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oggetti per passione il mondo femminile nell’arte giapponese

A cura di Anna Maria Montaldo e Loretta Paderni copertina e pagine illustrate

Le immagini sono tratte da: Suzuki Harunobu, Ehon seirō bijin awase, “Libro illustrato a paragone delle bellezze delle case verdi”, 1770

Oggetti per passione Scenografia Un sentito ringraziamento Il mondo femminile Sabrina Cuccu per la realizzazione della mostra nell’arte giapponese Progetto e del catalogo alla Soprintendenza Indice Fondazione Teatro Lirico di Cagliari al Museo Nazionale Preistorico Realizzazione Etnografico Luigi Pigorini Cagliari, Palazzo di Città Il museo come luogo di scambio e relazione culturale 7 Museo d’Arte Siamese Francesco di Gennaro 27 giugno – 8 settembre 2013 Progetto grafico Soprintendente L’oriente ad ovest della penisola 9 Subtitle Egidio Cossa Progetto e cura della mostra Responsabile della sezione L’arte giapponese nelle collezioni 11 Anna Maria Montaldo, Loretta Paderni Fotografie Eventi e Mostre di Stefano Cardu e Vincenzo Ragusa Fabio Naccari Grazia Poli I collezionisti 12 Realizzazione della mostra Foto oggetti Sezione Eventi e Mostre L’oriente, la ricerca e la passione 14 Musei Civici Cagliari in collaborazione Chise Saito, Art Research Centre, Mario Mineo Il Museo Civico d’Arte Siamese Stefano Cardu 16 con la Soprintendenza al Museo Ritsumeikan University, Kyoto, Responsabile del Laboratorio L’arte giapponese nella collezione Stefano Cardu 19 Nazionale Preistorico Etnografico Foto libro Harunobu Fotografico e dell’Archivio Fotografico Luigi Pigorini, Roma Quando fuori “c’era tanto mondo...” 22 © Soprintendenza al Museo Nazionale e Storico Preistorico Etnografico Luigi Pigorini Testi su concessione del Ministero per i Si ringraziano inoltre Anna Maria Montaldo, Loretta Paderni Beni e le Attività Culturali Ikuko Kaji e Maria Cristina Gasperini Presentarsi in pubblico 25 Giuseppe Ungari (foto pag. 20-21) Istituto Giapponese di Cultura Abbigliamento e accessori 27 Segreteria Organizzativa (The Foundation), Roma Simona Pala, Maria Antonietta Pellecchia, Rosanna Bussu, Tiziana Ciocca Ventagli 33 Traduzioni Donatella Pusceddu, Stella Spiga, e Marzia Marino Toeletta 43 David Nilson Francesca Zenoni – Musei Civici, Cagliari Associazione Orientare Servizi educativi Arti predilette 55 Cura e preparazione degli oggetti Shōdo, calligrafia 57 Jesus Garcia Lourido, sotto la guida Musei Civici di Cagliari di Luciana Rossi e Maria Francesca in collaborazione con Ikebana, disposizione dei fiori 69 Quarato, Laboratorio di Conservazione Associazione Orientare Musica 85 e Restauro della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Ufficio Stampa Momenti di svago 93 Francesca Cardia Luigi Pigorini Gioco 95 Collaborazioni Fumo 107 Elisabetta Borghi, Vincenzo Crisafulli, Serena Fiorletta, Mayumi Koyama, Bibliografia 109 Mario Pesce English text 112

COMUNE DI CAGLIARI L’arte giapponese nelle collezioni di Stefano Cardu e Vincenzo Ragusa I collezionisti

Stefano Cardu Vincenzo Ragusa

Stefano Cardu nacque a Cagliari il 18 novembre Vincenzo Ragusa, nato a l’8 luglio 1841, 1849 da una famiglia di artigiani di agiate seguì Garibaldi a Milazzo nel 1860. Studiò con condizioni economiche; giovanissimo si imbarcò su l’abate Giovanni Patricolo (1789-1861), Nunzio un bastimento a vela e, dopo anni di navigazione, Morello (1806-1874), Salvatore Lo Forte (1809- approdò sulle coste del Siam nel 1874. In questi 1885) e frequentò l’Accademia del Nudo di luoghi si stabilì per oltre vent’anni e creò un’ingente Palermo. Trasferitosi a Milano, ottenne nel 1875 il fortuna come impresario di opere pubbliche (gli diploma ad honorem dall’Accademia di Brera, che si attribuì anche la costruzione del Palazzo Reale gli permise di accedere e superare la selezione di Bangkok). Al successo economico si unì un per la scelta di tre artisti italiani da inviare presso grande prestigio personale: Cardu fu spesso ospite la costituenda Scuola di Belle Arti (Kōbu Bijutsu della Corte reale siamese e riferimento privilegiato Gakkō) di Tōkyō. Dal 1876 al 1882 v’insegnò dell’alta nobiltà italiana che ivi soggiornò. scultura, introducendo la tradizione plastica Nella capitale siamese il Cagliaritano conobbe, occidentale in Giappone. A Tōkyō conobbe la probabilmente, la sua futura moglie, Rosa Fusco, giovane e promettente pittrice Kiyohara Tama figlia e sorella di musicisti napoletani attivi a (Tōkyō, 10 giugno 1861-Tōkyō, 6 aprile 1939), Bangkok, e con lei, intorno al 1893, incominciò i che lo seguì al suo ritorno a Palermo nel 1882, preparativi per tornare in patria. Nel 1896, infatti, inserendosi con successo nel panorama artistico Cardu doveva trovarsi già in Europa visto che, della città. Vincenzo Ragusa fondò e diresse a in tale data, donò alla piccola parigina Luigia Le Palermo la Scuola d’Arte Applicata all’Industria, Bailly d’Inghieu, adottata solo nel 1911, alcuni di cui Tama fu direttrice della sezione femminile. degli oggetti più belli e preziosi della sua collezione Alla scuola fu inizialmente annesso il Museo orientale. Il 22 giugno 1914, il collezionista, ancora giapponese costituito dalla ricca collezione di ricco e relativamente giovane, ormai stabilitosi oggetti d’arte e d’artigianato che lo scultore nella sua città natale, scrisse all’allora Sindaco aveva collezionato durante il suo soggiorno in Ottone Bacaredda per offrire in dono al Comune di Giappone. Ragusa morì nella sua città natale il 13 Cagliari la sua raccolta di oggetti e armi orientali. marzo 1927. Dopo molte trasformazioni, la scuola Con delibera n. 484 del 3 luglio 1914, il Consiglio fondata da Ragusa è oggi diventata Liceo Artistico, comunale accettò la donazione e destinò al museo dal 2006 intitolato allo scultore e alla moglie. La una sala del secondo piano del nuovo Palazzo collezione di oggetti giapponesi è conservata al Civico. Dopo un’intricata vicenda burocratica Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi che si concluse solo nel 1923 con l’acquisizione Pigorini di Roma. della totalità della collezione da parte del Comune di Cagliari, Cardu si trasferì a Roma dove morì, Stefano Cardu Vincenzo Ragusa tristemente, il 16 novembre 1933.

8 9 L’oriente, la ricerca e la passione

Anna Maria Montaldo Direttore Musei Civici di Cagliari

“Oggetti per passione”… quando l’amore per la due in Oriente trovarono anche l’amore, Cardu collezione Cardu. Là dove, infatti, Cardu ha la cetra e il tamburo. La terza sezione è dedicata bellezza e l’eleganza emerge anche dalle forme incontrò la sua futura moglie, la napoletana Rosa caratterizzato tutta la raccolta con un’impronta ai “Momenti di svago” e qui convergono tutti degli oggetti più semplici e banali, dall’uso squisito Fusco, Ragusa la promettente pittrice Kiyohara ed un gusto tipicamente maschile che si quegli oggetti che hanno a che fare con i giochi, e aggraziato di questi, ci si rende conto di essere Tama che con lui fondò a Palermo la scuola di arti conforma perfettamente allo spirito e alla curiosità le carte, gli scacchi, le conchiglie, l’incenso e il di fronte ad una cultura che basa il proprio gusto orientali, divenuta, nel 1908, Istituto d’Arte. Come dei viaggiatori ottocenteschi, Ragusa, forse fumo, considerato una delle quattro arti signorili, estetico nella profonda e radicata conoscenza il cagliaritano Stefano Cardu, Vincenzo Ragusa fu condizionato dalla propria sensibilità artistica aspetti della vita quotidiana che svelano, per dell’armonia e dell’equilibrio della natura. un grande appassionato dell’Oriente e della sua o influenzato dalla moglie, nelle sue scelte ha noi occidentali, il lato più inedito delle donne L’universo femminile giapponese, o meglio quello cultura, anche lui collezionista. Una tendenza, dato spazio all’universo femminile e i pezzi giapponesi e ce le mostrano nei momenti più intimi delle cortigiane, forse ancora oggi poco noto, quella dell’orientalismo, che nell’Ottocento divenne selezionati dalla raccolta romana ne danno e oziosi della giornata. appare così dalla selezione di una serie di oggetti, un fatto di costume, quasi una moda, alimentata prova. L’idea è proprio quella di entrare in punta provenienti dalla raccolta di opere d’Arte Asiatica dai racconti di viaggio, dalla circolazione delle di piedi e sottovoce in un mondo che è sempre Ad introdurre e contestualizzare le tre sezioni, sia del Museo Nazionale Preistorico e Etnografico stampe e degli oggetti che in quantità sempre più stato inaccessibile, quasi proibito, spostare nell’esposizione che nel catalogo, le magnifiche Luigi Pigorini di Roma, una interessante sezione, massiccia entravano in Europa. La prima differenza delicatamente un byōbu, il tipico paravento xilografie a colori, tratte dal volumetto Ehon seirō non ancora esposta ma studiata e curata in la si percepisce nella composizione delle due utilizzato per delimitare gli spazi privati, e curiosare bijin awase, anche questo in mostra. Le immagini questi anni da Loretta Paderni. Al suo interno collezioni definite come “siamese” quella del Cardu in una dimensione che è distante da noi nello rappresentano le cortigiane di Yoshiwara, l’universo un’importante collezione di arte giapponese e “giapponese” quella del Ragusa. Nella selezione spazio e nel tempo. più segreto delle maisons vertes, delle geisha e intitolata a Vincenzo Ragusa (Palermo 1841-1927), delle opere, inoltre, Cardu appare più eclettico, delle case del tè, romanticamente ammantato di scultore siciliano che visse in Giappone tra il guidato da un intuito infallibile per la bellezza, Il percorso della mostra si snoda tra il primo e esotica diversità. Queste, sono da intendersi come 1876 e il 1882, dove raccolse più di 4000 oggetti Ragusa si rivela, invece, più monotematico secondo piano del Palazzo di Città, in piazza una tarda evoluzione della pittura di genere. Con d’arte che portò in Italia e cedette, in due momenti e tecnico, attento agli aspetti didattici. Ad Palazzo, e si conclude con una citazione negli sottili grafismi ed uno spiccato gusto decorativo, diversi, al museo romano. essere diverse erano, infatti, le motivazioni dei spazi del MAS. Oggetti ricercati o strumenti narrano le atmosfere raffinate, l’aspetto elegante, due collezionisti. Ragioni formative, finalizzate della vita quotidiana raccontano piccole e grandi etereo e grazioso delle figure femminili, ritratte L’idea della mostra nasce dall’inevitabile raffronto all’apertura di una scuola, quelle del Ragusa, storie e l’inflessibile disciplina delle cortigiane in solitario splendore su di uno sfondo neutro e con ciò che è più noto, nel nostro caso l’analoga più edonistiche quelle del Cardu, desideroso di pari a quella militare dei , attraverso tre luminoso. Così stupisce la garbata gestualità che esperienza, di avventura ed esotismo, che ha riportare in Occidente e nella sua città natale la sezioni e relative sottosezioni. La prima sezione accompagna il rito quotidiano dell’abbigliamento caratterizzato la vita di Stefano Cardu, il collezionista bellezza, l’eleganza e la raffinatezza incontrate è intitolata “Presentarsi in pubblico”, suddivisa in e della toeletta, il vezzo del fumo, la consuetudine cagliaritano che dopo aver vissuto nel Siam per oltre in Oriente. Gli oggetti vennero scelti e raccolti, abbigliamento e toeletta. Qui spiccano i magnifici del gioco, l’arte e la maestria della calligrafia, della vent’anni, all’inizio del Novecento tornò a Cagliari, infatti, con metodo direttamente in Giappone dal , finemente ricamati con grande varietà di pittura, della musica e dell’ikebana. carico di tesori dell’Estremo Oriente. Ragusa, in maniera più varia e diversificata dal temi decorativi, specie il in crespo di seta, Cardu durante i suoi numerosi spostamenti. Non già segnalato da Vincenzo Ragusa come “Veste Il segreto mondo femminile si svela, gradualmente, Stimolante è stato mettere a confronto le dimentichiamo, inoltre, che nel mercato siamese per gran dama… sposa di qualche generale”. nell’allestimento scenografico della mostra. Un personalità dei due collezionisti per evidenziare le era a quell’epoca fiorente l’importazione dalla Cina I segreti dell’apparire sono ancora svelati da: semplice rotolo di cartone ondulato crea sipari, numerose corrispondenze e le differenze. Tanto e dalle isole giapponesi. Ulteriore coincidenza nella scatole e ciotole in lacca; bruciaprofumi e astucci paraventi e astratte evocazioni del paesaggio per cominciare c’è una perfetta coincidenza triste fine dei due collezionisti: le difficoltà riscontrate per belletto; fermacapelli in legno, argento, corallo nipponico nel quale si manifestano gli oggetti cronologica: Stefano Cardu approdò sulle coste con le istituzioni locali, le ingiustizie subite, i debiti, e giada. Ma la tendenza alla perfezione estetica “gentili” delle geisha, ora leggeri ed aerei, ora del Siam nel 1874, Vincenzo Ragusa giunse a per entrambi il fallimento di un sogno. ed etica si manifesta in modo più compiuto nella imponenti e regali. Gli ultimi due piani del museo Tōkyō, a distanza di due anni, nel 1876. Entrambi seconda sezione “Arti predilette”. Pittrici, calligrafe, accolgono, dunque, le visitatrici e i visitatori in isolani, uno sardo, l’altro siciliano, in Oriente Il progetto stesso della mostra “Oggetti per maestre dell’ikebana, le cortigiane giapponesi tra un luogo dove finalmente, nel nostro mondo hanno trovato la loro fortuna, il successo, il passione. Il mondo femminile nell’arte giapponese” le arti preferite avevano anche la musica, quella globalizzato, c’è ancora tanto da scoprire. riscatto sociale. Cardu divenne impresario di opere è, dunque, in parte frutto del raffronto tra la del liuto, soprattutto, testimoniato in mostra dalla pubbliche, Ragusa si affermò come scultore. I raccolta romana e il nucleo giapponese della presenza di ben tre esemplari, senza disdegnare

10 11 1. Primo allestimento Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, 1918. 2. Attuale allestimento del museo. Palazzo Civico, via Roma, Cagliari. Cittadella dei Musei, Cagliari

Il Museo Civico d’Arte Siamese Stefano Cardu

La storia del museo inizia il 22 giugno 1914, Il museo presenta una notevole varietà di pezzi quando con una lettera all’allora Sindaco Ottone artistici di origine e di culture asiatiche diverse. Bacaredda, il collezionista Stefano Cardu offrì Tuttavia non è individuato come “Museo d’Arte in dono al Comune di Cagliari una “modesta Orientale” ma come “Museo d’Arte Siamese” raccolta”, così lui la definì, di oggetti e armi per evidenziare che la parte preponderante degli orientali, collezionati in oltre un ventennio di oggetti è di tale provenienza, ed è proprio questa permanenza a Bangkok. caratteristica a dare alla collezione peculiarità, unicità e importanza a livello europeo. Con delibera n. 484 del 3 luglio 1914, il Consiglio Comunale accettò la donazione e destinò al museo Il percorso espositivo è suddiviso in aree una sala del secondo piano del nuovo Palazzo Civico. geografiche e tematiche. Si inizia con il nucleo degli argenti siamesi, finemente decorati a sbalzo e Il museo si aprì solo nel 1918 e, per volere del a niello, probabilmente provenienti dalle medesime munifico donatore, gli incassi furono devoluti officine che lavoravano per la corte di Bangkok. agli orfani della Prima Guerra Mondiale. In quella Tra le porcellane spiccano quelle cinesi del periodo occasione Cardu prestò al Comune anche Ming e dei primi imperatori Qing (dal XIV secolo 1 la raccolta di oggetti ed armi che intendeva agli inizi del XVII) notevoli per bellezza di forma, mantenere di sua proprietà. Prese avvio un’intricata qualità, decorazione, smalti, ornato e una tecnica vicenda burocratica conclusasi, solo dopo cinque esecutiva di altissimo livello. La sezione, forse, più anni, con un atto di transazione tra il collezionista affascinante del museo è dedicata alle armi. Tra ed il Comune che, a seguito del pagamento di queste prevalgono i pezzi da parata, le lance della £135.000, entrò in possesso dell’intera collezione. guardia reale siamese, realizzate con inserti in oro Nel 1939 il museo fu disallestito e le opere furono e abbondante uso d’argento. Caratteristici sono i trasportate nelle grotte dei Giardini Pubblici, pungoli da elefante, talvolta utilizzati come armi. dove la magnifica raccolta si salvò dagli atroci Un piccolo gruppo a sé è costituito dagli oggetti di bombardamenti, che nel 1943 sventrarono anche uso rituale, in particolare i “pugnali da esorcismi” il Palazzo municipale della Città. Soltanto nel impiegati nella medicina tradizionale e i rasoi da 1969, a seguito dell’incarico all’illustre orientalista tonsura. Di grande fascino sono, inoltre, le armi Gildo Fossati, si intraprese un riordino sistematico provenienti dalla Malesia, spade, coltelli e pugnali della raccolta che fu così studiata e inventariata. caratteristici come il kriss, reso celebre da Salgari. L’esposizione potè essere visitata dal 1977 Accanto alle sculture di tema religioso, emergono nelle sale della Galleria Comunale d’Arte e, infine gli avori, specchio del profondo mutamento successivamente, trasferita negli ambienti della sociale che prese avvio in Giappone a partire dalla Cittadella dei Musei dove ancora oggi è fruibile in fine del XVII secolo e che vide l’ascesa al potere di un rinnovato allestimento. nuovi classi sociali.

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12 13 3. Teiera con coperchio, della manifattura Banko, firmata, ceramica, smalti, oro. Il manico e il pomello del coperchio sono a forma di doppio cordoncino ritorto, cm 6,5, XIX secolo

L’arte giapponese nella collezione Stefano Cardu

All’interno del nucleo di opere giapponesi della quel momento che i raffinatissimi intagliatori, veri e collezione Cardu, spiccano i piccoli avori, propri artisti, cominciarono a lavorare, soprattutto, specchio del profondo mutamento politico, per il mercato estero e a produrre statuine che si economico e sociale che, agli inizi del 1700, vide ispiravano al gusto figurativo dei netsuke. in Giappone l’ascesa, ai vertici del potere, della classe dei commercianti. Anche le scatole della collezione, alcune delle quali catalogate come portagioie, sono state realizzate Una rivoluzione che fu anche culturale e che in questo periodo per il mercato occidentale, determinò, inevitabilmente, il mutamento del considerato che, per tradizione, le donne gusto estetico: agli artisti non si richiedeva più giapponesi non indossavano gioielli. Tra queste la trattazione di soggetti di nobile schiatta, ma merita una particolare menzione il contenitore raffigurazioni di contenuto popolare, adatte anche portadolci in avorio, interamente scolpito con figure ad un pubblico non colto. Le piccole sculture di draghi, esempio mirabile del raffinato gusto in avorio della Collezione Cardu rappresentano, che guidò Stefano Cardu nella selezione dei pezzi con marcato gusto naturalistico e dovizia di della sua collezione. Come quando si imbatté nella particolari, umili personaggi, colti nel quotidiano, rara teierina in ceramica Banko, con decorazioni e animali senza gloria come il granchio, la a smalto. Un esempio pregevole di quello stile, a scimmia, il topo o la rana. Databili tra la fine del volte bizzarro, capriccioso e fantastico, che molto periodo Edo (1615-1867) e il periodo (1868- affascinò i viaggiatori europei per i temi tratti dal 1912), tali oggetti sono degli okimono, ninnoli folklore e dal mondo della natura. ornamentali ricollegabili, per caratteristiche stilistiche e dimensioni, alla vasta produzione di Nella sezione giapponese, oltre agli splendidi netsuke, anche questi presenti in gran numero esemplari di katana, forniti di fodero e impugnatura in nella raccolta. Il netsuke era una sorta di bottone avorio decorato con bassorilievi e intarsi, la collezione destinato a fissare alla cintura del kimono offre un’interessante serie di tsuba in metallo. Si maschile, sfornito di tasche, la scatoletta delle tratta della guardia o elsa che doveva separare medicine o del tabacco (inrō), l’astuccio della pipa. l’impugnatura della spada dalla lama, facilitando, Una produzione funzionale all’abbigliamento in questo modo, il controllo dell’arma e garantendo tradizionale che, ben presto, assunse anche la protezione della mano dello spadaccino. In un valore decorativo. Da semplici placche periodi di relativa pace come quello Edo, questo bidimensionali, i netsuke iniziarono a divenire delle oggetto, solitamente tondo o leggermente ovoidale, vere e proprie figure tridimensionali. Un passaggio prevalentemente metallico ma spesso anche da oggetto-funzionale a oggetto-opera d’arte eburneo, iniziò ad essere elegantemente ornato con che divenne definitivo quando, durante il periodo motivi decorativi di varia natura. Meiji, il Giappone aprì le porte all’Occidente abbandonando, gradualmente, anche il tradizionale

3 indumento, il kimono, e tutti i suoi accessori. è in

14 15 4. Okimono, pescatore con cesto di pesci, 5. Okimono, venditore di bonsai, 6. Okimono, pescatore con cormorano, firmata, avorio scolpito, brunito, inciso, firmata, avorio scolpito, brunito, inciso, avorio scolpito, brunito, inciso, 7. Contenitore cilindrico con coperchio, draghi a tutto tondo cm 10,5, XIX secolo cm 8,5, XIX secolo cm 6,5, XIX secolo e a rilievo, duplice firma, base cm Ø 9 x 20, XIX secolo

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16 17 Quando fuori “c’era tanto mondo…”

Loretta Paderni Direttore Sezione Asia del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini

Vincenzo Ragusa e gli “Oggetti per passione”

Durante la presentazione della sua autobiografia scelto di farsi conoscere attraverso le Esposizioni Ragusa ebbe quindi la possibilità di acquistare (il quartiere del piacere della capitale Edo) che romanzata “Case, amori, universi” Fosco Maraini, Universali in voga all’epoca, mostrando a un oggetti d’uso quotidiano o cultuale di epoca Edo sono state scelte per accompagnare gli oggetti. con l’abituale sagacia questa volta tinta di pubblico sempre più ammirato la straordinaria (1600-1867), documenti di un periodo storico Nella raccolta Ragusa sono molte le xilografie malinconia, raccontò che il titolo del volume era creatività e abilità tecnica dei suoi artigiani- da poco concluso ma testimoni di un mondo e i libri illustrati (ehon) che raccontano l’ukiyo, stato in qualche modo imposto dalla casa editrice artisti. Nello stesso tempo aveva intuito di dover destinato a essere completamente soppiantato in il mondo fluttuante della cultura e della società ma che lui in realtà avrebbe voluto usare il più apprendere, il più velocemente possibile, da tecnici brevissimo tempo. Insieme alla collezione prese di Edo, il suo culto per la bellezza unito alla evocativo “C’era tanto mondo…”, per alludere ed esperti stranieri di tutte le specializzazioni, corpo l’idea di una scuola–officina da impiantare consapevolezza dell’effimera realtà della natura all’inesauribile fonte di sorpresa e di conoscenza perché, parafrasando il Gattopardo di Tomasi di a Palermo, una volta rientrato in Italia, in cui umana. Spesso i volumi erano veri e propri che aveva sperimentato nei suoi tanti viaggi in Lampedusa “bisognava che tutto cambiasse, avvalersi di tecniche e insegnanti giapponesi per cataloghi delle cortigiane più conosciute, ne un’epoca e in un mondo non ancora globalizzato. perché tutto rimanesse com’era”. Ragusa era tra creare una manifattura industriale specializzata sottolineavano l’avvenenza, la raffinatezza o la questi oyatoi gaikokujin (stranieri noleggiati). Su nella lavorazione della lacca. Gli oggetti raccolti maestria nelle arti dell’intrattenimento, al fine di Con lo stesso sguardo, aperto alle straordinarie domanda del governo giapponese, che aveva in Giappone furono esposti nelle undici sale indirizzare i clienti nella scelta più appropriata potenzialità del confronto quando ancora “c’era richiesto all’Italia, il “bel paese” dell’arte, tre del Museo annesso alla scuola, inaugurato nel per passare piacevolmente il tempo nella “città tanto mondo”, arrivò in Giappone nel 1876 insegnanti per la costituenda Scuola di Belle Arti 1883. Nel disegno di Ragusa essi avrebbero senza notte”. Pur appartenendo a questo genere Vincenzo Ragusa (1841-1927). Il percorso di vita di del Ministero dei Lavori Pubblici di Tōkyō (Kōbu dovuto supportare le attività didattiche della di libri illustrati, nei volumi della serie Ehon seirō questo giovane scultore siciliano seguì il sentiero Bijutsu Gakkō), fu selezionato, tra molti aspiranti, scuola-officina, fornire modelli tecnici ed estetici bijin awase (Libro illustrato a paragone delle tracciato da una volontà di ferro, animata dalla insieme al pittore e all’architetto cui ispirarsi, ed essere al tempo stesso fonte di bellezze delle Case Verdi) pubblicati da Suzuki passione per l’arte e dai principi risorgimentali Gian Vincenzo Cappelletti. Pur non conoscendo conoscenza del paese da cui provenivano. Come Harunobu, nel 1770 le cortigiane non appaiono tesi alla costruzione morale dell’uomo e della nulla del Giappone, se ne fece rapidamente spesso accade, però, i grandi sogni sono interrotti come maliarde raggiungibili solo da pochi eletti, Patria, alla solidarietà tra gli individui e tra i conquistare. Ne apprezzava la sobrietà, la da bruschi e traumatici risvegli. La miopia della disposti a spendere capitali per i loro favori, ma popoli, all’educazione intesa come strumento di serietà e la dedizione nel lavoro, la sensibilità burocrazia e forse anche l’invidia per una fortuna sono ritratte nella dimensione della vita quotidiana, riscatto e crescita personale. Il Giappone che si artistica presente in tutte le manifestazioni del ricercata con coraggio al di fuori delle consuetudini nei quartieri privati (oku) dove si svolgevano i trovò davanti agli occhi era un paese in fermento, vivere quotidiano. Su tutto furono le straordinarie e dei confini ristretti della propria terra, portarono momenti più intimi della loro giornata. Le giovani un paese che si stava reinventando, in cui era competenze tecniche degli artigiani e la creatività ben presto alla chiusura delle Officine della lacca donne mostrano con grazia eterea come si diventato possibile che uno straniero di umili degli artisti a catturare la sua attenzione e a giapponese e del Museo. I debiti costrinsero lo prendevano cura del proprio corpo, il trucco origini quale lui stesso era, fosse ricevuto a corte spingerlo alla raccolta di una collezione di circa scultore, che aveva rinunciato alla sua arte per del viso, le elaborate acconciature dei capelli, da uno dei sovrani fino allora più inavvicinabili, 4200 oggetti, rappresentativi di tutti i settori delle diventare didatta e divulgatore, a vendere la l’abbigliamento e gli accessori del vestiario che il Tennō, diretto discendente degli dei. L’arrivo arti figurative e decorative giapponesi. Del resto le collezione, che ora è conservata a Roma, presso le rendevano così affascinanti agli occhi dei delle “navi nere” del commodoro Perry nel 1853, contingenze non potevano essergli più favorevoli. il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi clienti. Rivelano la dedizione al perfezionamento aveva incrinato l’autoisolamento del Giappone in Come esperto straniero godeva di una discreta Pigorini. delle arti indispensabili per la loro attività di una dimensione feudale, durato ininterrottamente disponibilità economica e di prestigio sociale, in intrattenitrici nei banchetti: la musica, la danza, per oltre 200 anni. L’autorità dello shōgun era un momento in cui le riforme socio-economiche Gli oggetti della collezione di Vincenzo la composizione floreale (ikebana), la conoscenza stata minata e nel 1867, dopo aspri conflitti, il del governo Meiji, provocando un terremoto nelle Ragusa continuano a raccontare un Giappone della poesia e della calligrafia, strumenti di una potere era stato restituito all’imperatore. Da quel attività produttive e nella struttura della società, profondamente diverso da quello di oggi. Per seduzione più sottile ma altrettanto necessaria momento, anche per evitare di essere fagocitato avevano portato alla svendita scellerata di l’esposizione “Oggetti per passione” sono per la conquista della notorietà. I momenti di dalle mire imperialistiche dei paesi occidentali, il patrimoni d’inestimabile valore. Migliaia di artigiani stati selezionati materiali legati al mondo ozio e di svago, i passatempi preferiti, il fumo, la Giappone si era imposto di diventare una potenza avevano perso il sostegno economico garantito dai femminile che, pur non essendo esaustivamente lettura, la compagnia degli animali domestici, i moderna, industrializzata ed economicamente signori locali e dai templi. La classe samurai era rappresentato nella raccolta, emerge tuttavia vivido giochi, completano il quadro di un mondo celato sviluppata, apprezzata a livello internazionale. Il stata esautorata dal suo ruolo e privata dei suoi e intrigante, anche in virtù dell’accostamento agli sguardi indiscreti dal sottile ma invalicabile governo dell’imperatore Meiji (1868-1912) aveva privilegi, prima di tutto quello di portare la spada. con le immagini delle cortigiane di Yoshiwara, schermo dei silenziosi pannelli scorrevoli.

18 19 自分自身を提示する方法 Presentarsi in pubblico

Eleganza, sensualità, grazia erano parte del fascino apparentemente ingenuo e spontaneo delle cortigiane del periodo Edo, così come il distacco, l’inflessibilità, l’artificio con cui in realtà veniva costruito. Il livello di raffinatezza raggiunto sia sul piano estetico sia su quello etico era definito iki, parola intraducibile, la cui essenza permea la cultura giapponese. Con disciplina pari a quella dei samurai nell’addestramento militare, le donne si preparavano alla seduzione curando nei minimi dettagli gesti, posture, sguardi e, naturalmente, il proprio aspetto esteriore sia nella toeletta sia nell’abbigliamento.

21 8 Abbigliamento e accessori

Ume ga ka o Sode ni utsushite Todometeba Haru wa sugu to mo Katami naramashi Se potessi impregnare la manica con il profumo del susino e conservarlo sarebbe un ricordo del veloce passaggio di questa primavera Anonimo, Kokinshū (secolo X)

Tra i simboli più affascinanti della cultura senza forma”, avviluppandola con grazia. Il kimono giapponese, il kimono (termine generico che sfoderato è indossato d’estate, mentre in inverno indica “ciò che si indossa”) è oggi usato in il calore è fornito dal kimono imbottito, indossato occasioni particolari come matrimoni, funerali, in molti strati. La semplicità delle linee dal taglio feste tradizionali o per la cerimonia del tè. Il squadrato lo rende simile a una tela bianca, dove la suo precursore, il kosode (lett. manica piccola), decorazione definisce il ruolo, lo status sociale e la ha avuto una lenta evoluzione, adattandosi ai sensibilità culturale ed estetica di chi lo indossa. Il cambiamenti sociali, leggi e mode che si sono motivo decorativo che sale dall’orlo fino alla spalla susseguite nella storia. Utilizzato dalla gente identifica le donne nubili; quello nella parte bassa comune come abito quotidiano e come sottoveste dell’abito indica una donna sposata; l’ annodato dalle classi più elevate, il kosode fu adottato come in alto è per le ragazze giovani, in basso per le capo d’abbigliamento della classe dei samurai*. donne mature. Con il procedere dell’età si passa In seguito fu l’elemento di vestiario principale da colori brillanti a tinte meno vivide. Caratteristica per tutte le classi e per entrambi i sessi. Durante principale è la lunghezza della manica che nel il periodo Edo (1600-1867) la stabilità politica (lett. manica che pende), indossato dalle e il crescente benessere nella nuova capitale, ragazze nubili e dalle spose, può raggiungere i scelta dallo shōgun Tokugawa (l’odierna Tōkyō), 90-100 cm, nel tomesode (lett. manica trattenuta), stimolarono la fioritura delle arti tessili, e la indossato dopo il matrimonio, arriva fino alla vita. produzione di capi d’abbigliamento più elaborati I colori delle stoffe e i temi decorativi sono infiniti: per le mogli dei ricchi chōnin (mercanti e artigiani). le differenze sono connesse a una simbologia Dopo l’emissione di rigide regole suntuarie (riforme codificata, con diversi livelli di significato. Le tinte dell’era Tenpō, 1830-1844) per arginare gli eccessi dei tessuti cambiano secondo il susseguirsi delle di tale ostentazione, si sviluppò la tendenza ad stagioni. L’uso di motivi specifici può alludere alle adeguarsi all’estetica dell’iki, con colori tenui, virtù o alle caratteristiche di chi lo indossa (o a ciò tessuti semplici, e attenzione ai dettagli, a un lusso cui la persona potrebbe aspirare), può riflettere nascosto e non esibito. emozioni, o riferirsi alla stagione in corso e in certi casi anticipare quella che verrà. Gli elementi Il kimono è una tunica a forma di T ricavata da del mondo naturale hanno di solito associazioni un’unica striscia di tessuto lunga 11 metri e poetiche, che sottolineano la cultura letteraria larga circa 36 centimetri, tagliata in sette parti: di chi lo indossa. Allo stesso modo le scene di due lunghi pannelli rettangolari cuciti insieme in paesaggio si riferiscono a storie tratte sia dalla verticale formano il corpo, lungo fino ai piedi, letteratura classica sia dalle tradizioni popolari. due strisce di tessuto formano le maniche, due i Raro trovare nei kimono la rappresentazione di baveri, e una fascia il colletto. Viene drappeggiato figure umane, evocate invece da particolari oggetti intorno al corpo e fermato con una lunga fascia che ne suggeriscono la presenza. (obi) che gira più volte intorno alla vita e termina con un elaborato nodo. Poiché tutti i kimono hanno * Anna Jackson, V&A Pattern: Kimono, 2010 la stessa forma e una misura standard possono essere utilizzati da chiunque. A differenza degli 8. Katabira furisode, tela di ramiè (Boehmeria utilis) abiti occidentali, non sottolinea la fisicità corporea stampata e ricamata, seta, filo metallico, nei suoi particolari, ma la cela “nelle sue forme cm 175 x 128, XVIII secolo.

22 23 9 10 pagine precedenti 9. Kosode imbottito, seta stampata e ricamata, 10. Katabira kosode tela di ramiè (Boehmeria utilis) stampata 11. Hakoseko, borsetta, velluto ricamato, seta, filo metallico, cm 8 x 16,5 x 3,7; filo metallico, cm 170 x 120, XIX secolo e ricamata, seta, filo metallico, cm 175 x 128, XIX secolo Kamiire, portafazzoletti velluto ricamato, seta, filo metallico, cm 8 x 17, XVIII-XIX secolo.

8. Katabira, kimono estivo con lunghe maniche samurai. Lo stesso Vincenzo Ragusa annota nel (furisode), in tela grezza di ramiè (Boehmeria suo inventario a proposito di questo kimono: utilis) stampata con la tecnica di tintura a riserva “Veste per gran dama, sposa di qualche generale”. katazome e ricamata con seta policroma e filo I kosode goshodoki si caratterizzano per la d’oro. Il katazome prevedeva l’uso di matrici di presenza di paesaggi immaginari, all’interno dei carta di gelso intagliate (katagami) e di una pasta quali sono inseriti elementi simbolici, allusivi a di riso (norioki) resistente al colore che veniva citazioni tratte da drammi del teatro nō, dalla applicata negli spazi vuoti della matrice e poi letteratura classica o da storie popolari. Il fondo rimossa dopo l’applicazione della tintura. Il motivo verde chiaro di questo kosode suggerisce a forellini dai contorni scuri (suribitta) imita l’effetto l’immagine di una primavera incipiente, anche se il della più complessa e dispendiosa tecnica di paesaggio è tipicamente invernale, contrassegnato tintura a riserva kanoko shibori, realizzata mediante dai “tre amici dell’inverno”: gli alberi di pino e imbastiture e proibita, per i costi esorbitanti, dalle bambù, carichi di neve, i primi fiori di susino, tra leggi suntuarie emanate dagli shōgun Tokugawa i quali scorrono le acque parzialmente gelate di nel XVII secolo. Il katabira è interamente coperto un ruscello. Nella parte inferiore del paesaggio, al dal tradizionale motivo saikan san’yū, i “tre amici riparo tra le rocce e gli alberi, è ricamata con filo 11 dell’inverno”: pino, bambù coperto di neve e d’oro una capanna rustica dal tetto di paglia ma susino in fiore (shōchikubai), considerato di buon con preziose cortine raccolte che fanno intravedere auspicio e utilizzato anche in occasione degli all’interno un ventaglio e un copricapo dorato. auguri per il nuovo anno. Il sempreverde pino, Al centro una staccionata con un alto portale di nettamente distinti dal fondo, colorato dal bagno come nell’abito da sposa tradizionale. Il motivo infatti, è simbolo di longevità, il flessibile bambù, legno, isolata nel paesaggio. All’altezza della spalla di tintura. Le creste delle onde sono ricamate ornamentale, realizzato con ricami in seta e filo che resiste ai rigori invernali senza spezzarsi, è destra un cappello conico () e un mantello con filo ricoperto da foglia d’oro. Il fondo è stato d’oro, raffigura una ruota e un particolare della associato alla perseveranza, il susino, primo albero (), entrambi di paglia, tradizionalmente probabilmente ritinto in epoca Meiji (1868-1912). Il parte finale della carrozza di corte (gosho guruma), a fiorire ogni anno è immagine di rinnovamento. utilizzati dai contadini e dai viaggiatori per colletto e le maniche sono foderati con mussola di da cui fuoriescono cortine ricamate che sventolano L’associazione delle gru (tsuru) in volo, simbolo proteggersi dalla pioggia e dalla neve. La presenza seta arancione. nell’aria tra i fiori di ciliegio. Nell’epoca Heian del cielo, con le mitiche tartarughe dal mantello di due lunghe armi inastate, probabilmente di (795-1185), era usanza dei nobili di corte recarsi di alghe (minogame), simbolo della terra, richiama origine cinese, rimanda all’appartenenza alla 11. Hakoseko, borsetta di velluto (birōdo) a sulla carrozza trainata da buoi ad ammirare la la dimora degli Immortali, il mitico monte Horai e classe samurai della proprietaria del kosode. forma di scatola rettangolare, con fascia di fioritura degli alberi, in particolare quella dei ciliegi rafforza il significato augurale di lunga vita. I motivi chiusura e sacchetto circolare pendente. Il in primavera. Questa tradizione, detta hanami, ha e le tecniche utilizzati per questo furisode sono 10. Katabira, kimono estivo con maniche piccole velluto fu introdotto in Giappone dai portoghesi ancora oggi largo seguito ed è un’occasione per tipici dell’aristocrazia militare. (kosode) in tela di ramiè (Boehmeria utilis), nel XVI secolo e lo stesso termine con cui viene festeggiare all’aperto. stampata con la tecnica di tintura a riserva indicato, birōdo, deriva dalla parola portoghese 9. Kosode, kimono invernale con maniche piccole shiroage e ricamata con seta policroma e filo d’oro. veludo. Accessorio dell’abbigliamento femminile, Kamiire, sacchetto in velluto (birōdo) color rosso in crespo di seta (chirimen) verde giada con La decorazione si sviluppa in diagonale e termina l’hakoseko era indossato nel periodo Edo (1600- mattone a forma di busta, utilizzato per fazzoletti di stampa a riserva bianca (shiroage), stampa con sulla manica destra, tralasciando la zona delle 1867) dalle donne della casta samurai che in carta morbida (hanagami). La decorazione di fiori e matrice (katazome), dipinto a mano e ricamato spalle. Un motivo di erbe palustri, iris, peonie e occasioni formali lo inserivano nella fascia avvolta boccioli di ciliegio è realizzata con applicazioni di con seta policroma e filo d’oro. Fodera in mussola glicine è ricamato in arancione, viola, bianco, giallo attorno alla vita (obi) per portare con sé il rosso per seta bianca. I particolari dei fiori sono ricamati con di seta arancio con imbottitura. La decorazione e verde. Tra i fiori si muovono onde increspate, le labbra (beni ita), il piumino da cipria (mayuhake), filo di seta bianco, mentre le foglie hanno diverse di questo kosode è tipica dello “stile della corte realizzate con la tecnica shiroage, che, mediante fazzoletti di carta, incenso, un piccolo specchio gradazioni di verde. Tra i fiori due passeri (suzume) imperiale” (goshodoki), utilizzata per i kimono l’applicazione di una pasta di riso resistente al di metallo, lo spillone ornamentale per capelli stilizzati e visti dall’alto, realizzati con filo metallico indossati dalle donne di alto rango della classe colore permetteva di ottenere dei motivi bianchi (). Oggi ha un ruolo puramente decorativo, d’oro e d’argento.

26 27 12 Ventagli

Fuji no kaze ya Ōgi ni nosete Edo miyage Porterò a Edo in dono il vento del Fuji nel mio ventaglio Bashō Matsuo (1644-1694)

Nella cultura giapponese tradizionale il ventaglio è 12. Uchiwa, ventaglio rigido con schermo in carta accessorio personale dell’abbigliamento, elemento grigio perla incollata su una struttura di stecche in cerimoniale, simbolo di potere, meccanismo bambù che si inseriscono in un manico appuntito teatrale, oggetto d’uso pratico, strumento di di legno laccato nero (rōiro nuri), decorato con seduzione, segnale di battaglia, arma e molto altro motivi floreali dorati. Alla base dello schermo ancora. Utilizzato da uomini e donne di ogni ceto una decorazione in carta nera lucida traforata a sociale, si divide in due tipi principali: il ventaglio doppia virgola che lascia in vista le sottili stecche pieghevole (ōgi o sensu) di origine giapponese, per di bambù e che poggia su un inserto intagliato in occasioni più formali, e il ventaglio rigido (uchiwa), lacca nera su due registri, in alto ad andamento proveniente dalla Cina. Nella collezione di Vincenzo curvilineo, in basso a cunei triangolari. Il recto è Ragusa predominano i ventagli di quest’ultimo dipinto ad acquarello con rami dalle foglie marroni tipo. Sulle sue facciate di seta venivano applicate e fiori bianchi di susino (ume). Sul verso due le arti predilette della calligrafia, della poesia, della uccellini a rilievo in seta imbottita. Il bordo del pittura. Nel periodo Edo (1600-1867) si iniziarono ventaglio è dorato. a produrre, soprattutto per l’emergente classe borghese (chōnin), uchiwa con soggetti dell’arte popolare allora in voga, le stampe ukiyo-e: attori del teatro kabuki, cortigiane dei quartieri di piacere, eroi e personaggi della mitologia. Con il tempo il ventaglio rigido è stato utilizzato, e lo è tuttora, nell’ambiente domestico per farsi vento, ravvivare il fuoco, raffreddare il cibo, scacciare gli insetti.

12. Uchiwa, ventaglio, legno, bambù, carta, lacca, pigmenti, seta, cm 22,8 x 40,5, XIX secolo

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30 pagina 34 16-17. Uchiwa, ventaglio, 19-20. Uchiwa, ventaglio, pagina 35 24. Uchiwa, ventaglio, 27. Uchiwa, ventaglio, legno, bambù, carta, seta, pigmenti, metallo, bambù, carta, seta, bambù, seta, tessuto, avorio, legno, garza, pigmenti, lacca, metallo, 13-14. Uchiwa, ventaglio, cm 19,7 x 34, XIX secolo lacca, pigmenti, 22. Uchiwa, ventaglio, madreperla, pigmenti, cm 25,5 x 48, XVIII-XIX secolo legno, lacca, oro, cm 22 x 36,8, XIX secolo legno, pigmenti, cm 27,2 x 39, cm 20 x 33,5, XIX secolo 18. Uchiwa, ventaglio, cm 19,5 x 33, XIX secolo Cina, metà XVIII secolo 28-29. Uchiwa, ventaglio, bambù, carta, pigmenti, 21. Uchiwa, ventaglio, legno, bambù, carta, seta, lacca, pigmenti, 15. Uchiwa, ventaglio, cm 24,5 x 40,5, XIX secolo metallo, bambù, seta, lacca, inchiostro, 23. Uchiwa, ventaglio, 25-26. Uchiwa, ventaglio, cm 21,8 x 37,2, XIX secolo legno, lacca, cm 21,7 x 36,9, XIX secolo legno, pigmenti, legno, pigmenti, inchiostro, cm 19,7 x 33,5, XIX secolo cm 19,5 x 33, XIX secolo cm 19,3 x 33, XIX secolo 30. Uchiwa, ventaglio, bambù, carta, pigmenti, legno, cm 22,6 x 34,3, metà XIX secolo

13-14. Uchiwa, ventaglio rigido di forma ovale cinghiale), sospinta dal barcaiolo con un’asta. Il sulla spalla. Sul verso alberi di pino sul mare. Il dipinti fiori di ipomea asagao( ) blu. Sull’altra pagina allungata verso il manico. Una pagina è decorata bordo dell’uchiwa è dipinto in oro. Dal manico ligneo ventaglio è stato realizzato nella stessa bottega del tre serti di fiori di ciliegio (sakura), ipomea (asagao), con un tronco di bambù in lacca oro a rilievo pende una nappa di seta di colore azzurro. precedente (n. 19-20). Sul fondo, tra l’innesto del foglie di acero (momiji) e quattro rondini. Sul manico (takamakie) e con rami e foglie di bambù in oro manico e lo schermo, c’è un inserto di lacca nera tre foglie verdi. e argento su un fondo di lacca screziata nera e 18. Uchiwa, ventaglio rigido di forma rettangolare, intagliato con motivi curvilinei. rossa. Sull’altra pagina steli e fiori di garofano con angoli arrotondati. Dal manico di bambù, si 24. Uchiwa, ventaglio cinese di forma tonda, in seta dorati realizzati in “pittura cosparsa piana” dipartono un orlo rigido e uno scheletro di sottili 22. Uchiwa, ventaglio rigido di forma tondeggiante, dipinta con bordo a rilievo sul retro, dove la seta è (hiramakie) su fondo uniforme rossiccio. Il corto stecche disposte a raggiera, cucite tra loro e con schermo in legno al naturale, dipinto ad di colore naturale. Il manico d’avorio attraversa lo manico ligneo, che si innesta sul ventaglio con rivestite da carta giapponese dipinta ad acquerello. acquarello. Su una delle pagine è raffigurata una schermo del ventaglio sul retro e va rastremandosi un supporto trilobato, è laccato in nero con Su una pagina, tra nubi bordate d’argento si scena dal racconto popolare del matrimonio fra verso alto. L’avorio è scolpito in rilievo con motivi decorazioni e spruzzature in oro. stagliano dei rami con fiori bianchi e rosa di topi (Nezumi no Yomeiri). La sposa, che indossa a soggetto floreale e uccelli. Il recto è dipinto ciliegio. Sull’altra sono dipinte due donne intente un uchikake-furisode (sopraveste dalle maniche in policromia con figure che portano doni a un 15. Uchiwa, ventaglio rigido di forma ovale nelle operazioni di molitura dei cereali. lunghe) bianco con fodera rossa ha il capo coperto dignitario, nel giardino di un edificio. I personaggi allungata verso il manico, in legno laccato. La con un velo a forma di cappuccio, (tsunokakushi). sono realizzati con applicazioni a rilievo: le facce pagina è attraversata da una linea di demarcazione 19-20. Uchiwa, ventaglio rigido costituito da uno La tradizione vuole che questo copra le “corna sono ricavate da dischetti di madreperla e di avorio obliqua che separa due diversi tipi di decorazione scheletro di sottili stecche di bambù disposte a da demone”: segno di gelosia della sposa che, dipinti, gli abiti da ritagli di seta. L’armatura rigida in lacca con effetti cromatici peculiari: lacca di raggiera, rivestito in seta dipinta con inchiostro nascondendole, mostra la sua sottomissione allo che contorna lo specchio è rivestita con un tessuto Tsugaru marmorizzata (Tsugaru nuri) nella parte nero, oro, azzurro, rosso e distesa su una fodera sposo. Quest’ultimo attende seduto, indossando broccato di colore verde. Dal manico pende una inferiore, con motivi rossi su fondo nero e a di carta. Lo schermo è innestato a un manico il completo kamishimo tipico dei samurai o dei nappa di seta colore naturale. corteccia di ciliegio (ōhi-nuri) nella parte superiore. di rame formato da una lamina piegata su se nobili di corte. Un’assistente accompagna la Sul verso di lacca bruno-rossa sono sparsi motivi stessa e chiusa in alto da due ribattini. Sul manico sposa mentre due giovani inservienti, inginocchiate 25-26. Uchiwa, ventaglio rigido di forma decorativi stilizzati di colore nero. Il corto manico fiori di susino e ghiaccio incrinato, simboli della davanti a un tavolino quadrato (kagetsudai) si tondeggiante di legno al naturale dipinto ad ligneo, che si raccorda allo schermo con un primavera, dipinti in nero e argento. Sul recto, apprestano a servire il sake (bevanda alcolica acquarello. Su una pagina Izanami e Izanagi, Ia sostegno di forma trilobata, è laccato in nero con una scena della battaglia di Yashima (1185) in cui derivata dal riso fermentato) nelle tipiche tazze per coppia di fratelli divini dello Shintō. Le due figure fiori di garofano dipinti in oro. Probabilmente si si scontrarono i clan rivali Taira e Minamoto, la il rito del san-san-kudo, “tre volte tre”. Gli sposi si vestite di bianco sono l’una di fronte all’altra. tratta di un mizu uchiwa o ventaglio per l’acqua cui saga è raccontata nel romanzo epico del XIV scambiano tra loro tre tazze di sake, bevendo tre Izanami di spalle, avanza verso Izanagi, che è visto che, impermeabilizzato dalla lacca, era usato per secolo Heike monogatari. Il bordo dello schermo è sorsi da ogni tazza a turno. Alla sinistra dello sposo frontalmente. Sulla pagina la firma Kunisada ga spruzzarsi un po’ d’acqua sul viso. rivestito con carta dorata. Sul fondo, tra l’innesto è posta la cosiddetta “isola dei beati” (shimadai), (dipinto da Kunisada) e il timbro rosso dell’autore, del manico e lo schermo, c’è un inserto di lacca un tavolino quadrilobato con una composizione probabilmente Kunisada III. Il tema dell’opera la 16-17. Uchiwa, ventaglio rigido di forma ovale nera intagliato con motivi curvilinei. di pino, susino in fiore e bambù ritenuta di buon colloca nel filone del Kokugaku, movimento nato allungata verso il manico, aggiunto dopo il augurio. Il verso e il manico hanno la stessa nel XIX secolo, teso al recupero della tradizione completamento del corpo del ventaglio secondo 21. Uchiwa, ventaglio rigido con schermo in seta decorazione del ventaglio n. 25-26. autoctona e alla sua emancipazione dalle influenze la tipica manifattura di Kyoto (Kyo-uchiwa). Lo su struttura di stecche in bambù e manico in rame straniere. Il manico dall’innesto trilobato è decorato schermo è costituito da uno scheletro di sottili decorato con piccoli motivi floreali e romboidali 23. Uchiwa, ventaglio rigido di forma tondeggiante con una delicata peonia rosa (botan). Sull’altra stecche di bambù disposte a raggiera. Una in oro sul recto e neri sul verso. Le pagine sono di legno al naturale, dipinto ad acquarello. Su una pagina una pianta di ipomea (asagao) dai fiori azzurri delle pagine è rivestita di carta rossa decorata dipinte con inchiostro nero (sumi-e): sul recto il pagina un gruppo di fanciulle semi-nascosto da e cespugli di altri fiori primaverili si protendono da con crisantemi bianchi dipinti. L’altra, di colore condottiero Minamoto no Yoshitsune su un cavallo nove parasole aperti di cui sono tracciate solo le uno sperone di roccia, circondati da uccelli in volo. naturale, è in seta, distesa su una fodera in carta bardato. Il guerriero, oltre alla tradizionale coppia linee di contorno. Delle ragazze si intravede solo Sul manico un fiore di lilium arancione. giapponese a fibra lunga. La seta ha un fondo con di spade (daishō), porta anche un lungo arco e una un volto, i particolari dell’abbigliamento e i piedi spruzzature d’oro su cui è dipinto ad acquarello un faretra colma di frecce. Gli è a fianco il suo fedele calzati con (calzini bianchi) e zori (infradito). Si 27. Uchiwa, ventaglio rigido simile nella forma al paesaggio rurale. In basso scorre un fiume che tre compagno Benkei con il tipico copricapo nero scorge un ragazzo dai piedi scalzi che porta sulle gumpai uchiwa, utilizzato dai comandanti militari figure stanno attraversando sulla tipica imbarcazione () degli (monaci asceti guerrieri). spalle un mastello di legno da trasporto assicurato per dirigere le loro truppe. La struttura perimetrale detta chōki-bune (barca a forma di zanna di Benkei ha una spada lunga (katana) poggiata da funi. Sul manico dall’innesto trilobato sono in legno curvato, laccato e intagliato funge da

32 33 31. Uchiwa, ventaglio, bambù, corno, seta, pigmenti, cm 23 x 39,6, XVIII-XIX secolo

telaio di sostegno e tensione allo schermo, in garza 30. Uchiwa, ventaglio rigido di forma tondeggiante, dipinta. Le pagine in garza del ventaglio sono con schermo di carta, su struttura di stecche divise in due metà rispetto all’asse centrale, che in bambù, manico in legno naturale. Sul recto prolunga il manico. Su ciascuna metà è dipinta una stampa xilografica policroma di Utagawa con delicati colori una fenice (hōō) dalla lunga Kunisada, (1786-1865) uno dei più prolifici e noti coda variopinta, in volo. Il manico e il perimetro autori di stampe ukiyo-e del XIX secolo. Entrato sono interamente ricoperti da girali fitomorfe giovanissimo come apprendista nella scuola di stilizzate dette “erba cinese” (karakusa) in lacca Utagawa Toyokuni I (1769-1825) famoso autore di oro su sfondo ambrato “a buccia di pera” (nashiji). ritratti di attori, fu autorizzato a prendere parte del Il terminale in lacca oro a “pittura cosparsa piana” nome del maestro per comporre il suo, scegliendo (hiramakie) imita una finitura in metallo. Le parti in per sé il nome Kunisada. Intorno al 1845 divenne legno sono tutte in lacca bruna con decorazione il caposcuola, assumendo il nome di Toyokuni III. di nuvole in lacca oro. I punti d’incastro tra l’asse La stampa appartiene alla serie “Le sette variazioni centrale e la struttura perimetrale sono rinforzati dell’alfabeto Iroha” (Seisho Nana Iroha), pubblicata e decorati da applicazioni metalliche in ottone e dall’editore Ebisuya Shōshichi nel luglio del 1856. da due stemmi famigliari imperiali (mon), a forma Il titolo dell’opera è “E” che sta per Emmado (il di foglia di kiri (Paulownia tomentosa). Secondo la tempio di Emma, il re degli inferi). La scena illustrata leggenda quando discende sulla terra la fenice, è tratta dal sesto atto del dramma teatrale kabuki simbolo di rinascita e d’immortalità ed emblema Ehon Gappō ga Tsuji, opera dello scrittore Tsuruya dell’imperatrice, vive proprio tra i rami dell’albero Nanboku IV (1755-1829). In un cartiglio rosso di paulonia. Nell’inventario della sua collezione appare la firma Toyokuni ga, adottata da Kunisada Vincenzo Ragusa lo definisce “Ventaglio da tra il 1845 e il 1850. Il verso, monocromatico, è imperatrice, per grandi ricevimenti religiosi…” costituito da un rivestimento di carta rosa.

28-29. Uchiwa, ventaglio rigido di forma ovale 31. Uchiwa, ventaglio rigido di forma tondeggiante, allungata verso il manico, costituito da uno con schermo in seta di colore naturale, su struttura scheletro di sottili stecche di bambù disposte a di sottili stecche di bambù. Il manico in corno raggiera, rivestito su entrambe le pagine in seta, è decorato con rami di glicine e motivi floreali distesa su una fodera in carta giapponese a fibra dipinti in oro. Nella parte terminale un foro con lunga. Il manico di legno in lacca nera lucida (rōiro una ghiera di metallo dorato da cui pende un nuri) è decorato con uccelli e fiori in lacca oro. Le cordoncino rosso in seta terminante con due due pagine dell’uchiwa sono dipinte ad acquerello nappe dello stesso colore. Sul recto una fenice con motivi floreali e uccelli, su un fondo spruzzato (hōō) in volo, realizzata con applicazioni di tessuto di pagliuzze d’oro. Su una pagina un tralcio reciso viola, arancione, e verde chiaro che traspaiono di peonie rosa e fiorellini bianchi con un passero attraverso un lavoro di ritaglio. Il piumaggio della in volo; sull’altra un ramo di ibisco (fuyō) rosso, fenice è bordato e rifinito con filo ricoperto di carta verso cui tende un altro passerotto. Il bordo del color oro. L’immagine è speculare sul verso. ventaglio è rivestito con carta dorata. Dalla base del manico pende un cordoncino in seta bianca e viola intrecciata, con nodi e nappe. 31

34 35 Toeletta

Sewashige ni Kushi de kashira o Kakichirashi Essa di fretta si pettina i capelli, come per caso. Nozawa Bonchō (1640-1714)

32. Kagami-kake, cavalletto pieghevole con che la dea Amaterasu fece al nipote Ninigi-no- funzione di supporto per specchio a manico lungo Mikoto, progenitore della stirpe imperiale ed è (e-kagami), composto da due elementi trapezoidali quindi un oggetto legato al contesto religioso della che si aprono a compasso articolati da un perno tradizione shintoista. Utilizzati dalla nobiltà nel posto a tre quarti dell’altezza. L’apertura è regolata periodo Heian (795-1185), iniziarono a diffondersi da un cordoncino in seta arancione che passa presso la borghesia nella seconda metà del attraverso due fori praticati nelle basi d’appoggio periodo Edo (1600-1867). Nel tardo periodo e termina con due nappe. La parte superiore Edo la produzione artigianale degli specchi in dell’elemento più lungo, arcuata e sagomata, bronzo comprendeva anche prodotti di qualità più termina con due riccioli. La lacca nera di fondo è modesta, per soddisfare la richiesta delle classi decorata in oro con il motivo degli stemmi sparsi popolari. La paulonia (Paulownia tomentosa, giapp. (mon chirashi) delle tre foglie di aoi (Asarum kiri), è emblema della famiglia imperiale, come il caulescens maxim). Emblema per molto tempo crisantemo (kiku). utilizzato esclusivamente dalla famiglia degli shōgun Tokugawa, veniva concesso come premio 34. E-kagami, specchio in bronzo bianco (hakudō) ai feudatari più fedeli. con ampia superficie riflettente e un manico largo e corto rivestito con un avvolgimento a spirale 33. E-kagami con e-kagamibako, specchio in in vimini. La faccia posteriore è delimitata da un bronzo bianco (hakudō) con manico largo e corto, bordo circolare e presenta una decorazione di rivestito con un avvolgimento a spirale in vimini, arbusti di nanten (Nandina domestica), con bacche posto all’interno di una custodia in legno laccato e foglie. Si riteneva che la pianta fosse di augurio nero a doppia valva. Il retro dello specchio è per la fertilità femminile. Al centro un imponente decorato con il motivo gosan no kiri (emblema di stemma (mon) costituito da due grappoli penduli paulonia con tre infiorescenze da tre, cinque e tre di glicine (fuji), emblema della potente famiglia fiori) e l’iscrizione Tenka-ichi Fujiwara Masashige, Fujiwara. Verso la fine del periodo Edo (1600-1867) “Il primo sotto il cielo, Fujiwara Masashige”, la dimensione degli specchi aumentò a causa delle ovvero il migliore del mondo. Lo specchio è pettinature sempre più voluminose e complesse. insieme alla spada e al gioiello uno dei tre doni

36 37 32. Kagami-kake, cavalletto da specchio, 33. E-kagami con e-kagamibako, legno, lacca nera, lacca oro, seta, metallo, specchio con manico e custodia per specchio, bronzo, vimini, legno, lacca nera, 34. E-kagami, specchio con manico, cm 32 x 34,5 x 64,2, XVIII-XIX secolo custodia: cm 20,5 x 3 x 32; specchio: Ø cm 18,3 x 27,2, XVIII-XIX secolo. bronzo, vimini, Ø cm 30 x 40,7, XIX secolo

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38 39 35. Kogai kanzashi, spillone, 36. Set per il trucco costituito da: 37. Set per il trucco costituito da: 38. Kanzashi, spilloni da capelli, 39. Kōgō, scatolina per incenso, 40. Kōgō, scatolina doppia per incenso, legno, argento, corallo, oro, ciotola pennello per cosmesi doppio a scomparsa, lega metallica, cm 18,5 x 2,5, legno, lacca oro, lacca colorata, lacca oro, lacca nera, cm 12 x 9,7 x 4,7, cm 15,5 x 2,5; legno, lacca nera, lacca oro, Ø cm 4,9 x 2; legno, lacca oro, metallo, setole; Ø cm 0,7 x 13; XIX secolo cm 9 x 7 x 3,7, XIX secolo XVIII secolo Kogai kanzashi, spillone, Oshiroi fude, pennello per ossido di piombo, pennello per cosmesi doppio, legno, argento, giada, cm 16 x 2,2; legno, lacca nera, lacca oro, setole, fibra legno, lacca oro, metallo, setole, cm 8 x 4,5 x 2; Kogai kanzashi, spillone, vegetale, Ø cm 5 x 9,5; astuccio per belletto, legno, ottone, cm 18,5 x 2,5. pennelli a doppia setola, per cosmesi, metallo dorato, cm 4 x 5; XIX secolo legno, lacca nera, lacca oro, setole, fibra bottiglietta porta essenze profumate, vegetale, Ø 0,8 x 12. metallo dorato, argento, Ø cm 1. 4 x 3,7. XVIII-XIX secolo XIX secolo

35. Kogai kanzashi, fermacapelli a forma di barretta 37. Set per il trucco composto da: pennello a setole a sezione ovale, in legno tinto di color marrone. Le estraibili, contenuto in un astuccio cilindrico in estremità sono ricoperte da due cappucci metallici, metallo; pennello con doppie setole inserite in un di cui uno sfilabile, terminanti in forma di corolla corpo metallico rettangolare; astuccio per belletto a cinque petali. Ogni petalo è inciso con motivi in metallo, decorati in oro su fondo nero con diverse decorativi diversi, in ogni corolla ci sono due petali campiture di motivi geometrici. Vi è abbinata una dorati e al centro un vago di corallo. Gli accessori bottiglietta porta essenze profumate, decorata con per i capelli sono stati fino alla modernizzazione motivi floreali in oro su fondo nero e chiusa da un gli unici ornamenti delle donne giapponesi, erano pomello che si avvita in una ghiera a crisantemo in realizzati con materiali pregiati e decorati con argento. particolare cura. 35 36 Kogai kanzashi, fermacapelli a sezione schiacciata, in 38. Kanzashi, spilloni metallici a forcina che legno tinto in color rosso. Le estremità sono ricoperte terminano con un disco inciso a motivi geometrici da due cappucci metallici, di cui uno sfilabile, che su ambedue le facce. Nel disco sono praticati incastonano due rettangoli di giada. cinque forellini da cui presumibilmente pendevano Kogai kanzashi, fermacapelli a sezione quadrata, altrettante catenelle metalliche con pendagli più in legno tinto in color rosso mattone. È chiuso alle piccoli. Sulla sommità un puntale spatuliforme. estremità da due cappucci in ottone, di cui uno sfilabile, terminanti a impennatura di freccia con tre 39. Kōgō, piccola scatola per incenso a forma di alette. piviere (chidori) stilizzato, fondo in lacca dorata opaca (kin fundame) con disegno in lacca colorata 36. Set per il trucco costituito da: piccola ciotola (iro-urushi-e) raffigurante una pianta di bambù e con basso piede ad anello in legno laccato di uccellini in volo. colore nocciola all’interno, nero all’esterno; Oshiroi fude, pennello cilindrico per ossido di piombo, 40. Kōgō, contenitore per l’incenso a forma di due con manico in legno laccato nero; due pennelli a libri sovrapposti, riconoscibili dalla tipica rilegatura 37 38 doppia setola innestata su manico di legno laccato cucita a mano sulla destra, rappresentata con nero. Tutti gli oggetti hanno una decorazione in sottili linee dorate. Sullo sfondo di lacca bruno- lacca a “pittura cosparsa” oro (makie) di girali rossiccia spruzzata con sottile polvere d’oro del fitomorfe stilizzate (karakusa), che sulla piccola “libro” in primo piano, si sviluppa un paesaggio ciotola circondano l’aoi mon (Asarum caulescens notturno in lacca dorata a “pittura cosparsa piana” maxim) della famiglia Tokugawa. Nel periodo Edo (hiramakie) . Sulla copertina del libro sottostante (1600-1867) la cosmesi prevedeva una precisa una luna argentata tra le nubi, con un volo di etichetta con l’uso di tre colori: rosso (estratto oche selvatiche. Il fondo e l’interno sono in lacca dal benibana, Carthamus tinctorius) per labbra e spruzzata d’oro a “buccia di pera” (nashiji). Nello occhi; bianco per il viso, (una polvere di piombo spessore del lato corto frontale appaiono la firma empaku amalgamata con acqua, altamente tossica in oro e il marchio rosso (kao) dell’autore. a lungo andare); nero per la tintura dei denti. Le sopracciglia venivano rasate ed erano disegnate con nerofumo un paio di centimetri più in alto. 39 40

40 41 L’intero catalogo è disponibile presso i Musei Civici di Cagliari Galleria Comunale d’Arte Palazzo di Città Museo d’Arte Siamese

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