Indagine Etnografica Sulle Brigate Autonome Livornesi) Tesina Di Francesco Sanna
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“Il bisogno di identità” (indagine etnografica sulle Brigate Autonome Livornesi) tesina di Francesco Sanna In riferimento al corso di “Metodologia delle Scienze Sociali” tenuto dal Professor Davide Sparti nel secondo semestre dell’anno accademico 2002 – 2003 Corso di laurea in “Scienze della Comunicazione” Università di Siena ~ Unità d’analisi ~ Il tema che questa breve indagine etnografica ha come focus è la curva di uno stadio, come luogo di aggregazione e identificazione. A mio parere infatti, in un mondo dove perlopiù si tende a togliere ogni punto di riferimento oppositivo, negli stadi si cerca di preservare il senso di identità e quindi di differenziazione; aspetto che ritengo costitutivo dell’essere umano. Quest’ultimo presenta infatti un naturale istinto aggregativo fondato prettamente su percepite similarità di caratteristiche identificative (fisiche, culturali, psicologiche) e di obiettivi (scopi strumentali e finali). A seguito di tale impulso si vengono a creare le condizioni di creazione del gruppo, dell’insieme “omogeneo”, e quindi di difesa di un qualcosa, in questo caso la squadra, i suoi colori e le sue tradizioni che, per quanto riguarda le Brigate Autonome Livornesi (B.A.L.), si legano a quelle dell’intera città di Livorno. Entrando nello specifico direi che nelle curve degli stadi si arrivano a riproporre i temi del dualismo comunale del tardo medio-evo. Esiste un territorio da difendere e custodire, la città di appartenenza. Esiste un esercito regolare che cerca di imporre il proprio dominio: la squadra; unito a chi si fa’ portavoce dell’onore della bandiera qualora il risultato del campo non sia stato degno: l’esercito degli Ultras. Esiste un terreno di scontro: lo stadio e il perimetro che lo circonda (a volte un intero quartiere). Esiste spesso un vinto ed un vincitore, in campo e sugli spalti. Esiste una giustizia istituzionale, quella del campo e dei suoi arbitri, ed esiste una giustizia sommaria (fondate su regole sottoculturali), quella delle curve che si scontrano purtroppo spesso non solo verbalmente. Quello che questa indagine cercherà di far emergere è quindi come la curva sia sostanzialmente il risultato di un’estremizzazione di impulsi naturali dell’uomo, pertanto istintivi, che rivestono però un’importanza spesso in questa società ignorata e soffocata dal falso mito della ragione sul sentimento. In un certo qual modo si potrebbe arrivare a definire lo Stadio come il luogo dove si realizza la catarsi aristotelica, intesa nel senso puro di espressione e rappresentazione delle proprie pulsioni emotive. ~ Descrizione del Contesto ~ I contesti di indagine sono due: 1) Stadio Libero Liberati di Terni La cui scheda tecnica attesta una capienza complessiva di 20.095 spettatori. Lo stadio è composto dai seguenti settori: Curve Est, Nord, Sud e Ovest, Distinti A e B, Curva San Martino. La curva est è la sede del tifo più caldo: Freak Brothers e Working Class i gruppi organizzati della curva. La Curva San Martino, inizialmente destinata agli ospiti, non è attualmente utilizzata, gli ospiti hanno infatti a loro disposizione l'intera curva Ovest (luogo dove erano stipate le B.A.L. compreso il sottoscritto). L’osservazione partecipante è stata condotta il giorno 16 marzo 2003. Lo Stadio era quasi al completo, stime sommarie possono arrivare ai diciotto mila spettatori. Da annotare un forte vento che ha impedito di riempire i distinti A. Ore 15:00 inizio della partita. I cancelli sono stati però aperti alle ore 14:00, quindi mi è stato possibile osservare tutta la fase di preparazione. Tifosi presenti di ogni età e genere. 2) Stadio Armando Picchi, Livorno: Indirizzo: Piazzale Montello, 14 Località: Ardenza (Livorno Sud) Denominazione: Stadio Armando Picchi Orientamento: sud-ovest Capienza: 18.200 (il dato è considera il rispetto di tutti i parametri di sicurezza. Rispetto che a Livorno viene osservato poche volte). Settori Curva Nord, Curva Sud, Gradinata, Tribuna. L’osservazione è stata condotta il giorno 12 aprile 2003. Lo Stadio era quasi al completo. Da annotare che nonostante la partita iniziasse alle ore 20:30 è stato necessario arrivare sul luogo di rilevazione alle 19:00 per trovare una collocazione ottimale. ~ Metodologia di ricerca ~ Il metodo di indagine prevalentemente utilizzato è stata l’osservazione partecipante. Tuttavia, rifacendomi alla definizione del Gobo che definisce osservazione partecipante: “il ricercatore in rapporto diretto con gli attori sociali, soggiornando per un periodo prolungato nel loro ambiente naturale, con lo scopo di osservare e descrivere i comportamenti, interagendo e partecipando ai loro cerimoniali e rituali quotidiani, imparandone il codice (o almeno parti di esso) al fine di comprendere il significato delle loro azioni”1, posso asserire di aver quasi soddisfatto tale definizione solo per la trasferta di Terni, dato che in quell’occasione mi sono letteralmente mischiato alle Brigate Autonome Livornesi. Però, considerando la mia personale avversione alla rigidità degli schemi interpretativi o epistemologici che dir si voglia, e valutando tempi e oggetto di indagine come questioni troppo relative e soggettive per essere standardizzate mi sentirei di azzardare una classificazione neologistica per la seconda parte della mia ricerca. L’osservazione è infatti a mio modesto parere definibile “semi-partecipante” per una serie di motivi: . la mia collocazione fisica era in gradinata e non nella curva Nord (la “casa delle B.A.L.”), tuttavia a Livorno la gradinata è una sorta di estensione della curva, con tanto di adesione vocale a buona parte dei cori e delle altre manifestazioni di tifo stimolate dalle B.A.L. (definibile forse interazione e partecipazione ai loro cerimoniali); . anni di immersione continuativa nell’ambiente naturale (lo stadio) mi hanno portato a conoscere abbastanza il codice dei livornesi ed in particolare dei ragazzi delle Brigate Autonome Livornesi; . la personalità livornese offre la possibilità, grazie alla sua spontaneità, di aprire un rapporto diretto con qualsiasi soggetto dello stadio (come spiegherò meglio nei risultati); . l’osservazione delle coreografie e della strutturazione esteticamente gerarchica della curva viene meglio seduti in gradinata che costantemente saltellanti in curva. Durante questa seconda sessione di ricerca ho aggiunto all’osservazione la raccolta di materiale audio, nello specifico: circa 50 minuti di fasi del tifo livornese, tra le quali i cori trascritti in appendice. Per poi arricchire la conoscenza specifica delle B.A.L. ho visionato i filmati ed il restante materiale presente nel loro sito: bal.tifonet.it. Nello specifico si tratta di cinque filmati di sei minuti l’uno circa, con immagini della tifoseria in casa ed in trasferta, corredate di cinque minuti raccolti a Genova durante il G8 (sempre per testimoniare la connotazione politica delle Brigate Autonome Livornesi, particolarità identificativa che si specificherà nei risultati). ~ Fasi della ricerca ~ Una partita di calcio dura in media 92 minuti uniti ai 15 minuti di intervallo fanno all’incirca 107 minuti. A questi si deve aggiungere l’ora e mezzo di attesa media pre-partita e i dieci minuti finali di sfollamento con eventuale applauso finale ai giocatori in campo. In totale circa 200 minuti cioè tre ore e venti minuti. Unito a questo tempo di contatto diretto con le B.A.L. ho aggiunto l’analisi di alcune trasmissioni calcistiche delle emittenti locali Granducato Tv e Canale 50: “Cuore Amaranto” per la prima e “Amaranto” per la seconda. In questi programmi televisivi si lascia molto spazio alle telefonate da casa e non è raro trovare anche dei capi Ultras in studio. 1 Gobo, Descrivere il mondo, Carocci, 2001, pp. 22 I ragazzi e le ragazze (molte) delle B.A.L. coprono un buon 70% delle telefonate con domande tecnico tattiche e soprattutto analisi sul tifo e sulla sua gestione (con soventi critiche al prefetto per l’organizzazione delle forze dell’ordine). Una cosa curiosa è la presenza di due flussi comunicativi delle Brigate Autonome Livornesi. Quello ufficiale del proprio Ufficio Stampa dal quale partono comunicati stampa per le testate giornalistiche locali e non, dove si ritrova un lessico ricercato e un’analisi inevitabilmente parziale ma sempre molto dettagliata dei fatti; e quello non ufficiale dei singoli tifosi che invece sfogano liberamente la loro passione con telefonate spesso molto divertenti. Bisogna infatti considerare che lo stereotipo di tifoso livornese ha come caratteristica principale la drammatizzazione di ogni fase di crisi e la sublime esaltazione di ogni periodo positivo con conseguente creazione di momenti comunicativi ad alto contenuto comico. Da non dimenticare tra i flussi in entrata di questa indagine etnografica, le conversazioni con alcuni esponenti delle B.A.L. con testimonianze dirette di percorsi ideologici e organizzativi che esse presentano al proprio interno. ~ Risultati ~ Da un punto di vista prettamente comportamentale è interessante notare come il tifoso che si aggrega e si identifica può entro lo stadio proporre tutta una serie di comportamenti che al di fuori di quel setting sono considerati socialmente indesiderati. Si pensi alle urla, al poter insultare liberamente chi non si conosce (ad esempio un guardialinee per il solo gesto di alzare una bandierina di fronte ad una sua percezione di fallo di gioco) oppure al poter abbracciare persone prima della partita ignorate, a sé unite solo dalla “fede” calcistica. La curva è poi l’estrema sintesi di ogni aspetto “primordiale” del tifoso. In curva ogni istinto viene