I. Il Governo Civile E Militare in Eritrea. Lettere Del Generale A. Gandolfi Sd
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Inventario 1855-1902, con docc. fino al 1936 bb. 26 I. Il Governo civile e militare in Eritrea. Lettere del generale A. Gandolfi s.d. [1896-1900], bb. 3 La sezione è costituita dal corposo manoscritto intitolato «Il Governo Civile e Militare in Eritrea (dal giugno 1890 al marzo 1892). Lettere del generale A. Gandolfi», che raccoglie le memorie, strutturate in forma di epistolario, relative al periodo del governatorato di Antonio Gandolfi in Eritrea.57 L’opera appare incompiuta, probabilmente anche a causa delle dimensioni notevoli dello scritto, tali da adattarsi con difficoltà al modello dell’epistolario e da rivelarne in modo troppo scoperto il carattere artifi- cioso. Oltre ad adottare la forma epistolare, nel testo l’autore si riferisce al «Governatore» generalmente in terza persona, utilizzando quindi espe- dienti retorici che potessero conferire allo scritto una parvenza di distac- cata oggettività nel riferire delle vicende accadute. Nella «Lettera Ia», datata 25 giugno 1890,58 si legge: 57 Per il titolo dell’opera, vedi l’etichetta originale con titolo di mano di Gandolfi presente sulla car- tella che contiene la «Parte IIa» (b. 2, cartella 1), il frontespizio della «Parte IIIa», conservato nella b. 3, cartella 1 e il frontespizio della «Parte IIa» compreso nel «Sommario» dell’opera inviato da Gandolfi al re nel 1900 (b. 8, cartella 1, fasc. 4). Il manoscritto è suddiviso in tre parti, contenute in altrettante car- telle, rispettivamente di cc. 436, di cc. 441 e di cc. 518; le carte (mm 310x210), ricavate da fogli proto- collo a righe tagliati, sono scritte solamente sul recto. Nel corso dei lavori di riordino le singole «Lettere» e le diverse partizioni dello scritto (note, sommari, introduzioni) sono state inserite entro camicie allo scopo di consentire una migliore consultazione del testo e il controllo della consistenza delle carte. 58 Cfr. b. 1, cartella 1, cc. 1r - 2r. 50 Inventario Ti scriverò del viaggio in quanto può aver relazione alla mia missione, rimanendo fede- le al nostro programma, che le mie lettere abbiano ad essere come il diario degli avveni- menti dei quali sarò parte, ed il loro contenuto la confessione sincera e completa di ciò che in queste terre africane sarà per essere la qualsiasi opera mia, la quale se non giungerà a contentare gli uomini, sarà tale, lo spero, da lasciare imperturbata la mia coscienza di ita- liano e di eritreo, del che tu mi vorrai essere giudice benevolo. Le ventisette «Lettere» si susseguono in ordine cronologico, alternando di volta in volta la narrazione delle vicende intercorse dall’arrivo del Governatore in Eritrea fino alle sue dimissioni con temi di carattere gene- rale, quali la politica coloniale italiana e gli aspetti geografici, economici e sociali del paese. All’interno delle singole lettere i resoconti sull’operato del Governatore e dei rappresentanti italiani suoi predecessori, assai det- tagliati e documentati da precisi riferimenti a corrispondenza ed atti uffi- ciali (frequentemente trascritti per intero), si intrecciano a considerazioni personali e ad ampi excursus storici. Ne risulta un testo piuttosto pesante, a tratti farraginoso e ripetitivo, ove spesso il lettore rischia di perdere il ‘filo conduttore’ che dovrebbe guidarlo attraverso le quasi 1400 carte di cui è costituito. Il manoscritto è suddiviso in tre grosse cartelle originali, corrispondenti rispettivamente alla «Parte Ia», alla «Parte IIa» e alla «Parte IIIa». Si tratta di una redazione quasi completamente di mano di Gandolfi, ad eccezione di ampi brani della «Lettera IIa. Inizio della nostra impresa nell’Eritrea», com- presa nella «Parte Ia», e di alcune lettere spettanti alla «Parte IIIa», redatte ‘in bella copia’ dalla medesima mano, forse quella di un copista appositamen- te incaricato.59 Altre redazioni di parti dell’opera manoscritte da colui che per praticità identificheremo come «il copista», quasi tutte di una certa estensione (tra cui l’intera introduzione generale e le Lettere XXIa, XXIIa, XXIIIa) sono conservate nella b. 8, unitamente a frammenti autografi. Essendo quest’ultimo un nucleo di documentazione probabilmente origi- nale, sembrerebbe trattarsi di materiale per così dire ‘di risulta’ rispetto al corpus principale dell’opera raccolto nelle cartelle 1-3.60 È da segnalare tut- tavia che anche all’interno della prima cartella, contenente la «Parte Ia», è 59 Anche se non è da escludere, in linea di principio, che Gandolfi abbia steso di propria mano ‘in bella copia’ tali parti, tuttavia a motivo dell’ampiezza delle medesime e del carattere spiccatamente calligrafico della scrittura appare non molto probabile che il generale si sia occupato personalmente all’operazione. 60 Vedi per esempio l’annotazione apposta da Gandolfi sulla camicia presente nel fasc. 2 conserva- to nella b. 8, cartella 1: «Resti da mettere a posto». Il Governo civile e militare in Eritrea. Lettere del gen. Gandolfi 51 conservata una «Lettera IIa. Inizio della nostra impresa nell’Eritrea» (b. 1), che in seguito fu eliminata o accorpata,61 accanto ad altra con identica numerazione ma intitolata «Dogali»; analogamente nella «Parte IIIa» (b. 3) sono presenti altre redazioni delle Lettere XXIIIa, XXIVa e XXVIa, composite di parti compilate da Gandolfi e di altre dovute al copista. La numerazione progressiva delle Lettere contenute nelle prime tre car- telle presenta incongruenze e correzioni: da un totale iniziale di 28 Lettere si giunse probabilmente in un secondo tempo a 27, come si può dedurre anche dal titolo della «Lettera XXVIIa. Metropoli e Colonia» conservata nella «Parte IIIa» (b. 3), dove l’ordinale «XXVIIIa è corretto a lapis in «XXVIIa». Il testo delle Lettere comprese nella «Parte IIIa» presenta, rispetto alle parti precedenti, uno stadio di elaborazione meno compiuto, caratterizza- to da numerose correzioni e ripensamenti. Non è presente una numera- zione delle carte continua ed unica per l’intera «Parte IIIa»: la numerazio- ne infatti riparte da 1 per ciascuna Lettera, a differenza delle parti prece- denti, ove era continua all’interno di ciascuna di esse.62 In generale si può dire che le parti manoscritte dovute al copista costituiscono probabilmen- te traccia di una redazione posteriore a quella attestata dalle parti auto- grafe, in quanto recepiscono le correzioni ed aggiunte apportate al testo da Gandolfi e presentano varianti tali da conferire al discorso una maggiore eleganza e compiutezza, tanto da non far escludere l’ipotesi di una revi- sione stilistica operata da persona diversa dall’autore, che pure era uomo colto e militare ‘letterato’. Il testo di mano del copista presenta correzioni a penna di Gandolfi, in molti casi anche di rilevante entità (interi brani eliminati o riscritti). Numerose annotazioni autografe, quali «a capo» o «lasciare un’interli- nea»,63 in genere non presenti nella prima stesura, fanno pensare si tratti di una redazione approntata in vista delle bozze di stampa o comunque giunta ad uno stadio di elaborazione complessivamente piuttosto avanza- 61 Nei diversi «Sommari» conservati, la successione delle lettere è sempre: «Lettera Ia. L’Egitto e la sua conquista», «Lettera IIa. Dogali», «Lettera IIIa. La direzione della nostra [o «di una»] impresa coloniale». 62 La numerazione delle carte, in genere apposta a lapis, è di mano di Gandolfi (vedi ad esempio nella b. 3, cartella 1, c. num orig. 58, la nota a margine del testo, tracciata con la caratteristica grafia di Gandolfi: «Vedi 58 bis», che rinvia alla carta successiva, numerata «58 bis»). 63 Vedi ad esempio, nella b. 8, cartella 1, fasc. 3, la «Lettera XXIa. Durante la reggenza»: alla c. 37 il titolo «Lettera XXIIa. L’intervista al Mareb» è interamente cancellato e accompagnato dall’indicazione «lasciare un’interlinea». 52 Inventario to. Un importante indizio è fornito dal sommario generale dell’opera com- pilato dal solito copista e inviato da Gandolfi a Vittorio Emanuele III in data 11 dicembre 1900, probabilmente per riceverne un parere o indica- zioni in ordine all’opportunità politica dello scritto, parere di cui però non è rimasta traccia nel presente fondo. Il manoscritto in tre parti conservato nelle cartelle originali rappresen- ta l’ultima redazione che l’autore ha lasciato, oppure si tratta, più proba- bilmente, di un testo composito, risultante da varie ‘cuciture’ tra due diver- se redazioni e giunto a livelli di elaborazione differenti tra le singole sue parti? Nella prima ipotesi, non si capirebbe il motivo per cui l’autore avrebbe dovuto ritenere valide parti (contenute nelle tre cartelle del mano- scritto) ormai superate da redazioni probabilmente successive (contenute nella b. 8, cartella 1). Tali redazioni, che presentano caratteristiche appa- rentemente ‘residuali’, meritano pertanto, rispetto al corpus principale dell’opera (bb. 1-3), un’analisi altrettanto attenta da parte di chi volesse affrontare con criteri filologici il testo delle «Lettere». In questa sede si è cercato solamente di rendere conto delle caratteristiche della documenta- zione, fornendo indicazioni utili a studi più approfonditi, che non rientra- no negli scopi di un inventario archivistico. L’opera fu probabilmente scritta dopo Adua, negli anni 1896-1897.64 Nella «Lettera XVIIIa. Colonizzazione e difesa (basi organiche)», datata «Italia 1892-1896» leggiamo la seguente premessa: Questa lettera e la seguente furono scritte nel 2° semestre del 1892. Sia per la vastità del- l’argomento che trattano, e sia perché i successivi avvenimenti confermarono la bontà del- l’indirizzo del Governo civile e militare, consigliarono una revisione che fu compiuta sol- tanto nel 1896. Questa la ragione della data loro apportata.65 L’invio da parte di Gandolfi al re, nel 1900, del «Sommario» generale del- l’opera lascia pensare che egli abbia continuato a lavorare allo scritto almeno fino a questa data.66 Una conferma rispetto all’ipotetica datazione dell’opera viene da alcune lettere risalenti agli anni 1894-1896 conservate 64 Vedi anche N. LABANCA, La politica della memoria cit., pp. 379-380. 65 Cfr. b. 3, cartella 1, c.