La rassegna stampa diOblique ottobre 2014

Il racconto di ottobre è Il ritorno a casa di Monica Pezzella.

Tre giorni prima aveva letto un racconto di Inge- detto di essere molto stanca» cominciò Damienne. borg Bachman: al termine di un ricevimento, la Simone non la guardava. padrona di casa si ritrova con l’ultima ospite, una «Ma vuole restare sveglia. E non vuole dirmi come ragazza sconosciuta, che non accenna ad andarsene, mai». e fi niscono col trascorrere la notte insieme. «È vero» ammise Simone. Lo disse come se fosse Era strano che la stessa cosa fosse capitata anche a lei. stata scoperta. Poi, torturandosi il dorso delle mani Quando le persone se n’erano andate, la ragazza era ri- con le unghie, sussurrò a voce bassissima: «Mio pa- masta ferma sulla porta della cucina. Stropicciandosi la dre è morto». gonna di camoscio con le dita appuntite, le aveva detto «Mi dispiace» Damienne si costrinse a dire. che non se la sentiva di andarsene da sola. Era molto «È successo questo pomeriggio. Anzi no, subito stanca, e sapeva che se fosse tornata subito a casa non dopo pranzo.» sarebbe riuscita a dormire. Attraverso le tende, le strade D’istinto Damienne si appoggiò allo schienale della e la ferrovia somigliavano a una matassa di fi l di ferro. sedia per mettere quanta più distanza possibile tra sé È ubriaca, pensò Damienne. La ragazza si chiamava e il tavolo. «E lei è qui anziché stare a casa?» Simone, l’aveva incontrata una volta a un’asta di perife- «Sì.» ria. Quando Simone le chiese di accompagnarla a casa «Ed è venuta al mio ricevimento?» aveva il viso esangue e inespressivo. «…» Il cielo era privo di stelle, e al buio i cerchi grigio-blu A vegliare il morto ci saranno la madre e i fratelli, incisi sulla facciata del monastero dei francescani sem- pensò Damienne. È molto giovane. bravano ancora più profondi. La ragazza alzò gli occhi Come se le avesse letto nel pensiero, Simone disse: alla croce della chiesa e si segnò con la mano nascosta «A casa ero sola. Mi sono trovata qui e adesso non sotto la manica del maglione. Corse via a rapidi passi c’è che lei a cui posso chiedere di farmi compagnia. tirandosi dietro Damienne come se il monastero do- Gli altri ospiti mi avrebbero preso per pazza». vesse crollare da un momento all’altro. Entrarono in «Sola?» un locale in cui Damienne non era mai stata. Sedettero Notando l’espressione risentita di Damienne, Simo- in fondo alla sala oblunga, un odore di caff è bruciato si ne aggiunse: «Intendevo stanotte». mescolava al fumo delle candele sul bancone. Sul loro «Avevo capito» disse Damienne. «Domattina devo tavolo c’erano un vaso di vetro con un’orchidea fi nta, svegliarmi presto.» due tovaglioli di carta ripiegati a triangolo e, al centro, Ora fi nalmente capirà che non può trattenersi oltre. una zuccheriera di alluminio con un cucchiaino lungo. Le chiamerò un taxi. Sì, è ubriaca. Non sa cos’altro Damienne ordinò, come la ragazza, un caff è amaro, dirmi, potrebbe tenermi qui tutta la notte. Gli occhi perché non c’era niente che le andasse veramente di di Simone erano smarriti nell’angoscia. Non sembra- bere. Guardò l’orologio senza farsi accorgere. «Ha va ubriaca.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1 007/11/20147/11/2014 114:32:274:32:27 «Mi accompagni a casa, la prego» disse Simone. non si capacitava di essersi lasciata trascinare in una «Resti con me fi nché non fa giorno.» simile situazione. Simone nel frattempo aveva co- «…» minciato a pregare. Dalla mano poggiata in grembo, «Non è lontano da qui.» il rosario le ricadeva tra le pieghe della gonna. «…» A metà rosario, disse: «Fino a quando non fa giorno». «La prego.» Simone riprese a pregare a fi or di labbra e Damienne «Va bene.» pensò: Com’è strana. Non dirò niente a nessuno, non La ragazza sorrise debolmente e allungò le braccia racconterò niente. L’indomani sarebbe tornata a casa sul tavolo a stringere la mano di Damienne. Cercò i e avrebbe continuato come se niente fosse. Quelle suoi occhi, ma Damienne chinò la testa, appallottolò poche ore di buio che restavano sarebbero passate in il tovagliolo con la mano sinistra, se lo mise in tasca fretta e, in fondo, lei non aveva avuto scelta. e si alzò. Quando le prime luci dell’alba fi ltrarono dalle persia- Il taxi ci mise dieci minuti. Si fermarono sotto un pa- ne, Damienne chiese: «Quando si terrà il funerale?». lazzo senza balconi, di un giallo brillante che risalta- Non ci sarà nessun funerale» disse Simone, posando va nella luce dei lampioni. Mentre saliva le scale, una il rosario ai piedi della candela. chiocciola di gradini piccoli e molto alti, Damienne «…» rifl etté sul fatto che la ragazza non era vestita a lut- «Mio padre non era cristiano, ha chiesto la disper- to e si ricordò di quando morì suo nonno, giorni e sione delle ceneri.» giorni di gonne nere e calze nere, lei e la madre. Fin «…» da subito però il camoscio della gonna di Simone le «E poi nessuno sarebbe venuto. Mio padre era una aveva suscitato pensieri di morte. Al di là della porta persona solitaria, era malato da molto e non abbia- stretta e liscia non proveniva alcun suono. Entrarono. mo altri parenti in Austria. Credevo che sarei riu- L’odore delle candele impregnava l’aria. Le luci era- scita ad aff rontare la veglia da sola ma poi ho avuto no spente. Simone accese un minuscolo lume su una paura.» mensola nell’ingresso, poi precedette Damienne lun- «Lei è cristiana?» go un corridoio che conduceva alla camera da letto. «No. Mia madre lo era.» Quando aprì la porta socchiusa una luce bianca si Damienne non voleva proseguire quella conversa- diff use nella stanza. La pelle dell’uomo era lucida zione dolorosa. Non avrebbe detto più niente, avreb- come una maschera, il collo smagrito, i lunghi baffi bero pregato un altro po’, in silenzio, e poi sarebbe a incorniciargli la bocca dischiusa. L’occhio destro era andata via, sarebbe tornata a casa e avrebbe conti- sovrastato da un enorme neo. Damienne distolse lo nuato come se niente fosse. A un certo punto, Simo- sguardo: quel neo doveva averlo fatto penare tutta la ne disse: «Non lo so se sono cristiana.» vita e ora quasi stonava con la morte. Sembrava che «Capisco» rispose Damienne con un fi lo di voce. E sotto le lenzuola non ci fosse niente. Simone raccolse pensò: È così giovane, cosa ne sa? L’agitazione del un rosario posato vicino a una candela sul davanzale e, suo sguardo era insopportabile. Damienne fu sopraf- con gli occhi rivolti verso il pavimento, andò a sedersi fatta da quel vuoto angosciante. Si disse che sarebbe su una sedia a lato del letto e fece cenno a Damienne rimasta ancora qualche ora, che con la luce e i rumo- di sedersi nell’unica altra sedia della stanza. ri della vita sarebbe stato più facile farle compagnia. Non devo guardarlo troppo, altrimenti non me lo to- Giunse le mani e cominciò a pregare a voce un po’ glierò più dalla testa. Damienne era ancora arrabbiata, più alta perché anche la ragazza potesse udirla.

Monica Pezzella ha trentun anni, è laureata in Archeologia e da tre anni vive a Roma per approfondire la sua passione: l’editoria e tutto ciò che ha a che fare con i libri.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 «Mi sento in colpa ma il dolore mi fa schifo, mi ripugna, mi repelle.» | Zerocalcare

– Ben Old, « bannato da mille scrittori» il manifesto, primo ottobre 2014 5 – Gian Paolo Serino, «Pynchon, il predicatore che a volte annoia» il Giornale, primo ottobre 2014 6 – Mattia Ferraresi, «I fasti della rivoluzione culturale di Amazon al Washington Post» Il Foglio, 2 ottobre 2014 7 – Redazionale, «Voland, la crisi e i collaboratori mai pagati. Di Sora: “La mia è una lotta per non chiudere”» bibliocartina.it, 3 ottobre 2014 10 – Stefania Vitulli, «Donna Tartt: “Scrivo poco, a penna e sempre. Per capire le mie ossessioni”» il Giornale, 3 ottobre 2014 14 – Elisabetta Ambrosi, «“Amore” ti prego, fammi vendere» il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2014 16 – Guido Vitiello, «Porno shoah» Il Foglio, 4 ottobre 2014 18 – Francesca Lazzarato, «Arlt, il gergo del furore» Alias del manifesto, 5 ottobre 2014 19 – Raff aele Manica, «Collane: frugare nei cataloghi alla ricerca della propria identità» Alias del manifesto, 5 ottobre 2014 22 – Cristiano de Majo, «Addio anni Novanta» rivistastudio.com, 8 ottobre 2014 24 – Leonetta Bentivoglio, «L’America non si giudica da un Nobel» la Repubblica, 8 ottobre 2014 27 – Gian Paolo Serino, «Lo scrittore di insuccesso che ha creato True Detective» il Giornale, 8 ottobre 2014 29 – Giovanni De Feo, «Young Adult o la nostalgia della semplificazione» nazioneindiana.com, 8 ottobre 2014 31 – Redazionale, «L’Italia del libro: ecco tutti gli ultimi dati (domina il segno meno…)» cadoinpiedi.it, 9 ottobre 2014 33 – Federico Rampini, «Wylie: “Amazon, alla fi ne ti fermeremo”» la Repubblica, 9 ottobre 2014 36 – Marco Cubeddu, «Così Erofeev si è bevuto i soviet nel libro vietato per immoralità» il Giornale, 9 ottobre 2014 39 – Carlo Mazza Galanti, «Nobel a Patrick Modiano, il romanziere schivo» pagina99, 9 ottobre 2014 41 – Tim Small, «Due parole con Martina Testa» rivistastudio.com, 10 ottobre 2014 43 – Antonio Monda, «La difesa di Ben Lerner: “Crollate le ideologie le storie siamo solo noi”» la Repubblica, 12 ottobre 2014 48 – Mauro Covacich, «Pynchon invecchia e esagera. Handke in pace senza ansie» La Lettura del Corriere della Sera, 12 ottobre 2014 50

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 – Antonello Guerrera, «Imparare al tempo dl web» la Repubblica, 13 ottobre 2014 52 – Federica Arnoldi, «Norman Gobetti: i traduttori sono ladri innamorati» doppiozero.com, 13 ottobre 2014 54 – Paolo di Paolo, «Il caso Ferrante, il romanzo italiano secondo il New Yorker» La Stampa, 13 ottobre 2014 59 – Simonetta Fiori, «Starnone: “Vi ricordo la Ferrante? E allora?”» la Repubblica, 14 ottobre 2014 60 – Giuseppe Zucco, «Proprio qui, tra stato di natura e stato di grazia» nazioneindiana.com, 14 ottobre 2014 63 – Simone Cosimi, «Cari editori, non può essere sempre colpa della crisi» Wired, 14 ottobre 2014 72 – Lizzy Davies, «Who is the real Italian novelist writing as Elena Ferrante?» the guardian, 15 ottobre 2014 74 – Marco Cubeddu, «L’educazione aristocratica di Zerocalcare a Rebibbia» pagina99, 18 ottobre 2014 76 – Bruno Ventavoli, «Tenente si sloga il piede: indagato il marciapiede» Tuttolibri della Stampa, 18 ottobre 2014 81 – Stefano Ciavatta, «Per salvare Dylan Dog Bonelli si affi da a un nerd» pagina99, 18 ottobre 2014 83 – Emanuele Trevi, «Pynchon, i buoni ingredienti di un fallimento» Alias del manifesto, 19 ottobre 2014 85 – Raff aella De Santis, «Tutte le mele avvelenate dello Strega» la Repubblica, 21 ottobre 2014 87 – Giorgio Meletti, «Editoria, la disfatta delle sette sorelle» il Fatto Quotididano, 22 ottobre 2014 89 – Federico Rampini, «“Ma ve lo immaginate Joyce che pubblica l’Ulisse solo in rete?”» la Repubblica, 22 ottobre 2014 91 – Bruno Arpaia, «L’inesorabile scomparsa dello scrittore medio» la Repubblica, 25 ottobre 2014 93 – Cristina Morini, «I sogni infranti dei freelance» il manifesto, 25 ottobre 2014 95 – Antonio Gnoli, «Manlio Concogni: “Non ho mai capito fi no in fondo che razza di scrittore sono”» la Repubblica, 26 ottobre 2014 99 – David Peace, «Caro Shankly, il tuo calcio mi ha salvato» la Repubblica, 29 ottobre 2014 103 – Simonetta Fiori, «Leopardi, Levi e la Ferrante. Così negli Usa si legge l’Italia» la Repubblica, 30 ottobre 2014 105 – Luca Valtorta, «La nuova alleanza tra graphic novel e fumetto pop» la Repubblica, 31 ottobre 2014 108

Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani, periodici e siti internet tra il primo e il 31 ottobre 2014. Impaginazione a cura di Oblique Studio.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 Amazon bannato da mille scrittori Ben Old, il manifesto, primo ottobre 2014

Uno scontro che ha visto mobilitati premi Nobel per la quel confl itto, conclu deva Preston, venivano a trovarsi lette ra tura e nomi pesanti della narra tiva contem po ra- penaliz zati proprio gli scrittori. nea statu ni tense. Con una lettera aperta a Amazon, ol- Lo scrit tore sta tu ni tense non poteva certo pen sare tre mille scrittori hanno denunciato le prati che mono- che le sue missive e mail si sareb bero propa gate poli ste da parte dello store online con la conse guente come un virus, arri vando nelle caselle di posta di discrimi na zione di alcune case editrici e autori che non gran parte degli autori ame ri cani e di alcuni Nobel accettano le politi che commer ciali di Amazon. per la let te ra tura. Non sono man cate prese di posi- Tutto è ini ziato quasi per caso. La divisione ame ri- zione, o di parola, di scrittori «pesanti» contro Ama- cana della casa editrice francese Hachette era ai ferri zon come Phi lip Roth, Ste phen King, Scott Turow. corti con Ama zon per le poli ti che di sconti che lo Ed è dei giorni scorsi la diff u sione di una lettera store digitale applicava per i titoli della casa edi trice. aperta sot to scritta da Nobel della let tera tura come Una percen tuale che Hachette rite neva incongrua. Orhan Pamuk e V.S. Nai paul, romanzieri come Un classico conten zioso com mer ciale che aveva alti e Sal man Rushdie, insieme ad altri e bassi, ritorni di fi amma e «glacia zioni» nei rapporti mille col leghi. tra le due società, fi no a quando uno scrittore ame ri- Secondo i fi rma tari della lettera aperta, Amazon cano, Dou glas Pre ston ha cominciato a fare doman- con duce una poli tica mono po listica che pena lizza de sul perché le ven dite dei suoi libri fossero ferme. edi tori e autori. Si chiede dunque – a Jeff Bezos – di Preston era infatti ferma mente intenzio nato a capire porvi fi ne, annunciando che il passo suc ces sivo alla perché gli ebook pubbli cati da Hachette non vendes- presa di parola col let tiva sarà la richiesta al governo sero nulla. Le risposte di Amazon erano sempre vaghe di bloccare tale politica monopo li stica. Immediata e generi che, fi no a quando lo scrittore ha «scoperto» la reazione di Amazon, che ha rispolve rato il mantra che la società di Jeff Bezos «discrimi nava» tutti i ti- dei van taggi per i consu ma tori fi nali dei libri, per ché toli di Hachette. Tesi già sostenuta dalla casa editrice la politica degli sconti riduce sensi bil mente il costo francese e mai smentita o confer mata da Amazon, dei romanzi o dei saggi pre no tati online. Tema che che rinviava alle dinami che di mercato: in fondo che diffi cil mente potrà fermare le criti che «globali» ver- responsa bi lità può avere un vendi tore se non c’è pub- so Ama zon, sotto i rifl ettori non solo per le poli- blico che acquista libri usciti per questo o quell’edito- ti che com mer ciali, ma anche per i bassi salari dei re? È però emerso che non solo le vendite rimane vano suoi dipendenti e per le prati che di «dissua sione» ferme, ma che Amazon ha spesso promosso, attra- verso l’ingresso dei sin da cati nei suoi sta bi li menti. verso mail e banner, libri che escludevano sistema ti- Non è la prima volta che le major della rete entrano camente Hachette. In difesa del suo operato, Amazon in rotta di colli sione con l’editoria carta cea. Il pre- citava il caso di un libro pub blicato da un esponente ce dente più illu stre è il confl itto tra Google e molti della destra repubbli cana che conti nuava a vendere. edi tori e librai, dopo l’annuncio e l’avvio della digi- E molto. Di fronte a comuni cati, accuse, difese d’uf- ta lizza zione di diversi libri da parte della società di fi cio che non cam biavano nulla, lo scrittore Douglas Larry Page e Sergey Brin. In quella occasione, le cri- Preston ha cominciato a coinvol gere altri autori, nar- ti che riguar da vano la sospetta vio la zione del copy- rando la sua vicenda. Per Preston, Amazon non solo right da parte di Goo gle. Que sta volta, invece, l’ac- discrimi nava Hachette, ma imponeva a tutte le case cento è posto sui danni arrecati agli autori stessi da editrici una poli tica degli sconti a suo vantag gio. In una situazione di monopo lio nella ven dita di libri.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 Pynchon, il predicatore che a volte annoia Gian Paolo Serino, il Giornale, primo ottobre 2014

Negli Stati Uniti (e soprattutto in Italia) a pochi gior- (età presunta perché Pynchon la defi nisce una «milf» ni dall’uscita del nuovo romanzo La cresta dell’onda di durante un’avventura erotica), madre di due fi gli e con Th omas Pynchon, considerato tra i massimi scrittori genitori antagonisti negli anni Sessanta, che si trova a americani viventi, se ne sono lette di tutti i colori: da «un indagare nell’universo dell’economia sommersa di in- romanzo noir» a «un thriller tecnologico», da «libro lace- ternet. Pynchon, abilmente, ricorre a una protagoni- rante per tristezza» a «esemplare, aff ascinante e diverten- sta donna, e a decine di personaggi, per esprimere il tissimo» sino a «il vero romanzo che svela l’11 settembre». suo pensiero che non riguarda soltanto l’11 settembre, Il sospetto è che anche questo nuovo Pynchon sia anzi: il suo è uno dei tanti romanzi-metafora contro stato più commentato che letto. Nessuna «etichetta» un mondo che continua a progredire, ma in cui nessu- affi bbiata a questo scrittore sembra riuscire a limita- no progredisce. Un libro sulla paranoia non dell’essere re il suo estro artistico. Perché Pynchon è indubbia- umano, ma dalle agenzie governative. Noi siamo dei mente un artista: da qui a farne ancora uno scrittore «bianchi terminali» di fronte al Potere: quello america- ne passa. Con La cresta dell’onda in libreria da martedì no, dell’Islam (che lo scrittore fa provenire da «I slam», scorso per Einaudi (pp 567, euro 21, traduzione di «io colpisco»), dei media («Quanto si deve essere di de- Massimo Bocchiola), il lettore non può che oggetti- stra per credere che il New York Times sia di sinistra?»). vamente percepire che il Pynchon dei grandi romanzi Per Pynchon il miglior complotto è farci vivere nelle come V, L’arcobaleno delle gravità, o Mason&Dixon illusioni: «Certi complotti sono caldi e rassicuranti, (tutti editi in Italia da Bompiani e Rizzoli) è ormai da sappiamo i nomi dei cattivi, vogliamo vederli beccarsi dimenticare. Con Contro il Giorno, apparso nel 2006, quello che si meritano. Con altri, non sei sicuro di voler già si intuiva che la parabola di Pyncon era in caduta sapere, perché è qualcosa di troppo brutto, troppo pro- libera. In quel libro i primi segnali che lo avrebbe- fondo e pervasivo, ma senza coraggio di ammetterlo». ro poi portato a pubblicare nel 2009 Vizio di forma, Per Pynchon, l’attacco alle Torri gemelle è soltanto la un romanzetto «pop-noir» molto commerciale, alla punta dell’iceberg (non a caso ne scrive dopo la trecente- moda, che non a caso sarà portato sul grande schermo sima pagina) della realizzazione di un controllo che viola da Paul Th omas Anderson (regista di Boogie Night) ogni diritto dell’individuo e che ha deciso di attuare la con un cast «stellare» (da Joaquin Phoenix a Benicio trasformazione dell’economia da «tardo capitalismo» a del Toro) e nelle sale americane dal 12 dicembre. «racket piramidale su scala mondiale». Chiaramente, Negli Stati Uniti, dove il romanzo è uscito due anni nel libro, anche questi sono solo complotti. Un rapporto fa, malgrado il marchio Th omas Pynchon, su La cre- causa eff etto che l’autore svela in uno dei pochi passag- sta dell’onda critica e pubblico si sono letteralmente gi leggibili del libro: «Siamo vivi per regalo. L’abbiamo spaccati in due: a partire dal New York Times che, da scampata bella. Senza mai pensare a chi paga per que- una parte, ha pubblicato la stroncatura di Michiko sto, a quelli che da qualche altra parte muoiono di fame, Kakutani (la più temuta critica letteraria americana), tutti insardinati insieme perché noi possiamo avere cibo dall’altra ha esaltato il panegirico dello scrittore Jona- a buon mercato, una casa, una villetta col giardino… than Lethem che sottolinea come «capire la lettura di in tutto il pianeta, ogni giorno di più, sta montando la Pynchon è come capire la lettura di Pynchon» (la frase rivalsa. E intanto l’unico aiuto che ci danno i media è è più complessa da comprendere del romanzo stesso). buah buah i morti innocenti. Buah il cazzo. Tutti i mor- La trama vede come protagonista un’investigatrice pri- ti sono innocenti. Non ci sono morti non innocenti». vata specializzata in frodi, una donna tra i 35 e i 45 anni Questo è Th omas Pynchon: nulla di più, nulla di meno.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 I fasti della rivoluzione culturale di Amazon al Washington Post

Jeff Bezos sta traghettando il giornale fuori dalle anguste logiche della capitale senza foga rottamatoria

Mattia Ferraresi, Il Foglio, 2 ottobre 2014

Jeff Bezos non ha un obiettivo preciso per il Wa- Poi ha cambiato idea e strategia, ha sperimentato shington Post, ma sa come raggiungerlo. Conosce la cose nuove, ha smantellato dipartimenti e ne ha strada, sulla meta ragiona lungo la via. E le vie del creati ex novo, ha investito molto su ingegneri che proprietario di Amazon non sono infi nite – perfi no fanno il lavoro oscuro e ha sbattuto la porta in fac- l’ego di Bezos ha un limite – ma poco ci manca. Si cia alle rockstar della redazione, primo fra tutti Ezra tratta, in fondo, di esportare anche nella redazione Klein, che si è portato una parte della squadra di del giornale che ha acquistato poco più di un anno fa secchioni del suo Wonkblog al sito Vox a fare expla- per 250 milioni di dollari i princìpi che hanno reso natory journalism in purezza con grafi ci, animazioni Amazon l’«everything store» più grande del mondo e voiceover. Klein aveva chiesto al nuovo proprieta- (almeno fi no all’aff ermazione di Alibaba, ma questa rio un investimento con molti zeri, certo che a una è un’altra storia). «Esplorare e inventare» è il diktat mente tanto aperta non sarebbe sfuggito il contribu- che regna sovrano a Seattle, un’indicazione ambi- to decisivo della giovane promessa del giornalismo gua, che non signifi ca nulla se non che nelle tavo- a base di dati. Con amazoniano senso del turnover, le della legge di Bezos la capacità di cambiare, di Bezos lo ha congedato, facendo venire a molti il reinventarsi è il prologo che introduce il decalogo. dubbio che il genio della distribuzione online non Tutto ciò che è statico, stabile, chi si compiace della avesse la minima idea di come funzionava il mer- fi ssità, delle rendite di posizione, dei miglioramenti cato dei media. S’era fatto sfuggire l’enfant prodige prevedibili e degli scambi oculati è automaticamen- che tutti cercavano e tutti volevano. Eppure aveva te squalifi cato. Il bezosismo è una fi losofi a liquida. ragione lui: Vox fa numeri deludenti ed è ai margini Nel libro Th e Amazon Way – pubblicato attraverso del dibattito, mentre i volenterosi (e meno costosi) la piattaforma di self-publishing di Amazon, ovvia- giornalisti che hanno sostituito Klein & Co. fanno mente – John Rossman, ex manager della compagnia, un lavoro egregio che trae autorevolezza dal brand spiega che quando si inizia a parlare di un dipenden- storico. «Vogliamo essere fraintesi per lunghi perio- te come di un «solid guy» signifi ca che stanno per di di tempo», ha detto qualche anno fa al raduno indicargli la porta. È noto il monito del padrone ai degli azionisti di Amazon. manager di Amazon: «Non voglio che questo posto Il serafi co modo in cui ha sbrigato la pratica diventi un country club», ed è ironico che Bezos si Wonkblog è un po’ il paradigma della gestione del trovi a rimaneggiare il brand che per generazioni ha Post in questo primo anno di aspettative e frain- rappresentato l’America dei country club, della fi ssità, tendimenti. Bezos ha fatto fi n qui una rivoluzione delle rendite di posizione, delle feste della sinistra al tranquilla, forse deludendo chi si aspettava un sag- caviale, dei salotti e del potere gestito come si faceva gio di quel decisionismo feroce che nell’ambiente una volta. Un anno fa Bezos ha detto che avrebbe tecnologico viene gentilmente descritto con il ter- fatto del Washington Post un bundle, un pacchetto mine disruptive. Ha tagliato meno teste di quante ci cartaceo-digitale organico per ravvivare il senso della si potesse aspettare, ma che teste. Nei corridoi del capitale per l’hegeliana preghiera del mattino. Post si diceva che l’editore, Katharine Weymouth,

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 sarebbe rimasta in sella un anno soltanto, e così è Oltre il «for and about Washington» stato, mese più mese meno. Ieri l’ultima rappresen- Nel 2008 tutti gli uffi ci di corrispondenza americani tante della famiglia Graham ha lasciato il Washing- sono stati chiusi, la direttiva editoriale era di trascu- ton Post, orgoglio di una casata riverita in quella rare o affi dare alle agenzie qualunque vicenda non città che è contemporaneamente capitale del mon- fosse immediatamente riconducibile alla dimensio- do libero e paese piccolo in cui la gente mormora. ne politica federale, dunque niente cronache locali L’ultimo frammento dell’anima del Post se n’è an- o corrispondenze, salvo casi di gravità eccezionale. dato con lei, dicono i nostalgici di un’epoca fatta di Sei anni e duecento licenziamenti dopo l’inizio della ricevimenti, biglietti scritti a mano, gole profonde, campagna per la riduzione del Post a icona locale, saghe di Camelot, bretelle e maniche arrotolate, un Weymouth si è presentata davanti alla compagnia tempo in cui gli avversari politici erano gentiluo- per spiegare che la strategia è radicalmente cambia- mini e le escursioni dei presidenti fuori dal talamo ta, si va verso l’espansione su scala nazionale, lo ha erano universalmente note e benevolmente taciute. deciso quel signore che ama esplorare, inventare e Per decenni il Washington Post è stato l’incartamen- farsi fraintendere. L’obiettivo si chiarirà nel tempo, to di una «mitologia molto più grande della real- intanto muoviamoci, cresciamo, basta con la logica tà», come ha scritto Vanity Fair alcuni anni fa, e nel micragnosa dell’austerità, questa è l’idea. Bezos in 2008, quando le cose si sono messe davvero male – e un anno e rotti di gestione del Post ha portato molte per male s’intende un buco da 193 milioni di dollari modifi che misurabili: il quotidiano cartaceo ha perso – Weymouth, nipote di Don Graham, ha lanciato in media 30mila copie al giorno, attestandosi attor- una campagna di ridimensionamento delle ambizio- no alle 400mila, ma i visitatori unici sono aumentati ni nazionali e globali del quotidiano sotto il titolo: del 43 percento, arrivando a 32 milioni al mese. Il «For and about Washington». direttore, Marty Baron, lascia intendere che il target Il giornale doveva essere fatto di storie che riguar- è di arrivare a cento milioni, e il bacino non è sol- davano Washington in funzione di Washington, tanto Washington né l’America, ma l’intero modo scritte seguendo rigorosamente il canone della ca- anglofono. Altro che «for and about Washington». pitale. Era un modo elegante per dire che il foglio Il Post ha fi rmato un accordo che permette agli ab- di respiro internazionale che un tempo buttava giù bonati di un centinaio di giornali locali americani di presidenti a spallate e formava opinioni in tutto l’oc- accedere ai contenuti aggirando il paywall, un classi- cidente stava diventando un giornalone di provincia. co cambio merce digitale: il giornale off re contenuti Qualcuno dice che in realtà era proprio questa la vo- giornalistici e ottiene dati da scandagliare a scopo cazione impressa dalla leggendaria Katharine Gra- pubblicitario. Il direttore generale Steve Hills dice ham, per decenni pietra angolare della vita sociale che l’obiettivo fi nale è dare accesso agli articoli del della capitale, e il Post è diventato un animale di Post agli utenti di Netfl ix, Spotify, Amazon Prime portata internazionale soltanto perché la redazione e altri servizi che consentono l’accesso a un mare di premeva per uscire dalle logiche vagamente paluda- dati già raffi nati su comportamenti e preferenze de- te della capitale. Non si poteva mica scrivere sempre gli utenti. Si sta lavorando sulle pubblicità native, di party e di congiure di palazzo. Ben Bradlee, il altra questione infi ammata. più importante fra i direttori del Post, ha usato la sua infl uenza presso i Graham per trovare una me- Rottamare stanca diazione fra la forza centripeta dell’editore e quella Nella nuova gestione sono state assunte cinquanta centrifuga dei cronisti, ma in fondo per i Graham il persone in redazione e venticinque ingegneri per primato del giornale americano di portata nazionale sviluppare storie multimediali modellate su un ge- e globale poteva tranquillamente tenerselo il New nere che il New York Times ha preso a esplorare da York Times. qualche tempo. Sul sito sono state inaugurate nuove

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

outsider che hanno preso il palazzo. È vero che il nuovo editore, Frederick J. Ryan, ha contribuito a fondare una delle novità giornalistiche più profi cue dell’ultimo decennio, Politico, ma l’uomo è noto per la sua lunga navigazione nella capitale, frequenta i club e le feste giuste, ha entrature in tutti i circo- li e in tutte le fondazioni che contano, insomma è «Esplorare e inventare» è il diktat che regna un pezzo della mobilia dell’establishment, non un sovrano a Seattle, un’indicazione ambigua, nerd della Silicon Valley che è venuto a spiegare che non signifi ca nulla se non che nelle tavole a Washington come sarà il futuro. E a ben vedere della legge di Bezos la capacità di cambiare, anche Politico in larga misura risponde alle logiche di reinventarsi è il prologo che introduce il del giornalismo tradizionale. Non è nemmeno una decalogo. […] Il bezosismo è una filosofia guerra generazionale. Bezos ha chiesto un maggiore liquida. coinvolgimento in redazione a Bob Woodward, il cronista del Watergate, che negli ultimi tre anni ha fi rmato una quindicina di articoli sul quotidiano e si è dedicato più che altro a scrivere libri e a pontifi ca- re. Il Post di Bezos è un pasticcio di contraddizioni, ma «menti potenti possono sostenere potenti incoe- renze», dice Bezos.

sezioni: Storyline spiega concetti complessi di policy con grafi ci e tabelle, Morning Mix è il collettore di link per la lettura del mattino, su PostEverything vengono pubblicati a ciclo continuo brevi interventi di esperti di qualunque settore. Un passo alla volta Bezos sta smantellando tutti gli steccati che divido- no la compagnia, per raggiungere l’obiettivo che un Un passo alla volta Bezos sta smantellando caporedattore descrive così: «Dobbiamo essere tutto tutti gli steccati che dividono la compagnia, per per tutti». È l’immateriale cambiamento di menta- raggiungere l’obiettivo che un caporedattore lità che Bezos sta cercando di suscitare un passo alla descrive così: «Dobbiamo essere tutto per tutti». volta in un ambiente che ha rituali e regole d’ingag- È l’immateriale cambiamento di mentalità che gio immutabili. È the Amazon way, bellezza. Bezos sta cercando di suscitare un passo alla L’aff ronto supremo al giornale «for and about Wa- volta in un ambiente che ha rituali e regole shington» è che il laboratorio sperimentale dove d’ingaggio immutabili. È the Amazon way, stanno creando il Post del futuro è a New York. Che bellezza. questo non comporti un problema per la mentalità cosmopolita di Bezos, uomo che ha in odio il con- cetto stesso di confi ne, solenne impedimento per il business model di Amazon, è ovvio. Meno ovvio che il padrone non si sia imbarcato in un’opera di rottamazione radicale della vecchia classe dirigente politico-giornalistica. Non ci sono tracce per il mo- mento di un’epurazione degli insider da parte degli

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 Voland, la crisi e i collaboratori non pagati. Di Sora: «La mia è una lotta per non chiudere».

Ma l’editoria è un cane che si morde la coda

Redazionale, bibliocartina.it, 3 ottobre 2014

Un redattore sollecita su Facebook a una casa l’editore non pagante, Daniela Di Sora di Voland editrice un pagamento, in ritardo di 13 mesi. Edizioni. L’editora della casa editrice risponde, in modo Di Vita è un redattore e scrittore esperto di edito- inopportuno, vanifi cando l’opera professionale e ria, autore di Pazzi scatenati, un libro di discreto garbata svolta fi no a quel momento dal suo social successo sul mondo editoriale e sulle sue gravi e media manager. in alcuni casi folli contraddizioni. La casa editri- Uno stuolo di vicini di casa si aff accia sul cor- ce insolvente, Voland Edizioni, è una piccola casa tile e inizia a dire la sua, in modo più o meno indipendente specializzata in letteratura russa e in sguaiato. Ne esce fuori un ritratto davvero imba- generale dell’Est Europa, nonché editore italiano razzante dello stato dell’editoria italiana, su tutti dell’autrice belga di culto Amélie Nothomb. Il li- i piani. Bibliocartina ha deciso di fare chiarezza, bro su cui Federico Di Vita lamenta il credito per per quanto possibile, interpellando direttamente la sua attività di editing è Guida alla Roma ribelle.

«Sono consapevole che sia frustrante attendere un Il lavoro non vale più niente anno per vedersi retribuito un lavoro», commenta Fa male anche lavorare gratis, però. «La situazio- l’editora. «E vorrei scusarmi con Federico Di Vita ne precipita, nel mondo editoriale. Che sia grave lo per i miei commenti inopportuni sul suo lavoro, nel sappiamo da almeno 3 anni», dice Di Sora. «Per il post di Facebook. Sono pentita di aver scritto quelle 2014 si prevede un ulteriore calo del numero dei let- cose. Ma al tempo stesso, sentirsi accusare con tanta tori rispetto al già ridicolo numero di 43,2 italiani su scioltezza a 68 anni da persone che ne hanno appena 100 che leggono almeno 1 libro l’anno, siamo passa- 20 o 30, dopo aver speso tutta la mia vita e le mie ti al 42 percento», ci informa (off rendoci così un’an- risorse nell’editoria, è molto triste e fa male». teprima, non felice, dei dati sulla lettura che saranno

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annunciati nei prossimi giorni dall’Aie). «Negli anni siano necessari per vivere anche per le persone che di maggior fulgore, Voland fatturava circa 400mila off rono le loro prestazioni. «La mia scelta è stata euro. Oggi il fatturato è dimezzato. Non riusciamo questa: continuare a mantenere – a orario dimezzato a coprire le spese, l’esercizio è in rosso. Senza con- – le persone che avevo assunto in redazione a tempo tare che io stessa vanto crediti nei confronti di altri indeterminato, e continuare a off rire per le tradu- anelli della fi liera che non pagano il dovuto, per- zioni il prezzo che reputo dignitoso, non alto ma ché sono a loro volta in diffi coltà. Qui siamo tutti dignitoso, di 12 euro/cartella. Sapendo bene che se in diffi coltà, e tutti sappiamo che è così. Quei pochi volessi, potrei rivolgermi a professionisti che chie- distributori non ancora inghiottiti dai giganti stan- dono la metà o meno. E io questo non voglio farlo. no rinegoziando le condizioni coi loro clienti perché Non voglio ridurmi a lavorare con chi mi si off re a 1 non possono più onorarle. Ogni libreria che chiude euro a cartella». non paga il dovuto e si limita a rendere l’invenduto. Quindi davvero c’è chi si off re a 1 euro/cartella. A I miei collaboratori più stretti conoscono perfetta- quanto pare sì: mente questa situazione (Di Sora aveva anche scrit- «Con pochi soldi a disposizione, ho scelto di dare la to una lettera ai suoi più stretti partner qualche mese precedenza ai miei collaboratori fi ssi e di ritardare fa chiedendo esplicitamente aiuto per non chiude- il pagamento dei collaboratori più saltuari». I colla- re, ndr). E molti di loro hanno accettato di conti- boratori fi ssi sono due redattrici («un tempo erano nuare a lavorare con me e per Voland comunque, tre, per fortuna una ha trovato un lavoro migliore»)

perché l’unica speranza che abbiamo è andare avanti e un social media manager a partita Iva (il quale ha cercando di fare in modo che questa crisi passi, che confermato a Bibliocartina di essere una partita Iva si tornino a vendere libri». vera, un libero professionista con diversi clienti). Ciò non toglie che 13 mesi siano tanti, e che i soldi «Se a me davvero non interessasse pagare i miei

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1111 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 collaboratori o lucrare sul lavoro che svolgono per pubblicare più italiani e meno tradotti. Il risparmio me, avrei una soluzione molto semplice», spiega sarebbe considerevole». Di Sora. «Potrei chiudere e far fallire la società. La legge mi impone una responsabilità pari al mio ca- Una situazione senza via d’uscita pitale sociale perché Voland Edizioni è una srl, e il Come si può arrivare a questo punto? Si può davve- capitale sociale ammonta a 46mila euro. Va da sé ro mandare avanti un’azienda per 3 anni confi dan- che questi soldi servirebbero a malapena a saldare do nella buona fede di chi lavora per noi, dovendo i debiti con le banche. Il mio debito attuale è ben impegnare la propria casa per pagare i traduttori? superiore alla cifra. I collaboratori non vedrebbero Non sarà ostinazione un po’ sconsiderata, questa? mai più un soldo e non avrebbero alcun modo di re- Quali errori ha commesso l’editore, al netto della clamare quanto gli spetta. Io mi ostino a provare ad crisi, per arrivare a questa situazione? «Io non ho andare avanti, ritardando i pagamenti ma indebi- una formazione economica, e questo lo annovero tandomi personalmente per arrivare a coprire tutto tra i miei limiti ed errori. Ne avrei avuto bisogno. l’ammanco. Come ho detto anche su Facebook, sto E non sempre ho speso bene i miei soldi. Acqui- vendendo un appartamento di proprietà per poter sire i diritti di autori che speravo avrebbero avu- saldare i debiti». to grande successo, e invece non hanno venduto Di Sora non dà il numero preciso, ma riconosce che a suffi cienza come per esempio Philippe Dijan o i negli ultimi 3 anni nessun collaboratore esterno, «a diritti per un’opera inedita di George Perec, sono cominciare dai tipografi », passando per traduttori, esempi degli errori che ho commesso in quanto grafi ci e revisori, è stato pagato, se non parzialmen- editore e che ovviamente hanno avuto una ricadu- te, per il lavoro svolto. Calcolando che il numero ta economica. Altro errore sono stati i cambi di di libri pubblicati ammonta a circa 22/24 l’anno, la distributore repentini negli ultimi due o tre anni maggior parte dei quali tradotti, è facile fare un cal- (da Pde, Voland è passata a Giunti e dopo poco colo approssimativo. a Messaggerie). Mi sono state fatte tante off erte Lottare per non fallire signifi ca per molti collabora- e tante proposte per uscire da questa situazione, tori sì lasciare aperta una speranza di vedere i propri e a me personalmente sarebbero anche convenute. soldi nel futuro, ma anche continuare ad alimentare Ma sono proposte che non risolverebbero in alcun una catena di lavoro non economicamente sosteni- modo il problema dei mancati pagamenti ai miei bile che rischia di diventare una valanga. Tuttavia collaboratori. Fino a che non ho iniziato ad avere nessuno, almeno secondo quanto sostiene Di Sora, grossi problemi, in concomitanza con la crisi, io avrebbe mai neanche fatto ricorso a un avvocato per pagavo con regolarità. Ho sempre fatto sapere a chi ottenere la cifra pattuita, «perché sono cifre basse, lavorava con me del momento che stavo passando. prese singolarmente, ma anche perché non otter- Non credevo che questa crisi sarebbe durata così rebbero altro eff etto che farmi fallire». Un cane che tanto, e speravo di riuscire molto prima a saldare si morde la coda così, o se preferite, un labirinto una serie di piccoli debiti. Purtroppo non ce l’ho senza vie d’uscita, almeno fi nché in Italia non si tor- fatta». nerà a vendere libri. Nella discussione su Facebook scatenatasi alla ri- «Per ogni libro che traduciamo, il punto di pareg- chiesta di pagamento mossa da Federico Di Vita gio lo raggiungiamo dopo aver venduto 2mila co- c’è stato anche chi ha accusato la Di Sora di avere pie circa. Negli ultimi anni la chiusura delle libre- un’attitudine al non pagamento già da tempo. Mar- rie è stata una disgrazia perché i prenotati dei libri ta Bertolini, oggi Responsabile Corporate Commu- in libreria non sono mai suffi cienti a coprire i costi nications del canale satellitare Fox per l’Italia, so- del lavoro. Una delle poche possibilità che vedo stiene con nettezza che Di Sora amasse non pagare nel prossimo futuro per uscire dalla crisi è quella di già nel 1993.

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«Nel 1993 io lavoravo per le edizioni Biblioteca del so. Ma io non ho granché da dire a chi parla senza Vascello come direttore di collana», sostiene Di sapere neanche di che cosa sta parlando, in que- Sora. «Ero a mia volta stipendiata. Non sono mai sto caso» commenta Di Sora. «Mi interessa invece stata proprietaria di quella casa editrice». Biblioteca chiudere il prima possibile la vicenda apertasi con del Vascello chiuse nel 1999 e fu rilevata da Robin il commento iniziale di Federico Di Vita. E fargli Edizioni. Voland era già attiva da qualche anno. «Il sapere che dovrei riuscire a saldare il debito con lui e messaggio di Marta Bertolini insinua dunque il fal- con altri collaboratori entro fi ne ottobre».

«Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione Citazione»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1133 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 Donna Tartt: «Scrivo poco, a penna e sempre. Per capire le mie ossessioni»

Il suo nuovo romanzo «Il cardellino» è il grande libro dell’anno. «La mia vita è il mio lavoro. E il mio lavoro allontana la morte»

Stefania Vitulli, il Giornale, 3 ottobre 2014

Si dice che i suoi lettori non manchino mai all’appel- Ha cominciato a scrivere da bambina… lo, a partire dai 5 milioni per Il dio di illusioni (1992). Prima poesie, poi una pagina al giorno e quando ero Il miracolo s’è ripetuto per Il Cardellino (Rizzoli), che piccola i computer non c’erano. Ne possiedo uno, in Italia è il libro dell’anno: le ha fruttato il Pulitzer lo uso per scrivere email, per comunicare. Ma non e, oggi, il premio Malaparte, che è venuta a ritira- potrei mai comporre al computer. È troppo peri- re a Capri. Nelle pochissime interviste che concede, coloso. Non fai che muovere e copiare e incollare Donna Tartt non fa che contribuire ad aumentare l’a- paragrafi come fossero pensieri. Il risultato è una lone di mistero che la avvolge: ama vestirsi da uomo, grande confusione: tornare indietro, all’idea origi- non è sposata né fi danzata né madre, vive da reclusa naria, è impossibile. Invece spesso l’ordine in cui tra New York e una fattoria della Virginia, scrive un le cose arrivano a te è quello giusto. So che anche romanzo ogni dieci anni, lavora solo a penna e chiude molti altri scrittori, molto più giovani di me, hanno a chiave «la stanza del manoscritto». scelto la carta.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1144 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

È vero che ha deciso di scrivere cinque libri in cin- meritavano hanno vinto tanti premi. Sono onorata quant’anni? dei premi, ma la sola cosa che conta per me è essere Non in senso così matematico. Diciamo che la mia felice del mio lavoro: solo se sei felice puoi lavorare esperienza sinora ha dimostrato che le cose stanno a un libro per dieci anni ogni giorno. così, ma come posso sapere che cosa accadrà? Ma- gari avrò la fortuna di scrivere un capolavoro come Il cardellino è una storia colma di ossessioni. In quale Il dottor Jekyll e Mr. Hyde in 36 ore. modo esse si impadroniscono di noi? È proprio per rispondere a domande come questa Finora però la media è dieci anni a romanzo. Il motivo? che scrivo. Cerchiamo sempre qualcosa al di fuori È il modo in cui mi piace lavorare, per questo non delle nostre vite. I nostri corpi sono fragili, non ab- scrivo racconti. Voglio vivere con i miei personaggi, biamo tempo suffi ciente: molti riescono a dimenti- lasciare loro il tempo di invecchiare e maturare. Non carlo, altri cercano surrogati per non pensarci. Ave- è tempo perso, è tempo reale, in cui a loro accade re ossessioni è parte dell’essere umani, per trovare qualcosa e che non si può forzare. qualcosa oltre la mortalità. Scrivere per aff rontare la morte. Nietzsche, che cito nel Cardellino, dice: «Noi Non ha rimpianti per tutti questi anni passati con una abbiamo l’arte per non morire a causa della verità». penna in mano? Un luogo migliore, più alto, è la sola cosa che pos- No. Nessuno. Non riesco a immaginare nient’altro siamo cercare. Un mio amico chef cerca attraverso per me. Scrivere è la mia scelta e sono onorata di il cibo, altri attraverso i fi ori, magari le orchidee. poterlo fare. Sono come il pittore Giorgio Morandi: Ognuno ha il suo. Vogliamo rendere la vita degna la mia vita è il mio lavoro. di essere vissuta.

In quale momento sa di aver fi nito un libro? Ha mai immaginato come morirà? Scrivere è come preparare un grande party: per gior- Lo scorso gennaio il mio grande Maestro dei tempi ni curi ogni dettaglio. Poi viene il momento in cui del college è morto. Era molto anziano, ma an- senti che tutto è a posto. Puoi accendere le candele: cora molto attivo, per me è stato uno shock. Era stanno arrivando gli ospiti. un giorno normale. Dopo mangiato si è messo in poltrona a leggere il Journal d’un voyage en Italie E le idee come arrivano? Le ho fatto la metafora del party, ora me ne viene in mente un’altra: il processo della scrittura è come una evoluzione, come costruire una casa. Le fi nestre, la «Avere ossessioni è parte dell’essere umani, disposizione delle stanze, i mobili. Le idee per tutto per trovare qualcosa oltre la mortalità. questo vengono da un luogo misterioso: i viaggi, le Scrivere per affrontare la morte.» persone che conosco, quello che leggo? Forse. Ma in fondo potrei vederli in modo diverso e scrivere quindi un libro diverso o nessun libro e dipingere invece un quadro. Da dove vengono le idee? Non di Stendhal. Ha chiuso il libro, ha incrociato le c’è risposta. mani, ha mormorato qualcosa di incomprensibile ed è morto. La mia «seconda nonna», cui non ero Un altro premio, dopo il Pulitzer il Malaparte. legata dal sangue ma consideravo la mia famiglia, I premi sono pieni di signifi cato e senza senso allo stava mangiando un gelato. Ha detto ai suoi nipo- stesso tempo. Molti dei più grandi scrittori del tini: «Questo gelato è delizioso». Sono state le sue Novecento non hanno vinto nulla e molti che nulla ultime parole.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1155 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 «Amore» ti prego, fammi vendere

È la parola magica, con la variante «cuore», per provare ad avere successo in libreria: la contengono nel titolo circa 550 tra romanzi e saggi pubblicati nel 2014. Doppiato «Dio», surclassato «sesso», che compare appena 34 volte

Elisabetta Ambrosi, il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2014

Pare che il teologo Vito Mancuso non abbia battuto le fatiche di Masterpiece , ha appena dato alle stam- ciglio quando l’editore Garzanti gli ha proposto per pe Cuore primitivo (Bompiani), dove addirittura il la copertina della sua «piccola fi losofi a dell’amore» rumore del muscolo cardiaco – «dum dum dum» – – che da qualche giorno campeggia nelle vetrine di appare nella scrittura quando le emozioni prendono molte grandi librerie oltre che in classifi ca – un cuo- il sopravvento, mentre la scrittrice Romana Petri ha ricino tra «Io» e «amo» su sfondo bianco, proprio pubblicato Giorni di spasimato amore (Longanesi). co me le magliette «I love New York». Anzi, l’autore Ma l’amore si infi la pure quando l’argomento è di L’anima e il suo destino e Io e Dio, fi utando il vento tutt’altro: è il caso del libro di papa France sco editoriale, si è lanciato in una dissertazione sull’a- (Piemme) che parla di giustizia, tema però che fi - more che si apre col racconto di quando Eros lo tra- nisce nel sottoti tolo, preceduto da un più attraente fi sse per la prima volta – «mi trovavo in una strada L’amore è gioco. secondaria del mio paese in Brianza, a undici anni» Per rendersi conto di quanto Cupido abbia contagiato – e prosegue sviscerando il tema tra miti e pozioni la nostra editoria, ormai fatta soprattutto di micro- magiche a base di sangue mestruale. passioni urbane, di amori e piccoli adulteri ai tempi Il teologo, però, è in buona compagnia. Perché se della crisi, basta provare a sondare le reazioni di un la saggistica ormai è tutto un fi orire di saggi sull’a- editore alla proposta di un romanzo di fantascienza o more, da L’amore è tutto: è tutto ciò che so sull’amore persino di un saggio storico – una lunga risata, a meno della fi losofa Michela Marzano (Utet, 40mila copie che, ovviamente, non si tratti di una tresca tra alieni o vendute) allo psicoanalista Massimo Re calcati sul la Storia diventi un pallido sfondo per amanti e amati tradimento con il suo Elogio del perdono nella vita – oppure divertirsi a contare la mole dei titoli con la amorosa (90mila copie), ancor di più nei romanzi il parola «amore»: circa 550 solo nel 2014 (a fronte di lessico amoroso entra nei titoli, colonizza le schede mesti 34 titoli con la parola «sesso»): il doppio esatto, per i distributori, contamina, invadendole di cuori- tanto per dare un’idea, di quelli con la parola «Dio». cini e simboli d’amore, le quarte e le prime di co- Una continua variazione sul tema, che lascia sfi ancati pertina. E non solo della letteratura rosa, magari in i redattori, e che spazia dalle domande – L’amore sai versione self-publishing. L’ultimo Augias, ad esem- cos’è?, L’amore fa an cora rima con cuore? – all’amore va- pio, lasciati i segreti urbani e le inchieste religiose, è riamente aggettivato – L’amore amaro, L’amore fragile, appena uscito con il ro manzo Il lato oscuro del cuore L’amore in bianco e nero, L’amore oltre, L’amore a pezzi (Einaudi), mentre L’amore che ti meriti è il nuovo – fi no alle locuzioni amorose che alludono a processi e libro di – «Come può l’amore essere misteriosi meccanismi – Quando l’amore è venuto a cer- insieme la forza più crea trice e più distruttrice?» si carmi, Volevo solo un po’ d’amo re, L’amore non dà nulla legge nella sinossi. Anche Andrea De Carlo, dopo fuorché se stesso, Finché amore non ci separi.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1166 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Ma perché questa rincorsa al sentimento? Forse per fatica» –, ma ancor più probabilmente è il risul- scaldare i cuori congelati dalla crisi? È probabile, tato del «rovesciamento del rituale amoroso per secondo Alice Di Stefano, editor e autrice di Publi- cui l’uomo non è più un cacciatore, ma una preda sher, storia ironica del suo matrimonio con l’editore timi da e riluttante». Insomma ora anche gli uomi- Elido Fazi: l’ondata retorica sull’amore, con «titoli ni «vogliono solo quello, l’amore». Così, mentre che spesso acchiappano anche me», è soprattutto i nostri scrittori, abbandonata la piazza, scrivono la risposta al bisogno di sentimenti ai tempi della di sentimenti, a parlare di politica sono sempre di spending review – «anche se io ho un’idea dell’amo- più, in un curioso rovesciamento, ragazzine, ma- re molto più arcaica, quasi retro». Un’esigenza senza gari di al tri paesi, «come Malala Yousafzai, au- tempo, al contrario, per Chiara Gamberale, autrice trice di Io sono Malala», spiega Paolo Zaninoni, di Quattro etti d’amore, grazie e del recente Arrivano direttore editoriale di Garzanti, lo stesso editore i pagliacci (Mondadori): «Credo che chi scrive d’a- di Mancuso. Progresso? Regresso? È possibile more non lo faccia perché l’amore in libreria “tira”, che l’editoria della stanza da letto, immemore del ma per vocazione, perché ne ha bi sogno. Personal- fatto che il potere condiziona il modo di amare e mente scrivo di alchimie umane perché davvero non viceversa, non aiuti a cambiare il mondo. E tal- me ne frega niente di niente che non siano le perso- volta, passeggiando tra gli scaff ali, tra im palpabili ne e la loro interiorità». emozioni e intimi tormenti, si avverte qualche no- Secondo lo scrittore Giuseppe Scaraffi a, invece, il stalgia di certi pamphlet – come Sputiamo su Hegel, gran ritorno del sentimentalismo potrebbe essere Taci, anzi parla, È già politica, tanto per ricordare da un lato una reazione al dovere della vita liber- un’autrice come Carla Lonzi – dove di amore si tina degli ultimi anni – «rispetto alle fatiche di un parlava, ma in termini libertari, ironici e radicali. sesso sempre più esigente l’amore sembra una lieve E soprattutto politici.

«Una continua variazione sul tema, che lascia sfi ancati i redattori, e che spazia dalle domande – L’amore sai cos’è?, L’amore fa ancora rima con cuore? – all’amore variamente aggettivato – L’amo re amaro, L’amore fragile, L’amore in bianco e nero, L’amore oltre, L’amore a pezzi – fi no alle locuzioni amorose che alludono a processi e misteriosi meccanismi – Quando l’amore è venuto a cercarmi, Volevo solo un po’ d’amo re, L’amore non dà nulla fuorché se stesso, Finché amore non ci separi.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1177 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Porno shoah

Scrivendo di Olocausto, Martin Amis sfi da la soglia di legittimità, ma lo fa in uno spazio affollato

Guido Vitiello, Il Foglio, 4 ottobre 2014

Il nuovo romanzo di Martin Amis, Th e Zone of Inte- Bartov raccontava che in Israele, fi no agli anni Ses- rest, è una macchia di Rorschach. Chi volesse farsene santa, c’erano due tipi di libri sulla Shoah. C’era la un’idea a partire da quel che legge sui giornali si tro- letteratura «legittima», solenne, d’intonazione peda- verebbe nella stessa condizione di un poliziotto che gogica, promossa dai governi e adottata nei program- debba disegnare l’identikit di uno sconosciuto met- mi scolastici; e c’era una letteratura «illegittima», che tendo insieme testimonianze che lo descrivono come i ragazzi si passavano di mano in mano clandestina- uno spilungone, quasi nano, obeso ma segaligno, e mente, lontano dagli occhi dei genitori: gli «Stalag», poi biondo, con i capelli di un nero corvino, anzi del romanzetti sadico-pornografi ci ambientati nei campi tutto calvo. Il poveretto penserà di avere a che fare per prigionieri di guerra che ebbero una certa fortu- con un mutante o un mostro mitologico. È grosso na all’epoca del processo Eichmann. E in mezzo? In modo l’impressione che si ricava dalla lettura delle mezzo non c’era nulla, o meglio c’era solo l’anomalia recensioni a Th e Zone of Interest apparse sulla stampa irripetibile di Ka-Tzetnik, il sopravvissuto e scrittore britannica, israeliana, tedesca, americana (negli Sta- capace di far convivere nei suoi libri (come La casa ti Uniti il romanzo è appena uscito). La cosa certa delle bambole) le più profonde intuizioni su Auschwitz è che Amis ha scritto, vent’anni dopo Time’s Arrow, e le scene più pacchiane di sadismo ed erotismo. un nuovo romanzo sulla Shoah. Per il resto, c’è chi È una storia lontana e tutta israeliana, quella raccon- assicura che si tratta di una profonda meditazione sul tata da Bartov, ma lo schema che delinea può aiutare a perché di Auschwitz, anzi sull’impossibilità di trovare illuminare casi più recenti. Perché anche se in Europa un perché, nel solco di Primo Levi; c’è chi lo descrive e negli Stati Uniti la demarcazione tra rappresentazio- come una commedia pervasa di un umor nero feroce ni legittime e illegittime della Shoah non è mai stata e dissacratore, forse un po’ stonato in tempi di an- altrettanto netta, e lo è sempre meno dagli anni Set- tisemitismo risorgente; c’è chi dice che il libro off ra tanta, l’impressione è che quello spazio intermedio – lo una traduzione romanzesca dell’idea arendtiana della spazio che Bartov idealmente affi dava a Ka-Tzetnik «banalità del male» e del genocida come impiegato; – si stia aff ollando sempre di più. La parete divisoria c’è chi ne parla come di una storia d’amore che inclina si è fatta permeabile, e i registri a lungo considerati il- al sentimentalismo kitsch; c’è chi lo presenta come un legittimi – il sadismo, il voyeurismo, ma anche la com- intreccio di atrocità ed erotismo al limite della porno- media, l’umor nero, o l’adozione del punto di vista dei grafi a, popolato di comandanti perversi e guardiane carnefi ci – si sono aperti un varco e lottano per farsi sadiche che hanno un tocco di «kinky lesbianism». È legittimare. Di questo ci parla la storia recente che va possibile che un libro sia al tempo stesso La notte di dalle docce un po’ troppo ammiccanti di Schindler’s List Wiesel, Le benevole di Littell e Ilsa la belva delle SS? all’erotismo kitsch delle Benevole. E di questo ci parla Non solo è possibile, ma è la via su cui sembrano in- l’eff etto-Rorschach del nuovo romanzo di Amis. camminarsi molti tentativi recenti di immaginare la L’intuizione del poliziotto è corretta, spuntano in- Shoah. Ed è una via che parte da molto lontano, anzi, torno strani mostri e mutanti, ed è sempre più diffi - a rigore è l’intersezione di più vie. Lo storico Omer cile farne l’identikit.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1188 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Arlt, il gergo del furore Francesca Lazzarato, Alias del manifesto, 5 ottobre 2014

Nel 1991 il supplemento letterario del quotidia- l’episodio ricorda in modo sospetto quello, analogo no Pagina/12 pubblicò un testo di Ricardo Piglia in- e autentico, accaduto nel 1964 a Montevideo, quan- titolato Arlt: un cadaver sobre la ciudad (oggi lo si può do l’enorme feretro di Felisberto Hernández – altro leggere nella raccolta Formas breves, edita nel 2000 indomabile scrittore eccentrico – planò lentamente da Anagrama), in cui si raccontava del funerale di in strada grazie a corde e carrucole. Quell’estremo e Robert Arlt: dopo la veglia, la bara, troppo grande mai avvenuto librarsi sopra Buenos Aires consentì per passare dalla porta, venne calata dalla fi nestra tuttavia a Piglia di commentare che la bara sospesa della casa e rimase sospesa sul panorama di Bue- nell’aria «è una buona immagine del posto di Arlt nos Aires, città dove lo scrittore era nato a metà del nella letteratura argentina. 1900. La storia è suggestiva, ma probabilmente falsa: È morto a 42 anni e sarà sempre giovane e conti- lo sottolinea Sylvia Saitta, autrice di El escritor en el nueremo sempre a far uscire il suo cadavere dalla bosque de ladrillos. Una biografía de Roberto Arlt – no- fi nestra. Il rischio più grande che corre oggi la sua nostante Piglia aff ermi che a svelargliela erano state opera è quello della canonizzazione. Finora il suo certe foto viste insieme a Juan Carlos Martini, come stile lo ha salvato dall’andare a fi nire in un museo: lui animatore, negli anni Ottanta, di una fugace ri- è diffi cile neutralizzare una scrittura che si oppo- vista letteraria chiamata El traje del fantasma (titolo, ne frontalmente alla norma di ipercorrettezza che guarda caso, tratto da un racconto arltiano). La ve- defi nisce lo stile medio della nostra letteratura». In glia, infatti, in realtà si era tenuta al pianterreno del eff etti, nessuno è più estraneo di Arlt a quel pecca- Circolo della Stampa, per non parlare del fatto che to mortale che Piglia chiama con lapidaria effi cacia

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1199 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 «stile medio», tanto che la sua irruzione perturban- molto tempo le Acqueforti, raccolte in volume già te e innovatrice nella letteratura argentina, alla cui nel 1933, sono state considerate una produzione tradizione fu in fondo estraneo, può essere parago- minore e non strettamente letteraria, materiale de- nata solo a quella di Manuel Puig, autore da lui di- peribile nato per essere rapidamente consumato da versissimo, ma con il quale condivide la capacità di operai, impiegati e casalinghe che prediligevano il essere vistosamente in anticipo sul proprio tempo. formato tabloid, le prime pagine vistose e il taglio Non sono mancate, per fortuna, le versioni italia- semplice di El Mundo, giornale creato alla fi ne degli ne dell’opera di Roberto Arlt, anche se Il giocattolo anni Venti in una nazione che ancora benefi ciava di rabbioso del 1926, I lanciafiamme del 1929 e I sette una crescita economica straordinaria e dell’ingres- pazzi del 1931 sono arrivati da noi solo negli anni so nella vita politica di una classe media e di un Settanta, e se abbiamo dovuto aspettare il 2013 per proletariato nati da un gigantesco meeting pot, del leggere L’amore stregone del 1932, l’ultimo dei suoi quale anche Arlt era fi glio (suo padre era prussiano, quattro romanzi; la stessa peraltro discontinua at- sua madre triestina). A questo pubblico abbastanza tenzione non è toccata ai cinque volumi di raccon- alfabetizzato da poter accedere alla vasta off erta di ti usciti fra il 1933 e il 1940 (in passato, solo due una industria editoriale in piena espansione, Arlt si brevi raccolte ce ne hanno proposto una scelta), e rivolgeva direttamente e in prima persona, stabilen- nemmeno alle celebri Aguafuertes porteñas dedicate do un dialogo costante e senza nascondersi dietro a Buenos Aires e ai suoi abitanti: migliaia di testi una oggettività per lui impossibile. Ruvido, sarcasti- brevi apparsi ogni giorno sul quotidiano El Mun- co, curioso, trasformava i suoi lunghi vagabondaggi do a partire dal 1928, che assicurarono al loro autore per Buenos Aires in istantanee del paesaggio urba- una considerevole popolarità. Oggi la lacuna vie- no, in ritratti ironici dei difetti cittadini, in visioni ne in parte colmata dalla prima traduzione italiana del futuro, in minimi ma succosi excursus fi lologici delle Acqueforti di Buenos Aires (a cura di Marino sulle radici del lunfardo – derivato in buona parte Magliani e Alberto Prunetti, Del Vecchio editore, dai dialetti italiani – in rapide incursioni nel mon- pp 304, euro 15) dove ne sono state selezionate, do dell’arte e delle lettere, in una satira aggressiva tradotte e annotate una settantina, e da Scrittore dell’ipocrisia e del culto collettivo per l’apparenza, e fallito (Sur, pp 231, euro 15), un’antologia di rac- soprattutto nella denuncia della corruzione politica conti scelti e tradotti da Raul Schenardi, che ha e dei problemi di una metropoli in turbolento svi- privilegiato gli inediti e ha attinto in modo partico- luppo, conferendo alle Acqueforti una dimensione lare alla raccolta «africana» El criador de gorilas (15 politica più o meno esplicita, ma sempre presente, racconti esotici, fantastici e avventurosi pubblicati anche se Arlt è incline più a un furore individuale per la prima volta nel 1941), superando brillante- che all’adesione a una qualsiasi ideologia (la sua vi- mente i non pochi ostacoli posti dal lessico e dalla cinanza a i letterati marxisti del Gruppo di Boedo sintassi di Arlt. È ovvio, a chi conosca l’autore, che fu, in eff etti, intermittente e occasionale). Anche i due libri vanno letti in parallelo, perché temi, per- travasata nel «mezzo» giornalistico, la sua scrittura sonaggi, ossessioni, ambienti, visioni, incubi, sug- rimaneva profondamente narrativa, legata a un di- gestioni e polemiche rimbalzano continuamente da scorso letterario del tutto peculiare, in cui avevano un testo all’altro, tendendo fi li evidenti tra l’autore fatto irruzione la lingua parlata e il gergo dei bas- di racconti e la «fi rma» di El Mundo (lo stesso Arlt, sifondi. Una lingua spezzata e originale, inquieta e del resto, in una Aguafuerte del 1929 dedicata alla ribollente, estranea alla raffi natezza europeizzante professione che gli dava da vivere e che gli permise dei circoli letterari argentini, così come le erano di viaggiare come inviato in Cile, Brasile, Uruguay, estranei i materiali cui Arlt si rifaceva: il romanzo e Africa e Spagna, dichiarò: «Per essere un bravo il teatro popolari, il melodramma, la cronaca nera, giornalista bisogna essere un bravo scrittore»). Per il cinema, la stampa «a sensazione», le enciclopedie

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2200 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

a dispense, l’esotismo dei resoconti di viaggio. Da attraverso la fi gura della accalappiatrice lo scrittore questo magma affi orano costanti che vanno oltre voleva criticare non tanto le donne, tutte le donne, lo sguardo attento di un antropologo urbano, oltre quanto la loro condanna sociale a trovare nel ma- l’indignazione delle risentite Acqueforti, e riman- trimonio un’identità e una risorsa economica. Ma dano al narratore e all’autore di teatro, sottoline- ad accomunare racconti e Acqueforti è soprattutto ando come tutta la sua opera sia un provocatorio la visione della città: una Buenos Aires dove tut- continuum di temi, linguaggi, scelte stilistiche (per to cambia da un giorno all’altro, fatta di sterminate esempio quella della frammentazione, che spezza i periferie abitate da un vero e proprio «popolo degli capitoli dei romanzi in sequenze brevi e provviste di abissi», che ha come unico codice di comportamen- titolo, quasi delle Aguafuertes incatenate), argomen- to quello della lotta per la sopravvivenza, e pratica ti e personaggi. La lettura di Scrittore fallito eviden- una devianza che agli occhi dello scrittore appare, zia in modo particolare la contiguità tra l’Arlt gior- a volte, come l’unica forma di ribellione possibile e nalista e l’Arlt scrittore, a cominciare dal racconto dotata di senso. A un tratto, nell’Acquaforte «Gru che dà il nome alla raccolta (una sfrenata parodia abbandonate nell’isola di Maciel» rivediamo le sa- dei letterati che «scrivono bene», si inventano avan- gome da paesaggio cubista e le atmosfere sinistre guardie senza peso né sostanza e sono letti solo da del magnifi co racconto «La luna rossa», in cui una rispettabili parenti) e che potrebbe corrispondere muta folla di uomini e animali si incammina in si- idealmente all’Acquaforte «L’inutilità dei libri», in lenzio per le strade di una città deserta, per assistere cui la fi gura dello scrittore tradizionale, così come al sorgere di un disco sanguigno che annuncia la la tradizionale e stereotipata immagine della lette- guerra e gridare il proprio rifi uto. La città, intesa ratura che distribuisce risposte e verità, vengono come corpo vivo e mostruoso, oscuro e divorante, attaccate e demolite. Ed ecco tornare, nel racconto trascolora dal reale al fantastico, diventa metafora «Eugenio Delmonte e i 1300 fi danzati», il rabbioso di una modernità minacciosa che toglie ogni signi- ritratto delle donne (e delle loro terribili madri) che fi cato alla parola «progresso», così fi duciosamente vedono nel matrimonio una «sistemazione»: nelle borghese, e sorge dalle pagine delle Acqueforti e dei Acqueforti se ne incontrano a dozzine, rappresenta- racconti insieme «alla luna rossa bloccata dai grat- te con lo stesso rancore che ha guadagnato ad Arlt tacieli vermigli», mentre la folla capisce che «questa la fama di misogino, forse non del tutto meritata, volta l’incendio era divampato in tutto il pianeta, e perché alle popolane che lavorano duramente, op- che non si sarebbe salvato nessuno». Un paranoico presse da uomini fannulloni o violenti, viene riser- presagio di catastrofe che è il cuore della poetica di vata un’intensa compassione. Più probabilmente, Arlt, e che ce lo rende più che mai contemporaneo.

Una lingua spezzata e originale, inquieta e ribollente, estranea alla raffi natezza europeizzante dei circoli letterari argentini, così come le erano estranei i materiali cui Arlt si rifaceva: il romanzo e il teatro popolari, il melodramma, la cronaca nera, il cinema, la stampa «a sensazione», le enciclopedie a dispense, l’esotismo dei resoconti di viaggio.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2211 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Collane: frugare nei cataloghi alla ricerca della propria identità

Gian Carlo Ferretti e Giulia Iannuzzi, «Storie di uomini e libri». Millenni, Nue, Spiga, Meridiani… Sin da ragazzi ci fi davamo di queste compagne autorevoli della nostra formazione. Due studiosi di editoria ne hanno ricostruito la parabola

Raffaele Manica, Alias del manifesto, 5 ottobre 2014

Va assegnato alla lettura, allo svago o a che cos’al- degli autori, è, nel 1968, la fusione di varie collane tro il tempo passato a sfogliare catalo ghi di libri e a narra tive monda do riane nell’unica di Scrittori ita- fru gare tra titoli, numeri, descri zioni? Si può forse liani e stranieri (consta tato che altri scrittori non esi- defi nire tal atto come una lettura che prepara alla stevano né esistono, sarebbe bastato semplicemente let tura. Ma può essere anche una let tura che pre- Scrittori). Poi, tra anni Settanta e Ottanta, arriva lo di spone alla colle zione o alla storia del libro come smarri mento della funzione collana d’autore – anche oggetto, prodotto diff uso e ven duto. Per uno qua- «forma tiva» – a vantag gio della ricerca di più o meno lun que di que sti motivi, den tro il cata logo è di fon- consi stenti casi edito riali (da dove, anche, la fi ne del da mento la col lana: è della col lana che come lettori catalogo come forma perma nente della casa editrice, si fi nisce per fi darsi, più o meno. Esempio ne è che con la contro ten denza dell’Adelphi): si passa dalla poco i lettori di poe sia fuorie scono da quattro o cin- politica d’autore alla politica del titolo, se politica è. que collane di spicco, anche quando tale spicco sia Un recensore di lungo corso diceva, tempo fa: negli dovuto, magari, più alla sto ria cumulata che al pre- anni Sessanta leggevi e, uscendo e scambiando opi- sente (questione che, forse, riguarda proprio la poe- nioni, ti accorgevi che tutti stavano leggendo le stesse sia e i poeti e non solo il versante edito riale): Lo cose. Oggi leggi e ti accorgi che ognuno sta leggendo Specchio Monda dori, la verde-oliva Gar zanti, la cose diverse. Non si sa con chi confron tare opinioni. bianca Einaudi hanno gio cato e giocano un ruolo Tanta off erta sembre rebbe una ric chezza e non lo è: impor tante, anche con si de rate varie col lane fi orite l’editoria, verrebbe da dire, è diventata una fabbrica con qual che note vole risul tato. Altro esem pio è che dove, per non lasciar mai spe gnere la macchina, e sen- rara mente i colle zio ni sti fuorie scono dalle collane za necessità che non sia un pre sunto e sovente illu- di predi le zione: le nume rate ecce zioni sono date da sorio guada gno rapido e consi stente, si deve produrre imprese for temente segnate da una speci fi ca aura, al a ciclo conti nuo, costi quel che costi. E, con qualche modo delle edizioni di Piero Gobetti. dato alla mano, pare che stia costando molto, non sol- Gian Carlo Ferretti, esperto conosci tore di edito ria tanto a causa delle nuove forme di edito ria, da Amazon e di lette ra tura contem po ra nea, e una più giovane e dalla rete in poi. Così il libro tende a diven tare merce studiosa, Giulia Iannuzzi, forni scono adesso Sto- come le altre, oggetto senza aura: che ne avesse troppa rie di uomini e di libri. L’editoria italiana attraverso le e che merce non fosse, non era bene; che non ne abbia sue col lane (minimum fax, pp 320, euro 13): il titolo punto, di aura, e che sia merce solo, è proprio un male. descrive il volume, che intende le collane selezio nate In ogni caso la vendita lenta, da catalogo, non è più come identità delle case editrici, e intende il degra- consen tita: basta un’occhiata agli scaff ali delle librerie. darsi delle collane a generici conte ni tori come segno I giudizi, compresi quelli aggiunti qui in recensione, del degrado dell’editoria. Una premonizione, a detta merite reb bero discussione, come si dice, artico lata.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2222 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Ma Sto rie di uomini e di libri, in quanto nato da una però confronti tra esperienze diverse, come anche lo buona idea, è anche un libro che invita al viaggio è porsi la questione se le collane di classici greci e la- nell’esperienza comune a tanti let tori maturata in tini vadano o no con side rate parte cospicua della vi- qual che decen nio: un dei migliori anni del- cenda delineata in Sto rie di uomini e libri. la nostra vita. Così, sfo gliando le pagine e andando Certo, è un’editoria meno «militante», ma la pre- avanti e indietro nelle quaran ta cin que schede rela- senza in tante biblio teche scola sti che dei clas sici tive alle collane elette a rappre sen tare quel che il stampati dalla Utet, da Zani chelli o dalla Fonda- titolo indica, ogni tanto viene da escla mare: «Toh, zione Valla non può consi derarsi irrile vante; tanto chi si rivede!»; viene voglia di alzarsi a salu tare qual- più che, così, Utet e Zanichelli, editori storici, resta- che vec chio venerando; o di darsi da fare alla ricerca no fuori, benché tra mite la Utet siano arrivati in Ita- di chi deve essersi smarrito perché non si vede, pur lia tanti autori stra nieri moderni, e presso la stessa andando su e giù molte volte. casa abbiano sede una collana di classici italiani e un Da lettori e occasio nal mente da piccoli colle zio ni sti, monu mento e docu mento come il Grande dizio na- o sempli ce mente per mania di comple tezza, abbiamo rio della lin gua ita liana detto «Gdli» dai dotti e «il dunque eletto a compa gne alcune collane: l’eleganza Batta glia» al caff è dell’università. di certe copertine bianche (che so, i Superco ralli o i Insieme a tanti vecchi amici da salutare, c’è anche Millenni Einaudi, o la Nue bor data di linee rosse) qual che nuova conoscenza, mai in pas sato sfi orata e la pelle scura con fi letta ture o i vari blu delle collane nono stante mostri insieme tutta la sua età e la viva- ammira glie (i Classici Monda dori, poi i Meridiani, cità degli anni gio vi netti: i Romanzi di Novella, o i libri della Spiga e dell’Orsa presto dismessi, così dove appare La signora di tutti di Sal va tor Gotta, poi come la Pléiade italiana) hanno costituito l’orgoglio fi lm italiano di Max Ophüls, l’incantatore, e prima di noi nati senza troppi libri in casa e pronti all’esbor- pro duzione di Riz zoli nel cinema; o i Romanzi della so con sacri fi cio. I nuovi acqui sti si posa vano sugli palma, dove si aff ac cia nel 1936 Gatsby il magnifico , scaff ali accanto agli econo mici acquistati da ragazzi, prima ver sione, con epi teto rinasci men tale, di quello poggia vano la costa preziosa agli Oscar, ai Garzanti, che sarà poi Il grande Gatsby. agli Struzzi sgualciti che si erano sommati al piccolo Venendo verso la parte fi nale del volume, sempre gruzzo letto pree si stente della vecchia Bur, poi nuova più le collane o scompa iono o prendono impronta Bur. Diventa vano pile in attesa di collo ca zione e in- dai tratti di chi le ispira: Cen to pagine di Calvino, tanto si posavano nella memoria. Però legge vamo anche, indotti dalle curiosità liceali L’editoria, verrebbe da dire, è diventata e dai primi studi da adulti, i libri pronti a spaccarsi a una fab brica dove, per non lasciar mai spegnere ogni apertura: supremi, in questo, inimi ta bili, i titoli la mac china, e senza neces sità che non sia impacchet tati dall’Universale Laterza e dai Reprints un pre sunto e sovente illuso rio gua da gno rapido della Nuova Italia. A propo sito: che fi ne ha fatto e con si stente, si deve produrre a ciclo conti nuo, Laterza nel libro di Ferretti e Iannuzzi? Non si dice, costi quel che costi. magari, la serie dei mattoncini delle Opere di Croce, pure non seconda ria anche stando stretti alla lette- ratura. Ma, se è presente, per quanto giusta mente, La memo ria di Sel le rio segnata da Scia scia e così l’Incompiuta per eccellenza, come l’Ottava di Schu- via: punti di resistenza artigiana all’editoria come bert, La lette ra tura italiana. Storia e testi, altrimenti fab brica di libri. Poi, oggi, la dema te rializ za zione. nota come La Ricciar dian, forse poteva farsi scheda Chi l’avrebbe detto che la lettura su carta sarebbe dei quasi trecento tomi grigi e austeri che furono gli diven tato un gesto d’antiquariato e i libri un ingom- Scrittori d’Italia; ma le scelte son scelte, né interessa il bro dome stico, ricet ta colo di pol vere. Nes suno. (E gioco delle assenze prati cato per ogni antolo gia. Sono infatti non è così).

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2233 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Addio anni Novanta

Ovvero: quando diventa argomento per una tesi di laurea. Ora che è uscito il suo primo disco dopo un silenzio durato 13 anni, una rifl essione sulla sua musica, sull’eredità musicale e culturale dei Novanta, sull’invecchiare

Cristiano de Majo, rivistastudio.com, 8 ottobre 2014

Era il 1991 e avevo sedici anni quando uscì Ne- ne apparentemente contro il senso comune: Never- vermind dei Nirvana e provo un certo orgoglio ri- mind non fu l’inizio di qualcosa, se non del ritorno cordando di essere stato il primo a far sentire quel delle camicie a scacchi e di tutto il fi lone epigonale disco ai miei compagni di classe, chitarristi in fi ssa della cosiddetta scena di Seattle, ma la fi ne di qual- coi Led Zeppelin o soltanto cultori del rock senti- cos’altro. Si potrebbe dire apoditticamente «la fi ne mentale. Eppure oggi, a distanza di più di vent’an- del rock in senso lato come spazio di sperimentazio- ni, sento che quel disco, celebrato come uno dei più ne», o più sinteticamente «la morte delle chitarre» o, importanti di sempre nella storia della musica, al di inventandomi sociologo della cultura, «l’esaurimen- là dell’aura mitologica che ha poi avvolto la fi gura di to di una codifi cazione estetica della angst giovanile Cobain e oltre la sua bellezza ancora viva, non sia in incarnata nel modello beatlesiano della band ribel- fondo il disco più rappresentativo o generazionale le», un modello che assunse nel tempo forme diverse di quel decennio. Provo a spiegare quest’aff ermazio- ma sostanzialmente fedeli ai principi originari, fi no

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2244 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

ad arrivare al punk e al dark e, infi ne, appunto, ai le compilation di techno detroitiana, le emozioni, Nirvana. la nostalgia, le idee si fanno chiare. Questa musica Un anno dopo Nevermind, nel 1992, usciva inve- esprime molto bene, e secondo me più dei Nirvana, ce Selected Ambient Works 85-92 di Aphex Twin. o dei Red Hot Chili Peppers, o anche dei grandis- Una cosa completamente diversa. A diff erenza simi Beastie Boys, o della locale scena delle posse di Nevermind, non comprai quel disco nel momento nostrane, il sentimento di cosa ha signifi cato essere in cui uscì; lo feci due o tre anni dopo ma, da allora giovani (giovani occidentali) negli anni Novanta. in poi, smisi del tutto di ascoltare la musica cosid- La malinconia e la cupezza… la solitudine e le po- detta rock (cioè quella con le chitarre e le canzoni). tenzialità interiori… l’autismo volontario e il ballo E, a distanza di vent’anni, se dovessi pensare a una come principale esperienza di condivisione sociale colonna sonora dei Novanta, non me ne verrebbe in (viene da sorridere oggi pensando a tutte le teorie mente una più rappresentativa. di quegli anni che tendevano a interpretare il bal- Th a, Ptolemy, Heliosphan, Actium… Le sonorità da lo come azione politica, ma c’era pure qualcosa di fantascienza… le alte concentrazioni lisergiche… vero)… e poi la cameretta e lo spazio cosmico… le l’idea che la musica house e le sue derivazioni non canne e le pasticche come strumenti di amplifi cazio- fossero soltanto una fesseria per ballare, ma anche ne per sentire di più… qualcosa di profondamente mentale… mentale e al Il fi glio chiede: papà anche tu come i nonni quand’e- tempo stesso emotivo… e al tempo stesso ritmico… ri giovane volevi cambiare il mondo? E il padre ri- l’esperienza completamente nuova di un disco che sponde: sì, andavo ai rave, ballavo e ingoiavo pa- poteva essere coinvolgente sin dal primo ascolto… e sticche, ascoltavo musica elettronica nella mia stan- che tutto questo fosse scaturito da un processo pro- za. Sembra la descrizione di un’esistenza amorfa e duttivo sostanzialmente casalingo, molto più Do It decadente – e così del resto è stata defi nita quella Yourself del punk, perché lo studio di registrazione generazione – e tuttavia è un periodo della storia che era la cameretta di un adolescente, non faceva che si può ricordare con lo stesso tipo di lirismo epiciz- rendere quella musica ancora più vicina ed elettriz- zante usato dai babyboomers per raccontare la loro zante: la traccia numero 8, intitolata We Are the Mu- golden age. Perché banalmente è la gioventù che si sic Makers, sarebbe stata il nostro manifesto. (We presta all’epica e non i suoi contenuti (ma molti ses- are the music makers/and we are the dreamers of santottini non l’hanno ancora capito). dreams sono i versi di una poesia di Arthur O’Shau- ghnessy citati da Gene Wilder in Willy Wonka, la Le sonorità da fantascienza… le alte cui voce campionata annuncia l’inizio della parte concentrazioni lisergiche… l’idea che la musica ritmica del brano). house e le sue derivazioni non fossero soltanto Da quando ho avuto dei fi gli, mi è capitato di pen- una fesseria per ballare, ma anche qualcosa di sare a come tra qualche anno rappresenterò per loro profondamente mentale… mentale e al tempo la mia/nostra giovinezza. Sono stato cresciuto da stesso emotivo… e al tempo stesso ritmico… genitori parasessantottini e l’idea che mi sono fatto soprattutto quand’ero più piccolo di cosa i miei fos- sero stati da giovani si è formata facendo passare i Di tutto questo Aphex Twin era uno dei principali loro racconti attraverso il prisma dei fi lmati in bian- simboli. Come tutti i grandi, la sua icona è stata resa co e nero delle manifestazioni, le immagini dei vo- ancora più emblematica dalla leggenda personale. lantini delle Br, i saggi di Marcuse, la musica di Bob Schivo ai limiti dell’autismo. Cresciuto non a Lon- Dylan e De Gregori… Riascoltando i vecchi dischi dra o a Manchester o a Bristol, ma in Cornovaglia. di Aphex Twin, oppure dei Daft Punk, degli Orbi- Compositore di brani dai titoli enigmatici se non tal, dei Chemical Brothers, le prime tracce house o incomprensibili. Un fratello, da cui il Twin, morto

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2255 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 alla nascita (Richard) e incorporato nel suo nome abitanti non lontano da Glasgow, che è stato molto Richard D. James. Capelli lunghi con codino, ghi- diffi cile per lui lavorare nel suo studio con due fi gli gno satanico, e l’aggettivo geniale usato puntual- piccoli in casa (immedesimazione) e che un giorno mente per defi nirlo. (L’artista «geniale» nel senso di il vicino, che il musicista non immaginava sapesse ragazzo prodigio nerd semi-autistico è un’altra cosa della sua segreta identità artistica, gli ha chiesto se molto da Novanta e se penso a DFW, al suo codino il fi danzato della fi glia avrebbe potuto fargli qual- e alla sua fi ssazione per la matematica, le due fi gure che domanda visto che stava scrivendo una tesi su quasi si sovrappongono). Aphex Twin. Dopo SAW 85-92, nel 1994 uscirono Selected Am- intanto non suona proprio come un disco di bient Works Volume 2, disco quasi privo di ritmi- Aphex Twin, se non da piccoli dettagli soprattut- ca molto più vicino alla musica contemporanea di to melodici. L’ultima traccia per esempio è uno Brian Eno e compagni, e nel 1995 I Care Because di quegli ipnotici loop pianistici d’ispirazione sa- You Do, altro capolavoro con altri inni generazio- tieiana già ascoltati in SAW Volume 2 e in . nali come Icct Hedral e Alberto Balsalm. Poi la svolta E il pezzo secondo me più bello di tutto il disco drum’n’bass (Richard D. James Album). Poi la svolta – la traccia 5, 180db_[130] – ha la stessa rudez- pop: tutti avranno visto almeno una volta il video za da house primordiale che aveva infl uenzato i di fi rmato da , è suoi primi dischi. Ma per il resto suona come se quell’assurda psichedelica parodia del machismo Aphex Twin reinterpretasse i musicisti che ha rap. E poi Drukqs (2001), il suo ultimo album in più infl uenzato nel corso del tempo. Tipo Aphex studio, citato addirittura da Kanye West con un Twin che suona come Flying Lotus che rifà Aphex campionamento, che è una specie di summa di tutti Twin (produk 29[101]), o Aphex Twin che suona i dischi precedenti, troppo drum’n’bass per i miei come i Plaid che rifanno Aphex Twin (minipops 67 gusti ma con delle melodie incredibili e dolcissime, [102.2][source fi eld mix]). il pianoforte di Satie sulle batterie impazzite della Ma quindi è un brutto disco? Non è che sia un brut- . to disco, più che altro è quel tipo di disco che ti fa Ultimo fi no a Syro, il disco uscito dopo 13 anni di sentire vecchio. Ma ha l’onestà di non farti sentire silenzio negli ultimi giorni di questo settembre che, vecchio come deve sentirsi vecchio un settantenne da vero non più giovane, ho acquistato su Amazon alla fi ne di un concerto dei Rolling Stones dopo tre e scaricato sul pc. ore in cui ha fi nto di essere giovane, cioè vecchio Ho ascoltato Syro leggendo un’intervista strana- e triste. La componente mentale è molto più forte mente intima, familiare, pubblicata su . dell’epica emotiva ed è come se il musicista dicesse E sono venuto a sapere che oggi Aphex Twin vive all’ascoltatore: «Né io né tu possiamo più fare i gio- con la moglie e due fi gli in un paesino di trecento vani, vecchio mio».

Perché banalmente è la gioventù che si presta all’epica e non i suoi contenuti.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2266 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 L’America non si giudica da un Nobel

Dalla lunga assenza degli autori Usa dal premio (che si assegna domani) ai romanzi come opere jazz d’avanguardia: parla lo scrittore Percival Everett

Leonetta Bentivoglio, la Repubblica, 8 ottobre 2014

L’americano Percival Everett è uno scrittore plu- ventosi, un vecchio scrive il romanzo che il fi glio ridimensionale. Dotato di un’irresistibile mente scriverebbe se fosse uno scrittore; o forse è il fi - surrealista (ma lui preferisce dirsi «astratto»), ri- glio a scrivere il romanzo che il padre immagina di versa nelle storie un cuore psichedelico: bizzarro, scrivere al suo posto, secondo un impianto meta- allucinato, pulsante. Sfoggia una fi sicità sportiva letterario che intreccia continuamente i punti di (vanta un’ampia esperienza di ranch), e al tempo vista. stesso possiede un tagliente esprit logico-fi losofi - co, applicabile a indagini beckettiane sull’esisten- Mister Everett, cominciamo con l’attualità: domani za presentate in veste di fi ction così come alle sue conosceremo il vincitore 2014 del premio Nobel per la opinioni sul Nobel per la letteratura che viene pro- letteratura. Come mai da più di vent’anni non trionfa clamato domani. Non è un autore facile, ma il suo un autore americano? registro ludico sotteso lo salva da pesantezze cere- Sinceramente non credo che l’arte sia una questione brali. È ribaldo, spiazzante, tarantiniano. Predilige di orgoglio nazionale, per cui non ho mai dato par- i rompicapi, gli incastri enigmatici, le fusioni, le ticolare importanza a questa lunga assenza. I premi aff abulazioni. letterari non sono male, non mi dispiacerebbe vin- Ciò nonostante il segno è così forte e originale da cerne uno a settimana, ma non è da questi dettagli meritare un grande successo. Nato nel 1956, Per- che misuro il valore letterario di un narratore. cival Everett è un nero aitante e tenebroso che non parla volentieri e tende a evitare le interviste. In Lei quest’anno per chi fa il tifo? Ferito, ambientato in un gelido West, un cowboy Sono tanti gli scrittori che lo meriterebbero. E in esperto di pittura si confronta con l’intolleran- ogni caso non mi disturba che un premio venga za brutale dell’omofobia. In Deserto americano un assegnato a un autore che non apprezzo. Spesso le morto si sveglia senza testa (proprio decapitato!) voci più originali, quelle che sfi dano le forme e i ge- per tracciare un’abbagliante rifl essione sul decesso. neri, non rientrano nei parametri che soddisfano le In Non Sono Sidney Poitier la vicenda di un nero giurie. Le giurie sono luoghi di compromesso, non somigliantissimo all’attore gli consente di esplo- sono mai davvero ricettive verso autori e opere che, rare, con ferocia e humour, i molti e perversi li- in una direzione o in un’altra, sono estreme. velli di razzismi e la nozione scivolosa d’identità. In Percival Everett di Virgil Russell, pubblicato in Come lo sono i suoi romanzi. Partiamo dall’ultimo: questi giorni in Italia da Nutrimenti, racconta un ci sono elementi autobiografi ci in Percival Everett di peculiare rapporto padre-fi glio: dentro un lugubre Virgil Russell? Suo padre è morto nel 2010. ricovero per anziani, circondato da inservienti spa- Non posso dare in pasto a nessuno la mia vita personale.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2277 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Lei ha avuto una vita ricca di esperienze diverse, variegate. cane. Al massimo una cornacchia mi ha rubato Ho fatto tante cose e incontrato moltissime perso- qualcosa. ne. A ventun anni insegnavo matematica al liceo, e all’inizio dei vent’anni ho lavorato parecchio nei Considera sperimentale il suo approccio alla creazione ranch. Il mio primo romanzo è uscito quando ne letteraria? avevo ventiquattro. A ventisette ero professore uni- Credo che la costruzione di ogni romanzo sia spe- versitario. Ho comprato e ricostruito un ranch fuori rimentale. Io sperimento sempre, persuaso che il da Los Angeles dove ho addestrato cavalli e muli. farlo sia parte necessaria del produrre arte. Perciò Per un bel po’ di tempo ho avuto la cattedra d’in- quell’aggettivo è inutile. glese alla University of Southern California. Da ra- gazzo ero musicista e non ho mai perso l’abitudine La celebrano spesso come scrittore «d’avanguardia». di suonare. Ammetto di non essere un mainstream, ma sono si- curo che tutti possano leggere e capire i miei testi. C’è un nesso tra quest’attività e la sua scrittura? Magari facendo un attimo di fatica: in fondo la bel- Facevo jazz per pagarmi il college. Ora suono blues lezza della lettura è anche questa. e folk per i miei fi gli. Penso che dalla mia prosa emerga la passione per la sincope, le dissonanze e i I suoi romanzi sono pervasi da temi molto «americani», modi sintetici. almeno per il nostro immaginario europeo: violenza, guerra, contrasti razziali… Gli animali sono molto presenti nelle sue trame. Li sente Defi nire questi temi come americani signifi ca vede- come compagni importanti? re il mondo con sguardo povero. Gli Stati Uniti non La mia fortuna è che gli animali mi hanno fatto diff eriscono dal resto del globo in maniera signifi - entrare nelle loro vite. Non abito più in un ranch, cativa. Ero a Parigi quando un’inquietante folla di ma essere stato per anni a contatto con muli, ca- persone marciava per protestare contro i matrimoni valli e cani ha determinato molte delle mie moda- gay. Questo pianeta è un luogo triste. lità di stare mondo. Grazie a loro sono diventato più buono, calmo e paziente. Non sono mai stato Un tempo sembrava che i neri potessero scrivere solo di tradito da un cavallo, né ho ascoltato bugie da un periferie metropolitane e di sud rurale, contesti che non le corrispondono aff atto. Si è esaurito quel cliché? Le cose sono migliorate molto in letteratura, ma non nel cinema e in televisione.

Qual è la sua opinione su Obama? «Ammetto di non essere un mainstream, ma È troppo conservatore per i miei gusti, ma non quanto sono sicuro che tutti possano leggere e capire i i membri dell’amministrazione Bush. Non ha la stes- miei testi. Magari facendo un attimo di fatica: in sa cattiveria spudorata. Anche se il suo atteggiamento fondo la bellezza della lettura è anche questa.» politico verso le guerre mi ha dato e continua a darmi fastidio, è più sveglio di chiunque ci sia stato proposto. Mi pare onesto, mentre Bush era un idiota controllato da uomini ricchi e moralmente privi di scrupoli.

Cos’è per lei la scrittura? Una vocazione? Un’esigenza? Uno sfogo? Un piacere? Quando lo capirò glielo farò sapere.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2288 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Lo scrittore di insuccesso che ha creato True Detective

La fi ction osannata dai critici nasce da un romanzo rifi utato e usa fonti letterarie che vanno da Faulkner all’horror

Gian Paolo Serino, il Giornale, 8 ottobre 2014

La vera storia di True Detective? La trovate leggen- Attraverso archi temporali diversi e adrenalici fl a- do William Faulkner. Potremmo rispondere così al shback sono raccontate le vite private e le indagini grande interesse che negli Stati Uniti, e da venerdì dei due detective, dal 1995 al 2012, anno in cui il scorso anche in Italia, ha suscitato la messa in onda caso viene riaperto. Questa in sintesi la trama di un di True Detective, un serial pluripremiato e incensa- «telefi lm» e di «uno sceneggiato», come si chiama- to dal pubblico e dalla critica, anche cinematografi - vano una volta, seguito da milioni di telespettatori. ca: un record di riconoscimenti, e di ascolti, per una I critici televisivi si sono sperticati nelle lodi, del serie (da noi in onda su Sky Atlantic) che, al di là di tutto condivisibili, dimenticando, però, un aspet- ogni competenza in merito, da spettatori non pos- to importante del successo. Lo sceneggiatore Nic siamo che giudicare come uno dei migliori prodotti Pizzolatto, prima che uno scrittore televisivo, è televisivi mai andati in onda. uno scrittore: un grande scrittore, purtroppo an- Protagonisti sono i detective Rust Cohle e Marty cora molto sottovalutato dalla critica letteraria. È Hart le cui vite si intrecciano nella lunga caccia a lui il deus ex machina della serie: è stato sottoline- un serial killer in Louisiana durata diciassette anni. ato più volte, ma nessuno ha aff rontato sui giornali

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2299 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 l’aspetto strettamente letterario di True Detective, Anche True Detective è nato come romanzo, ma non aspetto che è tutt’altro che secondario. trovando editore Pizzolatto ha deciso di trasformar- La prima «apparizione» italiana di Pizzolatto è stata lo nel copione di una sceneggiatura. Sin dal titolo nel 2010 nella raccolta Notti senza sonno curata dal sono evidenti i riferimenti letterari: si ispira alle ri- thrillerista Jeff ery Deaver e pubblicata da Rizzoli. In viste americane di genere pulp nate nel 1924 in cui quella antologia si voleva raccogliere «il meglio del- la narrativa gialla si alternava ad articoli riguardanti la narrativa dell’anno» con nomi altisonanti come casi criminosi realmente accaduti. In tutta la scrittura Stephen King, Michael Connelly, Joyce Carol Oates, narrativa di Pizzolatto è evidente la matrice narrativa dei grandi scrittori del Sud: da Erskine Caldwell a Truman Capote, da William Faulkner a Carson Mc- Lo sceneggiatore Nic Pizzolatto, prima che uno Cullers, da Tennessee Williams a Flannery O’Con- scrittore televisivo, è uno scrittore: un grande nor. Terre come la Louisiana, dove sono ambientati scrittore, purtroppo ancora molto sottovalutato anche i romanzi e i racconti di Pizzolatto e True De- dalla critica letteraria. tective, fanno parte di un’America (s)profonda dove il mistero e la Natura, la violenza e l’esistenzialismo fanno parte da sempre della vita quotidiana. Negli Stati Uniti ha fatto molto scalpore che alcune di que- Alice Munro. Deaver, però, nell’introduzione diede ste infl uenze assomiglino a veri e propri plagi. Mol- molto spazio a Pizzolatto scrivendo a proposito del tissimi accusano Pizzolatto di aver copiato da Il Re racconto Ricercato: «Non ero sicuro se includerlo in in Giallo di Robert W. Chambers, antologia di rac- questa antologia, ma la voce di Pizzolatto è unica e conti brevi del 1895 (in Italia per Edizioni Hypnos) caratterizzata da una grande sensibilità per i dialoghi che ha ispirato persino il grande H.P. Lovercraft. I e da una grande perspicacia nel descrivere le speranze più accaniti rimangono i lettori di Th omas Ligotti, e la disperazione di gente che vive in un luogo dove, come ci spiega Armando Corridore, suo editore ita- generazione dopo generazione, si racconterà sempre liano per Elara: «Nel corso di alcuni dialoghi tra i due “del giorno in cui è esplosa la raffi neria”». Deaver, personaggi principali di True Detective sono citati in- quattro anni fa, ha intuito gli elementi che hanno fat- tegralmente o parafrasati molto da vicino alcuni pas- to la diff erenza tra True Detective e il resto della tv: la saggi tratti dalle opere dello scrittore Th omas Ligotti, potenza dei dialoghi e la rievocazione quasi visionaria considerate ormai classici della moderna letteratura (ma al contempo venata da un «realismo sporco») che horror contemporanea». Tanto che lo stesso Pizzo- rende unica la serie. Sempre nel 2010 è apparso Gal- latto, seguito da un comunicato uffi ciale della casa di veston, edito nella collana Strade Blu Mondadori: un produzione della serie HBO, ha dovuto specifi care di romanzo passato del tutto inosservato in Italia e poco essere un grande ammiratore di Ligotti, di poterne letto anche negli Stati Uniti. È lo stesso Pizzolatto, essere rimasto infl uenzato, ma di non aver copiato in moltissime interviste, a dichiarare che «il libro non nulla. L’interrogativo rimane, anche se nulla toglie venne recensito da nessuno». Dopo il 2010 il nulla: alla straordinaria qualità di True Detective. Il miste- ha scritto racconti, romanzi, mai editi a oggi in Ita- ro lo lasciamo su William Faulkner con l’invito alla lia. In quel Galveston, però, appare già uno dei due lettura de L’urlo e il furore (Einaudi) e di Assalonne, protagonisti di True Detective: quale? A voi scoprir- Assalonne! (Adelphi): la struttura narrativa è uguale. lo. Fortunatamente il libro, da anni fuori catalogo, è Persone diff erenti raccontano gli stessi episodi attra- riapparso a fi ne giugno nelle librerie con l’etichetta verso una serie di fl ashback. No, non è True Detective: «dall’autore di True Detective»: leggetelo perché sco- è Faulkner, uno dei più grandi scrittori non solo ame- prirete alcuni segreti del successo planetario che oggi ricani del Novecento. riscuote questa serie. E poi dicono che la televisione non fa leggere.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3300 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Young Adult o la nostalgia della semplifi cazione Giovanni De Feo, nazioneindiana.com, 8 ottobre 2014

Alcuni giorni fa la rivista New Yorker ha pubbli- umano, fi guriamoci con un albero, un ruscello, un cato un articolo sugli Young Adult, ovvero i libri prato. Tale commistione di mondo interiore e mon- per Giovani Adulti, categoria di marketing ormai do metafi sico ha un nome. Osservate un bambino divenuta genere letterario. L’articolista, Christo- quando è al massimo livello di attenzione. Sopracci- pher Beha, polemizza proprio su questo passaggio glia alzate, occhi ben aperti, bocca semi spalancata. da marketing a critica letteraria. Se infatti pare le- Sono i marcatori di quello che in un adulto chiamia- cito che un editore «bolli» per ragioni commercia- mo sorpresa, stupore. Lo stato con cui un bambino li un romanzo come Y.A., non altrettanto quando conosce le prime cose è la meraviglia, e in particolar un romanzo viene scritto avendo come scopo una modo la meraviglia davanti al mistero. semplifi cazione premeditata per adulti. Attaccando Ciò comincia a cambiare nell’età in cui la compene- l’ultimo Y.A. di successo Beha chiude così: «Nessun trazione tra cosmo e mondo personale, tra mente e personaggio di quel romanzo sembra vivo in modo mondo, comincia a venir meno. Quando questa pla- signifi cativo. L’immagine che comunica della vita sticità viene meno, in alcuni adulti scatta un mecca- è così falsa che sembra creata apposta per piacere nismo regressivo. Non si cerca più la meraviglia, ci si a qualcuno che non ha vissuto molto, e che quindi accontenta della nostalgia della meraviglia. non può rendersi conto della diff erenza». Pure non tutti gli adulti sono uguali, e così non tut- Ciò su cui mi vorrei concentrare qui non è tanto ti gli aneliti all’incanto. Per amor di gioco creeremo la legittimità di questa etichetta quanto la sua ef- perciò anche noi le nostre sigle: i Q-A (Quasi Adulti); fettiva «readership», ovvero i consumatori ideali di e i M-A (i Mezzi Adulti). Chiameremo Quasi Adulti questi romanzi. In particolar modo vorrei rifl ettere quelli che mantengono un rapporto plastico con la re- sugli adulti che leggono «storie di magia» o storie altà. Essi amano la letteratura dell’immaginario per- fantastiche, ovvero quelle che hanno al loro centro ché la compenetrazione tra immaginazione e mondo un mondo che non risponde alle leggi del nostro. è parte del loro modo di esperire la vita. Mi rendo conto che tali storie non esauriscono tutta I Mezzi Adulti sono invece i target dei libri Y.A: la fetta dei Y.A., ma trovo signifi cativo che ne costi- tanto i Quarantenni infantili che i Sedicenni adul- tuiscano tuttavia una parte consistente. tizzati. Questi ultimi non hanno più nessun accesso Partirò da una constatazione, non mia ma di Tolkien, diretto con quella plasticità mondo-mente; ne con- ovvero che un bambino piccolo non ha particolari servano solo il ricordo. Proprio per questo essi de- necessità di ascoltare storie di porte magiche, per la vono riceverlo dall’esterno in forme via via sempre semplice ragione che per lui ogni porta è magica. più semplifi cate, a secondo di quanto è limitata o Cerchiamo di sintetizzare questo stato di conoscen- deteriorata la loro sensibilità originaria. za. Quando si è piccoli il mondo esterno risponde a A semplifi carsi non è solo il contenuto, ma spesso un quesito metafi sico. Una porta, che agli occhi di anche il medium che lo veicola. Il M-A preferirà il un adulto è solo un pezzo di legno in un muro, può fi lm al fumetto, il fumetto al romanzo, il bestseller divenire di volta in volta un’apertura che cancella le ai classici, il classico all’epica, e via dicendo. Con persone, apre strade che conducono a mondi lontani, questo non si vuole dire che il cinema sia intrinse- chiude possibilità che mai si ripresenteranno. Questa camente più semplice: ma è intrinsecamente meno è la realtà metafi sica di ogni porta, il suo orizzonte collaborativo, richiedendo uno sforzo minore della di possibilità. E se questo avviene con un manufatto lettura. Almeno nella sua versione spettacolare.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3311 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Facendo un esempio concreto: mi chiedo quanti di scrivere che l’erba è viola ci fa a ricordare la meravi- quelli che sostengono di amare Tolkien attraverso glia più grande, ovvero che l’erba è verde e di nes- i fi lm di Peter Jackson abbiano poi letto i roman- sun altro colore. Quello choc è anche nel mito. Non zi; e quanti di costoro abbiano sfi orato il Silmaril- perché il mito sia l’infanzia del mondo, ma perché lion; e quanti l’Edda o il Beowulf o il Mabinogion. l’infanzia pensa in modo mitico. Non è una questione di sofi sticazione letteraria, o Di questa plasticità mondo-mente il Mezzo Adulto almeno, non solo. Il M-A fruitore del fantastico ha una nostalgia feroce, come di qualcosa che ricorda preferirà sempre il surrogato all’originale proprio ma che non riesce più a vivere. Il Quasi Adulto an- che, eppure riesce ancora a viverlo quel mistero, e non Quando è allora che la storia di magia solo nei libri, ma creando. I libri casomai sono solo diventa una mera fuga? Quando diventa uno dei mezzi con cui riappropriarsi di quel ‘modo un’idealizzazione senza sostanza, una conoscitivo’. Per questo, quando li sceglie, essi tendo- semplicità che non ha fondamento. Io credo no a essere complessi, collaborativi, non ovvi. che tutta la letteratura sia, se non fuga, almeno Al contrario le forme consolatorie del fantastico momentaneo allontanamento dal reale. sono appetibili soprattutto a coloro che hanno il gu- sto dell’immaginazione, ma non l’immaginazione stessa; le forme a cui possono accedere devono es- perché l’elemento magico è dato già come una re- sere sempre semplici e ludiche. E questa è anche la gressione. ragione per cui i Mezzi Adulti sono così ricettivi Quando è allora che la storia di magia diventa una alla transmedialità, altro termine di marketing. Il mera fuga? Quando diventa un’idealizzazione senza romanzo che è potenzialmente anche un videogio- sostanza, una semplicità che non ha fondamento. Io co, una App, un fi lm, un album di fi gurine, si vende credo che tutta la letteratura sia, se non fuga, al- meglio e si diff onde meglio. meno momentaneo allontanamento dal reale. Per- Ma non si tratta solo di una strategia di vendita. ché nello stesso momento in cui esperiamo l’opera, Tornando a quanto diceva il New Yorker, questa qualunque essa sia, noi non siamo nella realtà, ma semplifi cazione transmediale sta diventando una fuori da essa. La diff erenza casomai sta tra buona tipologia di produzione dell’opera. Si può chiama- fuga e cattiva fuga. È un po’ la diff erenza tra quella re Moby Dick e L’isola del Tesoro degli Young Adult che Lewis Mumford chiama «Utopia della fuga» e quanto si vuole, se li aiuta a vendere meglio; resta- «Utopia della ricostruzione». La prima non fa che no dei capolavori. Ben diverso quando il libro lo si sedare il proprio scontento con la realtà. La seconda scrive puntando alla semplifi cazione in modo ludico costringe a creare un diverso sistema di valori attra- e per adulti. verso il quale io posso cambiare la mia realtà. Tal- Sia chiaro, nulla di sbagliato nel gioco: ma quando è volta anche quella degli altri. puro, fi ne a sé stesso. Per questo la premeditazione Si può dire che il cattivo fantastico funziona come a tavolino di libri Y.A. – non l’etichettatura a poste- una cattiva utopia, stordisce il lettore quel tanto che riori – ci sembra una perversione, perché sminuisce lo si esperisce. E la buona letteratura d’immagina- tutte la parti in causa. zione? Fa in realtà quello che fa la buona letteratura Adulti infantilizzati, bambini già nostalgici e in- realista, tiene svegli invece di addormentare. Quello capaci di immaginare da soli, questi sono i fruito- a cui ‘sveglia’ è il senso del mistero. Questo ambi- ri ideali del marketing. Come scrive Christopher to è specifi co del fantastico, lo choc epistemologico Beha, alla fi ne la scelta della semplifi cazione a tutti con cui si conoscono le cose la prime volta. Allora i costi è solo un po’ triste, la nostalgia per una sem- la meraviglia non è più solo un’emozione, diviene plicità presunta che un tempo era mistero. E quindi, una forma di conoscenza. Parafrasando Chesterton, tutt’altro che semplice.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3322 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 L’Italia del libro: ecco tutti gli ultimi dati (domina il segno meno…)

Proponiamo il testo completo del Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2014, a cura dell’Uffi cio studi dell’Aie, presentato alla Fiera del libro di Francoforte

Redazionale, cadoinpiedi.it, 9 ottobre 2014

Si potrebbero defi nire i diciotto mesi della Grande milioni di euro e con un’Iva al 22 percento, che limi- Trasformazione quelli che hanno caratterizzato il ta le potenzialità di crescita del segmento editoriale 2013 e il primo scorcio del 2014. Un cambiamento digitale. È necessaria una svolta, uno spiraglio per certo indotto dalla crisi, dall’impatto dirompente del dare una prospettiva nuova a tutto il settore. L’altro digitale, dallo scenario economico in cui il libro si segnale, importante per il ruolo dell’Italia nel mon- muove. Il mercato del libro oggi non si è solo ridi- do, è che cresce anche il peso e il ruolo dell’editoria mensionato. Si è progressivamente trasformato, in italiana in chiave internazionale: aumenta la vendita termini di prodotto e di processo, in un quadro di di titoli all’estero (+7,3 percento) e cresce l’export allargamento a livello esponenziale della competi- del libro fi sico (+2,6 percento). Le buone notizie zione internazionale e con un pubblico che accede fi niscono qui: per il resto una serie di segni meno. a servizi e prodotti (editoriali e non) sempre più in Nel 2013, si restringe del 6,1 percento il bacino dei mobilità. lettori, si ridimensiona il mercato (-4,7 percento), Fa già da tempo i conti con le nuove tecnologie, che si registra un andamento negativo – per la prima hanno cambiato in questi anni i processi produttivi volta – nel numero di titoli pubblicati (-4,1 percen- (il 14 percento delle copie è stampato con sistemi to); diminuiscono le copie vendute (-2,3 percento) di stampa digitale), logistici (l’80,2 percento delle e parallelamente calano i prezzi di copertina, sia dei librerie non di catena e il 100 percento di quelle di libri di carta (-5,1 percento) che degli ebook (-20,8 catena ha un gestionale collegato al magazzino del percento, al netto dell’Iva). distributore), distributivi (il 12 percento delle ven- dite passa attraverso store online), di comunicazio- Qui di seguito i principali indicatori del 2013 e un ne (il 58,9 percento delle case editrici è «attiva sulla accenno sul 2014 dal Rapporto Aie. rete»). E soprattutto hanno cambiato il prodotto. Diminuiscono gli editori: sono 4.534 – secondo i Il primo dato, positivo, che emerge dall’annuale dati IE-Informazioni editoriali – le case editrici che Rapporto sullo stato dell’editoria realizzato dall’As- hanno pubblicato almeno un libro nel 2013 (-1 per- sociazione Italiana Editori (Aie) è che continua a cento sul 2012). Solo una su quattro (1.187 per la crescere il mercato digitale, sia in termini di titoli precisione) ha pubblicato più di 10 titoli. disponibili (le nuove uscite, nel 2013, sono 30.382 64mila i titoli del 2013: diminuiscono quelli di carta pari a 40.800 manifestazioni, ossia i diversi formati (-4,1 percento). Crescono quelli digitali (+43 per- di pubblicazione dei titoli, ulteriormente in crescita cento). Nel 2013 cala del -4,1 percento (dati IE) la nel 2014), sia di peso sul mercato (3 percento nel produzione di libri (esclusi i titoli educativi). Consi- 2013). Tanti ebook scaricati e letti, che però pro- derando anche i titoli educativi, il calo complessivo ducono fatturati ancora modesti: non si arriva a 40 è del -9,1 percento. Si tratta di un andamento tra-

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3333 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 sversale alle diverse aree di mercato: -7,2 percento la inserisce l’usato, il remainders, il non book, il calo si varia adulti; -2,3 percento i libri per bambini e ra- attenua leggermente per eff etto di merceologie sosti- gazzi; -34,2 percento i titoli educativi. Lo stock dei tutive al libro, scendendo a un -4,7 percento rispetto libri di carta in commercio (i cosiddetti «titoli com- al 2012 e -12,7 percento sul 2010. I segni meno at- mercialmente vivi») è di 813mila manifestazioni (più traversano praticamente tutti i generi, con la sola ec- edizioni dello stesso titolo); quello di libri digitali ha cezione dell’editoria per bambini e ragazzi: la fi ction superato la soglia delle 100mila (100.524 manifesta- registra complessivamente un -5,4 percento a valore zioni): in quattro anni – con un mercato che a valo- (con performance peggiori per la narrativa di autori stranieri che di autori italiani), la non fi ction generale un -4,2 percento. Risultati peggiori per quella spe- Come si legge? La lettura di libri di carta cala, cialistica/professionale (-8,6 percento) e non fi ction cresce quella digitale: si riduce nel 2013 il pratica (la manualistica: -13,2 percento). perimetro della lettura di libri di carta in Italia: Come si legge? La lettura di libri di carta cala, cresce sono 1,6milioni in meno gli italiani che leggono quella digitale: si riduce nel 2013 il perimetro della almeno un libro all’anno (-6,1 percento). lettura di libri di carta in Italia: sono 1,6milioni in meno gli italiani che leggono almeno un libro all’an- no (-6,1 percento). La lettura cala in tutte le dimen- re arriva al 3 percento e indici di lettura di libri e di sioni socio-demografi che che la rappresentano: tra i acquisto in calo – l’off erta ebook è dunque arrivata a giovani 6-14enni del -7,4 percento; tra le donne del coprire oltre il 12 percento dei titoli in commercio. -4,7 percento; tra i forti lettori (+12 libri l’anno) del Cresce nel 2013 la produzione di titoli ebook, con -10,3 percento; nelle regioni del Sud (-9,8 percen- un +43 percento (si passa dalle 28.500 manifestazioni to) e delle Isole (-11,2 percento). In crescita invece del 2012 alle attuali 40.800), circa due terzi dei nuovi quella digitale: i lettori di ebook sono stati nel 2013 prodotti cartacei. Il mercato ebook copre a fi ne 2013 1,9 milioni (+18,9 percento sull’anno precedente) una quota del 3 percento dei canali trade (quelli rivol- con una crescita del +72,7 percento sul 2010. Non ti ai lettori: librerie, online, grande distribuzione) e è ancora chiaro quanto di questi risultati sia frutto cresce del +55,9 percento sul 2012. di processi di sostituzione (dall’abbandono del libro Oltre l’ebook. L’insieme del digitale oggi rappre- alla lettura dell’ebook), o di integrazione (assai più senta l’8 percento del mercato. L’ebook, però, è solo probabile) tra forme diverse di lettura fatte, a secon- una parte del mercato digitale: da anni l’editoria da delle circostanze, su device diff erenti. scientifi ca professionale ha sviluppato anche una sua Dove si comprano i libri? In libreria, ancora, ma il articolata off erta di prodotti e servizi digitali fruibili carrello è sempre più quello degli store online. Il attraverso il web, in crescita del 10,2 percento nel libro si vende ancora in libreria (indipendente e 2013. L’insieme di questi due settori – ebook più di catena), anche se il suo «peso» si è progressiva- servizi – rappresenta oggi l’8 percento del mercato mente ridotto, passando dal 78,6 percento del 2010 (era il 4 percento nel 2010). al 72,7 percento dello scorso anno: all’interno del Il mercato del libro scende sotto quota 3 miliardi. La dato, diminuisce il venduto delle librerie indipen- fi liera editoriale nel 2013 ha sviluppato un fatturato denti, cresce quello delle librerie di catena. Tenden- di 2,660 miliardi di euro con una fl essione del -6,8 za inversa per l’e-commerce, che da una quota del percento (pari a 194,2 milioni di euro in meno, dati 5,1 percento nel 2010, è passato al 12 percento (e Uffi cio studi Aie). Rispetto al 2010 si sono persi 572 oltre) dello scorso anno. Il carrello ormai è sempre milioni di euro pari al -17,7 percento (e nella stima più quello online: peggiorano invece le performance non sono considerate le vendite di libri allegati a quo- della grande distribuzione organizzata (ipermercati, tidiani e periodici). Se nel «perimetro del mercato» si supermercati).

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3344 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

L’estero? Torna a crescere la vendita di diritti di au- soli generano, a loro volta, il 72 percento delle copie tori italiani. Si inverte la tendenza rispetto al 2012 stampate e distribuite nei canali di vendita) seguita e torna ad aff ermarsi la vendita dei diritti di autori da quella francese, tedesca, spagnola. italiani all’estero. Sono stati venduti nel 2013 4.597 Uno scorcio sul 2014: lo scenario sembra confer- titoli (+7,3 percento sul 2012 ma +155,4 percento dal marsi negativo. Secondo i dati Nielsen nei canali 2001!), frutto anche delle sempre più frequenti ini- trade si registra nel primo semestre un -6,6 percento ziative di coedizione con partner stranieri in segmenti a valore (-33,7 milioni di euro rispetto allo stesso di eccellenza o di libri pubblicati direttamente in lin- periodo del 2013) e un -9 percento a volume (-3,7 gua inglese perché già pensati per il mercato interna- milioni di copie vendute rispetto al primo semestre zionale. Sono invece quasi 9mila i titoli di cui si sono 2013). La diminuzione continua a essere più accen- acquisiti i diritti da case editrici straniere, un valore tuata sul canale Gdo e su quello delle librerie in- elevato ma in calo (-2,3 percento) rispetto al 2012. dipendenti, rispettivamente con il -15,0 percento Le traduzioni da altre lingue: sono il 17,9 percento e il -7,5 percento. Se da una parte si conferma la dei titoli, meno sempre meno. Il 17,9 percento dei tendenza a ridurre la produzione di titoli, dall’altra titoli (novità e nuove edizioni) pubblicati nel 2013 risulta evidente la crescita di titoli in formato ebook: sono tradotti da una lingua straniera (dati IE). Un +86,9 percento nel confronto tra gennaio-maggio di valore che nel 2002/03 (dati Istat) era del 23-24 quest’anno e il corrispondente periodo 2013. Cresce percento. Si registra insomma una maggiore capa- anche la quota di mercato degli ebook sul mercato cità delle case editrici a proporsi sui mercati inter- complessivo del libro: tra i gruppi editoriali mag- nazionali. L’area di mercato e linguistica prioritaria giori la quota che ne deriva si colloca ormai tra il 5 resta quella anglosassone (da qui proviene il 60,6 percento e il 7 percento (stima sul semestre 2014 – percento dei titoli di varia adulti e ragazzi che da solo per i grandi gruppi).

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3355 007/11/20147/11/2014 114:32:324:32:32 Wylie: «Amazon, alla fi ne ti fermeremo»

Il più grande agente letterario racconta a «Repubblica» la sua lotta contro il gigante dell’online: «Mette in pericolo editori e autori ma è solo un camionista digitale»

Federico Rampini, la Repubblica, 9 ottobre 2014

«Amazon amica del lettore? Macché, vuole distrug- Il casus belli è il ricatto con cui Amazon cerca di gere il libro, rovinare i veri scrittori, mettere sul la- piegare il gruppo Hachette e altri editori, rendendo strico gli autori di qualità. Dobbiamo fermarla». A introvabili i loro titoli online. In questa intervista guidare la rivolta degli scrittori contro il gigante del esclusiva, Wylie spiega perché il confl itto è ben più commercio digitale è Andrew Wylie, l’agente let- vasto, e in gioco c’è la sopravvivenza della cultura terario più famoso e più potente del mondo. Ovve- del libro. ro «l’agente dei Nobel», come lo hanno battezzato per l’impressionante elenco degli autori che fanno Secondo lei questa è una lotta per la vita o la morte del parte della sua scuderia: Philip Roth, Salman Ru- libro? shdie, Milan Kundera, V.S. Naipaul. È Wylie ad Le tattiche di combattimento di Amazon rendono avere mobilitato 300 di questi scrittori – insieme insostenibile il mestiere di chi pubblica libri. L’in- con gli eredi di Saul Bellow, Allen Ginsberg, Nor- dustria editoriale deve poter mantenere gli scrittori man Mailer, Arthur Miller – organizzando la coali- di qualità. I romanzieri, salvo rare eccezioni, non zione anti-Amazon che si chiama Authors United. nascono ricchi. Si mantengono grazie agli anticipi

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3366 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

degli editori. L’equazione economica che Amazon Non sto inventando nulla, è una storia già accaduta vorrebbe imporre, minaccia tutti: editori e autori. di recente. Amazon copia il modello di Apple che ha portato alla distruzione dell’industria musicale. Lei rappresenta centinaia di autori e la stragrande Io come agente rappresento anche alcuni musici- maggioranza aderiscono all’appello contro Amazon. sti, da Bob Dylan a David Bowie. Neppure questi Tuttavia, qui in America ormai dal colosso digitale di grandi nomi ormai guadagnano dalle vendite di cd. Jeff Bezos passa il 50 percento di tutte le vendite di libri. Quel mercato è stato distrutto da Apple con iTu- Gli editori non fi niranno per cedere alle sue richieste? nes. Amazon vuol fare lo stesso con gli scrittori. Finora tutti i grandi tengono duro. Con Hachette, C’è un’aggravante. Bob Dylan ha l’alternativa dei malgrado il sabotaggio delle sue vendite, Amazon concerti dal vivo. Gli scrittori, anche i più bravi e non la sta spuntando. Simon & Schuster gli ha ri- famosi, non possono mantenersi con letture pubbli- sposto no. HarperCollins idem. Ora Amazon aprirà che dal vivo riempiendo il Madison Square Garden. le trattative con il gruppo MacMillan e con Pen- Per questo bisogna fermare Amazon prima che sia guin-Random che rappresenta il 27 percento del troppo tardi. Che si limiti a vendere online gli elet- mercato. Io sono fi ducioso che non molleranno. trodomestici, dove non può fare gran danno.

Se non ci sono defezioni, se il fronte degli editori resta Elettrodomestici o vestiti, dvd o fotocopiatrici: il fatto è unito, a quel punto secondo lei cosa accadrà? che Amazon già vende proprio tutto, sta diventando un Prima ipotesi: Amazon diventa più ragionevole. Ne grande magazzino online. Il suo obiettivo è sostituire dubito. Seconda ipotesi: tutti i grandi editori a quel gli ipermercati Walmart. Occupa il 50 percento del mer- punto ritirano i propri libri da Amazon e si cercano cato dei libri ma questi ultimi rappresentano appena il 7 dei canali di distribuzione alternativi, anche su In- percento del suo fatturato. I libri sono serviti a Bezos per ternet. Parliamoci chiaro, Amazon non è altro che impadronirsi di notizie essenziali su noi consumatori, il un camionista digitale, una grande ditta di logistica, nostro potere d’acquisto, i nostri gusti e le nostre abitu- trasporto e consegne. Se pretende di accaparrarsi dini; poi ci vende tutto il resto. Come può pensare che la una percentuale spropositata dei profi tti, bisogna lotta contro un simile Moloch la vinciate voi? dirgli di no. Questa battaglia si conduce su diversi terreni. C’è un’azione legale per spingere il Dipartimento di Jeff Bezos ha ben altra stima di sé. Fra le tante vocazio- ni di Amazon, vede anche il mestiere di editore. Saltan- «Amazon è riuscita a conquistarsi solo un ruolo do l’intermediazione degli editori tradizionali, storici, nel cosiddetto self-publishing, l’editoria fai-da- propone agli autori di pubblicarli direttamente lui in te. Lusinga i semianalfabeti che sono convinti versione digitale. di essere dei geni e di meritare il successo. È una pretesa ridicola. Nonostante i mezzi enormi Sono l’equivalente dei cantanti sotto la doccia di cui dispone, e gli sforzi che ha profuso in questa che pensano di essere dei talenti musicali direzione, Amazon è riuscita a conquistarsi solo un incompresi.» ruolo nel cosiddetto self-publishing, l’editoria fai- da-te. Lusinga i semianalfabeti che sono convinti di Giustizia americano a intervenire ai sensi della nor- essere dei geni e di meritare il successo. Sono l’equi- mativa antitrust. Se convinciamo il Dipartimento valente dei cantanti sotto la doccia che pensano di di Giustizia, allora Amazon può essere bloccata e essere dei talenti musicali incompresi. regolata, costretta ad accettare condizioni più eque.

Torniamo al suo monito iniziale: davvero Amazon può In passato lei ha citato la Feltrinelli come un modello al- uccidere il libro? Come? ternativo: l’editore si crea una rete di librerie. Sarebbe il

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3377 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 modo per liberarsi dall’abbraccio mortale della Piovra, voglio essere circondato dai miei libri, inclusi tanti come hanno defi nito Amazon qui negli Usa. Feltrinel- capolavori classici. Non li butterò mai. Trovo risibi- li resta un caso raro: pensa che altri editori seguiranno le anche l’obiezione che i libri di carta sono pesanti, questo esempio? ingombranti. Io faccio tanti viaggi intercontinentali, Feltrinelli potrebbe diventare un modello. Certo è mi porto appresso almeno un paio di libroni, e non diffi cile replicarlo su scala americana, con un merca- mi hanno spezzato la schiena. Sono tassativo: la let- to così vasto. Penguin però ha lanciato un’iniziativa tura seria resterà di carta, non digitale. interessante in Inghilterra: il lettore può ordinare il libro su internet, poi la consegna avviene presso il Posso concordare con lei, ciò non toglie che noi apparte- suo libraio di fi ducia e al libraio viene riconosciuta la niamo a generazioni diverse dai ventenni o dagli adole- sua percentuale. È un modo per salvare anche le li- scenti che sono «nativi digitali». Non ci sarà una cesura brerie indipendenti. Dovremo inventarci ogni sorta generazionale nelle abitudini di lettura, che condannerà di canali alternativi, se Amazon continua a costru- la carta? ire la sua «diga», lo sbarramento che sta edifi cando Ho informazioni diverse. Ci sono tanti ragazzi che tra gli scrittori e i lettori. Di una cosa sono certo: i tuttora, quando vogliono dedicarsi a una lettura se- bravi autori non smetteranno tutti di scrivere. Né si ria e importante, si trovano a loro agio con la carta. arrenderanno in massa all’editore unico che Ama- È diverso per le informazioni, è vero che le nuove zon vorrebbe diventare. Che Amazon continui pure generazioni preferiscono consumare le notizie in a pubblicare quelli che cantano sotto la doccia, per formato digitale. E tuttavia non è detto che abbiano me va benissimo… ragione. Al termine di una giornata in cui io mi sono letto il New York Times e il Wall Street Journal su Oltre alla minaccia Amazon c’è una rivoluzione tec- carta, mentre i miei collaboratori trentenni li han- nologica che trasforma le abitudini di lettura. L’e-book no letti su tablet, spesso sono io ad avere un quadro sostituirà la carta? più preciso degli eventi, della gerarchia d’importan- No. Il libro digitale su tablet va bene per delle lettu- za delle notizie. Il digitale non è una cultura del- re usa e getta, di rapido consumo. Non mi riferisco la profondità, è ideale per spaziare in superfi cie. E soltanto ai romanzetti-spazzatura, o ai thriller da non sono favorevole a incoraggiare la superfi cialità. viaggio. Ci sono anche dei saggi di attualità, politi- Attenzione alle conseguenze, quando s’incoraggia la ca, storia, che si prestano alla consultazione rapida. superfi cialità. Voi italiani ne sapete qualcosa, dopo Ma per un romanzo di qualità, o per un serio saggio essere passati attraverso un’orgia di talk-show ridi- di economia, che vuoi rileggere in varie epoche della coli e di veline seminude in tv. Dante si rivolta nella tua vita, il libro di carta resta imbattibile. Io a casa sua tomba. Si pagano dei prezzi, per questi errori.

«Il libro digitale su tablet va bene per delle letture usa e getta, di rapido consumo. Non mi riferisco soltanto ai romanzetti-spazzatura, o ai thriller da viaggio. Ci sono anche dei saggi di attualità, politica, storia, che si prestano alla consultazione rapida. Ma per un romanzo di qualità, o per un serio saggio di economia, che vuoi rileggere in varie epoche della tua vita, il libro di carta resta imbattibile.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3388 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Così Erofeev si è bevuto i soviet nel libro vietato per immoralità

Paura e disgusto nella Mosca degli anni Sessanta tra vagabondaggi alcolici e censura

Marco Cubeddu, il Giornale, 9 ottobre 2014

«Tutti dicono: il Cremlino, il Cremlino. Con tutto Mosca a Petuškì, più che il pretesto per un «poema quello che ne ho sentito dire, non l’ho mai visto. ferroviario» è il pretesto per un poema esistenzia- Quante volte ormai (mille volte), con addosso il ci- le. Petuškì è un miraggio da raggiungere attraverso clone o l’anticiclone ho attraversato Mosca da nord mirabolanti divagazioni dello spirito. Venja è un a sud, da una parte all’altra e a casaccio, non l’ho mai moscovita che non ha mai visto il Cremlino. Che visto neanche una volta». sarebbe come se un parigino non avesse mai visto Il viaggio di Venja, io narrante e alter ego di Ve- la Torre Eiff el, un newyorkese la Statua della Li- nedikt Erofeev, alcolista cronico e disperato, da bertà, un romano il Colosseo. Eppure, nonostante

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3399 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 la sua alienazione, seguendo il fl usso dei suoi pen- dallo stalinismo, per stile e struttura allucinata, ri- sieri conosceremo con lui le più intime sfumature corda molto Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter dell’animo russo. Leggere Erofeev è il modo mi- Th ompson, con l’alcol al posto della droga a fare gliore per farsi un’idea della Russia attraverso una da viatico per la ricerca del «sogno americano» rus- delle sue parole chiave: vodka. so (e «saremmo degli idioti a non cavalcare questo Se è noto che gli eschimesi hanno quaranta modi strano siluro fi no alla fi ne»). di dire bianco, ci ricorda Paolo Nori, traduttore e Attraverso gli occhi «inciclonati» di Venja («Ho curatore della nuova edizione (pp 216, euro 15) per molto vissuto, molto bevuto, molto pensato, so, i tipi di Quodlibet, «Ecco, i russi, hanno quaranta quello che dico») vediamo gli occhi della Russia: verbi diversi per dire ubriacarsi». «Il mio popolo che occhi, che ha! Sporgono sem- Non che Mosca-Petuškì sia un noioso trattato so- pre in fuori, ma non c’è nessuna tensione, in loro. ciologico sull’alcolismo. Il capolavoro di Erofeev è Completa assenza di pensiero, però che poten- prima di ogni altra cosa un fortunatissimo bestseller, za! (Che potenza spirituale!). Questi occhi non anche se la sua gigantesca diff usione è antecedente venderanno e non compreranno niente. Qualsiasi alla sua messa in vendita. In Russia «lo conoscono cosa succeda al mio paese, nei giorni dei dubbi, tutti quelli che hanno un rapporto, per quanto mini- nei giorni delle gravose rifl essioni, nell’ora delle mo, con la letteratura o, nella peggiore delle ipotesi, prove di ogni tipo e delle sciagure, questi occhi con la vodka». Cioè tutti. non batteranno ciglio. Per loro è tutta manna dal Il suo successo aff onda nel fenomeno del samizdat cielo…». (che signifi ca autopubblicazione). È paradossale La sagacia, il delirio, la parodia, la provocazione di pensare, in tempi in cui ci sono più self-publisher queste pagine, ne fanno un libro leggero, ma non che lettori, all’abnegazione con cui questi libri, frivolo, intriso di interrogativi religiosi, di slanci, censurati dal regime stalinista, venivano letti feb- di tenerezza, come tenera, e sempre consapevole, brilmente, diff ondendosi attraverso un incessante è la lingua di Nori, qui mezzo e non fi ne. E dopo passamano di copie – pochissime – di norma in aver guardato negli occhi di Venja («Oh, quan- carta carbone, fi no agli angoli più remoti del paese. to torbidume, quanta deformità doveva esserci in Oltre al ruolo politico del dissenso, il fenomeno quel momento nei miei occhi, l’ho capito dai loro del samizdat divenne presto anche una moda che occhi, perché nei loro occhi si rifl etteva questo raggiunse «le dimensioni dell’alcolismo» (legge- torbidume e questa deformità»), i nostri diventa- re autori pubblicati uffi cialmente era considerato no quelli dei passanti e dei compagni di viaggio, «poco elegante») fi no a varcare i confi ni nazionali degli avventori e dei negozianti, che lo accompa- per mano degli emigré. gnano nell’ebbrezza: «Ma forse questa è davvero «Uscito dalla stazione Savelovskaja avevo bevuto Petuškì?», «I lampioni splendevano in un modo per cominciare un bicchiere di vodka del Bisonte fantastico, splendevano senza tremolare. Forse ero perché so per esperienza che, come decotto mat- davvero a Petuškì?», «Non era Petuškì, questa, no. tutino, il genere umano non ha ancora inventato Il Cremlino splendeva davanti a me in tutta la sua niente di meglio». Non solo vodka del Bisonte, magnifi cenza. Ecco! Quante volte ho attraversato anche quella del Cacciatore, quella al coriandolo, Mosca in lungo e in largo, sano di mente o privo quella al limone, ërš (miscuglio di birra e vodka), di senno, quante volte l’ho attraversata e non ho xeres (vino sovietico, 19 gradi), fi no alle ricette per visto il Cremlino neanche una volta. Ed ecco che assemblare miscugli a base di vernice per mobili adesso alla fi ne l’ho visto». Con i divertentissimi depurata, Eau de Cologne, lacca per le unghie. sproloqui di Erofeev possiamo permetterci il lus- L’opera di Erofeev, vissuto per anni come sen- so di «Non dimenticare la cosa più importante, la zatetto nelle fredde strade di Mosca, emarginato commozione».

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4400 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Nobel a Patrick Modiano, il romanziere schivo

Sorpresa a Stoccolma, dopo pochi anni un altro francese premiato. Poco noto anche in Francia, nel 1997 ha scritto un capolavoro di letteratura e memoria «Dora Bruder». Da molti è considerato un padre dell’autofi ction contemporanea

Carlo Mazza Galanti, pagina99, 9 ottobre 2014

Patrick Modiano è senza dubbio uno degli autori più in buona parte introvabile, una piccola scelta della importanti che la letteratura francese abbia espresso negli trentina di libri che lo scrittore ha pubblicato in pa- ultimi decenni e al di là della forse discutibile predilezione tria, da La place d’Etoile del 1968 a oggi) è forse l’il- verso le lettere d’oltralpe manifestata dai giurati dell’Acca- lustrazione di un giudizio complessivo riguardo a una demia Reale (assegnando in sei anni due Nobel ad autori sensibilità letteraria francese che l’editoria italiana, ben francesi), possiamo credere che questa volta la loro scelta diversamente orientata verso il mercato librario anglo- non darà adito alle polemiche che accompagnarono l’as- sassone, considera troppo sofi sticata o, nel peggiore dei segnazione dello stesso premio a Le Clézio nel 2008. casi, ombelicale. Gli autori che in Italia «ce la fanno» Anzitutto per una ragione «quantitativa»: chi ha letto (Houellebecq, Vargas, Nothomb, Carrère) riescono Modiano? Chi lo conosce? A diff erenza di Le Clézio, tutti, nel bene o nel male, a intercettare tendenze più molto popolare (almeno in Francia), il nuovo Nobel conformi alle esigenze del consumo culturale globale. per la letteratura è stato e verosimilmente resterà un La scrittura di Modiano, al contrario, è gelosamen- autore per pochi, a maggior ragione qui da noi, dove te riservata, restia a concedersi, del tutto priva del- la modesta conoscenza della sua opera (è tradotta, e le seduzioni che fanno il successo e il consenso del

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4411 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 pubblico di massa. Eppure i suoi libri, che a una emotivo di un lutto ancora vivo e produttivo. Lette- prima occhiata sembrerebbero corrispondere all’idea ratura di fantasmi, fi gure risorte da un tempo di spie, ter- semplicistica che siamo abituati a farci della «écriture rore poliziesco, traffi ci clandestini, tradimenti e misfatti, artiste» francese (ombelicale, sofi sticata, appunto), tutto il senso dell’avventura della guerra è in Modiano off rono al lettore avvertito la ricchezza e la comples- come sublimato e riprodotto in una dimensione rifl es- sità di una voce che, come quella di tutti i grandi, è siva, postuma, quasi esoterica: l’unica, sembra suggerire decisamente unica, ispirata, e non replicabile. il romanziere, capace di farsi strada attraverso un reale Piccoli, densi, pervasi di una malinconia aerea e sfug- troppo chiassoso, di fi ltrare il presente per salvarne qual- gente, i romanzi di Modiano sono tasselli destinati a che prezioso granello di vita estinta, di esistenza svanita. comporre un unico grande disegno non ancora ter- Se bisognasse trovare un centro, o un vertice, nella va- minato: ogni nuovo lavoro contribuisce alla costruzio- sta composizione che Modiano ha intrapreso più di ne di un’architettura tanto vasta quanto minuziosa e quarant’anni fa, sarebbe probabilmente Dora Bruder omogenea e capace, se abbracciata nella sua interezza, (1997), capolavoro della letteratura memoriale, sto- di penetrare gli anfratti della storia più sotterranea, più ria di una ragazzina ebrea fuggita nel 1941 da una inconfessata e oscura del secondo Novecento. Modia- caserma di polizia parigina prima di essere trasferita no appartiene a quella categoria di scrittori che gira- ad Auschwitz. La sua vicenda è ricostruita attraverso no per tutta la vita ossessivamente intorno allo stesso un’investigazione storica tesa verso un’impercettibile tema, agli stessi luoghi, agli stessi oggetti, scrittori che immedesimazione del narratore-investigatore nel cor- scrivono e riscrivono indefessamente lo stesso libro. po e nella mente della protagonista, come in una sorta Anche lo stile è caratterizzato da una fi ssità quasi cri- di transfert letterario: libro straordinario, formalmen- stallina: asciuttissimo, disadorno, affi lato, monotono, te unico, tra le cose in assoluto più interessanti pro- parente prossimo di quello di altri importanti autori dotte dalla letteratura europea negli ultimi trent’anni. francesi della stessa generazione come Jean Echenoz Ci sono altri romanzi potenti e importanti di que- o Annie Ernaux (chi ha amato Il posto, recentemente sto scrittore: Livret de Famille, il già citato La place tradotto e pubblicato da L’orma editore, può ritrovare d’étoile, Chien de printemps, Les Boulevards de ceinture, in Modiano molto di quella scrittura). Le sue storie o più recentemente Dans le café de la jeunesse perdue. si muovono quasi tutte a cavallo tra la seconda guerra Ma Dora Burder è certamente l’ingresso privilegiato mondiale, in particolare il periodo dell’occupazione nel suo mondo: la ricorrenza di momenti notturni o nazista, e il presente. Un presente ancora ostinata- crepuscolari, di luoghi disabitati e popolati di presen- mente immerso nel novecento, nel suo paesaggio di ze, lo stile denotativo e spoglio, la voce neutra e cava rovine: rovine visibili e soprattutto rovine rimosse. del narratore, ricca di risonanze e riverberi misteriosi, Il vuoto, l’assenza, la solitudine, il silenzio, l’oblio, il circolare ipnotico dei temi (del lutto, della scompar- sono i temi e le forze che alimentano la vena satur- sa, della violenza, della dispersione), quell’atmosfera nina di questo scrittore che per modi e intenzioni a tratti opprimente, come una vibrazione continua, viene naturale affi ancare a un altro grande della let- come l’eco insistente ma appena percettibile della teratura degli ultimi decenni, W.G. Sebald, a cui lo catastrofe, tutto ciò ne fa un concentrato purissimo unisce anzitutto lo sforzo sistematico e viscerale di della poetica dello scrittore francese. tornare indietro, un bisogno totalizzante di risalire Chi cederà al fascino di questa prosa potrà ritrovare le la corrente, navigare a ritroso tra le tracce del passa- stesse sfumature, le stesse emozioni trattenute e più o to, documenti, luoghi storici e fotografi e cui la voce meno felicemente riproposte in ogni suo libro. Ora più di un narratore quasi sempre sovrapponibile a quella facilmente che mai, quando l’incoronazione del Nobel dell’autore stesso (Modiano è considerato da molti avrà prodotto il suo fi siologico corteo di ristampe e tra- uno dei padri dell’«autofi nzione» francese contem- duzioni regalando per qualche tempo la meritata cele- poranea), cerca di strappare un senso, il contenuto brità a uno degli scrittori più schivi e appartati di Francia.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4422 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Due parole con Martina Testa

Editor e traduttrice, con lei abbiamo appunto parlato di tradurre, leggere, editare; della crisi del sistema editoriale italiano, di quando è cominciata. E del perché la gente legge meno libri, ma questo non signifi ca per forza che stiamo diventando tutti più cretini. Anche se il rischio che sparisca un certo modo di vedere il mondo c’è

Tim Small, rivistastudio.com, 10 ottobre 2014

Martina Testa è nata a Roma nel 1975 ed è stata, cosa vi irrita, perdonatemi. Sappiate che non è arti- fi no a pochi mesi fa, il direttore editoriale di mini- fi cioso. Parliamo così. E, dato che quando abbiamo mum fax, casa editrice indipendente che, per molti parlato, Martina aveva da poco lasciato la casa edi- anni, ha rappresentato la defi nizione di «casa edi- trice per la quale aveva lavorato per quasi quindici trice indipendente» in Italia. Martina ha tradotto anni, la conversazione, ovviamente è partita da lì. quasi 50 libri dall’inglese all’italiano, per minimum fax e altre case editrici, specializzandosi sugli autori Come ti stai adattando alla tua nuova vita da freelance? americani contemporanei. Fra gli autori su cui ha Guarda, sono pessima. Sto nell’ozio più totale. Ne- lavorato ci sono David Foster Wallace, Jonathan gli ultimi giorni, presa un po’ dall’ansia, sto inizian- Lethem, Cormac McCarthy: autori che sarebbero il do a lavorare un po’ di più. Il problema di tutti i sogno di molti traduttori. Come direttore editoriale, traduttori è sempre quello: c’è il giorno che faccio poi, ha pubblicato altri grandissimi scrittori, ameri- dieci cartelle, e mi dico, fantastico, posso fare dieci cani e non, da Donald Barthelme a Richard Yates, cartelle in un giorno, e il libro è 250 cartelle, quindi da Jennifer Egan a Donald Antrim. Poi, come un in 25 giorni ho fi nito il libro! Però poi in realtà non fulmine a ciel sereno nel panorama dell’editoria in- è mai così. Ne faccio dieci un giorno, poi il giorno dipendente italica, Martina e minimum fax hanno dopo ne faccio tre, poi mi dico che recupero, e si divorziato, e lei è tornata a dedicarsi principalmen- continua così. te alla sua prima passione: la traduzione. Insomma: non c’erano molte persone più adatte di lei in Italia Come vedi tu la traduzione? a parlare di libri e di quello che diventeranno. Prima Io non credo molto nel fatto che la traduzione sia di iniziare, un disclaimer: io e Martina ci conoscia- quest’operazione artistica, autoriale, la vedo molto mo da qualche anno, e non abbiamo mai perso oc- più come una cosa di artigianato, di manovalanza. casione di parlare di editoria ogni volta che ci siamo Non penso che tu debba aspettare «l’ispirazione». visti; di dove sta andando, di cosa sta succedendo, Però certi giorni ingrani e altri no. E poi, se lo stai di quale direzione potrebbero prendere le cose. Ho facendo per tre ore di fi la, la quarta e la quinta ti pensato, quindi, di registrare l’ultima di queste no- vengono. È la prima ora e mezza che fi nisci sempre stre conversazioni, strutturandola con un po’ più di su internet, o Facebook. E poi dipende da quando accortezza, e trasformarla in un’intervista per le pa- lavori. Se sto lavorando all’una di notte normalmen- gine di Scrivo. Mi sembrava importante dirlo, anche te fi no alle due e mezza continuo come un treno. Ma per evitare di far fi nta che io e Martina non ci cono- il pomeriggio mi posso mettere davanti al computer scessimo e fare la farsa delle domande con il lei. Se alle tre e fi no alle sei non faccio nulla. Ma questi non la conversazione ha un tono troppo scanzonato e la sono problemi gravi.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4433 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 No. Ma quali lo sono? Beh, se sei freelance, come lo sono io ora, il proble- po, di soldi. Quindi il concetto di rivista letteraria è ma è se il committente non ti paga il lavoro. E per una cosa a cui sono sentimentalmente legata, perché come sono messe le case editrici adesso… diciamo così ho iniziato a lavorare con loro, con Fazi, con che mi faccio il segno della croce. minimum, che allora erano case editrici piccolissi- me, dove lavoravano amici e parenti. Conta che nel Poi tu hai iniziato come traduttrice, no? Diciamo che ’98-’99 minimum fax era agli albori, non aveva an- nell’ambito editoriale hai iniziato così? Ti consideri cora iniziato a pubblicare Carver. principalmente ancora quello? Era già finita la fase in cui mandavano, letteralmente, i fax? «Secondo me è venuta a mancare, e di questo Sì, era già fi nita, quello era a metà degli anni Novan- ho una conoscenza di prima mano, una fascia ta, mi sa che fu tra il ’94 e il ’96-’97. Facevano già i di lettori che è quella dei giovani, di buona libri, forse avevano già fatto alcuni libri di Carver ma cultura, con due soldi in tasca, che potrebbe non avevano ancora preso i diritti per l’opera omnia comprarsi i libri, che studia.» di Carver in quella leggendaria asta in cui off rirono tanto quanto Einaudi. Ma la vedova, Tess Gallagher, preferì l’off erta di questi giovani intraprendenti, e lo Mah, diciamo che i primi passi sono andati in en- confermò proprio via fax, dicendo «siete gli editor trambe le direzioni di pari passo. Forse cronologi- di Raymond Carver», e quindi pianti, abbracci, leg- camente sì, ho fatto prima le traduzioni. La prima genda. Quello sarà stato il ’99. Non ci lavoravo an- mi fu assegnata da Simone Caltabellota, che è sta- cora dentro pienamente. Avevo conosciuto Marco in to editor di Fazi per tanto tempo, ed era un libro quel periodo, ma non ero ancora entrata. di , che ha poi vinto il Pulitzer in anni più recenti con Olive Kitteridge. All’epoca non Tu a livello generazionale, hai visto un periodo dell’e- lavoravo ancora a minimum fax, ma ho comincia- ditoria italiana in cui, quando sei entrata, c’era ancora, to a correggere le bozze lì sei mesi dopo, forse un come dire, la speranza. E hai visto le cose deteriorarsi. annetto dopo. Quindi i tempi eran quelli. Poi ho [ride] Sì, infatti, è assurdo! C’era ancora la speranza. cominciato a lavorare lì in redazione, poi ho fatto Io sono entrata in una fase leggermente tardiva, tante l’editor, e il direttore editoriale, tutto quanto, ma nel case editrice cosiddette «nuove» erano già in piedi. frattempo ho sempre tradotto sia per minimum che Ma nella seconda metà degli anni Novanta a Roma per altri. Quindi entrambe le cose sono sempre state si era creato una sorta di polo, diciamo, alternativo a affi ancate. quello dei grossi gruppi del Nord. Voland, minimum fax, Fandango: parecchi sono nati in quel periodo lì. Quindi hai iniziato così? L’ultima di queste indipendenti avventurose e giova- In realtà entrambe le cose nascono con dei contatti ni è stata forse Isbn, ma penso fosse già il 2004-2005. che mi ero fatta anni fa, per amicizia, per incroci di interessi, anche prima, lavorando a una piccola E nel 2004-2005, era già cambiato qualcosa? Nel sen- rivista letteraria, con Christian Raimo, e Simone so… te lo dico apertamente: oggi, quando penso all’e- Caltabellota, e Cassini, che all’epoca era l’editor di ditoria, non so come dire, ma mi viene una sensazione minimum fax, c’era anche Vincenzo Ostuni che ora come una grande tristezza. è a Ponte Alle Grazie, c’era Flavia Abbinante, che Madonna! A me pure, tantissimo. C’era uno spirito adesso sta a Bollati Boringhieri. La rivista si chia- proprio diverso, allora. È diffi cile per me stabilir- mava Elliot, avevamo tutti tra i 25 e i 30 anni. Ne lo con precisione, ma penso forse attorno al 2006, facemmo tre numeri, fi nì così, per questioni di tem- è cambiato qualcosa. Te lo dico nella maniera più

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4444 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

banale, terra-terra. Mi ricordo che intorno a que- ragionano in questi termini sono meno. In generale, gli anni abbiamo iniziato eff ettivamente a parlare di gli interlocutori disposti a rischiare con la cosiddetta soldi, di vendite, di copie, a chiederci se un libro «literary fi ction» sono molti meno: i librai, gli editori, avrebbe ripagato le spese. Forse anche per imperi- tutti. Il problema è che, secondo me, questi libri non zia, per scarsa competenza, professionalità, quel che vanno più di moda. vuoi, ma erano cose fatte con passione più che in maniera studiata, seria. Certi discorsi non li aff ron- In questo primo numero di Scrivo che sto curando alla tavamo proprio. Ma il fatto che non li aff rontassi- fine quest’argomento viene fuori sempre di più. È un po’ mo era anche sintomo del fatto che forse non era impossibile non parlarne. Magari quattro anni fa «il necessario aff rontarli. Il modo di campare – nessu- futuro del libro» era un argomento. Oggi ho come l’im- no è mai diventato ricco – si trovava. Anche senza pressione che sia come l’unico vero argomento rimasto. un’attenzione alla parte commerciale, anche se non Quindi: perché, secondo te, siamo in questa situazione sapevamo bene come si facesse, i libri, in qualche oggi? Se non si vende in libreria è perché si vende di più maniera, si vendevano. Forse anche da soli. Da un su internet? O direttamente su Kindle? Ma io ho come certo punto in poi abbiamo dovuto iniziare a fare l’impressione che, come dici tu, il libro in generale sia dei discorsi che prima non facevamo: rientrare con una cosa sempre più sul viale del tramonto. Anche som- le spese, eccetera. Nei primi anni non parlavamo mando le vendite su Kindle, Amazon, eccetera. Penso mai di questo. Non si sentiva mai dire, «no, ragazzi, che forse sia solo una cosa finita, o che sta finendo. questo libro non lo possiamo fare perché anche se ci Anche io. Ora, non vorrei dare l’impressione di vo- piace non lo vendiamo». Non c’era questa cosa per- ler fare il guru dell’editoria, non vedo le mie parole ché forse eravamo incompetenti. Ma sta di fatto che come oro colato, la mia è un’impressione del tut- pure non facendoli, questi discorsi, le 2-3mila copie to personale. Secondo me è venuta a mancare, e di di un esordiente americano si vendevano. questo ho una conoscenza di prima mano, una fascia di lettori che è quella dei giovani, di buona cultu- Oggi 3 mila copie per un esordiente che scrive un ro- ra, con due soldi in tasca, che potrebbe comprarsi manzo diciamo «letterario» vuol dire vendere benissimo. i libri, che studia. Quando io ero piccola, c’erano Per carità! Oggi svariati libri, nel primo anno, non quelli che facevano musica e suonavano, c’erano gli superano le mille copie. Libri che magari un tempo appassionati di cinema, c’erano quelli che voleva- venivano prenotati tantissimo. Quello è veramente no fare i cabarettisti, che ne so, ma c’era anche un grave. Non ne so molto, perché ho sempre lavorato sacco di gente che leggeva. Parlare di libri era parte molto sui testi e poco sul resto, ma sta di fatto che noi della conversazione di tutte queste persone. Gente abbiamo lanciato una serie di autori, tipo Lethem, che parlava di metal e punk, o se preferiva dei chi- Antrim, Ali Smith, A.M. Homes, gente che in Ita- tarristi fusion o dei Nirvana, parlava anche di libri. lia era sconosciuta, ma le prenotazioni ai tempi erano Ci si prestava libri a vicenda, si andava in libreria. tali da consentire una prima tiratura di tremila copie. E non eravamo fi gli di professori o di scrittori. Ma Oggi sarebbe inaudito. Non so cosa sia successo, ma il concetto molto normale del dirsi, «che facciamo, a un certo punto il canale di vendita delle librerie si è usciamo, andiamo in libreria a guardare qualcosa» come intasato, qualcosa si è bloccato. Le grandi cate- era sempre presente. Secondo me oggi, a parità di ne non li ordinano, perché non sono prodotti sicuri. condizioni economiche e intellettuali, uno fra i 18 Ormai si vendono i libri in cui si sa già cosa c’è dentro, e i 25 non legge. La musica magari tira come sem- che sia perché è identico ad altri dieci libri, o perché pre, ma la televisione, il cinema, i videogiochi, la l’autore è famoso perché, che cazzo ne so, è uno della moda… il libro, che sia elettronico, o meno, parlo televisione. Quelli li prendono in blocco. Di tutto il proprio del sedersi lì e leggere una pagina dopo l’al- resto ordinano una, due copie. E le librerie che non tra, mi sembra una cosa che non si fa più, insomma.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4455 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 In libreria non ci vedo mai ragazzi sotto i 25 anni. nemmeno nato e cresciuto in un ambiente propizio Ma anche se mi capita di parlare con gente di 27-29 a questo. anni, gente intelligente, che ama magari il cinema, e va alle mostre, beh, non li sento mai parlare di Posso tenere l’espressione «cazzi e mazzi» nella trascri- romanzi. Anche i romanzi che vanno. Non sento la zione finale dell’intervista? O vuoi che la tagli? presenza dei romanzi nella loro vita. Certo, va bene [ride] Puoi metterla! Comunque ci tengo a dire che la narrativa per ragazzi, o i libri young adult, ma la io questa cosa non la guardo con disperazione. Cioè, fascia di quei lettori lì secondo me sta sparendo. Li sono rassegnata, tra le tante forme di narrazione pos- abbiamo proprio persi. Quando ho iniziato a lavo- sibile, questa qui, la narrazione lunga consegnata alla rare a minimum fax, avevo 25 anni, e facevo libri pagina, beh, sta passando di moda. E pazienza. Non per i miei coetanei, e mi sembra di aver continuato penso che questa cosa specifi ca – il fatto che stia tra- a farli per i miei coetanei, ma quelli più piccoli li montando la cultura letteraria come l’ho conosciuta abbiamo persi. io – indica che sta arrivando la fi ne del mondo.

Ovviamente stiamo generalizzando. No, nemmeno secondo me. Però è importante capire cosa Sì. Ovviamente. E non voglio dire che siano stupidi sta succedendo. Si dice in giro: i libri, in quanto oggetti, o cretini. non vendono. Ecco, io sono tra quelle persone. Da quan- do ho scoperto il piacere di leggere dall’iPad faccio fatica No, è proprio l’atto della lettura di un libro. È una ba- a comprare un libro fisico. E anche io sono uno di quelli nalità, ma sull’autobus io non vedo quasi mai i libri, che ne comprava cinque a settimana. E a casa manco ho e ne vedo sempre meno. Vedo gente con lo smartphone più spazio, e ogni volta che prendo un libro in mano mi che sta su Facebook o Instagram o su WhatsApp oppure, chiedo, «quando ho finito di leggerlo dove lo metto?». È magari, gente con l’iPad. come comprare un cd. Non ha più senso. Ma anche io leggo molto di meno. No, certo, lo capisco, è logico.

Anche io. Moltissimo meno. E comunque il romanzo è nato in un periodo storico de- Poi, anche se sono impedita a giocare ai videogio- finito, per andare a soddisfare un bisogno di un certo chi, guardo la gente giocare. Trovo che sia una for- tipo di società, e forse la società è cambiata, e quella so- ma di intrattenimento pazzesca, mi dà un piacere, cietà non esiste più. non dico pari a quello del cinema, ma quasi. E devo Non potevi dirlo meglio. Sono perfettamente d’ac- ammettere che se quando avevo 18 anni ci fosse cordo. A un certo punto, quel genere di cosa – mi fa stata la PlayStation3 con giochi come The Last Of schifo chiamarlo prodotto – ma quella cosa, quella Us, e la sua suspense, francamente col cazzo che forma culturale, è iniziata ad andare in declino. Non avrei passato tutto quel tempo a leggermi Baricco. c’è molto altro da dire: ho una visione materialisti- Sì, c’era l’Amiga, ma non era lo stesso spettacolo ca della storia. Cambiata la società, la tecnologia, pazzesco su uno schermo da 50 pollici, poi giochi la struttura delle cose, per forza di cose alcune for- con storia, narrazione, cose pazzesche, personaggi me letterarie si evolvono e muoiono. Per dire: non a cui ti aff ezioni, e lo vedi benissimo, in alta defi - si scrivono più i sonetti, non si scrive più la lirica nizione, su uno schermo immenso… cioè, capisci. petrarchesca, a un certo punto è nato il «romanzo Quando mi viene voglia di dire, ok, mo’ basta, mi post-moderno». E a un certo punto tramonterà e metto a leggere Gadda? E lo dico io, che faccio la chissà cosa nascerà. Mi sembra molto sterile que- editor, diciamo un’intellettuale, paladina dei libri sta lamentazione, e un po’ conservatrice, su questa e cazzi e mazzi, e se lo dico io, fi gurati cosa può grandezza aprioristica della letteratura con la l ma- pensare un ragazzino di 18 anni che magari non è iuscola. E non penso che questo voglia dire che gli

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4466 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

umani abbiano perso la capacità di esprimere loro diciamo, «liberi», vanno malissimo. Quindi non è che stessi in maniera lirica, e libera. seguire questi famosi dettami dell’ufficio marketing ti porti alla ricchezza. Giusto. No, fi gurati. Vanno malissimo, anche loro, sì. Il bello della cultura letteraria è la trasmissione di idee e immagini e storie complesse. Mi sembra però E fanno parte di quei grossi gruppi industriali italiani che oggi forse si stia perdendo l’attitudine alla com- che vanno male anche loro, quelli ammanicati col potere plessità, al ragionamento che va oltre l’immediato, e la politica. lo slogan, la foto, la cosa divertente. Penso che forse Sì, però quando cominceranno ad andare male i pic- il rischio sia che sparisca un certo modo di vedere il coli, mi immagino che i più grandi compreranno i pic- mondo. Se sono a rischio di estinzione i libri, forse coli, e a un certo punto andranno così male anche i lo sono anche, diciamo, quella complessità narrati- grandi che verranno comprati anche loro da, che ne so, va, quella complessità immaginifi ca ed espressiva, Random House. Ho un po’ il terrore che gli unici che che sono state per tanti anni dentro i libri. Se la sopravviveranno saranno questi grossi, grossi gruppi. E nuova forma espressiva sono le serie tv, benissimo, non dico grossi come gruppi italiani che perdono qual- purché ce ne siano sempre tante simili a Breaking che milione. Intendo dire grossi come giganti, come Bad e che non diventino tutte stupidaggini. O che i Hachette. Corporation giganti che assorbono altre videogiochi siano sempre più come The Last Of Us e compagnie. Nelle realtà di quel tipo le logiche sono per non siano Angry Birds. forza commerciali, industriali. E forse per quel tipo di creatività e di originalità che mi piace, che mi stimola, Sì, certo. Però bisogna anche dire che anche nella let- vedo sempre meno spazio. E nelle vetrine dei mega- teratura ci sono stati alcuni romanzi bellissimi e una store, e in homepage dei mega-siti, non ci andranno valangata di romanzi orrendi. mai libri come la raccolta di racconti di un esordiente. Certo. Però con i romanzi migliori ho provato una Ci andrà, per dire, l’autobiografi a di Ibrahimović. specie di senso di trionfo della fantasia umana. E forse quella cosa è limitata a quella forma espressiva? Che ci sta, però. È pure divertente. Non lo so. È diffi cile immaginare cosa succederà. Ci [ride] Certo. Non dico che la raccolta di racconti sono alcuni romanzi che mi danno quella sensazio- di Christian Raimo dovrebbe vendere più copie di ne, che mi fanno pensare «guarda, l’uomo, che ani- male intelligente, pazzesco», ed è diffi cile che quello me lo dia un videogioco o una pagina Facebook, per «Se sono a rischio di estinzione i libri, forse quanto può succedere sempre. Purtroppo, poi, c’è il lo sono anche, diciamo, quella complessità fatto che la produzione culturale ormai sta sempre narrativa, quella complessità immaginifi ca ed più alle regole dettate da grossi gruppi industriali e espressiva, che sono state per tanti anni dentro distributivi, e o stai alle loro regole o parli da solo. i libri.» Questa cosa non può fare altro che strozzare quel tipo di espressività umana che scardina le regole. Ibrahimović. Dico solo che dovrebbe, secondo me, Qui però non parliamo più del romanzo ma parliamo esistere una nicchia che permetta a queste cose di di sistema editoriale. Forse c’è sempre meno spazio per la sussistere. Se oggi il primo romanzo di David Foster singola visione autoriale, quella visione folle, quel sin- Wallace capitasse nelle mani degli editor italiani, io golo che sceglie di fare le cose a modo suo e chissenefrega sono piuttosto sicura che non verrebbe pubblicato. di cosa dice l’ufficio marketing. Perché comunque, anche C’è chi dice: poco male. Io non riesco a non pensare gli editori grandi, non solo i piccoli-medi che sono più, che un po’, sarebbe male.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4477 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La difesa di Ben Lerner: «Crollate le ideologie le storie siamo solo noi»

«Bisogna essere pronti a sacrifi carsi per la creazione artistica. E farlo con estrema onestà»

Antonio Monda, la Repubblica, 12 ottobre 2014

Dopo essersi aff ermato come poeta e aver dato alle Credo che sia l’unico modo di farlo e certamente il stampe l’acclamatissimo romanzo Un uomo di pas- meno doloroso. Uno dei miei riferimenti è il Don saggio (Neri Pozza), Ben Lerner si cimenta ancora Chisciotte, specie per come rivoluzionò le conven- nella narrativa con 10:04, accolto nuovamente come zioni letterarie. Lo dico con la massima umiltà, ov- un caso letterario. Il romanzo, che uscirà in Italia viamente, come quando cito un altro gigante come per Sellerio, ha avuto l’appoggio entusiasta anche di Walt Whitman. Mi interessa la rifl essione sul rap- Jonathan Franzen («esilarante, molto intelligente e porto tra creazione e realtà, e su come l’invenzione originale») e Jeff rey Eugenides («Lerner è coraggio- artistica, anche quando parla del passato, parli del so, intelligente e destinato a una grande carriera»). futuro e determina il presente. Mi chiedo cosa si- Conferma il talento di una personalità eclettica e gnifi chi essere vivi nel presente, quale sia il nostro dotata di grande senso dell’umorismo, che proba- rapporto con la nostra fallacia. bilmente non sceglierà mai di limitarsi a una sola forma espressiva: è un ammiratissimo docente uni- Nel romanzo contemporaneo assistiamo ad una tenden- versitario e il mondo culturale americano ha avuto za crescente a mettere l’io al centro delle storie, con un modo di apprezzarlo anche come saggista. 10:04 autobiografi smo estenuato. è un riuscito patchwork in cui mescola descrizioni Non sono un critico né un antropologo, ma imma- realistiche a momenti onirici, con intromissioni im- gino che abbia a che fare con il crollo delle ideolo- provvise di immagini: la voce narrante è debitrice gie che avevano minimizzato il ruolo dell’individuo. del Lamento di Portnoy di Philip Roth, l’attenzione Apprezzo molto il lavoro di Knausgaard, specie per estenuata al dettaglio autobiografi co ricorda Karl il modo in cui anche lui rifl ette sul rapporto tra cre- Ove Knausgaard, ma altri elementi fanno pensare atività e realtà: per quanto mi riguarda parto sempre a Teju Cole. dall’elemento letterario e tra i miei riferimenti co- Originario del Kansas, Lerner è fi glio di Harriet, stanti ci sono anche autori diversissimi quali Th o- celebre psicologa e riferimento del movimento fem- mas Bernhard e W.G. Sebald. minista. «Sarei ridicolo a negare l’importanza del ruolo di mia madre e del suo lavoro intellettuale» Parlare dell’io signifi ca anche parlare del rapporto con racconta nella sua casa di Brooklyn. «È stata la pri- gli altri. ma scrittrice che ho conosciuto, e grazie a lei ho Per questo è fondamentale l’onestà con cui ci si rac- imparato l’importanza primaria del linguaggio. È conta, e, in molti casi, si è pronti a sacrifi carsi per la anche una grande editor, attenta all’uso esatto delle creazione artistica. parole. Devo a lei anche la rifl essione sul rapporto tra macro-politica e quotidianità». Il suo stile combina espressioni diverse: è un altro segno della contemporaneità? Lei mette sé stesso al centro di storie dolorose, usando Credo sia errato parlare di contemporaneità: in toni da commedia. Vita e opinioni di Tristram Shandy Laurence Sterne

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4488 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

mescolava linguaggi diff erenti in modo rivoluzio- Ma poi lo mette in relazione con Ritorno al futuro. nario. Io cerco di rispondere alle domande odierne, Ancora una volta una proiezione nel futuro, anche ma credo di non inventare nulla di nuovo: in quello se questa volta in chiave pop. che faccio, e fanno altri autori, c’è qualcosa di anti- co, forse di eterno. Uno scrittore che ha mescolato continuamente l’hi- ghbrow e il lowbrow è stato David Foster Wallace. Lei è anche un poeta: che importanza ha avuto nella sua È uno degli autori imprescindibili per comprendere formazione? la letteratura e la cultura di questo periodo. Devo rettifi care il tempo della sua domanda: penso che abbia importanza oggi e la avrà sempre. Ed è Il suo alter-ego rifl ette che l’anticipo dovuto al successo un’importanza imprescindibile: considero la poesia del suo primo libro corrisponde a 25 anni di lavoro di un uno strumento per proiettarsi nel futuro. emigrante messicano. Ho cercato di esporre le mie paure rispetto a dive- Nel romanzo lei cita un quadro di Giovanna d’Arco. nire corrotto e ho rifl ettuto sul rapporto tra arte e Sono sempre stato aff ascinato dalla storia delle voci mercato. Una rifl essione morale che spero non di- e della missione divina. venga moralista.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 4499 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Pynchon invecchia e esagera. Handke in pace senza ansie

Due reazioni opposte alla dittatura del «romanzifi cio»

Mauro Covacich, La Lettura del Corriere della Sera, 12 ottobre 2014

Leggendo l’ultimo libro di Th omas Pynchon a breve Dixon, o l’ultimo massacrante capolavoro Contro il distanza dall’ultimo libro di Peter Handke mi sono giorno, uscito in America nel 2006 e in Italia tre ritrovato a rifl ettere sui diversi modi che hanno gli anni dopo. Ora, perché il maestro del postmoder- scrittori di invecchiare. Si tratta ovviamente di una no, l’inarrivabile genio della paranoia e del com- questione del tutto marginale rispetto alla qualità plotto, colui che ha saputo sondare i meandri più delle opere ma è diffi cile, almeno per quanto mi profondi della psiche americana fondendo la ricerca riguarda, non cedere alla debolezza di considerare linguistica con gli strumenti della sua formazione il percorso umano dei giganti, soprattutto nei casi scientifi ca (fi sica, matematica), decostruendo in come questi, in cui la allure che ammanta le loro modo forse unico e defi nitivo l’idea stessa di fabula, fi gure proviene in gran parte dal connubio tra i ri- l’autore insignito di tutti i maggiori premi letterari sultati letterari e una vita a un passo dal mito. e ogni anno in odore di Nobel, ecco insomma, per- Cominciamo con La cresta dell’onda, romanzo di ché questo inimitabile pioniere di terre incognite quasi 600 pagine sull’hackeraggio informatico, a cui decide, superati i settanta, di impegnarsi a imitare Pynchon dà vita con la stessa meticolosa follia di le narrazioni alla Chandler? sempre, mettendo però la sua scrittura funamboli- Nel dire «impegnarsi» e non, ad esempio, «dilettarsi» ca (restituita in italiano dalle acrobazie di Massimo si nasconde la mia ipotesi: Pynchon non sa voltar- Bocchiola) a servizio di un materiale forse non meno si a osservare il percorso compiuto, non si concede complicato dei lavori precedenti, ma di certo meno una considerazione retrospettiva del suo immenso complesso. In altre parole, se da un canto la prova a lavoro. È come se, per sentirsi vivo, avesse bisogno cui il maestro del postmoderno si è sottoposto ap- di restare in pista, e per questo, si sentisse costretto pare anche stavolta ai limiti dell’umano, dall’altro, a produrre macchine sempre nuove e sempre alta- l’impiego di queste straordinarie energie mentali e mente performanti, anche a settantasei anni. «Do- linguistiche sembra quasi sproporzionato, per non vrei progettare dei plug in miei, ho provato a impa- dire fuori luogo, non appena si considera il cosid- rare da solo il linguaggio Filter Factory, non è diffi - detto prodotto, ovvero un romanzo per molti aspetti cilissimo, è quasi come il C, ma cannibalizzare è più riconducibile al genere hard boiled. Una trama tutto semplice, anche oggi ho scaricato qualcosa da quelli sommato lineare, un’investigatrice e il sottobosco che hanno photoshoppato il dottor Zizmor». Non variegato della criminalità newyorkese nei mesi pre- sembra un’esibizione di forza che il vecchio gigante cedenti il crollo delle Twin Towers. fa innanzitutto a sé stesso? Quanto studio, quanto Come con Vizio di forma, l’altro hard boiled che accanimento, nasconde questo romanzone su un ar- l’ha preceduto, la lettura è solo in parte ostacola- gomento che si è soliti considerare particolarmente ta dal lessico specialistico dei programmatori di ostico per le persone nate negli anni Trenta? software, ma di fatto provoca la stessa goduria di In questa longevità produttiva dai risvolti agonistici un cheeseburger, niente a che vedere quindi con i c’è anche qualcosa che attiene alla virilità, diciamo libri monstre L’arcobaleno della gravità, Mason and pure alla potenza sessuale. Inoltre, sembra esserci

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5500 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

una vocazione alla presenza, con un prodotto fun- minato la vita. Quei preziosi istanti di isolamento e gibile al mercato editoriale, che contrasta con la vo- solitudine vengono raccontati dallo scrittore austria- cazione all’assenza, o meglio, all’invisibilità, caratte- co come nucleo della sua scarsa socievolezza, senza ristica della vita dello scrittore americano. Parliamo però che questa mai ceda alla misantropia. dell’uomo che ha impedito già ai tempi dell’univer- Per il lettore, credo anche per quello meno devo- sità che una sua foto fi nisse nel registro delle matri- to, sono pagine in cui prevale l’incanto di fronte cole, l’uomo che compare ritratto con un cartoccio alla voce di un vecchio maestro in stato di grazia. Il in testa in una leggendaria puntata dei Simpson, settantaduenne Handke, ritiratosi a Chaville, nella essendo, quanto a ossessione per la privacy, secondo campagna a sud ovest di Parigi, sembra essersi sot- solo a Salinger. tratto alla logica competitiva delle alte prestazioni Tutto il contrario di una grande impresa muscolare è imposta dal mercato della presenza. È l’autore dei il Saggio sul luogo tranquillo di Peter Handke (tradu- capolavori degli anni Settanta come L’ora del vero zione di Alessandra Iadicicco), un’esile divagazione sentire, è lo sceneggiatore del Cielo sopra Berlino, è narrativa di impronta diaristica nella quale l’autore il camminatore, è il viandante per eccellenza: non è distilla pensieri sul water-closet, inteso come zona certo un uomo fi nito, ma sa di aver fatto tanto, tan- franca dell’esistenza, condizione limbica di benes- tissimo, per la letteratura. Non sembra curarsi dello sere che non riguarda la ragione per la quale ci si spettro della fi ne, rinuncia all’iperattivismo degli an- apparta lì dentro, trattandosi invece di un benessere ziani giovanili. Anche negli ultimi libri (come Der generato da una particolare oscillazione interiore. große Fall, non ancora pubblicato in Italia) non c’è Lo stare soli, per un po’, sapendo di poter tornare intreccio, c’è solo erranza, considerazioni annotate dagli altri. Ma anche: lo stare soli come condizione a matita in una pausa tra un tempo e l’altro della indispensabile per poter accettare di tornare dagli sua lenta, incessante flânerie. Gli scrittori non van- altri. Con una lingua ridotta all’essenza, in un dialo- no mai in pensione ma forse, quando sanno di aver go ideale con i maestri giapponesi di haiku, Handke lasciato il segno, possono anche astenersi dal tornio ritorna con la memoria nei wc che ne hanno illu- del romanzifi cio.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5511 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Imparare al tempo del web

Correttori nei telefonini, versioni già tradotte e motori di ricerca sempre pronti a dare risposte Ora gli esperti lanciano l’allarme: «La rete rischia di compromettere l’apprendimento per le nuove generazioni»

Antonello Guerrera, la Repubblica, 13 ottobre 2014

Correttori automatici sui telefonini che minacciano le «Tanto su internet c’è tutto» è il comodo refrain dei competenze linguistiche; versioni di latino già tradotte nostri tempi. Dunque, perché perdere tempo a me- online; calcolatori ultra-performanti che scuotono le morizzare dati e nozioni sempre disponibili? fondamenta matematiche dei ragazzi; assoluta dipen- Per Carr, tuttavia, l’allenamento blando della me- denza dai motori di ricerca, dove si schizza da un sito moria umana è solo un aspetto della spinosa questio- all’altro in maniera orizzontale e superfi ciale. «I vecchi ne. Perché ormai bambini e ragazzi sfruttano mezzi metodi di studio per approfondire, strutturare e assi- così effi cienti da rinunciare a sviluppare competenze milare le informazioni vengono sempre più ignorati », cruciali in vari ambiti, dalla matematica alle lingue, ammette Massimo Ammaniti, professore di Psicopa- col risultato di potersi ritrovare in grave diffi coltà se tologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma. E poi: lo strumento non funziona. Carr fa l’esempio di un ultra-stimolazione dei neuroni da parte di computer, fatale incidente aereo avvenuto nel 2009 a Buff alo smartphone e tablet; defi cit di attenzione e concentra- (Stati Uniti, 50 morti), causato da un errore umano zione sempre più preoccupanti. Le nuove generazioni del comandante «andato in totale confusione» per hanno un problema con l’apprendimento? Per alcuni un inaspettato malfunzionamento del pilota auto- studiosi, sì. E le conseguenze sarebbero gravissime. matico. Una simile «sindrome» potrebbe colpire L’ultimo allarme è stato lanciato pochi giorni fa dal- anche gli studenti. Del resto, «il “consumismo co- la rivista americana Atlantic, che ha parlato addirit- gnitivo” su internet» commenta Ammaniti «alimen- tura di rischio «stupidità» per gli studenti di oggi. ta una facile onnipotenza che rende i giovani più La causa? Google e internet, come spiega Th e Glass vulnerabili di fronte a problemi complessi. Sorgono Cage («La gabbia di vetro»). E cioè il nuovo libro di così situazioni di ansia e impotenza, tipiche delle Nicholas Carr, uno dei saggisti più critici del web, personalità e delle società narcisistiche». diventato famoso nel 2008 grazie all’articolo «Goo- Carr, tra gli studi che cita, riporta anche una ricerca gle ci rende stupidi?». dell’università di Utrecht in cui si dimostra che, nella Da allora, Carr non ha cambiato idea. In Th e Glass risoluzione di enigmi logici come il celebre «Missio- Cage (arriverà nel 2015 in Italia per Raff aello Corti- nari e cannibali», i giovani che utilizzano supporti na) lo scrittore americano insiste: la rete e le nuove elettronici avanzati mostrano in un primo momento tecnologie ci facilitano la vita, certo, e off rono una performance migliori. Ma a lungo termine, vengono quantità abnorme di informazioni. Ma, secondo superati da studenti che, sfruttando i metodi tradi- Carr, allo stesso tempo queste piattaforme inibi- zionali, hanno invece sviluppato capacità ed espe- scono o danneggiano alcune fondamentali facoltà rienza necessarie per aff rontare livelli più complicati cerebrali e cognitive. E ciò sarebbe particolarmente del problema. Il pericolo di oggi, secondo Carr, «è pericoloso in studenti e ragazzi in fase di crescita. di non essere mai bravi in niente».

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5522 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Carr identifi ca principalmente due patologie se un ragazzino si isola, magari per approfondire, dell’apprendimento ultra-informatico: la «compia- desta purtroppo preoccupazione in molte famiglie. cenza» e il «pregiudizio» dell’automatizzazione. La Inoltre» continua Lancini «non è aff atto detto che prima «si verifi ca quando un mezzo elettronico ci non memorizzare alcune cose “perché c’è Google” culla in un falso senso di sicurezza ». Esempio: si re- provochi un’automatica involuzione delle nuove ge- visionano stancamente i propri scritti «perché tanto nerazioni». c’è il correttore automatico». Il pregiudizio, invece, A tal proposito, il professor Christof van Nimwe- si manifesta nella «fi ducia totale» nel mezzo di sup- gen, che all’università di Utrecht si occupa di In- porto «che ci fa escludere», aprioristicamente, «altre teraction technology, dice: «Non c’è alcuna prova fonti di informazione». Due rischi abissali per i più di una stupidità permanente causata da Google e giovani. da internet. I nostri cervelli possono deteriorarsi, «È vero» conferma Michael Rich, psicologo di Har- ma in futuro potrebbero anche sviluppare nuove vard che ha studiato per anni il rapporto tra media sinapsi e connessioni cerebrali. Per ora nessuno e bambini. «Uno dei problemi principali dell’istru- lo sa». «Anche con l’arrivo della televisione» ri- zione del xxi secolo non è tanto l’impatto di Goo- corda Charmet «dicevano che saremmo diventati gle sull’apprendimento, quanto l’approccio passivo e più stupidi, ma non mi pare». E se per Ammaniti scarsamente critico degli adolescenti nel discernere «i troppi stimoli tecnologici interferiscono con la tra informazioni utili e inutili, vere e inesatte. I me- creatività e l’immaginazione dei ragazzi», un al- dia sono neutrali, siamo noi a dover scegliere come tro esperto della rete come Clay Shirky sostiene e quando usarli». che internet e i social network siano così creativi Inoltre, rimarca lo psichiatra e psicoterapeuta Gu- da sviluppare nei giovani un «surplus cognitivo». stavo Pietropolli Charmet, autore con Marco Aime Insomma, il dibattito scientifi co è apertissimo e di La fatica di diventare grandi (Einaudi), «oggi i imprevedibile. Una cosa, però, è certa: i bambini e metodi di insegnamento sono diventati noiosi per i ragazzi di oggi alle prese con tablet & co. saranno i ragazzi, che vivono nel caos: sanno tutto, ma non le cavie di questa nuova epoca touch e iperconnes- sanno niente. È la scuola che deve aiutarli a passare sa. Perché ci vorrà ancora qualche anno, infatti, da un uso puramente informativo a un uso conosci- affi nché la scienza possa comprendere più chia- tivo delle nozioni». «Se un ragazzino cresce in un ramente l’eff etto di internet e smartphone sulle contesto ultra-interattivo, da YouTube ai social net- work, i meccanismi dell’insegnamento odierno sono obsoleti» aggiunge Rich «anche a causa del digital «Oggi i metodi di insegnamento sono diventati divide tra professori e studenti. E intanto si accen- noiosi per i ragazzi, che vivono nel caos: sanno tua il defi cit di attenzione degli adolescenti». Che, tutto, ma non sanno niente. È la scuola che ricorda Carr, affl igge il 10 percento di scolari ameri- deve aiutarli a passare da un uso puramente cani e addirittura il 20 percento dei liceali. informativo a un uso conoscitivo delle nozioni.» Su questo, come sull’infl uenza negativa di computer e tablet sul sonno dei più piccoli, concordano tutti. «Ma attenzione a emettere facili sentenze» avver- loro menti. Nel frattempo, il mondo continuerà te lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, a dividersi tra chi teme una nuova generazione di esperto di nativi digitali e delle problematiche legate «stupidi» e chi, rispolverando Socrate e il Fedro alle nuove tecnologie. «Perché, se è vero che cresce di Platone, ricorderà che molti secoli fa persino la il defi cit di attenzione e concentrazione, è altrettan- scrittura era considerata da alcuni un’innovazione to vero che viviamo in una società del “sempre di- venefi ca che avrebbe sbriciolato l’apprendimento e stanti e mai soli”, invocata anche dai genitori. Oggi, il «vero» sapere.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5533 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 Norman Gobetti: i traduttori sono ladri innamorati

Una conversazione con Norman Gobetti

Federica Arnoldi, doppiozero.com, 13 ottobre 2014

Traduttori, scrittori, studiosi e professionisti dell’e- resa dell’idioletto del personaggio di Ben Gunn, «un ditoria tutta si sono dati appuntamento a Urbino delirio verbale causato dallo sfacelo mentale della so- nell’ultimo weekend di settembre per la xii edizione litudine», si è ispirato alle traduzioni italiane di alcune delle Giornate della traduzione letteraria, a cura di opere di Witold Gombrowicz. Ilide Carmignani e Stefano Arduini. I segni della traduzione di Stevenson sono deposi- Il calendario, molto fi tto, prevedeva presentazioni, tati nella scrittura di Roderick Duddle, nel senso che tavole rotonde e seminari su tematiche specifi che è rimasta nel romanzo «la traccia sonora di un ritmo del mestiere in tutte le sue declinazioni, dai modi che mi era entrato nelle orecchie e che ho dovuto del tradurre alla fi gura professionale del traduttore assecondare». e alla sua interazione con i professionisti dei diversi Stare tra le lingue signifi ca collocarsi tra la confl it- settori editoriali. tualità e la negoziazione, tra ciò che è familiare e ciò Tra i primissimi incontri, quasi a marcare fi n dalla che è straniante, arricchendo quella d’arrivo con gli soglia l’importanza dell’aggettivo «letteraria» non echi, i riverberi e le corrispondenze di altre lingue solo come defi nizione di ambito delle giornate ma non direttamente implicate nel processo ma nelle anche nei risvolti creativi della traduzione, ha spic- quali si è fatto più di uno scalo durante il tragitto. cato quello con Michele Mari che ha raccontato la Della complessa relazione tra le lingue e i loro mec- sua recente esperienza di traduzione del romanzo di canismi interni che fa della traduzione un’esperien- Andrew Motion Ritorno all’isola del tesoro (Rizzoli, za della diff erenza, un viaggio d’avanscoperta dentro 2012) e della nuova edizione italiana de L’isola del te- l’ignoto e, in ultima battuta, un atto di letteratura, soro (Bur, 2012), soff ermandosi sulle diffi coltà poste hanno dato mirabolante prova Fabio Pedone ed dall’espressività stevensoniana, legata alla terminolo- Enrico Terrinoni (Università per Stranieri di Peru- gia nautica e all’uso, da parte dell’autore scozzese, di gia), impegnati nella traduzione, in corso d’opera, un inglese smozzicato e sgrammaticato per la ripro- del Finnegans Wake, un testo la cui resa in italiano duzione del gergo marinaresco. Calarsi nella poetica implica un costante gioco d’infrazione e la «licenza di un autore signifi ca anche imparare a riconoscere i di delinquere» (Pedone) con più lingue contempo- tratti che caratterizzano le diverse varietà d’uso del- raneamente, muovendosi all’interno di vari universi la lingua che si combinano e si annodano all’interno culturali. In questa prova il senso di smarrimento del sistema dei personaggi. Il traduttore, con il suo davanti al testo è estremo, totale. Si è chiamati a fare lavoro d’intarsio, ne è il primo interprete: a lui spet- delle scelte interpretative muovendosi tra le vie e le ta il compito di scomporre e ricomporre nella lingua biforcazioni di una storia che è un sogno ricorrente d’arrivo i suoni, ma anche le reticenze, quando non i fatto da un’infi nità di storie di fronte alle quali bi- silenzi, di ogni personaggio, attraverso l’ascolto e una sogna imparare a cavarsela nell’impossibilità di dire presa di possesso per trasmutazione. A questo pro- l’ultima parola. posito, dialogando con Ilide Carmignani e Alberto Nel tentativo di riuscire a trovare punti d’appoggio Nocentini (Le Monnier), Mari ha rivelato che per la nella trama e di distinguere i personaggi dalle loro

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5544 007/11/20147/11/2014 114:32:334:32:33 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

continue emanazioni e sdoppiamenti, i due tradut- mestiere e mi ha proposto una prova di traduzione. tori si avventurano nella rocambolesca resa in ita- E così è cominciato tutto. Va anche detto che in liano dei numerosi giochi lessicali, delle carambo- quegli anni non era frequente come adesso studiare le musicali e delle allucinazioni sonore che «non si traduzione all’università o in scuole postuniversi- esauriscono con il segno scritto e che hanno a che tarie, perciò chi fi niva a fare il traduttore di solito fare con una spinta parodica portata all’estremo, non aveva alle spalle una formazione professionale fi no all’oscenità, accanto a un’erudizione mostruo- ad hoc. Oggi è tutto cambiato. Una decisione con- sa» (Terrinoni). L’oscillare della scrittura tra questi sapevole invece l’ho presa quando, dopo che è nato due poli obbliga il traduttore, che è il più attento tra il mio primo fi glio, ho deciso di licenziarmi dal mio i lettori, a dover guardare l’opera da una distanza posto di lavoro per dedicarmi alla traduzione a tem- siderale per poi, subito dopo, preparare gli occhi a po pieno, perché altrimenti, se volevo continuare a un’analisi microscopica, lettera per lettera. tradurre, non mi sarebbe rimasto abbastanza tempo Norman Gobetti, che ha tradotto opere di diver- per la mia famiglia. È una decisione di cui non mi si autori, fra cui, per Einaudi, Philip Roth, Martin sono mai pentito. Amis, Pete Dexter, Philip Gourevitch, Aravind Adi- ga e Mohsin Hamid, e, per Neri Pozza, Uzma Aslam La traduzione è molto importante in un paese dove più Khan e (insieme a Anna Nadotti) Amitav Ghosh, ha o meno due romanzi venduti su tre sono di autori stra- invece dato l’opportunità ai partecipanti del suo se- nieri. Questo mestiere è valorizzato in Italia? minario di cimentarsi in un’esperienza di traduzione Di sicuro oggi, almeno dal punto di vista dell’imma- collettiva di alcuni passaggi dell’opera di Philip Roth. gine, la fi gura del traduttore è più valorizzata che in Ha dato dimostrazione pratica di ciò che signifi ca passato (basti pensare alle numerose occasioni che orientarsi in quel territorio sconosciuto che è il testo oggi i traduttori hanno di mettersi in vetrina). Que- da tradurre, di cui è necessario sapere fare una carto- sto però non corrisponde aff atto, come ben si sa, a grafi a per riuscire a interpretarlo senza imporre il pro- una valorizzazione sul piano economico, soprattutto prio immaginario e le proprie aspettative. La lingua nel caso di chi si aff accia adesso a questa professione. accoglie ogni tipo di invenzione e di esercizio, ma, Per quanto talento possano avere, mi sembra che oggi per non abusare della sua ospitalità, è bene interro- i giovani traduttori trovino molto diffi cilmente lavori garsi sul senso della strada intrapresa ogni volta che ci pagati in modo anche solo minimamente dignitoso. si incammina verso deviazioni ardite. Con grande gentilezza, Gobetti ha accettato di ri- spondere per doppiozero a qualche domanda intor- «Per quanto talento possano avere, mi sembra no ad alcuni aspetti del suo lavoro. che oggi i giovani traduttori trovino molto diffi cilmente lavori pagati in modo anche solo Come si diventa traduttori? Per quanto riguarda la tua minimamente dignitoso.» esperienza, ti ricordi il momento in cui ha deciso di fare questo mestiere? Nel mio caso, diventare traduttore non è stato il frutto di una decisione consapevole, ma l’esito di una Quali ferri del mestiere non mancano mai sul tuo tavolo proposta che mi è stata fatta, ormai quasi vent’anni da lavoro? fa, da Anna Nadotti, all’epoca già traduttrice mol- Io amo molto i dizionari, e amo molto la cara vec- to aff ermata. È stata lei che, avendo avuto modo di chia carta. Per questo tendo a lavorare in biblioteche conoscermi per altre vie (io mi ero appena laureato dove posso consultare molti strumenti diversi, anche in storia del cinema, e all’epoca scrivevo di fi lm e di perché sono sempre più convinto che i dizionari mo- libri), ha immaginato che sarei stato adatto a questo nolingue (sia inglesi sia italiani) siano altrettanto, se

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5555 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 non addirittura più, utili di quelli inglese-italiano. corde. E poi , di cui ho avuto il Fra questi ultimi non ho particolari preferenze, se- grandissimo privilegio di tradurre un romanzo per i condo me ognuno ha i suoi punti di forza, dal vecchio Meridiani Mondadori. E Amitav Ghosh, ai cui ulti- grande Sansoni in due volumi al compatto e molto mi libri (libri di una grande complessità linguistica) ben pensato Oxford Paravia, passando per il Picchi, ho lavorato affi ancando Anna Nadotti, in traduzioni il Ragazzini e l’Hazon. Poi, naturalmente, ci sono i a quattro mani che sono state per me occasioni di dizionari analogici (ottimo quello Zanichelli, apprez- crescita professionale (e anche umana) estremamen- zatissimo da chi fa questo mestiere), le enciclopedie, te preziose.

«[…] “essere traduttori” comporta anche una Ti è capitato di avere un contatto diretto con gli autori dimensione esistenziale fatta di solitudine, che traduci? Ci puoi raccontare qualche aneddoto? routine e dubbi amletici, e comporta anche In alcuni casi ho avuto profi cui scambi di e-mail, l’impagabile privilegio (se si è abbastanza che a volte non sono rimasti confi nati a questioni fortunati) di poter vivere momenti di vera puramente traduttive (con Uzma Aslam Khan, ad attenzione, momenti che per come la vedo io esempio, ricordo un interessante confronto sull’at- sono i più preziosi che si possano vivere.» teggiamento statunitense verso il Pakistan). A Roth non ho mai scritto, ma tutte le mie traduzioni sono gli atlanti e tutto il resto. Insomma, direi che per me state riviste (oltre che dai redattori Einaudi) da una i ferri del mestiere sono tutto quel che si trova sugli redattrice americana a lui vicina che conosce molto scaff ali per la consultazione di una buona biblioteca. bene l’italiano. L’unico autore che ho conosciuto di E poi, in second’ordine, quando questo non basta, il persona è stato Amitav Ghosh, che è amico di Anna mondo sconfi nato e a volte disorientante che si apre Nadotti e che quindi, attraverso di lei, ho avuto dietro lo schermo di un computer collegato alla Rete modo di incontrare in diverse occasioni. E devo dire (il mio non sempre lo è). che sono stati incontri bellissimi.

Traduci autori di grande rilievo nel panorama lettera- Come si fa a ricostruire lo stile di un autore e i diversi idio- rio mondiale, quali tra questi hai amato/ami maggior- letti dei personaggi? Come fai a mantenere una coerenza? mente? Perché? Non sono sicuro di saper rispondere. Posso solo L’autore di cui ho tradotto più libri è Philip Roth. dire che di solito, quando traduco un libro, a un Sui suoi romanzi mi piace molto lavorare per diversi certo punto (spesso dopo diverse settimane) scatta motivi: perché la forza della sua scrittura è tale che qualcosa, e in qualche modo sento che da quel mo- nella maggior parte dei casi per ottenere una buona mento la voce che parla nel testo che sto scrivendo resa basta lasciarsi prendere per mano e condurre da è davvero quella dell’autore e dei suoi personaggi, e quel che c’è scritto nel testo originale; perché avendo non più solo un vago tentativo di riprodurla, il che lavorato su tanti libri suoi sono arrivato a conoscere naturalmente non mi mette al riparo da errori, gof- bene il suo stile, e questo rende tutto più facile; per- faggini e bruttezze varie. Ma prima di arrivare a quel ché i suoi romanzi sono molto letti, perciò a volte punto devo essere entrato in una profonda intimità qualcuno mi dice di aver letto un suo libro tradotto col testo originale, e per far questo ci vuole tanta da me, e questo attenua un po’ il senso di isolamento pazienza, e tanto lavoro dedicato alla comprensione che solitamente provo. Ma ci sono tanti altri autori del testo ai suoi vari livelli di signifi cato. su cui ho amato molto lavorare: la pakistana Uzma Aslam Khan, l’irlandese Eoin McNamee, l’inglese A proposito di coerenza, in che modo è possibile mante- Pat Barker, ad esempio, scrittori che ho sentito par- nerla a livello lessicale per tutta la durata del romanzo? ticolarmente congeniali, particolarmente nelle mie Costruisci tabelle? Elenchi?

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5566 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Sì, costruisco tabelle ed elenchi in modo ossessivo, Proponi titoli o ti vengono commissionati? maniacale, al limite della follia. E costello il testo Io non ho l’abitudine di proporre titoli da tradurre. che traduco di sottolineature, segni a bordo pagi- Di solito, se posso, accetto ciò che mi viene proposto. na, rimandi incrociati eccetera. Però dopo tanti anni sono arrivato alla conclusione che la mia non è solo Degli autori che hai tradotto e stai traducendo quale una perversione, ma davvero un metodo (certo non opera è stata una sfi da più delle altre? Perché? l’unico possibile) per arrivare ad accogliere dentro di Forse il libro più diffi cile (insieme a quelli di Ghosh, me la voce dell’autore. per i quali, però, mi sono potuto giovare dell’espe- rienza e del talento di Anna) è stato The Geometry Imparare a tradurre e imparare a essere traduttori: è la of God di Uzma Aslam Khan (poi uscito col titolo stessa cosa? italiano, a mio parere non molto felice, Mehwish par- No, forse non è la stessa cosa, perché «essere tra- la al sole). Gran parte della complessa architettura duttori» comporta anche una dimensione esisten- linguistica del romanzo si basava infatti su ambigui- ziale fatta di solitudine, routine e dubbi amletici, e tà semantiche create da giochi di parole a cavallo fra comporta anche l’impagabile privilegio (se si è ab- l’inglese e l’urdu (per questo ho sentito il bisogno di bastanza fortunati) di poter vivere momenti di vera contattare l’autrice). Però è stato un lavoro molto di- attenzione, momenti che per come la vedo io sono i vertente e appagante (peccato che poi il libro sia pas- più preziosi che si possano vivere. sato pressoché inosservato: era un libro molto bello e molto attuale, e oggi forse è ancora più attuale). Quanto tempo ti serve per tradurre un romanzo? Du- rante la revisione intervengono gli autori? A proposito Che rapporto hai con le note del traduttore? E con le di revisione: necessita di quanto tempo? traduzioni precedenti degli autori che stai traducendo? Io cerco di avere sempre a disposizione un mese Le note del traduttore mi sembra stiano diventando per ogni cento pagine del teso originale (tempo ne- sempre meno necessarie, almeno per due motivi. Il cessario non solo per tradurre in senso stretto, ma primo è che, non esistendo più una «cultura generale» anche per lavorare alla comprensione del testo, alla condivisa, è impossibile prevedere che cosa il lettore revisione e alla rilettura fi nale). Per quanto riguarda italiano del libro sarà o non sarà in grado di capire da la revisione, di solito nella mia esperienza gli autori solo. Il secondo è che, qualunque dubbio possa avere, vengono consultati solo in casi particolari, quando presumibilmente il lettore sarà in grado di risolverselo ci si trova di fronte a problemi che non si riescono da solo in pochissimo tempo rintracciando le infor- a risolvere in nessun altro modo. Philip Roth, come mazioni necessarie. Rimangono le note a cui il tra- dicevo, fa rivedere le traduzioni a persone di sua fi - duttore ricorre quando non riesce a trovare una resa ducia, ma questo mi è capitato solo con lui. Con soddisfacente (talvolta, ad esempio, nel caso di giochi Amitav Ghosh invece c’è uno scambio molto ricco di parole cosiddetti «intraducibili»). Questa, come è già in fase di traduzione, sia per la sua amicizia con ovvio, è sempre una sconfi tta. Ma a volte sconfi tti Anna Nadotti, sia perché i suoi libri a cui io e Anna lo siamo, e allora sì, meglio ammetterlo. Per quan- abbiamo lavorato insieme, Mare di papaveri e Il to riguarda le traduzioni precedenti (e ultimamente fiume dell’oppio, presentavano diffi coltà linguistiche mi è capitato spesso di ritradurre libri che erano già molto particolari, e di conseguenza abbiamo dovu- stati tradotti, soprattutto nel caso di Roth), mentre to prendere diverse decisioni riguardo alle quali ci è traduco non le guardo mai, ma poi, in fase di revisio- sembrato opportuno consultare l’autore. Sui tempi ne, le studio attentamente, e a volte così facendo mi della revisione: se una revisione è fatta bene richiede accorgo di avere commesso degli errori che il tradut- tanto tempo, a volte non molto meno di quello ne- tore precedente non aveva commesso, e dentro di me cessario alla traduzione. lo ringrazio perché così li posso correggere. Quando

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5577 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 invece mi accorgo di aver rimediato io a un errore Gli direi di sforzarsi in ogni modo di coltivare l’at- presente nella versione precedente, be’, è una bella tenzione, di non sottovalutarla mai, di non sprecare sensazione. la grande occasione che questo mestiere ci dà: eser- citare la virtù che conta più d’ogni altra. Come ci si libera delle goff aggini commesse? Con un re- visore competente? Nel suo saggio All’ombra dell’altra lingua, Antonio Il revisore è indispensabile, sempre e per tutti, an- Prete aff erma: «La traduzione è anche un aff ronta- che per il traduttore più bravo del mondo, e secon- mento audace dell’altro. Perché pretende di sottrarre do me è una vergogna che il nome del revisore non all’altro quello che egli ha di più proprio, la lingua. compaia quasi mai da nessuna parte (fanno eccezio- […] Eppure la traduzione si avventura in questo az- ne, che io sappia, i libri di minimum fax). Chiun- zardo. E dispiega il suo faticoso esercizio come ripa- que traduca sa quanto il revisore interviene sul testo; razione e compensazione di questo gesto che ha tanto quasi sempre, nella mia esperienza, in modo utile e osato». Sei d’accordo? opportuno. Serve poi, più d’ogni altra cosa, l’atten- Sì. È vero, come ogni mio collega sa per esperienza, zione. Ma l’attenzione è uno stato mentale fatico- traducendo un testo gli si porta via tanto di prezioso. sissimo sia da raggiungere sia da mantenere, ed è a Però il «faticoso esercizio» di cui parla giustamente questa diffi coltà che vanno innanzitutto attribuite, Antonio Prete è anche un bell’atto d’amore. Io cre- io credo, le goff aggini, e anche i veri e propri errori, do che non esista, e non possa esistere, lettore più dei traduttori. profondo, attento e amoroso di un traduttore. Se fossi uno scrittore, io sarei molto contento di avere Che consiglio daresti a un giovane traduttore alle prime fra i miei lettori almeno qualcuno di quei ladri inna- armi? morati che sono i traduttori di un libro.

«L’autore di cui ho tradotto più libri è Philip Roth. Sui suoi romanzi mi piace molto lavorare per diversi motivi: perché la forza della sua scrittura è tale che nella maggior parte dei casi per ottenere una buona resa basta lasciarsi prendere per mano e condurre da quel che c’è scritto nel testo originale; perché avendo lavorato su tanti libri suoi sono arrivato a conoscere bene il suo stile, e questo rende tutto più facile; perché i suoi romanzi sono molto letti, perciò a volte qualcuno mi dice di aver letto un suo libro tradotto da me, e questo attenua un po’ il senso di isolamento che solitamente provo.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5588 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Il caso Ferrante, il romanzo italiano secondo il New Yorker Paolo di Paolo, La Stampa, 13 ottobre 2014

C’è sempre qualcosa di misterioso nella fortuna cri- molo pure, di sproporzionato. Ai lettori e critici tica di un autore all’estero. Gli ostacoli sono tanti: americani i romanzi di Ferrante piacciono perché la complessità stilistica, la traducibilità di un imma- le trame sono oliate, la mano narrativa è solida, la ginario, di un orizzonte storico e culturale. A Elena lingua piana, e Napoli, quando c’è, è un fondale Ferrante, la misteriosa autrice di L’amore molesto, è che non impegna troppo, sta lì come una stampa accaduto il miracolo che accade a pochissimi autori turistica con Vesuvio e golfo. Si fa leggere con par- italiani: essere scoperta e celebrata in America. tecipazione emotiva, le sue vicende sono traghetta- Sul mercato anglofono siamo di solito debolissimi, bili ovunque: una separazione dolorosa nei Giorni e semmai ci pensano gli americani stessi a sparge- dell’abbandono; una scrittrice di successo, che guarda re – quando serve – un po’ di italianità caricaturale caso si chiama Elena e con un romanzo «osceno» sui loro romanzi (è il caso di Mangia prega ama di irrita il piccolo mondo da cui proviene, nella Storia Elizabeth Gilbert, per esempio, o del Dan Brown in di chi fugge e di chi resta. È dunque «universale» salsa vaticana). A entrare nel dibattito culturale sono Elena Ferrante? riusciti forse solo Calvino e Umberto Eco (l’ultimo Al cinema, da noi, l’hanno portata Martone e Faen- romanzo di Jeff rey Eugenides, La trama del matri- za; i letterati italiani anche più sofi sticati ed esigenti monio, chiama in causa il nostro professore già nelle (Fofi , Guglielmi) l’hanno omaggiata, ma non pren- prime pagine); se la sono cavata la Fallaci, Calasso, derebbero in considerazione con la stessa serietà ro- e più di recente Severgnini, Baricco e Saviano. Il no- manzi di autrici non così dissimili da Ferrante, per bile lavoro di Jonathan Galassi su Montale e poi su tematiche e stile, come Cristina Comencini, Simo- Leopardi fa eccezione. netta Agnello Hornby o Sveva Casati Modignani. Merita perciò di essere studiato il fenomeno-Fer- Vai a capire perché. Se fosse un’altra autrice – una rante: un’autrice di cui tuttora si ignora l’identità sa- che, per usare un’espressione corrente, «ci mette la lutata qualche settimana fa dal New Yorker come una faccia» – sarebbero più severi i nostri professori: le grande artista. Molly Fischer dice di aver comincia- perdonerebbero, per esempio, un indice dei perso- to a leggere il primo volume della trilogia L’amica naggi come quello che apre Storia di chi fugge? Ha geniale e di non essere riuscita più a fermarsi. Ri- tutta l’aria del riassunto di una soap tipo Un posto al chiamandosi ad alcune serie tv che mettono in scena sole. Le perdonerebbero frasi come «mi aveva smosso l’amicizia femminile, Fischer spiega come l’abilità di la carne senza smuovere la sua, brutto stronzo». Se Ferrante sia stata quella di raccontare un rapporto le scrive la Mazzantini non vanno bene; se le scrive fra donne nel corso degli anni, la sua evoluzione nel la Ferrante sì. Ma la forza di Ferrante è, più che nei tempo. suoi libri, nel suo non esserci, la sua distanza abissale Ancora sulle colonne del New Yorker, a inizio 2013, da tutto: nessuno l’ha mai vista, nessuno l’ha mai in- il critico James Wood parlava, a proposito di I giorni tervistata di persona, nessuno l’ha mai incrociata per dell’abbandono, di «literary excitement». La tradut- caso, come perfi no al vecchio eremita Salinger era trice di Ferrante, Ann Goldstein, elogia la pagina accaduto al supermercato. Non se ne ha nemmeno della scrittrice napoletana come intensa, puntando il una foto giovanile, come dell’altro grande solitario dito contro il resto della prosa letteraria italiana, che Th omas Pynchon. sarebbe «fl owery», infi orettata e troppo elaborata. Sono abbastanza patetici, perciò, i dialoghi con Sarà. C’è qualcosa che non torna; qualcosa, dicia- giornalisti e critici raccolti nel 2003 nel volume La

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 5599 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 frantumaglia: gli intervistatori mandano le domande Domenico Starnone o Anita Raja importa fi no a un alla casa editrice e/o e poi arrivano, da chissà dove, certo punto: sarebbe di per sé molto triste e imba- le risposte. Pensose, con tanto di pose e civetterie di razzante dover scoprire, fra anni, le verità di un te- chi si concede con il contagocce e fi nisce per essere atrino troppo furbo. Qualcuno obietterà che il gioco più irritante dei peggiori narcisi. È un libro pieno degli pseudonimi in letteratura è lecito. Sì, ma è raro di salamelecchi, di abbracci, di fi nte confessioni: un che stia in piedi per più di vent’anni. E comunque, in corpo a corpo impossibile con la Grande Assente quanto gioco, è infi nitamente meno interessante di della letteratura italiana. una vita, di una faccia, di un’esperienza reale. Si può La «morte dell’autore» di cui tanto aridamente si di- restare appartati senza diventare fantasmi. Così la let- scuteva in quel ’68 caro alla Ferrante, è diventata que- teratura somiglia a un software che produce storie, o sto nome e cognome così allusivi da sembrare fi nti. al canovaccio di una impeccabile ma algida serie tv. Elsa Morante, Elena Ferrante; Napoli, la Grecia: no, Così, la letteratura italiana – in America e non solo non mi convince. E che a scrivere questi romanzi sia là – rischia di restare senza volto.

Domenico Starnone: «Vi ricordo la Ferrante. E allora?»

Io narrante femminile e tante, troppe coincidenze. L’ultimo romanzo di Domenico Starnone sembra il seguito di «I giorni dell’abbandono»

Simonetta Fiori, la Repubblica, 14 ottobre 2014

Caro Starnone, delle due l’una: o vuole gettare la al narratore napoletano – e alla moglie traduttrice maschera, rivelando che c’è lei dietro la fi gura fan- Anita Raja – la genitorialità della scrittrice? E non tasmatica di Elena Ferrante, o più semplicemente è lo stesso Starnone a farsi beff a dei giornalisti cul- le piace civettare con questo mistero letterario. Ter- turali sulle tracce del suo supposto travestitismo nel tium – direbbe uno dei suoi personaggi ex cathedra penultimo romanzo Autobiografi a erotica di Aristide – non datur. «Nooo, è una persecuzione. Mettiamo Gambía? Non fermiamoci al primo sciocco indizio e che fossi davvero la Ferrante…». Sì mettiamo, per- proseguiamo nella lettura, incoraggiati da una scrit- ché le tracce ci portano da quella parte. Ieri mattina tura colta e dalla capacità dell’autore di lumeggiare a casa dello scrittore dopo aver letto Lacci, il nuovo l’inferno famigliare nascosto negli spazi quieti della bel romanzo in uscita da Einaudi. routine. Ma all’ultima pagina resta una convinzione: Un racconto molto ben congegnato, che colpisce fi n quello di Starnone può essere letto come un mera- dalla prima riga. «Se tu te ne sei scordato, egregio viglioso sequel dei Giorni dell’abbandono. Perché le signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». E qui il coincidenze tra Vanda, la moglie spezzata di Lacci, e primo sussulto: Starnone scrive in prima persona, al il personaggio tratteggiato dalla Ferrante sono ine- femminile. Non era mai successo. Ma via, sarà solo quivocabili. un caso. Sono storie quasi a ricalco – due donne abbando- Perché inchiodare un bravo scrittore pluripremiato nate allo stesso modo, da due mariti molto simili, al mito ingombrante della Ferrante? Non saremo persi entrambi dentro «un vuoto di senso» ovvero contagiati dal pettegolezzo letterario che attribuisce un’incantevole fanciulla altoborghese –, con una dif-

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6600 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

ferenza di fondo che è il colpo di genio di Starnone. Ferrante non ho proprio pensato. Quando uno scri- Se la vicenda narrata dalla Ferrante si chiude con la ve, scrive quello che vuole. Tra me e lei non c’è nes- nuova vita di Olga insieme all’orchestrale della porta sun punto di contatto. Io ho un rapporto ironico con accanto, Starnone si diverte ad andare avanti. E ci la scrittura, non la considero un sacerdozio. E invece apre un altro scenario, riferito questa volta dal pro- questa signora sembra una sacerdotessa delle lettere. tagonista maschile. Però sono passati quarant’anni Il mio è un racconto frammentato, non a fl usso con- dall’abbandono, e lui nel frattempo è tornato a casa. tinuo, come fa lei. Ora Vanda e Aldo sono una coppia come tante, settantaseienne «fi ntamente energica» lei, settan- Ne parla con insoff erenza. taquattrenne «fi ntamente svagato» lui. Apparente- Sì, ma non voglio parlarne male. Mi sembra un’otti- mente una vita serena, in realtà due vite rattrappite ma artigiana del racconto. Ma non sento affi nità, al dalla paura e dalla perdita: la riconciliazione è molto di là della comune napoletanità. più devastante dell’abbandono. Il dolore era sempre lì, annota lo scrittore, non fi niva mai. Ma, anche se lo stile è diverso, come può ignorare le coin- cidenze tra i due personaggi femminili? Hanno entrambe E allora Starnone, a che gioco giochiamo? due fi gli e identiche paure. Sobbalzano agli stessi rumori Ma guardi che di donne abbandonate non ha scritto notturni. E ripensando alla loro storia coniugale, si pro- solo la signora Ferrante. Perché non parliamo del ducono nella medesima rifl essione: il loro amore è stato nesso tra Starnone e il Tolstoj di Anna Karenina? frutto del caso. Lei è la prima persona che mi pone il problema. E Non divaghi. Le coincidenze sono tante. I personaggi fem- ora comincio a pensare che saranno guai. Il mio ro- minili hanno la stessa età e vissuti molto simili. E reagisco- manzo sarà letto solo in questa ottica e fi nirà nella no in maniera identica, tra aggressività e cedimenti. spazzatura. Si metta nei miei panni. Ho un proget- Ma siamo all’interno di un luogo comune dell’espe- to in mente. E siccome tutto il mondo ritiene che rienza. In fondo la storia del tradimento occupa sol- tanto le prime quindici pagine. Il vero nocciolo del racconto è il ritorno a casa. Il cosiddetto perdono. «Tra me e lei non c’è nessun punto di contatto. Io ho un rapporto ironico con la scrittura, non la Il momento in cui la coppia si riforma e produce considero un sacerdozio. E invece questa signora orrore. sembra una sacerdotessa delle lettere. Il mio è un racconto frammentato, non a fl usso continuo, Sì, il pregio del suo romanzo è là. E si può leggere come come fa lei.» un sequel della Ferrante: scritto dalla parte dell’uomo. Ma certo, lei avrà fatto il suo racconto al femminile, io al maschile. Dov’è il problema? io sia la Ferrante, devo gettare via il mio progetto? Nessun problema. Ma ammetta che è piuttosto curioso: da tempo è perseguitato dal fantasma della Ferrante e No. Ma avrei evitato di partire da una storia così simi- lei che fa? Comincia il suo nuovo libro con una storia le. Oppure mi tengo le domande moleste dei giornalisti. a ricalco di I giorni dell’abbandono. Colpisce anche il Io per mia natura faccio quello che mi pare. Da particolare della bottiglia: quando i fedifraghi confessa- sempre. Una dozzina di anni fa pensai di mettere no lo sperdimento per l’altra donna, entrambe le mogli insieme una ventina di racconti in cui raccontare spaccano una caraff a d’acqua… non solo come eravamo ma come siamo diventati. Allora la mia posizione radicale sul matrimonio è Ora in Lacci ho voluto restituire cos’è stata per la il seguito della Sonata a Kreutzer… davvero io alla mia generazione l’esperienza della famiglia. Chi si

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6611 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 è sposato agli inizi degli anni Sessanta concepiva il O entrambi… matrimonio per sempre. Il dramma di Vanda è sco- No, insieme lo escludo. prire che nulla è per sempre. Esiste un diverso ordine di esclusione: più certa e meno certa? Lei racconta la dissoluzione della famiglia ma anche la No, il lavoro insieme a mia moglie lo escludo a prio- sua forza. ri. Ma mi spieghi una cosa: visto che è così raro ave- Sì, una forza cattiva che ti costringe a vivere dentro re respiro internazionale in questa pozzanghera che una struttura malata. Resto dell’idea che, se si rom- è l’Italia, perché non godersela? Cosa ci indurrebbe pe una cosa, non bisogna incollare i cocci. Il per- a restare nell’ombra? dono può arrivare, ma resta pura superfi cie: sotto coverà sempre una ferita purulenta. Per raccontare Nel successo della Ferrante infl uisce anche il mistero. questa storia ero obbligato a partire dalla soff erenza Mi trovi in giro un qualsiasi scrittore o scrittorucolo della moglie». che di fronte a questo colpo di fortuna mantiene il silenzio. Viene dato per scontato un comportamen- Sia o non sia la Ferrante, mi sembra che le piaccia sfi darla. to che è di per sé anomalo. Me la porterò con me fi no alla morte. L’ho scritto anche nell’ultimo capitolo dell’Autobiografi a erotica Ma lei non è uno scrittorucolo. di Aristide Gambía: non so-no la ferrante. Ma io non ho niente da rivelare. E mi dispiace non avere niente da rivelare. Però il libro successivo lo fa cominciare con una tra- ma ferrantiana, nel momento in cui la scrittrice ha un Perché le dispiace? grande successo in America. Perché in fondo rinuncio alla sua fama. Detto que- Scusi, mettiamo che la Ferrante sia io, o sia mia sto, posso confessarle un segreto? Tra me e la Fer- moglie… rante c’è un abisso.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6622 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Proprio qui, tra stato di natura e stato di grazia

Un’intervista-dialogo con su «La ferocia»

Giuseppe Zucco, nazioneindiana.com, 14 ottobre 2014

Al contrario dei tuoi precedenti romanzi, Occidente i cui genitori vivevano nella preistoria che Pasolini per principianti (Einaudi, 2004) e Riportando tut- credeva di trovare nelle borgate romane degli anni to a casa (Einaudi, 2009), dove mettevi in scena dei Sessanta. Il problema è che Pasolini conosceva poco racconti di formazione, formazione sia individuale sia i contadini del Sud, o i muratori del Sud, o certi generazionale, tra le pagine de La ferocia dai corpo alla agenti di commercio del Sud, o alcuni microimpren- storia di un crollo, di una famiglia che inesorabilmente ditori del Sud che, negli anni Settanta e Ottanta e crolla, di un mondo che da subito appare destinato al di- Novanta, e persino oggi (a Capurso, a Triggiano, a sfacimento. «Maggiore l’altezza, più fragoroso il crollo», Cellamare, a Sannicandro, a Pulsano, a Ginosa, a scrivi a un certo punto. Cosa ti ha spinto a ripercorrere Castellaneta, a Castellana, a Galatina, a Galatone l’ascesa e la caduta della famiglia Salvemini? eccetera eccetera) hanno facce che i compulsatori Per questa domanda ho almeno due risposte. Una degli Scritti corsari credono scomparse mentre non letteraria, l’altra riguarda la mia vita. Raccontare di lo sono per niente. una potente famiglia del Sud mi sembrava un ottimo Ma comunque. Per questa mia proliferante famiglia espediente per fotografare un’intera società, la fi liera (mio nonno agricoltore, mio padre imprenditore, di tutti i piccoli e grandi poteri che tengono in pie- il compagno di mia madre ex socio di mio padre, di una città, o un paese. C’è da una parte il potere l’altro nonno camionista, e poi tenutari di lavande- economico, la Salvemini Edilizia, la quale intrattiene rie, di pescherie, di piccoli e grandi commerci, mio per forza di cose rapporti continui con i politici lo- fratello nato dal secondo matrimonio di mio padre cali. Il presidente della regione, il sindaco, gli asses- – dunque non legato al nonno coltivatore diretto sori, i consiglieri comunali. Sono rapporti snervanti, – di nuovo nel campo dell’agricoltura ripartendo sfi branti, violenti per entrambe le parti. Ma questo da zero) il denaro è stato sempre un assillo e una è solo il primo nodo. C’è la magistratura da tenere maledizione. Una maledizione quando ce n’era tan- per quanto è possibile sotto controllo. La sanità con to. Una maledizione quando non ce n’era più. Un i suoi appalti e gli archivi dei malati terminali, utili tormento quando le imprese prosperavano in modo in materia di nude proprietà. Ma anche l’università, scandaloso. Sempre un tormento quando le imprese i giornalisti, i piccoli feudi dei cosiddetti progressisti. fallivano l’una dopo l’altra e una valanga di interessi E poi una marea di commercialisti, ingegneri, geo- passivi era pronta ad abbattersi su di noi. In mezzo, metri e le loro chiassose famiglie (e vitali, perfi no bel- tutto il resto. I costruttori, per esempio. E i geome- le nel tragicomico contesto in cui navigano a vista). tri, i muratori, i rappresentanti di commercio, i pic- Poi gli operai edili, i manovali, i garzoni, le sorelle dei coli politicanti, i geometri a loro volta autoprocla- garzoni. Insomma, tutto il mondo. matisi piccoli costruttori. Un’umanità vitale, feroce, Il problema (e vengo al secondo corno della questio- macabra e comica al tempo stesso. In mezzo fughe ne) è che si tratta del mio mondo. Sono cresciuto in all’estero, tentati suicidi, adulteri, tradimenti, fro- un’enorme famiglia di imprenditori fattisi dal nulla di, crolli rovinosi e impennate assurde. Sentimenti da una parte, e dall’altra di piccoli coltivatori diretti estremi e laceranti. Un carnevale macabro.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6633 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Un complesso turistico costruito dopo che un incen- Mi piacerebbe, ma credo le cose stiano in un’altra dio probabilmente doloso aveva distrutto ettari di maniera. Il problema, infatti, è quando i «passerotti» macchia mediterranea? Io ci andavo in vacanza ogni si trasformano in «aquile». Nessuno, o pochi, pochis- estate! Una coppia di adulti che tenta di strozzarsi sul simi, possono dirsi al riparo da questo rischio. Metti bordo di una piscina dall’acqua marcia in procinto cinque bravissime persone a una tavola con cinque di fi nire tra le grinfi e di un uffi ciale giudiziario? Io piatti di pasta. Converseranno amabilmente, daranno ci sono cresciuto. La miseria nera, ancestrale? L’ho il meglio di sé. Riduci i piatti a quattro, a tre, a due, a vista. La ricchezza volgare? Pure quella. La mia fami- uno solo, e vai avanti così per giorni. Chi sarà il pri- mo a cedere alla tentazione di fare fuori gli altri per sopravvivere lui? La ferocia è questa cosa qui. «La ferocia è il ritorno allo stato di natura ogni Il contrario della ferocia è invece in questo caso l’a- volta che ci siamo illusi di essercene emancipati. more. Quando (ed è ciò che succede a Clara e al Mentre no, la legge della giungla è sempre fratellastro Michele) riusciamo incredibilmente a dietro l’angolo, basta darle l’opportunità di sabotare l’istinto di prevaricazione che altrimenti ci scatenarsi.» porterebbe a sbranarci l’un l’altro. Questo gli anima- li non riescono a farlo. Metti una colomba davanti a un gatto, e il gatto le correrà dietro con gli artigli glia. Come farne senza? È stata un paio di volte sul sguainati. È la sua natura, non può farne a meno. punto di distruggermi, di annientarmi, ma non l’ha Gli animali non costruiscono campi di concentra- fatto. Così ho potuto scrivere questo romanzo. mento ma non sono capaci di spezzare l’anello della violenza. Noi sì, raramente, episodicamente. E non Vittorio Salvemini è un palazzinaro – famelico, cor- so neanche se questo autosabotaggio (meraviglioso rotto, corruttore. Un uomo che, per dirne una, non si fa quanto raro) sia il frutto di un mostruoso atto di vo- scrupoli a sfruttare la debolezza dei fi gli, costringendoli lontà o di qualcosa assimilabile all’altro, alla grazia. a fi rmare carte che accresceranno illegalmente la sua ric- L’amore, appunto, o il suo stadio più barbarico e chezza e il suo potere. La cosa strana è che Vittorio porta primitivo. Al di sopra del quale ci sono i santi e i lo stesso cognome di Gaetano Salvemini: uno storico, un pazzi. Ma a noi, almeno nella sua forma primitiva, è meridionalista, un riformista socialista di origine pu- dato di inciamparci. Che bello quando succede. Nel gliese che faceva della probità il più grande dovere e che, mio romanzo (tra oceani di buio) c’è anche questo. per tornare al mondo animale che si annida nel roman- zo, avvertiva sempre il rischio che (brutalizzo e faccio Clara, fi glia di Vittorio, è il buco nero attorno a cui si mia una delle sue dichiarazioni più celebri) i «passerot- dispiega questa storia. È la cruna dell’ago attraverso cui ti», coloro che lavorano all’invenzione e alla diff usione passano tutti i fi li narrativi. «[…] ogni cosa in lei era di idee chiare e pulite, potessero essere sopraff atte dalle magnete e assenza di volontà, l’ipnotico richiamo as- «aquile», coloro che si adoperano per fabbricare il buio. secondando il quale tutto si fa identico e perfetto, e noi È questo? Vittorio, nell’epoca in cui vive – il passato non esistiamo più.» Com’è andata con la costruzione di prossimo e i giorni nostri – segna la supremazia delle questo personaggio? Dove hai trovato ispirazione per aquile sui passerotti? disegnarlo in questo modo? Ogni tanto ho avuto la sen- La ferocia è il ritorno allo stato di natura ogni volta sazione che fosse una specie di Anna Karenina virata al che ci siamo illusi di essercene emancipati. Mentre nero – è lei che regge fi sicamente l’urto della società inte- no, la legge della giungla è sempre dietro l’angolo, ra, rivelandone al passaggio le contraddizioni. Quando basta darle l’opportunità di scatenarsi. Per esempio hai capito che la sua pelle sarebbe stata la lavagna adat- una crisi economica. Non credo molto a questa divi- ta su cui iscrivere i segni – i lividi, gli ematomi, le ferite sione di Gaetano Salvemini. Non per l’oggi, almeno. – di questo tempo feroce?

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6644 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Clara. È lei il centro, il buco nero, è vero. Ed è sem- rienza erotica. O era come lamentarsi nel sonno a pre lei il momento di singolarità da cui è nato La fe- voce alta. Quattro o cinque ore dopo, era ormai sera, rocia. Diversamente dagli altri romanzi, l’inizio non avevo già distrutto senza rimpianti sei mesi di lavoro è stata un’idea, un’intuizione, e nemmeno (come nel (svuotato il cestino dentro il quale avevo messo pri- caso di Riportando tutto a casa) un sentimento mace- ma il romanzo che stavo scrivendo per ingannare il rato a lungo. L’inizio, in questo caso, è stata un’im- tempo, in attesa di dare forma a quel sogno estivo) e magine primaria, qualcosa che aveva a che fare quasi iniziavo ad avventurarmi in quello che (e se ci penso con l’informe, intorno alla quale, piano piano, con mi sembra un miracolo il modo assolutamente fer- una pazienza sfi brante, ho costruito l’intero roman- mo con cui io sono stato quasi quattro anni, senza zo. È successo una notte d’estate. Ero a Castellaneta staccare un solo giorno, un’ora, chino a lavorare sul Marina con mia moglie, ed era notte. Dormivamo libro) sarebbe diventato La ferocia. in una villetta di questo complesso turistico costru- ito quarant’anni fa dopo che il famoso episodio di Michele, fi glio di Vittorio, ma nato da una relazione «autocombustione» aveva distrutto la macchia me- fuori dal suo matrimonio, è timido, riservato, fuoripo- diterranea. A mio parere non un caso di autocom- sto, pieno di casini, non tarderà a sviluppare proble- bustione. Ma comunque, in quarant’anni, intorno mi di salute mentale. Eppure, illuminato da Clara, mi alle villette, la pineta è ricresciuta impetuosamente, sembra la sola fi gura positiva del romanzo. È l’unico tanto che sembrano case nel bosco. Le cinque del che si farà carico della morte della sorella. L’unico che mattino. Sto dormendo accanto a mia moglie e so- cercherà di capire come sono andate realmente le cose. gno questa ragazza. Nuda, ricoperta di sangue. Cla- Come un detective mancato, spinto da un debito im- ra. Massimo dell’attrazione e massimo della repul- menso nei confronti di Clara che gli ha rivelato lo stato sione. Desiderio e disturbo. Che cosa voleva dire? di grazia dell’amore, si avventura sulla strada che lo Non il sogno in senso psicanalitico, proprio l’imma- porterà a diventare l’anello di congiunzione tra lo stato gine. Questa immagine calda, moribonda, umida. di natura, la ferocia, e lo stato di diritto, che in tutto il Una sabbia mobile notturna fatta tutta di languore e romanzo brilla per la sua totale e sconsolante assenza. È tristezza infi nita. Me la sono portata dietro per mesi così? È questo? senza scrivere una riga. Parlandone a mia moglie Michele è anche un idiota, cioè un mezzo santo. Ha continuamente. Con Chiara (il nome di mia mo- avuto problemi psichici. Una lieve forma di schizo- glie) abbiamo fatto chiacchierate infi nite su questa ragazza (o questo informe principio femminile) per capire cos’era. A un certo punto lei, mia moglie, non «L’inizio, in questo caso, è stata un’immagine ce la faceva più a sentirmi. Ero proprio ossessionato. primaria, qualcosa che aveva a che fare quasi Poi, continuando a parlarne (ricordo benissimo il con l’informe, intorno alla quale, piano piano, giorno, una domenica dopo ora di pranzo, in cucina, con una pazienza sfi brante, ho costruito l’intero subito dopo aver distrutto il fi le dell’altro romanzo romanzo.» a cui stavo lavorando da mesi, pur di non aff rontare un’urgenza così intensa e potente), ho raccontato a voce a mia moglie tutta la prima scena del romanzo. frenia che a un certo punto sembra portarselo via, Una cosa pazzesca, mai accaduta. Non avevo scritto o forse una sindrome bipolare, in certi casi la dia- ancora un rigo e ho raccontato, di punto in bianco, gnosi non è mai perfettamente chiara. La malattia l’incipit del libro a voce, in cucina, una domenica, mentale è un altra caratteristica della mia famiglia. in uno stato mezzo allucinato mezzo disperato, con Chi non ha dei matti in casa? Io ne sono stato cir- mia moglie che diceva «bene, vai avanti, coraggio, condato. Entrambi i rami della famiglia, anzi tut- cosa succede dopo?». Non lo so. Era come un’espe- ti i rami della famiglia, se si considera il fatto che

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6655 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 tra divorzi e secondi matrimoni, e fi gli precedenti stanno proprio confi ccati dentro come paletti di fras- di precedenti matrimoni dei secondi matrimoni, i sino, rischio di sentirmi male. Anche se non ne sono rami si moltiplicano. Ebbene, tutti questi rami sono degno, mi appartengono. Non ci posso fare niente. stati chi più chi meno toccati dal disturbo mentale. Non riesco neanche, o meglio non voglio neanche Michele è toccato dal disturbo mentale. Mettendosi indagare troppo i motivi di questa appartenenza, non sulle tracce della morte dell’amatissima sorellastra è perché avrei magari brutte sorprese che riguardano la uno Sherlock Holmes che al posto della logica usa mia vita interiore, ma perché temo che quel tipo di la «luccicanza». Ha strumenti storti con cui indaga- magia si spegnerebbe. E si spegnerebbe perché andrei a indagare un grande mistero con strumenti (i miei) «L’urlo e il furore, Cime tempestose, le poesie di inadeguati alla sua tensione e forza. Diciamo – e non Trakl. Se solo penso a quanto questi libri mi è un modo facile per liberarsi della domanda – che in appartengono, mi stanno proprio confi ccati questo caso La ferocia ne sa più dell’autore. Non dico dentro come paletti di frassino, rischio di che conosca la risposta, ma se ne avvicina certamente sentirmi male. Anche se non ne sono degno, mi più di me. appartengono.» Gli animali sono personaggi fondamentali. Nel libro ne esistono tantissimi, una popolazione intera. Tra i tan- re. Il suo maggiore ostacolo (una mente non sem- ti, abituali, ricorre perfi no una tigre. Sono il correlativo pre salda) diventa all’occorrenza anche il suo radar oggettivo sia dei personaggi sia del tempo che i perso- capace di captare cose che altri non sentono. E sì, naggi vivono. Rappresentano in modo inequivocabile lui porta il disagio e la debolezza (come una vitti- la ferocia primordiale che torna ciclicamente a solcare le ma predesignata), eppure quando si illumina di una azioni umane, e forse risultano un po’ troppo schiacciati particolare luce porta la legge e la spada (come l’ar- su questa caratterizzazione – la vita animale, ovvia- cangelo Michele), e soprattutto porta l’amore per mente, è molto più ampia e complessa rispetto al solo Clara. Non gli interessa la legge, gli interessa la giu- istinto alla sopraff azione. Però è dalla loro vicinanza stizia. Una giustizia anteriore a qualsiasi codice civi- che gli esseri umani possono capire almeno parte di sé le o penale. Questa giustizia è stata violata, nella sua stessi. «[gli adulti] Non sapevano che gli stormi d’uccelli famiglia, forse proprio per mano della sua famiglia, non hanno un condottiero. Ogni creatura regola i mo- e a questo punto lui (per l’amore che porta a Clara) vimenti su quelli dei simili che gli volano accanto, un è condannato a intervenire. prodigio per cui dal nulla sembrerebbe sorgere la vita e il movimento. Un gioco di specchi con nulla al centro, Quello di un fratello e una sorella che si attraggono e simile a quello da cui nasce la coscienza. Era il motivo si amano alla follia, magari in maniera avventurosa, per il quale, guardando gli uccelli passare in gruppo, agli sfi orando un rapporto incestuoso, è un topos letterario. uomini sembrava di ritrovare sé stessi sin dalla notte Due capolavori della letteratura, due delle esperienze dei tempi.» Come sei arrivato a capire che in questo mo- più sconvolgenti che possano capitare a un lettore, Cime mento storico può essere più utile avere dimestichezza Tempestose di Emily Brontë e L’urlo e il furore di con l’etologia piuttosto che con la sociologia? William Faulkner, si fondano su un rapporto del genere. Sulla capacità/non capacità di spezzare il movi- La biografi a del poeta Georg Trakl è intessuta di una mento circolare di ferocia e violenza ho già rispo- storia simile. Perché hai cercato e rivitalizzato l’unione sto prima. Aggiungo due cose. Una l’hai detta tu: di queste fi gure così intensamente toccate dalla grazia e non l’intuizione, ma il timore che l’etologia possa dalla disperazione? spiegare meglio di altre discipline questi ultimi anni, L’urlo e il furore, Cime tempestose, le poesie di Trakl. Se e speriamo non i prossimi. La seconda è che, man solo penso a quanto questi libri mi appartengono, mi mano che si procede di specie in specie, dagli ani-

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mali più complessi ai più primitivi, dai gatti ai topi cantine sociali. Grazie a quali lotte venne fi nalmente alle lucertole alle falene, c’è qualcosa negli anima- costruito il primo frantoio a Capurso? A Capurso li che mi fa proprio uscire di testa. Una questione sono nati i miei nonni e i miei genitori, e anche i di apparato percettivo. Non cosa pensano ma cosa genitori e credo i nonni di Luca Medici (Checco sentono gli scarafaggi? Con cosa sono in contatto Zalone). Che fi ne ha fatto Baff one, tenutario di un gli esseri viventi il cui apparato percettivo è immu- famosissimo minimarket di Castellaneta Marina? È tato da milioni di anni? Sono a due passi da noi, Melpignano o Galatina la vera patria della Taranta? possiamo stringerli tra le dita (uno scarafaggio, una È vero che le mogli dei muratori morti sul lavoro, formichina, un verme palla) eppure sono scatole mi- se vanno in pescheria il venerdì successivo al fune- steriosissime, scrigni delle meraviglie e degli orrori. rale dei loro mariti, e comprano un pesce di mare, Non siamo gli unici abitanti del pianeta. Ci sono hanno speranza di trovare dentro l’immaginetta di anche gli animali. Ci sono anche le piante. Questa un santo o di una santa? Il rock barese di un tempo? cosa, se ci penso bene, mi provoca meraviglia. Ma se Gli Skizo, il Gruppo Sanguigno, gli Aneurisma. I inizio a sentirla, allora mi sconvolge. Radiodervish. Paolo Achenza Trio. Dispoto sul ca- nalone, che affi ttava i locali a chi suonava. Mario Il Sud è questa parte del mondo su cui grava la pace Materia e Andrea Piva. È vero che tutti i Matarrese dei morti, dici, in altro modo. La Puglia è la tua regio- vivono in un unico palazzone a Japigia? Joao Pau- ne. Bari è la tua città, «un diadema sfrigolante». Qui lo vive ancora a Santo Spirito? L’elemento segreto hai già ambientato Riportando tutto a casa – da qui, della Coca-Cola non è nulla rispetto a quello della da questo osservatorio, ti sembra che il mondo quadri e birra Raff o. L’immenso Tavoliere è concimato con trovi senso. Non è esattamente il posto solare che ci po- le ossa di una legione di braccianti. Io tutte queste tremmo aspettare. Predomina la notte e la luce lunare. cose non le so mai completamente, le so malissimo, Appare uno strano incrocio di arcaico e futuro, un posto cioè le porto dentro perfettamente e per intero. So reale e una condizione dell’anima. In che modo la tua tutto delle Puglie, devo solo continuare a scoprirlo. terra ha assunto per te questa dimensione? Ogni volta che, in treno verso sud, inizio a vedere il Tavoliere (meglio, lo percepisco a occhi chiusi quasi «L’immenso Tavoliere è concimato con le ossa di dal cambio di pressione atmosferica, anche se sono una legione di braccianti. Io tutte queste cose in Frecciarossa e non su un regionale, quindi sen- non le so mai completamente, le so malissimo, za poter neanche tirare giù i fi nestroni) a me viene cioè le porto dentro perfettamente e per intero. proprio un tuff o al cuore. Mi sale lo stomaco in gola. So tutto delle Puglie, devo solo continuare a Ecco la pianura, e al termine della pianura Bari. E scoprirlo.» più a sud Taranto, e poi il Salento. Ecco la mia ter- ra di fantasmi e scheletri danzanti. Mi sembra di sapere tutto della Puglia, anche se poi invece mi Dalla prima pagina, il romanzo è infestato dai fanta- mancano un sacco di informazioni e la mia cultura smi. Cose, animali, persone diventano prima o poi lo storica (ed etnografi ca, sociale, politica) è davvero spettro di sé stessi. I fantasmi sono «la traccia che sen- deboluccia. Da quando a quando i normanni? E in tiamo dopo aver frequentato una persona a suffi cienza che anno l’eccidio di Otranto? E Federico ii? Da perché i caratteri primari si ricombinino dentro di noi dove viene fuori un personaggio come Di Vittorio? in modo via via più complesso, fi no ad avere vita pro- E Mike, il SuperMago del Gelato di Polignano a pria». I fantasmi sono presenze che ci condizionano, che Mare? La quale Polignano, diede i natali a Domeni- «ci guidano, ci ossessionano con la loro voce inesausta». co Modugno e Pino Pascali. Nel foggiano: Andrea Questi fantasmi, oltre a rendere tutto tremendamente Pazienza. Campi Salentina: Carmelo Bene. Poi le gotico e notturno, danno anche l’idea di cosa percorra

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6677 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 segretamente la vita degli esseri viventi. Mi viene in tale: «Purtroppo non si tiene conto che il reale è a più mente l’inizio di una poesia di Emily Dickinson (Ei- strati, e l’intero Creato, quando si è giunti ad analizza- naudi, 1986): «Perché gli spettri ti possiedano – / non re fi n l’ultimo strato, non risulta aff atto reale, ma pura c’è bisogno di essere una stanza – / Non c’è bisogno di e profonda immaginazione». Mi sembrano entrambi essere una casa – / La mente ha corridoi – che vanno passaggi importanti. Molto del realismo che ho ritrova- oltre / lo spazio materiale.» Da dove vengono fuori tutti to negli ultimi anni nella letteratura contemporanea mi questi fantasmi? Perché hai sentito l’esigenza di metter- appare come una versione monca e menomata del reale. li in scena? È come se, volontariamente, si escludesse una sua larga parte – forse quella più vitale. Tu come sei arrivato ad «La realtà è vasta e misteriosa, e noi abbiamo aggiornare e allargare le forme del tuo particolare rea- il solito secchiello per sottrarre qualche litro a lismo? Qual è stato il percorso? Cosa ti ha portato qui? interi oceani di ignoto. A che servono i sogni? Per esempio ho riletto quasi tutte le favole dei fra- Non si sa ancora. Se indaghiamo il mondo con i telli Grimm! La realtà è vasta e misteriosa, e noi ab- “razionali” strumenti offerti dal reale, le cose si biamo il solito secchiello per sottrarre qualche litro a complicano ancora di più.» interi oceani di ignoto. A che servono i sogni? Non si sa ancora. Se indaghiamo il mondo con i «razio- nali» strumenti off erti dal reale, le cose si complica- Mi piacciono i romanzi in cui sembra che lo scrittore no ancora di più. Per certa fi sica quantistica il gatto scriva da morto. O che la voce narrante sia prestata è vivo e morto contemporaneamente. Come la met- dai morti. Assalonne, Assalonne!, ad esempio, è tutto tiamo? Sottrarre al reale il 99 percento di ciò di cui così. Anche se i personaggi sono vivi, sono posseduti è fatto per mancanza d’immaginazione è un crimine dall’energia dei morti. Io, per la prima volta, sono an- che il giornalismo (persino quello sulla letteratura) dato a caccia di questa cosa qui. E so di essermi sinto- tollera ma la letteratura no. E neanche il cinema. Il nizzato, di essere stato degno di questi morti. Magari neorealismo? Riguardiamoci Accattone di Pasolini. non ho avuto tutto il talento e la forza per portare fi no Franco Citti è tutt’altro che reale, nel senso che la in fondo la missione, ma so che questa volta ne sono sua sfera va oltre il cosiddetto mondo sensibile. stato degno. Non è una cosa che mi eccita o mi fa sentire migliore. È successo e basta. A un certo punto Se c’è una velo nero che aleggia sul romanzo è la colpa. mi sono fatto mettere in una brutta situazione, però Tutti sono in qualche modo colpevoli di un reato, di una sono sopravvissuto (spiritualmente e moralmente, violazione, di una qualche tristezza – perfi no un prete. fi no alla prossima volta), allora ho potuto fare questa Se ognuno di loro fosse marchiato dalla colpa, senten- cosa. Non so spiegarlo meglio. dosi come arsi dalle fi amme dell’inferno, saremmo dalle parti de La lettera scarlatta di Nathaniel Howthorne. La questione dei fantasmi mi porta a un altro punto Invece qui regna l’inconsapevolezza. «Se gli uomini di del libro. «L’ingegno umano era libero di inventarsi le aff ari non tenessero alta la soglia dell’inconsapevolez- architetture più strambe, quelle che più lo illudevano di za, se lasciassero affi orare ragionamenti che in superfi cie staccare l’ombra dal terreno che le aveva generate. Ma il esploderebbero nella loro totale contraddittorietà, non fondo delle cose […] restava chiuso nel suo mistero. Era- guiderebbero il mondo come fanno». Ma questa incon- no i boschi di sempre. Topo segue piff eraio. Carrozza di- sapevolezza è, appunto, una scelta. Solo che poi, per uno venta zucca. Lupo mangia maialino. Ragazza in fondo strano pervertimento, «Diamo la colpa al meccanismo. al pozzo. Specchio specchio…». Quanto dici mi sembra Come darla alla natura. Se non c’è scelta, non c’è nem- faccia il paio con ciò che scrive Anna Maria Ortese in un meno colpa. Fare una cosa in luogo di non farla. Farla». bellissimo e stranissimo romanzo, L’Iguana (Adelphi, Forse è questo il problema, oggi. Commettere le azioni 1986), dove gli animali hanno una parte fondamen- peggiori avendo anche l’arroganza di non prendersene

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6688 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

la responsabilità. Il richiamo all’attuale ceto politico, felici. Il potere non si tramanda a lungo. Si traman- imprenditoriale, intellettuale è inevitabile. Credi che da a lungo solo il male che facciamo e il bene che la situazione sia davvero così drammatica? Credi che riceviamo. Il male va estinto e il bene alimentato per questa inconsapevolezza, di fronte a una situazione so- quel che si può. Questo dovrebbe essere il compito ciale sempre più votata al collasso, possa durare ancora che una generazione dovrebbe provare ad assolvere a lungo? rispetto alla precedente. Ovviamente non ci si riesce Sì, credo sia come hai detto. Una miseria umana che mai. Ma questa dovrebbe essere la missione. O me- (in quanto umana) non è mai defi nitivamente e del glio il compito. tutto irredimibile, ma ci va vicino. Una cosa è com- piere un crimine consapevoli di farlo. Ma costruirsi Georg Trakl è il nume tutelare de La ferocia. Non solo è una falsa coscienza per uscire ai propri occhi puliti citato più volte. Uno dei suoi versi più noti, «Dove passi dalle peggiori azioni che compiamo è proprio una tu si fa autunno e sera», sbuca tra le righe del romanzo. cosa che mi fa arrabbiare. È una collera poveraccia E se vogliamo, l’inizio di una sua poesia, Anima della a propria volta, la mia, perché di fronte all’amoralità vita (Garzanti, 1983), folgora in poche battute l’anima bisognerebbe provare compassione. del romanzo: «Sfacimento che molle il fogliame oscura, / dimora nel bosco il suo vasto silenzio. / Un borgo sem- Il male, l’emersione del male, perlomeno nel roman- bra quasi spettralmente chinarsi. / Della sorella la bocca zo, che in sé ha il carattere della tragedia – più volte il sussurra in neri rami». A cosa è dovuta la tua passione motivo del destino anima le azioni dei personaggi – ha per Trakl? Perché il suo fantasma si aggira senza pace un qualcosa di etico. L’unico momento di luce, di amore nel romanzo? reciproco senza condizioni, è quello improbabile, e per Be’, Trakl ebbe una relazione incestuosa con sua so- questo così potente, tra Clara e Michele. Ma, come scri- rella Grete. Fu un veggente, più ancora di Rimbaud. ve Anna Maria Ortese sempre ne L’Iguana, «essendo Ma sono i versi delle sue poesie, davvero incredibili. qualsiasi bene incentivo al male, incoraggiamento per Raccontare qualcosa mostrandoci tutt’altro. Questo questi a mettere fuori la sua spaventosa testina, appa- lo sanno fare solo i grandissimi. Nelle più grandi riva somma pietà astenersi da qualsiasi bene, acciocché poesie di Trakl vengono anticipati gli orrori della la vita nel suo complesso di bene e male poco per vol- Prima guerra mondiale, il disastro (fi sico, politico, ta deperisse, e scioltosi alfi ne il nodo vitale, chi o coloro ma anche spirituale, sentimentale) in cui l’Europa avevano fatto il primo errore, avvedutisi, cambiassero sistema, ricostruendo un mondo privo aff atto di male.» «Il potere non si tramanda a lungo. Si tramanda E a questo che tende la grandiosa caduta delle famiglia a lungo solo il male che facciamo e il bene che Salvemini? A una sorta di azzeramento della storia? A riceviamo. Il male va estinto e il bene alimentato un modo drammatico per mettere la parola fi ne e rico- per quel che si può. Questo dovrebbe essere il minciare da capo? compito che una generazione dovrebbe provare La Storia, per fortuna, è un cimitero di aristocrazie. ad assolvere rispetto alla precedente.» I grandi patrimoni fi niscono in polvere e i padroni del vapore non sono mai gli stessi troppo a lungo. Sembra banale, ma ci possiamo portare nella tom- sta per crollare. Eppure (a parte le ultime poesie, ba solo le nostre ossa e le nostre carni per i vermi. quelle del 1914) non si parla di guerra nei suoi versi. Niente case, niente stock options, niente fondi azio- Ci sono solo corvi neri nel cielo, vitigni, alberi alla nari. Se non abbiamo perduto tutto noi, ci pense- sera, vino nei tini di legno. Come fa? Come fanno, ranno i nostri fi gli, o i nipoti. Smettere di coltivare questi semplici versi, a suggerire tutt’altro? Il miste- questa assurda idea di un potere (o una potenza) da ro della grandissima letteratura è incredibile, roba tramandare, signifi cherebbe iniziare a poter essere da brividi.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 6699 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Un’altra presenza molto forte mi sembra quella di Da- «Parlo della struttura come potremmo parlare della vid Lynch. Se leggo una cosa come «La città gli passava struttura di questo tavolo e di questa tazza; è una paro- davanti come da un’altra dimensione. Una grande casa la che mi sembra un po’ più ricca e un po’ più ampia della silenziosa immersa nel verde. Una tavola di legno tra le parola forma, perché “struttura” ha un che di intenzio- erbacce. Sotto si muoveva un mondo oscuro e senza for- nale: la forma può essere data dalla natura, mentre la ma, radici contorte, piccoli insetti ciechi, la presenza fo- struttura presuppone un’intelligenza e una volontà che sforescente di sua sorella Clara.», non posso fare a meno organizzano qualcosa per articolarlo e dargli struttura.» di pensare al formidabile attacco di Blue Velvet (1986), Sono parole di Julio Cortázar, tratte da Lezioni di let- teratura (Einaudi, 2014). Se c’è una cosa su cui, penso, tu abbia lavorato molto, è proprio la struttura. Tra le «Ma David Lynch, per me, è anche l’autore di altre cose, scrivi per scene – ma queste scene, che potreb- Cuore selvaggio. Eccessivo quanto volete, ma bero sembrare autosuffi cienti, si assestano e si comple- terminò l’opera di rivoltamento del calzino che tano solo quando sono riprese e rinarrate, anche molto fu la mia adolescenza.» tempo dopo, da un altro lato, da un altro personaggio, da un altro punto di vista. La composizione delle scene è prismatica – e il romanzo non è altro che un prisma più ampio che li racchiude tutti. Per avere la completezza dove alle prime inquadrature di un borgo delizioso come dei fatti, bisogna che il lettore combini insieme tutte le lo zucchero fi lato segue lo zoom su microscopici insetti che, facce del prisma. E non è solo per questioni di suspen- sotto il tappeto curatissimo del giardino, divorano con ru- se. Non è solo qualcosa di modernista. Questa struttura mori da banchetto infernale tutto ciò che trovano. Quanto è qualcosa che nobilita e salva il mondo che allestisci, ti è stata utile la conoscenza dei suoi fi lm? proprio perché lo rende intellegibile in ogni suo punto. Blue Velvet tra l’altro compare senza essere mai cita- E come se tu dimostrassi un’enorme fi ducia nel roman- to quando Clara va al cinema con Giannelli e i due zo, nelle possibilità della letteratura, nella possibilità iniziano a baciarsi mentre, sullo schermo, Dennis «di passare dalla realtà sensibile al suo ripensamento», Hopper picchia selvaggiamente Isabella Rossellini. nella possibilità che qualsiasi cosa, dalla più evidente David Lynch mi è stato molto utile due volte. Una, alla più impercettibile, possa essere illuminata, capita e come antidoto contro la solitudine, quando, tanti tramandata. Proprio per questo, nel paesaggio disperato anni fa, vivevo a Milano in una situazione da mezzo che tratteggi nel romanzo, la struttura sotterranea che baraccato, senza amici, senza quasi più soldi, senza sostiene tutto risalta come un motivo di speranza e di ancora un lavoro. Andai a vedermi Lost Highway da riscatto. È così? solo alle 18.30 in un brutto cinema del centro. La È così, assolutamente così. Ti ringrazio. L’hai detto seconda, anni dopo, quando a Roma, in una situa- meglio di quanto avrei potuto fare io. zione (economica, sentimentale, esistenziale) più fortunata, anzi molto più fortunata, andai a vedere Lo stile, rispetto ai tuoi libri precedenti, è piuttosto con due amici a cui sono tutt’ora legatissimo Mul- cambiato. È più asciutto, più stringato, più incisivo. La holland Drive. Ma David Lynch, per me, è anche paratassi è uno degli strumenti a cui ricorri di più. Al l’autore di Cuore selvaggio. Eccessivo quanto volete, discorso colmo di volute e divagazioni hai preferito la ma terminò l’opera di rivoltamento del calzino che costruzione di immagini nitide e perentorie. Traendo fu la mia adolescenza. È anche il fi lm culto di mia delle similitudini sempre dal mondo animale, è come moglie. La quale moglie porta tatuato sulla nuca se tu avessi dismesso i tentacoli, uno stile accogliente e un’altra parola magica: Heathcliff . Tutto torna. Su tentacolare, per ricorrere a delle continue zampate. In queste cose, ovviamente, in famiglia scherziamo e questo modo, mettendo da parte gli artifi ci di una ric- ridiamo molto. chissima e debordante prosa post-moderna, hai reso le

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scene molto più drammatiche e i tuoi personaggi hanno paragrafi distinti, veniamo a conoscenza di talmente acquisito un carattere tragico. Come sei arrivato a que- tante cose su Vittorio, la fi glia, il loro rapporto, la na- sto stile? A cosa è dovuto? tura, lo stato di natura, che al contrario ci sarebbero Al fatto, credo, che tra un libro e l’altro sono passati volute chissà quante pagine per rendere l’idea. Come cinque anni. E in questi cinque anni mi è successo di sei arrivato a questo accorgimento stilistico? Lo hai tutto. Intendo nella mia vita privata. Sono successe mutuato dalla lettura di poesia? Se sì, quale lettura è cose drammatiche, ma (per fortuna) molto spesso stata più fertile? senza eff etti irreversibili. Mi sono sposato. La mia Non lo so con precisione. Sono passato attraverso migliore amica ha fatto una fi glia. In questi anni la tutte le cose che ti ho raccontato, e a un certo punto mia vita ha avuto proprio un’accelerazione. Sono padroneggiavo quello stile lì. Anzi, era l’unico stile cambiato io, è cambiata l’urgenza, è cambiato lo sti- possibile per il tipo di romanzo che mi chiamava a sé. le. Il problema era semmai mettersi in sintonia con Una volta individuata la mia fi era notturna, che era questi cambiamenti. Comprenderli, assecondarli. anche la mia preda, diventava inevitabile catturarla Purtroppo io non comprendo mai benissimo queste con quel tipo di rete, o strategia. Ma l’importante era cose al primo colpo. Ci metto tempo, vado per ten- capire che bestia fosse. Vederla nella notte, appunto. tativi. Poi all’improvviso ci sono, e a quel punto so Questa è stata all’inizio la cosa davvero diffi cile. abbastanza bene cosa fare. In esergo al romanzo hai riportato una frase di Niels Sempre riguardo allo stile, è davvero molto effi cace Bohr, «La predizione è molto ardua, soprattutto se ri- l’uso che fai delle frasi nominali. Non solo sono per- guarda il futuro.» Il futuro, per quanto possiamo capirne cussive, ritmiche, ellittiche – a volte sembrano picco- oggi, avanza sotto la spinta illimitata di internet. Ma le sinapsi che collegano con grande forza ed economia nel romanzo, ogni volta che il web viene citato, sembra cose che toccano lo stesso argomento ma che in realtà apparire una triste foschia. «Adesso sulle reti viaggiava- potrebbero sembrare lontane. Sinapsi o piccole spil- no algoritmi che emettevano enormi ordini di acquisto, li le che connettono i lembi di discorsi diff erenti. Copio cancellavano una frazione prima che diventassero opera- una parte lunga e molto bella per rendere l’idea. «Certe tivi ed emettevano all’istante nuovi ordini in modo da notti [Vittorio] osservava il cielo stellato – la linea del lucrare sulle variazioni da essi stesse generate». Cosa ne mondo stava di nuovo ruotando su sé stessa, e lui te- pensi di questa specie di futuro che si intravede da qui? meva che lo spettacolo si consumasse fuori dal suo punto di vista. Clara. Dalla fi nestra aperta entrò una coc- cinella. Un anonimo chicco nero si trasformò nel bel «Una volta individuata la mia fi era notturna, che era anche la mia preda, diventava inevitabile guscio vermiglio venendo fuori dal buio della notte. Il catturarla con quel tipo di rete, o strategia. Ma volo, lento e tremolante, si sarebbe potuto spegnere con l’importante era capire che bestia fosse. Vederla un battito di mani. L’aspetto piacevole rendeva per gli nella notte, appunto. Questa è stata all’inizio la uomini piuttosto rara l’evenienza. Gli uccelli veniva- cosa davvero diffi cile.» no ingannati per il motivo opposto – associavano quel rosso punteggiato alla velenosità di funghi e bacche. In questo modo le piccole coccinelle potevano meglio in- terpretare il ruolo che la natura aveva affi dato loro: La rete è il luogo in cui alcune menti ebbre di vio- arrivavano a divorare anche cento afi di al giorno, e lenza scaricano tutto il loro malessere. È il regno lo facevano con una voracità, una rapidità, un freddo di Google e dei grandi monopoli, e dunque delle convulsivo movimento mascellare che in scala sarebbe grandi scandalose disparità. Però è anche l’elemento risultato insostenibile per la sensibilità degli uomini.» senza il quale un’intervista come questa non sarebbe Ecco, grazie a quel «Clara.», al modo in cui collega due stata possibile.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7711 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Cari editori, non può essere sempre colpa della crisi Simone Cosimi, Wired, 14 ottobre 2014

Federico Di Vita è un editor e traduttore. Deve Il punto interessante della vicenda, però, salta fuo- prendere qualche centinaia di euro dalla casa edi- ri da due aspetti. Primo: nell’intervista a bibliocar- trice Voland, controllata da Daniela Di Sora. Dato tina.it Di Sora ammette molte sue leggerezze nella che sono trascorsi 13 mesi dalla consegna del lavo- gestione della casa editrice. «Non ho una forma- ro – e che questo mondo Di Vita lo conosce bene, zione economica, e questo lo annovero tra i miei avendo dedicato al tema un libro sulle nefandezze limiti ed errori» risponde al portale «ne avrei avuto dell’editoria nostrana, Pazzi scatenati – un paio di bisogno. E non sempre ho speso bene i miei sol- settimane fa ha deciso di uscire allo scoperto sulla di. Acquisire i diritti di autori che speravo avreb- pagina Facebook dell’editore. Battendo cassa per il bero avuto grande successo, e invece non hanno lavoro di redazione svolto per un libro che fra l’altro, venduto a suffi cienza come per esempio Philippe combinazione, ho qui sopra la mia testa: Guida alla Dijan o i diritti per un’opera inedita di George Roma ribelle. Perec, sono esempi degli errori che ho commesso Le risposte dell’editrice in coda al post – poi pettina- in quanto editore e che ovviamente hanno avuto te in una successiva intervista su bibliocartina.it, scu- una ricaduta economica. Altro errore sono stati i se annesse – sono state le solite. In sintesi: c’è crisi, cambi di distributore repentini negli ultimi due o non pagano noi e quindi non riusciamo a pagare gli tre anni (da Pde, Voland è passata a Giunti e dopo interni fi guriamoci gli esterni, chi lavora con me sa poco a Messaggerie)». che da tre anni questa è la storia, sto vendendo una Il secondo aspetto l’ho tratto da un’altra intervista, casa per saldare i debiti quando potrei far fallire la stavolta all’editor e traduttrice Martina Testa, fi no srl e lasciare tutti con un pugno di mosche. E poi a poco tempo fa direttrice editoriale di minimum in fondo il lavoro del redattore non è che sia stato fax tornata freelance, uscita su uno speciale digitale di chissà quale livello. Ciononostante, Di Sora ha di Rivista Studio a luglio. A un certo punto, riguar- promesso che il credito dell’editor sarebbe stato sal- do le mutazioni del settore intorno al 2005/2006, dato entro ottobre. risponde che «intorno a quegli anni abbiamo ini- Incuriosito, ho telefonato a Di Vita chiedendogli se ziato eff ettivamente a parlare di soldi, di vendite, avesse ricevuto il pagamento: «Niente» ha risposto. di copie, a chiederci se un libro avrebbe ripagato le Figuriamoci. spese. Forse anche per imperizia, per scarsa compe-

Altro che crisi. Il problema vero è che dietro all’editoria nostrana, almeno alla parte medio- piccola, c’è stato sempre, sebbene non per tutti, un clamoroso defi cit di management.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7722 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

tenza, professionalità, quel che vuoi, ma erano cose no con un candore disarmante, l’editoria italiana è fatte con passione più che in maniera studiata, se- sempre stata, come mi ha raccontato Di Vita, «una ria. Certi discorsi non li aff rontavamo proprio. Ma clamorosa fi era delle vanità. Fino a qualche anno fa il fatto che non li aff rontassimo era anche sintomo riusciva a farcela, oggi non più. Ma nulla è cambiato». del fatto che forse non era necessario aff rontarli. Il Come dire: si lavorava male, senza il giusto approccio modo di campare – nessuno è mai diventato ricco d’impresa, fi n da prima. E si continua a farlo. Col – si trovava. Anche senza un’attenzione alla parte calo delle vendite e spesso l’impreparazione a cogliere commerciale, anche se non sapevamo bene come alcune opportunità del digitale – magari anche solo si facesse, i libri, in qualche maniera, si vendevano. per snellire la fi liera lavorativa – il quadro, prima Forse anche da soli. Nei primi anni non parlavamo barcollante («nessuno è mai diventato ricco», dice la mai di questo». Testa, il che non è per forza un valore eh), è crollato. Tombola. Altro che crisi. Il problema vero è che Punto. dietro all’editoria nostrana, almeno alla parte Ecco perché, come avviene in mille altri ambiti, è trop- medio-piccola, c’è stato sempre, sebbene non per po facile parlare di crisi quando un creativo (che giu- tutti, un clamoroso defi cit di management. Il che, stamente non si ritiene un coglione), per giunta già av- solo in parte, si ricollega anche a quanto accaduto vezzo a ritardi e slittamenti, pretende di essere pagato. nel giornalismo. Semplicemente perché non è vero: anche prima ci si La crisi economica, il cambiamento dei costumi, comportava in un certo modo, senza porsi il problema il crollo dei lettori: nessuno sostiene non si sia trat- di una sostenibilità fi nanziaria futura, di un progetto tato di eventi dirompenti per quello come, con le sull’innovazione, su investimenti mirati e poco rischio- dovute diff erenze, per molti altri settori. si. Dimenticando che anche il libro è un prodotto. Il fatto è che, come le parole di due persone che ci I mea culpa fuori tempo massimo servono a salvare hanno lavorato negli ultimi vent’anni testimonia- la faccia in qualche intervista.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7733 007/11/20147/11/2014 114:32:344:32:34 Who is the real Italian novelist writing as Elena Ferrante?

As the fame of the «Those Who Leave and Those Who Stay» author grows, so does the guessing game about her identity

Lizzy Davies, the guardian, 15 ottobre 2014

Elena Greco knows what it is to be a writer with Repubblica to explain why, given the rumours, he a public face. She knows the thrill of her name in would choose to write a novel with «unequivocal» print and the satisfaction of telling the doubters similarities to Ferrante’s Th e Days of Abandonment back home: I did it. But she also knows the pitfalls (I giorni dell’abbandono) in which she recounts, in of tying one’s identity to a tell-all novel: the facile the fi rst-person, the despair of a woman left by her media, the unkind critics, and the cringing embar- husband for a younger woman. rassment of old friends trawling through the «dirty «Mrs Ferrante is not the only one to have written bits» with raised eyebrows and judgmental zeal. about abandoned women, you know» Starnone Greco, however, is a fi ctional character, the narra- was quoted as saying. «Why are we not talking tor of a three – soon to be four – novel series about about the link between Starnone and Tolstoy’s the lives of two young women in postwar Italy. In Anna Karenina?». stark contrast to her fi ctional heroine, the writer For almost a decade both he and his wife have been who created her shuns the limelight completely, to whispered about as the real authors of Ferrante’s the extent that no one, except a handful of people works, including her celebrated Neapolitan novels. close to her, knows who she is. Over the past two But, beyond their shared roots in Naples, Starnone decades Elena Ferrante – a pseudonym, of course – insists there is nothing to link them. «Let’s say I am has become one of her country’s most exciting and Ferrante, or that my wife is» he said. «Explain to me compelling contemporary literary voices. And, as one thing: given that it is so rare, in this mud puddle her celebrity grows, so too does the guessing game that is Italy, to have international reach, why would surrounding her identity. we not make the most of it? What would induce us Amid a slew of new, overwhelmingly positive pieces to remain in the shadow?». in anglophone publications, including the New Yor- Starnone is not the only one irritated by the per- ker, following a new English translation of Storia di sistent association of their names. On Twitter last chi fugge e chi resta (Th ose Who Leave and Th ose Who month journalist Costanza Rizzacasa d’Orsogna fu- Stay), the mystery was reignited, in faintly farcical med at «the ferocious sexism of thinking that, as she tones, in Rome this week when a prominent male is so good, Elena Ferrante must be the pseudonym novelist, who for years has been touted as «the real of a man». Ferrante», was forced again to deny he was the elu- In a letter to her editor, Sandra Ozzola, in 1991, sive writer. Ferrante explained why she would not be doing any «Put yourself in my shoes» pleaded an exasperated publicity for her fi rst novel, L’amore molesto, publi- Domenico Starnone, who, like Ferrante, was born shed in 1992 and in 2006 in English as Troubling in the southern city of Naples. «I have an idea [for Love. «I’ve already done enough for this long story: a book]. And because everyone thinks I am Fer- I’ve written it» she said. rante, I am supposed to ditch my idea?». He was «If the book is worth something, it should be enou- challenged by a journalist interviewing him for la gh. I will not participate in debates and conferences,

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7744 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

if I am invited. I will not go to accept prizes, if I off ended by it, which makes me very happy. But I am given any. I will never promote the book, above don’t think it’s good to be famous. I’ve never seen a all on television, in Italy or, should the need arise, case where it is». abroad. I will only participate through writing, but In her 1991 letter, Ferrante joked to Ozzola – who, I will also try to keep this to the bare minimum». with her co-editor husband, Sandro Ferri, is one While her desire for anonymity may seem incom- of the very few people who know her true identi- prehensible to some writers, it is understood per- ty – that she would be «the cheapest author in the fectly by others. At the Rome international litera- publishing house» (Edizioni e/o) because of her ture festival in June, the Indian-American author no-publicity stance. Cynical observers might argue Jhumpa Lahiri took centre-stage at an event devo- that, in fact, Ferrante’s refusal to reveal herself has ted to Ferrante, who may – or may not – have been proved a most eff ective PR tool. present in the mostly female audience. «More than in her books, Ferrante’s strength lies «How wonderful it is that you are a writer able to in her not being here, her huge distance from communicate with the world through your words everything» wrote Paolo di Paolo in La Stampa this only, your literature only. If I had had the same cou- week. Arguing that there was something dispro- rage, I would also have liked to pursue my literary portionate in the adulation reserved for Ferrante career in the same way» said Lahiri, reading from an compared with the limp reception usually given to open letter to Ferrante in the Italian she set about Italian authors by anglophone critics, he said the- perfecting after reading Th e Days of Abandonment. re was a cluster of contemporary talents who were She continued: «To those who consider you an just as deserving of praise but who lacked an accom- absent writer, I would say: anything but. Despite panying authorial mystery. your elusiveness, I detect a door that is more open «Some will object that in literature the game of than closed. As I myself now feel too much in the pseudonyms is fair play. Yes, but it is rare they last for public eye, I try to close the door, limit the amount more than 20 years» he said. «And anyway… it’s far of contact I have with the public. By avoiding that less interesting than a life, a face, a real experience». completely, you seem to me, in some ways, a more transparent writer. Th anks to the mask that ma- kes you invisible, you are able to write and reveal anything». Her approach is also appreciated by writers who have chosen, in varying ways, to avoid baring all. «How wonderful it is that you are a writer Donna Leon, an American writer based at the other able to communicate with the world through end of Italy from Naples, in Venice, has seen her your words only, your literature only. Commissario Brunetti detective novels published If I had had the same courage, I would also around the world – but she refuses to let them be have liked to pursue my literary career in the published in Italian for fear it will spoil her relative same way» said Lahiri, reading from an open invisibility. letter to Ferrante in the Italian she set about «I’m real famous in Germany… and I don’t think perfecting after reading it does anybody any good» she told the Guardian. The Days of Abandonment. «I was 50 when this happened to me and I had the good sense to realise that it would be better in a little place [like Venice]. No Italian has ever said anything bad about the books; no Italian has ever opposed anything I’ve said in the books or been

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7755 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 L’educazione aristocratica di Zerocalcare a Rebibbia

Dialogo con l’autore di fumetti che ha già venduto 200mila copie in pochi anni. È in libreria «Dimentica il mio nome», una nuova graphic novel in cui racconta la storia sorprendente della sua famiglia. Che oggi abita tutta nel quartiere che ospita una delle principali carceri italiane

Marco Cubeddu, pagina99, 18 ottobre 2014

«Pensa che in 15 anni sono stato solo una volta fuori tra 15 min stai qua! (se arrivo alle 17.45 mi uccidi?)» da Rebibbia per più di 4 notti. A Gaza. 9 giorni. Avevamo appuntamento alle 18.00. Altri elemen- Un incubo. L’idea di fare un viaggio non è che mi ti necessari per inquadrare Zerocalcare: la premu- fa schifo eh, ma io proprio non ce la faccio. Fino a ra. La gentilezza. Eff ettivamente arrivo prima di qualche anno fa mi venivano le bolle rosse quando lui, per uno di quei miracolosi incastri che rendo- dormivo fuori. Anche le presentazioni, per dire, ne no la viabilità romana imperscrutabile. Impossibile ho 18 già programmate per Dimentica il mio nome, essere puntuali: o in largo anticipo o in dramma- e anche se ne ho diverse vicine io vado, dormo fuori tico ritardo. Lo aspetto appollaiato su un muretto una notte, torno a Rebibbia, magari per un giorno, e di mattoni davanti alla stazione. Intorno, famiglie poi riparto. Ormai ho imparato a conoscermi. Mas- di carcerati al rientro dalle visite. Arriva e si scu- simo 4 notti posso resistere». sa di essere uscito «praticamente in pigiama». Ep- Ma che ne so, non ti attira l’idea di andare in Cina, in pure, un’altra sua caratteristica è l’eleganza intrin- Australia, in America? seca, nonostante l’accento da borgata e il look da Sì. Per 4 notti. redskin a riposo. Siccome nel nuovo libro le com- ponenti autobiografi che, alterate da parti fantasti- Ecco, per raccontare Zerocalcare, che a diff erenza di che, lasciano pensare a un’educazione aristocratica quanto credevo non soff re a sentirsi chiamare con lo della nonna materna, viene spontaneo ricondurlo ai pseudonimo, anzi, maledice il giorno in cui Makkox personaggi di Dickens, cui la vita di strada non ha in buona fede ha fatto il suo vero nome in una pre- intaccato il sangue blu che scorre nelle loro vene. fazione, bisogna partire da Rebibbia, il suo «Piso- «Ma no, mi nonna è stata educata da dei nobili rus- lone», un sacco a pelo che lo tiene al sicuro. Dove si, ma mica era nata nobile, e poi è fi nito tutto da anche il suo ultimo libro, Dimentica il mio nome giovane, ha avuto una vita pazzesca, rocambolesca, (in uscita per Bao Publishing, pp 240, euro 18), è tanto che è fi nita a Rebibbia. Ma tu dove stai qui a ambientato, e dove tutta la sua famiglia abita anco- Roma?». ra («Stamo tutti a Rebibbia, mi madre, mi nonna, Pigneto purtroppo, un covo di radical chic, sto cercando mi padre, io avrò cambiato quattro case da quando di scappare. sono andato a vivere da solo. Tutte a Rebibbia»). Eh, quello è l’inferno. Ma zona isola? E infatti è a Rebibbia che ci incontriamo. Da neoro- mano, mi perdo per raggiungere la linea b. Siccome No, per fortuna, sulla Casilina, verso Torpignattara, sono in ritardo, gli scrivo: «Ciao Michele io sto per coi cinesi che tengono lontani gli hipster. prendere la metro da Tiburtina spero di non arrivare Ah, due giorni fa avevamo occupato un posto da in ritardo». «Azzz no mi sa che arrivi prima di me anzi, quelle parti, per farci una scuola sociale di fumetto.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7766 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7777 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Già, eleganza e squotteraggio in lui si conciliano E lui come l’ha presa la fama? benissimo. Andiamo a bere qualcosa al bar Al vec- Sai che non ne parliamo mai? Lo sa di essere un chio casello («Qua è abbastanza di passaggio, no, mio personaggio. Ma non è mai venuto a una mia sai, farmi vedere che mi fanno un’intervista, da ste presentazione. O, che so, su Facebook, non ha mai parti, poi tutti ci guardano storto, e ch’hanno pure condiviso un mio link. raggione»). Se non dovessimo parlare d’altro parleremmo tut- Timidezza? to il tempo di politica. Quella è la parte della sua Ma no, è che a lui, ma a tutti gli amici miei, in re- vita che lo interessa davvero. L’unica cosa che chie- altà, è che non gli frega niente di ’ste cose. Noi par- de venga riportata con attenzione: «Perché a me liamo di risse, di arresti, chi è stato menato da chi. se dovessi perdere il rispetto della mia gente, mi farebbe troppo male». Occupazioni, cineforum, Cioè, non è cambiata la tua vita? presentazioni di libri sono stati per lui molto più Ma sai che no. Cioè, lavoro un botto più di prima, formativi del liceo classico. I centri sociali sono il ma per il resto no. solo ambiente in cui Zerocalcare si sente veramen- te a suo agio. Oltre alla sua cameretta. Per lui sono Beh, ma anche economicamente, direi che ti è cambiata mondi distinti, quello del suo successo editoriale per forza. Ora, ho capito che non ti trasferirai ai Pario- (oltre 200mila copie vendute, tutti che lo vogliono li, però insomma, una villa a Rebibbia? sui giornali e sulle riviste, tutti che lo vorrebbero in Ma, io più che altro ero convinto, e lo sono anche tv) e quello delle locandine, delle copertine dei cd adesso, che non durerà. Per me era strano fare delle autoprodotti, che continua a fare. Eppure, nelle sue storie su riviste che non chiudessero dopo due set- storie è molto autoironico sulle idiosincrasie politi- timane. Quindi la stabilità è una cosa pazzesca. Ma che, sulle contraddizioni del suo antagonismo. sono sicuro che arriverà il giorno in cui dovrò cer- «Sì, con me stesso mi viene facile. Ma sugli ambien- carmi un lavoro. E i soldi mi serviranno per tirare a ti che frequento non faccio mai ironia, è una parte campare. Quindi niente lussi, anche se ho comprato troppo importante della mia vita, e l’ironia potrebbe diversi videogiochi, uno tipo quelli vecchi da bar, venire fraintesa, strumentalizzata da chi vuole rac- che era il sogno mio avercelo in casa da regazzino. contare quelli dei centri sociali come stereotipi, alie- ni fuori dal mondo. E non mi va». Il successo di Zerocalcare viene dal suo blog, dove ogni Ci sediamo a un tavolino metallico. Intorno a noi maledetto lunedì su due ha raccontato la sua vita. gridano due gruppi di vecchietti, parlano della scon- Io non pensavo potesse interessare a qualcuno. fi tta della Roma con la Juve («Ma che parlamo a fa Quelle erano paranoie mie e basta, credevo. Poi, fa- coi laziali de carcio»). Prendo una birra. Lui prende cendole leggere agli amici, ho capito che interessa- un succo di frutta. vano anche ad altri, così ho messo su il blog. Astemio? Sono un punk straight edge: non bevo, non fumo, Che nonostante gli impegni continui a portare avanti, non mi drogo, non assumo nessuna sostanza che gratis. alteri la coscienza o che dia dipendenza. Forse ho Sì, anche se ho smesso di considerarlo un patto di iniziato perché avevano delle felpe fi ghe. Una volta sangue, non lo aggiorno più con la regolarità di un eravamo in tanti. Mo’ praticamente del mio grup- tempo, perché non ce la faccio proprio. Però è un mio petto semo rimasti solo io e Secco, l’amico mio. punto d’onore continuare a fare delle cose gratis su internet, non voglio che la gente pensi che ho usato il Quello del poker online delle tue storie? blog come un trampolino, che poi lo è stato, ma non Quello. è solo questo, è una cosa a cui tengo davvero.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7788 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Eppure i tuoi numeri sono impressionanti. Nessuna qualcuno che l’ha letto e mi interessa capire che ne tentazione mondana? pensi perché io sono terrorizzato a morte. È proprio l’informalità dei lavori creativi che non sopporto. Quando lavoravo normalmente facevo le Sì, ho ricevuto il pdf. Tra l’altro, fra parentesi, mi hai mie ore e fi ne. La mia vita era fuori. Invece nei lavori fatto vivere un’esperienza surreale. Il tuo libro si chia- creativi il lavoro è fatto di feste, di cene, di aperitivi, ma Dimentica il mio nome. Ma su tutte le pagine del di socialità. Io l’ho fatto all’inizio, ma poi ho capito pdf che mi hanno mandato stava scritto il mio in obli- che non lo volevo più fare. Anche perché se comin- quo, che era come non poterselo scordare mai. Ho pensa- ciassi a fare quella vita lì poi non potrei più raccontare to che nell’uffi cio stampa di Bao o fossero dei geni della le mie storie, non mi sentirei pulito. Però è chiaro metacomunicazione, o fossero pazzi: pdf criptato, nome che, vendendo bene, sono nella posizione per non impresso su tutte le pagine, manco fossero documenti farlo. È un privilegio potermelo evitare. E poi mi fa della Cia, tipo che temono un Calcareleak. veramente schifo, ti rendi conto che quest’ambiente è Ahahahaha, così se lo metti su eMule sanno che sei perfettamente in grado di assorbire tutto, dalla guar- stato tu. dia al black block. Comunque, a parte gli scherzi, non c’è un altro modo per E da un punto di vista creativo, sei cambiato? dirlo, è molto bello. Ho il terrore di non approcciare le cose con lo stesso Dici? Ma non è sdolcinato? spirito di quando le ho cominciate. Non voglio vive- re facendo qualcosa solo perché so che ha consenso. No. È tenero. Il rapporto con tua nonna, con tua mam- Anche se c’è una parte di me che mi dice… ma, con tuo padre… Eh, quella è una mia altra paura. Da una parte il Tipo l’Armadillo che rappresenta la tua coscienza nelle patto che ho fatto con mia mamma è che non dico tue storie? a nessuno pubblicamente cosa è vero e cosa no. E Esatto, che mi dice daje Calcà, che te frega, però dall’altra che mio padre magari se la prende, che lo ecco, ad esempio, io questa storia la sento molto faccio passare come un cojone. diversa dalle altre cose fatte, infatti c’ho un botto de paura, però mi sentivo che si è chiuso un ciclo Io l’ho trovato delizioso il modo in cui racconti delle dif- con questo libro. La profezia dell’armadillo lo sento fi coltà tra padre e fi glio di darsi aff etto, che lo fanno con datato di tre anni, la mia visione degli aff etti, delle le mosse delle arti marziali praticamente. E in gene- cose, si è evoluta, era il momento di raccontare que- rale, l’inizio soprattutto, chiunque ha perso un nonno sta storia, anche se mi terrorizza a morte. non può che immedesimarsi, quando tieni la mano a tua nonna, il modo in cui ti senti in imbarazzo in ospedale. Perché? Io avevo molta paura perché per la prima volta non Perché ho paura che la gente dica «che palle, ma che raccontavo solo i fatti miei, ma anche quelli della frignone questo». mia famiglia, anche il lutto, il dolore, cose che mi mettono in imbarazzo. Io l’ho trovata più adulta, con parti divertenti che fun- zionano e lasciano prevalere i sentimenti, raccontati in La parte sull’oscenità del dolore è stupenda. maniera sofi sticata ma col pregio della banalità, in senso Mi sento in colpa ma il dolore mi fa schifo, mi ripu- buono. Quelle esperienze che abbiamo vissuto tutti e che gna, mi repelle. Proprio le fragilità del dolore scompo- fanno sentire i tuoi lettori così dentro la storia. sto, io posso venirti a prendere in macchina alle tre del Ma l’hai letto? Ti è piaciuto? Io non ho manco visto mattino, pure in bici dall’altra parte del mondo, ma il pdf ancora, è la prima intervista che faccio con non ti so dare assistenza al dolore, sono impreparato.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 7799 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 In generale c’è un grande pudore nelle tue storie. Penso del punk, della bellezza delle scritte acab, dell’au- che questo contribuisca a rendere il tuo mondo accoglien- toproduzione, del rapporto coi fan («Il fatto che te, vero, ma allo stesso tempo fi nto, non so, penso alle passo ore a fare disegnini alle presentazioni a me storie di Topolino, Topolinia e Paperopoli che pratica- sembra un dovere nei confronti di chi viene a sen- mente mettono al bando cose come la morte. tirmi, poi certo, ai lettori gli fa piacere comprare i Nelle mie storie, ad esempio, il sesso non c’è perché miei libri anche per quello, e certi colleghi mi ve- non lo so raccontare. E perché coinvolge un’altra dono male perché i lettori si aspettano che lo fac- persona. Io sono un’orsolina, quella roba non mi va ciano anche loro») dei fan, delle critiche («cerco di darla in pasto ai lettori. Pensa che nella mia vita di leggere tutto, a volte rosico proprio, mi è pure non ho mai disegnato neanche un paio di tette. capitato di beccarmi con qualcuno che mi insul- tava pesantemente e mi hanno portato via perché Dimentica il mio nome è un libro delicato, che volevo mettergli le mani addosso»), di graffi ti. aff ronta il tema della crescita e dell’identità con «Uno per cui c’ho una grande stima, artisticamen- umorismo e paradossi, ma senza dimenticare la te e politicamente, è Blu. Vorremmo fargli fare commozione, la nostalgia, i rimpianti. Un im- un pezzo su quella facciata… lo conosci?». pasto generazionale che attraverso i miti degli Ho un tatuaggio tratto da un suo disegno. anni Ottanta e Novanta, personaggi pop, nel Eh, io ho due tatuaggi. Ne ho fatto uno su un brac- senso di popolari, ma con una grande profon- cio senza pensare che poi mi si poteva riconoscere dità, dei grandi valori («Prendi Ken Shiro, un alle manifestazioni, così ne ho fatto poi uno anche modello», «Io ti confesso che da bambino stra- sull’altro, tanto se devo mettere la maglia a maniche vedevo per Sauzer, il malvagio imperatore di lunghe per non farmi riconoscere… però ho tenuto Nanto», «Ma che infanzia c’hai avuto, ahò»), puliti i polpacci così posso mettere i pantaloncini. tratta sentimenti comuni a tutti con visioni ori- Che disegno hai fatto di Blu? ginali e un’eleganza data dalla cura dei testi e dalla scelta dei colori (bianco, nero e arancione). Un nastro di Möbius fatto di carri armati e ruspe, sta su Prima di salutarci facciamo due passi per Rebib- una fabbrica di Praga. bia, al tramonto («Mica è il Bronx»), dietro un Eh, a Praga devo andarci. campetto, tra stradine minuscole, kebabbari, so- vrastati dal bianco e nero dei palazzi sui cui si at- Non è che poi ti vengono le bolle se stai troppo fuori da tarda un sole arancione dalle sfumature nucleari, Rebibbia? parlando delle avances delle major, dell’hip hop, Ma no, basta che faccio tutto in 4 giorni.

«Ho il terrore di non approcciare le cose con lo stesso spirito di quando le ho cominciate. Non voglio vivere facendo qualcosa solo perché so che ha consenso.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8800 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Tenente si sloga il piede: indagato il marciapiede

Le brevi prose di Hašek in un Meridiano. Decine di racconti, poesie, articoletti prima del «Soldato Švejk»: così il grande praghese s’allenò a sbeffeggiare l’idiozia del potere

Bruno Ventavoli, Tuttolibri della Stampa, 18 ottobre 2014

Falsi fantasmi, mogli eviratrici, truff atori di basso Fu tipografo, droghiere, bancario, gran vagabon do, profi lo, uffi ciali babbei. Per Jaroslav Hašek, croni- amante del vino (fi no a esserne schiavo), ma nella sta della Ceske Slovo, ogni fatterello era buono per giostra di mestie ri, e nelle infi nite notti all’osteria, ghignare sul mondo e sull’austerità della Duplice capì soltanto d’esser nato per scrivere e prendere Monarchia. Qui accanto ne presentiamo in ante- in giro l’universo intero, mostrando quanto siano prima un assag gio dal bellissimo Meridiano Ope- imbecilli tutte le autorità che si gonfi ano il petto re curato da Annalisa Cosentino contenente una e pretendono di governare il caos del mondo con gran messe di racconti inediti in italiano, trafi letti quattro parole d’ordine, qualche nerbata, e un sac- giornalistici, sketch teatrali, poesie, che costituirono co di fregnacce. Sapeva scrivere sul tram, in osteria, fertile humus per l’immortale capolavoro inconcluso in fabbrica, nel frastuono più terribile, nei fumi dei in quattro parti, Il bravo soldato Svejk (anch’esso pre- caff è, sulle tovaglie lerce, con la stessa facilità con sente nel volume). Hakk, nato nel 1883 a Praga sot- cui trangugiava alcol. Poi correva nelle redazioni dei to gli Asburgo, debuttò fi n da piccolino come ribelle giornali a convertire le parole in moneta sonante, un che non si rassegnava all’ubbidienza del ruolo fi sso. tanto a riga, e le scialava subito in gran bevute.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8811 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Amici e sodali non gli mancavano, ma era troppo e partì per la guerra nel 1915. Probabilmente non irriverente, troppo geniale, trop po unico per non sparò neanche un colpo, fi nì subito prigioniero dei scontentare tutti, a partire da Jarmila, che amò paz- russi. Durante la rivoluzione passò con i bolscevichi, zamente, e cor teggiò tre anni per convincere lei e redasse riviste, indottrinò i commilitoni prigionieri, parenti a sposarlo, dopodiché le off rì un matrimo- ebbe un ruolo di comando nella città di Bugulma, nio di velenosa infelicità. Da giovane fi ancheggiò remo tissima terra dei tartari. Nel 1920 tornò nella gli anarchici, fi nì in galera dopo un primo maggio, patria, fi nalmente indipendente, accolto malissimo: ma risultò troppo anarchico anche per gli anarchici nonostante avesse contribuito con la satira a spiu- e tornò a militare per la sua personale esuberan- mare l’aquila asburgica, fu considerato traditore sia za. Amava i cani, diresse una rivista d’animali, ma dai nazionalisti sia dai comuni sti, anche perché non s’inventò articoli troppo improbabili su lupi man- si capiva bene da chi e come avesse disertato. Oltre- nari domestici, pulci antidiluviane, idiotasauri che tutto l’avevano dato per morto – tre volte impiccato, irritarono i lettori, e fu licenziato. Se la prendeva due volte fucilato, squartato dai kirghisi, accoltellato con il baraccone dello Stato Imperialregio, ircocer- in una rissa –, un po’ martire e un po’ ubriacone. vo di patrie che s’odiavano fra loro, fustigando sia Per certo era diventato grasso, e aveva una nuova la pignola nomenklatura austriaca sia i pelandroni moglie, quindi tecnicamente bigamo. magiari strafottenti con gli slavi. Verso Francesco Tutto ciò che aveva visto ed esperito gli forni però Giuseppe fu spietato forse più di quanto si meritas- nuovo materiale per ampliare il personag gio di se l’ormai anziano padre dei popoli. E ovviamente Svejk. La prima parte del romanzo, sulle avventure tanti scritti uscivano censurati. Ma il briccone sep- del Bravo soldato durante la guerra mondiale e civi- pe sfruttare anche questo: se non aveva tempo di le, in Russia e da noi, uscita a fascicoli, andò bene. fi nire un racconto, ne pubblicava poche righe segui- Meno burlone, e più scrittore, Hašek si trasferì in te da una pagina bella bianca, come se fosse inter- provincia per trovare tran quillità, e lavorò alacre- venuto un taglio. Quando le parole scritte non gli mente alla seconda e ter za parte. Durante la quarta bastavano saliva anche sul palcoscenico dei caba- s’ammalò gravemente. Polmoni, reumi. Un calvario ret a improvvisare comizi per un dadaistico Partito di dolori e immobilità. Pur costretto al letto scri- del progresso moderato nei li miti della legge, cui veva, dettava alla moglie, faceva ridere i lettori con assisteva divertito anche Kafka, altro campione di i suoi canaglieschi uffi ciali e imboscati dell’eserci- solipsismo surreale. to imperialregio. Se ne andò all’altro mondo nella Dopo aver bersagliato la brutale ottusità dell’eser- seconda sera del 1923. E come aveva scritto in un cito in molti racconti (che ebbero un prototipo del racconto scherzando sulla propria morte, «dietro di soldato Svejk, eroe dell’idiozia), indossò la divisa me si chiuse il mare dell’eternità».

Quando le parole scritte non gli bastavano saliva anche sul palcoscenico dei cabaret a improvvisare comizi per un dadaistico Partito del progresso moderato nei limiti della legge, cui assisteva divertito anche Kafka, altro campione di solipsismo surreale.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8822 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Per salvare Dylan Dog Bonelli si affi da a un nerd

Lettori dimezzati, canovaccio scontato, ma è ancora fra i più venduti. Dopo 28 anni il fumetto si reinventa. L’editore punta su Roberto Recchioni: un soggettista agli antipodi di Sclavi, il creatore del personaggio

Stefano Ciavatta, pagina99, 18 ottobre 2014

Nei vecchi numeri in bianco e nero Dylan Dog si potrebbe funzionare per altri 50 anni, ogni volta è trastullava ogni tanto costruendo un modellino di un fallimento, i cloni sono epigoni sen z’anima, pa- galeone. Era un hobby per i rari momenti di tregua, rodie meccaniche blocca te da intelligenze artifi ciali. tra un’indagine dell’incubo e l’altra. L’unico modo per uscirne è distruggere la na ve, ma Ventotto anni dopo quella nave è diventata un car- questo genera un buco nero e l’unico Dylan Dog go alla deriva nello spazio, la stiva è ora abitata da un po’ più umano rimasto in piedi viene risucchia- spettri tormentati, un tempo erano coscritti come to. Neanche sulla Terra le cose vanno meglio, gli accadeva nelle guerre navali. Ma qual è la guerra di spettri delusi e tormentati sono ovunque, nei sogni Dylan Dog? Periodicamente viene inviato un clo ne e nel bagno di casa. Bisogna allora tornare indie- del detective per tentare di salvare un’astronave che tro, all’origine di tutti i fantasmi e le soff erenze del

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8833 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 fumetto, è ora di rituff arsi nell’incubo. «Benvenuto an cora un terreno libero dove far rie splodere con nuo- all’in ferno» gli fanno in coro gli spettri, ma più che ve coordinate Dylan Dog? C’è ancora un’opportunità una condanna è un augurio per l’indagatore di ritro- a disposizione per ridiventare la cosa giusta al mo- vare sé stesso e tornare a spiazzare. mento giusto del fu metto italiano? Finché si tratta Questa è la sintesi di Spazio Profondo , albo numero di esordire come enfant prodige o come Minerva, 337 tutto a colo ri, ma è anche l’evidente metafora nata già adulta e armata di tutto punto, non è diffi cile dello stallo autoriale del fumetto – la nave è la te- trovare un posto al sole, ma poi quando si comincia stata, gli spettri i lettori, i cloni i tentativi andati a ad avere sulle spalle una tradizione quasi trentenna- vuoto di emulare Sclavi – e insieme il manifesto del le e per giunta legata a un personaggio irrequieto, è cambiamento voluto dall’editore Bonelli. un’impresa resettare cercando lo stesso impatto. A fi rmare l’operazione è il nuovo curatore Roberto Un vecchio e stanco Sclavi, ritiratosi per raggiunti Recchioni che è anche soggettista e sceneggiatore. limiti di creatività (che però lo hanno letteralmente Insomma fi nita l’epopea del creatore Tiziano Sclavi salvato dalle sue nevrosi), ha passato il testimone a e irrigidite le storie in puntate di maniera senza sco- Recchioni durante la presentazione in streaming della vare un altro demiurgo che invertisse la ten denza, nuova stagione editoriale. Il quarantenne romano por- Bonelli prova la carta dello showrunner per rilan- ta con sé una formazione e una sensibilità che va oltre ciare il fumetto più autoriale che ha in catalogo, un il canone dei comics all’italiana, non senza qualche classico moderno da 112mila copie al mese. Sono polemica tra i lettori e gli addetti ai lavori. Recchioni lontane le 600mila copie degli anni Novanta con la è un orgoglioso nerd, detto senza spregio, cresciuto fascetta «una ti ratura da paura», ma nonostante la con videogiochi e giochi di ruolo, di cui è un esperto crisi e i lettori in calo (dal 2007 Dylan Dog ha per- consumatore, ed è a quel pubblico che si è rivolto per so progressivamente la metà dei lettori) le 112mila il suo primo progetto Bonelli, il coloratissimo Orfani, copie mensili restano numeri che molti scrittori ita- con un forte investimento marketing che ha provato a liani si sognano. Solo che i paragoni non bastano e battere un sentiero nuovo. Con l’albo Dylan Dog Ma- la na ve di Dylan Dog va recuperata, anche perché i ter Morbi (2009) ispirato alle sue esperienze di salute, prezzi popolari di Bonelli vanno da sempre a brac- Recchioni ha sollevato un vespaio con l’allora sottose- cetto con gli alti costi di produzione. gretario Eugenia Roccella a polemizzare sull’eutanasia In quella sagrestia del fumetto ita liano che è la (ristampato da Bao nel 2013 ha venduto 7mila copie). Sergio Bonelli Editore – ma anche l’unica chiesa Sulla parola «avventura» cara agli storici bonelliani a generare alti profi tti battendo l’hype di supereroi con gli occhi fi ssi sulle pagine di Salgari ma che a d’importazione, manga e gra phic novel – l’immo- un ragazzo di vent’anni oggi non dice nulla, Rec- bilismo di Tex, un personaggio che non può esse- chioni dovrebbe portare i muscoli da cinema sempre re reinventato perché legato a un cano ne preciso in azione, ieri Arma letale e Die Hard, oggi quelli da (per dime una, Tex può sorridere ma non ridere) entertainment puro Iron men, Fast and Furious e Th e ha paradossalmente retto la crisi di lettori. E in fatti Expen dables. «Per i bulli non tifa mai nessuno» sta resta in cima alle classifi che di vendita, inossidabile. scritto sulla testata del suo blog – l’eclettico Recchioni Mentre lo sgangherato e scomponibile Dylan Dog è uno dei pochi infl uencer del mondo ludico, sponda – come lo battezzò Umberto Eco – ha soff erto la da cui Bonelli cerca nuovi lettori e che per i puristi è stasi e la mancanza di una bussola ed è diventato una macchia. Siamo agli antipodi di Sclavi, schivo, un’icona inerte, ingolfata dentro una produ zione solitario e casomai ideale vittima del bullismo. Ma a annuale di almanacchi, specia li e storie extra che Dylan Dog ora non serve indossare i guanti. Là fuori infl aziona il numero degli albi mensili. gli incubi sono diventati copyright di giochi seriali e Se Dylan Dog ha rotto a suo tempo gli argini del fu- fi ction, le citazioni naïf e gli ammiccamenti pop non metto, fatica a ritrovare il letto del fi ume. Ma esiste bastano più.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8844 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Pynchon, i buoni ingredienti di un fallimento

«La cresta dell’onda». New York, un mese dopo il crollo delle Torri: Maxine, investigatrice specializzata in frodi, si muove come una bambola rotta in una trama che non funziona. L’ottavo romanzo dello scrittore americano

Emanuele Trevi, Alias del manifesto, 19 ottobre 2014

Si direbbe che i due ultimi libri di Th o mas Pynchon O invece, alla luce degli ultimi libri, era vamo noi che non vale vano nem meno lo sforzo, da parte dell’edi- avevamo torto? Non è un problema, e comunque non tore italiano, di trovare un titolo equiva lente all’o- lo sapremo mai. Ognuno ama i libri che si merita ed riginale. Già Vizio di forma per Inherent Vice è ine- è indiff erente a tutto quello che non è fatto per lui. satto e fuor viante, ma addirit tura incompren si bile Resta il fatto che Inherent Vice e Bleeding Edge sono risulta la deci sione di ren dere Bleeding Edge con La due occa sioni più uni che che rare per medi tare su cresta dell’onda (tradu zione di Massimo Bocchiola, certe questioni essen ziali della scrittura, dell’inven- Einaudi Stile Libero, pp 567, euro 21). È un sin- zione lette ra ria. Se i silenzi di Tol stoj sono elo- tomo indi cativo, anche per ché si accom pagna a ot- quenti, come diceva Lenin, altret tanto si può dire, time tradu zioni, e non è quindi impu ta bile a sciatte- credo, dei falli menti di Pynchon. E leggere Bleeding ria edito riale. A volersi spremere il cervello la solu- Edge può traasfor marsi, dall’assoluta perdita di tem- zione ci sarebbe nei libri stessi, acquattata in qualche po che si annun ciava, in una occa sione quasi impa- digressione o in qual che dialogo brillante. Bleeding gabile di conoscenza teo rica. Fino a inve stire le fa- edge, per esem pio, è intra du ci bile let te ral mente ma mose questioni ultime di tutta l’esperienza este tica: l’edizione spa gnola ha una solu zione molto intel li- cos’è un grande arti sta, cosa lo rende tale, cosa fa in gente: Al límite. Il problema però è un altro: il tasso concreto per esserlo? Eccoci dun que di fronte alle di irrile vanza rag giunto dalla prosa di Pynchon nelle cinque cento e rotte pagine di que sto libro, Bleeding sue ultime opere è tale da ren dere abba stanza vane Edge, ambien tato a New York nell’estate del 2001, e accade mi che certe disquisi zioni. Non è impor- proprio sull’orlo, insomma, della grande cata strofe. tante il libro, non è importante il titolo. Aspettando l’11 set tem bre, ne suc ce dono di belle. Fine della recensione? No perché oltre il titolo, sulla Correnti elet tri che di premo ni zioni per cor rono l’aria copertina c’è pur sempre quel nome, Th o mas Pyn- torrida, mentre Maxine Tarnow, investi ga trice spe- chon, che per molti di noi nati nel Novecento è sem- cializ zata in frodi, viene pro gres si va mente coinvolta pre stato, e conti nuerà a essere, il sinonimo stesso in uno di quei pasticci d’alta classe che rias sumere della grandezza lette ra ria e per dirla in una parola del costerebbe un numero di parole pari al libro stesso – genio, con tutto il suo carico di prodi gio, ambizione come la famosa Mappa dell’Impero di Borges. e follia. Più che di un gusto, come si sa, si tratta di una Fin dalle prime pagine, si rimane ammirati: la mano fede, del tutto incompren si bile, bisogna ammettere, del maestro non trema, come se gli anni non fos sero agli occhi di innume re voli non-lettori di Pynchon, passati. E que sta è già una noti zia. Tutti i talenti che hanno sfogliato L’arcobaleno della gra vità o Vine- di questo impareg giabile signore della parola si fan- land ricavan done solo l’impressione di un indige sto no ricono scere, striz zano l’occhio al pub blico come e preten zioso magma narra tivo. Peggio per loro? altrettante balle rine del varietà in rivista.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8855 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 La cornu co pia delle delizie è spalan cata: la sublime arte La pre sta zione non basta a rico prire la nudità del del dia logo icastico, l’ironia che i nostri nonni chissà vec chio re. Ed è come se lo stesso Pynchon, co- perché defi nivano «sulfu rea», l’estro teatrale degno struendo la prota go ni sta di Bleeding Edge, volesse in di un maestro dell’avanguardia russa, l’occhio infalli- qual che modo avver tirci del dramma, emet tere un bile dell’aquila unito, come in un prodi gio mitolo gico, deli cato ma insi stente segnale d’allarme. Per ché chi all’udito fi ne del pipi strello. E allora? In che razza di altro è que sto simpa tico ma palli dis simo fanta sma se paradosso di Zenone o di koan buddi sta siamo incap- non una replica in sedi cesimo di Oedipa Maas, l’e- pati? Se la mac china funziona perfet ta mente, – danna- roina dell’Incanto del lotto 49, il più seducente e rive- zione! – perché nello stesso tempo non funziona? la tore dei perso naggi femmi nili di Pynchon? A un certo punto, men tre dal cap pello magico del Identici, in Oedipa e in Maxine, sono il supremo ac- maestro conti nuano a uscire perso naggi memora bili cordo della legge rezza e dell’intuito, la capacità di stu- e coinvol genti segmenti dell’intrigo, non ce ne im- pore che risorge dalle acque morte del disincanto, la porta più assolu ta mente nulla. Può accadere a pagina fl essi bi lità della mente alla forma degli eventi. È la 78, o a pagina 203 o 340, ma accade. E non può non lente ustoria del loro intuito a rendere possi bile la per- accadere. Oltre un certo limite, l’incalzare degli even- fezione momenta nea dell’indagine, che forse è solo ti e delle informa zioni produce un unico eff etto pos- l’intervallo estatico fra un mistero e l’altro, un fi otto di sibile, che è un’assoluta indiff erenza. Eppure… quel luce lunare evaso dalle nubi in corsa di una notte tem- ritmo da vau de ville taranto lato non è lo stesso che pestosa. Detto tutto questo, bisogna subito aggiungere anima la grande epopea della Zona, nell’Arco ba leno che Maxine, confron tata a Oedipa, è una bambola rot- della gra vità, permet tendo a Pynchon di raccon tare la ta. Un puro mecca ni smo cognitivo che procede a vuo- guerra – e non solo quella – come mai nessuno aveva to fra le girandole di un intrigo che non la porterà mai fatto prima? da nessuna parte, dovesse pure trovare la via d’uscita Un sini stro sospetto mi con duce fi no alle soglie del labirinto, perché ciò che sta dentro equivale perfet- dell’apostasia. Non sarà che avevo troppo soprav- tamente a ciò che sta fuori, è solo un mondo inondato valu tato ciò che adesso mi annoia e mi delude così di parole, privo di quel baratro di silenzio dove tutto dolo ro sa mente? Ma quando mai. Mi basta ria- ciò che è stato detto ammuto li sce e acquista un senso prire a caso l’Arcoba leno e leg gerne un paio di pa- davvero impreve di bile – che è una cosa molto diversa gine (Londra, pene amo rose di Roger Mexico) per dal colpo di scena e dalla sua irrime dia bile ottusità. ritrovare intatta la potenza, la capa cità demiurgica Se proprio doveva essere scritto, in fi n dei conti, Blee- di Pynchon. Que sta è una grande lezione che ten- ding Edge l’avrebbe scritto molto meglio James Ellroy, diamo spesso a dimenticare. con una tecnica simile ma più effi cace, più centri peta. Quello che chiamiamo «il genio», o «l’ispirazione» Non posso tacere un ultimo dubbio: e se con questa o comunque vogliamo chiamarlo, non risiede né nei insigni fi canza che appare addirit tura program ma tica pro cedi menti e nelle invenzioni formali, né in deter- il maestro avesse voluto insegnarci ancora qualcosa, mi nate visioni del mondo. non potendolo fare altrimenti? Questa stramba paro- Riguardo ai primi, è palese che Pynchon non ha dia di sé stesso e dei suoi imita tori non sarà una forma perduto nulla del mestiere, ed esegue in scioltezza estrema di asceti smo, un memento mori, una sottile tutti i suoi numeri. La sua maniera di interpre tare denuncia dell’irrimediabile inuti lità di ogni intrigo, di il mondo rimane sba lordi tiva per l’intelligenza, la ogni indagine e in defi nitiva di ogni storia? Così suo- padro nanza del complesso, il senso dell’umano che nano i pii desideri dei fan, dei fanatici. solo i grandi comici possie dono. Eppure questa per- La verità è che la vita, molte volte, è più lunga dell’i- fetta replica di sé stesso suona fasulla, diser tata da spirazione. E certi re, tutto som mato, se lo pos sono quell’energia, da quello slancio vitale che non si sa pure permet tere, di fare nudi l’ultimo pezzo della mai come defi nire, ma decide di tutto il resto. passeggiata.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8866 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Tutte le mele avvelenate dello Strega

Intrighi, segreti, rivalità e qualche nota thriller. I retroscena del premio sotto forma di romanzo

Raffaella De Santis, la Repubblica, 21 ottobre 2014

Se un romanzo sul premio Strega s’intitola La pol- alla società letteraria: un maresciallo, una giovane veriera qualcosa vorrà dire. Intrighi, veleni, amicizie giornalista freelance e un ragazzo che gestisce un rotte e nuove alleanze, tradimenti, schede bianche blog. La narrazione restituisce le atmosfere, i docu- e franchi tiratori: tutto vero. C’è persino la morte menti, i fatti. «Intorno allo Strega» scrive Petrocchi dell’organizzatrice Anna Maria Rimoaldi presen- «si muove una giostra di predatori». D’altra parte la tata come «sospetta» agli occhi di chi rinviene il stessa Maria Bellonci aveva scritto nel suo memoir corpo nella casa dell’Elba, in un tardo pomeriggio sul premio (Come un racconto. Gli anni del premio dell’agosto 2007. La stanza appare in uno «strano Strega) di possedere ben chiara «la percezione di disordine». Vederlo nero su bianco fa un certo ef- aver architettato una polveriera». fetto. L’autore però è un prudente e insospettabile È negli anni Sessanta che la polveriera diventa peri- «insider»: Stefano Petrocchi, il direttore della Fon- colosa. L’edizione del 1961 è epica. Si conclude con dazione Bellonci. la vittoria per un voto di Raff aele la Capria (Ferito Petrocchi ha raccolto l’aneddotica intorno al premio a morte, Bompiani) sull’ex aequo di Fausta Cialen- e l’ha abilmente trasformata in un romanzo memoir te e Giovanni Arpino: 96 a 95. La Capria era un che esce oggi per Mondadori e che è basato su let- outsider: «Ricordo lo sconcerto di tutto lo staff del- tere, carteggi, documenti e cronache giornalistiche. lo Strega quando uscì il mio nome, nessuno se lo Dentro c’è materia a suffi cienza per dire che lo Stre- aspettava». Accade inoltre che una scheda in favore ga è l’istituzione più gattopardesca che abbiamo, di Ballata levantina di Cialente (Feltrinelli) arrivi perché è cambiata per rimanere in fondo sempre fuori tempo massimo. Pochi giorni prima Alberto uguale. Nessuno è passato indenne nel suo trita- Mondadori aveva spedito un telegramma alla Bel- carne: da a Pier Paolo Pasolini, che lonci per perorare la causa di Arpino in gara con Un nel 1968 si scaglia contro gli editori «padroni». Così delitto d’onore: «Faccio più che mai assegnamento come le dimissioni di Moravia e Garboli anticipano suo prezioso e incondizionato determinante appog- solo di qualche anno quelle di Emanuele Trevi. gio et di Goff redo stop Sono sicuro che nei limiti L’io narrante, l’alter ego dell’autore, è il «segretario di onesta propaganda ella potrà aiutarci validamen- fi dato» di Anna Maria Rimoaldi, alla reggenza del te raggiungere quota voti necessaria onde evitarmi premio per vent’anni dal 1987 al 2007, chiamata dal grosso smacco nel riconoscimento editoriale stop». suo collaboratore semplicemente «il Capo». Figura Nel 1966 inizia invece la Calvino Story. Nella ven- mitica, capace di creare intorno a sé e ai suoi modi tesima edizione Calvino paga il fatto di essere il su- bruschi quel tipo di venerazione che si accorda alle perfavorito e le Cosmicomiche (Einaudi) sono battu- divinità. Scopriamo il backstage del premio grazie ai te da Una spirale di nebbia di Michele Prisco, edito racconti fatti da chi narra a tre personaggi estranei da Rizzoli, casa editrice che in quindici anni si ag-

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8877 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 giudica il premio ben sette volte. Mentre la Mon- l’amica. Non solo compilerà per lei riassunti delle dadori, dal ’67 al ’78, porta a casa cinque Strega e fonti storiche indispensabili per il suo lavoro ma l’a- dieci Campiello. Calvino vorrebbe ritentare nell’84 iuterà anche a far quadrare i conti. E una volta prese con Palomar, ma quell’anno la Longanesi candida in mano le chiavi della polveriera si considererà sem- Pietro Citati, autore di Tolstoj. In nome dell’amicizia pre una semplice amministratrice, naturalmente alle Calvino si ritira. Morirà l’anno dopo. La Zarina (così sue regole: ricerca del duello, attenzione agli «equili- veniva chiamata la Rimoaldi) pensa allora di candi- bri editoriali», capacità di dire «no» (nel 2005 riuscì dare postumo Lezioni americane, ma desiste perché a convincere Segrate a bloccare la candidatura de Le il premio due anni prima era andato a Rinascimento peggiori intenzioni di Alessandro Piperno). L’eserci- privato della Bellonci: «Due defunti premiati in tre zio del potere era per lei una pratica ascetica: «Non edizioni sembrarono decisamente troppi». fare sapere mai a nessuno le tue intenzioni. Mai ce- Il Sessantotto arriva anche allo Strega. Scoppia l’af- dere alla vanità di rivendicare il proprio ruolo». Ra- faire Pasolini, che con Teorema (Garzanti) si vede ramente perdeva le sue battaglie. Non mandò giù la soffi are la semifi nale da Alberto Bevilacqua (L’occhio vittoria nel 1989 de La grande sera di Giuseppe Pon- del gatto, Rizzoli). Una breve nota ne testimonia la tiggia contro Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto rabbia: «L’ultima votazione ha accentuato in modo Calasso. Da allora nessun autore Adelphi ha più con- incontrovertibile il deterioramento, verifi catosi negli corso al premio. ultimi anni, del gioco democratico». Poi sul Gior- Gli ultimi anni nel romanzo sono meno approfon- no scriverà contro gli editori diventati «padroni», che diti ma ricchi di curiosità: dopo l’edizione del 2009 «sia pure addolciti dal nuovo corso, sono capaci di che vede trionfare Scarpa su Scurati arrivano tre tutto». Alla fi ne vince Bevilacqua ma si registrano schede in ritardo. Nel romanzo il segretario apre le 117 schede bianche. È Pasolini a parlare per la pri- buste. Ci sono tre voti: «Scarpa» «Scarpa» «Scarpa». ma volta del «pacchetto di voti» (almeno 40) ammi- L’intera storia dello Strega è dominata dal duopolio nistrato dalla Bellonci, «arbitra assoluta dei destini Mondadori-Rizzoli: Mondadori (come sigla edi- del premio». La protesta ha conseguenze pesanti: toriale singola) ha vinto 23 edizioni su 68 (il 33,8 Moravia dà le dimissioni dal comitato direttivo. percento, una ogni tre). Il romanzo fi nisce nel «mi- Vent’anni dopo sarà la volta di Cesare Garboli per stero»: un manoscritto inedito di Maria Bellonci che aver tentato invano di far passare una modifi ca «per sbuca da una panca e la morte «sospetta» della Ri- ridurre l’ingerenza degli editori». moaldi. In quella stanza disordinata, dove in appa- Lo Strega è stato a lungo un premio a reggenza ma- renza «sembrava fosse accaduto qualcosa». «Si scelse triarcale. Petrocchi, arrivato nel 1999 alla Fondazione di non dare seguito alle indagini, anche per tenere grazie a una borsa di studio per lavorare all’inventario lontana l’attenzione dei media». Che intorno a quel- del carteggio Bellonci, restituisce un bel ritratto del la signora anziana e potente sarebbe stata tanta. Tra loro rapporto e soprattutto della Rimoaldi, che con il veleni e ombre lo Strega è da sempre «un formida- suo senso pragmatico sarà un costante supporto per bile contenitore di storie, perlopiù a sfondo giallo».

Lo Strega è stato a lungo un premio a reggenza matriarcale. Petrocchi, arrivato nel 1999 alla Fondazione grazie a una borsa di studio per lavorare all’inventario del carteggio Bellonci, restituisce un bel ritratto del loro rapporto e soprattutto della Rimoaldi, che con il suo senso pragmatico sarà un costante supporto per l’amica.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8888 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 Editoria, la disfatta delle sette sorelle

Carta stanca. Sul sito di Mediobanca un report che nessuno pubblica: i big dei giornali perdono copie, pubblicità, hanno i conti disastrati e licenziano

Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2014

I lettori sono in fuga dalle edicole e tutti sappiamo 2009 al 2013 il mercato è stato spietato. Oggi, per perché. Le notizie si sentono alla tv, gratuitamente, quasi tutti gli editori il costo del lavoro è superiore e chi vuole approfondire usa la rete. I social network al valore aggiunto creato: signifi ca che i ricavi non aiutano a selezionare le notizie grazie al passaparola bastano a pagare neppure gli stipendi di giornalisti, e alla condivisione di link e contenuti. Per andare poligrafi ci e impiegati. all’edicola resta dunque un solo ovvio motivo: la La diff usione complessiva dei quotidiani che fan- certezza di leggere una cosa introvabile altrove. È il no capo a 6 dei 7 maggiori gruppi (la Mondadori caso di questo articolo: chi questa mattina ha acqui- pubblica solo periodici) è calata del 24,8 percento, stato il Fatto vi trova adesso i risultati di un’analisi da 2,8 milioni di copie al giorno a 2,1. La fl essione sui bilanci dei principali gruppi editoriali condotta più marcata è del Corriere della Sera (-28,4 percen- dall’Uffi cio Studi di Mediobanca. Non è un docu- to), seguito da Repubblica (- 27,4 percento) mentre mento segreto, visto che è stato pubblicato sul sito Messaggero, Stampa e Sole 24 Ore hanno perso copie della Ricerche&Studi spa (www.mbres.it). intorno alla media, circa un quarto dei lettori. Semplicemente è stato ignorato dai principali gior- Mentre la diff usione cala del 24,8 percento, i ri- nali, forse per evitare ai propri lettori la malinconia cavi delle vendite dei giornali scendono in misura delle cattive notizie. E infatti la cosa che colpisce di maggiore, del 27,7 percento, nonostante in questi più non è che gli ultimi cinque anni siano stati per i cinque anni il prezzo dei quotidiani sia salito note- maggiori editori italiani (Rcs, Espresso, Mondado- volmente. Il Sole 24 Ore, per esempio, è passato da 1 ri, Monti Riff eser, Caltagirone, La Stampa, Il Sole euro a 1,50 come prezzo base, accusa una fl essione 24 Ore) una Caporetto ininterrotta. Piuttosto il fat- dei ricavi del 35 percento a fronte di un calo delle to che dal 2009 i sette gruppi esaminati hanno perso vendite del 26,8 percento. Come se la crisi venisse 1,8 miliardi di euro senza fare una piega. fronteggiata dagli editori (tutti) con massiccia dif- Come osserva lo studio, azionisti e impresa, «aven- fusione gratuita, anche a difesa del fatturato pubbli- do una posizione residuale, assorbono la perdita fi - citario. Che però è andato peggio dell’edicola: -31 nale». Dal tempio del potere fi nanziario nazionale percento in cinque anni. arriva dunque la conferma autorevolissima dell’os- Gli schiaff oni presi sul mercato hanno eroso il ca- servazione empirica di chiunque: possedere i gior- pitale netto delle aziende editoriali, rimpicciolito nali non serve a fare soldi, e le perdite sono il prezzo del 40 percento in cinque anni, mentre il valore di da pagare per controllare l’informazione. Borsa delle società quotate (tutte a eccezione della Non c’è altra spiegazione. I grandi editori, nella fo- Stampa) si è mediamente dimezzato, con un dato tografi a di Mediobanca, sembrano assistere impas- impressionante per il Sole 24 Ore, le cui azioni han- sibili alla ritirata disordinata delle loro truppe. Dal no perso il 68 percento del valore.

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 8899 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 L’Uffi cio Studi di Mediobanca fa notare che il pa- Bisogna considerare che quando si fabbricano auto- trimonio di queste aziende è tenuto in piedi da una mobili la produttività di un operaio si misura in nu- valutazione generosa dei cosiddetti beni intangibili, mero di auto prodotte. Nel caso di un giornalista, ma quale il valore attribuito alle testate. Siccome si trat- anche di un tipografo, il lavoro di scrittura o di pre- ta di un valore che esprime le potenzialità di reddito parazione alla stampa di un articolo rimane sempre di quei beni, viene sottolineato che in questi anni lo stesso, sia che si vendano 100mila copie sia che se di crisi nera e perdite si è evitato di svalutare queste ne vendano10 mila. voci di bilancio. Tagliare il costo del lavoro unitario dell’1,2 percento La ragione è evidente: senza queste voci «ottimisti- (quindi molto di più considerando l’infl azione), come che» tutte queste aziende, con l’eccezione di Calta- è stato fatto, contribuisce a migliorare i conti delle girone e Monrif, avrebbero patrimoni negativi, che aziende. Mentre ridurre il numero dei giornalisti a in parole povere somiglia molto a doversi preparare fronte di una minor vendita di copie, come stanno a portare i libri in tribunale. La perdita di copie facendo i grandi editori, non ha senso: visto che non non è maggiore della media europea (-23 percen- scrivono ogni singola copia con i trasferelli, sfoltire to), ed è in parte un inevitabile segno dei tempi. le redazioni è come se la Fiat, vendendo meno mac- Ma sono i drammatici dati di bilancio a farci inter- chine, pensasse di far tornare i conti smerciando le rogare sulle contromosse escogitate. In questi cin- Punto senza sportelli. que anni gli editori hanno fatto fuori il 22 percento Col risultato quasi certo di spingere il lettore supersti- degli occupati, mettendo alla porta 4200 persone. te a reagire a un prodotto sempre più scadente, o si- La produttività del lavoro è però diminuita del 15 mile a ciò che trova gratis nel suq di internet, unendosi percento. a quei lettori in fuga che hanno innescato il declino.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9900 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 «Ma ve lo immaginate Joyce che pubblica l’Ulisse solo in rete?»

James Patterson è lo scrittore più letto del mondo. Ma anche quello più agguerrito nel difendere le librerie indipendenti e il mercato tradizionale. Come racconta mentre esce il suo nuovo thriller

Federico Rampini, la Repubblica, 22 ottobre 2014

«Mandare nel mondo reale un ragazzo senza avergli “È proprio ora che io azzecchi un fi lm di successo”». insegnato a leggere libri, è come spezzargli le gam- Di Patterson sappiamo che è una specie di uomo- be». «La lettura è l’unica droga che andrebbe legaliz- industria, una macchina da guerra. Qui a New York zata». «Pensiamo in grande, prima delle partite met- conoscono bene l’altra sua dimensione: il fi lantropo tiamo allo Yankee Stadium uno striscione gigante appassionato che promuove la lettura nelle scuole. con su scritto a caratteri cubitali: new york legge». In quest’intervista, spiega perché la considera una Anche come inventore di slogan, James Patterson sa missione, letteralmente, salva-vita. il fatto suo. Non a caso: per un bel pezzo della sua vita ha lavorato in un’agenzia pubblicitaria. Oggi, a Una preside che ha introdotto il suo intervento, rac- ciascuno di questi slogan che lui lancia, si solleva un conta che troppi curriculum vitae vengono buttati via boato di approvazione. dai potenziali datori di lavoro perché pieni di strafal- Sto ascoltando Patterson in mezzo a un pubblico cioni. Chi non legge libri non sa scrivere, è stato il suo particolare: i presidi delle scuole pubbliche di New commento. York. Anzi le presidi, a maggioranza sono donne. È vero, ed è terribile. Per scrivere bene bisogna leg- Tante afroamericane, ispaniche. È proprio a loro gere bene. Un popolo di lettori è fatto anche di cit- che Patterson dedica un’attenzione enorme: quelle tadini migliori, più consapevoli, meno sprovveduti. che devono occuparsi della popolazione studen- E non è vero che ci sia un’alternativa fatta di solo tesca meno agiata, con più diffi coltà di apprendi- apprendimento matematico-scientifi co. Se non sei mento. Il 67enne Patterson è famoso nel mondo capace di leggere un bel libro sei in diffi coltà anche per tutt’altre ragioni. Con i suoi 300 milioni di libri di fronte alle scienze. venduti, il Guinness dei primati lo defi nisce l’au- tore di thriller più letto nella storia. In Italia esce Eppure lei stesso ha avuto, come tanti ragazzi di queste in questi giorni da Longanesi l’ultimo, Conto alla scuole, un rapporto iniziale non facile con i libri. rovescia. Mia madre faceva la maestra eppure io non ama- La serie con Alex Cross è tra le più celebri anche vo i libri. Mi tuff avo nei fumetti (comunque me- perché interpretata al cinema con l’attore Morgan glio del non leggere). Poi il mio primo lavoro fu Freeman. Ma perfi no le star di Hollywood fanno fa- un turno di notte in ospedale, e nelle notti tran- tica a competere in celebrità con Patterson. Lui rac- quille cominciai a divorare grandi autori: Ernest conta una scena recente, al ristorante con Freeman Hemingway, John Dos Passos, Günter Grass. Mi e Clint Eastwood, quando a sorpresa un cliente si sono innamorato. Oggi ho un fi glio di 16 anni, è avvicinato per chiedere un autografo soltanto allo anche lui da bambino leggeva poco. L’ho costretto scrittore. «Clint ha fatto una smorfi a e ha sibilato: a dedicare 40 minuti ogni giorno alla lettura. In

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9911 007/11/20147/11/2014 114:32:354:32:35 questo campo i genitori non devono esitare a im- lei ha un potere contrattuale senza eguali. Potrebbe nego- porsi, ne va del futuro dei loro fi gli. A volte mio ziare da una posizione di forza, Amazon le farebbe con- fi glio Jack mi chiedeva: ma perché sono costretto dizioni d’oro. a leggere libri? Gli rispondevo duro: questa è una Io non ho nulla da obiettare se Amazon fa soldi a casa dove si leggono libri; leggili anche tu, se non palate vendendo carta igienica e pannolini. Ma se vuoi fare una brutta fi ne. Poi ti accorgerai che non uccide editori e librerie sta facendo un danno grave. è un’incombenza, è divertimento allo stato puro. I Sta scatenando una guerra di religione, ha messo gli genitori devono inventarsi qualsiasi cosa per avvi- scrittori in mezzo, li usa nelle sue manovre contro cinare i fi gli alla lettura, per esempio se il sabato gli editori, e alla fi ne ci perdono tutti. Lasciamo sta- sera si va al cinema insieme, prima si passa un’ora re il caso mio, la stragrande maggioranza degli scrit- in libreria o in una biblioteca pubblica. tori sopravvive e può fare quel mestiere solo perché gli editori pagano un anticipo con cui mantenersi e Lei ha donato più di centomila libri alle scuole pubbli- scrivere per due o tre anni. Chi pensa che tutto il che, ha fi nanziato di tasca sua milioni di dollari di borse mondo della scrittura possa tranquillamente soprav- di studio. Come nasce questa sua vocazione? vivere con altre regole e altri modelli, su internet, se- Ci sono milioni di ragazzi che non hanno ancora condo me sbaglia. Ve l’immaginate James Joyce che letto un libro che amano. Questa per me è una vera pubblica la prima versione di Ulisse in rete? Dopo tragedia. Non c’è altro modo per scoprire il mondo, un mese di stroncature e sberleffi online, scompare la sua diversità. Certo non con la televisione. nell’oblio. Dove lo trovi su internet l’editor che si prende cura di quel romanzo, lo riduce dov’è troppo Va bene anche leggere le saghe dei vampiri? E magari su lungo, lo difende a spada tratta, educa il pubblico un tablet in formato ebook? a scoprire un libro diffi cile? Il modello di Amazon Tutto va bene, anche i fumetti manga, pur di alle- editore va bene per vendere online le 50 sfumature di nare il «muscolo» cerebrale della lettura. Ho visto grigio, non molto di più. degli studi secondo i quali ciò che leggiamo in for- mato digitale lo memorizziamo di meno. Ma forse Amazon è diventato un colosso anche per colpa delle c’è un pregiudizio generazionale. Il mondo va in librerie-supermercato, pessime catene come la defunta quella direzione. Borders. Ha funzionato una selezione del migliore. Sì, lo so, e questo rientra nella logica del giagua- I ragazzi leggono meno delle ragazze. E le minoranze ro che attacca la gazzella più debole, come alcuni etniche, neri e ispanici, leggono pochissimo. Anche que- descrivono l’economia di mercato. Stiamo attenti, sto diventa un handicap. però: la prossima gazzella a fi nire nelle fauci del Ho visitato delle carceri e lì ho trovato ragazzi afro- giaguaro potrebbe essere il consumatore. Io potrei americani immersi nella lettura, perché non hanno restare alla fi nestra, potrei anche mettermi in pro- più altro da fare. Ma è troppo tardi. Bisogna salvar- prio, creare la mia casa editrice personale, me lo li prima. Mi hanno fatto notare un problema degli hanno proposto. Ma non lo faccio perché rispet- adolescenti neri: quasi tutti gli eroi dei romanzi sono to il ruolo degli editori e non voglio contribuire bianchi, a loro manca un modello con cui identifi - alle loro diffi coltà. Non capisco il mio governo: carsi. Per questo nel mio prossimo romanzo per ra- ha salvato le banche di Wall Street e la General gazzi (Patterson ha anche una prolifi ca produzione Motors, e sembra disinteressarsi di quel che accade dedicata a loro, ndr) il protagonista è nero. nel mondo dei libri. In Europa qualche governo la pensa diversamente, vuole salvare la letteratura, e Lei è sceso in campo in un’altra battaglia, quella contro pretende perfi no che Amazon paghi un po’ di tas- Amazon. Eppure dall’alto delle sue 300 milioni di copie, se. Bravi!

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9922 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 L’inesorabile scomparsa dello scrittore medio

Con la crisi dell’editoria ormai resistono soltanto gli autori di bestseller. E, dati alla mano, sono pochissimi quelli che riescono a vivere di letteratura

Bruno Arpaia, la Repubblica, 25 ottobre 2014

Uno spettro sempre più smorto si aggira per le li- Le ultime rilevazioni dell’Aie, presentate recen- brerie e i bookstore online: quello dello «scrittore di temente alla Fiera di Francoforte, parlano di un classe media», dell’autore che fi no a qualche anno fatturato editoriale italiano che dal 2010 ha perso fa vendeva, diciamo, fra le 7mila e le 30mila copie 572 milioni di euro, il 17,7 percento del totale. e che oggi fatica a piazzarne la metà; dell’autore Sono dati veri; ma sono anche dati che esprimo- che, grazie a quelle vendite, perfi no in un mercato no una media: come nella famosa storiella dei asfi ttico come quello italiano, si era almeno «semi- due polli mangiati da una sola persona, mentre i professionalizzato» e riusciva a dedicare gran parte bestseller tengono, se non addirittura aumenta- del proprio tempo alla scrittura. no le vendite, a pagare più pesantemente il crollo Prima della Grande Crisi di questi anni, infatti, gli della lettura sono proprio gli scrittori «medi», che scrittori che rientravano in quella fascia erano nu- accusano perdite vicine al 50 percento rispetto a merosi e rappresentavano la spina dorsale della pro- pochi anni fa. Insomma, la crisi non colpisce tutti duzione e la maggior parte degli introiti delle case allo stesso modo. Per gli autori meno televisivi o editrici. Bei tempi andati. Oggi si stanno riducendo popolari, dunque, gli anticipi calano vertiginosa- al lumicino, sempre più impoveriti, in un processo mente, oppure si trasformano in posticipi, oppure, che appare parallelo a quello in atto nella società, semplicemente, scompaiono. E così lo scrittore di dove, a partire dagli anni Ottanta, la distribuzione classe media, che ha impiegato anni a semi-pro- della ricchezza è andata polarizzandosi, inducendo fessionalizzarsi, deve sottrarre sempre più tempo sociologi ed economisti a parlare di una «scomparsa alla scrittura dei propri libri per dedicarsi, quando della classe media». ci riesce, a tradurre, scrivere articoli, tenere confe- Una recente indagine in Gran Bretagna, svolta dal- renze. Attività a loro volta duramente colpite dalla la Queen Mary University per conto della Author’s crisi editoriale: le traduzioni di autori stranieri in Licensing and Collecting Society, ha stimato che Italia diminuiscono allo stesso ritmo dei compen- solo l’11,5 percento degli autori professionali riesce si, già tra i più bassi in Europa; le diffi coltà dei a vivere dei propri libri, mentre nel 2005 la percen- giornali riducono le parcelle delle collaborazioni, tuale era del 40 percento. Oggi, inoltre, il compenso mentre le attività culturali delle istituzioni pubbli- annuale medio degli scrittori è circa un quarto del mi- che, che una volta organizzavano incontri, festival nimo di 16mila sterline fi ssato dalla Joseph Rowntree o conferenze, hanno subito tagli che non hanno Foundation per una vita dignitosa. E tuttavia queste uguali tra i paesi dell’Ocse. Risultato: si scrive cifre, che la Società degli autori britannica defi nisce meno e, soprattutto, si scrive peggio. «scioccanti», sono quasi una chimera per altri merca- «La mia generazione» ha scritto Ignacio Martínez de ti, notoriamente molto meno fl oridi di quello inglese. Pisón, un esempio di scrittore medio, premio Na-

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9933 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 cional de la Crítica in Spagna e autore di romanzi era già breve, si è ridotta a poche settimane sugli come Morte di un traduttore, Strade secondarie o Il scaff ali. fascista, «per venticinque anni ha potuto vivere dei «Il problema» dice José Manuel Fajardo (autore di propri libri, raccontando storie. Di colpo, la realtà è romanzi come Lettera dalla fi ne del mondo, Una bel- cambiata. La professionalizzazione che ci eravamo lezza convulsa, Al di là dei mari) «è che alla maggior conquistati è scomparsa. Torneremo, se va bene, allo parte dei libri non viene dato il tempo di incontrare scrittore del fi ne settimana. Questa situazione pro- i propri lettori». Fajardo ha perciò deciso di pubbli- vocherà disastri incomparabili, perché danneggerà la care in proprio su Amazon i suoi romanzi: «Questa soluzione mi off re il controllo assoluto sul libro e mi dà una percentuale alta sugli introiti». La prospettiva sembra essere quella di un mondo Non tutti, però, sono d’accordo con il self-publi- del libro estremamente polarizzato, con grandi shing. Le recenti, durissime polemiche di migliaia bestseller che spadroneggiano al di sopra di un di autori contro Amazon e i giganti della rete sono lì oceano di testi accessibili all’istante e quasi del a dimostrarlo. La prospettiva sembra essere quella di tutto gratuiti. un mondo del libro estremamente polarizzato, con grandi bestseller che spadroneggiano al di sopra di un oceano di testi accessibili all’istante e quasi del qualità dei libri». Alcuni autori, poi, gettano addirit- tutto gratuiti, un oceano in cui i libri di qualità, di tura la spugna e rinunciano a scrivere: perché credo- autori noti e riconosciuti, sono indistinguibili dai no che non ne valga più la pena. volumi di poesia messi in rete dal quindicenne con Ma quali sono le cause di questa drastica contra- velleità creative. Una prospettiva poco allettante: per zione della lettura, o meglio: di un certo tipo di gli autori di fascia media, ma non solo. lettura? È chiaro: con i portafogli svuotati dalla «Questa» conclude Fajardo «è una battaglia a mor- crisi economica è più diffi cile acquistare libri, ma te per la letteratura. In termini biologici, si tratta questa è solo una piccola parte del problema. Pro- di difendere la diversità dell’ecosistema letterario». babilmente sono in gioco trasformazioni più radi- In gioco, però, c’è anche qualcos’altro: forse, senza cali e profonde, che non hanno a che fare con la i romanzi o i saggi di qualità si potrà anche soprav- falsa contrapposizione tra ebook e volumi cartacei. vivere, ma senza la complessità narrativa ed espres- Il punto dolente è che le tecnologie digitali, i social siva contenuta nei libri è compromessa la possibilità network, il maremagno di internet, cambiano le stessa di un paese di competere con gli altri nell’èra abitudini di lettura e perfi no i livelli di attenzione e della conoscenza. In tempi in cui il fatturato dell’in- i modelli percettivi. Cambiamenti forse inevitabi- dustria creativa raggiunge più o meno il 5 percento li, che sarebbe un errore demonizzare. Ma bisogna del Pil e la conoscenza e la creatività costituiscono i pur dire che tutte le recenti inchieste sulle capacità veri motori di qualunque crescita economica, taglia- di comprensione dei testi da parte dei giovani, in re come un ramo secco il grande corpaccione degli Italia e all’estero, forniscono risultati sconfortan- scrittori di fascia media è quasi un delitto. Ne risen- ti. Qualche mese fa, lo scrittore inglese Will Self tiremmo tutti, lettori e non lettori. Forse, per evitare ha sostenuto che l’èra digitale non soltanto spinge di fare la fi ne dei dinosauri, i diversi protagonisti del verso la scomparsa dei volumi fi sici, ma sfi da l’i- mondo della lettura dovrebbero smettere di cerca- dea stessa di una lettura «diffi cile». Editori e librai re semplicemente di tirare avanti l’un contro l’altro sembrano credergli, tanto da avere adottato una armati. Tenendosi alla larga da allarmismi apocalit- politica che punta quasi esclusivamente sulle novi- tici, dovrebbero rifl ettere per davvero su come rac- tà, soprattutto quelle più «facili» e di largo consu- contare storie che permettano anche al narratore di mo. Così la vita media di un libro «letterario», che sopravvivere.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9944 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 I sogni infranti dei freelance

Secondo appuntamento sul lavoro gratuito. L’attenzione è rivolta alle case editrici e ai media. Tra stagisti, precarietà diffusa, mobbing e ricatti la ricerca di uno status intellettuale che prevede la rinuncia di un salario e della propria libertà

Cristina Morini, il manifesto, 25 ottobre 2014

Tra cambia men ti epo cali della produ zione, nuo- secondo livello), dietro la promessa del salva tag gio ve tec no lo gie e sistemi digi tali, declino della carta dei posti di lavoro. In più occasioni, i compensi dei stam pata e un’espansione del ruolo di inter net che colla bo ra tori sono stati ridotti. La crisi viene pagata nes suno sembra capire né gover nare, la pre ca rietà tutta dai giornalisti. è diven tata progressivamente la forma «normale» dell’organizzazione del lavoro con tempo ra neo nelle Caduta del compenso reda zioni di case editrici e giornali. Nel contempo, il numero dei pra ti canti nei quoti- La crisi eco nomica, innega bile nei numeri che pie- diani, cioè dei gio vani che dovreb bero garantire il gano verso il basso le diff usioni di quoti diani e perio- ricambio generazio nale nelle redazioni, è più che dici e gli indici di vendita dei libri nonché i ricavi dimezzato (da 173 a 75 nel 2014, fonte Fieg). Men- pubbli ci tari, è stata subito trasfor mata in una coster- tre i più anziani venivano pre pen sio nati o espulsi, nata giacu la to ria da tutti i grandi e pic coli edi tori i venti-trentenni si inseri vano con contratti sem- per proce dere alle grandi pulizie della fi ne del primo pre più precari, sotto pa gati o non pagati aff atto. decennio degli anni 00. Evocando conti nua mente Silenzio sa mente, dimenti cati da tutti, i precari la neces sità di pro cedere a un «serio svi luppo web» sono esplosi: dal 2000 al 2009 i giorna li sti free- e non mai ben defi niti «nuovi progetti», le direzioni lance aumentano del 208 percento (dati Inpgi e Or- aziendali hanno fatto ricorso ai «tagli del perso nale», dine nazionale dei gior na li sti) supe rando i giorna li- con mille posti di lavoro persi tra i giorna li sti solo sti assunti ex art.1 (circa 23mila con tro 20mila nel nel 2013 e 3mila in cinque anni che, per una catego- 2009, secondo quanto aff erma Pino Rea in Gior- ria molto piccola (20mila circa i profes sio ni sti attivi), nali smo: il lato emerso della professione. Una ricerca signifi ca una riduzione del 15 percento in quattro sulle condi zioni dei giorna li sti , Sim pli cis si mus book anni (i dati vengono dall’Inpgi, l’Istituto di previ- farm). Più della metà di loro (55,2 percento) denun- denza dei giorna li sti italiani). La Federa zione nazio- cia un red dito annuo infe riore a 5mila euro lordi. nale della stampa ha siglato tutti gli stati di crisi (60 Non va meglio tra i redat tori edito riali precari che solo in Lombardia nel 2012), con varia zioni adatte rappre sen tano addirit tura il 50 percento circa dei a ogni tipo di perver sione datoriale: prepen sio na- lavora tori delle reda zioni delle case edi trici. Tra menti, cassa integrazione, contratti di solida rietà, processi di concen trazione e di esterna liz za zione che cessioni di ramo d’azienda, incentivi all’esodo. Nei hanno contrad distinto l’editoria dell’ultimo ven ten- grandi gruppi, in signifi cativa contro ten denza con nio, un terzo delle fi gure profes sio nali «esterne» che le bat taglie del pas sato, gli accordi conten gono an- lavorano stabil mente come «interne» nelle aziende, che clausole di «restitu zione», vale a dire di rinun cia ma senza diritti, guada gna meno di 900 euro lordi a tutto o parte degli integra tivi econo mici (accordi di mensili (Rere pre, 2009).

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9955 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Con tem po ranea mente, nel 2012 gli stage, pre vi sti edi to riale, Edito riale l’Espresso). Sull’online val- obbli ga to riamente dalle lau ree trien nali per tutte le gono 2 o 4 euro. Si può arrivare in taluni gruppi facoltà, sono stati 425mila (Isfol e «Repub blica degli edi to riali a 18-20 euro lordi (Vogue, Il Mes sag gero, sta gi sti» a partire da rileva zioni Unionca mere). Qua- La Gaz zetta dello Sport) a seconda della lunghezza si un tiro ci nante su 5 ha al suo attivo 3 o più stage del pezzo. Per miserie così, i pagamenti slit tano (18,9 percento). L’analisi di una breve serie sto rica anche oltre i 120 giorni dopo la pubbli ca zione. Nel con sente di notare una cre scita costante dell’utilizzo 2013 Mon da dori ha richiesto ai propri colla bo ra- di questo strumento, che di anno in anno raddop pia tori di riconse gnare il 5 percento dei compensi che ave vano rice vuto nell’arco dell’anno. «Richiesta irri tuale» e al contempo minacciosa: «È in corso Da sem pre sposses sato da ogni tipo di prote- una rigorosa selezione dei partner». zione, tutela e diritto, il lavoro preca rio si pre- La responsa bi lità collet tiva in tutto que sto pro- sta a subire adesso un secondo tipo di passag- cesso è enorme. Oltre alle imprese sono impli ca ti gio: quello verso il lavoro volonta rio. gli attori cosiddetti isti tuzio nali, governi e sin da- cati, che hanno lasciato che ciò si svi lup passe arri- vando fi no alla suppurazione della legge Fornero e del Jobs Act. Non vanno dimenti cati i direttori il proprio trend di cre scita da un lato, dimez zando di testata, i direttori edito riali, di collana, gli edi- dall’altro la sua funzione preli mi nare all’ingresso nel tor né i col le ghi a tempo indeter mi nato. Convinti mer cato del lavoro. di far parte di una moderna ari sto crazia del lavoro, Pos siamo notare, in prima istanza, che la gene- sono i primi a svilup pare tecni che di mobbing e di ra liz za zione della preca rietà, in un settore come sfrutta mento dei precari, cercando di sca ri care su quello edito riale, è proget tata esplici ta mente per di loro i costi delle ristrut tu ra zioni d’azienda o, più gover nare, ricattare, comandare, mettere a tace- pro saica mente, il lavoro quo tidiano di fi ne giornata. re ogni etero dos sia e contem po ra nea mente paga- Fra gili, nella frammen ta zione e nella indi vi dua liz- re di meno, deman sio nare, ab-usare il lavo ra tore, za zione dei rap porti, unici respon sabili di sé stessi raffi gu rando con ciò, perfet ta mente, un archetipo poi ché la colletti vità voga in senso inverso, i precari delle forme di dominio applicate dal biopo tere nel hanno evi den temente ade guato il pro prio modo di pre sente. Da sempre sposses sato da ogni tipo di agire e di sentire agli impera tivi del presente. Poten- pro te zione, tutela e diritto, il lavoro preca rio si za della capa cità di adat ta mento umana, addestrata pre sta a subire adesso un secondo tipo di passag- dar winia na mente dalla tv, dai master uni ver si tari, gio: quello verso il lavoro volonta rio. La pre ca riz- dal mar ke ting, attraverso le parole crea ti vità, merito za zione del settore è stata cioè prope deu tica alla e autorealizzazione. pro gres siva «devalo riz za zione» del lavoro che a sua Il giovane gior na li sta si ripaga con il fatto che il volta prelude il modello del lavoro gratuito, nuova giorno dopo leggerà il proprio nome in cima a un idea zione del presente. pezzo, anche se è solo un semplice stagi sta, con un piccolo rimborso spese quando va bene. Viene Ari sto cra tici e precari con vinto che occorrono doti che, forse, hanno una I compensi dei freelance, senza alcun tipo di argine natura innata. Rivendica la propria funzione, as- in termini di salario minimo, orario, obblighi per sorbe goc cia a goc cia l’etica professionali sta. Voca- i datori di lavoro, garanzie di ammortiz za tori so- zione, destino e capacità che non sono da tutti ciali, tracol lano verso l’abisso dell’assenza di com- deb bono coniu garsi con la forza di volontà, deter- penso per la presta zione, con pagamenti di 2 euro mi nante per arrivare al successo. Per cui, è neces- per una notizia, di 9 per un servi zio (Poligra fi ci sario accettare gli stage e non stan carsi di lavorare,

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9966 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

la stanchezza delle ore passate in redazione non si reddito, in primo luogo, e diritti. Nelle case editrici, deve far sentire. più che per sensi bi lità e fi ducia, ormai, nell’eterna Non serve alte ri gia nell’analizzare questi processi promessa di una kno w ledge society libera to ria sospin- che oggi toc cano, con gra da zioni diverse, cia scuno ta dall’economia della promessa, si accetta di lavo- e cia scuna di noi. L’arsenale discorsivo del potere rare anche in regime di tenden ziale gratuità per non spinge sulla costruzione di una fi gura agile e dina- rimanere tagliati fuori, per non strappare le costri- mica che mette a valore il pro prio capitale umano, zioni di vincoli relazio nali dentro rapporti gerarchici pro pa gandando un modello di disoc cu pa zione pro- forte mente asimme trici, data la diffi coltà a muoversi dut tiva utile alla diff u sione di forme di lavoro non in un settore paralizzato. sala riate. Un modello di lavoro iper fl essi bile, nel quale il singolo si assume inte ramente il rischio Una falsa libertà d’impresa, essendo l’unico respon sa bile della man- La depo li ticiz za zione cre scente di una fra zione cata riparti zione della ric chezza sociale. La dimen- con si stente del lavoro con tem pora neo va connessa sione biopolitica dell’ideologia dell’autoimprendito- poi alla rilevanza assunta dalla nozione «libertà di rialità che mira a proporsi come aspira zione di vita scelta» neo li be rale, una libertà nega tiva che agi sce e forma della sog get ti vità, ammette anche il lavoro in senso diametralmente oppo sto alla presa di co- volon ta rio e gratuito come parte integrante del pro- scienza politica e alla tensione verso una reale auto- getto di eman ci pa zione del sog getto che avrà, den- no mia da parte delle sog getti vità. Va decostruita, tro que sta dimen sione, un’ulteriore pos si bi lità di con netten dola alla fal sità della pro messa: sei libero veri fi care e di mettere alla prova i propri talenti e la solo di sce gliere il fatto che in realtà sei com ple ta- pro pria passione. mente schiavo. Da qui anche la neces sità di ripren dere una cri tica Off erte al ribasso ser rata al lavo ri smo che ha impre gnato la nostra Non vi sono reali spazi di auto no mia e crea ti vità epoca. Va riconfi gu rato il nostro rapporto con il rispetto al pro cesso produt tivo ma soprattutto non lavoro, rigettando l’idea del lavoro come un dono, è data la possi bi lità di decidere gli obiettivi da rag- che perde di vista il concetto dello scambio, del giun gere o di con trattare le condi zioni lavora tive. rap porto gerarchico, dello sfrutta mento, del pro- E tut ta via è, apparentemente, il soggetto che deci- fi tto che ci sta dietro. Il «lavoro di citta di nanza» ha de di darsi, «in modo per sonale, sponta neo e gra- tuito». La gene raliz za zione della preca rie tà sor ti sce L’arsenale discorsivo del potere spinge l’eff etto di scari care sul lavora tore tutta la gestione sulla costruzione di una fi gura agile e dinamica del rischio, compresa la responsa bi lità dell’eventuale che mette a valore il pro prio capitale umano, fal li mento nel raggiun gi mento degli obiettivi, men- pro pa gan dando un modello di disoccu pa zione tre la crisi genera la nor ma liz zazione di aspettative pro dut tiva utile alla diffu sione di forme di lavoro costante mente decrescenti e fi nisce per far accettare non sala riate. le off erte al ribasso. Il soggetto, immerso nella condi zione preca ria, ulte- riormente declassata dalla crisi, si conse gna al lavoro già fatto troppi danni, fi nendo per assume un valo- che oggi può assumere lo «statuto» di lavoro gratuito. re in sé, preten dendo perciò di svinco larsi, progres- Le condi zioni in cui il lavoro preca rio viene erogato si va mente, dalla retribu zione, sintomo ed eff etto nelle case editrici sono tali da ren dere diffi coltosa insieme della crisi della misura del valore interna al la sot trazione e tan gibile la man canza di alter native lavoro contem po ra neo. Di fatto una trap pola, una concrete. La maggioranza dei freelance ha ben chia- trappola della preca rietà e dell’autosfruttamento ra l’ingiustizia cui è costretto a sotto porsi: vorrebbe fi ne a sé stesso.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9977 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Impa rare a disimparare Ovviamente c’è il tema del red dito che non viene mai Biso gna, perciò, prima di tutto disim pa rare. seriamente preso in consi de ra zione per motivi poli- Disim pa rare linguaggi e obiettivi. Portare altro- tici e meno che mai da parte sinda cale. Forte dello ve la pas sione e il deside rio e svi lup pare forme di strumento del reddito la «nuova classe perico losa», «resi lienza» sui luoghi di lavoro in modo intelli- per usare la defi ni zione dello studioso Guy Standing, gente piut to sto che pie garsi all’illusione che la uscirebbe dall’oscurità del controllo totale nella quale «schiavitù» convenga. Il lavoro, bene o male, non è stata relegata. Ciò che oggi è ansia e depres sione, è più in grado di renderci liberi e libere, al con- mugugno e avvili mento, potrebbe trasfor marsi in un tra rio. Non consente emanci pa zioni, né godimenti detona tore di nuovi salubri confl itti e soprattutto in e adesso, in modo incredi bil mente ossimo rico, un ottimo strumento di tutela, capace di respinge re nep pure retribu zione. Il lavoro cognitivo, oggi le propo ste indecenti che si vanno molti pli cando in degra dato attraverso pro po ste di lavoro non remu- questa fase in cui il lavoro è perdente. Si blocche rebbe ne rate e da proce dure sempre più prive di senso, così il lavoro indecente in un paese privo di una se- non deve, innanzi tutto, rimettere in discus sione la ria politica econo mica e con un capita li smo cognitivo scis sione successo-fallimento, reimpostando la ri- incapace e amorale che ha costruito le proprie labili cerca della propria felicità all’interno di un nuovo strutture esclusi va mente sull’economia della promessa uni verso, fatto non di promesse di carriera (quali? e sulle attitu dini degli uomini e delle donne di buona dove?) ma di rela zioni incar nate e micro-politiche volontà, come se il lavoro fosse senza fi ni di lucro. resistenziali?

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9988 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Manlio Concogni: «Non ho mai capito fi no in fondo che razza di scrittore sono»

Odiava la guerra, Roma, il lavoro al ministero, i genitori. Amava la letteratura, fi nì per dividersi tra la narrativa e il giornalismo. «Ma cos’è il successo? Nulla» dice oggi a 98 anni

Antonio Gnoli, la Repubblica, 26 ottobre 2014

Invidiabile. Davvero invidiabile l’esistenza di Manlio C’è vissuto quando? Cancogni. Novantotto anni compiuti: «A questo Dal 1917 al 1940. Roma è una città bellissima che punto vorrei fare l’en plain. Arrivare ai cento» dice odiavo profondamente. Odiavo la squadra di calcio, tra lo scherzoso e il serio. Vado a trovarlo a Fiumetto, le facce in dolenti dei romani, la storia antica, la re- non distante da Viareggio. torica della rovi ne. Odiavo i musei e le gallerie, i Mi accompagna Simone Caltabellota: scrittore caff è e i ristoranti. Parteggiavo per Pirro e Annibale. innamorato dello scrittore Cancogni. Sta pubbli- Sognavo Vercingetorige. Mi auguravo nuove inva- cando per Elliot quasi tutti i suoi libri. Roman- sioni barbariche. Ero per New York. O al massimo zi, soprattutto. Segnati dall’amicizia, o dal biso- per Milano. Ho cominciato ad aff ezio narmi a Roma gno di ripercorrere personaggi famosi. Rileggerli da lontano, durante i miei anni americani. alla luce della loro e della nostra inquietudine. La casa, molto semplice, nella quale vive con Rori, A parte odiare, cosa faceva a Roma? la moglie, anche lei novantenne, non mi sembra Da giovane studiavo. Ero un perfetto buono a nul- un granché cambiata. Ritrovo gli stessi arredi, gli la. Con inclinazioni letterarie, certo. Che i miei stessi quadri, la stessa poltrona nella quale siede, contrastavano. Mi iscrissi a Legge. Detestavo gli dell’ultima volta, quasi dieci anni fa, in cui c’erava- azzeccagarbugli e i magistrati. Che carriera avrei mo visti. «Sono solo più vecchio e meno depresso» potuto fare? dice abbracciando una borsa d’acqua calda in una fi ne mattinata che inviterebbe a stare fuori, tanto E al dunque? è bella e tiepida. Mio padre mi obbligò a fare un concorso per il mini- stero dell’Educazione. Finii lì, per qualche tempo, Esce mai di casa? come impiegato. Era un luogo di imboscati. Strinsi No, il mio mondo è tra questi muri: la poltrona su amicizia con un collega: Vasco Pratolini. Vedevo cui siedo, il tinello dove mangio, il letto in cui dor- ogni tanto Cesare Brandi e Antonio Giolitti. mo. La vita si allunga e gli spazi si restringono. E cosa faceva? Non si sente recluso? Nulla. A un certo punto un funzionario mi passò Tutto sommato è un vita ancora gradevole, lenta nei della lettere del 1935. Erano trascorsi degli anni. Mi movimenti e con il tempo che stranamente se ne va dissi: che senso ha rispondere oggi? Pensai che pote- in fretta. Mi farebbe più fatica uscire. E poi amo vano attendere ancora. E richiusi il fascicolo. Lavo- questa casa. An che Fiumetto amo. Tanto quanto ho ravo, si fa per dire, alla divisione Belle arti. Uno dei detestato Roma. passatempi preferiti era riprodurre, con Pratolini, i

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 9999 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 versi della fattoria degli animali. Muggivamo, abba- Vivevo l’incubo della guerra di posizione. Eravamo iavamo, ragliavamo. un cuneo umano circondato dai greci. Dormivamo di giorno e stavamo svegli la notte. Non ho visto morire Disperati? nessuno. Solo, da lontano, una lunga linea di croci del Insensati. Il grado di alienazione era preoccupan- cimitero. Trascorsero due mesi. Poi fui preda di una te. Il fascismo era preoccupante. Anche se cultural- febbre insidiosa, il medico diagnosticò una pleurite. mente non è stato così male. Dentro di me esultavo. Mi rimpatriarono. Tornai a insegnare a Sarzana. Arrivò l’8 settembre. Nel senso? La cultura è la cosa migliore che il fascismo abbia Arrivò per molti. pro dotto. Scappai da Sarzana. Mi nascosi a Firenze. Passai un anno strano. Perfi no bello. Scrissi un lungo raccon- Anche le leggi razziali erano cultura? to: Azorin e Mirò. Cominciò così una nuova vita. Le dico questo: avevo sei anni quando assistetti a uno scampo della marcia su Roma. E fu allora Che divise tra narrativa e giornalismo. che cominciai a detestare i fascisti. Erano il peg- Non mi aspettavo grandi cose. gio. Arroganti, violenti, liberali, retorici, pericolo- si. Con un diritto che faceva schifo e della leggi Perché? omicide. Non lo discuto. Ma sul piano culturale ha Non avevo ambizione e neppure molta stima di me. prodotto cose che sono sopravvissute: architettura, Stranamente ero adorato da Arrigo Benedetti. arte, cinema, editoria, musica. Molto di quello che conosco, della mie ambizioni letterarie, è nato in L’aveva assunta all’Espresso? quel clima. Sì, ma il nostro rapporto risaliva agli anni dell’Euro- peo. Poi, il caso volle che fi nissi a occuparmi del Cosa voleva fare nella vita? processo all’Immobiliare. La cosa più vaga e ridicola: occuparmi di letteratura. I miei mi trattavano come fossi un analfabeta. Ri- Cos’era? cordo le risate e lo scherno di mia madre. Quanto Una società a catena che si occupava di speculazio- li ho odiati. Poi inaspettatamente vinsi un concorso ni edilizie. Benedetti mi chiese di occuparmi del per insegnare ai licei. sindaco di Roma di allora. Rebecchini, si chiama- va. Sempre sorriden te. Pensai: sarebbe bello capi re Si mise alla prove. cosa c’è dietro quel sorriso. L’inchiesta nacque così. Andai a Sarzana. Era metà ottobre del 1940. A gen- Scoprimmo gli altarini: la corruzione, le tangenti, naio del 1941 venni richiamato per la guerra. Di- la connivenza del potere politico con il malaff are. sperato e sgomento partii per l’Albania. Non volevo Era il 1956. Mi ero trasformato, con successo, in un morire. Non volevo combattere. E poi per chi: per il giornalista di denuncia. fascismo? No. Non volevo. Pere è strano. È passato per diverse testate giornalistiche. L’ultima, Cosa? un po’ sorprendentemente, la collaborazione all’Osser- Una notte ebbi una incredibile trasformazione. Sen- vatore Romano. tii la felicità di essere al fronte. Durò solo tre giorni Sull’Osservatore ho scritto gli articoli migliori. quello stato di euforia. Ripiombai nello sconforto. È un’aff ermazione singolare per uno che veniva dal Combatteva, rischiava, cosa faceva? mondo laico di Benedetti e poi di Montanelli.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110000 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

Ma cosa vuol dire laico? È solo un’etichetta. Sono Era già stato in America? convinto che senza un apporto dell’aldilà non andia- Per lavoro, certo. Vi giunsi la prima volta dopo i cin- mo da nessuna parte. quant’anni. Era il 1967. Andai a vivere a Milwaukee, nel Wisconsin. Dove era nato mio nipote. Uscii dal- E la rivendicazione di una fede? la stazione ferroviaria e chiesi al taxi di portarmi nel La fede non si rivendica, si testimonia, semmai. Sono migliore albergo della città. Face il giro dell’isolato cresciuto in una famiglia cattolica. Non ho avuto un rap- e mi lasciò giusto sul marciapiede di fronte dove mi porto facile con la religione. Mia madre se ne serviva per aveva raccolto. Neanche un tassista di Napoli avreb- terrorizzarmi. Ogni volta che andavo a confessarmi era be preso quella corsa. una soff erenza enorme. A vent’anni ero un ateo convin- to. Poi a poco a poco mi sono riavvicinato al cattolicesi- Cosa ha fatto in seguito? mo. Non ero praticante. Diciamo che il rapporto con la Lavoravo per il Corriere della Sera, quando ricevetti fede si è raff orzato dopo la scomparsa di mia fi glia. l’off erta dalla Rizzoli di dirigere La fi era letteraria. Per me fu un modo di rientrare nel circuito della Quando è accaduto? letteratura. Anche se devo dire, all’inizio, fummo Nel 1993. Ho reagito cercando un senso nel dolore. guardati con molta diffi denza.

L’ha trovato? Perché? Non con la ragione. Per me è stato come chiudermi Per il conformismo culturale. Il mondo era diviso tra cer te porte alla spalle. einaudiani, mondadoriani, feltrinelliani. La Rizzoli era considerata troppo «pop» o troppo «cheap» faccia Ha lasciato aperta quella della letteratura. lei. Presi il meglio che il mercato culturale off riva in È vero, anche se non ho mai capito bene che razza quel momento: Piovene, Zampa, Fedele D’Amico, di scrittore io sia. Brandi, Pampaloni, Garboli, Fornari per la psicoa- nalisi e Preti per la fi losofi a. E partimmo. Sulla Fiera Dubbi? fi rmavo i miei articoli con un paio di pseudonimi. Chi non ne avrebbe. Posso sempre scaricare la colpa su Cassola. Fu lui che mi ha spinto a scrivere. Il no- E che ne fu di Cassola. Cosa restò di quella relazione? stro fu un rapporto curioso. Rimase la mia stima letteraria. Degli scrittori del Novecento ho amato Pea, Tozzi, Comisso, Tobino Nel senso? e Cassola. Era fondato su certe affi nità. Ma penso che l’ami- cizia sia un’altra cosa. Si basa sulla diversità dei ca- E Bassani? ratteri. Noi evitammo a lungo i motivi di confl itto. Così così. Mi piacquero le Storie ferraresi. Poi tutto fi nì. Mi scocciai per tutte le volte in cui, citandomi nei suoi articoli, diceva: il mio ex amico. Neppure Calvino le piacque? La sua scrittura precisa, ragionata, millimetrica non Cos’era accaduto? mi appassionava. Era di un fanatismo a tratti persecutorio. Se si mette va in testa che una persona non rientrava nei Ha un debole per l’aria letteraria della Versilia. suoi schemi mentali, diventava un martello. Mi ac- Anche per la pittura e per i luoghi che io trovo, è cadde di dirgli che sarei andato di nuovo a vivere scon tato dirlo, bellissimi. Li ho anche raccontati nei negli Stati Uniti. Mi scrisse una letteraccia piena di miei romanzi. Talvolta indirettamente. Con qual- insulti. Decisi di troncare. Non risposi. Partii. che pudore e un po’ di fantasia.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110101 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Un personaggio della Versilia fu Cesare Garboli. Era una natura chiara ma esposta ad attacchi di Ah Cesare! Non fu un rapporto facile. Nonostante de pressione. fos simo amici c’era qualcosa di irrisolto, di profon- Poteva sparire per mesi. Inghiottito dal male oscu- damente confl ittuale tra noi. ro. Lo vidi in quelle condizioni una volta che andai a trovarlo nella clinica a San Rossore diretta dallo Non è dal confl itto che nasce l’amicizia? psichiatra Cassano. Di solito è così. E lo preferisco alle fi nte armonie. Ma nel nostro caso la rivalità non prese mai la forma di un Che eff etto le fece? chiarimento. Garboli dava l’impressione costante di Sinceramente non me lo ricordo. Aveva la voce una recita. Quasi gli fosse naturale confondersi con la impa stata. Mi colpirono le parole rallentate. Ma teatralità di certi personaggi che amava. Ma secondo ne ho perso il contenuto. La memoria non c’è qua- me era un cattivo attore. C’era come una forzatura in si più. Un tempo mi angosciavo. Oggi non me ne lui. Una sovraesposizione che stonava. frega niente. I miei amici coetanei sono quasi tutti morti. Meno uno: Angelo Ponzia. Anche sul piano della scrittura? No, assolutamente no. Per qualche miracolosa com- Chi è? binazione la scrittura restituiva la parte più bella ed Non è nessuno. Ha 94 anni. A volte capita che mi effi cace del suo modo di stare al mondo. Quando ven ga a trovare. Lo guardo come si guarda un og- andai a tro varlo in una clinica romana, prima che getto che non ti appartiene. È un uomo triste, pessi- morisse, ci siamo come ritrovati. Era un uomo forte, mista. Fu un industriale di successo. Cos’è il succes- ma ormai alla fi ne. Parlò faticosamente. Poi disse: so? Non è nulla il successo. «Manlio, tu sai che a me piace il castagnaccino che è più morbido e sottile del casta gnaccio. Ecco, vorrei Lei ne ha avuto. che le nostre conversazioni fi nissero così. Con un Non mi lamento. Sono stato fortunato. senso di morbido e di sottile». Pensa di essere un’eccezione? In fondo Garboli è stato per la letteratura quello che Per un’età così lunga sono un’eccezione. Mi sentivo Montanelli fu per il giornalismo. un’eccezione anche da adolescente. Sapevo di essere Non ci ho mai pensato. Certo, Montanelli è stato veramente solo. Non avevo confi denze. Né amicizie. un giornalista straordinario. Ma ha sempre avuto il Detestavo i miei genitori. La mia casa. Il mio paese. pianto segreto di non essere uno scrittore vero. Era Oggi so che non avrei potuto fare a meno di quelle un pia cere leggerlo. Ma non gli bastava. cose. Per questo non le rinnego. Anzi. Forse le amo.

«Roma è una città bellissima che odiavo profondamente. Odiavo la squadra di calcio, le facce indolenti dei romani, la storia antica, la retorica della rovine. Odiavo i musei e le gallerie, i caffè e i ristoranti. Parteggiavo per Pirro e Annibale. Sognavo Vercingetorige. Mi auguravo nuove invasioni barbariche.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110202 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Caro Shankly, il tuo calcio mi ha salvato

David Peace scrive al leggendario allenatore del Liverpool che ha ispirato il suo nuovo romanzo

David Peace, la Repubblica, 29 ottobre 2014

Mio caro signor Shankly, poiché mi sono preso l’enor- che non avevo mai incontrato prima, un produtto- me libertà di provare a tracciare un suo ritratto in paro- re cinematografi co, Mike Jeff eries, mi disse: «Mi le, considero più che doveroso da parte mia cercare di è piaciuto tantissimo Il maledetto United. E sono spiegare come e perché ho scelto di immaginarla, sir. anni che voglio fare un fi lm su Bill Shankly. Sareb- Non perché speri di avere la sua benedizione, ma be interessato a scrivere un copione?». E prima che perché spero di avere il suo perdono… Dal 2009 al Mike avesse detto un’altra parola, prima di pensarci 2011, dopo 17 anni all’estero, prima a Istanbul e poi su una seconda volta, dissi: «Sì. Ma io non scrivo a Tokyo, tornai nello Yorkshire, per molte ragioni copioni, io scrivo romanzi. E scriverò un romanzo ma anche perché speravo di riuscire a dare una pro- su Bill Shankly, a cominciare da oggi…». E in quel spettiva diversa alla mia scrittura. momento, in piedi con il telefono in mano, mi girai A quell’epoca stavo cercando di scrivere il mio terzo verso la sedia a dondolo che stava sotto la fi nestra e libro sulla Tokyo del dopoguerra, ma non procedevo le giuro, signor Shankly, glielo giuro sulla mia vita, molto bene. Per suonare drammatico, mi sembrava di che l’ho vista lì, su quella sedia, che mi guardava, che essere rimasto immerso nell’oscurità troppo a lungo. mi sorrideva. E quel giorno di aprile del 2011 smisi Ma quando tornai nello Yorkshire mi resi conto che di cercare di scrivere il terzo libro su Tokyo e co- fi nora avevo proposto solo critiche, mai nessuna so- minciai a cercare di scrivere un libro su di lei, signor luzione. Nessuna alternativa, nessun antidoto. Solo Shankly… Alla fi ne, appena in tempo… diagnosi, mai cure… Ma poi lei è venuto a me, si- Ma come al solito, come sempre, sono partito con gnor Shankly… l’approccio sbagliato. Per abitudine, presumo, sono In verità è sempre stato qui, se solo avessi avuto gli stato attirato dal mistero, il mistero del perché aveva occhi per vederla, le orecchie per sentirla. Ma alla rassegnato le dimissioni, perché si era dimesso nel fi ne, nel 2011, proprio mentre mi apprestavo a la- luglio del 1974. Era ancora relativamente giovane, sciare di nuovo lo Yorkshire, l’ho vista, l’ho senti- aveva sessant’anni, e aveva appena creato il secondo ta… Appena in tempo. Ma continuo a non capire, grande Liverpool, la squadra che aveva fatto a pez- e me ne vergogno, perché mi ci sia voluto così tanto zi il Newcastle United nella fi nale di coppa e che tempo per vederla, per sentirla. Lei è stato (per poco, avrebbe vinto tantissimo, non solo in Inghilterra, troppo poco) l’allenatore dell’Huddersfi eld Town, la ma anche in Europa. E allora perché se ne andò così squadra di cui era tifoso mio nonno, la squadra di all’improvviso, signor Shankly? E dopo, che cosa ne cui è tifoso mio padre e di conseguenza la squadra è stato di lei? di cui sono tifoso io. È eff ettivamente un mistero, secondo me. E sono Nell’aprile del 2011, mentre stavo facendo i bagagli anche convinto nel profondo che qualsiasi libro, per tornare a Tokyo, squillò il telefono. E un uomo qualsiasi storia, abbia bisogno di un mistero. Ma

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110303 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 quando ho cominciato a cercare di risolvere questo e sforzo, sacrifi cio, lotta. Sacrifi cio collettivo e lotta mistero, ho cominciato anche a rendermi conto che collettiva, giorno dopo giorno, partita dopo partita, il mistero era solo metà della storia, tutt’al più… stagione dopo stagione. Come ha detto lei stesso: Perché ho cominciato a leggere i libri che sono stati «Ami il calcio, ma è un lavoro duro e incessante, che scritti su di lei e sul Liverpool e naturalmente il libro scorre costantemente, come un fi ume. Non c’è mai che ha scritto lei stesso, e quando ho cominciato a tempo per fermarsi e riposare…». parlare con persone che l’avevano conosciuta e ave- Ed era questo che io volevo catturare, nello stile e vano lavorato con lei, mi sono reso conto – appena nelle parole del ritratto che stavo cercando di di- pingere di lei, signor Shankly. Di questo fi ume, con È una narrazione collettiva, scritta tutti i suoi ritmi, con tutte le sue routine, che scorre collettivamente attraverso il sacrifi cio collettivo, e scorre, giorno dopo giorno, stagione dopo stagio- la fatica collettiva; questa incredibile, inedita ne. I sacrifi ci che questo fi ume pretendeva, la lotta comunione tra lei, i dipendenti, i giocatori, a cui questo fi ume costringeva, in tutte le sue tante il club. E i tifosi, i ragazzi della Kop, come li ripetizioni… Questo è stato il lavoro, questa è sta- chiamava lei. ta la sua vita… Questo è stato lei, signor Shankly. E così, mentre leggevo tutti i libri, tutti i giornali, tutti i resoconti di ogni partita in cui lei ha guida- in tempo – che non serve a niente provare a cono- to il Liverpool Football Club, e mentre ascoltavo e scere e scrivere delle dimissioni e del pensionamento riascoltavo la sua voce, ho capito che doveva essere di un uomo se non si conosce e non si scrive del questa la Prima Metà del libro… Il suo lavoro, la lavoro di un uomo: e che lavoro è stato il suo, signor sua vita, sir… Shankly! Sì, sapevo – o pensavo di sapere – quello Perché la gente di questi tempi dimentica, e non ha che aveva fatto per il Liverpool Football Club: i ti- nessuna idea e quindi nessuna ispirazione di quello toli, le coppe e così via. Ma sbagliavo… che bisogna fare e di «quello che si può fare». E que- Non sapevo nulla dello stato in cui si trovava il club sta è stata la mia ambizione, la mia speranza per que- quando ne diventò l’allenatore, nel 1959. Sì, sapevo sto libro, per questo suo ritratto, signor Shankly… qualcosina del grande percorso che avevate intrapre- E se non mi sbaglio, signor Shankly, il suo libro pre- so insieme, ma questa storia, la sua storia, la storia ferito era una biografi a di Robert Burns. Non vede- di questo club, non è solo la classica storia calcistica va Burns come un dongiovanni romantico, ma come dell’ascesa dalla povertà alla ricchezza, dalla nullità un socialista rivoluzionario. E ha usato questo libro al trionfo. Perché se questa storia la conoscevo, non come ispirazione per il suo lavoro e la sua vita… conoscevo come l’aveva scritta lei. E non solo lei, E dunque la mia ambizione, la mia speranza rimane signor Shankly. Perché per lei quello che contava che qualcuno, da qualche parte, possa leggere Red or non era l’individuo, vero signor Shankly? Dead e ricavare dal suo lavoro e dalla sua vita un’i- Quello che contava era la gente: questa unione del spirazione simile a quella che lei ricavò dalla vita di club, e tutti quelli che lavoravano per il club, con i Burns, e che poi ha trasmesso a me. Come l’antite- tifosi, la gente che veniva a vedere il Liverpool. È una si stessa di questi tempi, come un antidoto a que- narrazione collettiva, scritta collettivamente attraver- sti tempi in cui viviamo. Questo è quanto, signor so il sacrifi cio collettivo, la fatica collettiva; questa Shankly. E perciò, dopo così tante parole, voglio incredibile, inedita comunione tra lei, i dipendenti, i dirle soltanto, devo dirle soltanto che spero mi per- giocatori, il club. E i tifosi, i ragazzi della Kop, come donerà per la grande libertà che mi sono preso, sir. li chiamava lei. Ma non c’erano scorciatoie, non c’era E ancora, più di questo, più di qualsiasi cosa, voglio niente di facile o immediato nel successo, in questa dire, devo dire: grazie signor Shankly, grazie. storia: c’è voluto tempo, c’è voluta fatica; e impegno, Sinceramente suo, David Peace.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110404 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 Leopardi, Levi e la Ferrante. Così negli Usa si legge l’Italia

Intervista ad Ann Goldstein, da vent’anni la più importante traduttrice americana dei nostri scrittori: «È un momento felice per il vostro paese»

Simonetta Fiori, la Repubblica, 30 ottobre 2014

«Prima il successo di Elena Ferrante, ora la tradu- Nella sua prima apparizione, Se questo è un uomo fu zione integrale di Primo Levi. È decisamente un presentato al pubblico americano con il titolo di Survival momento felice per la cultura italiana a New York». in Auschwitz e La tregua con Reawakening, il risve- Per tirarsi un po’ su bisogna fare una telefonata al glio. Titoli molto rassicuranti. New Yorker, sofi sticata icona della Manhattan in- Titoli orribili, scelti dalle case editrici per vendere tellettuale. All’altro capo del fi lo è Ann Goldstein, copie. responsabile del Copy Department e voce america- na di molti scrittori italiani. La settimana scorsa ha A Primo Levi non piacevano perché gli sembrava che festeggiato i quarant’anni di lavoro dentro la rivi- annacquassero la tragedia nel lieto fi ne. sta. La sua avventura tricolore cominciò nel 1992, Noi siamo stati fedeli all’originale: If this Is a Man quando Saul Steinberg portò in redazione il mano- e Th e Truce. Per noi il criterio fondamentale è stato scritto di un suo amico e Ann era l’unica capace di quello di seguire le indicazioni di Levi, anche nel tradurlo. tentativo di restituirne tutta la poliedricità. Vor- Si trattava di Cecov a Sondrio di Aldo Buzzi. Da remmo darne un’immagine più completa, non più allora sono passati due decenni e migliaia di pagine schiacciata sul testimone dell’Olocausto. tra lo Zibaldone e il Petrolio postumo, i romanzi di Baricco e Piperno, la fortunata polifonia della Ad aprirgli il successo negli Stati Uniti, alla metà degli Ferrante. E ora l’opera multiforme dello scritto- anni Ottanta, fu un’opera non solo testimoniale come Il re chimico, a cui Norton dedica in primavera un’e- sistema periodico. dizione in tre volumi, Complete Works, a cura della Sì, probabilmente infl uì anche il giudizio di Saul Goldstein. Bellow che presentò quei racconti come un capo- lavoro. «Non c’è niente di superfl uo», scrisse, «ogni Perché Levi? Cosa piace al pubblico americano? cosa è essenziale». Di questo parla lungamente Weil L’idea è stata di un editor di Norton-Liveright, Ro- nel suo saggio sulla fortuna di Levi in America. bert Weil, assai appassionato di Levi. Ci ha messo più di cinque anni per acquisire tutti i suoi diritti, e Racconta anche dell’amicizia con Philip Roth. Lo scrit- poi sono entrata io nel progetto. Quando abbiamo tore americano andò a trovare Levi a Torino nel 1986, cominciato a leggerne le traduzioni inglesi, ci siamo poco prima della scomparsa. accorti che non era stato rispettato l’assetto voluto Sì, era stato incaricato dalla New York Times Book dallo scrittore. Abbiamo deciso di risistemare i libri Review di farne un ritratto sullo sfondo della sua nella forma originale, rimettendo mano anche alle vecchia fabbrica. Roth rimase molto colpito dalla sua traduzioni. capacità di ascolto, dall’intensità dell’attenzione. E

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110505 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 tra tutti gli artisti del Novecento, tra quelli intellet- Con chi si è divertita di più? tualmente attrezzati, gli appariva come il più adatto a Con Elena Ferrante, specie in questo suo ultimo ci- cogliere la totalità della vita intorno a sé. Il suo saggio clo napoletano. Sono rimasta catturata dall’amicizia sarebbe uscito un mese prima della morte di Levi. tra Elena e Lila narrata nella tetralogia – il terzo vo- lume, Storia di chi fugge e di chi resta, è appena uscito Domenico Scarpa, che l’ha studiato a lungo, fa nota- a New York. Sul tema del sodalizio femminile non è re un’eccezionalità: di solito, nel passaggio dall’italiano stato scritto granché. E la Ferrante ha la capacità di all’inglese, i testi si restringono. Nel caso di Levi succede il analizzarlo con un’intensità incredibile, direi quasi contrario. Il suo italiano risulta più sintetico dell’inglese. con brutalità. In un’intervista a Vogue ha dichiara- to che nella fi nzione è possibile spazzare via tutti i veli dell’ipocrisia. Scrivere è un modo per evitare di «Per noi il criterio fondamentale è stato quello mentire. di seguire le indicazioni di Levi, anche nel tentativo di restituirne tutta la poliedricità. Ma è per questo che piace così tanto ai lettori americani? Vorremmo darne un’immagine più completa, non Chissà, per me è un mistero. Certo conta la sua più schiacciata sul testimone dell’Olocausto.» capacità di creare un mondo che tiene prigioniero il lettore. Una volta entrati, è diffi cile scappare. Le confesso una cosa: quando fi nisco di tradurre un Sì, Mimmo dice questo, e forse ha ragione. Ma io suo libro, mi sento svuotata. Dov’è fi nita tutta quel- non ho contato le parole! la gente? Mi manca l’amicizia tra Elena e Lila, in fondo sono diventata intima anche io. E con l’yiddish di una banda partigiana? È vero che l’yiddish usato da Levi è apparso agli americani poco Elena Ferrante potrebbe essere un uomo? convincente? No, impossibile. Escludo che un uomo possa capi- Sì, sapevo anche io di queste perplessità. Forse per- re con quella profondità i rapporti tra le donne, le ché abbiamo una memoria culturale più ricca, e mol- loro emozioni. Uno scrittore che lavora al New Yor- ti termini yiddish fanno parte della nostra lingua. ker, D.T. Max, ha detto che, se prima poteva anche pensare che si trattasse di un talento maschile, dopo La sua radice ebrea ha inciso nella traduzione di Levi? aver letto la tetralogia napoletana non ha dubbi. È Non credo. In realtà sono un’ebrea cresciuta senza una donna. alcuna educazione religiosa. La mia è una delle tan- te famiglie che si è voluta assimilare a tutti i costi. Il suo stile è un po’ cambiato. Sì, ma non credo in un passaggio di mano: ritorna Ma dar voce al dolore di Se questo è un uomo non l’ha sempre il vissuto dell’autrice, soprattutto la sua ve- toccata nel profondo? rità emotiva. Forse sì, ma in modo del tutto inconsapevole. Il successo della Ferrante e ora la traduzione di Pri- Provare empatia per un autore facilita la traduzione? mo Levi. È un buon momento per la cultura italiana Per un verso sì. Se ami uno scrittore le cose van- a New York? no più speditamente… fi nché non ci si stufa. Ma Sì, mi sembra una stagione felice. È stata importante anche nei testi più insidiosi c’è sempre qualcosa da l’opera svolta da Europa Editions, la casa americana di imparare. Mi è capitato con Petrolio, che è stato il Sandro e Sandra Ferri, che sono gli editori di e/o: oltre mio secondo lavoro di traduzione. E più tardi con a Ferrante, hanno messo in circolo molti autori italia- Leopardi. Tradurre signifi ca anche scoprire. ni. Così come si dà molto da fare l’Italian Academy

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110606 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

dentro la Columbia University. E uno straordinario la- Ha presente il quesito sull’uovo e la gallina? I let- voro è stato fatto da Renata Sperandio, che dirigeva tori sono sospettosi verso le traduzioni. Così le l’Istituto Italiano a New York. case editrici – soprattutto i grandi gruppi – evi- tano di farle perché temono di non vendere. Ma A leggere il New Yorker si ha l’impressione che la cultura fi nché non le proponi al pubblico, è impossibi- italiana sia ancora il Rinascimento, i grandi classici e l’al- le creare la domanda. Per fortuna ci sono i pic- ta moda. Con poche eccezioni tra gli autori contemporanei. coli marchi come Europa Editions, Archipelago, Mettiamola così: per il grande pubblico l’Italia è New York Review Books. Da giudice del premio cucina e turismo. Però per una ristretta cerchia di Pen sono rimasta sorpresa dalla quantità delle loro lettori sono importanti anche Italo Calvino e Um- traduzioni. berto Eco. E più recentemente : oltre alla trama poliziesca, non escludo che il pub- Da quale parte del mondo arrivano oggi le idee più blico apprezzi anche gli arancini di Montalbano. interessanti? Da internet. Sembra che ormai tutto succeda lì. An- Da voi c’è anche un problema di traduzione: gli editori che il New Yorker ha abbracciato questa fi losofi a. E sono abbastanza diffi denti verso la letteratura non in sul nostro sito c’è sempre qualcosa di nuovo, di cui lingua inglese. io non so niente.

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110707 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 La nuova alleanza tra graphic novel e fumetto pop

Le nozze tra le due anime del settore celebrate a Lucca Comics&Games. E rivela: «Così reinventerei Dylan Dog»

Luca Valtorta, la Repubblica, 31 ottobre 2014

Severus Piton cammina tranquillo tra i bastioni me- Ze rocalcare che arriva al quarto posto della classifi - dievali men tre improvvisamente dalla folla si alza un ca generale dei libri più venduti, con la rivo luzione grido: «Expelliarmus». L’attacco magico arriva da dello storico editore Bo nelli che oltre a rinnovare Harry Potter. Di fi anco a lui due steampunk prove- completamente Dylan Dog lancia la nuova serie del nienti da La macchina della realtà di William Gibson suo ambizioso progetto, Orfani (il più costoso nella e, dietro, la strana coppia formata da Er Monnezza storia di produzione di comics in Italia, di cui a Luc- e uno zombie. Più distante un altro mago, Gandalf, ca viene presentata una serie tv che sarà in onda su da Il Signore degli Anelli di Tolkien versione Peter Rai 4 da dicem bre), mentre, infi ne, nel mondo più Jackson, armato di un lungo bastone bianco osser va «alto» del graphic novel Igort presenta una nuova attento la scena. versione aggiornata all’attualità dei suoi Quaderni Da questo piccolo ma signifi cativo riquadro una cosa ucraini (già vincitori del prestigioso premio del Co- risulta ormai evidente: anche in Italia la cultura geek micon di Napoli). dei maniaci della tecnologie sta vincendo la sua batta- Questo è l’anno in cui viene anche (fi nalmente) san- glia fatta di commistioni tra letteratura di genere, dal- cita la sacra alleanza tra il mondo del graphic novel la fantascienza di William Gibson e Bruce Sterling, e quello del fumetto popolare. Una storica diatriba profeti della cultura cyberpunk, fi no al padre nobile risolta da Gipi, l’esponen te più stimato del fumetto del fantasy J.R.R. Tolkien. A Lucca Comics&Games autoriale che fi rma una stupenda co pertina variant questo è molto altro e possibile. Le decine di migliaia in vendita solo a Lucca del nuovo Dylan Dog: per di cosplayers che ogni anno la invadono ne sono so- procurarsela centinaia di persone sono in coda dalla lamente l’apparenza più evidente. Ma per capire qual prima mattina. «In questo momento mi appassiona è l’immaginario giovanile (e non solo ormai) con- l’idea di provare cose distan ti dalle mie solite» rac- temporaneo, è qui che bisogna venire: oltre 300mila conta Gipi «e poi è un periodo che sento in maniera visitatori lo scorso anno che quest’anno – la giorna- forte il richiamo del fantastico, così quando Roberto ta di chiusura è domenica 2 novembre – potrebbero Recchioni, il nuovo curatore di Dylan Dog, mi ha arrivare a 400mila, prima manifestazione in Europa chiesto di fare una copertina ho provato a fare una insieme a Angouleme in Francia e seconda al mondo cosa un po’ “tarkovskiana” molto in stile Solaris». dopo il Comiket di Tokyo, più del Comic-Con di All’ inizio il mostro che appare nel lago non c’era… San Diego, diventato ormai l’evento di punta per il «Sì, poi Roberto mol to timidamente mi ha detto cinema di genere e le serie tv. che forse un mostro ci voleva: allora ne ho messi Ma Lucca, per fortuna, non di mentica la sua voca- quattro e poi alla fi ne ne ho lasciato uno, e così fun- zione stori ca, ovvero quella del fumetto, anche per- ziona». Questo in qualche modo mette fi ne alla dia- ché non è mai stato così in salute con il fenomeno triba fumetto

rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110808 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2014

popolare vs graphic novel? «Non è mai esistita: con- Bonelli, esistono le librerie di varia e lì c’è l’edi- ta la qua lità. Non ho neanche mai capito quando è zione cartonata, tipica del graphic novel, curate da nata e perché. Da entrambi i lati c’erano degli atteg- Bao». giamenti un po’ strani. Dal mon do del fumetto po- Non solo, diventa anche un cartone animato… «Un polare uno snobismo al contrario che additava come “motion comic” per la precisione, ovvero una ver- “intellettualoidi” quelli che facevano graphic no vel e sione evoluta di quelli che erano i famosi “fumetti viceversa. Queste distin zioni in realtà la gente non in tv” di Supergulp, quindi un fu metto ma animato le fa». con le nuove tecnologie, sulla scia del succes so di Gipi non aveva mai letto pri ma Dylan Dog ma que- Dc Comics che lo ha fatto proprio con un capola- sta è stata l’occasione per farlo: «Mi hanno manda- voro del graphic novel come Watchmen e da Marvel to uno scatolone con le storie più belle ed è molto che ha realizzato un motion comic sugli X-Men con in teressante anche se per me è strano quel modulo. notevole successo. La prima puntata di Orfani andrà A me piacerebbe lavorarci ma con la mia forma in onda il 6 dicembre su Rai 4, a Lucca presentiamo narrativa». Quindi c’è davvero la possibilità di ve- la puntata pilota». Questa cosa segna, l’inizio di una dere una storia di Dylan Dog realizzata da Gipi? «È collaborazione tra Rai e Bonelli? «È un primo passo un po’ che ho questo pensiero ma non so se riuscirò cauto ma im portante: sappiamo che c’è molta voglia a farla. Ho un profondo rispetto per il personag- di vedere i personaggi della Bonelli su altri media gio per cui non voglio fare l’artistoide che prende e pro prio per questo stiamo incominciando a lavo- e trasfi gura tutto, non mi va. Se lo farò però deve rare su questi terreni». E che nei prestigiosi pre mi avere il tipo di ritmo che piace a me, ci sto pensan- Gran Guinigi che ogni anno Lucca Comics assegna do». Intanto lo stesso Roberto Recchioni presenta ai miglio ri autori possa esserci, come si vocifera, un a Lucca, oltre al nuovo corso da lui impresso a Dy- premio a Tuono Pet tinato, è un segno importante. lan Dog, anche la seconda parte di Orfa ni, una serie Tuono infatti è un autore per fettamente a cavallo davvero innovativa che si pone proprio a metà tra tra questi mondi: viene dall’underground e continua fu metto popolare (è marcata Bonelli) e graphic no- a pubblicare per la coraggiosa GRRRzetic, casa edi- vel (è molto «cinematica», dura, crudele, più vicina trice dei migliori talenti della scena, da Ratigher a al mondo delle serie tv che al tranquillizzante Tex): Dr Pira fi no a Maicol e Mirco e Lrnz, ma al tempo «Io non faccio mai questa distinzione perché nel stesso lavora per un colosso come Rizzoli/Lizard. Se mio retaggio non c’è distinzione tra cultura cosid- vincesse lui sarebbe un segno inequivocabile: una ri- detta alta e quella bassa. Orfani è un’opera pensata voluzione è iniziata anche in Italia e fi nalmente una per essere presente su mercati diversi: esiste il mer- nuova generazione di autori si sta prendendo le spa- cato delle edicole e quindi c’è la classica edizione zio che merita.

«[…] quando Roberto Recchioni, il nuovo curatore di Dylan Dog, mi ha chiesto di fare una copertina ho provato a fare una cosa un po’ “tarkovskiana” molto in stile Solaris.»

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rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 110909 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36 rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 111010 007/11/20147/11/2014 114:32:364:32:36