La Ceramografia Etrusca Fra Età Tardo-Classica Ed Ellenismo

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La Ceramografia Etrusca Fra Età Tardo-Classica Ed Ellenismo LA CERAMOGRAFIA ETRUSCA FRA ETÀ TARDO-CLASSICA ED ELLENISMO (Con le tavv. XXIII-XLIV) 1. Quando, cinque anni or sono, mi fu proposto di scrivere un saggio di carattere generale sulla ceramografia etrusca a figure rosse, destinato a un’opera collettanea, non poco fu il disagio che provai di fronte a una lettera- tura disomogenea. L’opera di Beazley (non certo la migliore dello studioso inglese), pur con il suo consapevole carattere pionieristico («The treatment may appear somewhat scrappy in places: the groups small, many isolate piece, the relation of one group to another vague, the location of the fabrics uncer- tain, the dates not precisely determined», egli scrive nella Prefazione), ha costituito una gabbia obbligata, per l’autorevolezza di chi l’aveva costruita. Ne sono così derivate revisioni prive di un adeguato riferimento a più ampie prospettive storico-artistiche, aggiunte timorose, pochi e recenti tentativi di interpretazione delle rappresentazioni, spesso fin troppo arditi, o, al massimo, proiezioni dei rinvenimenti su carte di distribuzione, utili per profili di storia economica. La mia revisione, supportata anche dagli studi di Benedetta Adembri e Fer- nando Gilotta (che hanno avuto il merito di (ri)esaminare il terreno più difficile delle prime produzioni di Falerii, dell’area tiberina e di Vulci, e non quello delle ovvie serie meccaniche di produzione falisco-ceretana), mi convinse a esporre i risultati cui ero pervenuto in forma sintetica, quale mi permetteva la sede in cui appariva il saggio, fornendo soprattutto orientamenti e spunti per una ricerca fu- tura. Avrei certo potuto diluire gli esiti di quelle esplorazioni in monografie o in contributi di natura erudita o bellettristica (che non mancano nella bibliografia più recente), ma avrei certamente forzato la mia formazione e la mia natura, alie- ne da simili operazioni. Dietro quel breve scritto si poteva comunque intravvedere un disegno unita- rio, teso a cogliere, all’interno di botteghe anche lontane e operanti per clientele diverse, comuni mutamenti di stile assegnabili a modelli omogenei. Il che permet- teva di individuare una fase «atticizzante» della prima produzione, collocabile nel secondo venticinquennio del IV secolo a.C., alla quale potevano essere ricondotte 90 Μ. Cristofani la prima generazione di pittori falisci \ la contigua attività del Pittore di Peru- gia e del Pittore di Sommavilla 2 e la meno compatta serie di ceramografi vul- centi3, che cercavo di inserire in una seriazione (Pittore della Biga Vaticana, Pit- tore di Londra F 484, Pittore di Populonia). Riscontri in questo senso non man- cavano anche nell’Etruria centro-settentrionale, dove alcuni «capolavori» isolati, in particolare le opere del Pittore di Perugia e del Pittore degli Argonauti, riusci- Sono state usate le seguenti abbreviazioni Arezzo 1987 = Aa .Vv ., Il Museo Archeologico Nazionale G.C. Me- cenate in Arezzo, Firenze 1987. Berlin 1988 = Die Welt der Etrusker, Ausstellungskatalog, Berlin 1988. Cavagnaro Vanoni-Ser r a Rid g w a y = L. Cavagnaro Vanoni, F.R. Ser r a Rid g w a y , Vasi etruschi a figure rosse dagli scavi della Fondazione Lerici nella necropoli dei Monterozzi a Tarquinia, Roma 1989. Cristofani = Μ. Cristofani, La ceramica etrusca a figure rosse, in Μ. Martelli (ed.), La ceramica degli Etruschi. La pittura vascolare, Novara 1987, pp. 43-53, 313-331. Del Chiaro = Μ.A. Del Chiaro, The Etruscan Funnel Group, Firen- ze 1974. Greifenhagen = A. Greifenhagen, Zeichnungen nach etruskischen Va- sen im Deutschen Archäologischen Institut, Rom, in RM 85, 1978, p. 59 sgg. Harari = Μ. Harari, Il «gruppo Clusium» nella ceramografia etru- sca, Roma 1980. Jehasse = L. & J. Jehasse, La nécropole préromaine d'Aléria, Pa- ris 1973. Martelli = Μ. Cristofani Martelli, Note di ceramica volterrana, in L’Italie préromaine et la Roma républicaine, Mélan- ges Heurgon, Rome 1976, p. 215 sgg. Pasquinucci 1968 = Μ. Montagna Pasquinucci, Le kelebai volterrane, Fi- renze 1968. Pasquinucci 1978 = Μ. Pasquinucci, Contributo allo studio delle kelebai volterrane, in RSL 44, 1978, p. 161 sgg. Per l’invio del materiale fotografico sono grato alle direzioni dei musei di Berlino, Antikenabtei- lung, Charlottenburg; Londra, British Museum; Mainz, Römisch- Germanisches Zentralmuseum; Pa- rigi, Bibliothèque Nationale; Orvieto, Museo Faina; Trieste, Musei Civici; Volterra, Museo Guarnacci. Devo alla cortesia del dott. Gabriele Cateni le prime fotografie del cratere di Montebradoni eseguite dopo il restauro (Foto Fiaschi, Volterra). 1 B. Adembri, The earliest Faliscan Red-Figured Workshops and their Relationship with Attica and South Italian Vase-Painting, in Proceedings of the 3rd Symposium on Ancient Greek and Related Pottery, Copenhagen 1988, p. 7 sgg.; Eadem, La più antica produzione di ceramica falisca a figure rosse. Inquadramento stilistico e cronologico, in Atti Civita Castellana, p. 233 sgg. 2 F. Gil o t t a , Appunti sulla ceramica etrusca a figure rosse, Prospettiva 45, 1986, p. 2 sgg.; Cri- st ofani, pp. 46, 320, n. 159, 322, nn. 163, 165, 323, n. 165.1; F. Gil o t t a , Notes on some early Etruscan Red-Figure Workshops, in Proceedings, cit. a nota prec., p. 195 sgg. (per il Pittore di Perugia). 3 F. Gil o t t a , Contributo alla ceramografia vulcente tardo-classica, BA 24, 1984, p. 41 sgg.; Idem, A. proposito dell’oinocboe di Castle Ashby, Prospettiva 37, 1984, p. 46 sgg.; Idem, Il problema «earlier red-figure», in Contributi alla ceramica etrusca tardo-classica (QAEI 10, Roma, 1985), p. 25 sgg. La ceramografia etrusca fra età tardo-classica ed ellenismo 91 vano a inserirsi in una produzione che si andava ampliando grazie a un paziente lavoro filologico attuato attraverso scavi nei magazzini e nelle collezioni di diversi musei4. La combinazione di dati quali la provenienza dei decoratori o la localizza- zione dei destinatari provava che l’attività dei pittori falisci era indirizzata anche a una committenza latina, che quella della bottega del Pittore di Sommavilla veniva svolta da un artigiano forse greco, che quella individuata come vulcente si dirigeva verso una clientela etrusco-meridionale, e che, del pari, quella assegnata all’officina attiva nell’Etruria settentrionale nasceva in quello stesso ambiente 5. Alla metà del IV secolo a.C. la già vista interferenza campanizzante (o pesta- nizzante che dir si voglia) penetrava in maniera più o meno intensa nelle diverse aree ceramografiche: debolmente nei pittori della seconda generazione falisca, in misura appena percettibile in area settentrionale, in modo vistoso nell’attività di maestranze certamente operanti nei centri costieri, se dobbiamo dar fede alle pro- venienze delle ceramiche assegnate al Gruppo Campanizzante 6. Il «Gruppo dell’imbuto» e dintorni 2. Da questa esperienza genera il Gruppo dell’imbuto, ad opera di un’offici- na attiva fondamentalmente a Vulci, parallela ad un’altra, cui Beazley aveva nega- to un’etichetta unificante, alla quale ho collegato l’attività dei decoratori da lui inclusi nei Gruppi Vaticano G 113, Alcesti e Turmuca. Maurizio Harari, che da un decennio si muove nell’orizzonte delle ricerche ceramografiche mostrando interessi angusti nell’ambito degli studi etruschi e itali- ci ma offrendo, al contempo, la propria consulenza a operazioni del mercato anti- quario di basso profilo, è intervenuto sul Gruppo dell’imbuto (a dispetto della sua anglofilia tengo a mantenere la terminologia italiana, pur se tradotta), metten- do a nostra disposizione un nuovo stamnos acquistato dal Museo di Leida presso un antiquario di Amsterdam 7. 4 Gil o t t a , Appunti, cit. a nota 2, p. 9 sgg. 5 Le didascalie del cratere eponimo del Diespater sono in latino (Cristofani, p. 315, n. 143.1) e denunciano quindi la provenienza del decoratore o la presumibile destinazione del cratere a una clien- tela latinofona. Le didascalie acclamatorie su uno skyphos del Pittore di Sommavilla sono in greco o imitano la scrittura greca (Gil o t t a , art. cit., BA 24, 1984, pp. 48-49). Le didascalie esplicative su uno stamnos del Pittore di Populonia sono in etrusco ÌCVA Heidelberg, 2, tavv. 67, 2-3 e 68,1): il vaso proviene — si noti — da Civita Castellana. La possibile firma di un pittore, in grafia etrusco settentrio- nale, si trova su una kylix da Grotti, presso Siena (Cristofani, p. 329, n. 178.1). 6 P. Bocci Pacini, Nota su alcuni vasi etruschi a figure rosse del Gruppo Campanizzante, An- nAccCortona 18, 1979, (1980), p. 73 sgg.; B. Adembri, Ceramica falisca ed etrusca a figure rosse: qual- che precisazione, in Contributi alla ceramica, cit. a nota 3, p. 18 sgg.; Cristofani, pp. 46 pp. 323, n. 167 (per la kylix con <t>uipa'i. 7 Μ. Harari, Il Pittore dell’Aja a Leida e il problema del Gruppo «Funnel», in Oudheidkundige Medegelingen uit het Rijksmuseum van Oudheden te Leiden 70, 1990, p. 33 sgg. 92 Μ. Cristofani Dal pulpito sul quale si è issato autonomamente, senza aver prima verifica- to il consenso della comunità degli studiosi, egli giudica e discetta, non senza contraddizioni nei confronti sia della monografia di Del Chiaro, il cui disegno veniva parzialmente modificato nei miei pochi capoversi dedicati al Gruppo, sia del mio scritto, di cui si accetta l’impianto generale, ma non l’insistito revisionismo in fatto di attribuzioni. Affermazione che può far solo piacere se proviene da chi, nel novero di 28 kylikes chiusine, è riuscito a distinguere ben 6 pittori. Il nuovo stamnos, tanto per rendere più complesso e frantumato il Gruppo, sarebbe stato dipinto, a suo parere, da due pittori. Il lato A, con un giovane demone visto frontalmente, munito di fiaccola, in procinto di ammansire un serpente fornendogli del cibo {tav. XXXIII a), viene attribuito al Pittore dell’A- ja, cui Del Chiaro aveva assegnato due stamnoi e due anfore a collo di Orvieto, molto ridipinte; il lato B, con un satiro timpanista, realizzato di profilo (tav. XXXIII b), al più prolifico Pittore di Berlino. Assegnazioni incaute ambedue.
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