Dinamiche Politiche E Strategie Visive Nella Prima Guerra D'africa

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Dinamiche Politiche E Strategie Visive Nella Prima Guerra D'africa UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA DELL’ARTE XVII CICLO TESI DI DOTTORATO DI RICERCA ARTE E COLONIALISMO IN ITALIA TRA OTTO E NOVECENTO Dinamiche politiche e strategie visive nella prima guerra d’Africa RELATORI DOTTORANDA Prof. Alessandro Del Puppo Carmen Belmonte Prof. Gerhard Wolf Prof. Michael F. Zimmermann ANNO ACCADEMICO 2016-2017 Indice INTRODUZIONE 4 Stato degli studi 10 Metodologia della ricerca 16 I. CULTURA VISIVA COLONIALE NEL SISTEMA DELL’ARTE E DEI MEDIA DEL TARDO OTTOCENTO 24 Prima di Dogali. Strategie diplomatiche e contesto geopolitico 30 La battaglia di Dogali tra storia e mito. L’elaborazione della “sconfitta eroica” 34 II. PROPAGANDA COLONIALE E ARTI VISIVE: DALLO SPAZIO URBANO ALLA GALLERIA NAZIONALE 55 Spazio urbano e memoria: il Monumento ai caduti di Dogali a Roma 57 Da Eliopoli a Roma. Biografia e processi di risemantizzazione dell’obelisco egiziano 68 Storie intessute: L’Obelisco di Dogali e il Leone di Giuda 76 Il Leone e la leggenda 85 1 «Da Ras Mudur a Roma». La Battaglia di Dogali nella Galleria Nazionale di Roma 89 Da Adua all’Italia postcoloniale. Biografia del dipinto tra sfortuna critica e retorica colonialista 110 III. LA NAZIONE, IL MERIDIONE E LA COLONIA ERITREA. ARTE ED ETNOGRAFIA ALL’ESPOSIZIONE NAZIONALE DI PALERMO (1891-1892) 123 Esposizione e rimediazione. La battaglia di Dogali nel padiglione delle Belle Arti 132 La Sicilia e la storia nazionale 151 Un villaggio eritreo a Palermo. Corpi, oggetti, rappresentazioni 155 Il Meridione come Africa 172 La prima mostra di pittura abissina e il canone dell’arte italiana 182 Arte africana/arte popolare: un’accezione italiana di primitivismo 187 IV. IL DISSENSO. GIOVANNI FATTORI E L’ANTICOLONIALISMO NEL DIBATTITO ARTISTICO ITALIANO 191 Il corpus coloniale di Giovanni Fattori 195 2 Il soldato abbandonato: un’immagine transnazionale 210 I soldati abbandonati a Dogali e l’anticolonialismo italiano 230 «Tu la penna, che non è poco, io il pennello, lottiamo!» Il sodalizio con Diego Martelli tra arte, socialismo e anticolonialismo 235 CONCLUSIONI 250 APPENDICE DOCUMENTARIA 256 Michele Cammarano, Pensieri, riflessioni, note artistiche e viaggio d’Africa. 258 Diego Martelli, L’Abisso Eritreo 362 Diego Martelli, [Adua!] 364 Diego Martelli, Guerra a fondo 367 FONTI 370 Fonti manoscritte 370 Fonti a stampa 370 BIBLIOGRAFIA 376 3 INTRODUZIONE Nel 1885 la «Gazzetta Letteraria» registra l’irrompere dell’Africa e della sua mitologia, filtrata dalla fantasia europea, nella cultura italiana e descrive un’ansia quasi ossessiva di conoscenza del continente che, con diverse accezioni, coinvolge in maniera trasversale ogni strato sociale, dal popolano allo scienziato: «Non è ancora un secolo che l’Africa veniva appena degnata di uno sguardo di commiserazione; oggi è quasi direi sulla bocca di tutti. Se ne occupa con ansietà il popolano che spende volentieri il suo soldo per comperare il giornale che ne parli; come lo scienziato che nella solitudine del suo gabinetto esamina, studia, compara l’immenso materiale che viene oggi di più ammassandosi per la conoscenza di questa terra di enigmi»1. Nel lungo Ottocento, che aveva visto intensificarsi la presenza di esploratori e missionari nel continente africano, i contatti tra l’Italia e l’Africa erano divenuti sempre più sistematici, rinvigoriti dalla fondazione della Società Geografica Italiana nel 1867, fino all’occupazione italiana dei territori eritrei sulla costa del Mar Rosso a partire dal 1885. Il viaggio nel continente africano, lungi dal rimanere circoscritto al singolo viaggiatore, a una stretta cerchia di specialisti o all’istituzione di appartenenza, diveniva piuttosto un’esperienza condivisa, alla quale ognuno 1 «Gazzetta Letteraria», supplemento settimanale della «Gazzetta Piemontese», 1885. Citazione riportata in SURDICH 1982, p. 5. 4 poteva idealmente prendere parte al costo di pochi centesimi. Colto questo interesse per l’Africa l’editoria aveva immediatamente provveduto a offrire uno spazio ai racconti di viaggiatori ed esploratori, ideando pubblicazioni dedicate ai temi africani. Se l’editore milanese Sonzogno pubblicava fin dal 1878 il «Giornale illustrato dei Viaggi, delle Avventure di Terra e di Mare», fonte di ispirazione per le ambientazioni dei romanzi di Emilio Salgari2, si erano arricchite di mete africane anche la collana Biblioteca dei Viaggi dell’editore Treves e la Biblioteca Nova di Edoardo Perino, che nel 1885 aveva pubblicato la serie in fascicoli Gli Italiani in Africa di Maffio Savelli3. È Alfredo Oriani, nel saggio Fino a Dogali, pubblicato nel 1889, a dar conto di questa tendenza: «[...] Mentre il Governo italiano comprava qualche chilometro di arene lungo il Mar Rosso e menava per le piazze le mascherate de' suoi nuovi cinque sudditi, ogni mattina i giornali italiani levavano l'inno augurale a giovani viaggiatori che partivano per l'Africa. Nessuno prima li conosceva e in un attimo diventavano celebri. Una gloria improvvisa e malinconica circondava il loro nome, un interesse tragico rendeva prontamente noti tutti i particolari della loro spedizione [...]4. Tuttavia, nel momento in cui Oriani elaborò il suo saggio storico- politico, l’interesse e il fascino per l’Africa avevano subito una forte accelerazione e in Italia l’immagine dell’Africa e della sua popolazione era 2 SALGARI/SARTI 2003. 3 Sulla circolazione di libri di viaggio di esploratori e missionari si veda COMBERIATI 2013 e in particolare le pagine 103-134 dedicate agli editori Perino e Treves. 4 ORIANI 1889, p. 379. 5 stata connotata da un’inedita violenza. I fatti d’Africa, così come venivano definite le questioni relative all’espansione coloniale italiana in Africa Orientale, che aveva avuto come punto di partenza l’occupazione di Massaua, in Eritrea, non erano più circoscritti al dibattito politico o agli interessi della nascente borghesia a caccia di nuovi campi di investimento, ma erano divenuti improvvisamente un affare pubblico. La causa scatenante di questo improvviso coinvolgimento è da ricercare nel primo scontro militare combattuto dai soldati italiani con i guerrieri abissini, intervenuti a difendere i territori dell’entroterra, appartenenti all’impero etiope. Il riferimento a questa battaglia, avvenuta il 26 gennaio del 1887 a Dogali, in Eritrea, è posto da Oriani nel titolo della sua opera come punto d’arrivo ‒ quasi uno spartiacque ‒ della storia d’Italia da lui concepita come la traiettoria di una lineare teleologia, che dalle guerre risorgimentali porta fino al campo di battaglia africano, richiamando un passato glorioso e il legame di discendenza con l’antica Roma5. Con la morte violenta di cinquecento soldati italiani a Dogali, sterminati dall’esercito abissino, i pericoli del misterioso continente africano avevano assunto una drammatica concretezza e alla popolazione abissina erano stati subitamente attribuiti i connotati di un crudele nemico. Gli storici hanno riconosciuto nella battaglia di Dogali il primo sconto combattuto dall’esercito italiano dopo l’unificazione, come l’evento che segna una cesura della storia 5 TOMASELLO 2004, pp. 29-40. 6 contemporanea italiana, avviando un’ideologica revanche sostenuta dalla politica della nascente borghesia6. Fu questo evento che inaugurò effettivamente una stagione di colonialismo militarmente violento, di episodi drammatici che ebbero un forte impatto emotivo sulla società italiana, che nel contrasto e nell’opposizione verso il nemico africano, costruì un nuovo simbolico luogo di memoria intorno al quale costruire la propria identità nazionale e immaginare un’unificazione che non rimanesse solo politica7. Per queste ragioni è stato individuato nel primo colonialismo italiano, segnato dalla sconfitta di Dogali nel 1887 e conclusosi con un’ulteriore sconfitta nel 1896 subita ad Adua, in Etiopia, l’oggetto di questa ricerca. Giovanna Tommasello ha riconosciuto in questi anni la genesi della letteratura coloniale italiana8, poiché le due battaglie, con i loro esiti drammatici, minarono l’orgoglio della giovane nazione e intensificarono il dibattito pubblico sulla opportunità di una politica coloniale, stimolando il contributo di diversi generi lettari alla costruzione di un immaginario coloniale. Analogamente è nello stesso intervallo di tempo che si riscontra un forte intensificarsi della produzione transmediale di immagini che hanno per soggetto eventi, scenari e personaggi africani, legati per ragioni diverse alla conquista coloniale italiana. A seguito della battaglia di Dogali, oltre all’intensificarsi della presenza di illustrazioni di soggetto africano sulle principali riviste illustrate, nascono pubblicazioni popolari specializzate sugli 6 FINALDI 2002, p. 80; TRIULZI 2003, p. 103. 7 I luoghi della memoria 2010 e in particolare LABANCA 2010. 8 TOMASELLO 2004, p. 11. 7 eventi militari coloniali italiani, che utilizzando topoi visivi già consolidati, rielaborati e adattati agli eventi e alle logiche del discorso coloniale, costituiranno un repertorio di stereotipi culturali e visivi relativi ai territori e alle popolazioni colonizzate che sfocerà nelle leggi razziali fasciste del 1938. L’episodio di Dogali, in particolare attraverso la rappresentazione dello scontro militare, entra prepotentemente nella cultura visiva italiana, portando con sé una nuova immagine dell’Africa e delle sue popolazioni. 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