COMUNE DI Provincia di

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

- adottato dal Consiglio Comunale con delibera n° 12 del 09.06.2006

- conforme al P.T.C.P. con delibera n° 568 del 16.11.2006

- approvato dal Consiglio Comunale con delibera n° 36 del 17.11.2006

DOCUMENTO DI PIANO MODIFICATO A SEGUITO DELL’ACCOGLIMENTO

DELLE OSSERVAZIONI

Novembre 2006

Allegato 1

RELAZIONE

Progettista:

Dott. Arch. Margherita Fiorina 24129 Bergamo via Salvecchio, 13 tel. fax 035/248470

Collaboratori: Dott. Arch. Marzia Lomboni, Arch. Adriana Pagani

Studio paesistico: Studio Gerundo – Dott. Arch. P. Pel liccioli, Ing. S. Quirico, Dott. Agr. A.Massa Saluzzo. Dott. P. Arnoldi

Studio Geologico:

G.E.A. del Dott. Geol. Sergio Ghilardi

Analisi storico urbana:: Dott. Arch. Luca Zigrino, Dott. Arch. Marzia Lomboni

Comune di Mozzo Piano di Governo del Territorio DOCUMENTO DI PIANO Modificato a seguito dell’accoglimento delle osservazioni

PREMESSA

Lo strumento urbanistico generale vigente del Comune di Mozzo è stato approvato dalla Giunta Regionale della Lombardia con deliberazione n. 19379 del 31.10.1979. Nel 1989 si è proceduto alla redazione di una Variante Generale al P.R.G, approvata dalla Regione Lombardia nel 1991; successivamente sono state redatte 7 varianti parziali al P.R.G. vigente. La Regione Lombardia ha approvato, in data 11.3.2005 la legge n. 12 che prevede, in sostituzione dei Piani Regolatori Generali, la redazione del Piano di Governo del Territorio ( P.G.T.). Le motivazioni che hanno indotto l’Amministrazione comunale a predisporre un nuovo strumento urbanistico comunale derivano quindi dalla necessità di adeguare il vigente P.R.G. alla recente normativa urbanistica, rivedendone i criteri impostativi, anche alla luce dell’esaurimento pressoché totale delle previsioni insediative, assumendo quindi linee guida che si ispirano ad obiettivi di sviluppo sostenibile e compatibile con le peculiarità del territorio comunale, ponendosi nell’ottica di una adeguata difesa dei caratteri paesistico ambientali e socio economici presenti. L’approvazione della nuova legge regionale di governo del territorio ha richiesto all’Amministrazione comunale un complesso lavoro di supporto nel processo di approccio ad una nuova modalità di pianificazione che, in base al principio di sussidiarietà, rompe con la disciplina urbanistica consolidata e abbandona il sistema pianificatorio gerarchico e discendente, a favore di un processo ascendente, partecipato e consensuale.

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LINEE GUIDA DI SVILUPPO PER IL TERRITORIO COMUNALE

Il P.G.T. rappresenta un importante strumento per tradurre sul territorio scelte ambientali con l’intento di promuovere uno sviluppo sostenibile e compatibile con le peculiarità del territorio, nell’ottica di una adeguata difesa dei caratteri paesistico ambientali e socio-culturali presenti. Pertanto, in coerenza con le previsioni di livello sovracomunale (P.T.P.R., del P.T.C.P. e del P.T.C. del Parco dei Colli) e con gli obiettivi del Piano regionale di Sviluppo, l’Amministrazione comunale determina lo sviluppo quantitativo del P.G.T., in base alle ipotesi di incremento demografico e del fabbisogno abitativo, e individua le linee guida di sviluppo per il territorio comunale, alle quali si uniformano le scelte del nuovo strumento urbanistico.

1. Salvaguardia ambientale e riqualificazione del territorio naturale

Perseguire obiettivi di tutela e qualità paesaggistica, coerentemente con gli indirizzi progettuali derivati dallo studio paesistico di dettaglio, redatto ai sensi dell’art. 50 del PTCP, mediante: - il mantenimento dei segni morfologici (terrazzi, orli di scarpata e di erosione) per contrastare i fenomeni di erosione naturale del suolo e i processi di compromissione di balze, dislivelli e scarpate; - la tutela delle strade storiche secondarie funzionali alla conservazione della struttura del fondo e dei manufatti viari connessi (muri di sostegno e/o di contenimento); - un’adeguata gestione della rete di percorsi e mulattiere in ambito naturalistico, a fini ricreativo-turistici e per la sicurezza in interventi d’emergenza, anche con operazioni di tipo valorizzativi, quali l’installazione di un’opportuna segnaletica e cartellonistica con finalità didattico- esplicative; - la gestione della componente forestale presente secondo indirizzi di carattere paesaggistico e selvicolturale; - la definizione della rete ecologica locale; - la conservazione e valorizzazione del patrimonio di carattere storico architettonico presente, in rapporto al ruolo di polarizzatore nel sistema territoriale originario; - il mantenimento dei caratteri naturaliformi e storico-culturali in ambiti connotati per omogeneità paesistica - la previsione di opportune aree verdi di mitigazione degli impatti prodotti dall’inquinamento atmosferico acustico e microclimatico, negli ambiti urbanizzati, sia residenziali che produttivi.

2. Ecosistema urbano

Corretta gestione dell’ecosistema urbano (acqua, energia, rifiuti), in coerenza con le valutazioni preliminari emerse nell’ambito della Valutazione Ambientale Strategica, quale processo sistematico di valutazione delle conseguenze ambientali delle proposte

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contenute nel Piano, e con gli obiettivi e le azioni enunciati dal Piano di Azione Amministrativa della Provincia, attraverso: - la riduzione del numero di superamento delle soglie di inquinamento atmosferico di breve periodo, attraverso la valorizzazione del ruolo della Provincia come Ente sovracomunale di coordinamento con i Comuni dell’ “area critica”; - il rispetto dei valori limite di emissione sonora da strade attraverso l’ attuazione del “Piano direttore di risanamento acustico della rete stradale provinciale”, anche a mezzo di monitoraggi specifici su obiettivi critici; - un’ adeguata campagna di conoscenza circa l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici nelle situazioni maggiormente critiche, e il monitoraggio sistematico dei livelli di campo elettromagnetico ai quali risulta soggetto il territorio comunale; - il miglioramento della qualità delle acque superficiali e il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, attraverso: l’incremento dei volumi di acqua raccolta e depurata mediante sistema pubblico di fognatura e depurazione, l’incremento dei controlli sugli scarichi, la tutela e la gestione dell’ecosistema ripario, la promozione (o incentivazione) di reti fognarie separate, la sensibilizzazione circa la valenza turistico-culturale-ricreativa dei corsi d’acqua, l’impermeabilizzazione e sostituzione delle condotte inadeguate, la separazione delle reti fognarie dai fossi irrigui; - il miglioramento dell’assetto idrogeologico del territorio attraverso la valutazione della fattibilità di interventi di consolidamento dei versanti e delle aree instabili; - il miglioramento della qualità del territorio attraverso azioni di sensibilizzazione per accrescere la cultura del paesaggio ed il recupero delle aree abbandonate; - la completa attivazione delle raccolte selettive dei rifiuti urbani; - il soddisfacimento del fabbisogno energetico nel quadro della più generale pianificazione regionale attraverso l’incentivazione di impianti alimentati da energie rinnovabili (impianti solari in situazioni specifiche: illuminazione stradale, moduli fotovoltaici solari negli edifici pubblici); - la riduzione dei consumi energetici delle attività attraverso una campagna di sensibilizzazione per la razionalizzazione dell’energia e la riduzione dei consumi delle attività, - l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici, dei veicoli e degli elettrodomestici attraverso l’ introduzione, nel Regolamento Edilizio, di criteri per migliorare l’efficienza energetica nei nuovi edifici e nella ristrutturazione di quelli esistenti; - l’ incremento della biodiversità attraverso la promozione di aree protette di livello sovracomunale, l’individuazione e lo sviluppo della potenziale rete ecologica, l’arricchimento del paesaggio con la creazione di siepi, filari, macchie boscate e foreste con essenze autoctone; - la riduzione dello sfruttamento del territorio attraverso il riutilizzo delle aree dimesse, la rifunzionalizzazione dei centri storici, la rivitalizzazione delle cascine e la disincentivazione dell’edilizia diffusa e sparsa; - l’individuazione del sistema agrario residuale e la conseguente tutela e valorizzazione delle connotazioni ecologiche ambientali e paesistiche presenti;

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- l’ incremento della biodiversità nello spazio urbano attraverso la creazione nelle aree periferiche di aree verdi con finalità ludico-ricreativa di raccordo con gli spazi naturali, la realizzazione di fasce verdi di appoggio alle principali infrastrutture, la realizzazione ed il consolidamento di fasce a verde lungo il reticolo idrografico minore artificiale e naturale, il recupero e mantenimento dei paesaggi tradizionali e delle siepi interpoderali, e infine l’incentivazione di programmi educativi e di consapevolezza della sensibilità ecologica e della visione sistemica dell’ambiente.

3. Conservazione e riqualificazione degli immobili e degli ambiti di valore storico ambientale

Attenta valutazione dei centri storici, degli edifici isolati di valore storico culturale e dei relativi contesti di pertinenza presenti sul territorio comunale, anche attraverso una mappatura degli stessi e puntuali indicazioni che consenteno di operare anche con singola concessione, senza far ricorso necessariamente allo strumento del piano attuativo.

4. Servizi di uso pubblico

Miglioramento della qualità dei servizi pubblici di interesse comune e scolastico, del verde pubblico e dei parcheggi, da valutare e definire attraverso il Piano dei Servizi.

5. Sviluppo sostenibile

Opportuna quantificazione di uno sviluppo sostenibile sul territorio comunale, nell’ottica della minimizzazione del consumo del suolo, attraverso: - il contenimento degli attuali insediamenti produttivi; - l’ individuazione, la bonifica e la riconversione e/o messa in sicurezza di siti contaminati per effetto di attività produttive insalubri; - l’individuazione di modesti ambiti di trasformazione da accorpare alle zone residenziali consolidate nelle varie frazioni comunali; - la riqualificazione del tessuto degradato, dismesso o sottoutilizzato, considerato non come esternalità negativa di processi di trasformazione irreversibili ma come risorsa territoriale da sfruttare e valorizzare, in una logica di costruzione di politiche di riuso del territorio;

6. Assetto viabilistico

Definizione di un adeguato assetto viabilistico e di mobilità urbana, valutate le sinergie tra l’attuale rete di interesse sovralocale ed il sistema di collegamento locale ramificato per le varie frazioni comunali che raggruppano gli insediamenti, che persegua i seguenti obiettivi:

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- la promozione di una mobilità sostenibile attraverso la modifica dei percorsi casa-scuola, interventi finalizzati alla moderazione del traffico stradale, la realizzazione di isole pedonali – zone trenta in ambito urbano, interventi per la mobilità ciclo-pedonale in ambito urbano e parcheggi di prossimità; - la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto alternativo, e del trasporto pubblico locale, attraverso: accordi con la Provincia per il finanziamento delle piste ciclabili, l’ottimizzazione di percorsi – coincidenze – orari, la promozione di aree di interscambio e integrazione con il trasporto ferroviario, la qualità dei servizi, la predisposizione di criteri per la localizzazione dei poli generatori di traffico e la concentrazione dei servizi lungo le direttrici del trasporto pubblico, la valutazione preventiva della domanda di mobilità nello strumento di pianificazione.

7. Valutazione ambientale strategica

Predisposizione della valutazione ambientale strategica (VAS) della sostenibilità dello sviluppo, degli impatti potenziali generati e delle eventuali misure di mitigazione/compensazione necessarie a livello ambientale, coerentemente con le valenze paesaggistiche presenti sul territorio.

8. Quadro normativo

Individuazione di nuove norme ed indirizzi che contribuiscano al raggiungimento di una più elevata qualità urbana in tutti i suoi aspetti, omogeneità di tipologie edilizie per zone, politiche di riduzione dei consumi e sviluppo di un’edilizia ecocompatibile, anche mediante la revisione del regolamento edilizio.

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INQUADRAMENTO NORMATIVO

La Regione Lombardia ha approvato con la nuova legge n. 12/2005 “legge per il governo del territorio” la riforma radicale della vigente disciplina urbanistica, ridefinendo contenuti e natura dei vari strumenti, oltre che i rapporti tra piani di differente livello. Come recita la stessa legge : “il governo del territorio si attua mediante una pluralità di piani, fra loro coordinati e differenziati, i quali, nel loro insieme, costituiscono la pianificazione del territorio stesso”. In particolare per il livello regionale, il Piano Regionale Territoriale (PTR) ed il Piano Territoriale Regionale d’Area (PTRA); a livello provinciale il PTCP, e a livello comunale il Piano di Governo del Territorio (PGT). I piani territoriali regionale e provinciale, hanno efficacia di orientamento ed indirizzo, fatte salve le previsioni che, ai sensi della L.R. 12/2005, abbiano efficacia prevalente e vincolante. Per gli strumenti di pianificazione provinciale e comunale, inoltre, la predetta legge stabilisce tempi e modalità di adeguamento alla stessa. Proprio su questi assunti la nuova legge regionale di riforma della strumentazione urbanistica per il governo del territorio, prefigura, per l’ambito comunale, il Piano di Governo del Territorio (PGT), articolato in tre tipologie di atti che configurano l’assetto dell’intero territorio comunale, e verranno di seguito meglio specificate:

1. Documento di Piano 2. Piano dei Servizi 3. Piano delle regole.

Il Documento di Piano sancisce l’entrata in vigore del modello del “piano direttore”, da coniugare attraverso indici e funzioni per le aree di trasformazione, e da attuare con elevata libertà a mezzo di piani attuativi . Gli aspetti regolamentativi e gli elementi di qualità urbana e ambientale sono affidati al Piano delle Regole ed al Piano dei Servizi, i quali, seppure dotati di autonomia di elaborazione previsione ed attuazione, devono interagire con il Documento di Piano per definire le strategie e gli obiettivi prefigurati dal Documento stesso. Va infine ricordato che tanto il concetto di perequazione che di compensazione sono stati configurati, ai sensi dell’art. 8 comma 2 lettera g. della legge, come istituti facoltativi rimessi alla discrezionalità delle amministrazioni locali. Le previsioni contenute nel Documento di Piano, espressioni della strategia complessiva di sviluppo delineata dal PGT, non producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli, mentre la conformazione degli stessi avviene attraverso il Piano dei Servizi, il Piano delle Regole, i Piani Attuativi ed i Programmi Integrati di Intervento. In particolare il Piano dei Servizi rappresenta uno strumento fondamentale per il raggiungimento dei requisiti di vivibilità e di qualità urbana che il governo del territorio locale deve perseguire. Infatti il sistema dei servizi, elemento centrale nell’organizzazione e nella configurazione del territorio, conferisce agli immobili ed alle aree di interesse pubblico la funzione di sostegno e connessione tra le varie parti del territorio. Va aggiunto a questo aspetto consueto per la tipologia delle attrezzature di interesse e uso pubblico, la possibilità, offerta dalla nuova Legge per il Governo del

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Territorio, di valutare e prevedere aree per l’Edilizia Residenziale Pubblica e di comprendere nello stesso Piano gli assetti dei servizi che si sviluppano nel sottosuolo. Sulla base del quadro conoscitivo del territorio comunale messo in luce nel Documento di Piano, il Piano dei Servizi deve fornire il contesto territoriale di riferimento per la fruizione dei Servizi di carattere locale e sovralocale; definire il quadro dei servizi presenti a livello comunale dandone una opportuna definizione per far emergere il livello prestazionale minimo e ottimale, eventuali carenze, fabbisogni e priorità di intervento. La mappatura del quadro previsionale di riferimento per il Piano dei Servizi deve riguardare il sistema dei servizi come censito ed analizzato da rappresentare insieme alle interrelazioni con il restante tessuto urbano e con il sistema verde a valenza ecologica ambientale; all’aspetto cartografico si deve affiancare una precisa disciplina attuativa dello stesso. Il Piano delle Regole deve concorrere al perseguimento degli obiettivi enunciati dal Documento di Piano, e riguarda nello specifico sia le parti di territorio urbanizzato dove il tessuto urbano si è assestato e necessita pertanto di interventi conservativi, integrativi o sostitutivi, sia le parti del territorio non urbanizzate e non urbanizzabili perché destinate all’agricoltura o perché non suscettibili di trasformazione urbanistica. Altresì recepisce e disciplina gli ambiti di trasformazione che caratterizzano il Documento di Piano, a completamento delle scelte attuative già avvenute. Sempre sulla base del quadro conoscitivo predetto nell’ambito del Documento di Piano, il P.d.R. recepisce una serie di prescrizioni/previsioni di carattere sovralocale vigenti (PTCP, D.Lgs 2/2004 artt. 10, 11, 136, 142, 143); è specificamente orientato alla considerazione dei seguenti aspetti urbani e ambientali: • tessuto urbano consolidato con particolare attenzione per gli elementi di antica formazione e di interesse storico artistico monumentale • aree agricole, in coerenza con criteri e modalità desunti dalla pianificazione sovralocale vigente • aree di elevato valore paesaggistico-ambientale, oggetto di salvaguardia e valorizzazione • aree non soggette a trasformazione urbanistica (cave, ambiti di dissesto/frane, ambiti soggetti a rischio geologico e idraulico notevole, contesti di beni storico- culturali meritevoli di salvaguardia, contesti di elevata naturalità) • i vincoli delle azioni di piano e le classi di fattibilità geologica • edifici ed aree a rischio di compromissione e degrado, come emerse nel Documento di Piano. All’aspetto cartografico, si accompagna la componente normativa che deve prevedere situazioni e specificità: • del tessuto urbano consolidato (zona A, parametri urbanistici zone residenziali e produttive: quantità, Slp, Rc, H max e min, distanze, destinazioni non ammissibili, allineamenti e orientamenti…) • del sistema verde (qualità del paesaggio) • del sistema agrario

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IL DOCUMENTO DI PIANO

In questa sede si delineerà la struttura del Documento di Piano, al quale spetta la definizione del contesto socio-economico e relazionale del territorio comunale di riferimento, nonché il relativo quadro conoscitivo, delineando le strategie complessive di sviluppo del PGT dalle quali discenderanno le regole ed i criteri per governare le diverse forme urbane.

Come previsto all’art. 8 della Legge di Piano di Governo del Territorio, il Documento di Piano ha il compito di definire:

A. il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune, anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati e tenuto conto degli atti di programmazione regionale e provinciale, attraverso: • atti e programmi emanati dagli Enti sovracomunali vigenti • l’indagine sul sistema socio-economico locale (specificità del sistema demografico, produttivo, culturale ecc.) • il sistema dei vincoli vigenti • le istanze dei cittadini

B. il quadro conoscitivo del territorio comunale come risultante delle trasformazioni avvenute, mettendo in luce: • il sistema delle infrastrutture e della mobilità • i sistemi insediativi (produttivo e residenziale) • l’assetto e le dinamiche dei sistemi insediativi • il sistema dei caratteri rilevanti sotto il profilo storico-monumentale • il sistema agricolo • il sistema naturalistico e paesaggistico • l’assetto geologico, idrogeologico e sismico comunale • le vulnerabilità territoriali (paesaggio geologia e idrogeologia).

Sulla base degli elementi sopra citati, il documento di piano: o individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale; o determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, della definizione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale;

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o determina, in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di intervento per la residenza ivi comprese le eventuali politiche per l’edilizia residenziale pubblica, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale, evidenziando le scelte di rilevanza sovracomunale; o dimostra la compatibilità delle predette politiche di intervento e della mobilità con le risorse economiche attivabili dalla pubblica amministrazione, anche in relazione agli effetti indotti sul territorio contiguo; o individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti di trasformazione, definendo i relativi criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico–monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva; o determina le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale; o definisce gli eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione.

Il documento di piano non contiene previsioni che producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli; ha validità quinquennale ed è sempre modificabile. Scaduto tale termine, il comune provvede all’approvazione di un nuovo documento di piano.

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A1. QUADRO PROGRAMMATORIO DI RIFERIMENTO PER LO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DEL COMUNE.

PIANO REGIONALE DI SVILUPPO

I principali obiettivi del programma regionale di sviluppo

Il Piano Regionale di Sviluppo (PRS) della Regione Lombardia è tra i documenti che la Giunta ed il Consiglio Regionale assumono come strumento di indirizzo degli atti amministrativi e gestionali della cosa pubblica, così come degli interventi socio-economici che a vario titolo intervengono sulla vita quotidiana dei cittadini lombardi.

Insieme al documento di programma, il PRS, è uno degli atti più importanti che Consiglio e Giunta valutano al fine di orientare tutti i provvedimenti legislativi che nel corso della legislatura il Governo della Regione intende assumere.

Il quadro delineato nel PRS nell’ambito dell’area territoriale, correttamente sottolinea alcune evidenti contraddizioni che si sono manifestate nel territorio.

La Lombardia è un insieme territoriale fatto di "differenze morfologiche", spazialmente ben ordinato, che richiede delle integrazioni con nuove e più adeguate infrastrutture.

In particolare si osservano tre aree di criticità: • le aree critiche dei processi insediativi (cintura milanese, vimercatese e fascia pedemontana); • le aree critiche nell’evoluzione sociale e territoriale (in particolare nelle aree dismesse); • le aree critiche in relazione alla mobilità.

Sostanzialmente sembra essersi compromesso il precario equilibrio tra l’ambiente, le infrastrutture e i processi insediativi, a causa delle più stringenti necessità ambientali come di quelle infrastrutturali. Se nel più recente passato è stato possibile trovare equilibri convincenti, questo modello è progressivamente entrato in crisi.

In particolare la carenza di snodi strategici di interconnessione con aree strategiche, in ragione della forte crescita del lavoro autonomo, ha stressato le reti esistenti, determinando la frammentazione del tessuto produttivo.

Considerata l’intensità dell’attuale viabilità, appare necessario alleggerire il traffico di merci, almeno per quelle che attraversano la Lombardia, con delle vie dedicate su ferro, e da un altro punto di vista occorre immaginare una più coerente integrazione del SFR (Servizio Ferroviario Regionale), operando una netta discontinuità con le politiche fino ad oggi implementate che sappia intervenire sulla struttura manifatturiera e infrastrutturale in modo sinergico.

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La Giunta regionale, su proposta del presidente Roberto Formigoni, ha varato il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) e il Documento di programmazione economico-finanziaria regionale (DPEFR) 2006-2008. Il PRS contiene dettagliatamente tutti gli obiettivi concreti che dovranno essere realizzati nel quinquennio di questa legislatura in tutte le materie di competenza della Regione e per tutti i suoi territori.

In particolare si riporta di seguito, quanto previsto per la Provincia di Bergamo.

Mobilità e infrastrutture

Nel settore viabilistico, particolare attenzione sarà posta : - alla realizzazione del Sistema viabilistico Pedemontano, - all'interconnessione del sistema di mobilità locale con l'Autostrada Direttissima Milano-Brescia (BREBEMI), - al completamento della quarta corsia dell'autostrada A4.

Nel settore delle infrastrutture ferroviarie sono prioritari il completamento del raddoppio della linea FS Bergamo-Treviglio, del quadruplicamento della Milano-Treviglio, la riqualificazione della stazione ferroviaria di Bergamo ed il completamento del progetto Tramvie delle Valli.

Sviluppo dell'innovazione

E' in fase di valutazione l'insediamento a Treviglio di una Università tecnica, legata alla meccanica e alla tecnologia agraria.

Sanità

La priorità fondamentale è costituita dalla costruzione del nuovo ospedale e con una nuova destinazione d'uso del complesso esistente.

Patrimonio storico e ambientale

Sono previsti interventi per lo sviluppo della montagna. In tale ambito assumono grande rilievo anche alcuni progetti di valorizzazione territoriale, quali la realizzazione del Bosco in Città, del Parco Monte Canto e Bedesco e la riqualificazione delle aree minerarie dismesse per la realizzazione della "Via dei metalli”.

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PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

I principali obiettivi del piano territoriale di coordinamento provinciale L’entrata in vigore della L.R. n. 1/2000 ha rilanciato in maniera forte il ruolo territoriale delle Province nell’ambito della Regione e soprattutto ha individuato un nuovo e importante ruolo delle Amministrazioni Provinciali, non soltanto nel quadro delle competenze relative alla pianificazione territoriale (già attribuite dalla Legge n. 142 del 1990), ma anche e soprattutto nell’attribuzione dei compiti di verifica di compatibilità della pianificazione urbanistica degli Enti locali con il proprio PTCP.

La Provincia assume quindi il ruolo di attore primario di una politica di formulazione di strategie territoriali e di definizione degli elementi di coordinamento della pianificazione subordinata.

Il Programma Interregionale III per il periodo 2000 – 2006 e le Agende 21 regionali e locali offrono alle Regioni e alle Comunità Locali la possibilità di attivare importanti risorse e nuove opportunità di sviluppo. Ciò ha richiesto di muoversi avendo costantemente presenti i necessari riferimenti alla “Convenzione europea del paesaggio” e ai principi in essa contenuti, così come alle linee di riferimento del documento sui “Principi direttori per lo sviluppo territoriale sostenibile del continente europeo” promosso dalla Conferenza dei Ministri responsabili dei temi e dell’assetto territoriale delle Nazioni aderenti al Consiglio d’Europa.

Il livello regionale ha costituito, ovviamente, un nodo fondamentale di interattività dei rapporti e di confronto in ogni fase di progressione degli studi e della progettazione del PTCP, soprattutto attraverso la costante attenzione alla programmazione generale, territoriale urbanistica e ambientale della Regione e avendo come riferimento principale, oltre che il quadro legislativo, i documenti relativi alle “Linee generali di assetto del territorio lombardo”, le “Linee programmatiche relative ai Fondi Strutturali 2000/2006”, il “Piano Agricolo” e – necessariamente - il “Piano Territoriale Paesistico Regionale”.

In questo quadro anche la Provincia ed i Comuni avranno modo di sviluppare i propri programmi e di poter coordinare risorse economiche ed obiettivi di valorizzazione territoriale ispirando i propri documenti di pianificazione e programmazione, ed i piani di sviluppo locale, agli obiettivi ed alle opzioni individuati dai documenti comunitari.

In particolare appare fondamentale il riferimento ai seguenti temi:

1) lo sviluppo sostenibile della città , che prevede: - il controllo dell’espansione urbana; - la diversificazione delle funzioni; - la gestione corretta dell’ecosistema urbano (acqua, energia, rifiuti); - una efficace accessibilità, con sistemi di trasporto adeguati e non inquinanti; - la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale;

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2) la tutela e la crescita del patrimonio naturale che implicano:

- lo sviluppo delle reti ecologiche; - l’integrazione e tutela delle biodiversità nelle politiche settoriali; - il ricorso a “strumenti economici” per rafforzare il significato ecologico delle zone protette e delle risorse sensibili; - la protezione dei suoli preservandoli da un utilizzo eccessivo; - le strategie alla scala locale per la gestione degli interventi nelle aree a rischio;

3) la gestione intelligente dei valori paesistici e del patrimonio culturale attraverso:

- la valorizzazione dei “paesaggi culturali” nel quadro di strategie integrate e coordinate di sviluppo; - la riqualificazione del paesaggio ove sia stato oggetto di situazioni di degrado; - lo sviluppo di strategie per la protezione del patrimonio culturale; - la promozione dei sistemi urbani che meritano di essere protetti, e la riqualificazione delle aree in condizioni di degrado e di obsolescenza.

Questi indirizzi sono stati fatti propri dal PTCP e ne costituiscono il primo e fondamentale riferimento.

Per quanto attiene i contenuti del Piano sovracomunale, è preminente l’indicazione delle vocazioni generali del territorio con riguardo agli ambiti di area vasta, in riferimento al sistema insediativi, a quello agricolo e a quello ambientale.

Per quanto riguarda il programma delle maggiori infrastrutture, sia pubbliche che private di interesse pubblico, e delle principali linee di comunicazione e relativa localizzazione di massima sul territorio, il Piano Provinciale ne indica i tracciati, che assumono valore di riferimento cogenti, mentre acquisiscono significato di proposta e di salvaguardia dei sedimi, ove si tratti di mere ipotesi di previsione.

Per quanto riguarda le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale nonché per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque, il Piano Provinciale assume la funzione di Piano di Settore previa intesa con le competenti Autorità. Il Piano stesso può dettare specifiche indicazioni circa la redazione dello studio geologico relativo alla pianificazione urbanistica comunale ad integrazione di quanto previsto dalla L.R. 41/97.

Per quanto riguarda infine i contenuti paesistici, da individuarsi sulla base di un’analisi delle caratteristiche fisiche, naturali e socio-culturali del paesaggio provinciale, le categorie di riferimento sono relative a: • i sistemi territoriali definiti sulla scorta dei caratteri paesistico-ambientali del territorio provinciale; • le zone di particolare interesse paesistico-ambientale, ivi incluse quelle assoggettate ai vincoli di cui alle leggi 1497/39 e 431/85; • i criteri per la trasformazione e l’uso del territorio, volti alla salvaguardia dei valori ambientali protetti.

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PIANO DI AZIONE AMBIENTALE DELLA PROVINCIA DI BERGAMO

Il progetto della sostenibilità ambientale è stato affrontato dalla Provincia di Bergamo attraverso diverse iniziative, quali l’adesione ad “Agenda 21”, l’elaborazione di una “Relazione sullo Stato dell’Ambiente” con relativo Forum locale, la sperimentazione della Valutazione Ambientale Strategica del PTCP, ecc.

La Provincia ha pertanto messo a punto il proprio Piano di Azione Ambientale, che si configura come un documento di indirizzo strategico formulato su base volontaria e finalizzato all’individuazione di obiettivi e azioni che la Provincia si impegna a realizzare nel corso del tempo e grazie alla collaborazione di altri attori istituzionali, economici e sociali .

Il Piano di Azione è articolato in una serie di quadri sinottici che evidenziano in forma sintetica gli elementi necessari per definire le opportune azioni di miglioramento sulla base delle criticità emerse.

Per ciascuna criticità individuata sono definiti uno o più obiettivi, le azioni che si intendono adottare per il raggiungimento dell’obiettivo corrispondente, scelte qualora implicano la partecipazione dei Comuni che assumono pertanto un ruolo determinante per il miglioramento della qualità ambientale del territorio bergamasco.

Il Piano di Azione Ambientale di seguito presentato è stato pertanto considerato dall’Amministrazione come quadro di riferimento sovracomunale per una completa programmazione delle iniziative in materia ambientale.

ARIA –

Criticità Obiettivi Azioni Inquinamento atmosferico Riduzione del numero di Valorizzazione del ruolo della superamento delle soglie di Provincia come Ente breve periodo sovracomunale di coordinamento, con i Comuni dell’ “area critica”

ACQUA –

Criticità Obiettivi Azioni Grado di qualità dei corsi Miglioramento della qualità • Incremento dei volumi di d’acqua e dell’indice di delle acque superficiali e acqua raccolta e depurata funzionalità fluviale nell’area di raggiungimento degli obiettivi mediante sistemi pubblici di pianura di qualità ambientale fognatura e depurazione • Incremento dei controlli sugli scarichi • Tutela e gestione dell’ecosistema ripario • Promozione reti fognarie

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separate • Sensibilizzazione valenza turistico-culturale-ricreativa dei corsi d’acqua

Qualità della rete fognaria ed Miglioramento della rete • Impermeabilizzazione e uso improprio del reticolo sostituzione delle condotte idrico minore inadeguate • Separazione reti fognarie dai fossi irrigui

SUOLO E SOTTOSUOLO –

Criticità Obiettivi Azioni Occupazione di suolo in Riduzione del consumo di • Promozione del recupero collina e pianura suolo prioritario dell’edificato esistente • Promozione delle azioni individuate nelle Linee Guida delle NdA del PTCP Presenza di siti contaminati Individuazione, bonifica e/o • Attuazione del piano di messa in sicurezza dei siti risanamento e bonifica contaminati Presenza di rischio Miglioramento dell’assetto • Valutazione della fattibilità di idrogeologico idrogeologico del territorio e interventi di riduzione progressiva messa in dell’esposizione della sicurezza popolazione • Valutazione della fattibilità di intervento di consolidamento dei versanti e delle aree instabilipromozione di azioni volte a incentivare la permanenza e l’utilizzo agricolo Degrado aree marginali, prive Miglioramento della qualità del • Azioni di sensibilizzazione di destinazione funzionale e territorio per accrescere la cultura del abbandonate paesaggio • Recupero delle aree abbandonate

RIFIUTI –

Criticità Obiettivi Azioni Aumento della produzione Stabilizzazione e progressiva • Iniziative per la riduzione procapite di rifiuti urbani riduzione della produzione all’origine dei rifiuti urbani procapite dei rifiuti uirbani • Diffusione dell’acquisto di prodotti preferibili da parte delle pubbliche amministrazioni Non completa realizzazione Completa attivazione delle • Incentivazione per

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delle raccolte selettive dei raccolte selettive dei rifiuti l’attivazione delle raccolte rifiuti urbani urbani selettive dei rifiuti urbani Utilizzo della discarica come Riduzione dell’uso della • Programmazione di principale modalità di discarica, da limitarsi al solo interventi finalizzati al smaltimento dei rifiuti speciali smaltimento dei rifiuti non recupero di materia e di non pericolosi recuperabili in forma di energia per rifiuti speciali energia che di materia

ENERGIA –

Criticità Obiettivi Azioni Deficit di produzione di • Soddisfacimento del • Impianti solari in situazioni energia elettrica della fabbisogno energetico nel specifiche (illuminazione Provincia quadro della più generale stradale, moduli fotovoltaici pianificazione regionale solari negli edifici pubblici) • Riduzione dei consumi • Incentivi per l’uso razionale energetici delle attività dell’energia e la riduzione dei consumi • Campagna di sensibilizzazione per la razionalizzazione dell’energia e la riduzione dei consumi delle attività • Aumento dell’efficienza • Introduzione nel energetica degli edifici, dei Regolamento Edilizio di veicoli e degli criteri per migliorare elettrodomestici l’efficienza energetica nei nuovi edifici e nella ristrutturazione di quelli esistenti

NATURA E BIODIVERSITA’ –

Criticità Obiettivi Azioni Carenza di aree naturali Incremento della biodiversità • Promozione di realizzazione di aree protette di livello sovracomunale • Individuazione della potenziale rete ecologica e suo sviluppo • Arricchimento del paesaggio con la creazione di siepi, filari, macchie boscate e foreste con essenze autoctone Sfruttamento del territorio Riduzione dello sfruttamento • Riutilizzo delle aree dimesse del territorio • Rifunzionalizzazione dei centri storici • Rivitalizzazione delle cascine • Disincentivare l’edilizia

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diffusa e dispersa Impatto delle pratiche agricole Riduzione degli impatti • Incentivi al passaggio a e zootecniche ambientali in agricoltura metodi di agricoltura integrata ed ecologica • Contenimento della crescita delle colture in serra • Ottimizzazione della gestione dei reflui Estensione delle aree naturali Incremento della biodiversità • Creazione di aree verdi a in ambito urbano nello spazio urbano finalità ludico-ricreativa nelle aree periferiche a raccordo con spazi naturali Grado di connessione tra le Rafforzamento e ricostruzione • Promozione di PLIS di aree protette delle relazioni ecologiche e raccordo tra le aree protette paesistiche tra le aree protette tenendo conto dei serbatoi ed il contesto di biodiversità • Realizzazione di fasce verdi di appoggio alle principali infrastrutture • Realizzazione e consolidamento di fasce a verde lungo il reticolo idrografico minore artificiale e naturale • Recupero e mantenimento dei paesaggi tradizionali e delle siepi interpoderal Consapevolezza ed Incremento della sensibilità • Programmi educativi e di educazione in materia ecologica e della visione consapevolezza ambientale sistemica dell’ambiente

RUMORE –

Criticità Obiettivi Azioni Inquinamento acustico da Rispetto dei valori limite di Attuazione del “Piano direttore traffico stradale emissione sonora da strade di risanamento acustico della rete stradale provinciale” Grado di conoscenza in merito Attuazione di intervento locali Realizzazione di monitoraggi all’esposizione della finalizzati alla conoscenza in specifici su obiettivi critici popolazione al rumore da merito all’esposizione della traffico popolazione al rumore da traffico

CAMPI ELETTROMAGNETICI –

Criticità Obiettivi Azioni Grado di conoscenza Incremento della conoscenza Monitoraggio sistematico dei dell’esposizione della dell’esposizione della livelli di campo popolazione ai campi popolazione ai campi nelle elettromagnetico elettromagnetici situazioni maggiormente critiche

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MOBILITA’ SOSTENIBILE –

Criticità Obiettivi Azioni Congestione stradale e • Promozione di una mobilità • Modifica dei percorsi casa- problemi legati alla sicurezza sostenibile scuola • Interventi finalizzati alla moderazione del traffico stradale • Realizzazione isole pedonali – zone trenta in ambito urbano • Interventi per la mobilità ciclo-pedonale in ambito urbano • Parcheggi di interscambio e di prossimità • Promozione della bicicletta • Accordi con la Provincia per come mezzo di trasporto il finanziamento delle piste alternativo ciclabili • Promozione del trasporto • Ottimizzazione percorsi – pubblico locale coincidenze – orari • Aree di interscambio e integrazione con il trasporto ferroviario • Qualità dei servizi • Prevenzione della domanda • Criteri per la localizzazione di mobilità dei poli generatori di traffico e la concentrazione dei servizi lungo le direttrici del trasporto pubblico • Valutazione preventiva degli strumenti di pianificazione

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A2. QUADRO RICOGNITIVO DEGLI STRUMENTI URBANISTICI SOVRACOMUNALI VIGENTI

Lo strumento urbanistico comunale, a seguito dell’entrata in vigore del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bergamo, deve adeguarsi a quanto previsto dal PTPR e dal PTCP e PTC del Parco dei Colli di Bergamo; pertanto il territorio comunale di Mozzo è stato descritto alla luce dei contenuti dei suddetti strumenti, sintetizzando le specifiche salienti del contesto comunale di riferimento. Gli estratti presentati sono relativi ai seguenti elaborati:

PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE

Tav.B elementi identificativi e percorsi panoramici Tav.C istituzioni per la tutela della natura Tav.D quadro di riferimento degli indirizzi di tutela e di operatività immediata Tav.E viabilità di interesse paesistico

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

E1 – suolo e acque. Elementi di pericolosità e criticità, compatibilità degli interventi di trasformazione del territorio E2 - paesaggio e ambiente. Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio E2.2 - paesaggio e ambiente. Tutela riqualificazione ambientale e paesistica del territorio E3 - infrastrutture per la mobilità. Quadro integrato delle reti e dei sistemi E4 - organizzazione del territorio e sistemi insediativi. Quadro strutturale E5 - allegati. Perimetrazione degli ambiti territoriali E5.2 - allegati. Vincolo idrogeologico, Piano stralcio di Assetto Idrogeologico E5.3 - allegati. Elementi ed ambiti oggetto di tutela ai sensi della D.lgs 490/99 E5.4 - allegati. Ambiti ed elementi di rilevanza paesistica E5.5 - allegati. Reti ecologiche a valenza paesistico-ambientale, inquadramento di 1° livello E5.6 - allegati. Centri e nuclei storici, elementi storico-architettonici.

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO DEI COLLI

Piano di Settore: Tempo Libero, uso sociale e valorizzazione culturale Piano di Settore dei Nuclei abitati

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PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE

Estratto Tav. B – elementi identificativi e percorsi panoramici Scala 1:300.000

L’estratto contiene gli elementi ed i contesti relativi a categorie ambientali del PTPR – Piano del Paesaggio Lombardo, significative per le connotazioni paesistiche emergenti che strutturano il paesaggio lombardo. Nello specifico tali categorie di beni paesistici scelte per la rappresentazione sono relative a:

• luoghi dell’identità regionale • paesaggi agrari tradizionali • tracciati guida paesaggistici • strade panoramiche e visuali sensibili • ambiti di rilevanza regionale.

Ogni bene rappresentato, riporta un numero di riferimento il cui rimando è contenuto nei repertori di cui al Vol.2 del PTPR . L’area oggetto della presente analisi, è relativa al Comune di Mozzo; alla grande scala risulta localizzata nel contesto delle Valli bergamasche, nell’unità tipologica di paesaggio della fascia collinare. L’ambito risulta caratterizzato dalla presenza di Paesaggi agrari tradizionali, nello specifico dagli orti dei colli di Bergamo. Sul territorio in esame non sono riscontrabili tracciati guida paesaggistici né strade panoramiche e visuali sensibili. La rete dei tracciati viari a diverso livello di importanza che interessa il territorio comunale è costituita dalla trama secondaria della rete locale esistente che struttura il sistema delle comunicazioni locali, e dalla linea ferroviaria esistente che collega Bergamo a Milano. .

Estratto Tav. C – istituzioni per la tutela della natura. Scala 1.300.000

L’estratto di seguito riportato raffigura alla grande scala gli ambiti regionali sottoposti a tutela istituita, per i quali risultano vigenti o sono in corso di definizione adeguati strumenti legislativi ed urbanistici di tutela e salvaguardia. Sono inoltre riportati i Siti di Importanza Comunitaria e Nazionale, proposti per il progetto Bioitaly, contraddistinti da numerazione di cui ai Repertori riportati nel Vol.2 del PTPR – Piano del Paesaggio Lombardo. Sostanzialmente gli ambiti rappresentati riportano il quadro complessivo di riferimento per la pianificazione sovracomunale a contenuto paesistico, rimarcando altresì la tendenza a confinare le risorse naturali e la qualità ambientale, nelle isole a parco, laddove il resto del territorio presenta livelli di qualità ambientale bassi o molto bassi.

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L’area oggetto della presente analisi è relativa al Comune di Mozzo e risulta interessata, in particolare, dal Parco Regionale dei Colli di Bergamo.

Estratto Tav. D – quadro di riferimento degli indirizzi di tutela e operatività immediata. Scala 1:300.000

L’estratto di seguito riportato raffigura, alla grande scala, il quadro di riferimento degli strumenti urbanistici sovracomunali vigenti in materia di tutela delle risorse naturali ancora presenti. Nello specifico l’elaborato del PTPR rappresenta le aree di particolare interesse paesistico ambientale all’interno delle quali ricadono i seguenti ambiti così suddivisi:

- Ambiti di specifico valore storico ambientale - Ambiti di contiguità ai parchi Sud Milano, Oglio Nord e Oglio Sud - Ambiti di elevata naturalità

In particolare il PTPR all’art. 17 delle NTA detta particolari disposizioni per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione degli ambiti di elevata naturalità di cui alla DGR 3859/1985. In base ai disposti di detto articolo, il nuovo strumento urbanistico dovrà verificare la delimitazione degli ambiti medesimi come individuati nella tavola D del PTPR e nel repertorio ad esso allegato, a fronte dello studio paesistico di dettaglio redatto per il territorio comunale. L’area oggetto della presente analisi è relativa al Comune di Mozzo e non risulta interessata dalla categoria degli ambiti di elevata naturalità di cui al sopraccitato art. 17 delle NTA del PTPR, ma solo e per una porzione di territorio comunale, dal Parco Regionale dei Colli di Bergamo.

Estratto Tav. E – viabilità di interesse paesistico. Scala 1:300.000

L’estratto di seguito riportato raffigura alla grande scala il quadro di riferimento della viabilità di interesse paesistico analizzata dal PTPR – Piano del Paesaggio Lombardo. Il riconoscimento della viabilità di interesse storico ambientale e paesistico, è finalizzato a particolari condizioni di tutela. In particolare l’art. 20 delle NTA dispone la necessità di riconoscere e tutelare la viabilità storica e di interesse paesistico, a partire da quella censita e rappresentata dal PTPR negli elaborati di Piano, in quanto valori meritevoli di tutela e salvaguardia delle specifiche identità socio-culturali territoriali dei luoghi. La rete dei tracciati panoramici individuata nella tavola E del PTPR riporta inoltre una numerazione di cui ai Repertori allegati al Vol. 2 del PTPR. L’area oggetto della presente analisi è relativa al Comune di Mozzo e non risulta interessato da tracciati di particolare interesse paesistico.

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PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Estratto Tav. E1 – Suolo e Acque, Elementi di pericolosità e di criticità: compatibilità degli interventi di trasformazione del territorio Scala 1:25.000

L’estratto di seguito riportato rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento provinciale relativo alle pericolosità ed alle criticità del suolo e delle acque, approntato dagli studi di settore a supporto del PTCP, da considerare nei casi di interventi di trasformazione del territorio, per verificarne la compatibilità con i caratteri del suolo e delle acque. In particolare l’estratto è riferito al Comune di Mozzo, e non risulta interessato da elementi di pericolosità e criticità; la compatibilità degli interventi, in ogni caso, è condizionata dalle caratteristiche idro-geologiche del territorio nel quale ricadono. Nello specifico, le categorie geologiche che interessano il territorio comunale, che pertanto risulta suddiviso a metà, sono le seguenti: nella parte occidentale “ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono essere assoggettati a puntuale verifica di compatibilità geologica ed idraulica”, e nella parte orientale “ambiti di pianura nei quali gli interventi di trasformazione territoriale devono mantenere come soglia minimale le condizioni geologiche ed idrauliche esistenti”, entrambe normate dall’art. art.44 delle NdA del PTCP.

Estratto Tav. E2.1 – Paesaggio e ambiente, Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio Scala 1:75.000

L’estratto rappresenta il territorio provinciale analizzato secondo ambiti territoriali complessi sia per caratteri morfologici sia per le modalità di uso del suolo. Ai sensi dell’art. 6 del PTPR, in presenza di strumenti a specifica valenza paesistica di maggiore definizione, tali definiscono la disciplina paesistica del territorio ivi considerato. Il PTCP pertanto ha operato un riesame delle informazioni fornite dalla Tav. A del PTPR a tal proposito, fornendo una lettura a scala provinciale certamente più precisa e puntuale sulla base delle peculiarità territoriali provinciali. Le distinzioni rappresentate riguardano ambiti geografici letti alla grande scala regionale, unità tipologiche di paesaggio che riprendono l’appartenenza a fasce geografiche altitudinali comunemente considerate, e tipi di paesaggi definiti in base a connotazioni generali circa i prevalenti caratteri geografico morfologici. L’area oggetto di analisi, il Comune di Mozzo in particolare, risulta compresa nell’ambito geografico delle Valli Bergamasche, all’interno dell’unità tipologica relativa alla fascia collinare, appartenente al paesaggio delle colline pedemontane e degli sbocchi vallivi, per la maggior parte della sua superficie; mentre per una stretta fascia individuabile sul confine meridionale, risulta appartenere al paesaggio dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta. Ad integrazione dell’apparato descrittivo del territorio per fasce tipologiche di paesaggio, nell’ambito dello studio di settore relativo alla valenza paesistica del PTCP, si è proceduto a suddividere il territorio provinciale in

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sotto-ambiti corrispondenti a contesti significativi sotto l’aspetto paesistico, denominati “unità di paesaggio”. Il Comune di Mozzo, appartiene all’unità ambientale che fa da sfondo all’area urbana di Bergamo, ed è compreso del territorio del Parco dei Colli, istituito nel 1977 con L.R. n. 36 del 18.08.1977 che comprende la superficie di dieci comuni per una estensione complessiva di 5.000 ettari. Nell’area propriamente a parco non rientra tuttavia l’intero territorio comunale, rimanendovi esclusa la parte più urbanizzata. Il sistema dei colli, in sintesi, si estende dal versante meridionale del Canto Alto, alla cima dello stesso fino a Bruntino e alla Valle del Giongo da un lato e alla Maresana dall’altro; questa seconda porzione, più ampia rispetto alla prima, si estende poi ai terreni sopra e . Le due parti sono separate dall’insolcatura Valtesse- Petosino. Il territorio è complessivamente povero di acque; solo il Brembo qualifica per un tratto la zona occidentale. Il disegno dei campi, rivela una stretta dipendenza dall’andamento del suolo. Il territorio è contraddistinto ancor oggi dalla presenza di una discreta superficie a bosco. Per quanto riguarda l’insediamento, rilevante è la presenza di un’antica formazione, intensificata fortemente dalle espansioni recenti dell’edificato, soprattutto nell’area urbana e immediatamente periurbana. Significativi e tipici i centri minori o i nuclei che si dispongono in sequenza nel senso dell’asse di alcuni speroni naturali, percorsi longitudinalmente da una via, così come quelli che si distendono sui pendii dolci e riparati, con uno sviluppo spesso in orizzontale secondo le curve di livello (Borgo Canale, Borghetto di Mozzo). Infine la struttura paesistica risulta alterata dalla presenza di elementi detrattori riconducibili agli ambiti di cava e/o alle discariche dimesse e/o attive che occupano posizioni di rilievo rispetto ai valori paesistici da tutelare. A partire da queste preliminari valutazioni paesistiche, il territorio comunale in oggetto dovrà essere preso in esame per quanto riguarda le componenti della rilevanza paesistica ed essere opportunamente valutato in sede di modalità di tutela o trasformazione dello stesso.

Estratto Tav. E2.2 – Paesaggio e ambiente. Tutela, riqualificazione e valorizzazione ambientale e paesistica del territorio Scala 1:25.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento progettuale, approntato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e riferito all’aspetto del paesaggio ed alle modalità di tutela riqualificazione e valorizzazione ambientale e paesistica del territorio. L’elaborato riporta, infatti, le categorie ambientali appartenenti al paesaggio bergamasco, come emerso dallo studio di settore predisposto per la Valenza Paesistica del PTCP. Le principali connotazioni ambientali relative al territorio comunale di Mozzo, sono riconducibili: alle ”aree agricole interessate da potenziali pressioni urbanizzative e/o infrastrutturali” e, nello specifico, alle aree con fenomeni urbanizzativi in atto o previste di immediato rapporto con i contesti urbani di cui all’art. 62 delle NdA del PTCP, intercluse tra le aree urbanizzate distribuite nella porzione ovest del paese oltre la

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strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, alternate a connotazioni più specificamente agricole con finalità di protezione e conservazione, di cui all’art.65 delle NdA citate. La porzione del territorio comunale a carattere prevalentemente naturalistico è concentrata nella parte est del comune e risulta oggetto di specifica tutela, a mezzo del Parco Regionale Istituito del Parco dei Colli. Infine, il PTCP individua in un ambito agricolo libero da edificazione e localizzato lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine un contesto di elevato valore naturalistico e paesistico riconducibili alla categoria del paesaggio della naturalità, normato dall’art. 54 delle NdA del PTCP.

Estratto Tav. E3 – Infrastrutture per la mobilità “Quadro integrato delle reti e dei sistemi” Scala 1:25.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento progettuale approntato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e riferito al sistema della mobilità prevista a scala provinciale. L’elaborato rappresenta in sintesi le scelte complessivamente avanzate dal progetto di PTCP in merito al sistema della mobilità, che rivestono carattere prescrittivo e vincolante ai fini delle previsioni contenute negli strumenti urbanistici locali. Il tema della mobilità di interesse sovracomunale, confluisce nell’elaborato del PTCP relativo al Quadro strutturale. L’estratto in particolare visualizza la viabilità provinciale che interessa il Comune di Mozzo, rappresentata da un tracciato della rete principale, la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, classificato in categoria C di previsione; alle infrastrutture della mobilità è dedicato il titolo III delle NdA del PTCP, e in particolare l’art. 79 definisce le relative fasce di rispetto per la rete viaria classificata di interesse per la struttura del PTCP, ai sensi del Nuovo Codice della strada D.Lgs n.285/92, prevista per la strada citata in mt. 30,00 . In quanto alla rete viaria, il Comune è inoltre interessato da un tratto di rete secondaria esistente, categoria C, che collega i quartieri della località Dorotina con Ponte San Pietro presso il sottopasso ferroviario; la rete infrastrutturale esistente del Comune di Mozzo è infine interessata, lungo il tratto che fa da confine sud orientale con il Comune di Curno, dalla rete delle ciclovie, normata dall’art. 84 delle NdA del PTCP, secondo il quale tale rete è costituita da una ”maglia principale” di percorsi ciclabili in sede propria adiacenti le grandi infrastrutture viarie e ferroviarie che collegano i maggiori poli di attrazione per una mobilità pendolare alternativa all’area metropolitana di Bergamo e da una “maglia secondaria” di percorsi ciclabili in corsia riservata o in sede promiscua che collegano i centri vallivi e pedecollinari con valenza prevalentemente cicloturistica e di supporto di una possibile mobilità pendolare nelle aree urbanizzate. Il territorio comunale è infine attraversato dalla linea ferroviaria esistente, interessata da previsioni di adeguamento e/o potenziamento nella direttrice Bergamo-Milano; lungo tale tracciato, in comune di Mozzo, è infine prevista una fermata ferroviaria, localizzata nei pressi dell’area a verde pubblico sulla quale è sorto il nuovo centro sportivo “golf-indoor”. Quanto previsto dal PTCP, in sintesi, dovrà essere adeguatamente recepito e considerato in sede di formazione del nuovo strumento urbanistico comunale.

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Estratto Tav. E4 – Paesaggio e ambiente “Organizzazione del territorio e sistemi insediativi – Quadro strutturale” Scala 1:25.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento strutturale, approntato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. L’elaborato rappresenta in sintesi le scelte complessivamente avanzate dal progetto di PTCP in merito ai sistemi insediativi, al sistema della mobilità ed al sistema del paesaggio inteso come sintesi di valenze naturali e culturali tipiche delle identità dei luoghi. L’area oggetto di analisi, in particolare, è relativa al Comune di Mozzo. Il territorio in esame è suddiviso in ambiti connotati per l’ appartenenza a sistemi che strutturano le principali funzioni urbane e ambientali individuate dal PTCP. In particolare il sistema degli insediamenti localizza i centri storici sulla base delle permanenze edificate di cui alla cartografia IGM del 1931; prevede ambiti definiti dalla pianificazione vigente ed ambiti di primo riferimento per la pianificazione locale, che corrispondono alle aree per le quali il PRG vigente del Comune di Mozzo ha previsto un possibile sviluppo. Il sistema della mobilità riporta il quadro delle strutture per la mobilità già descritte al precedente estratto E3; mentre il sistema del verde definisce le principali connotazioni ambientali riscontrabili sul territorio; le superfici naturali e antropizzate che strutturano i rilievi orientali dell’ambito comunale sono assoggettate alla tutela del Parco dei Colli, mentre il sistema residuo di aree libere da edificazione, concentrato nella porzione occidentale tra il polo produttivo esistente e le funzioni urbane rivolte alla residenza, presenta i caratteri delle aree agricole da salvaguardare e conservare per limitare il consumo di suolo a fini urbani; per esse vale quanto previsto all’art. 65 delle NdA del PTCP. Lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, infine, il PTCP individua una profonda fascia a verde definita di elevato valore naturalistico e paesistico interessata nella porzione sud da manufatti produttivi, normata dall’art. 54; vista la densità e la tipologia degli insediamenti di vario genere sorti lungo l’infrastruttura di riferimento, il contesto in oggetto presenta ancora valenze naturali essendo libero da edificazione, a ciò si aggiunge che allo stato attuale il PRG vigente del Comune di Mozzo prevede per tale ambito la destinazione di zona agricola. In coerenza con quanto prescritto dal PTCP in tale ambito sarà precluso ogni intervento di nuova edificazione. Il comune di Mozzo ricade infine all’interno dell’ “area critica di Bergamo” normata dall’art. 99 delle stesse; per essa il PTCP ne individua il perimetro di cui al relativo provvedimento regionale in materia di inquinamento atmosferico. In tale area dovranno essere osservate particolari provvidenze per l’allocazione degli insediamenti produttivi che possano costituire fonti di criticità ambientale in rapporto alle emissioni in atmosfera, prevedendo le opportune forme di consultazione con i Comuni contermini. Il nuovo strumento urbanistico comunale dovrà altresì provvedere ad individuare l’elenco delle attività vietate.

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Estratto Tav. E5.1 – Allegati “Perimetrazione degli ambiti territoriali” Scala 1:75.000

Ai fini della disciplina del PTCP e in rapporto ai caratteri peculiari delle specifiche parti del territorio provinciale, il territorio provinciale viene suddiviso in ambiti che si configurano come aree urbanistiche sovracomunali che raggruppano i territori di più comuni in situazioni di affinità dei caratteri culturali e di omogeneità delle problematiche socio-economiche. Il Comune di Mozzo, in particolare, appartiene all’unità n. 15 insieme ai comuni di , , Almè, Villa d’Almè, , , Bergamo, Torre Boldone, Ranica, Scanzorosciate, Villa di Serio, Alzano Lombardo, Nembro, Gorle, Pedrengo, Torre dè Roveri, Albano Sant’Alessandro, Seriate, Brusaporto, Costa di Mezzate, Bagnatica, Grassobbio, Orio al Serio, Azzano San Paolo, Stezzano, Zanica, Lallio, Treviolo, Curno.

Estratto Tav. E5.2 – Allegati “Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23) – Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (P.A.I.)” Scala 1:75.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento vincolistico vigente in materia di vincolo idrogeologico e di Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico. Il Comune di Mozzo in particolare, risulta interessato, nella porzione ad est relativa all’ambito territoriale del Parco dei Colli, dal vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23 .

Estratto Tav. E5.3 – Allegati “Elementi ed ambiti oggetto di tutela ai sensi della D.Lgs 490/99” Scala 1:75.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento vincolistico attualmente vigente sul territorio, ai sensi del testo unico D.Lgs n. 490/99. L’elaborato contiene in sintesi le categorie dei beni culturali e dei beni paesistici e ambientali, soggette a controllo e tutela da parte degli enti locali in base al principio di subdelega espresso dalle leggi vigenti in materia di beni ambientali. In particolare il territorio del Comune di Mozzo risulta interessato dai seguenti vincoli ambientali: • beni immobili d’interesse artistico e storico, di cui al D.Lgs. 490/99 art.2 • bellezze individue e d’insieme, di cui al D.Lgs. 490/99 art.139 (lettere a, b, c), • laghi – fiumi – torrenti e corsi d’acqua (lettere b e c), di cui al D.Lgs. 490/99 art. 146 • parchi e riserve nazionali e/o regionali (lettera f.), di cui al D.Lgs. 490/99 art. 146 • boschi e foreste (lettera g) , di cui al D.Lgs. 490/99 art. 146.

Per essi valgono i vincoli vigenti, e lo strumento urbanistico comunale dovrà tenerne in opportuna considerazione ai fini della tutela prescritta.

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Estratto Tav. E5.4 – Allegati “Ambiti ed elementi di rilevanza paesistica” Scala 1:25.000

L’estratto rappresenta uno stralcio del quadro paesistico ambientale di riferimento provinciale, approntato dagli studi di settore a supporto del progetto di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. L’elaborato propone in sintesi la lettura del sistema paesistico ambientale come emerso dallo studio relativo alla Valenza paesistica del PTCP della Provincia di Bergamo. In particolare il territorio comunale di Mozzo si colloca in una fascia altitudinale che varia dalla collina alla pianura, comprendendo un paesaggio pedecollinare antropizzato di relazione con gli insediamenti di versante e fondovalle caratterizzato da ambiti terrazzati, vigneti e prati pascoli interposti, e distribuito alle propaggini dell’ambito boscato che ricopre il crinale morfologico orientale; per tali aree valgono le direttive di cui all’art.59 delle NdA del PTCP, mentre per i contesti boscati di pianura valgono le direttive di cui all’art.57 delle stesse. Immersi nel sistema verde risultano i diversi nuclei storici presenti. Una piccola porzione di territorio incuneata ad est tra l’ambito boscato della pianura sopra citato, è caratterizzata da un paesaggio antropizzato di elementi e strutture edilizie di preminente valore storico culturale, normato dall’art. 59 . A ridosso della strada provinciale che divide nettamente il paesaggio e la vita urbana del Comune, e oltre verso ovest, si riscontra un paesaggio libero da edificazione caratterizzato da colture agrario intensive con modeste connotazioni arboree irrigue e fondiarie; si tratta in genere di aree lasciate residue dall’edificazione circostante, che svolgono a tutt’oggi la funzione di filtro ambientale tra le attività produttive a nord e gli insediamenti residenziali a sud di queste. Per esse vale quanto previsto dall’art. 61 . Tra i sistemi ed elementi di rilevanza paesistica individuati dal PTCP per il Comune di Mozzo, figurano: le scarpate e terrazze fluviali che interessano la porzione urbanizzata occidentale del comune da nord a sud; e le sequenze continue o discontinue di filari arborei che caratterizzano gli ambiti terrazzati presenti. Per ogni categoria ambientale in cui risulta caratterizzata la superficie comunale, il PTCP prevede specifiche direttive con valore di indirizzo, da assumere opportunamente all’interno dello strumento urbanistico comunale; il PGT in ogni caso dovrà prevedere una adeguata disciplina per gli ambiti con prevalenti presenze naturalistiche e ambientali, per il paesaggio rurale e per il patrimonio edilizio esistente in ambito urbano e/o isolato di pregio. La porzione di superficie adibita agli usi antropici, infine, è stata classificata tra i contesti urbanizzati e contiene le aree classificate come Centri Storici, e le aree edificate consolidate e/o interessate da fenomeni urbanizzativi previsti dagli strumenti comunali vigenti.

Estratto Tav. E5.5– Allegati “Reti ecologiche a valenza paesistico - ambientale. Inquadramento di 1° livello” Scala 1:75.000

L’estratto di seguito riportato rappresenta uno stralcio del quadro provinciale delle reti ecologiche di 1° livello a valenza paesistico-ambientale, approntato dagli studi di settore a supporto del progetto di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.

28 Comune di Mozzo Piano di Governo del Territorio DOCUMENTO DI PIANO Modificato a seguito dell’accoglimento delle osservazioni

L'obiettivo delle Reti Ecologiche è quello di definire la continuità e la connessione tra le zone verdi dell'area urbana, le aree naturali e seminaturali periurbane e i grandi corridoi di continuità eco-biologica tra pianura e fascia collinare. L’elaborato propone in sintesi la lettura del sistema delle reti ecologiche ambientali, ricondotta schematicamente alle seguenti categorie ambientali: strutture naturalistiche primarie, nodi di 1° livello regionale, nodi di 1° livello provinciale, corridoi di 1° livello provinciale e corridoi di 2° livello provinciale. La struttura ecologica dell’ambito comunale di Mozzo è costituita dal vasto serbatoio di naturalità del Parco dei Colli, classificato come “nodo di I° livello regionale”, e da pochi e più piccoli ambiti, localizzati all’interno della zona urbanizzata, relativi ai contesti di maggior valenza naturalistica e paesistica appartenenti al sistema dei “nodi di I° livello provinciale”, e alle aree agricole strategiche di connessione, protezione e conservazione della rete ecologica facenti capo al sistema dei “nodi di II° livello provinciale”. Tale struttura dovrà essere considerata a fondamento della rete ecologica locale da organizzare attraverso lo studio paesistico di dettaglio che il Comune dovrà approntare, ai sensi dell’art. 50 del PTCP.

Estratto Tav. E5.6 – Allegati “Centri e nuclei storici – Elementi storico architettonici” Scala 1:25.000

L’estratto di seguito riportato rappresenta uno stralcio del quadro di riferimento provinciale dei Beni storico culturali repertoriati dalla Provincia di Bergamo, a supporto del progetto di Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. L’elaborato rappresenta, compatibilmente con la scala di rappresentazione, gli elementi ed i contesti di valore storico culturale documentale, ancora presenti sul territorio. I centri storici riportati, in particolare, sono riferiti alle presenze storiche edificate alla soglia IGM 1931 che trovano un opportuno riferimento negli elenchi del Repertorio sopra citato. L’ambito oggetto della presente analisi è relativo al Comune di Mozzo; il territorio è attraversato da un tracciato viario storico che collega il centro con le località limitrofe. Sono individuabili insediamenti e strutture del paesaggio rurale (nuclei rurali, cascine), elementi di interesse archeologico (in corrispondenza della parrocchiale esistente di San Giovanni Battista), e diversi edifici e complessi architettonici quali il Castello, i palazzi, le ville e le dimore nobiliari, tutti repertoriati dalla Provincia di Bergamo. Per tutti gli elementi puntuali e lineari censiti e cartografati nell’elaborato, lo strumento urbanistico comunale dovrà prevedere una adeguata tutela e salvaguardia. In quanto strumento di gestione del territorio a maggiore definizione, il PGT potrà ampliare detto elenco comunale e provinciale dei beni storici artistici ambientali, per effetto di una verifica più puntuale delle risorse ancora presenti a livello comunale.

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PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO DEI COLLI

Lo strumento del PTC del Parco dei Colli è stato approvato con Legge Regionale n.8 del 13/04/1991 ai sensi degli articoli 4 e 5 della LR 36/1977, nonché degli articoli 17 e 18 della LR 86/1983 . Il Parco dei Colli, istituito con LR 36/77, è gestito da un Consorzio tra comuni interessati (Almè, Bergamo, Mozzo, Paladina, Ponteranica, Ranica, Sorrisole, Torre Bordone, Valbrembo e Villa d’Almè) e la Provincia di Bergamo; interessa una superficie complessiva di 4.700 ha circa e presenta una variabilità altimetrica compresa tra 240 e 1148 m s.l.m. Lo strumento di controllo e regolamentazione, il PTC del Parco, rappresenta il quadro generale dell’assetto del territorio e indica gli obiettivi sia generali che di settore dell’attività amministrativa al fine di tutelare, recuperare e valorizzare il patrimonio storico monumentale naturalistico e ambientale dell’area anche in funzione dell’interesse generale che tale riveste. La normativa di riferimento articola il territorio per zone, come di seguito distinte:

- Zona B1 – zona a riserva parziale di interesse neolitico, forestale e faunistico del Canto Alto e della Valle del Giongo - Zona B2 – zona di riqualificazione ambientale - Zona C2 – zona ad alto valore paesistico - Zona C1 – zona a parco agricolo forestale - Zona D – zona agricola - Zona IC – zona di iniziativa comunale orientata.

Il territorio di Mozzo, in particolare, è interessato dalle seguenti zone:

- Zona C1 – parco agricolo forestale (art. 12), nella parte di piede di versante a nord a confine con Valbrembo e a sud - Zona B3 – riqualificazione ambientale (art. 10), nell’ambito di versante e dei poggi - Zona C2 - zona ad alto valore paesistico, nella parte di versante collinare a confine con il Comune di Bergamo già soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi della L.1497/39 - Zona IC – zona di iniziativa comunale orientata, lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine e nella parte urbanizzata relativa al quartiere Borghetto.

La normativa del Parco, infine, si attua a mezzo di strumenti quali i Piani di Settore specificamente redatti che approfondiscono determinate basi di conoscenza e forniscono un preciso programma di iniziative comunali da definire di concerto con i Comuni interessati e operanti sul territorio. Di seguito si presentano quelli redatti fino ad ora.

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Piano di settore dei nuclei abitati

Il “Piano di Settore dei Nuclei abitati” ha la funzione di individuare i nuclei abitati consolidati esistenti nelle zone C1 e D del Parco e di definire per essi criteri e modalità di intervento laddove, in assenza dello stesso, non erano consentite nuove edificazioni se non per usi agricoli; tale strumento attuativo ha pertanto la funzione di intervenire sul territorio dando indicazioni di maggior dettaglio e definizione paesaggistica, rispetto al PTC. Pertanto il PGT dovrà tenere in opportuna considerazione tale strumento di riqualificazione ai fini di una valorizzazione del patrimonio di interesse storico-ambientale e del recupero delle aree degradate, nonché l’individuazione degli edifici incompatibili. Va da sé che l’adeguamento alla norma del Piano di Settore da parte del PGT deve tener conto degli obiettivi e dei criteri generali nonché delle prescrizioni quando più restrittive dello strumento comunale. In particolare il Piano di Settore, per il Comune di Mozzo, ha individuato il nucleo del Borghetto; per esso è stata predisposta una scheda descrittiva relativa ai caratteri del sito ed alle percorrenze principali, ed ai caratteri degli edifici; prevede inoltre i criteri, gli indirizzi e le prescrizioni di intervento previsti per le varie zone contestuali al nucleo.

Piano di settore del tempo libero

Il Piano di Settore “Tempo Libero, uso sociale e valorizzazione culturale” è stato avviato dal Consorzio del Parco dei Colli nel 1994, e costituisce lo strumento di attuazione del PTC relativamente all’organizzazione dei servizi e delle attrezzature per il tempo libero e la loro fruizione sociale, ed alla valorizzazione del patrimonio storico, culturale, paesistico ed ambientale, ed il recupero delle aree degradate con particolare riferimento alle potenzialità di fruizione sociale ed alle esigenze di sviluppo locale. In particolare il PLT, recentemente revisionato, propone per il Comune di Mozzo un “Progetto Accessibilità” ed un “Progetto fruibilità”: per il primo è prevista una rete di percorsi esistenti e di progetto mirata allo scopo di favorire la ridistribuzione dei flussi di fruizione del territorio riducendo gli afflussi motorizzati e favorendo l’uso di mezzi pubblici e dei percorsi pedonali e ciclabili, compreso il sistema delle fasce alberate e delle siepi da salvaguardare nel loro duplice ruolo di reticolo ecologico e di disegno paesistico. A fronte di esigenze di modernizzazione colturale o di intervento pubblico infrastrutturale gli elementi della trama individuati dal PLT potranno essere modificati o rimossi purchè non si riduca la biodiversità, la varietà, la coerenza e la fruibilità paesistica del contesto. Sono ammesse le sostituzioni ed i completamenti delle trame vegetali con specie autoctone comunque in maniera omogenea con le preesistenze. Nel caso specifico il progetto prevede un sistema di alberature lungo la provinciale Villa d’Almè-Dalmine, ed una cortina verde lungo una strada pubblica esistente, parallela alla provinciale stessa, che attraversa una zona urbanizzata di tipo residenziale. Il comune di Mozzo risulta interessato dalla “Scheda progettuale n° 6” che prevede la qualificazione degli accessi al sistema di fruizione del Parco

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A scala comunale, un’adeguata revisione e programmazione delle funzioni urbane non può prescindere da una precisa analisi demografica, da condurre sulla base di un quadro aggiornato fornito dagli uffici comunali competenti, necessaria per ricostruire la dinamica demografica e la composizione della stessa alla data attuale, perché sarà sulla base della struttura demografica e delle dinamiche che ne hanno caratterizzato la presenza che dovranno scaturire adeguate politiche di sviluppo a sostegno della popolazione presente e prevista. La presente indagine socio-economica ha sviluppato gli aspetti di seguito elencati:

La popolazione Analisi della dinamica demografica Popolazione residente Andamento demografico L’immigrazione L’emigrazione Tassi di crescita Struttura della popolazione per classi d’età Ampiezza dei nuclei familiari Ipotesi di sviluppo demografico Tabelle e grafici

Attività della popolazione Popolazione attiva nei settori produttivi Popolazione residente attiva secondo la posizione professionale e non professionale Grado di istruzione della popolazione residente Tabelle e grafici.

Le abitazioni Abitazioni occupate e non occupate Abitazioni occupate per titolo di godimento Abitazioni occupate per ampiezza Abitazioni occupate per epoca di costruzione Abitazioni per servizio installato Abitazioni non occupate Ipotesi di fabbisogno abitativo nel prossimo decennio derivante da edilizia degradata Fabbisogno complessivo per insediamenti abitativi nel prossimo decennio Tabelle e grafici

Le attività produttive Alla luce dei contenuti della nuova legge urbanistica n. 12/2005 per il governo del territorio, lo strumento urbanistico comunale individuerà un nuovo modello di pianificazione più flessibile ed in grado di rispondere al meglio alle mutevoli esigenze di cambiamento e di sviluppo economico-sociale in atto.

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LA POPOLAZIONE

Lo studio della dinamica demografica considera la variazione nel tempo della popolazione residente, del movimento naturale e migratorio, della densità demografica e della struttura della popolazione. L’analisi è stata condotta per il periodo 1989 – 2005 ed ha analizzato i mutamenti avvenuti sul territorio comunale durante il periodo di validità dello strumento urbanistico vigente, valutando contestualmente le direzioni assunte dallo sviluppo verificatosi. Secondo quanto emerso dall’indagine, sono stati elaborati confronti e proiezioni per il prossimo decennio di validità del Documento di Piano, al fine di fornire dati per il soddisfacimento del fabbisogno abitativo complessivo. La popolazione residente nel Comune di Mozzo nel 2005 è pari a 7.288 abitanti ed è distribuita sulla superficie territoriale con una densità media di 2.047 abitanti per kmq.

Andamento demografico

L’analisi è stata condotta sulla base dei dati relativi alla popolazione residente ogni anno dal 1989 al 2005 nel Comune, forniti dall’Anagrafe e dai dati ricavati dai Censimenti Istat degli anni 1981 – 1991 – 2001. L’incremento demografico registrato appare piuttosto contenuto seppure mostri un lento e graduale incremento (+ 64 abitanti all’anno circa) che si è andato rafforzando nell’ultimo quinquennio (+ 84 abitanti all’anno) grazie soprattutto ad una consistente componente immigratoria, compensata peraltro da una notevole spinta emigratoria, e ad una certa natalità nondimeno bilanciata dalla mortalità dovuta probabilmente all’invecchiamento graduale della popolazione residente.

Saldi anagrafici

Quanto premesso al precedente paragrafo trova conferma nella lettura dei saldi anagrafici (naturale, migratorio, totale). Il saldo naturale rivela un andamento costante e contenuto pari allo 0,4% medio/annuo; il saldo migratorio invece mostra un livello di crescita più altalenante e corrispondente ad un aumento medio/annuo nel lungo periodo di 0,6%. La componente immigratoria nel Comune di Mozzo è presente in quantità considerevole, tant’è che se non fosse bilanciata da una pressante emigrazione, dovuta probabilmente alle ragioni economiche del mercato del lavoro e della casa, potrebbe ricostituire un tessuto sociale più consistente rispetto alla situazione attuale. Complessivamente il saldo totale ha rilevato un incremento demografico nel lungo periodo pari all’ 1% medio annuo, non presentando particolari momenti di crescita, rilevando un andamento costante . Le analisi statistiche di seguito riportate forniscono ulteriori strumenti di valutazione dei fenomeni sociali e del peso che tali possono esercitare sulle politiche di intervento dell’Amministrazione comunale.

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L’indice relativo al rapporto tra saldo migratorio (∆m) e saldo naturale ∆n) consente la visualizzazione del rapporto che si instaura tra le diverse componenti demografiche:

1989 = 1,76 1997 = 0,13 1990 = 3,53 1998 = 2,68 1991 = 1,12 1999 = 2,17 1992 = 0 2000 = 1,08 1993 = 0,42 2001 = 0,51 1994 = 2,85 2002 = 4,53 1995 = 2,89 2003 = 0,32 1996 = 0,09 2004 = 3,67 2005 = 1,65

L’indice superiore all’unità caratterizza il prevalere della componente migratoria su quella naturale; l’andamento discontinuo è dovuto principalmente alla variazione della componente ∆m, evidenziando ulteriormente la necessità di programmare adeguate politiche di sviluppo sociale ed economico legate al territorio comunale, sì da assicurare opportune risposte all’aumento demografico complessivo della popolazione residente futura. L’indice della mobilità migratoria, del resto, esprime in termini percentuali il livello di interazione sociale raggiunto dal Comune di Mozzo con i Comuni limitrofi.

M = (I + E)/P

1989 = 6,7 1997 = 7,1 1990 = 7,8 1998 = 7,7 1991 = 6,7 1999 = 6,8 1992 = 6,0 2000 = 7,1 1993 = 6,7 2001 = 5,8 1994 = 7,0 2002 = 9,4 1995 = 6,3 2003 = 7,4 1996 = 6,4 2004 = 7,7 2005 = 7,8

I valori percentuali esprimono un consistente livello di interazione sociale con le comunità limitrofe, peraltro in aumento nell’ultimo periodo, a testimonianza della continua immigrazione che influisce particolarmente sull’incremento demografico.

Popolazione residente

L’analisi relativa alla struttura della popolazione residente è stata condotta con il supporto dei dati dei Censimenti Istat 1981-1991-2001, ed ha consentito le valutazioni circa un ipotetico sviluppo demografico nel futuro decennio. L’analisi della struttura della popolazione per classi d’età ha un significato importante per la comprensione degli effetti indotti dal sistema demografico sui

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fabbisogni sociali emergenti per servizi comuni, per distribuzione della forza lavoro, per strutture abitative, ecc. Il Comune di Mozzo, nell’arco dell’ultimo decennio 1994-2005, risulta caratterizzato da dinamiche demografiche che in generale segnalano un leggero calo della presenza di popolazione infantile, un aumento degli adolescenti, una diminuzione più consistente tra la popolazione giovane ed un aumento delle fasce di età più mature con un apice particolare per gli anziani. Vista nel dettaglio l’analisi condotta sulle fasce di età ha evidenziato al 2005 che la popolazione in età compresa tra 0 10 anni, nell’arco di tempo considerato, ha subito una lieve flessione (-1,3%) mostrando una presenza in ultimo inferiore alla media annuale calcolata per il periodo di riferimento; la presenza infantile in ogni caso rappresenta il 10% circa della popolazione residente censita al 2005. Unica fascia di età infantile che rivela una positiva crescita è quella compresa tra 11 e 14 anni, essendo attualmente al di sopra della media annuale, mentre a seguire le classi di età giovani comprese fra 15 e 34 anni rivelano un decremento notevole; infatti il peso percentuale che tale popolazione giovane ha nei periodi estremi dell’arco di tempo considerato, mostra una variabilità percentuale che va dal 31% nel 1995 al 25% nel 2005. La popolazione adulta e più matura, infine, fornisce la crescita demografica maggiore; in particolare fra 35 e 45 anni la popolazione aumenta del 2% nel corso dell’ultimo decennio; mentre per la popolazione in età tra i 45 e 64 anni l’andamento è si positivo ma con livelli di crescita inferiori alla precedente fascia di età; infine la popolazione anziana oltre i 65 anni rappresenta la percentuale di maggiori presenze tra la popolazione attualmente residente, passando dal 10 % del 1995 al 15,5% del 2005. Il graduale invecchiamento della popolazione residente, fenomeno questo ricorrente nelle realtà sociali industrializzate e del benessere, si rileva anche attraverso il confronto dei seguenti indici:

I v 1995 = popolazione > 65 anni / popolazione 0 → 14 anni = 668 / 1062 = 62,9 % I v 2005 = 1127 / 1090 = 103,4 %

Il livello di istruzione della popolazione residente dal 1981 al 2001 è andato notevolmente aumentando: i laureati registrano addirittura un aumento del 335% e l’istruzione superiore registra un aumento del 171%, mentre inferiore, seppure positivo, è l’aumento dell’istruzione media obbligatoria ( +43%), mentre il calo dell’istruzione elementare (-29%) e degli alfabeti (- 28%) va legato probabilmente alla mortalità della popolazione anziana . L’analisi demografica attraverso l’evoluzione della struttura familiare, sulla base dei dati Istat 1981 – 1991 - 2001 mostra come si sia evoluta la composizione del nucleo familiare nel periodo: l’ampiezza innanzitutto è andata riducendosi da 3,2 a 2,7 componenti, infatti i nuclei mono-familiari e le famiglie con 2 e 3 componenti registrano l’aumento maggiore, pur essendo in aumento anche le famiglie di medie dimensioni (4 componenti) . Tale fenomeno si inquadra, peraltro, nel progressivo invecchiamento della popolazione e nella proliferazione di giovani coppie conviventi, sul territorio comunale e dalle località limitrofe. La dinamica della contrazione del nucleo familiare ha evidenziato un calo medio annuo nel lungo periodo pari a –0,02. Nel prossimo decennio pertanto,

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applicando lo stesso trend negativo, l’ampiezza familiare andrà riducendosi fino al valore pari a 2,5. Quanto sopra espresso contribuisce a chiarire il quadro sociale entro il quale approntare adeguate politiche di sostegno ai bisogni collettivi, e per l’ipotesi di incremento demografico nel prossimo decennio si fa riferimento ai modelli di calcolo di seguito riportati.

IPOTESI DI SVILUPPO DEMOGRAFICO

Dai dati forniti dall’ufficio anagrafe del Comune di Mozzo – sezione anagrafe, emerge un aumento complessivo della popolazione residente negli ultimi 16 anni di 1120 abitanti, con un andamento medio annuo di circa 70 abitanti. Come risulta dai dati censiti, l’aumento demografico registrato appare piuttosto lento seppure costante. Al fine di ipotizzare lo sviluppo della popolazione da prevedere, si avanza un’ipotesi calcolata sulla base di un modello matematico esponenziale, valida per il prossimo decennio.

Previsione al 31.12.2016 secondo il calcolo dell’incremento esponenziale:

Periodo di riferimento 1989-2005 : P1989 = 6168 P2005 = 7288 t = 0.0113489 10 P2016 = 7288 x (1+t) = 8.159 abitanti

∆P2006-2016 = + 871 abitanti

Alla luce della nuova legge urbanistica n. 12/2005 che istituisce il nuovo Piano di Governo del Territorio, il Documento di Piano ha validità quinquennale ed è sempre modificabile, pertanto, suscettibile di verifiche a seconda dell’entità delle trasformazioni nel frattempo sopravvenute e di eventuali cambiamenti nella dinamica demografica. La quantificazione demografica, stimata per il prossimo decennio, comporta un aumento demografico medio annuo di poco superiore a quanto registrato nel lungo periodo trascorso di riferimento (rispettivamente 70 abitanti all’anno nel periodo intercorso, e 87 abitanti all’anno nel periodo di previsione) ma in ogni caso in linea con l’andamento demografico rilevabile dell’ultimo quinquennio 2000-2005 pari a 84 abitanti all’anno circa. La previsione indicata verrà infine considerata nell’ambito della quantificazione dei servizi a standard, da effettuare per il documento programmatico del Piano dei Servizi che costituisce parte integrante del Piano di Governo del Territorio.

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ATTIVITÀ DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE

L’analisi è stata condotta a partire dai dati relativi ai Censimenti Istat 1981- 1991, ed affronta il tipo di attività economica oppure di inattività, che interessano la popolazione residente che opera entro ed oltre gli ambiti comunali. Il rilevamento statistico del tasso di attività del Comune di Mozzo per il 1991 riferisce un dato pari al 45% circa mentre lo stesso nel 1981 era pari al 43% circa, e tale rappresenta la capacità occupazionale di una parte della popolazione residente in età da lavoro. Non emerge un trend significativo, anzi la conferma di un quadro sociale economico invariato, e questo stando ai dati relativi a 10 anni fa. Analogamente il rapporto percentuale relativo alla popolazione residente non attiva ( 1981: 55,6%; 1991: 53,6%) non mostra un’evidente evoluzione che si traduce in un contenuto decremento di popolazione residente non attiva rispetto alla popolazione residente, nel periodo 1981-1991. Complessivamente si deduce che nel periodo censuario considerato prevale la componente non attiva della popolazione. La popolazione attiva nei settori principali di attività economica, è la seguente:

CENSIMENTO 1981 CENSIMENTO 1991 CENSIMENTO 2001

Abitanti 5306 abitanti 6312 abitanti 6907 Popolazione attiva 2352 popolazione attiva 2925 popolazione attiva 3126 Indice di attività 45,3 indice di attività 46,3 indice di attività 50,2

Popolazione e indice Popolazione e indice Popolazione e indice di attività per settori: di attività per settori: di attività per settori: agricolo 39 → 0,73 agricolo 7 → 0,11 agricolo 7 → 0,3 industriale 1128 → 21,25 industriale 1195 → 18,93 industriale 1195 → 21,6 terziario 991 → 18,67 terziario 1653 → 26,19 terziario 1653 → 28,3

Come mostrano i dati riportati, l’occupazione subisce spostamenti interni alla dinamica registrata; infatti il settore agricolo conferma la inesorabile perdita di occupazione, mentre quello industriale, seppure in crisi come mostrano i dati del settore a livello nazionale e globale, rivela un certo incremento dal 1991, e il settore terziario, alternativo in quanto legato alle nuove potenzialità di un mercato più diversificato e innovativo, conferma una costante espansione anche per la realtà socio economica di Mozzo. Il quadro professionale entro cui si colloca questa realtà offre ulteriori elementi di considerazione a proposito. Il decennio analizzato (1991-2001) infatti evidenzia un certo incremento delle componenti dirigenziali e imprenditoriali, analizzate insieme a quelle da lavoro dipendente, ed analogamente i lavoratori in proprio aumentano, e in misura superiore, così come il settore imprenditoriale e delle libere professioni.

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L’analisi della popolazione attiva per settori economici principali e secondo le classi d’età della popolazione, fornisce utili elementi di riflessione circa la composizione sociale della popolazione residente. Il decennio analizzato (1991– 2001) ha fornito dati ufficiali utili per le seguenti considerazioni: nel settore agricolo trovano occupazione principalmente persone di una certa età; il settore industriale registra un certo incremento di attività tra la popolazione di età media (30 → 54 anni) e anziana (55 anni in poi) mentre notevole è il calo di attività tra i giovanissimi e i giovani più orientati verso l’istruzione. Per quanto riguarda le altre attività è da evidenziare un certo incremento di occupazione tra la popolazione in età media e anziana e una contrazione di occupazione tra la popolazione giovane. In quanto alla popolazione non attiva, il decennio analizzato (91 – 01) mostra quanto segue: • gli studenti in età superiore a 14 anni diminuiscono del 10% circa; • le casalinghe diminuiscono dell’ 8% , e • le persone ritirate dal lavoro aumentano del 60% circa, complici le politiche del lavoro vigenti ed il graduale invecchiamento della popolazione. Quanto emerso sostanzialmente documenta ulteriormente le argomentazioni sopra esposte riguardo alle direzioni assunte dallo sviluppo demografico registrato nel comune di Mozzo: riduzione della popolazione infantile e aumento della popolazione anziana, miglioramento della situazione dell’istruzione e livello occupazionale elevato tra la popolazione residente.

LE ABITAZIONI

In questo capitolo verrà esaminato il patrimonio edilizio residenziale del Comune di Mozzo, e saranno oggetto di analisi gli aspetti connessi con l’affollamento, la dotazione di servizi, il titolo di godimento e l’epoca di costruzione delle abitazioni. Le considerazioni emerse sono basate sui dati dei Censimenti Istat 1981 – 1991 - 2001 e consentono la quantificazione dei seguenti parametri: ampiezza media degli alloggi, coefficiente di occupazione degli stessi.

Abitazioni occupate e non occupate

Il patrimonio abitativo del Comune di Mozzo analizzato alle soglie censuarie disponibili ha presentato le seguenti caratteristiche: • al 1981 risultano censite 1742 abitazioni con 7773 stanze delle quali 1609 (92% del totale) con 7162 stanze sono occupate e 133 abitazioni con 611 stanze non occupate; la media di vani totali per alloggio è pari a 4,46 • nel 1991 il rapporto vani per alloggio si conferma essendo pari a 4,49; inoltre aumenta il numero di alloggi complessivi e di questi il 5% circa restano non occupati • nel 2001, infine, le abitazioni totali censite sono 2891 (+66% rispetto al 1981), delle quali 2719 occupate (94% sul totale) e 172 non occupate. A fronte di un incremento sul mercato immobiliare di 1149 alloggi nel ventennio 81-01, sono corrisposti 1608 nuovi abitanti residenti, secondo un indice di affollamento pari a 1,4 abitanti per alloggio.

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Struttura delle abitazioni occupate

Le abitazioni occupate sono state analizzate ai Censimenti Istat 81-91-01, secondo parametri di diversa natura che mettono in luce l’ampiezza, il titolo di godimento, i servizi installati e l’epoca di costruzione. Nel decennio 91-01 vengono realizzate abitazioni soprattutto di taglio medio ampio (4 e 5 stanze) nella misura del 49% circa dell’incremento complessivo , mentre in misura contenuta risultano quelle di taglio grande (6 e più stanze) e piccolo (2 e 3 stanze). Il nuovo patrimonio edilizio realizzato ed occupato nel periodo analizzato, è stato quasi interamente acquisito in proprietà dalla popolazione residente, mentre diminuisce del 40% il patrimonio in affitto mentre aumenta del 98% circa quello in altro titolo. L’affollamento più elevato si registra nel 1981, così come l’ampiezza familiare maggiore si registra nello stesso periodo. La dotazione di servizi, di strutture igienico sanitarie del patrimonio edilizio esistente censito completano il quadro descrittivo: il 7% circa del patrimonio abitativo occupato è carente di servizi di primaria utilità. L’epoca di costruzione degli alloggi e delle stanze, infine, consente di datare per periodi il patrimonio edilizio utilizzato al 1991 nel Comune di Mozzo, e tale risulta così datato: • il 9% risale a prima del 1945 (presumibilmente trattasi di patrimonio storico) • il 9% tra il 1945 ed il 1960 • il 35% al periodo 1961-1971 • il 24% al periodo 1972-1981 ed • il 23% circa al periodo 1982-1991 Complessivamente quasi il 60% appartiene al periodo 1961-1981, mentre solo il 9% del totale ricade tra gli edifici di valore storico a testimonianza dell’esiguità del nucleo storico originario. Per quanto riguarda l’esiguo patrimonio abitativo non utilizzato al 1991, circa 2/5 risulta disponibile alla vendita e/o affitto mentre gli altri 3/5 non risultano disponibili.

Attività edilizia dal 1989 al 2005 (dati CCAA)

Sulla base dei dati forniti dalla Camera di Commercio relativi all’attività edificatoria documentata per il Comune di Mozzo nel periodo 1989-2005, si può sintetizzare che la volumetria di tipo residenziale realizzata attraverso nuove costruzioni, nel periodo analizzato, è stata pari a 457.380 mc mentre quella relativa ad ampliamenti è stata pari a 53.267 mc, con una edificazione medio annua pari a 30.000 mc circa. Secondo quanto già detto nel precedente paragrafo relativo alla componente demografica, nello stesso periodo analizzato si è verificato, parallelamente, un incremento demografico complessivo di 1.120 abitanti. La messa a sistema di questi dati consente di ricavare i parametri di riferimento per quantificare e quindi dimensionare alcuni aspetti funzionali al dimensionamento di un inevitabile prossimo accrescimento urbano.

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Per quanto riguarda l’attività edilizia relativa alle attività produttive, nello stesso periodo analizzato, si è realizzata un’ edificazione complessiva pari a 307.569 mc, con una edificazione medio annua pari a 18.092 mc. Il settore produttivo, per quanto importante e trainante per l’economia locale, ha occupato in ogni caso una posizione di secondo piano, rispetto all’attività edificatoria residenziale, analizzata nello stesso periodo, la quale ha peraltro determinato l’accrescimento urbano più consistente sul territorio, nelle forme attuali.

FABBISOGNO COMPLESSIVO PER INSEDIAMENTI ABITATIVI NEL DECENNIO 2006-2016

La nuova Legge 1/2001 ha proposto nuovi parametri volumetrici per abitante, meglio rispondenti alle realtà lombarde, attraverso i quali è possibile dare indicazioni più esatte circa le quantità volumetriche medie prevedibili, da porre sul mercato immobiliare futuro. Nello specifico il parametro 100 mc/abitante, previsto dalla L.R. n. 51/75, è stato innalzato a 150 mc/abitante ed è definito “valore medio” in quanto, per giustificati motivi, le realtà comunali possono utilizzare un valore superiore o inferiore in rapporto all’indice di affollamento rilevato. Ogni realtà locale infatti, opportunamente analizzata anche attraverso questo genere di dati disponibili e relativi all’attività edilizia verificatasi, presenta situazioni differenti e peculiari: nel caso specifico in Comune di Mozzo tale attività, come sopra detto, ha privilegiato tipologie edilizie residenziali ampie ed estensive, innalzando il parametro volumetrico pro capite al valore di 456 mc/abitante. Tale constatazione sarà funzionale alla definizione di un più appropriato parametro volumetrico da ipotizzare per la quantificazione del fabbisogno complessivo per insediamenti abitativi nel decennio 2006-2016. Pertanto il parametro volumetrico pro capite che verrà utilizzato per il dimensionamento del nuovo strumento urbanistico, sulla base delle considerazioni sopra espresse, sarà pari a 200 mc/abitante, superiore a quello minimo indicato dalla legge, ma dimezzato rispetto a quello effettivamente rilevato nel periodo di validità dello strumento urbanistico vigente. Sulla base dei dati già riportati e relativi all’aspetto demografico della popolazione residente prevista nel prossimo decennio, si prevedono complessivamente 8.159 abitanti con un incremento di 871 abitanti. Tale scelta, in sintesi, risponde all’esigenza di rapportarsi ad una realtà specifica, quella di Mozzo, ma anche di rivedere quei modelli di crescita urbana che hanno determinato in ogni caso un consumo del suolo rilevante, riducendo inesorabilmente gli spazi in coerenza con gli obiettivi dell’Amministrazione comunale, per uno sviluppo sostenibile, limitandosi al recupero delle zone degradate e/o sottoutilizzate e all’utilizzo dei lotti interclusi o posti ai margini dell’urbanizzato.

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LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE

In mancanza di dati riferiti espressamente alle attività economiche che interessano il Comune di Mozzo, l’analisi è stata effettuata sulla base di dati regionali e provinciali desunti dai Censimenti Istat (5° Censimento Generale dell’Agricoltura – 2001, Censimento dell’Industria – 1996), e riporta il quadro di riferimento delle politiche economiche in atto che riflettono, a vasta scala, tendenze e comportamenti a scala locale. Per quanto riguarda il settore agricolo, le valutazioni che seguono sono tratte dall’ultimo Censimento Generale dell’Agricoltura – regione Lombardia. Nello specifico, da un confronto con i dati riferiti al Censimento del 1990, il numero delle aziende censite risulta diminuito del 43,6% a fronte di una riduzione dell’11,7% della superficie totale e del 6,2% della superficie agricola utilizzata. La consistente diminuzione delle aziende si è dunque riflessa solo in parte sulle superfici occupate, cosicché le superfici medie delle aziende localizzate in Lombardia sono sensibilmente aumentate nel periodo intercensuario. La distribuzione delle aziende per classi di superficie agricola utilizzata mostra come il settore agricolo sia tuttora caratterizzato dalla massiccia presenza di micro-aziende o di aziende nelle quali la SAU ricopre una parte esigua della superficie totale aziendale. Dal confronto con i dati del Censimento Istat 1990 emergono consistenti differenze; in generale si osserva che nel periodo passato la numerosità delle aziende con SAU è diminuita del 42,9% nella media regionale. Sostanzialmente i risultati inducono a ritenere che la struttura dimensionale delle aziende agricole della regione sia stata interessata da una dinamica di espansione delle realtà imprenditoriali più rilevanti e produttive, collegate alle aziende di maggiori dimensioni, e dalla marginalizzazione delle aziende minori, comprovata dalla forte diminuzione del loro numero. Mutamenti strutturali di rilievo si evidenziano anche sul piano delle forme di conduzione. Nel 2000 continuano a prevalere le aziende a conduzione diretta del coltivatore e, tra queste, quelle condotte con manodopera esclusivamente familiare. La dimensione media delle famiglie dei conduttori di aziende agricole è di 2,9 componenti, nettamente superiore al dato medio regionale rilevato dal recente Censimento della popolazione (2,5 componenti per famiglia). Molto netto è invece il calo delle aziende a conduzione diretta che utilizzano manodopera mista; mentre le aziende con prevalente conduzione extra- familiare mostrano flessioni ancora più evidenti (-52%). Per quanto riguarda il titolo del possesso dei terreni, continuano ad essere largamente prevalenti le aziende che hanno solo terreni in proprietà. La meccanizzazione riguarda ormai la quasi totalità delle aziende agricole: quelle che utilizzano mezzi meccanici sono l’89,3% del totale. La proprietà dei mezzi è particolarmente diffusa per i piccoli mezzi meccanici. In Lombardia la quasi totalità delle aziende (96,8%) dispone di Superficie Agricola Utilizzata; particolarmente diffusa è la coltivazione dei seminativi (73% delle aziende) che coprono il 70% della SAU e il 51% della superficie totale. Rispetto al 1990 il numero di aziende con seminativi è comunque calato del 43% ed in misura minore la superficie investita dalla coltivazione, innalzando il valore medio di ettari per azienda

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coltivatrice. Prati permanenti e pascoli sono presenti nel 40% delle aziende e incidono per il 16% sulla SAU complessiva. I boschi, infine, conservano, nonostante la riduzione della superficie investita, un peso rilevante sulla superficie totale delle aziende. L’incidenza delle colture boschive è particolarmente alta nelle aziende senza SAU che sono prevalentemente forestali. Nel 2000 le aziende agricole lombarde che praticano l’allevamento di bestiame risultano essere il 48% del totale. Rispetto al 1990 si è verificato un parziale abbandono della pratica zootecnica, soprattutto tra le aziende fino a 20 ha di superficie totale. Gli allevamenti più diffusi sono quelli avicoli (56%) quelli dei bovini ( 55%) dei suini (21%), seguono gli allevamenti di caprini, ovini, equini. Il ridimensionamento del comparto zootecnico in termini di numero di aziende allevatrici, tuttavia non trova pieno riscontro nelle variazioni di consistenza degli allevamenti che sono state generalmente più contenute.

Le attività industriali e artigianali sono state analizzate sulla base dei dati regionali e provinciali del Censimento Istat 1996. A livello nazionale il Nord-Ovest è la ripartizione geografica dove è presente il maggior numero di imprese e di addetti; la regione a più alta densità di attività produttive in quest’area è la Lombardia (18% di aziende con il 23% degli occupati complessivi). Questa consistenza è ovviamente connessa anche alle dimensioni territoriali e demografiche della regione, ma la forte densità degli insediamenti produttivi appare del tutto evidente anche in termini relativi. La Lombardia continua a caratterizzarsi, comunque si vogliano misurare i suoi assetti produttivi, e nonostante il peso crescente delle attività terziarie "di mercato", come una grande regione industriale. Infatti in Lombardia la quota del settore industriale risulti la più alta, o una delle più alte, fra tutte le regioni italiane, quanto a numero di occupati. Un secondo aspetto importante da sottolineare è la pluralità di specializzazioni e di comparti che caratterizza il settore industriale lombardo, diretta conseguenza anche delle sue stesse dimensioni. Al primo grande processo di ristrutturazione avvenuto all'inizio degli anni '80, che ha portato alla perdita di circa 300 mila posti di lavoro industriali in parte compensati nella seconda metà del decennio, ha fatto seguito, negli anni '90, una seconda ristrutturazione, più organizzativa che tecnologica, ma non meno rilevante, che tra il 1990 e il 1998 ha ridotto gli addetti del settore industriale lombardo di oltre 191 mila unità, pari a –11%. Da un punto di vista settoriale il maggior numero delle imprese "attive" opera nel commercio, attività tradizionalmente molto frammentata (26,7% del totale in Lombardia, 28% in Italia); in seconda posizione troviamo le imprese manifatturiere (17,5% del totale, 13,2% in Italia), seguite dal complesso dei servizi alle imprese (servizi immobiliari, di noleggio, informatici, di ricerca, professionali e simili), con una quota del 15,3%; queste ultime (oltre 113 mila imprese, su un totale nazionale di 404 mila), detengono la quota più alta fra tutte le regioni italiane, a conferma della forte integrazione che in Lombardia si è avuta tra lo sviluppo dei servizi e le restanti attività produttive, grazie al quale la regione ha potuto mantenere, nonostante molteplici e profondi riassetti tecnologici e organizzativi, la propria tradizionale fisionomia industriale, supportata da un settore terziario moderno e avanzato.

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L’artigianato in Lombardia, come abbiamo visto regione altamente industrializzata e specializzata nelle attività terziarie più avanzate, rappresenta una realtà economica e produttiva di tutto rispetto, innanzitutto in termini quantitativi. Questa importante realtà economica è l’espressione di una diffusa imprenditorialità, misurabile dal rapporto tra artigiani e popolazione. Vi sono in Italia molte regioni in cui il rapporto è più elevato ma in molti casi ciò esprime una condizione di debolezza dei sistemi economici, non essendovi una convivenza tra artigianato e attività industriali e terziarie di alto livello, quale invece si riscontra in Lombardia. L’artigianato lombardo è soprattutto un artigianato di produzione manifatturiera. La distribuzione territoriale delle imprese è ovviamente proporzionale alle dimensioni economiche demografiche delle diverse province: a Bergamo in particolare la percentuale è tra le più elevate (39%) e si caratterizza per la forte presenza delle imprese dell’edilizia che superano il 40% mentre le manifatturiere arrivano al 30%. In linea con quanto rilevato a livello nazionale, nella prima parte del 2002 gli indicatori di domanda e produzione industriale in provincia di Bergamo hanno manifestato evidenti segnali di cedimento. Le imprese bergamasche che hanno risentito maggiormente della fase congiunturale sfavorevole sono quelle di piccole dimensioni (10-49 addetti) che detengono una quota rilevante nel tessuto produttivo della provincia. Tale andamento è del resto tipico delle fasi di peggioramento del ciclo, ed è un riflesso delle politiche delle aziende più grandi che tendono a contrarre in misura pronunciata la domanda rivolta al rispettivo indotto. In provincia di Bergamo, il tasso di natalità delle imprese, seppure ancora positivo, si è andato riducendo, così come si riscontra a livello regionale.

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ISTANZE DEI CITTADINI

Il nuovo quadro normativo urbanistico di riferimento pone la fase della concertazione e della partecipazione dei cittadini quale cardine per la definizione di obiettivi e particolari problematiche da valutare in sede di programmazione di uno sviluppo sostenibile del territorio . A tal proposito la cittadinanza, entro i termini stabiliti dalla vigente legislazione urbanistica amministrativa, ha presentato formali richieste all’Amministrazione circa le modalità di gestione/trasformazione del territorio da considerare nella fase preliminare di ricognizione della struttura urbana comunale. Complessivamente sono state raccolte n. 30 istanze pervenute nei termini di legge e n. 1 istanza presentata fuori termine, alcune delle quali con più richieste. Tutte le istanze sono state raggrupparle per tipologia, a seconda della funzione richiesta per l’ambito di proprietà; di seguito se ne riassumono i contenuti: n. 21 istanze: relative a richieste di modifica di destinazioni d’uso previste dal PRG vigente a zone residenziali in ampliamento o in espansione rispetto al tessuto esistente n. 3 istanze: relative a richieste di modifica di destinazioni d’uso previste dal PRG vigente a zone produttive in ampliamento o in espansione rispetto al tessuto esistente n. 2 istanze: relative a richieste di modifica di destinazioni d’uso previste dal PRG vigente ad aree a standard in ampliamento o in aggiunta rispetto al tessuto esistente n. 9 istanze: relative a richieste di vario genere tra le quali la possibilità di realizzare autorimesse interrate in ambiti già residenziali di proprietà, la realizzazione di parcheggi pertinenziali in zone già produttive, modifiche e/o adeguamenti alla viabilità prevista dal PRG vigente, l’individuazione di un nuovo Piano di Recupero.

Pertanto, anche attraverso queste formali richieste avanzate dai cittadini, l’Amministrazione appronterà adeguate scelte in materia di sviluppo e miglioramento della struttura urbana.

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B. QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE

Il programma di lavoro proposto prevede un’approfondita analisi conoscitiva del territorio comunale, confluita poi in carte tematiche relativamente all’ambiente naturale ed all’ambiente costruito, e contestualmente ad un apparato descrittivo che sviluppa adeguatamente le connotazioni e le peculiarità locali, in quanto componenti fondanti della struttura del nuovo strumento urbanistico. Gli elaborati prodotti sono i seguenti:

1. Inquadramento territoriale: alla scala 1:10.000 l’ambito comunale è raffigurato in relazione al territorio circostante, alle principali percorrenze locali e sovralocali esistenti e previste, alle località limitrofe che interessano il Comune di Mozzo, e relative aree di rispetto;

2. Mosaico degli strumenti urbanistici comunali dei comuni contermini: alla scala 1:10.000 l’elaborato riporta le previsioni urbanistiche dei comuni confinanti con il comune di Mozzo, aggiornate al 2004;

3. Sistema dei vincoli: a scala adeguata sono rappresentati: i vincoli geologici e idrogeologici, le aree soggette a vincolo paesaggistico e monumentale, il sistema dei beni e degli areali di valore storico ambientale di valenza sovralocale e locale;

4. Analisi storica: alla scala adeguata è stata raccolta la documentazione storica relativa al patrimonio edificato di origine storica, attraverso le Mappe Catastali storiche alle soglie 1812, 1853 e 1903; è stata inoltre ricostruita l’evoluzione del tessuto urbano per soglie temporali, a partire da quelle storiche e fino alla data attuale;

5. Analisi dello stato di attuazione del PRG comunale vigente: alla scala adeguata è stata verificata l’effettiva attuazione delle previsioni di sviluppo urbano in riferimento alla data attuale, per fare emergere il livello di esaurimento dello strumento urbanistico vigente, eventuali problematiche insite nel modello di sviluppo verificato, al fine di ridefinire adeguati criteri per l’attuazione delle nuove strategie proposte;

6. Stato di fatto: alla scala adeguata l’elaborato rappresenta per categorie naturalistiche, urbane e storico culturali i sistemi che allo stato attuale costituiscono la struttura del verde, degli insediamenti, dei servizi e della mobilità comunali;

7. Sistema delle reti tecnologiche: alla scala 1:2000 l’elaborato rappresenta le principali reti tecnologiche di servizio agli insediamenti esistenti; le reti tecnologiche rappresentate sono relative ad: acquedotto, fognatura, metano, illuminazione pubblica ed eventuali altre reti elettriche;

8. Carta delle vulnerabilità di Piano: a scala adeguata sono rappresentate le varie criticità ambientali siano esse di natura fisica morfologica geologica e idrogeologica, ambientale e insediativa;

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9. Quadro delle azioni strategiche di Piano: a scala adeguata sono rappresentati gli obiettivi di conservazione, valorizzazione e sviluppo scelti per il territorio comunale, sulla base delle conoscenze desunte dal quadro conoscitivo emerso e in coerenza con le linee guida previste dal Documento di Piano e dal quadro previsionale sovralocale vigente; tale sintesi è operata suddividendo le connotazioni locali così identificate nei vari sistemi ambientali con i quali risulta caratterizzato il territorio comunale.

10. Sistema della mobilità urbana: a scala adeguata viene rappresentato il nuovo sistema della circolazione veicolare attraverso la predisposizione di sensi unici, rotatorie, sistema delle aree per la sosta, allargamenti stradali e l’introduzione di zone pedonali o “zone 30” .

Al presente programma di lavoro sono stati infine allegati gli studi di settore, in coerenza con quanto prescritto dal quadro ricognitivo sovracomunale di riferimento, relativi allo STUDIO GEOLOGICO redatto ai sensi della L.R. 41/97, della D.G.R 6645/01 e nuove disposizioni di legge in materia di PAI, e allo STUDIO PAESISTICO DI DETTAGLIO redatto ai sensi dell’art. 50 delle NdA del PTCP.

Nei confronti degli stessi, il Documento di Piano ha ricavato le peculiarità ambientali e paesaggistiche necessarie per delineare l’interpretazione della realtà territoriale locale, funzionale alla definizione di criteri e indirizzi progettuali di governo del territorio.

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LE CARTE TEMATICHE

In questa fase è stata condotta una puntuale definizione degli studi ed analisi di settore, con adeguate scale di dettaglio, necessaria per un approccio integrato al territorio, finalizzata alla conoscenza delle risorse e delle eventuali problematicità esistenti. Di seguito, per ogni elaborato prodotto, si fornisce una descrizione dei caratteri emersi di diversa natura.

Inquadramento territoriale

Alla scala 1:10.000 è stato analizzato il territorio comunale in un più ampio inquadramento geografico, evidenziando gli aspetti legati alle percorrenze, ai collegamenti infrastrutturali ed alle località limitrofe. Il Comune di Mozzo appartiene all’unità ambientale che comprende il contesto collinare dell’area urbana di Bergamo; l’abitato si sviluppa intorno alle ultime propaggini collinari di Bergamo che a sud-ovest digradano saldandosi con la pianura. Confina con Ponte San Pietro ad ovest lungo il corso del torrente , con Curno a sud, con Valbrembo a nord e con Bergamo ad est; dista dalla città capoluogo 6 km circa ed è suddiviso in diverse località: Mozzo centro, Mozzo di Sopra, Pascoletto, Dorotina, Merena, Crocette e Borghetto. Il territorio risulta interessato da un sistema infrastrutturale complesso e di interesse sovracomunale, con impatti ed effetti pesanti che si ripercuotono sulla qualità urbana generale. In particolare è attraversato in direzione nord-sud dalla strada Provinciale n.153 che connette gli abitati di Villa d’Almè e Dalmine, separando nettamente i quartieri di Pascoletto e Dorotina ed alcune attrezzature di interesse pubblico, dalle zone di Mozzo centro, dal versante collinare e dall’abitato del Borghetto. La presenza di questa arteria viabilistica interessata da traffico passante veicolare intenso, in particolare di mezzi pesanti, ha generato nel tempo cadute di livello e di qualità urbana notevoli, continuando a penalizzare allo stato attuale la vivibilità e la comunicabilità tra le parti comunali. Risulta peraltro interessata da un progetto unitario di allargamento e sistemazione, come risulta dal quadro di riferimento infrastrutturale del PTCP, per adeguare l’attuale sede stradale ai moderni flussi di traffico ed al contempo realizzare misure di contenimento per attenuare gli impatti ambientali esistenti e previsti. La suddetta arteria provinciale incrocia, a sud del territorio comunale e ad un diverso livello altimetrico, un’altra arteria viabilistica congestionata e difficoltosa, la Strada Provinciale Briantea, i cui effetti ambientali si ripercuotono sulle zone del tessuto urbano comunale a confine con la suddetta strada. Infine la presenza sul territorio di un tratto del tracciato ferroviario che appartiene alla linea Bergamo-Lecco, determina a sud-ovest un’ulteriore frattura sul territorio comunale, con conseguente incomunicabilità tra le parti urbanizzate e discontinuità del sistema naturale.

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ortofoto del Comune di Mozzo (nord ←)

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Mosaico degli strumenti urbanistici comunali dei comuni contermini.

A scala adeguata (1:10.000) l’elaborato rappresenta l’intorno significativo delle previsioni urbanistiche vigenti del Comune di Mozzo e dei Comuni limitrofi, unificate secondo la legenda del S.I.T. regionale ed elaborate dalla Provincia di Bergamo. La visione d’insieme offre una lettura sovralocale delle dinamiche urbane evolutive avvenute e consentite dal quadro urbanistico vigente, rispetto alla quale scaturiscono le seguenti valutazioni: la realtà comunale di Mozzo appartiene ad un continuum urbano che ha trovato origine e conferma di un certo sviluppo, lungo le principali direttrici di collegamento e facendo riferimento alla cintura urbana del capoluogo bergamasco. Il sistema verde delle propaggini collinari, che fanno capo al Parco dei Colli di Bergamo, rappresenta un vasto spazio sottratto all’uso/consumo di territorio a fini urbani, laddove anche le presenze dei corpi idrici principali (Brembo) e minori (torrente Quisa) risultano saldate all’interno di un sistema che ha progressivamente consumato gli spazi e le pertinenze peculiari degli stessi, che a tutt’oggi rimangono come aree residue da salvaguardare.

Il sistema dei vincoli amministrativi vigenti

Il territorio comunale risulta attualmente sottoposto ai seguenti vincoli: • idrogeologico, ai sensi del RD 3267 del 30/12/1923 • aree di notevole interesse pubblico, dalla strada provinciale n.153 verso il colle, ai sensi del DM 16/11/1966 • beni ambientali tutelati per legge ai sensi del D.Lgs 42/04, art.142, quali: il corso del torrente Quisa le superfici coperte da boschi il territorio del Parco dei Colli • beni immobili di interesse storico artistico, quali: Villa Lochis detta “la Pinacoteca” e giardino attiguo Villa Albani • industria a rischio di incidente rilevante ai sensi del D.Lgs n.334/99 • vincoli introdotti dal PTCP relativi a: paesaggio della naturalità – contesti di elevato valore naturalistico centri storici elementi storico-architettonici di valenza paesistico ambientale (palazzo, villa, torre/castello, Chiesa/oratorio/cimitero, industrie estrattive/di trasformazione, nuclei rurali a carattere permanente/cascine infrastrutture per la mobilità (rete principale da adeguare/potenziare, rete ferroviaria da adeguare/potenziare, fascia di rispetto ai sensi del DPR 495/92).

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ANALISI STORICO- URBANISTICA

CENNI STORICI (tratto da “Mozzo 1000 anni di storia alla ricerca delle proprie origini” di Gianernesto Leidi).

Una approfondita lettura urbana del territorio non può prescindere da una esauriente analisi delle vicende storiche che hanno riguardato il territorio comunale e che hanno contribuito alla formazione dell’attuale assetto ambientale urbanistico. I primi documenti che citano l’esistenza di Mozzo risalgono agli anni 985 e 989 e sono relativi alla descrizione di lasciti di terreni al Monastero di San Ambrogio di Milano ed alla Chiesa Canonica di S. Alessandro, effettuati dai figli di “Appone da Muzo”, Comes Mutii, capostipite della famiglia che prese il nome del paese. La ricostruzione storico-archeologica per lo più concentrata sull’epoca medioevale, non può prescindere da una seppur sommaria illustrazione dei contesti ambientali dei periodi precedenti ad essa. Nella preistoria il territorio circostante risulta frequentato almeno a partire dall’età del Bronzo, nel secondo millennio a.C.; tracce sporadiche si conoscono a Valtesse, Monterosso, Petosino e Nembro, ove, in ambienti colluviali, sono stati trovati manufatti e anche resti di strutture palafitticole, secondo modelli insediativi diffusi nell’area pedecollinare lombarda. Conquistato il territorio da parte dei Romani nel 197 a.C. la città fu dapprima colonia e poi municipium. A seguito della divisione agraria della centuriazione, nel I secolo a.C., si attua sul territorio di pianura un vasto progetto di assetto fondiario idrogeologico e viario del territorio, ancor oggi percepibile. La riforma produsse la bonifica del territorio pianeggiante, mentre le aree non centuriate attorno ai colli, furono cedute a militi, centurioni e altri personaggi romani messisi in mostra nelle battaglie concluse. Il nome del paese di Mozzo deriva probabilmente da un fondo ceduto da un console romano ad un certo “Mutio” o “Mucio”. La dominazione romana costruì una capillare rete di strade ancor oggi facilmente individuabili: un collegamento verso Ponte S. Pietro che partiva dalla zona pianeggiante a sud della città, costeggiava la propaggine del Polaresco congiungendosi con la strada proveniente dal lato est della Città Alta e passava dal culmine di Sudorno, con andamento curvo sulle zone più rialzate per poi dividersi in due vie: una lungo il colle Lochis fino a raggiungere il paese di Mozzo, l’altra verso le Crocette per il Brembo fino ad innestarsi sull’asse romano delle viabilità verso Bonate. La seconda strada è identificabile con la via chiamata Pascolo dei Tedeschi, oggi confine tra Mozzo e Valbrembo, che collegava in modo rettilineo Bergamo (porta S. Alessandro) al vecchio ponte di Briolo per poi collegarsi alla strada per Lecco e Como. La decadenza dell’Impero Romano e la crisi che investì la società romana ad ogni livello portarono inevitabilmente ad una migrazione di popoli dall’Est: i Barbari. Alle incursioni che seguirono si aggiunsero problemi naturali che spopolarono campagne e ridussero sensibilmente la popolazione delle città. La storia del paese per oltre cinquecento anni, è coincisa con la storia della famiglia, le sue scelte politiche, le suddivisioni, le lotte, ecc. Dai pochi documenti anteriori all’anno 985 non si hanno notizie delle genti che occupavano le terre di Mozzo prima dell’arrivo del Conte Appone, ma il cenno del

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poeta bergamasco Mosè del Brolo ad “una fulgida rocca” cinta da tre anelli di mura a sua protezione, lascia supporre l’esistenza di un agglomerato di case a difesa del suolo. E’ importante sottolineare che Appone “acquisisce” il nome dal paese, la famiglia si chiama infatti “da Muzo” o “de loco Muzo”. Da una prima osservazione del paesaggio di Mozzo, condotta su una fonte relativamente vicina, oltre che dalla lettura dei pochi documenti esistenti e relativi al più remoto passato di questi luoghi, emerge che l’attuale assetto del territorio e la distribuzione degli abitati e delle colture si era già definita alla fine del Medioevo. Fin dalle prime testimonianze il territorio di Mozzo appare intensamente coltivato, anche con colture di pregio, in una fase storica che vede ancora il prevalere di terre incolte, destinate alla caccia, al pascolo degli animali. Già all’inizio del XII secolo l’insediamento risulta articolato in tre nuclei principali: Mozzo di Sotto, ove si trova la Chiesa di San Salvatore, Mozzo di Sopra ed il Castello, residenza della famiglia signorile. Un documento del 1086 invece, ci offre una rappresentazione della vasta distribuzione delle proprietà dei Mozzi e della loro evoluzione ormai nella direzione di un vero dominio signorile. Il termine usato per designare la località di Mozzo e le sue pertinenze è “curtis” che identifica il distretto signorile nell’esercizio del potere pubblico del “dominus”. E’ opportuno in ogni caso ricordare che quanto rimane come testimonianza di quel passato, è quasi esclusivamente ciò che ci hanno lasciato gli archivi degli Istituti religiosi, quindi una visione parziale della realtà complessiva; anche nel caso della famiglia Mozzi, i possessi di cui si è entrati a conoscenza, sono una piccola parte del patrimonio familiare. Al centro del vasto dominio dei Mozzi stava il “castrum de Muzo”, il castello di Mozzo. In quest’epoca il castello era in genere un vero e proprio villaggio fortificato che comprendeva, oltre alla residenza del dominus e del suo seguito militare, anche le abitazioni dei contadini e le pertinenze entro il castrum e fuori da esso, nel locus, l’abitato non fortificato nella piana sede della maggior parte di questa comunità. La politica dei Mozzi segue due direttrici precise, la creazione di un vasto possesso territoriale rafforzato dai castelli, condizione indispensabile per la fondazione di un potere autonomo, e dall’altro lo stretto legame con il Vescovo e la Chiesa per la realizzazione di nuove egemonie sociali. A queste categorie sociali non si può non fare riferimento, sia che le si voglia come alleato, come nel caso dell’Imperatore, sia che invece le si veda come principali ostacoli alla propria scalata al potere, come nel caso dei Comuni cittadini. Il tentativo del Barbarossa di ricomporre e coordinare in un sistema di potere unitario tutti i vari poteri signorili locali, è soprattutto diretta opposizione al potere delle città comunali, le quali, al contrario, proprio attraverso la sconfitta di quei poteri, cercano una propria via al dominio del territorio in maniera autonoma rispetto all’Impero. Sul ruolo giocato dai Mozzi in questo conflitto non si sa pressoché nulla, seppure è certo che anch’essi ne uscirono sconfitti. La testimonianza concreta dello scadimento del rango politico della famiglia, si ricava dai documenti privati che ci mostrano come al principio del XIII secolo, ben più modesti fossero ormai gli affari condotti dai Mozzi, così come la dimensione e la distribuzione dei loro possedimenti. Dalla disgregazione del patrimonio tra i vari rami familiari, rimase al ceppo originario il

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controllo del territorio circostante il vecchio castrum e le zone immediatamente limitrofe, mantenendo l’appellativo “de Muzo”. I secoli dal X al XIII avevano rappresentato l’epoca d’oro del dominio dei Capitani di Mozzo. Base della loro ascesa era stata la campagna circostante Mozzo laddove comandavano non solo nei propri feudi e nelle proprie case su numerosi servi, ma anche nei dintorni al di fuori delle loro proprietà, su uomini liberi, in cambio di protezione e difesa accordate all’ombra del castrum. Avevano così svolto un ruolo da protagonisti sulla scena politica e religiosa locale, arrivando a ricoprire le più alte cariche del Comune e dando alla città perfino un vescovo. Già nel corso del XII secolo, tuttavia, la loro capacità di determinare gli eventi della città e del contado cominciò a venir meno, poiché contro quell’aristocrazia feudale di cui i Mozzi costituivano una delle massime espressioni, si andava stagliando la nuova figura egemone del Comune cittadino. L’affermarsi del Comune di Bergamo segnò, infatti, non tanto l’immediato declino della famiglia Mozzi quanto la comparsa di un ostacolo all’ulteriore sviluppo delle sue potenzialità di dominio pubblico, che restarono attive ancora per un secolo finchè non furono logorate dalle lotte civili e soffocate dall’autorità signorile dei Visconti. Nel quadro politico che si delineò tra XIII e XIV secolo l’egemonia dei Mozzi apparve fortemente ridimensionata anche negli stessi territori che erano stati incontrastato dominio della famiglia. Fin dall’alto Medioevo la stirpe dei Mozzi era votata al culto di San Salvatore, e a testimonianza di ciò la Chiesa di Mozzo era dedicata al Santo Salvatore. E’ interessante notare come fin da quest’epoca il patrimonio della Chiesa di Mozzo risulti gestito da un membro della famiglia signorile, segno indiscutibile del dominio che questa esercitava sulla chiesa stessa. Le testimonianze relative al XIII secolo concorrono a confermare la vasta base patrimoniale, fondiaria, della Chiesa di S. Salvatore di Mozzo. Era organizzata come colleggiata, retta da un capitolo di canonici. Confermato il solido e fitto intreccio fisico ed economico fra la Chiesa e i Capitani di Mozzo, il legame giuridico che convalidava la situazione era una sorta di “giuspatronato” che riservava diversi e intangibili diritti ai fondatori di chiese e altari e ai loro discendenti; nominavano il clero officiante, disponevano di uno stallo riservato e in posizione di rilievo e, in cambio della conservazione e manutenzione decorosa dell’edificio, potevano esigere una pensione annua, desunta dai redditi della chiesa, qualora fossero caduti in povertà. Relativamente alla struttura fisica dell’edificio ecclesiastico, si ricava dai documenti che la Chiesa di San Salvatore aveva una struttura articolata, composta da un portico su cui affacciava un hospicium, la dimora di un certo pregio, che doveva costituire la vera e propria canonica entro cui si formalizzò il pagamento dei fitti e si rilasciarono le relative quietanze. L’area porticata aveva inoltre, il claustrum e una lobia, una loggia, su cui affacciava il piano superiore dell’edificio e si trovava in corrispondenza del portico posto al piano terreno. Tra i secoli XII e XVI il territorio e la vita delle genti vivono un periodo di svolta, testimoniata anche dalla maggiore diffusione di edilizia in muratura di pregio. Il periodo precedente è stato sì contrassegnato a Mozzo dalla presenza del Castello, del quale permangono oggi solo pochi resti e una scarsa letteratura a riguardo, ma tale struttura appare sostanzialmente estranea al processo insediativo di Mozzo in quanto

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residenza signorile arroccata sul colle e distante dalle vicende popolari legate al piano all’opera di dissodamento e conquista del suolo. L’edificio più antico identificato (metà XIII secolo) risulta essere la torre che costituì il primo nucleo della corte di Mozzo di Sopra, che sta all’origine di complessi più ampi come elemento riconoscibile e simbolico di presenza e potenza signorile. Pari considerazioni valgono per l’edificio della Colombera, laddove il nucleo originario è la torre oggi poco riconoscibile tra le aggiunte successive, al quale successivamente si vanno annettendo strutture di interesse storico tipologico quali il grande brolo in gran parte ancora conservato. Altro esempio di insediamento isolato, anch’esso con la presenza di un edificio di qualità, è quello che nel ‘500 assumerà la denominazione di S.Pietro per la costruzione di una cappella, ma in precedenza denominato “Raviziola” posto sulla strada che conduce da Bergamo “ad Pontem Brembi” e di qui al territorio dell’Isola, una posizione strategica per il controllo della movimentazione di persone e merci. Dalla tipologia del complesso si passa successivamente e in breve alla tradizionale tipologia della cascina a corte tipica della pianura bergamasca; nel caso specifico un impianto a corte riconoscibile è rappresentato dall’ormai trasformato complesso “della Mola”, databile alla seconda metà del ‘300, costituito all’origine da due corpi ortogonali, uno lungo la strada di accesso l’altro lungo la roggia (Riolo), uniti dal muro di cinta conservato in parte; la presenza di un mulino, documentata dal Catasto dell’estimo del 1476, fornisce le ragioni della localizzazione lungo il Riolo e nei pressi del centro. Anche i nuclei originari si vanno trasformando: alla torre della corte di Sopra si aggiungono muratura ed elementi di pertinenza interni che denotano una ricerca ed una qualità nell’uso di tecniche costruttive e di materiali di qualità (conci squadrati in disegni simmetrico del portale, colore dell’arenaria, portale ogivale, decori) sebbene funzionali ad un organizzazione interna degli spazi di tipo rurale. Gli abitanti di queste strutture è certo non sono semplici contadini, ma il ceto eminente della comunità che va prendendo piede allo scomparire della classe sociale dei grandi proprietari terrieri in disgregazione a causa delle continue divisioni ereditarie del patrimonio. Anche l’area ad oriente del centro, la collina, è parzialmente interessata da queste trasformazioni; il solo edificio riconoscibile è quello che sta all’origine dell’ultimo cascinale del nucleo del Borghetto, verso il Castello, datato alla fine del XIV secolo, e localizzato lungo una via di un certo rilievo seppure secondaria per posizione strategica. L’assetto del territorio nel XV secolo evidenzia la presenza quasi esclusiva di proprietari cittadini, all’apice di una tendenza già in atto nei secoli centrali del Medio Evo. Le principali novità offerte dall’Estimo stanno nella menzione di due nuovi nuclei insediativi: la Dorotina e le Crocette, posti entrambi lungo la strada per Ponte S.Pietro di grande attrazione per gli spostamenti. Il primo nucleo citato è di costruzione successiva rispetto al secondo ed è legato al formarsi di una grossa proprietà della famiglia Albani, famiglia che cresce di valore e potenza con il governo veneziano, mentre il secondo, il nucleo delle Crocette è molto più antico, ma la sua completa trasformazione ci impedisce oggi di cogliere le fasi stratificate del suo sviluppo.

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Per quanto riguarda la situazione dell’area collinare, trattasi di edificazioni isolate che si costituiscono corti con maggiore ritardo, sia per la difficoltà a formare grossi patrimoni fondiari sia per la genericità dei toponimi identificativi che stentano a prendere piede nell’Estimo dell’epoca, e da ultimo per la presenza del Castello, sentito dalle genti come il vero limite del territorio di Mozzo. La peste del ‘600 fu un tragico evento che dominò la storia di genti e del territorio locale in maniera devastante; la popolazione sopravvissuta riprese le proprie abitudini di vita quotidiana lentamente. A metà del XVII secolo si registra un notevole sviluppo della produzione della seta, a cui si associa la coltivazione della pianta del gelso e della bachicoltura. Anche l’edilizia contadina si adegua a questa pratica che successivamente viene in diversi casi sostituita dalla grande espansione del mais. A partire dalla fine del ‘600 l’aumento della popolazione, la maggiore disponibilità di cereali, nuove fonti di lavoro e di reddito (bachicoltura, coltivazione dei gelsi), comportano profondi cambiamenti nel mondo rurale. A partire dal ‘700 i proprietari terrieri, anche in funzione di un controllo più ravvicinato dei propri possedimenti, si diedero alla moda della “villeggiatura”: proliferarono ville padronali in campagna, o a seguito della ristrutturazione di fabbricati rurali preesistenti oper nuova costruzione di nuovi edifici. Il territorio di Mozzo, in particolare, ospita alcune tra le più prestigiose e rappresentative ville patrizie del tempo, di seguito se ne dà una sommaria descrizione.

Villa Albani – rappresenta il passaggio dallo stile della seconda metà del ‘700 al periodo neoclassico, la facciata è tripartita mediante cornici continue che legano in verticale le aperture ed il portico-atrio, con aperture a sesto su colonne e pilastri ravvicinati. Lo schema compositivo dell’impianto ad assi perpendicolari, viene ripreso nell’incrocio dei due viali principali del bel giardino all’italiana. La villa fu ricostruita su un precedente edificio di proprietà dei nobili Sforza già proprietari del Borgo S.Lorenzo. Villa Bagnada – esempio di architettura neoclassica di fine ottocento, presenta una pianta ad U, addizionata sul retro da corpi minori; presenta un fronte a timpano con semplici linee geometriche che inquadrano le aperture principali. Il piano terra presenta una finitura in pietra levigata. Sorge sotto la vetta del Colle Bagnada, immersa nel verde dei colli bergamaschi; il nucleo centrale della Villa poggia su mura medioevali che alcuni attribuiscono all’antica dimora dei Mozzi Capitanata da Alberto figlio di Appone e Conte di Mozzo. Nel parco della Villa sorge un Oratorio pubblico del 1661 dedicato a S.Francesco. Villa Berizzi - ubicata nel centro del paese, è collocata a nord della proprietà con affaccio principale sul giardino, di impianto armonico. Costruita intorno alla metà del XVIII secolo, è di modeste dimensioni e presenta una facciata divisa in 3 piani con mezzanino mistilineo. L’interno presenta sale con soffitti piani decorati con affreschi. Nella parte est presenta ancora evidenti i segni dell’abbattimento della ex casa parrocchiale e della Chiesa di San Giovanni Battista avvenute per esigenze di organizzazione viabilistica; a testimonianza del passato rimane il campanile tutt’ora funzionante.

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Villa Dorotina – di aspetto signorile, sorge lungo la vecchia strada provinciale per Ponte S.Pietro, e presenta un’’impostazione semplice più simile ad un palazzo signorile di provincia piuttosto che una residenza di villeggiatura. L’impianto si sviluppo attorno ad un ampio atrio di pianta originale ad archi e volte, abbellito da colonne binate che apre lo spazio ad un ampio cortile contornato da recinzioni ad andamento settecentesco. Le sale interne sono decorate da affreschi di fattura settecentesca. Situata all’estrema sinistra dell’edificio, lungo il percorso della vecchia strada provinciale per Ponte S.Pietro, sorge l’Oratorio di San Giuseppe ben affrescato del XVII secolo; contiene preziosi reliquari. Villa Lochis sul colle – l’impianto dell’edificio risulta dalla somma di edifici di diverso impianto e periodo storico: la parte più antica è medioevale ed è relativa alla torre su corte interna; successivamente sono stati aggiunti corpi rurali e il secolo scorso la struttura è stata ulteriormente ampliata con l’aggiunta della Villa e la Cappella di famiglia. La presenza di questa struttura originaria fortificata sul colle, laddove esistevano altre strutture fortificate (il Castello, la Bagnada, la Colombera,) fanno pensare all’esistenza di una strada fortificata che da Bergamo, per Ponte S.Pietro, conduceva a Lecco passando a mezzacosta del colle. Villa Lochis alle Crocette – residenza della famiglia Lochis, ne è stato misconosciuto il valore, trascurandone l’importanza strategica e storico architettonica; la parte più antica risale al XV secolo ed è stata successivamente modificata nell’800 fino a subire la quasi totale cancellazione delle opere decorative esterne che ne connotavano il carattere signorile. Villa Lochis detta “La Pinacoteca” – esempio tra i migliori di neoclassicismo bergamasco, la sua costruzione risale al 1840 su progetto dell’architetto ticinese Fontana. Successivamente la costruzione fu ampliata sul retro con altre sale a due piani. L’interno è finemente decorato con riferimenti al Pantheon, la cupola è ottagonale con dipindi a cassettoni e una fascia con ritratti di pittori. L’ispirazione “museografica” si avverte dal colonnato di ispirazione classica che si spinge al limite della facciata verso il parco. L’elemento che lega la villa al grande parco all’inglese è il portico a tempio. Parte della raccolta pittorica che la componeva è ora conservato all’ Accademia Carrara. Villa Masnada – risale alla prima metà dell’ottocento; la composizione della facciata, con parte centrale emergente in doppia loggia coronata da una fascia alta con finestre al sottotetto e oltre questa da pinnacoli di pietra, non sembra appartenere alla cultura architettonica italiana; dà invece l’impressione di una tipologia inglese coloniale, effetto peraltro sottolineato dall’ambiente in cui è posta la villa, un esteso parco all’inglese. Fatta costruire dai nobili Sormani, passò in eredità alla moglie (famiglia Masnada) per poi essere di proprietà Percassi che ne ha curato il restauro mantenendone la fisionomia originaria. Il Castello - è l’edificio simbolico del Comune; della struttura medioevale originaria sono visibili tratti di muro di recinzione vicino al bosco.

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Si pensa possa essere stato uno dei Castelli dei Capitani di Mozzo; la struttura attuale e stata costruita nella medesima posizione strategica della costruzione originaria, ma in forme completamente differenti per impianto ed ingombro planimetrico nel corso dei secoli XVIII e XIX. Cascina S.Pietro – l’edificio originario è del XIII secolo ed era un edificio di un certo rilievo, residenza signorile rurale. E’ situato lungo la ex strada provinciale per Ponte S. Pietro in località Dorotina. Nel giardino adiacente alla villa si trova la chiesetta dedicata a S.Pietro. L’intero complesso è stato recentemente restaurato e presenta in alcune sale tracce di dipinti cinquecenteschi. Il complesso nell’ottocento ha assunto la denominazione di Casa Famiglia Francesca Romana.

Sul finire del XVIII secolo, l’evento storico di richiamo internazionale che produsse effetti sociali e territoriali anche a livello locale fu la proclamazione della Repubblica Cisalpina; la campagna e le valli furono percorsi da fremiti di rivolta contro l’improvviso mutamento di sovranità, avversate furono pure le pesanti fiscalità francesi e la sistematica avversione contro le opere e le istituzioni religiose, alle quali le genti locali erano legate. Al dominio francese seguì quello austriaco, e di seguito il precipitare degli eventi politici per l’elezione al soglio Pontificio di Pio IX che portò subbuglio nella politica austriaca ed entusiasmo tra le popolazioni bergamasche. A partire dalle vicende di Garibaldi, Bergamo e il suo territorio seguirono le vicende storiche della Lombardia fino all’annessione al regno d’Italia. A partire dai primi decenni del secolo scorso, dapprima lentamente poi sempre più diffusamente, l’età contemporanea, di cui la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese avevano posto i fondamenti, arrivò anche nelle contrade dove il nuovo aveva fatto fatica a penetrare. Si trasformò la struttura economica, si modificarono i rapporti di proprietà, di produzione e sociali, mutarono gli orizzonti culturali e con ciò si diffuse la scolarizzazione. La rivoluzione dei mezzi di trasporto e le nuove strutture viarie abbatterono antiche e consolidate abitudini. Il territorio della Provincia bergamasca era suddiviso in miriadi di possessioni più o meno vaste; i terreni coltivati rappresentavano circa il 70% del territorio e le produzioni prevalenti erano frumento e mais. Molte delle cascine in muratura esistenti presentavano broli aie e orti annessi, mentre le case di villeggiatura erano circondate da ampi giardini. Nel 1862 si diede corso alla costruzione della ferrovia Bergamo-Lecco che divise parte del territorio comunale dal paese abitato e tale sorte subì anche la Villa Dorotina che si vide tagliare la tenuta agricola dalla strada ferrata. Nell’ambito del settore agricolo si assiste, dall’ottocento in poi, all’aumento dei terreni coltivati ed alla loro parcellizzazione con conseguente aumento dell’insediamento sparso. Fino ai primi anni ’30 del XX secolo la struttura urbana conserva l’impianto storico consolidatosi fino al XIX secolo, emergendo infatti il sistema di nuclei e piccoli centri che hanno fatto la storia dell’attuale territorio comunale. Come visualizzato anche nell’elaborato di PGT tav.A3-evoluzione del tessuto urbano, fino agli anni ’50 la dinamica insediativa ha visto sorgere in maniera disordinata e attestata attorno ai nuclei storicamente consolidati, pochi insediamenti a carattere residenziale. Il problema della casa, infatti, soprattutto per i giovani, era

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assillante e comportava spostamenti di residenza in altri paesi economicamente più favorevoli; a tal proposito tra il 1951 ed il 1952 sorsero le prime case-operaie “Ina- Casa” per i residenti del Comune. Gradualmente miglioravano le condizioni igieniche delle abitazioni, disponendo di impianti di acqua potabile all’interno delle abitazioni o nelle vicinanze. Parallelamente si moltiplicavano le attività di manutenzione delle infrastrutture in uso (viabilità, acquedotto, fognatura, rete elettrica) e l’adeguamento dei servizi pubblici per soddisfare le mutate esigenze della popolazione in crescita; si pose mano alla realizzazione della nuova scuola, all’ampliamento del Cimitero, alla costituzione del Consultorio medico, alla nuova sede comunale. Alla luce del notevole incremento demografico in atto, si prospetto la necessità di prevedere e riorganizzare un nuovo disegno urbano per il territorio, in termini di spazi abitativi e di servizi rivolti alla collettività; alla fine del 1963 venne redatto il nuovo Piano Regolatore Generale, in sostituzione del vecchio Piano di Fabbricazione che aveva disordinatamente regolato la crescita urbana fino ad allora. La fine degli anni ’60 vede il completamento di una infrastruttura che condizionerà la storia urbana comunale: nel 1966 viene completata la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, che sancisce la separazione di parte del territorio comunale; le località Dorotina e Pascoletto rimangono divise dal centro con grave rischio per l’incolumità dei cittadini per l’attraversamento dell’arteria, seppure non così intasata come in questi ultimi decenni. Nel corso degli anni 70 lo sviluppo urbano si concentra nella parte centrale del paese, ad est della nuova strada provinciale e in direzione nord-sud ai piedi delle colline orientali, e in misura inferiore nelle località occidentali di Pascoletto e Dorotina; in questo periodo sorge l’insediamento produttivo nella zona Borghetto, non ancora così abitata, che di l’ a poco, nel decennio successivo, inizia a creare problemi di carattere ambientale fino a divenire ai giorni nostri una questione che mina pesantemente la qualità della vita urbana in questa parte di territorio. L’espansione maggiore si concentra in questo periodo, tra gli anni ’60 e gli anni ’80, e con modalità e tipologie di insediamento coerenti con il quadro previsionale approntato dal vigente strumento urbanistico, caratterizzato da tipologie edilizie estensive nella zona del Borghetto, e intensive nella parte centrale del paese e ad ovest di questa, al di là della strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine. L’ultimo ventennio di sviluppo territoriale è caratterizzato dall’attuazione di interventi prevalentemente convenzionati con l’Amministrazione, Piani Attuativi previsti dal P.R.G., tra i quali interventi per l’ Edilizia Economica e Popolare. Parallelamente si costituisce l’attuale polo produttivo, a nord del territorio, verso il lato occidentale della strada provinciale. L’immagine urbana attuale del paese di Mozzo è caratterizzata da una precisa distinzione di funzioni e tipologie edilizie che vedono: a nord ovest una zona a prevalente vocazione produttiva; a sud ovest, divisi dalle infrastrutture viarie della ferrovia e della strada provinciale, i quartieri del Pascoletto e della Dorotina, caratterizzati da insediamenti residenziali a villetta e/o casetta, anche di tipo popolare, affiancati ad est, lungo la strada provinciale, e da una vasta dotazione di funzioni di interesse pubblico immerse nel verde. Ad est della strada provinciale si sviluppa il centro del paese, in senso nord-sud, saldando i due nuclei storici principali di Mozzo di sopra e Mozzo di sotto;

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l’abitato si integra con il sistema dei servizi di interesse pubblico ( scolatico, amministrativo e religioso) concentrati proprio nel centro del paese. Procedendo verso est, i nuclei e le presenze storiche rimangono attestati sui rilievi collinari che fanno capo al Parco dei Colli e, oltre il crinale, a confine con la città, si sviluppa il quartiere residenziale del Borghetto caratterizzato da un edilizia estensiva immersa nel verde dei giardini e della natura del Parco; unica presenza incoerente con quanto ormai consolidato, è rappresentato dall’ insediamento produttivo della Sigma, per si auspica una riconversione più consona al contesto.

Ad oggi il tessuto urbano che è stato oggetto di trasformazione per usi antropici, risulta essere pari a 191,5 ha., rappresentando il 54% circa dell’intera superficie comunale. Fino agli anni ’50 la consistenza del tessuto urbano era di 22,5 ha, pari al 12% del totale attuale ; dagli anni ’60 inizia l’occupazione del suolo comunale più consistente che vede dapprima un incremento del 20% di edificazione fino alla metà degli anni ’70, poi un aumento del 32% nel decennio successivo; dal 1983 al 1994, si assiste ad un ulteriore ampliamento, pari al 18%, fino al raggiungimento della dimensione urbana attuale; in termini statistici l’aumento medio annuo più consistente è avvenuto nel decennio intercorso tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’80. In sintesi, dagli anni ’60 ad oggi il territorio comunale subisce una consistente trasformazione territoriale pari a circa 169 ha (l’88% del totale urbanizzato).

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CENTRI STORICI E NUCLEI DI ANTICA FORMAZIONE

Alla luce delle preesistenze storiche architettoniche, quali testimonianze del passato storico del territorio, il P.G.T. ha il compito di affrontare la questione della tutela e della valorizzazione dei caratteri storici presenti attraverso una completa catalogazione degli stessi e una efficace normativa. Nell’ambito del quadro conoscitivo del territorio il Documento di Piano ha prodotto i seguenti elaborati di analisi storica: - Mappa catastale 1812 - Mappa catastale 1853 - Mappa catastale 1903 - Carta dell’evoluzione storica del tessuto urbano A partire dalla lettura degli elaborati di analisi prodotti si è proceduto alla ricognizione dei beni culturali e ambientali presenti nel territorio comunale, necessaria per comprendere il livello di conservazione e/o trasformazione degli stessi, al fine di definire modalità di interventi e/o di trasformazioni edilizie e urbanistiche, conformi ai caratteri del tessuto storico. Le mappe catastali storiche sono state riprodotte alla scala 1:5000, e per ciascuna si riporta un esempio ridotto della tavola.

mappa catastale 1812

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mappa catastale 1853

mappa catastale 1903

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L’evoluzione storica dello sviluppo urbano è stata analizzata secondo diverse soglie temporali: 1812 – 1889 – 1937 – 1959 – 1974 – 1983 – 1994 – 2005; in ciascuna soglia storica indicata sono state riportate le aree urbanizzate esistenti e quelle urbanizzate realizzate nel corso della soglia temporale indicata, insieme alla rete dei collegamenti, esistenti e realizzati alle medesime soglie di riferimento. Quanto rappresentato ha consentito una chiara visualizzazione della dinamica evolutiva e dello schema di accrescimento urbano che ha caratterizzato il territorio fino ai giorni nostri, come già quantificato nel capitolo relativo allo “stato di fatto degli insediamenti”. Il PTCP ha fornito, attraverso la documentazione contenuta nella sezione degli Allegati e nel relativo Repertorio, una serie di informazioni di natura storico architettonica, da considerare a scala di maggior dettaglio, quali direttive alla pianificazione urbanistica locale, finalizzate al mantenimento dl paesaggio urbano nel suo complesso ed alla definizione degli interventi ammissibili ai sensi della legislazione vigente. Nello specifico il PTCP ha individuato: - i Centri ed i nuclei di antica formazione (in colore giallo), disciplinati dall’art. 91 delle NdA del PTCP; - le agglomerazioni rurali di interesse storico, caratterizzate da impianto urbanistico e dalla edilizia spontanea di pregio tipologico (con apposita simbologia in colore), disciplinata dagli articoli 68 e 69 delle NdA del PTCP. Di seguito si riporta la planimetria di riferimento redatta dal PTCP, alla scala 1:25000, la cui legenda è già stata allegata al presente DdP nel capitolo relativo al “Quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune” :

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Definizione perimetri dei centri e nuclei storici

Per la definizione dei nuovi perimetri relativi ai centri e ai nuclei storici del PGT comunale, è stata fatto successivamente un puntuale confronto tra quanto previsto dall’attuale strumento urbanistico vigente (rappresentato di seguito in colore blu) e quanto indicato nella documentazione sopra riportata del PTCP censito alla soglia dell’I.G.M. 1931 (colore rosso). Di questo raffronto si forniscono di seguito gli estratti delle perimetrazioni sopra citate e messe a confronto, rispetto alle quali è stato successivamente definito il nuovo perimetro di centro storico:

nucleo Mozzo di Sopra

nucleo Mozzo di Sotto, nucleo Borghetto e Castello

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Nucleo Dorotina, Nucleo alle Crocette, Nucleo Lochis al colle.

Il nuovo perimetro proposto ha pertanto compreso gli edifici e le relative pertinenze storiche, valutando le soluzioni messe a confronto, partendo dalla lettura dei catasti storici e verificando la reale consistenza dei valori storici da conservare e recuperare. Anche per le presenze storiche, sorte in maniera spontanea ed isolata nel contesto comunale, è stata fatta una opportuna verifica dalla quale è emerso che pochi sono gli esempi, allo stato attuale, con tipologia storica meritevoli di conservazione e salvaguardia. Di seguito pertanto si presenta graficamente la struttura urbana, come risultata dalle citate verifiche, con le perimetrazioni degli ambiti di interesse storico e gli edifici isolati di valore storico ambientale, che troveranno una più puntuale definizione grafica e normativa nel Piano delle Regole.

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Individuazione dei nuclei e degli edifici isolati di interesse storico ambientale

Entro il perimetro dei nuclei storici così definiti, sono stati rilevati attraverso schedatura, i seguenti elementi: - le condizioni degli edifici sotto il profilo igienico sanitario, lo stato di conservazione edilizia e le destinazioni d’uso degli edifici e delle aree libere; - le trasformazioni interne ed esterne e le ricostruzioni prescritte ed ammesse, nonchè l’eventuale realizzazione di nuovi edifici e l’ampliamento di edifici esistenti; - gli edifici o parti di essi ed i manufatti da demolire o trasformare perchè in contrasto con l’ambiente; - l’organizzazione della rete di viabilità e degli spazi di parcheggio al fine di favorire la mobilità pedonale nei nuclei di antica formazione; - i percorsi e gli spazi scoperti, con indicazioni sul ripristino delle pavimentazioni, di muri/recinzioni ed elementi in contrasto ambientale; - i beni immobili da destinare ad impianti, attrezzature e opere pubbliche di interesse generale e le loro modalità attuative. - l’individuazione di eventuali zone da sottoporre a Piano di Recupero.

Le schede descrittive redatte contengono i seguenti elementi relativi allo stato di fatto: - descrizione dei caratteri tipologici generali (forma aree aperte, accessi, sistemi distributivi e destinazione d’uso); - datazione dell’impianto originario e degli interventi successivi; - numero delle unità immobiliari;

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- numero dei piani degli edifici; - tipo di proprietà; - destinazione d’uso ai piani terra e agli altri piani; - stato di conservazione dell’edificio; - caratteristiche architettoniche ed ambientali (elementi architettonico-ambientali di rilievo, elementi in contrasto, caratteristiche generali).

Sulla base di queste informazioni sono state quindi assegnate modalità di intervento che riguardano anche prescrizioni per le facciate e per gli spazi scoperti, confluite in elaborati progettuali redatti alla scala 1:500, che riguardano: - il tipo di intervento consentito per ogni edificio e per le facciate, anche mediante individuazione di interventi unitari; - i percorsi e gli spazi scoperti con l’individuazione di quelli pubblici o di uso pubblico.

Oltre all’elaborazione di una normativa articolata di riferimento che confluirà nel Piano delle Regole del PGT, il lavoro si completa con la predisposizione di un “Abaco guida agli interventi” che fornisce indicazioni e modalità d’intervento relative alle principali caratteristiche tipologiche e architettoniche presenti nel territorio comunale, sia sugli edifici che negli spazi aperti e di relazione, quali finestre, antoni, persiane, portali, loggiati, balconi, ballatoi, inferriate, tessiture murarie, coperture, camini, pluviali, recinzioni e pavimentazioni.

Alla luce delle componenti storiche architettoniche censite e presenti sul territorio, emerge un sistema urbano in parte ben conservato e in parte notevolmente trasformato a seguito di rifacimenti parziali o totali che hanno manomesso o definitivamente cancellato i caratteri originari degli edifici o complessi di origine storica. Caso emblematico è quello della demolizione dell’antico fabbricato della Chiesa Parrocchiale di San Salvatore, del quale è sopravvissuto solo il campanile. Il sistema storico attuale risulta pertanto costituito da due centri principali, Mozzo di Sopra e Mozzo di Sotto, e da un sistema di nuclei distribuiti sui versanti (di Colle Lochis, del Monte dei Gobbi, del Borghetto) e nel piano (Dorotina, Crocette, Colombera, Canova, San Pietro). Il centro storico di Mozzo di Sopra presenta ancora elementi significativi dell’ impianto storico, come nel caso della Villa Albani e di porzioni del sottostante Borgo San Lorenzo, evidenziati da tessiture murarie ed elementi architettonici (portali, cornici in pietra delle aperture) che ne testimoniano le tipiche tipologie fortificate medioevali e rurali. Si sviluppa come borgo lineare in piano, a 254 m s.l.m. con andamento est-ovest; la stretta via riporta evocazioni suggestive per la ristretta sezione stradale e per le tessiture murarie. Vi si scorgono ancora le tracce (portale gotico) della scomparsa chiesa di San Lorenzo; in adiacenza sorge la settecentesca villa Albani con il bel giardino all’italiana, assoggettata peraltro a vincolo della ex L.1089/39, ricompresa nel testo unico n.42/2004 . Il centro storico di Mozzo di Sotto presenta, al contrario, modeste tracce dei caratteri storici originari, essendo l’attuale edificato compromesso da alterazioni parziali o totale, incoerenti nell’uso di materiali e tipologie, che talvolta configurano

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situazioni in contrasto con il contesto storico. Alcuni interventi su parti del tessuto di origine storica sono tutt’ora in corso. Va menzionata la presenza nel centro del paese della Villa Berizzi; collocata a nord della proprietà con affaccio principale sul giardino, presenta un impianto, seppure di modeste dimensioni, elegante ed armonico risalente alla metà del XVIII secolo. Nella parte est presenta ancora evidenti i segni dell’abbattimento della ex casa parrocchiale e della Chiesa di San Giovanni Battista avvenute per esigenze di organizzazione viabilistica; a testimonianza del passato rimane il campanile tutt’ora funzionante. Si ricorda infine che in tempi recenti è stata fatta un’ operazione di riqualificazione della piazza principale sulla quale gravitano i comparti principali del centro storico, tra i quali anche la Chiesa parrocchiale, che ha determinato un nuovo assetto per la circolazione stradale e pedonale, anche attraverso l’utilizzo di materiali per la pavimentazione più adeguati alle esigenze di pedonalizzazione e fruizione degli spazi e delle funzioni pubbliche presenti.

Relativamente ai nuclei, si menzionano per connotazioni salienti i seguenti: le Crocette: la denominazione del nucleo deriva dal trovarsi al termine dello sperone del Colle Lochis, all’incrocio della arteria tra Bergamo e Ponte San Pietro con il collegamento verso Curno. Nonostante le aggiunte recenti, emerge la notevole villa neoclassica detta “la Pinacoteca” all’interno del bel parco all’inglese circostante, oltre alla villa Masnada con i rustici annessi, attualmente oggetto di Piano di Recupero;

Colle Lochis: sul crinale dello sperone che conclude a sud-ovest il sistema collinare di Bergamo, formano emergenza paesistica alcuni insediamenti di civile abitazione con rustici annessi di antica origine di proprietà della famiglia nobile Lochis, sottoposti a restauri negli ultimi decenni;

Borghetto: si sviluppa come insediamento lineare a mezza costa lungo una strada storica di media importanza e in posizione pedecollinare, e separato dai nuclei centrale dello sperone del Colle Lochis; presenta ancora buoni livelli di conservazione dei caratteri originari, essendo stato in parte ben restaurato e in parte in attuale stato di abbandono. Le case prevalentemente con impianti a corte sono ubicate sul lato a monte della via Borghetto;

Castello: si sviluppa anch’esso sul crinale dello sperone che conclude a sud-ovest il sistema collinare di Bergamo, rappresentando un’emergenza percettiva di grande rilievo visuale, simbolico e morfologico; l’attuale struttura non rappresenta le origine antiche alle quali si attribuisce la denominazione e l’ubicazione del fortilizio, essendo sorta ex novo nel corso del XIX secolo, conservata nelle medesime forme fino ai giorni nostri.

Altri nuclei ed edifici isolati di origine storica sono dati dagli impianti storici isolati, così denominati:

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Villa Bagnada – esempio di architettura neoclassica di fine ottocento, presenta una pianta ad U, addizionata sul retro da corpi minori; presenta un fronte a timpano con semplici linee geometriche che inquadrano le aperture principali. Il piano terra presenta una finitura in pietra levigata. Sorge sotto la vetta del Colle Bagnada, immersa nel verde dei colli bergamaschi; il nucleo centrale della Villa poggia su mura medioevali che alcuni attribuiscono all’antica dimora dei Mozzi Capitanata da Alberto figlio di Appone e Conte di Mozzo. Nel parco della Villa sorge un Oratorio pubblico del 1661 dedicato a S.Francesco;

Villa Dorotina – di aspetto signorile, sorge lungo la vecchia strada provinciale per Ponte S.Pietro, e presenta un’’impostazione semplice più simile ad un palazzo signorile di provincia piuttosto che una residenza di villeggiatura. L’impianto si sviluppo attorno ad un ampio atrio di pianta originale ad archi e volte, abbellito da colonne binate che apre lo spazio ad un ampio cortile contornato da recinzioni ad andamento settecentesco. Le sale interne sono decorate da affreschi di fattura settecentesca. Situata all’estrema sinistra dell’edificio, lungo il percorso della vecchia strada provinciale per Ponte S.Pietro, sorge l’Oratorio di San Giuseppe ben affrescato del XVII secolo; contiene preziosi reliquari;

La Colombera – in posizione pressoché isolata nel periodo in cui è sorto il primo nucleo della cascina, si è sviluppato l’unico vero insediamento rurale di origine medioevale, racchiuso dentro mura fortificate; nel corso dei secoli ha subito addizioni volumetriche anche a seguito di una maggiore integrazione con il territorio e con la vita locale;

Cascina Canova – tipica edilizia rurale, sorge a sud del centro di Mozzo di Sotto, presenta ancora tracce dei caratteri originari;

Villa Casa Famiglia (ex Cascina S.Pietro) – l’edificio originario è del XIII secolo ed era un edificio di un certo rilievo, residenza signorile rurale. E’ situato lungo la ex strada provinciale per Ponte S. Pietro in località Dorotina. Nel giardino adiacente alla villa si trova la chiesetta dedicata a S.Pietro. L’intero complesso è stato recentemente restaurato e presenta in alcune sale tracce di dipinti cinquecenteschi. Il complesso nell’ottocento ha assunto la denominazione di Casa Famiglia Francesca Romana.

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ANALISI DELLO STATO DI ATTUAZIONE DEL PRG VIGENTE

Alla luce del quadro di riferimento urbanistico rappresentato dal PRG vigente, è stato condotto un raffronto tra la situazione edificata e la dotazione di servizi di uso pubblico realizzati allo stato attuale, rispetto alle previsioni di P.R.G. vigente, funzionale alla definizione dello stato di attuazione dello stesso. Qui di seguito si riporta il confronto tra lo stato di fatto e le previsioni del P.R.G. vigente, che serve a definire il grado di esaurimento dello stesso. In particolare il confronto riguarda l’attuazione delle previsioni relative agli insediamenti ed alle aree a standard.

1. Insediamenti previsti dal P.R.G. vigente

Per quanto riguarda il dimensionamento dello strumento urbanistico comunale vigente, la Variante Generale n.6, prevede una popolazione teorica insediabile pari a 8.983 abitanti. Nell’ambito della revisione generale del PRG del 1979, approvata dalla Giunta Regionale Lombarda con delibera n.15743 del 2.2.1991, erano già state avanzate considerazioni circa la notevole dotazione volumetrica registrata in tutte le zone residenziali con una media allora pari a 200 mc/abitante con punte, in alcune zone, di 400 mc/abitante, evidenziando la tendenza dell’attività edilizia, registrata ed in corso, ad impegnare volumi procapite maggiori rispetto allo standard vigente prescritto in 100 mc per abitante teorico. Il dimensionamento effettuato assunse a base di calcolo due parametri distinti: per la zona interna al centro edificato e per le zone classificate allo stato di fatto, si considerò il valore maggiore tra il numero di vani esistenti ed il numero di abitanti residenti, incrementato del valore relativo agli abitanti insediabili nelle aree libere da edificazione all’interno del perimetro del centro edificato; per le aree esterne al centro edificato, gli abitanti teorici insediabili si ricavarono secondo i parametri di piano ed il valore teorico procapite di legge, applicati all’intero isolato se classificato di completamento, e secondo le volumetrie definite di piano per le nuove zone di espansione. Pertanto, a seguito delle varianti successivamente intervenute, tale dimensionamento si è così modificato:

4.261 abitanti teorici relativi ad ambiti compresi nel Centro Edificato 396 abitanti teorici in zona esistente 2.520 abitanti teorici in zone di completamento 1.806 abitanti teorici in zone di espansione _____

8.983 TOTALE ABITANTI TEORICI

Relativamente alla presente analisi relativa allo stato di attuazione delle previsioni del PRG vigente, si intende analizzare il livello di esaurimento delle previsioni insediative effettivamente disponibili nel territorio comunale, vale a dire riferite ai soli lotti liberi per i quali è consentita una edificazione a carattere residenziale

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e produttivo, mentre per quanto riguarda la dotazione degli standard saranno considerate e quantificate tutte le aree previste dallo strumento urbanistico vigente, aggiornate fino alla data attuale. Pertanto le quantità di seguito elencate nelle tabelle relative, distinte per destinazione residenziale e produttiva, sono state ottenute al netto dell’edificazione già esistente e misurate sulla base del nuovo rilievo aerofotogrammetrico del territorio comunale, aggiornato alla data 2005. Tali tabelle riportano nelle colonne le quantità a seconda che gli interventi previsti risultino alla data attuale realizzati, residui o in itinere; per realizzati si intendono quegli interventi che hanno esaurito le possibilità edificatorie consentite, in itinere si intendono gli interventi che risultano prevalentemente in corso di realizzazione o anche solo convenzionati o concessionari, mentre per residue si intendono le possibilità edificatorie non ancora oggetto di intervento o convenzionamento.

A - zone edificabili a destinazione residenziale

Su mc. 354.521 edificabili, previsti dal P.R.G. vigente, dei quali:

- mc 141.445 relativi a zone assoggettate a Piano Attuativo - mc 69.000 relativi a zone di Edilizia Economica e Popolare - mc 144.076 relativi a zone di completamento alla data attuale risultano realizzati mc. 288.068 Considerando che la volumetria residua, pari a mc.37.754, riguarda per il 68,74 % dei casi le aree di completamento, e per il 31,26% nuovi P.A., e che quella in itinere è pari a mc 28.699, la previsione di P.R.G. relativa all’ edificazione residenziale è da considerarsi quasi esaurita.

Tabella di raffronto zone edificabili a destinazione residenziale assoggettate a Piano Attuativo

N° area Previsto Realizzato In itinere Residuo MC MC MC MC PEEP 11.500 11.500 0 0 “Pascoletto” PEEP 14.500 14.500 0 0 “Dorotina” PEEP 15.500 15.500 0 0 “centro” EEP 27.500 27.500 0 0

PL 1 26.000 26.000 0 0

PL 3 19.000 19.000 0 0

PL 4 9.800 9.800 0 0

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N° area Previsto Realizzato In itinere Residuo MC MC MC MC PL 5 10.856 0 0 10.856

PL 6 7.130 0 0 7.130

VD 1 26.375 26.375 0 0

VD 2 12.450 12.450 0 0

PR1 5624 5624 0 0

PR2 9810 0 9810 0

P.I.I. 14400 0 14400 0

TOTALE 210.445 168.249 24.210 17.986

Tabella di raffronto zone edificabili a destinazione residenziale

N° area Previsto Realizzato In itinere Residuo MC MC MC MC 1 2.010 2.010 0 0

2 2.957 2.957 0 0

3 2.764 2.764 0 0

4 1.756 0 0 1.756

5 1.800 0 0 1.800

6 781 781 0 0

7 3.652 3.652 0 0

8 3.879 3.879 0 0

9 1.508 1.508 0 0

10 3.887 3.887 0 0

11 1.708 1.708 0 0

12 1.648 1.648 0 0

13 1.582 1.582 0 0

14 1.666 1.666 0 0

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N° area Previsto Realizzato In itinere Residuo MC MC MC MC 15 1.016 1.016 0 0

16 1.045 1.045 0 0

17 1.168 1.168 0 0

18 664 664 0 0

19 7.595 7.595 0 0

20 8.697 8.697 0 0

21 5.453 5.453 0 0

22 879 879 0 0

23 5.330 5.330 0 0

24 2.186 2.189 0 0

25 2.119 0 0 2.119

26 4.051 4.051 0 0

27 1.556 0 1.556 0

28 2.286 2.286 0 0

29 1.892 0 0 1.892

30 1.639 1.639 0 0

31 2.671 2.671 0 0

32 984 984 0 0

33 4.964 4.964 0 0

34 1.384 697 0 687

35 7.295 4.042 0 3.253

36 2.601 2.601 0 0

37 2.027 2.027 0 0

38 4.153 2.886 0 1.267

39 1.338 0 0 1.338

40 1.781 0 0 1.781

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N° area Previsto Realizzato In itinere Residuo MC MC MC MC 41 1.631 1.631 0 0

42 1.095 0 0 1.095

43 1.933 1.933 0 0

44 1.589 1.589 0 0

45 697 0 0 697

46 4.020 4.020 0 0

47 8.400 8.400 0 0

48 596 596 0 0

49 1.664 784 0 880

50 1.206 0 0 1.206

51 895 895 0 0

52 1.267 1.267 0 0

53 917 917 0 0

54 1.134 1.134 0 0

55 1.044 1.044 0 0

56 1.639 1.639 0 0

57 3.044 3.044 0 0

58 2933 0 2933 0

TOTALE 144.076 119.819 4.489 19.771

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B - Zone edificabili a destinazione produttiva.

Su un totale di mq 61.666 di superficie copribile, risultano realizzati mq 52.041 (pari al 84,5 % circa). La superficie residua e non realizzata (mq 9.625, pari al 15,5% della superficie totale) riguarda zone a destinazione produttiva di completamento.

Tabella di raffronto zone edificabili a destinazione produttiva

N° area Previsto Realizzata In itinere Residua MQ MQ MQ MQ 1 7.008 7.008 0 0

2 1.972 1.972 0 0

3 5.885 5.885 0 0

4 21.521 21.521 0 0

5 10.123 10.123 0 0

6 5.560 3.809 0 1.751

7 225 225 0 0

8 727 318 0 409

9 2502 0 0 2502

10 1180 1180 0 0

11 4963 0 0 4963

TOTALE 61.666 52.041 0 9.625

Dall’analisi sopra riportata, considerando anche quanto non realizzato, ma convenzionato o in via di convenzionamento, si deduce che il P.R.G. vigente ha quasi totalmente esaurito le previsioni di nuovi insediamenti per le destinazioni previste.

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2. Standard urbanistici previsti dal P.R.G. vigente

Anche per quanto riguarda le superfici per aree a standard urbanistici, si riportano i dati relativi nelle seguenti tabelle. Il P.R.G. vigente prevede una dotazione di aree per standard urbanistici totali di mq. 364.807 corrispondenti a 40,6 mq/abitante, superiori ai 26,5 mq/abitante previsti dalla Legge Regionale urbanistica.

MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE TOTALE AREE A 364.807 121.585 199.930 7.309 35.983 STANDARD

Aree per l’istruzione inferiore

Il Comune è attualmente dotato di un asilo nido, una scuola materna, una scuola elementare e di una scuola media. Sono previsti nel vigente P.R.G. mq. 39.560 per l’istruzione, già esistenti alla data di adozione dello stesso. Il P.R.G. vigente prevede complessivamente aree per l’istruzione pari a 4,4 mq/abitante.

Tabella di raffronto aree per l’istruzione

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 1 6121 6121 0 0 0

2 33.439 33.439 0 0 0

TOTALE 39.560 39.560 0 0 0

Aree per attrezzature di interesse comune

Sono previsti nel P.R.G. vigente mq. 44.070 per attrezzature di interesse comune, dei quali mq. 22.544 già esistenti alla data di adozione dello stesso, mentre mq. 20.046 risultano realizzati allo stato attuale. Il P.R.G. vigente prevede complessivamente aree per attrezzature pari a 4,9 mq/abitante.

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Tabella di raffronto aree per attrezzature di interesse comune

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 1 4.292 4.292 0 0 0

2 9.291 0 9.291 0 0

3 7.387 0 7.387 0 0

4 2.874 2.874 0 0 0

5 15.378 15.378 0 0 0

6 1.480 1.480 0 0 0

7 3.368 0 3.368 0 0

TOTALE 44.070 24.024 20.046 0 0

Attrezzature di interesse sovracomunale (non computate nello standard di legge)

8 11.148 11.148 0 0 0

9 15.494 0 0 0 15.494

TOTALE 26.642 11.148 0 0 15.494

Aree a verde pubblico e sportivo

Il sistema a verde pubblico previsto dal PRG vigente del comune di Mozzo, riguarda principalmente da aree a verde pubblico attrezzato e non attrezzato a servizio delle zone residenziali, ed aree a verde sportivo. Complessivamente sono previsti mq 220.235 , dei quali mq.58.011(26%) esistenti, mentre allo stato attuale risultano realizzati mq 127.518 (56%, da detrarre mq 23.260 del centro sportivo), residui mq. 27.407 (13%) ed in itinere mq 7.309 (5%) . Il P.R.G. vigente globalmente prevede aree a verde pubblico e sportivo pari a 24,5 mq/abitante mentre risultano disponibili 20,4 mq/abitante.

Tabella di raffronto aree a verde pubblico attrezzato e sportivo

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 1 2376 0 2376 0 0

2 2.855 0 2.855 0 0

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N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 3 5.472 0 5.472 0 0

4 5.597 0 5.597 0 0

5 247 0 0 0 247

6 12.911 0 12.911 0 0

7 344 0 0 0 344

8 756 0 756 0 0

9 5.898 0 5.898 0 0

10 12.099 0 6.504 0 5.595

11 87.216 43.452 43.764 0 0

12 15.770 14.559 0 0 1211

13 1.410 0 1.410 0 0

14 1382 0 1382 0 0

15 5511 0 5511 0 0

16 2443 0 2433 0 0

17 658 0 658 0 0

18 1.510 0 1.510 0 0

19 1.982 0 1.982 0 0

20 333 0 333 0 0

21 11.010 0 0 0 11.010

22 3.090 0 3.090 0 0

23 4.676 0 4.676 0 0

24 16.309 0 0 7.309 9.000

25 4.592 0 4.592 0 0

26 3.170 0 3.170 0 0

27 10.638 0 10.638 0 0

TOTALE 220.235 58.011 127.518 7.309 27.407

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Aree per parcheggi

Il PRG vigente prevede mq. 60.942 di aree per parcheggi di uso pubblico. Alla data attuale risultano realizzati complessivamente mq. 52.366 (82,3%) e residui mq.8.576 (17,6%) di quelli previsti dal PRG vigente. Complessivamente la dotazione è pari a 6,8 mq/abitante, mentre risultano disponibili 5,8 mq /abitante.

Tabella di raffronto aree per parcheggi

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 1 183 0 183 0 0

2 235 0 235 0 0

3 412 0 412 0 0

4 641 0 641 0 0

5 156 0 156 0 0

6 363 0 363 0 0

7 719 0 719 0 0

8 1.033 0 1.033 0 0

9 137 0 137 0 0

10 219 0 219 0 0

11 430 0 430 0 0

12 318 0 301 0 17

13 205 0 205 0 0

14 192 0 192 0 0

15 230 0 230 0 0

16 119 0 119 0 0

18 261 0 261 0 0

19 88 0 88 0 0

20 704 0 704 0 0

21 158 0 158 0 0

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N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 22 603 0 57 0 546

23 689 0 689 0 0

24 684 0 684 0 0

25 203 0 203 0 0

26 361 0 298 0 63

27 267 0 157 0 110

28 209 0 0 0 209

29 1.158 0 1.158 0 0

30 1.581 0 1.581 0 0

31 305 0 305 0 0

32 308 0 0 0 308

33 491 0 491 0 0

34 356 0 0 0 356

35 1.350 0 1.350 0 0

36 383 0 383 0 0

37 258 0 258 0 0

38 330 0 330 0 0

39 103 0 103 0 0

40 123 0 0 0 123

41 122 0 122 0 0

42 90 0 90 0 0

43 338 0 92 0 246

44 309 0 116 0 193

45 339 0 339 0 0

46 100 0 100 0 0

47 134 0 134 0 0

79 Comune di Mozzo Piano di Governo del Territorio DOCUMENTO DI PIANO Modificato a seguito dell’accoglimento delle osservazioni

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 48 392 0 63 0 329

49 117 0 117 0 0

50 59 0 59 0 0

51 589 0 589 0 0

52 175 0 175 0 0

53 532 0 532 0 0

54 786 0 786 0 0

55 1.203 0 1.203 0 0

56 257 0 176 0 81

57 101 0 101 0 0

58 502 0 349 0 153

59 182 0 182 0 0

60 237 0 237 0 0

61 296 0 123 0 173

62 170 0 170 0 0

63 104 0 0 0 104

64 328 0 328 0 0

65 854 0 854 0 0

66 481 0 481 0 0

67 1.154 0 1.154 0 0

68 43 0 43 0 0

69 1.381 0 1.381 0 0

70 285 0 0 0 285

71 268 0 268 0 0

72 510 0 510 0 0

73 670 0 670 0 0

74 551 0 551 0 0

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N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 75 791 0 387 0 404

76 561 0 211 0 350

77 251 0 251 0 0

78 1923 0 1923 0 0

79 7939 0 7939 0 0

80 495 0 495 0 0

81 162 0 162 0 0

82 77 0 77 0 0

83 268 0 268 0 0 84 116 0 116 0 0

85 1.307 0 403 0 904

86 1118 0 1118 0 0 87 590 0 590 0 0

88 207 0 207 0 0

89 532 0 227 0 305 90 254 0 254 0 0

91 926 0 926 0 0

92 461 0 461 0 0 93 1.654 0 0 0 1.654

94 1.471 0 537 0 934

95 252 0 252 0 0 96 2.023 0 2.023 0 0

97 1.567 0 838 0 729

98 828 0 828 0 0 99 307 0 307 0 0

100 2456 0 2456 0 0

101 214 0 214 0 0 102 205 0 205 0 0

81 Comune di Mozzo Piano di Governo del Territorio DOCUMENTO DI PIANO Modificato a seguito dell’accoglimento delle osservazioni

N° area MQ DI MQ MQ MQ IN MQ RESIDUI P.R.G. ESISTENTI REALIZZATI ITINERE 103 307 0 307 0 0

104 158 0 158 0 0

105 407 0 407 0 0

106 891 0 891 0 0

TOTALE 60.942 0 52.366 0 8.576

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LO STATO DI FATTO

Il territorio comunale ha una superficie complessiva di 357 ha., in parte collinoso (zona centrale), in parte pianeggiante (zona ad est) con pianori che degradano, nella zona ovest, verso il torrente Quisa. Dista dal centro della città capoluogo circa 5 chilometri, e l’altezza media di riferimento è al centro del paese, ed è pari a 252 mt s.l.m. La superficie comunale risulta per circa metà compresa nell’ambito del Parco dei Colli, essendo pari a 185,5 ha circa, e si distingue per la presenza di particolari valori naturalistici ed è caratterizzato da una rilevante presenza di insediamenti ed elementi di interesse storico. Il territorio, relativamente alle risorse naturali, è complessivamente povero di acque; parte del territorio è stata convertita ai coltivi mediante un ingente lavoro di organizzazione dei pendii con vere e proprie architetture del paesaggio: i terreni a pendio sono stati modellati a terrazzi con largo impiego di pietra per muri a secco, piuttosto che con metodi di ciglionamento a ripe erbose più tipici dei versanti alla base del Canto Alto. Mozzo appartiene al comprensorio urbano che fa riferimento al capoluogo; nell’ultimo trentennio la città capoluogo di Bergamo ha fatto registrare una perdita di popolazione che è stata accolta dai comuni limitrofi della cintura urbana, con una maggiore concentrazione nelle fasce ad ovest, sud e est. Allo stato attuale la disponibilità procapite di superfici urbanizzate, a Mozzo, è compresa tra 200 e 300 mq, con un indice di incremento delle superfici in espansione compreso tra il 16 ed il 30%. Le trasformazioni topografiche degli anni ’60 hanno determinato anche in questa area, forti cambiamenti: la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, tangenziale ovest del comprensorio di riferimento, ha infatti determinato una forte attrattiva per lo sviluppo, seppure discutibile, di insediamenti, andando a costituire un continuum urbano ininterrotto tra i comuni di Valbrembo-Paladina-Mozzo chiudendo le aperture dalla collina verso il Brembo. La crescita insediativa principale si è avuta tra gli anni ’60 e gli anni ’80, e ad oggi è proseguita per saturazione dei vuoti lasciati liberi. Se lungo le vie comunali principali (Piatti, Todeschini) la crescita è avvenuta per addizioni ai nuclei preesistenti a formare una maglia insediativa incentrata sulla tipologia a palazzina bi o pluri-familiare, in altri settori urbani sono sorti quartieri come zone monofunzionali residenziali con scarsa presenza di servizi e prevalente tipologia a blocco di 4-5 piani (Pascoletto, Dorotina) o secondo schemi più estensivi di ville con giardino (Borghetto). Questo accrescimento ha pesantemente ridotto la leggibilità della configurazione morfologica e paesaggistica originarie (scarpate dei terrazzi fluviali). Gli insediamenti produttivi, in linea di massima, sono concentrati lungo la Strada Provinciale Villa d’Almè-Dalmine, nella parte nord occidentale e funzionalmente separati dal sistema della residenza. Comprendono attività produttive del settore secondario (prevalentemente con dimensione artigianale), e attività commerciali con medie strutture di vendita. La rete di distribuzione commerciale è peraltro costituita da una rete di esercizi di vicinato capillarmente diffusa nella parte centrale del paese. La presenza di infrastrutture di carattere sovralocale ha pesato e continua a condizionare l’ambiente e la sua vivibilità; in particolare la rete infrastrutturale presente

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sul territorio comunale, seppure funzionale ai moderni parametri di vita urbana, ha indotto sì un nuovo sviluppo, ma a scapito di risorse naturali non rinnovabili; basti pensare al consumo del suolo, di acqua ed energia, alle problematiche ambientali ed alla proliferazioni di problemi inerenti la salute pubblica e la qualità della vita urbana in generale. Di seguito si descrivono le componenti sistemiche attraverso le quali è stato analizzato il territorio comunale allo stato attuale.

Il sistema del verde

La componente naturalistica include tutti gli aspetti nei quali la componente essenziale è rappresentata da elementi naturali la cui presenza nel territorio è anche legata all’attività antropica; tale componente inoltre riveste un particolare significato per il Comune di Mozzo, per effetto soprattutto dell’azione di salvaguardia imposta dallo strumento sovralocale del PTC del Parco dei Colli, per preservare i caratteri della biodiversità e per determinare condizioni adeguate e di fruizione di ogni tipo di ambiente e degli insediamenti urbani. La morfologia del territorio ha condizionato l’assetto naturalistico attuale. Sono stati individuate tre categorie di verde: il verde naturale, il verde agricolo, e quello urbano. I versanti, in particolare, risultano caratterizzati dalla presenza di boschi e di vegetazione in stadi evolutivi forestali, con aree prative intercluse. Il versante sud del colle si caratterizza per una densa concentrazione di colture specializzate, in particolare a vigneto, mentre la vegetazione che caratterizza il paesaggio della zona pianeggiante del comune fa riferimento pressoché esclusivamente alla residua diffusione di coltivazioni agricole di piccole dimensioni, derivanti da attività umane, che hanno dato origine ad incolti e aree marginali. Ambiti a seminativo di maggiori estensioni occupano le morfologie del piede di versante esposto a sud, mentre una forma residuale di agricoltura su seminativo è risultato della urbanizzazione che ha lasciato inedificati solo lembi residui di territorio; lungo la Strada Statale 470 si svolge un’attività agricola dedicata alla cerealicoltura, limitate sono le colture foraggere; la vegetazione diffusa lungo le rogge, data da filari erborati siepi campestri che connotavano il paesaggio di una campagna strutturata in appezzamenti di piccole dimensioni, è quasi scomparsa. Il margine ovest del territorio comunale di Mozzo è delimitato dal torrente Quisa, lungo il quale è distribuita una fitta boscaglia di scarso valore floristico, dove tuttavia l’evoluzione forestale evidenzia uno stadio misto comprendente anche un tipo di vegetazione ripariale di qualità superiore. Ciononostante si ritiene che le possibilità evolutive verso forme di maggiore complessità ecologica e di migliore qualità paesaggistica sia resa impossibile dalla limitata estensione cui sono costrette nonché dalle condizioni di abbandono e degrado cui sono confinate. Un altro genere di vegetazione marginale è dato dai corridoi verdi che si snodano disordinati sulle scarpate ferroviarie, recando una vegetazione di degrado floristico avanzato, con scarsi livelli di naturalità. Il sistema del verde urbano, infine, è stato descritto nell’ambito degli insediamenti per servizi di interesse pubblico, essendo dato da aree verdi intercluse

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nel tessuto urbanizzato con funzione ricreativa, specializzando quella sportiva in un più vasto ambito compreso tra il tracciato ferroviario e la strada provinciale .

II sistema residenziale

L’attività edilizia degli ultimi anni ha impegnato la quasi totale disponibilità di aree di prevista trasformazione residenziale, secondo tipologie e modelli insediativi predefiniti dalla zonizzazione vigente, chiaramente percepibili e definibili, a seconda delle zone. L’elaborato relativo all’uso del suolo ha individuato il sistema della residenza distinguendo tra insediamenti di valore storico ambientale, insediamenti recenti e insediamenti con parchi e giardini privati. Il sistema degli insediamento di valore storico ambientale si sviluppa su una superficie pari a 21,75 ha. Comprende i due centri storici principali, Mozzo di Sopra e Mozzo di Sotto, ed un articolato sistema di nuclei che principalmente si sviluppa sui versanti del Parco dei Colli, e al piano interessando la parte meridionale del territorio in prossimità dei principali collegamenti viari di matrice storica. Il tessuto urbano di origine storica allo stato attuale presenta solo in poche situazioni i caratteri e gli elementi di matrice architettonica storica originari, principalmente nel caso delle ville storiche che connotano il paesaggio locale, in tutti gli altri casi l’attività edilizia dell’ultimo trentennio ha inesorabilmente trasformato o cancellato i caratteri originari. L’edificato recente, intendendosi per tale l’edilizia residenziale sorta successivamente alle soglie temporali storiche del 1850 e 1903 che hanno sancito la mappatura dei beni e delle rendite censuarie comunali, occupa una superficie di circa 94,55 ha. pari al 26,5% dell’intero territorio comunale. Sorto nell’ambito di un preciso apparato normativo che faceva capo alla disciplina urbanistica degli anni ’60 e successivi, ha determinato parti urbane diversificate in coerenza con uno schema di zoning prestabilito. Nello specifico, la località Borghetto è andata sviluppando una tipologia residenziale di tipo estensivo, laddove il consumo del suolo è stato maggiore a fronte di una resa insediativa piuttosto bassa, innescando peraltro meccanismi distorti nell’ambito del mercato immobiliare locale. E’ stato per tale ragione che la normativa vigente del Parco dei Colli che presiede alla gestione del 52% del territorio comunale, ha indicato densità territoriali minime di utilizzo del suolo negli ambiti di iniziativa comunale, di norma non inferiori a 0,9 mc/mq. La porzione centrale del paese è risultata altresì caratterizzata da densità territoriali maggiori con conseguenti tipologie edilizie intensive. I quartieri sorti dall’altra parte della strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine invece, nello specifico denominati Pascoletto e Dorotina, hanno privilegiato una tipologia residenziale di tipo economico popolare con densità medio alte. Infine va menzionata la tipologia residenziale prevalentemente connotata dalla presenza di parchi e giardini privati, che riguarda solo il 2,4% del territorio comunale. La componente verde di pertinenza privata, in forma di parchi e/o giardini di un certo rilievo dimensionale e paesistico, è la caratteristica saliente che distingue tale tipologia estensiva da quella genericamente definita per altre parti del territorio comunale.

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La qualità della vita è risultata diversamente segnata e condizionata, nelle diverse parti del territorio comunale, dalla presenza di infrastrutture di carattere sovralocale, quali la ferrovia e le strade provinciali Villa d’Almè-Dalmine e Briantea, costituendo queste ultime un elemento di criticità senza soluzione di alternativa alla continuità urbana. Di conseguenza il sistema dei servizi di uso comune (impianti sportivi, servizi alla persona, servizi culturali, punti vendita commerciali, ecc.) che completa e qualifica lo standard di vita urbana è risultato altresì condizionato specializzandosi per parti di territorio.

Il sistema produttivo

Sulla base delle considerazioni espresse al precedente paragrafo e relative al modello di sviluppo insediativo dei precedenti P.R.G., le funzioni specificamente produttive del Comune di Mozzo sono sorte in parti separate e distinte dalle funzioni prettamente residenziali, e in ambiti marginali del territorio comunale in prossimità di collegamenti viari di tipo sovralocale. Le tipologie insediative esistenti allo stato di fatto ospitano attività con dimensioni artigianali organizzate in una trama urbanistica a maglie pressoché ortogonali; il tessuto insediativo prospiciente la strada provinciale n.154 è in parte promiscuo ospitando anche insediamenti di tipo residenziale, mentre parti localizzate lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine sono funzionalmente di tipo commerciale, ospitando due medie strutture di vendita ed altre aziende di dimensioni inferiori. Nello specifico la rete commerciale esistente offre le seguenti funzioni, per le quali si fornisce una definizione secondo le categorie previste dalla normativa vigente in materia: Centro commerciale - si caratterizza, in tutto o in parte, per elementi quali l’unicità della struttura o dell’insediamento commerciale, la destinazione specifica o prevalente, gli spazi di servizio gestiti unitariamente e le infrastrutture comuni. Il ricorrere di tali elementi è verificato in ogni caso, qualunque sia la formula o la dizione commerciale adottata dal promotore o dal titolare, tenendo conto degli esercizi esistenti o autorizzati. Autosaloni ed esposizioni merceologiche – la superficie di vendita degli esercizi che hanno ad oggetto esclusivamente la vendita di merci ingombranti, non immediatamente amovibili ed a consegna differita (mobilifici, concessionarie autoveicoli, legnami, materiali edili e simili) è valutata nella misura di 1/10 della superficie lorda di pavimento quanto questa non sia superiore a 1500 mq e nella misura di ¼ per le superfici superiori a tale soglia. Pubblici esercizi - tali servizi comprendono ristoranti, trattorie, bar con annesse salette, spazi relativi al loro funzionamento, ritrovi notturni, sale ricreative, ecc. Distributori di carburante – attrezzature inerenti la vendita di carburante al minuto con le relative strutture pertinenziali di carattere non prevalente,

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destinate alla manutenzione ordinaria degli autoveicoli, ai controlli essenziali e di servizio agli utenti.

Tra le attività produttive censite sul territorio, in località Borghetto è localizzata una sede decentrata dell’azienda Sigma a cui fa capo uno dei gruppi farmaceutici più importanti a livello nazionale; l’azienda chimica è stata inclusa fra gli elenchi delle “industrie a rischio di incidente rilevante” ai sensi del D.Lgs 334/1999 Direttiva Severo e successive integrazioni e modificazioni. La necessità di definire e quantificare il rischio antropogenico è alla base dei processi normativi e comunicativi che hanno comportato un approccio integrato alla prevenzione del rischio e la predisposizione di migliori piani di emergenza. La Lombardia è la Regione italiana con il maggior numero di aziende a rischio RIR, addensate nella zona delle tre provincie a maggior produzione industriale. Per meglio monitorare questi stabilimenti la Regione Lombardia ha emanato la LR 19/2001 in cui prescrive attività di valutazione dei rischi e di controllo particolarmente severe e cautelative; la legge individua come enti preposti al controllo ed alla vigilanza ARPA ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; ARPA ha predisposto un complesso piano di verifiche ispettive che prevede frequenti ispezioni aziendali. Tale azienda in particolare, risiede sul territorio comunale dagli anni ’60 e prima che si insediassero gli attuali insediamenti residenziali; allo stato attuale, oltre al rischio di incidente rilevante connesso all’attività chimica in atto, nell’intorno urbano si rilevano problematiche a danno della qualità dell’aria, del suolo, dell’ambiente naturale in generale, e del paesaggio.

Il sistema dei servizi

L’esistenza di una comunità sociale implica un livello di organizzazione del territorio, al fine di strutturare le diverse funzioni in maniera inscindibile, tali da comprendere entro i confini amministrativi, residenza attività lavorative e servizi di primaria necessità oltre che quelli connessi ai modelli di vita moderna, secondo standard quantitativi e qualitativi prestabiliti e regolamentati. Le funzioni di interesse pubblico non sono da considerarsi valore aggiunto di una comunità, ma aspetti strettamente connessi alla vivibilità di un ambiente, certamente un apporto qualitativo alla stessa. Il sistema dei servizi esistenti sul territorio comunale è stato analizzato e catalogato secondo le definizioni previste dalla normativa urbanistica vigente, fornendo un quadro di riferimento quantitativo delle destinazioni offerte allo stato attuale. Una analisi più dettagliata del livello di efficienza degli stessi e del relativo gradiente riscontrato tra la popolazione residente, è stata affrontata dal Piano dei Servizi, atto programmatico e costitutivo del Piano di Governo del Territorio, nell’ambito del quale è stato tracciato un quadro previsionale del sistema complessivo di servizi materiali e immateriali da prevedere e regolamentare con propria normativa anche sulla base delle valutazioni e degli obiettivi formulati dal presente Documento di Piano. Di seguito si descrivono le principali tipologie di servizi esistenti anche alla luce del parametro quantitativo disponibile pro capite.

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Le aree per l’istruzione sono localizzate nel centro del paese, ubicate tra le vie San Giovanni – Piatti – Colle Lochis; interessano una superficie complessiva di 39.560 mq e sono disponibili alla popolazione residente nella misura di 5,5 mq/abitante, a fronte di un parametro teorico previsto dalla legge di 4,5 mq/abitante. Nello specifico le funzioni presenti riguardano la scuola media statale inferiore e la scuola elementare statale con relative palestre ed aree didattiche e ricreative; a ciò si aggiunga la presenza della scuola materna parrocchiale presente su di un’area contigua classificata altresì di interesse comune con annesse strutture dell’Oratorio parrocchiale. A questa dotazione va aggiunta la realizzanda struttura dell’asilo nido con annesse funzioni di uso pubblico di altro genere, lungo la viaTrento. In sostanza l’attuale dotazione di superfici per funzioni scolastiche, secondo i parametri teorici in uso della legislazione urbanistica vigente, appare sufficiente a soddisfare il fabbisogno scolastico sicuramente per il prossimo decennio, stante l’attuale trend di crescita demografica. Le aree per attrezzature di interesse comune sono variamente distribuite sul territorio comunale, seppure le principali funzioni amministrative risultino ubicate nella parte centrale del paese. Complessivamente le funzioni di interesse comune interessano una superficie di 40.702 mq e sono disponibili alla popolazione residente nella misura di 5,7 mq/abitante, a fronte di un parametro teorico previsto dalla legge di 4 mq/abitante. Nello specifico i servizi di interesse pubblico presenti sono di seguito descritti. Il Cimitero Comunale è ubicato tra la via Giovanni XXIII e la Strada Provinciale Villa d’Almè-Dalmine; l’Amministrazione comunale ha previsto per esso un progetto di ampliamento verso sud su di un’area che incrementa del 30% circa l’attuale disponibilità. In località Dorotina è presente una Chiesa, mentre in località Mozzo centro sono localizzate: la Chiesa parrocchiale e l’Oratorio, gli alloggi convenzionati, il centro polifunzionale, la sede municipale e l’ufficio postale; per quanto riguarda i relativi livelli di efficienza e/o problematiche connesse il Piano dei Servizi contiene una dettagliata analisi dell’offerta di servizi attuale e delle relative carenze, nell’ottica di una programmazione generale degli stessi. Nel quartiere Borghetto infine sono localizzati: la nuova struttura dell’asilo nido lungo la via Trento, e il Centro di Riabilitazione Ospedaliera di interesse sovralocale. Il sistema delle aree destinate alla fruizione ricreativa e sportiva è generalmente distribuito su tutto il territorio comunale; nello specifico i quartieri di Pascoletto e Dorotina offrono una diffusa rete di parchi e giardini pubblici inseriti nel tessuto residenziale, di medie dimensioni, concentrando gli impianti sportivi in una unica grossa area compresa tra la ferrovia e la strada Provinciale Villa d’Almè-Dalmine. La zona centrale del paese ospita un solo campetto di calcio parrocchiale e limitate isole a parco urbano; la porzione orientale del Comune di Mozzo può altresì usufruire del vasto sistema verde di aree protette dall’Istituto del Parco dei Colli, che prevede un sistema vario di elementi ed areali di valore naturalistico storico e culturale di possibile fruizione pubblica a fini ricreativi, sportivi e didattici. Infine, in quanto al sistema delle aree per la sosta veicolare, l’attuale dotazione è ampiamente sufficiente in termini quantitativi e qualitativi, essendo capillarmente distribuita sul territorio comunale; l’intera superficie è pari a 49.565 mq.

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con una dotazione pro capite di 6,9 mq per abitante residente, più del doppio di quanto prevede il minimo di legge.

La rete degli impianti tecnologici

Alla scala adeguata l’elaborato rappresenta i tracciati delle reti tecnologiche principali che attraversano il sottosuolo urbano, a servizio degli insediamenti residenziali e produttivi. Le indicazioni raccolte forniscono il quadro comunale di riferimento della dotazione di impianti di servizi di primaria importanza, allo stato attuale. Tali schemi di riferimento, oltre che ad essere un elemento di conoscenza dell’efficienza comunale o meno in termini di servizi di primaria utilità, offre un importante sistema di riferimento da considerare nell’ambito della quantificazione e qualificazione dello sviluppo sostenibile da prevedere. Gli elaborati prodotti, nello specifico rappresentano le seguenti reti tecnologiche per le quali si rende una valutazione complessiva: pubblica illuminazione – telefonia fissa: la distribuzione raggiunge ogni insediamento esistente e pertanto la dotazione appare sufficiente; non si evidenziano anomalie o situazioni problematiche pertanto anche le nuove trasformazioni del territorio previste, riguardando ambiti urbanizzati, e quindi si presentano già dotati delle principali urbanizzazioni primarie.

Rete metano: la distribuzione risulta sufficienze, quindi adeguata anche per eventuali nuovi insediamenti.

Acquedotto – fognatura: la distribuzione del sistema di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei reflui appare sufficiente, seppure emergono alcune problematiche a carico dello smaltimento dei reflui. Il territorio comunale è infatti interessato da due distinti sistemi di collettamento. Le zone di Pascoletto, Dorotina e Mozzo centro confluiscono nel sistema di depurazione in uso per Ponte S.Pietro che fa capo all’Isola Bergamasca, mentre la zona del Borghetto confluisce nel sistema di Bergamo; per quest’ultima spesso sono stati rilevati problemi di portata, dovuti anche alla mancata distinzione tra acque bianche e acque nere.

Gli schemi descritti verranno meglio considerati, soprattutto per quanto riguarda eventuali fabbisogni e carenze, nell’ambito dello studio del Piano dei Servizi.

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STUDI DI SETTORE

LO STUDIO GEOLOGICO

Lo studio geologico di dettaglio è stato condotto ai sensi della L.R. 41/97, della D.G.R 6645/01 e nuove disposizioni di legge in materia di PAI. Il lavoro ha fornito una serie di carte di base e derivate, di una relazione finale illustrativa e di una documentazione fotografica che hanno evidenziato le condizioni geologiche ed idrogeologiche significative dell’intero territorio comunale; tali elaborati si sono uniformati ai principi sia di tutela ambientale, sia di ogni altra tutela del pubblico interesse previsti dall'ordinamento giuridico vigente, oltre che dalla specifica legislazione di riferimento. In particolare l’analisi ha seguito le direttive pubblicate sul “Notiziario dell’Ordine dei Geologi della Lombardia” n. 14 del marzo 2002 ed è stata organizzata come segue. cartografia – sono stati predisposti i seguenti documenti cartografici, per i quali si for- niscono le relative specifiche tecniche. INQUADRAMENTO

A1 – Corografia a varie scale A2 - Carte di inquadramento generale geologico e strutturale in scala 1:25 .000 oppure 1:10.000 : hanno la finalità di inquadrare dal punto di vista geologico e tettonico strutturale il territorio da studiare, comprendendo anche porzioni territoriali al di fuori dei limiti amministrativi del comune di Mozzo A3 - Carta geomorfologica in scala 1:5.000 estesa a tutto il territorio comunale e ad un intorno significativo: è stata redatta mediante fotointerpretazione con approfondite verifiche sul terreno, rappresenta analiticamente le forme di erosione e di accumulo presenti, interpretandone la genesi in funzione dei processi geomorfologici attuali e passati, stabilendone inoltre la sequenza cronologica e valutandone lo stato di attività. Particolare cura è stata posta nel rilevamento dei fenomeni franosi reali o potenziali e per questo motivo sono stati schedati tali fenomeni mediante la scheda tecnica per il censimento dei movimenti franosi redatta dal Servizio Geologico della Regione. Sono state inoltre riportate in cartografia tutte le tipologie di opere di difesa del suolo realizzate nell'area in esame (es. valli, paravalanghe, reti paramassi, frane bonificate ecc.). A4 - Carta idrogeologica e della vulnerabilità in scala 1: 5.000 per tutto il territorio comunale e per un intorno significativo anche al di fuori dello stesso. Le operazioni di raccolta dei dati che hanno consentito la redazione della carta sono le seguenti: classificare i terreni e le rocce secondo intervalli di permeabilità; censire tutte le sorgenti ed i pozzi idrici pubblici e privati presenti sul territorio utilizzati e non; definire se possibile le presunte linee di spartiacque idrogeologico, i dati storici di soggiacenza

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ricostruire, dove possibile, le curve isofreatiche isopiezometriche appositamente elaborate in una campagna di rilevamenti recente e chiaramente datata; sono state inoltre segnalate le direzioni di flusso e i principali assi drenanti e valutate aree di vulnerabilità idrogeologica Si ricorda che nelle relazioni sono state allegate, ove possibile, tutte le stratigrafie di pozzi per acqua raccolte e in particolare quelle dei pozzi utilizzate per la redazione delle curve nelle carta isopiezometriche. riportare le fasce di rispetto delle opere di captazione dei pozzi e delle sorgenti (d.p.r. 236/88), eventualmente modificate ai sensi della deliberazio- ne n. VI/15137 del 1.8.96 della Giunta Regionale.

CARTOGRAFIA TEMATICA E DI DETTAGLIO

B1 - Carta della dinamica geomorfologica di dettaglio con elementi litologici e geotecnici ai fini geologico applicativi, alla stessa scala del piano e sulla stessa base topografica. Ha interessato tutte le aree destinabili ad ipotetiche nuove previsioni e per un intorno adeguato, ed è stata compilata a partire dalle informazioni fornite dalla cartografia di inquadramento, necessariamente integrata al livello di dettaglio richiesto dalla scala con rilievi sistematici di campagna e con l'ausilio della foto interpretazione. Per quanto concerne la dinamica geomorfologica sono stati riportati le forme ed i processi attivi o quiescenti più significativi ai fini della valutazione dell'area. Relativamente agli elementi litologici, sono state cartografate unità litologiche che sono state opportunamente descritte dal punto di vista litologico con la relativa definizione dei rapporti geometrici fra le singole unità . Si riporta inoltre l' indicazione dello stato di alterazione dei litotipi, la presenza di eventuali livelli cataclastici e milonitici e gli spessori presunti delle unità. Particolare cura dovrà essere posta nel rilevamento dei depositi superficiali quaternari, per i quali si specificheranno i caratteri tessiturali, la litologia prevalente, la genesi ed i rapporti stratigrafici, lo spessore ed il grado di cementazione. Nella rappresentazione grafica delle unità si sono distinte le porzioni direttamente affioranti da quelle sub- affioranti e con copertura eluvio-colluviale, definendo, ove possibile, gli spessori di quest'ultima.

CARTOGRAFIA DI SINTESI E DELLA FATTIBILITÀ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO

C1 - Carta di sintesi. La carta di sintesi è stata redatta su tutto il territorio comunale alla scala 1:5000 e contiene gli elementi più significativi evidenziati nella fase di analisi. La carta deve essere considerata quale documento di lavoro finalizzato al gruppo interdisciplinare di progettazione del piano ed ha lo scopo di fornire, mediante un unico elaborato, un quadro sintetico dello stato del territorio al fine di procedere a valutazioni diagnostiche. A questo scopo sono stati evidenziati i seguenti elementi:

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i fenomeni geomorfologici attivi e potenzialmente riattivabili (quiescenti), come frane, erosioni, fenomeni di trasporto in massa lungo gli alvei, aree di esondazione e di espandimento con trasporto solido con particolare attenzione alle conoidi, punti critici per degrado, inadeguatezza delle opere idrauliche o per la presenza di opere interferenti con i corsi d'acqua o di sezioni critiche, corridoi e aree interessate da fenomeni valanghivi, ecc.; le aree interessate da vulnerabilità idrogeologica con bassa soggiacenza della falda, con elevata permeabilità, con buona trasmissività e con interazione con altri bacini idrogeologici, le fasce di rispetto dei punti di captazione d'acqua (sorgenti e pozzi), la presenza di scarichi incontrollati; le aree di interesse scientifico naturalistico dal punto di vista geologico e geomorfologico; le aree, con caratteristiche geomeccaniche e geotecniche scadenti o pessime; i vincoli normativi di natura fisico ambientale ed antropici (vincolo idrogeologico, distanze corsi d'acqua Legge 431/ 1985 e Legge 523/1904, vincoli 1497/ 1939, vincoli di parco, riserva o monumento naturale ecc.); le zone interdette all'edificazione comprese nella distanza di 10 metri dall'alveo di piena dei corsi d'acqua, così come previsto all'art. 96 del R.D. n. 523/1904, puntualizzato con il parere n. 55 del 1 giugno 1988 del Consiglio di Stato. C2 - La Carta della fattibilità geologica per le azioni di piano e classi di fattibilità. La carta della fattibilità geologica per le azioni di piano è stata redatta alla stessa scala del piano e sulla stessa base topografica sulle aree all'interno dei limiti comunali interessate dalla cartografia di inquadramento e di dettaglio ed è risultata a tutti gli effetti parte integrante del Piano. Dalla valutazione incrociata degli elementi contenuti nella cartografia analitica con i fattori ambientali, territoriali ed antropici propri del territorio in esame, si è sviluppato il processo diagnostico che ha consentito di formulare le proposte per suddividere il territorio in classi di fattibilità geologica. Per le finalità del presente documento si è valutato più significativo redigere una carta applicativa mirata a dimostrare la fattibilità geologica piuttosto che una carta del rischio in senso tradizionale. Infatti le classi di fattibilità proposte devono tenere conto delle valutazioni della pericolosità dei singoli fenomeni, degli scenari di rischio conseguenti e della componente geologica ambientale, tutte tematiche da considerare criticamente nel processo di valutazione del piano. La classificazione fornisce inoltre indicazioni generali in ordine alle destinazioni d'uso, alle cautele generali da adottare per gli interventi, agli studi ed alle indagini da effettuare per gli approfondimenti del caso, alle opere di riduzione del rischio ed alla necessità di controllo dei fenomeni in atto. In tale ottica sono state individuate dal punto di vista delle condizioni geologiche quattro classi di fattibilità, di seguito definite: Classe 1 - Fattibilità senza particolari limitazioni

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In questa classe ricadono le aree per le quali gli studi non hanno individuato specifiche controindicazioni di carattere geologico all'urbanizzazione o alla modifica di destinazione d'uso delle particelle.

Classe 2 - Fattibilità con modeste limitazioni In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state rilevate puntuali o ridotte condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni, per superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di carattere geologico - tecnico o idrogeologico finalizzati alla realizzazione di eventuali opere di sistemazione e boni- fica, le quali non dovranno incidere negativamente sulle aree limitrofe. Classe 3 - Fattibilità con consistenti limitazioni La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni per l'entità e la natura dei rischi individuati nell'area di studio o nell'immediato intorno. L'utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione di supplementi di indagine per acquisire una maggiore conoscenza geologico tecnica dell'area e del suo intorno, mediante campagne geognostiche, prove in situ e di laboratorio, nonché mediante studi tematici specifici di varia natura (idrogeologici, idraulici, ambientali, pedologici) ecc. Ciò dovrà consentire di precisare le idonee destinazioni d'uso, le volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonché le opere di sistemazione e bonifica. Per l'edificato esistente dovranno essere fornite indicazioni in merito alle indagini da eseguire per la progettazione e realizzazione delle opere di difesa, si- stemazione idrogeologica e degli eventuali interventi di mitigazione degli effetti negativi indotti dall'edificato. Potranno essere inoltre predisposti idonei sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo l'evoluzione dei fenomeni in atto o indotti dall'intervento. Nella carta sono state inoltre evidenziate le tipologie dei fenomeni che concorrono all'inserimento delle aree nella specifica classe individuando eventualmente delle sottoclassi (es. 3a, 3b, 3c, ecc.). Classe 4 - Fattibilità con gravi limitazioni L'alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica delle destinazione d'uso delle particelle. Dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione se non opere tese al consolidamento e alla sistemazione idrogeologica per 1a messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti saranno consentiti esclusivamente interventi così come definiti dall'art. 31, lettere a) b) c) della L. 457/1978. Si dovranno inoltre fornire indicazioni in merito alle opere di sistemazione idrogeologica e, per nuclei abitati esistenti, quando non sarà strettamente necessario provvedere il loro trasferimento, dovranno essere predisposti idonei piani di protezione civile ed inoltre dovrà essere valutata la necessità di predisporre sistemi di monitoraggio

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geologico che permettano di tenere sotto controllo l'evoluzione dei fenomeni in atto. Eventuali opere pubbliche e di interesse pubblico che non prevedano la presenza continuativa e temporanea di persone, dovranno essere valutate puntualmente. A tal fine, alle istanze per l'approvazione da parte dell'autorità comunale, dovrà essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio idrogeologico.

Relazione geologica - indica la descrizione di tutta la cartografia, le fonti bibliografiche, dati meteoclimatici, dati sulle piene dei corsi d’acqua, documentazione fotografica.

Complessivamente è stata prodotta la seguente documentazione: A) Tav. 1 – Corografia Tav. 2 – Carta litologica Tav. 3 – Carta litotecnica Tav. 4 – Carta geomorfologica Tav. 5 – Carta degli elementi idrografici, idrologici e idraulici Tav. 6 – Carta idrogeologica Tav. 7 – Carta della pericolosità sismica locale Tav. 8 – Carta dei vincoli Tav. 9 – Carta di sintesi Tav. 10 – Carta di fattibilità delle azioni di piano Tav. 11 - Carta di fattibilità delle azioni di piano in scala 1:10.000 su base C.T.R. Tav. 12 – Carta del dissesto con legenda uniformata PAI in scala 1:10.000 su base C.T.R. B) Relazione geologica generale

L’ambito territoriale oggetto di studio ha evidenziato, attraverso tutta la documentazione sopra citata, le pericolosità geologico-geotecnica e le vulnerabilità idrauliche-idrogeologiche . Il territorio classificato ha tenuto anche conto della coesistenza di più problematiche diverse. Entrando nello specifico, l'elemento più significativo da rilevare è la disomogeneità nella distribuzione degli ambiti di vulnerabilità e pericolosità. Mentre la porzione occidentale del territorio, fatta eccezione per la fascia di stretta pertinenza del Torrente Quisa, è sostanzialmente priva di aree critiche, i seguenti comparti: centrale in corrispondenza del centro storico, quello settentrionale (Carpiane) e quello orientale (comprendente la fascia collinare e la conca del Borghetto) presentano al contrario una considerevole varietà di ambiti vulnerabili, con sovrapposizione di più categorie di rischio. Da ovest ad est si distinguono infatti: • Ambito a fregio del torrente Quisa, sviluppato lungo tutto il corso del torrente da nord a sud. Si caratterizza per la presenza quasi continua di aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o frequentemente inondabili, limitate all'alveo del torrente ed alle sue strettissime vicinanze. In corrispondenza di questo ambito non vi sono strutture edificate. Il grado di pericolosità sotteso

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da queste aree è il più elevato nel contesto delle aree vulnerabili da un punto di vista idraulico. Esistono quindi due aree, di ridotta estensione, classificate come aree potenzialmente inondabili individuate con criteri geomorfologici [...]; esse sono situate in località Merena (Via Salgari), con presenza di svariati edifici, e ad ovest di Via Pascoletto (internamente ad un meandro del Quisa), sempre con alcuni edifici. L'individuazione di quest'area si è basata su criteri geomorfologici (sovralluvionamento dell'alveo, arginature prive di manutenzione, piccoli paleoalvei, microrilievo superficiale), ed è dovuta anche alla presenza del ponte su Via Merena, dotato di sezione di flusso insufficiente. Si individuano poi tre zone di una certa estensione areale, classificate come aree allagate in occasione di eventi meteorici eccezionali o allagabili con minore frequenza. Da nord a sud, tali aree sono situate a nord-ovest di Via Valle Quisa (in fregio al torrente), a ovest di Via Pascoletto e in zona "Tiro a segno", ed infine ad ovest di Via Cavalcanti. Ad eccezione della prima di queste aree, in tutti i casi si riscontra la presenza di abitazioni. Un breve tratto di sponda del corso d'acqua (nord-ovest di Via Valle Quisa) è anche caratterizzato dalla presenza di una frana attiva interessante la scarpata a fregio dell'alveo e innescata dall'erosione spondale. Nello stesso sito è segnalata una zona di compluvio ben marcata dalle isoipse, attualmente non occupata da edifici. Da un punto di vista del rischio connesso alla dinamica di versante, alcuni brevi tratti di questo ambito territoriale sono classificati come aree a pericolosità potenziale poste in prossimità di scarpate, a causa della presenza dei terrazzi fluviali del Quisa. Questi tratti sono riuniti in una stretta fascia con decorso parallelo al torrente, da Via Valle Quisa sino a nord-ovest della località Frassoni; verso sud, in corrispondenza della ferrovia, tale fascia si allarga e poi gira ad est verso Via Cavalcanti, a seguire lo sviluppo del terrazzo cui è associata. • Ambito occidentale, posto in continuità con l'ambito del Quisa e costituito dalle zone di Tavani, Pascoletto e Dorotina. Come già accennato, è completamente privo di zone a rischio, ad eccezione di una limitata area a pericolosità potenziale posta in prossimità di scarpate situate al Parco Dorotina, nei pressi delle quale si distingue inoltre anche un'area con riporto di materiale antropico. Si può concludere che questo comparto territoriale presenta un basso livello di pericolosità complessivo. Inoltre, si riconosce un ambito di limitata estensione e notevole valore naturalistico classificato come aree adiacenti a corsi d’acqua da mantenere a disposizione per consentire l’accessibilità per interventi di manutenzione e per la realizzazione di interventi di difesa, in cui il T. Riolo scorre a cielo aperto (area produttiva comunale di Loc. Tavani - vecchia pista da cross). • Ambito centrale e settentrionale (Carpiane) del territorio, posto alle falde ovest, nord-ovest e nord della cintura di rilievi Monte Guzza – Colle Lochis. Questo ambito va considerato con particolare attenzione, poiché è pesantemente urbanizzato e vi è inserito l'intero centro storico del comune. Si caratterizza per la classificazione in due campi di rischio sovrapposti, ad occupare l'intero comparto da nord a sud: aree prevalentemente limo-argillose

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con limitata capacità portante ed aree a bassa soggiacenza della falda o con presenza di falde sospese. Si ha quindi la coesistenza di una problematica di ordine geotecnico (dovuta alla presenza delle falde detritiche e colluviali discese dai colli), da tenere in considerazione soprattutto per la realizzazione di nuove opere e la ristrutturazione di opere esistenti, e di una situazione critica da un punto di vista idrogeologico, significativa sia per l'edificazione di strutture che per la possibilità di ristagni idrici. A nord di Via Don Minzoni, inoltre, si riscontra una vasta area che, oltre a mostrare sempre la problematica legata alla bassa soggiacenza della falda, è anche classificata nell'ambito delle aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o frequentemente inondabili. Il problema è comune all’intero tratto del T. Riolo compreso tra l’apice ed il manufatto di attraversamento sottostante la S.P. n.153 Villa d’Almè Dalmine. Le osservazioni dirette di terreno e gli studi bibliografici disponibili in letteratura individuano per questa area e per il tratto di Riolo precedentemente citato (nell’elaborato di sintesi definite aree adiacenti a corsi d’acqua da mantenere a disposizione per consentire l’accessibilità per interventi di manutenzione e per la realizzazione di interventi di difesa), problematiche idrauliche riconducili a: - insufficienza idraulica dei numerosi manufatti di attraversamento (tombinature, passerelle, tubazioni), presenti lungo il tracciato in parallelismo a via Pascolo dei Tedeschi - mancata manutenzione e pulizia delle sponde e del fondo alveo - condizioni idrauliche sfavorevoli al passaggio della piena nel punto di confluenza con il canale proveniente da destra idrografica, per l’immissione di un importante contributo al deflusso in senso ortogonale al flusso principale della corrente - restringimento della sezione libera di passaggio, in corrispondenza del manufatto di attraversamento della S.P. n. 153 che, per eventi meteorici intensi, può comportare l’allagamento dell’area in sinistra orografica più depressa. Discorso simile per l'impluvio a sud-est della località Carpiane (porzione nord- est del territorio comunale), classificato sia come area a rischio per la bassa soggiacenza della falda, sia come area potenzialmente inondabile individuata con criteri geomorfologici, a causa della presenza di un consistente deflusso idrico subsuperficiale proveniente dai soprastanti colli. Una piccola porzione di quest'area rientra inoltre anche nell'ambito della vulnerabilità per esistenza di sorgenti. In quest'ambito preme segnalare la presenza dell'area umida di Mozzo, uno degli ultimi preziosi relitti di vegetazione spontanea compresa nel Parco dei Colli. • Ambito orientale (collinare), costituito dalla cintura di rilievi che taglia il territorio in senso NE-SSW, separando il centro storico dal Borghetto. In questa fascia la situazione è decisamente complessa, poiché si riscontra la contemporanea presenza di più ambiti di rischio sovrapposti, legati prevalentemente – ma non esclusivamente – a problemi di versante. I colli ricadono per la maggior parte (specialmente attorno a Monte Guzza) nell'ambito delle aree a pericolosità potenziale legate a possibilità di innesco di colate in detrito e terreno valutate o calcolate in base alla pendenza e alle

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caratteristiche geotecniche dei terreni e relativo percorso; una parte di questo ambito (a nord) si sovrappone ad un'area vulnerabile per la presenza di sorgenti. Il grado di pericolosità è da medio-elevato ad elevato a seconda delle situazioni specifiche. Alcune località collinari rientrano invece nelle aree a pericolosità potenziale legate alla presenza di terreni a granulometria fine (limi e argille) su pendii inclinati, comprensive delle aree di possibile accumulo: Villa Bagnada, zone a fregio di Via Rabaiona, Cascina Berba, Monte dei Gobbi – Villa Lochis, fascia a fregio di Via Locatelli (in questo caso con sovrapposizione a problematiche di bassa soggiacenza falda), aree minori nel Borghetto Alto. Esistono poi alcune aree caratterizzate dalla presenza di veri e propri dissesti geomorfologici; in particolare si distinguono un'area di frana attiva a sud di Villa Bagnada (attivatasi nel novembre 2002, in occasione di un evento meteorico particolarmente intenso), due limitate area di frana quiescente a sud-est di Cascina Berba (Via Castello) e presso la Casa degli Angeli Via Borghetto, Loc. Castello Presati al confine con il comune di Bergamo) e due aree a franosità superficiale diffusa (una posta a nord, nella zona delle Carpiane, e l'altra a fregio di Via Castello a sud di Cascina Berba). Benché in corrispondenza di questi dissesti non si trovino strutture edificate, in alcuni casi si realizza una pericolosa vicinanza: l'area di frana attiva di Villa Bagnada, ad esempio, è posta praticamente a fregio delle abitazioni più settentrionali del Borghetto Alto. Tutte queste aree possono essere considerate, in merito alla pericolosità, a livelli da molto elevati (frane attive) ad elevati (frane quiescenti e franosità diffusa). Alcune zone collinari presentano la sovrapposizione dell'ambito di aree estrattive attive o dismesse non ancora recuperate: ciò si verifica in particolare a nord-est del Borghetto Alto, ad ovest del Monte Guzza e in corrispondenza del Colle Lochis (associata ad un'area di riporti antropici, colmata a seguito del verificarsi di sprofondamenti del terreno, legati all'attività estrattiva sottostante). La pericolosità di queste zone è difficilmente valutabile in senso generale, perché legata necessariamente a situazioni specifiche da analizzare caso per caso. La linea tratteggiata che identifica i limiti degli ambiti in cui si praticavano le attività estrattive, indicata che la loro esatta estensione non è certa. Chiudendo l'ambito collinare, infine, si rileva una stretta fascia a sud-est di Villa Bagnada, associata ad un'area a pericolosità potenziale posta in prossimità di scarpate. • Ambito del Borghetto e delle Crocette, posto a sud e sud-est del comune. È simile, per problematiche, al comparto centrale, e si caratterizza per la sovrapposizione di aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante ed aree a bassa soggiacenza della falda o con presenza di falde sospese. Anche la conca del Borghetto, similmente alla zona del centro storico, è infatti occupata dalle estese falde detritiche discese dai rilievi, e presenta inoltre il deflusso subsuperficiale derivante dalle emergenze idriche lungo i versanti. In particolare si segnala lo scarso drenaggio nel sottosuolo delle acque meteoriche dei terreni posti ai fianchi delle vie Garibaldi, Aldo Moro e Mazzini.

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Nella zona delle Crocette, in continuità con l'ambito del Borghetto, alle problematica accennate si aggiunge quella legata alla presenza di attività estrattive dismesse (le stesse riscontrabili sul Colle Lochis). Da segnalare, per ultima, la presenza di un'area a riporti antropici nella zona a nord di Parco Casa del Lupo, laddove esisteva un laghetto di origine antropica, compreso nell'ambito delle vecchie fornaci (Loc. Fornaci), ora completamente convertito in area residenziale.

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LO STUDIO PAESISTICO DI DETTAGLIO ai sensi dell’art. 50 del PTCP della Provincia di Bergamo.

METODOLOGIA

Nell’ambito della redazione del nuovo PGT del Comune di Mozzo, è stato predisposto uno studio paesistico di dettaglio esteso all’intero territorio comunale, in riferimento alle componenti delle unità paesistiche evidenziate nell’analisi paesistica del PTCP, nonché agli elementi di criticità, agli indirizzi di tutela. Detto Piano ha inoltre individuato la sensibilità paesistica dei luoghi in relazione alle componenti del paesaggio coerentemente alla delibera della Giunta Regionale 8 novembre 2002/11045. Obiettivi dello studio proposto sono stati: - l’inquadramento e la valorizzazione delle potenzialità e dei limiti paesistico-ambientali - l’individuazione degli elementi costitutivi di una rete ecologica - la previsione dei neoecosistemi a buona funzionalità ecologica, ridotta necessità di manutenzione ed elevata resilienza rispetto ad impatti esterni - il consolidamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica; - l’individuazione di potenziali elementi caratteristici dell’aspetto originario del paesaggio agrario locale attraverso l’inserimento di siepi e filari campestri. Il progetto di rete ecologica locale, in particolare, con riferimento al sistema verde della Regione Lombardia (parchi e aree protette) ha definito un sistema verde territoriale inteso come sistema da realizzare con interventi di rinaturalizzazione e valorizzazione storico paesistica del territorio, rivolti anche alla fruizione turistica, all’interno del quale si dovranno raccordare le proposte delle reti ecologiche sovracomunali. La connessione tra le aree d'interesse naturalistico permetterà inoltre una migliore espressione della loro funzionalità ecologica. La presente proposta è in sintonia con le più recenti norme in materia ambientale, in particolare si richiama al programma dell'Unione Europea Natura 2000, alla Direttiva comunitaria Habitat, recepita con il DPR 357/97, ai progetti nazionali "Reti ecologiche" dell'ANPA e "Rete Ecologica Nazionale" del Ministero dell'Ambiente e alla Guida europea all’Agenda 21 locale. Il miglioramento della qualità ambientale è in stretta connessione con la valorizzazione del patrimonio storico-paesistico e il potenziamento dell'offerta ricreativa e turistica. L'obiettivo della Rete Ecologica è stato quello di definire la continuità e la connessione tra le zone verdi dell'area urbana, le aere naturali e seminaturali periurbane e i grandi corridoi di continuità eco-biologica tra pianura e fascia collinare e montana. Più in dettaglio la proposta di Rete Ecologica si è proposta di: - Tutelare e valorizzare le aree di pregio ambientale e naturalistico. - De-frammentare l'ecomosaico territoriale. - Definire i criteri e le normative per il recupero di aree degradate che hanno funzione strategica nella costruzione della rete e dei "corridoi ecologici".

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- Individuare le priorità nelle scelte gestionali e di manutenzione delle aree costituenti il sistema ambientale e la rete ecologica. - Mantenere gli elementi che caratterizzano la tipicità del paesaggio agrario e montano - Migliorare l'ambiente di vita per le popolazioni residenti e incrementare l'offerta di opportunità di fruizione della qualità ambientale esistente e futura.

Il lavoro si è articolato in tre fasi: 1. analisi storica del paesaggio e della sua evoluzione, finalizzata ad individuare i valori e le presenze di rilievo della trama paesistica. Per quanto riguarda l’art. 20 del PTPR relativo a “Riconoscimento e tutela della viabilità storica e d’interesse paesistico”, intendendosi per “viabilità” l’insieme dei tracciati e dei nodi delle reti infrastrutturali della mobilità, indipendentemente dalle caratteristiche tecniche del manufatto e dei mezzi che vi transitano, si è proceduto al riconoscimento della viabilità che presenta i seguenti requisiti: • rete viaria fondamentale di grande comunicazione, di elevata frequentazione anche per motivi diversi dalla fruizione paesaggistica e dalle quali la possibilità di osservazione è massima. Sono comprese le strade di grande comunicazione; • rete viaria storica, a sua volta distinguibile in: direttrici che ricalcano itinerari storici, sedimi storici, tracciati storici che comprendono i due aspetti insieme; • rete viaria di fruizione panoramica e ambientale, percorsa principalmente per motivi turistici e culturali da un elevato numero di utenti e attraverso aree di grande pregio paesaggistico. Nel nuovo PGT pertanto verranno inserite norme idonee a tutelarne la riconoscibilità ed i rapporti con il contesto, tenuto conto delle funzioni attualmente svolte dalle strade stesse e delle caratteristiche del territorio attraversato. Alle strade così individuate si applicheranno gli indirizzi e le raccomandazioni di tutela contenuti nel ”Piano di Sistema “ relativo ai tracciati base paesistici. In base ai criteri relativi ai contenuti paesistico-ambientali del PTCP, ai sensi della citata L.R. 18/97, saranno analizzate, oltre ai centri storici, ulteriori categorie di beni riscontrabili sul territorio del comune di Mozzo, ai fini dell’attribuzione della rilevanza paesistica: • cascina • architettura civile, fortificata, religiosa, turistica • canali irrigui, cavi, rogge • siti archeologici • beni archeologici • boschi di varia composizione • orlo di terrazzo di erosione • percorso panoramico • punto panoramico 2. studio della situazione ambientale attuale attraverso l’indagine geomorfologia, floristico-vegetazionale e zoologica, al fine di individuare le emergenze naturalistiche e di interesse paesistico utili alla realizzazione della rete ecologica;

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3. proposta di progetto della rete ecologica a valenza paesistica, accompagnata dalle informazioni operative utili alla sua realizzazione e gestione. In particolare la proposta è stata accompagnata da indicazioni relative: a. al ruolo e alle potenzialità degli interventi nell’ambito della rete ecologica; b. a possibili fonti di finanziamento; c. a possibili soggetti coinvolti; d. a percorsi di fruizione escursionistica a valenza naturalistica e storico- paesistica.

L’ analisi proposta si è concretizzata con l’elaborazione dei seguenti elaborati, corredati da schemi esplicativi ed indirizzi normativi che confluiranno nel Piano delle Regole del PGT: - relazione tecnico-illustrativa - analisi in ambito comunale alla scala 1:5000 - tav.1 Inquadramento territoriale: estratto PTCP - tav.2 Carta dell’uso del suolo - tav.3 Carta della semiologia naturale ed antropica - tav.4 Carta delle unità di paesaggio - tav.5 Carta della visualità assoluta - tav.6 Carta della sensibilità paesistica dei luoghi - tav.7 Sintesi delle componenti del paesaggio, indirizzi di tutela e valorizzazione

SINTESI DEGLI INDIRIZZI PAESISTICI DEL DOCUMENTO DI PIANO

A conclusione del percorso metodologico relativo allo studio paesistico di dettaglio, è possibile fornire prescrizioni e indicazioni di tutela e valorizzazione delle componenti paesistiche, con particolare attenzione alle componenti della proposta di Rete Ecologica locale. In quanto agli indirizzi normativi scaturiti dalla presente analisi, le indicazioni sono suddivise in 4 categorie principali, così definite: caratteri paesistici oggetto di conservazione e valorizzazione: centri storici ed edifici di valore storico culturale: eventuali nuove edificazioni vanno inserite nel tessuto esistente, sia dal punto di vista funzionale che estetico-visuale. Ove possibile va in ogni caso evitata la perdita di leggibilità per occultamento, interferenza percettiva, accostamento e sovrapposizione di elementi impropri. Per quanto riguarda gli edifici di valore storico culturale isolati, va evitato l’uso di materiali ed elementi tipologici estranei al contesto; parchi monumentali: le ville patrizie presenti sul territorio sono in genere circondate e immerse in parchi monumentali di valore storico ambientale, da salvaguardare nel loro impianto giardinistico verde originario, anche con opportuni incentivi alla manutenzione specializzata degli stessi; strade storiche, sentieri e percorsi interpoderali: sono la testimonianza ancora attiva della rete di connessione del sistema urbano storico e consentono di determinare punti di vista privilegiati del rapporto tra questi ed il contesto naturale o agrario.

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Le strade storiche secondarie maggiormente necessitano di interventi di manutenzione al fine di conservare la struttura del fondo e la presenza di manufatti quali muri di sostegno e contenimento. Un’adeguata gestione delle mulattiere riveste un ruolo importante nel mantenimento delle condizioni naturalistiche dell’ambiente collinare, pertanto se ne auspica la valorizzazione, a scopo ricreativo didattico e funzionale, ponendo in opportuna considerazione la valenza panoramica degli stessi auspicando la conservazione di fasce prospettiche definite dalla proiezione dei vettori individuati nell’elaborato “D – Carta della visualità” del presente studio, che vanno mantenute libere da ostacoli visivi rispetto al paesaggio o ai siti di riferimento. ambiti terrazzati oggetto di conservazione dei caratteri morfologici ed agronomici: si tratta di ambiti di versante caratterizzati da colture specializzate (ortaglie, frutteti, vigneti) che connotano il paesaggio e sono spesso associate alla struttura del terrazzamento di cui se ne auspica la conservazione. Ulteriori elementi di caratterizzazione dei luoghi sono i prati sfalciati alle quote inferiori delle pendici collinari, di qualità paesaggistica e naturalistica certamente superiore a quella espressa dai contesti agrari; terrazzi morfologici ed orli di erosione: la presenza e la visibilità sul territorio di elementi morfologici quali terrazzi, orli di scarpata e di erosione ha subito un fenomeno di profonda cancellazione a causa di un’espressione urbana ed edilizia non rispettosa dei segni caratterizzanti il territorio; pertanto si auspica il mantenimento dei segni morfologici ormai residuali per contrastare i fenomeni di erosione naturale del suolo e i processi di compromissione di balze, dislivelli e scarpate; elementi di riqualificazione paesistica aree agricole di salvaguardia ambientale e miglioramento del paesaggio: alle aree agricole residuali individuate è attribuita l’importante funzione di salvaguardia ambientale oltre che di miglioramento del paesaggio percepito. Per quanto si tratti di aree con modeste connotazioni arboree irrigue e fondiarie la tutela si attua attraverso politiche di miglioramento dei connotati percettivi del paesaggio agrario con interventi di contenimento dei limiti degli ambiti e con introduzione di alberature di fondale visivo; aree libere di conservazione e miglioramento della percezione visiva: si tratta di aree residuali alle quali è attribuita l’importante funzione di spazio “pausa” tra gli insediamenti, che possono ancora garantire visuali aperte e prospettive maggiormente allungate che scandiscono la profondità di un campo visivo anche in funzione di aun’alternanza delle visuali percepibili; aree oggetto di miglioramento ambientale e mitigazione degli impatti con cortina perimetrale verde: sul territorio sono presenti zone prevalentemente produttive , al confine nord del paese e a sud est del quartiere del Borghetto, che presentano già esigue cortine perimetrali a verde, che vanno potenziate e incentivate con essenze arboree adeguate per mitigare gli impatti prodotti dall’inquinamento atmosferico, acustico e microclimatico, laddove lo spazio disponibile lo consenta. rete ecologica ambito boscato: le indicazioni di gestione dei contesti forestali presenti vanno riferite a quanto indicato nel Piano di Settore Boschi del Parco dei Colli di Bergamo. La zona di maggior valore naturalistico e paesistico è l’ambito boscato sul piano

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collinare che funge da area sorgente delle principali e potenziali connessioni ecologiche sia a livello locale che sovracomunale. In ogni caso presente si segnala l’opportunità di interventi volti a favorirne il mantenimento ed il miglioramento; per il riordino si auspica la graduale eliminazione delle rare specie esotiche presenti e la loro sostituzione con latifoglie pregiate; mosaico del verde marginale da strutturare: si tratta di aree residuali sottratte all’uso urbano nell’ambito del continuo processo di frammentazione e parcellizzazione territoriale, relative a: fasce verdi di scarso valore naturalistico di pertinenza di infrastrutture (ferrovia, strade), fasce boscate di pertinenza di corsi d’acqua minori (Quisa, rogge), parchi e giardini pubblici, per le quali si auspica la ricostruzione di una rete continua di aree seminaturali e naturali, con corridoi naturali che creano continuità spaziale funzionale alla rete ecologica. Per quanto riguarda le fasce boscate di qualità ecologica superiore (lungo il Quisa) si ritiene che le possibilità evolutive verso forme di maggiore complessità ecologica e di migliore qualità paesaggistica sia resa difficile dalla limitata estensione cui sono costrette nonché dalle condizioni di degrado e abbandono cui sono confinate. Per determinare infine un ambiente forestale più godibile ed equilibrato, nelle zone a maggior degrado vegetazionale è auspicabile intervenire con massicce operazioni di mondatura di tutto il seccume, ancora in piedi o a terra, provvedendo al relativo allontanamento; linee strategiche di connessione ecologica: nel Comune di Mozzo il progetto di rete ecologica esteso a tutto il territorio è fortemente compromesso dalla presenza della barriera stradale della Villa d’Almè-Dalmine; alla luce del continuo accrescimento edilizio che ha ridotto inesorabilmente gli spazi lasciati liberi in grado di assolvere la funzione connettiva delle aree a maggior contenuto ecologico, è opportuno in ogni caso mantenere le aree ancora residuali libere da edificazione in modo da ricostituire vie naturali di dispersione. Tali interventi dovrebbero opportunamente rientrare in programmi di più ampio respiro che considerino importante il ristabilirsi di una continuità fisico-territoriale ed ecologico-funzionale tra i diversi ambienti naturaliformi presenti sul territorio. La rete locale del resto può essere opportunamente allargata connettendo aree verdi, marginali o degradate da rinaturalizzare, fino ai parchi e giardini urbani ed alle aree verdi private; linee di connessione ecologica del paesaggio agricolo: in ambito agricolo il concetto di rete ecologica può essere incrementato attraverso il ripristino o l’incremento di quegli elementi di connessione e incremento della biodiversità costituiti da siepi campestri, filari interpoderali e cortine arboree, in funzione di frangivento e di riduzione delle interferenze tra zone a differente uso e interruzione della monotonia e dell’uniformità del paesaggio pianeggiante. L’equipaggiamento del paesaggio attuato mediante impianto non colturale progettato e programmato a “macchie di campo”, siepi permanenti e filari, consente la formazione di nicchie ecologiche capaci di garantire la sopravvivenza della fauna e microfauna. ambiti di rilevanza paesistica areali di omogeneità paesistica di caratterizzazione dei luoghi: seppure il territorio comunale non risulta risparmiato dal profondo fenomeno urbanizzativi che ha portato alla saldatura dell’edificato, si sono conservati ambiti territoriali di forte caratterizzazione dei luoghi nei quali si è mantenuto un equilibrio interessante tra contesti naturaliformi e storico-culturali, tali da poter definire contesti di omogeneità

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paesistica. Tali areali sono i seguenti: l’ambito dei vigneti in versante sud dei colli, i centr storici di Mozzo di Sotto e Mozzo di Sopra, l’ambito che racchiude l’orlo di scarpata fluviotorrentizia a cavallo della cascina Colombera con sviluppo verticale, il contesto della Villa Dorotina e l’ambito dei seminativi e dei prati lungo la via Pascolo dei Tedeschi. Per essi risulta opportuno auspicare la tutela e la conservazione dei singoli dettagli ma soprattutto dell’immagine complessiva che ne accresce la valenza percettiva e paesistica.

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LA CARTA DELLE VULNERABILITÀ TERRITORIALI

Le informazioni disponibili sullo stato dell’ ambiente a livello locale espresse in forma sintetica sotto forma di criticità ambientali hanno definito le porzioni del territorio omogenee in termini di pericolosità geologico-geotecnica e vulnerabilità idraulica-idrogeologica. Sono state pertanto rappresentate in maniera sistemica per quantificare le principali criticità rispetto alle quali il nuovo PGT è chiamato a confrontarsi. Ne è risultata una carta di “lettura” del territorio e dell’ambiente, da considerare con attenzione nel corso delle scelte urbanistiche da approntare per il territorio, per comprendere quanto prima le maggiori limitazioni derivanti da criticità ambientali. Le caratterizzazioni geologiche e idrogeologiche così rese sono state peraltro funzionali alla definizione della fattibilità geologica degli interventi di trasformazione sul territorio comunale resa per gradi di idoneità del territorio ad essere trasformato, quando con il termine “trasformato” si intende non solo edificato, ma anche attrezzato ad usi antropici. L’elaborato prodotto rappresenta per tematismi le pericolosità più emergenti come di seguito descritte, rispetto alle quali vanno fatte salve il rispetto degli ambiti stessi ed una adeguata normativa di controllo e regolamentazione dello stato dei luoghi:

Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti Si tratta di zone soggette a problemi di dissesto geomorfologico (frane, colate, soliflusso) connesso a versanti potenzialmente o attivamente instabili. Si suddividono in: Aree di frana attiva (scivolamenti, colate ed espansioni laterali Aree di frana quiescente (scivolamenti, colate ed espansioni laterali) Aree a franosità superficiale diffusa (scivolamenti, soliflusso) Aree a pericolosità potenziale legate a possibilità di innesco di colate in detrito e terreno valutate o calcolate in base alla pendenza e alle caratteristiche geotecniche dei terreni Aree estrattive attive o dismesse non ancora recuperate, comprensive della fascia di rispetto valutata in base alle condizioni di stabilità dell'area.

Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico Comprendono zone problematiche da un punto di vista dell'esondabilità e del deflusso idrico, ed in particolare: Aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o frequentemente inondabili (indicativamente con tempi di ritorno inferiori a 25-50 anni), con significativi valori di velocità e/o altezza d'acqua o con consistenti fenomeni di trasporto solido Aree potenzialmente inondabili individuate con criteri geomorfologici tenendo conto delle criticità derivanti da debolezza delle strutture di contenimento quali tratti di sponde in erosione, punti di possibile tracimazione, sovralluvionamenti, sezioni di deflusso insufficienti anche a causa della presenza di depositi di materiale vario in alveo o in sua prossimità, ecc.

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Rischio di incidente rilevante (D. Lgs. N° 334/99)

E’ indicata l’industria classificata dalla normativa vigente, a rischio di incidente rilevante in quanto alla pericolosità delle sostante prodotte e/o trattate durante la lavorazione del ciclo produttivo; l’azienda in questione è la “Sigma”. La normativa vigente prescrive per questa tipologia di aziende la redazione del documento ERIR che deve fornire indicazioni precise relative al Piano di Emergenza da approntare a cura degli organi competenti (Protezione Civile) in caso di incidente, essendo la stessa collocata in un ambito residenziale popolato.

Zonizzazione acustica del territorio (DPR n°459/98)

Lo studio di settore redatto per tutto il territorio comunale dovrà fornire indicazioni precise e puntuali riguardo la definizione di fasce di pertinenza stradale e ferroviaria ai sensi del DPR citato, che saranno state definite a seguito di rilevamenti fonometrici necessari per definire distanze e relative soglie di superamento dei limiti acustici fissati dalla normativa. Il territorio viene suddiviso in classi di destinazione d’uso, sia per le zone esistenti che per quelle previste, secondo quanto previsto dal DPCM 14 novembre 1997; tali classi sono di seguito definite:

• CLASSE I - aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. • CLASSE II - aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali • CLASSE III - aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici • CLASSE IV - aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. • CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. • CLASSE VI - aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi .

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QUADRO DELLE AZIONI STRATEGICHE DI PIANO

Prima di illustrare la proposta elaborata dal Documento di Piano, è utile richiamare alcune pculiarità introdotte dalla nuova LR 12/05. Il primo aspetto di novità riguarda l’obiettivo stesso dichiarato dalla legge che non punta ad un piano urbanistico ma ad un piano di governo del territorio. Nelle intenzioni della legge si tratta quindi di uno strumento che ha come scopo di coordinare ed integrare tutte le azioni e le politiche che hanno effetti rilevanti sul territorio e contribuiscono alla sua evoluzione. Questo obiettivo legislativo, non solo è dichiarato nel titolo della legge e nei principi generali ma trova riscontro nel modo stesso con cui sono articolati gli strumenti che compongono il piano comunale. Il Documento di Piano infatti è al tempo stesso piano strategico e piano strutturale e fornisce gli indirizzi per la realizzazione dei piani attuativi. Analogamente il Piano dei Servizi si occupa esplicitamente di tutti i servizi forniti dalla città imponendo di fatto una integrazione delle politiche che l’Ente locale attua a diverso titolo nella città. Il secondo aspetto di novità riguarda l’introduzione nel processo di formazione dello strumento urbanistico della Valutazione Ambientale Strategica che ha lo scopo di individuare le criticità del piano comunale e di proporre politiche ed azioni per il loro contenimento. L’introduzione della V.A.S. cambia quindi radicalmente non solo il modo di costruire il piano, ma anche la valutazione degli esiti attesi ed i criteri stessi di gestione delle fasi attuative . A differenza degli strumenti delle generazioni precedenti dove il progetto determinava la risoluzione di tutti i problemi individuati, il P.G.T. dichiara in maniera esplicita le criticità non risolte e gli impatti derivanti dalle politiche che si prefiggono di attuare. Il Piano quindi non costituirà più uno strumento concluso in sé e destinato a restare inalterato per molti anni ma un insieme di strumenti dinamici che si modificano in base alle valutazioni dei risultati raggiunti. Il progetto di P.G.T. del Comune di Mozzo tiene conto di queste novità metodologiche e cerca di esplicitare nella maniera più analitica possibile l’intreccio tra criticità, potenzialità ed opportunità che emergono dal lavoro ricognitivo che è stato sintetizzato nei precedenti capitoli e che si basa sugli esiti di analisi specificamente svolte e sulle valutazioni effettuate dalla V.A.S., in corso di elaborazione sul progetto di P.G.T.

Di seguito si sintetizzano gli aspetti considerati per orientare la valutazione delle soluzioni operative adottate, suddivisi per sistemi tematici: sistema delle infrastrutture e della mobilità; sistema della naturalità sistema urbano e ambiti di trasformazione

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SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITÀ

Funzioni e misure di controllo del sistema della mobilità

Attraverso il DdP il PGT definisce il sistema della mobilità; l’assetto viabilistico ed infrastrutturale del territorio, parte integrante del quadro conoscitivo del territorio comunale, si configura quale nodo fondamentale nella determinazione degli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo e concorre alla definizione delle politiche di intervento per la residenza e per le attività produttive. La costante e progressiva intensificazione dei volumi di traffico ha evidenziato la necessità di pianificare una rete stradale di tipo gerarchico che possa distribuire, esternamente ai centri abitati, il traffico di scorrimento ed attraversamento, riservando la circolazione locale, veicolare e ciclopedonale prevalentemente alle zone residenziali. La suddivisione delle diverse tipologie di circolazione su assi stradali adeguati deve permettere di indirizzare lo scorrimento veicolare lungo le diverse destinazioni che configurano il tessuto urbano, evitando la promiscuità nell’intento di prevenire situazioni di congestione della circolazione. Per questo si ravvisa l’urgenza di ricercare una distribuzione funzionale delle vie di comunicazione, separando i flussi ordinari a carattere residenziale da quelli diretti ai grandi contenitori commerciali ed alle zone produttive. Si tratta quindi di convertire la rete urbana, laddove necessario, in strade urbane attrezzate favorendo, con rotatorie – pavimentazioni - sedi riservate, la sicurezza della circolazione ciclopedonale. Considerando la rete viaria come un sistema differenziato di vari tipo di traffico, è possibile suddividere funzionalmente la rete di comunicazione del territorio in tipologie che concorrono a configurare un organismo sinergico costituito da strade carrabili di grande comunicazione a scala sovracomunale, strade carrabili di grande comunicazione a scala urbana, assi di penetrazione nel centro urbano, strade di distribuzione interne, ai fondi rustici, strade ciclabili o pedonabili, e di collegamento con i servizi e le zone ricreative (marciapiede e sedi pedonali). Infine, la pianificazione urbanistica sovracomunale preordinata, nella fattispecie il PTCP ed il PTC del Parco dei Colli, forniscono indicazioni circa la rete infrastrutturale di vario livello e titolo, a cui la pianificazione comunale deve attenersi nella definizione degli obiettivi sopra esposti.

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SISTEMA DELLA NATURALITÀ

Funzioni e misure di salvaguardia del sistema della naturalità

L’analisi e la valutazione del paesaggio e dell’ambiente sono elementi costitutivi e fondanti per la realizzazione delle scelte urbanistiche che non possono più prescindere dalle considerazioni ambientali. Nello specifico il tema in oggetto è composto da analisi e studi di diversa natura con un unico denominatore comune, la sostenibilità ambientale. L’art. 8 comma 2 lettera e) della LR 12/2005 definisce i temi da affrontare, ovvero la tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, ponendo la tutela degli elementi di pregio e la salvaguardia dai rischi ambientali, tra gli obiettivi primari del governo del territorio. E’ pertanto compito dell’Amministrazione dialogare con Enti, istituzioni, Associazioni che operano nel campo ambientale per focalizzare priorità ed obiettivi in merito ai reali bisogni collettivi. Il territorio di Mozzo è, dal punto di vista paesistico-ambientale, eterogeneo e variegato. I sistemi maggiormente caratterizzanti che lo delineano sono: il paesaggio boscato e ripariale ad alta soglia di biopotenzialità, i terrazzamenti e le aree verdi circostanti, le aree residuali del sistema agrario a vocazione paesistica ed ecologica, e gli ambiti di riqualificazione e/o progettazione paesistica. Gli obiettivi generali per una migliore fruizione e salvaguardia del territorio, si possono sintetizzare nei seguenti punti: conservare e valorizzare il patrimonio naturale attraverso la costruzione di una rete ecologica locale possibilmente collegata con quella sovracomunale, laddove predisposta, da impiegare anche a seguito di individuazione di percorsi preferenziali, e misure di fruizione anche a fini didattici delle risorse presenti limitare l’espansione insediativa in prossimità del sistema agrario di vocazione ecologica in modo da mantenere la riconoscibilità dello stesso prevedere adeguate misure di contenimento e mitigazione degli effetti negativi prodotti sull’ambiente per la presenza di infrastrutture di grande impatto quali la ferrovia e le strade di grande scorrimento (inquinamento atmosferico, acustico) e/o di insediamenti produttivi ad intensa attività, attraverso l’impiego di materiale vegetale adeguato e/o di strutture artificiali passive progettate a tal fine.

Per la realizzazione di tali obiettivi si rimanda all’articolazione normativa prevista nel Piano delle Regole.

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SISTEMA URBANO

Funzioni e misure di controllo del sistema urbano

Il sistema urbano è stato suddiviso a seconda delle connotazioni prevalenti e degli indirizzi prioritari di governo del territorio, in: contesti - aree di pertinenza - sistema verde di preminente valore storico ambientale insediamenti residenziali per tipologie insediative insediamenti produttivi per tipologie insediative sistema degli insediamenti isolati ambiti di trasformazione. In quanto al tessuto urbano di preminente valore storico ambientale, le individuazioni sono il prodotto di valutazioni e analisi precedentemente approntate e descritte, e verranno ulteriormente riconsiderati nell’Atto programmatico e vincolante relativo al Piano delle Regole che affronterà a scala adeguata le diverse modalità di tutela e intervento sul patrimonio storico definito e sulle aree di pertenza e contestualmente ne definirà un adeguato apparato normativo. La funzione residenziale di impianto recente è stata classificata a seconda della tipologia insediativa prevalente, intensiva o estensiva, rispetto alla quale saranno poi regolamentati gli interventi consentiti, in funzione di parametri urbanistici predefiniti. Analogamente le funzioni produttive sono state classificate a seconda della tipologia dell’attività prevalente in uso. In quanto al sistema produttivo commerciale previsto, gli obiettivi del DdP si riassumono nei seguenti punti: - preservare il patrimonio degli esercizi di vicinato - programmare servizi e infrastrutture per lo sviluppo commerciale locale A monte della scelta delle tipologie commerciali insediabili, è stato necessario compiere analisi propedeutiche di tipo conoscitivo del territorio e dei propri utenti, analizzando altresì l’aspetto ambientale e viabilistico per determinare criteri per l’insediamento degli esercizi commerciali compatibili con le preesistente, l’aspetto socio-culturale nell’intento di scegliere la più adeguata tipologia dell’offerta. La strategia dell’Amministrazione comunale pertanto punta sugli esercizi di vicinato per incentivare e sviluppare il commercio locale, confermando le tipologie esistenti per le altre strutture.

Le previsioni per insediamenti residenziali e per attività economiche sono state generatrici di interventi di trasformazione territoriale che riassumono le principali linee di azione, di salvaguardia e valorizzazione delle risorse comunali disponibili. Eventuali problematiche, criticità e vulnerabilità ambientali hanno trovato adeguata attenzione nell’elaborato di DdP, essendo state considerate soggetti attivi all’interno di una politica integrata di riassetto ed equilibrio delle dinamiche d’uso del territorio. E’ il caso di aree a rischio di compromissione o degrado, e a rischio di incidente rilevante presenti allo stato attuale sul territorio, per le quali si darà appropriata descrizione e definizione delle modalità di intervento per esse definite nel seguente paragrafo relativo agli “ambiti di trasformazione”.

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Ambiti di trasformazione

Gli ambiti di trasformazione sono, per collocazione estensione e presenza di manufatti o rapporti storicamente esistenti con il contesto in cui sono inseriti, aree essenziali al compimento del disegno urbano sotteso al PGT, ed è per ciò che assumono la connotazione di ambiti strategici. Per essi si prevedono destinazioni d’uso specifiche e parametri pensati singolarmente per ogni ambito in relazione al contributo che da esso si attende alla realizzazione del disegno complessivo di Piano. Quanto alla funzioni, le aree comprese in tali ambiti possono essere suddivise in aree destinate a: edificazione polifunzionale (ATR, ATP, ATV) servizi ad uso pubblico (ATS).

L’elaborato ne rappresenta, con apposito segno grafico e relativa numerazione, i contesti oggetto di modifica delle attuali destinazioni d’uso, e di seguito se ne riassumono le connotazioni principali e le motivazioni che ne hanno giustificato la scelta, oltre che i parametri tecnici da rispettare nell’ambito dell’intervento consentito. Nello specifico, tali ambiti riportano una sigla di riferimento che è distinta a seconda che le trasformazioni previste comportino nuove funzioni residenziali (ATR n°), nuove funzioni produttive (ATP n°), nuovi servizi di uso pubblico (ATS n°) e infine riguardino trasformazioni già in corso di realizzazione in quanto convenzionate e vigenti allo stato attuale (ATV n°) .

Ambiti di trasformazione residenziale

ATR 1 - l’ambito è localizzato ai margini del quartiere Pascoletto, lungo la via Valle Quisa, delimitato da un tratto del torrente Quisa e dai margini urbanizzati occupati da insediamenti residenziali esistenti. La superficie interessata è pari a circa 15.000 mq e la scelta di destinare tale lotto intercluso all’edificazione residenziale risiede nel criterio di regolarizzare e compattare gli attuali margini edificati. Il lotto in questione infatti, si configura come lotto intercluso all’interno di un tessuto residenziale esistente, per la realizzazione del quale verranno adottati appropriati criteri di mascheramento visivo e di riqualificazione ambientale a mezzo di cortine verdi naturali. In quanto alla fattibilità geologica degli interventi previsti, l’indagine geologica ha collocato tale ambito in classe di fattibilità 3, per la presenza del torrente Quisa e quindi di una potenziale di situazioni di esondazione dello stesso; varrà pertanto l’obbligo di opportuni approfondimenti geotecnici per acquisire ulteriore conoscenza dei fenomeni e ridurre i margini di rischio geologico e idrogeologico.

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Modalità di intervento = Permesso di Costruire convenzionato If = 1,5 mc/mq (solo su 7.333 mq) Qf = 35% Volume previsto = 11.000 mc H max. = 9,50 mt Altre prescrizioni : l’intervento prevede la cessione di un’area a standard localizzata di circa 6.000 mq, da destinare a verde pubblico attrezzato, posta in continuità al parco pubblico esistente che si sviluppa lungo la via Valle Quisa; prevede inoltre la cessione di un’ area da destinare a strada di penetrazione dotata di aree per la sosta con accesso dalla suddetta via e infine una fascia della profondità di 20 mt circa, da piantumare con funzione di filtro visivo. L’intervento dovrà essere sottoposto alla valutazione paesistica ai sensi della D.G.R. del 8 novembre 2002 n. 7/11045.

ATR 2 – STRALCIATO DALLA PROVINCIA DI BERGAMO A SEGUITO DI PARERE DI CONFORMITA’ CON IL P.T.C.P., ESPRESSO CON DELIBERA DI GIUNTA PROVINCIALE N° 568 DEL 16/11/2006 .

ATR 3 – l’ambito è localizzato nella parte occidentale del paese, lungo il torrente Quisa in località Dorotina; la superficie complessiva oggetto di intervento è pari a circa 5.785 mq, e allo stato attuale è occupata da un edificio residenziale e dalle relative aree di pertinenza e in parte, a sud dell’ambito, dalla strada di accesso che si immette dalla Statale per Lecco attraverso un ponte che supera il torrente Quisa. La destinazione residenziale prevista risulta limitrofa ad una zona residenziale esistente, separata da questa da una fascia verde che dovrà potenziare il sistema naturale ripariale in parte esistente. L’edificazione prevista deve rispettare i seguenti parametri urbanistici:

Modalità di intervento = Permesso di Costruire convenzionato If = 1,5 mc/mq Qf = 1/3 Volume previsto = 6.000 mc oltre al volume esistente (solo su 4.790 mq, compresa la fascia di rispetto) H max. = 9,50 mt Altre prescrizioni = all’interno deve essere rispettata l’area ripariale indicata nell’elaborato del Documento di Piano, posto lungo il lato ovest dell’ambito di trasformazione, e deve essere previsto l’allargamento della viabilità esistente, come da schema planimetrico convenzionato. L’intervento dovrà essere sottoposto

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alla valutazione paesistica ai sensi della D.G.R. del 8 novembre 2002 n. 7/11045.

ATR 4 – AMBITO DI POSSIBILE TRASFORMAZIONE l’ambito è localizzato nella parte occidentale del paese, a fianco del torrente Quisa in località Dorotina; la superficie complessiva oggetto di intervento è pari a circa 7.500 mq, e allo stato attuale è degradata ed occupata da capannoni artigianali obsoleti e in parte adibita a deposito auto inutilizzate, per essa si auspica pertanto un intervento di riqualificazione che converta l’attuale funzione produttiva in residenziale essendo peraltro interclusa tra funzioni residenziali già esistenti.

Modalità di intervento = Piano Integrato di Intervento da definirsi con trattativa con il soggetto privato If = 1,5 mc/mq Qf = 1/3 H max. = 9,50 mt Altre prescrizioni = all’interno dell’ambito, in prossimità del margine nord- ovest, è localizzata una piccola area di salvaguardia appartenente al sistema delle “aree riparali e fasce verdi di rispetto”; deve essere inoltre previsto l’allargamento della viabilità esistente, che delimita il lato sud orientale dell’ambito.

ATR5 – AMBITO DI POSSIBILE TRASFORMAZIONE si tratta di un ambito attualmente produttivo ubicato a margine dell’insediamento produttivo sopra citato della Sigma; occupa una superficie di circa 11.800 mq, e le ragioni che ne motivano una giustificata trasformazione d’uso sono affini a quelle addotte per l’ambito produttivo ATR6, non trattandosi in ogni caso di industria a rischio per la salute pubblica. A fronte di innegabili vantaggi ambientali e sociali conseguenti ad una dismissione dell’attività produttiva in corso, si auspica pertanto una riconversione dell’area a fini residenziali, a fronte di una edificazione proposta pari a 10.600 mc .

Modalità di intervento = Piano Integrato di Intervento da definirsi con trattativa con il soggetto privato If = 0,9 mc/mq. Qf = 20% H max = 7,50 mt

ATR6 - AMBITO DI POSSIBILE TRASFORMAZIONE allo scopo di perseguire il principio di tutela del territorio e dell'ambiente, l’Amministrazione comunale, confermando una previsione del PRG vigente, e ritiene cautelativo introdurre nel nuovo strumento urbanistico la possibilità di

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una riconversione funzionale dell’ ambito localizzato nella parte orientale del territorio all’interno del quartiere residenziale del Borghetto; allo stato attuale l’ ambito è occupato da un insediamento produttivo con attività in corso e in particolare vi risiede una filiale della ditta Sigma classificata tra le “industrie a rischio di incidente rilevante” ai sensi del D.Lgs n.334/99, con potenziale impatto negativo su tutti gli elementi vulnerabili presenti. La superficie complessiva interessata allo stato attuale dall’ insediamento è pari a circa 18.000 mq; la compromissione delle funzioni residenziale e produttiva, peraltro classificata tra le attività pericolose per la salute pubblica in caso di incidente, comporta altresì una serie di complesse problematiche e criticità ambientali a danno soprattutto della qualità ambientale (inquinamento acustico, atmosferico) e paesaggistica di tutto il quartiere e delle zone residenziali a confine del Comune di Bergamo. In quanto all’aspetto urbanistico, attualmente l’ area rientra nel perimetro del Parco dei Colli e appartiene alla classificazione degli ambiti IC – iniziativa comunale, per i quali valgono gli interventi previsti dallo strumento urbanistico comunale. L’auspicata dismissione delle attività in corso comporta altresì ulteriori considerazioni circa la fattibilità della stessa: a fronte di innegabili vantaggi ambientali e di conseguenti miglioramenti degli standard qualitativi della vita urbana che saranno opportunamente quantificati e qualificati nell’ambito della valutazione Ambientale Strategica allegata al presente Documento di Piano, dovrà essere infatti opportunamente valutata la necessaria riconversione funzionale dell’ambito, tutto compreso entro un tessuto residenziale esistente. Tale operazione potrà pertanto localizzare nuove volumetrie residenziali da definirsi in base alla sinergia che si potrà generare tra vantaggi ambientali derivanti dalla dismissione dell’attività in corso e fattibilità economica dell’operazione stessa, in ogni caso non inferiori alle quantità di seguito indicate ricavate sulla base di indici fondiari previsti per il contesto circostante. Le volumetrie ammissibili negli ambiti di trasformazione in oggetto, saranno in ogni caso definite nell’ambito degli interventi consentiti, come da scheda descrittiva dei principali parametri urbanistici sopra riportati, o eventualmente dei Piani Integrati di Intervento ai quali saranno assoggettati. Risulterebbe pertanto di innegabile opportunità valutare, da parte dell’Ammnistrazione comunale e dell’Ente gestore del Parco dei Colli, la possibilità di concordare ambiti idonei alla trasformazione residenziale, e quindi stabilirne la necessaria conformità urbanistica. A tal proposito si segnala che è in corso di definizione tra le parti pubbliche sopra citate, una proposta di modifica della classificazione di un’area interclusa nel tessuto residenziale esistente, localizzata a sud degli ATR5- ATR6 e lungo la via Trento, da zona C1-parco agricolo forestale a zona IC-iniziativa comunale, all’interno del Parco dei Colli. Pertanto, costituita la necessaria conformità urbanistica, lo strumento di Piano Integrato di Intervento proposto per l’ambito in oggetto ATR6, potrebbe intraprendere l’iter procedurale in Variante al PGT .

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La scelta di definire nuovi interventi di tipo residenziale in ogni caso non dovrà prescindere da opportuni criteri di inserimento ambientale e di valutazione paesistica, coerentemente con quanto emerso nell’ambito dello studio paesistico di dettaglio redatto a scala comunale ai sensi dell’art. 50 del PTCP.

Modalità di intervento = Piano Integrato di Intervento da definirsi con trattativa con il soggetto privato e gli altri soggetti pubblici competenti If = 0,9 mc/mq. Qf = 20% H max = 7,50 mt

ATV - con analogo segno grafico il Documento di Piano individua gli ambiti di trasformazione vigenti; si tratta di zone per le quali il PRG vigente prevede interventi di trasformazione in corso di realizzazione. Essendo già convenzionate, per esse valgono i parametri urbanistici e le disposizioni già contenute nella Convenzione vigente. La volumetria complessivamente interessata è pari a 28.700 mc

Ambiti di trasformazione produttiva

ATP - l’ambito è localizzato all’interno del polo produttivo che interessa una vasta superficie comunale a nord ovest del paese; compresa tra le vie Mozzi - del Chioso - dell’Industria, l’area interessa una superficie di circa 6.600 mq degradata allo stato attuale in quanto trattasi di un piazzale adibito a deposito temporaneo di materiali di vario genere; inoltre risulta già dotata delle principali opere di urbanizzazione primaria. Contestualmente a questo intervento il DdP prospetta la riconversione dell’area adiacente a nord attualmente occupata da un insediamento residenziale Viste le condizioni di degrado e di sottoutilizzo se ne auspica la riqualificazione per il completamento delle funzioni produttive prevalenti presenti secondo i seguenti parametri:

Modalità di intervento = Permesso di Costruire convenzionato, definito dal Piano delle Regole If = 3 mc/mq Rapporto di copertura = 50% H max. = 8,00 mt Standard di legge = la quantità complessiva delle aree a standard per attrezzature funzionali ad insediamenti produttivi non deve risultare inferiore al 20% dell'area d'intervento. Si dovrà in ogni caso evitare che lo spazio pubblico stradale sia interessato dalla sosta degli autoveicoli

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Altre prescrizioni : nell’ambito della riqualificazione dell’area, dovrà essere previsto l’allargamento della strada esistente secondo la tipologia indicata nell’elaborato del PdR.

Con apposito segno grafico il Documento di Piano individua altresì le aree di trasformazione per servizi di uso pubblico; anche per esse di seguito se ne dà adeguata definizione:

ATS 1 – si tratta di una modesta porzione di territorio di circa 2.545 mq, attualmente libera da edificazione e localizzata a nord del campo di calcio parrocchiale sito lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine, in località Mozzo centro. In tale ambito è previsto l’ampliamento delle attuali strutture sportive secondo i seguenti parametri: If = 0.7 mc/mq. Qf = 1/10 H max = 8.00 mt Dc min. = 10.00 mt Ds min. = 10.00 mt

ATS 2 – si tratta di una vasta porzione di territorio di circa 24.450 mq, attualmente libera da edificazione e compresa all’interno del complesso sportivo esistente tra i quartieri di Pascoletto e Dorotina. L’operazione prevista riguarda il completamento del complesso pubblico sportivo, anche al fine di connettere gli attuali impianti esistenti a nord nel Parco Colombera e le strutture previste e in corso di realizzazione a sud est presso il centro Golf-indoor. I parametri urbanistici di riferimento sono i seguenti: If = 0.7 mc/mq. Qf = 1/10 H max = 8.00 mt Dc min. = 10.00 mt Ds min. = 10.00 mt

ATS 3 – si tratta di una porzione di territorio di circa 6.370 mq, attualmente libero da edificazione, e localizzato lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine e compreso tra il Cimitero e la struttura di nuova realizzazione del Golf-indoor. Su di essa si prevede l’ampliamento dell’attuale struttura del Cimitero e la realizzazione di un’area a parcheggi di uso pubblico di servizio alle funzioni pubbliche a contorno. Nel caso gli interventi prevedano nuove costruzioni, dovrà essere inoltre rispettato il limite di rispetto stradale ottenuto proiettando la distanza di 30 mt dal limite esterno della carreggiata della strada provinciale di riferimento. Infine a sud dell’ambito è prevista la realizzazione della fermata ferroviaria, come da “Tav. E4 - quadro strutturale” di riferimento del PTCP. I parametri urbanistici di riferimento per le operazioni comunali sono i seguenti: If = 2.50 mc/mq

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Qf = 1/3 H max = 11.00 Dc min. = 5 mt Ds min. = 5 mt

ATS 4 - si tratta di una porzione di territorio di circa 5.835 mq, attualmente libera da edificazione e localizzata a fianco dell’area pubblica attualmente adibita ad orti urbani, a sud della ferrovia in località Dorotina. Per essa se ne prevede l’acquisizione per parte pubblica anche in funzione di un futuro ampliamento degli attuali usi .

ATS 5 - si tratta di una piccola porzione di territorio di circa 300 mq, attualmente libera da edificazione e localizzata lungo la via San Giovanni Battista; per essa si prevede l’ampliamento del parcheggio attuale rispetto al quale si pone in continuità, in modo da dotare la zona di una maggiore possibilità di sosta veicolare. La scelta ricade in questa parte anche in funzione della scelta di pedonalizzare l’attuale centro storico e così incentivarne la fruizione degli spazi e delle funzioni, limitando al massimo l’utilizzo dell’autovettura e migliorando al contempo la qualità urbana e ambientale .

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Obiettivi e azioni strategiche del sistema della mobilità urbana

Il sistema della mobilità comunale è stato rivisto e riformulato a partire dalle principali problematiche che hanno interessato il territorio comunale soprattutto in questi ultimi anni, contestualmente alle problematiche relative ai fabbisogni sociali in termini di servizi di uso pubblico. A partire dalla realtà viabilistica locale attuale, sono emerse criticità ambientali che hanno reso opportuno uno studio settoriale specifico, sul modello della metodologia applicata per la redazione dello strumento del Piano Urbano del Traffico. La complessa problematica relativa al traffico urbano si colloca in un apparato normativo di riferimento che vede affrontata la questione per la prima volta con la Circolare Ministeriale dei LL.PP. 8 agosto 1986 n.2575 “Disciplina della circolazione stradale nelle zone urbane ad elevata congestione del traffico veicolare. Piani urbani del traffico.” Con D.Lgs n. 285 del 30.4.1992 il nuovo Codice della Strada ha introdotto un innovativo rimando ai “piani urbani del traffico e piani del traffico per la viabilità extra-urbana”, quali validi, seppur non esaustivi, rimedi per il decongestionamento urbano; i primi da redigersi da parte dei Comuni con oltre trentamila abitanti o di quelli con particolari problematiche (afflussi turistici, intensa viabilità, pendolarismo, particolari problematiche ), i secondi di cui devono dotarsi la Provincia e le Aree metropolitane. Questo strumento primario di gestione urbanistica del territorio urbano comporta due esigenze: 1. la redazione di un progetto di Piano coordinato con gli indirizzi degli strumenti urbanistici vigenti 2. un’ innovativa impostazione che superi gli aspetti quantitativi del risultato, privilegiando gli aspetti incentrati sulla qualità di vita urbana nel suo complesso. Il concetto cardine di tale impostazione riguarda “la moderazione del traffico”, da intendersi come integrazione delle diverse componenti di traffico attraverso la riprogettazione fisica e funzionale delle strade, al fine di migliorare le condizioni dell’ambiente urbano. Gli obiettivi fondamentali da perseguire sono: la qualità della vita urbana, la sicurezza e la qualità della circolazione.

QUALITA’ DELLA VITA URBANA Si deve agire nella direzione della limitazione dei danni causati dalla circolazione dei veicoli e del recupero dello spazio fisico urbano. Detti obiettivi si perseguono attraverso le seguenti azioni: riduzione dell’inquinamento atmosferico (miglioramenti condizioni tecniche di veicoli e carburanti) interventi locali sulle aree urbane suddivise per zone residenziali (zone a traffico limitato) interventi sulla rete viaria principale (riorganizzazione maglia viaria, potenziamento e miglioramento del trasporto pubblico, fluidificazione del traffico) riduzione dell’inquinamento acustico (riduzione quantità di traffico e velocità di circolazione dei veicoli) fruibilità dello spazio pubblico (favorire funzioni penalizzate dalla circolazione veicolare, quali: il passeggio, la conversazione e la sosta umana)

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ridistribuzione del suolo pubblico (riduzione delle sezioni stradali carreggiabili e riorganizzazione delle aree recuperate a fini sociali pubblici) riqualificazione della forma urbana (progettazione di un ampio numero di elementi di arredo urbano, introduzione di essenze arboree per incrementare il verde urbano, migliorare le prospettive, abbellire le nuove sedi viarie e integrare il paesaggio architettonico).

SICUREZZA Per migliorare le condizioni di sicurezza si deve intervenire su due fattori: fisico, attraverso la realizzazione di elementi che aumentino le condizioni di sicurezza, e psicologico, incrementando le operazioni che offrono spazi più sicuri. L’obiettivo sicurezza si raggiunge attraverso le seguenti azioni: riduzione della velocità di circolazione (rete viaria a zone ben identificate) riduzione dell’aggressività della circolazione (adeguata campagna informativa, offerta di percorsi e parcheggi alternativi) protezione del pedone (ampliamento dello spazio fisico e del tessuto urbano a fini pedonali, favorire spostamenti pedonali e ciclabili, segnaletica adeguata a tutti gli utenti)

QUALITA’ DELLA CIRCOLAZIONE Per ottenere migliori condizioni di circolazione si deve operare in senso quantitativo, verso gli aspetti concreti della circolazione, e qualitativo in direzione di un miglioramento delle condizioni di circolazione. Detti obiettivi si perseguono attraverso le seguenti azioni: diminuzione del traffico veicolare (politiche di incentivo del trasporto collettivo a discapito di quello individuale) fluidità del traffico (scorrevolezza dello stesso, creazione di piste ciclabili separate dalla viabilità veicolare, piste preferenziali per il trasporto pubblico) risparmio energetico (una maggiore fluidità di traffico consente velocità inferiori, quindi diminuzione nei consumi di carburante) miglioramento delle condizioni di spostamento pedonale (da realizzarsi non per quantità di flussi ma per qualità dei percorsi).

L’indagine ha fornito un quadro completo delle diverse problematiche (viabilistiche e sociali), in particolare riguardo ai principali flussi di traffico, le direttrici origine-destinazione ed i centri attrattori-generatori di traffico di vario genere. Il Piano della mobilità urbana deve pertanto prevedere un’adeguata riorganizzazione della circolazione veicolare, attraverso la predisposizione di sensi unici, lo studio delle condizioni ottimali per il trasporto pubblico, il sistema delle aree per la sosta, nonché ulteriori altri provvedimenti eventualmente necessari per razionalizzare il traffico urbano e incentivare la sosta pedonale. La documentazione essenziale prodotta è stata la seguente: - inquadramento territoriale a scala adeguata, nel quale si evidenzia il sistema generale della viabilità intercomunale, e le caratteristiche delle strade;

- carta della mobilità, che prevede: • lo schema funzionale della rete viaria

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• la nuova organizzazione della circolazione • la delimitazione di zone soggette a particolari condizioni di traffico • lo schema degli incroci da organizzare • gli interventi a sostegno della sosta

- sistema della mobilità, che prevede: • lo schema funzionale della rete viaria riportato nella carta relativa alla mobilità • lo schema funzionale delle aree relative alle attrezzature pubbliche e/o di uso pubblico. Quanto sviluppato confluirà nell’atto programmatico relativo al Piano dei Servizi, che valuterà gli impegni di spesa da assumere per far fronte alle operazioni previste.

Quanto emerso nell’ambito dell’analisi condotta secondo la metodologia sopra schematizzata, ha consentito l’inquadramento e la definizione delle problematiche connesse alla viabilità. Nello specifico, la presenza sul territorio di infrastrutture di interesse sovralocale, quali la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine e la linea ferroviaria Bergamo.Lecco, determina ogni giorno, e da diversi anni a questa parte, un carico di spostamenti di persone e veicoli (autovetture, camion, convogli merci e passeggeri su ferro) tale da comportare effetti di inquinamento atmosferico, acustico e ambientale in genere. A ciò si aggiunge l’utilizzo intenso e alternativo alla rete sovralocale citata, delle strade comunali di attraversamento, prime fra tutte la via S.Giovanni XXIII e la via Piatti, comportando una proliferazione di pericolosità e situazioni problematiche in merito alla vivibilità del centro del paese. A ciascuna di queste questioni l’Amministrazione intende porre rimedio, anche prendendo spunto dalle direttive già emanate dagli Enti regionali e provinciali competenti.

Un breve excursus tematico in termini di presenza di strade e autostrade, colloca la Provincia di Bergamo in terza posizione, in Lombardia, dietro le province di Milano e Brescia; una dotazione inferiore si registra per la rete ferroviaria, dove la stessa si accoda dopo le province di Milano, Varese, Lodi, Lecco e Pavia. Complessivamente, ad eccezione della rete ferroviaria, la Provincia di Bergamo registra una dotazione infrastrutturale nella media regionale, leggermente più elevata per le infrastrutture aeroportuali. Il settore dei trasporti in generale registra da anni la crescita di domanda di mobilità cui consegue l’aumento del parco veicolare per usi commerciali, lavorativi o ricreativi, in particolare per il trasporto su gomma, ed a cui si unisce l’esigenza di realizzare nuove infrastrutture stradali e ferroviarie per canalizzare flussi di merci e passeggeri sempre crescenti. Contemporaneamente e di conseguenza, stante la struttura ambientale in condizioni di “sistema chiuso” essendo le risorse ambientali non rinnovabili, matura sempre più l’esigenza da parte della collettività e delle istituzioni di migliorare la qualità della vita e dell’ambiente, richiedendo la minimizzazione delle pressioni ambientali generate dal settore stesso.

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Le principali pressioni ambientali dovute al settore dei trasporti ed alla mobilità su infrastrutture, hanno necessariamente delle ricadute negative sull’ambiente quali: l’emissione in atmosfera di gas-serra, di inquinanti acidi e precursori dell’ozono, la generazione di rumore lo sfruttamento di risorse energetiche non rinnovabili la produzione di rifiuti dovuti al ciclo di vita dei veicoli, la sottrazione di suolo per realizzare le infrastrutture il disturbo alle popolazioni animali dovuto alla presenza delle infrastrutture stesse la frammentazione degli habitat, dovuta alla tendenza alla costruzione di infrastrutture di trasporto allo scopo di migliorare la distribuzione delle masse di traffico passeggeri e merci, l’inquinamento acustico.

Alcune considerazione utili per la valutazione della pressione ambientale generata dai trasporti in questa parte del territorio bergamasco, riguardano i seguenti indicatori: l’elevato indice di motorizzazione presente, il principale tipo di alimentazione in uso (benzina per l’alimentazione delle autovetture, mentre per i veicoli commerciali il diesel) e la prevalenza di flussi pendolari per motivi di lavoro e di studio che interessano in entrata ed in uscita le principali arterie viarie sovralocali presenti. L’utilizzo dei trasporti pubblici su gomma è in ogni caso marginale; in quanto alla movimentazione delle merci infatti, rimane privilegiato il trasporto su gomma, mentre lo sfruttamento della rete ferroviaria è davvero ancora parecchio marginale, stante comunque potenzialità inutilizzate della stessa ed altre problematiche relative alla distribuzione disomogenea dei convogli durante l’arco della giornata, ed alla promiscuità delle linee principali e secondarie che generano numerose sovrapposizioni e problemi di traffico.

Le principali strategie da adottare per la riduzione delle pressioni generate dai trasporti, coerentemente con quanto espresso dall’Istituto regionale dell’ARPA, riguarderanno aspetti quali: il miglioramento della mobilità urbana il potenziamento del sistema ferroviario il miglioramento della mobilità dei pendolari e dei collegamenti intermodali nel flusso verso il capoluogo il rinnovamento del parco veicolare convenzionale (passeggeri e merci) la razionalizzazione del trasporto merci la promozione del recupero, del riutilizzo e del riciclo dei rifiuti derivanti dalla rottamazione dei veicoli l’incentivazione dello sviluppo delle nuove tecnologie veicolari l’utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale.

Gli enunciati sopra citati rivestono un carattere sovralocale e comportano politiche di concertazione che devono essere coordinate da Provincie e Comunità sovracomunali di riferimento. Valgono in ogni caso in quanto inamovibili direttive di riferimento rispetto alle quali le comunità locali devono organizzare proprie strategie di controllo.

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La Provincia di Bergamo, in particolare, ha emanato il documento direttore per il “Risanamento acustico della rete stradale provinciale” al fine di prevedere sulle strade provinciali interventi organici e coordinati alle previsioni degli Enti locali. L’esame della sola Zonizzazione acustica ha fino ad ora prodotto l’individuazione cartografica delle soglie acustiche, laddove continuano a mancare precisi programmi di intervento con l’indicazione di opere previste e del relativo onere finanziario. Il documento sopra citato considera la problematica del rumore nel suo insieme, a seconda delle diverse sorgenti; in questa sede ci si riferisce al rumore da traffico che rappresenta la fonte che nella sua totalità comporta l’esposizione del maggior numero di persone. In linea generale il rumore da traffico è stato articolato dallo studio in 4 componenti distinte: il traffico veicolare da automobili, mezzi pesanti, motocicli; il traffico ferroviario; il traffico aereo ed il traffico nautico; le ultime due componenti non trovano un preciso riferimento nel Comune di Mozzo. La complessa problematica è stata ampiamente analizzata e completata da un apparato di criteri proposti per l’abbattimento del rumore, che vengono considerati al fine di predisporre una adeguata strategia di misure e di priorità di intervento perseguendo l’ottimizzazione del rapporto costo/beneficio. I sistemi di contenimento del rumore sono stati suddivisi per tipo. Interventi attivi, interventi passivi e iniziative di prevenzione. Gli interventi sulla sorgente possono essere perseguiti attraverso: interventi sui veicoli, sulla sede viaria e sulla circolazione. In ognuno dei casi citati le iniziative hanno una portata generale: per i veicoli sono attuabili riducendo i limiti di rumorosità attraverso vincoli per le case costruttrici in adeguamento alla normativa europea. Sulla circolazione sono attuabili riducendo le velocità e il flusso veicolare, ma tali soluzioni non sempre sono incisive a causa della proliferazione di problematiche conseguenti e di difficile attuazione in presenza di ingenti flussi di traffico sovralocale; per inciso la pedonalizzazione, attuabile nel centro storico, risulta essere ancora una delle soluzioni che è davvero in grado di garantire i migliori risultati. Gli interventi sulla sede viaria infine sono essenzialmente legati all’impiego di asfalti fonoassorbenti i quali consentono una drastica riduzione del rumore da rotolamento. Gli interventi passivi sono classificabili secondo i seguenti gruppi: pianificazione urbanistica, tipologie edilizie, barriere antirumore. Una corretta pianificazione consente di ridurre la propagazione di rumore all’interno delle aree edificate, secondo alcuni precisi principi che possono essere così schematizzati: allontanamento delle vie di traffico dalle zone residenziali, uso di caratteristiche dei tracciati per basse velocità, barriere verdi in ambiti urbani, progettazione architettonica secondo criteri antirumore, localizzazione dei servizi commerciali e terziari a protezione fra le sorgenti di rumore e le aree residenziali. Le tipologie edilizie dovranno altresì rispettare criteri tecnici impostativi e compositivi adeguati secondo quanto dettato dal regolamento edilizio locale e infine, qualora gli accorgimenti sopra citati non risultassero efficaci, non rimane che intervenire con barriere antirumore, diversificate in base al materiale (acciaio-alluminio, legno, calcestruzzo, policarbonato, materiali refrattari, naturali). Nello specifico, tali accorgimenti troveranno un opportuno utilizzo lungo la strada provinciale Villa d’Almè-Dalmine in prossimità degli insediamenti esistenti, e lungo il tracciato ferroviario.

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CONFORMITA’ URBANISTICA DEL PGT CON IL PTCP VIGENTE

Il Documento di Piano, in coerenza con quanto disposto dall’art. 8 della LR 12/2005, ha definito il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune, tenuto conto degli atti di programmazione sovracomunali vigenti, rispetto ai quali la Provincia ha effettuato la verifica di compatibilità in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 3 comma 18 della LR 1/2000. A tal proposito la Provincia di Bergamo ha espresso il prescritto parere di compatibilità con prescrizioni e osservazioni, attraverso Delibera di Giunta Provinciale n° 568 del 16/11/2006 . In merito a tale parere il Consiglio Comunale, in sede di controdeduzione alle osservazioni pervenute al PGT, ha accolto le prescrizioni e osservazioni espresse dalla Provincia, secondo quanto allegato alle controdeduzioni deliberate dal Consiglio Comunale con atto n° 36 del 17/11/2006 .

Bergamo, novembre 2006

Arch. Margherita FIORINA

124 Comune di Mozzo Piano di Governo del Territorio DOCUMENTO DI PIANO Modificato a seguito dell’accoglimento delle osservazioni

INDICE

Premessa...... pag. 1 Linee guida di sviluppo per il territorio comunale...... pag. 2 Inquadramento normativo...... pag. 6 Il documento di piano...... pag. 8 A1. quadro programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune A2. quadro ricognitivo degli strumenti urbanistici sovracomunali vigenti indagine socio- economica a scala comunale istanze dei cittadini B. quadro conoscitivo del territorio comunale Le carte tematiche ...... pag. 47 mosaico degli strumenti urbanistici comunali dei comuni contermini il sistema dei vincoli amministrativi vigenti analisi storico- urbanistica centri storici e nuclei di antica formazione analisi dello stato di attuazione del prg vigente lo stato di fatto studi di settore: lo studio geologico lo studio paesistico di dettaglio la carta delle vulnerabilità territoriali Quadro delle azioni strategiche di piano ...... pag. 108 sistema delle infrastrutture e della mobilità sistema della naturalità sistema urbano e ambiti di trasformazione obiettivi e azioni strategiche del sistema della mobilità urbana Conformita’ urbanistica del PGT con il PTCP vigente ...... pag. 124

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