La rassegna stampa diOblique ottobre 2014 Il racconto di ottobre è Il ritorno a casa di Monica Pezzella. Tre giorni prima aveva letto un racconto di Inge- detto di essere molto stanca» cominciò Damienne. borg Bachman: al termine di un ricevimento, la Simone non la guardava. padrona di casa si ritrova con l’ultima ospite, una «Ma vuole restare sveglia. E non vuole dirmi come ragazza sconosciuta, che non accenna ad andarsene, mai». e fi niscono col trascorrere la notte insieme. «È vero» ammise Simone. Lo disse come se fosse Era strano che la stessa cosa fosse capitata anche a lei. stata scoperta. Poi, torturandosi il dorso delle mani Quando le persone se n’erano andate, la ragazza era ri- con le unghie, sussurrò a voce bassissima: «Mio pa- masta ferma sulla porta della cucina. Stropicciandosi la dre è morto». gonna di camoscio con le dita appuntite, le aveva detto «Mi dispiace» Damienne si costrinse a dire. che non se la sentiva di andarsene da sola. Era molto «È successo questo pomeriggio. Anzi no, subito stanca, e sapeva che se fosse tornata subito a casa non dopo pranzo.» sarebbe riuscita a dormire. Attraverso le tende, le strade D’istinto Damienne si appoggiò allo schienale della e la ferrovia somigliavano a una matassa di fi l di ferro. sedia per mettere quanta più distanza possibile tra sé È ubriaca, pensò Damienne. La ragazza si chiamava e il tavolo. «E lei è qui anziché stare a casa?» Simone, l’aveva incontrata una volta a un’asta di perife- «Sì.» ria. Quando Simone le chiese di accompagnarla a casa «Ed è venuta al mio ricevimento?» aveva il viso esangue e inespressivo. «…» Il cielo era privo di stelle, e al buio i cerchi grigio-blu A vegliare il morto ci saranno la madre e i fratelli, incisi sulla facciata del monastero dei francescani sem- pensò Damienne. È molto giovane. bravano ancora più profondi. La ragazza alzò gli occhi Come se le avesse letto nel pensiero, Simone disse: alla croce della chiesa e si segnò con la mano nascosta «A casa ero sola. Mi sono trovata qui e adesso non sotto la manica del maglione. Corse via a rapidi passi c’è che lei a cui posso chiedere di farmi compagnia. tirandosi dietro Damienne come se il monastero do- Gli altri ospiti mi avrebbero preso per pazza». vesse crollare da un momento all’altro. Entrarono in «Sola?» un locale in cui Damienne non era mai stata. Sedettero Notando l’espressione risentita di Damienne, Simo- in fondo alla sala oblunga, un odore di caff è bruciato si ne aggiunse: «Intendevo stanotte». mescolava al fumo delle candele sul bancone. Sul loro «Avevo capito» disse Damienne. «Domattina devo tavolo c’erano un vaso di vetro con un’orchidea fi nta, svegliarmi presto.» due tovaglioli di carta ripiegati a triangolo e, al centro, Ora fi nalmente capirà che non può trattenersi oltre. una zuccheriera di alluminio con un cucchiaino lungo. Le chiamerò un taxi. Sì, è ubriaca. Non sa cos’altro Damienne ordinò, come la ragazza, un caff è amaro, dirmi, potrebbe tenermi qui tutta la notte. Gli occhi perché non c’era niente che le andasse veramente di di Simone erano smarriti nell’angoscia. Non sembra- bere. Guardò l’orologio senza farsi accorgere. «Ha va ubriaca. rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 1 007/11/20147/11/2014 114:32:274:32:27 «Mi accompagni a casa, la prego» disse Simone. non si capacitava di essersi lasciata trascinare in una «Resti con me fi nché non fa giorno.» simile situazione. Simone nel frattempo aveva co- «…» minciato a pregare. Dalla mano poggiata in grembo, «Non è lontano da qui.» il rosario le ricadeva tra le pieghe della gonna. «…» A metà rosario, disse: «Fino a quando non fa giorno». «La prego.» Simone riprese a pregare a fi or di labbra e Damienne «Va bene.» pensò: Com’è strana. Non dirò niente a nessuno, non La ragazza sorrise debolmente e allungò le braccia racconterò niente. L’indomani sarebbe tornata a casa sul tavolo a stringere la mano di Damienne. Cercò i e avrebbe continuato come se niente fosse. Quelle suoi occhi, ma Damienne chinò la testa, appallottolò poche ore di buio che restavano sarebbero passate in il tovagliolo con la mano sinistra, se lo mise in tasca fretta e, in fondo, lei non aveva avuto scelta. e si alzò. Quando le prime luci dell’alba fi ltrarono dalle persia- Il taxi ci mise dieci minuti. Si fermarono sotto un pa- ne, Damienne chiese: «Quando si terrà il funerale?». lazzo senza balconi, di un giallo brillante che risalta- Non ci sarà nessun funerale» disse Simone, posando va nella luce dei lampioni. Mentre saliva le scale, una il rosario ai piedi della candela. chiocciola di gradini piccoli e molto alti, Damienne «…» rifl etté sul fatto che la ragazza non era vestita a lut- «Mio padre non era cristiano, ha chiesto la disper- to e si ricordò di quando morì suo nonno, giorni e sione delle ceneri.» giorni di gonne nere e calze nere, lei e la madre. Fin «…» da subito però il camoscio della gonna di Simone le «E poi nessuno sarebbe venuto. Mio padre era una aveva suscitato pensieri di morte. Al di là della porta persona solitaria, era malato da molto e non abbia- stretta e liscia non proveniva alcun suono. Entrarono. mo altri parenti in Austria. Credevo che sarei riu- L’odore delle candele impregnava l’aria. Le luci era- scita ad aff rontare la veglia da sola ma poi ho avuto no spente. Simone accese un minuscolo lume su una paura.» mensola nell’ingresso, poi precedette Damienne lun- «Lei è cristiana?» go un corridoio che conduceva alla camera da letto. «No. Mia madre lo era.» Quando aprì la porta socchiusa una luce bianca si Damienne non voleva proseguire quella conversa- diff use nella stanza. La pelle dell’uomo era lucida zione dolorosa. Non avrebbe detto più niente, avreb- come una maschera, il collo smagrito, i lunghi baffi bero pregato un altro po’, in silenzio, e poi sarebbe a incorniciargli la bocca dischiusa. L’occhio destro era andata via, sarebbe tornata a casa e avrebbe conti- sovrastato da un enorme neo. Damienne distolse lo nuato come se niente fosse. A un certo punto, Simo- sguardo: quel neo doveva averlo fatto penare tutta la ne disse: «Non lo so se sono cristiana.» vita e ora quasi stonava con la morte. Sembrava che «Capisco» rispose Damienne con un fi lo di voce. E sotto le lenzuola non ci fosse niente. Simone raccolse pensò: È così giovane, cosa ne sa? L’agitazione del un rosario posato vicino a una candela sul davanzale e, suo sguardo era insopportabile. Damienne fu sopraf- con gli occhi rivolti verso il pavimento, andò a sedersi fatta da quel vuoto angosciante. Si disse che sarebbe su una sedia a lato del letto e fece cenno a Damienne rimasta ancora qualche ora, che con la luce e i rumo- di sedersi nell’unica altra sedia della stanza. ri della vita sarebbe stato più facile farle compagnia. Non devo guardarlo troppo, altrimenti non me lo to- Giunse le mani e cominciò a pregare a voce un po’ glierò più dalla testa. Damienne era ancora arrabbiata, più alta perché anche la ragazza potesse udirla. Monica Pezzella ha trentun anni, è laureata in Archeologia e da tre anni vive a Roma per approfondire la sua passione: l’editoria e tutto ciò che ha a che fare con i libri. II rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 2 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 «Mi sento in colpa ma il dolore mi fa schifo, mi ripugna, mi repelle.» | Zerocalcare – Ben Old, «Amazon bannato da mille scrittori» il manifesto, primo ottobre 2014 5 – Gian Paolo Serino, «Pynchon, il predicatore che a volte annoia» il Giornale, primo ottobre 2014 6 – Mattia Ferraresi, «I fasti della rivoluzione culturale di Amazon al Washington Post» Il Foglio, 2 ottobre 2014 7 – Redazionale, «Voland, la crisi e i collaboratori mai pagati. Di Sora: “La mia è una lotta per non chiudere”» bibliocartina.it, 3 ottobre 2014 10 – Stefania Vitulli, «Donna Tartt: “Scrivo poco, a penna e sempre. Per capire le mie ossessioni”» il Giornale, 3 ottobre 2014 14 – Elisabetta Ambrosi, «“Amore” ti prego, fammi vendere» il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2014 16 – Guido Vitiello, «Porno shoah» Il Foglio, 4 ottobre 2014 18 – Francesca Lazzarato, «Arlt, il gergo del furore» Alias del manifesto, 5 ottobre 2014 19 – Raff aele Manica, «Collane: frugare nei cataloghi alla ricerca della propria identità» Alias del manifesto, 5 ottobre 2014 22 – Cristiano de Majo, «Addio anni Novanta» rivistastudio.com, 8 ottobre 2014 24 – Leonetta Bentivoglio, «L’America non si giudica da un Nobel» la Repubblica, 8 ottobre 2014 27 – Gian Paolo Serino, «Lo scrittore di insuccesso che ha creato True Detective» il Giornale, 8 ottobre 2014 29 – Giovanni De Feo, «Young Adult o la nostalgia della semplificazione» nazioneindiana.com, 8 ottobre 2014 31 – Redazionale, «L’Italia del libro: ecco tutti gli ultimi dati (domina il segno meno…)» cadoinpiedi.it, 9 ottobre 2014 33 – Federico Rampini, «Wylie: “Amazon, alla fi ne ti fermeremo”» la Repubblica, 9 ottobre 2014 36 – Marco Cubeddu, «Così Erofeev si è bevuto i soviet nel libro vietato per immoralità» il Giornale, 9 ottobre 2014 39 – Carlo Mazza Galanti, «Nobel a Patrick Modiano, il romanziere schivo» pagina99, 9 ottobre 2014 41 – Tim Small, «Due parole con Martina Testa» rivistastudio.com, 10 ottobre 2014 43 – Antonio Monda, «La difesa di Ben Lerner: “Crollate le ideologie le storie siamo solo noi”» la Repubblica, 12 ottobre 2014 48 – Mauro Covacich, «Pynchon invecchia e esagera. Handke in pace senza ansie» La Lettura del Corriere della Sera, 12 ottobre 2014 50 rrs_ottobre14.indds_ottobre14.indd 3 007/11/20147/11/2014 114:32:314:32:31 – Antonello Guerrera, «Imparare al tempo dl web» la Repubblica, 13 ottobre 2014 52 – Federica Arnoldi, «Norman Gobetti: i traduttori sono ladri innamorati»
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