100 anni Il Secolo Azzurro lA StorIA dellA NAzIoNAle Il grande romanzo dei 100 anni corredato di: 1910-2010 700 tabellini completi di tutte le partite ufficiali 220 fotografie l’eNcIclopedIA dellA NAzIoNAle 1.075 voci 831 biografie di tutti i giocatori, i commissari tecnici, gli allenatori e i presidenti 100 721 schede statistiche complete anni 244 fatti, misfatti, aneddoti, curiosità, retroscena dei 100 anni azzurri

1.063 fotografie Il Secolo Azzurro 20 illustrazioni 10 “moviole”

ISBN 978-88-7381-310-1

9 788873 813101 Prezzo € 55,00 i.i. Minerva edizioni IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana

Progetto editoriale Mi n er v a Ed izio n i Bologna

Curatela editoriale Carlo Felice Chiesa IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana IL SECOLO AZZURRO 100 anni di storia della nazionale di calcio italiana

l 15 maggio 2010 la Nazionale compirà 100 anni. Un traguardo che testimonia Ile profonde radici popolari della squadra che rappresenta tutti gli italiani e il suo fondamentale ruolo nella storia del nostro Paese e non solo del calcio mondiale, come testimonia il prestigioso albo d’oro, ricco di ben quattro titoli mondiali e di uno europeo. L’evento, che cadrà giusto alla vigilia del nuovo Mondiale di calcio in Sudafrica, merita una adeguata celebrazione anche sul piano editoriale. Ecco di seguito alcuni spunti di riflessione per un grande progetto, che può raggruppare tutte o alcune delle iniziative illustrate in un volume di grande suggestione: La Storia e l’Enciclopedia.

AZZURRI La Grande Storia della Nazionale italiana

«L’idea nacque a poco a poco, man mano che il calcio usciva dalla nicchia di sport per iniziati un po’ mattoidi nella loro passione anglofila e andava ad abbracciare il favore popolare. L’idea di una squadra che sui terreni di gioco rappresentasse la nazione intera – portandone e difendendone il nome – anziché il guscio ristretto di un club. Un concetto in verità audace per IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana

i tempi, limitato com’era il foot-ball (così si chiamava all’inizio del secolo scorso) a pochi praticanti “fanatici”, per di più in gran parte di origine inglese...». Parte così la Grande Storia della Nazionale italiana, un affresco inedito per cura dei particolari e dovizia di testimonianze dirette, sulla squadra dal 1910 rappresentante dell’Italia nel mondo e ricorrente alimentatrice del nazionalismo di un popolo che spesso solo il calcio – la comune passione per questo sport capace come nessun altro di esaltare i valori dell’agonismo – sembra in grado di unire. Il lungo percorso dalle origini al Mondiale 2010 prende le mosse dai primi anni del secolo scorso e si snoda in un romanzo avvincente, ricco di personaggi, di fatti, di “casi”, di polemiche, ma soprattutto di calcio autentico e grandi campioni. Una storia raccontata secondo una filosofia precisa: privilegiare l’aderenza alle memorie dirette dei protagonisti (reperite in un certosino lavoro di ricerca d’archivio) all’oleografia dei racconti della pubblicistica in materia, peraltro piuttosto lacunosa e superficiale. Il risultato è capace di soddisfare ogni tipo di curiosità, da quella iconografica a quella statistica, compresa la misura tecnica e umana di campioni di cui le attuali generazioni hanno solo sentito parlare per generiche citazioni.

“AZZURRI – La Grande Storia della Nazionale italiana” è strutturato secondo sei direttrici:

a) il racconto delle vicende, delle partite, delle competizioni, degli uomini e di diatribe e polemiche che hanno fatto la storia del “club” azzurro; con un lavoro di ricerca IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana

senza precedenti sono stati “dragati” anche gli anni più lontani, alla ricerca di episodi, fatti, memorie in grado di “vestire” la lunga cronologia delle partite con i tratti del grande romanzo popolare, quale la storia azzurra è stata, per ricchezza di personaggi e vicende;

b) i riquadri con le curiosità, le testimonianze dirette (tratte dalle memorie dei Ct e dei giocatori che hanno vestito la maglia azzurra e da interviste d’archivio, quelle che a tanti anni di distanza spesso sono valse a fare chiarezza sui piccoli grandi “retroscena” della Nazionale) e le evoluzioni tattiche;

c) le cifre: a cura di Lamberto Bertozzi tutti i tabellini delle partite, a costante corredo del racconto, con gli schieramenti italiano e avversario, la sede dell’incontro, l’arbitro e i marcatori.

d) un supporto iconografico straordinario, con le formazioni schierate di quasi tutte le partite azzurre, foto colorate dei primi anni tratte da vecchi volumi, immagini di gioco e di personaggi tratte dalle riviste dell’epoca.

e) l’impostazione grafica. L’obiettivo, onde calcare piste il meno possibile già battute, è costruire un racconto che riesca a coniugare l’esigenza del rigore cronistico nella ricostruzione delle vicende della squadra azzurra a quella di suscitare l’interesse di un pubblico vasto, comprensivo dei più giovani, tendenzialmente meno portati alla lettura. Si ipotizza in questa ottica un taglio di stampo più giornalistico che storiografico in senso stretto, con una suddivisione anche grafica delle pagine in linea orizzontale: nella parte IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana

superiore gli eventi salienti della storia della rappresentativa azzurra raccontati in capitoli agili con titolazione da periodico (giocata soprattutto su calembour e curiosità); in quella sottostante, l’ancoraggio costante al succedersi delle stagioni agonistiche, con corredo statistico di presa immediata e facile consultazione che offra di ogni stagione dei cento anni, dalla prima all’ultima, tutto il necessario per inquadrarne la pienezza agonistica: in particolare, un brevissimo organigramma (presidente federale, commissione tecnica e/o Ct), tutti i tabellini, i totali di presenze e reti. A corredo iconografico, oltre alle fotografie d’epoca, riproduzioni di prime pagine di giornali e visualizzazioni grafiche delle varie formazioni (“campetto”). In tale modo il testo viene alleggerito della necessità di indicarvi pedantemente i dati basilari e può essere utilizzato per raccontare storie, climi, emozioni, “gialli”.

L’ENCICLOPEDIA DEL SECOLO Da Abbiati a Zuffi cent’anni di Nazionale attraverso i suoi protagonisti

La storia della Nazionale è stata costruita nel corso dei cento anni da tutti i protagonisti della straordinaria avventura. Per la prima volta uno straordinario volume racconta tutti – ma proprio tutti – gli attori del grande film della squadra più amata dagli italiani: i giocatori, i Commissari tecnici, i grandi dirigenti della Federcalcio. Di ognuno vengono pubblicati: la foto, i dati anagrafici completi, la biografia, i dati statistici della carriera azzurra. Riprendono così vita, uscendo dalla storia per tornare ad abitare la cronaca, piccoli e grandi uomini che hanno fatto appassionare IL SECOLO AZZURRO 100 Anni della Nazionale di calcio italiana

i tifosi. In questo ambito una particolare attenzione è dedicata alla “galleria dei grandi”: a partire dal mitico Renzo De Vecchi (il “figlio di Dio”), le più ampie biografie dei campioni che hanno fatto la storia e la gloria delle divise azzurre, con immagini, curiosità e citazioni di grandi giornalisti narratori delle loro gesta.

CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’OPERA:

Formato: 24 x 34 cm Pagine: 440 su carta patinata opaca di pregio da gr.130. Copertina: cartonato cucito in plancia Illustrazioni: 1.300 a colori e bianco e nero. Prezzo al pubblico: € 59,00 i.i. Edizione: maggio 2010 La storia della Nazionale 700 tabellini completi di tutte le parti- te ufficiali. 220 fotografie

L’enciclopedia della Nazionale 1.075 voci 831 biografie di tutti i giocatori, i Com- missari tecnici, gli allenatori e i presidenti. 721 schede statistiche complete 244 fatti, misti, aneddoti, curiosità, re- troscena dei 100 anni azzurri 1.063 fotografie 20 illustrazioni 10 “moviole” Mi n er v a Ed izio n i www.minervaedizioni.com 051.6630557 [email protected] Bologna 100 anni Il Secolo Azzurro lA StorIA dellA NAzIoNAle Il grande romanzo dei 100 anni corredato di: 1910-2010 700 tabellini completi di tutte le partite ufficiali 220 fotografie l’eNcIclopedIA dellA NAzIoNAle 1.075 voci 831 biografie di tutti i giocatori, i commissari tecnici, gli allenatori e i presidenti 100 721 schede statistiche complete anni 244 fatti, misfatti, aneddoti, curiosità, retroscena dei 100 anni azzurri

1.063 fotografie Il Secolo Azzurro 20 illustrazioni 10 “moviole”

ISBN 978-88-7381-310-1

9 788873 813101 Prezzo € 55,00 i.i. Minerva edizioni

LA STORIA Il secolo azzurro

Dal 1910 al 2010, dalla nascita a campioni del mondo

1910-1920 Commissario per forza Le olimpiadi di stoccolma vennero affrontate con un… Commissario per for- za, come si definì , dopo le dimissioni del presidente federale, il marchese alfonso ferrero di Ventimiglia: «mi pregò insistentemente di re- stare in carica con qualche altro dirigente» avrebbe poi ricordato lo stesso pozzo «e di portare a termine la nostra partecipazione alle olimpiadi. mi fece il seguente discorso: “andare bisogna andare, altrimenti nasce un uragano. Lei se ne intende, lei parla le lingue. prenda lei il comando, vada, faccia quel- lo che può. Buona fortuna”. fu quella, in “articulo mortis”, la mia ultima atti- vità come segretario della federazione, e, combinazione, la mia prima come dirigente della squadra Nazionale. Una specie di Commissario per forza. partecipai per l’italia al Congresso della federazione internazionale di Cal- cio a stoccolma, e ripresi contatto diretto, in quella città, con quell’ambiente internazionale che per qualche mese più non avevo potuto seguire se non per via epistolare». La formazione messa insieme per miracolo, in un paio di giorni di telefonate, con pochi mezzi e ancor meno appoggi, andò incontro a un memorabile fiasco, uscendo subito dalla scena principale, sconfitta ai supplementari dalla apparentemente facile finlandia. Nel torneo di consola- zione riuscirono a battere di misura i padroni di casa, poi furono travolti 5-1 dagli austriaci, che rimandarono senza fatica a casa una squadra stanca e impossibilitata a dare il cambio ai giocatori in più precarie condizioni. ripre- se dunque il girotondo delle commissioni, con l’aggiunta, all’indomani di tre sconfitte consecutive, di un allenatore a gettone, l’inglese William Garbutt, allenatore del Genoa, col compito di preparare sul campo le partite della squadra. Un primo tentativo di formare un “blocco”, con i giocatori della pro Vercelli, portò al liberatorio successo sul Belgio a Torino, seguito dalla soli- ta sconfitta a Vienna contro gli austriaci, mentre già il clima internazionale virava al brutto. scoppiò la guerra, gli azzurri poterono scendere in campo altre tre volte, sempre contro la svizzera, poi il calcio dovette fermarsi, la- sciando il posto ai cannoni. 1930-1940 riTorNo iN BiaNCo Concluso il conflitto, occorse oltre un anno per riprendere il filo del discor- so interrotto. alla fine del 1919 veniva invitata a milano la stessa francia dell’esordio: ancora una volta gli italiani dovettero giocare in bianco (per ragio- ni di ospitalità) e ancora una volta il loro successo fu vistoso: 9-4. subito dopo si prepararono le olimpiadi in Belgio. Una breve avventura: il successo di mi- sura sull’egitto, la sconfitta con la francia, il giorno dopo, senza possibilità di un minimo di riposo e con le gambe pesanti per il trasferimento da Gand ad anversa. Gli azzurri, si ritrovarono nel torneo di consolazione. Qui, due giorni dopo, la maratona con la Norvegia veniva vinta addirittura nel… terzo tempo supplementare, prevedendone il regolamento quattro complessivi in caso di perdurante parità. a sbloccare il risultato fu il debuttante bolognese emilio Badini. Quarantotto ore più tardi, gli azzurri esausti affrontavano la dura bat- taglia contro la spagna, nell’anteprima della finale. Nonostante la superiorità numerica dopo 35 minuti per l’infortunio di pagaza, nonostante l’espulsione del formidabile ma nervoso zamora, reo di un calcione a un avversario, a sei minuti dalla fine (in porta andò l’ala sinistra silveiro), l’italia riuscì soltanto a salvare l’onore con una prova largamente dignitosa, soccombendo per 0-2. il balletto delle Commissioni intanto continuava e vi fu cooptato anche Vittorio pozzo, che da autorevole opinionista era tra i più critici di quel sistema così litigioso ed esposto alle influenze dei club. Tra i motivi di discordia, il preteso dualismo tra i due assi del momento: l’alessandrino Baloncieri e l’interista Cevenini iii detto zizì, in realtà perfettamente complementari, volendo, posto che il primo sapeva essere regista sublime e il secondo attaccante di rifini- tura di assoluto livello. a complicare le cose, giunse la scissione traumatica tra i club, dovuta alla insanabile opposizione di quelli piccoli, indisponibili ad addivenire a una formula di campionato meno polverizzata e dispersiva, e quelli grandi, che aveva ottenuto da Vittorio pozzo un progetto di riforma

5 dei tornei basato su logici criteri di valore tecnico, anzianità di costitu- zione, forza finanziaria. La stagione 1921-22 vide dunque disputarsi due tornei. Quello della figc fu vinto dal- la Novese, piccolo club il cui presi- dente, commendator ferretti, aveva fatto incetta di giocatori di vaglia, tra cui zizì Cevenini, allettandoli con lauti ingaggi (nonostante il formale dilettantismo) e con la prospettiva di giocare in Nazionale, riservata ovviamente ai partecipanti al torneo “ufficiale”. il titolo del torneo della CCi fu invece appannaggio della pro Vercelli e sarebbe stato il suo ulti- mo, dato che poi, per un paradosso della storia, i limitati mezzi finanzia- ri non le avrebbero più consentito di La formazione di un’amichevole giocata nella stagione 1910-11; in piedi da sinistra: il segnalinee (così allora si chiamavano) Saguatti, il competere ad armi pari coi grandi dirigente Gradi, Bianchi, Corinaldesi, Guido Della Valle, Arrigo Gradi, Bignardi, Donati, Paillard, Arnstein; accosciati: Nanni, Bernabeu, Koch, club con cui si era schierata. Ciò Rivas che interessa questa storia, tutta- via, è proprio l’accenno appena fatto agli effetti sulla rappresentativa azzurra. il suo ritorno in campo in novembre avvenne agli ordini di una Commissione nuova di zecca, ancora ristretta a tre membri, con aldo Cevenini, primo della dinastia, nelle vesti di allenatore, e schierando il meglio che si potè pescare nelle squadre dei piccoli centri, nerbo del campionato ufficiale. a Ginevra il 6 novembre 1921 indossarono la maglia azzurra ben otto esordienti, provenienti da club come Valenzana, Novese, reggiana, Virtus, sampierdarenese, saronno, Lucchese. Nonostante questo, non mancavano i campioni e uno di questi, il debuttante moscardini della Lucchese, realizzò il gol del vantaggio azzurro dopo dieci minuti, pareggiato solo nel secondo tempo dagli uomini di casa. poco tempo dopo – e non poteva essere altrimenti – scoppiava la pace tra le due fazioni in lite. Non giovando a nessuno perpetuare la scissione, si trovò un compromesso per il ritorno all’ovile nella stagio- ne successiva e per l’intanto la ritrovata armonia veniva suggellata con la riapertura delle porte della Nazionale ai giocatori militanti nei club dissidenti della CCi. Naturalmente i risvegliati appetiti dei grandi club pretesero un allargamento della Commissione e a farne le spese fu l’allenatore Cevenini i, che non venne sostituito. Le liti vennero messe temporaneamente da parte in vista del delicato impegno che attende- va la squadra il 15 gennaio 1922, quando solo in rimonta gli austriaci riuscirono a pareggiare 3-3. Che la Nazionale fosse ormai in grado di cimentarsi coi grandi del continente senza timori reverenziali fu chiaro La formazione di un’amichevole giocata nella stagione 1910-11; in piedi da sinistra: il segnalinee a tutti un mese dopo – pareggio 1-1 a Torino contro la fortissima Ce- (così allora si chiamavano) Saguatti, il dirigente Gradi, Bianchi, Corinaldesi, Guido Della Valle, coslovacchia finalista alle ultime olimpiadi – e più ancora il 21 maggio, Arrigo Gradi, Bignardi, Donati, Paillard, Arnstein; accosciati: Nanni, Bernabeu, Koch, Rivas quando a milano fu di scena, sul campo del milan in viale Lombardia, il Belgio campione olimpico, battuto 4-2.La stagione successiva ruotava attorno a un confronto inedito atteso con trepidazione: il giorno di capodanno 1923 sarebbe calata in italia la Germania, formazione circon- data da un’aura di temibilità ed espressione di una nazione col dente politico avvelenato nei confronti dei paesi vincitori della guerra, causa le pesanti condizioni subite nei trattati di pace. Dopo un pari preparatorio con la svizzera, il gran giorno dei tedeschi si risolse in un secco 3-1 per gli azzurri, trascinati da Cevenini iii in veste di centravanti. Un risultato salutato dalle ovazioni del folto pubblico del campo di via Lombardia.

Schmieger, Schmid. Ct: H. Meisl. A. Fresia (Doria) 1, Rampini I (Pro Vercelli) 8, Corna 1930-1931 Arbitro: Barette (Belgio). (Pro Vercelli) 3. Commissione tecnica della Federazio- ne: Goodley, U. Meazza (allenatore), Ferraris, Armano, Domenica 12 gennaio 1913 ore 14.30 Faroppa, Baruffini e Pedroni. Parigi (Stade de Saint Ouen) BELGIO: Baes, Swartenbroeks, Hubin, Braeckman, FRANCIA-ITALIA 1-0 Bossaert, Suetens, Bessems, De Veen, Brebart, Saeys, Amichevole Becquevort. Commissione tecnica della Federazione – Rete: 35’ Maës. senza allenatore. FRANCIA: Chayriguès, Letailleur, Hanot, Tousset, Du- Arbitro: Goodley (Inghilterra). cret, Barreau, Rochet, Mesnier, Maës, Vialmonteil, La- fouge. Commissione tecnica interfederale. Domenica 15 giugno 1913 ore 15.30 ITALIA: Campelli (Inter) 5, Trerè (Milan) 3 [46’ Galletti Vienna (WAC-Platz) (Doria) 1], Valle (Pro Vercelli) 3, Ara (Pro Vercelli) 7, Fos- AUSTRIA-ITALIA 2-0 sati (Inter) 7 (cap.), Leone (Pro Vercelli) 7, Milano II (Pro Amichevole Vercelli) 3, Rizzi (Milan) 4, Cevenini I (Milan) 8, Rampini I Reti: 36’ e 87’ Brandstätter. Domenica 22 dicembre 1912 ore 14.30 (Pro Vercelli) 7, Varese (Casale) 1. Commissione tecnica AUSTRIA: Kaltenbrunner, Poppovich, Sudrich, Sed- Genova (Campo Genoa e Andrea Doria, Marassi) della Federazione: Goodley, U. Meazza (allenatore), Ferra- lacek, Brandstätter, K. Tekusch, Bauer, Twaroch, Ku- ITALIA-AUSTRIA 1-3 ris, Armano, Faroppa, Baruffini e Pedroni. than, Grundwald, Körner. Ct: H. Meisl. Amichevole Arbitro: Willing (Olanda). ITALIA: G. Innocenti (Pro Vercelli) 2, Milano II (Pro Vercel- Reti: 9’ Sardi, 19’ Schmieger, 54’ Kuthan, 79’ Kohn. li) 5, R. De Vecchi (Milan) 12, Binaschi (Pro Vercelli) 9, ITALIA: Campelli (Inter) 4, Binaschi (Pro Vercelli) 8, R. Giovedì 1° maggio 1913 ore.15.30 Milano I (Pro Vercelli) 10 (cap.), Parodi (Casale) 1, Be- De Vecchi (Milan) 10, Ara (Pro Vercelli) 6, Fossati (In- Torino (Stadio Piazza d’Armi) rardo (Pro Vercelli) 9, Valobra (Piemonte) 1, V. Fresia ter) 6 (cap.), Leone (Pro Vercelli) 6, Milano II (Pro Ver- ITALIA-BELGIO 1-0 (Pro Vercelli) 1, Trerè (Milan) 4, Corna (Pro Vercelli) 4. celli) 2, Bontadini (Inter) 4, Sardi (Doria) 3, Rampini I Amichevole Commissione tecnica della Federazione: Goodley, U. (Pro Vercelli) 6, Corna (Pro Vercelli) 2. Commissione Rete: 57’ Ara. Meazza (allenatore), Ferraris, Armano, Faroppa, Baruf- tecnica della Federazione: Goodley, U. Meazza (allena- ITALIA: G. Innocenti (Pro Vercelli) 1, Valle (Pro Ver- fini e Pedroni. tore), Ferraris, Armano, Faroppa, Baruffini e Pedroni. celli) 4, R. De Vecchi (Milan) 11, Ara (Pro Vercelli) 8, Arbitro: Fehery (Ungheria). AUSTRIA: V. Müller, Kiessling, F. Tekusch, Brandstät- Milano I (Pro Vercelli) 9 (cap.), Leone (Pro Vercelli) ter, Braunsteiner, K. Tekusch, Bauer, Kohn, Kuthan, 8, Milano II (Pro Vercelli) 4, Berardo (Pro Vercelli) 8,

6 , il “Balilla”

L’ENCICLOPEDIA Il secolo azzurro

Dal 1910 al 2010, dalla nascita a campioni del mondo gladiatori. Nato a Milano da padre svizzero e madre to essi avevano così irremovibilmente deciso, italiana, possedeva anche la nazionalità svizzera e io sarei stato costretto ad andare a Bordeaux, per questo fu considerato il primo “” [vedi] colla mia squadra. Dolenti loro, dolente io. E della Nazionale italiana, quando vi esordì a 28 anni me ne venni via. E tornai ad Aix. Chiamai subi- alla ripresa dopo la lunga sosta bellica. Aveva co- to i giuocatori a rapporto, e narrai loro per filo minciato a giocare giovanissimo, cooptato a 18 anni e per segno la conversazione avuta coi nostri da Giovanni Paramithiotti, presidente dell’Interna- avversari, cercando, beninteso, di suscitare la zionale, nella squadra nerazzurra, fondata da appe- dovuta reazione morale e materiale nell’animo na due anni e già frequentata da parecchi giocatori degli Azzurri». Che la sera dopo si recarono a Pari- svizzeri, per lo più impiegati in filiali locali di aziende gi (per disputare e vincere la finale). In treno. elvetiche. Aveva esordito in nerazzurro il 10 aprile AGRODOLCE 1910 contro il Torino (battuto 7-2) e subito contribuì L’esordio in Nazionale, un momento felice della car- alla conquista del primo scudetto del club interista, riera di ogni calciatore. Quello di Gianfranco Leonci- giocando tra l’altro la discussa finale contro la Pro ni, mediano della Juve, il 22 giugno 1966 a Torino Vercelli, in campo con i ragazzi delle giovanili. Ben contro l’ (battuta 3-0), venne guastato in più decisivo sarebbe stato dieci anni dopo, realiz- extremis: all’ultimo minuto infatti, il giocatore non zando 19 reti in 21 partite per il secondo titolo ne- riuscì a trattenersi dopo aver subito una pallonata in razzurro. D’altronde, a illustrare eloquentemente il faccia dall’avversario Solari e il suo fallo di reazione suo apporto di attaccante elegante quanto efficace è gli costò l’espulsione. sufficiente il dato della sua milizia di club: 142 parti- te complessive, 106 reti. La sua avventura in Nazio- nale invece ebbe fine già al secondo appuntamento, ALBERTOSI Enrico – giocatore forse per l’essere legato da una intesa tecnica con Aldo Cevenini, il fuoriclasse più discusso dell’epo- Portiere Nato a Pontremoli (MS) ca, spesso oggetto principale di divisione all’interno il 2-11-1939 delle commissioni tecniche. Presenze in Nazionale 34 reti 27 Esordio in Nazionale: 1919-20 Internazionale 2 3 15-6-1961 Italia - Argentina 4-1 ABATINO Ultima partita in Nazionale: 21-6-1972 Bulgaria-Italia 1-1 ATermine ironicamente spregiativo applicato negli AEREO anni Sessanta da agli esponenti di una generazione di giocatori di centrocampo della Nazio- Il complesso di superiorità dei brasiliani è una tra- Flashback sui Mondiali 1970, storica semifinale tra nale molto dotati sul piano stilistico per quanto defi- dizione del calcio internazionale, che ai Mondiali del Italia e Germania Ovest, secondo tempo supplemen- citari di qualità agonistico-atletiche, capintesta Gian- 1938 arrivò addirittura a… volare sulle ali non della tare. Il centravanti tedesco Gerd Müller colpisce di ni Rivera (seguito da , , fantasia, ma di un velivolo vero e proprio. Ecco cosa testa su assist di Seeler, sulla linea azzurra c’è Ri- ). Lo stesso coniatore del termine accadde il 15 giugno, alla vigilia di Italia-Brasile, vera, cui Ricky Albertosi grida imperioso: «Tua!». definiva l’abatino «termine settecentesco, mol- semifinale della competizione, nel racconto in pre- Il “golden boy”, però, inopinatamente si scansa, il to vicino – per dirla schietta – al cicisbeo; un sa diretta del protagonista, Vittorio Pozzo [vedi], pallone entra in rete e lo stesso Rivera sta cercando omarino fragile ed elegante, così dotato di stile Commissario tecnico italiano: «Chi fra noi due, di addentare il palo dalla rabbia quando il portiere da apparire manierato e, qualche volta, finto». Brasile e Italia, vinceva la semifinale di Mar- azzurro, inveendo contro di lui, gli prende il collo tra La radice del termine è letteraria. Nel primo capitolo siglia doveva ripartire subito per Parigi, dove le mani e sembra volerlo strozzare. Il Gianni nazio- delle sue “Confessioni di un italiano” Ippolito Nievo si sarebbe disputata la finale tre giorni dopo. nale si divincola, trotterella in avanti e va a segnare parla del “pievano di Teglio”, precettore di dottrina e Ora tra Marsiglia e Parigi v’era, che facesse il gol del definitivo 4-3, nell’azione immediatamente calligrafia del protagonista, come di «un bel pre- al caso, un aereo solo. E questo era stato pre- successiva. , il portiere fenomeno tone di montagna, poco amico degli abatini notato, per intero, dai brasiliani. Bisognava della manifestazione, stringe i pugni: l’Italia è in fi- d’allora», con ciò facendo riferimento, come scrive convincere questi ultimi a lasciare l’apparec- nale. Un traguardo conquistato a suon di prodezze, Carlo Culcasi in un suo commentario all’opera (Edi- chio a disposizione di quella fra le due squa- con voli mozzafiato che ne fanno uno dei più spet- zioni Scolastiche Mondadori, 1958), ai «preti ga- dre che avesse vinto la semifinale: tanto più tacolari guardiani di ogni tempo. E certo uno dei più lanti ed azzimati e dal fare secolaresco, che che chi avesse perso, avrebbe dovuto recarsi duri con i compagni, per i quali, a ogni gol subito, frequentavano le case signorili. Potevano non a Bordeaux, per la finale relativa al terzo ed si chiamino Rivera o Nessuno, ha sempre pronto un avere gli ordini sacri, ma vestivano sempre al quarto posto della classifica. Venne il Presi- rimprovero a muso duro: «Guai se un portiere l’abito talare. Gli abatini furono, per così dire, dente Vaccaro ad Aix, e pregò me di andare a si fa prendere dal dubbio di avere sbagliato» una istituzione del Settecento». trattare coi dirigenti del Brasile. Io non ne vo- spiega: «una sola certezza deve assisterlo: lui levo sapere, ma dovetti finire per accettare. I non sbaglia mai, la colpa è sempre degli altri. brasiliani erano sul Mediterraneo, in un centro Così non si abbatte». Il che tradotto significa: per AEBI Hermann – giocatore non lontano da quella caratteristica cittadina un grande portiere non bastano mezzi fisici e tecnici che è La Ciotat. Potei finalmente parlare con di prim’ordine. Occorre anche quel particolare ingre- Interno diente che si chiama personalità. Nato a Milano due dirigenti, e feci la proposta che mi pareva il 13-1-1892 così semplice e naturale. Dolenti, ma l’aereo Toscano di Pontremoli, Albertosi si era segnalato Presenze in Nazionale 2 era già stato da giorni riservato per loro. “Va nello Spezia e giovanissimo era approdato alla Fio- reti 3 rentina, conquistando subito tecnici e tifosi grazie a Esordio in Nazionale: bene, ma eventualmente esso potrà venire passato 18-1-1920 Italia-Francia 9-4 a chi vincerà la semifinale”. “Dolenti, ma a Parigi fisico da superman, riflessi felini e quella capacità di Ultima partita in Nazionale: ci dobbiamo andare noi”. “Ma se perdete, dovrete inarcarsi in volo che lo faceva assomigliare negli in- 28-3-1920 Svizzera-Italia 3-0 allora cambiare rotta ed andare a Bordeaux”. “Do- terventi più arditi a un saltimbanco. Davanti, però, a lenti, ma questo non succederà”. “Perché?”. “Per- Firenze si ritrovava un autentico monumento, Giulia- ché a Marsiglia vinceremo noi”. “Già stabilito?”. no Sarti, il portiere dello scudetto 1956, antispettaco- Lo chiamavano “Signorina”, soprannome senza se- “Già stabilito”. “Allora dolente sono io di avervi di- lare per antonomasia, maestro del piazzamento e del condi fini, unicamente debitore alla figura smilza e sturbato”. Furono irremovibili, ma dissero che, calcolo a scapito della spericolatezza. Così si ebbe alla correttezza in campo; ma anche alla naturale ele- conoscendomi bene, mi avrebbero volentieri l’assurdo: Albertosi, precoce e brillante esordiente ganza dei movimenti. Il suo calcio, talora, sembrava ospitato nel loro aereo per portarmi a Parigi in A, conquistò presto anche il debutto in Nazionale, più una danza con la sfera che un duro cimento di ad assistere alla finale. Grazie, ma dato quan- tanto da partecipare alla spedizione mondiale in Cile

10 nel 1962 come terzo portiere (dietro Buffon e Mat- tafini è stato uno dei più grandi attaccanti della storia Di lì a poco, nel 1964, il conflitto con Viani diventa trel), restando tuttavia riserva nella sua squadra di del calcio, grazie agli exploit realizzati in Italia. La insanabile e lui cerca di risolverlo nel modo peggio- club. Solo nel 1963, quando Sarti emigrò alla corte sua carriera prende ad arrampicarsi da Piracicaba, re, cioè tornando in Brasile e chiudendo la porta in di per murare la difesa della Grande nello stato di San Paolo. Là il piccolo José cresce in faccia al suo club, per scoprire che in patria nessuno Inter, Albertosi riuscì a occupare a tempo pieno la una famiglia povera, mordendo il calcio e la fame, lo considera più e che, dall’altra parte dell’Oceano, il porta gigliata. Anche in azzurro si ritrovò a compe- chiudendo con la scuola dopo la quarta elementare Milan senza di lui vola felice verso un nuovo scudet- tere con il suo ex rivale in viola, e poi contro l’emer- e già a nove anni provando coi lavori più disparati a to. A febbraio, dopo lunghe trattative economiche, gente Negri, il pupillo di Fabbri: riuscì a superarli portare la sua pietruzza al muro della vita familiare. si decide a tornare, ma con lui in squadra il Milan entrambi, ma il gol di Pak Doo Ik ai Mondiali il 19 Niente: in tavola c’era sempre lo stesso piatto, riso e precipita clamorosamente, fino a lasciare in volata il luglio 1966 a Middlesbrough lo fece finire nella lista fagioli. Si iscrive a una scuola professionale, diventa titolo ai cugini nerazzurri, protagonisti di una storica nera dei “coreani”. Dovette aspettare quasi un anno meccanico, studio e lavoro. La sua passione però rimonta. Subito dopo viene ceduto al neopromos- per tornare in azzurro. Quando resta il calcio, sfogata nell’Atletico Piracicabano, so Napoli. Sotto il Vesuvio, in accoppiata con l’altro rimase solo al comando della Nazionale per il ritor- con una parentesi nell’Union Porto. Nel 1954 vince asso ripudiato, Sivori, porta il pubblico al delirio, ma no di Helenio Herrera alle esclusive cure interista, lo il campionato del Quarto centenario di San Paolo, l’albo d’oro si arricchisce solo di una Coppa delle rivolle titolare per dare la caccia al titolo europeo. A il padre non gli consente il trasferimento al Bangù, Alpi. Quando, a 34 anni, la Juventus, che lo ha a quel punto cominciò il duello con un altro grande, ma quando a chiamare, nel 1955, è il Palmeiras, la lungo cercato negli anni d’oro, lo fa finalmente suo, , che gli soffiò il posto da titolare nella fase squadra degli italiani di San Paolo, dire ancora no di- sembra una barzelletta. Invece il vecchio leone torna finale continentale chiusa trionfalmente il 10 giugno venta impossibile. L’allenatore della prima squadra, a ruggire, conquistando come implacabile centra- 1968 a Roma contro la Iugoslavia. Fu quella l’estate Claudio Cardoso, lo nota negli allenamenti, gli affib- vanti part time due scudetti in quattro stagioni. Si decisiva della sua carriera: Nello Baglini, presiden- bia una somiglianza col grande ritira a 38 anni, dopo una comparsata nel Chiasso: te della Fiorentina, voleva fortissimamente l’interno e lui diventa, d’acchito, secondo l’abitudine tutta nel campionato italiano ha segnato 216 gol in 459 Rizzo del Cagliari, il cui presidente Arrica pretese brasiliana dei soprannomi, “Mazola”, con una sola partite. in cambio Albertosi e Brugnera. Fu il grande colpo. “z”. Gioca interno, ma l’allenatore delle giovanili gli Sull’isola lo stangone di Pontremoli tornò a svettare suggerisce: diventa centravanti, ce ne sono pochi, 1961-62 Milan 6 5 come il miglior portiere del campionato, tanto che, di veramente bravi, in Brasile, mentre abbondano le vinto lo storico scudetto con la maglia rossoblù, fu mezze ali. Il ragazzo, cui non manca il sano realismo AMADEI Amedeo– giocatore grande protagonista come titolare ai Mondiali 1970, dettato dalla fame, si adegua e diventa un fuoriclas- chiusi al secondo posto dietro il grande Brasile di se. Arriva giovanissimo alla prima squadra e poi in Centravanti Pelé. Lo sguardo sgherro, il sorriso da simpatica Nazionale, grazie al grande rinnovamento allestito Nato a Frascati (Roma) il 26-7-1921 canaglia, l’ostentazione di una beata indifferenza alle dopo il fiasco al Sudamericano 1957. Al Mondiale Presenze in nazionale 13 regole correnti (gli piaceva fumare e frequentare gli 1958 il Ct Feola lo fa partire titolare, poi lo toglie per reti 7 ippodromi), tutto si sublimava nel rendimento sul far posto a Vavá e si dice che più che una scelta tec- Esordio in nazionale: 27-03-1949 Spagna-Italia 1-3 campo. Quando venne ceduto al Milan, dopo sei sta- nica sia una punizione per la cessione, praticamente Ultima partita in nazionale: gioni sull’isola, aveva 35 anni e pareva avviato a un già fissata, al Milan, che ne è rimasto impressionato 17-5-1953 Italia-Ungheria 0-3 sereno declino. Invece tirò avanti alla grande. Vinse dalle partite di allenamento disputate in Italia dalla nel 1979, a quarant’anni, lo scudetto in rossonero e Seleção in viaggio verso la Svezia. “Mazola” (sui ta- già si parlava di un possibile, clamoroso ritorno in bellini risulta così) vince il Mondiale e dal 18 luglio È stato il più giovane esor- Nazionale quando lo scandalo delle scommesse lo 1958 è rossonero. Il suo rendimento in Italia superò diente della , a quindici anni e 284 giorni, il appiedò per quattro anni. Tornò a riveder le stelle ogni aspettativa: vinse subito lo scudetto, bissato 2 maggio 1937 a Roma contro la Fiorentina, ma per grazie alla vittoria azzurra in Spagna e volle tornare nel 1962, quando conquistò anche la classifica dei due stagioni dovette mordere il freno. Sopranno- sul campo, stavolta in C2, all’Elpidiense, a far mira- cannonieri e poi, l’anno dopo, la Coppa dei Campio- minato “il fornaretto di Frascati” per l’impegno nel coli a quarantatrè anni suonati. Chiuse nell’84, dopo ni, la prima di un club italiano, grazie ai due gol di forno di famiglia, rivelatosi a una “leva” giallorossa un grave infortunio, il primo della carriera, a un Wembley nella finale delle botte col Benfica. Con 14 al Testaccio dovette farsi le ossa in B nell’Atalan- ginocchio. In totale, aveva collezionato 532 partite reti stabilì il primato di reti in una stagione di Coppe ta prima di poter assaggiare davvero i colori della in A (185 nella Fiorentina, 177 nel Cagliari, 170 nel europee. Aveva classe, forza fisica, colpo di testa e Roma. Al ritorno nella capitale nel 1939 incontrò Milan) e 47 in C2. Con due scudetti, tre Coppe Italia un senso del gol spaventoso. L’unico punto debole la fiducia dell’allenatore Schäfer, il quale, rivelato- e una Coppa delle Coppe. l’avrebbe confessato anni dopo, quando, stilando i si il sudamericano Provvidente un… “provolone”, bilanci di carriera, avrebbe sempre messo al primo secondo il colorito soprannome dei delusi tifosi 1960-61 Fiorentina 1 -1 posto le tante, troppe botte prese: «La partita più romanisti, gliene affidò il ruolo in attacco, mante- 1964-65 Fiorentina 3 -3 sofferta? La finale di Coppa dei Campioni a nendovelo nonostante un lungo periodo iniziale di 1965-66 Fiorentina 9 -3 Wembley, dalle botte la notte successiva non difficile rapporto col gol. Alla seconda stagione da 1966-67 Fiorentina 1 -0 riuscii a dormire. Però avevamo vinto ed era titolare, l’aletta esplodeva sotto rete, e l’anno dopo 1967-68 Fiorentina 4 -4 ciò che contava». Il contatto fisico era il brutto del Schäffer sfidava l’ostilità generale accentrando- 1968-69 Cagliari 1 -1 calcio e Gipo Viani, gran mago del Milan, lo inquadrò ne la posizione per farne il centravanti tra Krieziu 1969-70 Cagliari 8 -10 velenosamente come “coniglio” per la refrattarietà e Pantò. L’effetto era strepitoso, traducendosi nel 1970-71 Cagliari 3 -2 ai duri scontri d’area di rigore. Eppure quel “coni- primo scudetto della storia nella Capitale. E lo stes- 1971-72 Cagliari 4 -3 glio” sapeva essere un leone, se occupò il meglio so pubblico che lo aveva definito apatico o negato della sua carriera a segnare gol esaltando maree di per il ruolo di centravanti finì con l’innamorarsene, tifosi: così venne ribattezzato in un celebre titolo “il facendone il proprio idolo. Il 23 maggio 1943, in ALTAFINI José– giocatore conileone”. E non fu un caso che, nella drammatica semifinale di contro il Torino, Amadei Centravanti carenza di attaccanti di grande valore, i tecnici azzur- venne accusato da un guardalinee di avergli rifila- Nato a Piracicaba (Brasile) ri pensassero a lui: nel marzo 1960, mentre la Nazio- to un calcione durante una mischia. Squalificato il 24-7-1938 nale maggiore guidata da Viani perdeva seccamente a vita benché innocente ma in quanto rifiutatosi Presenze in Nazionale 6 reti 5 (1-3) a Barcellona dalla Spagna guidata dall’argenti- (non essendo certo) di denunciare il vero colpe- Esordio in Nazionale: no Di Stefano (“naturalizzato” spagnolo, come si di- vole, venne graziato da una amnistia generale in 15-10-1961 Israele-Italia 2-4 ceva allora), gli azzurri Under 23 battevano i pari età avvio della stagione successiva (anni dopo, il vero Ultima partita in Nazionale: 7-6-1962 Italia-Svizzera 3-0 spagnoli grazie a tre reti di Altafini, che l’anno dopo colpevole del fattaccio, l’interno Dagianti, si sa- esordiva in Nazionale conquistandovi il posto da ti- rebbe levato il peso della coscienza attribuendosi La sua milizia in Nazionale rappresentò uno degli as- tolare per i Mondiali in Cile. Proprio la disfatta col il fatidico calcione). Il “fornaretto” passò all’Inter surdi dell’epoca degli “oriundi” [vedi] facili: giocava Cile nella rissa [vedi] di Santiago il 2 giugno 1962 gli dopo la guerra, impinguando ulteriormente i propri infatti con la maglia azzurra pur essendo campione costa la maglia azzurra. Chiude la breve avventura bottini sotto rete. Novo lo fece debuttare in Nazio- del mondo in carica con quella del Brasile. José Al- col significativo bilancio di cinque reti in sei partite. nale nell’amichevole con la Spagna che segnò l’ad-

11 dio della generazione del grande Torino, destinata Metodo [vedi], piccolo di statura ma atleticamen- ANTOGNONI Giancarlo– giocatore a perire tragicamente poco più di un mese dopo, te forte e dotato di un formidabile gioco di testa, e, grazie anche allo splendido debutto con gol, ne costrinse i dirigenti del club a spostare il grande Nato a Marsciano (PG) l’ 1-4-1954 fece per qualche tempo il centravanti titolare. Fu Faccio (poi emigrato all’Ambrosiana) a interno, escluso tuttavia a favore di Cappello nel disgraziato per lasciare a lui il posto di maggiore responsabi- Presenze in Nazionale esordio contro la Svezia ai Mondiali del 1950, per lità. Trascinatore per vocazione, sapeva sganciarsi 73 reti 7 Esordio in Nazionale: poi essere reinserito nell’inutile successiva partita in attacco e trovare con facilità la via del gol (ma 20-11-1974 Olanda-Italia 3-1 contro il Paraguay. Subito dopo emigrava al Napoli, «l’area di rigore è troppo piccola per me» Ultima partita in Nazionale: con cui avrebbe giocato fino al declino, frequentan- diceva, «a centrocampo si respira meglio»), 16-11-1983 Cecoslovacchia- Italia 2-0 do ancora la Nazionale, penalizzato peraltro da im- però la sua specialità era contrare con aggressività pieghi all’ala o come mezzala in quel periodo ricco il centravanti avversario e aprire il gioco grazie a un di attaccanti e povero di interni dopo la tragedia di senso della manovra istintivo e razionale. In più, di- Si presentò sulla ribalta accarezzando il pallone con Superga. Realizzò in tutto, tra Roma, Inter e Napoli, sponeva di un tiro al tritolo, con cui su punizione si tanta morbida classe da far gridare al miracolo: il ben 189 reti in Serie A, terzo italiano dietro Piola e diceva che avesse spaccato più d’un palo. Quando grande Rivera, che andava incontro al tramonto, Meazza tra i più prolifici bomber di sempre prima il connazionale Fedullo tornò in patria da Bologna aveva pronto l’erede. Una profezia che Giancarlo dell’avvento di un altro giallorosso d.o.c., France- per motivi familiari, i dirigenti del club rossoblù gli Antognoni non onorò mai del tutto, anche se attin- sco Totti. chiesero un consiglio per la sostituzione dell’altro se vertici assoluti di arte del pallone. In una cosa “oriental” Occhiuzzi, centromediano rimpatriato. eguagliò senza dubbio l’illustre predecessore, e fu il 1948-49 Internazionale 3 2 Fedullo non ebbe dubbi e indicò Andreolo, deci- ruolo di eterno discusso. Finché arrivò la conquista 1949-50 Internazionale 4 1 dendone il destino. Appena arrivato, il nuovo lea- dell’alloro mondiale, nel 1982 in Spagna, a tacitare 1950-51 Napoli 3 2 der (partito senza contratto, ma sicuro che i propri anche le voci contrarie più ostinate, suggellando una 1951-52 Napoli 2 2 mezzi non avrebbero deluso) prese subito in mano grandezza peraltro universalmente già riconosciuta- 1952-53 Napoli 1 0 la squadra, portandola allo scudetto, dopo cinque gli fuori dei confini. era nato il anni di predominio della Juventus. Il Ct azzurro Vit- primo di aprile del 1954 e lo scherzo al destino lo torio Pozzo notò in lui le doti per la pesante eredità aveva fatto lui, divincolandosi alla vita con un fisi- AMERI Enrico di e la convocazione in Nazionale sortì di co perfetto, armonico e potente insieme, nato per conseguenza, con risultati eccellenti. Non temeva esaltare l’arte del pallone. Le prime fortune le trovò La sua è stata una delle “voci” storiche del calcio ita- gli scontri, al pari del predecessore, di cui era meno in Piemonte, ad Asti, dove proprio il primo aprile del liano, per venticinque anni la prima per antonomasia rude nell’uno contro uno, possedendo peraltro la 1970, al compimento del sedicesimo anno, esordì in di “Tutto il calcio minuto per minuto” e anche quella stessa precisione nel lancio lungo e la vocazione a D nell’Astimacobi. della Nazionale, di cui realiz- dettare i tempi del gioco. Così sintetizzava lo stesso zò due telecronache prima di Vittorio Pozzo: «Era forte, deciso ed energico dedicarsi esclusivamente al nel giuoco di testa e negli interventi difensivi racconto in diretta delle parti- in genere. E, senza avanzare gran che dalla te azzurre attraverso i micro- posizione prudenziale che teneva, arrivava a foni della radio. Nato a Lucca servire le ali con traversoni bassi od a mezza il 15 aprile 1926, entrò in Rai altezza, di rara potenza: trenta, quaranta, cin- nel 1949 e dopo un breve quanta metri. Era inizialmente un torello come tirocinio come inviato, la ra- robustezza, Andreolo: divenne poi anche un diocronaca di Udinese-Milan bel tecnico. Era nato nell’, ma venuto nel 1955 ne rivelò le doti in- fra noi, divenne presto il più italiano fra tutti stradandone la carriera. Dotato di una voce calda e gli oriundi. Fece il servizio militare in Italia, e pastosa, di una straordinaria capacità di raccontare lo fece sul serio ed a lungo. E, quando finì di l’evento sportivo adeguando il ritmo delle parole a giuocare, non si sognò nemmeno di andarse- quello del gioco, è stato protagonista anche della pri- ne. Fu una tempra di giocatore fra le più dirit- ma leggendaria edizione del “Processo del lunedì”, di te e vigorose». Era tra i grandi protagonisti della cui fu tra gli ideatori. Imprescindibile protagonista di vittoria mondiale di Parigi nel 1938 e rimase tra i “Tutto il calcio minuto per minuto”, lo “stacco” «Scu- fedelissimi di Pozzo anche dopo lo scoppio della sa, Ameri», una specie di tormentone degli interven- guerra, giocando fino alla interruzione dell’attività ti degli altri inviati dai campi sulla voce principale, azzurra. Vinceva ancora due scudetti, in quel gran- è diventato un classico della nostra radiofonia. Per de Bologna, nel 1937 e nel 1939. Era leggendario il anni, le sue radiocronache in diretta delle partite della suo debole per la bella vita e il presidente Dall’Ara Nazionale, contraddistinte dalla inappuntabile profes- non riusciva a dire di no alle sue continue richieste sionalità, hanno accompagnato gli italiani, tenendoli di anticipi. Dopo il conflitto, ormai trentatreenne, si vicini alle vicende della squadra. È morto nel 2004. trasferiva al Napoli. Avrebbe chiuso la lunghissima carriera giocando nel Catania e poi nel Forlì, in C. Aveva un unico debole (oltre alle donne): il calcio ANDREOLO Michele– giocatore di rigore. «Quando mi trovo testa a testa col portiere» confessava candidamente «mi cedono Centrosostegno le gambe. Ho coraggio, ma al momento del Nato a (Uruguay) tiro provo una sensazione di impotenza». Il il 6-9-1912 tallone d’Achille di un fuoriclasse dalla straripante personalità. È morto nel 1981. Presenze in Nazionale 26 - reti 1 Esordio in Nazionale: 1935-36 Bologna 2 0 17-5-1936 Italia-Austria 2-2 1936-37 Bologna 5 0 Ultima partita in Nazionale: 19-4-1942 Italia-Spagna 4-0 1937-38 Bologna 8 1 1938-39 Bologna 7 0 Parte spesso dall’Uruguay, la strada del calcio de- 1939-40 Bologna 2 0 gli immortali della prima metà del secolo scorso. 1941-42 Bologna 2 0 Michele Andreolo entrò giovanissimo nelle file del Nacional Montevideo. Centromediano naturale del

13

100 anni Il Secolo Azzurro lA StorIA dellA NAzIoNAle Il grande romanzo dei 100 anni corredato di: 1910-2010 700 tabellini completi di tutte le partite ufficiali 220 fotografie l’eNcIclopedIA dellA NAzIoNAle 1.075 voci 831 biografie di tutti i giocatori, i commissari tecnici, gli allenatori e i presidenti 100 721 schede statistiche complete anni 244 fatti, misfatti, aneddoti, curiosità, retroscena dei 100 anni azzurri

1.063 fotografie Il Secolo Azzurro 20 illustrazioni 10 “moviole”

ISBN 978-88-7381-310-1 Mi n e r v a Ed i z i o n i www.minervaedizioni.com 051.6630557 9 788873 813101 [email protected] PrezzoPrezzo: € € 55,00 59,00 i.i. Bologna Minerva edizioni