Eva Cantarella · Giulio Guidorizzi AD MAIORA! Letteratura e civiltà di Roma antica

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VIAGGIO NEL TEMPO: I LUOGHI Eva Cantarella DELLA CIVILTÀ LATINA Giulio Guidorizzi AD LE PAROLE DELLA CITTADINANZA PER CAPIRE IL MONDO ATTUALE

MAIORA! COLLEGAMENTI MULTIDISCIPLINARI Letteratura e civiltà di Roma antica ED ESAME DI STATO

L’ETÀ ARCAICA E REPUBBLICANA PERCORSI DI DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA E. Cantarella, G. Guidorizzi

Ad maiora! AREA UMANISTICA Letteratura e civiltà di Roma antica

Secondo biennio e quinto anno Liceo Scientifico, Liceo Classico LETTERATURA LATINA

 Il progetto didattico

Cosa dicono i docenti Perché adottare quest’opera

Da interviste con insegnanti di liceo scientifico Precedente edizione: Eva Cantarella, Giulio e classico è emerso che: Guidorizzi, Civitas. L’universo dei Romani, 2017. Differenze rispetto all’edizione precedente, › occorre sintesi estrema e profili agili e asciutti; precedute dalle motivazioni. › la riforma dell’Esame di Stato ha cambiato Didattica Digitale Integrata la didattica della letteratura latina anche allo › Per la : specifici percorsi scientifico, perché gli studenti devono imparare in apertura di ogni capitolo maggiore. a comprendere, analizzare e interpretare › Per il nuovo Esame di Stato: un testo letterario, che sia in lingua oppure › nuovo Laboratorio per la prima prova, tradotto; tipologia B, e il colloquio multidisciplinare; didattica ai testi › per mantenere vivo l’interesse per la materia, › completo rinnovo della antologici è fondamentale collegare la letteratura , per allenare alla prima prova, latina ad altre materie attraverso percorsi tipologia A. multidisciplinari e attualizzazioni; › Per l’Educazione Civica: nuove schede Lessico della cittadinanza › dell’approccio di Guidorizzi e Cantarella . piace molto l’attenzione rivolta al contesto › Per l’esposizione orale: nuova didattica storico-culturale; a fine profilo. › molto prezioso il versionario a fine volume, › Per una didattica ancora più inclusiva: perché, a causa di limitazioni di budget, spesso › mappe concettuali in ogni capitolo non vengono più adottati versionari. maggiore (prima assenti); Scheda novità › allegato volume di mappe concettuali su tutti gli autori e i contesti storico-culturali della letteratura latina. ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ › Per la Seconda prova del Liceo classico: singolo volume di preparazione alla Seconda prova, allegato al primo volume per le sezioni di Liceo classico.

Ad maiora! – E. Cantarella, G. Guidorizzi Pagine esemplari L’attività di Flipped Classroom Pagine esemplari avvia gli studenti allo studio dell’autore.

L’età augustea FLIPPED CLASSROOM 2 L’Omero latino: A casa In classe Guarda il video per avvicinarti alla Dividetevi in piccoli gruppi. Virgilio figura di Virgilio e alla sua poetica. Ogni gruppo ricostruisca le tappe della vita di Virgilio 2 L’infografica contiene le Espora l’infografica sul libro. e della sua produzione poetica. Confrontatevi e integrate i vostri schemi con quelli informazioni base sull’autore. degli altri gruppi.

LE INFORMAZIONI BASE LO SPAZIO I LUOGHI IL TUO PERCORSO SUL LIBRO E IN DIGITALE Bio Per iniziare FLIPPED CLASSROOM ■ 70 a.C. (Andes) – 19 a.C. (Brindisi) ■ Esplora l’infografica sul libro ■ Autore di poesia pastorale, didascalica, epica con le informazioni di base Opere su Virgilio ■ Bucoliche ■ Guarda il video e svolgi l’attività ■ Georgiche ■ Eneide Per imparare i concetti di base ■ Leggi sul libro i paragrafi fondamentali: Lo specchietto DDI+ propone un IL TEMPO 2. Pastori sensibili e una natura amica: le Bucoliche percorso misto sul libro (p. 000) nasce a Roma a Milano a Napoli a Brindisi Gli eventi storici La vita di Virgilio ad Andes stringe e Cremona si avvicina muore e in digitale. 3. La felicità dei campi: le Georgiche (p. 000) (Mantova) amicizia studia all’epicureismo 70 a.C. 4. Il canto della missione storica di Roma: l’Eneide con Asinio grammatica studiando 49 a.C. Nasce ad Andes (p. 000) Guerra civile tra Pollione e e retorica alla scuola Cesare e Pompeo frequenta di Filodemo ■ Consulta il Ppt per consolidare le nozioni di base 41 a.C. il Circolo e Sirone su Virgilio 44 a.C. Subisce di Mecenate Morte di Cesare l’esproprio ■ Leggi sul libro i tre testi fondamentali: di alcuni T1 Titiro e Melibeo fra storia e poesia (p. 000) possedimenti I TEMI 42 a.C. ■ Lode e rimpianto della vita agreste T7 Orfeo ed Euridice (p. 000) Battaglia di 39 a.C. T8 L’incipit del poema (p. 000) Filippi ed Pubblica le e dei suoi valori espropriazione Bucoliche ■ Celebrazione della Romanitas Sul libro e nella Biblioteca digitale trovi altri testi. terriere in Italia e incontra ■ Racconto delle origini mitiche di Roma ■ Ripassa la lezione sul libro con la sintesi e la Mecenate e della gens Iulia 31 a.C. mappa (pp. 000-000), in digitale ascoltando Battaglia di Azio 37-30 a.C. la sintesi audio e modificando la mappa Lavora alle LA LINGUA E LO STILE Georgiche personalizzabile 23 a.C. ■ Ricercatezza formale Imperium 29 a.C. ■ Cura per la disposizione delle parole nel verso Per approfondire Inizia a comporre proconsulare ■ Aggettivazione misurata ■ Leggi la scheda Viaggio nel tempo, esplora maius et infinitum l’Eneide ad Augusto ■ Ripresa della formularità epica e degli arcaismi l’immagine interattiva per scoprire la tomba di Virgilio a Napoli e svolgi le attività (p. 000) 20 circa a.C. 19 a.C. I MODELLI EDUCAZIONE CIVICA Ritiro di Muore di ritorno ■ Mecenate dalla da un viaggio in ■ Bucoliche: poesia alessandrina (III-II secolo a.C.) Leggi la scheda Le parole della cittadinanza, scena pubblica Grecia e poetae novi (I secolo a.C.) esplora il link e svolgi le attività (p. 000)

■ La data chiave Georgiche: poesia didascalica (Esiodo, VIII-VII Per preparare l’interrogazione secolo a.C., Nicandro di Colofone, II secolo a.C.) Gli eventi La vita La villa di Livia, moglie di Augusto ■ Svolgi le attività a p. 000 e autovalutati con il test ■ Eneide: poemi omerici (VIII secolo a.C.); Ottaviano espropria terre L’incontro con Mecenate Dopo l’incontro con Mecenate, Virgilio entra in stretto ESAME DI STATO Apollonio Rodio, Argonautiche (III secolo a.C.; contatto con Augusto e con la sua famiglia; nell’immagine ai contadini italici per è il punto di svolta nella ■ Preparati all’Esame con il testo argomentativo poeti epici latini di età arcaica (Nevio, Bellum è riprodotta una veduta di giardino, dettaglio di un affresco darle ai propri veterani, vita di Virgilio, che da allora e i collegamenti multidisciplinari (pp. 000-000). mandando così in rovina in poi promuove con la sua poenicum, III-II secolo a.C., Ennio, Annales, del salone principale della villa di Livia a Prima Porta (Roma), Consulta la bacheca per altri collegamenti. intere famiglie. arte la causa augustea. II secolo a.C.) I secolo a.C. Roma, Museo Nazionale Romano 16 17 Pagine esemplari Pagine esemplari

Il testo descrive il luogo com’era e com’è e propone spunti di VIAGGIO NEL TEMPO 2 L’Omero latino: Virgilio approfondimento.

zio, originario proprio della città campana, il sepolcro cima da una cornice dorica (c) e da una coppia di gra- di Virgilio era «il tempio» di un nume della poesia, al ziose volute (d). Un’iscrizione sulla fronte del cippo re- quale chiedere ispirazione. cita «Giacomo Leopardi» (e). La tomba di Virgilio Un altro autore del I secolo d.C., Silio Italico, era ancora più estremo nella sua idolatria di Virgilio: non pago di Il culto delle tombe dei grandi uo- Le tombe imitarne lo stile ai limiti del plagio, aveva trasformato mini del passato è un fenomeno e il culto dei grandi defunti dei grandi le sue ville in musei virgiliani, ricche di cimeli legati alla in Italia costante nel tempo e nello spazio. persona del Mantovano, celebrava l’anniversario della La tomba di Dante a Ravenna, per nascita di Virgilio con più enfasi del proprio complean- esempio, ha per la cultura italiana lo stesso valore sim- no, e anche lui faceva religiosamente visita al sepolcro bolico che doveva avere il sepolcro di Virgilio nella A Napoli, lì dove la collina di Posilli- ci piace pensare che lo sia. In sé, presenta una struttura del poeta, che venerava come un tempio (Plinio il Gio- Roma imperiale. In modo simile, a Roma, il Pantheon, Un sepolcro po si congiunge alla spiaggia di piuttosto usuale per un sepolcro di quell’epoca: è vane, Epistulae III, 7). Anzi, arrivò persino a comprarsi la ospitando la tomba di Raffaello, è diventato a suo di età 1 augustea Mergellina, una macchia verde cre- composta da un massiccio podio quadrangolare ( ) su tomba di Virgilio, per poterla vantare come possesso modo un tempio al nume dell’arte. sce sul ciglio più basso del colle. cui poggia una torre cilindrica (2). Le urne con le cene- personale! Ugo Foscolo, nel suo poemetto Dei sepolcri, ha espres- Qui un sentiero si snoda serpeggiante fra alti alberi, ri dei defunti, in origine, erano poste in una serie di nic- so nel modo più icastico possibile l’effetto della vista aiuole geometriche e pareti rocciose a picco, coperte chie incluse nelle pareti della grande stanza che occu- Volendo, oggi possiamo recarci delle gloriose tombe dei grandi: i sepolcri di Michelan- 3 La tomba di rampicanti: i suoi meandri conducono a terrazze in pa l’interno del podio ( ). Ma il vero valore del di Leopardi alla tomba di Virgilio con lo stesso gelo, Machiavelli e Galileo (e poi anche di Vittorio Alfie- sequenza, per culminare infine nei resti di un sepolcro monumento non sta tanto nel suo pregio artistico, spirito rispettoso e venerante, ma ri e dello stesso Foscolo) nelle navate di Santa Croce a romano. Una tradizione già medievale identifica que- quanto nel suo valore simbolico. Che sia o no la vera comunque con qualche dubbio sulla reale intitolazio- Firenze «accendono» gli animi nobili «a egregie cose», sta tomba fascinosa con il sepolcro del poeta Virgilio, tomba di Virgilio, è tuttora meta del pellegrinaggio lai- ne del sepolcro. A pochissima distanza, ad ogni modo, rendendo la chiesa un tempio alla memoria degli ita- che dopo la morte a Brindisi nel 19 a.C. fu sepolto pro- co dagli amanti della poesia e dell’antichità, e vale anche i più scettici possono trovare un analogo sacra- liani illustri. prio a Napoli, l’ città dove aveva compiuto i suoi come omaggio alla memoria del poeta. rio della poesia, dedicato (questa volta con certezza) a studi epicurei. un appassionato lettore e traduttore del poeta latino, In modo simile, il Poets’ Corner E in Europa Del resto, sappiamo che in età im- anche lui sepolto a Napoli: Giacomo Leopardi. Nello nell’Abbazia di Westminster a Lon- Un culto Che la tomba sia effettivamente periale una tomba di Virgilio a Na- stesso parco, una delle terrazze che stanno sotto alla dra riunisce le sepolture (o i cenotafi, cioè sepolcri La struttura già antico della tomba quella di Virgilio, rimane difficile da poli (non necessariamente quella tomba di Virgilio ospita infatti un elegante sepolcro, commemorativi vuoti) delle maggiori glorie inglesi (o dimostrare; in questo caso, più che oggi nota con questo nome) era effettivamente vene- dalle forme romaneggianti: su un podio a tre gradini che hanno operato in Inghilterra), come il compositore il dato storico conta la suggestione: nonostante tutto, rata dai letterati romani. Nel I sec. d.C., per il poeta Sta- (a) si erge un alto cippo squadrato (b), contornato in Haendel, i poeti Chaucer, Spenser e Tennyson (ma non c’è Shakespeare), gli scrittori Kipling e Dickens, il filolo- go e umanista Isaac Casaubon, l’attore Laurence Olivier. Né la cultura pop sa rinunciare a queste forme di d omaggio: il cimitero parigino di Père-Lachaise ha fra le sue maggiori attrazioni, accanto alle sepolture di Mo- Il QR rimanda all’immaginelière, Oscar Wilde e Honoré attiva de Balzac e (e degli italiani c 2 digitalmente aumentataVincenzo Bellini, Gioacchino realizzata Rossini, Giuseppe de Nit- con ThingLink. tisL’attività e Amedeo Modigliani), esercita la tomba le della rockstar Jim Morrison, giornalmente sommersa di fiori. competenze digitali dello studente. e Le due immagini riproducono i sepolcri di Virgilio e di Leopardi al Parco Vergiliano, Piedigrotta (Napoli). 3 b Esplora l’immagine. Approfondisci la tua conoscenza dei sepolcri di personalità illustri. Prepara una presentazione che, partendo da Virgilio e Leopardi, descriva anche la tomba di un altro poeta, artista o musicista 1 di età moderna o contemporanea, a tuttora oggetto di interesse.

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L’età augustea Il testo illustra alcuni aspetti LE PAROLE DELLA CITTADINANZA importanti del diritto e della Il dolore di Quello che Enea non ha, cioè la passione, riempie invece l’altro grande personaggio società di Roma antica. per una causa del poema, protagonista di un intero libro (il IV): Didone. Questa donna piena di più grande Imperium generosità e di amore viene abbandonata inesorabilmente da Enea, nel momento in cui l’eroe è richiamato al suo compito dagli dèi. Tutto il suo infinito dolore si tra- T13-T17 p. 000 duce in un suicidio pubblico e tremendo, accompagnato dalle maledizioni per Enea La missione Nell’Oltretomba Enea riceve dal sto è illimitato nel tempo: è a vita, perché dall’aucto- e per la sua stirpe. Quando poi l’eroe incontra l’ombra della donna nell’Ade e cerca dei Romani padre Anchise una solenne inve- ritas del principe, una sorta di superiorità carismatica di placarla (libro VI), Didone non risponde e ritorna nei Campi Elisi senza neppure stitura. Compito dei suoi discen- conferitagli dagli dèi. Di nuovo, questo aspetto del voltarsi, accanto all’amato primo marito Sichèo, al quale la lega l’amore anche nella denti sarà dominare e guidare tutti gli altri popoli, con potere di Augusto sembra accomunarlo alla rappre- terra dei morti. Come quelle di Enea, anche le sofferenze di Didone hanno però uno pietas e clementia. È quanto espresso nell’apostrofe ai sentazione del popolo romano in Eneide I, v. 279, scopo: fondare l’odio eterno tra Roma e Cartagine, nella guerra che diede a Roma futuri Romani in Eneide VI, v. 851: tu regere imperio po- quando Giove, portavoce del fato, garantisce di aver il potere sul Mediterraneo. In questo modo il mito fornisce l’eziologia (cioè il motivo pulos, Romane, memento. concesso ai Romani un imperium sine fine. originario) della lunga e profonda inimicizia storica fra le due grandi potenze del Nel verso citato, il dominio di L’idea dell’imperium come un di- Mediterraneo: Roma e Cartagine. Prerogativa Imperium e Roma è allo stesso tempo giusti- ‘imperialismo’ ritto dei Romani sul resto del del potere mondo esaspera l’uso di indicare Gli altri personaggi Tutti i personaggi dell’Eneide, anche quelli secondari, sono dotati di una loro ben ficato ed esercitato attraverso per metonimia, con l’espressione imperium populi definita psicologia; se Enea non può permettersi di dare sfogo alle sue passioni, altri l’imperium. Il termine indica la qualifica legale che Romani, l’insieme dei territori soggetti a tale impe- lo possono fare. Lo fa l’ostinata e ribelle regina Amata, che non vuole cedere la figlia autorizza un magistrato a esercitare il potere sui suoi subordinati. Nell’età repubblicana, i magistrati con rium. Quest’accezione è la stessa alla base del concet- T24 p. 000 carissima a uno straniero, a un profugo, e fa di tutto per evitarlo; o Turno stesso, to di ‘impero’ oggi più comune, ossia una forma sta- pieno di orgoglio e fierezza; o lo scaltro e subdolo Sinone, che aiuta i Greci a trarre in imperium godono di poteri simili a quelli che, un tem- po, erano stati propri dei re, anche se entro la durata tale che racchiude al suo interno una pluralità di inganno i Troiani, o, ancora, i fieri e coraggiosi guerrieri che partecipano alla guerra. popoli, regioni ed etnie. Nonostante la definizione Vi è la dolcezza del vecchio Evandro; il dolore infinito di Priamo che vede un figlio del mandato e nella misura fissata dalla legge. L’im- perium consente al suo detentore di comandare un canonica preveda che un impero sia gestito da un sgozzato sotto i propri occhi; la ferocia di Neottolemo; vi sono scene collettive di esercito in battaglia, disporre delle risorse economi- comando centrale con a capo un sovrano, oggi ten- terrore o di esultanza. che e, in alcuni casi, ordinare arresti ed esecuzioni; a diamo a usare questo termine per definire qualsiasi Roma, magistrature dotate di imperium progressiva- organizzazione dai confini sovrannazionali dotata di Un filo ininterrotto Il poema è percorso ininterrottamente da un filo di emozioni sempre diverse, in un mente maggiore sono i pretori, i consoli, il dittatore. una rigida struttura gerarchica: si può parlare, così, di di emozioni ritmo continuo e variegato. Il libro II, che racconta la presa di Troia, è altamente Oltre i confini dell’Italia, i governatori delle diverse imperi economici, come quelli delle multinazionali, e drammatico, pieno di dolore, con tinte terribili, in cui dalla gioia per l’assedio tolto si province esercitano a loro volta l’imperium sui provin- di imperi criminali, quali i cartelli della droga. Se poi passa subito dopo al dolore e al terrore del saccheggio; il libro IV è tutto occupato dalla ciali, che in questo caso subiscono un dominio totale. si accentua l’aspetto della subordinazione di alcune passione di Didone, descritta in tutte le sue sfumature, dalla gioia alla disperazione, Su un piano collettivo, infine, nei decenni in cui Roma componenti di un ‘impero’ rispetto alle altre, ci si av- mentre il nero cono della morte si proietta su di lei; il libro VI, con la discesa di Enea conquista il Mediterraneo si sviluppa un concetto più vicina alla categoria di ‘imperialismo’, termine del nel mondo dei morti, è pieno di un senso magico e arcano della morte e del mistero; ampio di questo termine: il popolo romano, in virtù lessico politico che indica la tendenza di singoli po- uno squarcio quasi bucolico è dato invece dalla descrizione del regno del saggio e pa- della sua superiorità etica e militare, gode per ‘diritto poli a considerarsi superiori agli altri e a pretendere cifico Evandro sul Palatino (libro VIII), la cui pace però è precaria, perché la guerra di nascita’ dell’imperium sugli altri popoli. l’egemonia su di essi. Ciò spiega perché al giorno e la morte inseguono l’uomo anche lì, e il giovane e puro Pallante appare quasi come d’oggi,Il QR diversamente rimanda che perad Virgilio, approfondimenti il concetto di una vittima sacrificale che verrà mandata a morire. ‘impero’e attualizzazioni sia avvertito come per loselezionati più negativo. An- su Nella prima delle accezioni elen- che nella cultura popolare, non è un caso che sia sta- L’Eneide, in definitiva, è un poema in cui confluiscono le emozioni e la memoria della L’imperium di Augusto cate, l’imperium permane anche tositi scelto ufficiali, proprio il nome per‘Impero’ svolgere per incarnare attività il tradizione epica greca, anche se il grande modello di Omero viene profondamen- nel passaggio al principato. Al maleindividuali assoluto in una nota o di saga gruppo. cinematografica. te rinnovato e riletto con gli occhi della civiltà romana e della personale, raffinata, princeps, nel 23 a.C., il senato conferisce l’imperium sensibilità di Virgilio. È dunque qualcosa di classico e di nuovo nello stesso tempo. proconsulare maius et infinitum, formula giuridica che, nei fatti, designa un potere assoluto. Così, infatti, Au- CITTADINANZA E COSTITUZIONE gusto ha il diritto: di governare qualsiasi regione con- Apri il link e approfondisci trollata da Roma, con un’autorità superiore a quella il tema dell’imperialismo dei governatori locali; di gestire tutti i fondi i pubblici; in epoca moderna. di emanare decreti; di comandare l’intero esercito Rispondi quindi alle domande. ■ Eneide Chi commissionò l’ e perché? Come ci lavorò Virgilio? Come infine venne pubblicata? romano. L’ultimo potere gli conferisce anche il titolo In cosa consiste l’imperialismo? AIUTO ALLO ■ Che cosa recupera l’Eneide dai poemi omerici? In che cosa invece se ne differenzia? di imperator, che durante l’età repubblicana era inve- ce concesso dai soldati a un generale vittorioso. Oltre Ritieni che esistano ancora forme di imperialismo STUDIO ■ Quali sono le principali caratteristiche di Enea? nel mondo contemporaneo e se sì, in quali ambiti? che nello spazio e nel prestigio, l’imperium di Augu- ■ A che cosa è dovuta la malinconia che percorre il poema?

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Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio Le nuove schede Collegamenti propongono letture attualizzanti di temi e contenuti presenti negli 3 L’Eneide COLLEGAMENTI autori latini. 3.1 Un’Odissea per una nuova cultura: i libri I-VI

Leggi i brani Orfeo assassino I libri I-VI del poema descrivono le peregrinazioni di Enea da Troia alla foce del aggiuntivi dell’Eneide Tevere, riproponendo in forma condensata le dinamiche dell’Odissea: una divinità nella biblioteca adirata (qui Giunone, lì Poseidone) che perseguita il protagonista [T8]; un viaggio digitale. Una connotazione tragica scandito da errori di rotta, tempeste e naufragi; episodi Nel riscrivere il mito greco di Orfeo all’interno del- fantastici; l’incontro con una figura femminile affascinan- le Georgiche, Virgilio introduce un dettaglio che per- mette all’autore di esprimere una visione negativa del te, che rischia di bloccare il corso del fato (Calipso nell’O- furor amoroso e che, al contempo, dà all’episodio un dissea, qui Didone); una discesa agli Inferi [T18]; lo stesso connotato tragico: Orfeo non può voltarsi prima di es- meccanismo narrativo del racconto nel racconto, per cui sere risalito in superficie, ma la sua impazienza è così la gran parte delle vicende sono rivissute in flashback man forte da portarlo a disobbedire, condannando Euridi- mano, cioè, che il protagonista le narra a un altro perso- ce a una seconda morte e se stesso a un’inconsolabi- naggio. le solitudine. Enea, tuttavia, è un Odisseo non per scelta, ma per do- Il cinema vere. È un eroe più moderno e problematico, che persiste La riscrittura di Jean Cocteau Una scena del film Orphée diretto da Jean Cocteau, 1950. nel cammino che gli è stato imposto nonostante le per- Nel corso del Novecento sono diversi gli autori che ri- elaborano il mito di Orfeo e che stravolgono il moti- dite e i dubbi di cui questo è costellato. Un eroe consa- vo del divieto, facendo di questo sottile slittamento il ficativamente intitolato Il ritorno di Euridice, all’inter- pevole di avere sulle spalle una missione universale, che fulcro di una rivisitazione del significato complessivo no de L’uomo invaso (1985). La donna, condannata di coinvolge l’esistenza di intere comunità (fra cui la futura del mito. Il primo a capovolgere la trama della vicenda nuovo a rimanere nel Regno dei morti, ripercorre tut- Roma), mentre Odisseo, al contrario, aveva scopi indivi- è lo scrittore e drammaturgo francese Jean Cocteau ta la propria storia con un Orfeo incredibilmente egoi- dualistici (raggiungere Itaca e vendicarsi). Il peso di tanta (1889-1963), che nel suo Orphée (1927) teatrale (a cui sta e vanesio, arrivando sul finire del proprio monolo- responsabilità dà al racconto un tono nuovo, sofferto e ric- segue una splendida versione cinematografica nel go alla comprensione della verità: «Allora Euridice si co di pathos: la caduta di Troia, rivissuta con gli occhi di 1950) trasforma Orfeo ed Euridice in una coppia stan- sentì d’un tratto sciogliere quell’ingorgo nel petto, e un sopravvissuto [T9-T11], le avventure in cui il dramma ca e scontrosa, la cui realtà noiosa e piccolo-borghese trionfalmente, dolorosamente capì: Orfeo s’era volta- dei protagonisti prevale sul meraviglioso [T12], la tragica L’eroe viene volontariamente infranta da Orfeo, che si volta to apposta». parabola di Didone [T13-T17] sono affrontate da Virgilio per zittire una volta per tutte la donna. Enea ferito viene operato dal medico Japix, Un mito sulla potenza della poesia con un’ottica soggettiva e partecipe, lontana dall’austera affresco dalla Casa di Sirico a Pompei, I secolo d.C. L’Orfeo ‘consapevole’ di Cesare Pavese Vi è però un aspetto che accomuna le riscritture nove- impersonalità dei poemi omerici. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. La riscrittura conquista da subito un grandissimo suc- centesche che fanno di Orfeo un fiero assassino e che cesso e viene replicata da moltissimi autori. Tra que- in una certa misura lo avvicina anche al corrispettivo sti, due casi interessanti si ritrovano nella letteratura antico. In tutti i casi in cui il mitico cantore diviene as- italiana. In uno dei Dialoghi con Leucò (1947), Cesare sassino, infatti, la scelta è legata al proprio canto po- Pavese (1908-1950) immagina Orfeo a colloquio con etico, dal momento che egli, nonostante le differenze L una sua seguace dopo essere risalito dagli Inferi, in tra i diversi autori, decide di voltarsi perché vede nel- T8 L’incipit del poema cui ha appena scelto di sacrificare Euridice. Le sue pa- la morte di Euridice (e nel conseguente dolore) una (Eneide I, vv. 1-11) role, pur essendo intrise di dolore, non lasciano spa- fonte per la propria poesia, compiendo così una scel- zio ad alcuna pietà e rivendicano fieramente la scelta ta sì egoista e dolorosa, ma anche necessaria alla cre- compiuta in nome di una vita che non avrebbe potu- azione di una poesia autentica e profonda. E in questo L’Eneide, il poema con il quale Virgilio elabora un vero e proprio epos nazionale romano, Un poema to essere la stessa: «Valeva la pena di rivivere ancora? aspetto metaletterario la rielaborazione della vicen- depositario dei miti, della storia e dei valori della cultura latina, si apre preannunciando tradizionale Ci pensai, e intravvidi il barlume del giorno. Allora dis- da, pur prendendo una direzione nuova e inattesa, un duplice argomento: le armi e l’eroe (Arma virumque, v. 1). In questo modo, da subito, e originale si “Sia finita” e mi voltai. Euridice scomparve come si assolve allo stesso compito per cui venne riscritta da l’autore si inserisce nella lunga tradizione epica che lo precede, rinviando, con il riferimento allo stesso tempo spegne una candela». Virgilio, cioè riflettere sulla potenza della poesia e sul alle armi, al modello costituito dall’Iliade, il poema della guerra di Troia, e con il riferimento suo inestricabile rapporto con l’amore e la morte. Per- all’eroe, all’Odissea, poema dedicato al racconto del periglioso ritorno di Odisseo (Ulisse La voce di Euridice in Gesualdo Bufalino ché, come scritto dal poeta tedesco Rainer Maria Rilke per i Romani) in patria. Virgilio, tuttavia, non si limita a seguire i suoi modelli, piuttosto li Ed è proprio alla vittima Euridice che Gesualdo Bufa- (1875-1926), «ogni volta sempre è Orfeo quando c’è supera, dando così vita a un epos originale, tutto romano; la materia mitica dell’Eneide isti- lino (1920-1996) affida la parola in un racconto signi- canto. Viene e va». tuisce infatti un raccordo tra la fine di Troia e l’inizio di una nuova civiltà fondata nel Lazio dall’esule troiano Enea, protagonista del poema.

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Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

Tityrus Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem esiste fra i cuccioli e i loro genitori; la fortuna dell’imma- gli eventi impossibili sono il volo dei cervi, i pesci fuori 80 fronde super viridi: sunt nobis mitia poma, gine fece sì che l’espressione parvis componere magna dal mare, i Parti emigrati in Germania e i Germani nella castaneae molles, et pressi copia lactis; divenisse proverbiale. A elevare il tono dei vv. 42-44 regione dei Parti, mentre l’eventualità di dimenticare il sono l’anafora di hic e la ripetizione di illum (v. 42) e ille benefattore è l’altro evento condizionato dal verificarsi et iam summa procul villarum culmina fumant, (v. 44) in poliptoto. dei precedenti. Titiro intende dire che la sua gratitudine maioresque cadunt altis de montibus umbrae. nei confronti di chi gli ha fatto del bene non avrà mai Accurata disposizione delle parole Estremamente fine, a meno che il corso naturale delle cose si rovesci, il curata è la disposizione delle parole e degli elementi del- che è impossibile. 79-80 Hic tamen… viridi: «Tuttavia viridi fronde). L’impiego dell’avverbio (altis de montibus)». nobis (v. 80) forma le frasi: per esempio ai vv. 11-13 si nota il chiasmo nella (tamen) avresti potuto (poteras) tamen all’inizio del v. 79 accentua il un dativo di possesso in unione con il disposizione degli elementi in asindeto, equidem invideo Scelte lessicali Molta attenzione è data alla scelta delle riposare (requiescere) qui (Hic) con me valore di irrealtà dell’intera frase. verbo essere (qui sunt). • L’espressione (avverbio + verbo) e miror magis (verbo + avverbio), oltre parole: al v. 2 l’uso di avena con il significato di «flauto» è (mecum) per questa notte (hanc… copia lactis pressi (v. 81) significa all’allitterazione miror magis. Ricercata è la costruzione una sineddoche, in quanto è indicata la materia in luogo noctem) sopra verdi foglie (fronde super 80-83 sunt nobis… umbrae: «Noi lett. «abbondanza di latte pressato», dei vv. 24-25 con il parallelismo delle costruzioni alias del manufatto. Al v. 10, oltre a ludere, termine tecnico im- viridi)». poteras, indicativo imperfetto abbiamo (sunt nobis) frutti maturi (mitia dunque «formaggio abbondante». di possum, è un cosiddetto ‘falso poma), morbide castagne (castaneae • Il nesso summa culmina (v. 82) indica inter… urbes e lenta… inter viburna (aggettivo – prepo- piegato dai poeti neoterici per indicare un tipo di poesia condizionale’ (cioè una forma verbale molles) e formaggio abbondante propriamente «le sommità dei tetti». sizione – sostantivo), la correlazione fra tantum (v. 24) e disimpegnata, che vale propriamente «comporre per di- che il latino esprime con l’indicativo (pressi copia lactis), e già (et iam) da • Il fumo dei comignoli in lontananza quantum (v. 25), la disposizione enfatica di urbes e cupres- vertimento», si nota il ricorso alla sineddoche nel termi- e che l’italiano preferisce rendere con lontano (procul) fumano (fumant) i (v. 82) e le ombre lunghe della sera (v. 83) si a chiusura dei due versi. Due anastrofi si notano al v. 53 ne calamo, che significa «canna», ma qui indica il flauto. Il il condizionale in virtù del suo valore tetti (summa culmina) delle fattorie concludono malinconicamente l’egloga (vicino ab limite) e al v. 56 (alta sub rupe). Poco dopo, al v. termine Libertas, posto in posizione enfatica all’inizio del potenziale ed eventuale). • super è in (villarum) e più lunghe (maioresque) le e sanciscono la definitiva separazione 62, spicca la disposizione chiastica dei termini Ararim – v. 27, designa non solo il concetto astratto, ma anche la anastrofe (fronde super viridi per super ombre cadono (cadunt) dagli alti monti dei destini di Titiro e Melibeo. Parthus, Germania – Tigrim (fiume – popolo, popolo – fiu- personificazione del concetto. Al v. 70 Virgilio usa il vo- me). Nell’ultimo verso la disposizione delle parole è ac- cabolo novale, -is, un termine tecnico agricolo indicante curatissima: l’iperbato maiores… umbrae l’anastrofe di de il campo dissodato o lasciato incolto per un anno (mag- (altis de montibus per de altis montibus) e la disposizione gese), qui impiegato nel significato generico di campo: a chiasmo dei termini maiores – altis / montibus – umbrae Melibeo continua a immaginare il destino delle sue ter- GUIDA ALLA LETTURA (agg. nom. – agg. abl. / sost. abl. – sost. nom.). re, e il soldato che le occuperà (un chiaro riferimento alla contemporaneità) è definito empio (impius) perché mac- L’antitesi fra i due protagonisti Tutta l’egloga è evi- notazioni uditive (il ricorrere dei suoni gutturali nec… L’adỳnaton Una figura retorica sviluppata con partico- chiato del sangue delle lotte civili; il termine barbarus fa dentemente giocata sulla contrapposizione, ripetuta- raucae… cura… o l’effetto onomatopeico di turtur… lare ampiezza ai vv. 59 ss. è l’adỳnaton (aggettivo greco invece riferimento all’uso di arruolare soldati di origine mente esplicitata nel corso del dialogo, fra i due pastori ulmo) concorrono a trasfigurare le terre di Titiro fino a far che significa «impossibile»), che consiste nell’enumera- non romana, ma allo stesso tempo si presta a qualificare protagonisti: per l’uno, felicità, tranquillità, orizzonti loro assumere le caratteristiche del locus amoenus. Un’al- zione di eventi impossibili la cui realizzazione è posta l’usurpatore del campo di Melibeo come un avversario spaziali (l’albero con la sua ombra, i fiumi, le fonti, la sie- litterazione come aeger ago al v. 13 (anche la -g- di aeger I testicome antologici condizione per sonoil verificarsi accompagnati di un altro evento: qui privo di humanitas verso i contadini espropriati. pe) e temporali (la certezza di un futuro nella propria era pronunciata dura) sottolinea il dolore provocato dal- da attività didattiche ispirate alla terra) rassicuranti; per l’altro, infelicità e disagio con oriz- la partenza di Melibeo. Al v. 37, l’allitterazione pendere… zonti spaziali (luoghi lontani e popoli stranieri) e tempo- patereris… poma contribuisce a dare l’idea del peso. Al Prima prova, Tipologia A. rali segnati dalla più drammatica incertezza. Titiro può v. 77 l’espressione carmina canere intensifica e accresce continuare a cantare, mentre Melibeo non canterà più; la drammaticità della situazione attraverso la figura eti- ANALIZZA IL TESTO il primo resta, il secondo parte; Titiro è presentato come mologica e l’allitterazione. maturo (per esempio, il riferimento alla barba che cade Comprensione 4. Esamina i vv. 53-58. Quali figure di suono e pensiero più bianca al v. 28 e la sua definizione come senex da Le scelte retoriche: anafore, poliptoti, ripetizioni 1. Chi ha permesso a Titiro di mantenere il possesso del li rendono particolarmente efficaci? Come definiresti parte di Melibeo ai vv. 46 e 51), mentre Melibeo è più Frequente in questo brano è anche il ricorso ad anafore, suo campicello? Come è caratterizzata questa figura la struttura sintattica e la tessitura stilistica di questo giovane. poliptoti e ripetizioni: ai vv. 3-4 l’anafora nos… nos (in e come si pone Titiro nei suoi confronti? blocco? Ti sembrano in linea con il resto del compo- antitesi con il tu del v. 1 e del v. 4) o il poliptoto ai vv. 38- 2. In che modo lo stato d’animo e la condizione dei due nimento, o più complesse e solenni? Le scelte retoriche: i giochi di suono Il tessuto retori- 39 (Ipsae… ipsi… ipsa), che esprime la partecipazione pastori si riflettono nel paesaggio che li circonda? co dell’egloga è raffinatissimo. Il linguaggio è apparen- sentimentale della natura alle vicende dei protagonisti, Quali immagini suggeriscono la tranquillità di Titiro Riflessione e interpretazione temente semplice, ma innumerevoli sono le figure reto- accentuano la contrapposizione tra i due pastori. La ripe- e lo sconforto di Melibeo? Rispondi con riferimenti Apri il link e svolgi l’esercizio. riche di suono. Molto efficace si rivela in più di un caso tizione, caratteristica delle invocazioni alla divinità, con- al testo. Dopo aver guardato il video, in un l’allitterazione: per esempio al v. 1 la sequenza Tityre tu, ferisce una valenza quasi religiosa, come ai vv. 7 ss., dove breve testo (max. 12 righe) rifletti poi replicata al v. 4 in ordine inverso (tu Tityre), accresce ille… illius (ripreso anche all’inizio del v. 9) fa risaltare il Analisi della lingua e dello stile sul rapporto tra il contesto storico e la musicalità dei versi e richiama forse anche il suono del- riferimento al benefattore. Ai vv. 22-23, l’anafora dell’av- 3. Il testo presenta un ampio impiego della metonimia l’egloga I, soffermandoti in particolare lo strumento a fiato su cui Titiro sta modulando la sua verbio sic insiste sull’ingenua certezza di Titiro, abituato e della personificazione. A partire da alcuni esempi, sugli effetti drammatici provocati melodia. Al v. 55 (ma anticipata anche ai vv. 53 e 54) la a misurare la realtà sulla base della propria esperienza In alcunispiega l’effetto casi particolare un QR che VirgilioCode ottiene rimanda attra- dall’ingresso della violenza in un ripetizione della sibilante evoca il ronzio delle api che e, dunque, in questo caso, a ritenere erroneamente che verso queste figure. ambiente pacifico e appartato, come favorisce il sonno di Titiro e poco oltre (vv. 57 e 58) altre tra Mantova e Roma vi fosse la medesima relazione che ad approfondimenti online, quello descritto nel componimento. con relativa attività didattica. 56 57 Pagine esemplari Pagine esemplari

Per esercitare gli studenti alla Prima prova, Tipologia B, L’età augustea viene proposto un testo critico Verso l’esame di Stato sull’autore trattato. A partire da un tema presente nell’autore si propone un percorso Verso l’esame di Stato multidisciplinare, per esercitare gli studenti al colloquio d’esame.

Approfondisci IL TESTO ARGOMENTATIVO COLLEGAMENTI MULTIDISCIPLINARI il tema attraverso la Bacheca.

La narrazione soggettiva nell’Eneide Natura, cultura e scienza Il QR Code rimanda a una bacheca Padlet in cui sono Lo studioso Antonio La Penna (1925-) riflette sulla tecnica compositiva di Virgilio nell’Eneide: Un problema antico e moderno La poesia delle Georgiche ruota intor- allontanandosi dall’oggettività caratteristica dell’epica omerica, il poeta latino adotta una prospettiva no a due elementi centrali dell’esperienza umana: da un lato la propostinatura, altri collegamenti. soggettiva che entra nelle pieghe più profonde delle sue scelte linguistiche e stilistiche. con i suoi princìpi e i suoi ritmi, dall’altro l’intelligenza dell’uomo, che si […] La narrativa poetica ellenistica e neoterica offriva il poeta a intervenire con la sua valutazione e la sua sforza di comprenderla e di piegarla per il bene della propria esistenza e «Il lavoro tutto ha domato, i presupposti per un’impostazione epica del tutto nuo- reazione sentimentale. L’intervento di Virgilio […] sopravvivenza. caparbio, Per secoli, anche in tempi successivi all’esperienza di Virgilio, la tensione va rispetto a quella omerica: l’attenzione, dopo l’espe- non è delimitabile al commento esplicito, alle apo- e la necessità che spinge rienza della tragedia, per la motivazione psicologica, strofi, agli epifonemi, a parti esterne al racconto, ma tra lo sforzo di comprensione da parte dell’uomo e l’ambiente naturale a affettiva, interiore dell’azione e l’abbandono della mi- penetra profondamente nel racconto, s’imprime nel lui circostante non è mai venuta meno, e ha anzi provocato sia importanti nei duri frangenti». rabile oggettività omerica per una partecipazione ap- linguaggio affettivo, specialmente negli aggettivi, ma riflessioni filosofiche e letterarie sia, in tempi più recenti, quella conoscen- (Georgiche I, vv. 145-146) passionata del poeta, culminante a volte in interventi non solo in essi. La forza di questa tendenza soggetti- za scientifica che ha permesso di svelare ciò che una volta appariva un diretti, esclamazioni, apostrofi. Per sviluppare queste va può indurre in tentazione l’interprete e fargli nega- mistero indecifrabile. tendenze non basta averne colto il senso: occorrevano re le facoltà oggettivamente drammatiche di Virgilio: carica affettiva e vocazione drammatica: ovviamente, la tendenza è solo una componente del procedimento non basta aver capito un procedimento letterario per narrativo di Virgilio, e Virgilio resta un grande poeta ricrearlo. Il richiamo alla motivazione interiore pote- narrativo e drammatico: capisco che si possa esitare FILOSOFIA va essere effettuato mediante il dialogo e il monologo: ancora di fronte a Didone, poiché Didone potrebbe questo era il procedimento più semplice, più ovvio. essere presa come un riflesso del lirismo virgiliano; Virgilio costruisce mirabilmente alcuni dialoghi, ma Virgilio ha creato personaggi ben diversi, come Lo scienziato, ad esempio, deve sentirsi Osservare il mondo Non vi è autentica conoscenza come si può vedere specialmente dal libro di Didone; Latino, Turno, Drance, personaggi complessi in cui impegnato a comprendere il mondo scientifica che non si basi su un’approfondita osser- del monologo si serve con misura. Tale procedimen- vari aspetti sono fusi con naturalezza, quale Mezen- e ad estendere la portata dell’ordine to, portato all’estremo, avrebbe distrutto l’azione e il zio; questo non può farlo un puro lirico. Dunque sono vazione del mondo e sul tentativo di mettere ordine racconto. Virgilio salva decisamente il racconto, ma la compenetrazione e l’equilibrio delle due tendenze la e chiarezza in tutto ciò in cui sembra regnare il di- che gli è stato dato. Quest’impegno per lo più segue il filo dell’azione dal punto di vista base del metodo narrativo di Virgilio; semplificando, sordine. È questo uno dei princìpi espressi dal filo- lo deve, a sua volta, guidare a scrutare, sofo della scienza statunitense Thomas Kuhn (1922- del personaggio in azione (del personaggio in azione, direi che quel metodo è una narrazione riportata al da solo o con l’aiuto dei colleghi, si badi, non del personaggio che racconta: neiL’attività due li- punto didattica di vista del personaggio è divisa in azione e liricamente 1996), che ricorda a ogni scienziato il compito di cercare di comprendere porzioni di mondo sempre alcuni aspetti della natura fin bri narrati da Enea il punto di vista non è quelloin comprensione di commentata dall’autore del testo. Enea, ma per lo più quello dei personaggi che entrano (A. La Penna, Virgilio e la crisi del mondo antico, in Virgilio, maggiori. nei minimi dettagli empirici. e produzione di unTutte testo le opere, Sansoni, Firenze, 1966, pp. LI) in azione). Se questa tendenza fosse sola ed esclusiva, E se tale esame svela sacche noi avremmo un racconto «oggettivo» ben diverso da argomentativo.1 quello di Omero, ma a suo modo «oggettivo» . Inve- 1. Noi italiani possiamo orientarci facendo riferimento a Verga, di apparente disordine, queste lo devono ce a questa si unisce strettamente quella che spinge che porta questa tendenza alla sua realizzazione piena. allora stimolare a raffinare ulteriormente le sue tecniche di osservazione o dare VERSO LA PRIMA PROVA – TIPOLOGIA B maggiore articolazione alle sue teorie. Comprensione Produzione (T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969) 1. Lo studioso individua due tendenze principali nell’ar- 3. Rifletti sulle differenze tra narrazione oggettiva e te narrativa di Virgilio: quali? soggettiva, non tanto dal punto di vista del narratore, 2. In che modo, per La Penna, il poeta riesce a raggiun- come nel brano riportato, ma dal punto di vista del let- gere un equilibrio tra le due? tore: come la scelta dell’una o dell’altra tecnica può in- cidere sulla percezione di chi legge e con quali risvolti?

152 153 Capitolo campione ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ ➧ L’età augustea 2 FLIPPED CLASSROOM L’Omero latino: A casa In classe Guarda il video per avvicinarti alla Dividetevi in piccoli gruppi. Virgilio figura di Virgilio e alla sua poetica. Ogni gruppo ricostruisca le tappe della vita di Virgilio 2 Espora l’infografica sul libro. e della sua produzione poetica. Confrontatevi e integrate i vostri schemi con quelli degli altri gruppi.

LE INFORMAZIONI BASE LO SPAZIO I LUOGHI IL TUO PERCORSO SUL LIBRO E IN DIGITALE Bio Per iniziare FLIPPED CLASSROOM ■ 70 a.C. (Andes) – 19 a.C. (Brindisi) ■ Esplora l’infografica sul libro ■ Autore di poesia pastorale, didascalica, epica con le informazioni di base Opere su Virgilio ■ Bucoliche ■ Guarda il video e svolgi l’attività ■ Georgiche ■ Eneide Per imparare i concetti di base ■ Leggi sul libro i paragrafi fondamentali: IL TEMPO 2. Pastori sensibili e una natura amica: le Bucoliche (p. 000) nasce a Roma a Milano a Napoli a Brindisi Gli eventi storici La vita di Virgilio ad Andes stringe e Cremona si avvicina muore 3. La felicità dei campi: le Georgiche (p. 000) (Mantova) amicizia studia all’epicureismo 4. Il canto della missione storica di Roma: l’Eneide 70 a.C. con Asinio grammatica studiando 49 a.C. Nasce ad Andes (p. 000) Guerra civile tra Pollione e e retorica alla scuola Cesare e Pompeo frequenta di Filodemo ■ Consulta il Ppt per consolidare le nozioni di base 41 a.C. il Circolo e Sirone su Virgilio 44 a.C. Subisce di Mecenate Morte di Cesare l’esproprio ■ Leggi sul libro i tre testi fondamentali: di alcuni T1 Titiro e Melibeo fra storia e poesia (p. 000) possedimenti I TEMI 42 a.C. ■ Lode e rimpianto della vita agreste T7 Orfeo ed Euridice (p. 000) Battaglia di 39 a.C. T8 L’incipit del poema (p. 000) Filippi ed Pubblica le e dei suoi valori espropriazione Bucoliche ■ Celebrazione della Romanitas Sul libro e nella Biblioteca digitale trovi altri testi. terriere in Italia e incontra ■ Racconto delle origini mitiche di Roma ■ Ripassa la lezione sul libro con la sintesi e la Mecenate e della gens Iulia 31 a.C. mappa (pp. 000-000), in digitale ascoltando Battaglia di Azio 37-30 a.C. la sintesi audio e modificando la mappa Lavora alle LA LINGUA E LO STILE Georgiche personalizzabile 23 a.C. ■ Ricercatezza formale Imperium 29 a.C. ■ Cura per la disposizione delle parole nel verso Per approfondire Inizia a comporre proconsulare ■ Aggettivazione misurata ■ Leggi la scheda Viaggio nel tempo, esplora maius et infinitum l’Eneide ■ ad Augusto Ripresa della formularità epica e degli arcaismi l’immagine interattiva per scoprire la tomba di Virgilio a Napoli e svolgi le attività (p. 000) 20 circa a.C. 19 a.C. I MODELLI EDUCAZIONE CIVICA Ritiro di Muore di ritorno ■ Mecenate dalla da un viaggio in ■ Bucoliche: poesia alessandrina (III-II secolo a.C.) Leggi la scheda Le parole della cittadinanza, scena pubblica Grecia e poetae novi (I secolo a.C.) esplora il link e svolgi le attività (p. 000)

■ La data chiave Georgiche: poesia didascalica (Esiodo, VIII-VII Per preparare l’interrogazione secolo a.C., Nicandro di Colofone, II secolo a.C.) Gli eventi La vita La villa di Livia, moglie di Augusto ■ Svolgi le attività a p. 000 e autovalutati con il test ■ Eneide: poemi omerici (VIII secolo a.C.); Ottaviano espropria terre L’incontro con Mecenate Dopo l’incontro con Mecenate, Virgilio entra in stretto ESAME DI STATO Apollonio Rodio, Argonautiche (III secolo a.C.; contatto con Augusto e con la sua famiglia; nell’immagine ai contadini italici per è il punto di svolta nella ■ Preparati all’Esame con il testo argomentativo poeti epici latini di età arcaica (Nevio, Bellum è riprodotta una veduta di giardino, dettaglio di un affresco darle ai propri veterani, vita di Virgilio, che da allora e i collegamenti multidisciplinari (pp. 000-000). mandando così in rovina in poi promuove con la sua poenicum, III-II secolo a.C., Ennio, Annales, del salone principale della villa di Livia a Prima Porta (Roma), Consulta la bacheca per altri collegamenti. intere famiglie. arte la causa augustea. II secolo a.C.) I secolo a.C. Roma, Museo Nazionale Romano 16 17 L’età augustea 2 L’Omero latino: Virgilio

1 Una vita consacrata alla poesia

Il cantore dei valori Il destino di Virgilio, nei secoli, è stato quello di rappresentare l’epoca più splendida augustei della cultura romana, l’età di Augusto, di cui egli seppe esprimere alcuni dei valori più significativi. Anche se Virgilio fu amico di Augusto e del suo più stretto collaboratore, Mecenate ( p. 000), non per questo si prestò a essere un poeta di corte, perché, anzi, si tenne accuratamente lontano dalla vita politica attiva. Si può dire, piuttosto, che accettò di celebrare valori in cui egli stesso credeva e che rientravano nel progetto di rifondazione morale della società romana perseguito dall’imperatore: in particolare, i valori profondi della civiltà contadina italica, che costituivano le radici più arcaiche Scopri Virgilio con della Romanitas, rivissute, però, con una consapevolezza e una sensibilità del tutto la presentazione. nuove. Il turbinoso mondo cosmopolita della capitale (in cui personalità come Catullo, Sallustio e Cicerone si erano immerse) risultava estraneo a Virgilio: nessun suo verso parla della Roma a lui contemporanea, la megalopoli cresciuta tra tutte «come gli alti cipressi in mezzo ai giunchi» (egloga I, v. 25), in cui si decidevano i destini del mondo. Le Bucoliche Miniatura di Scuola Lombarda per un’edizione delle Bucoliche di Publio Virgilio Marone, XV secolo. Le origini modeste Publio Virgilio Marone nacque il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes, un villaggio presso Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III Mantova (tradizionalmente identificato con l’odierna Pietole), «nella piana verdeggian- te… dove il Mincio passa con lenti giri, rivestendo le rive di tenere canne» (Georgiche III, vv. 13-15). Suo padre era un piccolo proprietario terriero, più agricoltore diretto Georgiche II, v. 476). Un evento fondamentale della vita di Virgilio fu l’incontro con che possidente. Il grammatico Elio Donato (che a metà del IV secolo d.C. compilò l’epicureismo, la filosofia più diffusa a Roma, specialmente tra l’aristocrazia; la lettura una Vita di Virgilio, la principale che noi possediamo) racconta invece che il padre di Lucrezio lo affascinò, ma ancora più decisivi furono i suoi rapporti con la scuola era un vasaio (opifex figulus) oppure un bracciante (comunque un uomo di modesta epicurea che aveva sede a Napoli, dove insegnavano i filosofi greci Sirone e Filodemo condizione). Sposò Magia Polla, figlia di un banditore comunale chiamato Magius e presso la quale si riunivano allievi illustri, tra cui Orazio ( p. 000), che divenne un (nome etrusco), relativamente benestante, e poi migliorò ancora la sua condizione suo grande amico. L’epicureismo, che predicava il «vivi nascostamente», ossia una praticando l’apicultura; forse anche per questo Virgilio dedica un’ampia sezione delle vita appartata, lontana dai crucci e dalle passioni della vita politica, si addiceva per- sue Georgiche all’allevamento delle api ( p. 000). Il poeta ebbe anche due fratelli, che fettamente alla sua sensibilità; Napoli rimase poi sempre la città preferita dal poeta. morirono prima di lui, e un fratellastro. Non erano tempi facili: quando Cesare fu assassinato (44 a.C.), Virgilio, a ventisei anni Dalla confisca I luoghi di studio: Il padre, al quale Virgilio era molto affezionato (ragione per cui, probabilmente, da compiere, era già un uomo adulto. Si tenne fuori dagli anni convulsi che seguiro- dei terreni alle Bucoliche da Cremona a Roma sono presenti figure paterne positive nella poesia virgiliana, come Evandro o Anchise no, ma i rivolgimenti storici coinvolsero inevitabilmente anche lui. Al termine della nell’Eneide,  pp. 000 ss.), lo fece studiare a Cremona; qui, secondo i biografi anti- guerra civile, nel 41 a.C., una parte delle terre dell’Italia settentrionale fu assegnata chi, che amavano queste coincidenze suggestive, a quindici anni prese la toga virile, ai veterani di Ottaviano ( p. 000) e anche i campi di Virgilio furono intaccati dalla l’indumento che segnava il passaggio all’età adulta, proprio nel giorno in cui Lucrezio distribuzione. Forse proprio a quell’episodio fa riferimento un celebre passo delle morì, nel 55 a.C. Da Cremona si trasferì a perfezionare gli studi a Milano, quindi si Bucoliche in cui il poeta fa dire a uno dei personaggi: «Un empio soldato avrà questi recò a Roma, dove tutti i provinciali d’ingegno prima o poi necessariamente sbarca- campi tanto ben coltivati, un barbaro queste messi?» (Impius haec tam culta novalia vano. Nella capitale seguì le lezioni del famoso maestro di retorica Epidio e presso il miles habebit, / barbarus has segetes, egloga I, v. 70 s.). Grazie alle sue influenti amicizie T1 p. 000 poeta Partenio di Nicea, e strinse amicizia con vari esponenti dell’aristocrazia, che (in particolare Asinio Pollione, console nel 40 a.C.), Virgilio poté recuperare i terreni in seguito lo aiutarono: in particolare con il poeta e politico Asinio Pollione, con i confiscati; in un secondo momento, però, gli furono nuovamente sottratti, sicché il neòteroi Elvio Cinna e Cornelio Gallo ( p. 000) e forse già con lo stesso Ottaviano, poeta dovette emigrare a Roma con il vecchio padre cieco (particolare di cui forse si il futuro Augusto. sarebbe ricordato durante la stesura dell’Eneide, nel descrivere Enea che fugge da Troia portando sulle spalle il vecchio Anchise,  p. 000). Comunque, l’uomo che si trasferì a La poesia Debuttò dedicandosi come tanti alla carriera forense, ma la abbandonò presto: discusse Roma non era un profugo, ma un poeta che andava maturando, se è vero che in quegli e l’epicureismo a quanto pare, e male, una sola causa. La sua non era la tempra di un uomo d’azione; anni aveva già scritto almeno dieci componimenti raccolti nella cosiddetta Appendix Virgilio fu una personalità sensibile, schiva, introversa, proiettata verso l’otium let- Vergiliana ( p. 000). Non fu certo un talento precoce, come Catullo: la sua prima terario. Così (come scrive lui stesso in un epigramma) abbandonò «l’ampollosità degli grande opera, le Bucoliche (o Ecloghe), apparve nel 39 a.C. quando il poeta aveva già oratori» (ampullae rhetorum) per dedicarsi alla poesia, per la quale sentiva un’incli- oltre trent’anni. Si trattava di una raccolta, dedicata ad Asinio Pollione, di dieci poesie nazione totale e per cui era «scosso da un amore possente» (ingenti percussus amore, pastorali che Virgilio aveva composto negli anni precedenti, tra il 42 e il 39 a.C.

18 19 L’età augustea 2 L’Omero latino: Virgilio

L’incontro Le Bucoliche, o Ecloghe, lo resero famoso; entrò allora in contatto con Mecenate, il 2 Pastori sensibili e una natura amica: con Mecenate potentissimo consigliere di Augusto, al quale in seguito Virgilio in persona presentò l’amico Orazio ( p. 000), anch’egli epicureo: si può dire che buona parte della grande le Bucoliche poesia latina di quel secolo (Lucrezio, Virgilio, Orazio) fu di matrice epicurea. Fu Mecenate a dare alla carriera di Virgilio l’impulso decisivo, mettendolo in diretto Le Bucoliche (dal greco boukòlos, «pastore»), altresì note come Ecloghe («canti scel- Dieci componimenti pastorali contatto con il princeps Ottaviano. Virgilio non era, peraltro, solo un raffinato poeta ti»), furono scritte tra il 42 e il 39 a.C., ma, prima che la raccolta fosse pubblicata per intero, alcune composizioni erano già state diffuse. Si tratta di dieci componimenti ISTITUZIONI E CIVILTÀ che scriveva per un pubblico colto di lettori, era anche ‒ oggi si direbbe ‒ un ottimo p. ??? performer delle sue opere. Donato racconta che leggeva pubblicamente i suoi versi pastorali in esametri, piuttosto brevi (il più lungo, il terzo, è di 111 versi). Secondo la con una voce tanto dolce e bella che l’uditorio ne rimaneva stregato; forse anche per tradizione antica, fu Asinio Pollione a incoraggiare Virgilio a questo genere letterario questo il successo ‘a corte’ fu immediato. e a favorirne la pubblicazione.

La commissione L’attività poetica rese ricco Virgilio, specialmente grazie ai donativi di Mecenate, Le Bucoliche s’ispirano agli Idilli (dal greco «brevi componimenti» o «bozzetti») del Il modello: gli Idilli di Teocrito delle Georgiche Augusto e altri aristocratici, al punto che arrivò a possedere una casa a Roma, una poeta greco, originario di Siracusa, in Sicilia, Teocrito (III secolo a.C.), il quale aveva villa a Napoli e (dicono i biografi) dieci milioni di sesterzi. Ma era un uomo parco, inaugurato il genere, destinato a durare nei secoli, della poesia pastorale. Per pastorale timido, pudico, gli amici lo soprannominavano Parthenias, in greco «verginella» s’intende una composizione in esametri, spesso dialogata, che dipinge scene di vita (anche per un gioco di parole col suo nome Vergilius). Nella Vita di Donato si legge campestre e che ha per protagonisti mietitori, pastori, caprai, bovari, descritti mentre che, una volta divenuto famoso, quando veniva riconosciuto dai suoi ammiratori trascorrono giornate serene fuori dal tumulto cittadino. Teocrito tratteggia l’ambiente per le strade di Roma preferiva rifugiarsi in qualche portone vicino, piuttosto che della campagna a volte siciliana, a volte greca, e le attività pastorali e agricole come affrontare l’entusiasmo dei suoi ammiratori. Fu appunto Mecenate a commissionare pretesto per dare spazio a temi come l’amore e i suoi tormenti e gare di canto tra a Virgilio la sua seconda opera, le Georgiche, un poema didascalico sull’agricoltura. pastori. Gli umili lavoratori della campagna tratteggiati nei suoi versi sono figure Il poeta lavorava metodicamente, scrivendo e riscrivendo i suoi versi; era un finis- dietro le quali il poeta, con il gusto allusivo e non di rado ironico tipico della poesia simo letterato per cui ogni parola doveva essere meditata e limata sino a che non alessandrina, cela spesso il riferimento a personalità poetiche e letterarie. A tutto Scopri le Bucoliche risultava perfetta. Gli esametri di Virgilio sono, infatti, inimitabili, e nessuno mai ciò fa da sfondo una descrizione della natura, talvolta anche abbastanza realistica, con la presentazione. seppe scriverne di più eleganti. con i suoi paesaggi assolati, le sue fresche fonti, lo stormire delle fronde e la presenza degli animali. Né la fatica del lavoro né gli avvenimenti storico-politici rientrano negli Dalla Georgiche Dividendosi tra la sua villa di Napoli e le rare incursioni a Roma, Virgilio dedicò otto orizzonti della poesia di Teocrito. Nei suoi raffinati versi, destinati a un pubblico colto all’Eneide anni (dal 37 al 30 a.C.) alla stesura delle Georgiche, mentre si combatteva ancora la e cittadino, il poeta greco esprime piuttosto i suoi gusti e le sue preferenze letterarie guerra civile tra Ottaviano e Antonio. I quattro libri che le compongono uscirono nel e un ‒ altrettanto letterario ‒ rimpianto per la semplicità della natura, in un’epoca 30 a.C., dedicati a Mecenate. Subito dopo, per impulso di Ottaviano, nel frattempo di forte urbanizzazione, in cui la campagna si era allontanata, fisicamente e spiritual- diventato capo indiscusso di Roma, Virgilio iniziò quella che doveva essere la sua mente, dalla città. opera monumentale, l’Eneide, una celebrazione delle origini di Roma e della gloria della gens Iulia attraverso il capostipite Enea; così, quasi suo malgrado, il pacifico Da Teocrito Virgilio prende non solo l’idea di fondo, ossia l’ambientazione pasto- La rielaborazione cantore di pastori e di campi si trovò proiettato nel mondo della poesia epica, per cui rale e campestre, ma anche spunti e personaggi, in alcuni casi imitando versi interi del modello: divenne davvero l’Omero latino. o situazioni (sette composizioni su dieci sono direttamente ispirate a Teocrito) e de- sumendo persino i nomi dei protagonisti delle sue composizioni. Lo spirito della sua La morte All’Eneide Virgilio lavorò per dieci anni e al momento della sua morte il poema opera, tuttavia, è fondamentalmente diverso. e la pubblicazione non era ancora finito; diversi brani, però, da tempo circolavano a Roma. Nel 19 dell’Eneide a.C. Virgilio partì per un viaggio in Grecia, durante il quale si ammalò e fu costret- Una prima differenza riguarda la descrizione della natura e del paesaggio; ciò che de- La descrizione to a tornare; morì sulla via del ritorno, a Brindisi, il 21 settembre di quell’anno. Ai termina l’incanto delle Bucoliche, in cui Virgilio si mostra del tutto originale rispetto dei paesaggi naturali diletti amici Vario e Tucca, che lo assistevano, chiese per testamento di bruciare il al suo modello Teocrito, è il senso profondo, intimo e malinconico della natura, che manoscritto dell’opera, del quale non era ancora soddisfatto. Augusto lo vietò e il poeta mantovano seppe esprimere più di qualunque altro autore latino. Virgilio è grazie a lui possediamo uno dei capolavori della letteratura mondiale. Virgilio fu particolarmente attratto dal fascino struggente dei tramonti (sei bucoliche su dieci VIAGGIO NEL TEMPO sepolto nella prediletta Napoli; sulla tomba (che poi divenne un vero e proprio terminano con la fine del giorno), da quel momento di confine tra la luce e l’ombra (per p. ??? luogo di culto) furono incisi i versi, che sembra abbia dettato lui stesso in punto di esempio, al termine dell’egloga I, quando il silenzio della sera riempie la vallata, scrive: morte: Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope. Cecini pascua, et iam summa procul villarum culmina fumant / maioresque cadunt altis de montibus rura, duces, «Mantova mi generò, mi rapirono dalla vita i Calabri [nell’antica Roma umbrae, «e già gli alti comignoli fumano, sopra i casolari, e dagli alti monti scendono, la Puglia, dove si trova Brindisi, era conosciuta con il nome di Calabria], ora mi ha allungandosi, le ombre»). Squarci di scene naturali si aprono improvvisamente tra i Napoli. Cantai i pascoli, i campi, gli eroi». versi delle Bucoliche e sempre la natura appare benevola e bella; il paesaggio non è

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semplicemente descritto, ma rivissuto con intimo sentimento, come se parlasse. I Le Bucoliche suoni della natura s’insinuano nei versi e nei canti dei pastori: il ronzio delle api o il fruscio degli alberi scossi dal vento tornano con frequenza nei versi virgiliani. Egloga Contenuto La natura descritta da Virgilio non è dunque la natura mediterranea e abbagliante egloga I I pastori Titiro e Melibeo dialogano malinconicamente: il primo, più fortunato, potrà continuare a vivere di Teocrito, ma una natura dolce, con colori tenui. I pastori di Virgilio vivono in un (83 versi) serenamente nelle sue terre, preservate dalla confisca; il secondo, invece, è costretto a lasciarle per andare luogo un po’ irreale, che assume in parte le caratteristiche della pianura padana, in incontro al triste destino dell’esule ( T1). parte quelle della Sicilia teocritea, in parte ancora quelle dell’Arcadia dei pastori greci. egloga II Il pastore Coridone, in un lungo monologo, lamenta il suo amore infelice per il giovane Alessi e vagheggia una (73 versi) vita in comune con il suo amato nella pace dei campi. Situazioni reali Anche le situazioni e le vicende descritte da Virgilio muovono da presupposti diffe- egloga III Dopo una serie di battute estemporanee, i due pastori Dameta e Menalca si confrontano in una gara poetica e riflessioni amare renti rispetto a Teocrito. Se Teocrito cela dietro i suoi personaggi figure di poeti, la (111 versi) (in forma amebea, ossia a botta e risposta, con alternanza delle parti) volta a stabilire chi dei due sia il più abile. situazione campestre descritta da Virgilio, invece, allude a personaggi e vicende Fa da giudice un altro pastore, Palemone, che al termine decreta la parità dei contendenti. Il modello è Teocrito storiche reali e spesso personali, proprie o dei suoi amici. È il caso dell’egloga I, in (Idilli, V), ma quasi a sorpresa dalla Grecia si passa a Roma e nei versi dei pastori compare scherzosamente l’amico Asinio Pollione, poeta capace di «canzoni nuove» (nova carmina), estimatore della poesia bucolica. LESSICO cui l’autore ci presenta un vecchio pastore, Titiro (il nome è di derivazione teocritea), Arcadia che suona placidamente la zampogna all’ombra di un faggio, e pare l’immagine stessa egloga IV Si tratta dell’egloga più famosa e anche più enigmatica di tutta la raccolta. Si profetizza la nascita di un puer, Regione montuosa della serenità, mentre il suo interlocutore, Melibeo, racconta tristemente le proprie (63 versi) destinato a cambiare le sorti del mondo riportando in esso una nuova età dell’oro ( T2). Chi sia però questo al centro del vicissitudini: i suoi campi sono stati espropriati e ora deve andarsene via col gregge. prodigioso bambino Virgilio non lo dice: forse un figlio di Asinio Pollione, il dedicatario dell’egloga, o di Peloponneso, abitata Ottaviano. L’interpretazione cristiana, maturata negli ultimi secoli dell’antichità (da Lattanzio ad Agostino), era prevalentemente da Questa non è la campagna di Teocrito (ora greca, ora siciliana, ma sostanzialmente ancora più audace: Virgilio avrebbe qui profetizzato la nascita di Cristo. Quel che è certo è che questa egloga si pastori. Per queste indefinita), bensì l’Italia del presente. Si sente qui l’eco delle vicende storiche che coin- inserisce in quel clima di aspettativa di rinascita che è testimoniato anche dall’epòdo 16 di Orazio ( p. 000). sue caratteristiche volsero lo stesso Virgilio, cioè la distribuzione delle terre ai veterani di Ottaviano viene associata alla egloga V I pastori Mopso e Menalca piangono la morte del bel pastore Dafni (già cantato da Teocrito) e ne celebrano poesia bucolica: e Antonio: Titiro ha potuto salvare le sue terre perché un protettore a Roma gli ha (90 versi) l’apoteosi. Dietro la mitica divinizzazione di Dafni si cela probabilmente il riferimento storico a quella di Cesare si parla infatti di evitato il disastro (il riferimento è a Ottaviano), mentre i suoi amici le hanno perdute. o, secondo altri, il compianto di Virgilio per la morte del fratello ( T3). Arcadia letteraria, Ma il caso particolare suggerisce una riflessione più ampia: benché un uomo cerchi intendendo egloga VI Dopo la rivendicazione programmatica, da parte di Virgilio, della propria scelta a favore della poesia bucolica, nell’immaginario la pace (epicurea) al di fuori del tumulto dell’esistenza, è la vita stessa che, crudele, si (86 versi) l’egloga racconta di due pastorelli che catturano il vecchio Sileno, personaggio del corteo di Dioniso, e lo poetico un luogo avventa sugli innocenti e i pacifici. Soldati contro coloni, arroganti contro deboli: popolato da pastori- costringono a cantare miti d’amore, di metamorfosi e cosmogonici: il diluvio, Deucalione e Pirra, l’età dell’oro, il verso che riassume questa visione della vita è «la sorte tutto rovescia» (fors omnia Prometeo, Pasifae e il Minotauro. Sileno canta sino a sera, quando spunta Espero nel cielo notturno e le vallate poeti. versat, egloga IX, v. 5), cosicché un essere umano può costruire solo certezze effimere,  p. 000 rimandano l’eco del suo canto; canta anche l’investitura poetica di Cornelio Gallo, che ricalca quella del poeta esposte ai mutamenti. greco Esiodo. Quest’egloga è dedicata a Varo, che ricoprì la carica di governatore della Gallia Cisalpina dopo Asinio Pollione.

La malinconia Questo sottile, malinconico sentimento d’ingiustizia e di fragilità, che circonda ogni egloga VII Il pastore Melibeo riferisce una gara di canto amebeo (la stessa forma poetica dell’egloga III) tra i e la ricerca aspetto della vita umana, ha il sapore della preparazione a un dolore inevitabile. Si (70 versi) pastori Coridone e Tirsi, che al termine è proclamato vincitore da Dafni. Il paesaggio che fa da sfondo al di un rifugio tratta del sentimento che emerge con maggiore frequenza nelle opere di Virgilo, persino componimento, benché si dica che i due protagonisti sono pastori arcadi, è costituito dalla pianura padana e nell’epica. Se è vero che un saggio può cercare di costruire il suo castello sereno, la vita dalla Mantova amata da Virgilio, dove i giovenchi attraversano da soli i campi per abbeverarsi: hic viridis tenera ha leggi spietate, alle quali i deboli si devono piegare. Di qui la malinconia sottile che praetexit harundine ripas / Mincius, eque sacra resonant examina quercu, «là dove il Mincio copre di canne sottili le sue verdi rive e le api sussurrano dalla quercia sacra». attraversa tutta la poesia virgiliana, anche nei momenti in apparenza più solari. Non mancano alcune consolazioni: la bellezza della natura, la dolcezza dell’amicizia e egloga VIII Composta nel 39 a.C. e dedicata ad Asinio Pollione, che in quell’anno celebrò un trionfo sulle popolazioni soprattutto la poesia e il canto. Quelli di Virgilio sono pastori-poeti che trovano gioia (109 versi) illiriche, descrive il canto dei pastori Damone e Alfesibeo: il primo parla dei lamenti di un amante tradito; il e conforto alle pene della vita nella musica e nel canto. La poesia acquista dunque una secondo riferisce i riti magici con cui una giovane donna, assistita dalla sua ancella, cerca di richiamare a sé l’amante preso da altre avventure. In questo caso Virgilio imita direttamente il secondo idillio di Teocrito funzione consolatrice e diviene capace di restituire serenità a quanti vi si dedicano; ciò (Pharmakèutria, ossia «Incantatrice»). accade sia rispetto ai sommovimenti delle guerre civili che si avvertono sullo sfondo sia rispetto alle sofferenze amorose. Le Bucoliche stupirono il pubblico romano per la egloga IX È un canto autobiografico che riprende il tema dell’egloga I: la confisca delle terre di Virgilio, che la sua fama (67 versi) di poeta non ha potuto preservare. I due pastori Meri e Licida parlano delle sventure di un terzo, Menalca, che loro bellezza e originalità ed ebbero uno straordinario successo, al punto che veni- ha subìto espropri e ha anche rischiato la vita, salvandosi solo perché una cornacchia profetica (cornix, forse vano recitate da attori (per cantores, Donato, Vita di Virgilio, 26) nei teatri di Roma. un’allusione all’amico Cornelio Gallo) gli ha consigliato di lasciar perdere la lite. Cala la sera, la pianura, dice Licida a Meri, è «una distesa di silenzio e guarda: sono caduti i sussurri del vento» (… omne tibi stratum silet aequor et omnes, / aspice, ventosi ceciderunt murmuris aurae). Così i due si avviano tristemente nella notte. ■ Che cosa riprende Virgilio dagli Idilli di Teocrito? In che cosa invece se ne differenzia? egloga X Nella cornice paesaggistica dell’Arcadia, il poeta Cornelio Gallo, abbandonato dall’amata Licòride, si dispera AIUTO ALLO ■ Di che cosa parla la IV egloga e quali sono le principali interpretazioni che ne sono (77 versi) e si rammarica di non essere un pastore e di non riuscire a godere delle gioie offerte dal mondo bucolico, a STUDIO state date? cui medita di dedicarsi anche nelle sue poesie, ma «Amore vince ogni cosa, e noi dobbiamo cedere all’amore» (Omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori). ■ Qual è il sentimento predominante nelle Bucoliche? Perché?

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3 La felicità dei campi: le Georgiche LE TRAME

3.1 I modelli, lo scopo dell’opera, i temi Libro I All’esordio si nomina Mecenate e s’invocano gli dèi protettori dell’agricoltura, Bacco, Cerere, Le Georgiche: È lo stesso Virgilio a dire che la sua seconda opera gli fu commissionata dal nuovo Minerva, Pan e gli italici Fauno e Silvano. Subito dopo, si parla dell’aratura di inizio primavera: i modelli amico e protettore Mecenate, di cui seguì i «non leggeri comandi» (haud mollia iussa, è questo il momento di far lavorare i buoi e di far luccicare gli aratri per l’attrito nelle zolle. Ma Georgiche III, v. 41). Le Georgiche, in quattro libri, sono un poema didascalico in la terra non va lasciata a se stessa, perché ha sempre bisogno di cure; occorre farla riposare ad esametri, dedicato alla coltivazione dei campi. Il modello, anzi i modelli, anche in anni alterni e sperare che le stagioni siano clementi, e stare attenti che le oche o le gru non questo caso sono greci: anzitutto le Opere e giorni di Esiodo (VIII-VII secolo a.C.), becchino i semi. Il lavoro del colono è incessante. Infatti Giove costrinse gli uomini al lavoro, strappandoli all’ozio dell’età dell’oro, ma non lo fece per punirli: lo fece perché l’umanità pro- poema che descrive la dura vita dei contadini nella Beozia arcaica e i lavori agricoli e, gredisse e imparasse le varie arti, la pesca, la caccia, la navigazione. Segue una descrizione in secondo luogo, i poeti ellenistici. Il venerabile modello di Esiodo, infatti, era stato dei lavori dei campi fino all’inverno, unico momento di riposo per il contadino; ogni stagione seguito, in età ellenistica, da autori di poemi didascalici di argomento vario: astro- dell’anno ha i suoi lavori, e bisogna scrutare il cielo per individuare i momenti propizi a iniziarli, nomia, medicina, agricoltura. In particolare, Virgilio doveva avere tra le mani le (per Scopri le Georgiche osservando il ciclo delle costellazioni. Bisogna poi scrutare gli indizi della pioggia e del bel con la presentazione. noi perdute) Georgiche del poeta Nicandro di Colofone (II secolo a.C.), da cui trasse tempo, e tutti i presagi celesti. Su questi elementi astronomici s’innesta la chiusa del libro, con certamente spunti. Ma è bene chiarire sin da subito una fondamentale differenza tra le i prodigi che accompagnarono la morte di Giulio Cesare e riempirono gli uomini di spavento. Georgiche e i modelli che le avevano ispirate: mentre la poesia didascalica ellenistica Libro II mirava principalmente a uno sfoggio di erudizione, apprezzato quanto più la materia era ritenuta arida e difficile, la poesia didascalica di Virgilio aderisce autenticamente Il libro II inizia quasi in maniera trionfale con una seconda lode a Mecenate. Segue la trattazione sulla coltivazione delle piante. Ogni pianta ha bisogno di cure perché dia i frutti; ognuna poi al suo contenuto, con un profondo impegno didattico, etico e poetico. vuole la terra adatta, come se fosse la sua patria (divisae arboribus patriae, «le piante hanno di- verse patrie», v. 116) e l’Italia, di tutte le terre, è la più feconda per le piante. Una parte del libro L’ideologia sottesa È verosimile che Mecenate abbia indirizzato Virgilio verso quest’argomento per asse- descrive con grande perizia le tecniche d’innesto, a spacco o a occhio (il che fa pensare all’e- alle Georgiche condare un progetto politico e un intento propagandistico, cioè per diffondere l’idea sperienza diretta del poeta nel suo podere mantovano e non a una conoscenza solo libresca): che grazie a Ottaviano l’Italia avrebbe posto fine alle guerre civili e sarebbe tornata così avviene che improvvisamente da una fenditura nella corteccia cresca un nuovo albero alle pacifiche attività agricole e ai campi abbandonati. La campagna che Virgilio ha in ricco di frutta. Subito dopo, Virgilio inserisce una lode dell’Italia: nessuna terra può rivaleggiare mente non è quella dei vasti latifondi coltivati da manodopera servile, bensì una terra con la sua bellezza, le sue meraviglie e soprattutto i suoi uomini coraggiosi (genus acre virum, di piccoli e tenaci agricoltori, come era stato il suo stesso padre, padroni di campi che «un genere di uomini duro»). Buona parte del testo è dedicata alla coltivazione delle due piante da frutto mediterranee per eccellenza: la vite, con cui si produce il vino, meraviglioso dono di L’agricoltura lavoravano con l’aiuto della sola famiglia e di pochi schiavi: come scrive il poeta «loda Bacco, e l’olivo. Il libro si chiude con una lode appassionata della felicità della vita nei campi: Contadino intento pure i grandi poderi, ma coltivane uno piccolo» (…laudato ingentia rura, / exiguum a raccogliere olive, lontani dalla corruzione e dalle contese, solo i coloni vivono liberi, in un’esistenza di lavoro e di colito…, Georgiche II, vv. 412-413). Questo modello di società aveva fatto la grandezza quiete. Questa era infatti la vita che conducevano gli antichi abitanti di queste terre, Romolo e mosaico romano di Roma nei secoli: era la Roma di Catone, in fondo, che resisteva ancora ai tempi di da Justinianopolis Remo, i Sabini, gli Etruschi, e di qui Roma derivò le sue origini ( T4). Ottaviano, una società legata al mos maiorum, ai rituali arcaici di una religione pri- (Tunisia), II secolo Libro III d.C. Tunisi, Museo mitiva, alla magia e alle purificazioni, capace di fare fiorire la terra. Una humilis Italia Nazionale del Bardo come dirà poi Virgilio nell’Eneide: un’Italia «umile» perché legata alla coltivazione della Il poeta inizia con un richiamo a Pale, dea italica della pastorizia, e ad pastore, e con terra, con riferimento alla derivazione dell’aggettivo un ricordo accorato della sua Mantova e del fiume Mincio, presso il quale era nato. Il libro è humilis («umile») da humus («terra»). E proprio di poi tutto dedicato all’allevamento, prima dei bovini, poi dei cavalli, alla loro indole, al loro ad- questo mondo Virgilio fu e volle essere il cantore. Le destramento e alla riproduzione. A partire da quest’ultima si apre una digressione sulla forza dell’amore. Segue la parte dedicata agli ovini, con una digressione geografica sulla vita dei Georgiche, dunque, non sono un manuale poetico sulla pastori nomadi dell’Africa. Il libro si chiude con una serie di avvertimenti sulle malattie che pos- coltivazione dei campi (opere tecniche di questo ge- sono colpire gli animali e sterminare in poco tempo gli armenti, come la pestilenza che infierì nere esistevano già, per esempio, il De agricultura di un anno sulle Alpi, nella regione del Nòrico, e uccise tutti gli animali, selvatici e domestici, che Catone,  vol. 1, p. 000, o il manuale del cartaginese vivevano lì ( T5). Magone, dei quali pure, oltre ai modelli greci, Virgilio Libro IV si servì), ma una celebrazione poetica dell’agricoltura e della vita campestre, in uno stato romano dai valori Il libro è dedicato all’apicoltura (arte di cui il padre di Virgilio era forse maestro) e inizia con una e dall’identità da ricostruire. Le Georgiche sono una nuova apostrofe a Mecenate. La vita delle api è simile a quella di una città ben organizzata, straordinaria e originale opera, che per qualità poetica regolata da norme precise, che tutti rispettano; le api sono laboriose, sobrie, e producono il divino alimento che di tutti è il più dolce, ossia il miele. Queste doti naturali furono attribuite supera di molto i modelli greci e lo stesso venerando loro da Giove, perché, quando era ancora neonato nella sua grotta, esse vennero a nutrirlo con Esiodo (alcuni critici hanno visto nelle Georgiche, più il loro miele. Il libro prosegue analizzando le varie fasi dell’apicoltura, stagione per stagione, e ancora che nell’Eneide, il vero capolavoro di Virgilio). si chiude con il mito del pastore Aristeo e di Orfeo ed Euridice ( T6-T7). 24 25 L’età augustea 2 L’Omero latino: Virgilio

3.2 La struttura, i valori sottesi, lo stile piegarlo a sé, ma (e questo è un tema tipicamente virgiliano) la morte e il dolore sono pur sempre presenti ovunque, perché questa è la legge a cui ogni essere vivente deve La struttura La struttura, la dimensione e l’articolazione interna del poema appaiono frutto di sottomettersi. Un grande e misterioso meccanismo di forze cieche può sempre in- dell’opera un’attenta e raffinata elaborazione. La divisione in quattro libri, per esempio, non tervenire; l’uomo getta i semi, ma gli uccelli possono rubarli; alleva gli animali, ma da è casuale, perché richiama una dimensione prediletta dai poeti alessandrini: basta un momento all’altro un’epidemia può annientarli: «a che giovano le molte fatiche e le pensare alle Argonautiche, il poema epico di Apollonio Rodio (III secolo a.C.), o agli buone azioni, che cosa avere rivoltato le dure zolle?» (quid labor aut benefacta iuvant? Àitia, la raccolta di elegie di Callimaco. L’architettura dei quattro libri è poi caratte- quid vomere terras / invertisse gravis…, III, vv. 525-526), dice Virgilio a proposito del rizzata da una rete di rimandi e antitesi: i proemi del primo e del terzo libro sono toro da lavoro che, dopo tutta una vita passata a faticare per gli altri, cade a terra ful- assai ampi, a differenza di quelli del secondo e del quarto, che sono invece molto minato dalla peste, mentre i suoi occhi sembrano chiedere il perché. L’infelicità può brevi; le conclusioni del primo e del terzo libro sono di segno negativo, dedicate abbattersi da un momento all’altro sulle creature; tuttavia, la tenacia e la pazienza rispettivamente alla morte di Cesare e alle successive guerre civili (libro I), e all’epi- del contadino rimettono in moto ogni volta il ciclo della vita e nuovamente le messi demia che colpisce gli animali nel Nòrico (libro III); di segno positivo sono invece il cresceranno. finale del secondo e quello del libro IV, dove troviamo la lode della vita nei campi (libro II) e il racconto della miracolosa rinascita delle api di Aristeo (libro IV). Anche Le Georgiche sono formalmente perfette: mai la materia s’inceppa in tecnicismi o Lo stile la materia, nel corso dei libri, sembra seguire un itinerario ideale (I = cerealicoltura; formulazioni contorte. Digressioni, colori, cambi di ritmo, metafore, rendono ogni delle Georgiche II = arboricoltura; III = allevamento; IV = apicoltura) che procede gradualmente da episodio delle Georgiche vario e mosso, e i versi scivolano via quasi incredibili nella loro attività per le quali all’uomo occorre molto lavoro, verso attività in cui l’impegno perfezione, pur in presenza di un argomento apparentemente arido. Si può dire che richiesto è minore, mentre, viceversa, cresce il ruolo esercitato dalla natura. in questo poema non vi sia una sola parola sprecata; Virgilio sa ottenere gli effetti più vari e ricchi di significato grazie all’uso di metafore e personificazioni. Sa far parlare La commistione Le Georgiche, rispetto alle Bucoliche, hanno orizzonti molto più ampi (e del resto sono la natura, come se tutto fosse percorso da una vita nascosta. Nel comporre i suoi versi tra l’uomo e la natura più estese, 2188 versi): si potrebbero considerare un affresco della vita campestre, Virgilio mette a frutto anche la sua esperienza personale; non sono soltanto i libri che costruito secondo un progetto molto ambizioso e accurato. Secondo l’abitudine di Vir- lo ispirano, ma anche la sua esperienza giovanile, di quando viveva nell’amato podere gilio, la stesura dell’opera avanzò lentamente, e occorsero infatti ben otto anni perché le paterno presso il Mincio e aveva imparato a colloquiare con la natura campestre, della Georgiche fossero perfettamente rifinite come voleva l’autore. Il poeta impreziosisce il quale parla con profondo amore nelle Georgiche: «spesso anch’io, quando il contadino RIPASSA testo con la sua cultura raffinata: conosce a fondo i suoi modelli, cita luoghi lontani come mandava i mietitori nei campi biondi di messi ed essi stavano tagliando i fragili steli L’ETÀ AUGUSTEA dell’orzo, ho visto scontrarsi tra loro tutte le guerre dei venti che per ampio tratto Che rapporto i deserti dell’Africa o l’ultima Tule, fa cenno a figure e vicende della mitologia greca. instaurano i letterati Condivide, insomma, l’erudizione letteraria della maggior parte dei poeti del suo tempo sradicavano le messi gonfie di frutti e le sollevavano in aria altissime» (Georgiche I, augustei con i e rispetta i canoni estetici della poesia ellenistica, vale a dire l’accurata elaborazione vv. 316-321). modelli greci? In che stilistica (labor limae), la complessità strutturale, l’erudizione, l’allusività. Tuttavia modo si differenzia dal rapporto che il vero senso delle Georgiche non risiede in questi aspetti, pur importanti. Quello che Le Georgiche sono in realtà il poema epico della vita dei campi, in cui il fragore delle Il concetto avevano i loro costituisce l’unicità di quest’opera, in tutta la letteratura, è l’intimità e la passione con armi è sostituito dall’eroismo quotidiano del lavoro. Non sono un’opera epicurea, epicureo di fondo predecessori? cui Virgilio s’immerge nella natura e nei suoi ritmi, mostrando, più ancora che nelle ma riflettono un’idea di fondo dell’epicureismo: la vera vita, quella più bella e piena,  p. 000 Bucoliche, la profonda commistione tra l’uomo e l’ambiente. la si trascorre nell’otium, dove un uomo è con se stesso, come solo la campagna consente. Epicureo è anche il concetto di natura come forza onnipossente gover- Dalla città Alla Roma che rappresenta la cultura e il progresso, il luogo dove nascono idee nata da leggi, ma mentre la natura di Lucrezio nel De rerum natura è una macchina alla campagna nuove, si costruiscono palazzi e statue, dove insomma ha sede la civiltà umana che gigantesca e cieca, quella di Virgilio è popolata da forze invisibili. La sua opera non avanza, Virgilio sostituisce un mondo più arcaico, che esiste da secoli e continuerà a è volta a esplorare le leggi universali della natura, ma guarda alla natura così come si esistere nello stesso modo per secoli. Al ritmo della storia egli sostituisce quello della presenta all’esperienza quotidiana: «felice chi ha potuto conoscere le cause delle cose natura. L’agricoltura è un duro lavoro, ma chi ha la capacità di liberare la mente dalla e schiacciare tutte le paure sotto i piedi, il fato inesorabile, il muggito dell’avido Ache- fatica abbrutente dell’aratro riuscirà a percepire la grande energia vitale che circola nel ronte – scrive, riferendosi al poema di Lucrezio – ma felice anche chi sa riconoscere mondo e unisce uomini, animali, piante. Qui sta la felicità di chi sa vivere in armonia gli dèi agresti» (Georgiche II, vv. 490-492), Pan, Pale, il vecchio Silvano, le ninfe dei con la natura: l’uomo deve piegarla alla sua volontà, ma anche saperla rispettare, per campi. Cioè il mondo magico dell’Italia contadina. comprenderne le segrete leggi. Chi saprà farlo verrà ricompensato non solo con i frutti dei campi, ma anche con la serenità dell’anima. ■ Secondo quale criterio Virgilio distribuisce gli argomenti trattati nei quattro libri Una natura La natura cantata da Virgilio, tuttavia, non è idilliaca. La natura non è in sé buona, delle Georgiche? AIUTO ALLO non idilliaca perché è percorsa da forze possenti che possono travolgere tutto: le tempeste, per ■ Quale concetto della natura emerge nel poema? STUDIO esempio, i parassiti, o le malattie. L’uomo sfida l’ambiente e cerca con tenacia di ■ Quali sono i principali tratti stilistici dell’opera?

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4 ll canto della missione storica di Roma: LE TRAME l’Eneide Libro I (756 versi) 4.1 La genesi e la trama dell’opera L’eroe troiano Enea, in fuga da Troia, conquistata e distrutta dai Greci, si sta avvicinando all’Ita- lia. Ma Giunone gli è nemica, perché sa che il fato ha stabilito di affidare l’impero di tutti i popo- La richiesta Secondo una tradizione, Virgilio recitò le Georgiche in anteprima, ad Atella, in Campa- li a Roma anziché a Cartagine, la città che più di tutte le è cara. Perciò la dea affida a Eolo, re dei di Ottaviano nia, davanti a Ottaviano, che tornava in patria reduce dalla vittoria di Azio (settembre venti, il compito di affondare la flotta di Enea. Tutti i venti si abbattono così sulle navi troiane, del 31 a.C.) e che si era fermato lì per guarire da una tonsillite. La recita durò quattro distruggendone molte; ciò che resta della flotta è salvato da Nettuno, grazie al cui intervento Enea e i superstiti riescono ad approdare sulle rive dell’Africa. Su questa terra regna una donna, giorni; a declamare il poema si alternarono l’autore in persona e, quando Virgilio aveva Didone, fuggita dalla fenicia Tiro per scampare alle scelleratezze di suo fratello Pigmalione, la voce stanca, Mecenate. Fu in quell’occasione che Ottaviano, ormai prossimo a diven- che le aveva ucciso a tradimento l’amatissimo sposo Sichèo. Giunta in Africa, Didone aveva tare imperator con il nome di Augusto ( p. 000), volle affidare a Virgilio il compito fondato Cartagine e lì regnava da sola, dopo aver giurato che sarebbe sempre stata fedele alla di celebrare la sua dinastia in un poema epico che parlasse del mitico antenato della memoria del marito defunto. Enea e i suoi sono ospitati amichevolmente dalla regina. Intanto casata, il troiano Enea. Sembra che Virgilio meditasse già da tempo di comporre un Venere, madre di Enea, ha dato incarico a suo figlio Cupido di ispirare una travolgente passione poema sulle origini di Roma e che inizialmente avesse in mente un testo sui primi nel cuore indurito di Didone, in modo che l’eroe troiano sia protetto al meglio. Scopri le Georgiche re di Alba Longa. Tuttavia si immerse subito in quella che sarebbe stata la sua opera con la presentazione. maggiore, alla quale dedicò il resto della sua vita. Libro II (804 versi) Su invito di Didone, Enea inizia a raccontare le sue vicissitudini. La storia comincia con l’ultimo La compilazione Come di consueto, Virgilio procedette in modo sistematico e accurato; prima redasse del poema giorno di Troia. Dalle mura della città assediata si vede l’accampamento nemico deserto; solo la storia in prosa, poi iniziò a versificarla, sempre incontentabile e dedito a scrivere un grande cavallo di legno è stato lasciato sulla spiaggia (in realtà la flotta greca si è nascosta e riscrivere i versi. Non cominciò dall’inizio, ma lavorò a vari episodi della trama, dietro l’isola di Tenedo, di fronte alla costa, e il cavallo è pieno di soldati nemici). I Troiani non fondendoli poi in un’unica struttura. Approfondiva ogni dettaglio, mitologico, sto- sanno che fare del cavallo. Prima compare un finto disertore greco, Sinone, il quale assicura che rico, geografico in modo che nulla fosse casuale. Quando morì, nel 19 a.C., l’opera si tratta di un’offerta votiva agli dèi; poi, il sacerdote Laocoonte, che aveva proposto di bruciare era completa, ma mancava della revisione finale; lo dimostrano vari emistichi o il cavallo, è divorato insieme ai suoi figli da due mostruosi serpenti provenienti dal mare ( T9). RIPASSA versi incompiuti (detti tibicines, «tacconi»), che ogni tanto si trovano nel corso del La testimonianza di Sinone e la morte di Laocoonte sono interpretati come segni del favore L’ETÀ AUGUSTEA poema. Tuttavia, Virgilio aveva già dato pubblica lettura di alcuni passi e l’attesa divino: il cavallo è introdotto nella città. Nella notte, mentre tutti dormono, i Greci escono dal Come imposta per quest’opera era forte a Roma: «sta nascendo qualcosa di più grande dell’Iliade» colosso di legno e aprono le porte di Troia ai loro compagni. A Enea, appare in sogno Ettore, Ottaviano la che lo avvisa del pericolo; egli afferra le armi per un’ultima difesa, ma la città è ormai invasa. scriveva il poeta Properzio (II, 34, v. 65,  pp. 000 ss.). Lo stesso Augusto gli inviava propaganda intorno L’eroe può solo assistere sgomento alla morte di Priamo, sgozzato da Pirro (o Neottolemo), alla sua persona? Che lettere in cui chiedeva di avere qualche anteprima del testo. In punto di morte, Virgilio figlio di Achille. Davanti alla rovina, Enea decide di salvare la sua famiglia; prende sulle spalle cosa in particolare chiese ripetutamente lo scrigno in cui era contenuto il manoscritto con l’intenzione il vecchio padre Anchise, accanto ha il figlio Ascanio (o Iulo), lo segue la moglie Creusa. Riesce, vuole che sia messo Vario e Tucca furono loro a pubbli- in risalto? di distruggerlo, ma gli amici non lo permisero; però, a portare in salvo solo Anchise e il figlio, mentre Creusa scompare ( T10-T11). Tornato care l’opera postuma, per volere di Augusto, lasciandola com’era, senza nemmeno  p. 000 indietro a cercarla, incontra il fantasma della moglie, che lo esorta a salvarsi; per volontà degli completare i versi rimasti in sospeso. dèi, infatti, lo attende un nuovo destino. Così l’eroe si rifugia sui monti insieme agli altri Troiani che sono riusciti a salvarsi.

Libro III (718 versi) Enea continua la sua narrazione. I superstiti troiani sono decisi a fuggire e costruiscono del- le navi. La prima terra in cui arrivano è la vicina Tracia, dove si apprestano a fondare una cit- tà. Qui Enea, mentre strappa un arbusto da una collinetta, sente che l’albero emette parole e racconta una storia dolorosa. È la voce di Polidoro, il figlio più piccolo di Priamo, che il padre aveva mandato ospite dal re di Tracia, ma che costui aveva ucciso per impadronirsi delle sue ricchezze ( T12). Inorridito da tale prodigio, Enea fugge e si reca a Delo, a consultare l’oracolo, dove riceve la profezia di cercare l’antica patria, in cui un destino di grandezza aspetta i profu- ghi. Anchise pensa che l’antica patria sia Creta, ma i Penati (le divinità protettrici della famiglia Virgilio e Augusto e dello Stato) di Troia appaiono in sogno a Enea e gli rivelano che questa patria è l’Italia, da Jean Joseph Taillasson, Virgilio legge l’Eneide cui discendeva Dardano, il capostipite dei Troiani. Durante il viaggio l’eroe si ferma sulle isole ad Augusto e Ottavia, Stròfadi, abitate dalle mostruose Arpie, quindi presso il promontorio di Azio, in Epiro, dove in- 1787. Londra, contra Andromaca, la vedova di Ettore, e il suo nuovo sposo, il profeta Eleno, fratello di Ettore National Gallery stesso, che sono stati liberati dalla schiavitù e hanno fondato in quei luoghi una nuova città.

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I profughi raggiungono poi la Sicilia, dove vedono il Ciclope Polifemo accecato da Odisseo (Ulis- aizza la discordia tramite l’intervento della furia Aletto, che induce Amata, moglie di Latino, a se per i Romani), e dove muore Anchise. Partito di nuovo alla volta dell’Italia, Enea è colpito da nascondere per sottrarla alle nozze e spinge Turno a fomentare la guerra ( T19). Rotto una tempesta e finisce sul litorale africano. Si conclude qui il racconto in retrospettiva dell’eroe. l’accordo nuziale, si forma una coalizione di popoli italici a sostegno di Turno. Segue il catalogo delle genti italiche che accorrono in aiuto del re dei Rùtuli e i loro principali comandanti. Fra Libro IV (705 versi) questi, l’etrusco Mezenzio, feroce tiranno di Cere, ora messo al bando, con il figlio Lauso; e una guerriera, , una giovane indomita che conduce le schiere dei Volsci. La regina Didone, già ferita dalla freccia di Amore, si accende ancor più di passione davanti al racconto di Enea. Si confida con la sorella Anna, che le consiglia di cedere all’amore e deporre il lutto per il marito morto, Sichèo. Così avviene. Didone ed Enea vivono felici e la regina pensa Libro VIII (731 versi) già alle nozze. Ma il fato ha stabilito diversamente; perciò Giove invia Mercurio a ricordare all’e- Enea è indeciso sul da farsi. In un altro dei numerosi sogni profetici del poema, gli appare il dio roe la sua missione fatale e gli ordina di riprendere il viaggio. Enea è sconvolto, ma obbedisce e del fiume, Tiberino, che lo esorta a risalire la corrente per cercare aiuto. Con questo obiettivo, fa preparare la flotta; Didone se ne accorge e affronta Enea, disperata, cercando di dissuaderlo, Enea risale dunque il Tevere e giunge nel luogo dove sorgerà Roma. Lì ottiene l’appoggio di ma non riesce a piegarlo. La regina, quindi, passa dall’amore all’odio e infine si suicida gettan- Evandro, re di una piccola popolazione di Àrcadi (originari cioè dell’Arcadia, piccola regione dosi su una spada dopo aver profetizzato un eterno odio fra i Cartaginesi e i discendenti dei nel Peloponneso) stanziati sul Palatino, che gli offre quattrocento cavalieri, guidati da suo fi- Troiani, cioè i Romani ( T13-T17). glio Pallante. Enea è appoggiato, inoltre, da una coalizione etrusca formatasi contro l’odiato Mezenzio. Venere porta in dono al figlio le armi forgiate da Vulcano: fra queste, lo scudo su cui Libro V (871 versi) sono raffigurate – secondo un modulo narrativo tipico dell’epica, vedi lo scudo di Achille in Iliade XVIII, vv. 468 ss. – le future vicende di Roma. Ripresa la navigazione, Enea fa sosta in Sicilia, a Segesta, presso il re Aceste, e qui organizza splendidi giochi funebri in onore di Anchise. Il resoconto delle gare sportive occupa buona parte del libro. Mentre gli uomini stanno gareggiando, le donne, ispirate da Giunone, danno Libro IX (818 versi) fuoco alle navi per non dover ancora penare sul mare, desiderose di soffermarsi in quella terra In assenza di Enea il campo troiano si trova in difficoltà e Turno riporta alcuni parziali successi. amica. Ma nuovi sogni e presagi incitano ancora il dubbioso Enea a muoversi; così, l’eroe de- Durante una coraggiosa impresa notturna muoiono i troiani Eurìalo e Niso, leali e inseparabili cide che una parte dei profughi resti in una nuova città fondata per loro e che gli altri, con le amici ( T20). Intanto, gli Italici attaccano il muro di difesa dell’accampamento troiano e il san- navi in grado di salpare, ripartano per l’Italia. Durante il viaggio che li porta verso la loro desti- gue scorre a fiumi. Lo stesso Turno riesce a penetrare nell’accampamento nemico incalzando nazione, il nocchiero Palinuro, colto dal sonno mentre è alla guida della nave, precipita in mare gli avversari, ma questi resistono e lo costringono a indietreggiare. Turno quindi salta nel Teve- presso il promontorio che da lui prenderà nome. re con tutta l’armatura e riesce a nuotare sino al suo accampamento.

Libro VI (901 versi) Libro X (908 versi) Giunto in Italia, sul litorale campano, Enea si reca a Cuma a consultare la Sibilla, profetessa Al ritorno di Enea con i suoi alleati si riaccendono gli scontri. Nel folto della mischia Turno uc- ispirata dal dio Apollo, per chiederle di accompagnarlo nel Regno dei morti (si tratta della cide in duello il giovane Pallante e gli sottrae il balteo (una cinghia che i Romani portavano a cosiddetta catàbasi, ossia, in greco, discesa infernale). Per entrare nel Regno degli Inferi, la cui tracolla per appendervi la spada), che poi indossa come spoglia a ricordo della propria vittoria porta si apre presso il lago Averno, Enea dovrà trovare e raccogliere nel bosco un ramo d’oro, il ( T21). Enea, a sua volta, uccide il giovane Lauso ( T22) e il padre Mezenzio che, disperato per solo che può fare spalancare la via verso la terra dei morti ( T18). Così avviene. Accompagnato la morte dell’amato figlio, ha osato affrontarlo faccia a faccia. dalla Sibilla, Enea scende tra i morti; il nocchiero infernale Caronte lo traghetta oltre il fiume Acheronte, qui il cane Cerbero viene addormentato dalla Sibilla. Prima di varcare il fiume, at- traversando la schiera dei morti rimasti insepolti, Enea incontra l’ombra dello sventurato noc- Libro XI (915 versi) chiero Palinuro. Oltre l’Acheronte, nella sede riservata ai suicidi, vede Didone, che rifiuta le sue Dopo la strage del giorno precedente si stipula una tregua per seppellire i morti. I Troiani ren- scuse e si allontana da lui in silenzio. Dopo aver attraversato vari luoghi degli Inferi l’eroe giun- dono solenni onori funebri alla salma di Pallante prima di restituirla al padre, il vecchio Evan- ge quindi nei Campi Elisi, luogo dei beati, dove il padre Anchise gli mostra quelli che saranno dro, che chiede vendetta. La guerra si riaccende. Ora i Troiani e i loro alleati sono all’attacco e i discendenti della sua stirpe e i protagonisti della futura storia romana: Camillo, gli Scipioni, si avvicinano a Laurento, la capitale del regno di Latino. Durante una battaglia è uccisa anche Catone e tanti altri, che attendono di nascere un giorno. Alcuni versi commoventi sono dedica- Camilla, che combatte coraggiosamente ( T23). Poi cala la notte. ti al nipote e genero di Augusto, Marcello, prematuramente scomparso nel 23 a.C. Al termine dell’incontro, Enea e la Sibilla tornano sulla terra passando attraverso la Porta dei sogni. Libro XII (952 versi) Libro VII (817 versi) Ormai le sorti della guerra sembrano decise. Latino e la stessa regina Amata supplicano Turno di cedere. Turno accetta di battersi con Enea: il vincitore sarà re dei due popoli uniti, ma la ninfa Oltrepassato il Circeo, Enea approda alla foce del Tevere, dove regna il re Latino. I presagi indi- Giuturna, sorella del re rutulo, spinta da Giunone, riesce a vanificare anche questa soluzione. cano che quella è la terra predestinata. Il re Latino a sua volta, per conoscere la volontà degli Si riaccendono gli scontri e la regina Amata, ritenendo Turno già morto, si uccide. Quando è dèi, si era recato nel bosco sacro di Fauno, dove una voce gli aveva detto di dare sua figlia Lavi- ormai certo il successo dei Troiani, Giunone rinuncia a contrastarne ancora la vittoria; Turno nia in sposa a uno straniero. Si stringe così un patto tra i Troiani e Latino, che si impegna a dare accetta di battersi con Enea ed è da questi atterrato. Alle sue parole supplichevoli Enea esita Lavinia in moglie a Enea. Lavinia, però, era già stata richiesta in moglie da Turno, re della popo- a ucciderlo, ma, quando scorge il balteo di Pallante attorno al petto del nemico, lo trafigge. lazione locale dei Rùtuli, subentrato al padre Dauno che aveva abdicato in suo favore. Giunone L’anima di Turno vola via dal corpo e scende tra i morti ( T24).

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4.2 I modelli

Il più grande Nell’Eneide Virgilio si confronta con il più grande dei modelli, Omero. Questo appare dei modelli: Omero evidente già dalla struttura dell’opera, che, infatti, è concepita per racchiudere in una sola narrazione la traccia di entrambi i poemi omerici: i primi sei libri sono ‘odis- siaci’ (raccontano le peregrinazioni di Enea e l’arrivo nella nuova patria), i secondi ‘iliadici’ (raccontano la guerra contro i Latini). Virgilio costruisce inoltre una serie di episodi che richiamano direttamente i poemi omerici: il racconto delle proprie peregrinazioni, che Enea fa nella reggia di Didone, per esempio, riecheggia quello di Odisseo presso la corte del re dei Feaci Alcinoo; i giochi funebri per Anchise ripro- ducono quelli per Patroclo (nel XXIII canto dell’Iliade); la discesa di Enea nell’Ade s’ispira all’incontro di Odisseo con le anime dei morti nell’Odissea; la descrizione (èkphrasis) dello scudo di Enea è derivata da quella dello scudo di Achille nel XVIII canto dell’Iliade. Vi sono sogni, concili degli dèi, tempeste, scene di battaglia, insom- ma tutte le situazioni più tipiche della tradizione omerica, cui si aggiungono, spesso, allusioni a singoli versi omerici.

Non solo Omero: Tuttavia, per tanti aspetti, i poemi omerici sono lontani dall’opera di Virgilio. L’Iliade Apollonio, Ennio, e l’Odissea veicolavano l’intera cultura di un mondo arcaico e tribale, percorso da Nevio passioni ed energie primitive; inoltre, erano stati composti oralmente e destinati alla storia come digressione (essenzialmente sotto forma di predizione del futuro nel libro Il popolo dei Latini recitazione degli aedi davanti a un uditorio. La civiltà di Virgilio è immensamente VI), mentre per Nevio ed Ennio il racconto storico era stato preponderante. Come Francesco de Mura, lontana da quella omerica; è anzitutto una civiltà della scrittura, erede di una raffinata i due poeti arcaici, però, Virgilio persegue un intento celebrativo e nazionalistico, Latino accoglie Enea tradizione letteraria sia greca sia latina. Per questo, è scorretto vedere dietro l’Eneide il e offre in sposa sua andando quindi incontro a quelle che dovevano essere le sollecitazioni e le aspettative figlia Lavinia, solo modello omerico. Virgilio guarda anche ad altri modelli: dal poema ellenistico di di Ottaviano. La ripresa di una tale varietà di modelli rientra nella tecnica ellenistica, XVIII secolo. Apollonio Rodio (le Argonautiche) il poeta prende spunto per introdurre il motivo e in particolare neoterica (assorbita dall’autore in gioventù), dell’arte allusiva, per Collezione privata della passione di Didone (in Apollonio era Medea innamorata di Giasone), inserendo cui, dietro ai versi del poeta, il lettore colto poteva intravedere una catena di modelli così nell’epos il tema amoroso. Da Nevio ed Ennio, gli epici latini dell’età arcaica, Vir- letterari variati e innovati, in una sorta di gara d’abilità. gilio eredita invece l’intreccio del mito con la storia, pur rovesciandone il rapporto: nel remoto passato del mito, che costituisce la materia del poema, Virgilio introduce la 4.3 I personaggi e il valore politico L’Ade Jan Brueghel il Giovane, Gli eroi omerici non si pongono dubbi o tormenti: sono completamenti immersi nell’a- Personaggi Enea e la Sibilla zione, in cui dispiegano le loro gigantesche passioni. Esprimono un mondo individua- senza precedenti nell’Oltretomba, listico, in cui ognuno è solo con se stesso davanti al suo destino. L’epos omerico inoltre 1630 circa. New York, è oggettivo: racconta cioè gli eventi secondo una prospettiva esterna, a cui il mondo Metropolitan Museum of Art interiore, i sottili risvolti psicologici, sono estranei. L’orizzonte dell’Eneide è invece completamente diverso; si può dire che con quest’opera Virgilio realizzi ancora una volta qualcosa di assolutamente originale, fondando un nuovo modo di interpretare la poesia epica, che diverrà, a sua volta, il modello per ogni poema epico successivo. L’eroe, Enea, è tutt’altro che un uomo proiettato nell’azione e non è affatto solo. Sulle sue spalle grava la responsabilità di fondare un nuovo ordine del mondo, secondo il volere del fato. Perciò continuamente su di lui intervengono le voci degli dèi, dei Penati (le divinità patrie), dei morti, con sogni e presagi: il suo compito è seguire una via già tracciata da altri. Vorrebbe amare Didone, ma non può; vorrebbe morire combattendo a Troia, ma non può. Deve andare avanti ed è completamente dedito al suo dovere, al quale sacrifica il resto. È saldo d’animo, coraggioso in battaglia, ma esprime anche l’humanitas ormai radicata nella cultura latina; sa ascoltare gli altri, si apre all’amicizia, è leale, sa vedere le sofferenze e quando può le soccorre.

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Il valore Nessuno dei personaggi dell’Eneide è davvero barbaro e inumano, neppure il cru- Iulia ritorna in alcuni passi che l’autore ha cura d’incastonare nel testo, come quello dell’humanitas delissimo Mezenzio che, quando affronta la morte nel duello con Enea, lo fa gonfio in cui, nei Campi Elisi, Anchise mostra a Enea le anime di quelli che saranno i suoi di sofferenza per l’uccisione del giovane figlio: «perchè vuoi farmi paura, crudele? discendenti sino a Cesare. C’è in questo una visione provvidenziale della storia: Troia Uccidendo mio figlio hai trovato l’unico modo di uccidere anche me» (… quid me bruciò perché fosse fondata Roma; Enea fu prescelto perché da lui avesse origine una erepto, saevissime, nato / terres? Haec via sola fuit qua perdere posses, Eneide X, stirpe nel Lazio e su questa un giorno regnasse Augusto. vv. 878-879). La percezione del male che incombe e la solidarietà che l’uomo prova per l’altro, tratti tipici dell’humanitas greco-romana, si manifestano nell’Eneide in L’Eneide è percorsa, però, pur in questo quadro grandioso, da un sentimento tipi- Una malinconia versi mirabili, palpitanti, come quello di Didone che accoglie Enea nella reggia di- camente virgiliano, una malinconia sottile che è propria della sensibilità del poeta: sottile cendo «non sono inesperta del male, so aiutare gli infelici» (non ignara mali miseris c’è la percezione della precarietà della vita, del dolore e della morte che incombo- succurrere disco, I, v. 630), con quel senso di dolente umanità che ha reso questo no. Quante giovani vite stroncate, Pallante, Lauso, Camilla, Eurialo, Niso, Palinuro, poema «una delle opere più ricche di eterno conforto e di eterno significato per Creusa, la dolce prima moglie di Enea scomparsa durante il saccheggio di Troia, e l’umanità» (Ettore Paratore). tanti altri, perchè Enea potesse un giorno sposare Lavinia. Nel poema si avverte la pietà per queste esistenze finite anzi tempo, quasi un pianto continuo per tutto il male Enea, espressione Certo Enea non ha la passione bruciante di Achille per la gloria, per la quale è capace che spezza la gioventù e la gioia: sunt et mentem mortalia tangunt (si della civiltà romana di mettere in gioco la vita in un istante eroico di splendore; in lui si può scorgere piut- potrebbe tradurre «il mondo è tutto un pianto, e le sofferenze umane commuovono tosto il conflitto di un’anima che anela alla pace, ma che è costretta a battersi fino alla le menti», I, v. 462). Il poema trabocca di pietà per la sofferenza di chi muore, ma la giustificazione di tanto soffrire si trova nella grandezza di Roma e nella sua missio- LE PAROLE DELLA pace, che arriva solo alla fine, con la morte di Turno, quando le genti italiche poterono CITTADINANZA fondersi in un solo crogiolo che sarà la culla di Roma. In questo eroe epico che ha ne di portare la pace tra i popoli. Questo è il messaggio ideologico del poema, che si p. ??? contraddizioni ed esitazioni si può vedere l’influsso della tragedia greca (che aveva concretizza in espressioni solenni, come quelle che l’ombra di Anchise pronuncia nei aperto la via all’analisi della personalità) e del poema di Apollonio Rodio, ma Enea è Campi Elisi: «tu, o Romano, ricordati che devi reggere il dominio sui popoli, / queste soprattutto espressione di una civiltà autenticamente romana. Anche i suoi nemici, i saranno le tue arti, imporre la pace, / risparmiare chi cede e debellare i superbi» (tu giovani italici, campestri e selvaggi, tra cui figura anche un’amazzone latina, Camilla, regere imperio populos, Romane, memento, / hae tibi erunt artes, pacisque imponere sono ben lontani dai personaggi luminosi di Omero, che erano re e figli di dèi. Sono morem, / parcere subiectis et debellare superbos, VI, vv. 851-853). Enea non può quindi uomini venuti dai boschi e dai campi dell’umile Italia (humilis Italia), la cui forza non permettersi di cedere alle sue passioni e ai suoi desideri. sta nello splendore delle ricchezze di Micene o di Troia, ma nella natura semplice e generosa, nella collettività concorde in cui Latini ed Etruschi mostrano la loro vera qualità, tutta umana e non eroica.

La pietas di Enea Enea incarna inoltre un valore tipicamente romano e Virgilio ha cura di presentarlo come tale: è pius, cioè dotato di pietas, la qualità per eccellenza del vir Romanus. Il protagonista dell’Eneide è infatti rispettoso verso gli dèi e possiede un innato senso del dovere, che lo spinge ad accettare il piano stabilito per lui dal fato. Enea porta sulle spalle il padre infermo quando fugge da Troia, prepara un regno per i suoi figli sposando una donna straniera che non ha mai visto. È definito sovente con l’epiteto pater: è il pater , a sua volta pater familias come era stato il vecchio Anchise prima di lui e come sarà dopo di lui il piccolo Iulo, in una catena ininterrotta che ar- riva sino ad Augusto. Lavinia, la sua sposa nel Lazio, è l’opposto di Elena in Omero: quella, sfolgorante di bellezza, era fuggita di casa per seguire il suo amore, mentre Lavinia è modesta e mansueta, il prototipo della matrona romana ideale, e si presta a generare quelli che saranno i re della città di Alba Longa, piccola, ma destinata a un futuro glorioso.

L’intento politico: L’Eneide è anche il poema in cui viene celebrata per la sua antica, nobile e divina il destino di Roma ascendenza la gens Iulia, cui apparteneva Ottaviano Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare: da una dea, Venere, nasce Enea, e dal figlio di Enea, Iulo (o Ascanio), ha origine la stirpe che, dopo innumerevoli generazioni, darà origine ai Romani. La profondità e l’antichità del legame mitico e storico che viene in tal modo istituito con Troia dà Le origini di Roma lustro alla famiglia regnante e contribuisce a legittimarne il potere. La lode della gens L’arrivo di Enea e Ascanio in Italia, II secolo a.C. Londra, British Museum

34 35 L’età augustea LE PAROLE DELLA CITTADINANZA Il dolore di Didone Quello che Enea non ha, cioè la passione, riempie invece l’altro grande personaggio per una causa del poema, protagonista di un intero libro (il IV): Didone. Questa donna piena di più grande Imperium generosità e di amore viene abbandonata inesorabilmente da Enea, nel momento in cui l’eroe è richiamato al suo compito dagli dèi. Tutto il suo infinito dolore si tra- T13-T17 p. 000 duce in un suicidio pubblico e tremendo, accompagnato dalle maledizioni per Enea La missione Nell’Oltretomba Enea riceve dal sto è illimitato nel tempo: è a vita, perché dall’aucto- e per la sua stirpe. Quando poi l’eroe incontra l’ombra della donna nell’Ade e cerca dei Romani padre Anchise una solenne inve- ritas del principe, una sorta di superiorità carismatica di placarla (libro VI), Didone non risponde e ritorna nei Campi Elisi senza neppure stitura. Compito dei suoi discen- conferitagli dagli dèi. Di nuovo, questo aspetto del voltarsi, accanto all’amato primo marito Sichèo, al quale la lega l’amore anche nella denti sarà dominare e guidare tutti gli altri popoli, con potere di Augusto sembra accomunarlo alla rappre- terra dei morti. Come quelle di Enea, anche le sofferenze di Didone hanno però uno pietas e clementia. È quanto espresso nell’apostrofe ai sentazione del popolo romano in Eneide I, v. 279, scopo: fondare l’odio eterno tra Roma e Cartagine, nella guerra che diede a Roma futuri Romani in Eneide VI, v. 851: tu regere imperio po- quando Giove, portavoce del fato, garantisce di aver il potere sul Mediterraneo. In questo modo il mito fornisce l’eziologia (cioè il motivo pulos, Romane, memento. concesso ai Romani un imperium sine fine. originario) della lunga e profonda inimicizia storica fra le due grandi potenze del L’idea dell’imperium come un di- Mediterraneo: Roma e Cartagine. Prerogativa Nel verso citato, il dominio di Imperium e Roma è allo stesso tempo giusti- ‘imperialismo’ ritto dei Romani sul resto del del potere mondo esaspera l’uso di indicare Gli altri personaggi Tutti i personaggi dell’Eneide, anche quelli secondari, sono dotati di una loro ben ficato ed esercitato attraverso per metonimia, con l’espressione imperium populi definita psicologia; se Enea non può permettersi di dare sfogo alle sue passioni, altri l’imperium. Il termine indica la qualifica legale che Romani, l’insieme dei territori soggetti a tale impe- lo possono fare. Lo fa l’ostinata e ribelle regina Amata, che non vuole cedere la figlia autorizza un magistrato a esercitare il potere sui suoi subordinati. Nell’età repubblicana, i magistrati con rium. Quest’accezione è la stessa alla base del concet- T24 p. 000 carissima a uno straniero, a un profugo, e fa di tutto per evitarlo; o Turno stesso, to di ‘impero’ oggi più comune, ossia una forma sta- pieno di orgoglio e fierezza; o lo scaltro e subdolo Sinone, che aiuta i Greci a trarre in imperium godono di poteri simili a quelli che, un tem- po, erano stati propri dei re, anche se entro la durata tale che racchiude al suo interno una pluralità di inganno i Troiani, o, ancora, i fieri e coraggiosi guerrieri che partecipano alla guerra. popoli, regioni ed etnie. Nonostante la definizione Vi è la dolcezza del vecchio Evandro; il dolore infinito di Priamo che vede un figlio del mandato e nella misura fissata dalla legge. L’im- perium consente al suo detentore di comandare un canonica preveda che un impero sia gestito da un sgozzato sotto i propri occhi; la ferocia di Neottolemo; vi sono scene collettive di esercito in battaglia, disporre delle risorse economi- comando centrale con a capo un sovrano, oggi ten- terrore o di esultanza. che e, in alcuni casi, ordinare arresti ed esecuzioni; a diamo a usare questo termine per definire qualsiasi Roma, magistrature dotate di imperium progressiva- organizzazione dai confini sovrannazionali dotata di Un filo ininterrotto Il poema è percorso ininterrottamente da un filo di emozioni sempre diverse, in un mente maggiore sono i pretori, i consoli, il dittatore. una rigida struttura gerarchica: si può parlare, così, di di emozioni ritmo continuo e variegato. Il libro II, che racconta la presa di Troia, è altamente Oltre i confini dell’Italia, i governatori delle diverse imperi economici, come quelli delle multinazionali, e drammatico, pieno di dolore, con tinte terribili, in cui dalla gioia per l’assedio tolto si province esercitano a loro volta l’imperium sui provin- di imperi criminali, quali i cartelli della droga. Se poi passa subito dopo al dolore e al terrore del saccheggio; il libro IV è tutto occupato dalla ciali, che in questo caso subiscono un dominio totale. si accentua l’aspetto della subordinazione di alcune passione di Didone, descritta in tutte le sue sfumature, dalla gioia alla disperazione, Su un piano collettivo, infine, nei decenni in cui Roma componenti di un ‘impero’ rispetto alle altre, ci si av- mentre il nero cono della morte si proietta su di lei; il libro VI, con la discesa di Enea conquista il Mediterraneo si sviluppa un concetto più vicina alla categoria di ‘imperialismo’, termine del nel mondo dei morti, è pieno di un senso magico e arcano della morte e del mistero; ampio di questo termine: il popolo romano, in virtù lessico politico che indica la tendenza di singoli po- uno squarcio quasi bucolico è dato invece dalla descrizione del regno del saggio e pa- della sua superiorità etica e militare, gode per ‘diritto poli a considerarsi superiori agli altri e a pretendere cifico Evandro sul Palatino (libro VIII), la cui pace però è precaria, perché la guerra di nascita’ dell’imperium sugli altri popoli. l’egemonia su di essi. Ciò spiega perché al giorno e la morte inseguono l’uomo anche lì, e il giovane e puro Pallante appare quasi come d’oggi, diversamente che per Virgilio, il concetto di una vittima sacrificale che verrà mandata a morire. ‘impero’ sia avvertito come per lo più negativo. An- L’imperium Nella prima delle accezioni elen- che nella cultura popolare, non è un caso che sia sta- L’Eneide, in definitiva, è un poema in cui confluiscono le emozioni e la memoria della di Augusto cate, l’imperium permane anche to scelto proprio il nome ‘Impero’ per incarnare il tradizione epica greca, anche se il grande modello di Omero viene profondamen- nel passaggio al principato. Al male assoluto in una nota saga cinematografica. te rinnovato e riletto con gli occhi della civiltà romana e della personale, raffinata, princeps, nel 23 a.C., il senato conferisce l’imperium sensibilità di Virgilio. È dunque qualcosa di classico e di nuovo nello stesso tempo. proconsulare maius et infinitum, formula giuridica che, nei fatti, designa un potere assoluto. Così, infatti, Au- CITTADINANZA E COSTITUZIONE gusto ha il diritto: di governare qualsiasi regione con- Apri il link e approfondisci trollata da Roma, con un’autorità superiore a quella il tema dell’imperialismo dei governatori locali; di gestire tutti i fondi i pubblici; in epoca moderna. di emanare decreti; di comandare l’intero esercito Rispondi quindi alle domande. ■ Chi commissionò l’Eneide e perché? Come ci lavorò Virgilio? Come infine venne pubblicata? romano. L’ultimo potere gli conferisce anche il titolo In cosa consiste l’imperialismo? AIUTO ALLO ■ Che cosa recupera l’Eneide dai poemi omerici? In che cosa invece se ne differenzia? di imperator, che durante l’età repubblicana era inve- ce concesso dai soldati a un generale vittorioso. Oltre Ritieni che esistano ancora forme di imperialismo STUDIO ■ Quali sono le principali caratteristiche di Enea? nel mondo contemporaneo e se sì, in quali ambiti? che nello spazio e nel prestigio, l’imperium di Augu- ■ A che cosa è dovuta la malinconia che percorre il poema?

36 37 L’età augustea 2 L’Omero latino: Virgilio

La creazione poetica 5 Lo stile di Virgilio Virgilio e le muse Clio e Melpomene, La perfezione Se c’è una perfezione nel verso latino, Virgilio la raggiunge. Nessuno in tutta la let- mosaico romano del verso teratura latina fu in grado di scrivere esametri così belli, intensi, musicali, in cui da Sousse (Tunisia), alla perfezione formale e all’armonia del suono si unisce un messaggio profondo. III secolo d.C. Lucrezio, solo una generazione prima, scriveva versi di sublime potenza, ma il suo Tunisi, Museo Nazionale del Bardo esametro conteneva ancora qualcosa di primitivo e di rude. In Virgilio questo non avviene: certamente la scuola dei neòteroi influì molto nella costruzione armoniosa e nella levigatezza dei versi, però rispetto a questi poeti Virgilio evita ogni indugio sui particolari formali.

Uno stile che varia Naturalmente lo stile di Virgilio varia a seconda dell’argomento; nelle Bucoliche (e in parte nelle Georgiche) c’è uno stile che gli antichi grammatici chiamavano humilis: frasi brevi, parole non solenni anche se non quotidiane, un’aggettivazione misurata, la ricerca voluta della semplicità. Nell’Eneide invece lo stile cambia, diventa sublime (sempre secondo la definizio- ne antica), squillante, solenne. Quello di Virgilio è il latino classico dell’età d’oro, l’equivalente poetico di ciò che Cicerone era stato nella prosa; egli mette al ban- Altre caratteristiche dello stile virgiliano sono l’uso moderato ma sempre incisivo L’uso degli aggettivi do gli arcaismi (come i genitivi in -ai anziché -ae), salvo in alcuni luoghi in cui degli aggettivi, la raffinatezza delle metafore e la capacità di alternare descrizioni consapevolmente li adotta, nell’Eneide, per conferire a certi passi un andamento ampie ed estese con immagini fulminee, evocative: per esempio, nella scena terribile solenne e arcaico. Sempre nell’Eneide compaiono talvolta dei composti (secondo la in cui Neottolemo uccide prima Polite, sotto gli occhi del padre Priamo, e poi Priamo tradizione dell’esametro latino, da Ennio a Lucrezio), come armipotens o velivolus, stesso, il vecchio re disperato scaglia contro il nemico «una lancia fiacca» (telum im- ma parcamente; le parole quadrisillabiche, con la loro gravità, che appesantisce il belle, si nota l’accostamento dell’aggettivo imbelle al nome dell’oggetto inanimato), verso, in genere sono evitate. Altri elementi arcaici ed epici sono la desinenza in che rimbalza sullo scudo con un suono roco (rauco aere), quasi di una voce strozzata, -ere del perfetto (prevalente su -erunt) e l’uso di forme pronominali desuete come e resta «inutilmente» (nequiquam) appesa all’umbone dello scudo; poi Neottolemo olli per illi e quis per quibus. Tuttavia, si tratta di una semplice coloritura che com- trascina il vecchio «tremante» (trementem) verso l’altare, gli afferra i capelli con la pare quando Virgilio intende conferire al passo un tono di epica solennità. Anche sinistra e con la destra alza la spada facendola luccicare (coruscum ensem), mentre dell’allitterazione, strumento principe della poesia latina arcaica, Virgilio fa un uso Priamo scivola sul sangue sparso del figlio (multo lapsantem sanguine nati); infine lo abbastanza moderato. trafigge. Virgilio condensa la sventura di Priamo in una decina di versi soltanto (II, vv. 544-553), che esprimono con forza la drammaticità della scena. Questo è il suo La fluidità Se in genere la versificazione antica tendeva a fare coincidere la pausa ritmica (fine abituale modo di procedere, con estremo risparmio narrativo, ma con una potenza della versificazione verso) con quella sintattica (fine di una frase o di una parte di essa), Virgilio con espressiva che non ha eguali. grande scioltezza fa fluire i suoi esametri, uno dietro l’altro, senza monotonia né pesantezze, non di rado dilatandoli (attraverso la figura dell’enjambement) fino al Si è già detto della sensibilità del poeta che pervade il poema, ma vale qui la pena di La narrazione verso successivo. Specialmente nell’Eneide, poema pieno di discorsi, prodigi e inter- rilevare che essa si avverte particolarmente in quello che è forse uno degli aspetti più soggettiva venti soprannaturali (come voleva la tradizione epica), Virgilio sa essere eloquente, caratteristici dello stile dell’epica virgiliana, ossia la narrazione soggettiva, che si mani- senza mai cadere nel prolisso. festa non solo nella presenza diretta del poeta, nei suoi numerosi interventi personali (come quando Virgilio si rivolge direttamente a Didone disperata con un’apostrofe, Le figure retoriche Del resto, egli usa sapientemente tutte le regole della retorica, ma quasi nascondendole IV, vv. 408-412, o quando condanna l’assassinio del giovane Polidoro, compiuto da T12 p. 000 anziché esibirle. Uno dei segreti del verso di Virgilio è il sapiente ordine delle parole colui al quale il ragazzo era stato affidato dal padre Priamo, III, vv. 56-57), ma anche all’interno del verso, sia per suono sia per posizione. Una delle sue figure retoriche nel dare voce ai singoli personaggi e ai loro sentimenti (per esempio, quando Enea preferite è il chiasmo, che, pur alterando l’ordine naturale delle parole, le ricompone sta lasciando Cartagine, si dice che abbandona le «dolci terre», IV, v. 281) e nel lasciare in una struttura equilibrata, come, per esempio, avviene in un passo particolarmente che il racconto si arricchisca in tal modo di nuove prospettive e punti di vista. drammatico del quarto libro dell’Eneide, in cui viene descritta la disperazione di Anna, sorella di Didone: unguibus ora soror foedans et pectora pugnis («deturpando ■ In che cosa si differenziano lo stile delle Bucoliche e quello dell’Eneide? la sorella il volto con le unghie e il petto con i pugni», IV, v. 673), dove i termini un- AIUTO ALLO ■ Quali sono le figure retoriche più ricorrenti nell’ ? A quale scopo sono impiegate? guibus ora – pectora pugnis (abl. - acc. / acc. - abl.), che aprono e chiudono il verso, Eneide STUDIO costituiscono appunto un efficace chiasmo. ■ In quali punti del poema emerge una narrazione di tipo soggettivo?

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6 L’Appendix Vergiliana 7 Un poeta venerato fin da subito

Un problema Sotto il nome di Virgilio è tramandato un gruppo di brevi composizioni noto come Già in vita Virgilio godette di somma fama e divenne un punto di riferimento fonda- Una sorta filologico aperto Appendix Vergiliana. L’autenticità di queste opere è molto sospetta e le posizioni dei mentale per la cultura romana, fonte di ispirazione per tutti i poeti epici successivi. di divinizzazione critici divergono su un punto che è tra i più controversi della filologia classica. Alcuni Nel I secolo d.C. il politico e poeta Silio Italico acquistò il terreno ove tuttora si trova critici negano in blocco l’autenticità virgiliana dell’Appendix e pensano che questo la tomba di Virgilio, ai piedi della collina di Posillipo a Napoli (vicino al luogo in VIAGGIO NEL TEMPO piccolo corpus sia frutto di imitatori; altri ritengono possibile che alcune composizioni cui oggi sorge quella di Giacomo Leopardi) e ne fece un luogo di venerazione, dove p. ??? risalgano al periodo giovanile di Virgilio. secondo la leggenda sostò in raccoglimento anche san Paolo. Sebbene l’urna conte- nente le sue ossa fosse stata trafugata dai Normanni nel XII secolo, i Napoletani gli Il Culex Si tratta di componimenti di vario argomento e vario metro, nei quali sono ricono- tributarono un vero e proprio culto e ne fecero il secondo patrono della città. Molto scibili i tratti tipici della poesia neoterica: brevità, erudizione, scelta di argomenti diffusa era la pratica delle Sortes Vergilianae, una forma di bibliomanzia, con cui si marginali e ricercati, oltre che una versificazione dotta. Tra questi testi merita men- cercava di predire il futuro aprendo a caso un volume di una delle sue opere; sembra zione il Culex, ovvero «Zanzara», un poemetto (414 esametri) in cui la protagonista che già l’imperatore Adriano vi facesse ricorso (le Sortes Vergilianae sono citate ancora è una zanzara, che con la sua puntura risveglia un pastore in procinto di essere morso in epoca moderna, in opere di scrittori come Robert Louis Stevenson, 1850-1894, e da un serpente velenoso. Ignaro del pericolo scampato, il pastore schiaccia la zanzara Graham Greene, 1904-1991). e riprende a dormire; in sogno gli compare però il fantasma dell’insetto, che lo rim- provera della sua ingratitudine, descrivendogli anche, paradossalmente, l’Ade in cui Se gli antichi lo consideravano un vate onnisciente, gli autori cristiani gli attribui- Profeta si trova. Al risveglio il pastore, pentito, decide di costruirle una piccola tomba con un rono un ruolo di profeta, soprattutto a motivo del famoso passo dell’egloga IV delle nel Medioevo epitafio per ricordare l’accaduto. L’opera, in sostanza, è un piccolo scherzo poetico, Bucoliche, in cui si preannuncia la nascita di un bambino destinato a riportare l’età composto sulla scia degli epilli ellenistici, ovvero i brevi e dottissimi poemi epici a dell’oro ( p. 000). Nel Medioevo intorno alla figura di Virgilio potente mago fiorì tutta sfondo mitologico che Catullo aveva reinterpretato nel famoso carme 64. una serie di leggende; una di esse lo voleva creatore della famosa Bocca della Verità romana, che avrebbe mascherato gli adulteri, un’altra lo faceva inventore di automi, Le altre opere Le altre opere dell’Appendix sono: l’Aetna («L’Etna», 645 esametri), un poemetto in una terza lo vediamo liberare, come Aladino, una sorta di genio della lampada... epico-didascalico sul vulcano omonimo e la sua natura; la Copa («Ostessa»), una divertente operetta su un’ostessa che attira i clienti nel suo locale campagnolo; infine Se Dante lo sceglie come guida in quanto suo maestro e autore preferito («degli altri Tra passato la Ciris («Airone»), un epillio mitologico su Scilla, la figlia del re Niso di Megara, poeti onore e lume», dice di lui, Inferno I, v. 81) molto gli devono anche Ariosto e presente… che procurò la morte del padre tagliandogli un capello fatato per amore di Minosse. (basta pensare all’episodio di Cloridano e Medoro nel Furioso, evidente rivisita- Vi sono poi alcune elegie dedicate a Mecenate, epigrammi e carmi priapei (ovvero zione di quello di Eurialo e Niso) e soprattutto Tasso, a partire dallo stesso incipit carmi di contenuto osceno dedicati a Priàpo, un dio protettore dei campi). della Gerusalemme liberata (Canto l’arme pietose e ’l capitano / che ’l gran sepolcro liberò di Cristo). Boccaccio prese a modello l’Eneide per la sua Teseida, Geoffrey L’Appendix Vergiliana Chaucer (1343-1400) per The House of Fame (racconto onirico in cui immagina di Sebastiano del Piombo, ritrovare il poema virgiliano inciso su una placca di bronzo), Pierre de Ronsard per Scilla taglia i capelli la Franciade (1572), poema epico celebrativo sulla nascita della nazione francese, a Niso, 1511 circa. Roma, Villa Farnesina rimasto incompiuto.

L’episodio di Didone ispirò, tra gli altri, Christopher Marlowe alla fine del Cinquecento …modello (, Queen of Carthage) e, nel Settecento, Metastasio, la cui insuperabile fu messa in musica da diversi compositori, tra cui Purcell ( p. 000), Galuppi, Hasse, Traetta, Piccinni, Paisiello e Mercadante. Nella traduzione in versi dell’Eneide si cimentò anche William Morris (1875), il grande architetto e designer vicino ai Preraffaelliti (che da Virgilio trassero ampia ispirazione). Quanto alle Bucoliche, sono alla base del mito dell’Arcadia, che tanto peso ebbe nella cultura letteraria e artistica europea dal XVI al XVIII secolo, mentre le Georgiche, con la loro umile poesia campestre, costituiscono il modello delle Myricae pascoliane (1891). Il mito di Virgilio continua a rinnovarsi di secolo in secolo. Nel 1938 il poeta diventa il protagonista del romanzo psicologico Der Tod des Vergil, «La morte di Virgilio», di Hermann Broch: Virgilio, sul punto di morire, riflette con angoscia e introspezione – tipicamente novecentesche – sul destino dell’umanità e sul senso profondo della poesia e dell’arte.

40 41 VIAGGIO NEL TEMPO 2 L’Omero latino: Virgilio

zio, originario proprio della città campana, il sepolcro cima da una cornice dorica (c) e da una coppia di gra- di Virgilio era «il tempio» di un nume della poesia, al ziose volute (d). Un’iscrizione sulla fronte del cippo re- quale chiedere ispirazione. cita «Giacomo Leopardi» (e). La tomba di Virgilio Un altro autore del I secolo d.C., Silio Italico, era ancora più estremo nella sua idolatria di Virgilio: non pago di Il culto delle tombe dei grandi uo- Le tombe imitarne lo stile ai limiti del plagio, aveva trasformato mini del passato è un fenomeno e il culto dei grandi defunti dei grandi le sue ville in musei virgiliani, ricche di cimeli legati alla in Italia costante nel tempo e nello spazio. persona del Mantovano, celebrava l’anniversario della La tomba di Dante a Ravenna, per nascita di Virgilio con più enfasi del proprio complean- esempio, ha per la cultura italiana lo stesso valore sim- no, e anche lui faceva religiosamente visita al sepolcro bolico che doveva avere il sepolcro di Virgilio nella A Napoli, lì dove la collina di Posilli- ci piace pensare che lo sia. In sé, presenta una struttura del poeta, che venerava come un tempio (Plinio il Gio- Roma imperiale. In modo simile, a Roma, il Pantheon, Un sepolcro po si congiunge alla spiaggia di piuttosto usuale per un sepolcro di quell’epoca: è vane, Epistulae III, 7). Anzi, arrivò persino a comprarsi la ospitando la tomba di Raffaello, è diventato a suo di età augustea Mergellina, una macchia verde cre- composta da un massiccio podio quadrangolare (1) su tomba di Virgilio, per poterla vantare come possesso modo un tempio al nume dell’arte. sce sul ciglio più basso del colle. cui poggia una torre cilindrica (2). Le urne con le cene- personale! Ugo Foscolo, nel suo poemetto Dei sepolcri, ha espres- Qui un sentiero si snoda serpeggiante fra alti alberi, ri dei defunti, in origine, erano poste in una serie di nic- so nel modo più icastico possibile l’effetto della vista aiuole geometriche e pareti rocciose a picco, coperte chie incluse nelle pareti della grande stanza che occu- Volendo, oggi possiamo recarci delle gloriose tombe dei grandi: i sepolcri di Michelan- La tomba di rampicanti: i suoi meandri conducono a terrazze in pa l’interno del podio (3). Ma il vero valore del di Leopardi alla tomba di Virgilio con lo stesso gelo, Machiavelli e Galileo (e poi anche di Vittorio Alfie- sequenza, per culminare infine nei resti di un sepolcro monumento non sta tanto nel suo pregio artistico, spirito rispettoso e venerante, ma ri e dello stesso Foscolo) nelle navate di Santa Croce a romano. Una tradizione già medievale identifica que- quanto nel suo valore simbolico. Che sia o no la vera comunque con qualche dubbio sulla reale intitolazio- Firenze «accendono» gli animi nobili «a egregie cose», sta tomba fascinosa con il sepolcro del poeta Virgilio, tomba di Virgilio, è tuttora meta del pellegrinaggio lai- ne del sepolcro. A pochissima distanza, ad ogni modo, rendendo la chiesa un tempio alla memoria degli ita- che dopo la morte a Brindisi nel 19 a.C. fu sepolto pro- co dagli amanti della poesia e dell’antichità, e vale anche i più scettici possono trovare un analogo sacra- liani illustri. prio a Napoli, l’amata città dove aveva compiuto i suoi come omaggio alla memoria del poeta. rio della poesia, dedicato (questa volta con certezza) a studi epicurei. un appassionato lettore e traduttore del poeta latino, In modo simile, il Poets’ Corner E in Europa Del resto, sappiamo che in età im- anche lui sepolto a Napoli: Giacomo Leopardi. Nello nell’Abbazia di Westminster a Lon- Un culto Che la tomba sia effettivamente periale una tomba di Virgilio a Na- stesso parco, una delle terrazze che stanno sotto alla dra riunisce le sepolture (o i cenotafi, cioè sepolcri La struttura già antico della tomba quella di Virgilio, rimane difficile da poli (non necessariamente quella tomba di Virgilio ospita infatti un elegante sepolcro, commemorativi vuoti) delle maggiori glorie inglesi (o dimostrare; in questo caso, più che oggi nota con questo nome) era effettivamente vene- dalle forme romaneggianti: su un podio a tre gradini che hanno operato in Inghilterra), come il compositore il dato storico conta la suggestione: nonostante tutto, rata dai letterati romani. Nel I sec. d.C., per il poeta Sta- (a) si erge un alto cippo squadrato (b), contornato in Haendel, i poeti Chaucer, Spenser e Tennyson (ma non c’è Shakespeare), gli scrittori Kipling e Dickens, il filolo- go e umanista Isaac Casaubon, l’attore Laurence Olivier. Né la cultura pop sa rinunciare a queste forme di omaggio: il cimitero parigino di Père-Lachaise ha fra le d sue maggiori attrazioni, accanto alle sepolture di Mo- lière, Oscar Wilde e Honoré de Balzac (e degli italiani c 2 Vincenzo Bellini, Gioacchino Rossini, Giuseppe de Nit- tis e Amedeo Modigliani), la tomba della rockstar Jim Morrison, giornalmente sommersa di fiori.

e Le due immagini riproducono i sepolcri di Virgilio e di Leopardi al Parco Vergiliano, Piedigrotta (Napoli). 3 b Esplora l’immagine. Approfondisci la tua conoscenza dei sepolcri di personalità illustri. Prepara una presentazione che, partendo da Virgilio e Leopardi, descriva anche la tomba di un altro poeta, artista o musicista 1 di età moderna o contemporanea, a tuttora oggetto di interesse.

42 43 SintesiSintesi Mappa concettuale

Ripassa Ascolta con la mappa la sintesi. concettuale.

La vita: da Mantova a Roma libri (che trattano rispettivamente la cerealicoltura, l’arboricoltura, l’allevamento e l’apicoltura), l’opera VIRGILIO Virgilio nasce ad Andes, vicino Mantova, il 15 ottobre presenta una struttura complessa e ricca di rimandi del 70 a.C. da una famiglia di piccoli proprietari ter- (70 a.C.-19 a.C.) interni, a cui Virgilio lavora per ben sette anni (37-30 rieri. Studia grammatica a Cremona e, giunto a Roma, è allievo del retore Epidio. Fallito il tentativo nella car- a.C.). I libri sono idealmente raggruppati in coppie: i riera forense, si dedica alla poesia e si avvicina all’epi- libri I e III hanno proemi molto ampi e si concludono compone cureismo, frequentando la scuola di Napoli di Siro- con cattivi presagi (l’avvento delle guerre civili e l’epi- ne e Filodemo di Gadara. Estraneo alla vita pubblica, demia di animali nel Nòrico); i libri II e IV hanno proe- Virgilio vive solo indirettamente il dramma delle guer- mi brevi e si concludono con la lode della vita nei cam- re civili quando, dopo la battaglia di Filippi (42 a.C.), pi (II) e il racconto della miracolosa rinascita delle api gli vengono sottratti dei terreni destinati ai veterani di di Aristeo (IV). Ottaviano. Subito dopo inizia a lavorare alle opere che poesia pastorale: poesia didascalica: poesia epica: lo avrebbero reso famoso a Roma: nel 39 a.C. pubbli- L’Eneide Bucoliche Georgiche Eneide (42-39 a.C.) (37-30 a.C.) (30-19 a.C.) ca le Bucoliche e conosce Mecenate, che lo introduce Tornando vittorioso da Azio (31 a.C.), Ottaviano invita nel mondo degli intellettuali romani. Dal 37 al 30 a.C. Virgilio a dedicarsi alla stesura di un poema epico che lavora alle Georgiche e successivamente all’Eneide, ri- celebri il mito delle origini di Roma e della gens Iu- masta parzialmente incompiuta per la sua morte im- lia. Nonostante sia priva della revisione finale, l’Enei- in cui tratta in cui tratta in cui tratta provvisa, avvenuta a Brindisi nel 19 a.C. di ritorno da de è la maggiore espressione del genio poetico di Vir- un viaggio in Grecia. gilio. I libri I-VI, che raccontano il viaggio di Enea da Troia, sono ispirati all’Odissea; i libri VII-XII, che narra- Le Bucoliche no la guerra per l’occupazione del Lazio, hanno come • l’idealizzazione della • la celebrazione poetica • la pietas come valore natura e della vita agreste dell’agricoltura e della fondante della civiltà Scritte tra il 42 e il 39 a.C., le (dal greco modello l’Iliade. La matrice omerica è evidente, ma Bucoliche • la funzione consolatrice vita campestre romana boukòlos, «pastore»), o Ecloghe («Canti scelti»), sono Virgilio riesce abilmente a innestarvi anche echi della della poesia rispetto • i valori della civiltà • il significato una raccolta di dieci componimenti pastorali in esa- letteratura ellenistica e dell’epica latina di Ennio e alle sofferenze causate contadina italica provvidenziale della metri, che dipingono scene di vita campestre. Virgilio Nevio, da cui riprende l’intreccio di storia e mito. Virgi- dalla guerra • l’armonia tra uomo e storia di Roma o dall’amore si ispira agli Idilli del poeta greco Teocrito (III secolo lio celebra Roma, ma anche la precarietà dell’esistenza natura • l’ origine divina della gens Iulia da cui deriva Augusto a.C.), da cui prende spunto per l’ambientazione e i per- e l’incombere della morte e del dolore. Anche i perso- sonaggi, ma rielabora con nuova sensibilità i motivi naggi sono originali: Enea sente il peso del fato e del- della poesia bucolica. La natura virgiliana non è l’ab- la storia, e, animato dalla pietas (il rispetto degli dèi e il senso del dovere), è costretto a rinunciare a ciò che de- bagliante campagna siciliana di Teocrito, ma un luogo attraverso attraverso attraverso irreale, animato da una profonda e intima malinconia. sidera per il bene del futuro popolo di Roma. L’ambientazione agreste, inoltre, è usata per masche- rare vicende, ispirate a fatti reali, in cui i protagonisti Uno stile in evoluzione riflettono sulle ingiustizie della vita (come le espro- Stile humilis, frasi brevi e aggettivazione misurata • uno stile humilis: ricerca • uno stile formalmente • uno stile sublime e priazioni di terreni per i veterani). Le Bucoliche sono un contraddistinguono le Bucoliche; le Georgiche si ca- della semplicità formale molto curato solenne, con ampio nostalgico rimpianto per la semplicità della vita agre- utilizzo di figure retoriche ratterizzano per la ricerca della perfezione formale e • il ricorso a frasi brevi e a • l’ampio utilizzo di ste in un periodo di forte urbanizzazione. un linguaggio non troppo digressioni, metafore e • il ricorso alla narrazione di uno stile variegato, arricchito da digressioni, cam- elaborato personificazioni soggettiva, con interventi bi di ritmo, metafore e personificazioni. L’Eneide inve- diretti del poeta nel Le Georgiche ce si distingue per uno stile squillante e solenne, con racconto Le Georgiche sono un poema didascalico in esame- cui Virgilio rivisita l’epica tradizionale; gli arcaismi sono tri sulla coltivazione dei campi, composte su esorta- limitati ai passi di maggiore peso, l’uso degli aggettivi zione di Mecenate, in cui Virgilio celebra i valori tradi- è moderato ma incisivo e l’ordine delle parole è accu- zionali che animano la vita agreste. Divisa in quattro ratamente studiato per dare nuova linfa gli esametri.

44 45 Verso l’interrogazione Antologia Virgilio

Svolgi il test.

Prepara l’interrogazione su Virgilio seguendo il metodo c. L’epica virgiliana è oggettiva e non dà voce 1 Le Bucoliche T12 La tragedia di Polidoro degli antichi oratori. Costruisci la tua esposizione in tre V F ai punti di vista dei personaggi. (Eneide III, vv. 13-68) L I passaggi: inventio (selezione dei contenuti); dispositio d. Tanto Enea, che antepone il destino di Roma T1 Titiro e Melibeo fra storia e poesia (disposizione dei contenuti); elocutio (lavoro sul lessico). ai propri desideri, quanto Didone – e le altre (egloga I) L T13 Didone confida alla sorella l’amore morti premature del poema – testimoniano per Enea (Eneide IV, vv. 1-30) L 1. Inventio: individuare i concetti chiave il prezzo doloroso richiesto da questo destino. V F T2 L’arrivo di un puer, profezia Completa la seguente tabella. e. L’esametro virgiliano è grezzo. V F e speranza (egloga IV) L I T14 Gli effetti della passione f. Le opere virgiliane non ebbero molta fortuna. V F amorosa (Eneide IV, vv. 68-89) L LE OPERE DI VIRGILIO T3 L’apoteosi di Dafni (egloga V, vv. 20-80) L I Titolo Descrizione Temi T15 Didone si rivolge a Enea in procinto 2. Dispositio: costruisci il discorso di abbandonarla Bucoliche …...... ….. La ……….....………… (Eneide IV, vv. 296-330) L I componimenti ha un aspetto intimo Organizza ora i concetti chiave in un discorso coeren- 2 Le Georgiche pastorali, su e malinconico, svela il te e coeso. Aiutati con la seguente scaletta. T16 modello degli dolore della vita umana T4 Un addio pieno di rancore Idilli di e ne offre rifugio nel Introduzione Fortunati i contadini! (Eneide IV, vv. 331-392) I ...... mondo ...... (Georgiche II, vv. 458-474) L e nella ...... • Presenta le opere di Virgilio in relazione alla sua biografia. T17 Didone si uccide ...... T5 Uomo contro natura: due ambienti Poema L’opera è mossa da un (Eneide IV, vv. 642-705) L I ...... intento ...... Modelli estremi (Georgiche III, vv. 339-383) I in 4 libri, ha e celebra l’eroismo del come modello lavoro ...... , • T18 Enea davanti alla Sibilla cumana Spiega l’originalità virgiliana rispetto ai suoi mo- T6 La comunità esemplare delle api ...... capace di offrire una delli. (Eneide VI, vv. 124-155) I e la poesia erudita felicità più umile e (Georgiche IV, vv. 149-227) L I ...... quotidiana rispetto Poetica e ideologia a quella promessa T7 Orfeo e Euridice dall’epicureismo di • Metti in relazione contenuti e temi delle opere (Georgiche IV, vv. 485-527) L I 3.2 Un’Iliade nel Lazio: i libri VII-XII ...... virgiliane con la realtà storica di Roma. In partico- T19 lare: La furia Aletto Eneide Poema Nel racconto ...... si I ...... inserisce la ...... – soffermati sulle egloghe I e IV; (Eneide VII, vv. 323-366; 373-384) in ...... libri, del destino di Roma, – discuti il rapporto di Virgilio con Mecenate e con 3 L’Eneide narra le origini di sempre accompagnata T20 la propaganda di Ottaviano, in relazione alle Eurialo e Niso ...... però dalla ...... 3.1 Un’Odissea per una nuova (Eneide IX, vv. 375-449) I e ha come modelli umana. Georgiche; cultura: i libri I-VI ...... , Enea incarna i valori – individua nell’Eneide gli episodi in cui è più chia- i poemi ellenistici portanti della romanità: T21 Pallante, un nuovo Patroclo ro l’intento celebrativo e quelli in cui trova spazio T8 L’ incipit del poema e l’epica in particolare la (Eneide X, vv. 439-456; 474-509) I ...... la voce della sofferenza umana. Spiega il signifi- (Eneide I, vv. 1-11) L cato di questa coesistenza. ………… Brevi opere di Tratti tipici della poesia T9 L’orribile fine di Laocoonte T22 La morte di Lauso ...... discussa...... Stile (Eneide II, vv. 199-227) L I (Eneide X, vv. 791-830) L I • Descrivi l’esametro e lo stile virgiliano. T10 La distruzione di Troia T23 La storia della giovane Camilla Indica se le frasi sono vere o false, motivando le tue (Eneide II, vv. 268-273; 281-290) L I (Eneide XI, vv. 539-594) L I risposte. 3. Elocutio: usa le parole appropriate a. Come in Teocrito, la realtà storica T11 T24 Spiega i termini attraverso il confronto proposto: Enea e Creusa La morte di Turno è assente dalla poesia pastorale virgiliana. V F (Eneide II, vv. 735-751; 771-794) L I (Eneide XII, vv. 887-952) I b. Nelle Georgiche, la speranza di rinascita a. poesia pastorale / poesia didascalica; e le lodi della vita contadina rispecchiano b. pietas / humanitas; istanze storico-politiche reali. V F c. narrazione soggettiva / narrazione oggettiva.

46 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

Molto difficile per noi risulta la ricostruzione dei dettagli biografici e pericoloso e fuor- Una poesia allusiva 1 Le Bucoliche viante è il meccanismo delle identificazioni meccaniche fra personaggi e situazioni poeti- che da un lato, e personaggi e situazioni reali, dall’altro. È tuttavia innegabile che Virgilio Con le Bucoliche Virgilio gareggia con il suo modello greco (gli Idilli di Teocrito) e abbia volutamente composto una poesia dai contenuti e dai toni allusivi. Per esempio, lo innova, trasferendo le situazioni del genere pastorale da uno scenario idealizzato quando Titiro fa riferimento al deus (v. 6) al quale deve la propria fortunata sorte, Virgilio Leggi i brani a una campagna abbellita dalla poesia, ma partecipe della situazione dell’Italia con- intende probabilmente riferirsi a Ottaviano, che ottenne l’appellativo di divi filius nel 42 aggiuntivi delle temporanea: le speranze e gli orrori del presente si fanno sentire persino nel mondo  Bucoliche nella a.C. (quando Cesare, suo padre adottivo, fu divinizzato, T3). Quanto a Titiro e Melibeo, biblioteca digitale. chiuso dei pastori/poeti. Il primo testo della raccolta [T1] interpreta in questa chiave i due protagonisti del dialogo, si può ricordare il fatto che i commentatori antichi identi- il dramma delle confische, vissuto da Virgilio stesso: una disastrosa scelta dei potenti ficassero il primo proprio con lo stesso Virgilio che, grazie all’intercessione di un potente sconvolge l’universo pio e pacifico della campagna, mentre sull’idillio bucolico ca- benefattore, ottenne la restituzione delle terre che gli erano state confiscate. Melibeo ha lano le ombre della guerra civile. Ombre da cui la collettività spera di essere liberata invece fatto pensare a un amico di Virgilio. In ogni caso, la storia resta sullo sfondo, mentre dall’avvento di un salvatore, che porti una nuova era di pace e benessere: un’esigenza la poesia, in primo piano, acquista valore consolatorio e diviene vera alternativa ai travagli espressa in forme memorabili dalla profezia della quarta egloga [T2]. Velati accenni contemporanei. all’attualità ritornano nel componimento successivo [T3], dove Virgilio riscrive Te- ocrito in modo rivoluzionario. Nell’ampliare il primo idillio del poeta greco (Tirsi, Metro: esametri o La canzone), Virgilio descrive la trionfale divinizzazione di Dafni, richiamando Meliboeus l’apoteosi di Giulio Cesare sancita da Ottaviano. La campagna bucolica è ormai lo scenario per i riti della pietas campestre che presto ritroveremo nelle Georgiche. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui Musam meditaris avena; nos patriae fines et dulcia linquimus arva: nos patriam fugimus; tu, Tityre, lentus in umbra Guarda la 5 formosam resonare doces Amaryllida silvas. videolettura metrica. L T1 Titiro e Melibeo fra storia e poesia (egloga I)

1-2 Tityre, tu… avena: «O Titiro, tu composto da alcune canne di lunghezza verso precedente costituisce un Il contenuto Celeberrima è l’immagine con cui si apre l’egloga: Titiro, pastore fortunato, è disteso sdraiato (recubans) all’ombra (sub decrescente, affiancate e legate tra loro. poliptoto) e la presenza dei due verbi all’ombra di un faggio (Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi), intento a modulare tegmine) di un ampio faggio (patulae • meditaris è la II persona singolare linquimus («lasciamo») e fugimus una melodia con uno strumento musicale, mentre Melibeo si accinge a lasciare campi e … fagi) moduli (meditaris) un canto del verbo meditor, -aris, -atus sum, -ari, («fuggiamo», qui usato transitivamente) patria. Titiro ha infatti ricevuto da un benefattore presso il quale si è recato a Roma, da un silvestre (silvestrem… Musam) su un «comporre», «elaborare», qui usato servono a sottolineare lo straziante sottile flauto (tenui… avena)». Il nome transitivamente con il complemento addio di Melibeo alle sue terre, in deus, come egli lo chiama, il privilegio della libertà e la possibilità di restare nelle sue terre. Tityrus (qui al vocativo Tityre) deriva oggetto Musam. contrapposizione alla serenità di Titiro, Al contrario, Melibeo sarà costretto a vagare in terre lontane e sconosciute, mentre un dalla tradizione greca, precisamente che è lentus in umbra, «tranquillo impius miles, un «empio soldato», prenderà il suo posto e godrà i frutti delle sue fatiche. A da Teocrito; esso è forse connesso 3-4 nos patriae… fugimus: «noi all’ombra» (v. 4). nulla vale dunque l’invito rivolto da Titiro a Melibeo affinché resti ancora un’ultima notte con il termine greco sàtyros, «satiro», abbandoniamo (linquimus) i territori e divida con lui i frutti maturi e un rifugio sicuro: la divaricazione dei loro destini è ormai con cui si indicavano esseri dal corpo della patria (patriae finis) e i cari campi 4-5 tu, Tityre,… silvas: «tu, Titiro, irreversibile. per metà umano e per metà caprino (dulcia… arva), noi fuggiamo (fugimus) tranquillo all’ombra insegni (doces) ai che, secondo la mitologia, vivevano la patria (patriam)». Il pronome nos, boschi (silvas) a far risuonare (resonare) il nei boschi. • sub tegmine, «all’ombra», in posizione anaforica all’inizio dei vv. nome della bella Amarillide (formosam I drammi I due pastori protagonisti di quest’egloga, Titiro e Melibeo, intrecciano il loro dialogo nella significa propriamente «al riparo», da 3 e 4, è contrapposto al tu del v. 1 e … Amaryllida)». L’infinito resonare, della storia quiete di una campagna idealizzata, i cui tratti appaiono in parte arcadici e in parte padani. tegmen, -inis, sostantivo che deriva dallo del v. 4 (collegato al vocativo Tityre) e che qui è usato transitivamente, regge Alla tranquillità dell’ambiente bucolico fa però da contrappunto – con allusioni indirette, ma stesso tema del verbo tego, «coprire», probabilmente indica, oltre a Melibeo, l’accusativo Amaryllida, con desinenza ben riconoscibili – il travaglio storico dell’epoca, che condiziona e determina la situazione «riparare». • silvestrem… Musam: la tutti quei pastori che, come lui, sono -a alla greca (da Amaryllis, -idis); anche psicologica dei due personaggi e ne influenza il dialogo. I fatti che l’egloga lascia intrave- Musa, protettrice del canto, indica per stati espropriati delle loro terre. questo nome, come quello di Titiro, metonimia il canto stesso, che è detto • finis è accusativo plurale per fines, ricorre in Teocrito e significa «la dere sono quelli successivi alla battaglia di Filippi, che segnò la sconfitta dei cesaricidi Bruto silvestris in quanto adatto ai boschi «territori», «confini». • dulcia... arva sta splendente», «la scintillante». • doces: e Cassio, nel 42 a.C.: Ottaviano e Antonio, i vincitori, si trovarono nella condizione di dover (le silvae) e alle ambientazioni agresti propriamente per «dolci campi», ma il verbo doceo, -es, docui, doctum, -ere ricompensare i soldati che avevano contribuito alla vittoria e procedettero alla confisca di ( anche v. 5); • tenui... avena: la «canna» l’aggettivo dulcis, -e ha chiaramente regge di norma un doppio accusativo, territori situati in zone che avevano aderito alla causa dei cesaricidi. Toccò in primo luogo del flauto (avena) è «esile», «sottile», una connotazione affettiva. • arva, quello della persona a cui si insegna (qui al cremonese, quindi fu la volta del mantovano, dove Virgilio aveva i suoi possedimenti. Gli ma anche «umile», con riferimento alla -orum sono in particolare i campi silvas) e quello della cosa insegnata (qui antichi commentatori riferiscono che anche il poeta conobbe il dispiacere della perdita della poesia bucolica rispetto a quella epica o coltivati (dallo stesso tema del verbo l’infinito resonare). Il riecheggiare del tragica, tradizionalmente più solenni ed , «arare»). : l’insistenza nome dell’amata nei boschi è motivo terra, ma che, grazie alla protezione di un personaggio influente, egli riottenne quanto gli aro • patriam elevate. Lo strumento musicale a cui si su questo termine carico di risonanza poetico assai diffuso nella poesia era stato confiscato. fa riferimento era uno strumento a fiato affettiva (che insieme a patriae del erotica ellenistica.

48 49 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

Tityrus Tityrus O Meliboee, deus nobis haec otia fecit: Urbem, quam dicunt Romam, Meliboee, putavi namque erit ille mihi semper deus; illius aram 20 stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus. pastores ovium teneros depellere fetus: Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsum sic canibus catulos similis, sic matribus haedos 10 ludere, quae vellem, calamo permisit agresti. noram, sic parvis componere magna solebam: verum haec tantum alias inter caput extulit urbes, Meliboeus 25 quantum lenta solent inter viburna cupressi. Non equidem invideo; miror magis: undique totis usque adeo turbatur agris. En, ipse capellas Meliboeus protenus aeger ago; hanc etiam vix, Tityre, duco: Et quae tanta fuit Romam tibi causa videndi? hic inter densas corylos modo namque gemellos, 15 spem gregis, ah, silice in nuda conixa reliquit. Tityrus Saepe malum hoc nobis, si mens non laeva fuisset, Libertas; quae sera, tamen respexit inertem, de caelo tactas memini praedicere quercus: ‒ candidior postquam tondenti barba cadebat; Sed tamen, iste deus qui sit, da, Tityre, nobis. respexit tamen, et longo post tempore venit, 30 postquam nos Amaryllis habet, Galatea reliquit:

6-8 O Meliboee… agnus: «O Melibeo, errare boves, in cui si sottolinea la libertà l’infinito presente praedicere (al posto un dio ci ha dato (nobis… fecit) questa di movimento garantita al bestiame. dell’infinito perfetto praedixisse), in 19-21 Urbem quam… fetus: «Io, o (componere… solebam) le cose grandi con il sostantivo causa da cui dipende pace (haec otia). E infatti egli sarà (erit) quanto colui che ricorda (Melibeo) Melibeo, pensai (putavi) da stolto (magna) alle piccole (parvis)». • similis il genitivo del gerundio videndi. • fuit… sempre un dio per me (mihi); un tenero 11-13 Non equidem… duco: «Davvero è stato presente al fatto. • de caelo (stultus) che la città (Urbem) che è accusativo plurale per similes, con tibi è un dativo di possesso e significa agnello (tener agnus) proveniente dai (equidem) non provo invidia (Non... tactas vale, letteralmente, «colpite dal chiamano Roma (quam dicunt Romam) la desinenza arcaizzante (e poetica) lett. «avesti», ma qui il nesso quae (ab, in anastrofe) nostri ovili (nostris… invideo) (per te), piuttosto (magis) mi cielo» (tactas è participio perfetto del fosse simile (similem) a questa nostra -is. • noram è forma sincopata per causa tibi fuit assume il valore di «quale ovilibus) bagnerà (imbuet) spesso il meraviglio (miror); a tal punto (usque verbo tango, -is, tetigi, tactum, -ere); (huic nostrae), dove (quo) noi pastori noveram, piuccheperfetto logico da motivo ti spinse», «che cosa ti indusse». suo altare (illius aram)». L’impiego del adeo) da ogni parte (undique) in tutta la la menzione del ‘cielo’ in luogo del siamo soliti spesso (saepe solemus) nosco, -is, novi, notum, -ere («conoscere» termine deus sottolinea la venerazione e campagna (totis… agris) c’è scompiglio ‘fulmine’ costituisce una metonimia. spingere (depellere) i teneri piccoli e, dunque, al perfetto «sapere»). 27-30 Libertas, quae… reliquit: «Fu la gratitudine di Titiro nei confronti del (turbatur). Ecco (En), io stesso (ipse) afflitto I fulmini erano interpretati come (teneros… fetus) delle pecore (ovium)». La (sottinteso) la libertà (Libertas), che benefattore ed è possibile che Virgilio (aeger) spingo avanti (protenus… ago) le presagi negativi; in questo caso, poi, locuzione Urbem quam dicunt Romam, 24-25 verum haec… cupressi: (quae) pur tardiva (sera) tuttavia (tamen) con questo termine intendesse alludere caprette (capellas); anche questa (hanc essendo la quercia sacra a Giove, composta dal soggetto dell’infinitiva «Invece (Verum) questa città (haec) volse il suo sguardo (respexit) su di me a Ottaviano, il quale avrebbe revocato etiam) capretta (capellam sottinteso), il presagio risulta particolarmente (Urbem) e dalla relativa (quam dicunt ha levato (extulit) il capo (caput) tra (sottinteso) che ero inerte (intertem) la confisca dei terreni di sua proprietà. o Titiro, trascino (duco) a stento (vix)». funesto. Il male annunciato dal Romam) che gli è collegata, si trova le altre città (alias inter… urbes) tanto dopo che la barba cadeva (cadebat) più • haec otia è plurale in luogo del singolare magis (v. 11, «più») qui ha il significato fulmine (malum hoc, v. 16) è l’esilio, in posizione di rilievo per conferire quanto (tantum… quantum) sono soliti bianca (candidior) a me (mihi sottinteso) (hoc otium), per ragioni metriche, oltre di potius, «piuttosto». • turbatur (v. come era già stato anticipato al v. 3. • si solennità alla citazione. • stultus è levarlo (solent) i cipressi tra i flessibili che la tagliavo (tondenti); tuttavia che per maggiore concretezza. Benché 12) è qui usato impersonalmente. • mens… fuisset: protasi di un periodo complemento predicativo del soggetto. arbusti (lenta… inter viburna)». Titiro volse il suo sguardo (respexit) su di me illius abbia la -i- di -ius lunga, in poesia, L’avverbio protenus (v. 13) è la forma ipotetico dell’irrealtà, la cui apodosi • huic nostrae, che sottintende il dativo esprime all’amico l’importanza e la (sottinteso) e giunse (venit) dopo lungo per esigenze metriche, ricorre anche con meno consueta, ma etimologicamente è sottintesa; l’ipotesi assume in tal urbi (ricavabile dal precedente Urbem), potenza di Roma ricorrendo ancora a tempo (longo post tempore), da quando la breve, come appunto in questo caso. • più corretta (da pro + tenus), di protinus, modo un valore incidentale, come se si riferisce probabilmente a Mantova, una similitudine tratta dal mondo della (postquam) appartengo ad Amarillide e tener… agnus: è un’offerta modesta, ma «avanti», «in linea retta». si trattasse di un’amara constatazione la città di Virgilio e, dunque, di Titiro. campagna che gli è familiare (come Galatea mi ha lasciato (reliquit)». respexit consona alle possibilità di un pastore. («se la mente non fosse stata stolta, • quo è avverbio di moto a luogo. • ai vv. 22-23). • extulit (da effero) è un tamen al v. 29 riprende i medesimi • imbuet: trattandosi di un sacrificio, si 14-17 hic inter… quercus: «Qui (hic), avrei tenuto conto della funesta pastores è apposizione del soggetto perfetto logico, impiegato per indicare termini del v. 27 (tamen respexit). • intende che l’agnello bagnerà (imbuet, infatti (namque), poco fa (modo) tra profezia, e avrei cercato di rimediare»). sottinteso nos. • Il verbo depellere può una situazione ormai definitivamente postquam nos Amarillys habet: lett. «da dal verbo imbuo, -is, -bui, -butum, -ere, i folti nocciòli (inter densas corylos), significare «spingere», «condurre», ed è acquisita («si è levato» e dunque ora «si quando Amarillide ci possiede (nos… lett. «inzuppare») l’altare con il suo ha lasciato (reliquit), ahimè! (a), dopo 18 Sed tamen… nobis: «Ma tuttavia probabile che qui sia impiegato con il trova in posizione elevata»): il paragone habet) ecc.». Il verbo habeo, così come sangue. averli partoriti dolorosamente (conixa) (Sed tamen), o Titiro, dicci (da… nobis) valore di «vendere al mercato», oppure è ovviamente fra Roma e gli alti cipressi, il verbo teneo del verso successivo, sulla nuda roccia (silice in nuda), due quale sia (qui sit) questo dio (iste deus)». di «svezzare», come suggerisce Servio, da una parte, le altre città e gli arbusti, riflettono la concezione dell’amore 9-10 Ille meas… agresti: «Egli ha capretti (gemellos), speranza del L’imperativo da è il verbo principale antico commentatore di Virgilio. dall’altra. come servitium («schiavitù») e della permesso (permisit) alle mie giovenche gregge (spem gregis). Ricordo (memini) e regge l’interrogativa indiretta qui donna come domina («padrona»), (meas… boves) di pascolare qua e là che spesso le querce (quercus) colpite sit iste deus, introdotta dall’aggettivo 22-23 sic canibus… solebam: «Così 26 Et quae… videndi?: costruisci: Et ampiamente documentata dalla lirica (errare), come vedi (ut cernis), e a me in (tactas) dal fulmine (de caelo) ci interrogativo qui; l’impiego di da, dal (sic) sapevo (noram) che i cuccioli quae tanta causa videndi Romam fuit latina, soprattutto nella poesia elegiaca particolare (ipsum) di suonare (ludere) predissero (nobis… praedicere) questo verbo do, al posto del più consueto (catulos) sono simili (similis) ai cani tibi?: «E quale motivo tanto importante ( p. 000). Galatea, come Amarillide con il flauto agreste (calamo… agresti) male (malum hoc), se la mente non imperativo dic (da dico), per indicare la (canibus), così che i capretti (haedos) (quae tanta… causa) di vedere (vedi v. 5), è nome femminile tipico della quel che volevo (quae vellem)». Il fosse stata stolta (non laeva fuisset)». richiesta di un’informazione, costituisce sono simili (sottinteso) alle madri Roma hai avuto (fuit… tibi)?». quae è poesia bucolica, impiegato anche negli perfetto permisit regge l’infinitiva meas Il perfetto logico memini regge una traccia di linguaggio colloquiale. (matribus), così ero solito paragonare aggettivo interrogativo, concordato Idilli teocritei.

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namque, fatebor enim, dum me Galatea tenebat, hic mihi responsum primus dedit ille petenti: nec spes libertatis erat, nec cura peculi: 45 «pascite, ut ante, boves, pueri, submittite tauros». quamvis multa meis exiret victima saeptis, pinguis et ingratae premeretur caseus urbi, Meliboeus 35 non umquam gravis aere domum mihi dextra redibat. Fortunate senex, ergo tua rura manebunt, et tibi magna satis, quamvis lapis omnia nudus Meliboeus limosoque palus obducat pascua iunco! Mirabar, quid maesta deos, Amarylli, vocares, Non insueta gravis temptabunt pabula fetas, cui pendere sua patereris in arbore poma: 50 nec mala vicini pecoris contagia laedent. Tityrus hinc aberat. Ipsae te, Tityre, pinus, Fortunate senex, hic, inter flumina nota ipsi te fontes, ipsa haec arbusta vocabant. et fontis sacros, frigus captabis opacum! Hinc tibi, quae semper, vicino ab limite, saepes Tityrus Hyblaeis apibus florem depasta salicti 40 Quid facerem? Neque servitio me exire licebat, 55 saepe levi somnum suadebit inire susurro; nec tam praesentis alibi cognoscere divos. Hic illum vidi iuvenem, Meliboee, quotannis ha già fatto riferimento ai vv. 6-9. bis grandi a sufficienza (satis) sebbene futuri. Alla sorte fortunata di chi resta si bis senos cui nostra dies altaria fumant; senos dies: lett. «due volte sei giorni», (quamvis) la nuda roccia (lapis… nudus) contrappongono qui rischi e pericoli a ossia un giorno al mese. Nel mondo e la palude (palus) con il giunco fangoso cui vanno incontro i pastori costretti ad ellenistico e romano era consuetudine (limosoque… iunco) ricoprano (obducat) abbandonare la propria terra. • fetas è 31-32 namque… peculi: «E infatti (tra loro coordinate) i cui verbi singolare dell’aggettivo riflessivo che il compleanno dei sovrani fosse tutti i pascoli (omnia… pascua)». aggettivo sostantivato (in accusativo (namque) – lo confesserò (fatebor sono exiret (v. 33) e premeretur (v. suus ed è concordato con il sostantivo celebrato mensilmente; inoltre, era L’aggettivo possessivo tua (v. 46) ha femminile plurale) da fetus, -a, -um enim) – finché (dum) appartenevo a 34). • multa… victima è soggetto femminile arbore. • Tityrus hinc aberat mensile anche la celebrazione del valore predicativo. L’esclamazione di («gravido»). Galatea, non vi era né speranza di singolare con valore collettivo. • La (v. 38): questa concisa proposizione Lar familiaris. Non si può dunque Melibeo torna ancora a sottolineare libertà (spes libertatis) né cura del congiunzione et (v. 34) è in anastrofe costituisce la risposta alla domanda che escludere che negli onori tributati da (con senex) l’età matura di Titiro: 51-52 Fortunate senex… opacum!: patrimonio (cura peculi)»; lett. «finché rispetto all’aggettivo pinguis (cioè Melibeo si è appena posto (vv. 36-37). Titiro al ‘suo’ deus Ottaviano agisca la  v. 28. • et tibi magna satis: Melibeo «Vecchio fortunato (Fortunate senex), Galatea mi teneva (me tenebat) ecc.» pinguis et al posto di et pinguis). La suggestione di queste due usanze. si riferisce evidentemente a una qui (hic) tra fiumi conosciuti (inter (vedi le considerazioni su habeo e città è detta «ingrata» in quanto 40-41 Quid... divos: «Che cosa avrei proprietà non molto estesa; il motivo flumina nota) e sorgenti sacre (et teneo in merito al verso precedente). si riprende, attraverso le spese dovuto fare? Non (Neque) mi era 44-45 hic mihi… tauros»: «qui (hic) di fondo (di ascendenza epicurea) è fontis sacros) prenderai (captabis) il Il termine peculium, che appartiene affrontate per i doni dell’amata, possibile (licebat) uscire (me exire) dalla quello (ille) per la prima volta (primus) quello del sapersi accontentare, che fresco ombroso (frigus… opacum)». alla sfera giuridico-economica, indica i miseri guadagni faticosamente schiavitù (servitio), né (nec) conoscere diede un responso (responsum… ricorre più volte nella poesia virgiliana. L’aggettivo nota (riferito ai flumina, v. qui i guadagni di Titiro: Galatea aveva, accumulati grazie a tanti sacrifici. altrove (alibi cognoscere) dèi così dedit) a me che chiedevo (mihi… • quamvis… iunco: la congiunzione 51) richiama, per antitesi, l’insueta del cioè, pretese tali da impedire a Titiro • non umquam… redibat: il soggetto propizi (tam praesentis… divos)». Quid petenti). “Pascolate (pascite) i buoi quamvis introduce una proposizione v. 49. • fontis è accusativo plurale (in di risparmiare la somma necessaria di questa proposizione (la reggente facerem è proposizione interrogativa (boves) come prima (ut ante), ragazzi concessiva, che spicca per l’elaborata -is) per il più comune fontes. • frigus… per riscattarsi dalla schiavitù. La dell’intero periodo) è costituito dal diretta, costruita con un congiuntivo (pueri); soggiogate (submittite) i tori costruzione: gli iperbati omnia… opacum è un’ipallage per frigidam schiavitù di Titiro è dunque duplice: termine dextra (a cui è sottinteso indipendente (all’imperfetto con valore (tauros)”». L’aggettivo primus funge pascua e limoso… iunco sono umbram (la «fresca ombra»). sociale e sentimentale. Tuttavia, manus), accompagnato dall’aggettivo dubitativo). • Dal verbo reggente licebat sintatticamente da predicativo del incrociati e il secondo apre e chiude il secondo Servio, Galatea e Amarillide gravis in funzione predicativa. dipendono due infinitive, i cui verbi soggetto ille, ma il significato è incerto: testo (è a cornice); l’allitterazione fra 53-55 Hinc tibi… susurro: «Da qui sarebbero rispettivamente allegorie sono exire (v. 40) e cognoscere (v. 41) forse presuppone la lunga attesa della palus… pascua richiama l’attenzione (Hinc), dal confine vicino (vicino ab di Mantova e di Roma, e dunque 36-39 Mirabar quid… vocabant: e il cui soggetto è me (v. 40). • servitio risposta da parte di Titiro e di altri pueri su vocaboli antitetici quanto al limite), la siepe (saepes), come ha l’intero riferimento dovrebbe essere «Mi chiedevo meravigliato (Mirabar) è ablativo di allontanamento (senza (come si potrebbe dedurre dal verso significato. Oltre che piccolo, dunque, sempre fatto (quae semper), succhiata inteso in senso traslato. perché (quid) tu, o Amarillide (Amarylli), preposizione) e dipende da exire. seguente) come lui, o forse va inteso l’appezzamento doveva anche essere (depasta) nel fiore (florem) del salice invocassi (vocares) mesta gli dèi, per • praesentis è accusativo plurale con con il significato avverbiale di «per la piuttosto inospitale: questo elemento (salicti) dalle api iblee (Hyblaeis apibus), 33-35 quamvis multa… redibat: chi (cui) lasciassi (patereris) pendere desinenza -is, al posto del più consueto prima volta», o «subito», «prontamente». contribuisce così a far risaltare il senso ti (tibi) inviterà (suadebit) spesso con «Sebbene (quamvis) molte vittime (pendere) dal loro albero (sua… in praesentes, concordato con deos. • L’espressione responsum… dedit di attaccamento del contadino alla sua il suo leggero sussurro (levi… susurro) sacrificali (multa… victima) uscissero arbore) i frutti (poma). Titiro era equivale al perfetto respondit, ma ha una terra. ad addormentarti (somnum… inire)». (exiret) dai miei recinti (meis… saeptis) lontano da qui. I pini stessi (Ipsae… 42-43 Hic illum… fumant: «Qui (Hic) coloritura più solenne e quasi sacrale. Il pronome tibi (dativo) è retto dal e grasso formaggio (pinguis… caseus) pinus), Titiro, le fonti stesse (ipsi… vidi quel giovane (illum… iuvenem), o • pueri (v. 45): in questo contesto, il 49-50 Non insueta… laedent: verbo suadeo (v. 55), che è intransitivo; fosse premuto (premeretur) per fontes), questi stessi arbusti (ipsa haec Melibeo (Meliboee) in onore del quale termine non indica la giovane età, «Pascoli sconosciuti (insueta… pabula) la proposizione relativa quae semper l’ingrata città (ingratae… urbi), mai arbusta) ti (te… te) invocavano». quid… (cui) ogni anno (quotannis) i nostri altari quanto piuttosto la condizione servile. non minacceranno (Non… temptabunt) (v. 53) sottintende un verbo suasit, (non umquam) la mia destra tornava vocares (v. 36) e cui… patereris (v. 37) (nostra… altaria) fumano (fumant) per le pecore gravide (gravis… fetas) né le ricavabile dal verbo reggente del (redibat) a casa (domum) carica (gravis) sono due proposizioni interrogative dodici giorni (bis senos… dies)». Con 46-48 Fortunate… iunco!: «Vecchio danneggeranno (laedent) pericolosi v. 55, e significa propriamente di denaro (aere)». La congiunzione indirette, rette dal verbo iniziale l’avverbio di stato in luogo Hic Titiro fortunato (Fortunate senex), dunque contagi (mala… contagia) del «che sempre ti invitò», dunque quamvis (v. 33) introduce due Mirabar (da miror, -aris, -atus sum, intende alludere a Roma; il giovane (ergo) i campi (rura) rimarranno bestiame vicino (vicini pecoris)». Sia più liberamente «come ha sempre proposizioni subordinate concessive -ari). • sua (v. 37) è ablativo femminile di cui si parla è Ottaviano, a cui Titiro (manebunt) tuoi (tua) e per te (tibi) temptabunt sia laedent sono indicativi fatto». • Il participio perfetto depasta 52 53 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

hinc alta sub rupe canet frondator ad auras; pauperis et tuguri congestum caespite culmen, nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes, post aliquot mea regna videns mirabor aristas? nec gemere aëria cessabit turtur ab ulmo. 70 Impius haec tam culta novalia miles habebit, barbarus has segetes? En, quo discordia civis Tityrus produxit miseros! His nos consevimus agros! Ante leves ergo pascentur in aequore cervi, Insere nunc, Meliboee, piros, pone ordine vitis. 60 et freta destituent nudos in litore pisces, Ite meae, felix quondam pecus, ite capellae. ante pererratis amborum finibus exsul 75 Non ego vos posthac, viridi proiectus in antro, aut Ararim Parthus bibet, aut Germania Tigrim, dumosa pendere procul de rupe videbo; quam nostro illius labatur pectore voltus. carmina nulla canam; non, me pascente, capellae, florentem cytisum et salices carpetis amaras. Meliboeus At nos hinc alii sitientis ibimus Afros, 65 pars Scythiam et rapidum cretae veniemus Oaxen, un suo improbabile ritorno quando isosceli, in modo che le piante non si forte negazione incipitaria (Non, v. 75) et penitus toto divisos orbe Britannos. ormai il podere, un tempo suo, potrà ostacolassero a vicenda nella crescita. unita al futuro videbo (alla fine del v. 76); essere contemplato solo da lontano Melibeo infatti, diversamente da Titiro, En umquam patrios longo post tempore finis, (post aliquot aristas); l’espressione 74-76 Ite meae… videbo: «Andate non godrà più del meritato riposo dopo potrebbe tuttavia avere il significato (Ite) mie caprette (meae… capellae), un le fatiche dei campi. temporale di «dopo parecchi raccolti» tempo (quondam) gregge felice (felix… (v. 54), da depasco, è accompagnato cuore (nostro… pectore)». L’accusativo del mondo (toto orbe)». L’accusativo (ossia: «dopo parecchi anni»): così la pecus), andate (ite). Io non vi vedrò 77-78 carmina nulla… amaras: «Non dall’accusativo di relazione florem piscis presenta la desinenza arcaica sitientis, concordato ad Afros (v. 64), intendeva Servio. (Non… videbo) più d’ora in poi (posthac), canterò (canam) più nessuna canzone (v. 54) e dal complemento d’agente -is, per pisces. • L’ablativo assoluto ha la desinenza -is, per sitientes. • pars sdraiato (proiectus) in una verde grotta (carmina nulla); non brucherete più Hyblaeis apibus. I monti Iblei, in Sicilia, pererratis finibus amborum (v. 61) (v. 65) costituisce una variatio rispetto 70-72 Impius haec… agros!: «Un (viridi … in antro), pendere (pendere) (non… carpetis), o caprette, sotto la si trovavano in una zona rinomata per significa lett. «percorsi i territori di ad alii del verso precedente. • toto… empio soldato (Impius… miles) lontano (procul) da una rupe coperta di mia guida (me pascente), il citiso in la produzione di miele e per questo le entrambi». • Il termine Germania (v. 62) orbe è un ablativo di separazione. • Il possiederà (habebit) questi campi rovi (dumosa… de rupe)». Il sostantivo fiore (florentem cytisum) e i salici amari api sono qui denominate, con raffinato funge da etnico collettivo al posto di riferimento di Melibeo a luoghi e popoli (haec… novalia) tanto ben coltivati (tam pecus funge da apposizione di meae… (salices… amaras)». I verbi canam e epiteto (forse anche in omaggio al Germanus e costituisce una variatio lontani accresce il patetismo della culta), un barbaro (barbarus) possiederà capellae. • L’avverbio quondam insiste carpetis (rispettivamente da cano e siciliano Teocrito), «iblee». rispetto al precedente Parthus. L’Arari situazione di chi, come lui, è costretto queste messi (has segetes). Ecco dove ancora sull’idea del passato ormai da carpo) continuano la sequenza dei (odierna Saona) e il Tigri erano due a partire ed è destinato all’amara vita (En quo) la discordia (discordia) ha perduto. Anche gli animali sono futuri in forma negativa (come videbo 56-58 hinc alta… ulmo: «da qui (hinc), fiumi, rispettivamente della Gallia e dell’esule. Con l’Oasse (Oaxen, v. 65) condotto (produxit) gli infelici cittadini assimilati alla sorte del padrone e del v. 76). • me pascente è ablativo sotto un’alta rupe (alta sub rupe), il della Mesopotamia. • Con il pronome Virgilio intende quasi certamente (civis … miseros); per costoro (his) noi umanizzati mediante l’aggettivazione assoluto. • Il citiso (cytisum) è una sorta potatore (frondator) canterà (canet) illius (v. 63) Titiro si riferisce al suo indicare un fiume dell’Estremo abbiamo seminato (consevimus) i campi (meae e felix, v. 74) • proiectus (v. 75) è di trifoglio; i salici sono detti «amari» all’aria (ad auras) e tuttavia nel frattempo benefattore, già citato al v. 6 (deus) e al Oriente, forse l’odierno Amu-Darya; (agros)!». L’avverbio quo (v. 71) indica participio perfetto del verbo proicio (amaras) a causa del loro sapore. (tamen interea) non smetteranno di v. 42 (illum iuvenem); l’ablativo nostro… l’identificazione resta tuttavia incerta. il moto a luogo. • civis è accusativo (da pro e iacio). • Melibeo sdraiato nella Insieme all’attività di pastore, Melibeo gemere (gemere… cessabit) né le rauche pectore (privo di preposizione) è plurale per cives. • Alla cura applicata grotta richiama i versi iniziali (vv. 1 e 4) dà qui l’addio anche all’attività poetica colombe (nec… raucae… palumbes), probabilmente da intendersi come 67-69 En umquam… aristas?: «Oh, collettivamente (consevimus, da cum in cui recubans sub tegmine fagi e lentus e canora, che nel mondo bucolico che ti stanno a cuore (tua cura) né la complemento di allontanamento. • Il contemplerò (mirabor) mai (umquam) + sero) nella coltivazione dei campi fa in umbra indicano la posizione di Titiro; virgiliano è strettamente connessa con tortora dall’alto olmo (aeria… ab ulmo)». verbo labatur, che viene da labor, -eris, dopo lungo tempo (longo post tempore) riscontro il crudele destino delle terre, la differenza tuttavia è segnata dalla la prima. Il ripetersi dei suoni -u- e -r- ai vv. 57- lapsus sum, labi, si trova al congiuntivo la terra patria (patrios… finis) e il tetto marcato dal dativo di vantaggio (his) 58 evoca quasi onomatopeicamente il per sottolineare il carattere ipotetico (culmen) formato (congestum) di zolle che, sarcasticamente, allude all’impius Il canto miles e al barbarus dei versi precedenti. lamentoso verso di colombe e tortore. della frase. • voltus sta per vultus. • (caespite) della mia povera capanna dei pastori poeti Il pensiero di Titiro è qui espresso in (pauperis… tuguri), contemplando Melibeo ascolta la 73 Insere nunc… vitis: «Innesta (Insere) 59-63 Ante leves… voltus: «Dunque forma assai complessa, mediante il (videns) le mie terre da dietro musica di Coridone ora, o Melibeo, i peri (piros), disponi (ergo) i cervi (cervi) pascoleranno ricorso alla figura retorica dell’adỳnaton qualche spiga?». Il participio perfetto e Tirsi, miniatura da (pone) in ordine le viti (vitis)!». ordine (pascentur) leggeri (leves) nel cielo ( Guida alla lettura, p. 000). congestum viene dal verbo congero. Le Bucoliche di Publio è ablativo di modo. • vitis è accusativo (in aethere) e i flutti (freta) lasceranno • caespite è ablativo strumentale, al Virgilio Marone, plurale arcaico per vites. • Continua (destituent) i pesci nudi (nudos… 64-66 At nos… Britannos: «Ma singolare, ma con valore collettivo (dal XV secolo. piscis) sulla spiaggia (in litore), ed esule (At) noi di qui (hinc) ce ne andremo sostantivo caespes, -itis). • Sono notevoli l’amaro sarcasmo di Melibeo le cui (exul) o il Parto berrà (bibet) l’Arari o (ibimus) alcuni (alii) presso gli Africani l’anastrofe di et al v. 68 (pauperis et per abituali attività appaiono svuotate di il Germano berrà (sottinteso) il Tigri, assetati (sitientis… Afros), altri (pars) et pauperis) e l’allitterazione congestum, significato e inutili; l’ordine delle viti cui dopo aver percorso l’uno i territori giungeremo (veniemus) presso la Scizia caespite, culmen. • Il v. 69 è di discussa si fa qui riferimento è probabilmente dell’altro (pererratis finibus amborum), e l’Oasse (Oaxen) che trascina fango interpretazione. È possibile intendere il cosiddetto quincunx, che consisteva prima che (Ante…, v. 59; ante…, v. 61; (rapidum cretae) e presso i Britanni post, unito ad aliquot… aristas, nel nel disporre le piante secondo uno quam, v. 63) il volto di quello (voltus (Britannos), completamente (penitus) significato di «dietro qualche spiga»: in schema che dava luogo a dei quadrati illius) sia cancellato (labatur) dal nostro separati (divisos) da tutto il resto questo caso Melibeo immaginerebbe consecutivi o a una serie di triangoli

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Tityrus Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem esiste fra i cuccioli e i loro genitori; la fortuna dell’imma- gli eventi impossibili sono il volo dei cervi, i pesci fuori 80 fronde super viridi: sunt nobis mitia poma, gine fece sì che l’espressione parvis componere magna dal mare, i Parti emigrati in Germania e i Germani nella castaneae molles, et pressi copia lactis; divenisse proverbiale. A elevare il tono dei vv. 42-44 regione dei Parti, mentre l’eventualità di dimenticare il sono l’anafora di hic e la ripetizione di illum (v. 42) e ille benefattore è l’altro evento condizionato dal verificarsi et iam summa procul villarum culmina fumant, (v. 44) in poliptoto. dei precedenti. Titiro intende dire che la sua gratitudine maioresque cadunt altis de montibus umbrae. nei confronti di chi gli ha fatto del bene non avrà mai Accurata disposizione delle parole Estremamente fine, a meno che il corso naturale delle cose si rovesci, il curata è la disposizione delle parole e degli elementi del- che è impossibile. 79-80 Hic tamen… viridi: «Tuttavia viridi fronde). L’impiego dell’avverbio (altis de montibus)». nobis (v. 80) forma le frasi: per esempio ai vv. 11-13 si nota il chiasmo nella (tamen) avresti potuto (poteras) tamen all’inizio del v. 79 accentua il un dativo di possesso in unione con il disposizione degli elementi in asindeto, equidem invideo Scelte lessicali Molta attenzione è data alla scelta delle riposare (requiescere) qui (Hic) con me valore di irrealtà dell’intera frase. verbo essere (qui sunt). • L’espressione (avverbio + verbo) e miror magis (verbo + avverbio), oltre parole: al v. 2 l’uso di avena con il significato di «flauto» è (mecum) per questa notte (hanc… copia lactis pressi (v. 81) significa all’allitterazione miror magis. Ricercata è la costruzione una sineddoche, in quanto è indicata la materia in luogo noctem) sopra verdi foglie (fronde super 80-83 sunt nobis… umbrae: «Noi lett. «abbondanza di latte pressato», dei vv. 24-25 con il parallelismo delle costruzioni alias del manufatto. Al v. 10, oltre a ludere, termine tecnico im- viridi)». poteras, indicativo imperfetto abbiamo (sunt nobis) frutti maturi (mitia dunque «formaggio abbondante». di possum, è un cosiddetto ‘falso poma), morbide castagne (castaneae • Il nesso summa culmina (v. 82) indica inter… urbes e lenta… inter viburna (aggettivo – prepo- piegato dai poeti neoterici per indicare un tipo di poesia condizionale’ (cioè una forma verbale molles) e formaggio abbondante propriamente «le sommità dei tetti». sizione – sostantivo), la correlazione fra tantum (v. 24) e disimpegnata, che vale propriamente «comporre per di- che il latino esprime con l’indicativo (pressi copia lactis), e già (et iam) da • Il fumo dei comignoli in lontananza quantum (v. 25), la disposizione enfatica di urbes e cupres- vertimento», si nota il ricorso alla sineddoche nel termi- e che l’italiano preferisce rendere con lontano (procul) fumano (fumant) i (v. 82) e le ombre lunghe della sera (v. 83) si a chiusura dei due versi. Due anastrofi si notano al v. 53 ne calamo, che significa «canna», ma qui indica il flauto. Il il condizionale in virtù del suo valore tetti (summa culmina) delle fattorie concludono malinconicamente l’egloga (vicino ab limite) e al v. 56 (alta sub rupe). Poco dopo, al v. termine Libertas, posto in posizione enfatica all’inizio del potenziale ed eventuale). • super è in (villarum) e più lunghe (maioresque) le e sanciscono la definitiva separazione 62, spicca la disposizione chiastica dei termini Ararim – v. 27, designa non solo il concetto astratto, ma anche la anastrofe (fronde super viridi per super ombre cadono (cadunt) dagli alti monti dei destini di Titiro e Melibeo. Parthus, Germania – Tigrim (fiume – popolo, popolo – fiu- personificazione del concetto. Al v. 70 Virgilio usa il vo- me). Nell’ultimo verso la disposizione delle parole è ac- cabolo novale, -is, un termine tecnico agricolo indicante curatissima: l’iperbato maiores… umbrae l’anastrofe di de il campo dissodato o lasciato incolto per un anno (mag- (altis de montibus per de altis montibus) e la disposizione gese), qui impiegato nel significato generico di campo: a chiasmo dei termini maiores – altis / montibus – umbrae Melibeo continua a immaginare il destino delle sue ter- GUIDA ALLA LETTURA (agg. nom. – agg. abl. / sost. abl. – sost. nom.). re, e il soldato che le occuperà (un chiaro riferimento alla contemporaneità) è definito empio (impius) perché mac- L’antitesi fra i due protagonisti Tutta l’egloga è evi- notazioni uditive (il ricorrere dei suoni gutturali nec… L’adỳnaton Una figura retorica sviluppata con partico- chiato del sangue delle lotte civili; il termine barbarus fa dentemente giocata sulla contrapposizione, ripetuta- raucae… cura… o l’effetto onomatopeico di turtur… lare ampiezza ai vv. 59 ss. è l’adỳnaton (aggettivo greco invece riferimento all’uso di arruolare soldati di origine mente esplicitata nel corso del dialogo, fra i due pastori ulmo) concorrono a trasfigurare le terre di Titiro fino a far che significa «impossibile»), che consiste nell’enumera- non romana, ma allo stesso tempo si presta a qualificare protagonisti: per l’uno, felicità, tranquillità, orizzonti loro assumere le caratteristiche del locus amoenus. Un’al- zione di eventi impossibili la cui realizzazione è posta l’usurpatore del campo di Melibeo come un avversario spaziali (l’albero con la sua ombra, i fiumi, le fonti, la sie- litterazione come aeger ago al v. 13 (anche la -g- di aeger come condizione per il verificarsi di un altro evento: qui privo di humanitas verso i contadini espropriati. pe) e temporali (la certezza di un futuro nella propria era pronunciata dura) sottolinea il dolore provocato dal- terra) rassicuranti; per l’altro, infelicità e disagio con oriz- la partenza di Melibeo. Al v. 37, l’allitterazione pendere… zonti spaziali (luoghi lontani e popoli stranieri) e tempo- patereris… poma contribuisce a dare l’idea del peso. Al rali segnati dalla più drammatica incertezza. Titiro può v. 77 l’espressione carmina canere intensifica e accresce continuare a cantare, mentre Melibeo non canterà più; la drammaticità della situazione attraverso la figura eti- ANALIZZA IL TESTO il primo resta, il secondo parte; Titiro è presentato come mologica e l’allitterazione. maturo (per esempio, il riferimento alla barba che cade Comprensione 4. Esamina i vv. 53-58. Quali figure di suono e pensiero più bianca al v. 28 e la sua definizione come senex da Le scelte retoriche: anafore, poliptoti, ripetizioni 1. Chi ha permesso a Titiro di mantenere il possesso del li rendono particolarmente efficaci? Come definiresti parte di Melibeo ai vv. 46 e 51), mentre Melibeo è più Frequente in questo brano è anche il ricorso ad anafore, suo campicello? Come è caratterizzata questa figura la struttura sintattica e la tessitura stilistica di questo giovane. poliptoti e ripetizioni: ai vv. 3-4 l’anafora nos… nos (in e come si pone Titiro nei suoi confronti? blocco? Ti sembrano in linea con il resto del compo- antitesi con il tu del v. 1 e del v. 4) o il poliptoto ai vv. 38- 2. In che modo lo stato d’animo e la condizione dei due nimento, o più complesse e solenni? Le scelte retoriche: i giochi di suono Il tessuto retori- 39 (Ipsae… ipsi… ipsa), che esprime la partecipazione pastori si riflettono nel paesaggio che li circonda? co dell’egloga è raffinatissimo. Il linguaggio è apparen- sentimentale della natura alle vicende dei protagonisti, Quali immagini suggeriscono la tranquillità di Titiro Riflessione e interpretazione temente semplice, ma innumerevoli sono le figure reto- accentuano la contrapposizione tra i due pastori. La ripe- e lo sconforto di Melibeo? Rispondi con riferimenti Apri il link e svolgi l’esercizio. riche di suono. Molto efficace si rivela in più di un caso tizione, caratteristica delle invocazioni alla divinità, con- al testo. Dopo aver guardato il video, in un l’allitterazione: per esempio al v. 1 la sequenza Tityre tu, ferisce una valenza quasi religiosa, come ai vv. 7 ss., dove breve testo (max. 12 righe) rifletti poi replicata al v. 4 in ordine inverso (tu Tityre), accresce ille… illius (ripreso anche all’inizio del v. 9) fa risaltare il Analisi della lingua e dello stile sul rapporto tra il contesto storico e la musicalità dei versi e richiama forse anche il suono del- riferimento al benefattore. Ai vv. 22-23, l’anafora dell’av- 3. Il testo presenta un ampio impiego della metonimia l’egloga I, soffermandoti in particolare lo strumento a fiato su cui Titiro sta modulando la sua verbio sic insiste sull’ingenua certezza di Titiro, abituato e della personificazione. A partire da alcuni esempi, sugli effetti drammatici provocati melodia. Al v. 55 (ma anticipata anche ai vv. 53 e 54) la a misurare la realtà sulla base della propria esperienza spiega l’effetto particolare che Virgilio ottiene attra- dall’ingresso della violenza in un ripetizione della sibilante evoca il ronzio delle api che e, dunque, in questo caso, a ritenere erroneamente che verso queste figure. ambiente pacifico e appartato, come favorisce il sonno di Titiro e poco oltre (vv. 57 e 58) altre tra Mantova e Roma vi fosse la medesima relazione che quello descritto nel componimento.

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si canimus silvas, silvae sint consule dignae4. 5 L I Ultima Cumaei venit iam carminis aetas; 6 7 T2 L’arrivo di un puer, profezia e speranza 5 (egloga IV) magnus ab integro saeclorum nascitur ordo : iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna; iam nova progenies caelo demittitur alto. Un’egloga L’egloga IV è, insieme alla VI, una delle meno ‘pastorali’ della raccolta. Virgilio stesso, fin dall’i- Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum particolare nizio, sembra voler chiarire questa particolarità del carme, esprimendo l’intenzione di disco- desinet ac toto surget gens aurea mundo, starsi in parte dalla consueta ispirazione bucolica di ascendenza teocritea (le Sicelides Musae 8 10 casta fave Lucina: tuus iam regnat Apollo. del v. 1) per rivolgersi ad argomenti più impegnativi (paulo maiora canamus). Il tema trattato, Teque adeo decus hoc aevi9 te consule inibit, infatti, è la celebrazione della nascita di un puer, che coinciderà con l’avvento di una nuova Pollio, et incipient magni procedere menses. età dell’oro – da identificare con molta probabilità con il periodo di pace che gli accordi di 10 Brindisi fra Ottaviano e Antonio lasciavano sperare – dopo una lunga età del ferro (gli anni te duce , si qua manent sceleris vestigia nostri, delle guerre civili). La nuova era avrà inizio sotto il consolato di Asinio Pollione, dedicatario inrita perpetua solvent formidine terras. dell’egloga, che fu composta nello stesso anno del suo consolato (il 40 a.C.). 3 Identità del puer Innumerevoli sono stati i tentativi di identificare il puer in questione: si è pensato a un figlio Ora è giunta l’ultima età della profezia cumana , [5] riprende da capo il gran- dello stesso Asinio Pollione, nato appunto nel 40 a.C., oppure al figlio che si sperava nascesse de ciclo dei secoli; ora anche la Vergine torna4, tornano i regni di Saturno, dal matrimonio fra Antonio e Ottavia (sorella di Ottaviano), ossia il frutto del matrimonio che dall’alto cielo è fatta scendere ora una nuova progenie. Tu dunque proteggi, sanciva il patto di potere stipulato fra i due più influenti uomini politici dell’epoca. In realtà casta Lucina5, il fanciullo che sta nascendo, per il quale per la prima volta da queste nozze (che furono di breve durata) non nacque alcun figlio maschio, ma questa avrà fine la generazione del ferro e sorgerà in tutto il mondo quella dell’oro; ipotesi ha il vantaggio di collegare le aspettative di pace ampiamente condivise a Roma con [10] ora governa il tuo Apollo. E proprio sotto il tuo, il tuo consolato, Pollio- gli avvenimenti politici recenti (che offrivano qualche speranza in proposito). ne6, avrà inizio questa splendida età e i grandi mesi cominceranno a trascor- Una lettura Anche molte altre ipotesi sono state prospettate, ma la più famosa è senz’altro quella avan- celeberrima zata dagli interpreti cristiani di epoca tardo antica, che videro nel una prefigurazione puer L 4. L’espressione potrebbe essere intesa demitto, il cui soggetto è nova progenies. 8. Il verbo fave (v. 10), imperativo di della venuta di Cristo. A incoraggiare una simile lettura ha contribuito indubbiamente il cli- anche come «che siano boschi degni di 6. saeclorum (v. 5) è forma sincopa- faveo, regge il dativo puero (v. 8), a ma di attesa messianica che pervade tutto il componimento e che corrisponde in effetti a un console», considerandola in funzione ta per saeculorum (genitivo plurale di cui è congiunto il participio presente una più generale ansia di rinnovamento diffusa non solo a Roma, ma anche nel resto del predicativa (ossia come un’unica parte saeculum). nascenti (v. 8). Mediterraneo. All’interno dell’egloga si fondono, infatti, teorie di origine orientale e filosofi- nominale). 7. Si noti la disposizione dei termini ai 9. Il nesso decus hoc aevi, lett. «que- ca (come quella del magnus annus), oracoli contenuti nei Libri Sibillini, un mito antico come 5. Il verbo venit (v. 4), perfetto indicati- vv. 4 e 5 in cui i soggetti aetas (v. 4) e sto splendore di età», fa da soggetto a vo da venio, ha per soggetto Ultima… ordo (v. 5), posti a fine verso, sono uniti inibit, «avrà inizio». quello dell’età dell’oro. Così, da questo testo (oltre che dall’interpretazione complessiva aetas; i versi successivi, tutti al presente, ai rispettivi attributi, Ultima (v. 4) e ma- 10. Te duce, al v. 13, è un ablativo asso- dell’Eneide) e dalla sua lettura in chiave cristiana ebbe origine l’immagine di Virgilio come si allineano paratatticamente al v. 4 con i gnus (v. 5) posti invece all’inizio: chiu- luto, come te consule (v. 11); l’insisten- profeta del cristianesimo, che tanto influenzò Dante e tutto il Medioevo. verbi: nascitur, da nascor, il cui soggetto è dono, così, il verso in una cornice; ai za sul pronome te rende martellante il magnus… ordo; redit e redeunt al v. 6 con, vv. 6-7 l’anafora di iam, ripreso dal v. 4, senso di attesa del nuovo corso storico. Metro: esametri rispettivamente, Virgo e Saturnia regna accresce il senso di aspettativa, come Notevole è anche il doppio iperbato al come soggetti; infine demittitur (v. 7), da pure il poliptoto redit-redeunt. v. 13 (qua… vestigia; sceleris… nostri). Sicelides1 Musae, paulo maiora canamus2! 3 I 3. Questo verso e i seguenti conten- durata del Grande Anno era calcolata il sostantivo lux, lucis, era la dea che Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae; gono quasi sicuramente riferimenti molto variamente dagli antichi ed era presiedeva al parto e che «portava alla a una o più profezie della Sibilla Cu- generalmente ritenuta di molti secoli. luce», appunto, i bambini; alcuni la iden- mana: a esse allude il termine carmen 4. La Vergine di cui si parla in questo tificavano con Diana, altri con Giunone. Muse siciliane, cantiamo cose un poco più grandi! Non a tutti piacciono gli arbusti (v. 4) che, prima di assumere in epoca verso, a detta dei commentatori anti- L’impiego dell’aggettivo possessivo ed i bassi tamerischi1; se cantiamo le selve, siano selve degne di un console2. classica il significato di «poesia», indi- chi, è da identificare con Astrea, ossia «tuo» in riferimento ad Apollo sembre- cava qualunque espressione avesse la Giustizia, che aveva abbandonato rebbe avvalorare l’identificazione di Lu- movenze ritmiche e, dunque, anche la terra, disgustata dal comportamen- cina con Diana, di cui Apollo era fratello. L 1. Le Muse sono dette siciliane (Sicelides), 2. canamus è un congiuntivo esortativo di paulum, perché seguito dal compara- gli oracoli e le profezie. Si riconosce to degli uomini, quando essi avevano 6. Torna il riferimento al console (vedi con un aggettivo più ricercato rispetto al da cano, il cui complemento oggetto è tivo maiora. in questi versi anche il riferimento alla perduto la purezza dei costumi origi- v. 3, dove il console è indicato come comune Siculae, in omaggio alla tradizio- paulo maiora, lett. «temi un po’ più im- 3. omnis è un accusativo plurale (= omnes) credenza nel Grande Anno (al v. 5 «il nari; il ritorno di Astrea era dunque il dedicatario), qui reso esplicito dal vo- ne della poesia pastorale di Teocrito. pegnativi», con l’avverbio paulo in luogo retto da iuvo («giovare a», «piacere a»). grande ordine dei secoli», magnus ordo segnale di una nuova età dell’oro e, in cativo del nome nel verso successivo: saeclorum), ossia a una visione ciclica concomitanza, del ristabilimento del Virgilio vuole così individuare con pre- I 1. Gli arbusti e le tamerici (myricae) proprio a questo verso fece riferimen- 2. Il console in questione è Asinio Pol- del tempo (accettata anche dalla filo- regno di Saturno (il Crono greco), du- cisione il momento storico in cui l’a- sono piante comuni che simboleg- to Giovanni Pascoli quando intitolò lione, sotto il cui consolato (nel 40 a.C., sofia stoica) per cui tutto l’universo è rante il quale l’uomo viveva in beata spettativa espressa nei versi preceden- giano la semplicità di ispirazione e Myricae la sua prima celebre raccolta di  p. 000) fu appunto composta quest’e- soggetto all’avvicendarsi di epoche comunione con la natura. ti e presente in tutto il componimento ambientazione della poesia pastorale: poesie. gloga. secondo una precisa scansione. La 5. Lucina, il cui nome è connesso con trova la sua piena realizzazione.

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11 16 15 Ille deum vitam accipiet, divisque videbit 25 occidet , Assyrium volgo nascetur amomum. permixtos heroas, et ipse videbitur illis, 17 12 At simul heroum laudes et facta parentis pacatumque reget patriis virtutibus orbem. iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus, At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu molli paulatim flavescet campus arista, errantis hederas passim cum baccare tellus 13 incultisque rubens pendebit sentibus uva, 20 mixtaque ridenti colocasia fundet acantho . 30 14 et durae quercus sudabunt roscida mella. Ipsae lacte domum referent distenta capellae Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis18, ubera, nec magnos metuent armenta leones; 15 quae temptare Thetim ratibus, quae cingere muris ipsa tibi blandos fundent cunabula flores , oppida, quae iubeant telluri infindere sulcos: occidet et serpens, et fallax herba veneni alter erit tum Tiphys, et altera quae vehat Argo 35 delectos heroas; erunt etiam altera bella, rere; sotto la tua guida, le tracce rimaste della nostra scelleratezza7 dissolte atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles. [15] Hinc, ubi iam firmata virum te fecerit aetas, libereranno dall’eterna paura le terre. Il fanciullo assumerà la vita degli 19 dei, e vedrà gli eroi insieme agli dei ed egli stesso sarà visto da loro, e reggerà cedet et ipse mari vector, nec nautica pinus il mondo pacificato con le virtù paterne. mutabit merces: omnis feret omnia tellus: Ma per te, fanciullo, senza essere coltivata8, la terra produrrà come primi piccoli regali edere erranti qua e là e bàccare [20] e colocasia frammista a l’erba ingannatrice del veleno; [25] nascerà dappertutto amomo12 assirio. Ma 9 10 ridente acanto ; come culla spontaneamente produrrà per te fiori delicati . appena sarai in grado di leggere le gesta gloriose degli eroi e le imprese del Spontaneamente le caprette riporteranno a casa le poppe colme di latte, né padre e di conoscere quale sia la virtù, a poco a poco la campagna si farà 11 più gli armenti avranno paura dei grandi leoni; e perirà il serpente , e perirà bionda di morbide spighe e penderà da rovi incolti rosseggiante l’uva e [30] le dure querce trasuderanno miele rugiadoso13. Ma della antica malvagità re- steranno celate poche tracce, che indurranno a solcare il mare14 con battelli, a cingere di mura le città, a incidere di solchi la terra. Vi sarà allora un altro L 11. Ille è certamente il puer del v. 8; illis nuscula hederas errantis passim cum bac- munuscula funge da predicativo dell’og- Tifi e un’altra Argo che trasporti [35] scelti eroi; vi saranno ancora altre guer- (v. 16) potrebbe riferirsi agli dèi ed esse- care (et) colocasia mixta ridenti acantho; getto (l’impiego di munuscula, diminu- 15 re un complemento d’agente («sarà vi- lett. «E per te (tibi), fanciullo (puer), la tivo di munus, dipende probabilmente re e di nuovo il grande Achille sarà inviato a Troia . Quindi, quando ormai sto da quelli»), oppure agli eroi (heroas, terra (tellus), senza nessuna coltivazio- dal fatto che si parla qui dei primi doni l’età adulta ti avrà fatto uomo, anche il navigante lascerà il mare, e la nave di accusativo plurale greco) e significare, ne (nullo… cultu), farà spuntare (fundet) offerti a un bambino). Al v. 20 la disposi- sottintendendo permixtus, «mescolato come primi piccoli doni (prima… munu- zione dei termini riproduce visivamente a quelli». scula) edere (hederas) che si arrampica- l’intreccio dei fiori di due specie diverse. 12. Problematica è anche l’espressione no (errantis = errantes) qua e là (passim) 14. Ipsae capellae è soggetto di refe- L 16. L’anafora del verbo occidet chiude a del puer: la lettura della poesia eroica tis (gen. – acc. / acc. – gen.). patriis virtutibus, che può indicare le «vir- insieme al bàccare (cum baccare) e co- rent, futuro di refero. La disposizione chiasmo il periodo lasciando al centro i (le heroum laudes), la conoscenza della 18. Il riferimento all’antica fraus (v. 31) tù paterne» o le «virtù patrie», ed è inter- locasie (colocasia) miste (mixtaque) al dei termini sembra accompagnarne il due soggetti serpens e herba; di forte im- storia (facta parentis) e la conoscenza e alle sue vestigia richiama lo scelus e le pretabile come complemento di causa ridente acanto (ridenti… acantho)». La significato: il turgore delle mammelle è patto risulta, in tal modo, l’enjambement dell’essenza della virtù (attraverso la fi- vestigia del v. 13. efficiente retto da pacatum («pacificato congiunzione At con cui si apre la frase sottolineato, per così dire, dal loro tra- tra i due versi. losofia) corrispondono effettivamente 19. pinus è sineddoche frequentemen- dalle virtù») o come ablativo strumenta- non ha il consueto valore avversativo, boccare dal v. 21 al 22 anche, appunto, 17. La congiunzione simul sta per simul all’itinerario culturale seguito nell’edu- te impiegata in poesia per indicare la le da collegare a reget («reggerà con le ma indica il passaggio a una nuova ar- mediante l’enjambement. ac o simul atque e introduce una propo- cazione dei giovani. Nella costruzione nave (in particolare quella degli Argo- virtù»). È ovvio, del resto, che l’enuncia- gomentazione. Il soggetto dell’intero 15. Due le possibili traduzioni del v. 23: sizione temporale. Con i vv. 26-30 il po- dei versi spicca soprattutto il chiasmo nauti, che non a caso è stata menzio- zione di una profezia non può che esse- periodo è tellus, che ha fundet come «Spontaneamente la culla farà spunta- eta passa a immaginare l’adolescenza del v. 26: heroum laudes et facta paren- nata al v. 34). re espressa in forme sfumate e ambigue. predicato; il complemento oggetto è re per te fiori delicati», oppure «la terra 13. La ricercata costruzione è: At tibi, costituito da errantis hederas e mixta… (sottinteso) spontaneamente come cul- I 12. L’amomo (forse antico nome del vamente trasformata in miele dalle api 15. Tifi fu il mitico nocchiero della puer, tellus, nullo cultu, fundet prima mu- colocasia, mentre l’accusativo prima… la farà spuntare per te fiori delicati». cardamomo) era una pianta aromatica (anche Plinio il Vecchio, Naturalis histo- nave Argo, che condusse Giasone e gli orientale con cui veniva preparato un ria XI, 12, 12). Argonauti in Colchide alla conquista I 7. È difficile intendere quale sia lo gliavano il suolo italico. Considerato interpolato viene espunto balsamo prezioso. 14. Teti, nota nel mito principalmente del vello d’oro; gli «eroi scelti» (delectos scelus cui si fa qui riferimento: alcuni 8. Emerge in questo verso un tratto da alcuni editori o posticipato (come in 13. Compare nuovamente il moti- come madre di Achille, è una divinità heroas) sono appunto i partecipanti alla hanno pensato a una specie di peccato tipico dell’età dell’oro, quando per ot- questo caso nel testo latino). La tradu- vo della natura che, nell’età dell’oro, marina, qui impiegata come metonimia spedizione. Achille fu uno dei guerrieri originale dell’umanità, altri alla mac- tenere i frutti della terra non era neces- zione qui riportata, tuttavia, lo traduce donerà spontaneamente i suoi frutti; per indicare il mare. Sfidare il mare, cir- più famosi che si unirono alla rappresa- chia con cui Romolo ha contaminato il sario il duro lavoro agricolo. nella sua collocazione originale. probabilmente il miele è qui definito condare le città con mura e tracciare sol- glia greca contro la città di Troia; alcuni popolo romano commettendo il fratri- 9. Bàccare e colocasia erano piante da 11. Nella successiva interpretazione rugiadoso a causa di una leggenda (ri- chi nella terra – vale a dire navigazione, interpreti hanno inteso il riferimento cidio, altri ancora al decadimento mo- cui si ricavavano essenze profumate. cristiana di questa egloga il serpente è ferita da Virgilio in Georgiche IV, vv. 1 guerra e lavoro agricolo – costituiscono all’eroe e alla sua impresa come una rale che condusse alle lotte civili, le cui 10. Il v. 23 compare nella tradizione stato identificato con lo strumento del- ss.) secondo la quale, anticamente, il tracce residue dell’età del ferro, presenti predizione della spedizione di Ottavia- tracce (vestigia) all’epoca ancora trava- manoscritta tra gli attuali v. 21 e v. 22. la tentazione. miele sarebbe stato rugiada, successi- ancora durante l’adolescenza del puer. no in Oriente.

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40 non rastros patietur humus, non vinea falcem; Una nuova età dell’oro robustus quoque iam tauris iuga solvet arator20; Thomas Cole, Il corso nec varios discet mentiri lana colores: dell’Impero: lo stato 21 arcadico o pastorale, ipse sed in pratis aries iam suave rubenti 1836. New York, New murice, iam croceo mutabit vellera luto; York Historical Society 45 sponte sua sandyx pascentis vestiet agnos. «Talia saecla», suis dixerunt, «currite», fusis concordes stabili fatorum numine Parcae22. Adgredere o magnos ‒ aderit iam tempus ‒ honores, cara deum suboles, magnum Iovis incrementum23! 50 Aspice convexo nutantem pondere mundum, terrasque tractusque maris caelumque profundum! Aspice, venturo laetentur ut omnia saeclo! O mihi tum longae maneat pars ultima vitae,

pino non scambierà più le merci, tutta la terra produrrà tutto16: [40] il suolo non subirà rastrelli, né la vigna il falcetto, anche il robusto aratore libererà ormai dal giogo i buoi17. La lana non apprenderà a simulare i vari colori, ma da sé sui prati l’ariete cambierà il suo vello ora nel color della porpora pia- 24 cevolmente rosso ora nel color giallo dello zafferano; [45] spontaneamente il spiritus et quantum sat erit tua dicere facta ! 25 minio scarlatto vestirà al pascolo gli agnelli18. 55 Non me carminibus vincet nec Thracius Orpheus, Concordi per la ferma volontà dei fati dissero ai loro fusi le Parche19: «Filate nec Linus, huic mater quamvis atque huic pater adsit, 26 tali secoli». Orsù, avvicinati (ormai è tempo) ai grandi onori, cara progenie Orphei Calliopea, Lino formosus Apollo . degli dei, incremento grande di Giove20! [50] Guarda il mondo ondeggiante Pan etiam, Arcadia mecum si iudice certet, 27 nella sua massa ricurva, e le terre e gli spazi del mare e il cielo profondo; Pan etiam Arcadia dicat se iudice victum . guarda come tutto si allieti per il secolo che sta giungendo! Oh, a me allora ri- manga l’ultima parte di una lunga vita, e tanta ispirazione quanto basterà per cantare le tue imprese! [55] Nei canti non mi vincerà il tracio Orfeo né Lino, per quanto all’uno dia aiuto la madre e all’altro il padre, a Orfeo Calliope, a Lino il bell’Apollo21. Anche Pan22 se gareggiasse con me davanti al giudizio L 20. Notevoli sono l’anafora di non al stabili numine fatorum dixerunt suis fu- e, dunque, da un ritmo particolarmen- d’Arcadia, anche Pan si dichiarerebbe vinto davanti al giudizio d’Arcadia. v. 40 e il forte iperbato fra robustus e sis: «Talia saecla currite». te lento ( p. 000), funzionale a sugge- arator al v. 41, che chiude a cornice il 23. Dal punto di vista metrico si se- rire tutta la gravità del puer maturo. Si verso. gnala che il v. 49 è uno dei rari esame- noti anche l’uso di una parola lunga L 24. La costruzione è: O tum maneat tum; dicere è infinito con valore finale. siva presenza di nomi propri. 21. Da notare l’anastrofe ipse sed per tri spondaici, ossia caratterizzato dalla (incrementum) per rispecchiare la gran- mihi ultima pars longae vitae et quantum 25. vincet è futuro da vinco, anche se 27. I vv. 58-59 risultano costruiti con sed ipse. presenza di uno spondeo anziché di un dezza del divino salvatore. spiritus sat erit dicere tua facta; maneat è alcuni codici riportano la lezione vincat raffinata simmetria mediante la ripre- 22. La costruzione è: Parcae concordes dattilo al quinto piede (ìncre/méntum) congiuntivo ottativo che esprime il desi- (che costituirebbe un congiuntivo esor- sa anaforica del primo emistichio (Pan derio del poeta di poter ancora cantare tativo). etiam Arcadia) e la presenza di una rete I 16. Quando il puer sarà diventato adul- nella nuova era la natura si sostituirà per annunciare la nascita e le imprese (se gli resteranno il tempo e l’ispirazio- 26. Sia Orphei (dativo) sia Calliopea di richiami nel secondo, con si iudice e to, la nuova età dell’oro si manifesterà agli artifici degli uomini fino a produr- di Achille. ne) le imprese del puer; il sostantivo spi- (nominativo) hanno desinenza greca. Il se iudice al centro, e certet e dicat in una con il venir meno della navigazione, del re spontaneamente le lane colorate. 20. Questi versi contengono un’a- ritus (seguito da et in anastrofe), v. 54, è v. 57 presenta una struttura molto raffi- sorta di chiasmo con mecum e victum, in commercio e dell’agricoltura, cioè di 19. Le Parche (Cloto, Lachesi e Atro- postrofe al puer, ormai divenuto vir genitivo partitivo dipendente da quan- nata, di gusto alessandrino, con l’esclu- omoteleuto. quegli aspetti dell’età del ferro che an- po) erano le tre dee sorelle che, se- ( v. 37), affinché intraprenda il cursus cora sopravvivevano ( vv. 32-33). condo il mito, filavano il destino degli honorum, ossia la carriera politica. Il I 21. Orfeo e Lino erano cantori mitici di imprese del puer supererà persino i su- derava l’inventore della zampogna. I due 17. Continua l’elenco degli elementi uomini: la recisione del filo segnava riferimento a Giove si spiega proba- straordinarie capacità: Orfeo, originario premi paradigmi poetici della tradizione versi ribadiscono e approfondiscono positivi della nuova età: qui, in parti- il momento della morte; il fuso è lo bilmente con il fatto che presso il suo della Tracia, regione a nord-est della greco-latina. quanto affermato nei precedenti, ossia colare, si sottolinea che la natura non strumento intorno al quale è avvolto il tempio sul Campidoglio avveniva la Grecia, era figlio della Musa Calliope 22. Pan era una divinità pastorale che Virgilio riuscirebbe a vincere persino dovrà più patire violenza da parte filo durante la filatura. Anche Catullo cerimonia in cui i giovani assumevano (considerata patrona della poesia epi- (nell’egloga X è addirittura definito «dio una divinità arcadica, anche se a giudica- dell’uomo. aveva impiegato (Carmina, 64, v. 327) la toga virile e abbandonavano uffi- ca); Lino aveva per padre addirittura il dell’Arcadia») che la tradizione rappre- re la gara vi fosse l’Arcadia stessa, dun- 18. Il significato di questi versi è che l’immagine della filatura delle Parche cialmente l’infanzia per divenire adulti. dio Apollo. La poesia che celebrerà le sentava con corna e piedi caprini e consi- que un giudice evidentemente parziale.

62 63 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

28 60 Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem, 29 matri longa decem tulerunt fastidia menses . L I 30 T3 L’apoteosi di Dafni Incipe , parve puer, cui non risere parentes, (egloga V, vv. 20-80) nec deus hunc mensa, dea nec dignata cubili est.

Nella quinta egloga i pastori Menalca e Mopso si incontrano per caso: dopo un complimen- Il mondo pastorale [60] Incomincia, bambino, a riconoscere nel sorriso la madre: lunga pena ar- toso scambio di battute, decidono di ripararsi dal sole in una grotta naturale per recitare in- in lutto recarono i dieci mesi alla madre. Incomincia, bambino: colui al quale non sieme poesie pastorali. Qui i due poeti intonano a turno un lungo canto, dedicato alla morte sorrisero i genitori, né un dio lo degnò della sua mensa23, né una dea del suo e alla divinizzazione di Dafni, eroe tipico del mondo bucolico. Tale inserto poetico, ispirato letto. al primo idillio di Teocrito, rinnova profondamente il modello. Alla leggera e a tratti ironica [Trad. di M. Geymonat] descrizione della passione d’amore del poeta greco si sostituisce il quadro serio del mondo pastorale prima paralizzato dal lutto, poi esultante per l’apoteosi di Dafni: un evento che dà nuova vita alla comunità e ricorda, tra le righe, la divinizzazione di Cesare promossa da Ottaviano. L 28. risu è ablativo di mezzo e indica il (longa… fastidia)». I dieci mesi corri- a seconda della lezione adottata per sorriso con cui il bambino si rivolgerà spondono a quella che gli antichi, cal- il relativo potrebbe essere parenti («al alla madre; un’altra possibile (ma forse colando sulla base dei mesi lunari (di genitore») oppure parentes («i genito- Metro: esametri meno probabile) interpretazione attri- ventotto giorni ciascuno), indicavano ri», soggetto, qui preferita); inoltre, se si buisce all’ablativo risu il significato di come durata della gestazione. accetta qui (nominativo plurale), risulta Mopsus «dal sorriso», «nel sorriso», riferendo cioè 30. L’anafora con cui si apre il v. 62 ri- abbastanza brusco il passaggio al sin- 1 20 Exstinctum Nymphae crudeli funere Daphnim alla madre e non al bambino l’atto di sor- prende l’esortazione espressa al v. 60; golare hunc, anche se proprio in que- 2 ridere. In generale, comunque, il sorriso problematica, tuttavia, risulta l’interpre- sta forma Quintiliano (oratore e teorico flebant (vos, coryli, testes, et flumina, Nymphis ), 3 era considerato un atto di buon auspicio. tazione del seguito del verso, in quanto dell’arte della parola, vissuto nel I secolo cum complexa sui corpus miserabile nati 29. La costruzione è decem menses tu- sono attestate lezioni differenti sia per il d.C.) avrebbe poi citato il verso suddetto atque deos atque4 astra vocat crudelia5 mater. lerunt matri longa fastidia: «i dieci mesi relativo (qui oppure cui, cioè «i bambini come esempio della cosiddetta figura Non ulli pastos6 illis egere diebus (decem… menses) hanno arrecato (tu- che» oppure «il bambino al quale») sia in numero. Il verbo risere è un indicativo 7 lerunt) alla madre (matri) lunghe pene per la funzione del termine parens, che perfetto, in luogo di riserunt. 25 frigida, Daphni, boves ad flumina: nulla neque amnem

I 23. Cenare alla mensa degli dèi e godere dell’amore di una dea sono, per un mortale, i privilegi supremi, ed è con l’implicito augurio al puer di ottenerli che Virgilio chiude l’egloga. Mopso1 2 20 Dafni rapito da crudele morte piangevano le Ninfe (voi lo sapete, fiumi, e voi, noccioli), mentre stringendo il povero corpo di suo figlio chiama spietati e dèi e stelle la madre. Nessuno, o Dafni, in quei giorni spinse i buoi 25 dal pascolo ai freschi rivi; nessuna bestia ANALIZZA IL TESTO L 1. funere: ablativo di causa efficiente 3. Soggetto di complexa (participio scandito e ripetuto dei lamenti della Comprensione 4. Secondo te, quali motivi presenti nel testo possono dipendente da Extinctum. L’aggettivo congiunto da complector, -eris, com- donna. 1. Prova a dividere l’egloga in blocchi tematici: secon- aver maggiormente spinto i lettori cristiani a inter- crudelis personifica la morte di Dafni, plexus sum, complecti) è mater del ver- 5. crudelia, che riprende crudeli del v. 1, do quale principio sono presentate la vita e l’attività pretare l’egloga come una profezia della venuta del dandole i caratteri di una forza malefica. so successivo, posto con un iperbato è legato sintatticamente , ma del puer? Messia? 2. Costruisci: vos, coryli et flumina, te- al termine della frase per ottenere logicamente va riferito anche a deos. 2. Quale immagine chiude il componimento? Quale stes (estis) Nymphis, lett. «voi, noccioli e maggiore evidenza. L’allitterazione del 6. pastos: participio perfetto da pasco, effetto produce il contrasto con i versi che la prece- Collegamenti fiumi, siete testimoni a sostegno delle suono -c- dà rilievo al dolore del lutto; -is, pavi, pastum, -ere. Ha valore tempo- dono? 5. Al v. 14 è suggerito che la comparsa del puer libererà Ninfe». La natura, animata da sentimen- la disposizione delle parole, con corpus rale («una volta fatti pascolare», cioè ti umani, è chiamata a testimoniare il miserabile incluso ‘a tenaglia’ fra sui e «dopo averli fatti pascolare»). il mondo dalla paura. Anche nel poema di Lucre- Analisi dei temi dolore delle Ninfe; Nymphis è un dativo nati, riproduce visivamente il corpo 7. La doppia negazione, in questo zio ( vol. 1, p. 000) è centrale l’idea di un salvatore che indica il beneficiario di una testi- stretto fra le braccia della madre. caso, rafforza il concetto con una mo- 3. Quali aspetti caratteristici del mito dell’età dell’oro dai tratti divini, Epicuro, giunto per liberare l’umani- monianza. 4. L’anafora di atque imita il ritmo venza della lingua colloquiale. sono presenti nella descrizione del mondo dopo tà dal timore: tenendo conto dell’opposto atteggia- l’avvento del puer? Quali elementi di novità sono in- mento del poeta nei due casi, in un breve testo (max. trodotti da Virgilio, sia nel quadro dell’età aurea, sia 15 righe) metti a confronto il modo in cui il soggetto I 1. Mopso non è propriamente un nome è un indovino che pratecipa alla spedi- tratti semidivini, presentato già da Te- nei suoi rapporti con il presente? è trattato da Virgilio e da Lucrezio. da pastore bucolico, ma piuttosto da zione degli Argonauti. ocrito come una sorta di inventore del eroe epico: nelle saghe mitiche, Mopso 2. Dafni è un mitico pastore-poeta, dai genere bucolico.

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13 libavit quadrupes8, nec graminis attigit herbam. 40 Spargite humum foliis, inducite fontibus umbras, Daphni, tuum Poenos etiam ingemuisse leones pastores (mandat fieri sibi talia Daphnis), 14 interitum montesque feri silvaeque loquuntur. et tumulum facite, et tumulo superaddite carmen : 15 Daphnis et Armenias curru subiungere tigris Daphnis ego in silvis , hinc usque ad sidera notus, 9 10 30 instituit; Daphnis thiasos inducere Bacchi, formosi pecoris custos, formosior ipse. et foliis lentas11 intexere mollibus hastas. Vitis ut arboribus decori est, ut vitibus uvae, Menalcas ut gregibus tauri, segetes ut pinguibus arvis, 45 Tale tuum carmen nobis, divine poeta, tu decus omne tuis12. Postquam te fata tulerunt, quale sopor fessis in gramine, quale per aestum 16 35 ipsa Pales agros atque ipse reliquit Apollo. dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo . 17 Grandia saepe quibus mandavimus hordea sulcis, Nec calamis solum aequiperas, sed voce magistrum; 18 infelix lolium et steriles nascuntur avenae; fortunate puer, tu nunc eris alter ab illo . pro molli viola, pro purpureo narcisso 50 Nos tamen haec quocumque modo tibi nostra vicissim 19 carduos et spinis surgit paliurus acutis. dicemus , Daphnimque tuum tollemus ad astra; Daphnim ad astra feremus: amavit nos quoque Daphnis20.

bevve un sorso d’acqua né sfiorò uno stelo. Dafni, i monti selvaggi e le foreste narrano 40 Spargete di foglie il suolo, velate d’ombra i fonti, che alla tua morte anche i leoni d’Africa hanno pianto. pastori (questo è l’onore che domanda Dafni), Dafni insegnò ad aggiogare al carro e fate un tumulo, con questi versi incisi: 30 le tigri armene; Dafni a guidare i tìasi di Bacco Dafni io fui, famoso in questi boschi e fino agli astri, e ad intrecciare docili rami a foglie delicate3. pastore di un bel gregge, e io più bello ancora. Come la vite è orgoglio all’albero, i grappoli alla vite, Menalca5 alla mandria il suo toro, le messi alla fertile campagna, così eri dei tuoi tutto l’orgoglio. Da quando il fato ti ha rapito, 45 Per noi il tuo canto, divino poeta, 4 35 persino Pale ha abbandonato i campi, persino Apollo . è come il sonno sopra l’erba per chi è stanco, è come spegnere la sete nell’arsura a uno zampillo d’acqua deliziosa. Nei solchi a cui affidammo i grani d’orzo 6 crescono loglio infecondo, sterile avena. Tu eguagli il maestro non solo alla zampogna, anche nel canto; Al posto della tenera violetta e del purpureo narciso ragazzo fortunato, tu prenderai il suo posto! nascono il cardo e il poliuro dalle acute spine. 50 Ma ora anch’io voglio cantare come posso e il tuo Dafni innalzerò alle stelle. Dafni! Fino alle stelle lo porterò: anche me Dafni ha amato.

L 8. quadrupes (lett. «quadrupede») è ni religiose o gruppi di giovani riuniti to a senso nelle tre successive); con una termine di registro elevato per «anima- nel compiere un rito. variatio, la costruzione cambia invece L 13. fontibus è un dativo (lett. «portate essere: «io, qui sepolto, sono/fui Dafni». 19. Lett. «Ma io (Nos: plurale poetico le». Libare, in questo contesto, ha il va- 11. Lentus ha il valore di «flessibile»; nell’ultima coppia (decus [es] in luogo di ombre alle fonti»). Tali ‘ombre’ sono per 16. Costruisci: quale (est) restinguere si- per ego) reciterò a mia volta (vicissim, lore di «sfiorare con le labbra». la distribuzione di nomi e aggettivi in- decori [es]) al v. 34. Le prime due coppie, metonimia gli intrecci di rami e foglie tim rivo saliente aquae dulcis per aestum. avverbio derivato da vices) questi miei 9. Il poliptoto del nome Daphnis dà alla trecciati imita l’avvolgersi delle foglie inoltre, sono collegate l’una all’altra dal che, nel funerale di Dafni, verranno po- Il sintagma restinguere… per aestum co- canti (haec nostra, sott. carmina), in qua- sua solenne celebrazione l’andamento d’edera attorno al tirso. poliptoto vitis… vitibus. Queste catene ste sulle rive dei corsi d’acqua, facendo stituisce il soggetto del sottinteso est. lunque modo (possa farlo: il verbo va di un inno: Dafni è già invocato come 12. I vv. 32-33 sono costruiti con un uso di paragoni sono un tratto che si riscon- ombra alla loro corrente. L’allitterazione saliente sitim rievoca il sottinteso)». un dio (dettaglio che prelude quindi pervasivo del costrutto del doppio da- tra frequentemente nelle Bucoliche e 14. Il poliptoto tumulum… tumulo dà suono dell’acqua che zampilla. 20. Notare lo stesso impiego del po- alla sua apoteosi). tivo (decori, esplicito nella prima coppia costituiscono un elemento caratteristi- una scansione rituale alle fasi del funera- 17. calamis e voce sono ablativi di limi- liptoto già osservato alla n. 12. L’inno in 10. Un grecismo, che indica associazio- di termini messi a confronto, va integra- co del genere bucolico. le. Il dativo tumulo è retto dal prefisso di tazione. Sed equivale a sed etiam, corre- lode di Dafni trae solennità anche dall’a- superaddite, mentre carmen designa l’i- lato a nec solum. nafora di ad astra e dal chiasmo delle I 3. In questi versi, discostandosi dall’im- stone circondato di foglie d’edera) sono La coppia divina è evocata, in termini scrizione funebre citata ai versi successivi. 18. Lett. «tu adesso sarai secondo dopo espressioni sinonimiche tollemus ad magine tradizionale dell’eroe pastorale tipici gesti del corteo di Bacco. molto simili, anche all’inizio del terzo 15. È sottintesa una forma del verbo di lui», cioè «sei destinato a succedergli». astra e ad astra feremus. morto per amore, Dafni appare piutto- 4. Pale è una divinità italica dell’alle- libro delle Georgiche (vv. 1-2: «Anche te sto colui che ha introdotto i riti bacchici vamento, mentre Apollo è connesso al vogliamo cantare, o grande Pale, e te I 5. Pastore menzionato anche nelle di Virgilio stesso. zione più verosimile, la maggior parte nel mondo pastorale. Guidare un carro mondo pastorale per via del suo servi- (come dimenticarti?), pastore dell’Anfri- egloghe III e IX: gli interpreti antichi lo 6. «Tu eguagli il tuo maestro»: in riferi- degli studiosi ipotizza che il maestro di trainato da tigri e brandire il tirso (un ba- zio, come pastore, presso il re Admeto. so», trad. di A. Barchiesi). considervano la ‘controfigura’ letteraria mento a queste parole e all’interpreta- Mopso sia stato Dafni stesso.

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Mopsus 31 ecce duas tibi, Daphni, duas altaria Phoebo . An quicquam nobis tali sit munere maius21? 32 22 Pocula bina novo spumantia lacte quotannis, Et puer ipse fuit cantari dignus, et ista craterasque duo statuam tibi pinguis olivi, 55 iam pridem Stimichon laudavit carmina nobis. et multo in primis33 hilarans convivia Baccho, Menalcas 70 ante focum, si frigus erit, si messis, in umbra, 34 Candidus23 insuetum24 miratur limen Olympi vina novum fundam calathis Ariusia nectar. Cantabunt mihi35 Damoetas et Lyctius Aegon; sub pedibusque videt nubes et sidera Daphnis. Ergo alacris25 silvas et cetera rura voluptas saltantis Satyros imitabitur Alphesiboeus. Haec tibi semper erunt, et cum sollemnia vota Panaque pastoresque tenet Dryadasque puellas. 36 26 75 reddemus Nymphis, et cum lustrabimus agros. 60 Nec lupus insidias pecori, nec retia cervis Dum iuga montis aper, fluvios dum piscis amabit, ulla dolum meditantur: amat bonus otia Daphnis. 37 Ipsi laetitia voces ad sidera27 iactant dumque thymo pascentur apes, dum rore cicadae , intonsi montes; ipsae iam carmina rupes, semper honos nomenque tuum laudesque manebunt. 28 29 Ut Baccho Cererique, tibi sic vota quotannis ipsa sonant arbusta: «Deus, deus ille, Menalca!» 38 30 80 agricolae facient: damnabis tu quoque votis . 65 Sis bonus o felixque tuis ! En quattuor aras:

Mopso due, Dafni, a te, due per altari a Febo. Quale dono più grande? Io ti offrirò ogni anno due tazze spumeggianti Certo il fanciullo era degno del tuo canto, di latte appena munto e due crateri d’olio grasso; 7 55 e già da tempo questi tuoi versi me li ha lodati Stimichon . e prima allieterò il convito con molto bacco, 70 davanti al fuoco, se fa freddo, o all’ombra, se è il tempo delle messi, Menalca e verserò dalle coppe un nuovo nettare, il vino di Ariusia10. Radioso, Dafni stupisce della soglia d’Olimpo, Canteranno per me Daméta e il lictio Egòne, per lui nuova, sotto i piedi vede le nuvole e le stelle. e Alfesibèo11 imiterà i satiri alla danza. Allora una gran gioia agita i boschi e i campi Questo avrai sempre, e quando renderemo alle Ninfe 8 e Pan e le fanciulle Driadi e i pastori. 75 i voti consacrati, e quando faremo puri i nostri campi. 60 Né il lupo insidia il gregge, né la rete Finché il cinghiale amerà i monti e il pesce i fiumi, inganna il cervo: Dafni benigno ama la pace. finché le api succhieranno timo e rugiada le cicale, Voci di gioia lanciano alle stelle sempre il tuo culto, il tuo nome e la tua gloria perdureranno. gli intatti monti9; le rupi e gli albereti Come a Bacco e a Cerere12, così ogni anno a te fanno echeggiare: «Un dio, è un dio, Menalca!». 80 i contadini faranno voti: e tu li esaudirai. 65 Oh, sii benigno e propizio ai tuoi! Ecco quattro are: [Trad. di M. Cavalli]

L 21. Interrogativa retorica: è ovvio che quasi aurea del v. 56. privare voluptas di un attributo. L 31. Ai vv. 65-66 va sottinteso un verbo una metonimia per vino: si indica la cosa poesia per indicare l’eternità dell’og- non ci sarebbe dono più grande del can- 24. Dafni non è mai stato prima in cielo: 26. insidias è retto dal verbo meditatur, come sisto («ecco, (colloco) quattro are, col nome del dio che la protegge. getto del canto, che durerà finché dura to sull’apoteosi di Dafni. perciò la soglia dell’Olimpo (che nella ricavabile a senso dal verso successivo. due ne (colloco) come altari a te, Dafni, 34. vina Ariusia è apposizione di novum il mondo. Al v. 76 va sottinteso amabit 22. Il dimostrativo si riferisce al canto lingua poetica è spesso un sinonimo di 27. Anche se usato in senso diverso, il e due ne (colloco) come altari a Febo»). nectar. Calathis è un grecismo per indi- anche ad aper (quanto a montis, è un ac- che Menalca sta per iniziare. ‘cielo’) gli è «insolita». nesso richiama ad astra dei vv. 51-52. Altaria è complemento predicativo care le coppe. cusativo equivalente a montes); al v. 77 23. L’aggettivo è da riferire, con forte 25. alacris potrebbe essere sia un ac- 28. Il poliptoto ipsi… ipsae… ipsa sotto- dell’oggetto aras. 35. mihi è interpretabile come un dati- pascentur va sottinteso anche a cicadae. iperbato, a Daphnis, alla fine del verso cusativo (= alacres) da legare a silvas linea il prodigio ( n. 18). 32. Aggettivo numerale dal valore di- vo etico. 38. Espressione della lingua sacrale. successivo. Il nesso incornicia così il (così sembra intendere il commento 29. L’anafora ribadisce con perentorietà stributivo: saranno offerte due tazze di 36. L’anafora di et cum rafforza il senso Alla lettera «anche tu obbligherai (chi ti distico dedicato all’assunzione in cie- antico di Servio), sia un nominativo che Dafni è ormai un dio. latte a ogni ripetizione del rito. della ripetizione rituale di gesti signifi- ha pregato) a rispettare i loro voti», cioè lo di Dafni, dandogli una particolare da coordinare a voluptas. La seconda 30. Formula tipica delle invocazioni a 33. «Dapprima» rispetto alla fase suc- cativi. esaudirai le loro preghiere e per questo evidenza. Da notare anche la struttura soluzione sembra preferibile, per non una divinità. cessiva della festa, che prevede la liba- 37. Il dum ripetuto ha il valore di «fin- loro saranno tenuti a mantenere quanto gione del vino novello a Dafni. Baccho è ché»: si tratta di un modulo comune in promesso. I 7. Nome di pastore, che ricorda quello prino. Le Driadi sono ninfe che vivono versi precedenti. Nell’età aurea non c’è del personaggio di un importante idillio negli alberi. infatti bisogno del legname e la natura I 10. Ariusia è una località dell’isola di sono traducibili come «domatore di be- 12. Protettori della vendemmia e del di Teocrito (il VII): Simichida. 9. Il dettaglio dei monti «non taglia- non viene oltraggiata con il taglio degli Chio, nota per la qualità del suo vino. stiame», «caprone», «chi fa prosperare i raccolto, Bacco e Cerere sono dèi invo- 8. Pan è il dio dei boschi dal piede ca- ti» conferma il clima da età dell’oro dei alberi ( T2, vv. 38-39). 11. Nomi parlanti di pastore: in greco, buoi». cati di frequente in un contesto agricolo.

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2 Le Georgiche GUIDA ALLA LETTURA Con le Georgiche, primo frutto della collaborazione fra Virgilio e Mecenate, il poeta Una morte simbolica L’egloga IV, che precede quella un dio. Adesso sono tutti in festa e, segno tangibile della non solo tratta un argomento tecnico in versi di impareggiabile raffinatezza, ma crea presa qui in esame, tratta della nascita miracolosa di un protezione di Dafni, vivono nello stesso clima di pace già anche un poema legato all’attualità ed espressione di un preciso sistema di valori. La Leggi i brani eroe destinato a portare armonia nel mondo; il canto di illustrato nell’egloga quarta. La nuova divinità, così poten- descrizione di attività quali la coltivazione e l’allevamento, sebbene idealizzata [T4], aggiuntivi delle Mopso, invece, descrive l’impatto di un lutto sul pacifico te, va adeguatamente venerata. Il nascente culto di Dafni Georgiche nella universo bucolico, solo in apparenza protetto dalla preca- sarà sempre celebrato, finché esisterà il mondo bucolico, non dimentica o nasconde le durezze della vita del contadino, vista come una guerra biblioteca digitale. rietà e dal dolore: all’immagine della madre che abbraccia con riti essenziali ma sinceri, da ripetersi ogni anno. con la natura spesso ostile [T5] e il capriccio della sorte. Solo la figura dignitosa del il suo bambino nella chiusura dell’egloga quarta si oppo- piccolo agricoltore, che ancora crede nei valori sani della Roma arcaica, può affron- ne adesso quella di una madre condannata dal fato a strin- La dimensione politica La morte improvvisa di un per- tare degnamente questa lotta: con la sua dedizione al lavoro, è lui l’eroe del poema, sonaggio centrale per la comunità, poi ‘riscattata’ dalla gere il cadavere del figlio (vv. 22-23). Come l’avvento del l’incarnazione della nuova società augustea. Una società che aspira a trasformarsi nel divinizzazione del defunto, non poteva non richiamare un puer avrebbe indotto la natura a unirsi nella pace e nel be- mondo perfetto delle api [T6], dove ciascuno svolge il suo compito in disinteressata nessere, così la morte di Dafni ha unito il mondo pastorale evento della recente attualità: l’apoteosi di Cesare. Già nel nello sconforto: divinità, animali ed elementi naturali si 44 a.C. Ottaviano, giunto a Roma per rivendicare l’eredità armonia, e che deve essere composta da uomini come Aristeo. A questa mitica figura accordano nel piangere la scomparsa del loro beniamino. di Cesare, aveva sfruttato l’apparizione di una cometa per di eroe culturale, inventore dell’apicoltura, è dedicato il finale del poema: un raccon- suggerire che si trattasse dell’anima del padre adottivo, to mitologico che riassume la morale delle Georgiche. Aristeo, disperato per la morte La fine della poesia bucolica? La morte di Dafni è infatti tramutata in astro (è il cosiddetto sidus Iulium, un fortu- delle sue api, intraprende un percorso di crescita e, alla fine, recupera il suo bene un trauma che stravolge e paralizza le norme della poe- nato simbolo della propaganda augustea). L’apoteosi di più prezioso, diversamente dal cantore Orfeo, protagonista di una tragica vicenda di sia bucolica. Vediamo ora il locus amoenus diventare un Cesare era stata infine sancita nel 42 a.C., con l’inizio della amore e morte [T7] e simbolo del fallimento cui è destinato chi non condivide l’ob- locus horridus, dove la terra produce solo erbacce e rifiuta costruzione del tempio del Divo Giulio nel Foro. la coltivazione (vv. 36-39), mentre gli dèi protettori dell’al- bediente pietas dell’onesto agricoltore. levamento fuggono via (vv. 34-35) e i pastori rifiutano di La religiosità agreste Il culto di membri della famiglia svolgere le loro mansioni (vv. 23-26). Per un attimo, sem- imperiale, che inizia proprio con Cesare, prevedeva la ce- bra che lo scenario delle Bucoliche stia per sparire. lebrazione degli anniversari legati a eventi significativi per la gens Giulia e l’offerta di preghiere e sacrifici al genio del La svolta: l’apoteosi di Dafni Il poeta latino non si li- principe. Quando Ottaviano stava ancora affermando il suo dominio, i suoi sostenitori dovevano già aver iniziato mita a parlare della morte di Dafni, ma (ai vv. 56-80) ne L descrive anche l’apoteosi, con Dafni assunto in cielo come a riservargli tali forme di venerazione privata, che Virgilio T4 Fortunati i contadini! divinità benefica. Al canto di Mopso segue dunque quel- rappresenta, in parte, nel quadro finale dei riti riservati (Georgiche II, vv. 458-474) lo di Menalca (che gli interpreti antichi tendevano a inter- dalla comunità pastorale a Dafni. Si tratta di atti cultuali e pretare come proiezione dello stesso Virgilio,  pp. 000), offerte semplici, ma carichi di significato, perfetta espres- che illustra la divinizzazione e il culto di Dafni. La spettrale sione della pietas tradizionalmente attribuita alla Roma La parte conclusiva del libro II delle Georgiche contiene un ampio ed entusiastico elogio L’elogio della vita scena di lutto e silenzio che apriva il canto di Mopso è qui delle origini. Ancor prima di essere ammesso al circolo di della vita di campagna, celebrata come un luogo – e dunque condizione – di serenità e be- di campagna rovesciata nel quadro dell’esaltazione universale che co- Mecenate, Virgilio già mostra una forte consonanza con i nessere, in contrapposizione agli affanni della vita cittadina. Alcuni aspetti di questo elogio glie il mondo bucolico alla notizia che Dafni è diventato valori morali alla base del programma augusteo. richiamano il topos letterario dell’elogio dell’età dell’oro, altri rimandano alla condizione di atarassia (ossia di imperturbabilità) propugnata dall’epicureismo.

Metro: esametri

O fortunatos nimium, sua si bona norint, ANALIZZA IL TESTO agricolas! Quibus ipsa procul discordibus armis 460 fundit humo facilem victum iustissima tellus. Comprensione 3. Come definiresti, nel complesso, il registro adottato nel componimento? Si non ingentem foribus domus alta superbis 1. Dividi il canto di Mopso e quello di Menalca in sezio- mane salutantum totis vomit aedibus undam, ni tematiche. Spiega in che modo il canto di Menal- ca rovescia sistematicamente, sezione per sezione, Interpretazione quello di Mopso. 4. L’egloga, pur concepita quando Virgilio non era 458-460 O fortunatos… tellus: la giustissima terra (iustissima tellus) perfetto (con valore di perfetto logico) ancora parte del circolo di Mecenate, presenta già «O troppo fortunati i contadini (O effonde dal suolo (fundit humo) un da novi. • Il nesso relativo Quibus (v. Analisi della lingua e dello stile tematiche e concezioni morali vicine a quella che fortunatos nimium… agricolas), se facile nutrimento (facilem victum)». O… 459, riferito ad agricolas) è dativo di 2. Con l’ausilio delle note, individua tutte le figure di sarebbe diventata l’ideologia augustea: esponi e conoscessero (si… norint) i loro agricolas è un accusativo esclamativo. vantaggio. • humo è ablativo di origine. ripetizione presenti nel brano: quale effetto soprat- commenta tali consonanze in un breve testo (max. beni (sua bona)! Per loro (Quibus) • si… norint è protasi di un periodo tutto ti sembra mirino a ottenere? 10 righe). spontaneamente (ipsa), lontano dalle ipotetico del II tipo (o della possibilità). 461-462 Si non… undam: «Se l’alto armi discordi (procul discordibus armis), • norint (= noverint) è congiuntivo palazzo (Si alta domus) dalle superbe

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nec varios inhiant pulchra testudine postis inlusasque auro vestes Ephyreiaque aera, GUIDA ALLA LETTURA 465 alba neque Assyrio fucatur lana veneno nec casia liquidi corrumpitur usus olivi: La struttura ad anello I versi qui presentati, che costi- Figure retoriche In conformità con la semplice strut- at secura quies et nescia fallere vita, tuiscono l’avvio di un ampio elogio della vita campestre, tura sintattica del brano, le figure retoriche di posi- dives opum variarum, at latis otia fundis presentano una struttura ad anello. Il passo si apre con zione non sono molte (a parte l’iperbato sottolineato ‒ speluncae vivique lacus et frigida Tempe un’apostrofe ai contadini (v. 458), lodati per la loro vita dall’enjambement ai vv. 461-462), mentre prevalgono le fortunata, seguita da un esplicito rimando al tema della figure lessicali, come l’ipallage, la sineddoche e la peri- 470 mugitusque boum mollesque sub arbore somni ‒ giustizia della terra (iustissima tellus, v. 460), che ricom- frasi. Riportiamo qui di seguito gli espedienti retorici più non absunt; illic saltus ac lustra ferarum pensa con i suoi frutti il lavoro nei campi. Il lungo corpo efficaci del componimento: et patiens operum exiguoque adsueta iuventus, centrale è bipartito: dapprima viene descritta la realtà ■ l’ipallage discordibus armis (v. 459): a essere discordi sacra deum sanctique patres; extrema per illos lussuriosa e raffinata delle case e della vita cittadina (vv. non sono le armi, bensì coloro che le impiegano; 461-466); a tale realtà viene poi contrapposto il mondo Iustitia excedens terris vestigia fecit. ■ l’iperbato ingentem undam (vv. 461-462): l’enorme della campagna, presentato nelle sue caratteristiche fi- onda dei clientes è qui efficacemente rappresentata siche e nei suoi aspetti morali (vv. 467-473). Infine, nella anche dalla distanza dell’aggettivo dal sostantivo, po- chiusura, costituita da poco più di un verso, vi è un nuovo sti addirittura in due versi successivi mediante enjam- ed enfatico richiamo al tema iniziale della Giustizia (Iusti- bement; tia, v. 474), di cui i contadini sono gli ultimi depositari. ■ la sineddoche aera (v. 464): propriamente «oggetti di Il lessico Le scelte lessicali del passo servono a raffor- bronzo», ma il termine sta qui a indicare i vasi di bronzo; zare la contrapposizione tra la vita campestre e quella ■ la perifrasi Assyrio veneno (v. 465): l’espressione indica cittadina: il lessico relativo alla vita della città e ai cit- la porpora proveniente dalla Siria (in poesia spesso im- porte (superbis foribus) non riversa (non conosce inganni (nescia fallere vita), fiume Peneo che la attraversavano: tadini attinge a termini più ricercati, che evocano lussi propriamente definita Assiria), ossia dall’area fenicia, vomit) da tutte le stanze (totis aedibus) ricca di varie risorse (dives opum qui essa indica per antonomasia e raffinatezze (varios… pulchra testudine postis, «stipiti celebre fin dall’antichità per questa produzione. un’immensa onda (ingentem undam) variarum), ma i riposi (otia) nei vasti qualunque valle fresca e ombrosa. variamente intarsiati di bella tartaruga», v. 463; inlusas(- di salutatori mattutini (salutantum campi (latis… fundis) – le grotte e i Questo riferimento contribuisce perciò que) auros vestes, «vesti ricamate d’oro» e Ephyreia(que) Un esametro aureo Infine, è rilevante notare la studia- mane)». superbis foris è ablativo di vividi laghi (speluncae vivique lacus), e la alla descrizione della campagna come aera, «bronzi di Corinto», v. 464), mentre il lessico che at- ta disposizione simmetrica che compare al v. 465: si trat- qualità e totis aedibus è ablativo di fresca vallata di Tempe (frigida Tempe) e luogo ameno e fonte di felicità. tiene alla vita in campagna e ai contadini indica oggetti ta di un esametro ‘aureo’, costruito cioè con il verbo al provenienza. • salutantum è participio i muggiti dei buoi (mugitusque boum) e e luoghi più semplici (otia, «riposi», v. 468; latis… fundis, centro (fucatur), seguito da due sostantivi (lana veneno), sostantivato, genitivo plurale da saluto. i dolci sonni sotto un albero (mollesque 471-474 illic… fecit: «là (illic) (vi sono) «campi vasti», v. 468; speluncae vivique lacus, «grotte e accompagnati ciascuno da un aggettivo (alba… Assyrio) • mane è propriamente un avverbio, sub arbore somni) – non mancano mai pascoli (saltus) e tane di belve (ac lustra vividi laghi», v. 469). in apertura di verso. che significa «di mattina»; l’intera (non absunt)». L’ampia proposizione ferarum), una gioventù resistente espressione ingentem… salutantum… principale, con il verbo posto in fondo (patiens… iuventus) alle fatiche (operum) undam indica la folla dei clientes che (v. 471, non absunt) dopo una lunga e abituata al poco (exiguoque adsueta), ogni mattina, a Roma, si accalcavano serie di soggetti, chiude il periodo che culti in onore degli dèi (sacra deum) presso le dimore dei rispettivi patroni si era aperto con quattro proposizioni e venerazione per i padri (sanctique per porgere loro il saluto, ricevendone condizionali negative (vv. 461-466, patres); la Giustizia, allontanandosi in cambio la sportula, all’inizio un Si non vomit, nec inhiant, neque dalla terra (Iustitia excedens terris), ANALIZZA IL TESTO cestino di provviste, successivamente fucatur, nec corrumpitur), coordinate ha impresso tra quelli (fecit per illos) una somma di denaro. fra loro. • secura (v. 467, concordato le ultime tracce (extrema vestigia)». Analisi della lingua e dello stile dei lussi materiali Virgilio ha ben presente il proemio con quies) è aggettivo composto a • operum ha qui un valore positivo e 1. Quali scelte lessicali caratterizzano la natura corrotta del II libro del De rerum natura di Lucrezio ( vol. 1, 463-466 nec varios… olivi: «e non partire da cura e dal prefisso se-, che indica la fatica del lavoro necessaria a e alienante della città? Quali invece la semplice sere- p. 000). Indica brevemente le maggiori consonanze restano a bocca aperta (nec inhiant) indica separazione: la vita pacifica dei raggiungere la prosperità. • sanctique fra i due testi e le innovazioni di Virgilio. davanti agli stipiti (postis = postes) campi è «priva delle preoccupazioni» patres, lett. «padri venerati». • Iustitia nità della campagna? Quali antitesi si creano fra le variamente intarsiati (varios) di bella che tormentano gli uomini di città. è la vergine Astrea, che secondo il due scene contrapposte di vita cittadina e campe- tartaruga (pulchra testudine), né davanti • nescia (v. 467, concordato con mito abbandonò la terra disgustata dai stre? Cittadinanza alle vesti (vestes) ricamate d’oro (inlusas vita) regge l’infinito fallere, che può vizi degli uomini; lasciò per ultime le 2. L’espressione dives opum variarum (v. 468), normal- 4. La diffusione pervasiva della tecnologia e le minacce auro) e ai bronzi di Corinto, né la essere inteso sia con il significato campagne, a testimonianza dell’onestà mente, indicherebbe le variegate ricchezze materiali al patrimonio naturale rendono la vita in campagna candida lana (neque alba lana) viene di «ingannare» sia con quello di morale dei contadini. • extrema vestigia proprie di un tenore di vita lussuoso: riferendola alle una realtà sempre più lontana e distante dall’espe- colorata (fucatur) dalla tintura assira, né «ingannarsi» e, dunque, anche di suggerisce che la campagna conserva bellezze della natura, accessibili a tutti, che effetto rienza quotidiana. l’uso (usus) dell’olio puro (liquidi olivi) «restare disillusi». • frigida Tempe è le tracce più recenti del passaggio della ottiene Virgilio? Conosci iniziative culturali, sociali o economiche viene alterato dalla cannella (casia)». neutro plurale (Tempe è forma greca). La Giustizia; si potrebbe anche intendere volte alla riscoperta e alla valorizzazione della cam- valle di Tempe era situata in Tessaglia extrema in senso predicativo: in questo Collegamenti pagna? Ti è capitato di prendere parte ad alcune tra 467-471 at secura… non absunt: (regione della Grecia settentrionale) caso, Virgilio direbbe che la Giustizia ha 3. Nel contrapporre il godimento gratuito delle bel- queste? Esponi la tua esperienza in un breve testo «ma una quiete senza preoccupazioni ed era celebre per la frescura che vi si lasciato nelle campagne «l’orma della lezze naturali alla ricerca affannosa e inconcludente (max. 12 righe). (secura quies) e una vita che non godeva grazie anche alle acque del punta del suo piede».

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13 distesa rosseggiante d’Oceano . [360] Si rapprendono improvvise sul fiume I Uomo contro natura: che scorre croste di ghiaccio, e già l’onda regge sul dorso cerchioni ferrati, T5 14 (Georgiche III, vv. 339-383) due ambienti estremi prima ospite di navi, ora di larghi carri ; i bronzi si spezzano di frequente e le vesti diventano rigide sui corpi, si spacca con l’ascia il liquido vino15 e interi bacini d’acqua si cambiano in ghiaccio compatto, [365] e un ispido ghiacciolo Uno scontro, Il quadro sereno della vita campestre abbozzato nel brano precedente ( T4) idealizza i pia- si indurisce sulle barbe arruffate. Intanto per tutta l’aria ininterrottamente 16 a suo modo, eroico ceri offerti da un clima temperato nella stagione migliore dell’anno: clima di cui beneficia nevica: muoiono le bestie , i grandi corpi dei buoi se ne stanno cinti dalla in particolare l’Italia, come Virgilio stesso ricorda in una lunga lode dei pregi della Penisola brina e in branchi raggruppati i cervi [370] sono paralizzati sotto quella massa (libro II, vv. 136-176). Ma non tutte le regioni del mondo hanno la stessa fortuna. Ampie fasce inattesa e ne spuntano a mala pena con il sommo delle corna. Non li cacciano del globo sono occupate da climi estremi, che rendono il paesaggio ostile e inospitale: da sguinzagliando i cani né con le reti, né li atterriscono con lo spauracchio di una parte, le lande desertiche riarse dal sole, dall’altra, le gelide regioni nordiche, strette penne rosse17; ma mentre invano premono col petto la montagna che fa osta- da un perenne inverno. Eppure, anche qui gli uomini riescono a sopravvivere e persino a colo li scannano da vicino col pugnale, [375] li uccidono fra profondi bramiti prosperare, adattandosi all’ambiente e sfruttando a proprio vantaggio il poco che la natura e trionfanti, con grandi clamori, se li portano via. ha da offrire. E quanto a loro, vivono riposi tranquilli entro grotte scavate, sotto la terra profonda, e rotolano querce ammassate e olmi interi sui focolari e li fanno Perché descriverti nei miei versi i pastori di Libia1, [340] o i pascoli e i villaggi bruciare; qui passano la notte giocando e lieti [380] imitano il liquore della popolati da rare capanne2? Spesso il giorno e la notte e tutto il mese di fila vite con bevande fermentate18 e acide sorbe. Tale la razza selvaggia di uomini pascola e va il gregge nei vasti deserti, senza ripari: così ampia è la pianura. che sotto l’Orsa iperbòrea19 è sferzata dall’Euro rifèo20 e si protegge le mem- Tutto con sé si porta3 il bovaro africano, tetto e focolare [345] e strumenti4 e il bra con setole fulve di animali. cane amiclèo e la faretra cretese5, così come il valoroso romano nell’esercito [Trad. di A. Barchiesi] patrio avanza un poco alla volta sotto il peso enorme del fardello6, ed ecco, prima che il nemico se l’aspetti, già ha posto il campo e si erge in formazione di battaglia. 13. Cioè, né a mezzogiorno né al tra- 16. La descrizione partecipata e toc- possa raggiungere la dovuta dolcezza: Ma non è così dove stanno i popoli sciti7 e l’acqua Meotide8, [350] e l’Istro9 monto. Il moto apparente del sole è reso cante delle sofferenze degli animali è per questo, Virgilio le qualifica come torbido che mulina nei gorghi sabbia gialla, e dove il Rodope10 ritorna dopo poeticamente con l’immagine del viag- uno dei motivi centrali nel III libro. «acide». gio del suo carro. 17. La formido (lett. «paura») era un fan- 20. Gli Iperborei sono una leggendaria essersi proteso nel bel mezzo del polo. Lì tengono gli armenti chiusi nelle 14. Accenno di gusto etnografico alla toccio di piume colorate usato dai cac- popolazione dell’estremo nord (qui sim- stalle, e nella piana non appaiono erbe, né foglie sull’albero; ma la terra si pratica dei nomadi delle steppe di ciatori per spaventare le prede e spin- boleggiato dalla Costellazione dell’Orsa, estende senza contorni sotto masse di neve [355] e ghiaccio spesso, e s’innalza viaggiare con carri sui lastroni dei laghi gerle contro le reti o nelle trappole. che indica appunto il nord della volta 11 12 ghiacciati. 18. Chiaro riferimento alla birra. celeste). fino a sette cubiti . Sempre inverno, sempre soffio gelido di Cauri ; e poi il 15. Fa dunque così freddo che le bevan- 19. Le sorbe sono frutti simili a piccole 21. L’Euro è il vento dell’est. I Rifei sono sole non dissolve mai le ombre sbiadite, né quando portato dai suoi cavalli de si ghiacciano e devono essere fatte a mele. Richiedono un tempo di matura- monti della Scizia, da cui deriva l’agget- punta al sommo dell’etere, né quando precipita il suo carro bagnandolo nella pezzi per poter essere consumate. zione lunghissimo, prima che la polpa tivo «rifèo» (= scitico).

1. Con Libia i Romani tendono a indica- della Laconia) e gli archi cretesi erano ri- 8. Palude Meotide è il nome antico del re l’intera Africa del Nord. nomati per la loro qualità. È ovviamente Mar d’Azov. ANALIZZA IL TESTO 2. In latino mapalia, adattamento di un improbabile che i poveri nomadi siano 9. Con Istro gli antichi indicano il ramo termine punico che designa le capanne riusciti a procurarsi tali prodotti di lusso: settentrionale del Danubio. Comprensione 4. La parte sulla Scizia offre una declinazione manierata dei pastori nomadi del deserto africano. «amiclèo» e «cretese» sono attributi so- 10. Il Rodope è un massiccio montuoso dello stereotipo poetico dell’estremo nord. Quali ele- 3. «Porto con me tutto quello che mi prattutto esornativi. a nord della Grecia, nell’attuale Bulgaria: 1. Individua tutti gli elementi che distinguono l’am- menti sono tipici di questo luogo comune? A quale appartiene» (omnia mea mecum porto) 6. I soldati romani, nelle loro marce, la lingua poetica lo cita spesso come biente desertico e la vita che vi si conduce da quelli altro ambiente topico della poesia ti fanno pensare? è una celebrata massima filosofica che portavano a spalla un bagaglio di diver- monte ghiacciato per antonomasia. della Scizia. descrive l’atteggiamento del saggio se decine di chili, contenente, oltre alle Nella descrizione di Virgilio, con un’evi- 2. Che effetti ha il clima della Scizia sui suoi abitanti e che sa vivere solo dell’essenziale. Nella armi e alle protezioni, tutto l’occorrente dente iperbole, è suggerito che nasca sull’ambiente? Cittadinanza sua rilettura poetica, Virgilio dà così una per montare la tenda una volta posto addirittura nel Polo Nord, per toccare la 5. Virgilio mostra come gli abitanti di ambienti lonta- sfumatura ‘filosofica’ allo stile di vita di l’accampamento. Scizia solo con le sue ultime propaggini. Analisi dei temi nissimi da Roma possano comunque dimostrare gli questa sorta di Tuareg. 7. La Scizia è la regione a nord del Cau- 11. Il cubito è una misura di lunghez- 3. Il brano fa un ampio uso della negazione, per sot- stessi valori (coraggio, intraprendenza, spirito di sa- 4. I semplici utensili del pastore in lati- caso, che si estende a partire dal Mar za di circa mezzo metro: l’altezza della tolineare l’estraneità di questi ambienti allo stile di crificio) della tradizione romana. Hai mai incontrato no sono detti arma: scelta funzionale a Nero e dal Caspio; soprattutto in poesia, neve ammassata è, di nuovo, portata dal vita comune nel mondo greco-romano. Potresti trar- altre culture, in apparenza diversissime, ma legate descrivere la loro esistenza come una diviene il prototipo dell’area geografica poeta a livelli iperbolici. re dal testo alcuni esempi dello stilema? Quali tratti alla tua da valori simili? Esponi la tua esperienza in lotta incessante con la natura ostile. fredda e selvaggia, fino ad assumere ir- 12. I Cauri (o Cori) sono venti freddi di della civiltà classica sembrano da questi scenari? un breve testo (max. 15 righe). 5. I cani spartani (Amìcle è una località realistici tratti da paesaggio polare. nord-ovest, analoghi al nostro Maestrale.

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exercentur agris; pars intra saepta domorum 8 L I T6 La comunità esemplare delle api 160 narcissi lacrimam et lentum de cortice gluten (Georgiche IV, vv. 149-227) prima favis ponunt fundamina, deinde tenaces suspendunt ceras: aliae spem gentis9 adultos educunt fetus, aliae purissima mella Una sezione Dopo essersi occupato nel libro III dell’allevamento del bestiame (affrontando questioni con- stipant et liquido distendunt nectare cellas. particolare: nesse a cavalli, armenti, ovini, cani e malattie del bestiame), Virgilio si rivolge a un tema parti- 165 Sunt quibus ad portas cecidit custodia sorti, l’apicoltura colare e per noi apparentemente insolito: l’allevamento delle api, al quale dedica una buona inque vicem speculantur aquas et nubila caeli parte del libro IV delle Georgiche. Di questi insetti Virgilio valorizza una serie di caratteristiche e aut onera accipiunt venientum aut agmine facto comportamenti; sebbene molti di questi aspetti, oggi sappiamo, non hanno alcun fondamen- v. 168 to scientifico, tuttavia essi contribuiscono a esaltare in chiave poetica la vita delle api, elevate ignavum fucos pecus a praesepibus arcent. Ignavum a modello di riferimento ideale per la società romana. Fervet opus, redolentque thymo fragrantia mella. Non far nulla, non dare 170 Ac veluti lentis Cyclopes fulmina massis il proprio contributo Metro: esametri cum properant, alii taurinis follibus auras alla società sono colpe gravissime accipiunt redduntque, alii stridentia tingunt per l’ideologia delle LESSICO 10 Nunc age, naturas apibus quas Iuppiter ipse aera lacu; gemit impositis incudibus Aetna; Georgiche: di qui la La comunità 1 2 150 addidit, expediam , pro qua mercede canoros illi inter sese magna vi bracchia tollunt condanna dei fuchi, visti ideale 3 4 come inutili parassiti Curetum sonitus crepitantiaque aera secutae 175 in numerum versantque tenaci forcipe ferrum: dell’alveare. v. 158 Dictaeo caeli regem5 pavere sub antro. non aliter, si parva licet componere magnis, Foedere Solae communes natos, consortia tecta L’uso di foedus rappresenta la vita urbis habent magnisque agitant sub legibus aevum, 2 6 parte, nel chiuso delle case, [160] pone la stilla del narciso e il vischioso glutine delle api come un 155 et patriam solae et certos novere penates, della corteccia come prima base dei favi3, poi vi stende sopra la cera tenace; perfetto ‘patto venturaeque hiemis memores aestate laborem sociale’, basato sulla altre fanno uscire i figli già adulti, speranza della nazione; altre ammassano fiducia (fides, termine experiuntur et in medium quaesita reponunt. 7 miele purissimo e gonfiano le celle di un nettare trasparente. [165] Ad alcune è etimologicamente Namque aliae victu invigilant et foedere pacto connesso a foedus) che capitata in sorte la custodia dei portali, e a turno osservano le nuvole e le acque lega gli animali fra loro. del cielo, oppure raccolgono il fardello di chi arriva o, schierate in colonna, 4 Su dunque, ora descriverò le doti naturali che Giove in persona [150] ha attri- respingono i fuchi , bestie ignave, dalle mangiatoie; ferve il lavoro e profuma 5 buito alle api, come ricompensa perché, seguendo il frastuono dei Cureti1 e di timo il miele fragrante. [170] E come i Ciclopi quando approntano in fretta i i loro bronzi tintinnanti, vennero a nutrire il re del cielo sotto l’antro dittèo. fulmini dalle masse di metallo duttile, alcuni raccolgono e soffiano fuori l’aria Sole, hanno in comune i piccoli, congiunte le abitazioni a formare una città, con mantici di pelle taurina, altri immergono in un bacino i bronzi sfrigolanti; trascorrono la vita seguendo leggi grandiose; [155] sole, riconoscono una patria geme al peso delle incudini l’Etna; e quelli a turno con gran forza sollevano e Penati fissi, e, memori dell’inverno che arriverà, in estate affrontano la fatica le braccia, [175] ritmicamente, e rigirano il ferro nella presa delle tenaglie: non e depositano in comune ciò che hanno guadagnato. Infatti alcune sono asse- diversamente, se è giusto confrontare il piccolo col grande, una passione in- gnate al cibo e, secondo un accordo prestabilito, si affaticano nei campi; una

L 8. L’espressione narcissi lacrima sta a to adultos… fetus. ra incandescente nell’acqua per essere indicare il nettare che stilla dal narciso. 10. aera, v. 173, i «bronzi», sono detti temprato, produce uno stridìo, ovvero L 1. expediam, indicativo futuro sempli- pavi, pastum, -ĕre), forma arcaica per (le «api»), deducibile dal precedente 9. La locuzione spem gentis funge da stridentia (v. 172), «sfrigolanti», perché il un rumore acuto e persistente, dovuto ce di expedio, è il verbo reggente il cui paverunt. apibus (v. 149). apposizione del complemento ogget- metallo, quando viene immerso anco- alla rapida evaporazione dell’acqua. soggetto è Virgilio stesso, che enuncia 3. aera è metonimia indicante gli stru- 5. caeli regem è perifrasi per Giove. in I persona quanto sta per descrivere. menti musicali, in quanto, appunto, era- 6. novere è indicativo perfetto in III per- I 2. Il fiore del narciso, secondo il mito, 4. I fuchi sono i maschi delle api: Virgilio paragone fra i grandi Ciclopi e le picco- 2. Il complemento pro qua mercede, no fatti di «bronzo». sona plurale (per noverunt) da novi, per- era spuntato nel luogo dove era morto e i suoi contemporanei, non riconoscen- le api (si parva licet componere magnis, lett. «per la qual ricompensa» (con qua 4. secutae è participio perfetto del fetto logico di nosco. il giovane Narciso, innamoratosi della do in essi alcuna utilità, li ritenevano pa- afferma il poeta nell’inciso poi divenu- pronome relativo), introduce il perfetto verbo deponente sequor ed è con- 7. victu è dativo arcaico in luogo di victui propria immagine; la vicenda di Narci- rassitari rispetto alla vita dell’alveare. to proverbiale). I Ciclopi che Virgilio ha indicativo pavere (dal verbo pasco, -is, giunto al soggetto sottinteso apes ed è richiesto dal verbo invigilant. so, nella sua versione più celebre, è rac- 5. L’impegno tenace con cui le api in mente non sono quelli omerici, sel- contata da Ovidio nelle Metamorfosi (III, svolgono il proprio lavoro e l’elevato vaggi e giganteschi, antropofagi e de- I 1. Secondo il mito, Giove era stato sottrat- Creta. Lì i Cureti, sacerdoti di Rea-Cibele, bio Giove, una volta divenuto adulto e vv. 339 ss.). grado di organizzazione e coordinazio- diti alla pastorizia, bensì quelli presenti to dalla madre Rea al padre Saturno, che avevano coperto i vagiti del piccolo Giove spodestato il padre, aveva attribuito alle 3. I favi sono la costruzione verticale ne del gruppo trovano espressione an- nella poesia ellenistica, forgiatori dei divorava tutti i suoi figli, ed era stato posto con il suono dei loro strumenti e le api lo api le qualità che Virgilio descrive in que- fatta di cera e costituita da un insieme che nell’ampia similitudine contenuta fulmini e delle armi divine, e dunque, in salvo in una caverna montana situata a avevano nutrito con il loro miele. In cam- sta sezione delle Georgiche. di celle. in questi versi, in cui Virgilio azzarda un anch’essi gruppo organizzato.

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v. 178 Cecropias innatus apes amor urget habendi, sed circum tutae sub moenibus urbis aquantur, Munere munere quamque suo. Grandaevis oppida curae11 excursusque breves temptant et saepe lapillos, 12 Munus è qui il compito et munire favos et daedala fingere tecta . 195 ut cumbae instabiles fluctu iactante saburram, che ciascun membro della comunità è 180 At fessae multa referunt se nocte minores, tollunt, his sese per inania nubila librant. 13 17 tenuto a svolgere, crura thymo plenae; pascuntur et arbuta passim Illum adeo placuisse apibus mirabere morem, nell’impeccabile et glaucas salices casiamque crocumque rubentem quod neque concubitu indulgent nec corpora segnes18 distribuzione dei ruoli su cui si fonda il mondo et pinguem tiliam et ferrugineos hyacinthos. in Venerem solvunt aut fetus nixibus edunt: 14 19 delle api. Omnibus una quies operum, labor omnibus unus : 200 verum ipsae e foliis natos, e suavibus herbis 185 mane ruunt portis; nusquam mora; rursus easdem ore legunt, ipsae regem parvosque Quirites v. 201 vesper ubi e pastu tandem decedere campis sufficiunt aulasque et cerea regna refigunt. Quirites admonuit15, tum tecta petunt, tum corpora curant; Saepe etiam duris errando in cotibus alas I ‘cittadini di diritto’ 16 20 della città delle api sono fit sonitus, mussantque oras et limina circum . attrivere ultroque animam sub fasce dedere : chiamati Quiriti, con un Post, ubi iam thalamis se composuere, siletur 205 tantus amor florum et generandi gloria mellis. esplicito accostamento 21 ai cittadini romani: le 190 in noctem fessosque sopor suus occupat artus. Ergo ipsas quamvis angusti terminus aevi 22 api sono un modello Nec vero a stabulis pluvia impendente recedunt excipiat, neque enim plus septima ducitur aestas, al quale Roma deve longius aut credunt caelo adventantibus Euris, at genus immortale manet multosque per annos guardare per ricostruire stat fortuna domus et avi numerantur avorum. un corpo sociale coeso, dopo decenni di lotte 6 210 Praeterea regem non sic Aegyptus et ingens civili. nata di possedere incalza le api cecropie , ognuna al suo posto di lavoro. Le Lydia nec populi Parthorum aut Medus Hydaspes anziane badano alle dimore, a munire i favi e plasmare i tetti con arte; [180] ma sfiancate tornano a notte fonda le più giovani, le zampe colme di timo; colgono dovunque il cibo, sui corbezzoli e i salici grigi, la cassia, lo zafferano rossastro, azzardando brevi sortite e spesso, [195] come le barche instabili all’urto dei flut- il tiglio unto e i giacinti oscuri. ti si zavorrano, portano con sé dei sassolini, e con essi si reggono in volo tra le Per tutte uno solo è il riposo, una sola la fatica: [185] al mattino si riversano dal- nubi prive di peso. C’è un comportamento, fra le api, che davvero ti stupirà: le porte; non c’è sosta; di nuovo, quando la sera ordina di abbandonare final- non si abbandonano ai congiungimenti, non fiaccano con indolenza i loro mente il pascolo nei campi, allora si avviano a casa, allora si rifocillano; si leva corpi al servizio di Venere né generano i piccoli con le doglie. [200] Invece, da un ronzio, rumoreggiano intorno alle entrate e sulle soglie. Poi, quando ormai sole, raccolgono con la bocca i figli dalle fronde, dalle erbe soavi, da sole rim- si sono adagiate nelle stanze da letto7, c’è silenzio per tutta la notte e [190] il piazzano il re e i piccoli cittadini, riplasmano la corte e i reami di cera. Spesso, giusto sonno si impossessa delle membra stanche. Però, se la pioggia incombe, anche, nel vagabondare spezzano le ali contro duri roccioni e così rendono non si staccano troppo dalle loro sedi, né si fidano del cielo quando giungono l’anima, con libera scelta, sotto il carico; [205] tanto è l’amore dei fiori, tanta la gli Euri, ma raccolgono acqua lì intorno, al sicuro sotto i bastioni della città, gloria di generare il miele! Dunque, anche se le afferra in breve tempo il limite della vita (infatti non sopravvivono alla settima estate)8, la razza, però, quella resta, immortale, e per molti anni si regge la fortuna di una famiglia: si può L 11. La locuzione Grandaevis oppida 13. crura (dal sostantivo neutro crus, ta stilistica sottolinea e rafforza il senso curae è costituita dal soggetto oppida -uris, «gamba», «zampa») è propriamen- di perfetta armonia nell’organizzazione risalire agli avi degli avi. e dal doppio dativo Grandaevis (dativo te un accusativo di relazione dipen- collettiva delle api. [210] Inoltre, non venerano altrettanto il loro re l’Egitto, la vasta Lidia o le di termine) e curae (dativo di effetto), dente dall’aggettivo plenae, che è a sua 15. La proposizione subordinata ubi… mentre è sottinteso il predicato est. volta accompagnato dall’ablativo di ab- admonuit ha valore temporale. Si precisa 12. I tecta, le «dimore» (secondo una bondanza thymo; lett., dunque, «piene in questi versi (vv. 184-190) la scansione sineddoche frequente), delle api sono di timo nelle zampe». della giornata delle api ( mane al v. 185 L 17. mirabere (v. 197) è la II persona sin- e unicità delle api. periodo, ha per soggetto il sostantivo dette daedala, cioè «ben costruite», 14. Nel v. 184 si può notare la raffinata e vesper al v. 186), con insistenza sulla golare dell’indicativo futuro da miror, 20. attrivere e dedere, rispettivamente terminus. con un raffinato aggettivo derivato dal fattura del verso, giocato su alcuni ter- loro operosità instancabile (nusquam -aris, -atus sum, ari e regge l’infinito per- per attriverunt e dederunt, sono indi- 22. plus equivale a plus quam e intro- nome del mitico architetto costruttore mini disposti chiasticamente – quies e mora, v. 185). fetto placuisse (dal verbo placeo). cativi perfetti alla III persona plurale di duce il secondo termine di paragone del labirinto di Creta, Dedalo, passato labor al centro, omnibus in entrambi gli 16. oras et limina circum, in luogo di 18. L’aggettivo segnes funge propria- attero (da ad + tero) e di do, entrambi septima… aestas, rispetto a un soggetto a indicare per antonomasia qualunque estremi del chiasmo – e sul poliptoto circum oras et limina, è un’anastrofe; oras et mente da complemento predicativo del con valore di consuetudine (evidenziato sottinteso angustum aevum, ricavabile architetto. una / unus. Anche in questo caso la scel- limina, «le soglie delle porte», è un’endiadi. soggetto, in relazione al verbo solvunt. dall’avverbio saepe). dal verso precedente (nel senso: «la loro 19. verum ha un forte valore avversati- 21. La proposizione subordinata con- breve vita non si prolunga più della set- I 6. L’aggettivo «cecropie», riferito alle Grecia era considerato tra i migliori. Virgilio assimila le api a una comunità vo, a sottolineare l’assoluta particolarità cessiva quamvis… excipiat, che apre il tima estate»). api, significa «attiche», dal nome del 7. «Porte», «casa» (vv. 185-187), «stan- umana; attraverso questo paragone mitico re dell’Attica Cecrope. Il miele ze da letto»: nella descrizione delle egli adotta così uno schema che ri- I 8. Sappiamo oggi che la vita delle api è Virgilio: questi insetti infatti non supe- fatta eccezione per l’ape regina che vive proveniente da questa regione della attività quotidiane di questi insetti. manda all’antica etnografia. molto più breve di quella che pensava rano generalmente i 45 giorni di vita, per alcuni anni.

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observant. Rege incolumi23 mens omnibus una est24; amisso rupere fidem constructaque mella GUIDA ALLA LETTURA diripuere ipsae et crates solvere favorum. 25 215 Ille operum custos, illum admirantur et omnes L’organizzazione sociale delle api Uno dei motivi di dopo, al v. 158, si fa riferimento al foedere pacto, all’«ac- circumstant fremitu denso stipantque frequentes maggior fascino esercitato dal mondo delle api sul poeta cordo prestabilito», che presiede al lavoro in campagna, fu senza dubbio rappresentato dalle caratteristiche della ancora una volta assimilando la società della api a quel- et saepe attollunt umeris et corpora bello 26 loro vita e dall’organizzazione della loro società. la umana e alle regole che sanciscono la convivenza del obiectant pulchramque petunt per vulnera mortem. Non a caso, nella sua trattazione, Virgilio segue uno gruppo. Da perfetta comunità organizzata quale sono, His quidam signis atque haec exempla secuti schema che gli deriva dall’etnografia, ossia la scienza le api appaiono anche in grado di far fronte al pericolo: 220 esse apibus partem divinae mentis et haustus dello studio dei popoli: egli comincia (nella parte di te- esse si schierano in ordine di combattimento (agmine aetherios dixere; deum namque ire per omnia sto qui non riportata) parlando della sede delle api (del facto, v. 167: può essere curioso notare che anche l’italia- terrasque tractusque maris caelumque profundum27. clima, della vegetazione, dei corsi d’acqua), dei lavori che no ‘sciame’ deriva da un termine militare, exagmen, pro- 28 conducono nelle diverse stagioni, addirittura del loro priamente «colonna di soldati schierati») per allontanare i Hinc pecudes, armenta, viros, genus omne ferarum, comportamento in guerra. Successivamente (nella sezio- fuchi, difendono gli alveari, indicati con il termine oppida quemque sibi tenues nascentem arcessere vitas; ne qui presentata), dopo l’enunciazione dell’argomento (v. 178), quasi fossero vere e proprie città fortificate, e di- 225 scilicet huc reddi deinde ac resoluta referri (… naturas apibus quas Iuppiter ipse / addidit, expediam, fendono i favi (v. 179, munire favos, anche qui un termine omnia nec morti esse locum, sed viva volare29 «descriverò le doti naturali che Giove in persona attribuì – il verbo munio – attinto al lessico militare). sideris in numerum atque alto succedere caelo30. alle api», vv. 149-150), Virgilio si sofferma, come facevano gli etnografi nelle loro trattazioni sui popoli, sugli aspetti La società umana ideale Proprio l’organizzazione poli- più insoliti e curiosi: nel caso delle api, una certa capacità tica della società delle api consente a Virgilio di farne la popolazioni dei Parti o l’Idaspe di Media9. Se il re è indenne hanno un’anima divinatoria di cui questi insetti sarebbero dotati (vv. 191 trasfigurazione di una società umana ideale. Esse assur- ss.), la castità (vv. 197 ss.), la grande venerazione per il loro gono a modello di convivenza civile, di Stato perfetto, in sola; se è mancato, subito rompono il patto d’obbedienza e loro stesse sac- rex (cioè l’ape regina, di cui Virgilio, come quasi tutti i trat- cui tutti lavorano per il bene comune, aggregati attorno a cheggiano il miele immagazzinato e sfasciano il graticcio dei favi. [215] Lui è tatisti antichi, ignorava il sesso femminile) e la loro natura una figura regale, garante di ordine e concordia, e uniti da il regolatore dei lavori, lui riveriscono e circondano tutte a ranghi serrati con spirituale e divina (vv. 220-221). un forte senso di legalità: insomma, esattamente il pro- denso brusio; spesso lo sollevano sulle spalle e lo riparano dal combattimento getto politico vagheggiato da Ottaviano, che negli anni coi loro corpi, e cercano in mezzo alle ferite una bella morte. Un lessico ‘umanizzante’ Virgilio impiega per le api il in cui Virgilio compose le Georgiche (37-29 a.C.) affermò Da questi segni, osservando questi comportamenti esemplari, [220] alcuni han- linguaggio che impiegherebbe per descrivere la società definitivamente il proprio potere. A togliere ogni dubbio, umana (vedi natos e tecta urbis, vv. 153-154), non solo per interviene l’inequivocabile espressione parvos Quirites no detto che nelle api c’è una parte della mente divina, un respiro dell’etere; 10 la tendenza, tipica della sua poesia, a umanizzare la na- (v. 201), «piccoli Quiriti», utilizzata per definire le api. In perché un Dio penetra in ogni cosa , nelle terre negli spazi di mare nel cielo tura, ma soprattutto perché la vita delle api è la trasfi- questo modo l’allegoria che Virgilio va delineando è resa profondo; da lui le bestie, gli armenti, gli uomini, ogni specie di fiere, ciascuno gurazione della vita di una società umana ideale. Ai vv. quanto mai esplicita: le api finiscono per rappresentare a insomma attinge nascendo la sua vita impalpabile; certamente a lui ogni cosa è 154-155 viene detto che le api vivono tutta la vita magnis tutti gli effetti l’immagine della comunità dei cives Roma- restituita e ritorna, [225] dissolta: per la morte non c’è spazio, ma le vite volano e sub legibus, «governate da grandiose leggi» e che rico- ni. E il rapporto delle api operaie con il loro rex (l’ape regi- noscono patriam e Penates (questi ultimi erano, presso i na) – una sorta di dux o di imperator dell’alveare – sembra si aggiungono alle stelle, prendono posto nelle altezze del cielo. Romani, gli dèi tutelari della casa e della famiglia). Poco adombrare quello dei Romani con Augusto ( i vv. 215 ss.). [Trad. di A. Barchiesi]

L 23. Rege incolumi e amisso (v. 213) sono obiectant, lett. «oppongono i corpi alla 29. Al v. 226, la vita, in contrapposizio- ablativi assoluti, il primo ellittico del guerra», allude alla difesa del rex. ne alla morte, è marcata dall’allittera- ANALIZZA IL TESTO verbo sum, il secondo con sottinteso lo 27. L’intero v. 222 è costituito da ap- zione vi-va-vo nel nesso viva volare. stesso soggetto rege. posizioni di omnia del v. 221, di cui 30. L’espressione sideris in numerum Comprensione particolare ai vv. 216-218 quali tratti caratterizzano 24. La locuzione mens omnibus una est specificano e ampliano il significato; (v. 227) significa lett. «nel novero del- 1. Quale aspetto della vita delle api è illustrato dalla le api come dei perfetti soldati romani? presenta una costruzione con dativo di il medesimo verso era già stato usato le stelle» (con sideris, da sidus, -eris, che similitudine dei vv. 170-175? Quali operazioni dei Ci- 4. Quali figure di ripetizione sottolineano la ripetitiva possesso (omnibus) e con mens come da Virgilio nelle Bucoliche (IV, v. 51) e da funge da singolare collettivo). In una clopi questa mette in relazione con l’attività delle routine di questi insetti e la loro maniacale scansione soggetto. Arato nei Fenomeni. concezione panteistica come quella qui api? Quale rapporto con il rex emerge in entrambi del lavoro in operazioni prestabilite? 25. Ille e illum si riferiscono sempre al 28. Gli avverbi Hinc (v. 223) e huc enunciata, «non c’è posto per la morte» i casi? rex delle api, ossia l’ape regina. (v.225) si riferiscono alla mente divina, (nec morti esse locum, v. 226), in quanto Interpretazione 26. L’espressione corpora bello menzionata al v. 220. tutto si trasforma, ma nulla si distrugge. Analisi della lingua e dello stile 5. Virgilio presenta la società delle api come uno stato I 9. Il termine «Egitto» indica il popolo governati da monarchie assolute, come 10. Da questi versi, che sottolineano la 2. Individua le figure di suono che riproducono il ron- ideale. Se la mentalità dell’epoca poteva aspirare a degli Egizi; per «vasta Lidia» si inten- quelli elencati, manifestano nei con- natura spirituale delle api, emerge una zio dello sciame di api. uno stato perfettamente organizzato e gerarchico, de l’Asia Minore; l’Idaspe è un fiume fronti dei loro sovrani la venerazione visione filosofica panteistica partecipe 3. Indica gli usi di lessico militare presenti nel brano, alla sensibilità moderna quali tratti possono apparire dell’India, qui indica l’impero dei Medi. mostrata dalle api nei riguardi dell’ape dello stoicismo, del pitagorismo e del oltre a quelli già rilevati nella Guida alla lettura. In inquietanti? Discutine in un breve testo (max. 12 righe). Virgilio sottolinea che neppure popoli regina. platonismo.

80 81 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

La potenza della poesia L I T7 Orfeo e Euridice Jean-Baptiste (Georgiche IV, vv. 485-527) Camille Corot, Orfeo guida Euridice fuori dall’Oltretomba, 1861. Un errore La storia di Orfeo ed Euridice comincia in medias res, nel momento in cui il mitico cantore Huston, Museum of che costa caro Orfeo sta conducendo fuori dall’Ade, per riportarla in vita, la sua amata Euridice. Il tragitto Fine Arts è quasi completato quando, per una sorta di improvvisa follia (subita… dementia, v. 488), Orfeo infrange il divieto stabilito per lui dalla regina dell’Ade Proserpina di non voltarsi mai indietro a guardare Euridice, pena la definitiva perdita di lei. A causa del suo errore egli perde dunque per sempre la donna amata. Completamente prostrato dal dolore e fedele al ricordo di lei, Orfeo finisce tragicamente i suoi giorni dilaniato dalle donne di Tracia, offese per essere state da lui respinte.

MITOLOGIA Metro: esametri L’Oltretomba 1 v. 487 485 Iamque pedem referens casus evaserat omnes; Proserpina redditaque Eurydice superas veniebat ad auras, 2 Proserpina è la regina pone sequens, namque hanc dederat Proserpina legem, del Regno dei morti. cum subita3 incautum dementia cepit amantem, Della leggenda che 4 5 narra il suo rapimento ignoscenda quidem, scirent si ignoscere Manes . da parte di Ade il 490 Restitit Eurydicenque suam iam luce sub ipsa poema di Virgilio non fa immemor heu! victusque animi6 respexit. Ibi omnis menzione. effusus labor atque immitis rupta tyranni

v. 489 7 8 9 v. 493 Manes foedera, terque fragor stagnis auditus Avernis . [485] Ormai tornando sui suoi passi aveva superato tutti i rischi, e ridata a lui 10 Avernis I Mani sono gli Illa, «Quis et me, » inquit, «miseram et te perdidit, Orpheu, L’Averno era spiriti dei morti che Euridice andava verso l’aria che spira in alto, seguendolo alle spalle (questa 11 495 quis tantus furor ? En iterum crudelia retro propriamente il nome abitano l’aldilà e, per la condizione voluta da Proserpina) ‒ quando un’improvvisa follia colse l’in- Fata vocant, conditque natantia lumina somnus. del lago vulcanico estensione, individuano namorato imprudente (cosa da perdonarsi, se i Mani sapessero perdonare): situato presso Cuma, in anche le divinità Iamque vale: feror ingenti circumdata nocte Campania, attraverso il dell’Oltretomba. [490] si arrestò e ormai presso la luce, dimentico – ahimé – e vinto nell’animo quale, secondo il mito, dalla passione, gettò uno sguardo indietro alla sua Euridice. Lì tutta la sua si aveva accesso al fatica andò distrutta e furono infranti i patti fissati dal signore spietato, e per tre volte si udì un fragore sopra gli stagni d’Averno. E lei: «Cosa ha perduto Regno degli Inferi. me stessa, infelice, e te, Orfeo, [495] quale pazzia così grande? Ecco, una se- conda volta il destino crudele mi richiama indietro e il sonno chiude i miei occhi smarriti. E ora addio: sono trascinata avvolta da una notte immensa

L 1. pedem referens, propriamente «ri- mantenendosi alle spalle di Orfeo e che scenda quidem). portando indietro il piede», sottolinea il egli non potesse voltarsi a guardarla. 5. scirent si (anastrofe per si scirent) L 7. Il numero tre (terque) appartiene al all’infelice vicenda di Orfeo: la follia è da sito, sono da rilevare anche le figure di fatto che Orfeo sta ripercorrendo il cam- 3. L’aggettivo subita, riferito a demen- ignoscere Manes è la protasi di un perio- rituale sacro e sottolinea l’inappellabile perdonare (ignoscenda, v. 489), Euridice suono, in particolare del v. 493: l’allitte- mino compiuto per scendere nell’Ade. tia, e l’aggettivo incautum, riferito a Or- do ipotetico del III tipo (o dell’irrealtà), e definitiva conclusione della vicenda. è «sua» (suam, cioè «di Orfeo», v. 490), la razione foedera, fragor e le assonanze 2. L’avverbio pone, «dietro», descrive feo, sono accostati in modo incisivo per in cui è nuovamente impiegato (in po- 8. stagnis… Avernis è ablativo plurale dimenticanza della lex è accompagnata realizzate tra i frequenti suoni -s- e -r-. la condizione (legem) imposta da Pro- sottolineare la totale impreparazione di liptoto) il verbo ignosco. con valore di complemento di stato in dall’interiezione heu! (v. 491); Orfeo si 10. Il racconto in III persona viene qui serpina in cambio della liberazione del- fronte a un impulso che travolge com- 6. Il genitivo singolare animi può es- luogo. L’aggettivo Avernus (dal sostan- impegna con il suo labor, ma soccombe interrotto dalle parole di Euridice, ripor- la fanciulla dall’Ade (anche se al v. 492 pletamente. sere inteso tanto con valore locativo tivo Avernus, -i) va qui inteso generica- (victus, v. 491) a una forza che lo sovra- tate in forma diretta. sembra che tale condizione sia stata 4. ignoscenda, gerundivo del verbo quanto con valore di relazione, sempre mente nel significato di «infernale». sta, mentre chi gli impone l’osservanza 11. Con il termine furor, di nuovo Vir- invece dettata da Plutone, il suo sposo), ignosco, è concordato con dementia, ma in dipendenza dal participio perfetto 9. Dall’intero passo traspare una par- del divieto è definito «crudele tiranno», gilio insiste sul motivo della follia (cfr. ossia che Euridice dovesse camminare costituisce un inciso parentetico (igno- victus(que). tecipazione sentimentale del poeta immitis tyranni (v. 492). A questo propo- v. 488, dementia).

82 83 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

v. 502 invalidasque tibi tendens, heu non tua, palmas!12». Septem illum23 totos perhibent ex ordine menses Orci Dixit et ex oculis subito, ceu fumus in auras rupe sub aeria deserti ad Strymonis undam Orco è uno dei nomi 500 commixtus tenues, fugit diversa, neque illum, flesse sibi et gelidis haec evolvisse sub antris con cui si indicano al 13 14 tempo stesso il Regno prensantem nequiquam umbras et multa volentem 510 mulcentem tigres et agentem carmine quercus; 15 16 24 dei morti e il sovrano dicere, praeterea vidit, nec portitor Orci qualis populea maerens philomela sub umbra del Regno dei morti. amplius obiectam passus transire17 paludem. amissos queritur fetus, quos durus arator Quid faceret? Quo se rapta bis18 coniuge ferret? observans nido implumes25 detraxit; at illa v. 506 19 26 505 Quo fletu Manis, quae numina voce moveret ? flet noctem ramoque sedens miserabile carmen Stygia 20 21 22 27 Illa quidem Stygia nabat iam frigida cumba . 515 integrat et maestis late loca questibus implet. L’aggettivo allude 28 allo Stige era il Nulla , non ulli animum flexere hymenaei . 29 nome del fiume 1 Solus Hyperboreas glacies Tanaimque nivalem infernale che le anime e tendo verso di te – ahi, non più tua – le mani senza forza ». Disse e in un dovevano attraversare attimo, come fumo2 si dissolve [500] in soffi lievi di vento, fuggì dall’altra (traghettate, parte e non lo vide più mentre lui inutilmente cercava di afferrare l’ombra e da Caronte) per 3 mesi interi uno dopo l’altro, raccontano, sotto una rupe altissima davanti raggiungere l’aldilà. molte cose ancora voleva dirle; ma il trasportatore dell’Orco non lasciò più all’onda dello Strimone5 deserto pianse solo con sé stesso, e sotto gelidi an- che superasse l’ostacolo della palude. Che cosa fare? Dove andare, privato due [510] 4 tri ripeté questa storia, incantando le tigri e facendo muovere col suo volte della sposa ? canto le querce: come all’ombra di un pioppo l’usignolo sofferente6 lamenta [505] Con quale pianto commuovere i Mani, quali numi toccare con la sua i suoi piccoli perduti, che il crudele aratore ha spiato e tolto ancora implu- voce? Lei, certo, navigava ormai fredda sulla barca di Stige. E lui per sette mi dal nido: ma lui piange nella notte [515] e posato sul ramo ripete il suo canto miserevole e per ampio tratto riempie quei luoghi di lamenti afflitti. Nessun nuovo amore, nessuna unione piegò più il suo animo. Solo per- L 12. Anche questi versi rivelano una e sono concordati con il complemento colpa dello stesso Orfeo. correva i ghiacci iperbórei7, il Tanai freddo come neve, le lande rifee dove fortissima impronta patetica: partico- oggetto illum, riferito a Orfeo. 19. L’incalzante serie di domande sot- larmente efficace, da questo punto di 15. Reggono il periodo i verbi tra tolinea la disperazione impotente di vista, è l’interiezione heu non tua (che loro coordinati Dixit, fugit, vidit, passus Orfeo: faceret, ferret e moveret sono interrompe il discorso) al v. 498 in cui, (est, sottinteso), i primi tre con Euridice congiuntivi imperfetti con valore dubi- tra l’altro, il possessivo tua richiama per come soggetto, l’ultimo con portitor. tativo. antitesi suam del v. 490; nello stesso v. 16. portitor Orci è perifrasi per indicare 20. Stygia… cumba è ablativo di mez- 498 è molto incisiva anche l’allitterazio- Caronte. zo, indicante la barca di Caronte. ne tibi, tendens, tua. 17. Manca il soggetto dell’infinito tran- 21. nabat (imperfetto dal verbo no, nas, L 23. illum, ossia Orfeo, è il soggetto 25. L’aggettivo implumes è comple- (assai comuni) per indicare rispettiva- 13. umbras, benché plurale, si riferisce sire (dal verbo transeo, composto di eo), navi, are) significa letteralmente «nuo- degli infiniti perfetti flesse (forma sin- mento predicativo dell’oggetto quos, mente l’«amore» e le «nozze». Imeneo alla sola ombra di Euridice. che può essere identificato sia con Or- tava». copata per flevisse, dal verbo fleo) ed che è a sua volta riferito all’accusativo era infatti il nome dato al canto che ac- 14. I due participi presenti prensantem feo sia con Euridice. 22. Il v. 506 è un verso ‘aureo’ ( p. 000); evolvisse (dal verbo evolvo), entrambi fetus (oggetto di queritur). compagnava le nozze. e volentem (dai verbi prenso e volo) sono 18. L’avverbio bis si riferisce al ripetersi sancisce la definitiva perdita di Euridice, dipendenti dal predicato reggente 26. noctem è accusativo che indica il 29. L’aggettivo Hyperboreas è qui (con predicativi retti da vidit (secondo un della perdita di Euridice, prima per col- concludendo il racconto del tentativo di perhibent. tempo continuato. glacies) sinonimo di «settentrionale», uso più familiare al greco che al latino) pa di Aristeo e ora, definitivamente, per risalita dagli Inferi. 24. Il riferimento all’usignolo che la- 27. L’allitterazione late («ampiamen- ma «Iperborei» era anzitutto il nome menta la perdita dei suoi piccoli, vit- te»)… loca ha la funzione di richiamare attribuito a una mitica popolazione time della crudeltà dell’arator, è da l’attenzione sulla vastità e sull’ampiez- che abitava le regioni più settentriona- I 1. Il poeta non risparmia termini e toni metafore della vita che Euridice sta per  T11) e nel libro VI (vv. 700-703, a pro- Virgilio reso ancor più drammatico me- za della campagna raggiunta dal triste li del mondo conosciuto ( T5, v. 381). patetici e ancora insiste sulla follia amo- riconquistare e della morte nella quale posito di Enea e Anchise). diante un dotto riferimento al mito, ri- pianto. Solus è predicativo del soggetto sot- rosa (al v. 488 era dementia, qui furor), sprofonda nuovamente e per sempre. 3. Si tratta di Caronte, il nocchiero che conoscibile nell’impiego della metoni- 28. I termini venus (che è anche il tinteso Orfeo; regge la frase lustrabat ossia su uno smarrimento di cui l’uomo 2. L’immagine dell’ombra che si dis- trasportava le anime dei morti nell’A- mia mitologica philomela: Filomela era, nome della dea dell’amore, Venus) e (v. 519); il successivo verbo sparsere è piuttosto vittima che responsabile; in solve come fumo è di ascendenza de, facendo loro attraversare l’Ache- infatti, il nome della donna che fu tra- hymenaei sono i soggetti del perfet- (v. 522, forma abbreviata o sincopata questi versi, però, lo sguardo del poeta omerica: essa richiama infatti il libro ronte e domandando loro un pedag- sformata in usignolo per aver imbandi- to flexere (v. 516, forma arcaica per per sparserunt) ha per soggetto matres si è spostato da Orfeo su Euridice, per XXIII dell’Iliade, là dove Achille tenta gio (e per questo è detto portitor, ossia to al marito Tereo le carni del figlio Iti. flexerunt) e costituiscono metonimie (v. 520). quello che è l’ultimo straziante saluto inutilmente di abbracciare l’immagine «esattore delle tasse portuali»). Orco è al suo innamorato. E questo è anche di Patroclo che gli è apparsa in sogno il nome con cui si designava sia il Re- l’unico e brevissimo passo in cui il rac- (vv. 99-101); tale immagine si ritrova, gno dei morti, come in questo passo, I 5. Lo Strimone era un fiume della Tra- ce, ricamò l’accaduto portandolo così 7. La rassegna di luoghi freddi, remoti conto in terza persona (riferito da Pro- sempre in Omero, nel libro XI dell’O- che il dio che regnava su di esso (che cia. a conoscenza della sorella Procne. Per e inospitali citati in questi versi con- teo ad Aristeo) è interrotto dal discorso dissea (vv. 204 ss.), quando Odisseo aveva anche altri nomi, tra cui Plutone). 6. Racconta il mito che Tereo, all’insa- vendetta Procne, con l’aiuto di Filome- tribuisce a rendere il senso dell’isola- diretto. Oltre alla forte impronta pate- vorrebbe stringere il fantasma della 4. Chiusa la sezione del racconto della puta della moglie Procne, violentò la la, uccise il figlioletto Iti e ne imbandì mento e della disperazione di Orfeo e tica di tutto il passo, è da rilevare anche madre Anticlea, e anche nello stes- risalita dall’Ade, si passa ora alla sorte cognata Filomela, tagliandole la lingua le carni al padre. Zeus trasformò quindi a preparare lo scenario della sua tragi- la netta contrapposizione fra la luce (v. so Virgilio, nell’Eneide, nel libro II (vv. di Orfeo. perché non potesse rivelare il misfatto. Procne in rondine, Filomela in usignolo ca fine. 490) e la notte (v. 497), rispettivamente 792-794, a proposito di Enea e Creusa, Ma Filomela, che era un’abile tessitri- e Tereo in upupa.

84 85 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

v. 519 arvaque Rhipaeis numquam viduata pruinis Ditis lustrabat raptam Eurydicen atque inrita Ditis GUIDA ALLA LETTURA Anche Dite è uno dei 520 dona querens; spretae Ciconum quo munere matres nomi con cui si indica il sovrano del Regno dei inter sacra deum nocturnique orgia Bacchi Un racconto a incastro La triste storia della ninfa Euri- Orfeo e Aristeo: analogie e differenze L’elaborato 30 morti. discerptum latos iuvenem sparsere per agros. dice e del cantore Orfeo raccontata in questi versi è stata intreccio narrativo e strutturale delle due vicende di Tum quoque marmorea caput a cervice revulsum inserita da Virgilio, secondo la tecnica tipicamente ales- Aristeo e di Orfeo è carico di significati: i due eroi sono gurgite cum medio portans Oeagrius Hebrus31 sandrina del racconto a incastro, nella più ampia sezione accomunati dalla qualifica di eroi civilizzatori (Orfeo per 32 dedicata alle vicende del pastore arcade Aristeo, prota- i poteri della sua poesia, Aristeo per il suo paziente la- 525 volveret, Eurydicen vox ipsa et frigida lingua gonista di un vero e proprio epillio posto al termine del voro di pastore e contadino), da una perdita (le api nel «Ah miseram Eurydicen!» anima fugiente vocabat: libro IV delle Georgiche (vv. 315-558). caso di Aristeo, la sposa Euridice nel caso di Orfeo) e da «Eurydicen» toto referebant flumine ripae. una catàbasi (Aristeo fino all’origine delle acque, Orfeo Aristeo e la morte di Euridice Aristeo, dopo aver visto nell’Ade), ma esemplificano nelle opposte conclusioni morire tutte le sue api a causa di una pestilenza, con l’a- delle loro vicende il diverso destino di chi si mostra ca- non cessa mai la brina8, lamentando Euridice rapita e i vani doni di Dite9; iuto della madre, la ninfa Cirene, riesce a farsi rivelare pace di attenersi alle prescrizioni divine, come Aristeo, [520] per questa fedeltà le donne dei Cíconi10, da lui respinte, durante i riti dal dio marino Proteo, dotato del dono della profezia, e di chi invece disobbedisce a esse, come Orfeo. A tutto divini e le feste notturne di Bacco11 sbranarono il giovane e ne sparsero i le ragioni della perdita. Scopre così, attraverso le parole ciò si aggiunge il tema della passione amorosa, che per- di Proteo, che la sua disgrazia deriva da una colpa in- vade l’episodio e che Virgilio presenta come pericolosa, resti per l’ampia campagna. Anche allora, mentre l’Ebro eagrio rotolava fra volontaria: la giovane Euridice, infatti, di cui egli si era in quanto causa di smarrimento e rovina per chiunque vi i suoi gorghi la testa strappata dal collo marmoreo, la sua voce da sola con la invaghito, nel tentativo di sfuggirgli, non aveva visto si imbatta: a questo tema, che aveva conosciuto una pri- lingua gelida Euridice, [525] «Ah! Misera Euridice» invocava, mentre la vita nell’erba un serpente velenoso che con il suo morso l’a- ma espressione già nell’egloga X delle Bucoliche, il poeta sfuggiva, «Euridice» ripetevano le rive lungo tutta la corrente. veva uccisa. Orfeo, il marito di Euridice, disperato per la darà nuova drammatica espressione soprattutto nella morte della sua amata, scende nell’Ade per riportarla in storia della regina Didone nel libro IV dell’Eneide ( T14). [Trad. di A. Barchiesi] vita: commuovendo con il proprio canto gli dèi inferi, ottiene la possibilità di farla tornare in vita, a patto di Il problema del finale In base a queste considerazioni non voltarsi mai a guardarla prima che tutto il percorso è difficile credere che questa sezione poetica sia il frut- sia terminato. Ma preso da un impulso incontrollabile, to di una modifica introdotta dal poeta in un secondo Orfeo vìola il patto e perde per sempre la sua amata. momento, come riferisce Servio, l’antico commentatore Udite le parole di Proteo, Aristeo espia la propria colpa di Virgilio. Secondo Servio, infatti, a un originario elogio seguendo le prescrizioni divine e dalle carcasse dei buoi dell’amico e poeta Cornelio Gallo, caduto in disgrazia L 30. Il participio perfetto discerptum me che accoglie le misere spoglie di lingua che intensifica l’effetto macabro che ha sacrificato rinascono miracolosamente le sue api. presso Augusto e suicidatosi nel 26 a.C., Virgilio avrebbe (v. 522, dal verbo discerpo) richiama in Orfeo. dell’immagine della testa staccata del sostituito l’ampio epillio di Aristeo contenente la storia particolare l’atto del rituale dionisiaco 32. La costruzione dei vv. 523-525 v. 523; coordinato è referebant con sog- La bugonìa La narrazione assolve così anche una fun- di Orfeo ed Euridice. Possibile è invece che Virgilio abbia denominato in greco sparagmòs e con- è: Tum quoque, cum Oeagrius Hebrus getto ripae al v. 527. L’immagine della zione tipica della poesia ellenistica, ossia l’interpretazio- scelto per le Georgiche questo finale nell’intento di cele- sistente nello sbranamento della vitti- volveret caput revulsum a cervice mar- testa staccata dal collo, già macabra, è ne eziologica del mito: da questo punto di vista la vicen- brare attraverso la conclusione felice della vicenda del ma sacrificale e nello spargimento del- morea, portans medio gurgite: «Anche sottolineata dall’allitterazione dei suo- le sue membra sul terreno circostante. allora, quando (cum) l’eagrio Ebro fa- ni gutturali ca – ce – ce (nella sequenza da di Aristeo serve a spiegare l’origine di una credenza contadino-pastore Aristeo il valore della poesia georgica 31. L’Ebro era un fiume della Tracia ceva rotolare (volveret) il capo staccato caput a cervice), mentre l’esclamazione popolare diffusa nell’antichità, quella della cosiddetta e la sua superiorità rispetto alla poesia elegiaca-amorosa (oggi noto con il nome di Maritza), qui (caput… revulsum) dal candido collo ah (v. 526) e la triplice ripetizione del bugonìa, vale a dire la nascita spontanea delle api dalle cui rimanda invece il tragico epilogo della vicenda del detto Oeagrius, «eagrio», da Eagro, re (marmorea… a cervice), trasportando- nome di Euridice (ai vv. 525-527) accre- carcasse dei buoi. poeta-amante Orfeo. della Tracia, padre di Orfeo; l’aggettivo lo in mezzo alla corrente.». Regge il scono il pathos di quest’ultima scena, dunque sottolinea, con una nota quasi periodo il verbo vocabat (v. 526), cui fa con cui si conclude anche il resoconto affettiva, la funzione ‘paterna’ del fiu- da soggetto l’endiadi vox ipsa et frigida di Proteo ad Aristeo.

I 8. Tanai è il nome del fiume oggi noto cia: le loro donne, ignorate da Orfeo donne, dette appunto Baccanti, che ANALIZZA IL TESTO come Don, detto nevoso (nivalem) a che era troppo disperato per prender- insieme ai Satiri e ai Sileni costituivano causa delle zone fredde che attraversa; le in considerazione, lo fecero a pezzi; il corteggio del dio. Durante i riti e le Compresione 4. Ai vv. 525-527 una figura retorica è impiegata in modo Rifei sono i monti situati nelle regioni nel mito, una simile sorte tocca anche a feste a cui partecipavano, queste ve- 1. Quale condizione aveva prescritto Proserpina a Or- vistoso: quale? Come si collega a referebant (v. 527), della Scizia e della Sarmazia (oggi Ro- Penteo, re di Tebe, per opera delle Me- nivano prese dal sacro furore divino, feo? potenziandolo? Che rappresentazione di Orfeo con- mania e Ucraina). nadi, o a Licurgo, re di Tracia, entrambi vivendo una sorta di invasamento che 2. Qual è la reazione di Orfeo alla scomparsa di Euridice? tribuisce a dare? 9. I doni di Dite (Ditis dona), ossia di rei di aver osteggiato il culto dionisia- poteva portarle a uccidere brutalmen- Plutone, il re degli Inferi, si sono rive- co (o bacchico). La fine di Orfeo si in- te chi osava ostacolare i loro riti. È il Analisi della lingua e dello stile Collegamenti lati inutili, in quanto Orfeo ha potuto quadra dunque in un rito di tipo dio- caso del re Penteo ( n. 10) e della nota 5. In un breve testo (max. 15 righe) confronta la conce- goderne solo per un attimo: Euridice nisiaco, benché la sua morte dipenda vicenda mitica al centro della tragedia 3. Quale complesso gioco di opposizioni tematiche è infatti gli è stata restituita, ma subito dall’orgoglio ferito delle donne. Baccanti, del poeta greco Euripide (V veicolato dal poliptoto ignoscenda… ignoscere al v. zione dell’amore nel brano con analoghe rappresen- dopo portata via per sempre. 11. Si fa qui riferimento al culto del dio secolo a.C.). 489? tazioni dell’eros nella poesia greca e latina precedenti. 10. I Ciconi erano un popolo della Tra- Bacco (il Dioniso greco), praticato da

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3 L’Eneide COLLEGAMENTI 3.1 Un’Odissea per una nuova cultura: i libri I-VI

Leggi i brani Orfeo assassino I libri I-VI del poema descrivono le peregrinazioni di Enea da Troia alla foce del aggiuntivi dell’Eneide Tevere, riproponendo in forma condensata le dinamiche dell’Odissea: una divinità nella biblioteca adirata (qui Giunone, lì Poseidone) che perseguita il protagonista [T8]; un viaggio digitale. Una connotazione tragica scandito da errori di rotta, tempeste e naufragi; episodi Nel riscrivere il mito greco di Orfeo all’interno del- fantastici; l’incontro con una figura femminile affascinan- le Georgiche, Virgilio introduce un dettaglio che per- mette all’autore di esprimere una visione negativa del te, che rischia di bloccare il corso del fato (Calipso nell’O- furor amoroso e che, al contempo, dà all’episodio un dissea, qui Didone); una discesa agli Inferi [T18]; lo stesso connotato tragico: Orfeo non può voltarsi prima di es- meccanismo narrativo del racconto nel racconto, per cui sere risalito in superficie, ma la sua impazienza è così la gran parte delle vicende sono rivissute in flashback man forte da portarlo a disobbedire, condannando Euridi- mano, cioè, che il protagonista le narra a un altro perso- ce a una seconda morte e se stesso a un’inconsolabi- naggio. le solitudine. Enea, tuttavia, è un Odisseo non per scelta, ma per do- Il cinema vere. È un eroe più moderno e problematico, che persiste La riscrittura di Jean Cocteau Una scena del film Orphée diretto da Jean Cocteau, 1950. nel cammino che gli è stato imposto nonostante le per- Nel corso del Novecento sono diversi gli autori che ri- elaborano il mito di Orfeo e che stravolgono il moti- dite e i dubbi di cui questo è costellato. Un eroe consa- vo del divieto, facendo di questo sottile slittamento il ficativamente intitolato Il ritorno di Euridice, all’inter- pevole di avere sulle spalle una missione universale, che fulcro di una rivisitazione del significato complessivo no de L’uomo invaso (1985). La donna, condannata di coinvolge l’esistenza di intere comunità (fra cui la futura del mito. Il primo a capovolgere la trama della vicenda nuovo a rimanere nel Regno dei morti, ripercorre tut- Roma), mentre Odisseo, al contrario, aveva scopi indivi- è lo scrittore e drammaturgo francese Jean Cocteau ta la propria storia con un Orfeo incredibilmente egoi- dualistici (raggiungere Itaca e vendicarsi). Il peso di tanta (1889-1963), che nel suo Orphée (1927) teatrale (a cui sta e vanesio, arrivando sul finire del proprio monolo- responsabilità dà al racconto un tono nuovo, sofferto e ric- segue una splendida versione cinematografica nel go alla comprensione della verità: «Allora Euridice si co di pathos: la caduta di Troia, rivissuta con gli occhi di 1950) trasforma Orfeo ed Euridice in una coppia stan- sentì d’un tratto sciogliere quell’ingorgo nel petto, e un sopravvissuto [T9-T11], le avventure in cui il dramma ca e scontrosa, la cui realtà noiosa e piccolo-borghese trionfalmente, dolorosamente capì: Orfeo s’era volta- dei protagonisti prevale sul meraviglioso [T12], la tragica L’eroe viene volontariamente infranta da Orfeo, che si volta to apposta». parabola di Didone [T13-T17] sono affrontate da Virgilio per zittire una volta per tutte la donna. Enea ferito viene operato dal medico Japix, Un mito sulla potenza della poesia con un’ottica soggettiva e partecipe, lontana dall’austera affresco dalla Casa di Sirico a Pompei, I secolo d.C. L’Orfeo ‘consapevole’ di Cesare Pavese Vi è però un aspetto che accomuna le riscritture nove- impersonalità dei poemi omerici. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. La riscrittura conquista da subito un grandissimo suc- centesche che fanno di Orfeo un fiero assassino e che cesso e viene replicata da moltissimi autori. Tra que- in una certa misura lo avvicina anche al corrispettivo sti, due casi interessanti si ritrovano nella letteratura antico. In tutti i casi in cui il mitico cantore diviene as- italiana. In uno dei Dialoghi con Leucò (1947), Cesare sassino, infatti, la scelta è legata al proprio canto po- Pavese (1908-1950) immagina Orfeo a colloquio con etico, dal momento che egli, nonostante le differenze L una sua seguace dopo essere risalito dagli Inferi, in tra i diversi autori, decide di voltarsi perché vede nel- T8 L’incipit del poema cui ha appena scelto di sacrificare Euridice. Le sue pa- la morte di Euridice (e nel conseguente dolore) una (Eneide I, vv. 1-11) role, pur essendo intrise di dolore, non lasciano spa- fonte per la propria poesia, compiendo così una scel- zio ad alcuna pietà e rivendicano fieramente la scelta ta sì egoista e dolorosa, ma anche necessaria alla cre- compiuta in nome di una vita che non avrebbe potu- azione di una poesia autentica e profonda. E in questo L’Eneide, il poema con il quale Virgilio elabora un vero e proprio epos nazionale romano, Un poema to essere la stessa: «Valeva la pena di rivivere ancora? aspetto metaletterario la rielaborazione della vicen- depositario dei miti, della storia e dei valori della cultura latina, si apre preannunciando tradizionale Ci pensai, e intravvidi il barlume del giorno. Allora dis- da, pur prendendo una direzione nuova e inattesa, un duplice argomento: le armi e l’eroe (Arma virumque, v. 1). In questo modo, da subito, e originale si “Sia finita” e mi voltai. Euridice scomparve come si assolve allo stesso compito per cui venne riscritta da l’autore si inserisce nella lunga tradizione epica che lo precede, rinviando, con il riferimento allo stesso tempo spegne una candela». Virgilio, cioè riflettere sulla potenza della poesia e sul alle armi, al modello costituito dall’Iliade, il poema della guerra di Troia, e con il riferimento suo inestricabile rapporto con l’amore e la morte. Per- all’eroe, all’Odissea, poema dedicato al racconto del periglioso ritorno di Odisseo (Ulisse La voce di Euridice in Gesualdo Bufalino ché, come scritto dal poeta tedesco Rainer Maria Rilke per i Romani) in patria. Virgilio, tuttavia, non si limita a seguire i suoi modelli, piuttosto li Ed è proprio alla vittima Euridice che Gesualdo Bufa- (1875-1926), «ogni volta sempre è Orfeo quando c’è supera, dando così vita a un epos originale, tutto romano; la materia mitica dell’Eneide isti- lino (1920-1996) affida la parola in un racconto signi- canto. Viene e va». tuisce infatti un raccordo tra la fine di Troia e l’inizio di una nuova civiltà fondata nel Lazio dall’esule troiano Enea, protagonista del poema.

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STILE Metro: esametri Le figure retoriche GUIDA ALLA LETTURA v. 1 Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris Metonimia Italiam, fato profugus, Laviniaque venit Un proemio bipartito Il proemio dell’Eneide contie- di Roma, ma anche quelle della casata regnante, a un no- Arma in luogo di litora, multum ille et terris iactatus et alto ne, concentrati in pochissimi versi, gli elementi salienti bile eroe troiano (dal figlio di Enea, Iulo, discende la gens bella è metonimia vi superum saevae memorem Iunonis ob iram; del poema, non solo sotto il profilo tematico, ma anche Iulia cui appartiene Augusto). Roma viene così posta su frequente, che rende 5 multa quoque et bello passus, dum conderet urbem, sotto quello letterario e ideologico. La struttura appare un piano di parità con la Grecia e il presente politico (il con immediatezza l’idea abilmente ripartita in due sezioni, tra le quali, tuttavia, governo di Augusto) trova piena legittimazione nel vole- della guerra. inferretque deos Latio, genus unde Latinum, non vi è una netta cesura, bensì un complesso intreccio re del fato che ha portato Enea nel Lazio. Iperbato Albanique patres, atque altae moenia Romae. di motivi letterari. La prima parte, costituita dai primi 7 La disposizione Troiae Musa, mihi causas memora, quo numine laeso, versi, presenta l’enunciazione dell’argomento, mentre la L’eroe protagonista Particolare cura lessicale è riser- qui primus in luogo quidve dolens, regina deum tot volvere casus seconda, vv. 8-11, contiene l’invocazione alla Musa. vata alla presentazione dell’eroe protagonista, rappre- di qui primus Troiae sentato come un esule alla ricerca di una nuova patria 10 insignem pietate virum, tot adire labores tradisce l’urgenza I modelli omerici Le prime parole del poema, Arma e (profugus v. 2), che soffre e subisce gli eventi ( i passivi di comunicare sia la impulerit. Tantaene animis caelestibus irae? virum, individuano immediatamente l’argomento del iactatus, v. 3, e passus, v. 5, e più avanti, tot casus… tot… provenienza dell’eroe poema e, al tempo stesso, lo ricollegano ai modelli ome- labores, vv. 9-10): sarà infatti il fatum (v. 2, fato), «il fato», (Troia), sia il suo ruolo di rici, Iliade e Odissea. In particolare, la prima parola – Arma insieme agli dèi ( v. 4 superum e Iunonis, genitivi sog- fondatore di una nuova 1-4 Arma... iram: «Canto (cano) le armi e l’uomo, stesso la circostanza («finché»), la condizione civiltà (qui primus). che per primo dalle coste (ab oris) di Troia esule («pur di») e il fine («affinché») delle peregrinazioni – corrisponde alla seconda parte dell’Eneide, la parte gettivi) il motore degli eventi con cui Enea dovrà con- (profugus) per volere del fato (fato) giunse in di Enea. cosiddetta ‘iliadica’ (libri VII-XII), in cui si raccontano le frontarsi. Italia e ai lidi di Lavinio, e molto egli fu spinto guerre combattute da Enea nel Lazio; la seconda paro- v. 7 (iactatus sott. est) per terra e per mare (alto, sott. 8-11 Musa… irae?: «O Musa, rammentami la – virum – rimanda invece ai primi sei libri del poema, La presenza del poeta Fin dal proemio si coglie un ele- Ipallage mari) per volontà (vi) degli dèi (superum), a causa (mihi… memora) le cause, per quale sua volontà ossia alla parte cosiddetta ‘odissiaca’, in cui si racconta il mento stilistico fondamentale: la presenza dell’autore. altae moenia Romae in dell’ira ostinata della crudele Giunone». primus offesa (quo numine laeso) e per che cosa dolendosi viaggio di Enea da Troia al Lazio (l’Odissea iniziava pro- Contravvenendo a uno dei canoni tradizionali dell’epica, luogo di alta moenia (v. 1) è predicativo del soggetto. • Italiam (v. 2) (quidve dolens) la regina degli dèi costrinse prio con il termine àndra, «uomo»). Il loro marcato acco- ossia l’oggettività della narrazione, Virgilio esprime con Romae. L’aggettivo si e litora (v. 3) sono complementi di moto a luogo (impulerit) un uomo insigne per devozione stamento (Arma viruque) non tiene separate le due parti, decisione la propria autonomia poetica: cano, «io canto», addice non a Roma, senza preposizione. • Lavinia… litora (vv. 2-3): «i (pietate) a subire tanti rivolgimenti (tot… casus), quanto alle mura, ma ma lega il tema della guerra alla figura del protagonista afferma al v. 1 usando la prima persona, mentre la con- lidi di Lavinio» sono le coste del Lazio, dove Enea ad affrontare (adire) tante sofferenze (tot… Enea. sueta invocazione alla Musa (che occupava nei poemi qui è riferito alla città a approda e dove successivamente fonderà la città labores). È tanto grande l’ira che gli dèi hanno omerici una posizione di grande rilievo) arriva solo al v. scopo celebrativo. di Lavinio (cui si riferisce il termine urbem al v. 5). nell’animo?». Quest’ultima domanda si potrebbe L’intento celebrativo L’operazione culturale e lettera- 8. Poco più avanti, al v. 11, Virgilio interviene con un’inter- • Iunonis ob iram (v. 4): Giunone si accanisce tradurre letteralmente: «Sono tanto grandi le ire ria compiuta da Virgilio attraverso la stesura del suo poe- vv. 9-10 contro i Troiani superstiti dalla guerra di Troia, negli animi dei celesti?», oppure, intendendo rogativa diretta chiedendosi se possa esserci nell’animo ma è raffinata e complessa: egli doveva infatti risponde- primo fra tutti Enea, ostacolando il loro viaggio animis caelestibus come dativo di possesso, «Gli degli dèi un’ira tanto grande come quella di Giunone nei Anafora re a un’esigenza celebrativa, in parte insita nel genere, in verso il Lazio. animi dei celesti hanno (cioè: sono capaci di) ire confronti di Enea. Fin dall’inizio, dunque, appare chiaro tot casus... tot labores. parte frutto di precise sollecitazioni provenienti dall’am- La ripetizione di tot, tanto grandi?». • impulerit (v. 11) è congiuntivo un aspetto letterariamente e culturalmente innovativo biente augusteo e da Augusto stesso. Occorreva cioè dar accompagnato da 5-7 multa quoque… Romae: «e anche molto perfetto da impello, verbo dell’interrogativa che si manifesterà nel corso del poema, ossia la sogget- sostantivi che indicano soffrì (passus, sott. est) in guerra, finché (dum) indiretta retta da memora. • Albani patres (v. 7) vita a un epos capace di esprimere i valori fondanti della tività del poeta, presente sia direttamente, con riflessioni le sofferenze di Enea, fondò (conderet) una città e portò (inferretque) sono gli antenati di Alba Longa, la città dai cui civiltà romana, legittimandone e nobilitandone le origi- e commenti, sia indirettamente, mediante l’inserimento richiama l’attenzione nel Lazio gli dèi da cui (unde) discendono discendenti sarà fondata Roma. • Musa (v. 8): la ni, e, al tempo stesso, in grado di celebrare il presente. di forme espressive liriche o drammatiche e l’impiego di sui molti patimenti del (sottinteso) la stirpe latina, i padri Albani Musa è da identificarsi con Calliope, ispiratrice La scelta di Virgilio consiste nel porre in primo piano il aggettivi che veicolano un giudizio personale sugli og- protagonista. e le mura dell’alta Roma». Le subordinate della poesia epica e figlia della dea della remoto passato del mito, collegando non solo le origini getti descritti, invece di limitarsi a qualificarli. dum conderet… inferretque (con il verbo al memoria, Mnemosỳne (motivo per cui le viene congiuntivo imperfetto) indicano al tempo rivolta la richiesta di aiuto a ricordare).

ANALIZZA IL TESTO

Comprensione Analisi della lingua e dello stile Le divinità Giulio Bonasone, 1. In quali tappe si scandisce il percorso fatale di Enea? 3. In che cosa la domanda retorica del v. 11 rappresen- Nettuno calma la tempesta Ricavale dal testo e ordinale nella loro successione ta una novità rispetto alle forme tradizionali di un sollevata da Eolo contro temporale. proemio? la flotta di Enea, 2. Qual è il ruolo di Giunone e quale quello del fato 4. L’uso di iactatus (v. 3) e impulerit (v. 11) che particolare 1531-1576 circa. nella vicenda di Enea e, di riflesso, nello svolgersi del sfumatura dà al viaggio di Enea? A quali movimenti è New York, Metropolitan poema? sottoposto l’eroe dalle forze del fato? Museum of Art

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sollemnis taurum ingentem mactabat ad aras.

L I Ecce autem gemini a Tenedo tranquilla per alta T9 L’orribile fine di Laocoonte (horresco referens)3 immensis orbibus angues (Eneide II, vv. 199-227) 205 incumbunt pelago pariterque ad litora tendunt; pectora quorum4 inter fluctus arrecta5 iubaeque Il cavallo di Troia Il libro II dell’Eneide è interamente dedicato al racconto dell’ultimo giorno e dell’ultima not- sanguineae superant undas, pars cetera pontum te di Troia, che Virgilio conosceva probabilmente dall’epos del ciclo troiano, per noi perdu- pone legit sinuatque immensa volumine terga. to. Enea, sollecitato dalla regina Didone, riferisce, in un crescendo di pathos (anche  T10), Fit sonitus spumante salo6; iamque arva tenebant gli avvenimenti di quelle ore fatali, a partire dall’inganno del cavallo di legno, lasciato dai 7 210 ardentisque oculos suffecti sanguine et igni Greci davanti alla città per far credere di essersene andati rinunciando all’assedio. Subito le 8 9 opinioni dei Troiani riguardo al cavallo divergono. Qualcuno vorrebbe accoglierlo in città, sibila lambebant linguis vibrantibus ora . 10 altri invece diffidano; tra questi il sacerdote Laocoonte che, dopo aver accusato i suoi con- Diffugimus visu exsangues. Illi agmine certo 11 cittadini di follia e averli messi in guardia dagli imbrogli dei Danai, afferra con forza un’asta e Laocoonta petunt; et primum parva duorum la scaglia nel fianco dell’enorme animale di legno. Ma la caduta di Troia è ormai inevitabile. corpora natorum serpens amplexus uterque L’arrivo del greco Sinone, con il suo lungo e ingannevole racconto atto a conquistare la fi- 215 implicat et miseros morsu depascitur artus; ducia dei Troiani, e la tremenda fine di Laocoonte e dei suoi figli, cancellano ogni esitazione.

La figura Proprio alla fine di Laocoonte, il sacerdote di Nettuno, sono dedicati i versi qui presentati, immolava un grande toro presso le are solenni. di Laocoonte la cui plastica evidenza trova una corrispondente espressione scultorea nel celeberrimo Ma ecco da Tenedo2 in coppia per le profonde acque tranquille gruppo marmoreo (probabilmente ignoto a Virgilio), conservato nei Musei Vaticani, che – inorridisco a raccontarlo – due serpenti con immense volute rappresenta con intensa tragicità l’atroce morte di Laocoonte e dei suoi figli (o, perlome- 205 incombono sul mare, e parimenti si dirigono alla riva; no, di uno di essi), stretti fra le spire dei mostri marini. La tragica fine di Laocoonte era stata certamente raccontata nella Ilìou Pèrsis («La distruzione di Troia»), uno dei perduti i petti erti tra i flutti e le creste sanguigne poemi del ciclo troiano, e fu molto probabilmente trattata anche dal poeta Bacchilide e sovrastano le onde; tutta l’altra parte da Sofocle in una tragedia, ma anche questi testi non ci sono giunti. sfiora il mare da tergo e incurva in spire gli enormi dorsi; scroscia gorgo schiumante. E già approdavano, Una morte Nell’Eneide Laocoonte diviene, con il suo sacrificio, una delle figure che contribuiscono alla 210 e iniettati di sangue e di fuoco gli occhi che ardevano, sacrificale realizzazione del progetto voluto dal fato: perché Roma possa nascere ogni ostacolo deve lambivano con lingue vibrate le bocche sibilanti. essere rimosso, ed è pertanto necessaria la caduta di Troia, anche attraverso lo stratagem- Fuggiamo esangui a quella vista. I serpenti con marcia sicura ma del cavallo e la morte di chi, come Laocoonte, ha tentato di opporvisi. Quella di Lao- si dirigono su Laocoonte; e prima l’uno e l’altro coonte diventa così una vera e propria morte sacrificale, in cui il sacerdote che si appresta serpente avvinghiano i piccoli corpi dei due figli al sacrificio acquista improvvisamente e paradossalmente i tratti della vittima e, a prezzo 215 e li serrano, e a morsi si pascono delle misere membra; della vita, asseconda l’ineluttabile processo storico che condurrà alla fondazione di Roma.

Metro: esametri

1 Hic aliud maius miseris multoque tremendum L 2 3. L’inciso horresco referens (con l’allit- senza preposizione («dal mare spumeg- 9. L’iperbato sibila… ora chiude a corni- 200 obicitur magis atque improvida pectora turbat. terazione creata dalla ripetizione della giante») oppure come un ablativo asso- ce il v. 211 e crea un chiasmo con i termi- Laocoon, ductus Neptuno sorte sacerdos, sillaba -re-, efficace nel riprodurre il luto con valore causale («per il gorgo- ni linguis vibrantibus, in cui aggettivo e brivido di orrore) introduce la voce del glio del mare»). sostantivo si succedono in ordine inver- narratore Enea nel racconto, accrescen- 7. ardentis(que) (= ardentes) oculos è un so (sibila… linguis vibrantibus ora: acc. Qui un nuovo avvenimento, più grande done il pathos. accusativo di relazione collegato a suf- agg. - abl. sost. / abl. agg. – acc. sost.). 200 e molto più orrendo, si offre agli sventurati, e turba i cuori 4. pectora quorum è anastrofe per fecti (participio perfetto del verbo suffi- La precisione descrittiva di tutto il passo 1 quorum pectora. cio, congiunto al soggetto). sottolinea l’eccezionalità del prodigio e sorpresi. Laocoonte, sacerdote tratto a sorte a Nettuno , 5. arrecta è participio perfetto del ver- 8. L’aggettivo sibila (v. 211) è attributo suscita un senso di orrore. bo arrigo ed è congiunto al soggetto di ora. Si noti come la descrizione del 10. L’ablativo visu, dal sostativo visus, L 1. L’insistenza sulla gravità del fat- 2. Gli animi (v. 200, pectora) dei Troiani sa (lett. «che non lo avevano previsto») pectora. fragore sia segnalata anche dal punto di -us, ha valore causale. to è marcata dall’allitterazione maius sono definiti improvida, aggettivo che e l’imprudenza. 6. L’espressione spumante salo può es- vista fonico mediante la ripetizione del- 11. Laocoonta è accusativo con desi- miseris multo. ne sottolinea al tempo stesso la sorpre- sere intesa come un ablativo di luogo la sibilante: v. 209, sonitus spumante salo. nenza greca -a.

I 1. Non si conoscono i motivi della nomi- per sorteggio; Virgilio non dice la ragione anche se si può supporre che si tratti di un I 2. Tenedo è il nome dell’isola situata quale i Greci si sono nascosti in attesa na di Laocoonte a sacerdote di Nettuno per cui Laocoonte sta sacrificando il toro, sacrificio legato ai recenti avvenimenti. di fronte alla costa di Troia, dietro alla dell’assalto finale.

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Una morte sacrificale clamores simul horrendos ad sidera tollit: Marco Dente, qualis mugitus, fugit cum16 saucius aram Laocoonte e i suoi figli, taurus et incertam17 excussit cervice securim. 1515-1527 circa. 18 New York, 225 At gemini lapsu delubra ad summa dracones Metropolitan effugiunt saevaeque petunt Tritonidis19 arcem, Museum of Art sub pedibusque deae clipeique sub orbe teguntur.

corrotto e di nero veleno, e leva orrendi clamori alle stelle: quali i muggiti d’un toro ferito4 che fugge dall’ara, e scuote via dal collo la scure malcerta. 225 Strisciando in coppia i due draghi fuggono verso l’alto santuario e muovono verso la rocca della crudele Tritonide; si acquattano ai piedi della dea5 e sotto il cerchio dello scudo. [Trad. di L. Canali]

L 16. cum, in anastrofe, introduce una pro- bensì il caso particolare in cui essa non 19. «Tritonide» era appellativo della posizione temporale il cui verbo, fugit, è abbia vibrato il colpo con decisione, la- dea Pallade Atena, la cui statua reg- usato transitivamente e regge aram. sciando in tal modo la vittima ancora in geva nella sinistra un grande scudo; 17. L’aggettivo incertam, concordato vita, anche se ferita.  v. 227, clipeique sub orbe, «sotto il con l’accusativo securim, non individua 18. lapsu al v. 225 («strisciando») è abla- cerchio dello scudo (sottinteso: della una caratteristica costante della scure, tivo di modo del sostantivo lapsus, -us. dea)». 12 post ipsum auxilio subeuntem ac tela ferentem I 4. L’immagine del toro ferito, i cui vittima sacrificale che il personaggio fugio ai piedi della dea sancisce defini- corripiunt spirisque ligant ingentibus; et iam muggiti sono paragonati alle urla di incarna all’interno dell’episodio. tivamente la sacralità e la necessità del bis medium amplexi, bis collo squamea circum Laocoonte, rende esplicito il ruolo di 5. Il fatto che i due serpenti trovino ri- sacrificio di Laocoonte. terga dati13 superant capite et cervicibus altis. 14 220 Ille simul manibus tendit divellere nodos perfusus sanie vittas15 atroque veneno,

poi afferrano e stringono in grandi spire lui che sopraggiunge in aiuto e brandisce le armi; avvintolo due volte3 alla vita, e attortisi al collo due volte con le terga squamose, sovrastano con il capo ANALIZZA IL TESTO 220 e con l’alte cervici. Egli si sforza di svellere i nodi con la forza delle mani, cosparso le bende di sangue Comprensione 4. Quali dettagli nella descrizione delle dimensioni dei 1. Come agiscono i serpenti nell’episodio? Quali tratti serpenti ne segnalano la schiacciante superiorità? del loro comportamento rivelano la ‘regìa’ superiore Quale figura ancora più grande dei giganteschi ser- di Minerva? penti compare alla fine dell’episodio? L 12. I participi presenti subeuntem e cipio passato con valore attivo), si pre- to e l’ablativo strumentale del mezzo 2. In che modo la sorte di Laocoonte subisce un para- ferentem concordano con il pronome senta costruito con il dativo di ciò che si con cui si circonda. dossale rovesciamento nel corso del brano? Dove il Interpretazione ipsum dello stesso verso (ossia Laocoon- circonda (collo, v. 218) e l’accusativo di 14. Ille è sempre Laocoonte. meccanismo è reso esplicito dall’autore? te), a cui è riferito anche l’aggettivo me- ciò con cui si circonda (squamea circum 15. vittas («bende») è accusativo di re- 5. Il brano mostra gli effetti devastanti del piano prov- dium (v. 218), che ha funzione predicativa. terga); in alternativa, il verbo circumdo lazione collegato al participio perfetto videnziale di una divinità sulla vita di un comune Analisi della lingua e dello stile 13. Il verbo circumdo, ai vv. 218-219 in può essere costruito anche con l’accu- perfusus (v. 221, dal verbo perfundo), men- mortale, offrendo un esempio dell’enorme prezzo, in tmesi nella forma circum… dati (parti- sativo dell’oggetto che viene circonda- tre sanie e veneno sono ablativi di mezzo. 3. Quale suono consonantico in particolare è ripetuto in termini di vite umane, che comporta il compiersi del modo ossessivo ai vv. 204, 207 e 209-210? Considerato fato. Esponi in un breve testo argomentativo (max, 10 I 3. Tutto il passo insiste sullo spavento- (due sono i figli, due i serpenti, due i tate persino le azioni: implicat e depa- il soggetto del brano, come spiegheresti questa scel- righe) come l’episodio si connette a questo tema por- so prodigio attraverso le immagini ter- giri con le spire attorno ai poveri corpi scitur, subeuntem e ferentem, corripiunt ta stilistica? Quale effetto simile è ottenuto al v. 223? tante dell’intero poema. rificanti e l’insistenza sul numero due delle vittime) e a coppie sono presen- e ligant, amplexi e circumdati.

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«O lux Dardaniae, spes o fidissima Teucrum, L I quae tantae tenuere morae? Quibus Hector ab oris (Eneide II, vv. 268-273; T10 La distruzione di Troia exspectate venis? Ut te post multa tuorum 281-290) funera, post varios hominumque urbisque labores3 285 defessi aspicimus! Quae causa indigna serenos L’ultima notte I Troiani, ormai persuasi dal traditore Sinone e dalla fine di Laocoonte, accolgono il cavallo foedavit voltus? Aut cur haec volnera cerno?». di Troia di legno all’interno della città. Dopo i festeggiamenti, mentre tutti riposano, i Greci nascosti Ille nihil4, nec me quaerentem vana moratur, nel cavallo escono, aprono le porte di Troia ai compagni rimasti all’esterno e si danno al sac- sed graviter gemitus imo de pectore5 ducens cheggio, alla violenza e alla distruzione. «Heu fuge, nate dea6, teque his» ait «eripe flammis. La testimonianza Mentre i nemici calano dal cavallo e danno inizio all’attacco finale, Enea, come gli altri Tro- 290 Hostis habet muros, ruit alto a culmine Troia». di Enea iani, è in preda al sonno nella sua dimora lontana dal centro, ignaro della tragedia che sta avvenendo sulla rocca della città. A salvarlo interviene una visione provvidenziale. L’ombra 3 di Ettore gli appare in sogno e lo esorta a mettersi in salvo: per Troia ormai non c’è più spe- «O luce della Dardania, o speranza fidatissima dei Teucri ranza. Ha inizio così la testimonianza diretta della notte fatale, rivissuta tramite il percorso quali indugi così grandi ti trattennero? Da quali spiagge, o Ettore caotico di Enea attraverso la città, che lo porta a contatto con i mostri della guerra e della atteso, giungi? Come dopo molte uccisioni crudeltà umana. dei tuoi, dopo svariate sofferenze degli uomini e della città 285 ti rivediamo, distrutti! Quale ingiusto motivo Metro: esametri ti sfigurò il volto sereno? O perché vedo queste ferite?». Quello nulla, né attende me che faccio inutili domande. Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris1 Ma traendo pesantemente dal profondo del petto dei gemiti, incipit et dono divom gratissima serpit: «Ahimè fuggi, nato da dea, e strappa te stesso», disse, «da queste fiamme. 270 in somnis ecce ante oculos maestissimus Hector 290 Il nemico occupa le mura: crolla Troia dalla sua alta cima». visus adesse mihi largosque effundere fletus, [Trad. di A. Benzi] raptatus bigis ut quondam aterque cruento pulvere perque pedes traiectus lora tumentis2. […] L 3. post multa tuorum funera e post varios disposizione delle parole la sorte degli di visualizzare il dolore di Ettore che hominumque urbisque labores sono due sventurati, circondati da un destino di ‘monta’ dentro di lui ed emerge come espressioni quasi sinonimiche, costrui- sconfitta. sconfortata confessione della fine di te allo stesso modo: aggettivo e nome 4. Frase ellittica, che sottintende un Troia. Era il tempo in cui il primo riposo per gli stanchi mortali in iperbato racchiudono i nomi delle verbo come respondet. 6. Designazione comune di Enea, che incomincia e scorre, graditissimo per dono degli dèi. ‘vittime’ della morte e del dolore. La 5. imo ha valore predicativo: «dal pro- sostituisce un più banale filius deae. Dea 1 sintassi, in questo modo, traduce nella fondo del petto». Il dettaglio permette è ablativo di provenienza. 270 In sogno, ecco, davanti agli occhi Ettore tristissimo sembrò starmi accanto e versare grandi pianti, I 3. Nell’Iliade i Troiani sono chiamati an- altro nome della Troade (da Dardano, come un tempo, trascinato dalla biga e sporco di insanguinata che Dàrdani e Teucri, e Dardania è un capostipite mitico della stirpe di Enea). polvere e trafitto attraverso i piedi dalle cinghie2. […] ANALIZZA IL TESTO

Comprensione 4. Virgilio nel brano è molto attento alla dimensione vi- 1. A quale personaggio appartiene la voce narrante? suale: vuole che il lettore sia in grado di raffigurarsi L 1. Clausola già lucreziana, frequente in generale la condizione di universale dolo- invece di un atteso ablativo (loris), regge Tenuto conto del contesto più ampio del poema, l’apparizione di Ettore con la stessa chiarezza di Enea. Virgilio. L’aggettivo, in apparenza solo re che sembra accomunare gli uomini. l’accusativo di relazione lora: alla lettera, come si spiega tale scelta? Quali tratti di lingua mettono in risalto i dettagli visivi esornativo, riesce a condensare la stan- 2. Espressione complessa, marcata il testo recita «trafitto le cinghie attra- 2. Che tipo di interazione si sviluppa, in sogno, fra Et- della scena? chezza dei Troiani dopo dieci anni di guer- dall’allitterazione (perque pedes) e dall’i- verso i piedi gonfi». Tumentis è forma tore e Enea? C’è un vero dialogo? Qual è il compito ra, prossimi a un terribile epilogo, e più in perbato (pedes… tumentis). Traiectus, arcaizzante dell’accusativo tumentes. dell’ombra di Ettore? Interpretazione 5. Nella letteratura latina il sogno è spesso la sede in I 1. Il principale eroe Troiano, protagoni- fine di Troia. Era cugino di secondo gra- re compiuto da Achille dopo la sua ucci- Analisi della lingua e dello stile cui ricevere un’investitura superiore: confronta il T10 sta di episodi centrali nell’Iliade. La sua do di Enea, essendo figlio del re Priamo, sione: fissatone le caviglie con cinghie al 3. Individua i tratti stilistici che danno alle parole di con il Somnium Scipionis di Cicerone ( vol. 1, p. 000), morte, narrata nel XXII canto del poema, che a sua volta era cugino di primo gra- carro, Achille compì tre giri attorno alle Enea (vv. 281-286) un tono fortemente patetico. Ti rilevando in un breve testo (max. 12 righe) i punti di e il suo solenne funerale, narrato nel do di Anchise. mura di Troia, trascinando dietro di sé il sembrano giustificati dalla situazione? contatto e le differenze. XXIV canto, segnano simbolicamente la 2. Si rievoca lo strazio del corpo di Etto- cadavere del nemico.

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venimus6: hic demum collectis omnibus una7 L I defuit, et comites natumque virumque8 fefellit. (Eneide II, vv. 735-751; 9 T11 Enea e Creusa 745 Quem non incusavi amens hominumque deorumque , 771-794) aut quid in eversa vidi crudelius urbe? Ascanium Anchisenque patrem Teucrosque penatis10 Un enigmatico Dopo una serie di peripezie, Enea si è finalmente convinto della sua missione e, confermato commendo sociis et curva valle11 recondo; addio nella sua risoluzione da un prodigio divino, si è avviato verso il porto con i Penati fra le brac- ipse urbem repeto et cingor fulgentibus armis. 12 cia, il padre Anchise sulle spalle, il figlio Iulo mano nella mano e la moglie Creusa al seguito. 750 Stat casus renovare omnis omnemque reverti Ma, quando giunge al punto di ritrovo dei Troiani fuggitivi, si accorge che la moglie è sparita. per Troiam et rursus caput obiectare13 periclis. È sul punto di attraversare di nuovo la città, ormai saldamente occupata dai nemici, quando […] gli appare l’ombra della donna. Questo nuovo intervento soprannaturale dà l’avallo definiti- Quaerenti et tectis urbis sine fine ruenti14 vo alla missione di Enea. Creusa gli rivela che la propria morte fa parte del piano del destino, 15 perché Enea possa giungere ‘libero’ nel Lazio e lì sposarsi nuovamente, e dà al marito infor- infelix simulacrum atque ipsius umbra Creusae visa mihi ante oculos et nota maior imago. mazioni più dettagliate sulla rotta da seguire: dovrà fondare una seconda Troia in Italia, sulle 16 rive del Tevere. Obstipui, steteruntque comae et vox faucibus haesit.

STILE Metro: esametri 1 Le figure retoriche dell’antica Cerere ; qui infine, tutti raccolti, 1 2 ella sola mancò, e sfuggì ai compagni e al figlio e al marito. 735 Hic mihi nescio quod trepido male numen amicum v. 742 confusam eripuit mentem. Namque avia cursu 745 Chi non accusai, dissennato, degli uomini e degli dèi? Enallage O cosa vidi di più crudele nella città distrutta? dum sequor et nota excedo regione viarum, 2 È il santuario di Cerere 3 Affido ai compagni Ascanio e il padre Anchise e i teucri a essere antico, ma heu misero coniunx fatone erepta Creusa 3 l’aggettivo è riferito alla substitit, erravitne via seu lapsa resedit? Penati , e li celo nella cavità della valle. dea (antiquae Cereris), 4 Ritorno in città e mi cingo delle fulgide armi. Decido 740 Incertum ; nec post oculis est reddita nostris. con una scelta che 5 750 di riaffrontare tutti gli eventi, di ripercorrere l’intera accresce il senso di Nec prius amissam respexi animumve reflexi venerabile vetustà del quam tumulum antiquae Cereris sedemque sacratam Troia e di esporre di nuovo la vita ai pericoli. luogo. […] Mentre deliravo così e smaniavo senza tregua tra le case 735 Ignoro qual nume nemico mi confuse la mente della città, mi apparve davanti agli occhi l’infelice simulacro e me la tolse nello sgomento. Mentre seguo di corsa e l’ombra di Creusa, immagine maggiore di lei. sentieri remoti ed esco dalla zona delle vie Raggelai, e si drizzarono i capelli e la voce s’arrestò nella gola. note, ahi me misero, strappata dal destino Creusa si fermò, o uscì di via, o sedette stanca? L 6. Perfetto di venio, in quanto la me- (aut; si leggerà dunque: hominùmque 13. L’uso di obiecto (frequentativo di 740 Lo ignoro; non riapparve più ai nostri occhi. trica richiede la quantità lunga della e deòrum- / -qu’àut). obicio, -is, obieci, obiectum, -ere) sugge- (vĕnimus sarebbe stato un presente). 10. Anchisen ha l’uscita greca dell’accu- risce che Enea è pronto ad affrontare il Non mi avvidi di averla perduta e non le prestai attenzione, 7. Riferito a Creusa: lei «sola» manca alla sativo singolare; penatis è forma alterna- pericolo più di una volta. prima che fossimo giunti al colle a al tempio conta; la collocazione a fine verso dà en- tiva dell’accusativo penates. 14. Questi participi (Quaerenti, ruenti), fasi al concetto. 11. Ablativo di luogo senza preposizio- dal valore temporale, vanno legati a 8. La coordinazione per polisindeto ne, non privo tuttavia di una sfumatura mihi del v. 773, a sua volta retto da visa (-que… -que) di termini in omoteleuto strumentale (i fuggiaschi sono nascosti (est). L 1. Hic è qui un avverbio di tempo («a conoscere, ma di cui avverte la crudeltà. scorso tutte le possibili spiegazioni della (anche al v. 745 hominumque deorum- allo sguardo dei Greci dalle rientranze 15. Il pronome ipsius ha forza asseve- questo punto (della mia fuga)»); al v. 743 3. L’esclamazione patetica sottintende perdita di Creusa (substitit, erravitne via que) è un tratto caratteristico della scrit- della valle). rativa, e assicura quindi che l’ombra era in hic invece si fondono la nozione spa- mihi, dipendente da erepta. seu lapsa resedit?), è lasciato bruscamen- tura epica latina più solenne. 12. Espressione sintetica, che sottinten- davvero quella della moglie, non una ziale («qui», cioè al punto di ritrovo dei 4. Le incerte ipotesi di Enea sul modo in te senza risposte, condividendo gli stes- 9. Si tratta di un verso ipèrmetro. In ap- de in animo: «è saldo nel mio animo», vana apparizione. profughi) e temporale («solo adesso»). cui Creusa possa essere scomparsa sono si dubbi del narratore. parenza, avrebbe una sillaba di troppo cioè «è mia ferma decisione». Regge l’in- 16. Dativo, piuttosto che ablativo di luo- 2. Soggetto di eripuit (al v. 736) è nescio rese con una sintassi contorta, adatta a 5. Figure di suono ed effetti di rima (-que), ma questa in realtà è in sinalefe finito, che indica l’azione che si è deciso go: nell’espressione vox faucibus haesit la quod numen male amicum (mihi), «non so esprimere il turbamento e la confusione connettono le due espressioni amissam con la prima sillaba del verso successivo di compiere. voce resta come incatenata alla gola. quale nume a me ostile». L’iperbato male dell’eroe. La collocazione di incertum respexi e animum reflexi: è così marcata numen amicum mette in rilievo male, (espressiva frase nominale, che regge la ‘cecità’, voluta dal fato, di Enea, che I 1. Nome romano della dea Demetra, chiamato Iulo (forma sfruttata per ri- il mito, Enea aveva portato nel Lazio i così da dare all’intero evento una con- una serie di interrogative indirette) alla sembra non pensare alla moglie se non protettrice delle messi e del raccolto. chiamare direttamente la gens Iulia). Penati di Troia che, custoditi in seguito notazione sinistra e funesta: Enea pensa fine della movenza dà grande forza pa- quando questa è ormai perduta per 2. Ascanio è il nome tradizionale del 3. Nella religione romana i Penati sono nel tempio di Vesta, sarebbero diventati di essere colpito da forze che non sa ri- tetica al brano: dopo che il lettore ha sempre (amissam). figlio di Enea, che nel poema è anche gli spiriti protettori della casa. Secondo i protettori della città di Roma.

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24 25 v. 777 17 790 Haec ubi dicta dedit , lacrimantem et multa volentem vv. 792-793 775 Tum sic adfari et curas his demere dictis: Litote «Quid tantum insano iuvat indulgere dolori, dicere deseruit, tenuisque recessit in auras. Anafora La negazione della 26 La ripetizione o dulcis coniunx? Non haec sine numine divum Ter conatus ibi collo dare bracchia circum ; negazione (non… ter frustra comprensa manus27 effugit imago, dell’avverbio ter dà sine) rafforza il senso eveniunt; nec te comitem hinc portare Creusam 28 l’idea, anche sul piano di fatalità degli fas18, aut ille sinit superi regnator Olympi19. par . formale, degli iterati imperscrutabili ordini 20 tentativi di Enea di del destino. 780 Longa tibi exsilia et vastum maris aequor arandum, abbracciare la moglie, et terram Hesperiam venies, ubi Lydius arva 790 sempre disattesi. 21 Com’ebbe parlato così, mi lasciò in lagrime, v. 783 inter opima virum leni fluit agmine Thybris. desideroso di dirle molto, e svanì nell’aria lieve. Figura etimologica Illic res laetae regnumque et regia coniunx Tre volte tentai di cingerle il collo con le braccia: Il destino regale parta tibi; lacrimas dilectae pelle Creusae. tre volte inutilmente avvinta l’immagine dileguò che attende Enea 785 Non ego Myrmidonum sedes Dolopumve superbas nel Lazio è marcato 22 tra le mani, pari ai venti leggeri, simile a un alato sogno. dall’accostamento dei aspiciam aut Grais servitum matribus ibo, 23 [Trad. di L. Canali] termini regnum e regia, Dardanis et divae Veneris nurus ; derivati dalla stessa sed me magna deum genetrix his detinet oris. radice. Iamque vale et nati serva communis amorem». L 24. Haec… dedit è una formula comu- seruit: quest’uso del participio è più co- che ha come soggetto imago frustra ne in poesia per segnalare la fine di un mune nella sintassi greca che in quella comprensa. discorso diretto; dal momento che gli latina. 28. L’allitterazione dei suoni -v-, -l- e 775 Allora parlò così confortando i miei affanni: antichi non adoperavano la punteggia- 26. dare bracchia circum collo è una pe- -s- (levibus ventis volucrique simillima «Perché abbandonarsi tanto ad un folle dolore, tura, tali indicazioni erano necessarie rifrasi per «abbracciare»; collo è un dati- somno) dà al verso un ritmo dolce e ip- alla comprensione del testo. vo retto da dare piuttosto che un ablati- notico, adeguato alla natura surreale o dolce sposo? Ciò accade per volere divino; 25. lacrimantem… volentem sono par- vo in dipendenza da circum. della situazione con i vari tentativi di non puoi portare via con te Creusa, ticipi, dal valore temporale, retti da de- 27. manus è l’oggetto di effugit, Enea di abbracciare la moglie. no, non lo permette il sovrano del superno Olimpo. 780 Lunghi esilii per te, e da solcare la vasta distesa marina; in terra d’Esperia4 verrai, dove tra campi ricchi d’uomini fluisce con placida La caduta di Troia corrente l’etrusco Tevere; là ti attendono lieti Georg Christoph eventi, e un regno e una sposa regale. Raffrena Eimmart, Creusa appare a Enea, 785 le lagrime per la diletta Creusa: non vedrò le superbe 5 illustrazione case dei Mirmidoni o dei Dolopi , non andrò a servire donne per un’edizione greche, io, dardana, e nuora della dea Venere6; dell’Eneide del 1688. la grande Madre degli dèi7 mi trattiene in queste terre. E ora addio, serba l’amore di nostro figlio».

L 17. adfari e demere sono infiniti storici, 19. Solenne perifrasi per indicare Giove. 22. servitum è supino di servio con valo- dal valore conativo («allora iniziò a…»); 20. aequor indica un’ampia distesa pia- re finale, dipendente da ibo. soggetto dell’azione è Creusa. neggiante, d’acqua come di terra: ciò fa- 23. La doppia apposizione (Dardanis… 18. fas sottintende est («è lecito») indica vorisce la successiva metafora del mare nurus) di un sottinteso ego rimarca ciò che è concesso dall’ordine divino del come un campo immenso da ‘arare’ con con orgogliosa fierezza la nobiltà e lo mondo: la scomparsa di Creusa si confi- le chiglie delle navi. status sociale di Creusa. Dardanis, -idis gura dunque come un necessario ordi- 21. opima virum (lett. «ricchezze di uo- è un aggettivo di derivazione greca, ne del destino, che sarebbe stato empio mini») indica in modo sintetico che il La- che significa «donna discendente di eludere. zio sarà sia ricco sia popoloso. Dardano».

I 4. Esperia (in greco «terra d’Occidente») che»), in base alla leggenda per cui sa- 6. Venere era la madre di Enea e, per- è uno dei nomi poetici dell’Italia. rebbero stati creati a partire da un nido tanto, la suocera di Creusa. 5. I Mirmidoni sono i mitici soldati di di formiche quando l’isola era stata spo- 7. La dea Cibele, venerata sul monte Ida, Achille e Neottolemo: originari dell’iso- polata da un’epidemia. I Dolopi sono un nei pressi di Troia. Nel IX libro interviene la di Egina, il mito ne faceva derivare il popolo della Tessaglia, regione setten- in favore dei Troiani, trasformando in nin- nome da mỳrmekes (in greco «formi- trionale della Grecia. fe le navi che Turno sta per incendiare.

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GUIDA ALLA LETTURA T12 La tragedia di Polidoro L I (Eneide III, vv. 13-68) Un passo problematico Il gesto di Enea, che sembra gilio potrebbe aver sostituito con Creusa, per perdere la moglie per strada, nei secoli ha attirato cri- attribuire la profezia a un personaggio più strettamente tiche anche feroci sul personaggio, accusato di agire in legato a Enea sul piano emotivo e, allo stesso tempo, per Mentre i Troiani, approdati in Tracia (la prima tappa del lungo viaggio), compiono riti sacrifica- Un evento modo indegno per un eroe e per un protagonista di un introdurre un evento (la misteriosa sparizione della don- prodigioso poema epico. In realtà, l’episodio di Creusa è molto più na) che lo separasse dalla prima moglie. li, un terribile prodigio si manifesta: un ramo spezzato da Enea inizia a sanguinargli tra le mani. complesso di quanto appaia. L’arbusto ‘ferito’ comincia allora a parlare, rivelando di essere nato dal corpo di uno dei figli Le vittime della storia Nell’episodio che ne risulta, di Priamo, Polidoro, ucciso a tradimento su quella costa dal re dei Traci Polimestore. L’evento Tante tradizioni da conciliare Bisogna infatti tener Enea e Creusa appaiono dunque allo stesso modo vit- meraviglioso sfuma così in un mesto incontro fra parenti e compatrioti, uniti dalla sconfitta conto che Virgilio, nel tracciare il suo disegno sulla par- time impotenti, e destinate a soffrire, di un disegno più e dal dolore: si tratta della declinazione tutta virgiliana di una vicenda ripresa dalla tragedia tenza di Enea da Troia, si era trovato di fronte a un gran grande di loro, che richiede il sacrificio dei sentimenti greca e destinata a essere reinterpretata, in modo non meno geniale, nell’Inferno di Dante. numero di versioni mitiche diverse, spesso in contraddi- individuali per la riuscita del piano voluto dal fato. Quan- zione fra loro: non era affatto facile operare una scelta to a Enea, il tentativo di tornare indietro in cerca della Metro: esametri o trovare una misura che conciliasse la tradizione con la donna (andando incontro a morte certa e al naufragio trama prevista dall’Eneide. La tradizione nazionale pre- della missione assegnata dal destino) conferma la since- Terra procul vastis colitur Mavortia campis vedeva per Enea un matrimonio nel Lazio, ma il mito rità del suo affetto per la moglie, che alla fine è costretto (Thraces arant) acri quondam regnata Lycurgo, greco gli assegnava anche una prima moglie troiana. dolorosamente a soffocare per obbedire alle ingiunzioni 1 Inoltre, il piano dell’Eneide voleva che a Cartagine avve- del fato. Creusa, a sua volta, nonostante il tono consola- 15 hospitium antiquum Troiae sociique penates nisse il fatale incontro con la regina Didone: tutto questo torio del suo discorso, appare come una rassegnata vit- dum fortuna fuit. Feror huc et litore curvo imponeva che, a un certo punto del racconto, la prima tima sacrificale, consapevole di essere un ‘danno collate- moenia prima loco2 fatis ingressus iniquis moglie uscisse di scena. rale’ delle trame del fato. Profetessa suo malgrado della Aeneadasque meo nomen de nomine3 fingo. gloria del marito, Creusa dà a un solenne brano celebra- Un eroe da difendere Infine, Virgilio doveva riscattare tivo gli accenti, congeniali alla sensibilità di Virgilio, di un Sacra Dionaeae matri divisque ferebam il suo protagonista dall’accusa di non essere morto a Tro- malinconico addio. 20 auspicibus coeptorum operum, superoque nitentem 4 ia combattendo per difendere la patria, un’accusa di viltà caelicolum regi mactabam in litore taurum . tanto più grave se si pensa che alcune varianti del mito Una profezia parziale E forse per amore del marito sostenevano che Enea avesse ottenuto la salvezza dai Creusa si dilunga sui ‘premi’ che Enea troverà in Italia (la 1 Greci come premio per averli aiutati a conquistare la cit- conquista di un ricco territorio, la fondazione di un re- Giace lontano una terra sacra a Marte dai vasti tà. Andava dunque ribadito con tutti i mezzi possibili che gno, persino il matrimonio con una principessa laziale – campi – la arano i Traci –, regnata un tempo dall’aspro 2 Enea era stato sottratto alla rovina di Troia per un preciso uno sviluppo che Creusa ha dovuto accettare per il bene 15 Licurgo , antico ospizio per Troia, coi Penati amici, disegno del fato, al quale l’eroe aveva aderito per pietas di Enea) – ma tace su tutte le fatiche che dovrà affrontare mentre durò la fortuna. Sono portato qui e sulla curva e senso del dovere: per questo motivo, nel II libro si accu- per ottenerli. Creusa glissa sulla terribile guerra e sulla spiaggia pongo le prime mura, approdato con fati ostili. mulano le profezie, i prodigi e le apparizioni divine che catena di lutti che attendono Enea nel Lazio, facendogli inducono l’eroe a intraprendere il viaggio verso l’Italia. apparire l’insediamento in Italia come un’azione facile e Dal mio nome formo il nome di Eneada. 3 Alcune tradizioni assegnavano una di queste profezie a incontrastata: un atto di humanitas che dimostra quan- Facevo sacrifici alla madre dionea ed ai numi Cassandra, la principessa troiana capace di prevedere il to, nonostante il loro tragico distacco, Creusa continui a 20 auspici dell’opera intrapresa, e mi accingevo a immolare futuro (anche se destinata a non essere mai creduta). Vir- tenere al marito. sulla riva uno splendido toro al re dei celesti.

L 1. Il verso è composto esclusivamente 3. Il poliptoto nomen de nomine sot- del genitivo plurale caelicolarum, da ANALIZZA IL TESTO da nomi, con la funzione di doppia ap- tolinea la derivazione etimologica del caelicola, termine aulico per indicare posizione di terra. Troiae è un dativo di nome della città che sta per essere fon- un dio, lett. «abitante del cielo»). Tanta Comprensione Interpretazione vantaggio, mentre penates indica per data da quello di Enea. insistenza sul candore del toro e sulle metonimia i nuclei familiari (della ca- 4. Enjambement e iperbato danno divinità celesti crea un forte contrasto 1. Come suppone Enea che la moglie Creusa si sia per- 4. Nelle Georgiche, Orfeo perde Euridice per essersi gi- sata regnante troiana e di quella tracia) un forte rilievo alla splendida vittima con il seguito dell’episodio, tutto domi- duta? I suoi dubbi trovano risposta? Cosa veniamo a rato a guardarla ( T7), mentre Virgilio perde Creusa uniti dal vincolo di ospitalità. (nitentem taurum) e al destinatario nato dai toni cupi e dal manifestarsi di sapere del destino di Creusa? per non averlo fatto; al momento del distacco, poi, 2. loco è un verbo (da loco, -as, -avi, dell’offerta (il sommo Giove: supero spaventosi prodigi infernali. 2. Quali argomenti adotta la donna per consolare il ma- entrambi ricevono un accorato discorso di addio dal- -atum, -are), non un ablativo di locus, -i. regi caelicolum; caelicolum è variante rito? la moglie e cercano invano di afferrarne l’immagine sfuggente. In un breve testo (max. 12 righe) esamina I Analisi della lingua e dello stile in parallelo le figure di Orfeo e di Enea, contrappo- 1. La Tracia, terra bellicosa per antono- provò a opporsi alla diffusione del culto tamento, altrettanto incurante delle leg- 3. Individua i tratti di lessico affettivo presenti nel di- nendo il modo in cui vivono l’amore e affrontano la masia, è spesso descritta come residen- di Bacco: il dio lo colpì allora con pazzia e gi divine, del suo successore Polimestore. za abituale di Marte. allucinazioni, spingendolo a massacrare i 3. Perifrasi per indicare Venere, che una scorso di Creusa. perdita della donna amata. 2. Licurgo è un mitico re della Tracia che propri figli. L’accenno anticipa il compor- tradizione considerava figlia di Dione.

102 103 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

Forte fuit iuxta tumulus, quo cornea summo (eloquar an sileam?)10 gemitus lacrimabilis imo 5 11 virgulta et densis hastilibus horrida myrtus. 40 auditur tumulo et vox reddita fertur ad auris : Accessi viridemque ab humo convellere silvam «Quid miserum, Aenea, laceras? Iam parce sepulto12, 13 25 conatus, ramis tegerem ut frondentibus aras, parce pias scelerare manus. Non me tibi Troia horrendum et dictu video mirabile monstrum. externum14 tulit aut cruor hic de stipite manat15. Nam quae prima solo ruptis radicibus arbos Heu fuge crudelis terras, fuge litus avarum16: vellitur, huic atro liquuntur sanguine guttae 45 nam Polydorus ego. Hic confixum ferrea texit 6 et terram tabo maculant. Mihi frigidus horror telorum seges et iaculis increvit acutis»17. 30 membra quatit gelidusque coit formidine sanguis. Tum vero ancipiti18 mentem formidine pressus 7 Rursus et alterius lentum convellere vimen obstipui steteruntque comae et vox faucibus haesit. 8 insequor et causas penitus temptare latentis ; Hunc Polydorum auri quondam cum pondere magno 19 ater et alterius sequitur de cortice sanguis. 50 infelix Priamus furtim mandarat alendum 9 Multa movens animo Nymphas venerabar agrestis Threicio regi, cum iam diffideret armis 35 Gradivumque patrem, Geticis qui praesidet arvis, Dardaniae cingique urbem obsidione videret. rite secundarent visus omenque levarent. Ille, ut opes fractae20 Teucrum et Fortuna recessit, Tertia sed postquam maiore hastilia nisu adgredior genibusque adversae obluctor harenae, – devo parlare o tacere? – , s’ode un lacrimoso gemito 40 dalla base del tumulo, e una voce uscendone raggiunge gli orecchi: V’era lì accanto un’altura, e in cima virgulti «Perché laceri uno sventurato, o Enea? Risparmia un cadavere; di corniolo e un mirto rigido di dense verghe. risparmia di profanare le pie mani. Troia mi ha generato M’appressai, e tentando di svellere dal suolo un verde non estraneo a te, e il sangue che vedi non sgorga dal legno. 25 cespuglio, per coprire le are di rami frondosi, Fuggi una terra crudele, un avido lido! orrendo e mirabile a dirsi vedo un prodigio. 45 Sono Polidoro. Qui mi trafisse e mi coprì Infatti dall’arbusto che strappo dal suolo per primo, una ferrea messe di dardi e crebbe di acute aste». spezzate le radici, colano gocce di nero sangue Allora, oppresso la mente dubbiosa dall’orrore, e macchiano la terra di putredine. Un freddo brivido stupii, si drizzarono i capelli, e la voce si arrestò nella gola. 30 mi scuote le membra, e il sangue si gela per il terrore. Lui, Polidoro, un giorno, con grande quantità d’oro Di nuovo insisto a strappare il flessibile ramo 50 l’infelice Priamo aveva affidato in segreto d’un altro, e a cercare a fondo le cause nascoste. da allevare al re tracio, quando ormai disperava Anche dalla corteccia dell’altro sgorga nero sangue; delle armi dei Dardani, e vedeva la città assediata. agitando molti pensieri nell’animo veneravo le agresti 7 Quello, appena furono infrante le forze dei Teucri e la fortuna 35 Ninfe e il padre Gradivo che presiede ai campi getici, perché propiziassero la visione e alleviassero il presagio. Ma dopo che afferro con maggiore slancio la terza8 verga, puntando le ginocchia contro la sabbia L 10. L’inciso contiene un’interrogativa parentela fra Polidoro ed Enea. parte e dall’altra») indica ciò che è am- diretta disgiuntiva, composta da due 15. Senso della precisazione è che il biguo e può essere inteso in un senso congiuntivi dubitativi. sangue scorre direttamente dal corpo di o nell’altro: qui esprime l’incertezza di L 5. Lo spinoso e irto arbusto è descritto Horrida (derivato da horror, propriamente suo ‘esperimento’: la ripresa, poco dopo 11. La figura etimologica auditur… ad Polidoro, sepolto sotto la foresta di aste. Enea, che non sa risolversi di fronte al con termini propri del lessico militare, il brivido di freddo o paura che fa drizzare (v. 33), della tessera et alterius enfatizza auris dà evidenza al prodigio della voce 16. L’aggettivo avarum personifica la prodigio. Ancipiti formidine è ablativo di come se si trattasse di una selva di giavel- peli e capelli) suggerisce l’aspetto spoglio la ripetizione del gesto. La forma ano- che proviene dal boschetto. Auris è va- costa della Tracia, trasferendo su di essa causa in dipendenza da pressus, che a lotti (è questo il senso proprio di hastilia, dei rami drizzati contro il cielo. mala del genitivo alterĭus può essere im- riante dell’accusativo aures. la caratterizzazione dei suoi abitanti sua volta regge l’accusativo di relazione mentre cornea, lett. «corniolo» è una fre- 6. tabum (o tabes) è termine poetico piegata in poesia per esigenze metriche. 12. Espressione poi divenuta prover- (Polimestore in particolare): è una nuo- mentem. quente sineddoche poetica per «lancia», che indica il «sangue corrotto», tipica- 8. latentis è un arcaismo per l’accusati- biale, nel senso di «non infierire su chi è va anticipazione della vicenda che sarà 19. mandarat è una forma contratta del come in Eneide V, v. 557): la particolare scel- mente di un cadavere in putrefazione. vo latentes. già sconfitto». narrata a breve. piuccheperfetto mandaverat. Il succes- ta delle parole già suggerisce, tra le righe, 7. Il pronome si riferisce, ovviamente, 9. L’imperfetto ha valore ingressivo 13. L’allitterazione e l’anafora di parce 17. Con procedimento complementare sivo alendum, predicativo dell’oggetto l’origine di questo inquietante boschetto. a un altro arbusto, su cui Enea ripete il («mi accingevo a…»). (come anche quella di fuge al v. 44) espri- a quello dei vv. 22-23, adesso la selva di Polydorum, ha valore finale («perché lo mono tutta l’urgenza della preghiera di aste è descritta con espressioni apparte- allevasse»). I 4. Gradivo è un appellativo di Marte. I re con i Traci. ponendosi come atto quasi sacrale: Polidoro. nenti al campo semantico della vegeta- 20. Intendi opes Troiae fractae (sunt). Geti sono una popolazione barbarica 5. Tre è il numero di volte canonico in  T7, v. 493 nella scena che descrive la 14. Complemento predicativo dell’og- zione (seges; increvit). Ut è qui una congiunzione temporale dell’Europa Centrale, qui fatta coincide- cui un gesto è ripetuto nell’epica, pro- discesa di Orfeo nell’Ade. getto (me). L’uso della litote sottolinea la 18. anceps (lett. «con una testa da una («non appena»).

104 105 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

res Agamemnonias victriciaque21 arma secutus 55 fas omne abrumpit: Polydorum obtruncat, et auro GUIDA ALLA LETTURA vi potitur. Quid non mortalia pectora cogis22, auri sacra23 fames! Postquam pavor ossa reliquit, Le soste di Enea L’intero III libro dell’Eneide è segnato delectos populi ad proceres primumque parentem24 dalle affannose peregrinazioni dei Troiani nel Mediterra- neo, in una sequenza continua di soste e falsi punti di monstra deum25 refero, et quae sit sententia26 posco. 27 arrivo. A ogni tappa, eventi funesti, prodigi o rivelazio- 60 Omnibus idem animus , scelerata excedere terra, ni divine impongono ai fuggiaschi di riprendere il loro 28 linqui pollutum hospitium et dare classibus Austros . viaggio e di drizzare la rotta verso una meta sì promessa Ergo instauramus Polydoro funus, et ingens dal fato, ma ancora sfuggente. La tappa in Tracia è un aggeritur tumulo tellus; stant Manibus arae chiaro esempio di questo meccanismo: quando i Troiani caeruleis maestae vittis atraque cupresso, stanno per fondare una città, un evento spaventoso in- 29 terrompe il sacrificio propiziatorio e li obbliga ad allonta- 65 et circum Iliades crinem de more solutae; narsi da una «terra scellerata». inferimus tepido spumantia cymbia lacte sanguinis et sacri pateras, animamque sepulcro Orrore e pathos L’ombra di Polidoro, ucciso a tradimen- condimus et magna supremum voce ciemus. to e privato di una sepoltura normale, nonché dei con- La fortuna sueti riti funebri, si manifesta al cugino Enea in forme che William Blake, Dante e Virgilio nella selva dei Suicidi, Inferno, ricordano il ‘meraviglioso’ di molte avventure odissiache. Canto XIII, 1824. Melbourne, National Gallery of Victoria si ritrasse, seguendo le sorti di Agamennone6 e le armi vincitrici, Le lance confitte nel corpo del giovane si sono sviluppa- te in una sinistra macchia di arbusti, che con le loro for- 55 offende ogni legge; uccide Polidoro, e s’appropria me aguzze mantengono l’aspetto delle armi da cui sono della città. La fine di Troia estende così la sua ombra su con violenza dell’oro. A cosa non spingi i cuori mortali, nate, e al cui interno, invece della linfa, scorre il sangue di tutto il mondo, causando ovunque giunga crimini e sof- o esecrabile fame dell’oro? Dopo che il terrore lasciò Polidoro. Il taglio di questi rami produce il doppio prodi- ferenza: in Tracia, l’avidità ha appunto spinto Polimesto- le mie ossa, agli scelti capi del popolo e per primo al padre gio della pianta che sanguina e, poi, che sembra parlare, re a uccidere Polidoro e a impadronirsi del suo oro. riferisco i prodigi degli dei, e chiedo il parere. in un crescendo di orrore soprannaturale. Tuttavia, l’at- 60 Tutti hanno il medesimo proponimento, allontanarsi dalla terra scellerata, tenzione del poeta non si concentra tanto sulla descrizio- La rilettura dantesca Va infine segnalata la riscrittura lasciare il rifugio contaminato, e affidare le navi ai venti. ne del prodigio (tratto caratteristico dell’Odissea), quanto dell’episodio che Dante ha dato nel canto XIII dell’Infer- sulle risonanze emotive dell’incontro fra Enea e Polidoro, no. La macchia di arbusti qui diventa un’intera foresta di Dunque prepariamo le esequie a Polidoro: si ammucchia giovane innocente martoriato e ridotto a un monstrum alberi foschi e spinosi, popolata dalle Arpie (altre figure una massa di terra per il tumulo; si ergono ai Mani dall’avidità umana. Sono le parole malinconiche di Poli- mitiche presenti nel III libro dell’Eneide) e riecheggiante are meste di livide bende e di nero cipresso doro, più che la sorpresa per il suo destino, a commuove- di lamenti di cui non si scorge l’origine. Quando Dante, 65 e intorno le donne di Ilio, sciolte secondo l’uso re il lettore e a conferire il tono all’intero episodio. ripetendo il gesto di Enea, prova a strappare un ramo da le chiome; offriamo tazze schiumanti di tiepido latte una di queste piante, dal taglio sgorga sangue e il danna- Una vittima della guerra Il discorso del defunto e il to imprigionato nell’albero rivela la sua identità (si tratta e coppe di sacro sangue7, e chiudiamo l’anima 8 successivo flashback del narratore trasmettono così un di Pier delle Vigne, fidato ministro di Federico II di Svevia nel sepolcro , e gridiamo a gran voce l’estremo saluto. messaggio amaro e profondo: per essere vittime di una suicidatosi in carcere in seguito all’accusa ingiusta di tra- [Trad. di L. Canali, con adattamenti] guerra non occorre trovarsi sul campo di battaglia. Po- dimento) e la natura del peccato così punito (il suicidio: lidoro, allontanato dalla città per volere del padre Pria- i dannati che in vita si sono privati volontariamente del L 21. Con una personificazione, le armi 24. La fortissima allitterazione di -p- sizioni infinitive. mo e affidato a quello che sembrava un luogo sicuro, ha corpo sono condannati a scontare la pena sotto forma che sono dei vincitori diventano le «armi mette in risalto l’autorevolezza delle fi- 28. dare classibus Austros è una celebre ugualmente trovato la morte al momento della caduta di alberi). vincitrici». gure cui Enea si rivolge. enallage virgiliana: il senso normale sa- 22. cogo è costruito con il doppio accu- 25. deum è forma alternativa del geni- rebbe «affidare la flotta ai venti», ma il sativo, della cosa che è costretta e della tivo deorum. poeta ha invertito i termini, creando il cosa a cui è costretta. 26. L’interrogativa indiretta sottinten- nesso sorprendente «dare i venti alla 23. sacra ha il valore di «esecrabile, male- de sententia (eorum): Enea chiede quale flotta». L’Austro, o Noto, è il vento del ANALIZZA IL TESTO detta». Dante (Purgatorio XXII, vv. 39-40) sia il loro parere. sud, il nostro Scirocco. Comprensione Interpretazione traducendo alla lettera questi versi, inten- 27. La frase nominale, con animus 29. Iliades dipende per sillessi, come de invece (erroneamente) sacra in senso nell’accezione di «parere, risoluzione arae, da stant e regge solutae, da cui di- 1. L’episodio di Polidoro si apre e si chiude con dei riti 3. Il brano sviluppa un motivo frequente nel pensiero positivo, analogo a quello dell’italiano. dell’animo», regge le successive propo- pende l’accusativo di relazione crinem. religiosi. Individua le differenze, nei colori, negli sco- moralistico romano: la condanna dell’avidità e dei cri- pi del rito e nell’atteggiamento dei sacrificanti, fra i mini che questa induce a commettere. Con riferimen- I 6. Agamennone è il re di Argo a capo una barca; le paterae erano grandi piatti l’anima di Polidoro, vittima di una sorte due momenti. to alla letteratura precedente (in particolare dell’età di della spedizione greca contro Troia. usati per compiere le libagioni. tanto orribile e agente di un prodigio 2. Come è caratterizzato il personaggio di Polimestore? Cesare) elabora una breve discussione sulla fortuna di 7. I cymbia (lett. «barchette») sono tazze 8. L’immagine, piuttosto concettosa, nefasto, deve essere placata e ‘trattenu- Come appare, per contrasto, rispetto a Enea? questa tematica (max. 12 righe). così chiamate per la loro forma simile a sottolinea l’intento esorcistico del rito: ta’ nel sepolcro dal corretto rituale.

106 107 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

iactatus fatis! Quae bella exhausta canebat! 15 L Didone confida alla sorella Si mihi non animo fixum immotumque sederet T13 ne cui me vinclo vellem sociare iugali, (Eneide IV, vv. 1-30) l’amore per Enea postquam primus amor deceptam morte fefellit; si non pertaesum thalami taedaeque fuisset, huic uni forsan potui succumbere culpae. Confidenze I primi versi del libro IV dell’Eneide, riportati qui di seguito, contengono il racconto che Dido- 20 Anna (fatebor enim) miseri post fata Sychaei tra sorelle ne, regina di Cartagine, fa alla sorella Anna, confidandole, in preda allo sconvolgimento, di essersi innamorata di Enea. coniugis et sparsos fraterna caede Penates

Metro: esametri gli animi ignobili (Degeneres animos). e una temporale (postquam… fefellit, questa sola colpa avrei potuto cedere» Ahimè! Da quali fati (quibus… fatis) v. 17), il cui verbo (fefellit) regge a sua oppure «per questo solo (uomo, ossia At regina gravi iamdudum saucia cura quello (ille) è stato sospinto (iactatus, volta il participio perfetto deceptam Enea) avrei potuto cedere alla colpa». volnus alit venis et caeco carpitur igni. con sottinteso est)! Quali guerre (Quae (dal verbo decipio) che funge da Multa viri virtus animo multusque recursat bella) affrontate (exhausta) cantava predicativo rispetto all’oggetto me: 20-23 Anna… impulit: «Anna – lo gentis honos; haerent infixi pectore voltus (canebat)!». Dal verbo Credo (v. 12) nella traduzione è tuttavia opportuno confesserò infatti – dopo la morte dipende l’infinitiva esse genus deorum, scindere i significati di fallo e di decipio (post fata) del mio povero marito 5 verbaque nec placidam membris dat cura quietem. che prevede un soggetto eum (ossia in due forme verbali coordinate. • Sichèo (miseri… Sychaei coniugis) e Postera Phoebea lustrabat lampade terras Enea) sottinteso. • exhausta (v. 14) è Didone si riferisce al marito Sicheo la dispersione dei Penati (sparsos… umentemque Aurora polo dimoverat umbram, participio perfetto del verbo exhaurio (nominato esplicitamente al v. 20), Penates) causata dal delitto compiuto cum sic unanimam adloquitur male sana sororem: e ha qui funzione attributiva. • Il nesso la cui morte prematura tradì tutte da mio fratello (fraterna caede), solo ille iactatus (vv. 13-14) e il riferimento al le sue aspettative rendendola costui (solus hic) scosse i miei sensi «Anna soror, quae me suspensam insomnia terrent! fato richiamano l’incipit dell’Eneide (I, refrattaria a qualsiasi nuova unione; (inflexit sensus) e colpì il mio animo 10 Quis novos hic nostris successit sedibus hospes, vv. 2-3). «talamo» e, in particolare, «fiaccole» (impulit animumque) facendolo vacillare quem sese ore ferens, quam forti pectore et armis! (v. 18) sono un chiaro riferimento al (labantem)». Il participio presente Credo equidem, nec vana fides, genus esse deorum. 15-19 Si mihi non… culpae: «Se nel matrimonio (perlomeno al matrimonio labantem, dal verbo labo, è concordato mio animo non fosse fisso e immobile romano, che Virgilio e il suo pubblico con animum e indica l’effetto della Degeneres animos timor arguit. Heu, quibus ille il proposito (sottinteso) di non volermi avevano presente), in cui la sposa presenza di Enea, assumendo dunque (ne… vellem) unire (sociare) a nessuno era condotta a casa del marito da un un valore consecutivo (= ita ut labaret). (cui) nel vincolo del matrimonio corteo accompagnato da fiaccole. • I Penati, dèi della casa e del focolare, 1-5 At regina… quietem: «Ma ormai lampade) e aveva allontanato dal cielo che animo forte (quam forti pectore) (vinclo… iugali), da quando (postquam) • Particolarmente interessante è la erano stati dispersi (sparsos… Penates, la regina piagata (saucia) da un grave (polo) l’umida ombra (umentemque… e che spalle (armis)!». suspensam il mio primo amore (primus amor) mi costruzione del v. 19, in cui si trova una lett. «i Penati dispersi») in quanto la affanno (gravi… cura) alimenta (alit) umbram), quando (cum) Didone (v. 9, participio perfetto dal verbo tradì (fefellit) e mi ingannò (deceptam) delle numerose ambiguità dello stile morte di Sichèo aveva indotto Didone la ferita (volnus) nelle vene (venis) ed (soggetto sottinteso) fuori di sé suspendo) è concordato con il pronome con la morte (morte); se non provassi poetico virgiliano presenti nel poema. ad abbandonare la propria terra (in è consumata (carpitur) da un fuoco (male sana) così (sic) parlò alla sorella me, riferito a Didone che parla, e ha avversione (pertaesum… fuisset) per Il verso può essere infatti interpretato alternativa, intendendo caede come nascosto (caeco… igni). Le torna concorde (unanimam… sororem)». valore predicativo. • hic (v. 10) può il talamo e le fiaccole, forse (forsan) in due modi, a seconda che si riferisca una metonimia per «sangue prodotto spesso (recursat) in mente (animo) il L’ablativo Phoebea… lampade (che ha essere concordato con il soggetto ( la per questo solo uomo (huic uni) avrei il dativo huic uni al sostantivo culpae da una strage», il testo può anche grande valore dell’eroe e il grande valore strumentale, v. 6) costituisce una traduzione proposta), oppure inteso potuto (potui) cedere (succumbere) oppure a un sottinteso Enea o viro: «a essere inteso: «dopo che i Penati erano onore della sua famiglia: le restano perifrasi per indicare la luce del sole, da come un avverbio di luogo («qui») e alla colpa (culpae)». Questi versi sono (haerent) impressi (infixi) nel petto il Phoebus («Febo») che è un appellativo unito al verbo successit. • L’espressione costituiti da un periodo ipotetico del volto e le parole e l’affanno (cura) non di Apollo. • L’aggettivo unanimam, sese ferens (v. 11) significa «presentarsi» III tipo (ossia dell’irrealtà), che presenta concede (nec… dat) alle membra il concordato con sororem (che è riferito ed è accompagnata dall’ablativo di le due protasi Si… non… sederet (v. placido sonno (placidam… quietem)». ad Anna), con la sua etimologia, limitazione ore. • forti pectore e armis 15) e si non pertaesum… fuisset (v. 18); L’aggettivo saucia (v. 1) è concordato vuol sottolineare la piena solidarietà sono ablativi di qualità, con l’aggettivo nell’apodosi, in luogo del congiuntivo, con regina, che costituisce il soggetto affettiva che lega le due sorelle. forti concordato con il solo pectore si trova l’indicativo potui, in quanto della frase. • venis (v. 2) è ablativo di ma riferito anche ad armis (che deriva il latino lo preferisce con verbi ed luogo senza la preposizione in, come 9-11 «Anna soror… armis!: «“Anna, probabilmente da armus, -i, «spalla», espressioni indicanti possibilità, dovere, spesso in poesia. • Multa… virtus (v. 3) e sorella mia, che sogni (quae… piuttosto che da arma, -orum, ma non opportunità (si tratta del cosiddetto L’amore multus… honos (vv. 3-4) sono i soggetti insomnia) mi atterriscono (me… terrent) è da escludere una voluta ambiguità da falso condizionale): l’indicativo Nathaniel di recursat. • voltus verbaque (vv. 4-5) rendendomi (sottinteso) inquieta parte di Virgilio). perfetto (e non piuccheperfetto o Dance sono soggetti di haerent. • cura (v. 5) è (suspensam)! Che ospite (Quis… imperfetto, come ci si aspetterebbe) Holland, soggetto di nec… dat. hospes) straordinario (novos = novus) è 12-14 Credo equidem… canebat!: serve probabilmente per sottolineare L’incontro (sottinteso) questo (hic) che (sottinteso) «Credo senza dubbio, e non è una quanto l’evento descritto fosse vicino tra Didone 6-8 Postera… sororem: «L’Aurora è giunto (successit) in casa nostra convinzione vana (nec vana fides), che a realizzarsi. • All’interno dell’ampio e Enea, 1766. seguente (Postera… Aurora) illuminava (nostris… sedibus), quale (quem) si (sese) sia figlio di dèi (genus esse deorum). La periodo si trovano anche una Londra, le terre con la luce di Febo (Phoebea… presenta (ferens) nell’aspetto (ore), paura (timor) rende manifesti (arguit) completiva volitiva (ne… vellem, v. 16) Tate Britain

108 109 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

solus hic inflexit sensus animumque labantem

impulit. Agnosco veteris vestigia flammae. L Sed mihi vel tellus optem prius ima dehiscat T14 Gli effetti della passione amorosa (Eneide IV, vv. 68-89) 25 vel pater omnipotens adigat me fulmine ad umbras, pallentis umbras Erebi noctemque profundam, ante, Pudor, quam te violo aut tua iura resolvo. Dopo aver confidato alla sorella Anna il proprio amore per Enea (IV, 1-30,  T13) e aver «Brucia l’infelice Ille meos, primus qui me sibi iunxit, amores ricevuto da lei incoraggiamento e speranza, Didone è nuovamente preda della passione Didone» abstulit; ille habeat secum servetque sepulcro». amorosa, che anche in questi versi è descritta con straordinaria efficacia, sia nei suoi effetti fisici e psicologici sia nelle sue conseguenze concrete sulla città di Cartagine. 30 Sic effata sinum lacrimis implevit obortis. Metro: esametri stati cosparsi del sangue versato da 24-27 Sed mihi… resolvo: «Ma vorrei bisognosa di appigli per non cedere alla mio fratello», con fraterna equivalente (optem) che prima (prius) o la terra (vel passione. a un genitivo soggettivo). Quando tellus) si aprisse (dehiscat) profonda Uritur infelix Dido totaque vagatur Belo, re della città fenicia di Sidone, (ima) sotto ai miei piedi (mihi) o (vel) che 28-29 Ille meos… sepulcro»: «Colui urbe furens, qualis coniecta cerva sagitta, morì, il trono passò al figlio Pigmalione, il padre onnipotente mi precipitasse che (Ille qui) per primo (primus) mi 70 quam procul incautam nemora inter Cresia fixit che per avidità fece uccidere Sichèo (adigat me) con un fulmine (fulmine) tra unì a sé (me sibi iunxit) si è portato via pastor agens telis liquitque volatile ferrum (fraterna caede, lett. «a causa del delitto le ombre (ad umbras), le pallide (pallentis (abstulit) i miei sentimenti (amores); fraterno»), marito della sorella Didone, = pallentes) ombre dell’Erebo e la notte che egli li tenga con sé e li serbi nel nescius: illa fuga silvas saltusque peragrat e tentò di impadronirsi dei suoi beni. profonda (noctemque profundam), sepolcro”». primus qui è anastrofe per Dictaeos; haeret lateri letalis harundo. Tuttavia, la regina li trasse in salvo e prima che (ante… quam) io, Pudore, qui primus, riferito a Sichèo. • Virgilio Nunc media Aenean secum per moenia ducit fuggì da Sidone insieme ad altri nobili vìoli te o infranga i tuoi vincoli (tua iura)». insiste sulla volontà di Didone di 75 Sidoniasque ostentat opes urbemque paratam: fenici. Giunta sulle coste settentrionali Dal verbo reggente optem (congiuntivo opporsi con tutte le sue forze al nuovo dell’Africa, ottenne dalle popolazioni indipendente con valore ottativo) amore: a Roma, in particolare, le donne incipit effari mediaque in voce resistit; del luogo la facoltà di occupare un dipendono, senza congiunzione che, dopo aver perduto il marito, non nunc eadem labente die convivia quaerit, terreno di estensione pari a quella subordinante, i congiuntivi presenti si risposavano (le cosiddette univirae) Iliacosque iterum demens audire labores di una pelle di bue. Senza perdersi dehiscat e adigat, posti in correlazione godevano di grande stima. exposcit pendetque iterum narrantis ab ore. d’animo, la donna tagliò allora la pelle da vel… vel… • L’aggettivo ima, al v. 24, in tante strisce sottilissime e le utilizzò funge da predicativo del sostantivo 30 Sic effata… obortis: «Dopo aver 80 Post ubi digressi, lumenque obscura vicissim per delimitare una vasta superficie di tellus ed è collegato al pronome mihi così parlato (Sic effata) riempì (implevit) luna premit suadentque cadentia sidera somnos, terreno, su cui fu poi fondata la città di (lett., «profonda per me»). • L’avverbio il petto (sinum) di lacrime dirotte sola domo maeret vacua stratisque relictis Cartagine. prius è prolettico rispetto alla successiva (lacrimis … obortis)». effata, participio congiunzione temporale ante… perfetto dal verbo effor, è congiunto al 23 Agnosco… flammae: «Conosco quam (che ha per predicati i verbi soggetto sottinteso (Didone). • obortis (Agnosco) i segni (vestigia) dell’antica violo e resolvo). • Il pater omnipotens (lett. «sgorgate»), concordato con fiamma (veteris… flammae)». Didone (v. 25) è Giove. • L’apostrofe al Pudor lacrimis, è participio perfetto dal verbo 68-73 Uritur... harundo: «Brucia l’in- 74-79 Nunc media... ab ore: «Ora definita «pronta» (v. 75, paratam): riconosce i segni dell’amore già provato personificato (v. 27) accresce l’intensità oborior (composto da ob + orior, -eris, felice Didone e vaga in preda a furore conduce con sé in mezzo alle mura probabilmente, con tocco delicato, un tempo per Sichèo. emotiva delle parole di Didone, ortus sum, oriri). (furens) per tutta la città, come un (media… per moenia) Enea e gli mostra Didone vuol dire a Enea che la città è cerva (qualis… cerva) colpita da una le ricchezze sidonie e la città pronta: pronta per accoglierlo. • L’espressione freccia (coniecta… sagitta) che (quam) incomincia a parlare (incipit effari) e eadem… convivia (v. 77) fa riferimento ANALIZZA IL TESTO un pastore, incalzandola (agens) con i resta (resistit) a metà della frase (media al banchetto durante il quale Enea dardi (telis), ha trafitto (fixit) da lontano, in voce); ora, sul finir del giorno (labente ha raccontato a Didone le proprie Comprensione 3. Quali figure retoriche, ai vv. 3-5, sottolineano la natura incauta, tra i boschi cretesi, e le ha die), desidera (quaerit) il medesimo vicissitudini: di questo banchetto maniacale del ‘pensiero dominante’ di Didone? lasciato nel corpo (liquitque) senza banchetto e chiede (exposcit), pazza, di la regina, ormai perdutamente 1. Da quali sentimenti contrastanti è agitata Didone? saperlo (nescius) il ferro alato: quella ascoltare di nuovo (iterum) le sofferenze innamorata, vuole rivivere il piacere. Per il momento, che comportamento intende adot- in fuga percorre (peragrat) boschi e troiane e pende di nuovo (iterum) Da notare la ripresa anaforica Interpretazione • tare? Quale punto del suo monologo tradisce la di- balze di Ditte, ma (sottinteso) la freccia dalle labbra (ab ore) del narratore dell’avverbio iterum (v. 78 e v. 79), che sponibilità della donna a venir meno ai suoi princìpi? 4. Il monologo di Didone mostra un magistrale impie- (harundo) mortale (letalis) le resta (narrantis)». Le ricchezze che Didone rimarca la follia amorosa di Didone, go del meccanismo psicologico della ‘negazione’: la infissa nel fianco». nemora inter Cresia mostra a Enea sono dette Sidonias (v. desiderosa di sentire e risentire Analisi della lingua e dello stile regina, dopo aver evocato quello che le sue pulsioni (v. 70), in luogo di inter nemora Cresia, 75, «sidonie»), ossia di Sidone, celebre continuamente le parole di Enea. 2. Al v. 23, impulit, messo in rilievo dalla sua posizione (è la spingono a desiderare, interviene subito a condan- è anastrofe. • Dictaeos, lett. «dittei», è città della Fenicia, ma il nome è qui il primo dattilo del verso) con quale immagine defini- nare e rifiutare il suo stesso desiderio. Individua i pas- aggettivo derivato da Ditte, un monte utilizzato metonimicamente per dire 80-83 Post ubi... incubat: «Poi (Post), sce lo stato d’animo della regina? Quale personaggio, saggi del brano in cui opera tale dinamica e usali per di Creta. I riferimenti all’isola di Creta «cartaginesi», dato che Cartagine fu una volta che (ubi) si sono separati ora presente in scena, avrà il compito di impellere de- tracciare in un breve testo il profilo psicologico che presenti in questi versi rimandano fondata da coloni provenienti da Tiro, (digressi) e la luna a sua volta (vicissim) finitivamente Didone? Virgilio dà a Didone (max. 15 righe). alla fama di precisione degli archi che a sua volta era stata fondata da oscurata nasconde (premit) la luce, e le cretesi ( T5, v. 345). Sidone. • La città di Cartagine è poi stelle tramontando (cadentia) invitano

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L’abbandono Didone, regina

di Cartagine, seduta GUIDA ALLA LETTURA in trono, è stata appena abbandonata da Enea che Le sequenze del testo Didone è ormai completamen- freccia, i luoghi di Creta (celebri per i loro abili arcieri), si allontana con la nave. te vittima della passione amorosa, che cerca tuttavia di che fanno da sfondo alla fuga della cerva, la freccia in- Ai suoi lati vi sono mantenere segreta. Il testo descrive con precisione sia fissa nel fianco dell’animale. Attraverso il riferimento al le personificazioni le manifestazioni fisiche sia le conseguenze ‘politiche’ pastore, Virgilio fa implicitamente entrare nella simili- dell’Africa (a sinistra) del suo tormento; la descrizione si articola in quattro tudine anche Enea: come il pastore ha colpito la cerva e dell’Asia (a destra), momenti: «ignaro», così anche Enea non sa di aver inferto a Dido- affresco pompeiano, ■ in primo luogo (vv. 68-73) l’agitazione di Didone, che ne («incauta», v. 70, come la cerva) una tremenda ferita. I secolo d.C. Napoli, arde d’amore e vaga inquieta come una cerva ferita; La concitazione della fuga è sottolineata dall’allittera- Museo Archeologico zione silvas saltusque (v. 72), mentre la forza della freccia ■ quindi (vv. 74-79) Didone mostra la città a Enea, cerca Nazionale (v. 73, haeret lateri letalis harundo) è marcata dal ricorso di parlargli senza riuscirci e pende dalle sue labbra, all’allitterazione. mentre ascolta il racconto delle sofferenze dei Troiani; ■ successivamente (vv. 80-85), sola nel palazzo, Dido- I precedenti letterari La descrizione dell’amore come ne si tormenta e non fa che pensare all’eroe e cerca, malattia non è una novità virgiliana. Prima del poeta, abbracciando Ascanio, figlio di Enea, di compensare a Roma (si pensi a Catullo), ma soprattutto in Grecia, l’assenza del padre; non erano mancati illustri esempi letterari. La lirica ■ infine (vv. 86-89), si descrivono le conseguenze nega- greca, con Saffo ( p. 000) e successivamente anche la tive della situazione sulla città di Cartagine: i giovani tragedia, soprattutto euripidea, avevano descritto la non si esercitano più con le armi e tutte le opere ini- passione amorosa come un terribile tormento, capace ziate restano incompiute. di fiaccare le forze e di togliere il senno. Anche il gene- re epico nel periodo ellenistico, con Apollonio Rodio, Un’elaborata costruzione retorica Per rappresentare aveva dato spazio al tema della passione amorosa nel il tormento di Didone Virgilio utilizza immagini già evo- racconto dell’amore di Medea per Giasone. Virgilio re- incubat. Illum absens absentem auditque videtque, cate. Innanzitutto l’immagine del fuoco – cui rimanda cupera dunque una tradizione consolidata, adattandola aut gremio Ascanium genitoris imagine capta il verbo Uritur posto in evidenza all’inizio del v. 68 – già perfettamente alla propria storia, di cui cura ogni detta- 85 detinet, infandum si fallere possit amorem. impiegata all’inizio del libro (igni, IV, v. 2), e poi quella glio in ogni momento: il dissidio interiore della regina, Non coeptae adsurgunt turres, non arma iuventus della ferita (vulnus, ancora IV, v. 2), che tuttavia in que- il tormento bruciante, la ricerca della compagnia dell’e- sto caso viene inserita in un contesto retorico più ela- roe e la difficoltà di comunicare con lui quando le è vi- exercet portusve aut propugnacula bello borato. Virgilio compone infatti un’ampia similitudine, cino, l’impossibilità di distogliere il pensiero dall’amore, tuta parant: pendent opera interrupta minaeque in cui la protagonista Didone è paragonata a una cerva i danni subiti dalla città, della cui sicurezza Didone non murorum ingentes aequataque machina caelo. che vaga tra i boschi dopo essere stata colpita da una si occupa più. Senza contare quanto accadrà in seguito, freccia. Ma all’immagine si aggiungono altri dettagli: con l’abbandono di Didone da parte di Enea e la funesta il pastore che, «ignaro» (nescius, v. 72), ha scoccato la conclusione della vicenda. al sonno, Didone (sottinteso) si affligge lasciato il suo letto, cova nell’animo la a Didone un temporaneo e illusorio (maeret) sola nel palazzo vuoto sua pena). ( fallere) sollievo. (domo… vacua) e giace (incubat) sulle coperte abbandonate». digressi (sunt, 83-85 Illum absens... amorem: 86-89 Non coeptae... caelo: «Le ANALIZZA IL TESTO sottinteso, v. 80) è perfetto indicativo «Assente (absens), ode e vede lui torri incominciate (coeptae… turres) di digredior. • Il buio e la solitudine che è assente (absentem), o tiene in non crescono, i giovani (iuventus) Comprensione volge l’equilibrio psico-fisico del soggetto, sia per preludono alla ripresa della descrizione grembo Ascanio, presa (capta) dalla non si esercitano con le armi e non 1. Quali inutili comportamenti Didone mette in atto l’idea che l’otium (soprattutto se dettato dall’amo- delle condizioni psicologiche di somiglianza (imagine) con il padre allestiscono porti o fortificazioni nel tentativo di placare la sua passione? re) causi la rovina delle città. Confronta i due com- Didone nei versi successivi. • stratis (genitoris), nel tentativo di (si… (propugnacula) sicure (tuta) per la ponimenti in un breve testo (max. 10 righe). relictis può essere inteso in due possit) ingannare (fallere) l’amore guerra: interrotte, restano in sospeso modi diversi: o come un dativo retto inconfessabile». capta (v. 84, da capio) (pendent) le opere e le grandi mura Analisi della lingua e dello stile da incubat (Didone allora, rimasta è participio congiunto con il soggetto minacciose (minae murorum ingentes, 2. Come cambia l’aspetto della città dopo l’innamo- Interpretazione sola nella stanza, si getterebbe sulle Didone, mentre imagine è ablativo di lett. «le grandi minacce delle mura») ramento della regina? Quali effetti ha la sua ‘malat- 4. Il v. 85 si chiude con un’espressione molto vicina a coperte lasciate dagli altri commensali causa efficiente: è possibile tuttavia e le impalcature (machina) elevate tia’ sulla vita dei sudditi? Che esito lascia presagire quella che troviamo al T15, v. 296. – Enea per primo: è questa la lettura intendere imagine capta anche come (aequata) fino al cielo». L’andamento tale cambiamento? Dopo aver esaminato in parallelo i due brani, de- accolta nella traduzione), o come un ablativo assoluto, in riferimento ad paratattico di questi versi allinea, con 3. Il brano è molto vicino al carme 51 di Catullo scrivi brevemente (max. 10 righe) i tratti principali ablativo assoluto riferito al letto di Ascanio, che ha ereditato l’aspetto tono quasi cronachistico, le funeste ( vol. 1, p. 000), sia per la fenomenologia degli ef- dell’atteggiamento di Didone verso Enea nel corso Didone (in tal caso incubat avrebbe paterno. In ogni caso, il senso del verso conseguenze della follia amorosa della fetti dell’amore, visto come una malattia che scon- del IV libro dell’Eneide. un valore assoluto: Didone insonne, è che prendere in braccio Ascanio dà regina.

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4 300 Saevit inops animi, totamque incensa per urbem bacchatur, qualis commotis excita sacris L I Didone si rivolge a Enea T15 Thyias5, ubi audito stimulant trieterica6 Baccho (Eneide IV, vv. 296-330) in procinto di abbandonarla orgia7, nocturnusque vocat clamore Cithaeron. Tandem his Aenean compellat vocibus ultro: 8 9 Due modi diversi Dopo aver lungamente esitato, Didone, sostenuta e incoraggiata anche dalla sorella Anna, 305 «Dissimulare etiam sperasti , perfide, tantum di vivere l’amore ha ceduto alla folle passione per Enea, pur consapevole del fatto che un diverso destino posse nefas, tacitusque mea decedere terra? 10 11 attende l’eroe nel Lazio. Anche per Enea l’amore per Didone è una follia, ma una follia tem- Nec te noster amor, nec te data dextera quondam, poranea e, per così dire, rimediabile; a differenza di lei, infatti, l’eroe, benché sia addolorato nec moritura tenet crudeli funere Dido? quando Mercurio lo rimprovera aspramente e gli ingiunge di riprendere il viaggio, riesce Quin etiam hiberno moliris sidere classem, 12 a mantenere il controllo di sé e, fedele ai doveri imposti dalla sua missione, si prepara alla 310 et mediis properas aquilonibus ire per altum, partenza. L’epos rivendica qui i suoi diritti, anche contro le ragioni ‘tragiche’ e femminili di crudelis13? Quid, si non arva aliena domosque cui Didone è portatrice e che agli occhi della nostra sensibilità sembrano conferire al suo personaggio una statura e uno spessore incommensurabilmente maggiori di quelli di Enea: la verità è che Virgilio pone Enea e Didone su due differenti piani di realtà e rende l’uno e 300 Infuria smarrita nell’animo e ardente delira l’altra portatori di ragioni diverse, ugualmente legittime, ma inconciliabili. per tutta la città, come una Tiade eccitata al destarsi dei riti, quando udito Bacco la stimolano Un colloquio Nel testo che segue assistiamo alla prima parte del colloquio fra la regina e il suo amato le orge triennali e la richiama con grida il notturno Citerone2. drammatico ospite: Didone, che è stata informata dei preparativi per la partenza, affronta Enea, al tempo Infine si rivolge per prima ad Enea con queste parole: stesso accusandolo, pregandolo e rammaricandosi della propria sorte. La situazione della 305 «Speravi, o perfido, di poter dissimulare una tale donna abbandonata, i toni, gli stessi termini da lei impiegati richiamano da vicino un illustre infamia, e di allontanarti senza parole dalla mia terra? precedente poetico: la storia dell’amore di Teseo e Arianna e l’abbandono di quest’ultima a Nasso, raccontati da Catullo nel carme 64. Tuttavia, nonostante le accorate parole pronuncia- Non ti trattiene il nostro amore e la mano che un giorno te da Didone, Enea è già lontano, non ancora fisicamente, ma idealmente, proiettato verso mi desti, e Didone ostinata a morire amaramente? ciò che la regina non può né comprendere, né accettare. Sotto le stelle invernali prepari la flotta, 3 310 e ti appresti a prendere il largo in mezzo agli aquiloni , Metro: esametri o spietato? Se tu non cercassi terre straniere

At regina dolos – quis fallere possit1 amantem? – praesensit, motusque excepit prima futuros, L 4. I versi 300-303 sviluppano e ampli- «riti» misterici in onore del dio. 11. L’espressione data dextera allude omnia tuta2 timens. Eadem3 impia Fama furenti ficano il cenno alla follia di Didone già 8. La prima parola pronunciata da probabilmente all’atto di stringersi le comparso precedentemente ( il furenti Didone, Dissimulare, suona già come destre che era tipico del matrimonio detulit armari classem cursumque parari. del v. 298); tutti i termini impiegati in- un’aspra accusa: Enea ha cercato di romano; con queste parole, dunque, Di- sistono infatti sul tema del furor: i due andarsene di nascosto, senza dire nul- done intenderebbe attribuire all’amore verbi saevio e bacchor, posti significati- la (tacitusque, v. 306). Il suo è un nefas, che la lega a Enea un aspetto istituziona- Ma la regina presentì – chi ingannerebbe un’amante? – vamente in apertura e chiusura di frase un atto empio più che un semplice mi- le e quindi, di nuovo, rinfacciargli la vio- e colse per prima le trame e le mosse future, (Saevit… bacchatur), l’aggettivo inops sfatto; Enea ha infatti tradito la sacralità lazione del foedus che lega gli amanti. già temendo perché troppo sicura. La stessa empia Fama1 seguito dal genitivo di privazione animi, della fides, cioè della parola data, ed è 12. Con le espressioni hiberno… sidere e il participio perfetto con funzione di dunque perfidus (il medesimo aggetti- («cielo invernale») e mediis… aquiloni- riporta alla furente che armavano la flotta, pronti a partire. aggettivo incensa (dal verbo incendo). Il vo era già stato impiegato da Catullo bus si individuano le condizioni climati- verbo bacchor, in particolare, richiama il con valore ‘erotico’ in un analogo con- che invernali, vale a dire il periodo in cui, furore sfrenato delle Baccanti e prepara testo, nel carme 64, a proposito di Te- come noto, non si navigava; la partenza L 1. possit è un congiuntivo potenziale, omnia (cioè, la regina temeva anche rale neutro oggetto di detulit («riferì le la successiva similitudine. seo che aveva abbandonato Arianna). di Enea appare perciò tanto più frettolo- posto all’interno di una domanda inci- ciò che non era da temere, «ogni cosa medesime cose»), che anticipa le due 5. Thyias è termine greco che indica la 9. sperasti è la forma sincopata dell’in- sa e colpevole agli occhi di Didone. dentale che arricchisce il racconto vir- anche se sicura») oppure con il sogget- infinitive, oppure nominativo singolare Menade o Baccante, ossia colei che pra- dicativo perfetto speravisti, da cui di- 13. Come perfidus del v. 305, anche l’ag- giliano di una straordinaria notazione to regina («perché troppo sicura»). riferito a impia Fama («la stessa empia tica il culto di Bacco. pende direttamente l’infinito posse, gettivo crudelis, in posizione di evidenza psicologica. 3. Anche Eadem è passibile di una du- Fama»), a sottolineare il ruolo abituale 6. trieterica è aggettivo che significa che a sua volta regge Dissimulare. all’inizio del verso e in enjambement, si 2. L’aggettivo tuta è concordabile con plice interpretazione: accusativo plu- della Fama nel riportare le notizie. letteralmente «che ricorrono ogni terzo 10. L’anafora nec te… Nec te… nec, la addice ai tratti dell’amante traditore (an- anno». forma interrogativa, il riferimento alla che in questo caso il rimando è a Teseo I 1. La notizia dei preparativi di Enea mondo per vendicarsi degli dèi che le è appena accaduto (nella versione qui 7. orgia è termine tecnico indicante i morte accrescono il pathos dei versi. in Catullo, Carmina, 64,  nota 8). per la partenza viene portata a Didone hanno sterminato i figli. La Fama torna non riportata vv. 173 ss.), allorché essa dalla Fama. Si tratta di una mostruo- qui a svolgere il suo ruolo di pericolo- ha divulgato ovunque la notizia dell’u- I 2. Il Citerone è il monte della Beozia su Bacco. vento freddo che spira da nord nono- sa figlia della Terra, che l’ha messa al sa propagatrice di informazioni, come nione di Enea e della regina. cui si celebravano i sacri riti in onore di 3. Aquilone (o Borea) è il nome di un stante il quale Enea si accinge a partire.

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ignotas peteres, sed Troia antiqua maneret, 325 Quid moror? An mea Pygmalion dum moenia frater Troia per undosum peteretur classibus aequor14? destruat, aut captam ducat Gaetulus Iarbas19? Mene fugis15? Per ego has lacrimas dextramque tuam te Saltem si qua mihi de te suscepta fuisset 20 315 (quando aliud mihi iam miserae nihil ipsa reliqui) ante fugam suboles, si quis mihi parvulus aula per conubia nostra, per inceptos hymenaeos16, luderet Aeneas, qui te tamen ore referret, 21 si bene quid de te merui, fuit aut tibi quicquam 330 non equidem omnino capta ac deserta viderer ». dulce meum, miserere domus labentis, et istam – oro, si quis adhuc precibus locus – exue mentem. 6 17 325 Che cosa aspetto? Forse che il fratello Pigmalione distrugga 320 Te propter Libycae gentes Nomadumque tyranni 7 odere, infensi Tyrii; te propter eundem le mie mura, o mi tragga prigioniera il getulo Iarba ? exstinctus pudor, et, qua sola sidera adibam, Almeno se stringessi fra le braccia un figlio avuto da te fama prior. Cui me moribundam deseris, hospes18? prima della fuga, se giocasse per me nella corte Hoc solum nomen quoniam de coniuge restat. un piccolo Enea che almeno richiamasse te nel volto, 330 certo non mi sentirei sorpresa e abbandonata del tutto». [Trad. di L. Canali] e ignote dimore, e sopravvivesse l’antica Troia, andresti a Troia con le navi sul mare tempestoso? Fuggi me? Ti prego per queste lagrime, per la tua destra L 19. Il ritmo incalzante delle domande parvulus (v. 328), che conferisce alle pa- ipotetico dell’irrealtà: l’apodosi, non… esprime efficacemente lo sconforto del- role di Didone un’ulteriore nota di pate- viderer, si trova al termine (v. 330) ed è 315 – poiché null’altro ho lasciato a me sventurata –, 4 la regina. tismo. preceduta dalle due protasi, si… fuisset per il nostro connubio, per l’iniziato imeneo , se bene 20. Notevole è l’impiego, decisamente 21. La frase che conclude il discorso e si… luderet. di te meritai, o qualcosa di me ti fu dolce, inconsueto nell’epica, del diminutivo della regina è costituita da un periodo abbi pietà della casa che crolla, e abbandona, se ancora valgono le preghiere, questo pensiero. I 6. Pigmalione, fratello di Didone, si era stato uno dei pretendenti della regina, vano indicate le popolazioni dell’Afri- 5 reso responsabile della morte del mari- che lo aveva respinto provocandone il ca settentrionale e, più in particolare, 320 Per te le libiche genti e i principi dei Numidi to di lei, Sichèo. risentimento. È qui chiamato «getulo», gli abitanti della Libia e dell’Algeria mi odiano, sono ostili i Tirii; si estinse, sempre per te, 7. Iarba, re dei Numidi ( nota 5), era termine con cui genericamente veni- attuali. il pudore, e, sola per cui andavo alle stelle, la fama di prima. A chi mi lasci morente, ospite? (Questo è l’unico nome che mi resta dello sposo).

ANALIZZA IL TESTO L 14. Il complemento di moto per luogo gativa. Il periodo ipotetico dell’irrealtà è te (complemento di causa) ed è ripreso Comprensione Interpretazione per undosum… aequor costituisce costituito da due protasi, Si non… pete- poco dopo in anafora, in modo tale che una sorta di ossimoro, poiché accosta res e (si) Troia… maneret, e dall’apodosi Enea, apostrofato con il pronome Te, ri- 1. Quali argomenti Didone sfrutta nel suo tentativo di 4. Vediamo la regina accusare Enea di aver violato il pat- l’aggettivo undosum al sostantivo ae- Troia… peteretur (che presenta propria- sulta in particolare evidenza all’inizio di impietosire e convincere Enea? to sacrale che sussisteva fra loro, tacciandolo di em- quor che, normalmente tradotto con mente un predicato passivo con sogget- entrambe le frasi (vv. 320-321). 2. Come intende Didone il legame che la unisce all’e- pietà: un’accusa quasi paradossale se rivolta all’eroe «mare», indica in realtà, nello specifico, to Troia). 18. Didone impiega il termine hospes roe? Da quali punti del testo traspare il dubbio che pius per definizione. Ciò è dovuto al fatto che quanto solo la superficie piana e uniforme del 16. Il v. 316 richiama in parte Catullo, («ospite») per rivolgersi a Enea, consape- per lui non valga lo stesso? appare giusto in un sistema di valori (quello di Enea medesimo. Carmina, 64 (v. 141, sed conubia laeta, sed vole del fatto che ormai è questo l’unico e, a un livello più alto, del destino) non lo è necessa- 15. La domanda di Didone ai vv. 311- optatos hymenaeos). vincolo che la lega all’eroe in procinto di riamente in un altro (quello di Didone, dell’amore e 314 è retorica e implica una risposta ne- 17. Te propter è anastrofe per propter abbandonarla. Analisi dei temi del cuore). 3. Un luogo comune delle rappresentazioni poeti- Tenendo conto anche del T16 ( p. 000), illustra in un che dell’amore è l’incapacità di parlare in presenza I 4. Imeneo è il nome del canto che ac- visto nei versi precedenti, Didone attri- to per essere stato respinto da Didone. breve testo (max. 10 righe) le incomprensioni tragi- compagnava i riti nuziali; il vocabolo è buisce un carattere vincolante e in nome Anche a lui la Fama aveva portato la dell’amato, o di farlo in forma ordinata. Quali tratti che che nascono dallo scontro fra la concezione di qui impiegato metaforicamente per in- della quale cerca di trattenere l’amato. notizia dell’unione della regina con l’o- del monologo suggeriscono tale stato d’animo? Enea e quella di Didone. dicare l’unione alla quale, come si è già 5. Sovrano dei Numidi era Iarba, adira- spite troiano.

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ricopre con le umide ombre la terra, e sorgono gli astri 5 I di fuoco, mi rimprovera in sogno e mi atterrisce adirata ; T16 Un addio pieno di rancore anche il fanciullo Ascanio, con l’offesa al suo caro (Eneide IV, vv. 331-392) 6 355 capo, che defraudo del regno d’Esperia e dei campi fatali. Ora anche il messaggero degli dei, mandato da Giove Enea risponde Alle parole di Didone, parole ore accorate, ora accusatorie, ma sempre cariche di dispera- – lo giuro sul capo di entrambi –, mi porta comandi alle accuse zione, Enea risponde in parte con pacata rassegnazione, in parte con toni che paiono quasi per l’aria veloce; io stesso vidi il dio nella chiara luce distaccati e severi. Il fato ha stabilito per lui un destino diverso ed egli parte per l’Italia non di penetrare i muri, e ne accolsi con questi orecchi la voce. sua volontà (non sponte, dice il testo latino), bensì incalzato dai sogni notturni e dalla volontà 360 Smetti d’inasprire me e te con il pianto: divina. Pur riconoscendo a Didone i suoi molti meriti e pur promettendole di non dimenti- carla, Enea non rinuncia a ricordarle che il loro legame non è stato sancito da un matrimonio, l’Italia non spontaneamente io cerco». e il solo accento di dolcezza e rimpianto contenuto nel suo discorso sembra essere riservato Con sguardo ostile già da tempo lo guarda dire così, al pensiero dell’amata Troia. girando gli occhi in qua e in là, e tutto lo percorre con gli occhi silenziosi, e parla infocata: La violenta Non stupisce dunque che il dolore e l’umiliazione della regina si sfoghino in una risposta 365 «Non ti è madre una dea, o perfido, né fondatore reazione di Didone ormai carica solo di violenza, sdegno e rancore. All’eroe Didone augura di scontare con in- della stirpe Dardano, ma il Caucaso irto di dure finite pene la sua mancanza di lealtà e promette di inseguirlo per sempre, viva e morta, rocce, e ti porsero le mammelle tigri ircane7. con il proprio eterno risentimento. In tal modo le basi mitiche del futuro odio fra Roma e Perché dissimulare o riservarmi ad affronti maggiori? Cartagine sono già poste al termine di questo aspro dialogo. Manca soltanto la più esplicita Forse gemette al mio pianto, o chinò gli occhi? maledizione (IV, vv. 622-629), che Didone pronuncerà poco prima di morire, preannunciando il perenne odio fra Cartaginesi e Romani: nullus amor populis nec foedera sunto… pugnent 370 Forse vinto versò una lagrima, o commiserò l’amante? ipsique nepotesque, «non vi sia amore né patto tra i popoli… combattano essi e i nipoti». Quale onta è peggiore di questa? Ormai la grande Giunone e il padre Saturnio8 non guardano con giusti occhi. La lealtà è dovunque malcerta. Naufrago, bisognoso di tutto, Disse. Egli teneva gli occhi immoti ai comandi di Giove, ti accolsi e, folle, ti posi a parte del regno; e premeva con sforzo la pena nel cuore. 375 salvai la flotta perduta e i compagni dalla morte. Infine rispose brevemente: «Per quanto tu possa Ahi; l’ira mi arde e mi travolge! Adesso l’augure Apollo, enumerare moltissimi meriti, giammai negherò 1 e gli oracoli della Licia, e il nunzio degli dei 335 che li avesti, o regina, né mi dorrò di ricordare Elissa , mandato da Giove porta orribili comandi per l’aria. finché mi ricordi di me e lo spirito mi regga le membra. Questo travaglia gli dei; un tale affanno conturba Del fatto dirò brevemente. Non speravo, 380 la loro quiete. Ma non ti trattengo, non confuto non credere, tenerti nascosta la fuga, né mai le tue parole. Va’, insegui l’Italia nei venti, proffersi fiaccole nuziali o giunsi a questi legami. cerca il regno sull’onde. T’auguro, se i numi pietosi 340 Se i fati permettessero che io conducessi la vita possono qualcosa, di scontare la pena tra gli scogli, secondo i miei auspici o placassi da me gli affanni, d’invocare spesso per nome Didone. T’inseguirò lontana prima sarei di nuovo nella città di Troia, con le dolci 385 con neri fuochi, e quando la fredda morte avrà separato reliquie dei miei, e l’alto palazzo di Priamo si ergerebbe, le membra dall’anima, ti sarò fantasma dovunque. e avrei ricostruito per i vinti Pergamo2 caduta due volte. 3 Subirai il castigo, malvagio. Saprò, e la fama verrà 345 Ma ora Apollo Grineo e gli oracoli della Licia tra i Mani9 profondi». Con ciò interruppe il discorso; mi ordinano di raggiungere la grande Italia; affranta fugge la luce, e si volge, e si sottrae allo sguardo, questo il desiderio, questa la patria. Se la rocca di Cartagine 390 lasciandolo molto esitante nel timore e intento a dire e la vista d’una città libica trattiene te fenicia, 4 molto. Le ancelle la accolgono, e riportano sul talamo perché non vuoi che i Teucri si stanzino in terra ausonia? marmoreo il corpo svenuto e lo adagiano sui cuscini. 350 Anche noi possiamo cercare regni stranieri. [Trad. di L. Canali] L’immagine del padre Anchise, per quante volte la notte

5. La morte di Anchise, avvenuta a nia (v. 349), è denominazione dell’I- 8. Saturnio è Giove, in quanto figlio di 1. Nome fenicio per Didone. del dio Apollo: la prima a Grinio, in Mi- Patara, in Licia. Drepano (Trapani), è accennata negli talia. Saturno. 2. Pergamo era la rocca di Troia. sia, non lontano da Clazomene, da cui 4. I Teucri sono i Troiani e la terra auso- ultimi versi del libro III. 7. L’Ircania era una regione dell’Asia 9. Sono gli spiriti dei morti. 3. Il verso allude a due sedi oracolari l’appellativo di Grineo, e la seconda a nia è l’Italia. 6. Esperia, come poco sopra Auso- situata a sud del Mar Caspio.

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ANALIZZA IL TESTO Metro: esametri

Comprensione At trepida, et coeptis immanibus effera Dido, 1 1. Quali tratti della narrazione e della risposta di Enea Analisi dei temi sanguineam volvens aciem , maculisque trementis lasciano emergere lo sforzo che lui si impone nel 4. Ai vv. 384-387 Didone si attribuisce le caratteristi- interfusa genas, et pallida morte futura, 2 reprimere i propri sentimenti e obbedire al fato? che canoniche di quali figure mitiche? Tale strategia 645 interiora domus inrumpit limina , et altos Quali, invece, rivelano un animo completamente come qualifica l’azione di Enea? conscendit furibunda rogos, ensemque recludit votato alla sua missione e quasi insensibile alla sor- te di Didone? Nel complesso dell’episodio, quale Dardanium, non hos quaesitum munus in usus. Interpretazione 3 atteggiamento prevale? Hic, postquam Iliacas vestes notumque cubile 2. Di quale stato emotivo è preda la donna? Di quale 5. La letteratura, ma anche arti diverse (dal teatro al conspexit, paulum lacrimis et mente4 morata, cinema), propone spesso scene di separazione fra invece l’eroe? Come questo si riflette nel tono dei 650 incubuitque toro, dixitque novissima verba: loro discorsi? amanti cariche di tensione. In base alla tua espe- 5 3. Con quali argomenti Enea prova a scaricare da sé la rienza, confronta il brano con una rappresentazione «Dulces exuviae , dum fata deusque sinebant, responsabilità dell’abbandono? Quale replica sar- simile, di altra epoca e/o altro genere, e sviluppa un accipite hanc animam, meque his exsolvite curis. castica di Didone li mette in dubbio? testo argomentativo di max. 10 righe. Vixi, et, quem dederat cursum fortuna, peregi, et nunc magna6 mei sub terras ibit imago. 655 Urbem praeclaram statui; mea moenia vidi; ulta7 virum, poenas inimico a fratre recepi8;

Ma Didone, agitata e stravolta dalla ferocia dei suoi propositi, volgendo lo sguardo sanguigno, cosparsa di macchie le gote frementi, e pallida della morte futura, L I T17 Didone si uccide 645 irrompe nelle intime soglie del palazzo, e sale (Eneide IV, vv. 642-705) furiosa gli alti gradini, e snuda la spada dardania1, dono non a quest’uso richiesto. Qui, quando vide le iliache vesti e il noto Gli ultimi momenti Enea è partito, nonostante le suppliche di Didone e nonostante l’intervento della sorella giaciglio, un poco indugiando in lagrime e in pensiero, di Didone di lei, Anna. Dall’alto delle mura di Cartagine la regina ne ha scorto le navi prendere il 650 si adagiò sul letto, e disse le estreme parole: largo. Tutto è ormai perduto. Ma la donna ha ancora la forza per un’estrema e terribile maledizione: che Enea conosca la guerra, il dolore, la morte e che l’inimicizia dei Tirii con «Dolci spoglie, finché il fato e il dio permettevano, la stirpe dell’eroe non abbia mai fine. accogliete quest’anima, e liberatemi da queste pene. Quindi, rapidamente, ingannando la sorella e le donne che le stanno attorno, la regina Ho vissuto, e percorso la via che aveva assegnato la sorte, attua il progetto segretamente covato da tempo: con il pretesto di compiere un rito libe- e ora la mia ombra gloriosa andrà sotto la terra. ratorio, Didone fa allestire una pira con tutti gli oggetti lasciati da Enea, ma all’improvviso 655 Ho fondato una splendida città, ho veduto si trafigge con la spada donatale dall’eroe. mura da me costruite, vendicato lo sposo2, punito

I momenti Il passo si apre nel momento della corsa di Didone verso l’interno del palazzo, dove pro- del racconto nuncia le ultime parole prima di darsi la morte (vv. 642-665). L 1. Il sostantivo aciem (con sottinteso nonimi indicanti il «letto». 7. Il participio perfetto ulta (v. 656) vie- Subito la notizia del suicidio si sparge per la città, propagata dalla Fama (vv. 666-671) – la oculorum) significa qui «acutezza della 4. lacrimis e mente sono due ablativi ne dal verbo ulciscor che significa «ven- medesima Fama che aveva divulgato la notizia dell’unione dei due amanti nella grotta. vista». di stato in luogo figurato, richiesti dal dicare» qualcuno, in questo caso virum, Immediata è la disperazione della sorella Anna, che si sente ingannata e abbandonata: è 2. limen è generalmente la «soglia» di verbo moror (qui morata, participio ossia il marito Sicheo, che il fratello di Di- casa, ma qui l’accusativo interiora… limi- perfetto). done, Pigmalione, aveva fatto uccidere. lei che si avvicina a Didone morente per lavarne le ferite (vv. 672-687). na indica le stanze più interne del palaz- 5. Il termine exuviae, -arum («spoglie»), 8. La locuzione poenas recipere signifi- L’ultima sezione di questo passo, che chiude anche il libro IV, contiene la descrizione zo, dove Didone intende attuare il suo accostato all’aggettivo dulces, evoca ca propriamente «avere soddisfazione», dell’agonia della regina e l’intervento di Giunone (vv. 688-705). La dea, ostile ai Troiani e terribile proposito; la frase si conclude qui i ricordi della passata felicità. «ottenere vendetta» da qualcuno, ed è dunque al proseguimento del viaggio di Enea ( pp. 000 ss.), ha usato in realtà Didone con la forte anastrofe hos… in usus per 6. magna è predicativo di imago (no- accompagnata dal complemento inimi- come ostacolo alla realizzazione dei piani dell’eroe; ora tuttavia interviene pietosamente in hos usus, complemento di fine. nostante la traduzione sembri inten- co a fratre (anastrofe per a inimico fratre), per porre fine alle sue sofferenze, mandando Iride, messaggera degli dèi, nonché per- 3. cubile e torus ( v. 650) sono due si- derlo in funzione attributiva). che indica la persona su cui ci si vendica. sonificazione dell’arcobaleno (v. 701), a tagliarle il capello che ancora la tiene legata alla I vita. 1. La spada è dardania, ossia troiana, 2. La notizia della vendetta della regi- perchè dono di Enea. na non è altrove attestata.

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felix, heu nimium felix, si litora tantum per medios ruit, ac morientem nomine clamat: numquam Dardaniae tetigissent nostra carinae!». 675 «Hoc illud, germana, fuit? Me fraude petebas? Dixit, et, os impressa toro, «Moriemur inultae, Hoc rogus iste mihi, hoc ignes araeque parabant? 9 12 660 sed moriamur» ait. «Sic, sic iuvat ire sub umbras: Quid primum deserta querar ? Comitemne sororem Hauriat10 hunc oculis ignem crudelis ab alto sprevisti moriens? Eadem me ad fata vocasses13: , et nostrae secum ferat omina mortis». idem ambas ferro dolor, atque eadem hora tulisset. Dixerat; atque illam media inter talia ferro 680 His etiam struxi manibus, patriosque vocavi conlapsam aspiciunt comites, ensemque cruore voce deos, sic te ut posita crudelis abessem? 14 665 spumantem, sparsasque manus. It clamor ad alta Exstinxti te meque, soror, populumque patresque atria; concussam11 bacchatur Fama per urbem. Sidonios15 urbemque tuam. Date volnera lymphis Lamentis gemituque et femineo ululatu abluam, et, extremus si quis super halitus errat, 16 tecta fremunt; resonat magnis plangoribus aether, 685 ore legam». Sic fata , gradus evaserat altos, non aliter, quam si immissis ruat hostibus omnis semianimemque sinu germanam amplexa fovebat 670 Karthago aut antiqua Tyros, flammaeque furentes cum gemitu, atque atros siccabat veste cruores. culmina perque hominum volvantur perque deorum. Illa17, graves oculos conata attollere, rursus Audiit exanimis, trepidoque exterrita cursu deficit; infixum stridit sub pectore vulnus. unguibus ora soror foedans et pectora pugnis

si getta tra la folla e invoca per nome la morente: il fratello nemico; felice, troppo felice, se solo le navi 675 «Questo era, sorella? Volevi ingannarmi? dardanie non avessero mai toccato le nostre rive!». Questo mi preparavano il rogo, le fiamme e le are? Disse, e premendo le labbra sul letto: «Moriremo invendicate, Abbandonata, cosa lamenterò prima? Spregiasti la sorella 660 ma moriamo» esclamò. «Così desidero discendere tra le ombre. compagna nella morte? Mi avessi chiamata a uno stesso destino, Beva questo fuoco con gli occhi dal mare il crudele uno stesso dolore e momento avrebbe rapito entrambe dardanio3, e porti con sé la maledizione della mia morte». 680 col ferro. Ho innalzato il rogo con queste mani, ho invocato Disse; e fra tali parole le ancelle la vedono gli dei patrii, per mancare crudele alla tua morte? gettarsi sul ferro, la spada schiumante e le mani Hai estinto te e me, sorella, e il popolo e i padri 665 bagnate di sangue. Vanno le grida negli alti sidonii, e la tua città. Fate ch’io lavi le ferite, atrii; imperversa la Fama per la città sgomenta. e se erra ancora un estremo alito, lo colga Le case fremono di lamenti, di gemiti, di urla 685 con le labbra». Detto così, era ascesa sugli alti femminee; il cielo risuona d’un grande pianto. gradini, e con un gemito stringeva al seno la sorella Come se, penetrati i nemici, precipiti tutta morente, e detergeva con la veste il nero sangue. 670 Cartagine o l’antica Tiro, e fiamme furenti Ella, tentando di aprire gli occhi pesanti, di nuovo si propaghino per i tetti degli uomini e i templi degli dei. ricade; stride la ferita nel profondo del petto. Udì, disanimata e atterrita, nella corsa angosciosa, la sorella, ferendosi il volto con le unghie e il petto coi pugni,

L 12. La locuzione Quid primum… que- be voluto che la sorella la chiamasse, 15. Sidonios è qui sinonimo di Tirii o L 9. La locuzione sic iuvat ire significa sostantivo oculis (ablativo di mezzo) 11. Il participio perfetto concussam, rar è accompagnata dal participio per- ma ciò non è accaduto), mentre tulisset Cartaginesi. letteralmente «così (mi) fa piacere an- con valore traslato che sviluppa una «attonita», dal verbo concutio, in posi- fetto deserta (dal verbo desero), con- (v. 679) è il verbo di un’apodosi dell’ir- 16. fata è participio perfetto del ver- dare». sorta di sinestesia: alla lettera Enea zione prolettica rispetto al predicato giunto al soggetto sottinteso. realtà la cui protasi risulta sottintesa, bo difettivo (for), -faris, fatus sum, fari 10. Il verbo haurio (lett. «attinge- dovrebbe «bere» la vista della pira di bacchatur, indica l’effetto dell’azione 13. vocasses (v. 678, forma sincopata benché facilmente ricavabile dal verso ed è congiunto al soggetto sot- re») è qui impiegato in unione con il Didone. espressa dal verbo. per vocavisses) è congiuntivo piuc- precedente (e cioè: si me vocavisses…). tinteso (Anna), come il successivo cheperfetto con valore desiderativo 14. Exstinxti è la forma sincopata del participio amplexa (dal verbo amplec- I 3. L’espressione si riferisce evidente- condo il mito, il fondatore della città di attribuito ai Troiani. (o ottativo) che esprime un desiderio perfetto exstinxisti, dal verbo exstin- tor). mente a Enea. Dardano era stato, se- Troia, da cui anche il nome di Dardani irrealizzabile nel passato (Anna avreb- guo. 17. Illa è Didone, soggetto di deficit.

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690 Ter sese attollens cubitoque adnixa levavit; ter revoluta toro est, oculisque errantibus alto GUIDA ALLA LETTURA quaesivit caelo lucem, ingemuitque reperta. Tum Iuno omnipotens, longum miserata dolorem Il furore di Didone Tutto l’episodio qui presentato è l’insistenza sugli elementi uditivi, come il clamor nel pa- difficilisque obitus, Irim demisit Olympo, percorso da un’intensa carica patetica. Nei primi versi lazzo, grida e pianti delle donne (Lamentis gemituque et prevalgono immagini e termini di grande asprezza e re- femineo ululatu, v. 667; l’ultimo nesso è messo in partico- 695 quae luctantem animam nexosque resolveret artus. alismo: la regina è fuori di sé (effera, v. 642; furibunda, v. lare risalto dallo iato che interviene fra femineo e ululatu, Nam quia nec fato, merita nec morte peribat, 646), il suo sguardo è iniettato di sangue (sanguineam, v. nonché dalla natura onomatopeica del sostantivo) che sed misera ante diem, subitoque accensa furore, 643), le guance sono tremanti e coperte di macchie (ma- si diffondono ovunque e giungono fino al cielo (resonat nondum illi flavum Proserpina vertice crinem culisque trementis interfusa genas, vv. 643-644), l’aspetto magnis plangoribus aether, v. 668), infine la similitudine abstulerat, Stygioque caput damnaverat Orco. pallido (pallida, v. 644): l’amore per Enea si è trasformato con l’irruzione nemica e la forza distruttiva del fuoco (vv. in odio e questo si è tramutato a sua volta in un disperato 669-671). Sono proprio il clamore e le grida a richiamare 700 Ergo Iris croceis per caelum roscida pennis, furore autodistruttivo. Poi, al furore subentrano i ricordi, l’attenzione di Anna, sorella di Didone: la sua comparsa mille trahens varios adverso sole colores, suscitati dalla vista del letto e delle vesti lasciate dall’eroe nel racconto è segnata non a caso dal verbo Audiit posto devolat, et supra caput adstitit: «Hunc ego Diti (Iliacas vestis notumque cubile, v. 648) e Didone piange in posizione enfatica all’inizio di verso (v. 672). La sua re- sacrum iussa fero, teque isto corpore solvo». (lacrimis, v. 649). Tuttavia, le ultime intense parole da lei azione è descritta in modo da evocare immagini di con- Sic ait, et dextra crinem secat: omnis et una pronunciate – quasi un auto-epitafio – riaffermano or- citazione disperata: la corsa angosciosa (trepidoque… gogliosamente il bilancio della sua vita di regina: la fon- cursu, v. 672), l’incalzante serie di interrogative dirette, 705 dilapsus calor, atque in ventos vita recessit. dazione della città, la sua crescita e la sua fama (Urbem piene di incredulità e smarrimento, da lei rivolte alla so- praeclaram… mea moenia, v. 655). Troviamo qui un mar- rella, l’anafora di hoc al v. 676. Degno di nota è anche il cato ricorso all’impiego della prima persona (Vixi, peregi, chiasmo al v. 673, unguibus ora – pectora pugnis (abl. – 690 Tre volte poggiando sul gomito tentò di sollevarsi; statui, vidi, recepi, v. 653 ss.) che, insieme all’espressione acc. / acc. – abl.), che apre e chiude il verso sottolineando tre volte s’arrovesciò sul giaciglio, e con gli occhi erranti magna mei… imago (v. 654), rinforzata dall’allitterazione, la disperazione di Anna. cercò nell’alto cielo la luce e gemette al trovarla. dà voce alla consapevolezza quasi virile di Didone di aver vissuto con dignità e pienezza. L’agonia di Didone Le ultime considerazioni riguarda- Allora l’onnipotente Giunone, commiserando il lungo dolore no l’agonia di Didone ( semianimem, v. 686), dove è il e la difficile morte, mandò dall’Olimpo Iride Un momento ricco di pathos Un altro momento senso dello sforzo doloroso e vano a trovare compiuta 695 che sciogliesse la lottante anima e le avvinte membra. espressivamente rilevante è quello immediatamente espressione: il verbo conor (v. 688), che indica il tentativo Poiché non periva per destino o per debita morte, successivo, quando le ancelle vedono Didone che si get- di aprire gli occhi; il verbo deficit, che ne segna l’insucces- ma sventurata prima dell’ora, arsa da subitanea follia, ta sulla spada (vv. 663-665): estremamente efficace è qui so; l’anafora di ter (vv. 690-691), che esalta gli sforzi eroici Proserpina4 non aveva ancora strappato dal capo l’allitterazione spumantem sparsasque, atta a sottoline- (cfr. adnixa, v. 690) compiuti dalla regina per sollevarsi 5 are la presenza impressionante del sangue. Vi sono poi sul letto e insieme ne evidenzia l’inutilità. Il verbo inge- il biondo capello, né assegnato la vita all’Orco stigio . immagini e scelte lessicali che sottolineano l’immensa muit (v. 692) chiude con una nota di intenso patetismo, il 700 Iride rugiadosa con crocee penne, gravità del suicidio della regina, descrivendone gli effet- pianto della regina, consapevole di aver visto la luce per nel cielo traendo mille vari colori dal sole, ti: l’impressionante personificazione della Fama, che si l’ultima volta. Infine, è l’efficace allitterazione ventos vita discese e le si fermò sul capo: «Questo, comandata, reco aggira come una baccante (bacchatur, v. 666) per la città, a chiudere il verso e il libro. sacro a Dite. Da questo tuo corpo ti sciolgo»6. Dice così, e con la destra tronca il capello: d’un tratto 705 tutto il calore svanì, e la vita dileguò nei venti. [Trad. di L. Canali] ANALIZZA IL TESTO

Comprensione 4. Quali tratti stilistici danno alle parole di Anna un tono 1. In quante scene divideresti l’atto finale della tragedia di angoscia e concitazione? di Didone? Quali cambi di scenario e prospettiva ac- compagnano ciascun cambio di scena? Analisi dei temi 2. Cosa rimprovera Anna a Didone? Di cosa si sente 5. Il v. 689 richiama sia il v. 4 ( T13) sia il v. 67 (tacitum responsabile? Quale ultimo gesto di affetto compie vivit sub pectore volnus, «invisibile una ferita le vive verso la sorella? nel petto»): nell’ultimo atto della tragedia di Didone quale ferita si è sostituita a quella che abbiamo visto Analisi della lingua e dello stile I 4. Proserpina era, per i Romani, regina e come nome del luogo indicante l’Ol- da Iride e rivolte a Didone; l’ordine cui all’inizio della sua storia? Che evoluzione ha avuto il degli Inferi, anche se in origine era sta- tretomba; l’aggettivo «stigio» richia- Iride fa riferimento («comandata») è 3. Ai vv. 663-665 la morte di Didone è vista adottando motivo della ferita nel corso del libro? ta una dea legata all’agricoltura. ma invece il nome del fiume infernale quello di Giunone ( v. 694). Dite è uno quale ottica? Quale effetto ottiene questa focalizza- Discutine in un breve testo (max. 15 righe), facendo 5. Orco può essere inteso al tempo Stige. dei nomi con cui veniva designato il so- zione del racconto? riferimento ai brani che hai studiato. stesso come nome del dio degli Inferi 6. Queste parole sono pronunciate vrano degli Inferi.

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sulla palude stigia, vedere due volte8 il nero Tartaro, 135 I e ti piace impegnarti in una immane fatica, T18 Enea davanti alla Sibilla cumana ascolta che cosa devi compiere prima. Si cela in un albero ombroso (Eneide VI, vv. 124-155) un ramo d’oro nelle foglie e nel flessibile vimine, consacrato a Giunone inferna9; tutto il bosco La profetessa Sbarcato a Cuma, Enea raggiunge le soglie dell’antro della Sibilla, che gli predice nuove lo copre, e lo racchiudono ombre in oscure convalli. e l’eroe guerre e spargimenti di sangue, ma al tempo stesso lo incoraggia a proseguire nel suo cam- 140 Ma non si può discendere nei segreti della terra, prima mino. L’eroe le chiede di poter accedere al Regno dei morti per rivedere l’amato padre. Altri di avere staccato dall’albero il virgulto dalle fronde d’oro. prima di lui – ricorda Enea – vi hanno avuto accesso: è il caso di Orfeo, di Polluce, di Teseo, di La bella Proserpina stabilì che si recasse tal dono Eracle; anch’egli dunque, in quanto discendente del sommo Giove, chiede di poter ottenere il medesimo privilegio. La Sibilla inizia così a dare indicazioni, rammentandogli la difficoltà proprio per lei. Spiccato il primo, ne spunta dell’impresa e prescrivendogli una precisa serie di atti rituali che egli dovrà effettuare prima un altro d’oro, e frondeggia una verga di uguale metallo. di poter entrare nel Regno dei morti. 145 Dunque esplora profondamente con gli occhi, e trovatolo, strappalo con la mano, secondo il rito10; ti seguirà da solo, Il ramo d’oro Tra le indicazioni della Sibilla, una colpisce particolarmente l’attenzione: quella di strappare docile e agevole, se i fati ti chiamano; altrimenti un ramo d’oro nascosto fra le fronde di un albero nel fitto di una selva. L’esistenza di questo con nessuna forza potrai vincerlo, o staccarlo col duro ferro. ramo d’oro, che ha il potere di ricrescere immediatamente dopo essere stato strappato, rien- Inoltre ti giace estinto il corpo d’un amico11 tra probabilmente in un sistema di credenze diffuse anticamente nell’area mediterranea, e 150 – ahimè lo ignori – e contamina col cadavere insepolto la flotta, non solo. Il ramo d’oro è, in sostanza, un oggetto magico, che, in virtù dei suoi poteri, consen- mentre tu chiedi responsi ed esiti sulla mia soglia. te a Enea di accedere all’Averno: è, secondo il celebre antropologo James George Frazer (che Riportalo prima alla sua sede e componilo nel sepolcro. ha intitolato proprio Il ramo d’oro un suo monumentale saggio sul concetto di regalità), un og- 12 getto capace di rischiarare le tenebre e di aprire le porte di un regno altrimenti inaccessibile. Conduci nere vittime ; e siano la prima espiazione. Così vedrai infine i boschi dello Stige e i regni inaccessibili Con tali parole pregava e teneva le are1, quando 155 ai vivi». Disse, e ammutolì con le labbra serrate. 2 3 [Trad. di L. Canali] 125 la veggente cominciò a parlare così: «O nato da sangue di dèi , troiano figlio d’Anchise, è facile la discesa in Averno4; la porta dell’oscuro Dite5 è aperta notte e giorno; 8. L’anafora dell’avverbio numerale (nel ve), secondo il mito rapita da Plutone funebri in un luogo che da lui prenderà testo latino bis) rimarca efficacemente il e costretta a risiedere per buona parte il nome di «Capo Miseno» (oggi in Cam- ma ritrarre il passo e uscire all’aria superna, concetto che la Sibilla sta esprimendo, dell’anno negli Inferi. pania, sul mar Tirreno). Era antica cre- questa è l’impresa e la fatica. Pochi, che l’equo ossia che solo a pochi fu concesso di 10. L’unica modalità consentita per im- denza che il cadavere insepolto, oltre a 130 Giove dilesse, o l’ardente valore sollevò all’etere, poter ritornare dal mondo dei morti, in possessarsi del ramo, a patto che i fati lo vagare senza pace, contaminasse i vivi generati da dei, lo poterono6. Selve occupano tutto cui invece è piuttosto semplice scende- vogliano (v. 147), è appunto di strapparlo (v. 150). 7 re (v. 126). con la mano. 12. Le vittime del sacrificio sono anima- il centro, e Cocito scorrendo con oscure sinuosità lo circonda. 9. Giunone inferna corrisponde a Pro- 11. L’amico cui la Sibilla fa riferimento li; il loro colore è il nero (nigras) in quan- Se ami e desideri tanto di navigare due volte serpina (che è per Plutone, il Giove de- è Miseno, trombettiere di Enea, al quale to sono destinati alle divinità infernali gli Inferi, quello che Giunone è per Gio- l’eroe tributerà più avanti i dovuti onori ( anche vv. 127, 132, 134).

1. Soggetto di queste azioni è Enea. la tradizione poneva appunto l’antro 7. Cocito (etimologicamente, dal verbo ANALIZZA IL TESTO L’eroe compie il tipico gesto dei sup- della Sibilla e l’ingresso agli Inferi. greco kokùo, «piangere») è il «fiume del plici, che stavano attaccati agli altari in 5. Anche Dite, come al verso prece- pianto», uno dei quattro fiumi infernali Comprensione Sapresti collegare questo dettaglio ad analoghi mec- cerca di protezione. dente Averno, è termine che indica insieme allo Stige (fiume dell’odio), al 1. Come è descritto il regno degli Inferi nelle parole del- canismi presenti nella religione romana o nelle leg- 2. Si tratta della Sibilla Cumana. Sibilla genericamente il Regno dei morti. Dite Flegetonte (fiume del fuoco) e all’Ache- la Sibilla? Quali tratti fisici ha? Quali norme ne regola- gende medievali? era il nome con cui venivano designate era anche uno dei nomi del sovrano de- ronte (fiume del dolore). «Oscure» sono no l’accesso e, soprattutto, l’uscita? in generale le sacerdotesse di Apollo, gli Inferi. dette le sue sinuosità, «oscuro» è anche 2. Perché, prima di discendere negli Inferi, Enea deve Interpretazione che davano responsi nei vari santuari a 6. La Sibilla ha richiamato l’attenzione Dite al v. 127 (in entrambi i casi l’agget- placare con riti adeguati l’anima di Miseno? lui dedicati. di Enea sul fatto che, mentre facile è tivo impiegato è ater); poco oltre (v. 134) 5. Per bocca della Sibilla, Enea ottiene una solenne inve- 3. Enea è nato dalla dea Venere. Si noti l’accesso all’Ade (v. 126), quasi impossi- il Tartaro è detto «nero» (niger). Questi stitura, che da un lato lo qualifica come semidio de- in particolare la solennità dell’apostro- bile ne risulta la risalita. L’eroe tuttavia aggettivi individuano al tempo stesso Analisi dei temi gno di attraversare gli Inferi e poi fare ritorno fra i vivi, fe che la Sibilla gli rivolge. risponde perfettamente alle caratte- la caratteristica fisica di tutto ciò che 3. Quali caratteristiche del ramo d’oro pongono Enea dall’altro lo conferma come figura regale all’altezza 4. Il termine designa qui metonimica- ristiche appena delineate dalla Sibilla: si trova agli Inferi, ossia il colore cupo, in netto contrasto con l’ambiente infernale che lo del destino che lo attende. Nel seguito del libro, quale mente il Regno dei morti. Più precisa- nato da dèi, amato da Giove, valoroso nero, e la caratteristica, per così dire circonda? incontro ribadirà questa investitura? E quali contatti mente, con questo nome si indicava an- e, dunque, posto nella condizione di morale, ossia la tristezza, la mancanza 4. In che modo il ramo d’oro indica il suo prescelto? fra Enea e Augusto vengono così suggeriti? che il lago situato vicino a Cuma, dove poter fare ritorno. di vita.

126 127 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

3.2 Un’Iliade nel Lazio: i libri VII-XII 330 Giunone la infiamma con queste parole, e dice così: «Rendimi questo personale servigio, o vergine figlia Con lo sbarco alla foce del Tevere Enea ha compiuto appena metà del suo tragitto: della Notte, quest’opera, affinché il nostro onore e la fama 3 prima di potersi insediare nel Lazio, deve ancora affrontare una nuova guerra, scate- non vadano infranti, e gli Eneadi non possano circuire 4 nata addirittura dalle potenze infernali [T19], e una serie di altre terribili prove. Nel- Latino con connubi, e occupare territori italici . la seconda esade dell’Eneide, che riprende l’argomento dell’Iliade (le «armi», come 335 Tu hai potere di armare a battaglia fratelli unanimi, annunciato nel proemio,  T1), Enea e i suoi alleati rivivono dunque tutti gli episodi e sconvolgere le famiglie con odii, vibrare alle case culminanti del poema omerico: poderosi scontri di fanteria e spedizioni notturne, colpi e funeree fiaccole, ed hai mille nomi, tentativi di incendiare le navi e salvataggi divini, duelli memorabili e gesti di grande mille arti di nuocere. Scuoti il fecondo petto, eroismo. Eppure, il tono e il fuoco del racconto saranno diversissimi da quelli del scompiglia la pace, semina pretesti di guerra: modello, grazie all’attenzione psicologica riservata ai personaggi e alla commossa 340 i giovani vogliano armi, di scatto le richiedano e le afferrino». partecipazione del narratore al loro dramma. Gli avversari e gli alleati di Enea offro- Subito Aletto, imbevuta di Gorgonei5 veleni, no una galleria di nobili figure, dove nemmeno ai nemici mancano tratti di positività dapprima si dirige nel Lazio e nell’alto palazzo e ogni personaggio gode di una sua indimenticabile caratterizzazione. Eurialo e Niso del sovrano laurente6, e occupa tacitamente la soglia [T20], Pallante [T21], Lauso [T22], la vergine guerriera Camilla [T23] e, infine, Tur- di Amata, che affanni ed ire femminee bruciavano ardente, 7 no [T24]: tutti giovani sacrificati al piano del destino, nei cui strazianti addii, più che 345 a causa dell’arrivo dei Teucri e delle nozze di Turno . nella descrizione di spettacolari atti di valore, la sezione ‘iliadica’ dell’Eneide trova la La dea, scelto un serpente dalla sua livida chioma, lo lancia sua ispirazione più toccante. e glielo insinua nel seno fino al più profondo del cuore, perché infuriata dal mostro sconvolga tutta la casa. Quello, strisciando tra le vesti e il liscio petto, 350 si snoda senza morderla, e la inganna rendendola folle, I spirando fiato vipereo; il grande serpente (Eneide VII, vv. 323-366; T19 La furia Aletto 373-384) si fa collana d’oro al suo collo e nastro della lunga benda, e allaccia le chiome, e per le membra viscido erra. Finché la prima peste istillata con umido veleno Un demone scatena Nonostante l’infaticabile opposizione di Giunone, Enea è giunto alla sua meta. Ma la dea 355 agita i sensi e avviluppa di fuoco le ossa, la guerra non vuole darsi per vinta: se è destino che Enea si insedi nel Lazio, che lo faccia dopo aver e l’animo ancora non accoglie la fiamma in tutto il petto, sofferto il più possibile. Nella sua ira, Giunone decide di scatenare una terribile guerra, che parla dolcemente, e secondo la consuetudine delle madri, coinvolga tutte le popolazioni dell’Italia centrale e rechi lutti indicibili ai Troiani invasori. Per molto piangendo sulla figlia e sui frigi imenei8: farlo, è costretta a ricorrere a insoliti alleati. Le forze celesti non sono infatti disposte ad as- «Ad esuli teucri è data in sposa Lavinia, secondarla; «se non posso piegare gli dèi», esclama, «smuoverò l’Acheronte» (v. 312). Evoca 360 o padre? Non hai pietà della figlia e di te stesso? dunque dagli Inferi la mostruosa furia Aletto, e le affida il compito di spargere i semi del sospetto e dell’odio fra Latini e Troiani.

Dette queste parole1, discese terribile in terra: evoca la luttuosa Aletto dalla sede delle orribili 2 3. Eneadi (lett. «discendenti di Enea») è 5. Le Gorgoni sono le creature mitiche tezzato appunto Lavinio. 325 dee , e dalle tenebre infernali, lei che ama le guerre appellativo dei Troiani superstiti, guidati come Medusa, dotate di una chioma di 7. Lavinia, figlia del re Latino e di Ama- dolorose e le ire e le insidie e i nocivi delitti. appunto da Enea. Può anche essere usa- serpenti e di uno sguardo che tramuta in ta, era stata promessa in moglie a Turno, Persino il padre Plutone odia il mostro, lo odiano to come appellativo per i Romani, anche pietra chi lo incrocia. Nella poesia latina, signore della città di Ardea. Un oracolo le tartaree sorelle: si muta in tanti volti ed aspetti loro discendenti di Enea per tramite dei diversamente dalla tradizione greca, le aveva però esortato Latino a disdire il re di Alba Longa: in questo senso, una Furie condividono alcuni tratti con l’ico- fidanzamento con Turno e a promettere crudeli, e pullula nera di tanti serpenti. tragedia di Accio di argomento romano nografia delle Gorgoni, come la chioma Lavinia a Enea. L’incidente aveva causa- si intitolava Decius sive Aeneadae ( v. 1, anguicrinita o la capacità di trasudare to subito tensioni fra i Latini e all’interno p. 000). veleni serpentini. della stessa famiglia regnante. 1. Giunone ha appena pronunciato un 2. Le Furie o Dirae (Tisifone, Aletto per influsso proprio di questo episodio 4. Nella deformazione retorica di Giu- 6. I Latini sono qualificati dall’epiteto 8. Imeneo, il dio che presiede al canto veemente monologo, in cui esprime la e Megera) sono divinità infernali che virgiliano, diventano anche le forze che none, lo sbarco nel Lazio è presentato ‘laurente’, derivato dal nome della città nuziale, è qui una metonimia per indi- sua rabbia per l’arrivo di Enea nel Lazio e perseguitano chi si sia macchiato di causano la follia o spingono al crimine come parte di un piano di conquista di Laurento. Questa era il primo nucleo care le nozze. L’aggettivo «frigi» indica i accenna al suo proposito di servirsi delle crimini contro i consanguinei e gli dèi. i personaggi, agendo di fatto come dei dell’Italia, da svilupparsi a partire dalle della fondazione che Enea, dopo il suo Troiani (la Frigia è una regione dell’Asia forze infernali contro di lui. Nella poesia epica latina successiva, demoni. nozze di Enea e Lavinia. matrimonio con Lavinia, avrebbe ribat- Minore prossima alla Troade).

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La guerra Maestro dell’Eneide,

Giunone, seduta su un GUIDA ALLA LETTURA trono d’oro, chiede ad di confondere Il ‘meraviglioso infernale’ Un meccanismo tipico di Amata: la serpe striscia di nascosto fino al collo e qui si i Troiani, illustrazione dell’epica vuole che un dio chieda l’aiuto di una divinità trasforma in una collana, strumento magico in grado di per il Libro VI dell’Eneide, minore per realizzare un suo disegno: nella stessa Eneide, instillare nell’animo della regina odio e follia. Per questa 1530-1535 circa. già al I libro, vediamo Giunone spingere il dio dei venti scena visionaria, Virgilio ha probabilmente pensato alla New York, Metropolitan Eolo a scatenare una tempesta contro i Troiani. L’episo- collana di Armonia, un altro gioiello maledetto nel mito Museum of Art dio rientra nella stessa tematica, anche se con una signi- dei Sette contro Tebe, altra storia di contrasti familiari. ficativa variazione: a essere coinvolta nel piano di Giuno- ne è adesso una forza infernale, la terribile furia Aletto. La furia e la Fama A partire da questo momento, Aletto La scelta offre l’occasione per un pezzo di bravura dedi- rimane sullo sfondo, mentre sono descritti in dettaglio cato alla descrizione dei poteri e della natura della furia gli effetti del monile su Amata. La progressione del male (vv. 324-330). Il quadro di ‘meraviglioso infernale’ che ne nella vittima procede per piccoli ma inarrestabili passi: deriva, anticipa il gusto delle generazioni successive di penetrata attraverso un contatto leggero, quasi imper- autori e la fortuna di scene del genere. cettibile, la follia si diffonde spingendosi sempre più a fondo, finché la donna non è completamente possedu- Il nume della guerra civile Aletto, odiata e temuta per- ta. La mania instillata dalla furia condivide anche questo sino dai suoi colleghi infernali, è descritta come la furia ca- tratto con l’azione della Fama nel IV libro, dotata ugual- pace di far sorgere conflitti insanabili all’interno dello stes- mente della capacità di ingigantirsi a partire da inizi ap- so nucleo familiare o della stessa comunità. La scelta non pena visibili, crescendo fino a dominare ogni cosa (Eneide è casuale, perché la guerra nel Lazio sarà in un certo senso IV, vv. 174-177). una guerra civile: non solo metterà i popoli dell’Italia cen- Nessuna pietà della madre che il perfido predone9 trale gli uni contro gli altri, ma vedrà sui due schieramenti Amata cede alla follia In parallelo al crescere della due gruppi etnici (Troiani e Italici) destinati a fondersi in- follia, anche il comportamento di Amata mostra una lascerà, al primo aquilone, riprendendo il largo, rapita dissolubilmente in un unico popolo, quello romano. progressione. In un primo tempo, si limita a esprimere il la fanciulla? Il frigio pastore non penetrò così in Sparta, suo disappunto per le nozze di Lavinia con Enea e i suoi e portò nelle città troiane Elena figlia di Leda? Il monile maledetto Aletto obbedisce prontamente alle sospetti sui Troiani, ma in seguito perde ogni controllo e 365 Dov’è la tua santa lealtà, e l’antica cura dei tuoi richieste di Giunone e raggiunge Amata, la moglie del re sembra ridursi a puro invasamento. La vediamo abban- e della destra offerta tante volte al consanguineo Turno? Latino. Questa è già nelle condizioni ottimali per accoglie- donare la propria dimora e trasmettere la sua follia agli re dentro di sé i veleni instillati dalla furia: è infatti ostile al altri popoli del Lazio: ridotta ad agente della furia senza […]». matrimonio di Enea con Lavinia. Aletto deve dunque solo una sua volontà (come esemplificato dalla similitudine Quando, dopo aver invano provato con queste parole, assecondare e portare al parossismo una disposizione già con la trottola messa in moto dallo spago), è sguinza- s’avvede che Latino resta contrario, e il furioso veleno del serpe presente nella donna. Per farlo, stacca un piccolo serpen- gliata perché possa ‘contagiare’ con irrazionale brama di 375 le scende nel profondo delle viscere, e la percorre tutta, te dalla sua chioma e lo insinua tra le pieghe della veste guerra tutti quelli che incontra. allora davvero l’infelice, agitata da mostri immani, infuria forsennata, sfrenata, per la grande città. Come talora, volteggiando ai colpi della sferza, la trottola ANALIZZA IL TESTO che i fanciulli, in grande giro intorno ai vuoti atrii, 380 intenti al gioco affaticano, spinta dalla correggia Comprensione lo sviluppo di una passione funesta nel cuore di una si sposta in curvi spazii; l’impubere schiera 1. In base a quali argomenti Amata respinge l’accordo donna? Confronta il trattamento del motivo e le figu- re femminili coinvolte nei due passi. stupisce ignara dall’alto, ammirando il volubile bosso; nuziale fra Latino ed Enea? 2. Riassumi la similitudine della trottola (vv. 378 ss.): i colpo la animano: agitata da corsa altrettanto veloce quale aspetto della condizione di Amata rappresen- 10 Interpretazione Amata si spinge tra le città di popoli feroci . ta? A chi corrispondono i bambini e a cosa la corda? 4. Nel I libro del poema, Virgilio pronuncia una solenne [Trad. di L. Canali, con adattamenti] Che scarto nel tono del discorso introduce questa profezia della futura grandezza di Roma, che avrà il sezione? suo culmine quando Augusto incatenerà il Furore (vv. 294-296) e porterà la pace nel mondo. In che modo 9. Amata diffida dei Troiani: dopo che pochi versi dopo (dove il «frigio pasto- ti, rudi e coraggiosi nella loro primitiva Analisi dei temi l’idea della necessità di frenare spinte irrazionali, Paride ha rapito a tradimento Elena, re» è proprio Paride): fra i timori di Ama- semplicità. Per quanto siano gli avver- 3. Nel descrivere la progressione della follia nell’animo come il Furore o la follia qui scatenata da Aletto, è moglie del suo ospite Menelao, la regi- ta, vi è quello di subire la stessa sorte di sari del protagonista, infatti, sono pur di Amata, Virgilio fa ampio uso di metafore legate al conforme all’ideologia di Augusto? In un breve testo na teme che Enea possa agire allo stes- Menelao. sempre gli avi dei Romani del presente, fuoco: in quale episodio precedente del poema ri- (max. 12 righe) esponi il messaggio morale e politico so modo di suo cugino. Il ratto di Elena, 10. Tale è la caratterizzazione costante e meritano perciò un ritratto fortemente troviamo gli stessi motivi, sempre per rappresentare implicito nell’episodio. non a caso, sarà citato esplicitamente degli Italici nel poema: uomini fieri e for- positivo.

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L’amicizia e la morte Jean-Baptiste I T20 Eurialo e Niso Roman, Eurialo e Niso, (Eneide IX, vv. 375-449) particolare, 1827. Parigi, Museo del Louvre L’antefatto Eurialo e Niso sono due giovani guerrieri (più giovane il primo, un po’ più maturo il secondo), legati da una straordinaria amicizia; fanno parte dello schieramento troiano e sono desidero- si di conquistare onore e gloria. Quando i guidati da Turno attaccano il campo troiano, i due decidono di compiere una sortita notturna, allo scopo di chiamare in aiuto Enea, che in quel momento si trova ancora presso Evandro. Dopo aver ottenuto l’incoraggiamento e le lodi dei Troiani per il loro valore, Eurialo e Niso si mettono in marcia. Giunti al campo nemico, approfittando del fatto che tutti dormono profondamente, iniziano a far strage di soldati, ma, mentre si allontanano, incappano in un schiera di cavalieri rutuli guidata da Volcente, il quale scorge, nel buio della notte, il bagliore dell’elmo che Eurialo ha sottratto a un nemico ucciso e ha indossato.

L’episodio Il passo proposto prende avvio nel momento in cui Volcente intima ai due di fermarsi. Inizia a questo punto una fuga precipitosa attraverso la selva irta di rovi, ma mentre Niso, velocis- simo nella corsa, avanza senza difficoltà, Eurialo, spaventato e gravato dal bottino di cui si è impossessato, perde la strada e finisce per essere accerchiato dai nemici. Niso allora torna indietro a cercarlo; prova a difenderlo colpendo a morte alcuni dei soldati avversari e nel momento in cui Volcente sta per trafiggere l’amico, si offre alla lancia nemica, dichiarandosi unico responsabile della sortita. Eurialo però viene ugualmente ucciso e a Niso, che nel frat- tempo si avventa furioso su Volcente, trucidandolo, tocca subito dopo la medesima sorte. della selva ingannevole, e insieme scrutando le orme, le percorre a ritroso, ed erra tra i cespugli silenti. Ode i cavalli, ode lo strepito e il richiamo degli inseguitori: 1 2 375 Non passò inosservato . Grida dalla schiera Volcente : 395 non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi «Fermatevi, uomini; che ragione all’andare? Che soldati un clamore, e vede Eurialo; già tutta la torma, siete? Dove vi dirigete?». Essi non si fecero incontro, con improvviso tumulto impetuoso, trascina lui oppresso dall’inganno ma fuggirono veloci nel bosco e s’affidarono alla notte. della notte e del luogo, lui che tenta invano ogni difesa. Da tutte le parti i cavalieri si slanciano nei noti Che fare? Con quali forze ed armi oserà salvare 380 bivii e circondano di guardie tutti gli sbocchi. 400 il giovane? O si getterà per morire sulle spade Era una vasta selva irta di cespugli e di nere nemiche, e affretterà con le ferite la bella morte? selci, e dovunque la riempivano fitti rovi; Rapidamente ritratto il braccio vibrando l’asta, 5 lucevano radi sentieri tra piste occulte. e guardando l’alta Luna , prega così: Ostacolano Eurialo le tenebre dei rami e la pesante preda3, «Tu, o dea, favorevole soccorri la nostra sventura, 6 385 e il timore lo trae in inganno con la direzione delle vie. 405 bellezza degli astri, latonia custode dei boschi. Niso s’allontana4. Incauto, oltrepassa il nemico, Se mai per me il padre Irtaco portò doni e i luoghi che dal nome di Alba si chiamarono Albani alle tue are, e io li accrebbi con le mie cacce, 7 – allora, alte pasture, li deteneva il re Latino –, o li appesi alla volta del tempio, o li affissi al santo fastigio , quando si ferma e si volge inutilmente all’amico scomparso: fa’ che sconvolga quella schiera, e guida l’arma nell’aria». 390 «Eurialo, infelice, dove mai ti ho lasciato? 410 Disse, e con lo sforzo di tutte le membra scagliò il ferro: E per dove seguirti?». Ripercorrendo tutto l’incerto cammino l’asta volando flagella le ombre della notte,

1. Soggetto della frase è Eurialo, che tuli mandati in avanscoperta. 4. In questo passaggio l’attenzione del nei versi precedenti è stato avvistato 3. Eurialo si è impossessato di numero- poeta si sposta su Niso; poco più avanti 5. Niso si rivolge alla Luna, la cui pre- 6. La Luna è definita «latonia» in quanto denza era un elemento usuale nelle dalla schiera nemica a causa del baglio- se spoglie nemiche: non solo dell’elmo, (v. 396) l’attenzione tornerà su Eurialo senza nella scena notturna è assai signi- Diana, con la quale la Luna veniva solita- preghiere, già a partire da Omero. La re dell’elmo colpito dai raggi della luna. che lo tradisce con il suo bagliore not- («e vede Eurialo»), ormai circondato dai ficativa. Le sue parole resteranno però mente identificata, era figlia di Latona. sua funzione era guadagnarsi il favore 2. Il capo della schiera dei cavalieri Ru- turno, ma anche di altri oggetti preziosi. nemici. inascoltate. 7. Il richiamo a doni offerti in prece- divino.

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e di fronte colpisce lo scudo di Sulmone8, e ivi s’infrange, e attraversa i precordi col legno spezzato. GUIDA ALLA LETTURA Quello rotola gelido vomitando dal petto 415 un caldo fiotto, e batte i fianchi in lunghi singulti. Una scena drammatica La descrizione dei fatti ha un libro X dell’Iliade; i due eroi omerici, però, diversamente Scrutano intorno. Imbaldanzito, ecco Niso andamento drammatico: l’attenzione di Virgilio si sposta da Eurialo e Niso, riescono nel loro intento e rientrano in- scagliare una lancia dalla sommità dell’orecchio. rapidamente da un personaggio all’altro e non marginale columi alla base. Questo non è il solo riferimento epico. E mentre s’affannano, l’asta attraversa le tempie di Tago, risulta anche l’attenzione data al paesaggio, con la sel- Il rapporto di profonda amicizia che lega i protagonisti va irta di cespugli, il buio della notte, i raggi della luna, i dell’episodio virgiliano, infatti, rimanda anche a un altro stridendo, e tiepida rimase nel cervello trafitto. sentieri nascosti. Virgilio, come accade spesso, partecipa celebre precedente iliadico, quello di Achille e Patroclo. 420 Infuria atroce Volcente, e non scorge in nessun luogo emotivamente al racconto ( T14; T23): nella serie di do- Virgilio, tuttavia, presentando i suoi personaggi (Eneide l’autore del colpo, né dove possa scagliarsi rabbioso. mande senza risposta dei vv. 399-401, il poeta, usando la V, vv. 295-296), non manca di sottolineare la natura casta «Ma tu intanto mi pagherai con caldo sangue terza persona in luogo della prima, si sostituisce a Niso, il del loro affetto, quasi a voler ‘latinizzare’ la loro vicenda, la pena di entrambi9», disse; e snudata la spada, personaggio coinvolto in quel momento. rendendola più austera e facendola assurgere a paradig- ma di amicizia assoluta, priva di implicazioni sentimentali. si gettò su Eurialo. Allora sconvolto, impazzito La partecipazione emotiva dell’autore Anche la de- 425 Niso grida – non seppe celarsi più a lungo scrizione della morte dei due giovani tradisce una parte- Modelli lirici Vale infine la pena di soffermarsi su due nelle tenebre, o sopportare un tale dolore –: cipazione sentimentale (toni delicati, immagini floreali), immagini, di particolare delicatezza, con cui Virgilio de- «Io, io, sono io che ho colpito, rivolgete contro di me il ferro, che non si riscontra invece nella più cruda e realistica scrive la morte del giovane Eurialo. Al v. 434 viene detto Rutuli! L’insidia è mia; costui non osò e non poté descrizione della morte dei guerrieri rutuli. Molto inte- che il capo del giovane morto si piega sulla spalla; questa nulla (lo attestino il cielo e le consapevoli stelle); ressante è l’aggettivazione: Niso è «incauto» (imprudens, immagine, già di per sé delicata, è arricchita da due brevi v. 386), allorché correndo non si accorge di aver lasciato similitudini floreali: la prima, di ascendenza lirica (preci- 430 soltanto amò troppo lo sventurato amico». indietro l’amico; il bosco, quasi fosse un nemico, viene samente, Saffo, fr. 105 Voigt, ma anche Catullo, Carmina, Così diceva; ma la spada vibrata con violenza definito «ingannevole» (fallax, v. 392), perché inganna 11, vv. 21-24) lo accosta a un fiore che languisce e muore trafisse il costato e ruppe il candido petto10. Eurialo in fuga; la morte di Niso è «placida» (placida, v. per essere stato reciso dalla violenza dell’uomo (in Saf- Eurialo cade riverso nella morte, il sangue scorre 445), perché, una volta compiuta la vendetta nei con- fo dai piedi dei pastori, in Virgilio e in Catullo dall’aratro). per le belle membra, e il capo si adagia reclino sulla spalla: fronti di Volcente, Niso può finalmente riposare in pace Questo fiore, sia per Saffo che per Virgilio, è purpureo, ma insieme all’amico diletto. Infine, negli ultimi versi, Virgilio mentre la poetessa greca lo aveva citato probabilmente 435 come un fiore purpureo quando, reciso dall’aratro, interviene in prima persona, per rivendicare alla poesia il all’interno di un epitalamio (ossia, un canto per le nozze) languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo ruolo di eternatrice di valori: Eurialo e Niso sono «fortuna- per alludere al venir meno della verginità della sposa, sul collo stanco, quando la pioggia li opprime. ti» (fortunati, v. 446), perché la morte cantata dalla poesia Virgilio lo ricontestualizza in una situazione bellica. La Ma Niso s’avventa sul folto e cerca fra tutti donerà loro un perenne ricordo. seconda similitudine floreale (vv. 436-437), mutuata da il solo Volcente, contro il solo Volcente si ostina. un passo dell’Iliade (VIII, vv. 306-308), assimila Eurialo ai Modelli epici L’impresa dei giovani guerrieri narrata da papaveri appesantiti dalla pioggia (e, in questo caso, sia 440 I nemici, addensatisi intorno a lui da tutte le parti, Virgilio richiama un illustre precedente epico: la sortita Omero sia Virgilio utilizzano la similitudine per descrivere lo stringono da presso; egli incalza ugualmente di Odisseo e Diomede nel campo di Reso, raccontata nel la morte di un guerriero). e ruota la spada fulminea, finché non la immerse nella bocca del rutulo urlante, e morendo tolse la vita al nemico. Allora, trafitto, si gettò sull’amico11 445 esanime, e alfine riposò in una placida morte. ANALIZZA IL TESTO Fortunati entrambi! Se possono qualcosa i miei versi, mai nessun giorno vi sottrarrà alla memoria del tempo, Comprensione 4. Lo svolgimento dell’episodio ricorda un’altra vicenda finché la casa di Enea abiti l’immobile rupe 1. Ricostruisci i movimenti di Niso e il modo in cui il suo di smarrimento e perdita di una persona cara, narrata da Virgilio nel II libro: quale? Individua i contatti fra le del Campidoglio e il padre romano abbia l’impero. percorso crea un’atmosfera di tensione. 2. Per quali motivi Niso si sente responsabile della mor- due scene. [Trad. di L. Canali] te di Eurialo? Come prova a riscattare questa colpa? Interpretazione Analisi dei temi 5. Virgilio caratterizza in modo molto netto da un lato 3. Qual è il ruolo della natura e del paesaggio nell’e- Eurialo e Niso, dall’altro i loro avversari italici: una dif- 8. È il nome di uno dei cavalieri rutuli i guerrieri che Niso gli ha appena ucciso. 11. Il gesto di Niso, che morendo si pisodio? Che effetto produce nel lettore sapere ferenza che si riflette nelle modalità opposte con cui al seguito di Volcente, come pure, poco 10. Il riferimento al candore del petto getta sull’amico morto, chiude il rac- che questi luoghi, in passato così selvaggi, sono gli ne descrive la morte. Riassumi in un breve testo (max. più avanti Tago (v. 418). La morte di en- costituisce un richiamo alla giovane conto dell’episodio con una potente stessi al suo tempo occupati dagli splendidi edifici 15 righe) l’atteggiamento del narratore nei confronti trambi viene da Virgilio descritta in ter- età della vittima, ma arricchisce anche sottolineatura del forte legame di ami- di Roma? In che punto emerge maggiormente il con- dei personaggi e le deformazioni che può applicare mini piuttosto crudi e realistici. l’espressione di una notazione di parte- cizia che li ha uniti in vita e che li unisce trasto fra passato e presente? alla sua materia quando adotta l’ottica soggettiva. 9. Volcente si riferisce a Sulmone e Tago, cipazione affettiva da parte del poeta. anche ora, nel momento della morte.

134 135 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

L’asta volando colpisce dove culmina il riparo I dell’omero, e apertasi la via nell’orlo dello scudo, (Eneide X, vv. 439-456; T21 Pallante, un nuovo Patroclo infine sfiora il grande corpo di Turno. 474-509) Allora Turno, vibrando a lungo l’asta munita 480 di aguzzo ferro, la scaglia contro Pallante, e dice: Uno scontro impari Quando Turno è a un passo dal conquistare l’accampamento dei Troiani, Enea giunge mi- «Guarda se la mia arma non penetri meglio». racolosamente in soccorso ai suoi, scortato da una flotta di nuovi alleati. Fra questi spicca il Parlò, e la grande cuspide attraversa con un colpo vibrante contingente guidato da Pallante, giovane figlio del greco Evandro (che, esiliato dall’Arcadia, il centro dello scudo, tante superfici di ferro, ha raggiunto il Lazio e fondato una piccola città, Pallanteo, sul colle Palatino). Dopo un dif- tante di bronzo, la pelle di toro che lo avvolge più volte6, ficile sbarco, Pallante anima i suoi uomini e li lancia all’attacco, compiendo di sua mano una 485 e perfora l’ostacolo della corazza e il vasto petto. spettacolare serie di uccisioni di nemici. Un’avanzata trionfale che si infrange, come un’onda Pallante strappa invano dalla ferita la calda arma: su uno scoglio, contro un avversario di molto superiore a Pallante: Turno. Nasce quindi un per la stessa via sgorgano insieme il sangue e la vita. drammatico duello fra i due, che richiama alla mente l’episodio omerico dello scontro fra 7 Ettore e Patroclo. Crollò sulla ferita; le armi sopra tuonarono , e morendo percosse la terra ostile con il volto 490 insanguinato. Turno, levato su di lui: 1 2 Intanto la divina sorella esorta a subentrare a Lauso «O Arcadi» disse «riportate memori a Evandro 440 Turno, che attraversa con il carro volante la schiera. queste parole: gli rimando Pallante così come lo meritò; Appena vide i compagni: «È tempo di cessare la battaglia; qualunque onore del tumulo, qualunque conforto del sepolco, io solamente assalgo Pallante; a me solamente spetta concedo8. Non gli costerà poco l’ospitalità ad Enea». 9 Pallante; vorrei che vi fosse suo padre ad assistere». 495 E detto così, calcò con il piede sinistro l’esanime , Così disse, e i compagni s’allontanarono dallo spazio vietato. 3 strappandogli la pesante cintura e il delitto 445 Quando i Rutuli si ritrassero, il giovane stupito ai superbi comandi che v’era inciso10: in un’unica notte nuziale una schiera fissa meravigliato Turno e volge gli occhi sul corpo di giovani turpemente uccisi, e i talami insanguinati, immane, e squadra tutto da lontano con sguardo fiero, che Clono figlio di Eurito aveva cesellato in molto oro; e contrasta le parole del superbo re con queste parole: 500 Turno trionfa della spoglia, ed esulta di possederla. «Avrò la gloria di averti strappato le ricche spoglie, O mente degli uomini inconsapevole del fato e del futuro, 450 o d’una nobile morte; il padre accetta entrambe le sorti. e di serbare la misura11, esaltata dagli eventi propizi! Cessa le minacce». E parlato così, avanza in mezzo al campo: agli Arcadi4 si gela il sangue rappreso nel cuore. Turno balza dalla biga; si appresta al combattimento a piedi. Come un leone, che scorge dall’alta vedetta 6. Nell’epica di Omero, lo scudo è tra- si accende una lotta furibonda fra i Greci steva nella notte di nozze delle Danaidi: 455 ergersi lontano nel piano un toro che si prepara allo scontro, dizionalmente «dai sette strati di cuoio e i Troiani, che vorrebbero impadronirsi costrette dallo zio Egitto a sposare con si avventa5: tale è l’immagine di Turno che si avvicina. bovino»: Virgilio qui richiama l’espres- del cadavere per oltraggiarlo. Turno, in- la forza i propri cugini, le cinquanta fi- sione del suo modello, anche se nel te- vece, garantisce che il corpo di Pallante glie di Danao, in accordo col padre, ave- […] sto latino la descrizione dello scudo nel sia restituito al genitore e riceva i dovuti vano ucciso i propri mariti nel corso del- Pallante scaglia l’asta con grande forza, complesso è più dettagliata e ‘aggiorna- riti funebri: anche nel rapporto fra nemi- la prima notte di nozze (con l’eccezione 475 e strappa dalla cava guaina la spada fulgente. ta’ a un livello di tecnologia superiore (si ci, il mondo dell’Eneide mostra dunque della sola Ipermestra, che salvò il marito parla, per esempio, del ferro, mentre le un’evoluzione rispetto a quello dei po- Linceo). armi dei guerrieri omerici sono in gene- emi omerici. 11. Virgilio accenna al concetto di hỳbr- 1. Giuturna, sorella di Turno e ninfa di in battaglia, ma Giove lo aveva impedi- dria, uccide un toro / fulvo, orgoglioso, re di solo bronzo). 9. Qui Turno riproduce alla lettera il ge- is, l’atto di empia arroganza che spinge una fonte nei pressi di Lavinio; nel cor- to, perché Lauso fosse destinato come in mezzo alle vacche dal passo ricurvo, 7. Qui Virgilio riecheggia una scena sto di Ettore nei confronti del cadavere un eroe a dimenticare i limiti della pro- so del poema, presta più volte il suo avversario a Enea ( T22). / e quello muore gemendo sotto le omerica: Iliade XII, vv. 396-397, «quello di Patrocolo in Iliade XVI, vv. 862-863, pria condizione mortale e a macchiarsi intervento soprannaturale nel tentativo 3. I Rutuli sono la popolazione latina ca- mascelle del leone». In Omero Patroclo cadde in avanti seguendo / la lancia, e «Dopo che ebbe così parlato, strappò di una colpa che dovrà in futuro sconta- di salvare la vita al fratello, o aiutarlo pitanata da Turno. è paragonato al leone e la sua vittima sopra di lui risuonarono le armi lucenti via dalla ferita la lancia di bronzo, / pre- re con la vita. L’idea, molto importante in battaglia. Al tempo di Virgilio, le era 4. Con Arcadi Virgilio indica in generale al toro, mentre in Virgilio il leone cor- di bronzo». Inoltre, rievoca anche un’al- mendo col piede, e staccò dalla lancia il nei poemi omerici, appartiene a una dedicata una fonte sacra nei pressi del gli uomini di Pallante, che, come si è det- risponde a Turno che sta per uccidere tra formula (cioè un’espressione ricor- corpo supino». forma di pensiero più arcaica rispetto a Foro. to, era figlio di un esule arcade trasferi- Pallante (che, nell’economia della nar- rente) impiegata nell’Iliade: «mandò 10. Espressione molto densa per indi- quella propria dell’Eneide: non a caso, 2. Lauso è il figlio di Mezenzio, il crudele tosi nel Lazio. razione, svolge la stessa funzione di Pa- frastuono cadendo, e le armi rimbom- care il balteo (cioè la cinghia che fissava Virgilio le accosta una riflessione, più tiranno di Cere (Cerveteri) alleato di Tur- 5. Si può qui confrontare la similitudi- trocolo nel libro XVI dell’Iliade). In altre barono su di lui» (per esempio, Iliade IV, la spada al fianco) di Pallante, preso da moderna e malinconica, sulla tragica in- no. Subito prima del presente episodio, ne in Iliade XVI, vv. 487-489: «come il parole, Virgilio ha invertito i termini del v. 504). Turno come trofeo, e la scena mitologica consapevolezza degli uomini riguardo Pallante e Lauso stavano per scontrarsi leone, piombato in mezzo a una man- suo modello. 8. In Omero, dopo la morte di Patroclo che vi era rappresentata. Questa consi- al loro destino.

136 137 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

Le spoglie del nemico Georg Christoph L I Eimmart, Turno sottrae T22 La morte di Lauso la cintura a Pallade, (Eneide X, vv. 791-830) illustrazione per un’edizione dell’Eneide del 1688. Il brano ripropone la situazione del T21, ma a parti alternate: se lì un giovane alleato dei Un sacrificio Troiani era stato ucciso da Turno, qui è un alleato di Turno alle prime armi a sfidare Enea e dettato dall’affetto a perire in uno scontro superiore alle sue forze. Inoltre, cambiano le motivazioni alla base: Lauso affronta Enea per proteggere il proprio padre, il tiranno Mezenzio gravemente ferito dall’eroe troiano. Il sacrificio del giovane è dunque un gesto di pietas, nel quale Enea rivede lo stesso affetto che lo ha legato al padre Anchise. Per questo motivo, dopo essersi ripreso dalla foga rabbiosa della battaglia, onora il caduto e manifesta il suo commosso rispetto per il coraggioso gesto di Lauso.

Metro: esametri

Hic mortis durae casum1 tuaque optima facta, Verrà il tempo per Turno, in cui desidererà riscattato si qua fidem tanto est operi latura vetustas2, ad alto prezzo e vivo Pallante, e odierà queste spoglie non equidem nec te, iuvenis memorande, silebo. 505 e questo giorno. Intanto i compagni con grandi lamenti e con lacrime Ille3 pedem referens et inutilis inque ligatus4 riportano in folla Pallante adagiato sullo scudo. 12 795 cedebat clipeoque inimicum hastile trahebat. O tu che tornerai dolore e grande gloria per il padre! Proripuit iuvenis seseque immiscuit armis, Questo primo giorno ti diede alla guerra, questo t’invola, iamque adsurgentis dextra plagamque ferentis mentre comunque lasci folti mucchi di Rutuli. Aeneae subiit mucronem5 ipsumque6 morando [trad. di L. Canali, con adattamenti]

12. L’italiano riesce a riprodurre getto «tu» (cioè Pallante) trasmette in riconsegnato a Evandro, la sua nobile Qui non tacerò di certo il caso di una dura morte, l’espressività della sintassi latina. Il pre- modo incisivo un complesso messag- morte sarà motivo di gloria per il padre, e le tue gloriose gesta, e te, o giovane memorabile, dicativo «dolore e gloria» riferito al sog- gio: quando il cadavere di Pallante sarà ma anche, e soprattutto, di dolore. se pure i posteri accorderanno fede a una così grande impresa. Mezenzio1, ritraendo il piede, si allontanava indebolito 795 e impacciato, e cercava di strappare la lancia nemica dallo scudo. ANALIZZA IL TESTO Il giovane irruppe e si gettò in mezzo alle armi, Comprensione un forte tono patetico? Quale tema importante nel e si oppose alla lama di Enea che già si ergeva 1. Dividi l’episodio in sequenze narrative, specificando poema viene toccato da questa scelta narrativa? con la destra e vibrava il colpo e, facendole ostacolo, che tipo di focalizzazione è adottata in ciascuna di 4. Confronta l’apostrofe del narratore a Pallante dei esse. Nel complesso, prevale una narrazione sogget- vv. 507-508 con quella a Eurialo e Niso che chiude il tiva o oggettiva? Come si pone il narratore rispetto T20. Quali contatti puoi individuare fra i due passi? In alla vicenda narrata? cosa, invece, si differenziano? L 1. Con una lieve enallage, è riferito a 3. Come specificato nella traduzione, si cronem) permette al lettore di visualiz- 2. In quale punto del testo assistiamo a quello che in mortis l’attributo durae, che a senso an- tratta di Mezenzio, il padre di Lauso che zare in ogni dettaglio la posizione as- gergo cinematografico sarebbe un ralenti, ovvero un Interpretazione drebbe riferito piuttosto a casum. Enea ha appena ferito. sunta dall’eroe troiano e il movimento 2. vetustas indica un enorme lasso di 4. inque ligatus equivale a et inligatus: il che il suo braccio ha iniziato, prima di effetto di rallentamento dell’azione? Come si riflette 5. Il duello fra Turno e Pallante è presentato da Virgilio sulla narrazione del duello? tempo. Il termine, normalmente riferito prefisso è separato dalla radice verbale essere bruscamente interrotto dall’in- come un esempio dei tragici errori che i mortali sono al passato, è qui proiettato verso il futu- con una tmesi e fra i due è interposta la tervento di Lauso. condannati a compiere a causa della loro limitata e Analisi dei temi ro: Virgilio pensa alle generazioni future congiunzione enclitica. 6. ipsum potrebbe essere riferito sia alla confusa prospettiva. A partire dal confronto fra que- che, leggendolo dopo molti secoli, sten- 5. La collocazione del verbo reggente punta della lama (mucronem), sia a Enea; 3. Un personaggio, pur fisicamente assente dal campo sto episodio e altre vicende del poema (per esempio, teranno a credere a un gesto di valore dopo la lunga serie di participi riferiti a nella traduzione, si è optato per la prima di battaglia, è idealmente presente allo scontro: si la storia dell’innamoramento di Didone), riassumi in come quello di Lauso. Aeneae (a sua volta dipendente da mu- scelta. tratta di Evandro. In che modo la sua figura è evo- un breve testo (max. 12 righe) la visione amara della cata dal narratore e contribuisce a dare all’episodio concezione umana che attraversa l’opera. I 1. Sanguinario tiranno etrusco, rinoma- torture e terribili metodi di uccisione. La to, ne sconvolgerà l’animo, portandolo a to per la sua inventiva nell’escogitare morte del figlio Lauso, narrata di segui- vivere una sorta di redenzione.

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sustinuit; socii magno clamore sequuntur, exsultat demens; saevae iamque altius irae 12 800 dum genitor nati parma protectus abiret, Dardanio surgunt ductori, extremaque Lauso telaque coniciunt perturbantque eminus hostem 815 Parcae fila legunt: validum namque exigit ensem missilibus. Furit Aeneas tectusque tenet se. per medium Aeneas iuvenem13 totumque14 recondit. Ac velut effusa si quando grandine nimbi Transiit et parmam mucro, levia arma minacis15, praecipitant, omnis campis diffugit arator et tunicam, molli mater quam neverat auro, 805 omnis et agricola, et tuta latet arce viator implevitque sinum sanguis; tum vita per auras 16 aut amnis ripis aut alti fornice saxi, 820 concessit maesta ad manis corpusque reliquit. dum pluit in terris, ut possint sole reducto At vero ut voltum vidit17 morientis et ora, exercere diem: sic obrutus undique telis ora modis Anchisiades pallentia miris, Aeneas nubem belli7, dum detonet8 omnis, ingemuit graviter miserans dextramque tetendit 9 810 sustinet et Lausum increpitat Lausoque minatur : et mentem patriae subiit pietatis imago. «Quo moriture10 ruis maioraque viribus11 audes? Fallit te incautum pietas tua». Nec minus ille esulta, folle; e già al condottiero dardanio crescono le ire; le Parche raccolgono gli ultimi 2 4 la trattenne. I compagni lo assecondano con grande clamore, 815 fili di Lauso: infatti Enea vibra 3 800 finché il padre s’allontani protetto dal piccolo scudo del figlio, la valida spada sul corpo del giovane, e tutta l’affonda. e lanciano dardi, e respingono da lontano il nemico La punta attraversa lo scudo, leggera arma all’audace, con proiettili. Infuria Enea, e si tiene coperto. e la tunica, che la madre aveva tessuto con flessibile oro5, Come talvolta le nubi precipitano con rovesci e colma le pieghe di sangue; allora la vita per l’aria di grandine, ed ogni aratore si disperde nei campi, 820 fuggì mesta ai mani, e abbandonò il corpo. 6 805 ed ogni contadino e viandante si nasconde al sicuro Ma appena l’Anchisiade vide lo sguardo e il volto sotto la ripa d’un fiume o l’arco d’un alto macigno, del morente, il volto pallido in mirabile modo, finché piove sulla terra, per potere, riapparso il sole, gemette gravemente, pietoso, e tese la destra, impiegar la giornata: così Enea, avvolto dai dardi e gli strinse il cuore il pensiero dell’amore paterno. da tutte le parti, sostiene la nube di guerra, aspettando 810 che tutta si scarichi, e grida a Lauso e minaccia Lauso: «Dove corri a morire, e osi oltre le forze? Ti insidia incauto l’amore». Ma quello, ugualmente,

L 12. Il montare della rabbia in Enea è suoni cupi e il ritmo cadenzato danno teggiamento aggressivo anche quando caratterizzato, in termini visivi, da im- alla clausola una solenne tragicità: la è ormai sopraffatto. L 7. Espressione molto densa per definire 8. Prosegue l’impiego di un lessico che 10. Il vocativo del participio futuro si magini di moto verso l’alto, come se si breve lotta si conclude con un colpo fa- 16. manis è forma alternativa dell’accu- la pioggia di dardi con cui gli Etruschi richiama la scena descritta nella simili- riferisce a un sottinteso tu (cioè Lauso). trattasse della piena di un fiume che sta tale e con un gesto enfatizzato come se sativo manes. Gli spiriti dei defunti se- stanno bersagliando Enea. Di fatto, Vir- tudine: alla lettera, Enea attende che «il Enea lo impiega per dare alle sue pa- per traboccare. quasi si trattasse dell’ultimo atto di un condo la religione romana indicano per gilio sorpassa i limiti della similitudine temporale cessi di tuonare». role un tono minaccioso, e per indurre 13. La disposizione dei termini, con sacrificio. metonimia il regno dei morti. e prosegue l’immagine del rovescio at- 9. Il poliptoto Lausum… Lauso riecheg- Lauso a evitare lo scontro finché è in Aeneas inserito fra medium e iuvenem, 15. levia arma (Lausi) minacis è apposi- 17. Il momento di più alto pathos dell’e- mosferico anche nella descrizione della gia la medesima figura in T21, v. 442, in tempo. riproduce la posizione della spada che zione di parmam, volta a mettere in ri- pisodio è marcato da una forte allitte- battaglia. Può essere interessante nota- Pallanta… , per sottolineare che 11. L’aggettivo neutro sostantivato può trafigge Lauso nel mezzo. lievo la debolezza e l’inutilità del piccolo razione: vero… voltum (= vultum) vidit; re che i soldati addetti a colpire il nemi- qui Enea ricopre lo stesso ruolo allo- essere reso con «azioni superiori alle tue 14. Predicativo da riferire a ensem: scudo di Lauso rispetto al potente colpo le figure di suono proseguono ai versi co da lontano con armi da getto erano ra svolto da Turno; in entrambi i casi, è forze». Il concetto della temerarietà di Enea affonda completamente la spada di Enea. Minacis rimarca il contegno or- successivi con ingemuit graviter miserans detti rorarii (lett. «coloro che fanno pio- messa in rilievo la volontà quasi ossessi- Lauso è rafforzato dall’accostamento al nel corpo di Lauso. L’abbondanza di goglioso di Lauso, che si mantiene in at- e patriae… pietatis. vigginare»). va di colpire l’avversario. verbo audeo. I 4. Troviamo qui l’immagine canonica familiare e tenero affetto materno. La lenza della guerra, in un’immagine che I 2. Come nel caso della morte di Pal- mensione soggettiva della narrazione. il dettaglio rimarca che per Lauso non delle Parche che raccolgono gli ultimi fili tunica cucita con amorevole cura dalla riassume con semplice efficacia la ferita lante ( T21, vv. 451-452), alla scena 3. Lauso è protetto solo da un piccolo può esserci speranza: non solo affronta vitali di Lauso per troncarli con il taglio madre (a ricordarci che anche la casa di inferta dall’uccisione di Lauso ai suoi af- agiscono e partecipano figure legate scudo circolare tipico di un armamento un guerriero troppo più esperto di lui, definitivo della morte. un ‘mostro’ come Mezenzio può ospita- fetti più cari. emotivamente alla vittima: ciò accresce alla leggera (parma). Già qui e in modo ma lo fa anche con armi leggere, del tut- 5. Nel momento più crudo della morte re autentici e delicati legami) è destinata 6. Patronimico che indica Enea, appun- la portata patetica del racconto e la di- più vistoso al v. 817 dove viene ripreso, to inadeguate. di Lauso è evocata un’immagine di vita a essere brutalmente segnata dalla vio- to figlio di Anchise.

140 141 Antologia Virgilio 2 L’Omero latino: Virgilio

18 825 «Quid tibi nunc, miserande puer, pro laudibus istis, 19 quid pius Aeneas tanta dabit indole dignum ? L I 20 T23 La storia della giovane Camilla Arma, quibus laetatus , habe tua, teque parentum (Eneide XI, vv. 539-594) manibus et cineri, si qua est ea cura, remitto. Hoc tamen infelix miseram solabere21 mortem: 830 Aeneae magni dextra cadis». Nel libro VII, quando Virgilio presenta la rassegna degli alleati di Turno, a Camilla è riservato, Un personaggio con voluta enfasi, l’ultimo posto: i 15 versi a chiusura del libro (vv. 803-817). Il rilievo dato alla di rilievo figura di Camilla prelude al racconto della sua storia e della sua morte, che si estende per 825 «Che cosa, o miserando fanciullo, per questa tua gloria un’ampia sezione del libro XI. Benché avverso alla realizzazione del piano provvidenziale di il Pio Enea ti darà, degno di tale cuore? cui Enea è strumento, il destino della fanciulla è narrato dal poeta con commossa partecipa- Le armi di cui ti allietavi, abbile tue. Ti rimando zione; con la sua prematura morte, Camilla, infatti, va ad allungare la lista dei giovani sacri-  T21 ai mani e al cenere degli avi, se di ciò ti curi. ficati alla guerra, come Pallante e Lauso (uccisi rispettivamente da Turno e da Enea, e T22), e come, alla fine, lo stesso Turno. Anzi a lei e a Turno Virgilio riserva la medesima chiusa: Questo tuttavia, o infelice, consolerà la sventurata morte: vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras («e la vita con un gemito fugge dolente tra 830 cadi per la destra del grande Enea». le ombre», Eneide XI, v. 831; XII, v. 952), dove soprattutto l’impiego dell’aggettivo indignata [Trad. di L. Canali, con adattamenti] tradisce la partecipazione emotiva del poeta alla morte prematura dei due giovani.

Il racconto contenuto nei versi che seguono riguarda la prima infanzia di Camilla e fa parte La vicenda di un lungo discorso pronunciato dalla dea Diana e rivolto a Opi, una delle sue ninfe: la dea L 18. In breve tempo, Enea è passato da di Enea, e la sua consapevolezza di non 21. Variante morfologica della forma ha visto che la giovane Camilla, sua protetta, sta mettendo a repentaglio la propria vita per definire Lauso moriture ad apostrofarlo poter onorare in modo adeguato il co- solaberis; regge l’ablativo strumentale combattere contro i Troiani ed è preoccupata per lei. La sua sollecitudine nei confronti della come miserande, segno del cambiamen- raggio di Lauso. hoc, che anticipa per prolessi la spiega- ragazza è di antica data: quando la giovane era ancora in fasce, il padre Metabo, sovrano di to in lui prodotto dal pensiero dell’affet- 20. Il perfetto sottintende laetatus (es). zione fornita di seguito (cadis dextra Ae- Priverno, l’aveva portata con sé in esilio e l’aveva consacrata alla dea guerriera e cacciatrice to paterno. Il forte iperbato Arma… tua mette in neae). Con l’intento di riprendere lo stile per eccellenza, Diana appunto, abituandola a vivere nei boschi, a cacciare e a combattere. 19. Quid… pro laudibus istis e quid… risalto il nobile gesto di Enea, che ri- paratattico proprio dell’epica omerica, Divenuta adulta, Camilla avrebbe poi messo la sua virtù guerriera al servizio di Turno, re dei tanta indole dignum esprimono sostan- fiuta di spogliare il cadavere di Lauso, Virgilio ha impiegato l’asindeto in un Rutuli, e della coalizione da lui guidata. zialmente lo stesso concetto, anche se il lasciandogli indosso quelle armi che periodo in cui il latino standard avreb- poeta ha applicato una variatio che con- sono il suo vanto e che sono l’ultimo be piuttosto impiegato una dichiarativa ferisce un tono più sostenuto alla frase. legame del giovane alla sua famiglia (Hoc solabere mortem, quod cadis dextra Metro: esametri L’anafora di quid rafforza il turbamento ( v. 818). Aeneae). Pulsus ob invidiam regno viresque superbas 540 Priverno antiqua Metabus cum excederet urbe, infantem fugiens1 media inter proelia belli sustulit2 exsilio comitem matrisque vocavit nomine Casmillae mutata parte Camillam. ANALIZZA IL TESTO Ipse sinu prae se portans3 iuga longa petebat Comprensione 3. Il v. 818 è il più intenso ed emotivamente evocativo dell’episodio. Quali figure retoriche ne rendono la for- 1. Come cambia il comportamento di Enea nei con- Scacciato dal regno per invidia e per la forza superba, fronti di Lauso prima e dopo la morte del giovane? ma memorabile e carica di espressività? Quale parola 1 540 Confronta il suo atteggiamento con quello di Turno viene a trovarsi al centro del verso? Quali tratti, inoltre, Metabo, lasciando l’antica città di Priverno , verso Pallante ( T21): in cosa i due si distinguono? creano un forte contrasto con il verso precedente? in fuga allevò, compagna d’esilio, tra gli urti Quale verso, vicino nella forma a un verso dell’epi- della guerra la figlia neonata, e dal nome della madre sodio precedente, marca la differenza fra Enea e Interpretazione Casmilla, la chiamò, mutandolo in parte, Camilla. Turno? 4. Nel brano la parola pietas ricorre con una frequenza, Egli portandola con sé tra le braccia cercava le lunghe in proporzione, altissima. Dopo aver individuato le Analisi della lingua e dello stile varie occorrenze e averle esaminate nel loro contesto, 2. Quali aggettivi caratterizzano l’azione di Lauso, an- confronta il T22 con altri luoghi del poema dedicati a L 1. fugiens è participio presente concor- Pulsus (dal verbo pello). 3. L’espressione sinu prae se portans si- rappresentare l’affetto fra padre e figlio ed esponi in ticipando l’esito tragico della vicenda? Che ritratto dato al nominativo con Metabus come 2. sustulit è verbo principale cui si coor- gnifica letteralmente «portandola fra le emerge del personaggio attraverso tali scelte lessi- un breve testo (max. 15 righe) l’importanza di questa pure, al v. 539, il participio perfetto dina vocavit. braccia davanti a sé». cali? tematica nell’Eneide. I 1. Priverno, oggi Piperno, era una cittadina abitata dai Volsci, governata, appunto, da Metabo, padre di Camilla.

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545 solorum nemorum: tela undique saeva premebant tela tenens supplex hostem fugit. Accipe, testor, et circumfuso volitabant milite Volsci. 560 diva tuam, quae nunc dubiis committitur auris». Ecce fugae medio summis Amasenus abundans Dixit et adducto contortum13 hastile lacerto spumabat ripis: tantus se nubibus imber immittit: sonuere14 undae, rapidum super amnem ruperat. Ille, innare parans, infantis amore infelix15 fugit in iaculo stridente Camilla. 4 5 550 tardatur caroque oneri timet . Omnia secum At Metabus, magna propius iam urgente caterva, 6 versanti subito vix haec sententia sedit. 565 dat sese fluvio atque hastam cum virgine victor Telum immane manu valida quod forte gerebat gramineo donum16 Triviae de caespite vellit. 7 bellator, solidum nodis et robore cocto , Non illum17 tectis ullae, non moenibus urbes 8 huic natam, libro et silvestri subere clausam, accepere neque ipse manus feritate dedisset18: 9 555 implicat atque habilem mediae circumligat hastae ; pastorum et solis exegit montibus aevom19. quam dextra ingenti librans ita ad aethera fatur: 570 Hic natam in dumis interque horrentia lustra 10 «Alma, tibi hanc, nemorum cultrix, Latonia virgo, armentalis20 equae mammis et lacte21 ferino 11 12 ipse pater famulam voveo; tua prima per auras nutribat, teneris immulgens ubera labris. Utque pedum primis infans vestigia plantis institerat, iaculo palmas armavit acuto 545 giogaie dei boschi deserti; dovunque incalzavano armi ostili, e i Volsci si aggiravano con soldati sparsi all’intorno. 2 Ecco, a metà della fuga, l’Amaseno in piena schiumava le tue armi3, supplice fugge a volo il nemico. a fior delle rive: tanta era la pioggia scrosciata 560 Accoglila per tua, o dea, te ne prego, ora che s’affida dalle nubi. Disponendosi a gettarsi a nuoto, è frenato agli incerti venti». Disse, e, ritratto il braccio, avventa 550 dall’amore della piccola, e teme per il caro peso: d’un tratto, con forza l’asta: risuonarono le onde; sopra il rapido tutto meditando tra sé, prese questa dura decisione: fiume l’infelice Camilla vola sul dardo che stride. all’immane lancia che portava con valida mano, E Metabo, incalzandolo già da vicino una grande masnada, guerriero, solida di nodi e di rovere adusto assicura 565 si getta nel fiume, e trionfante afferra dalla zolla erbosa la figlia avvolta in corteccia di silvestre sughero, e l’asta e insieme la fanciulla, dono di Trivia4. 555 e la lega, agevole al lancio, a metà dell’asta; Nessuna città lo accolse nelle case o tra le mura, vibrandola con la destra possente, così all’etere parla: ed egli non si sarebbe arreso a causa della sua fierezza; «O benigna, protettrice dei boschi, vergine latonia, trascorse la vita sui monti deserti dei pastori. io, padre, ti consacro quest’ancella; tenendo per la prima volta 570 Qui nutriva la figlia tra i cespugli e le irte tane con il latte ferino delle mammelle d’una cavalla selvaggia, spremendone gli uberi sulle tenere labbra. E come la piccola si resse in piedi segnando L 4. Il forte legame d’affetto che lega il pa- cia bruciata». 10. Latonia è aggettivo patronimico, ri- le prime orme, le armò le palme d’un acuto dardo dre alla piccola figlia è reso qui evidente 8. I due ablativi libro et silvestri subere ferito a Diana (la virgo del v. 557), la dea dall’impiego dei termini amore (v. 549) e formano un’endiadi per libro suberis sil- romana identificata con la greca Arte- caro (v. 550). vestris. mide, che, insieme ad Apollo, è nata da 5. Soggetto dei verbi tardatur e timet è 9. I vv. 552-555 sono caratterizzati dal Latona. L 13. Il participio perfetto contortum, cato dal genitivo Triviae, è apposizione tevole al v. 569 è l’anastrofe pastorum et Ille. forte anacoluto Telum… quod forte gere- 11. L’accusativo famulam (lett. «come concordato con hastile (-is, neutro), vie- di hastam, poiché la salvezza della fan- al posto di et pastorum. 6. Il participio presente versanti è con- bat / huic… implicat, [lett. «l’enorme asta servitrice») funge da complemento pre- ne dal verbo contorqueo. ciulla legata all’asta (hastam cum virgi- 20. L’aggettivo armentalis, -e, qui con- cordato con un pronome sottinteso illi (telum immane) che da guerriero teneva dicativo dell’oggetto hanc. 14. Il perfetto indicativo sonuere sta ne) è concessa da Diana Trivia. cordato con il genitivo singolare equae, (riferito a Metabo), che funge da com- saldamente…, a questa (huic) egli lega la 12. Nel nesso tua prima… tela (lett. «i per sonuerunt. 17. illum è Metabo. significa propriamente «dell’armento», plemento di termine della proposizione figlia…], che focalizza l’attenzione sull’a- tuoi primi dardi») dei vv. 558-559 l’ag- 15. L’impiego dell’aggettivo infelix è 18. L’espressione manus dare (qui ma- «che vive con l’armento» e dunque reggente haec sententia sedit (lett. «a lui sta (Telum), in posizione prolettica all’i- gettivo prima ha valore circostanziato, motivato dalla sorte che attende la nus… dedisset) significa «arrendersi» «che non è domato». che meditava»). nizio del v. 552, poi ripresa dal pronome indica cioè i dardi usati «per la prima giovane più che dalla circostanza pre- ed è qui accompagnata dall’ablativo di 21. Gli ablativi mammis et lacte (lett. 7. La locuzione robore cocto (ablativo di al dativo huic (v. 554), anch’esso all’inizio volta». sente. causa feritate. «con le mammelle e con il latte anima- qualità) significa propriamente «di quer- del verso. 16. L’accusativo neutro donum, specifi- 19. aevom è arcaismo per aevum. No- le») formano un’endiadi.

I 2. L’Amaseno era il fiume che scorreva nei territori volsci e bagnava Priverno; Metabo, incalzato dai Volsci, si trova di fronte il I 3. Le armi sono dette di Diana («tue», in quanto l’attività prediletta dalla divi- 4. L’appellativo è dovuto al fatto che la fiume in piena a causa delle abbondanti piogge. nell’apostrofe a lei rivolta da Metabo), nità è appunto la caccia. dea era venerata agli incroci delle strade.

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28 575 spiculaque ex umero parvae suspendit et arcum. 590 22 Haec cape et ultricem pharetra deprome sagittam: Pro crinali auro, pro longae tegmine pallae hac quicumque sacrum29 violarit30 volnere corpus, tigridis exuviae23 per dorsum a vertice pendent. 31 24 Tros Italusque, mihi pariter det sanguine poenas . Tela manu iam tum tenera puerilia torsit Post ego nube cava32 miserandae corpus et arma et fundam tereti circum caput egit habena inspoliata feram tumulo patriaeque reponam. 580 Strymoniamque gruem aut album deiecit olorem. Multae illam frustra Tyrrhena per oppida matres optavere nurum: sola contenta Diana 590 Prendi, e trai dalla faretra la freccia vendicatrice: aeternum telorum et virginitatis amorem con essa, chiunque violerà con ferita il sacro corpo, intemerata colit. Vellem25 haud correpta fuisset troiano o italico, mi paghi ugualmente la pena col sangue. 585 militia tali, conata lacessere Teucros: Poi io in una cava nube porterò al tumulo il corpo cara mihi comitumque foret26 nunc una mearum. e le intatte armi della sventurata, e li restituirò alla patria7. 27 Verum age, quandoquidem fatis urgetur acerbis , [Trad. di L. Canali] labere, nympha, polo finisque invise Latinos, tristis ubi infausto committitur omine pugna. L 28. Il deittico Haec (neutro plurale) si 29. Il corpo di Camilla è detto «sacro» congiuntivo presente det, che ha valore riferisce alla sagitta e alla pharetra nomi- (sacrum) in relazione alla dea. esortativo) significa «subire una punizio- 575 e le appese alle piccole spalle l’arco e le frecce; nate di seguito: va immaginato che Dia- 30. violarit è la forma sincopata del con- ne», «pagare una colpa commessa». na stia indicando a Opi, mentre parla, le giuntivo perfetto, per violaverit. 32. L’ablativo nube cava ha valore locale invece della benda d’oro per la chioma, e della copertura armi che la ninfa deve prendere. 31. L’espressione dare poenas (qui con il (lett. «in una nuvola incavata»). del lungo mantello, le scende dal capo per il dorso una pelle di tigre. Armi infantili già allora scagliò con tenera mano, I 7. Con queste parole si conclude il lun- una dea, non può fare altro contro il non tributarle, una volta morta, i dovu- e roteò intorno al capo con cinghia ritorta la fionda, go racconto di Diana che, pur essendo destino fatale della sua protetta, se ti onori. 5 6 580 e abbatté gru strimonie , o bianchi cigni . Numerose madri nelle città tirrene la desiderarono invano per nuora; contenta della sola Diana, coltivava intemerata un eterno amore della verginità e dell’armi. Vorrei che non l’avesse afferrata 585 una tale foga guerriera, osando sfidare i Troiani: ora, a me cara, sarebbe una delle mie compagne. Va’, poiché la sovrasta un acerbo fato, ANALIZZA IL TESTO discendi, o Ninfa, dal cielo, e visita i territori latini, dove con infausto presagio comincia la triste battaglia. Comprensione compagno e per il peso»), dove è descritto lo stato 1. Quali sono le tappe della crescita e della ‘formazio- d’animo di Enea mentre attraversa Troia con il padre ne’ di Camilla? Che rapporto intercorre fra la ragazza sulle spalle e il figlio al seguito. In che modo Virgilio, e l’ambiente naturale che la circonda, fin dai primi in questo episodio del libro XI, ha richiamato e variato istanti di vita? Come questo modella il suo stile di la scena del libro II? Come ha trattato in entrambi i L 22. palla, -ae è il termine che designa 24. Gli avverbi iam tum sottolineano la tando la storia di Camilla alla ninfa Opi. vita? passi il valore centrale dell’affetto fra genitori e figli? una lunga sopravveste indossata dalle precocità di Camilla, che era ancora una 26. foret è congiuntivo imperfetto del 2. Che legame c’è tra la dea Diana e Camilla? Cosa può matrone romane, al posto della quale bambina. verbo sum e corrisponde alla forma es- fare Diana per il bene della sua protetta? Interpretazione Camilla porta abiti adatti alla caccia nel- 25. Dal congiuntivo imperfetto Vellem set. 4. Nonostante la delicatezza di alcuni momenti del le foreste, o ricavati da questa. (dal verbo volo) dipende, senza alcu- 27. L’aggettivo acerbus, -a, -um, assom- Collegamenti 23. exuviae, soggetto del verbo pen- na congiunzione, il congiuntivo piuc- ma diversi significati: quello di «triste», brano, l’intero episodio è venato di tragicità a causa dent, sono solitamente le «spoglie» del cheperfetto fuisset, configurando un «amaro», ma anche quello di «prematu- 3. Ai vv. 549-550 è detto che Metabo, in procinto di dell’imminente destino di morte che attende la ragaz- nemico, ma il termine è anche impiega- costrutto che esprime il desiderio irre- ro», qui più che mai appropriato in riferi- attraversare il fiume a nuoto, è bloccato dalla pau- za e del fatto che Diana, pur amando Camilla, non può to, come in questo caso, per indicare la alizzabile. A parlare in prima persona mento al destino della giovane Camilla. ra di mettere a rischio la vita della sua bambina. fare nulla per impedirlo. Prendendo spunto da questo pelle degli animali. è sempre la dea Diana, che sta raccon- L’espressione usata da Virgilio richiama Eneide II, elemento, discuti in un testo argomentativo (max. 15 vv. 728-729 (nunc omnes terrent aurae, sonus excitat righe) il motivo del destino che nemmeno gli dèi pos- I 5. Lo Strìmone, da cui l’aggettivo «stri- zioni delle gru: evidentemente Camil- valore puramente esornativo. omnis / suspensum et pariter comitique onerique ti- sono modificare, con riferimenti a mitologie anche monio» qui impegato, è un fiume situa- la, in Italia, non può uccidere una gru 6. Come si evince da questi versi, Ca- mentem: «adesso un alito m’atterrisce, un suono mi diverse da quella greco-latina e a film o romanzi di tua to in Macedonia citato spesso in poesia dello Strimone e, dunque, l’aggettivo milla ha ormai assunto le caratteristi- allarma, inquieto e timoroso allo stesso modo per il conoscenza. come punto di partenza delle migra- deve essere inteso, in questo caso, con che di una piccola amazzone.

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Il duello finale Luca Giordano, I T24 La morte di Turno Enea vittorioso su Turno, (Eneide XII, vv. 887-952) XVII secolo. Firenze, Galleria Corsini

L’ultimo duello Il combattimento fra Enea e Turno è l’ultimo duello raccontato nel poema, oltre che l’ultima fatica affrontata da Enea per insediarsi nel Lazio e porre le premesse della futura potenza ro- mana. Fiero e protervo, come si presenta nella maggior parte delle sue apparizioni, Turno è il re dei Rutuli, vero antagonista di Enea, ostinatamente deciso a respingere l’eroe. Il duello che vede i due affrontarsi, oltre a decidere le sorti della lunga guerra, offre a Enea l’occasione per vendicare la morte del giovanissimo alleato Pallante, figlio di Evandro, che lo aveva accolto al suo arrivo nel Lazio con particolare benevolenza.

Enea vendica Pallante era stato infatti ucciso proprio da Turno in una lotta impari, che aveva visto il re dei Pallante Rutuli imporsi senza difficoltà sul giovane e inesperto avversario, al suo primo giorno di combattimento. Quando, nel duello con Enea, Turno, ferito dalla spada dell’eroe, implora pietà per sé e rispetto per i suoi cari, ai quali vorrebbe essere restituito una volta morto, Enea sembra esitare e la sua determinazione a ucciderlo vacilla, sebbene la stessa pietà che Turno ora domanda per sé il rutulo non l’avesse a suo tempo riservata a Pallante; ma non appena lo sguardo dell’eroe si posa sulla cintura di Pallante, che Turno indossa come un trofeo, allora moderazione e clemenza scompaiono e con cieco furore Enea trafigge il petto del nemico uccidendolo.

Ma non si riconobbe nel correre, nel muoversi, Enea di contro incalza e vibra la lancia, nell’alzare con la mano e nel librare il possente macigno; enorme, simile a un tronco, e parla con animo feroce: 905 le ginocchia vacillano, si rapprende gelido il sangue. «Ora cos’è quest’indugio? Perché ti attardi, o Turno? Allora la pietra, lanciata dal guerriero nel vuoto, 890 Non con la corsa, con l’armi crudeli si deve combattere non percorse tutto lo spazio, né portò a termine il colpo. 1 da presso. Trasfórmati in tutti gli aspetti, raduna quanto E come in sogno, di notte, quando una languida quiete vali con l’animo e con l’astuzia; desidera di volare grava sugli occhi, ci sembra di voler inutilmente intraprendere sulle alte stelle, e di racchiuderti nel cavo della terra...». 910 avide corse, e durante il tentativo cadiamo sfiniti; Quello, scuotendo il capo: «Non le tue superbe parole m’atterriscono, la lingua impotente, le forze consuete del corpo 895 o arrogante; gli dei mi atterriscono e Giove nemico». svaniscono, e non escono voce o parole: 2 E senza dire null’altro, rivolge lo sguardo a un grande macigno , così a Turno, con qualunque sforzo tenti la via, a un grande, antico macigno che giaceva sul campo, l’orribile dea3 nega il successo. Allora volge posto come confine al terreno per dirimere le agresti contese, 915 nel cuore sentimenti diversi: guarda i Rutuli e la città, Lo porterebbero a stento sul collo dodici uomini scelti, e indugia nel timore, e trema all’arrivo del colpo; 900 quali di membra attualmente produce la terra; non sa dove scampare, come assalire il nemico, l’eroe, afferratolo con mano ansiosa, cercò di scagliarlo e non vede in nessun luogo il carro e la sorella auriga4. sul nemico, ergendosi in alto e preso di corsa l’abbrivio. Mentre esitava, Enea brandisce l’asta fatale5,

1. Enea, rivolgendosi sarcastico a ro, può essere integrato a senso con frustrazione che egli subisce è ben 3. Si tratta di una delle Furie, figlie del- fa sorella di Turno, che fino a poco Deifobo (che è in realtà la dea Atena, Turno, allude probabilmente al dio ‘nemmeno se facessi tutto questo, po- illustrata poco più avanti (vv. 908- la Notte, che Giove ha fatto scendere prima gli è stata accanto nel duello, comparsa al suo fianco sotto mentite marino Proteo (di cui Virgilio aveva tresti sfuggirmi’. 914) da una similitudine. Anche nel dal cielo sulla terra (vv. 853 ss.) e che, assumendo anche le sembianze del spoglie per illudere Ettore di avere il parlato nel libro IV delle Georgiche), 2. L’atto di afferrare un macigno per duello omerico fra Ettore e Achille assunte le sembianze di una civetta, e suo auriga Metisco (XII, vv. 468-472). fratello vicino, e pronto ad assisterlo capace, con le sue infinite trasforma- colpire il nemico rientra nelle con- si ricorre a una similitudine analoga roteandogli intorno, ha inequivocabil- Virgilio richiama un altro momento nel duello). zioni, di sottrarsi alla cattura. Il discor- suetudini dei duelli epici. In questo (Iliade XXII, vv. 199-201) per illustrare mente reso noto a Turno il suo destino del duello fra Achille ed Ettore (Iliade 5. La scelta dell’aggettivo «fatale» sot- so di Enea, interrotto dalla replica di caso assistiamo però al drammatico l’inseguimento di Ettore da parte di di morte. XXII, vv.294 ss.), in cui Ettore si ren- tolinea che l’arma è portatrice del de- Turno prima di completare il pensie- fallimento del tentativo di Turno. La Achille. 4. Il riferimento è a Giuturna, la nin- de conto della sparizione del fratello stino di morte di Turno.

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920 calcolando la sorte con gli occhi, e la vibra da lontano con lo slancio di tutto il corpo. Non rombano mai GUIDA ALLA LETTURA così le pietre scagliate da una macchina murale6, o col fulmine scoppiano simili tuoni. L’asta vola a guisa Un intreccio complesso di sentimenti e valori Tut- reazione ostile. Nella sofferenza di Priamo egli riesce in- di nero turbine, portando sinistra rovina, e squarcia to l’episodio è caratterizzato da un intreccio di oppo- fatti a riconoscere qualcosa di familiare; così i due nemi- 7 925 l’orlo della corazza, e l’ultimo cerchio del settemplice scudo. sti sentimenti e modelli: alla tradizionale immagine ci possono piangere le stesse lacrime e superare l’odio Trapassa stridendo la coscia. Il grande Turno dell’eroe, monolitico e fiero, determinato alla vittoria a nel riconoscimento del dolore che li accomuna: Priamo cadde in terra, colpito, con le ginocchia piegate. ogni costo, si affiancano momenti nei quali altri valori per la perdita del figlio e Achille per quella del vecchio quali umanità, pietà e clemenza sembrano emergere e padre e di Patroclo. Balzano con un grido i Rutuli, e tutto rimbomba imporsi su tutto il resto. Questo vale per Enea, ma an- il monte d’intorno, e ampiamente i profondi boschi riecheggiano. che per Turno, che proprio nel momento della supplica La rielaborazione virgiliana Virgilio ha rielaborato 930 Egli da terra, supplice, protendendo lo sguardo e la destra acquista tratti più umani, rivelando debolezza, paura, originalmente i motivi iliadici, a cominciare dal duello implorante: «L’ho meritato» disse «e non me ne dolgo; senso di abbandono. stesso (che richiama quello fra Ettore e Achille; è signifi- profitta della tua fortuna; tuttavia, se il pensiero d’un padre cativo che Turno, presentato in Eneide VI, v. 89, come un Il modello omerico Del resto, un analogo intreccio di secondo Achille, appaia ora, al termine del suo percor- infelice ti tocchi, prego – anche tu avesti un padre, 8 sentimenti e modelli si può vedere anche negli ultimi so, come una proiezione di Ettore), lasciando affiorare Anchise –, pietà della vecchiaia di Dauno , libri dell’Iliade. Achille, nel libro XXII del poema, vendi- i diversi modelli eroici in conflitto e scegliendo poi di 935 e rendi me, o se vuoi le membra prive di vita, ca con furia omicida la morte dell’amatissimo Patroclo; risolvere la vicenda con un atto che è certo di vendetta, ai miei. Hai vinto e gli Ausonî mi videro sconfitto nei confronti del suo avversario Ettore, che lo suppli- ma che rappresenta anche l’adempimento di un dovere tendere le mani; ora Lavinia è tua sposa; ca, egli si mostra spietato e insensibile, giungendo al non solo nei confronti di Pallante, ma anche di suo pa- non procedere oltre con gli odii». Ristette fiero nell’armi punto di sconciarne il cadavere dopo averlo ucciso. Il dre Evandro. La morte di Turno diventa in un certo qual medesimo Achille però, nel libro XXIV, si mostra capace modo una morte sacrificale (immolat è il verbo che il Enea, volgendo gli occhi, e trattenne la destra; di umana pietà e, davanti al vecchio re Priamo, venuto poeta impiega al v. 949): Turno deve pagare la sua tra- 940 sempre di più il discorso cominciava a piegarlo alla sua tenda per domandare la restituzione del corpo cotanza, il suo eccesso, ed Enea deve ucciderlo perché e a farlo esitare: quando al sommo della spalla apparve del figlio Ettore, si lascia commuovere, dopo una prima così i fati impongono. l’infausto balteo9 e rifulsero le cinghie delle note borchie del giovane Pallante, che Turno aveva vinto e abbattuto con una ferita, e portava sulle spalle il trofeo nemico. 945 Egli, fissato con gli occhi il ricordo del crudele dolore, e la preda, arso dalla furia, e terribile ANALIZZA IL TESTO nell’ira: «Tu, vestito delle spoglie dei miei, Comprensione chi lo indossa? Con riferimento alle tue conoscenze, vorresti sfuggirmi? Pallante con questa ferita, sapresti citare altri oggetti che nel mito o nella lette- 10 1. Riassumi i cambiamenti di stato d’animo e atteggia- Pallante t’immola , e si vendica sul sangue scellerato». mento verso il nemico che nell’episodio riguardano ratura operano allo stesso modo? 11 950 Dicendo così, gli affonda furioso il ferro in pieno petto; sia Turno sia Enea. Come definiresti la caratterizza- a quello le membra si sciolgono nel gelo, zione psicologica di questi eroi? Interpretazione e la vita con un gemito fugge sdegnosa tra le ombre12. 2. In che modo le due similitudini presenti nel brano 6. Giunto al termine del percorso antologico proposto visualizzano i processi psicologici attivi nei protago- in queste pagine, metti a confronto le due figure [Trad. di L. Canali] nisti? maschili antagoniste nella parte ‘iliadica’ del poema: 3. Quanto cade a terra, colpito da Enea, Turno rivolge Enea e Turno. In un breve testo (max. 15 righe), riper- all’avversario troiano la preghiera di risparmiargli la corri la caratterizzazione che di ciascuno di loro dà vita, ‘spezzando’ così la catena dell’odio che fin qui Virgilio e rifletti sull’immagine dell’eroe che emerge, ha causato tante morti: il re dei Rutuli, nella sua ri- nel suo complesso, dall’opera. chiesta, fa leva su un elemento in particolare: quale? Cittadinanza 6. Era una macchina da guerra impie- vinto in duello ( T21). 12. Il verso è impiegato qui da Virgilio Analisi dei temi gata per scagliare massi contro le mura 10. L’impiego del verbo «immolare», per la seconda volta (la prima è in occa- 7. Il brano illustra il conflitto fra clemenza e compassio- delle città poste sotto assedio. tipico dei sacrifici, pone Enea sullo sione della morte di Camilla, XI, v. 831), 4. In quale punto Turno è caratterizzato come un eroe ne verso i vinti ed esigenze di vendetta, senza pro- 7. L’aggettivo significa «a sette strati», stesso piano di un sacerdote costret- anche in questo caso a commento del- sovraumano, secondo la definizione più tradizionale porre una conciliazione fra le due forze, ma mostran- ed è definizione tradizionale di uno to a officiare un rito irrinunciabile per la morte tragica di un guerriero dello di eroismo? Quali comportamenti in senso opposto, do il loro problematico sovrapporsi. Sulla base delle scudo in poesia epica. vendicare, con il sangue di Turno, la schieramento nemico a Enea. La vita di invece, lo qualificano come un eroe più moderno e tue conoscenze, esponi in un testo argomentativo 8. Dauno è il nome del padre di Turno. morte di Pallante (non a caso qui dive- Turno, come già quella di Camilla, fug- problematico? (max. 15 righe) gli spunti che questi versi possono of- 9. Si tratta della cintura sbalzata che nuto soggetto della frase). ge «sdegnosa», per il fatto che la morte 5. Quale elemento nell’episodio svolge la funzione di frire per una riflessione sulla sorte degli sconfitti sia Turno aveva tolto a Pallante (figlio di 11. Usuale metonimia per indicare l’a- si è verificata anzitempo. ‘oggetto maledetto’, in grado di causare la rovina di nelle guerre, sia nelle crisi economiche e sociali. Evandro, alleato di Enea), dopo averlo sta.

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Verso l’esame di Stato

Approfondisci IL TESTO ARGOMENTATIVO COLLEGAMENTI MULTIDISCIPLINARI il tema attraverso la Bacheca. La narrazione soggettiva nell’Eneide Natura, cultura e scienza

Lo studioso Antonio La Penna (1925-) riflette sulla tecnica compositiva di Virgilio nell’Eneide: Un problema antico e moderno La poesia delle Georgiche ruota intor- allontanandosi dall’oggettività caratteristica dell’epica omerica, il poeta latino adotta una prospettiva no a due elementi centrali dell’esperienza umana: da un lato la natura, soggettiva che entra nelle pieghe più profonde delle sue scelte linguistiche e stilistiche. con i suoi princìpi e i suoi ritmi, dall’altro l’intelligenza dell’uomo, che si […] La narrativa poetica ellenistica e neoterica offriva il poeta a intervenire con la sua valutazione e la sua sforza di comprenderla e di piegarla per il bene della propria esistenza e «Il lavoro tutto ha domato, i presupposti per un’impostazione epica del tutto nuo- reazione sentimentale. L’intervento di Virgilio […] sopravvivenza. caparbio, Per secoli, anche in tempi successivi all’esperienza di Virgilio, la tensione va rispetto a quella omerica: l’attenzione, dopo l’espe- non è delimitabile al commento esplicito, alle apo- e la necessità che spinge rienza della tragedia, per la motivazione psicologica, strofi, agli epifonemi, a parti esterne al racconto, ma tra lo sforzo di comprensione da parte dell’uomo e l’ambiente naturale a affettiva, interiore dell’azione e l’abbandono della mi- penetra profondamente nel racconto, s’imprime nel lui circostante non è mai venuta meno, e ha anzi provocato sia importanti nei duri frangenti». rabile oggettività omerica per una partecipazione ap- linguaggio affettivo, specialmente negli aggettivi, ma riflessioni filosofiche e letterarie sia, in tempi più recenti, quella conoscen- (Georgiche I, vv. 145-146) passionata del poeta, culminante a volte in interventi non solo in essi. La forza di questa tendenza soggetti- za scientifica che ha permesso di svelare ciò che una volta appariva un diretti, esclamazioni, apostrofi. Per sviluppare queste va può indurre in tentazione l’interprete e fargli nega- mistero indecifrabile. tendenze non basta averne colto il senso: occorrevano re le facoltà oggettivamente drammatiche di Virgilio: carica affettiva e vocazione drammatica: ovviamente, la tendenza è solo una componente del procedimento non basta aver capito un procedimento letterario per narrativo di Virgilio, e Virgilio resta un grande poeta ricrearlo. Il richiamo alla motivazione interiore pote- narrativo e drammatico: capisco che si possa esitare FILOSOFIA va essere effettuato mediante il dialogo e il monologo: ancora di fronte a Didone, poiché Didone potrebbe questo era il procedimento più semplice, più ovvio. essere presa come un riflesso del lirismo virgiliano; Virgilio costruisce mirabilmente alcuni dialoghi, ma Virgilio ha creato personaggi ben diversi, come Lo scienziato, ad esempio, deve sentirsi Osservare il mondo Non vi è autentica conoscenza come si può vedere specialmente dal libro di Didone; Latino, Turno, Drance, personaggi complessi in cui impegnato a comprendere il mondo scientifica che non si basi su un’approfondita osser- del monologo si serve con misura. Tale procedimen- vari aspetti sono fusi con naturalezza, quale Mezen- e ad estendere la portata dell’ordine to, portato all’estremo, avrebbe distrutto l’azione e il zio; questo non può farlo un puro lirico. Dunque sono vazione del mondo e sul tentativo di mettere ordine racconto. Virgilio salva decisamente il racconto, ma la compenetrazione e l’equilibrio delle due tendenze la e chiarezza in tutto ciò in cui sembra regnare il di- che gli è stato dato. Quest’impegno per lo più segue il filo dell’azione dal punto di vista base del metodo narrativo di Virgilio; semplificando, sordine. È questo uno dei princìpi espressi dal filo- lo deve, a sua volta, guidare a scrutare, sofo della scienza statunitense Thomas Kuhn (1922- del personaggio in azione (del personaggio in azione, direi che quel metodo è una narrazione riportata al da solo o con l’aiuto dei colleghi, si badi, non del personaggio che racconta: nei due li- punto di vista del personaggio in azione e liricamente 1996), che ricorda a ogni scienziato il compito di bri narrati da Enea il punto di vista non è quello di commentata dall’autore. cercare di comprendere porzioni di mondo sempre alcuni aspetti della natura fin Enea, ma per lo più quello dei personaggi che entrano (A. La Penna, Virgilio e la crisi del mondo antico, in Virgilio, maggiori. nei minimi dettagli empirici. Tutte le opere, Sansoni, Firenze, 1966, pp. LI) in azione). Se questa tendenza fosse sola ed esclusiva, E se tale esame svela sacche noi avremmo un racconto «oggettivo» ben diverso da 1 quello di Omero, ma a suo modo «oggettivo» . Inve- 1. Noi italiani possiamo orientarci facendo riferimento a Verga, di apparente disordine, queste lo devono ce a questa si unisce strettamente quella che spinge che porta questa tendenza alla sua realizzazione piena. allora stimolare a raffinare ulteriormente le sue tecniche di osservazione o dare VERSO LA PRIMA PROVA – TIPOLOGIA B maggiore articolazione alle sue teorie. Comprensione Produzione (T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969) 1. Lo studioso individua due tendenze principali nell’ar- 3. Rifletti sulle differenze tra narrazione oggettiva e te narrativa di Virgilio: quali? soggettiva, non tanto dal punto di vista del narratore, 2. In che modo, per La Penna, il poeta riesce a raggiun- come nel brano riportato, ma dal punto di vista del let- gere un equilibrio tra le due? tore: come la scelta dell’una o dell’altra tecnica può in- cidere sulla percezione di chi legge e con quali risvolti?

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SCIENZE FISICA

Non è possibile pensare che tutte queste La filosofia è scritta in questo grandissimo libro Una storia diversa Con L’origine delle specie (1859), Il libro davanti a noi Fisico, astronomo varietà si siano improvvisamente formate che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi il biologo e antropologo inglese Charles Darwin e letterato, Galileo Galilei rappresenta (1809-1882) riscrive la storia naturale dell’uomo, sot- così perfette e utili come oggi le vediamo; (1564-1642) un tipo di intellettuale aperto (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima traendolo alla concezione religiosa che lo vedeva cre- e ci risulta, infatti, che in molti casi non a molti ambiti differenti del sapere. Nella non s’impara a intender la lingua, e conoscere i ato a immagine e somiglianza di Dio. Infatti, dopo è stata questa la loro storia. La chiave prosa de Il Saggiatore (1623), egli immagi- caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua aver studiato attentamente moltissimi regni animali na la natura come un libro costantemente e vegetali, lo studioso realizza come l’uomo si sia evo- del problema sta nel potere dell’uomo aperto davanti agli occhi dell’uomo, che matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre luto attraverso un processo di selezione, ovvero un di operare una selezione accumulativa: per la sua comprensione necessita – pro- figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile progressivo adattamento delle proprie caratteristi- la natura fornisce variazioni successive, prio come davanti a ogni libro – di cono- a intenderne umanamente parola; senza questi che e delle proprie abilità a ciò che gli veniva imposto scere l’alfabeto in cui esso è scritto. dall’ambiente naturale. e l’uomo le accumula nelle direzioni che è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. gli sono utili. In questo senso si può dire (G. Galilei, Il saggiatore) che egli si è fabbricato le razze che gli sono vantaggiose. (C. Darwin, L’origine delle specie) STORIA DELL’ARTE

La realtà degli ultimi Per molto tempo LETTERATURA ITALIANA l’esperienza degli ultimi della società non ha trovato spazio né nell’arte né nella let- teratura, interessate unicamente alle realtà Immaginavi tu forse che il mondo fosse delle classi sociali superiori. Differente è La natura ostile Se Virgilio esprime la fiducia che la fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle invece lo sguardo del pittore francese Je- fatica dell’uomo possa piegare la natura a suo favore, fatture, negli ordini e nelle operazioni an-François Millet (1814-1875), che cerca agli occhi del poeta Giacomo Leopardi (1798-1837) di riprodurre sulla tela la realtà più auten- essa è invece causa dell’assoluta sofferenza dell’uomo, mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed tica, come quando dipinge la preghiera ri- condannato a soffrire proprio da una natura perenne- ho l’intenzione a tutt’altro che alla felicità volta al cielo (e alla natura) da due stanchi mente ostile. Tale convinzione viene espressa chiara- degli uomini o all’infelicità. Quando io contadini, giunti al termine di una giorna- mente dalle parole che la personificazione della natu- ta di lavoro. ra stessa pronuncia a un anonimo islandese (a cui si vi offendo in qualunque modo e con qual rivolge come se parlasse a tutti gli uomini), nel celebre si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non Gli ultimi Dialogo della Natura e di un Islandese, contenuto nel- Jean François Millet, L’Angelus, le Operette morali (1835). rarissime volte: come, ordinariamente, 1857. Parigi, Museo d’Orsay se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per VERSO IL COLLOQUIO DELL’ESAME DI STATO dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se 1. Prova a costruire, a partire dal rapporto tra natura e ferimento all’altro, costruendo così un’esposizione il anche mi avvenisse di estinguere tutta la conoscenza in Virgilio, un colloquio multidisciplina- più possibile coesa al suo interno. vostra specie, io non me ne avvedrei. re simile a quello che dovrai affrontare per la prova 2. Crea ora un tuo percorso sul tema: fai ricorso agli orale dell’esame di Stato. Parti dal percorso proposto spunti dati sopra, ma disponili in un ordine diverso; (G. Leopardi, Operette morali) sopra: scrivi una scaletta, nella quale specifichi quali inoltre, prova a inserire almeno un altro spunto in una sono gli agganci con cui collegheresti tra loro un ri- materia a tua scelta.

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