- 200 to delle società nazionali, anche a fronte di un numero complessivo 333,20 336,75 TOTALE: 493,14 di pellicole superiore, resta piuttosto stabile (+1%) nel confronto con TOTALE: 423,31 l’anno precedente, attestandosi a quota ¤ 336,75 milioni. 100 La presenza tra le coproduzioni minoritarie di progetti di dimensioni finanziarie anomale rispetto alla produzione domestica alza il livello 0 del loro budget medio (circa ¤ 10 milioni), che è quasi il triplo di quello 2011 2012 delle coproduzioni maggioritarie (¤ 3,7 milioni), e cinque volte il budget medio dei film al 100% italiani, fissato intorno ai ¤ 2 milioni (Tab.5). capitali italiani capitali stranieri

Tab. 4) Film di coproduzione prodotti (2011-2012): costo totale* (milioni di Euro) 2012 2011 Capitali Capitali Costo Capitali Capitali Costo italiani stranieri totale italiani stranieri totale Film di coproduzione maggioritaria o paritaria 61,30 15,65 76,94 64,17 16,4 80,57 Film di coproduzione minoritaria 19,17 140,74 159,91 10,93 73,7 84,63 Film di coproduzione 80,47 156,39 236,86 75,01 90,10 165,20 Tab. 5) Film di nazionalità italiana prodotti (2011-2012): costo medio* (milioni di Euro) 2012 2011 Variazione 2012/2011

Costo medio film 100% italiani 1,99 1,96 1,60%

Costo medio film 100% italiani e film di coproduzione maggiorita- 2,22 2,32 -4,23% rivva o paritaria

Costo medio film di coproduzione maggioritaria o paritaria 3,66 5,75 -36,33%

Costo medio film di coproduzione minoritaria 9,99 9,40 6,29%

*Valori stimati METÀ DEI TITOLI NAZIONALI È LOW BUDGET

Per un’analisi più dettagliata dei budget dei film realizzati interamen- di 6 unità i film con costi tra gli ¤ 800mila e ¤ 1,5 milioni. Quasi la te da imprese nazionali, le 129 opere che ricadono nella categoria metà dei film, tuttavia, è costituita dai cosiddetti low-budget, ossia sono state suddivise in 6 classi di costo (Tab.6). I lungometraggi con le produzioni con costi uguali o inferiori a ¤ 800mila (le ultime due i budget più alti, oltre i ¤ 3,5 milioni e con una media di quasi 7 milioni fasce) che rappresentano il 47% dei film totalmente a capitali italiani, a film, coprono il 18,6% della produzione al 100% italiana, in calo con una quota leggermente superiore a quella dell’anno precedente rispetto al 23,5% del 2011. Spiccano tra questi i maggiori successi (45%). Circa un terzo dei film sotto gli ¤ 800mila è composto da do- della stagione cinematografica, con La migliore offerta di Giuseppe cumentari o docufiction e per tutti la circolazione in sala è, in genere, Tornatore e Benvenuti al Nord di Luca Miniero. molto limitata.

Nelle due fasce a budget intermedio, tra ¤ 1,5 e ¤ 3,5 milioni, si col- Stringendo il campo alla fascia di costo più popolata, si osserva come locano 23 film, 3 in meno dell’anno precedente, mentre aumentano dei 36 film con costi uguali o inferiori a ¤ 200mila, oltre i due terzi (27

31 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

film), non superano nei preventivi i ¤ 100mila. Nella classe di costo culturale e sociale e nascendo da grossi sforzi creativi anche sul piano più bassa si conta anche la maggior parte dei lavori che non han- finanziario, sono frutto di produzioni professionalmente meno strut- no attivato le procedure amministrative per l’ammissione ai benefici turate la cui impronta sul comparto industriale è trascurabile. statali. Molte di queste pellicole, dunque, pur possedendo un valore

Tab.6) Film 100% nazionali prodotti (2012): classi di costo* Costo totale Costo medio classe di costo Numero film (migliaia di Euro) (migliaia di Euro) Minore o uguale a € 200.000 36 2.966 82 Maggiore di € 200.000 e minore o uguale a € 800.000 25 12.566 503 Maggiore di € 800.000 e minore o uguale a € 1.500.000 21 24.342 1.159 Maggiore di € 1.500.000 e minore o uguale a € 2.500.000 11 20.096 1.827 Maggiore di € 2.500.000 e minore o uguale a € 3.500.00 12 34.408 2.867 Maggiore di € 3.500.000 24 161.906 6.746 TOTALE 129 256.283 1.987

*Valori stimati L’APPORTO RILEVANTE DI INVESTITORI ESTERNI, GRAZIE AL TAX CREDIT

Tab.7) Film di nazionalità italiana prodotti (2012): diverso, alla carenza di fondi per erogazioni dirette alla produzione. Nei composizione dei capitali italiani* (milioni di Euro) ¤ 336,75 milioni a carico dei produttori italiani nel 2012, dunque, il cre- dito richiesto dalle società di produzione occupa una fetta importante milioni di con ¤ 37,07 milioni, l’11% del totale, sebbene lievemente inferiore ai ¤ euro quota % 39,31 del 2011. Il risultato più clamoroso è però l’apporto di capitali privati provenien- credito d'imposta richiesto per la produzione 37,07 11,01% ti da imprese esterne al settore che hanno richiesto credito d’imposta sugli investimenti nella produzione nazionale. Con ¤ 50,77 milioni, Apporto investitori esterni per il qua- l’investimento copre una fetta del 15% di tutto il volume dei capitali e le è stato richiesto credito d’imposta 50,77 15,08% raddoppia rispetto ai ¤ 25,05 milioni che gli investitori esterni avevano apportato alla realizzazione delle pellicole prodotte nel 2011. L’efficacia Contributo Lungometraggi di 12,80 3,80% dell’introduzione del tax credit si manifesta dunque non solo nel benefi- Interesse Culturale (IC) cio diretto che i produttori hanno trovato in risorse automatiche, imme- Contributo Lungometraggi di diate e trasparenti, ma anche nell’aver fornito un nuovo strumento per Interesse Culturale Opere Prime 11,60 3,44% Seconde (OPS) attrarre capitali privati. Un aiuto determinante per la realizzazione di film sul territorio naziona- Contributi Film Commission 4,49 1,33% le è poi disponibile anche a livello locale. Le Regioni, nella maggioranza Contributo Eurimages sulla quota 1,42 0,42% dei casi attraverso l’attività delle Film Commission - come esaminato italiana nel n. 5 della rivista 8½ ad esse dedicato - forniscono sostegno alle pro- Altro** 218,60 64,92% duzioni sia attraverso servizi sia con fondi finanziari. Tra gli enti associa- Totale 336,75 100% ti al network Italian Film Commissions, 10 sono intervenuti su 47 film prodotti nel 2012 con finanziamenti deliberati per oltre ¤ 4,5 milioni. Contando anche i servizi alla produzione, i film sostenuti arrivano a 58. * Valori stimati **Altri fondi comunitari, altri fondi locali, apporti societari, prevendite diritti, ecc. Tab. 8) Film di nazionalità italiana prodotti (2010- Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione 2012): contributo Interesse Culturale (IC) e contributo Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, su dati Interesse Culturale Opere Prime e Seconde (OPS) Eurimages e su dati Italian Film Commissions. 2012 2011 2010 Come detto, i capitali italiani investiti nella produzione di tutti i 166 film Numero film con contribu- nazionali (incluse le coproduzioni) ammontano a ¤ 336,75 milioni, un va- to Interesse Culturale (IC) 19 22 23 lore appena superiore a quanto investito nei film prodotti nel 2011. Ciò che muta è la copertura dei budget (Tab.7). Si riducono i finanziamenti statali Numero film con contri- selettivi diretti destinati ai film di registi già affermati, che diminuiscono del buto Interesse Culturale 28,09%, mentre quelli destinati alle opere prime e seconde subiscono un Opere Prime e Seconde 37 26 17 lieve incremento (+5,41%). In entrambi i casi, tuttavia, il peso del contributo (OPS) diretto supera di poco il 7% del totale. Ammontare contributo L’assottigliamento graduale della quota di FUS allocata al cinema ha sottrat- Interesse Culturale (IC) 12.800,00 17.800,00 26.599,50 to alle imprese di produzione delle risorse che, fino a qualche anno fa, co- (migliaia di Euro) stituivano un pilastro dei meccanismi di copertura della spesa. Solo 8 anni Ammontare contributo prima, nel 2004, i costi dei film prodotti erano composti al 60% da contri- Interesse Culturale Opere buti FUS. Rispetto ad allora s’inserisce nel quadro del sostegno pubblico il Prime e Seconde (OPS) 11.600,00 11.005,00 8.790,00 nuovo strumento del tax credit che va a sopperire, seppur con un sistema (migliaia di Euro)

32 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

TAB. 9) Film di nazionalità italiana prodotti (2011-2012): Analizzando nel dettaglio i contributi statali diretti per i film prodotti nel contributo Eurimages 2012 (Tab.8) si nota come negli ultimi 3 anni è diminuito sia il numero di film finanziati di registi già affermati che l’ammontare del contributo. Al 2012 2011 contrario per le Opere Prime e Seconde la tendenza appare inversa con un incremento nel periodo 2010-2012 del numero di pellicole e, seppure Numero film con contributo Eurimages 7 8 meno rilevante, dell’ammontare deliberato. Si ricorda, tuttavia, che i film prodotti negli anni osservati hanno ricevuto il finanziamento anche in Ammontare contributo Eurimages 3.450,00 3.260,00 anni precedenti. Oltre all’intervento statale, alcuni dei film prodotti nel (migliaia di Euro) 2012 hanno goduto anche del sostegno sovranazionale Eurimages, il fondo del Consiglio d’Europa per la produzione e distribuzione di opere Contributo medio Eurimages (migliaia di Euro) 492,86 407,50 europee. La mission di Eurimages infatti, è di promuovere l’industria ci- nematografica europea finanziando le coproduzioni che rappresentino i molteplici aspetti della società europea e la sua radice culturale comune. Tra i film del 2012 i progetti finanziati sono stati 7, di cui 4 a quota italiana Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati minoritaria e 3 a quota italiana maggioritaria (Tab.9). Il contributo medio Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è stato di ¤ 493mila distribuiti pro-quota alle società produttrici. e su dati Eurimages CRESCONO I PROGETTI, SI RIDUCONO GLI IMPORTI MEDI ASSEGNATI

Cambiando prospettiva e analizzando l’andamento del contributo statale finalizzato all’allevamento di nuovi talenti, i contributi Opere statale selettivo non sulla base della quota che occupa nella produzio- Prime e Seconde, proprio a causa della riduzione dei fondi, si è tra- ne annuale, che include finanziamenti ricevuti negli anni precedenti, sformato in una sorta di gap financing per progetti con copertura dei ma sulla base dei finanziamenti deliberati nel 2012, e quindi per film costi quasi completata. ancora in fase di lavorazione, i due dati più rilevanti sono la crescita del numero di progetti e la riduzione degli importi medi assegnati. La maggior parte dei film prodotti è ormai realizzata anche grazie ai benefici fiscali introdotti in due fasi nel 2009 e nel 2010 in attuazione Nel 2012 sono stati deliberati contributi per 35 film di registi affermati della legge finanziaria per il 2008 n.244/2007. 105 sono le opere per le e 51 film di esordienti. In generale negli ultimi 3 anni si è ridotto il quali è stato richiesto tax credit per la produzione, di cui 54 quelle per contributo medio deliberato a favore dei lungometraggi, dei cortome- le quali è stato richiesto anche tax credit sugli investimenti d’imprese traggi e delle sceneggiature originali (Tab.10-11-12). Allo scopo di so- esterne al settore (Tab.13). Per la distribuzione nazionale l’incentivo è stenere un numero adeguato di progetti e considerata la riduzione dei stato invece richiesto su 41 film. budget medi, si sono distribuiti finanziamenti ridotti su una quantità superiore d’iniziative. D’altro canto, anche l’altro grande finanziatore Resta tuttavia circa un 36% di lungometraggi per i quali non è stata del cinema italiano, la televisione, ha ridotto gli investimenti unitari presentata domanda per nessun tipo di credito d’imposta. Si tratta distribuendoli su un numero maggiore di film. I prezzi pagati dai bro- di 59 film che per varie ragioni non avevano i requisiti per accedere adcaster televisivi per l’acquisizione di diritti d’antenna o di quote di al bonus. Per la maggior parte, infatti, si tratta di opere per cui non è produzione si sono abbassati infatti anche del 50%. stato avviato l’iter burocratico che dà accesso ai benefici di legge. In altri casi si tratta di produzioni con spese sostenute prima del periodo Allo stesso modo l’investimento unitario del FUS è sceso, con una di validità della misura o di coproduzioni minoritarie che verosimil- frammentazione di risorse che ha provocato una grande quantità di mente non hanno sostenuto in Italia spese sufficienti a ottenere i opere realizzate con budget molto limitati. In particolare il sostegno requisiti di territorialità.

TAB. 10) Contributi diretti deliberati (2012) Numero progetti Ammontare contributo Contributo medio Qualifica finanziati (migliaia di Euro) (migliaia di Euro) Film di Interesse Culturale 35 15.000,00 428,57 Opere Prime e Seconde 51 9.000,00 176,47 Cortometraggi 36 1.200,00 33,33 Sviluppo Sceneggiature Originali 20 692,05 34,6

TAB. 11) Contributi diretti deliberati (2011) Numero progetti Ammontare contributo Contributo medio Qualifica finanziati (migliaia di Euro) (migliaia di Euro) Film di Interesse Culturale 21 10.500,00 500,00 Opere Prime e Seconde 40 7.500,00 187,50 Cortometraggi 33 1.200,00 36,36 Sviluppo Sceneggiature Originali 14 490,00 35,00

33 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

TAB. 12) Contributi diretti deliberati (2010) Numero progetti Ammontare contributo Contributo medio Qualifica finanziati (migliaia di Euro) (migliaia di Euro) Film di Interesse Culturale 27 15.000,00 555,56 Opere Prime e Seconde 34 10.500,00 308,82 Cortometraggi 30 1.200,00 40,00 Sviluppo Sceneggiature Originali 20 700,00 35,00

Tab. 13) Film di nazionalità italiana prodotti (2011-2012): credito d'imposta richiesto 2012 2011 Credito d'imposta “Produzione” richiesto (milioni di Euro) 37,07 39,31 Credito d'imposta “Esterno” richiesto (milioni di Euro) 19,31 10,02 Credito d'imposta “Distribuzione” richiesto (milioni di Euro) 3,68 3,7

Numero film per i quali è richiesta almeno una forma di credito d'imposta 106 100 Numero film per i quali è richiesta almeno una forma di credito d'imposta su numero film prodotti 63,86% 64,52%

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Produzione” 105 98

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Produzione” su numero film prodotti 63,25% 63,23%

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Esterno” 54 33

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Esterno“ su numero film prodotti 32,53% 21,29%

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Distribuzione” 41 39

Numero film per i quali è richiesto credito d'imposta “Distribuzione” su numero film prodotti 24,70% 25,16%

Nota: non è stata considerata un'unica richiesta di tax shelter, per un ammontare di circa 3,5 milioni di Euro e relativa a un film prodotto nel 2011 I NUOVI ATTORI DELLA PRODUZIONE. NON SOLO BANCHE E FINANZIARIE

Tab. 14) Film 100% nazionali prodotti (2011-2012): numero film (valore assoluto e percentuale) per i quali è stato richiesto credito d’imposta “Produzione” per classe di costo*

2012 2011 Valore Valore Valore Classe di costo Valore assoluto percentuale assoluto percentuale

Minore o uguale a € 200.000 2 6% 1 3%

Maggiore di € 200.000 e minore o uguale a € 800.000 15 60% 12 57%

Maggiore di € 800.000 e minore o uguale a € 1.500.000 16 76% 13 87%

Maggiore di € 1.500.000 e minore o uguale a € 2.500.000 11 100% 16 100%

Maggiore di € 2.500.000 e minore o uguale a € 3.500.00 11 92% 10 100%

Maggiore di € 3.500.000 24 100% 31 97%

Totale 79 61% 83 63%

* Valori stimati

Nota: non è stata considerata un'unica richiesta di tax shelter, per un ammonta- re di circa 3,5 milioni di Euro e relativa a un film prodotto nel 2011

34 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

Dei 105 film con richiesta di tax credit produzione, 79 sono intera- 44 imprese ai ¤ 50,70 milioni investiti nei film del 2012 da 89 impre- mente italiani (Tab.14). Si tratta in genere di film con costi più alti se. Sebbene il settore finanziario permanga come il più cospicuo in rispetto alla media. Infatti quasi la totalità dei film al 100% nazionali termini di volumi d’investimento, si sono affacciate nuove realtà pro- con budget superiori a ¤ 1,5 milioni ha presentato domanda di tax duttive, anche in questo caso circa il doppio dell’anno precedente: 16 credit. La percentuale di film realizzati con il credito d’imposta cala settori contro i 9 del 2011. Se infatti quasi il 52% degli apporti deriva proporzionalmente al volume del budget, per arrivare a solo 2 sui 36 da interventi di banche e finanziarie, il restante 48% è distribuito su film con costi minori o uguali a ¤ 200mila che hanno incluso il be- 15 settori (classificati sulla base dei codici ATECO 2007) tra cui, con neficio nei loro piani finanziari. Il fenomeno, letto da questa ottica, si apporti superiori ai ¤ 3 milioni, si collocano i servizi di informazione e spiega anche con la mancanza, in alcuni dei casi di film low-budget, di comunicazione (10,44% del totale investito), il commercio all’ingros- produzioni professionalmente organizzate e in possesso di strumenti so e al dettaglio (9,66%), le attività immobiliari (6,48%) e le attività conoscitivi e operativi necessari a godere dei vantaggi fiscali o, più in professionali, scientifiche e tecniche (6,02% (Tab.15). generale, dei vari benefici di legge. Come noto, l’introduzione del credito d’imposta oltre al beneficio per La ripartizione del numero delle imprese esterne per settore di at- le società di produzione ha determinato anche un maggior afflusso tività rileva una diversa distribuzione dei volumi (Tab.16). Se le at- di capitali provenienti da altri settori industriali attratti dai vantaggi tività finanziarie e assicurative restano le prime con 18 imprese, al offerti dal cosiddetto tax credit “esterno”. Gli apporti in produzione secondo posto si classificano in questo caso le attività professionali eseguiti da imprese non appartenenti alla filiera cinematografica scientifiche e tecniche con 17 imprese, tra cui figurano diverse società godono, infatti, di un credito fiscale del 40%. La composizione qua- di consulenza e di servizi di gestione aziendale. Emergono inoltre 6 litativa e quantitativa di questi nuovi attori della produzione merita settori produttivi ATECO 2007 nuovi rispetto a quelli che avevano dunque un’analisi più approfondita. investito nei film prodotti nel 2011, ossia le “attività artistiche, spor- tive, di intrattenimento e divertimento” con 4 aziende, il “Trasporto A meno di 3 anni dall’entrata in vigore dell’agevolazione, tra i film e magazzinaggio” con 3 imprese, “Sanità e assistenza sociale” con 2 prodotti nel 2011 e quelli prodotti nel 2012, sia l’ammontare dell’inve- soggetti e, con un’impresa ciascuno, la “fornitura di acqua, reti fogna- stimento che il numero delle imprese esterne sono raddoppiati. Dai rie, attività di gestione rifiuti e risanamento”, l’”Istruzione”, e “Altre ¤ 25,05 milioni investiti nella produzione cinematografica del 2011 da attività di servizi”.

Tab. 15) Film di nazionalità italiana prodotti (2012) - Credito d’imposta “Esterno”: ripartizione dell'investimento totale per settore di attività* (milioni di Euro)

milioni C - 2,98% di € D - 0,59% C - ATTIVITÀ MANIFATTURIERE 1,51 E - 0,30% D - FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA 0,30 F - 2,49%

E - FORNITURA DI ACQUA; RETI FOGNARIE, ATTIVITÀ DI G - 9,66% GESTIONE DEI RIFIUTI E RISANAMENTO 0,15 H - 3,23% F - COSTRUZIONI 1,27 I - 1,02% G - COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E MOTOCICLI 4,91 2012 J - 10,44% K - 51,76% H - TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO 1,64 L - 6,48% I - ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE 0,52 M - 6,02% J - SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE 5,30 N - 0,98% K - ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE 26,28 P - 0,04% L - ATTIVITA' IMMOBILIARI 3,29 Q - 0,67% M - ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE 3,06 R - 3,15% N - NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI SUPPORTO S - 0,20% ALLE IMPRESE 0,50

P - ISTRUZIONE 0,02

Q - SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE 0,34 *La classificazione delle imprese per tipo di attività esercitata è sulla base dei codici ATECO 2007 presenti nella Visura Camerale R - ATTIVITÀ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO 1,60 Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su S - ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI 0,10 dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le At- tività Culturali e su dati Registro Imprese delle Camere di Commercio

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Tab. 16) Film di nazionalità italiana prodotti (2012) - Credito d’imposta “Esterno”: ripartizione del numero di imprese per settore di attività*

n° imprese

C - ATTIVITÀ MANIFATTURIERE 8 (8,99%) K - ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE 18 (20,22%)

D - FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA 1 L - ATTIVITA' IMMOBILIARI 7 CONDIZIONATA (1,12%) (7,87%)

E - FORNITURA DI ACQUA; RETI FOGNARIE, ATTIVITÀ DI 1 M - ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE 17 GESTIONE DEI RIFIUTI E RISANAMENTO (1,12%) (19,10%)

N -NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI SUPPORTO 2 F - COSTRUZIONI 6 (6,74%) ALLE IMPRESE (2,25%)

G - COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; 8 P - ISTRUZIONE 1 RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E MOTOCICLI (8,99%) (1,12%) 2 H - TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO 3 Q - SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE (3,37%) (2,25%)

I - ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE 5 R - ATTIVITÀ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E 4 (5,62%) DIVERTIMENTO (4,49%) 5 J - SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE S - ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI 1 (5,62%) (1,12%)

Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e su dati Registro Imprese delle Camere di Commercio INTERVENTO PUBBLICO RIQUALIFICATO CON IL CREDITO D’IMPOSTA INTERNO E ESTERNO

Dall’entrata in vigore della “Legge Cinema”, il D.lgs. 28/2004, la quo- Tab. 17) Investimenti pubblici per la produzione italiana* ta dell’intervento statale diretto nei film prodotti annualmente ha avu- (milioni di Euro) to un andamento altalenante. Dopo il brusco calo di assestamento alla nuova normativa nel 2005, i contributi sono cresciuti progressi- 2004 94,8 vamente fino al picco dei film prodotti nel 2008, anno dopo il quale il loro peso è andato scemando fino a ridursi di quasi un terzo nel 2005 29,5 2012 (Tab. 18). Per i film prodotti negli ultimi quattro anni, tuttavia, l’aiuto pubblico nel suo complesso si è riqualificato grazie alle due 2006 43,3 forme di credito d’imposta per la produzione, “interno” ed “ester- 2007 63 no”, raggiungendo con i film prodotti nel 2012 una dimensione di oltre ¤ 80 milioni, la più alta dal 2005. Le agevolazioni fiscali richieste 2008 71 dalle imprese di produzione rappresentano la fetta più consistente, con una media negli ultimi 3 anni di ¤ 40 milioni. Le imprese non 2009 38,10 appartenenti al settore hanno potuto contare, invece, su 10 milioni 10,3 38,1 nel 2011 e 19 milioni nel 2012. Si tratta chiaramente di somme di cui 2010 35,4 non hanno beneficiato direttamente le produzioni ma che, di riflesso, 40 hanno portato loro i cospicui investimenti esterni precedentemente esposti (vedi Tab. 15). 2011 28,8 40 42,8 Investimento pubblico nazionale 10,1 42,8 diretto 2012 24,4 Tax credit interno alla produzione 37,10 19,3 37,1 Tax credit investitori esterni

0 20 40 60 80 100

* I valori riferiti al Tax credit esterno per gli anni 2011 e 2012 sono investimenti pubblici di cui hanno usufruito le imprese esterne alla filiera cinematografica che hanno apportato capitali alla produzione di film

36 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

IL BONUS FISCALE RICHIESTO DA TRENTATRE Film STRANIERi

Tab.18) Credito d’imposta richiesto film stranieri (2009-2012): numero film e numero Paesi*

2009 2010 2011 2012

4 4 11 14 2 1 7 9

numero film numero paesi

* La nazionalità è determinata sulla base del Paese in cui ha sede la società estera committente.

Per un’esaustiva misurazione dei livelli produttivi italiani oltre che dei film nazionali bisogna tener conto anche dalle opere straniere girate Tab. 19) Credito d'imposta richiesto film stranieri sul nostro territorio con il coinvolgimento di operatori e talenti locali. (2009-2012): credito richiesto e investimento per il quale Al beneficio derivante dall’afflusso di capitali stranieri si accompagna è stato richiesto credito d’imposta (milioni di Euro) l’utilizzo di manodopera italiana che favorisce il riconoscimento all’e- stero dell’eccellenza delle nostre maestranze e ne amplia la qualifica- zione professionale. Inoltre, la realizzazione sul nostro territorio di milioni di € opere cinematografiche destinate a platee internazionali facilita la cir- colazione e la promozione dell’immagine e della cultura italiane all’e- stero. Per incentivare le società straniere a scegliere il nostro Paese, Credito richiesto 21,06 insieme al tax credit destinato alla produzione di film nazionali, è en- trata in vigore, nel 2009, una forma destinata proprio ai film stranieri, Investimento per il quale è stato richiesto cioè alle imprese italiane di produzione esecutiva che realizzano, su credito d’imposta 84,25 commissione estera, film di nazionalità estera girati in Italia.

I 33 film stranieri per i quali è richiesta l’attribuzione del “bonus” fi- scale al 2012 hanno origini nazionali varie. I primi e i più numerosi sono quelli di Paesi di area anglosassone (Regno Unito, Stati Uniti e Australia) ma, una volta entrata a regime la misura, si sono affacciati anche film di altri Paesi europei (Francia, Germania, Svizzera, Olan- da, Austria, Belgio e Spagna) ed extra-europei (Giappone, Marocco e Algeria). L’investimento di capitali esteri su cui è stato richiesto il credito nel periodo 2009-2012 ammonta a oltre ¤ 84 milioni (Tab. 19).

37 NUMERI // Il dossier economico della DG Cinema e ANICA

DUECENTO MILIONI, TRA SOSTEGNO DIRETTO E INDIRETTO

Negli ultimi 5 anni il sostegno statale al settore cinematografico di bonus fiscali, destinati a produzione, distribuzione ed esercizio. ha subito una profonda trasformazione nella composizione degli schemi di aiuto. L’andamento complessivo, in termini di sostegni Laddove, quindi, il contributo diretto si è contratto sono intervenuti i diretti deliberati e di crediti d’imposta effettivamente utilizzati, ha crediti d’imposta a compensare e addirittura ad accrescere l’ammon- visto crescere il volume degli aiuti fino all’ammontare di ¤ 200 mi- tare complessivo degli interventi dello Stato. Lo spostamento verso lioni nell’anno 2012 (Tab. 20). La cifra è perfettamente suddivisa misure di tipo fiscale è dovuto, oltre che agli esiti virtuosi del mec- in 100 milioni deliberati per i sostegni diretti, articolati in finanzia- canismo sul potenziamento e sulla qualificazione del settore, anche menti alla produzione, alla distribuzione, all’esercizio, alla promo- all’effetto volano per le entrate fiscali grazie all’incremento delle risor- zione e agli enti di settore, e 100 milioni utilizzati dai beneficiari se investite nel settore e nell’indotto.

Tab. 20) Sostegno diretto deliberato, credito d’imposta utilizzato e totale per la produzione, per la distribuzione, per l’esercizio, per la promozione e per gli enti di settore (2008-2012)

ANNO 2008 2009 2010 2011 2012

sostegno diretto € 130.467.323,00 € 135.829.839,00 € 85.960.000,00 € 88.705.000,00 € 99.724.157,60

credito d'imposta € 17.767.408,57 € 32.575.037,48 € 72.116.141,50 € 91.515.101,89 € 99.733.954,78

totale generale € 148.234.731,57 € 168.404.876,48 € 158.076.141,50 € 180.220.101,89 € 199.458.112,38

Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e su dati Agenzia delle Entrate

Tab. 21) Sostegno diretto deliberato e sostegno indiretto utilizzato per la produzione, per la distribuzione e per l’esercizio (2008-2012) (milioni di Euro)

settore tipo contributo 2008 2009 2010 2011 2012 di cui a progetti 43,30 36,16 27,40 19,69 25,47 di film sostegno diretto di cui a film realiz- produzione zati (contributi % 23,50 30,00 4,30 20,00 20,00 sugli incassi)

sostegno indiretto 0,00 14,33 46,28 50,35 59,54 sostegno diretto 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 distribuzione sostegno indiretto 0,00 0,00 0,37 4,89 2,66

sostegno diretto 11,51 19,69 7,40 7,70 13,70 esercizio sostegno indiretto 17,77 18,25 25,47 36,27 37,54

Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e su dati Agenzia delle Entrate IL SUCCESSO DI BENVENUTI AL NORD

Un indicatore delle strategie dell’azione pubblica e della tipologia nuti al Nord con ¤ 27 milioni, seguito con grande stacco da Immatu- dei progetti sostenuti attraverso i differenti strumenti a disposizione ri. Il viaggio con circa ¤ 12 milioni e Colpi di fulmine con ¤ 10 milioni. è dato dal risultato in sala dei film che hanno avuto accesso alle va- È interessante notare come i film a budget più elevato, in particolare due rie forme di aiuto messe in campo. Delle 166 opere prodotte nel coproduzioni minoritarie, abbiano avuto risultati al box office molto de- 2012, Cinetel rileva incassi al 31 marzo 2013 per 110 film. Alcuni film ludenti che non hanno superato i ¤ 2 milioni. Come prevedibile, le opere infatti, pur avendo richiesto il nulla osta per la proiezione in pub- scelte dagli investitori esterni che hanno richiesto tax credit sono quelle blico nel 2012, ancora non sono stati lanciati al cinema o non hanno con maggiore appeal commerciale: incasso medio ¤ 3 milioni (44 film trovato spazio sul mercato. Tra i film con incassi rilevati, il maggior rilevati da Cinetel su 54 con richieste di tax credit “esterno”) (Tab. 22). successo nel periodo 1° gennaio 2012 – 31 marzo 2013 è stato Benve- L’incasso medio dei film per i quali è stato richiesto credito per la produ-

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zione (78 rilevati sul 105) è invece di circa ¤ 2 milioni mentre quelli per i sia maggiore per i film dei registi noti, ¤ 1,6 milioni di media, rispetto quali è stato richiesto credito per la distribuzione (41 rilevati su 41) è circa agli esordienti, ¤ 312mila di media. Resta infatti per le istituzioni il la metà, ¤ 1milione. Molto basso, ¤ 194mila, l’incasso medio dei film che compito di garantire opportunità di esordio per i giovani favorendo non hanno richiesto tax credit e del resto solo la metà di questi (31 su 60) spazi di sperimentazione e di espressione artistica. Il risultato dei film ha incassi rilevati da Cinetel, a conferma della difficoltà d’immissione nel che non hanno ottenuto contributi diretti è invece il più alto, con una mercato di opere realizzate e lanciate con scarsi mezzi. Osservando in- media di ¤ 1,8 milioni, a conferma che l’azione statale è destinata vece i risultati dei film sostenuti con gli aiuti di tipo selettivo (Tab.23), in particolare a quelle produzioni culturali che non sopravvivrebbero cioè i film d’Interesse Culturale di autori già affermati e le Opere Pri- con le sole risorse reperibili sul mercato. me e Seconde, si rileva come, senza sorprese, l’incasso al botteghino

Tab. 22) Film di nazionalità italiana prodotti (2012): incasso medio* (migliaia di Euro)

Film per i quali non è stata richiesta alcuna forma di credito d'imposta 193,3 Film per i quali è stato richiesto credito d'imposta "Distribuzione" 1.073,14

Film per i quali è stato richiesto credito 2.029,21 d'imposta "Produzione" Film per i quali è stato richiesto credito d'imposta "Esterno" 3.112,11

* Incasso e presenze al 31 marzo 2013. Non si è tenuto conto dei film per i quali non è stato rilevato da Cinetel il dato sull’incasso e sulle presenze.

Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e su dati Cinetel

Tab. 23) Film di nazionalità italiana prodotti con contributo Lungometraggi di Interesse Culturale (IC) e TENERE IL PASSO con contributo Lungometraggi di Interesse Culturale Opere Prime e Seconde (OPS) (2011-2012): costo medio*, contributo medio e incasso medio** (migliaia di Euro) CON LE NUOVE SFIDE

2012 Nonostante il clima di estrema difficoltà per tutta la filiera e in ge- nerale per il paese, il settore della produzione cinematografica mo- Costo medio film con contributo 4.517 stra vivacità e disponibilità ad adattarsi alle nuove sfide, mettendo in Lungometraggi di Interesse Culturale (IC) discussione il modello tradizionale attraverso ridimensionamenti di budget, coinvolgimento di partner internazionali, attrazione di risor- Contributo medio Lungometraggi di Interesse Culturale (IC) 674 se esterne e capacità di sfruttare e riunire tutti gli strumenti di aiuto esistenti. Ancora molto va fatto, soprattutto per tenere il passo con Incasso medio film con contributo l’evoluzione tecnologica che sta rivoluzionando l’intero ciclo di vita Lungometraggi di Interesse Culturale (IC) 1.645 del film, dalle fasi creative al consumo finale.

Costo medio film con contributo È vitale che un settore composto di tante realtà della nostra piccola Lungometraggi di Interesse Culturale Opere 1.728 Prime e Seconde (OPS) e media industria e dell’artigianato, oltre che di talenti e tecnici di professionalità riconosciuta a livello internazionale, sia in grado di Contributo medio Lungometraggi di Interesse difendersi dalla congiuntura sfavorevole e di rinnovarsi in un contesto Culturale Opere Prime e Seconde (OPS) 314 di trasformazione del prodotto.

Incasso medio film con contributo medio Lungometraggi di Interesse Culturale (OPS) 312 Per garantire la sopravvivenza di questa industria culturale diventa indispensabile assicurare la continuità di dispositivi di sostegno auto- matici e immediati come il credito d’imposta cui va il merito di aver aiutato il consolidamento delle strutture produttive e l’attrazione di *Valori stimati risorse estere sul nostro territorio anche in un periodo così critico.

**Non si è tenuto conto dei film per i quali non è stato rilevato da Cinetel il dato sull’incasso e sulle presenze

Fonte: Elaborazione Unità di Studi congiunta DGCinema/ANICA su dati Direzione Generale per il Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e su dati Cinetel

39 COSA MI PIACE DEL CINEMA ITALIANO

Laureato in Scienze dell'Educazione, co-fondatore del Cineclub King-Kong negli anni '80, direttore della Settimana del cinema fantastico di San Sebastián, del Festival dei diritti umani, sempre nella stessa città, membro del consiglio direttivo del Festival internazionale di San Sebastián, di cui da due anni è il direttore. è stato anche responsabile dell'ufficio culturale Donostia Kultura. Dirige la collana editoriale Nosferatu, è autore di articoli e saggi su autori come Shinya Tsukamoto, Montxo Armendáriz, Elías Querejeta, Julio Medem, Imanol Uribe, Javier Aguirresarobe.

40 COSA MI PIACE DEL CINEMA ITALIANO

a due anni alla guida del Festival Da quando dirige il festival c’è stato un solo Personalmente, che cineasti italiani sono di San Sebastián, due anni in cui film italiano in concorso, Venuto al mondo stati importanti per lei e perché? José Luis Rebordinos (Rentería, di Sergio Castellitto. Che opinione ha della Mi ha sempre interessato molto Roberto 1961) ha dovuto fare i conti con produzione italiana contemporanea? Rossellini, che mi sembra un autore chiave una profonda crisi economica Non mi sento di dare una valutazione per- per costruire la modernità cinematografica. Dche sta aggredendo in modo particolarmente ché non mi considero un esperto di cinema Le conquiste del cinema moderno passano crudele il settore cinematografico in Spagna italiano contemporaneo. Però ho l’impres- inevitabilmente per la conoscenza della sua e che lo ha obbligato a supplire ai tagli di sione che la produzione italiana, al pari di opera. Mi interessa molto, per esempio, la aiuti pubblici con la ricerca di finanziamenti altri paesi europei, non stia vivendo il suo sua rilettura della storia. Mi hanno segnato privati. "Il mio lavoro oggi consiste soprat- momento migliore. molto anche i primi film di Bernardo Ber- tutto nel cercare fondi ", ammette. Il budget tolucci e Pier Paolo Pasolini. Di quest’ul- del festival (circa 3.600.000 euro) è la metà Quali cineasti contemporanei ritiene più timo mi interessa molto Salò o le 120 gior- di quello di Venezia o Berlino, ma Rebordi- significativi? Quali registi della nuova gene- nate di Sodoma ma, pur ammirando molto nos è riuscito a mantenere il livello della pro- razione hanno contribuito a rinnovare l’im- la sua opera di cineasta, mi interessano grammazione e l’anno passato, per il ses- magine del cinema italiano all’estero? di più le sue poesie e i suoi articoli apparsi santesimo anniversario, ha messo insieme Più che parlare dell’insieme dell’opera mi sul "Corriere del Sera". Un altro autore che un programma spettacolare con stelle del concentrerei su alcuni film di autori come mi ha dato molta felicità è . calibro di Oliver Stone, John Travolta, Dustin Matteo Garrone, Marco Tullio Giordana, i fra- Anche se la sua opera è irregolare, i suoi film Hoffman, Ewan McGregor o Richard Gere, telli Taviani o . I nuovi autori migliori sono davvero grandi. senza perdere di vista il necessario equili- in Spagna si possono vedere col contagocce brio tra tappeto rosso e cinema d’autore. e non hanno contribuito a cambiare l’imma- gine del cinema italiano nel nostro paese che, Si rimprovera in genere al cinema italiano nel migliore dei casi, è noto per alcuni dei di realizzare molte commedie rivolte al mer- Come definirebbe la relazione tra il Festival registi citati prima, o addirittura il pubblico lo cato nazionale. Lo considera un limite? di San Sebastián e il cinema italiano? collega ai classici Pasolini e Bertolucci. Crede che la commedia italiana possa È sempre stata particolarmente complicata, essere apprezzata anche dallo spettatore soprattutto per la vicinanza dei festival di Vene- Con che criteri scegliete una pellicola ita- straniero? zia e Roma, che ci obbliga a lottare per i film liana per il concorso? Tutte le cinematografie producono un tipo di e, per quanto riguarda quelli italiani, per loro è Con gli stessi criteri che valgono per qualsi- cinema destinato al mercato interno. È natu- più facile vincere questa competizione. Vene- asi altra cinematografia. Innanzitutto per la rale e logico. E non è negativo a priori. L’im- zia e Roma, insieme a Londra, ci fanno una sua qualità. Poi ci sono altri fattori: una tema- portante è essere capaci di creare anche un concorrenza diretta, anche se io non li vedo tica forte e interessante, la capacità di inno- altro tipo di film più internazionali per temi, come rivali. In tutti i casi abbiamo maggiori vazione, gli attori che può portare al festival, più universali per tono. Ma di fatto nessuno relazioni con festival più distanti nel tempo, etc. Tutti elementi che bisogna considerare e dei film italiani che ha avuto successo in Spa- come Berlino o Cannes. Anche se i nostri rap- che valgono per tutte le cinematografie. gna appartiene al genere della commedia, porti sono amichevoli e corretti con tutti. tantomeno romantica. Quali aspetti ricorrenti del cinema italiano Mette il suo festival tra quelli di serie A? ritiene particolarmente significativi? Cannes, Venezia e Berlino sono molto più Credo che il cinema italiano sia molto varie- Che tipo di rapporto c’è tra il cinema italiano grandi e importanti di noi e dobbiamo ammet- gato ed è difficile limitarlo a qualche aspetto e lo spettatore spagnolo? Viene percepito in terlo senza complessi. Pur essendo più piccoli concreto. Certo, nella sua varietà, c’è una qualche modo vicino alla realtà spagnola? cerchiamo di mantenere un buon livello del corrente importante di cinema politico con È un peccato, ma credo che lo spettatore spa- concorso, a partire dal budget e dalla strut- autori come Marco Bellocchio, Nanni Moretti gnolo non conosca bene il cinema italiano. Le tura che abbiamo a disposizione. Ma non e Paolo Sorrentino. vostre produzioni non arrivano sui nostri schermi. dobbiamo sentirci inferiori rispetto agli altri. José Luis Rebordinos Direttore del Festival di San Sebastián di Carlos Reviriego

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Anagraficamente la Mostra del cinema di Venezia ha 81 anni, essendo nata nel 1932 (la prima edizione si tenne dal 6 al 21 agosto di quell'anno, la seconda due anni dopo, nel '34). Nacque da un’idea del presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi di Misurata, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di Luciano De Feo, segretario generale dell’Istituto internazionale per il cinema educativo. Sotto la dicitura, 1ª Esposizione Internazionale

d’Arte Cinematografica, questa prima edizione si tenne sulla terrazza dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia. Non fu competitiva ma propose molti titoli passati alla storia, tra cui Il campione di King Vidor, il Frankenstein di James Whale, Gli uomini, che mascalzoni… di Camerini e A me la libertà di René Clair. Ma se la Mostra ha 81 anni, l'edizione del 2013, dal 28 agosto al 7 settembre, non è la numero 81 ma la numero 70. La discrepanza di date si spiega con le interruzioni dovute

alla seconda guerra mondiale e successivamente alla contestazione del '68, quando la Mostra fu sospesa fino al 1980. Per celebrare la storia del festival più antico del mondo, 8½ ha chiesto a dieci critici italiani, di diverse generazioni, di raccontarci il momento più bello o comunque più significativo vissuto al Lido e di lanciare una proposta per il futuro. Li ringraziamo per l’intenso ritratto che hanno fatto del festival. Abbiamo anche scelto di pubblicare alcune preziose immagini dell'archivio storico del Luce dove rivive la memoria di personaggi come Pier Paolo Pasolini, Vittorio De Sica, Emmanuelle Riva, Federico Fellini...

Le immagini delle pagine ‘Ricorrenze’ provengono dall’Archivio Storico Luce e ritraggono al Lido di Venezia registi, attori, attrici e personalità nel corso delle passate edizioni della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. a Emmanuelle Riva, 1959; B Pier Paolo Pasolini con Antonella Lualdi e Franco Interlenghi 1963; C Alain Resnais, 1961; D Henry Fonda; E Vittorio De Sica, 1959; F Roberto Rossellini con Ermanno Olmi, Carlo Lizzani, François Truffaut e Francesco Maselli; G il presidente della Biennale Giuseppe Volpi conte di Misurata, il ministro , Luigi Freddi, 1937; H Silvana Mangano e Alberto Sordi 1959; I Federico Fellini con il Leone alla carriera, 1985; L Carlo Lizzani e Carla Gravina. Si ringraziano, per la collaborazione, Cristiano Migliorelli e Emiliano Guidi di Luce Cinecittà. L’Archivio Storico Luce è iscritto dal 24 giugno 2013 nel Registro Memory of the World-Unesco, il programma finalizzato alla valorizzazione dei più importanti fondi archivistici e bibliotecari del pianeta, intesi come luoghi in cui è custodita la memoria dei popoli e delle culture. Si tratta del primo archivio italiano d’immagini del Novecento che, per la sua unicità e universalità, ottiene il riconoscimento di fonte documentaria ineguagliabile per la conoscenza della storia mondiale. RICORRENZE

edizione che mi è rimasta impressa ufficiale, il film era stato accompagnato dai ne. Non tanto per rivolgerli contro il “Gran L' nel cuore è decisamente la nona; fischi intermittenti di buona parte del pub- Premio”, che andò all’ottimo Amleto di quella del ’48, l’anno in cui tornava blico, composto nella sua maggioranza da Laurence Olivier, quanto contro quello attri- al Lido dopo la lunga parentesi bellica e post- nobili e “damazze” veneziane, accorse per buito al miglior film italiano, che incoronò bellica, durante la quale si era tenuta in città. ammirare l’opera del conte Luchino, che le Sotto il sole di Roma di Renato Castellani, Mi è rimasta la più cara, nonostante le con- aveva deluse fin dai titoli di testa, là dove espressione a nostro parere del nascente traddizioni che la caratterizzarono: un pro- questi avvertivano che gli attori, scelti tra i “Neorealismo rosa”. Certo, rileggendo i

Quella volta che fischiarono La terra trema di Callisto Cosulich

gramma ricco di film memorabili, cui faceva personaggi di Acitrezza, parlavano il dialetto titoli di quella Mostra, molti giudizi proba- contrappeso un clima di sfrenata mondanità, catanese “perché l’italiano non è la lingua bilmente andrebbero mutati. Salirebbero per che accoppiava i vertici del divismo hollywo- dei poveri”. Visconti, che stava appollaiato esempio le quotazioni de L’amore, il dittico odiano alla crema dell’aristocrazia venezia- in cabina, a ogni bordata di fischi faceva al- che il Rossellini “ante Bergman” aveva de- na. Ne fece le spese La terra trema, il film zare il sonoro, accompagnando l’ordine con dicato ad Anna Magnani, mentre esiterei a che, non solo a mio avviso, avrebbe meritato “hanno da schiattare!”, espresso ad altissima conservare il mio primitivo entusiasmo per il massimo premio (allora si chiamava “Gran voce. Quando si trattò di tirare le somme, La croce di fuoco (The fugitive) di John Ford, Premio Internazionale di Venezia”), mentre prevedendo l’esito della premiazione, noi, la cui affascinante maestria nel descrivere i dovette accontentarsi di un riconoscimento cioè il pubblico dei circoli del cinema e dei paesaggi e le loro luci era messa al servizio secondario, attribuitogli “per i suoi valori loro dirigenti, ci armammo di fischietti per di un fanatico simbolismo religioso. Più artistici e corali”. Del resto, alla proiezione contestarla, cosa che puntualmente avven- complesso invece il caso del film di Visconti. Oggi si esiterebbe a sposare ancora la tesi “luckacsiana” di Guido Aristarco, secondo il quale La terra trema avrebbe rappresentato un passo avanti nel processo evolutivo del cinema “Neorealista”, portandolo dal “reali- smo critico” al “realismo socialista” (quale, per cortesia? Quello dei coevi, orrendi film staliniani, prodotti in Unione Sovietica?). In realtà, rivedendo oggi La terra trema, il film appare come un oggetto strano, una sorta di asteroide piombato sul variegato pianeta del nostro cinema, in cui la lingua dei “poveri di Acitrezza” si coniuga con sequenze di un formalismo addirittura sur- realista. Basti pensare a quella sequenza del vagabondo ubriaco, che vaga per le strade di Acitrezza accennando con la sua fisarmonica a un celebre notturno di Chopin. D’altra par- te tutto il cinema di Visconti, a prescindere dal valore delle singole opere, rifiuta di farsi incasellare nei cliché dei generi, cui di volta in volta appare riferirsi.

a

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1964: Antonioni, Godard e Pasolini di Bruno Torri

stata l’edizione 1964 della Mostra del a grandi figure o a grandi momenti dell’arte noscitivo, ecc.), vorrei che, anche attraverso è Cinema di Venezia, all’epoca diretta e della cultura cinematografica. Ricordo que- apposite iniziative collaterali e “permanenti”, da , quella di cui conser- sto perché in seguito tale formula fu com- la Mostra si dimostrasse sempre più dispo- vo il ricordo più vivo, e non solo perché era pletamente abbandonata per passare a un nibile alla ricerca, correndo anche dei rischi, la prima volta che vi partecipavo. All’interno altro tipo di manifestazione, che è poi quello senza fermarsi troppo sul già acquisito, sul di un programma che esibiva una qualità arti- che, sostanzialmente, permane tuttora: mol- già consacrato. Tutto ciò sapendo benissimo stica e culturale mediamente alta, figuravano ti (spesso troppi) film in tutte le sezioni del che, politicamente e culturalmente, i tempi tre film assai belli e importanti firmati da tre programma, più apertura agli aspetti divisti- attuali sono tutt’altro che favorevoli all’attua- registi, Antonioni (Deserto rosso), Godard ci (con annessa “ideologia” del red carpet), zione di simili (utopici?) auspici. (Una donna sposata) e Pasolini (Il Vangelo più disponibilità alle esigenze consumistiche secondo Matteo) che allora – come ancor dell’industria cinematografica. oggi - ammiravo moltissimo. Inoltre c’erano

B

anche dei motivi più direttamente personali che mi ricollegano a quella Mostra, poiché durante il suo svolgimento Lino Micciché e io Spazi di riflessione e programma snello concordammo l’impostazione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, la cui prima edizione, appunto, ebbe poi luo- go nel 1965. Ricordo che le Mostre dirette da Chiarini Con questa osservazione entro già nel merito corrispondevano a una formula ben defini- di come dovrebbe configurarsi la mia Mostra ta, sia sul piano delle scelte dei film sia su ideale: rispetto al modello oggi prevalente, quello organizzativo. La giornata tipo della vorrei un programma più snello e selettivo manifestazione contemplava la presentazio- caratterizzato da motivazioni strettamente ne di uno-due film in concorso selezionati, artistiche e culturali; vorrei quotidianamen- almeno nelle intenzioni, secondo criteri pre- te più spazi per meglio riflettere e dialogare valentemente estetici; un film nella sezione sui film presentati; vorrei che la Mostra non informativa che, sempre negli intenti dei se- fosse soltanto un luogo espositivo ma che si lezionatori, doveva comunque manifestare configurasse anche come produttrice di cul- una qualche valenza artistico-culturale; uno- tura (organizzando convegni di studio, pub- due film nella sezione retrospettiva, dedicata blicando libri di approfondimento critico-co-

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Se i cancelli del cielo si spalancano

di Pietra Detassis

Mostra del Lido è una bicicletta La appena noleggiata a viale Regina Margherita e subito rubata o una lunga pedalata sul lungomare sterrato verso Malamocco, al mattino prestissimo, prima del primo film. Questi i ricordi più belli, im- mediati, magari poco cinematografici, ma per dare l’idea. Perché in effetti la Mostra d’Arte Cinematografica questo è: un’idea, una sensazione, un feeling prima ancora che una realtà. Come può essere realtà un triangolo di 100 metri quadrati circa (tra Palazzo, Casinò, Excelsior), dove non ci sta nulla se non il ricordo di quanto erano glamour i gala nel- la Sala Grande ai bei tempi, signora mia? Eppure, io a questo miraggio nella laguna ci ho sempre creduto, non potrei farne a meno. La nostra avventura insieme è iniziata nei campeggi e in hotel a una stella dove, me lo ricordo bene: un anno non trovavo la doccia ed era lì sopra il water, cioè facevi pipi e il bagno insieme, mentre un altro ci avevano sistemato in tre, due maschi e una femmi- na, in una sola stanza, ospiti del prestigioso inserto “Venezia7” dove, evidentemente, non si ponevano domande. Ma erano anni strepitosi, la Mostra di Carlo C Lizzani, le mie prime stagioni, 1980, 1981, 1982, i cataloghi bellissimi, la retrospettiva Smetta di fare la moralista Mizoguchi, le notti a perdersi nell’horror, la sezione Mezzogiorno/Mezzanotte di Enzo e si dedichi a tutti i generi Ungari, un genio passato come un soffio, che accostava il film algerino alla sterminata follia di Michael Cimino in notturna, I cancelli del cielo che si spalancavano per farci capire che Oggi la Mostra ha molte pagine da dimen- possa esportare il resto su terraferma per il cinema d’autore non era più solo Godard ticare, e non riguardano quasi mai le scelte allargare lo sguardo. A patto che a Venezia e piano sequenza, ma commistione tra artistiche, benché non abbia più ritrovato la l’industria impari a riappacificarsi con la Hollywood, codici di genere e trasgressioni compattezza e lo slancio innovativo di quegli parola “eccellenza”, smettendo quel vecchio delle Nouvelle Vague. anni. Riguardano strutture che non ci sono, giochetto di contrapposizioni: “di qui c’è I migliori anni della nostra vita, quelli in cui mercato che non si può fare, albergatori mal- il popolare e di là la nicchia” e che Venezia intervistavi Bernardo Bertolucci fermandolo disposti, spazi da farti piangere in ginocchio, smetta di fare la moralista e ricominci a con- sulle scale del Palazzo dopo il contestatis- fatiscenze insanabili, scandali con il “buco”, cedersi onnivora a tanti (generi). simo La luna e Otelo de Carvalho nel suo amianto nelle vene, Palazzi immaginati e im- Con una certezza, però: da qui, e solo da piccolo hotel smarginato. Non era un’altra maginari oggi sepolti perché la mafia arriva qui, possono ripartire ricerca, innovazione, Venezia, era soprattutto un’altra Italia. anche in laguna. Eppure non c’è nessuno formazione, Nuovi Orizzonti non marginaliz- che chiamato da Hollywood o da qualsiasi zati. Qui va alimentata la visione del futuro, altra parte del mondo sappia resistere al ri- interrogandosi sul senso che hanno ancora i chiamo dello sbarco in motoscafo al pontile festival nell’epoca del web e dello streaming. dell’Excelsior, summa teologica di ogni vanità Quale scelta migliore di questo luogo assolu- per le star, stupore assoluto per ogni debut- to nella sua evanescenza, scenografia irreale tante, meraviglia di un posto unico, eccellen- e forse solo fantasticata, per immaginare il te e dunque difficilissimo. Astruso. Astratto. cinema impalpabile, digitale e virtuale di Ai criticoni dico questo: il Lido è e resterà domani? il cuore della Mostra, immaginando che si

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La commozione di Ingmar Bergman

di Alessandra Levantesi

ricordi buoni sono tanti, tra l'altro to. Cannes era uscita brillantemente dalla losofia del Lido, non solo del Festival. Chi I alla Mostra ho avuto anche par- contestazione, assorbendo le spinte in un si assumerà un simile compito? E in ogni te attiva come membro della riuscito mix di arte, glamour e mercato: caso, quali tempi (e costi) richiederebbe? commissione di selezione sotto la dire- per Venezia il ’68 fu micidiale, aprì un'era Nel frattempo, l'unica cosa saggia che la zione del meraviglioso Gillo Pontecorvo. di direzioni fiacche e selezioni punitive Mostra può fare è giocare con rigore le Tuttavia, per un critico le vere emozioni che durò fino alla resurrezione operata da carte della cultura e dell'eccellenza arti- nascono al buio, davanti allo schermo, e Carlo Lizzani. Ma intanto Cannes aveva stica: è il più antico festival di cinema del allora tiro fuori due momenti in qualche fatto il sorpasso e Venezia aveva perso la mondo, è inserito nel contesto prestigioso modo analoghi perché legati entrambi a sua posizione di supremazia. Potrà mai della Biennale, ha dietro di sé la città di opere, in ogni senso, fuori misura. La vi- recuperarla? Direi di no: per cambiare lo Venezia. Usi il suo grande passato per get- sione nel 1982 della versione integrale di stato delle cose e tornare a competere con tare uno sguardo illuminante sul futuro. Fanny & Alexander e gli applausi intermi- i francesi bisognerebbe rivedere l’intera fi- nabili che alla fine delle sei ore esplosero in Sala Grande, alla presenza di un Ingmar Bergman visibilmente commosso. E, dieci anni dopo, alla Volpi, la vibrante ovazione D con cui al termine del ciclo delle 13 punta- te di Die Zweite Heimat il pubblicò salutò, come fossero amici o persone care, il regi- sta Edgar Reitz e gli interpreti.

Tornare a competere con i francesi

Quanto alle pagine da cancellare, la mia prima incursione alla Mostra coincide con l'inizio del suo periodo più nero. Parlo del 1970 quando, studentessa universitaria in via di preparare una tesi su Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene, mi recai al Lido per vedere il suo Don Giovanni. La pro- iezione, l’ultima, si svolgeva all’ Arena e pioveva talmente tanto che in breve rimasi l’unica spettatrice, o quasi. L’immagine di quell’arena vuota sotto la tempesta in un Lido desolato mi pare ora la fotografia/ manifesto del decennio che sarebbe segui-

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Quella notte extraterrestre di Mariuccia Ciotta

ido di Venezia, 28 agosto 1982. sulla creatura da Drive-In. Blockbuster vanti all’automa che dà prova di esistere, L Era la mezzanotte di Enzo Ungari, d’arte. Fumetto subumano. O “uno stupi- muore, e poi si riaccende, lucina rossa di il “mangiatore di film” che lanciò do film alla Walt Disney”, come lo aveva- un proiettore sparato in quella notte al nella sala Grande una bomba di rara po- no definito gli executives della Columbia Lido. tenza e trascinò centinaia di ombre frene- prima di passare alla Universal il copione Molti anni dopo, il cratere di un’altra tiche all’assalto del Palazzo. La Mostra e più pregiato della storia del cinema. astronave ci consegnerà il peggior ricordo il Mostro: E.T. Fu così che noi alieni, usciti dal decennio del Festival con la sua gettata di amianto Chi riuscì a superare la barriera degli uo- della rivolta, riuscimmo a sfondare le ricoperta di fogli di plastica volanti, buco mini in divisa e conquistare un posto non porte della Biennale e a incontrare l’im- tossico davanti all’ex casinò. La “grande dimenticherà la “sequenza” dei festivalieri maginario galattico, il regista di serie B opera” del nuovo palazzo mai nato è co- esaltati tra spinte e resse soffocanti, dop- consacrato ”autore”. stata ai nostri occhi la scomparsa di centi- pio prismatico dell’epilogo spielberghia- no. Tutti affollati intorno al veicolo spazia- le nel chiarore luminescente della laguna per salire a bordo dell’impossibile insieme Il buco tossico davanti al Casinò al grinzoso alieno di Carlo Rambaldi. Una notte “extraterrestre”. Il mito prima della mitologia di un film che frantumò i record d’incassi da Guerre stellari e che il 17 set- Congegno mirabolante, marchio impres- naia di pini secolari, di un grande giardino tembre fu proiettato al palazzo dell’Onu so sulla luna Amblin: il traballante ani- e questa voragine venefica. Registi, divi e di New York e valse al regista la medaglia matronic ci suggerì le coordinate di una divine ci chiedono chi è il colpevole anche della pace. critica combattente e marziana contro i dello scempio dell’Hotel Des Bains, deva- E.T. sbarcava alla Mostra proveniente canoni dell’immaginario. stato e chiuso da anni, della fine dell’unico da Cannes, dove era sfilato in anteprima Eravamo trionfanti nelle poltrone di ospedale dell’isola e del monumentale e mondiale il 26 maggio, avvolto ancora velluto giallo a guardare i fiori di Drew miliardario Mose, affogato nell’acqua alta. dall’eco di uno stupore cinefilo incerto Barrymore che sbocciavano di nuovo da- Il mostro del Lido ha un nome e non è E.T.

48 RICORRENZE

F Il testamento di John Huston di Fabio Ferzetti

3 settembre del 1987 la Mostra di davanti questo film-testamento. Unico, de- tutto questo. Un tempio della cosiddetta set- Il Venezia fu investita da un’emozione finitivo, terminale... Non ho mai rivisto The tima arte (sempre meno) e uno di quei luoghi unica, forse irripetibile. Si presenta in Dead, è uno di quei film legati a un momento ad alto tasso simbolico in cui ogni anno, di anteprima mondiale The Dead, l’ultimo film così particolare che non oso attraversarli di epoca in epoca, l’Italia si fa, involontariamen- di John Huston, morto pochi giorni prima nuovo. Né naturalmente ho mai riletto cosa te, l’autoritratto. dell’apertura del Festival. Tratto da uno dei più bei racconti contenuti in Gente di Dubli- no, The Dead arriva a Venezia già circondato da un alone di leggenda. Il grande vecchio, Ridatele respiro internazionale protagonista e simbolo degli anni più av- venturosi del cinema classico, lo ha girato in condizioni estreme, andando sul set con scrissi. Ma so che c’ero e me ne ricorderò Nella crescente indifferenza del resto del la bombola dell’ossigeno. La protagonista, ancora molto a lungo, spero. mondo. tanto per ribadire il carattere forse mai così Difficile invece scremare, nei tanti anni che Per cui il mio augurio per il futuro è semplice. personale dell’impresa, è sua figlia Anjelica. sarebbero seguiti, le troppe cose da dimen- Si tratta di minimizzare tutto ciò che è di inte- Inoltre Joyce, anche se nessuno accosterebbe ticare (ma che non si dimenticano); i troppi resse puramente locale e di incentivare invece mai i loro due nomi, è da sempre lo scrittore film scelti per clientelismo, opportunismo, con ogni mezzo tutto quanto può restituire preferito di Huston. compiacenza; i prezzi allucinanti e i ritmi son- alla Mostra respiro internazionale. Facendo Le aspettative insomma non potrebbero nolenti che avvolgono da sempre il Lido in anche tesoro dei grandi nomi che Venezia ha essere più alte, ma quando finalmente The un’atmosfera caliginosa, pre-moderna, come scoperto e difeso, in tutte le sue sezioni, an- Dead viene proiettato, lo stupore va addirit- se in città dovesse ancora arrivare non dico il che quelle parallele, prima di vederli prendere tura alle stelle. In meno di 90 minuti, con cinema ma la corrente elettrica; le serate mer- il largo per Cannes o Toronto. Certo, non è un un’essenzialità che lasciano semplicemente cantili, come quella “pre-inaugurazione” (che compito facile. Noi continuiamo a ragionare senza fiato, Huston condensa tutta una vita, diavolo vorrà dire?) appaltata a Box Office 3 D per autori, ma dietro ogni festival ci sono i sogni e i rimpianti, il visibile e l’invisibile, di Ezio Greggio. O il collega - peraltro valente i grandi venditori internazionali, inesistenti la meraviglia e il dolore. E io sono lì. Ho 29 - chiamato a coordinare le conferenze stam- ancora meno di vent’anni fa, che dettano anni, sono già stato tante volte alla Mostra pa, che non riconosce Renato Nicolini (o for- legge e impongono nomi, titoli, condizio- da appassionato, ma è per la prima volta che se sì, ed è anche peggio) e censura la sua do- ni. Ignorarli è impossibile. Ma arrendersi la seguo da inviato per “Il Messaggero”. Per manda scomoda nell’indifferenza generale... sarebbe letale. In questa contraddizione si me è praticamente un battesimo e mi trovo Eppure Venezia è stata e continua ad essere giocano le grandi sfide di domani.

49 RICORRENZE

Una via crucis per Scorsese

di Alberto Crespi

mio ricordo più forte di Venezia e di pregare per le anime perdute di Scorsese Da questa considerazione, che considero Il la pagina che vorrei dimenticare in e soci. L'occasione era troppo ghiotta: con cruciale, discende una riflessione. Ho lavorato qualche misura coincidono. Era il alcuni colleghi, saltammo sul vaporetto e ci alla Mostra in varie riprese, per la Settimana 1988, ero a Venezia per la prima volta come fiondammo nel centro storico. In piazza San della Critica e, nell'anno 2001, come consu- inviato del giornale sul quale ancora scrivo, Marco i partecipanti alla "via crucis" erano lente del direttore Alberto Barbera. Credetemi, l'Unità. Non ero ancora critico titolare e il meno numerosi dei giornalisti che assiste- non è la storia della volpe e dell'uva: non farei mio compito era quello di cronista: inter- vano alla loro performance. Percorsero la il direttore di Venezia nemmeno se qualche viste, pezzi di cronaca, “colore” mondano piazza in lungo e in largo, sotto gli sguardi pazzo volesse coprirmi d'oro. È un lavoro e politico. Tra i film presentati alla Mostra distratti di turisti e piccioni, fermandosi di faticoso e frustrante e la frustrazione dipende c’era L’ultima tentazione di Cristo di Martin tanto in tanto a pregare. Fu, a suo modo, dall'assoluta inadeguatezza delle strutture Scorsese. Il film era a rischio di sequestro divertente. Fu soprattutto una lezione: che la Mostra ha a disposizione, e del luogo e le associazioni cattoliche, del Veneto e di festival come Venezia e Cannes vengono in cui si svolge. Dal 2001 " dopo aver visitato tutta Italia, si erano mobilitate per protesta- profondamente fraintesi se ci si limita a con Barbera e Baratta l'Arsenale " sono pro- re contro la sua presentazione al Lido. Fin viverli "da cinefili", immergendosi nei film e fondamente convinto che la Mostra potrebbe dalla vigilia non si parlò d'altro. Dovetti scri- trascurando il mondo che li circonda. Sono cambiare solo abbandonando il Lido e trasfe- vere, per giorni e giorni, pezzi a cavallo fra baracconi promozionali, ma anche interes- rendosi a Venezia, dove i vecchi cantieri navali la cronaca giudiziaria e l'esegesi dei Vangeli santi termometri del costume e dello stato della Serenissima potrebbero diventare teatro Sinottici. Giornalisticamente la cosa era di salute della civiltà occidentale. di eventi e di proiezioni che oscurerebbero divertente e anche gratificante (si finiva in la Croisette. Servirebbero ristrutturazioni e prima pagina, tanto per capirci), dal punto interventi costosissimi, possibili solo con la di vista cinematografico era come entrare in partecipazione di grandi sponsor: sarebbe l'u- una pasticceria e ordinare solo nico modo per fare della Mostra un bicchiere d'acqua. Il colmo una rassegna di livello mondiale. si toccò quando una delle sud- Così, ha un'aria estremamente dette associazioni organizzò, lo Trasferirei tutto all’Arsenale provinciale, anche se a volte i film stesso giorno della proiezione e le presenze sono di valore as- del film al Lido, una "via crucis" soluto. Sia chiaro, è un sogno: in in piazza San Marco, allo scopo Italia queste cose non accadono.

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50 RICORRENZE

Lasciate entrare Leslie Caron!

di Marco Giusti

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primo film che ho visto a Venezia? che cercai di spiegare alle maschere che do- di Nanni Moretti, Piero Tortolina che arrivava Il Credo sia Squadrone bianco di vevano farla entrare, era Leslie Caron! I fischi solo per pochi film americani e rientrava col Augusto Genina proiettato all’aper- al film di Bevilacqua. Ricordo Glauber che vaporino, Lello Bersani al Quattro Fontane, to, dietro al Palazzo del Cinema, quando imprecava perché la Giuria, presieduta da l’arrivo di Marco Müller dalla Cina, con cami- ancora non c’era copertura. Si stava sotto le Suso Cecchi D’Amico, aveva premiato un film cia rossa a quadretti e zaino. Erano gli anni stelle, seduti sulle sedie di ferro, a vedere le di Louis Malle e non il suo capolavoro finale, in cui i critici dettavano i pezzi al telefono: B avventure africane di Fosco Giachetti. Penso A Idade da Terra: “Suso Cecchi D’Amico è la come Bologna, E come Empoli... Io ci mette- che quell’anno vidi anche Vereda Tropical, di dattilografa di Visconti, Louis Malle è pagato vo ore e poi non si capiva niente quando mi Joaquim Pedro de Andrade, storia d’amore dalla Cia!”. Grande Glauber! Per quel dolore sbobinavano. Per me, ancora oggi, il Festival tra un uomo e un cocomero nella mitica c'è morto. di Venezia è Godard con Prénom Carmen, Sala Volpi. Sempre lì, un’altra edizione, ho E poi ricordo i miei amici più cari, come Fassbinder con Berlin Alexanderplatz, visto tutti i film di Kenji Mizoguchi per un Giovanni Buttafava che si era addormentato Emanuele Severino che cercava di spiegare “Castoro” che non ho mai finito. Presi tanti a un film, Tatti Sanguineti attore in Sogni d’oro la grandezza degli spot girati da Woody Allen appunti. “Adesso si capirà se sei davvero un per la Coop davanti a una platea di quattro critico”, mi disse Fernaldo Di Giammatteo. E persone. Francesco Nuti e Maurizio Ponzi infatti non lo finii, dimostrando di non esser- Quando il cinema alla conferenza stampa del loro primo film. lo. Forse. Ricordo George Cukor, incontrato Beniamino Placido in diretta tv, sempre così nell’ascensore dell’Excelsior; ricordo Robert sembrava affettuoso e intelligente. In quel periodo poi Morley, uno dei miei attori preferiti, che cam- c’era l’idea di poter parlare di cinema in tv minava davanti al Palazzo; Leslie Caron che la risposta a tutto in un modo diverso. Ed era un tempo felice cercava di entrare in sala a vedere un film e io perché il cinema sembrava la risposta a tutto.

51 RICORRENZE

Un posto dove non può succederti niente di male

di Mariarosa Mancuso

incorreggibile animale festivaliero, cierge dell’albergo: “Ma lo sa che è l’unica ad Da fatti salvi gli attacchi di noia duran- andarsene malvolentieri?”. te la proiezione di certi film, non Atteggiamento poco professionale, ne con- ho un album dei cari ricordi e neppure una veniamo. Cercheremo di porvi rimedio con lista nera (parlando in generale, mi infastidi- la saggezza che l’età dovrebbe portare in scono le fotografie e più ancora le nostalgie dote (anche di quella però non c’è ancora sul cinema com’era). Torna comodo, per la traccia). Nell’attesa, godiamo certi capannelli Mostra di Venezia, quel che Audrey Hepburn dove i colleghi appena usciti dalla proiezione diceva della gioielleria Tiffany, in Colazione distruggono a colpi di battutacce il film ita- da Tiffany di Blake Edwards: “Mi piace qui. liano appena visto. Tranne poi ricomporsi, È un posto dove non può succederti nulla di dormirci sopra, e il giorno dopo certificare male”. Ne deriva un certo fastidio per chi ap- che si tratti di un capolavoro assoluto. Nella pena arrivato al Lido fa il conto alla rovescia stessa pagina quasi sempre trova spazio un dei giorni che mancano alla fine. Durasse bel dibattito sul perché i critici perdano cre- un’altra settimana, andrebbe benissimo lo dibilità, gli spazi si restringono, gli spettatori stesso, anzi. Lo aveva capito anche il con- preferiscono il cinema americano.

H È ora di aprire alle serie tv

Per il futuro, sarebbe ora di riconciliare il giornalista francese in un momento di luci- concorso con le retrospettive. Che senso dità. Sarebbe anche ora di aprire alle serie tv, ha scartare dalla competizione certi film - che hanno ereditato l’attrattiva e la popolarità le commedie in cima alla lista e le pellicole che il cinema aveva e non ha più. che raccontano una storia senza voler rivo- Non sarebbe male - dopo il grande buco, la luzionare il cinema - per poi celebrarli una scoperta dell’amianto, il progetto del nuovo ventina di anni dopo nelle retrospettive? Palazzo che probabilmente mai si farà – tra- Non sarebbe meglio mettere una moratoria sferire per un anno la Mostra di Venezia in un sui titoli che si dichiarano artistici - senza multiplex dei dintorni. Sale comode a volontà portare prove, perlopiù riciclando parole e magari qualche pasto decente servito senza d’ordine stantie - e su quelli che vagheranno mugugni. Come avviene in qualsiasi altro fe- di festival in festival senza mai riempire una stival del mondo. Senza dover scoprire, come sala? “Stiamo mezz’ora in coda per vedere una volta capitò, che il ristorante impone un film che se fossero al cinema sotto casa non sovrapprezzo per gli spaghetti serviti a tarda degneremmo di uno sguardo”, scrisse un ora. Vale a dire, dopo le nove di sera.

52 RICORRENZE

Con gli occhi spalancati su Kubrick di Dario Zonta

er chiunque lavori nell’ambito del ci- P nema, il Festival di Venezia ha sem- pre rappresentato un momento ineludibile. La mia frequentazione è tardiva (fine Anni ‘90) e, da subito, legata a motivi professio- nali, avendo perso la fase da “culturale”. Ricordo il carico di emozione che ha accom- pagnato le mie prime esperienze, tra aspetta- tive e delusioni. Ma se dovessi selezionare un momento piuttosto che un altro mi scoprirei lontano dalle sale, al di fuori dei rituali della visione e della successiva rielaborazione cri- tica, casomai in spiaggia a tirare una boccata d’aria con qualche compagno sodale. Dovendo salvare un brandello di celebrazio- ne e di celebrità, non potrei mai dimentica- re il red carpet di Eyes Wide Shut, il sorriso orizzontale di Tom Cruise e la spinta verti- cale di Nicole Kidman, un alieno di porcel- lana, come anche l’emozione di vedere in anteprima mondiale con gli occhi completa- mente spalancati il film postumo di Stanley Kubrick e la certezza all’uscita dalla sala di averlo molto amato senza averlo ancora capi- to, cercando il conforto di qualcuno che non si riempisse la bocca di considerazioni super- ficiali. E lì ho capito che il critico era già un animale in estinzione.

L È inutile scimmiottare Cannes

Dimenticare Venezia? Lo si fa appena si ti, accogliesse ai massimi livelli esperienze prende il traghetto per tornare a casa! cinematografiche alternative, espanse, vitali, Dimenticabili sono le edizioni sciatte, e rompendo una volta per tutte le definizioni ce ne sono state nei quindici anni che ho e gli steccati. Mi piacerebbe una Mostra frequentato la Mostra laddove si sono al- disarticolata ed eclettica, che restituisse la ternati Barbera, De Hadeln, Müller e ancora complessità dei linguaggi cinematografici Barbera. Dimenticabili sono le voragini e audiovisivi. Una Mostra che non sia pre- davanti al Casinò e quella sensazione im- vedibilmente ancorata a un’idea di cinema mutabile che nulla accadrà di nuovo e che d’autore. Mi piacerebbe che non si ripetesse la Mostra, come l’Italia, vivrà una lenta de- più, commentando un’edizione piuttosto cadenza che non riguarda solo le strutture che un’altra, la metafora agronoma secondo ma la stessa idea di festival e la progettualità la quale il buon risultato di un festival dipen- che lo dovrebbe definire. Il discorso qui si de unicamente dalla bontà del raccolto cine- farebbe complicato, ma se non si è Cannes è matografico annuale. I frutti su quegli alberi inutile scimmiottare Cannes, mentre sareb- vanno fatti maturare e un buon direttore, se be importante che la Mostra (di più di un fe- è tale, dovrebbe scovarli in capo al mondo e stival, già nel nome) definisse nuovi orizzon- soprattutto coltivarli sin dall’inizio.

53 RIMOZIONI

PERCHÉ TUTTI HANNO RIMOSSO RENATO CASTELLANI?

di Luca Malavasi

el 2006 è stata la volta di Mario Bolognini, per restare a loro, hanno rappre- Due soldi di speranza (1952) e chiuso da Nella Soldati, recuperato alla storia sentato, in questo senso, occasioni preziose città l’inferno (1959) con, in mezzo, l’inatte- del cinema grazie a un cen- per fare tutte queste cose insieme. so (per forma e anti-viscontismo) Giulietta tenario di incontri, rassegne, Quest’anno è, o sarebbe, o dovrebbe essere e Romeo (1954) e il bozzetto pavese I sogni riedizioni di romanzi e qualche la volta dell’ultimo (forse) dei dimenticati nel cassetto (1956). Poi, già dal decennio Nstudio originale dedicato alla sua metà da della storia del cinema italiano, Renato successivo (Mare matto, i film a episodi), e regista; a seguire, Zampa e Bolognini (ricor- Castellani, di cui ricorre il centenario della più ancora nei ‘70, con il passaggio quasi de- renze a parte), dalle carriere meno “libertine” nascita (Varigotti, 4 settembre 1913). Il “gran- finitivo alla televisione, il nome di Castellani e sfuggenti ma non per questo meno biso- de dimenticato”, come si definiva lui stesso, scivola via, come uno della vecchia guardia gnosi di recuperi. Poco prima e poco dopo, o il più grande dei dimenticati, come si può sostituito dai più aggressivi interpreti della altre iniziative (editoriali e non solo) orientate legittimamente sostenere. Nella nota biblio- commedia all’italiana e dai più internazionali allo stesso modo: recuperare dentro un’idea grafica con cui si chiude il Castoro a lui dedi- autori “moderni”; Castellani non sta né da di storia (del cinema italiano) che ha cornice cato (datato 1984 e mai ristampato), Sergio una parte né dall’altra, continua un discorso e sfondo ormai ben assestati (grazie al lavoro Trasatti già notava che “in proporzione al che già in passato lo aveva tenuto a giusta di Gian Piero Brunetta) e che può dunque ruolo da lui svolto nella dinamica del cinema distanza da definizioni e etichette, e finisce muoversi verso il “particolare”, e magari il italiano in un arco di oltre quarant’anni, la bi- fuori dal “dibattito”. Colpa di nessuno, i tem- parentetico; ma, anche, dentro un’idea di bliografia è alquanto scarna”. Scarna, e anche pi e i modi della critica prevedevano allora storia (del cinema e dei film) sempre più datata: negli Anni ‘50, “Cinema”, “Cinema un altro ordine del giorno. Anzi, quella critica insoddisfatta della sacra figura dell’autore, Nuovo” e “La Rivista del cinematografo” ha comunque contribuito – in negativo, ma sempre più desiderosa di ammorbidire i sono affollate di recensioni, interviste, servizi poco importa – a dare “peso” al cinema di contorni delle definizioni. Soldati, Zampa e dal set, anticipazioni; è il decennio aperto da Castellani, ridimensionando l’entusiasmo

54 SCENARI // Festival del cinema

con cui era stato accolto e commentato ne- – eredi, editori, distributori… – sembra de- altro (senza entrare nel merito dei profili di gli Anni ’50 (e proprio perché serpeggiava stinato ad avvantaggiarsi economicamente chi siede là dove “si fa” la cultura): non tanto elegantemente tra le definizioni: formalista, (Castellani “non vende”). Di qui una doman- quello della dimenticanza, ma dell’impossibi- neorealista, realista…) per proiettarlo in da più generale: a chi spetta, oggi, garantire lità del ricordo. Questione non da poco e, in- quella costellazione di registi “medi”, autori le condizioni della produzione culturale? sieme, emblematica: perché una società che a intermittenza, artigiani della regia e uomini L’editoria, non solo di settore, vive da qualche non ha la forza – politica, culturale, economi- di cultura di cui, non da ieri, ci si occupa con anno uno dei suoi momenti più drammatici: ca… – di pensare il proprio passato fuori da passione e intelligenza. vale per tutti la recentissima chiusura della una logica puramente celebrativa di “ritorni” Da questo punto di vista, il centenario di storica collana di “varia” universitaria targata e incassi immediati, è una società destinata Castellani non dovrebbe porre alcun proble- Bruno Mondadori. Quanto alle istituzioni a un futuro qualunque. Castellani, dopo es- ma; anzi: la storiografia attuale, dentro e fuori territoriali – comuni, provincie, regioni – sere stato a lungo il “grande dimenticato”, le università, è perfettamente armata nei con- hanno da tempo dirottato i pochi soldi a è oggi in lizza per diventare il grande “non fronti di un recupero che non voglia risolversi disposizione su iniziative di pura visibilità e ricordato”: simbolo perfetto di un paese in nell’omaggio frettoloso. Ma questa è una ritorno immediato (Castellani “non attira”). cui non si sa più bene chi dovrebbe finanziare condizione virtuale: ciò che sembra mancare Le università, perse nel gioco dei tagli e della la cultura (e poi, la cultura!), e che, soprattut- fino a questo punto (e abbiamo già superato burocratizzazione, sono tornate, giocoforza, to, reagisce coi pochi soldi a disposizione a la metà del 2013 senza alcuna segnalazione a pensare in piccolo, anche se proprio l’Uni- un’agenda di priorità “usa e getta”, destinata di iniziative) è una politica culturale che offra versità di Genova, assieme a quelle di Pavia e a innalzare un muro sempre più spesso tra i l’occasione di mettere in pratica un simile Torino, ospiterà tra novembre e dicembre un luoghi in cui la cultura si pensa e progetta e recupero: certo pesa il fatto che, rispetto al convegno – al momento, l’unico – dedicato a i luoghi in cui si realizza e diffonde. Italia da “caso” Soldati, di questo centenario nessuno Castellani. Il problema, insomma, è oggi un due soldi, e poche speranze.

Solo un convegno organizzato dall’Università di Genova in collaborazione con quelle di Pavia e Torino, per i 100 anni dalla nascita del regista ligure, “il grande dimenticato” come lui stesso si definiva. Una questione anche di politiche culturali.

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CINEMA ESPANSO Mike Kelley. Eternity is a “Camp” Time di Anna Luigia De Simone

L’artista, morto suicida lo scorso anno, è stato celebrato all’Hangar Bicocca di Milano: in un suo set, in mostra negli spazi espositivi, lo stesso Kelley sfila truccato e seminudo nel seminterrato di una galleria d’arte, spiato dai visitatori. \

ntri all'Hangar Bicocca e ti aspetti tore multiforme, capace di quella sensibilità gesti eccentrici, parodie sessuali e ricostru- dinnanzi i Sette palazzi celesti di camp, identificata da Sontag nel ’64, per cui zioni del rimosso, è il personaggio tv invo- Kiefer. A sbarrare la strada, invece, il mondo è un fenomeno estetico artificioso lontariamente ridicolo impersonato nel suo trovi un interno domestico. È il set e le persone interpreti di un ruolo. La sua ri- primo video, Banana man. Una performance allestito per girare una pièce scritta cerca si muove, con accenti paradossali, tra caricaturale che induce a ripensare la distin- Eda Mike Kelley, nel 2000. Fa parte di Extra- riferimenti colti e pop, tra autobiografia e cri- zione tra bene e male, normale e anormale, curricular Activity Projective Reconstruction: tica sociale. Dagli Anni ’70 è stato al centro di buono e cattivo gusto. Il ruolo dell’artista e installazioni in cui immagini dinamiche, trat- un ambiente artistico anticonvenzionale che del linguaggio diventano prioritari. Kelley vi te dagli annuari scolastici, si scoprono ridot- ha fatto dell’insistenza sulla corporeità e della ironizza nella registrazione di Runway for te alle loro matrici fotografiche. Nello spazio combinazione di generi e media la cifra della Interactive DJ Event sfilando truccato e semi- minimo, tante tracce suggeriscono un evento propria arte. nudo nel seminterrato di una galleria d’arte traumatico: qualcuno si è tolto la vita. Poi, Formatosi con Baldessari, ne condivide l’uso spiato da visitatori in attesa del vernissage. solidità e fermezza quasi scultoree vengono del cinema come tecnica di editing tesa a co- Con la scomparsa nel 2012, il valore della sua trasgredite dall’emergere di voci provenien- struire storie informate da gradi di disconti- presenza, intrappolata in gran parte dei lavori ti da un televisore, che rimanda in bianco e nuità. Dei meccanismi di montaggio si serve tra rituali satanici e varietà, si dilata. Esempio nero un dramma psicologico alla Tennessee costruendo i video come found-footage con è Light (Time)-Space Modulator, una “mac- Williams. In video la stessa scena, sfondo l’inserimento di fotogrammi surreali alla ma- china del tempo disfunzionale” che sovrap- delle paranoie di una coppia omosessuale, niera di Rose Hobart di Cornell - tra i primi pone in una proiezione di memorie mai vis- si trasforma: le inquadrature si soffermano film-collage tratti da pellicola commercia- sute o cancellate, fantasmi ed esistenze reali, su particolari fetish, le argomentazioni assu- le - e come artifici per mettere in relazione ambientati nella casa di Los Angeles, dove mono toni tragicomici, l’atmosfera si colora materiali anche a distanza di anni. In linea Kelley è morto suicida. di declinazioni camp. Nell’epilogo, uno dei con Miller, Shaw e McCarthy - con i quali ha Emerge l’influenza di tv e cinema pop sulla protagonisti, prima di morire, recita: Eternity collaborato - Kelley adopera spesso tre teleca- sua produzione. Ogni situazione colta dal is a Long Time. Pronuncia il titolo e la mostra mere, secondo prassi della prima televisione, suo obiettivo subisce uno spostamento e - a cura di Emi Fontana e Andrea Lissoni - ha per poi scomporne le riprese e svelare della sembra passare attraverso la lente ambigua inizio. realtà una dimensione frammentata e pertur- di un B-movie, innescando relazioni di indefi- Lungo il percorso, per ogni opera appare bante. nibile complicità. Un meccanismo di visione la tessera di un mosaico esistenziale della Oggetti informi, stracci di peluche e residui che in Rose Hobart II si fa architettura e pone cultura popolare americana e di Kelley. Au- prodotti da “adulti disadattati”, da lui accu- davanti la parte peggiore di sé. Obbliga a stri- mulati in environment sonori, si interconnet- sciare come studenti-guardoni in una camera tono in un campo creato dalla partecipazione cinematografica dove spezzoni di Porky’s, ri- del pubblico e dalla continua replica delle editati da Kelley, scorrono in loop. E, con iro- performance. A suggerire il carattere di molti nia, conduce in un’eternità camp.

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CINEMA ESPANSO

come il maiale, non si butta via niente. Un mio professore di li- ceo, emiliano come me, usava la variante di questa massima per appassionarci a Dante, nelle cui commissionare a centinaia di artisti, scrittori di Pieve di Cento nel 2008 o su Za pittore Ècantiche trovava ad ogni angolo qualcosa e intellettuali piccole tele chiamate a ricopri- come Cesare Zavattini e la pittura: un archivio di inaspettato e sorprendente. A un destino re le pareti del suo studio, del salotto e della dell’arte a Palazzo del Capitano di Bagno di simile va incontro anche l’opera del poliedri- cucina, inseguendo non il cielo ma tutta l’arte Romagna nel 2010, a cui fa seguito un vol- co autore di Luzzara, negli anni così detta- italiana in una stanza. Uno sforzo collettivo ume molto ricco, fondamentale per districar- gliamente analizzata che oggi è raro trovare enorme, dai risultati a volte sorprendenti, in si fra le carte del suo archivio recentemente e un’iniziativa che ne svecchi l’ingombrante cui per la prima volta dopo tanti anni si tenta definitivamente depositate presso la Bibliote- presenza. Ma dopo il cinema, l’editoria, la di recuperare, grazie alla cura di Marina Gar- ca Panizzi di Reggio Emilia. Se i cultori di Za- satira, i fumetti, il giornalismo, l’interesse giulo, il legame che li ha generati. vattini conoscevano bene la sua passione per degli studiosi si è recentemente imbattuto Fontana, Burri, Balla, De Chirico, Savinio, l’arte grazie all’incontro con Luciano Emmer, nel suo amore per la pittura: Za era pittore Capogrossi, Severini, Rosai, Casorati, Siro- che diresse nel 1972 una trasmissione Rai del dilettante di discrete capacità e soprattutto ni, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, ciclo Io e… in cui un personaggio della cultura collezionista di grande valore. Sua era, co- Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Dorazio, italiana “incontrava” un’opera d’arte come il struita pazientemente negli anni e venduta Manz, Leoncillo, Melotti, Marini, Schifano, Campo di grano con corvi di Van Gogh (quasi nel 1979 per motivi economici, una delle più Vedova, Rotella, Festa, Turcato, Munari, Pi- una riduzione di un film che Za sognava di grandi collezioni di quadri di piccolo formato stoletto, Plessi ma anche Accardi, Adami, fare dagli Anni ’50 e su cui aveva scritto un (8x10) mai “pensata”. Non una mania ma, Angeli, Baj, Donghi, Dottori, Ligabue, Macca- soggetto), da oggi è possibile approfondire

per dirla con Walter Benjamin, “un grandioso ri, sono in buona compagnia con Magnelli, l’amore e l’attaccamento per la sua anima tentativo di superare l’assoluta irrazionalità Marussig, Maselli, Parmiggiani, Pericoli, Pe- “improduttiva”, vero e proprio speculum del della semplice presenza dell’oggetto median- rilli, Pirandello, Pizzinato, Prampolini, Radi- suo autore, proprio grazie a questa mostra e te il suo inserimento in un nuovo ordine sto- ce, Rivera, Scanavino, Siqueiros, Tosi, Ziveri, al catalogo che l’accompagna. Un percorso rico appositamente creato”. La collezione dei e Buzzati, Dorfles, Scheiwiller, Soldati. Una fra lettere, interviste, serate di approfondi- “minimi” zavattiniani, iniziata nel ’41 quasi stanza ricavata nella sala XV della Pinacote- menti con critici e storici dell’arte e una retro- per caso con il bozzetto di un dipinto di Mas- ca contiene miracolosamente gli autoritratti spettiva alla Cineteca di Milano completano simo Campigli, è ora dispersa in vari fondi di tutte queste grandissime personalità. Una il percorso, intelligentemente inaugurato da privati: recentemente una parte consistente mostra che non va percorsa a piedi ma con lo un dipinto dello stesso Za: l’autore si ritrae dei 1.500 quadretti, 152 autoritratti di artisti sguardo ed è un po’ come se tutti quei piccoli mentre contempla i dipinti della sua collezi- italiani, è stata acquistata dal Ministero e de- volti restituissero parte dell’egomania e della one, come una specie di ombra. Sintomo del positata alla Pinacoteca di Brera. Vedere le rapacità collezionistica del suo mecenate. Va tutt’altro che lineare rapporto del suo autore fotografie che lo ritraggono nella sua casa di ricordato che negli ultimi anni il rapporto fra con la realtà trasformata in rappresentazione. Roma, con le mura completamente ricoperte Zavattini e l’arte era stato indagato da alcune di questi piccoli quadri, fa impressione e ci iniziative incentrate sulla sua collezione pri- parla di quarant’anni passati ad inseguire e vata come La collezione Zavattini al MAGI

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Stavolta Non viaggio sola Diario di bordo dallo Shanghai International Film Festival 2013

di Maria Sole Tognazzi

rmai da vari anni il più impor- e un altro titolo era in Spectrum. Inoltre nel tante festival cinese, lo Shang- mercato era presente uno stand italiano, sup- hai International Film Festival, portato dall’ICE. Ecco le impressioni di Maria vanta una forte presenza italia- Sole Tognazzi, al Festival con il suo film Viag- na. Quest’anno oltre a Io e te gio sola (vincitore del David di Donatello per Odel maestro Bertolucci, nella selezione uffi- la Migliore interprete protagonista, Marghe- ciale, ben nove titoli del nostro cinema sono rita Buy), che ha raccolto un gran successo stati presentati nell’ambito del Focus Italia anche dal pubblico cinese.

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15 giugno al quale hanno per sbaglio spedito la valigia • h 20.55: partenza da Fiumicino con il volo a Catania (con il DCP di riserva del suo film). China Eastern. Viaggerò con Giuseppe Ma non perde il buon umore. È un grande. Piccioni, regista che stimo e uomo che amo immensamente. Saremo solo io e lui perché 18 giugno il resto della delegazione è quasi già tutta a Shanghai. In aereo faccio parte di coloro • h 11:30: conferenza stampa per i film italiani che preferiscono non pensare... Quindi mi allo Shanghai Film Art Center. Ci introduce riempio di pasticche e provo a dormire fino il direttore dell’ICE a Shanghai, Claudio Pa- all’arrivo (impresa impossibile nonostante n. squalucci. Siamo sul palco tutti insieme, con 1 Lendormin e n. 1 Lexotan in capsule). la nostra interprete e un giovane giornalista che fa da moderatore. Parliamo dei nostri film, ci presentiamo, rispondiamo alle do- 16 giugno mande dei cronisti.Proseguono le proiezioni, • h 10 circa: arriviamo in Cina. Ci accolgono ma chi ha il pomeriggio libero va in giro per Marisa (nostra dolcissima interprete) e un’al- la città vecchia. tra ragazza alla quale Piccioni deve consegna- • h 19.00: c’è un cocktail party nello show- re un DCP preziosissimo di un film cinese. room Ferragamo con una delegazione Dovevo portarlo io ma avevo paura di per- dell’ANICA, l’ambasciatore, il console e al- derlo, ho preferito non rischiare... Sono le 4 tre istituzioni. Nel frattempo hanno ricon- del pomeriggio ora italiana e il fuso inizia a segnato la valigia a Giannini. crearmi scompensi. Ci vengono a prendere e • h 21.00: cena in un ristorante giapponese ci portano all’Hotel Crowne Plaza, un albergo nel quartiere coreano e a seguire festa di pro- immenso, con stanze e letti giganti. E sei cu- duttori cinesi in un giardino vicino all’hotel. scini a testa. • h 20: appuntamento nella hall dell’hotel per andare a cena in un ristorante tipico, dove ci 19 giugno raggiungeranno Emilia Costantini, giornalista Oggi è il giorno del mio film e di quello di del "Corriere della Sera", che seguirà il festi- Paolo Genovese. Ravello e Fabrizio Falco tor- val con la delegazione italiana, Fabrizio Falco, nano a Roma. giovane e talentuoso attore venuto per pre- • h 17.30: solito appuntamento nella hall per sentare il film di Daniele Cipri È stato il figlio, andare al Cathay Theatre, hall 2. Paolo Genovese, di una simpatia contagiosa, • h 18.30: inizia la proiezione di Viaggio sola, qui col suo Una famiglia perfetta, e Rolando fresco di David di Donatello alla mia adorata Ravello, amico di una vita, con la sua opera protagonista Margherita Buy. La sala è sold prima Tutti contro tutti. Ci sono anche le rap- out e vedere le donne cinesi immedesimarsi presentanti di Luce Cinecittà, preparatissime con Irene e ridere è veramente una grande e sorridenti. Poi tutti a nanna, più o meno... emozione. Subito dopo, sempre grazie alla nostra giovane interprete, incontro il pubbli- co. Fanno domande, complimenti, insomma 17 Giugno penso che il film sia piaciuto! Dopo la colazione asiatico/continentale (dal Poco dopo Genovese presenta il suo film pri- sushi ai croissant) abbiamo appuntamento ma di ripartire per Roma. Stesso successo, nella hall per andare al museo del cinema, lo mi dicono, ma io mi sono dovuta allontanare. Shanghai Film Museum, nuovissimo e inte- • h 20.30: all’Hotel Puli c’è un aperitivo orga- rattivo. Basterebbe non fossero per me an- nizzato dalla Leading Hotels of the World per cora le 3 di notte. L’impatto con il caldo fuori celebrare Viaggio sola, la cui sequenza finale è è forte per tutti ma ci si abitua quasi subito. girata proprio nel meraviglioso hotel. Hanno Chiaramente dentro ai locali ci si copre bene. invitato anche il resto della delegazione. Iniziano le proiezioni, ma le sale non sono • h 21.30: Giancarlo Giannini e Giuseppe sempre vicinissime, e tra colleghi ci perdo- Piccioni decidono di concludere la trasferta niamo se non riusciamo a presenziarle tut- con una cena al Bund, il quartiere storico di te. Mentre Ravello va a presentare il suo film Shanghai. E trascinano tutti noi. con Piccioni, io e Paolo Genovese andiamo a fare affari. Mercati. Trattative per i regali. Tutti contro tutti... The Market 580 è affascinan- te. Si trova qualsiasi cosa, dalle scarpe agli 20 giugno Iphone. Saranno veri o falsi? Falsi. Ma non • h 9.00: check out. In volo sarò con Piccioni fa niente. Ho due nipoti che mi aspettano a e Giannini. Partiamo alle 12.20 e, a differenza casa, e mi do da fare. del mio film, non viaggerò sola. • h 18.30: andiamo al cocktail di apertura del Mercato alla Tang Cathay Mansion. Stasera è arrivato anche Giancarlo Giannini (a cura di Rossella Rinaldi)

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Creatività è consumo? Sì!

di Marco Belpoliti

na fiamma nera si leva dal cen- giornali e i settimanali, che di questa fiamma gente ama le storie. E questo si sentono ri- tro della copertina del nuovo s’alimentano quotidianamente, incenerendo petere gli studiosi che collaborano a giornali, libro di Stefano Bartezzaghi. più o meno consapevolmente le nostre re- riviste, alla televisione o ai blog. La comunica- Arde Il falò delle novità e con lui sidue illusioni sulla creatività medesima. E zione vince su tutto e legata a questa l’elabo- la creatività. Bartezzaghi, cui la c’è anche una teoria del consumo, là dove in razione culturale deve fare audience e perciò Ucapacità creativa non fa difetto (enigmista, modo implacabile Bartezzaghi mostra come cassetta. Qui comincia la nuova vita della giocatore di parole, saggista, scrittore e altro l’ultima trovata del sistema consumistico at- “creatività” in termini di “pensiero divergen- ancora), scrive la sua opera al nero, dedicata tuale consista proprio nella creazione di una te”, “laterale”. È il passaggio dal consumo appunto alla creatività. Ne mostra il lato in massa sempre più ampia di creativi: la demo- passivo al consumo attivo. La creatività di- ombra, scrutinando oltre un centinaio di defi- crazia avanzata della creatività. Senza questa viene la chiave di tutto: la cultura di massa nizioni di questa benedetta dote o dono degli qualità, oramai alla portata di tutti, attraverso promuove la nozione di creatività, che non dei, suggerite via twitter dai frequentatori del vari sistemi e metodi – dalla scuola di scrit- è solo per artisti, scrittori, produttori in ge- Festival della Mente di Sarzana. Ombra, per- tura all’uso del cellulare, dal social network nere (a loro spetta il talento o il genio), ma ché in chiaro in questo libro, che fa piazza all’auto pubblicazione – il mercato attuale è potenzialmente rivolta a tutti. Siamo tutti pulita di molti luoghi comuni sulla creatività non funzionerebbe a dovere. Ha bisogno, creativi. Per essere dei consumatori, ci ripe- – e sui “creativi” –, non c’è molto, se non il non solo di noi come consumatori double te Bartezzaghi, questo è ora indispensabile. fatto che la creatività è una mitologia su cui è face, padroni e servi di noi stessi, come ci ha I media non tramandano più codici, ma campata per lungo tempo una classe di cre- spiegato diversi decenni fa Michel Foucault, suggeriscono storie che ai consumatori toc- ativi, ovvero i pubblicitari (vero sinonimo del anticipando lo sviluppo del liberismo post- ca sviluppare, magari in modo “virale”. Con termine), che ha svettato orgogliosa e com- finanziario, ma anche della nostra creatività un’acuta osservazione, Il falò ci dice che punta tra gli Anni ’80 e ’90. Ma non ci sono incentivata di continuo in un gioco di novità. non ci vengono più venduti oggetti, bensì solo loro a manifestare come dal mito si sia La parola chiave, ci ricorda l’autore, oggi è “nuovi modi”. Questo è in definitiva il fuoco passati alla mitologia, in questo libro costrui- storytelling: applicare lo schema narrativo a nero delle novità, di cui la creatività è il prin- to per incastri e mosse laterali. C’è anche, ed ogni tipo di discorso. I grandi brand, come cipale liquido infiammabile. è la parte più interessante del volume, una i politici, a partire da Reagan per arrivare a disamina di come funzionino i mass media, i Clinton e a Berlusconi, lo hanno capito: la Con buona pace dei cosiddetti creativi.

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Il falò delle novità di Stefano Bartezzaghi spiega come il consumismo ci voglia tutti creativi. A confronto due punti di vista – Marco Belpoliti e Till Neuburg – tra consenso e dissenso rispetto a una teoria che mostra anche il lato ombra del fenomeno. La pubblicità? Parliamo d’altro

di Till Neuburg

econdo il gergo dei sondaggisti, lettore-telespettatore, di defilato acquirente dell’Istat e dei talk show, l’autore di beni e mali di consumo insomma, di cit- di queste righe sarebbe di default oyen ribelle che non accettava più di vedersi un “creativo”, aggettivo allo stes- rifilare la fatidica brioche. so tempo biblico e professionale, Snobilitato nientemeno che in un sostan- È lì, nell’agorà di una maggioranza rumor- tivo, spesso addirittura con la “c” maie- osa, che m’erano caduti i primi paraocchi. statis, come in Chiesa, Carabinieri, CIA, Finalmente, oltre ai salti, erano diventati lat- Costituzione. Far parte di un dream team erali anche i miei sguardi. Avevo scoperto di cuochi, sarti, centrocampisti e autori di l’America di Benjamin Franklin (“Fatto bene battute, carrozzerie e spremiagrumi, non è meglio di detto bene”), di Martin Luther mi esalta neanche un po’… e farmi venire King (“Solo quando è molto buio si possono l’insonnia, continui stress e qualche idea vedere le stelle”), di Frank Zappa (“Senza per non inciampare nel solito banalume deviazione dalla norma, il progresso non (leggi: igienizzante, light, performante, è possibile”), di Nicholas Negroponte (“Ai cremoso, solare), non sarebbe una vita nuovi servizi d’informazione e spettacolo non particolarmente appagante. servono le fibre ottiche: serve la creatività”).

Molto meglio riderci su e giù. Lo faccio ormai Eccolo qui, il sempre affilato coltellino da una seconda vita, da quando persino in multiuso, ormai vintage, proverbiale, rassi- Italia gli spot pubblicitari hanno cessato di curante, chiamato appunto “creatività”. Per essere una raccolta indifferenziata di fiuti e definire cosa è (e cosa non è) quell’eccentrico rifiuti mille e una volta déjà-vu. Quell’epopea talento concesso in leasing al padre eterno pop l’avevo convissuta in vari cast, come au- e a chi si fa venire le idee, Annamaria Testa tore, produttore e regista, da commentatore, ha riempito 474 pagine, nella sua La trama giurato e premiato. Però, il ruolo più impor- lucente, magnifica indagine. (A dire il vero, tante è stato quello di anonimo elettore- alla pubblicità la pubblicitaria italiana più

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famosa ha dedicato sì e no due paginette Il secondo che ho detto in questo succulento menu è noto più qualche riga, perciò, mi viene da dire, come il più abile e agile studioso che fa le capriole nel insieme a lei: parliamo d’altro). Barnum della lingua di Dante, di Mike Bongiorno e di Aldo Quell’altro, sta decisamente altrove, more Busi, nelle curve sud della Padania e in quelle scivolose di or less dalle parti del “chi ricerca trova”, Belen, delle televendite di orologi e creme rassodanti, dei dell’irripetibilità di ogni esperienza, del vari meteo, trailer e infiniti tiggì. Così, nel suo appena at- fanciullesco accumulo divenuto maturità, tizzato Il falò delle novità, Stefano Bartezzaghi cerca - e ov- del sorriso lontano secoli luce dalla risata – viamente non trova - la risposta secca e tombale alla vec- hahaha - dell’ineluttabile stupore racchiuso chia domanda: cosa diavolo sarà poi questa benemaledet- nella sperimentazi- ta creatività? Ci va one, nell’ovetto sor- però vicino, circum- presa che contiene navigando e map- sempre almeno un pando le oltre 200 paradosso… come risposte che i follow- quando, battuti dalla er di un hashtag ave- salsedine, dai venti e vano dato, quando dagli eventi, i nostri nell’estate dell’anno poeti e i navigatori scorso il Festival si trovano nelle coffe della Mente di Sar- a esclamare forte il zana lo aveva messo liberatorio e conta- in rete. Lo stesso gioso: “terraaa… ter- Bartezzaghi dichiara raaa!” che naturalmente non s’era bevuto Da tempo, la mia quel cocktail di tweet terra ferma non è intorno al nostro più abitata solo dalla Santo Graal, ma che pubblicità. Ci vivono comunque il mix e anche altre specie, remix di quei sapori seminatori cocciuti, non era stato niente duri e gentili, rompi- male. Forse il più ar- ghiaccio robusti, un monioso cinguettio Made in fuori che avrebbe incanta- norma, aut aut-sider to anche me, suona del solito chiacch- così: “Creatività è ve- iericcio d’ordinanza, dere l’immagine sen- insomma. Il tutto e za unire i puntini”. l’ereditario del tut- Il saggio si conclude to, che impollina di con alcune sue rif- continuo la mia vita. lessioni profonde, Francesco Tullio Al- bellissime, inattese. tan, Stefano Bartez- Dura e pura creativ- zaghi, Edoardo Bon- ità sulla creatività. cinelli, Erri De Luca, Ecco la più forte, Paolo Fresu, Giulio ampia e concludente Giorello, Corrado (almeno secondo Guzzanti, Gianni me): “La routine è un Mura, Carlo Petrini, fondo grigio rispetto Paolo Rumiz, Michele Serra, Zdenek Ze- alla quale la creatività è una scintilla, capace di avviare un man… gente così. motore. La creatività è spinterogena”.

Come dire: da zero a cento km, in zero secondi.

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FOCUS // Dove il cinema sta meglio

DISORDINE E PROGRESSO

di Angela Prudenzi

Dopo un lungo periodo di stasi, la Legge Rouanet, basata sugli incentivi fiscali, ha ridato linfa alla produzione facendo emergere nomi sconosciuti. Dal 1994 sono apparsi oltre 200 nuovi registi e le opere nazionali hanno ricominciato a scalare le classifiche. Predominano i temi sociali forti e violenti, con una netta diversificazione per aree geografiche. Garantite da accordi internazionali le coproduzioni. Anche con l’Italia.

ono passati quindici anni da quando tiva portata da nuovi autori, ma occorre anche della legge è una modulazione degli incentivi il cinema brasiliano, dopo il lungo dire come una buona spinta sia venuta dalle fiscali tale da consentire alle aziende e ai sin- periodo di appannamento seguito politiche messe in atto dal governo. A partire goli cittadini di devolvere alla produzione di alla felice stagione del Cinéma Nôvo dal 1993 infatti il Ministero della Cultura ha cultura una porzione dell’imposta sul reddi- oscurata dalla dittatura, si è di nuo- attivato una serie di provvedimenti sfociati in to. La percentuale deducibile vista con occhi Svo imposto all’attenzione internazionale con una legge di sostegno alla produzione basa- italiani potrebbe apparire minima, 6% per le Central do Brasil di Walter Salles, Orso d’oro ta sulla defiscalizzazione. La legge di incenti- persone fisiche e il 4% per le aziende, si tratta a Berlino nel 1998. Tre lustri durante i quali la vazione alla cultura, nota anche come Legge invece di cifre esorbitanti se proporzionate agli macchina dell’industria si è mossa a gran ve- Rouanet, stabilisce le politiche pubbliche in enormi capitali brasiliani. Fondi ampiamente locità, mutando le sorti di una cinematografia fatto di produzione, promozione, tutela e va- sufficienti a ridare ossigeno all’industria, aiu- che sembrava esanime. I motivi della rinascita lorizzazione di tutte le espressioni culturali tata non poco dal poter ottenere finanziamenti sono da attribuirsi senza dubbio alla linfa crea- nazionali, tra cui ovviamente il cinema. Il clou fin quasi a totale copertura del budget. >>

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A sovrintendere l’accesso agli incentivi una commissione predisposta da Ancine, l’Agen- zia nazionale del cinema, ma una volta avuta l’approvazione, come in ogni altro paese, è compito dei produttori trovare fondi presso aziende e privati. La legge nel corso degli anni ha trovato un gran numero di oppositori che se da una parte hanno evidenziato come le aziende con questo sistema riescano a farsi pubblicità a prezzi contenuti, dall’altra han- no sottolineato come lo Stato si sia sostanzialmente sottratto al finanziamento diretto. Critiche a parte, la Rouanet ha consentito all’industria di puntare su nomi sconosciuti, favorendo un ricam- bio generazionale che ha portato stimoli e idee a una cinematogra- fia in netta crisi. Dal 1994 ben oltre duecento registi hanno firmato la loro opera prima e parallelamente i prodotti nazionali sono tornati a scalare le classifiche degli incassi, restando tuttavia lontani dai nu- meri registrati dai prodotti esteri e in particolar modo americani in grado di ritagliarsi quasi il 90% del mercato. non riuscito al presidente operaio. dalla critica e dal pubblico, incentrato sulla vita Un’inversione di tendenza significativa si po- L’industria brasiliana può contare anche sui di un poeta costantemente in stato di sovraec- trà avere con l’incremento della digitalizzazio- finanziamenti dei singoli stati, più liberi nell’a- citazione fisica ed emotiva. Una segnalazione ne delle sale, che ormai nel numero hanno iutare progetti che dal punto di vista culturale particolare va a Kleber Mendoça Filho che in superato le strutture analogiche, processo si identifichino maggiormente con il territorio. O som ao redor (2012) ha anche lui fotogra- particolarmente appoggiato dal Ministero Del resto il cinema brasiliano ha sempre avuto fato Recife. Mano leggera e tocco eccentrico della Cultura con la Legge Rouanet. Il che di- e continua ad avere molte anime, si potrebbe per un debutto accolto in patria come tra i più mostra ancora una volta che se è vero che le quasi dire tante quante gli stati di cui il Brasile sorprendenti degli ultimi decenni. regole di finanziamento possono e devono è composto. Il paese pulsa di capacità crea- Rio de Janeiro e San Paolo, comunque, pro- essere migliorate, il contributo da parte dei tive diverse e sono molti gli autori che ope- duttivamente continuano a dominare. Città privati rimane insostituibile. Per dare un’idea rano nello stato di Pernambuco, a Bahia, nel profondamente diverse tra loro segnate da più precisa Petrobras, la maggiore azienda di Minas Gerais, lontano quindi da San Paolo e problematiche a loro volta differenti che, ine- fonti energetiche del Brasile, da sola sostiene Rio. Registi portatori di identità culturali spe- vitabilmente, influenzano le scelte dei registi. gran parte del cinema: nel 2012 ha investito cifiche, che lavorano fuori dai cliché evitando La produzione carioca è intimamente marca- nel settore 25 milioni di dollari e approvato 27 i canoni estetici stereotipati della produzione ta dalla violenza dal momento che gli autori progetti, tra i quali le nuove opere di Walter mainstream preferendo evocare i colori della sono costretti a confrontarsi quotidianamen- Lima Jr, Eduardo Coutinho, Kleber Mendonça propria terra, l’umanità colorata e multietnica, te con la povertà delle favelas, l’umanità che Filho, Luiz Fernando Carvalho, Cao Hambur- la ricchezza della differenza. vi abita, l’ingiustizia sociale che annienta i ger, Lais Bodansky, Sandra Kogut. La produzione dello Stato di Pernambuco, nel- destini dei più, gli scontri per il controllo del Con il passare del tempo anche la produzio- la variegata geografia produttiva, rappresenta territorio, le uccisioni. Se Central do Brasil era ne d’autore punta a un equilibrio tra finanzia- davvero un caso per la qualità dei film prodotti la faccia presentabile e in definitiva illuminata menti pubblici e privati che non di meno tenga e il tocco speciale degli autori. Marcelo Go- dalla speranza del problema, Cidade de Deus e conto del mercato. Per fortuna è molto forte la mes si è fatto notare nel 2005 quando ha por- Tropa de Elite 1 e 2 ne sono al contrario il volto capacità del cinema indipendente e d’autore tato al Certain Régard di Cannes Cinema, Aspi- cupo, immorale, disperante. In fondo però im- di imporsi con forza, se non altro nelle grandi rinas e Urubus, vicenda ambientata durante la magini ancora sopportabili se rapportate alla città. Molte le opere più impegnate che hanno seconda guerra mondiale nelle lande assolate straziante verità di documentari come Ônibus raggiunto le vette della classifica negli ultimi e desolate del Nordeste, per poi confermare 174 (2003) dello stesso Padilha sul sequestro dieci anni, a cominciare da Tropa de Elite 1 e le proprie qualità con Viajo Porque Preciso, di un autobus finito nel sangue, o Estamira 2 di José Padilha, cui sia affiancano titoli quali Volto Porque te Amo (2009), interessante ope- (2004) di Marcos Prado, pedinamento di una Carandiru (2003) di Hector Babenco, il pluri- razione sulla memoria che mischia fiction e sessantenne che vive selezionando gli scarti in premiato Cidade de Deus (2002) di Fernando materiale di repertorio. Altro regista di sicuro una discarica d’immondizia. È altresì vero che Mereilles, l’intenso Dois filhos de Francisco talento è Claudio Assis il cui Amarelo Manga, il cinema carioca ha fatto presto a inventarsi (2005) di Breno Silveira, Xingu (2012) di Cao riuscito mix di commedia e noir girato nella un genere a partire dalle storie di disagio, vio- Hamburger. E non sono mancati spettatori, capitale Recife, nel 2002 aveva guadagnato lenza e corruzione. Emblematico Meu Nome 850.000, nemmeno al biopic Lula, o filho do più di un premio internazionale. Nel 2012 Não é Johnny (2008) di Mauro Lima, vicen- Brasil di Fábio Barreto, omaggio decisamente Assis ha firmato Febre do Rato, molto amato da ispirata alla cronaca di un giovane viziato

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in fatto di opere coprodotte con altre nazioni. A garantire il massimo risultato una serie di accordi governativi che hanno coinvolto con successo molte nazioni. Nel 2008 è stato fir- mato, e rinnovato successivamente nel 2012, un più moderno e funzionale accordo anche tra Brasile e Italia. Il nuovo Protocollo di Coo- perazione tra la Direzione Generale per il Ci- nema ed Ancine nasce come una naturale ri- sposta a esigenze di coproduzione sempre più pressanti da parte di nazioni che hanno lega- mi storici e culturali profondi. In aggiun- ta all’accordo è stato inoltre istituito uno speciale fondo di sviluppo, finanziato da Mibac e Ancine. Veicolato attraverso il Centro Sperimentale di Cinematografia, il fondo nel 2013 sosterrà per complessivi 80.000 euro lo sviluppo di tre progetti di lungometraggio. Se in un passato recente, nonostante le difficoltà, hanno visto la luce due ottimi film come La terra degli uomini rossi - Bir- dwatchers di Marco Bechis e Estomago che finisce con l’affogare il proprio disperato che ogni giorno passano sulla sopraelevata di Marcos Jorge, col nuovo accordo i progetti vitalismo nella cocaina. Non meno efficace che taglia il centro della città. di coproduzione si sono vivacizzati. Meu país Última Parada 174 (2008) di Bruno Barreto, È dunque un cinema vitale, quello brasiliano. di André Ristum, prodotto nel 2011 con capi- l’autore di Dona Flor e i suoi due mariti da tem- Un cinema dalle mille sfaccettature dove a di- tale a maggioranza brasiliano, è il tipico film po emigrato in America, tornato in patria per staccarsi dalle fonti d’ispirazione che hanno che si fonda sul confronto tra cultura italiana raccontare in chiave di fiction lo stesso seque- radici nella cultura nazionale sono semmai e brasiliana: il protagonista Marcos torna in stro dell’autobus oggetto del documentario proprio quegli autori che lo hanno riportato Brasile portando con sé la moglie italiana che di Padilha. Ma non mancano gli sguardi più alla ribalta. Fernando Mereilles si divide equa- nessuno dei suoi parenti ha mai visto prima. liberi, che pur partendo da fatti di ordinaria mente tra progetti con attori di fama interna- Rodrigo Santoro e Anita Caprioli sono gli in- follia e delinquenza si aprono a una visione zionale come Passioni e desideri con Jude Law terpreti di questo viaggio interiore prima che positiva del futuro. Ne è un esempio Veronica e Rachel Weizs e la produzione di film e serie fisico. Altro caso è A montanha di Vicente (2008) di Mauricio Farias, che con un occhio tv. Ha però annunciato un ritorno alle origi- Ferraz, rievocazione di un episodio reale che a Cassavetes narra di un’insegnante di una fa- ni, il film Rio, eu te amo da girare insieme a ha per protagonisti i soldati di un battaglione vela costretta a farsi carico dell’incolumità di Guillermo Arriaga e José Padilha. Nel frattem- di stanza in Italia durante la seconda guerra un allievo cui i banditi hanno ucciso i genitori. po proprio il regista di Ônibus 174, dotato di mondiale. Il mundial dimenticato (2012) di Facilitazioni finanziarie, presenza di studi e qualità registiche dal carattere muscoloso, ha Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni è il film forte radicamento di attori e cineasti nella città fatto il salto nel cinema americano firmando che ad oggi ha raccolto il maggior numero agevolano non poco i produttori che lavorano l’ennesimo Robocop con Gary Oldman e Sa- di riconoscimenti nei festival internazionali: a San Paolo. Recentemente poi ha avuto un muel Jackson. Stesso orizzonte internazionale pathos e stile documentaristico fanno rivivere enorme sviluppo l’area di Paulinia, poco fuori per Walter Salles, che nelle opere successive a un fantomatico mondiale di calcio svoltosi in la metropoli, che con i suoi studi si appresta a Central do Brasil, da I diari della motocicletta a Patagonia nel 1942 sotto l’egida dello strava- diventare un centro produttivo di prima gran- On the Road, si è sforzato con successi alter- gante mecenate Vladimir Otz. dezza e a surclassare le vecchie realtà di Rio. ni di tenere San Paolo è una città che ispira fortemente i in equilibrio registi, portati a investigare la realtà, a riflettere la propria su di essa e sulle sue influenze sui singoli indi- cultura con vidui. Da questo punto di vista particolarmen- quella ameri- te d’impatto Nome próprio (2008) di Murilo cana. Salles, una sorta di road-movie esistenziale Ultima nota, incentrato sulle esperienze di un ventenne le coprodu- appena giunto nella metropoli. Non meno zioni. Tra gli sorprendente A casa de Alice (2007) di Chico emergenti Teixeira: riflettori accesi su un quartiere popo- del Bric, il lare e sul disfacimento di una famiglia toccata Brasile è il da piccoli drammi cui non sa dare risposta. paese in cui Ma San Paolo è oggetto di indagine anche da l’industria parte di una nuova generazione di documen- dell’audiovi- taristi. Vale la pena ricordare almeno Buhler, sivo ha avuto Pastorelo e Sodré e il loro Elevado 3.5 (2010), il maggior coinvolgente ritratto delle migliaia di persone incremento

69 FOCUS // Dove il cinema sta meglio La forza del documentario di Pedro Butcher

ra il 1995 e il 2012, più di 300 docu- morrer (1984), Eduar- mentari brasiliani sono usciti nei do Coutinho è rimasto cinema del paese – in media 15 oltre dieci anni lontano dal set – forse proprio gio Buarque de Hollanda (autori, rispettiva- l’anno. È vero che rappresentano per l’intensità dell’esperienza di questo film. mente, di Casa grande e senzala e Raízes do solo una piccola parte del box Cabra... in verità, cominciò a essere girato nel Brasil, considerate le principali interpretazio- Toffice annuale (intorno all’1%), ma è anche 1964. Doveva essere un’opera di fiction sul- ni sociologiche del Brasile), il regista ha rea- vero che alcuni di loro hanno saputo andare la vita di contadini impegnati nella militanza lizzato due documentari sul musicista Tom oltre la nicchia e hanno attirato più pubblico politica, ma le riprese vennero brutalmente Jobim. Il primo, A música segundo Tom Jobim di alcune opere di fiction con budget e cam- interrotte dal golpe militare. Nel 1981, con l’i- (2012) è un collage di clip musicali senza pagne di lancio molto più consistenti. Per nizio dell’apertura politica, il materiale venne interviste o voce fuori campo, organizzate molti aspetti, la produzione documentaristi- ritrovato e Coutinho decise di riprendere la in modo da narrare la traiettoria di Jobim ca brasiliana contemporanea ha rivelato una lavorazione del film, questa volta sotto forma dai primi anni della Bossa Nova all’esplosio- grande capacità di riflettere sul passato e il di documentario investigativo sul destino dei ne internazionale. Il secondo, A luz de Tom presente del paese, spesso con una inquie- contadini che parteciparono all’opera origi- (2013), è un ritratto intimo del compositore tudine estetica assente dalla produzione non nale. Nel 2011, la versione restaurata del film disegnato a partire dalle testimonianze di tre documentaristica main- donne della sua vita: la stream, molto più legata Capaci di riflettere sul passato (anche politico) e condensare il sorella Helena e le mogli alle regole del mercato. presente, mostrano una vitalità estetica assente dal mainstream. Teresa e Ana. Caratterizzati da una Prima di Tom, Vinícius grande diversità di temi de Moraes, partner di e stili, i documentari brasiliani hanno trovato è stata proiettata nella sezione Cannes Clas- Jobim in alcune delle sue canzoni migliori e un filone importante nel registro delle espres- sics del Festival di Cannes. più conosciute (tra cui Garota de Ipanema), sioni culturali (in particolare la musica, ma Nelson Pereira dos Santos, che in passato ha fu protagonista di uno dei primi grandi suc- anche il calcio), hanno messo a nudo il pas- diretto pietre miliari della fiction come Vidas cessi documentaristici del cinema brasiliano sato e la realtà del Brasile emergente, e han- secas e Memórias do cárcere, è un altro mae- recente. Con una struttura convenzionale, no permesso inoltre l’apparizione di opere stro che, negli ultimi anni, si è dedicato alla composta da testimonianze di amici, mate- singolari, come quella di Eduardo Coutinho. produzione di documentari. Dopo essersi riale d’archivio e numeri musicali interpretati Autore dell’opera prima Cabra marcado para avvicinato alle opere di Gylberto Freire e Sér- appositamente per il film, Vinícius ha aperto il

70 FOCUS // Dove il cinema sta meglio

Filo diretto da Rio De Janeiro. Il punto di vista critico.

Festival di Rio a settembre 2005, e in seguito più azzardati dal punto di vista formale, con divertente e nello stesso tempo acidamente è stato distribuito sul grande schermo (attra- una nota particolare per i lavori di Gabriel critica verso determinati aspetti della classe endo 272 mila spettatori), aprendo la strada Mascaro e Marcelo Pedroso, di Recife. media emergente. ad altri documentari musicali. La caratteristica principale delle opere di Infine, l’ultimo film di Gabriel Mascaro, Parallelamente, alcuni documentari hanno Mascaro e Pedroso è una negazione della Doméstica (2012), risolve in maniera mol- portato alla luce informazioni sugli anni della tendenza pacificatrice tanto radicata nella to interessante la questione del confronto, dittatura militare. Cidadão Boilesen (2009), di cultura brasiliana. Um lugar ao Sol (2009), tanto problematica in Um lugar ao Sol. La Chaim Litewski, ha rivelato la partecipazioni diretto da Mascaro e montato da Pedroso, ad forza sta nel dispositivo trovato dal regista, di imprenditori nel finanziare le torture pro- esempio, è praticamente un attacco alle élite che ha affidato la videocamera a giovani tra mosse dal governo militare; Vlado – 30 anos sotto forma di interviste realizzate con gli in- i 15 e i 17 anni chiedendo loro di registrare la depois (2005), di João Batista de Andrade, quilini di appartamenti di lusso di varie città quotidianità delle loro domestiche per una ha ripreso la storia del giornalista Vladimir del paese. La questione etica del film (Masca- settimana. Doméstica si allinea alle nuove Herzog, la cui morte venne attestata ufficial- ro nascose lo scopo del film per ottenere le grandi tendenze del cinema documentaristi- mente come suicidio, ma che in verità fu con- interviste, che sono chiaramente trappole per co, la cosiddetta “auto-fiction” e il “cinema seguenza di torture avvenute la prima notte gli intervistati), non è passata inosservata, e di performance”. Ci sono momenti deva- della sua permanenza in prigione; Marighella, l’opera è stata oggetto di forte polemica nei stanti, come il racconto della cameriera che di Isa Ferraz (2012), racconta il percorso del luoghi dove è stato proiettato. ha accettato la richiesta della signora per cui militante comunista morto nel 1969; e O dia Pacific (2009), di Marcelo Pedroso, è un film lavorava di rinunciare ai riposi e lavorare in- que durou 21 anos (2012), di Camilo Tavares, “di montaggio”, realizzato a partire dalle cessantemente per tre mesi per curare una presenta documenti e filmati che dettagliano conversazioni tra i membri dell’equipaggio persona malata, senza sapere che quelli sa- l’appoggio e la partecipazione dei governi di di una nave da crociera in rotta verso l’isola rebbero stati gli ultimi tre mesi di vita di suo John F. Kennedy e Lyndon Johnson nell’or- paradisiaca di Fernando de Noronha. Sono figlio, morto assassinato. Con humor e deli- ganizzazione del golpe militare del 1964. filmati amatoriali realizzati dalla troupe in catezza, ma anche con un profondo effetto Diversamente dai formati tradizionali dei viaggio che, solo al momento di sbarcare, di denuncia, il film rivela tutta la tensione documentari rivolti al passato, i film che si ha chiesto l’autorizzazione alle varie fami- che nasce da questo tipo di relazione tanto dedicano alle trasformazioni sociali ed eco- glie all’utilizzo del materiale. A partire da lì, tipica del Brasile, tra affetto e sfruttamento nomiche più recenti del Brasile sono anche i Pedroso ha costruito una narrazione molto del lavoro, cordialità e subordinazione.

71 Il marketing del cinema italiano

L'EUROPA (DIS)UNITA DELLE STAR

di Ilaria Ravarino

72 IL MARKETING DEL CINEMA ITALIANO

La frammentazione, l’assenza di uno studio system paragonabile a quello americano, la scarsa conoscenza della lingua inglese e dei suoi dialetti. Sono alcuni dei motivi che spiegano la difficoltà del vecchio continente nel creare un sistema di celebrità internazionali. Ne parliamo con Karin Dix di Shooting Stars.

Per Dix l’ostacolo principale alla nascita l’Islanda, omi come quello di Nermina di uno star system paragonabile a quel- per esempio, Luka, Ada Condeescu, Arta lo statunitense risiederebbe “nella diver- molto attiva nell’espor- Dobroshi o Saskia Rosendahl sità delle tradizioni cinematografiche tazione dei propri attori”. in Italia non sono conosciuti. dei due continenti. L’Europa non ha mai Secondo i dati forniti dall’organizza- Eppure nei loro paesi sono conosciuto niente di simile allo studio zione, circa l’80% degli attori presentati da Ngià delle piccole star, acerbi ma solidi talenti system, su cui si basa il sistema USA, Shooting Stars ha lavorato in produzioni interna- sbocciati nei giardini delle rispettive cinema- e che per natura ha bisogno di star. Ma zionali. Solo per citare i più recenti: l’olandese tografie nazionali. Vengono dalla Svezia, dalla soprattutto l’Europa riconosce lo status Sylvia Hoeks (La migliore offerta), la svedese Romania, dal Kosovo, dalla Germania. Sono di star ai registi, non agli attori. E se da Alicia Viklander (Anna Karenina), il danese David giovani. Carini. E molto meno occupati di una parte è un atteggiamento giusto, Dencik (A Royal Affair), il norvegese Anders quanto potrebbero. perché rispetta e valorizza il contenu- Baasmo Christiansen (Kon-Tiki). Tutti attori pro- Sognato, auspicato, vagheggiato e mai concre- to dei film, dall’altra sottovaluta un venienti, non a caso, da paesi in cui lo studio del- tamente realizzato, lo star system europeo è un aspetto importante del mercato: sono la lingua inglese è praticato e coltivato da tempo: mito che il cinema del vecchio continente inse- i volti degli attori quelli che rimangono “È indispensabile che gli attori europei imparino gue a vuoto da almeno un decennio. Perché se il impressi nel pubblico. Anche quando a l’inglese e i suoi dialetti. La lingua può essere un primo divo che la storia del cinema ricordi, Max girare il film è una star”. ostacolo insormontabile”. Linder, apparteneva a scuderie francesi, oggi le La frammentazione dell’Europa, con E l’Italia? Italiano è proprio uno degli attori ri- stelle che brillano più intensamente nel firma- le sue specificità storiche e culturali, tenuti più interessanti nel panorama europeo: mento mondiale sono statunitensi. Hollywood concorre a rallentare il processo di in- Elio Germano. “Germano ha acquistato star ha dominato gli schermi in Europa anche nel terscambio. “A differenza dell’America, power e visibilità vincendo il premio a Cannes. 2012, accaparrandosi il 62,8% dei biglietti in Europa ogni paese produce film che Festival come Cannes, Berlino e Venezia sono staccati nel nostro continente, e i volti del suo risuonano con la storia e la cultura del vetrine fondamentali per gli attori perché fa- cinema continuano a imporsi nell’immaginario luogo di riferimento. Comunichiamo voriscono gli incontri, quelli di networking e collettivo europeo come icone dello scintillante emozioni diverse in luoghi diversi, e quelli con il pubblico europeo. E nei casi più iperuranio delle celeb a stelle e strisce. Anche anche sul set i nostri registi cercano fortunati possono rendere un attore bankable, quando le loro origini non sono esattamente attori che siano in grado di “sentire” cioè in grado di attirare investimenti. Per far americane, ma europee. il film, contribuendo al processo crea- partire i progetti, in Europa come in America, “L’Europa è una grande fucina di attori e l’inter- tivo con le loro emozioni. Qualcosa di le star giocano un ruolo straordinario. Sia in scambio con l’America oggi è fortissimo”, dice a simile, negli Usa, accade con il cinema termini di recupero di finanze e contributi, sia 8 1/2 Karin Dix, project director di Shooting Stars, indipendente”. in termini di box office”. l’iniziativa che ogni anno alla Berlinale presenta Ultima barriera, non meno importan- Rimandato a un futuro indefinito, quando dieci astri nascenti del cinema europeo: “Basti pen- te, quella produttiva. “Produzioni e fatta (finalmente) l’Europa si potrà fare an- sare a Michael Fassbender, a Christoph Waltz, a finanziamenti funzionano in maniera che il cinema europeo, il sogno di uno star Jude Law e Kate Winslet”. O allo 007 Daniel Craig, diversa da paese a paese. E non tutti system made in Europe non è l’unica risorsa attore inglese sponsorizzato nel 2000 proprio da sono interessati all’interscambio. Un che resta al vecchio continente per superare Shooting Stars. La situazione odierna ha del para- paese come la Francia, che ha una ci- la terribile crisi degli ultimi anni. “Prima di dossale: se l’interscambio con l’America funziona nematografia solida e ben sostenuta tutto - considera Dix - pensiamo a fare buoni (anche se a senso unico), la circolazione degli attori dallo stato, è un sistema chiuso. Gli film, cercando anche il supporto dei governi, europei in Europa è limitata. “Certo lo stato delle attori francesi difficilmente sentono e a farli arrivare alla gente. Il cinema, più di cose è migliorato rispetto a 15 anni fa, quando abbia- il bisogno di varcare i confini nazio- ogni altra cosa, ha bisogno di pubblico”. mo cominciato, perché al tempo non c’erano tante nali, e i registi francesi non hanno coproduzioni”, spiega Dix. Ma il sogno di uno star interesse ad assumere un attore di system europeo resta ad oggi una chimera ancora un’altra nazionalità. Il discorso tutta da addomesticare. cambia per paesi pic- coli come

73 INTERNET E NUOVI CONSUMI

Crowdfunding. di Carmen Diotaiuti Dal progetto Letteralmente vuol dire “finanziamento dalla folla”, in pratica è un sistema di finanziamento collettivo per sostenere dal basso pro- getti autoprodotti. Il crowdfunding è una modalità di raccolta fondi attraverso piattaforme online specializzate che coinvolge in prima al film persona proprio i potenziali destinatari del progetto. Il primo spa- zio collaborativo, Produzioni dal Basso, è arrivato in Italia nel 2005; ma è solo dopo sei anni che il fenomeno ha iniziato ad acquisire un certa visibilità con la nascita di numerose altre piattaforme, tra cui passando la generalista Eppela, attualmente tra le più conosciute, e Cineama, piattaforma di settore dedicata al cinema e rivolta per la prima volta anche alle aziende oltre che ai singoli. Attualmente il crowfunding è un fenomeno in pieno fermento e solo in Italia si contano una tren- per la rete tina di piattaforme, basate per lo più su tre tipologie di investimento possibile. Il modello reward based, il più diffuso, prevede un mecca- nismo di ricompensa a fronte di una donazione; il modello equity Il crowdfunding si rivela un’opportunità produttiva vitale per i pro- based offre agli investitori una quota di azioni in base alla somma getti indipendenti, come il documentario proposto da Bruno Bigoni versata; il modello social lending prevede una richiesta di prestito, che su Eppela L’anarchia è un vanto, un percorso storico e sociale nelle avviene però tra pari piuttosto che attraverso un istituto di credito. diverse forme dell’idea anarchica. Ma è anche nuova possibilità di È un processo di democratizzazione del capitale in cui le persone distribuzione, come nel caso di La guerra delle onde - Storia di una comuni diventano microinvestitori e contribuiscono alla realizzazio- radio che non c'era di Claudia Cipriani che ci prova col web per far co- ne della trovata creativa. Uno scambio virtuoso in cui il contributo noscere il suo doc sulla prima radio clandestina italiana, Radio Oggi del singolo, anche se minimo, è fondante, secondo il principio della in Italia, che trasmetteva da Praga negli anni ’50. micro finanza, che riconosce potere produttivo alle piccole somme In ogni caso, dopo l’incredibile successo del progetto di film su aggregate. Se il concetto non può dirsi certo rivoluzionario, la sorpre- Veronica Mars, popolare serie tv americana per adolescenti che ha sa sta nell’esplosione di popolarità che il fenomeno sta assumendo, raccolto online 5 milioni di dollari in 30 giorni, anche Hollywood favorito dall’evoluzione sociale del web, che ha portato allo sviluppo guarda con interesse al fenomeno del crowdfunding. James Franco, di mentalità attivamente collaborative tra gli utenti della rete; tanto ad esempio, ci prova con una trilogia di corti ispirati al suo libro di che in questo periodo non c’è settore che non guardi interessato alla racconti Palo Alto, e la star di Scrubs, Zach Braff, mette a segno il raccolta fondi attraverso il popolo del web. progetto di sequel per il suo esordio alla regia La mia vita a Garden State raggiungendo quota 3 milioni di dollari. Anche il cinema si affida sempre più spesso al contributo della rete per cercare nuove vie produttive, dirette e senza intermediari. Una Il web si ritrova insomma a “fare la colletta” per finanziare diretta- strada di sperimentazione, che non può che incrociare un altro mente una trovata che ritiene degna di nota, un po’ come si faceva fenomeno audiovisivo del momento, quello delle web-series. Così un tempo tra ragazzi per l’acquisto del pallone. Cambiano in scala succede che sulla piattaforma IndieGoGo si incontrano due vecchie la quota d’investimento e il numero di potenziali partecipanti, ma conoscenze di YouTube, Luca Vecchi e Claudio Di Biagio, interpreti continuano ad essere importanti l’obiettivo comune e la trasparenza rispettivamente di The Pills e Freaks!, che presentano Dylan Dog - nelle informazioni. La condivisione dei dati sulla vetrina della rete è Vittima degli eventi. Un progetto di fan movie ispirato all’indagatore importante: occorre riuscire a far parlare il più possibile di sé perché dell’incubo di casa Bonelli alle prese con le leggende insolute di il capitale potenzialmente aumenta col passaparola. Inserito nel con- Roma. La quota di partecipazione va da uno a mille euro, e il ricono- testo sociale del web, il crowdfunding appare come il naturale passo scimento, dal semplice grazie a modalità di partecipazione attiva al successivo del cosiddetto clicktivism, l’espressione di adesione via film. Un mecenatismo 2.0 con regole semplici: l’idea viene condivisa web a semplici colpi click e like, che qui diventa interesse partecipato. online nel dettaglio con tanto di cifra da raggiungere e tempo a di- L’innovazione parte dal basso, e non è rivoluzione economica, ma sposizione. Se l’obiettivo non viene centrato, il denaro raccolto viene socialità vissuta come disponibilità a partecipare e apertura a nuove restituito agli investitori oppure, nei casi di piattaforme più flessibili modalità collaborative. Un atto di affermazione di identità del singolo come IndieGoGo, è possibile ridimensionare il progetto iniziale in che determina il collettivo e arriva a dettare le direttive dell’efficienza base alla quota raggiunta. finanziaria dei nuovi meccanismi d’investimento.

74 INTERNET E NUOVI CONSUMI

L’innovazione parte dal basso, e non è rivoluzione economica, ma socialità vissuta come disponibilità a partecipare attraverso nuovi meccanismi d’investimento. Che ha coinvolto anche un filmaker come Bruno Bigoni e una star come James Franco

IL PROGETTO “DYLAN DOG - VITTIMA DEGLI EVENTI”: http://www.indiegogo.com/projects/dylan-dog-vittima-degli-eventi

75 PUNTI DI VISTA Eccezione culturale. C’era una volta un piccolo Chinotto

di Maurizio Sciarra

ccezione culturale, TTIP, De Gli americani fanno film risultato che la nuova classe dirigente euro- Gucht… È giugno, improvvisa- pea e italiana non sa di cosa si sta parlando. mente ci piovono addosso sigle più belli e noi europei Le parole allora erano GATS, altro nome di parole e nomi che non ci dicono un trattato simile, e venne fuori la dicitura molto, ma che dobbiamo impara- facciamo quelli noiosi? di “eccezione culturale”. Per dire: possiamo, Ere a classificare, a cui dobbiamo dare peso dobbiamo trattare su tutti i prodotti, voglia- e significato. E, anticipiamo il finale, che Questa la vulgata. mo abbattere dazi e protezioni nazionali alle hanno il grande merito di riunificare tutta È la vecchia lotta tra merci che ogni stato produce, ma per favore l’Europa del cinema e della tv. non mettiamoci dentro cinema e produzione I fatti. Si sta per aprire il TTIP, che imparia- Coca Cola e Chinotto. culturale perché lì non si tratta di merci come mo essere acronimo di Transatlantic Trade le altre. L’obiettivo è sempre lo stesso: spia- and Investment Partnership, cioè il trattato Il secondo, che per me è più buono, nare la strada all’industria dell’audiovisivo internazionale per il libero commercio tra non può creare l’impatto mediatico e americano, che già invade le nostre tv, i nostri Unione Europea e USA. Che c’entriamo cinema, il nostro immaginario. La battaglia è noi del cinema? Riscopriamo termini che industriale per scalzare la prima. sproporzionata dall’inizio. Del resto, uno dei vent’anni fa scoprimmo, che portarono prodotti che più gli USA si impegnarono a ad una vittoria, e come conseguenza la Però a noi piace, e vogliamo promuovere dopo la guerra, fu il loro cinema. nascita di una forte industria audiovisiva poter scegliere se bere Che ci ha fatto sognare, ridere, spaventare, europea. Ma da allora abbiamo accanto- ma che adesso ci annoia con prodotti sem- nato e dimenticato questo bottino, con il Chinotto, Coca Cola o vino… pre più stereotipati e artefatti. E difatti, ecco

76 PUNTI DI VISTA

nelli solari cinesi, è stato proprio il vino ad essere messo sotto accusa. Voi non volete i pannelli solari? Volete farli da voi? E noi non compriamo il vostro vino! Da utente aman- te estimatore del vino non posso pensare di fare una battaglia vino/film. Ma è a questo che il governo ci spinge. Dicono i dirigenti del Ministero dello Sviluppo Economico. Ci sono in ballo i prodotti IGP (altro acronimo, Indi- la differenza, questa volta, cazione Geografica Protetta), che fanno ricca nella trattative su cosa met- l’Italia all’estero, dobbiamo proteggere quelli, tere nella lista della spesa e se poniamo un veto sulla trattativa dei film, del trattato, sono proprio poi il prosciutto fa la fine del vino con i pannelli produttori e registi di primo solari… Qui entra in scena un altro nome fino piano americani a chiedere che ad ora sconosciuto: De Gucht. Il commissario l’Europa continui a rimanere al commercio è quello che deve trattare, e lui fuori dal negoziato. Spielberg e non vuole avere problemi con gli USA, perché Weinstein sono improvvisamente vuole che America ed Europa facciano fronte diventati generosi? Certo, continua- comune contro i nuovi mercati, Cina, India… no a venerare quella cultura cinema- E siccome sa che gli USA sul cinema non vo- tografica che li ha formati (Spielberg) gliono lacci e lacciuoli, allora preventivamente e che ha contribuito ad arricchirli si mostra disponibile. Trattiamo su tutto!!! Però (Weinstein), ma sanno che l’Europa, le mettiamo delle “red lines”, che noi abbiamo sue cinematografie costituiscono oggi però visto più come foglie di fico che baluardi il pozzo da cui attingere creatività e ta- su cui attestare la difesa della cultura europea. lento. E adesso anche risorse finanziarie Dicono: trattiamo, però diciamo che le leggi na- utilissime ad un cinema indipendente USA zionali che finanziano i prodotti culturali non si che fatica (anche loro, non siamo soli!) a toccano, che le quote di prodotto europeo non finanziarsi. si toccano… E qui però svelano il vero scenario. Allora: escludere dal trattato il cinema e l’au- Questa volta, a differenza di venti anni fa, non diovisivo vuol dire cercare di sanare il gap sono più in gioco i sostegni nazionali alla pro- incolmabile di una industria che si ripaga già duzione, ma invece la possibilità per gli “over interamente in patria, e che esportando in the top” di sbarcare in Europa non più come pi- dosi massicce in tutto il mondo fa proventi rati. Del resto sembra che Obama abbia offerto tali da farla diventare la seconda industria questo, il libero accesso in Europa senza tante nazionale dopo gli armamenti. Loro fanno difficoltà, alla Apple per farla ritornare in USA, film più belli e noi facciamo quelli noiosi? pagando finalmente le tasse. Questa la vulgata. È la vecchia lotta tra Coca Ecco lo scenario che hanno dovuto fron- Cola e Chinotto. Il secondo, che per me è teggiare gli autori europei, ecco la posta in più buono, non può creare l’impatto media- gioco. Ed è ancora più grande la nostra ri- tico e industriale per scalzare il primo. Però a conoscenza verso la Francia, unica nazione noi piace, e vogliamo poter scegliere se bere europea che ha usato il diritto di veto per Chinotto, coca cola o vino… Sì perché allora, escludere dal negoziato i prodotti e i servizi per tutti coloro che, liberisti convinti, si sca- culturali. In ballo c’è uno sviluppo europeo gliano contro l’eccezione culturale, al grido che punti sulla creatività, c’è un Google euro- di “fate film più belli”, va fatto presente che peo, la possibilità di non essere un film perso per esempio l’agricoltura (vino e chinotto) e tra i colossi americani nella lista dei film di l’alimentare (per esempio il prosciutto) go- ITunes, ma di poter continuare ad esprimere dono di trattamenti e sovvenzioni speciali in racconti facce luoghi che non sono quelli che Europa, che servono a difenderli da invasio- l’industria mainstream di oltreoceano tenta ni simili. E allora che si fa? Come è successo di imporci come unica grande “Coca Cola”. poco tempo prima dell’inizio delle trattative, Vogliamo difendere il nostro piccolo Chinot- quando l’Europa e l’Italia hanno sollevato to, e farlo diventare bibita europea, da bere al dubbi sulla importazione massiccia di pan- cinema vedendo storie europee.

77 PUNTI DI VISTA

L’esame di maturità nell’epoca delle digital humanities

di Enrico Menduni

78 PUNTI DI VISTA

Anche stavolta i temi sono stati un’occasione persa per dialogare con i diciottenni che vivono dentro all’universo 2.0: cosa che sembra sfuggire alle istituzioni addette alla diffusione e alla tutela della cultura.

i sono piccole cose che descrivo- gato, distrutto nella sua autenticità, travolto no un’epoca e una mentalità me- dalla passione per il calcio o per la banalità glio di grandi testi. Gli studenti del divertimento. L’alta cultura minacciata e della maturità si sono trovati di condizionata da una massa banalizzata nelle fronte quest’estate, alla prova sue esperienze, un po’ beota, anestetizzata Cscritta d’italiano, un brano di Claudio Magris. dai mezzi di comunicazione... Autore a noi adulti ben noto, amato dai lettori Ai saggi del Ministero non passa per la testa del “Corriere della Sera”, ma per un diciotten- che lo schema proposto nel tema, e che risale ne… probabilmente buio fitto. Leggendo in- agli Anni ‘50-70, possa apparire oggi parziale, contriamo Trieste, Tito, Stalin, Fiume, il Car- limitato, incapace di comprendere le novità so, la “Cortina di ferro” … Ombre del mondo e anche le bellezze di nuove forme di comu- di ieri. Quando questi giovani sono nati, il nicazione che non significano solo omologa- Muro di Berlino era già caduto da tempo, la zione o oppressione? Uno schema - inoltre - Cortina di ferro potrebbe apparirgli come un plumbeo, privo di speranze e di voglia di fare, videogioco fantasy di ambiente medievale. serrato in difesa, privo di curiosità per l’oggi: Per sfuggire a Magris e alla Trieste ex asbur- tutte cose di cui ci sarebbe un gran bisogno. gica, gli studenti di ambito artistico-letterario Andrebbe spiegato che quel mondo non esi- si potevano rifugiare in un tema popolato di ste più. Non che quello di oggi sia necessa- immagini: una fotografia di Mike Bongiorno riamente meglio, ma l’avvento dell’alfabetiz- in Lascia o raddoppia?, un quadro di Guttu- zazione informatica, di internet, di una cul- so con “i calciatori” e la Marilyn Monroe di tura globalizzata della connessione spostano Warhol. Una triade misteriosa: se Marilyn drasticamente i termini della questione, così può rimandare alla cultura pop e alla ripro- come è descritta in quelle foto sbiadite. Un ducibilità tecnica, perché Guttuso? Forse, te- mondo in cui la letteratura e la tradizione miamo, è stato scelto più per il soggetto (lo umanistica si confrontano necessariamente sport calcistico) che per il suo valore artisti- con altre culture, su un piano di parità, con co. E poi, una foto di scena del telequiz, con rapporti di cooperazione ed emulazione. un composto Mike Bongiorno non ancora Forse la cultura scientifica, che ha espresso toccato dalla sua fenomenologia nel Diario gli ultimi due ministri dell’Istruzione, ha una minimo di Eco. Ecco la chiave: “minima”, visione archetipica e polverosa dell’umane- come i Minima moralia di Adorno. Il funzio- simo, complementare e minoritario – come nario ministeriale, di buone letture, intende- le buone maniere – rispetto all’unico pilastro va proporre tre esempi di contaminazione tra della contemporaneità, che sarebbe costitu- alta e bassa cultura. Ancora con queste cose? ito dalle scienze dure. L’esistenza (compe- Sarebbe stato un ottimo tema per la maturità titiva) delle digital humanities sembra loro del 1962, tanto per citare American Graffiti. sfuggire. Invece è questo il mare in cui un Ma adesso è più archeologico di un solido giovane deve imparare a nuotare, non solo tema sulla seconda guerra punica. per trovare un’occupazione degna, ma so- Poteva magari essere un’occasione per stu- prattutto per avere una coscienza adeguata diare l’importanza dei media nella società, alla complessità dell’oggi: senza fermarsi al magari con un occhio alla contemporaneità pessimismo della ragione, alimentato da no- di internet? Non proprio. Pier Paolo Paso- bili letture, rimboccandosi anche le maniche lini, Elias Canetti, Remo Bodei ed Eugenio e sfruttando al massimo la propria intelligen- Montale vengono convocati nel tema propo- za e creatività. Per muoversi in questa dire- sto agli studenti per descrivere un individuo zione, le cose che un giovane deve imparare, schiacciato dalla società di massa, omolo- praticare e sapere sono radicalmente diverse.

79 BIOGRAFIE

BIOGRAFIE

arco Belpoliti, saggista e scrittore, tra i suoi libri più recenti: Pasolini in salsa piccante, La canottiera di Bossi, Da quella prigione. Moro Warhol e le Brigate Rosse. Collabora a “La Stampa” e “l’Espresso”; insegna all'Università di Bergamo; con Elio Grazioli dirige la collana Riga presso Marcos y Marcos. Ha curato l’edizione delle opere di Primo Levi presso Einaudi (1997) e diversi libri Mdello scrittore. Insieme a Stefano Chiodi coordina la rivista e casa editrice nel web www.doppio- zero.com. Ex ciclista convertito al podismo metropolitano, possiede uno zainetto comprato in Marco California nel 1978 e qualche migliaio di libri su carta. Belpoliti Il suo articolo è a pag. 62

edro Butcher, 42 anni, è un giornalista e critico cinematografico brasiliano. Vive a Rio de Janeiro. È autore del libro Cinema Brasileiro Hoje (Publifolha, 2004) e ha collaborato con diverse pubblicazioni nazionali e internazionali. Attualmente dirige il sito Filme B (www.filmeb.com.br), dedicato al mercato cinematografico brasiliano, Pe lavora come critico free lance per il quotidiano Folha de S. Paulo. Il suo articolo è a pag. 70 Pedro Butcher

nrico Menduni (Firenze 1948) percorre in scooter Toscana e Lazio e insegna a Roma 3 "Culture e Formati della Tv e della Radio", "Storia e Critica della Fotografia", "Media digitali". Si occupa, divertendosi, di audiovisivo digitale 3D e di olio d’oliva che pro- in piccolissime quantità. Il suo ultimo libro è Entertainment. Spettacoli, centri Ecommerciali, talk show, social network (Bologna, Il Mulino, 2013). Il suo articolo è a pag. 78 Enrico Menduni

ubblicitario e scrittore di origine svizzera. Il padre era un pioniere del graphic design, il nonno mecenate e primo gallerista del movimento Dada a Zurigo. Socio fonda- tore dell’Art Directors Club Italiano, ha scritto le laudatio Hall of fame di Monicelli, Pivano, De Mauro, Lupi, Daverio, Testa, Altan. Insegna “History of Graphic Design & Advertising” alla NABA di Milano. Autore del pamphlet Astri e disastri. Ama il ci- Pnema di Audiard, Coen, Fuller, Garrone, González Iñárritu, Lang, Lumet, Kitano, Malick, Mann, Peckinpah, Scorsese, Siegel, Wilder, Winding Refn. Till Neuburg Il suo articolo è a pag. 63

egista e sceneggiatore, nato a Bari nel 1955. Il primo film, La stanza dello scirocco (1997), con Giancarlo Giannini e Tiziana Lodato, vince il festival di Annecy e altri prestigiosi premi internazionali. Del 2001 Alla rivoluzione sulla due cavalli: vince il Pardo d’oro al Festival di Locarno e il Pardo di bronzo per l’interpretazione maschi- le. Realizza poi Quale amore, tratto da La sonata a Kreutzer di L. Tolstoj, anch’esso Rinvitato in numerosi festival internazionali. Attualmente è alle prese con due progetti, uno è Everlasting moments scritto con Ni Zhen, sceneggiatore di Lanterne rosse. Realizza anche docu- mentari, tra cui In viaggio con i pupi, sul puparo siciliano Mimmo Cuticchio, e Chi è di scena. Il Maurizio Teatro Petruzzelli torna a vivere. Sciarra Il suo articolo è a pag. 76

80 SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A OTTOBRE 2O13

Scenari Quote rosa al cinema?

POLEMICHE Il cinema è ancora nel cuore degli italiani?

INNOVAZIONI La nuova fiction italiana di qualità

RICORRENZE 31 ottobre: a 20 anni dalla scomparsa di Federico Fellini "Secondo te, chi è più infelice, uno sceneggiatore o un critico cinematografico?" "Le loro mogli...". (Jean-Louis Trintignant e Milena Vukotic in La terrazza, 1980, di )

"Le persone credono solo a quello che gli racconti" (Steven Spielberg, Catch Me If You Can, 2002)