“Il bisogno di identità” (indagine etnografica sulle Brigate Autonome Livornesi) tesina di Francesco Sanna

In riferimento al corso di “Metodologia delle Scienze Sociali” tenuto dal Professor Davide Sparti

nel secondo semestre dell’anno accademico 2002 – 2003

Corso di laurea in “Scienze della Comunicazione”

Università di Siena

~ Unità d’analisi ~

Il tema che questa breve indagine etnografica ha come focus è la curva di uno stadio, come luogo di aggregazione e identificazione. A mio parere infatti, in un mondo dove perlopiù si tende a togliere ogni punto di riferimento oppositivo, negli stadi si cerca di preservare il senso di identità e quindi di differenziazione; aspetto che ritengo costitutivo dell’essere umano. Quest’ultimo presenta infatti un naturale istinto aggregativo fondato prettamente su percepite similarità di caratteristiche identificative (fisiche, culturali, psicologiche) e di obiettivi (scopi strumentali e finali). A seguito di tale impulso si vengono a creare le condizioni di creazione del gruppo, dell’insieme “omogeneo”, e quindi di difesa di un qualcosa, in questo caso la squadra, i suoi colori e le sue tradizioni che, per quanto riguarda le Brigate Autonome Livornesi (B.A.L.), si legano a quelle dell’intera città di . Entrando nello specifico direi che nelle curve degli stadi si arrivano a riproporre i temi del dualismo comunale del tardo medio-evo. Esiste un territorio da difendere e custodire, la città di appartenenza. Esiste un esercito regolare che cerca di imporre il proprio dominio: la squadra; unito a chi si fa’ portavoce dell’onore della bandiera qualora il risultato del campo non sia stato degno: l’esercito degli Ultras. Esiste un terreno di scontro: lo stadio e il perimetro che lo circonda (a volte un intero quartiere). Esiste spesso un vinto ed un vincitore, in campo e sugli spalti. Esiste una giustizia istituzionale, quella del campo e dei suoi arbitri, ed esiste una giustizia sommaria (fondate su regole sottoculturali), quella delle curve che si scontrano purtroppo spesso non solo verbalmente. Quello che questa indagine cercherà di far emergere è quindi come la curva sia sostanzialmente il risultato di un’estremizzazione di impulsi naturali dell’uomo, pertanto istintivi, che rivestono però un’importanza spesso in questa società ignorata e soffocata dal falso mito della ragione sul sentimento. In un certo qual modo si potrebbe arrivare a definire lo Stadio come il luogo dove si realizza la catarsi aristotelica, intesa nel senso puro di espressione e rappresentazione delle proprie pulsioni emotive.

~ Descrizione del Contesto ~

I contesti di indagine sono due:

1) di Terni

La cui scheda tecnica attesta una capienza complessiva di 20.095 spettatori. Lo stadio è composto dai seguenti settori: Curve Est, Nord, Sud e Ovest, Distinti A e B, Curva San Martino. La curva est è la sede del tifo più caldo: Freak Brothers e Working Class i gruppi organizzati della curva. La Curva San Martino, inizialmente destinata agli ospiti, non è attualmente utilizzata, gli ospiti hanno infatti a loro disposizione l'intera curva Ovest (luogo dove erano stipate le B.A.L. compreso il sottoscritto). L’osservazione partecipante è stata condotta il giorno 16 marzo 2003. Lo Stadio era quasi al completo, stime sommarie possono arrivare ai diciotto mila spettatori. Da annotare un forte vento che ha impedito di riempire i distinti A. Ore 15:00 inizio della partita. I cancelli sono stati però aperti alle ore 14:00, quindi mi è stato possibile osservare tutta la fase di preparazione. Tifosi presenti di ogni età e genere.

2) Stadio , Livorno:

Indirizzo: Piazzale Montello, 14 Località: Ardenza (Livorno Sud) Denominazione: Stadio Armando Picchi Orientamento: sud-ovest Capienza: 18.200 (il dato è considera il rispetto di tutti i parametri di sicurezza. Rispetto che a Livorno viene osservato poche volte). Settori Curva Nord, Curva Sud, Gradinata, Tribuna.

L’osservazione è stata condotta il giorno 12 aprile 2003. Lo Stadio era quasi al completo. Da annotare che nonostante la partita iniziasse alle ore 20:30 è stato necessario arrivare sul luogo di rilevazione alle 19:00 per trovare una collocazione ottimale.

~ Metodologia di ricerca ~

Il metodo di indagine prevalentemente utilizzato è stata l’osservazione partecipante. Tuttavia, rifacendomi alla definizione del Gobo che definisce osservazione partecipante: “il ricercatore in rapporto diretto con gli attori sociali, soggiornando per un periodo prolungato nel loro ambiente naturale, con lo scopo di osservare e descrivere i comportamenti, interagendo e partecipando ai loro cerimoniali e rituali quotidiani, imparandone il codice (o almeno parti di esso) al fine di comprendere il significato delle loro azioni”1, posso asserire di aver quasi soddisfatto tale definizione solo per la trasferta di Terni, dato che in quell’occasione mi sono letteralmente mischiato alle Brigate Autonome Livornesi. Però, considerando la mia personale avversione alla rigidità degli schemi interpretativi o epistemologici che dir si voglia, e valutando tempi e oggetto di indagine come questioni troppo relative e soggettive per essere standardizzate mi sentirei di azzardare una classificazione neologistica per la seconda parte della mia ricerca. L’osservazione è infatti a mio modesto parere definibile “semi-partecipante” per una serie di motivi: . la mia collocazione fisica era in gradinata e non nella curva Nord (la “casa delle B.A.L.”), tuttavia a Livorno la gradinata è una sorta di estensione della curva, con tanto di adesione vocale a buona parte dei cori e delle altre manifestazioni di tifo stimolate dalle B.A.L. (definibile forse interazione e partecipazione ai loro cerimoniali); . anni di immersione continuativa nell’ambiente naturale (lo stadio) mi hanno portato a conoscere abbastanza il codice dei livornesi ed in particolare dei ragazzi delle Brigate Autonome Livornesi; . la personalità livornese offre la possibilità, grazie alla sua spontaneità, di aprire un rapporto diretto con qualsiasi soggetto dello stadio (come spiegherò meglio nei risultati); . l’osservazione delle coreografie e della strutturazione esteticamente gerarchica della curva viene meglio seduti in gradinata che costantemente saltellanti in curva. Durante questa seconda sessione di ricerca ho aggiunto all’osservazione la raccolta di materiale audio, nello specifico: circa 50 minuti di fasi del tifo livornese, tra le quali i cori trascritti in appendice. Per poi arricchire la conoscenza specifica delle B.A.L. ho visionato i filmati ed il restante materiale presente nel loro sito: bal.tifonet.it. Nello specifico si tratta di cinque filmati di sei minuti l’uno circa, con immagini della tifoseria in casa ed in trasferta, corredate di cinque minuti raccolti a Genova durante il G8 (sempre per testimoniare la connotazione politica delle Brigate Autonome Livornesi, particolarità identificativa che si specificherà nei risultati).

~ Fasi della ricerca ~

Una partita di calcio dura in media 92 minuti uniti ai 15 minuti di intervallo fanno all’incirca 107 minuti. A questi si deve aggiungere l’ora e mezzo di attesa media pre-partita e i dieci minuti finali di sfollamento con eventuale applauso finale ai giocatori in campo. In totale circa 200 minuti cioè tre ore e venti minuti. Unito a questo tempo di contatto diretto con le B.A.L. ho aggiunto l’analisi di alcune trasmissioni calcistiche delle emittenti locali Granducato Tv e Canale 50: “Cuore Amaranto” per la prima e “Amaranto” per la seconda. In questi programmi televisivi si lascia molto spazio alle telefonate da casa e non è raro trovare anche dei capi Ultras in studio.

1 Gobo, Descrivere il mondo, Carocci, 2001, pp. 22 I ragazzi e le ragazze (molte) delle B.A.L. coprono un buon 70% delle telefonate con domande tecnico tattiche e soprattutto analisi sul tifo e sulla sua gestione (con soventi critiche al prefetto per l’organizzazione delle forze dell’ordine). Una cosa curiosa è la presenza di due flussi comunicativi delle Brigate Autonome Livornesi. Quello ufficiale del proprio Ufficio Stampa dal quale partono comunicati stampa per le testate giornalistiche locali e non, dove si ritrova un lessico ricercato e un’analisi inevitabilmente parziale ma sempre molto dettagliata dei fatti; e quello non ufficiale dei singoli tifosi che invece sfogano liberamente la loro passione con telefonate spesso molto divertenti. Bisogna infatti considerare che lo stereotipo di tifoso livornese ha come caratteristica principale la drammatizzazione di ogni fase di crisi e la sublime esaltazione di ogni periodo positivo con conseguente creazione di momenti comunicativi ad alto contenuto comico. Da non dimenticare tra i flussi in entrata di questa indagine etnografica, le conversazioni con alcuni esponenti delle B.A.L. con testimonianze dirette di percorsi ideologici e organizzativi che esse presentano al proprio interno.

~ Risultati ~

Da un punto di vista prettamente comportamentale è interessante notare come il tifoso che si aggrega e si identifica può entro lo stadio proporre tutta una serie di comportamenti che al di fuori di quel setting sono considerati socialmente indesiderati. Si pensi alle urla, al poter insultare liberamente chi non si conosce (ad esempio un guardialinee per il solo gesto di alzare una bandierina di fronte ad una sua percezione di fallo di gioco) oppure al poter abbracciare persone prima della partita ignorate, a sé unite solo dalla “fede” calcistica. La curva è poi l’estrema sintesi di ogni aspetto “primordiale” del tifoso. In curva ogni istinto viene incoraggiato dai capi Ultras, ogni insulto agli avversari (ed alle volte al pubblico stesso se non partecipa ai cori) è tollerato e favorito, ogni gesto è permesso se commesso per la “causa” della squadra. La curva ha infatti leggi proprie e tutori dell’ordine propri. Quindi è considerabile una sorta di luogo a-politico, nel senso di setting dove l’individuo perde la sua connotazione di cittadino di un dato Stato e veste i panni del “guerriero della squadra”. Lo stesso richiamo a termini militari ne è un esempio. Si pensi per esempio al nome dell’ala di tifoseria qui analizzata: Brigate Autonome Livornesi (la cui sigla viene spesso scritta con quattro caratteri cirillici per segno di appartenenza politica allo Stalinismo russo); si pensi ad una delle frasi di apertura del loro sito: “giorno e notte siamo di guardia, giorno e notte siamo in battaglia”; passando poi per il rifiuto di ogni autorità statale e quindi anche delle forze dell’ordine che limitano la libertà propositiva degli Ultras con diffide e cariche. Nello specifico le forze dell’ordine sono osteggiate perché cercano di portare un ordine diverso da quello già presente nella curva, “ben gestito” dai capi, arrivando addirittura ad impedire quest’organizzazione del lavoro Ultras diffidando alcuni di questi ultimi. Tornando al tema centrale, quello dell’identità ed al perché di questo, è necessario a mio parere sottolineare l’estremo “bisogno di identificazione” che queste persone, ed in parte anche i cugini “semplici spettatori tifosi della partita” dimostrano. Se ci si pensa bene infatti l’atto in sé pare quasi delirante. Vedere uomini di sessant’anni inferocirsi per un gioco, per una palla contesa, per un fallo dubbio è un’esperienza che probabilmente agli occhi di uno “stranger” (ricordando Schutz) è alquanto sconcertante. Tuttavia in essa a mio parere si riflette un bisogno di espressione emotiva e di condivisione, che questa società ha spesso, purtroppo, imposto all’uomo di soffocare. In una società omologante come la nostra infatti, dove addirittura si parla di globalizzazione culturale, l’uomo a mio parere tenta di rivendicare la sua specificità e quindi si lega a tutto ciò che la attesta. In un certo senso la bandiera della propria squadra, unita ai tanti altri segni connotativi sono proprio quel simbolo di specificità che per molti è necessario. Queste persone, gridando, gioendo e soffrendo ad ogni partita attestano il loro partecipare a qualcosa, il loro essere insieme a qualcun altro, il loro vincere ed essere vinti insieme. Nello specifico la curva esalta questa caratteristica arrivando addirittura a portare molti segni politici connotativi, anche assai estremisti ed antistorici, non per reale adesione ad alcuni principi, ma, a mio parere, per semplice volontà differenziatrice. Per quanto riguarda le Brigate Autonome Livornesi nello specifico, la connotazione di “stalinisti” è a mio parere nient’altro che un modo ingenuo di poter autoconsiderarsi “la tifoseria più comunista d’Italia” nascondendosi dietro la falsa verità che Josif Stalin è stato il più grande comunista di sempre. La cosa arriva a sfumature quasi ridicole quando poi si arriva ad accostare alla persona del dittatore russo, l’icona di Ernesto “Che” Guevara, che di idee ne aveva senz’altro di più e di maggiormente diverse ed egalitarie rispetto al primo. La necessità identificativa che è stata qui presa in considerazione si ritrova abbastanza chiaramente nella standardizzazione di alcuni segni connotativi: l’abbigliamento: felpe con i simboli della curva, sciarpa dei colori sociali, spesso eskimo; gli accessori: le bandiere amaranto con l’effige di Che Guevara, le bandiere con i volti dei giocatori (quasi ad indicarne delle divinità pagane), l’insistere del colore amaranto su ogni altro elemento del kit B.A.L.. Come ben si sa, l’identificazione nasce dalla differenziazione, in questo caso estremizzata alla totale denigrazione del diverso: l’esterno, l’altro, è visto infatti come inferiore, nemico e indegno. Lo si riscontra nei cori denigratori verso gli avversari, nel valutare come tradimenti i passaggi dei giocatori nelle squadre avversarie, nel considerare come “marchiati” i giocatori che hanno militato in carriera nelle squadre direttamente antagoniste. I soli casi di avvicinamento sono quelli che uniscono le tifoserie attraverso percorsi periferici alla fede calcistica, ad esempio la politica. I famosi “gemellaggi” sono solitamente frutto di percorsi politici simili o antagonismi incrociati. Ad esempio la tifoseria livornese è gemellata con il Torino perché quest’ultimo è l’antagonista della Juventus acerrima “nemica” della Fiorentina cui il Livorno è in contatto amichevole. Il “gemellaggio” tra Ternana e Livorno, qui attestato perché uno dei campi di indagine è stato proprio lo stadio Liberati di Terni per la partita Ternana – Livorno, è frutto della creazione del cosiddetto “Fronte di Resistenza Ultras” che unisce diverse tifoserie di estrema sinistra. Anche in questo caso si ripropone il tema dell’identificazione, che sfocia nell’esaltazione di caratterizzazioni in questo caso politiche. Durante l’osservazione partecipante di Terni mi è stato possibile raccogliere materiale anche fuori dallo stadio prima della partita. La fase pre e post partita è a mio parere da non sottovalutare assolutamente, perché in essa si osserva la suddivisione tra i “Difensori veri dell’onore della squadra” cioè gli Ultras e la maggioranza degli spettatori “Spettatori partecipanti”. I “Difensori” lavorano durante la settimana per la “battaglia del tifo” preparando striscioni, informandosi sulla squadra, gestendo le alleanze con le altre tifoserie. Viceversa lo “Spettatore partecipante” soffre durante la partita, gioisce se l’esito è positivo, si dispera per eventuali risultati sfavorevoli e, al limite, accede ai canali di comunicazioni di massa che parlano della propria squadra, ma niente più. Di solito infatti, questa figura non va’ nemmeno in trasferta. Questa differenziazione anche interna al tifo è ben esaltata e marcata dagli Ultras e lo si sente in cori come “Siamo noi, siamo noi, il Livorno, il Livorno siamo noi” oppure “Vincerà, Perderà, al suo fianco resteremo solo noi”. Parlando con esponenti delle B.A.L. emerge proprio questa sorta di piccolo astio interno tra Ultras e semplici tifosi. L’Ultras rivendica il suo sacrificio quotidiano e quindi l’esclusività dell’essere vero tifoso. Metaforicamente è un po’ come quando si gioca a calcio ed alla fine si riscontra comunque un dualismo tra chi il risultato sente di averlo sudato e chi invece ha fatto solo presenza. Cosa interessante del bagaglio informativo di un componente delle BAL è l’insieme veramente copioso di cori che questa tifoseria presenta. Siamo intorno al centinaio, il che rende inevitabilmente proibitivo per il semplice “spettatore partecipante” (nello specifico io) riuscire a confondersi completamente in mezzo agli altri Ultras. Non a caso a Terni ho ricevuto diversi richiami da un membro storico delle B.A.L. che ho avuto alla mia destra per tutta la partita. Nello specifico, oltre a qualche imprecisione nei cori, mi è stata imputata la non partecipazioni ai cori contrari alle forze dell’ordine e all’Avanti Popolo. Fortunatamente mi sono guadagnato la sua fiducia con un’accesa partecipazione emotiva alla partita. Ho riscontrato come la curva abbia dei tempi precisi: allestimento pre-partita ad un’ora dall’inizio, con striscioni ecc.; coreografia preparata a mezz’ora dall’inizio; cori tutta la partita; coro finale dopo il triplice fischio di chiusura ed eventuale proroga nel caso di scontri verbali con i tifosi avversari. L’unica pausa che ho osservato sono dieci dei quindici minuti di intervallo tra il primo e il secondo tempo della partita. Se si unisce questa fase “in stadio” a tutta la fase “out stadio” cioè il viaggio di trasferta (compreso di tempi di organizzazione con le società di trasporti, preparativi per coreografie e striscioni, ritorno ecc.), con picchi di 18 ore come per le sfide con , e ; la gestione dei rapporti tra tifoserie e tra Ultras e società (rapporti spesso alquanto oscuri, se solo si pensa che la società ospite riceve un decimo dell’incasso della giornata se si presentano dei tifosi della propria squadra), si comprende come la “settimana” dell’Ultras, in particolare dei Capi Ultras, è senz’altro piena. Dalla mia osservazione e dai dialoghi informali con esponenti della curva minori è risultato che vi sono alcuni Leader all’interno delle B.A.L.. Ufficialmente questo non viene riconosciuto perché, seguendo le dottrine di Stalin si attesta come “non esistono leader perché il leader è il popolo”. Tuttavia, come anche la storia ha dimostrato, Stalin è stato un dittatore e così lo sono anche i capi delle B.A.L.. Tre in particolare hanno un gran peso. Uno di essi ha subito una diffida a seguito dei disordini del dopo Livorno – Sampdoria. Pertanto ho potuto annotare il comportamento solo di due su tre. Il principale è Igor N.. Personaggio di stazza fisica e vocale imponente, decide i cori insieme all’altro ma detiene lo “scettro del potere” (cioè il megafono) per quasi tutta la partita. Tale sua posizione di maggior potere la si osserva anche dal fatto che detta i ritmi ai percussionisti che sono rispettivamente: tre livornesi e un cubano emigrato da poco a Livorno. A Terni ho potuto constatare come scuota la curva se riscontra un calo di partecipazione e la esalti qualora il risultato della sua azione riceva una risposta per lui soddisfacente. Il suo potere verte essenzialmente sul rispetto per la gavetta Ultras fatta (è uno dei più anziani e sicuramente il primo artefice della creazione delle Brigate Autonome Livornesi dopo il dissidio con gli “Ultras” “correntone del tifo livornese” ripiegato nell’Aventino della Curva Sud) e senz’altro sul timore degli altri tifosi di ritorsioni fisiche dato che detiene il titolo regionale di Kickboxing. Il secondo è conosciuto come il L. (cognome del ragazzo). Il suo ruolo è di supporto ad Igor N. e, a quanto pare, è particolarmente impegnato nelle questioni di relazione con le altre tifoserie. Metaforicamente possiamo dire che è il Ministro degli Esteri delle B.A.L.. I capi Ultras organizzano e gestiscono la vita della curva ed in parte se ne sentono i padroni. Estendendo questo “dominio” le B.A.L. si sentono un po’ padroni anche della squadra, tant’è che stimolano eventuali acquisti (si legga il coro per l’acquisto dell’attaccante Cristiano Lucarelli), ne osteggiano altri (ad esempio lo striscione: “Scalzo non lo vogliamo” in riferimento alla possibile trattativa per il ritorno in Amaranto dell’attaccante Christian Scalzo, che non ha lasciato un bel ricordo a Livorno), orientano le cessioni (ricordo uno striscione verso un portiere alquanto disastroso “Boccafogli c’ha di bono solo la moglie”) e pretendono chiarimenti con l’allenatore per eventuali cali di prestazione. Anche in questo caso il senso di identità sfocia in identificazione e quindi in senso di possesso. L’identità livornese si unisce all’identificazione con la città, la squadra e i loro simboli, e questo porta l’Ultras a pensare che esse sono parte del proprio patrimonio non solo culturale. Desidererei chiudere quest’indagine con un semplice concetto: il tifo, come qualsiasi altra passione, è necessaria all’uomo per liberare le proprie pulsioni emotive. La colpa di eventuali implicazioni pratiche e delinquenziali di questa espressione di stati interni non va data a mio parere al calcio, né a tutto ciò che vi ruota attorno, quanto all’assenza di basi sociali quali il rispetto reciproco e la fratellanza. Dare la colpa al tifo o al calcio per le violenze che spesso gli Ultras portano a compimento è un po’ come dare la colpa ad internet per il consumo di pornografia. Il computer è un mezzo, e nonostante tutte le implicazioni che Mac Luhan ci ha suggerito a riguardo, rimane un modo di trasmissione di contenuti. Ogni uomo si adira, ma solo alcuni imparano che è possibile liberare quella rabbia nel veloce movimento che porta una spranga a spaccare il vetro della vettura di uno sconosciuto. APPENDICI

La ricerca si è avvalsa di materiale audio registrato durante la partita Livorno – Messina, visione della trasmissione sportiva “Cuore Amaranto” trasmessa il giorno 18 aprile 2003 dall’emittente locale Granducato Tv.

Striscioni:

Striscioni fuori casa: “Salutiamo la gente di Terni” “SuperSaverino” “Igorgol” “Bandiera Urss” “Bandiera amaranto con Ernesto “Che” Guevara”

Striscioni in casa: “Rispetto per i diffidati” “Club Vitulano” “Non un passo indietro” “Benvenuti all’inferno” “Resistenza Ultras” con falce e martello “Moby, 140 vittime nessuna risposta” “Carlo Vive” “Che” coi colori del Marsiglia “Bandiera Urss” “Venceremos” “Rifondazione Comunista” “5 partite, 120 diffidati, c’avete provato, non ci siete riusciti; Bal 1999”

Cori:

Pro Livorno: . “Alè, alè alè Livorno” . “Dai Livorno alè” . “Dai Livorno alè, io non lo so perché non resto a casa” . “Dai Livorno, Dai Livorno eh, eh” . “Lo sosteniamo o no, questo Livorno come on” . “Amaranto olè” . “Li Vo, Rno, Livorno” . “Livorno è qua, Livorno è là, Livorno è forte e vincerà” . “Siamo sempre con te, vuoi sapere perché, sei la droga più forte che c’è” . “Comincio il lunedì con LSD, tiro cocaina fino al mercoledì, la cosa mi sconvolge ma non finisce qui, quel che più mi turba è il Livorno in ” . “Forza Livorno, alè alè alè, alè alè, forza Livorno alè alè”

Per i Singoli: . “Quando Igor Protti segnerà / un boato piano s’alzerà / e sotto la curva correrà / Igor Protti il capo degli Ultras” . “Igor, Igor, olè olè olè Igor, Igor” (da notare che in Livornese si omette la “r” finale quindi viene un “Igo’ Igo’”) . “Yuri Cannarsa, lalalala” sulle note di “I Love You Baby” . “Il capitano, Richard il capitano” per Richard Vanigli . “Saverino olè” . “Negri che fa’ gol la Nord esulta” . “Spinelli da fumà, la Nord esulta” per il Presidente Spinelli . “, eheh ohoh”

Per l’identità: . “Finchè vivrò, canterò forza Livorno” sulle note di Bandiera Gialla . “Quando segnerà, un coro si alzerà nel cielo, Vinci per gli ultras, Forza Livorno non sarai mai solo, e se vincerai sotto la curva noi farem baldoria, perché alle volte nessuno ci crede ma d’Acciaio è la nostra fede. E fino a quando non saremo in questura tutta la gente avrà paura”. . “Forza magico Livorno, vinci ancora per gli Ultras, questa curva Amaranto, canta sempre e non ti lascia rallentà” . “Noi siamo la Curva Nord, il Livorno lo amiamo, il Pisa lo odiamo, noi siamo la Curva Nord” . “Ovunque noi andiamo, la gente vuol sapere, chi noi siamo, e noi glielo lo diciamo, chi noi siamo, siamo qui, siamo là, del Livorno siam gli Ultras. Siamo l’armata amaranto, e mai nessun ci fermerà, noi saremo sempre qua, finchè il Livorno giocherà, perché il Livorno è la squadra degli Ultras” . “Il Livorno siamo noi, siamo noi, il Livorno, il Livorno siamo noi” . “il Livorno è il nostro amor, voglia di vita, di malavita, per l’amaranto che ci batte nel cuore noi canteremo la promozione. Il Livorno è il nostro amor, voglia di vita, di malavita, e finchè noi saremo tutti in questura tutta la gente avrà paura. E negli stadi con la pioggia e col sereno, con il Livorno trionferemo” . “Noi siamo quelli della Nord, e non ti lasceremo mai …” . “Vincerà, perderà, al suo fianco resteremo solo noi” . “Rispetto per i diffidati” . “Diffidati con noi” . “Con te / tutta la vita resterem, / ovunque andrai ti seguirem, / un passo indietro non farai allor, / avanti ancor …” . “Boia deh, boia deh, boia deh” . “Noi vogliamo questa vittoria” . “Tutta la curva” . “Quando le mani al ciel leveremo un boato amaranto s’alzerà”

Identità politica: . “Avanti Popolo” . “Inno Russo con “avanti Livorno, avanti Livorno, avanti Livorno, la Nord è con te” . “Bella Ciao” . “Fuori i compagni dalle galere, dentro la Digos e le camicie Nere” . “Prenderò, prenderò, mille euro di multa prenderò”. . “eh lo sbirro è il mestiere più infame che c’è, quando indossa la divisa un leone è, nella vita sai che uomo è … di m…a” . Perché no, perché no, mille euro di multa perché no. Berlusconi Pezzo di M…a” è infatti da annotare che la società Livorno Calcio deve sborsare ogni domenica in casa mille euro per offese al Primo Ministro. . “Quando le mani al ciel leveremo un boato amaranto si alzerà” sulle note del Ballo di Zorba . “Siamo noi, siamo noi, la rovina dell’Italia siamo noi. Siamo noi, siamo noi, anche Ciampi ce l’ha detto siamo noi”. . “Coi comaschi e coi varesini, Giuseppe Stalin, Giuseppe Stalin”

Contro gli avversari: . “Tu sei pisano, sei nato contadino, zappare è il tuo destino, bagnino lascialo affogà . Tu sei pisano, e per colpa di Gerbi, hai perso tutti i derby, non lo riesci a sopporta – a – re” . “Como, m…a, i tuoi monti verranno giù. Como, m…a, il tuo lago strariperà. Tutto questo, in un giorno fantastico. Como, m…a, il Livorno vincerà.” sulle note di Heidi . “Cosa siete venuti, cosa siete venuti, cosa siete venuti a fa’?” . “Dove sono gli Ultras?” . “Romagna bella, Romagna in fiore, tu sei una m…a, tu sei un tumore …” cantato in occasione di Cesena – Livorno stagione 1999-2000. . “Senese vattene, vattene affanc…o, senese vattene, vattene affanc…o” . “E tutta fa’ caa, tutta Trieste fa’ caa, tutta trieste fa’ caa” . “Per poi cantare Pisa m…a, forza Livorno facci un go’” . “Pisam…a …” sulle note e coi gesti della Macarena. . “E il pisano porta male e il pisano porta male” . “Uscite a mezzanotte, a mezzanotte, uscite a mezzanotte” . “Finchè vivrà canterà, forza (NOME SQUADRA AVVERSARIA), canterà … se Vivrà, se vivrà”

Di denigrazione dell’avversario specifico: . Allenatore: “e perché Mascia ce l’ha raccontato, che Mandorlini è un gran cornuto, eh alè alè, alè alè alè alè Livorno …” per l’attuale allentatore del Andrea Mandorlini che nella passata stagione era sulla panchina dello Spezia, squadra arrivata seconda nel campionato di C1 2001-2002 vinto dal Livorno. A seguito delle dichiarazioni di Mascia della passata edizione del programma Grande Fratello che dichiarò di avere avuto una relazione con tale soggetto e che la moglie lo aveva tradito. Da annotare peraltro che durante la partita Livorno – Vicenza i primi dieci minuti sono passati con questo coro fatto a ripetizione da quasi tutto lo stadio, tanto da suscitare in Mandorlini il gesto del dito medio verso la curva. . Giocatore: “Carvezàn, Caverzàn sulla fascia va, Caverzàn, Caverzàn, sulla fascia va … ma dove c…o corri Caverzàn …” sulle note di Topolin, Topolin, Viva Topolin, dedicato al giocatore del San Donà Caverzàn (stagione 1994-1995) che ricopriva il ruolo di ala fluidificante.

Di imposizione: . “Spinelli frugati, compraci Cristiano” per il presidente Spinelli cui si richiede l’acquisto dell’attaccante livornese Cristiano Lucarelli.

Appendice audio-video:

. Immagini e filmati contenuti nel sito, bal.tifonet.it. Riporto qui tre immagini: il volantino del Fronte di Resistenza Ultras, il ritratto fatto all’allenatore Osvaldo Jaconi, dipinto con le vesti di un gerarca militare comunista e un’immagine emblematica per capire i tifosi livornesi e la loro naturale ironia.

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consiglierei se ha del tempo di andare a visitare il sito e scaricare quantomeno il trailer del filmato “Livorno, Fede d’Acciaio”. Non l’ho allegato perché occupa 1,55 MB.

. Cassetta con la registrazione audio di Livorno – Messina. Gliela posso fornire se desidera, tuttavia ci sarebbero un paio di conversazioni private di un mio amico con me allo stadio. Nel caso potrei effettuare un taglio di quelle parti.