Abstract Book
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SESSIONE 1 - AMBIENTE, CLIMA, ECONOMIA Storia del clima, le trasformazioni dell'ambiente, le interazioni uomo-ambiente 1.1 Scenari di ricostruzione delle interazioni uomo-ambiente in Lombardia (N-Italia) dal Paleolitico Medio all’Età del Ferro A cura di Cesare Ravazzi1. Contributi di: Gilberto Artioli2, Marco Baioni3, Roberta Banino1, Lorenzo Castellano5, Lanfredo Castelletti6,7, Sergio Chiesa1, Daniele Colombaroli8,9, Mauro Cremaschi4, Enrico Croce4, Marta Dal Corso10, Gregorio Dal Sasso2, Max Deaddis1, Mattia De Amicis11, Francesca Ferrario12, Federica Fontana13, Giulia Furlanetto11, Lorena Garozzo1, Franz Livio12, Claudia Mangani14, Mauro Marchetti15, Elisa Martinelli12, Alessandro Maria Michetti12, Sila Motella De Carlo6, Cristiano Nicosia16, Renata Perego1, Marco Peresani13, Roberta Pini1, Raffaella Poggiani Keller17, Tommaso Quirino18, Marta Rapi19, Cesare Ravazzi1, Mauro Rottoli6, Maria Giuseppina Ruggiero20, Willy Tinner8, Andrea Tramelli1, Angela Trentacoste21, Francesca Vallé11, Davide Visentin13,22, Lucia Wick23, Marco Zanon10, Andrea Zerboni4 1 CNR – Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali, Sede di Milano. [email protected]; [email protected]; [email protected] 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Padova. [email protected] 3 Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia. [email protected] 4 Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Milano. [email protected]; [email protected]; [email protected] 5 Institute for the Study of the Ancient World, New York University. [email protected] 6 Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como. [email protected]; [email protected]; [email protected] 7 Università Cattolica di Milano 8 Institute of Plant Sciences & Oeschger Centre for Climate Change Research, University of Bern. [email protected] 9 Limnology Research Unit, Department of Biology, Ghent University 10 Kiel Christian-Albrechts-Universität zu Kiel. [email protected] 11 Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra, Università degli Studi di Milano Bicocca 12 Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia, Como. [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected] 13 Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Ferrara. [email protected] 14 Museo civico archeologico “G. Rambotti”, Desenzano del Garda. [email protected] 15 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 16 Centre de Recherches en Archéologie et Patrimoine. Université Libre de Bruxelles. [email protected] 17 Già Soprintendente archeologico della Lombardia. [email protected] 18 Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano. [email protected] 19 Dipartimento Beni Culturali e Ambientali, Università degli Studi di Milano. [email protected] 20 Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle province di CO, LC, MB, PV, SO, VA. [email protected] 21 Faculty of Classics, University of Oxford. [email protected] 1 22 UMR5608 TRACES, Université Toulouse Jean Jaurès 23 IPNA, Basel Parole chiave: storia ambientale, clima, agricoltura, pascoli, incendi, centri protourbani, Lombardia Questo contributo intende fornire un quadro aggiornato e conciso dei lineamenti che hanno caratterizzato la sequenza delle interazioni uomo-ambiente in Lombardia (Italia Settentrionale) tra il Paleolitico Medio e la tarda Età del Ferro (tra 60.000 e 2.100 anni cal BP). In questa luce si è posta attenzione ad evidenziare il ruolo dei fattori naturali nello sviluppo della storia culturale della regione, sia con una prospettiva di lunga durata che nell’ambito di periodi culturali ben definiti. Ne scaturisce una breve storia degli ecosistemi e dei sistemi socio-ecologici della Lombardia, che ha potuto beneficiare dell’apporto di numerosi gruppi di ricerca e studiosi attivi nella regione. L’analisi è coadiuvata da tavole cronostratigrafiche e da una cartografia in ambiente GIS, ed è introdotta da un quadro dei cambiamenti climatici che hanno interessato gli ambienti alpini e padani attraverso l’ultima glaciazione, il Tardoglaciale, fino ai trend interglaciali che caratterizzano l’Olocene e agli eventi di durata secolare che lo scandiscono, e che hanno condizionato lo sviluppo delle civiltà durante gli ultimi 11.700 anni. 1. Il Pleistocene Superiore al margine della Pianura Padana e l’occupazione Paleolitica Mauro Cremaschi, Marco Peresani, Andrea Zerboni Il Loess è un sedimento eolico, delle dimensioni del silt, che si è accumulato in condizioni climatiche fredde ed aride in gran parte dell’Europa continentale, dove ancora oggi si trovano numerosi bacini loessici. Per quanto riguarda l’Italia settentrionale, il loess è ampiamente distribuito al margine del Bacino della Pianura Padana; numerosi affioramenti sono segnalati anche in Lombardia, al margine delle Prealpi e su rilievi isolati. Sulla base di alcune recenti datazioni con il metodo della luminescenza, si è potuto confermare che il loess padano si è accumulato tra il MIS4 e il MIS3, con gli ultimi eventi sedimentari databili attorno all’Ultimo Massimo Glaciale (25-20 ka cal BP). La sedimentazione del loess richiede un ambiente aperto di tipo steppico, che probabilmente era diffuso nella pianura lombarda durante il Pleistocene Superiore; inoltre, gli strati di loess sono intercalati a paleosuoli poco evoluti, che suggeriscono brevi interruzioni o diminuzione dell’intensità della sedimentazione eolica (e/o dell’intensità dei venti) in area padana. Tali paleosuoli corrispondono ad antiche superfici topografiche e in alcuni casi erano frequentati da gruppi di cacciatori-raccoglitori paleolitici. Presso il sito di Monte Netto, ad esempio, sono state raccolte evidenze riguardanti due distinte fasi di frequentazione umana. La prima (MIS 5e?) è caratterizzata da manufatti riferibili al Paleolitico Medio, rinvenuti in un paleosuolo fortemente arrossato. Inoltre, di recente è stata identificata una seconda occupazione umana legata al rinvenimento di manufatti Musteriani sepolti nei livelli sommitali di loess, che sono stati datati a circa 50-45 ka cal BP. Resti di un accampamento Musteriano è stato identificato anche presso la sequenza di loess di Bagaggera, che è databile al medesimo periodo. A Bagaggera, inoltre, le unità superficiali di loess contengono anche manufatti riferibili al Paleolitico Superiore antico. I siti paleolitici conservati nelle sequenze di loess suggeriscono che i cacciatori-raccoglitori erano in grado di fruttare le risorse naturali della pianura anche durante le condizioni fredde ed aride del Pleistocene Superiore; inoltre, si può affermare che tali siti rappresentassero accampamenti temporanei complementari agli insediamenti principali che erano presumibilmente localizzati nei ripari lungo il margine delle Prealpi o nella Pianura Padana. 2. Ambiente e clima nella pianura alluvionale dell’Adda in una fase antica dell’Ultima Glaciazione Max Deaddis, Lorena Garozzo, Enrico Croce, Mattia De Amicis, Renata Perego, Roberta Pini, Francesca Vallé 2 L’incisione fluviale nel tratto inferiore dei fiumi Adda e Serio ha portato alla luce depositi di torbe compresse in alternanza con banchi limosi e sabbiosi. Nei depositi di torba sono conservati tronchi di pino silvestre e di betulla. I depositi affioranti lungo l’Adda all’altezza di Lodi presentano un’età superiore a quella del limite del metodo del radiocarbonio (> 45 ka cal BP) e sono attribuiti, su base biostratigrafica, ad una fase antica dell’ultima glaciazione. Le torbe affioranti a Casaletto Ceredano presentano un’età compresa tra circa 40 e 33 ka cal BP. E’ stato svolto uno studio paleobotanico (micro e macrofossili) che ha fornito le prime informazioni sugli ambienti forestali della pianura dell’Adda tra il MIS 5c e il MIS3. E’ stata svolta una ricostruzione quantitativa di parametri climatici sulla base di dati pollinici. Da questo corpo sedimentario (Unità di Casaletto Ceredano auct.) potrebbe provenire una parte della fauna rinvenuta più a valle in giacitura secondaria. Ipoteticamente, anche l’osso frontale, rinvenuto più a valle, potrebbe provenire da questa formazione del Würm Medio. 3. Variazioni della frequenza di incendi ad opera del clima e popolamento Mesolitico alle alte quote nelle Alpi Federica Fontana, Giulia Furlanetto, Marco Peresani, Roberta Pini, Tommaso Quirino, Cesare Ravazzi, Francesca Vallé, Davide Visentin All’inizio dell’Olocene, sugli altopiani delle Alpi Italiane si verificarono condizioni di clima secco continentale e alte temperature estive. Tali condizioni hanno permesso alle foreste di conifere sensibili ad incendi di espandersi a quote maggiori. Allo stesso tempo, l’abbondanza di insediamenti mesolitici ad alta quota indica la presenza di cacciatori-raccoglitori nomadi in prossimità del limite superiore della fascia forestale subalpina. La frequenza degli incendi può essere stata influenzata da diversi fattori concomitanti, promossa sia dall’uomo sia da un clima secco, nonchè da una vegetazione forestale costituita da specie arboree sensibili al fuoco. Una strategia di analisi consiste nel confronto tra siti di insediamento e siti near-site / offsite, questi ultimi ubicati in vicinanza o meno di siti di insediamento. Presentiamo qui un nuovo record paleoecologico da un settore di alta quota (2350 m slm) nelle Alpi esterne della Lombardia,