"Avesse Vinto Il Torino, Sarebbe Stato Scudetto" Torinese E Torinista, Luigi Bonomi Ha Scritto Un Libro Sullo Scudetto Del 1944
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"Avesse vinto il Torino, sarebbe stato scudetto" Torinese e torinista, Luigi Bonomi ha scritto un libro sullo scudetto del 1944. "Fu un campionato vero con 500 partite e 75 partecipanti. Unici capaci di sconfiggere il Grande Torino". La Spezia - La caccia al tesoro di Una squadra improbabile finisce lì, dove inizia la storia di uno scudetto negato. Quello dello Spezia Calcio e del 42esimo Vigili del Fuoco, tornato tra gli argomenti all'attenzione della Figc anche grazie alla vasta letteratura che ormai ha generato. Il romanzo che vi ha dedicato Luigi Bonomi ha un qualcosa che lo differenzia da tutti gli altri. L'autore è torinese e torinista, figlio a sua volta di un granata nel cuore che un giorno da ragazzino corse alla collina di Superga, vicino a dove abitava, e vide in prima persona l'impossibile. Il Grande Torino era un patrimonio di tutti gli italiani e dello sport mondiale, il culto di quella squadra se possibile da allora è perfino aumentato. Il libro è un tributo romanzato, non di parte, a loro e agli uomini di Ottavio Barbieri. Anzi, a volerla dire tutta la storia del campionato del 1944 rompe la perfezione degli anni dal '42 al '49. Per Bonomi è uno dei motivi per cui quell'impresa fu presto dimenticata. "Se il campionato di guerra fosse stato vinto dal Torino, sono certo che oggi i granata avrebbero uno scudetto in più - dice - Per chi ha dubbi sulla consistenza di quel torneo del 1944, possiedo documentazione di oltre 500 partite disputate tra 75 squadre diverse. Non solo fu un campionato vero, ma era molto impegnativo perché tutte volevano arrivare fino in fondo. Il motivo è presto detto: fare parte di una squadra permetteva di evitare la leva e quindi la guerra". L'autore è stato ospite del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco della Spezia diretto da Leonardo Bruni. La coppa sul tavolo, di fronte il prefetto Antonio Lucio Garufi, il sindaco Pierluigi Peracchini, il delegato Coni Augusto Franchetti, il presidente Unvs Piero Lorenzelli, una stella d'oro al merito sportivo come Danilo Caluri. "Si tratta dell'unica sconfitta del periodo d'oro del Grande Torino - rammenta Bonomi - Una squadra fortissima che poteva contare oltretutto su Silvio Piola in quella stagione, bloccato in Piemonte per eventi bellici e arruolato da Vittorio Pozzo. Per capire quanto fosse formidabile quella formazione, basti pensare che nel 1948 fecero una tourneé in Brasile che fu un grandissimo successo. Ai tempi lì giocava un ragazzo molto promettente che si chiamava Jose Altafini, che venne soprannominato Mazzola dai suoi conterranei per sottolinearne la qualità. Soprannome che perse solo all'arrivo in Italia". Il giorno dopo l'incredibile vittoria all'Arena Civica, la notizia usciva già ridimensionata. "La Stampa di Torino sminuì quell'evento relegandolo a un terzo di colonna. Gli si dà lo stesso spazio del furto di una damigiana d’olio nel numero di lunedì 17 luglio 1944 - mostra Bonomi su un diapositiva - L'articolo è scritto dallo stesso Pozzo e dentro si dà tuttavia atto di come gli spezzini avessero 'meritato almeno il pareggio'. Altro particolare che non deve sfuggire è il gesto della Juventus, che con una punta di compiacimento il 24 giugno 1945 invita i campioni d'Italia a Torino per un'amichevole. Sarà l'ultima partita dello Spezia-Vigili del Fuoco, finita 2-1 per i padroni di casa". Il romanzo in verità parte come la storia d'amore di un trentenne per una bibliotecaria spezzina. Un nonno che muore e lascia alcuni indizi... il resto è lì per i lettori (Spunto Edizioni, 2016). C'è ovviamente ampio spazio per gli eroi spezzini di quell'anno, da Tommaseo a Ottavio Barbieri con il suo sistema che fece impazzire tutti. "Lo Spezia lo utilizzò per primo e poi Milan e Inter ci vinsero le Coppe dei Campioni e l'Italia di Bearzot il Mondiale del 1982. Ma fu lo stesso Nereo Rocco ad ammettere in un'intervista con Gianni Brera che in effetti fu Wando Persia il primo libero della storia del calcio italiano. Quel campionato del 1944 ha insegnato molto a tanti...", continua Bonomi. Arriva una delegazione di giocatori dello Spezia condotta da Nazario Pignotti. Finito l'allenamento, Beppe Mastinu e Luca Mora si lasciano incuriosire dalla storia di un simbolo che loro possono portare sul petto ogni sabato. "Interessantissimo, organizzeremo un nuovo appuntamento in città", promette il sindaco mentre il comandante Bruni annuncia lo sforzo nel "tenere viva e far crescere questa storia". Perché in fondo è di tutti, spezzini e non. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/mobile/la‐spezia/sport/‐avesse‐vinto‐il‐torino‐sarebbe‐stato‐ scudetto‐301124.aspx Scudetto 1944, lo Spezia si scontra con il pregiudizio Quel campionato organizzato dalla Repubblica Sociale invece che dal Regno d'Italia non convince tutti in federazione. Il comitato giura di avere le carte per dimostrare l'ufficialità del torneo e rimane in attesa di convocazione dalla commissione. La Spezia - In coda ai casi di Genoa, Lazio e Torino, lo Spezia attende il proprio turno per poter discutere dell'elevazione del titolo onorifico del 1944 al rango di scudetto vero e proprio. Partita in ritardo rispetto alle colleghe di qualche mese, ne ha accumulato ancora in queste settimane. Perché di fatto la discussione sull'impresa dei Vigili del fuoco non è ancora mai approdata alla cosiddetta "commissione dei saggi" composta dal presidente Matteo Marani (vicepresidente del Museo del Calcio di Firenze), e da Francesco Bonini (rettore della LUMSA di Roma), Pierre Lanfranchi (collaboratore della Fifa sulla storia del calcio), Daniele Marchesini (ex docente di Storia contemporanea all’Università di Palermo) e Sergio Giuntini (direttore del comitato scientifico della Società italiana di storia dello sport). "Abbiamo prodotto una memoria integrativa a supporto della nostra tesi e siamo in attesa di una convocazione", spiega Andrea Corradino, vicepresidente aquilotto e motore dell'iniziativa che, impossibile ignorarlo, non ha mai avuto un battesimo ufficiale da parte della società. Lo Spezia rispetto alle tre di serie A si scontra con un problema preliminare di non poco conto. E' il fatto che il Campionato Alta Italia del 1944 fu organizzato sotto l'egida della Repubblica Sociale Italiana, nonostante gli organi ad operare fossero quelli della FIGC. Un'origine che rimane impressa nell'aquila che orna la coppa conservata nel comando provinciale dell'ex area Ip, che non manca di generare qualche imbarazzo di carattere politico. Spiegare che lo Spezia dei Vigili del fuoco vinse quel campionato nonostante il regime e non grazie al regime è cosa fattibile, carte alla mano. Sempre che qualcuno voglia leggerle. Per ora non tutti a Roma paiono essere persuasi del voler mettere sullo stesso piano quel campionato e quelli del 1915, 1925 e 1927 oggetto di disputa. Il comitato spezzino che si occupa di portare avanti la causa (Rondini, Angelotti, Pandullo, Lombardi e Napoletano) assicura di avere carte in grado di dimostrare quanto quel torneo di guerra abbia una patente di ufficialità pari agli altri e probabilmente, visto lo svolgimento sotto le bombe, anche una nobiltà morale maggiore. Rimane da capire cosa ne pensa di tutto ciò il presidente Gabriele Gravina. L'opinione del numero uno della Federcalcio potrebbe avere un peso decisivo. A.BO. 23/10/2019 21:32:14 [email protected] Segui @andbonatti © RIPRODUZIONE RISERVATA Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/mobile/La-Spezia/Sport/Scudetto-1944-lo-Spezia-si- scontra-con-il-pregiudizio-297485.aspx Quel "ragazzo" del 1944 che cercò di fare grande il Pordenone Carlo Scarpato, grande mediano aquilotto, ha allenato i "ramarri" in passato. La Spezia - No, non è decisamente una classica la sfida tra Spezia e Pordenone. Venerdì sera si inaugura la terza giornata della serie B 19/20 con un match che torna dopo più di mezzo secolo e per la prima volta in cadetteria. Tra la fine dei Cinquanta e i primi Sessanta le due formazioni erano state inserite entrambe nel girone A della serie C, proprio agli albori dell'epoca più difficile per gli aquilotti. Anni in cui il "Picco" assaggia i Dilettanti per quattro stagioni di fila prima del colpo di coda degli anni della contestazione, quando si tornò a sfiorare fugacemente la serie B che sarebbe rimasta solo un sogno per altri quattro decenni. Fatto sta che un giorno di dicembre del 1959 lo Spezia viaggia fino al Friuli per perdere 3-2 contro il Pordenone guidato dalla coppia Salvietti-Scarabello in panchina. L'undici sceso in campo era questo: Persi, Crivellente, Pastorino, Bumbaca, Zennaro, Mangini, Regeni, Corelli, Corti, Franceschina e Castellazzi. L'anno dopo sarà invece pareggio per 1-1, con Ruzic che ha preso il posto di Scarabello e il gol del giovane Renzo Aldi. Sconfitta infine anche nel 1961, questa volta per 3-1 con rete di Campioli. Parlando di storia, l'incrocio più significativo ha un nome: Carlo Scarpato. A Pordenone oggi forse non dirà molto, alla Spezia invece è tra quelli che non verranno mai dimenticati. Grande bandiera aquilotta, spezzino adottato a tutti gli effetti, fece parte della squadra che vinse il campionato di guerra nel 1944. Mediano in tre fasi successive tra il 1941 e il 1955 per un totale di 155 presenze, per Sauro Tomà era "l'intelligenza del calcio in persona“. Quell'intelligenza che poi lo portò a fare un'ottima carriera anche sulla panchina, fino a diventare il secondo di Trapattoni al Milan. Allena lo Spezia nel 1957 dopo aver appeso le scarpette al chiodo, poi subentra a Pordenone nella stagione successiva. Porta l'Entella alla promozione la stagione successiva e viene ingaggiato di nuovo dal Pordenone sostituendo peraltro un altro ex aquilotto ovvero Cesare Nay.