L'immagine Dell'eritrea Nelle Fotografie
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA' DI BOLOGNA SCUOLA DI LETTERE E BENI CULTURALI Corso di laurea in Scienze storiche L’IMMAGINE DELL’ERITREA NELLE FOTOGRAFIE DI ERRARDO DI AICHELBURG (1898-1903) CONOSCENZA E DOMINIO Tesi di laurea in Storia e istituzioni dell’Africa Relatore Prof. Irma Taddia Correlatori Prof. Dianella Gagliani, Dott. Roberta Mira Presentata da: Vincenzo Lo Buglio II Sessione Anno accademico 2014-2015 INDICE Introduzione 1 Preambolo Uno spartiacque: Adwa 1896 9 L’ERITREA PRIMA DEL COLONIALISMO ITALIANO (1869-1890) Un porto in Africa per seimila talleri di Maria Teresa (1869-1885) 12 La Grande Spedizione della Società Geografica Italiana (1876) 17 Il ritorno degli italiani ad Asäb (1879) 19 Da Asäb a Massawa passando per Berlino (1885) 24 Alla conquista di una colonia per l’Italia (1885-1890) Dog’ali (1887) 27 Il trattato di Weččalē (1889) 30 VERSO UN GOVERNO CIVILE: I PRIMI GOVERNATORI ITALIANI (1890-1907) Il fallimento dell’amministrazione Gandolfi (1890-1892) Lo scontro fra potere civile e militare 36 I rapporti con gli “indigeni” e la politica dei tributi 42 Gli scandali di Massawa e commissione reale d’inchiesta: bolla di sapone o farsa? 49 Il convegno del Märäb ovvero la svolta tigrina 56 Il governo di Baratieri verso la catastrofe (1892-1896) Un governatore ad interim 59 Le relazioni con i capi eritrei 64 Cambio della guardia 67 Il precipitare degli eventi (1894-1896) 69 Verso la battaglia decisiva 73 Conseguenze della battaglia di Adwa 76 La quiete dopo la tempesta: Il governatorato di Ferdinando Martini (1897-1907) Il primo governatorato civile 80 La questione del confine con il Tegray 84 Il nuovo ordinamento organico della colonia (1900) 93 Rapporti con i capi eritrei 95 Intermezzo Fotografi d’Africa 98 Martini e la fotografia coloniale 101 Fotografia fra dominio e conoscenza 105 ERRARDO DI AICHELBURG: IL CAPITANO FOTOGRAFO (1898-1903) Un archivio inedito 108 Vita di Errardo di Aichelburg: un fotografo militante 110 Personalità “indigene” 120 Fra le donne dell’Eritrea 129 Un album coloniale 131 Epilogo 133 Bibliografia 136 Acronimi 144 Glossario tigrino e amarico 145 Appendice fotografica 147 Ringraziamenti 377 Introduzione Questo lavoro si è sviluppato a partire dall’attività fotografica svolta dal capitano Errardo di Aichelburg durante il suo servizio militare in Eritrea (1898-1903). È dunque il periodo del governatorato del letterato e politico Ferdinando Martini (1897-1907); un periodo di pace per la prima colonia italiana d’Eritrea (1890), un periodo di transizione successivo alla disfatta di Adwa (1896), che vide la vittoria dell’esercito del neguś Menilek II sulle truppe coloniali italiane. Siamo a cavallo tra due secoli, nel momento storico in cui si affermarono, da un lato, la fotografia – come strumento comunicativo di massa e come arte visiva – e, dall’altro, un colonialismo di occupazione territoriale, attraverso il quale le potenze europee si spartirono l’intero continente africano. Il neonato Regno d’Italia si lascerà coinvolgere in questo processo che durerà ottant’anni (quasi l’intera durata della monarchia, 1861-1946) e, sotto il governo liberale prima e quello fascista poi, svilupperà una sua propria politica coloniale. Solo la seconda guerra mondiale sancirà, con la fine del regime fascista, l’abbandono incondizionato di tutte le colonie italiane. Durante l’impresa coloniale italiana troviamo, immancabile, la testimonianza visiva della fotografia, creatrice di un immaginario coloniale di certo non oggettivo poiché frutto della personale prospettiva del fotografo ma anche di una propaganda che legittimasse il dominio, che si acutizzerà a partire dalla guerra in Libia (1911-12). Le prime immagini in nostro possesso risalgono al 1884/1885, l’anno dell’occupazione di Massawa, che possiamo considerare come inizio simbolico della politica di espansione militare nonché della fotografia coloniale italiana. I fotografi coloniali italiani della seconda metà dell’Ottocento furono dei precursori a tutti gli effetti. Liberi professionisti, soldati amatori, esploratori, scattarono le fotografie per conto proprio, alcuni a uso commerciale, altri a uso memoriale o documentario. In ritardo rispetto ad altre realtà coloniali,1 come quella inglese o francese, l’esercito italiano si sarebbe infatti dotato di un reparto fotografico solo nel 1896 (a Roma),2 ma le prime fotografie ufficiali delle campagne coloniali sarebbero state quelle della guerra italo-turca (1911-1912). Prima di allora – in quel periodo a cavallo tra i due secoli in cui la fotografia faceva la sua prima comparsa sulle pagine dei periodici – molti giornali, non disponendo nemmeno di un proprio fotografo in colonia, «fecero a gara 1 I Royal Engineers inglesi ad esempio erano stati costituiti nel 1856 e avevano il compito di documentare le imprese militari britanniche, comprese quelle coloniali. 2 Nicola Della Volpe, Fotografie Militari, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1980, p. 55. 1 per accaparrarsi come corrispondenti gli ufficiali che partivano per l’Africa, dotandoli di una macchina fotografica».3 Errardo di Aichelburg, che al suo ritorno dall’Eritrea pubblicò diversi articoli e fotografie nell’inserto La Lettura del Corriere della Sera, è probabilmente da inserire fra questi. Lo studio che qui si propone è partito da 18 fotografie di ritratti di personaggi africani, firmate “di Aichelburg” e ritrovate presso l’ormai chiuso Museo del Risorgimento di Modena.4 Grazie alle informazioni contenute in un manoscritto inedito, conservato nello stesso faldone d’archivio delle fotografie, è stato possibile attribuire quei volti a “personalità eritree” vissute nei primissimi anni del ‘900 e legate all’amministrazione coloniale italiana di quel periodo. Particolare interessante era che la stessa firma “di Aichelburg” compariva in calce a una serie di cartoline postali raffiguranti altre “personalità eritree”, contemporanee alle fotografie di Modena e custodite da collezionisti privati.5 Era così necessario scoprire chi fosse il misterioso fotografo, autore degli scatti, e capire il significato di quei ritratti. Mi aveva colpito il fatto che, a differenza di molte altre fotografie scattate dai militari in colonia,6 non si trattava affatto di fotografie “amatoriali”: quei ritratti svelavano infatti l’occhio fotografico del professionista, competente e raffinato. Tra la massa di anonimi, la storiografia critica sul rapporto tra fotografia e primo colonialismo italiano individua un ristretto gruppo di militari-fotografi che si distinse per la qualità delle loro fotografie; ricordiamo soprattutto le ricerche di Goglia e Zaccaria.7 Tra questi militari ritroviamo ad esempio il tenente Elia, il capitano Consigli, il tenente Gentile, il capitano Gastaldi, il tenente Gasdia e il colonnello Brusati. Il capitano Errardo di Aichelburg è citato, ma decisamente scarse erano le informazioni che lo riguardavano. Chi era costui? Chi erano i personaggi raffigurati? Cosa legava le fotografie alle cartoline postali? Intento commerciale? Propagandistico? E, soprattutto, quale era il rapporto tra i ritratti e le annotazioni biografiche prodotte dall’amministrazione coloniale su questi personaggi? Era stata l’amministrazione a commissionarle? Per quale scopo? 3 Ibidem, p.23. 4 Archivio del Museo del Risorgimento di Modena (d’ora in poi AMRM), busta "Guerre coloniali", fasc. 5, sottofasc. 3. 5 Preziosissimo è stato l’aiuto offertomi dal signor Celso Braglia di Modena che ha messo a mia disposizione la sua collezione e mi ha fatto incontrare altri collezionisti. 6 Luigi Goglia (a cura di), Colonialismo e fotografia: il caso italiano (1885-1940), Messina, Sicania, 1989, pp. 21-22. 7 Luigi Goglia (a cura di), Op. cit.; Massimo Zaccaria, «“Quelle splendide fotografie che riproducono tanti luoghi pittoreschi.” L’uso della fotografia nella propaganda coloniale italiana (1898 – 1914)» in Cristiana Fiamingo (a cura di), Identità d’Africa fra arte e politica, Roma, Aracne editrice, 2008, pp. 147-173. 2 Insomma, quelle fotografie nascondevano una storia non ancora raccontata. Il mio studio si è così sviluppato seguendo tre direzioni di ricerca, che rispecchiano grosso modo la divisione in tre parti di questo lavoro: 1) La prima riguarda la ricostruzione del contesto storico di riferimento in cui collocare il governatorato in Eritrea di Ferdinando Martini (1897-1907) durante il quale, come anticipato, di Aichelburg prestò servizio. La prima parte della tesi è perciò il risultato di un lavoro perlopiù compilativo, svolto sulla base della letteratura critica esistente nell’intento di delineare le principali vicende storiche del primo colonialismo italiano che fanno da premessa alla questione del rapporto tra amministrazione coloniale e popolazione autoctona: questa era infatti la principale tematica che emergeva da una prima analisi delle fotografie del capitano di Aichelburg. È per questo che in questa ricostruzione, a fronte dei molti studi sul primo colonialismo italiano che considerano questo periodo a partire da prospettive diverse,8 l’attenzione è stata concentrata soprattutto su quelle dinamiche che determinarono la dialettica tra gestione militare e civile della colonia e il conseguente configurarsi delle relazioni fra italiani e classe dirigente eritrea. È infatti nel primo tentativo di fornire la colonia di un apparato amministrativo civile che Gandolfi intuì l’importanza di coinvolgere i capi eritrei – soprattutto nella raccolta dei tributi – al fine di creare un controllo sulla colonia. Fondamentale per questo era uno studio approfondito della