Proceedings e report 40

Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana

Prospettive nello studio del lessico italiano

Atti del IX Congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006)

Volume 2

a cura di Emanuela Cresti

Firenze University Press 2008 Prospettive nello studio del lessico italiano : atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006) / a cura di Emanuela Cresti. - Firenze : Firenze University Press, 2008. (Proceedings e report ; 40)

http://digital.casalini.it/9788884537249

ISBN 978-88-8453-724-9 (online) ISBN 978-88-8453-723-2 (print)

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Il IX Congresso della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana è stato realizzato con il patrocinio e il sostegno di:

Due volumi indivisibili + CD Rom

Copertina di Alessandro Rustighi

© 2008 Firenze University Press

Università degli Studi di Firenze Firenze University Press Borgo Albizi, 28, 50122 Firenze, Italy http://www.fupress.com/

Printed in Italy Indice

VOLUME 1

Prefazione, di Emanuela Cresti xi

Lezione Magistrale Max Pfister, La lessicologia etimologica italiana come nucleo della lessicologia romanza 3

Dizionari e lessicografia Andrea Abel, Natascia Ralli, Verso nuovi approcci lessicografici e terminografici 15 Marcello Aprile, Alessandra Coco, Maria Teresa De Luca, Francesca Danese, Debora de Fazio, Carlo Marzano, Marco Mazzeo, Daniela Nuzzo, Lucia Talò (Redazione di Lecce del Lessico Etimologico Italiano), Il Lessico Etimologico Italiano 23 Marcello Barbato, Heike Necker, Il Lessico Etimologico Italiano e la formazione delle parole 27 Francesca Danese, Dizionari dell’uso e sincronia 35 Margherita Di Salvo, L’italianizzazione del lessico contadino di Pozzuoli 41 Sergio Lubello, Lessicografia italiana e variazione diamesica: prime ricognizioni 49 Sergio Lubello, Carolina Stromboli, Il Lessico Etimologico Italiano e i germanismi: lavori in corso 55 Ivano Paccagnella, Lorenzo Tomasin, Gasparo Patriarchi e il Vocabolario Veneziano e Padovano. Alle origini della lessicografia dialettale italiana 63 Roman Sosnowski, 150 anni della lessicografia bilingue italiano-polacca (1856-2006) 71

Dizionari e lessicografia dialettale Ilde Consales, Fra lessico e grammatica. Il problema dei verbi dà(re) e fà(re) nel Vocabolario del romanesco contemporaneo 79 Nicola De Blasi, Francesco Montuori, Per un dizionario storico del napoletano 85 Maria Debora de Fazio, Alessandro Di Candia, Le modalità della glossa nel Vocabolario romanesco di Filippo Chiappini 93 Massimo Moneglia, Neri Binazzi, Roberta Cella, Antonietta Scarano, Alessandro Panunzi, Marco Fabbri, L’incidenza del lessico fiorentino nella lingua d’uso a Firenze. Un confronto tra il corpus Stammerjohann del 1965 e un corpus di parlato contemporaneo.99

Lessici tecnici e scientifici Elena Artale, Mercanti medievali in Internet: le lettere dell’archivio Datini in GattoWeb 109 Fabio Atzori, Terminologia «elettrica» settecentesca: primi sondaggi lessicografici 115 Patricia Bianchi, Il lessico gastronomico in ricettari meridionali tra Seicento e Ottocento 123 Marco Biffi, La lingua tecnico-scientifica di Leonardo da Vinci 129 Michele A. Cortelazzo, Fenomenologia dei tecnicismi collaterali. Il settore giuridico 137 Maria Rosaria D’Anzi, Il lessico medico del volgarizzamento dell’Anathomia di Mondino de’ Liucci: derivazione e composizione 141 Vera Gheno, Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto 147 Rosa Piro, Il lessico medico dalla prosa alla poesia: il terzo libro dell’Almansore e lo Cibaldone 157 Michael Ryzhik, Lessico delle traduzioni dei testi liturgici ebraici in dialetti giudeo italiani 165 Raffaella Setti, Terminologia di arti e mestieri della seconda metà del Seicento 173 John B. Trumper, Ittionimia remota, ittionimia prossima 179

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Lessico e letteratura Maurizio Dardano, Gianluca Frenguelli, Gianluca Colella, Il lessico della narrativa contemporanea. 2002-2006. Prove di lettura e d’inventario 193 Luisa Ferretti Cuomo, Parole di Dante: testo, intertesto e contesto 203 Fabrizio Franceschini, L’elemento iberico e l’elemento ebraico nel lessico della poesia giudaico-livornese 213 Mara Marzullo, Lettere di donne nel secondo Ottocento: suggerimenti sul lessico cólto nella scrittura privata 221 Angelo Pagliardini, Procedimenti di denominazione lessicale e onomastica del pagano/musulmano nell’epica cavalleresca del Rinascimento 229 Stefania Stefanelli, Corrispondenze nel lessico tra Futurismo italiano e Avanguardie della Penisola Iberica 235 Rossella Terreni, Il tempo e le sue rovine. Metamorfosi lessicali del tema da Shakespeare a Ungaretti 243

Lessico e semantica Antonietta Alonge, Italian Metaphor Database: una base di dati sulle metafore in italiano per sistemi di Trattamento Automatico del Linguaggio 253 Paul Danler, Il lessico verbale dell’italiano fra opacità e trasparenza: per un approccio diacronico 259 Ludwig Fesenmeier, Quasi-sinonimia e ‘differenze centrali’: la coppia aspettare – attendere 267 Bente Lihn Jensen, Semantica delle desinenze verbali italiane 275 Nunzio La Fauci, Antonomasie 279 Rita Marinelli , Remo Bindi, Uso metaforico e metonimico dei nomi propri: una verifica su un corpus di italiano contemporaneo 285 Daniela Pirazzini, Dare due nomi alla stessa cosa. L’eufemismo da parte del parlante nell’italiano di oggi 291 Anika Schiemann, La polisemia di magari (e forse). Analisi corpus based su C-ORAL-ROM italiano 299

Lessico e categorie concettuali Michele Loporcaro, L’allineamento attivo-inattivo e il rapporto fra lessico e morfosintassi 311 Bernardo Magnini, Amedeo Cappelli, Emanuele Pianta, Manuela Speranza, Valentina Bartalesi Lenzi, Rachele Sprugnoli, Lorenza Romano, Christian Girardi, Matteo Negri, Annotazione di contenuti concettuali in un corpus italiano: I-CAB 321 Roberta Maschi, Classi di verbi come categorie naturali 329

VOLUME 2

Lessico verbale Doris A. Höhmann, Sulla configurazione dei verbi modali e delle loro varianti nei testi giuridici 337 Iørn Korzen, Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo 341 Johanna Miecznikowski, I verbi modali volere, potere e dovere come attivatori presupposizionali 351 Ignazio Mauro Mirto, Analizzando analizzare. Eterogeneità dei verbi in –izzare 361 Lorenzo Spreafico, Tipologie di lessicalizzazione degli eventi di moto nelle lingue dell’Area linguistica Carlomagno 367 Erling Strudsholm, Fra lessico e grammatica. Appunti per uno studio diacronico del verbo venire 373 Ida Tucci, La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo. Dati dal corpus C-ORAL-ROM Italiano 377

Focalizzatori e connessioni testuali Luca Cignetti, “Dire” la punteggiatura. Sulla verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato 389 Anna-Maria De Cesare, Gli avverbi focalizzanti nel testo scientifico. Il caso di soprattutto 397 Annika Erneholm, La e all’inizio di turno 405 Angela Ferrari, Congiunzioni frasali, congiunzioni testuali e preposizioni: stessa logica, diverso valore semantico-testuale 411 Fabrizio Frosali, Il lessico degli ausili dialogici 417 Francesca La Forgia, Maria Carreras i Goicoechea, Anche solo: riformulazioni e traduzioni in italiano, catalano e spagnolo 425 Letizia Lala, L’alternativa pronominale nella relativa appositiva isolata dalla punteggiatura 433 Magda Mandelli, In effetti nel testo 439 Simona Messina, Il che tuttofare 445 Claudia Ricci, Impiego testuale dell’avverbio effettivamente 455 Francesca Santulli, Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza 461

Lessico, sintassi e morfologia Paolo D’Achille, Anna M. Thornton, I nomi femminili in -o 473 Nicola Grandi, Claudio Iacobini, L’affissazione valutativa nei verbi dell’italiano 483 Pura Guil, Modificatori dell’aggettivo 491 Elisabetta Magni, Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano: analisi sincronica e diacronica del suffisso -aio 497 Paloma Pernas, Margarita Borreguero, Comparative prototipiche di base verbale: comparazione o intensificazione? 507 Cristina Piva, Da verbo a nome: opzioni sintattiche e strategie discorsive 517 Simona Valente, Il ruolo del lessico nella subordinazione gerundiva di alcuni testi siciliani del XIV secolo 523

Lessico e strutture testuali Adriano Allora, Carla Marello, “Ricarica clima”. Accorciamenti nella lingua dei newsgroup 533 Luisa Amenta, Le polirematiche in testi parlati e scritti di italiano popolare 539 Roberta Cella, Mariafrancesca Giuliani, Polirematiche nell’italiano antico: strutture e trattamento lessicografico 547 Edoardo Lombardi Vallauri, Composti intitolativi in italiano: un’oscillazione 555 Francesca Masini, Binomi coordinati in italiano 563 Chiara Melloni, Per una tassonomia dei nominali “risultato” 573 Sergio Scalise, Emiliano Guevara, I composti esocentrici in una prospettiva tipologico-comparativa 583 Heidi Siller Runggaldier, Le collocazioni lessicali: strutture sintagmatiche idiosincratiche? 591

Prestiti e lingue in contatto Baiba Bankava, Gli eponimi italiani nella lingua lettone 601 Paola Benincà, Nicoletta Penello, Alcune considerazioni sui faux amis 607 Raffaella Bombi, Lingue in contatto: fortunati percorsi di anglicismi in italiano 615 Teresa Gil García, Parola per parola (ovvero Discorso sulla traduzione di Girolamo Catena) 621 Amira Lakhdhar, Prestiti e xenismi dall’arabo in italiano giornalistico contemporaneo 629 0DJGDOHQD1LJRHYLüAdattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata 637 0LOD6DPDUGåLüNuovi italianismi in serbo 645

Acquisizione e didattica Elisa Corino, Uno studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano 653 Stefano Rastelli, Il problema del contenuto lessicale-azionale dei predicati nei dati di apprendimento 661 Fabio Ruggiano, Strategie di ampliamento semantico nello scritto di giovani studenti 669 Andrea Villarini, Analisi del lessico presente nei materiali didattici di italiano L2: i dati di L.A.I.C.O. (Lessico per Apprendere l’Italiano - Corpus di Occorrenze) 675 -XOLMDQD9XþRLessico dell’italiano precoce per stranieri 681

Autori

Andrea Abel (Accademia Europea di Bolzano) Annika Erneholm (Università di Goteborg) Adriano Allora (Università di Torino) Marco Fabbri (Università di Firenze), Antonietta Alonge (Università di Perugia) Angela Ferrari (Università di Basilea) Luisa Amenta (Università di Palermo) Luisa Ferretti Cuomo (Università di Gerusalemme) Marcello Aprile (Redazione di Lecce del Lessico Ludwig Fesenmeier (Università di Colonia) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Fabrizio Franceschini (Università di Pisa) Elena Artale (CNR – Opera del Vocabolario Italiano, Gianluca Frenguelli (Università di Macerata) Firenze) Fabrizio Frosali (Università di Firenze) Fabio Atzori (Università di Bologna) Vera Gheno (Accademia della Crusca – Università degli Baiba Bankava (Università della Lettonia) Studi di Firenze) Marcello Barbato (Università di Zurigo) Teresa Gil García (Università Complutense de Madrid) Valentina Bartalesi Lenzi (CELCT, Povo, Trento) Christian Girardi (ITC-irst, Povo, Trento) Paola Benincà (Università di Padova) Mariafrancesca Giuliani (CNR-OVI, Firenze) Patricia Bianchi (Università di Napoli “Federico II”) Nicola Grandi (Università di Milano-Bicocca) Marco Biffi (Università di Firenze) Emiliano Guevara (Università di Bologna) Neri Binazzi (Università di Firenze) Pura Guil (Universidad Complutense de Madrid) Remo Bindi (Istituto di Linguistica Computazionale, CNR Doris A. Höhmann (Università di Bologna) Area della Ricerca di Pisa) Claudio Iacobini (Università di Salerno) Raffaella Bombi (Dipartimento di Glottologia e Filologia Bente Lihn Jensen (Copenhagen Business School) classica, Università di Udine) Iørn Korzen (Copenhagen Business School) Margarita Borreguero (Universidad Complutense de Nunzio La Fauci (Università di Zurigo) Madrid) Francesca La Forgia (Dipartimento SITLeC, Università di Amedeo Cappelli (CELCT, Povo, Trento) Bologna) Maria Carreras i Goicoechea (Dipartimento SITLeC, Amira Lakhdhar (Università di Pavia) Università di Bologna) Letizia Lala (Università di Basilea, Università di Losanna) Roberta Cella (CNR-OVI, Firenze, Università di Pisa) Edoardo Lombardi Vallauri (Università di Roma Tre) Roberta Cella (Università di Pisa) Michele Loporcaro (Università di Zurigo) Luca Cignetti (Università di Basilea) Sergio Lubello (Università di Salerno) Alessandra Coco (Redazione di Lecce del Lessico Elisabetta Magni (Università di Bologna) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Bernardo Magnini (ITC-irst, Povo, Trento) Gianluca Colella (Università di Macerata) Magda Mandelli (Università di Basilea) Ilde Consales (Università RomaTre) Carla Marello (Università di Torino) Elisa Corino (Università di Torino) Rita Marinelli (Istituto di Linguistica Computazionale, Michele A. Cortelazzo (Università di Padova) CNR Area della Ricerca di Pisa) Paolo D’Achille (Università di Roma Tre) Carlo Marzano (Redazione di Lecce del Lessico Maria Rosaria D’Anzi (Università di Napoli “Federico II”) Etimologico Italiano – Università del Salento. Lecce) Francesca Danese (Redazione di Lecce del Lessico Mara Marzullo (Università di Firenze) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Roberta Maschi (Università di Padova) Paul Danler (Università di Innsbruck) Francesca Masini (Università di Roma Tre) Maurizio Dardano (Università di Roma Tre) Marco Mazzeo (Redazione di Lecce del Lessico Nicola De Blasi (Università “Federico II” di Napoli) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Anna-Maria De Cesare (Università di Losanna, Università Chiara Melloni (Università di Verona) di Neuchâtel) Simona Messina (Università di Salerno) Maria Debora de Fazio (Redazione di Lecce del Lessico Johanna Miecznikowski (Università degli Studi di Torino) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Ignazio Mauro Mirto (Università di Palermo) Maria Teresa De Luca (Redazione di Lecce del Lessico Massimo Moneglia (Università di Firenze) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Francesco Montuori (Università “Federico II” di Napoli) Alessandro Di Candia (Università La Sapienza) Heike Necker (Università di Zurigo) Margherita Di Salvo (Istituto Italiano di Scienze Umane, Matteo Negri (ITC-irst, Povo, Trento) Firenze) 0DJGDOHQD1LJRHYLü 8QLYHUVLWjGL6SDODWR Prospettive nello studio del lessico italiano

Daniela Nuzzo (Redazione di Lecce del Lessico Antonietta Scarano (Università di Firenze) Etimologico Italiano – Università del Salento, Lecce) Anika Schiemann (Università di Bonn) Ivano Paccagnella (Università di Padova) Raffaella Setti (Università di Firenze) Angelo Pagliardini (Università di Innsbruck) Heidi Siller Runggaldier (Università di Innsbruck) Alessandro Panunzi (Università di Firenze) Roman Sosnowski (Università Jagellonica di Cracovia) Nicoletta Penello (Università di Padova) Manuela Speranza (ITC-irst, Povo, Trento) Paloma Pernas (Universidad Complutense de Madrid) Lorenzo Spreafico (Università di Bergamo) Max Pfister (Università di Saarbrücken) Rachele Sprugnoli (CELCT, Povo, Trento) Emanuele Pianta (ITC-irst, Povo, Trento) Stefania Stefanelli (Scuola Normale Superiore di Pisa) Daniela Pirazzini (Università di Bonn) Carolina Stromboli (Università di Napoli “Federico II”) Rosa Piro (Università della Basilicata) Erling Strudsholm (Università di Copenaghen) Cristina Piva (Università della Calabria) Lucia Talò (Redazione di Lecce del Lessico Etimologico Natascia Ralli (Accademia Europea di Bolzano) Italiano – Università del Salento, Lecce) Stefano Rastelli (Università di Pavia) Rossella Terreni (Università di Bologna) Claudia Ricci (Università di Losanna, Università di Basilea) Anna M. Thornton (Università dell’Aquila) Lorenza Romano (ITC-irst, Povo, Trento) Lorenzo Tomasin (Scuola Normale Superiore di Pisa) Fabio Ruggiano (Università di Messina) John B. Trumper (Università della Calabria) Michael Ryzhik (Accademia della lingua ebraica, Ida Tucci (Università di Firenze) Gerusalemme) Simona Valente (Università di Napoli “Federico II”) 0LOD6DPDUGåLü 8QLYHUVLWjGL%HOJUDGR Andrea Villarini (Università per Stranieri di Siena) Francesca Santulli (Libera Università IULM, Milano) -XOLMDQD9XþR 8QLYHUVLWjGL%HOJUDGR  Sergio Scalise (Università di Bologna)

x LESSICO VERBALE

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 337-340

Sulla configurazione dei verbi modali e delle loro varianti nei testi giuridici

Doris A. Höhmann

Università di Bologna

Abstract Al fine di studiare l’uso dei verbi modali e delle loro varianti in un’ottica pragmatica e testuale, si tracciano i profili d’uso linguistico (Gebrauchsprofile) di alcune strutture presenti in un corpus bilingue composto da testi giuridici tedeschi e italiani. Questo approccio appare particolarmente adatto sia per superare le difficoltà insite nell’analisi quantitativa di lessemi fortemente polifunzionali, quali i verbi modali, sia per rilevare quelle regolarità d’uso che a causa della loro frequenza non molto elevata sfuggono in genere all’analisi linguistica ma che possono essere osservate su un corpus di dimensioni più ampie.

1. Osservazioni preliminari ƒ la complessità dei rapporti condizionali espressi nei Punto di partenza della presente ricerca1 sono da una singoli enunciati che si ripercuote in una sintassi parte le esigenze legate al trattamento automatico e caratterizzata da ampi sintagmi nominali e da semiautomatico dei dati linguistici, con particolare numerose subordinate esplicite e implicite. riferimento alla comunicazione interlinguistica e alla lessicografia in ambito specialistico, e dall’altra Va rilevato che la frequente ridefinizione di elementi l’osservazione, pressoché banale, che la comunicazione della comunicazione non specialistica non riguarda specializzata non è fatta di soli termini, per cui vale la soltanto i nomi o particolari gruppi nominali o verbali, ma pena o meglio è necessario occuparsi anche delle tendenzialmente tutte le strutture linguistiche. Tra questo regolarità nell’uso linguistico. Essa persegue quindi scopi tipo di falsi amici rientrano, in tedesco e in inglese, ad prettamente applicativi, ma facendo i conti con le esempio, anche i verbi modali sollen e shall che in ambito difficoltà della ricerca empirica su vasta scala, si imbatte giuridico possono assumere significati particolari. In inglese l’uso di shall indica spesso una prescrizione in numerosi problemi metodologici che sono 5 necessariamente al centro dell’interesse teorico2, vincolante, e non un rimando generico al futuro , mentre venendosi a scontrare in particolare con uno dei problemi in tedesco, sempre in riferimento al vincolo espresso da un norma, si distinguono almeno quattro usi specialistici di centrali della linguistica attuale, vale a dire il problema di 6 coniugare in maniera soddisfacente analisi qualitativa e sollen . Ai problemi legati a tali peculiarità si aggiungono le quantitativa. Le difficoltà connesse a tale problema 7 aumentano notevolmente quando le strutture linguistiche difficoltà d’analisi delle espressioni modali caratterizzate prese in esame, come nel caso dei verbi modali, sono da una “diffusa polisemia” e che sono, allo stesso tempo, fortemente polifunzionali e quando non è data “in preda di oscillazioni e ambiguità” (Soffritti, 2000: 37ss.). Basti pensare alla potenziale equivalenza delle un’immediata comprensione degli enunciati da parte del 8 linguista, come succede spesso proprio in ambito formulazioni si applica ed è applicabile in ambito 3 giuridico, dal momento che le amministrazioni o i giudici specialistico a causa della terminologia usata . Alle 9 difficoltà d’analisi linguistica degli enunciati giuridici sono tenuti ad applicare le norme applicabili o all’uso contribuiscono innanzi tutto alcune peculiarità nella piuttosto singolare del verbo modale potere in alcune costituzione dei significati che si richiamano brevemente: disposizioni:

ƒ è particolarmente accentuato il riuso specialistico delle parole del linguaggio ordinario, spesso non facilmente riconoscibile, come nel caso dei termini possesso, 5 Il problema è stato sollevato ad esempio in riferimento alle emulazione e compromesso, per citare gli esempi più difficoltà della traduzione giuridica dall’inglese in francese in noti (cfr. Mortara Garavelli, 2001: 11); Canada (cfr. Šarþeviü, 1999). ƒ lo stesso termine può assumere significati differenti in 6 In ambito normativo, l’uso del verbo modale sollen indica diversi ambiti giuridici o addirittura all’interno dello prototipicamente “una prescrizione non del tutto esente da 4 stesso testo normativo ; eccezioni o deroghe” (Soffritti, 2000: 47). Gli usi specializzati di sollen che si riscontrano si differenziano l’uno dall’altro principalmente in funzione dei soggetti giuridici e in virtù delle 1Per l’aiuto, le osservazioni e i consigli ricevuti durante la differenti conseguenze che i diversi tipi di norme contenenti stesura di questo articolo si desidera ringraziare in particolare M. questo verbo modale (le cosiddette Sollvorschriften o Baroni, G. De Giorgi Cezzi, M. Mazzoleni e M. Soffritti. Sollbestimmungen) comportano (cfr. Höhmann in corso di 2 È infatti ben noto che i risultati dell’analisi linguistica pubblicazione). divergono secondo l’insieme dei dati esaminati e i criteri di 7 In quanto veicolo degli atti linguistici normativi, i verbi modali selezione applicati. occupano un posto di rilievo negli studi sulla comunicazione 3 L’individuazione delle relazioni concettuali è al centro giuridica. dell’attenzione nel lavoro bi e plurilingue. Sulle difficoltà che 8 Cfr. anche Engberg, Heller (2002: 182 ss.). creano in particolare la sinonimia e la polisemia nell’ambito 9 Come precisa ad es. A. Belvedere in riferimento alle mansioni della traduzione giuridica cfr. ad esempio Fraenkel (2002). del giudice: “l’adozione dei provvedimenti previsti dalla legge 4 Tra gli esempi più noti si ricorda altresì il termine possesso che non può essere considerata come semplicemente «permessa» o designa nozioni differenti nel codice civile e nel codice penale e «facoltativa», costituendo invece oggetto del dovere connesso quello di parentela in linea diretta (cfr. Engisch, 1970: 15 ss.). alla sua funzione pubblica”. (Belvedere, 1994: 412).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Doris A. Höhmann

quando il provvedimento da prendere non può che esser Atti decisioni Espressioni modali quello, la disposizione assume talora un tono un po’ normativi del CdS paradossale, ad es. quando l’art. 10 dice che il giudice dovere + inf. 599 736 «può» disporre che cessi l’abuso dell’immagine altrui. da + inf. 389 349 (Belvedere, 1994: 412 s.) andare + pp 11 236 essere tenut*8938 Va infine notato che le scelte linguistiche appaiono essere obligat*139 poco prevedibili data sia l’alta combinatoria che bisogna + inf. 0 1 caratterizza le strutture modali sia la presenza all’interno dello stesso registro di una vasta di varianti Tabella 1: Valori di frequenza di alcune varianti sinonimiche per esprimere ad esempio la modalità sinonimiche relative all'espressione dell'obbligo12 dell’obbligo, tra cui anche il semplice presente indicativo. Inoltre non è possibile ricondurre le scelte lessicali Nel confronto interlinguistico (cfr. Tab. 2) all’effetto perlocutivo degli enunciati giacché non inerente sorprendono invece le differenze nella realizzazione dei ai singoli lessemi ma appartenente al contesto due costrutti da + infinito e modaler Infinitiv. Mentre nei extralinguistico. testi tedeschi, e in particolare negli atti normativi, l’uso dei costrutti espliciti (ad es. sono da considerarsi, ist zu 2. Possibilità e limiti dell’analisi quantitativa erwarten) presenta valori altissimi13, esso è quasi assente Negli ultimi anni lo sviluppo della linguistica dei in quelli italiani. corpora ha permesso di portare avanti ricerche su basi empiriche sempre più vaste (e di creare corpora ad hoc con mezzi relativamente semplici e poco dispendiosi) e costrutto costrutto totale già una prima disamina della distribuzione dei verbi esplicito implicito modali e delle loro varianti di questo tipo – mi limito ad atti alcuni esempi riguardanti l’espressione dell’obbligo – fa normativi 389 2 387 ravvisare numerose regolarità d’uso che vanno al di là italiani delle intuizioni offerte dalla lettura di un numero limitato decisioni 349 45 304 di testi e ne permette senz’altro una descrizione più Del CdS accurata. atti Prima di entrare in merito alla discussione dei dati è normativi 2868 2626 242 d’obbligo illustrare brevemente il corpus usato. Si tratta di tedeschi un corpus bilingue italiano-tedesco di circa 1 105 600 decisioni tokens composto da testi amministrativi appartenenti a due 1246 1012 234 Del BVG14 generi testuali, atti normativi e, nell’ambito dei testi applicativi, decisioni dell’ultima istanza (le decisioni del Consiglio di Stato per l’italiano e quelle del Tabella 2: Valori di frequenza dei costrutti Bundesverwaltungsgericht per il tedesco). I testi sono stati da + infinito e modaler Infinitiv scelti in base a una serie di fattori che li accomunano ulteriormente, creando in tal modo un corpus fortemente Dall’analisi quantitativa risulta inoltre, come tratto specializzato ad alta “densità linguistico-comunicativa”, caratteristico della struttura italiana, la frequenza, già quali il grado di specializzazione, i partecipanti10, le segnalata da G. Rovere (2002: 267 ss.), con cui è varietà linguistiche11 e infine l’argomento (all’interno introdotta da tale, talmente, in modo, in maniera, in dell’ambito amministrativo sono stati selezionati testi misura, in guisa, così, sì, tanto), che in base al contesto gli legati, in un modo o nell’altro, all’istituto giuridico della conferiscono un valore consecutivo e/o finale o, nel caso discrezionalità). Infine, i quattro subcorpora sono di tale e così, contribuiscono alla coesione testuale degli pressoché delle stesse dimensioni e permettono quindi un enunciati. Anche in questo caso i dati raccolti fanno luce confronto inter e intralinguistico immediato. sulla diversa realizzazione delle relazioni transfrastiche Si nota subito a una prima analisi, la diversa frequenza nelle due lingue a confronto, soprattutto se si tiene conto delle singole strutture modali, in particolare la diversa che nella traduzione in tedesco è in genere necessario distribuzione intralinguistica del costrutto andare + pp che operare una trasformazione sintattica, ad esempio presenta una frequenza relativamente bassa negli atti ricorrendo a subordinate esplicite introdotte da pronomi normativi, mentre risulta assente o quasi assente l’uso relativi o congiunzioni subordinanti, scelti in base al della struttura bisogna + infinito (cfr. Tab. 1). valore comunicativo del costrutto italiano. Si osserva inoltre che le espressioni modali prese in esame (cfr. Tab. 1) presentano una combinatoria lessicale 10 I due generi testuali scelti hanno la stessa utenza (giudici, diversa. Ad esempio, si verificano solo pochissime avvocati ed altri operatori giuridici) e sono in genere usati all’interno della stessa situazione comunicativa. 11 La scelta della varietà linguistica è particolarmente rilevante 12 Non sono state prese in considerazione le forme sostantivate. visto lo stretto rapporto tra terminologia giuridica e ordinamento 13 Sulla frequenza dei costrutti espliciti (sein / haben + Infinitiv) giuridico. I dati presentati in questa ricerca riguardano negli atti normativi tedeschi cfr. anche Brandt (1996) e Soffritti esclusivamente le varietà linguistiche dell’Italia e della (2000). Germania. 14 Bundesverwaltungsgericht.

338 Sulla configurazione dei verbi modali e delle loro varianti nei testi giuridici sovrapposizioni nella distribuzione dei lessemi che atti decisioni applicare raggiungono una frequenza superiore a sei occorrenze. normativi del CdS Solo alcuni di questi verbi (in particolare accogliere, applica 10 dichiarare, effettuare, esaminare, svolgere, respingere, si applica/no 243 7 rilevare) si abbinano di volta in volta con due delle cinque è / sono + pp 4 1 strutture modali, mentre la maggior parte ricorre solo venire + pp 2 1 insieme ad una di esse. Fa eccezione il verbo considerare dovere + inf. 0 0 che è usato con tre espressioni modali diverse, ma non in potere + inf. 2 5 entrambi i generi testuali. Per quanto siano interessanti le informazioni finora da + inf. 2 4 ottenute, esse non soddisfanno del tutto. Infatti, le analisi va/nno + pp 0 0 quantitative di questo tipo non riescono a tener conto degli aver facoltà di + inf. 1 0 atti linguistici indiretti e quindi non offrono dati relativi consentire di + inf. 0 1 agli usi modali impliciti. Com’è noto, l’uso dell’indicativo è / sono tenut*01 presente rappresenta invece una delle varianti più si intende + pp 0 0 frequenti per esprimere la modalità dell’obbligo negli atti normativi. Inoltre, non si riesce a tener conto del Tabella 3: Le occorrenze del verbo applicare fenomeno della polifunzionalità e/o polisemia delle voci lessicali nei testi né tanto meno della diversa tipologia di atti decisioni respingere norme presenti nei testi giuridici. Basti ricordare, ad normativi del CdS esempio, che in ambito normativo si distingue tra norme respinge 244 costitutive e norme prescrittive, e che oltre alle norme è / sono + pp 1 1 giuridiche sono presenti nei testi anche altre norme, venire + pp 0 1 riguardanti fra l’altro la corretta applicazione di una dovere + inf. 0 34 metodologia scientifica. Infine, rimane il problema del potere + inf. 0 0 basso numero di occorrenze che non permette da + inf. 0 2 generalizzazioni. aver facoltà di + inf. 0 0 3. Prospettive di ricerca consentire di + inf. 0 0 è / sono tenut*00 Al fine di coniugare in maniera più soddisfacente le va/nno + pp 0 21 esigenze dell’analisi qualitativa con quelle dell’analisi si intende + pp 4 0 quantitativa si è optato quindi per una soluzione alternativa. Limitando l’attenzione al comportamento linguistico Tabella 4: Le occorrenze del verbo respingere dei singoli lessemi è possibile ottenere una gamma più esauriente di informazioni relative agli usi realizzati15, 4. Riferimenti ottenendo nel contempo, dati con un tasso di frequenza Amenta, L. e Strudsholm, E. (2005). L’espressione della più alto16. I profili d’uso17 dei singoli lessemi nei diversi modalità deontica nei linguaggi settoriali. In J. Korzen, generi testuali manifestano notevoli differenze, come (a cura di), Lingua, cultura e intercultura: l’italiano e le emerge ad esempio da un primo confronto delle altre lingue. Frederiksberg: Samfundslitteratur Press, occorrenze di applicare e respingere nei due subcorpora pp. 149-162. italiani (cfr. Tab. 3 e Tab. 4)18. Belvedere, A. (1994). Il linguaggio del codice civile. I dati relativi alla diversità della distribuzione, che Alcune osservazioni. In U. Scarpelli, P. Di Lucia, (a risultano per certi versi sorprendenti, confermano la cura di), Il linguaggio del diritto. Milano: LED, pp. necessità di condurre analisi quantitative in una 403-452. prospettiva testuale e insieme comunicativa e, allo stesso Brandt, W. (1996). Handlungsobligationen und tempo, lasciano intravedere le potenzialità dell’approccio Handlungsoptionen. Modalverben und ihre verbalen scelto ai fini dello studio delle regolarità che determinano Ersatzformen in der deutschen Gesetzessprache. In J. l’uso linguistico. Hennig, J. Meier (a cura di), Varietäten der deutschen Sprache. Festschrift für Dieter Möhn. Frankfurt a.M.: Peter Lang, pp. 229-246. Conte, M.-E. (1994). Modalità tra semantica e pragmatica. In M. Negri e D. Poli (a cura di), La semantica in prospettiva diacronica e sincronica. Pisa: Giardini, pp. 15 E’ possibile potenziare questo tipo di selezione prendendo in 139-151. considerazione i lessemi appartenenti alla stessa famiglia Engberg, J. (2004). Redehintergründe von Gesetzestexten lessicale e/ o allo stesso campo semantico. - ein Sonderfall? In B. Lindemann e O. Letnes (a cura 16 Data la bassa frequenza di alcune strutture è tuttavia di), Diathese, Modalität, Deutsch als Fremdsprache. auspicabile ampliare ulteriormente la base empirica. Tübingen: Stauffenberg Verlag, pp. 197-210. 17 Il concetto di profilo linguistico (Gebrauchsprofil) risale al Engisch, K. (1970). Introduzione al pensiero giuridico, a linguista tedesco Th. Gloning (2001). 18 cura di A.Baratta. Traduzione di A. Baratta e F. Sono state prese in considerazione solo le occorrenze al Giuffrida Répaci. Milano: Giuffré. presente indicativo.

339 Doris A. Höhmann

Fraenkel, C. (2000). Problematiche della traduzione giuridica in funzione del suo destinatario. In D. Veronesi (a cura di), Linguistica giuridica italiana e tedesca. Rechtslinguistik des Deutschen und Italienischen. Padova: Unipress, pp. 498-494. Gloning, Th. (2001). Gebrauchsweisen von Modalverben und Texttraditionen. In R. Müller e M. Reis (a cura di), Modalität und Modalverben im Deutschen. Linguistische Berichte. Sonderheft. Hamburg: Helmut Buske Verlag, pp. 177-197. Heller, D. (2001). Ist Modalität normierbar? Zum Gebrauch der Modalverben in DIN-Normen. In M. Gotti, M. Dossena (a cura di), Modality in Specialized Texts. Frankfurt a.M.: Peter Lang, pp. 213-238. Heller, D., Engberg J. (2002). Verwendungskonventionen deontischer Modalmarker im deutschen Schiedsverfahrensrecht. In M. Gotti, D. Heller, M. Dossena (a cura di), Conflict and Negotiation in Specialized Texts. Selected Papers of the 2nd CERLIS Conference. Frankfurt a. M.: Peter Lang , pp. 165-188. Höhmann, D. (in stampa). Zur fachsprachlichen Konfiguration des Modalverbs sollen in juristischen Texten. In D. Heller, K. Ehlich (a cura di), Studien zur Rechtskommunikation. Frankfurt a. M.: Peter Lang. Höhmann, D. (in preparazione). Überlegungen zur qualitativen und quantitativen Untersuchung von Modalverben und ihren Ausdrucksvarianten im juristischen Sprachgebrauch. (Atti del convegno internationale 2. Tagung deutsche Sprachwissenschaft. Rom, 9. – 11. 2. 2006). Mortara Garavelli, B. (2001). Le parole e la giustizia. Divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani. Torino: Einaudi. Rovere, G. (2000). Aspetti grammaticali in testi giuridici. In D. Veronesi (a cura di), Linguistica giuridica italiana e tedesca. Rechtslinguistik des Deutschen und Italienischen. Padova: Unipress, pp. 261-271. Šarþeviü, S. (1999). Das Übersetzen normativer Rechtstexte. In P. Sandrini (a cura di), Übersetzen von Rechtstexten. Fachkommunikation im Spannungsfeld zwischen Rechtsordnung und Sprache. Tübingen: Narr, pp. 103-118. Soffritti, M. (2000). Categorie pragmatestuali, precisione e polisemia in codici tedeschi e italiani: i verbi modali. In L. Schena, R. Snel Trampus (a cura di), Traduttori e giuristi a confronto. Bologna: CLUEB, pp. 37-53. Wichmann, A., Nielsen, J. (2000). Rights and obligations in legal contracts: corpus evidence. In B. Dodd (a cura di), Working with German corpora. Birmingham: University of Birmingham Press, pp. 245-266. Zuanelli, E. (2000). Macro-struttura pragmatica e modelli di interazione nel testo normativo. In D. Veronesi (a cura di), Linguistica giuridica italiana e tedesca. Rechtslinguistik des Deutschen und Italienischen. Padova: Unipress, pp. 85-99.

340 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 341-349

Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo

Iørn Korzen

Copenhagen Business School

Abstract In questo contributo si riesaminano le strutture di lessicalizzazione dei verbi romanzi e germanici alla luce delle conclusioni di Talmy (1985; 2001), secondo cui i verbi di movimento lessicalizzano universalmente, oltre alla componente semantica MOVIMENTO, o DIREZIONE (nelle lingue romanze), o MODO (nelle lingue germaniche), o FIGURA (per esempio nei verbi meteorologici delle lingue romanze e germaniche). Vediamo come la lessicalizzazione concomitante di tutte e tre le componenti, universalmente scartata da Talmy, sia tutt’altro che assente nei verbi indoeuropei, e per quanto riguarda le componenti SCOPO e SFONDO, similmente scartate come lessicalizzabili da Talmy, si dimostra che mentre la prima non è forse frequentissima, ma neanche esclusa, quest’ultima è assolutamente usuale in una serie di lessicalizzazioni secondarie, o derivative, del tutto produttive nelle lingue romanze. Infine vengono messe in rilievo le differenze che sussistono all’interno dei ceppi linguistici, per esempio tra l’italiano e il francese da una parte e tra l’inglese e il danese dall’altra, e viene dimostrato che piuttosto che parlare di sistemi rigidi e fissi all’interno di un gruppo di lingue, conviene parlare di un continuum tra un sistema (più o meno puramente) germanico e un sistema (più o meno puramente) romanzo.

1 1. Introduzione A: MOVIMENTO + DIREZIONE: le lingue romanze Il lessico di una lingua è il risultato di un insieme di strutture di lessicalizzazione secondo cui alcune FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO/ componenti o domini semantici entrano a far parte del CAUSA significato della radice di una parola e altri no. Per definire e paragonare le strutture di lessicalizzazione di lingue diverse occorre isolare delle componenti verbi di superficie: entrare, uscire, salire, scendere … semantiche costanti. Si tratta di operazione tutt’altro che facile ma realizzabile poiché alcuni elementi di significato risultano talmente universali e fondamentali che la loro B: MOVIMENTO + MODO/CAUSA: le lingue germaniche e il identificazione ha raggiunto un generale consenso degli cinese studiosi. Un buon esempio è il campo semantico MOVIMENTO. FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO/ Non solo i verbi di movimento costituiscono una parte CAUSA ampia e centrale del lessico delle varie lingue: oltre a ciò la componente semantica MOVIMENTO fa parte di una lunga serie di altri verbi. verbi di superficie inglesi: slide, roll, bounce, blow … I verbi di movimento sono stati trattati in un’ottica universale da Talmy (1985; 2001), quelli italiani da Alonge (1997; 1998), quelli inglesi da Levin e Rappaport C: FIGURA + MOVIMENTO: le lingue romanze e germaniche, (1992) e quelli romanzi in generale in confronto con quelli per esempio verbi meteorologici germanici da Herslund e Baron (2003), Baron e Herslund (2005), Korzen (2004, 2005a/b/c) e Smith (2006). FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO/ Nei suoi importanti studi, Talmy arriva (1985: 62-76; CAUSA 2001: 22ss.) a distinguere cinque componenti fondamentali dei verbi di movimento: verbi di superficie: piovere, nevicare … (1) Componenti semantiche dei verbi di movimento Secondo Talmy questi tre sistemi non si mischiano nelle FIGURE MOTION PATH GROUND MANNER/ lingue umane, e sarebbe esclusa, o molto rara, per CAUSE esempio la lessicalizzazione della componente SFONDO o quella di un’altra componente semantica come SCOPO. corrispondenti a FIGURA, MOVIMENTO, DIREZIONE, SFONDO Nelle pagine seguenti vorrei rivisitare e approfondire e MODO/CAUSA in italiano. Fra queste componenti, secondo alcuni aspetti inerenti alla semantica lessicale dei verbi di Talmy, le lingue umane si limitano alle seguenti tre movimento, e vorrei dimostrare che l’immagine, piuttosto combinazioni con i relativi “verbi di superficie”: rigida, di Talmy, non corrisponde sempre al 100% alla realtà linguistica delle lingue romanze (citerò casi italiani e francesi) né delle lingue germaniche (dove citerò casi inglesi e danesi). Dimostrerò anche che generalmente si 1 Ringrazio il collega e amico Marco Gargiulo per preziosi sug- può parlare di una maggiore specificità lessicale nei verbi gerimenti e aiuto nella stesura del presente lavoro e Robert D. Pinna per le icone. germanici rispetto a quelli romanzi, motivo per cui gli

341

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Iørn Korzen studiosi danesi citati, Herslund, Baron, Korzen e Smith, MOVIMENTO + MODO, corrispondenti alla struttura B di hanno suggerito la distinzione terminologica tra lingue Talmy. A differenza dei verbi della sez. 2.1, questi verbi si “endocentriche” (quelle germaniche che concentrano caratterizzano per essere illustrabili con delle icone, e si relativamente più informazione nel verbo, cioè nel dividono in due sottogruppi: i verbi in (3), in cui la “centro” della proposizione) e lingue “esocentriche” componente MODO può essere definita come la “forma” (quelle romanze che concentrano più informazione negli del movimento: argomenti nominali, ossia fuori dal centro della (3) MOVIMENTO + MODO (= “FORMA” DEL MOVIMENTO) proposizione); cfr. anche sotto. a. [inglese] walk, run, tiptoe, hop, fly, swim, slide/ 2. La tipologia dei verbi di movimento glide, swing … In base alle componenti semantiche suggerite da b. [danese] gå ‘camminare’, løbe ‘correre’, liste Talmy possiamo suddividere i verbi di movimento in vari ‘camminare in punta dei piedi’, hoppe ‘saltare‘, sottogruppi: flyve ‘volare’, svømme ‘nuotare’, glide ‘scivolare’, gynge ‘dondolare’ …: 2.1. I verbi lessicalizzanti MOVIMENTO + DIREZIONE I verbi in cui sono fuse le componenti semantiche MOVIMENTO e DIREZIONE corrispondono alla struttura A di Talmy e sono del tipo citato in (2):

2 (2) MOVIMENTO + DIREZIONE (SORGENTE e/o META) e i verbi in (4), in cui MODO ha invece il senso di MEZZO DEL MOVIMENTO, egualmente illustrabile iconicamente: LINGUE ROMANZE a. [italiano] andare, venire, entrare, uscire, salire, (4) MOVIMENTO + MODO (= MEZZO DEL MOVIMENTO) scendere, partire, arrivare, tornare, passare, sparire, comparire, cadere, ritirarsi, avanzare … a. [inglese] travel, fly, ski, skate, parachute, drive, b. [francese] aller, venir, entrer, sortir, monter, (bi)cycle, ride, sail/boat, bus, canoe, balloon … descendre, partir, arriver, retourner, passer … b. [danese] rejse ‘viaggiare’, flyve ‘volare, muoversi in aereo’, skøjte ‘pattinare’, køre ‘muoversi in un LINGUE GERMANICHE veicolo dotato di ruote’, cykle ‘muoversi in c. [inglese] go, come, enter, exit, pass, advance, cross, bicicletta’, ride ‘muoversi a cavallo’, sejle arrive, return, recede, ascend, mount, descend, ‘muoversi in barca’ ...: circle, join … d. [danese] komme ‘venire’, ankomme ‘arrivare’, tage af sted ‘partire’, passere ‘passare’, forsvinde ‘sparire’

I verbi romanzi in (2a-b) sono tutti inaccusativi e A proposito di questi verbi, Talmy (2001: 27) afferma: perfettivi; esprimono un cambiamento di posizione, una relocation (‘rilocazione’) nella terminologia di Smith (5) Language families or languages that seem to be of this type (2006): un’azione iniziata e/o terminata e un Aktionsart are Indo-European (except for post-Latin Romance incoativo, telico o puntuale. Talmy (1985: 72; 2001: 53) languages), Finno-Ugric, Chinese, Ojibwa, and Warlbiri. ha ragione nell’affermare che questi verbi non sono quelli più caratteristici per l’inglese, però come dimostrano i casi (Il corsivo è mio). Però, come è noto, tali verbi sono tutt’altro che assenti dalle lingue romanze: citati in (2c), non sono neanche pochi a causa del lungo influsso del francese: molti sono semplicemente prestiti romanzi. Invece nel danese, lingua più “puramente (6) MOVIMENTO + MODO (= “FORMA” DEL MOVIMENTO) germanica”, meno influenzata dalle lingue romanze, i cinque verbi citati in (2d) sono gli unici con queste a. [italiano] camminare, passeggiare, nuotare, componenti semantiche.3 scivolare, dondolare, ballare, ... b. [francese] marcher, courir, rouler, nager, sauter, danser … 2.2. I verbi lessicalizzanti MOVIMENTO + MODO Nelle lingue germaniche sono invece tipici e molto più Invece i verbi che lessicalizzano il mezzo del movimento numerosi i verbi in cui sono fuse le componenti sono meno numerosi in queste lingue:

2 La suddivisione di DIREZIONE in SORGENTE e META è suggerita da Alonge (1997) e (1998). 3 La stessa cosa vale per il tedesco, come osserva lo stesso Talmy (2001: 53): “German, which has borrowed much less from Romance languages, lacks verb roots that might correspond to most of the Path verbs in the list [(2c)].”

342 Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo

(7) MOVIMENTO + MODO (= MEZZO DEL MOVIMENTO) (11) MOVIMENTO + MODO (“FORMA” O MEZZO)± DIREZIONE a. [italiano] viaggiare, sciare, pattinare, paracadutarsi4 correre, saltare, volare, rotolare, rimbalzare, colare, b. [francese] voyager, patiner, se parachuter gocciolare, … Tranne paracadutarsi / se parachuter, i verbi romanzi in Questi verbi si distinguono per poter lessicalizzare – oltre (6)-(7) sono tutti inergativi e imperfettivi: esprimono una attività durativa. Infatti i verbi francesi di (2b) e quelli di a MODO (nel senso di “forma” o mezzo) – appunto (6b)-(7b) formano due serie perfettamente distinte di verbi DIREZIONE, nel qual caso diventano inaccusativi e perfettivi e prendono l’ausiliare essere, cfr. (12a). In altri di movimento: inaccusativi ed esplicitanti la DIREZIONE del movimento da una parte e inergativi ed esplicitanti il casi la componente DIREZIONE è invece assente, i verbi sono inergativi e imperfettivi e prendono l’ausiliare avere, MODO del movimento dall’altra: cfr. (12b): (8) Inaccusativi, Inergativi, (12) a. [INACCUSATIVI, PERFETTIVI] perfettivi [+ DIREZIONE] imperfettivi [+ MODO] sono corso a casa; l’uccello è volato nel nido; aller marcher venir courir sono volato a Firenze; il pallone è saltato giù; arriver rouler la palla è rimbalzata sul muro; l’olio è colato da questa fessura. entrer nager sortir sauter partir danser 5 b. [INERGATIVI, IMPERFETTIVI] ho corso nel parco per due ore; ho volato tutta la … … notte; il pallone non ha saltato bene; la palla ha Esaminando invece i verbi germanici, si osserva che rimbalzato benissimo; l’olio ha colato tutta la notte. tranne i casi citati in (2c-d), i verbi di movimento germanici esprimono obbligatoriamente il MODO in cui si svolge il movimento,6 mentre sono in sé neutri quanto Generalmente la lessicalizzazione della componente MODO in un verbo implica la componente FIGURA, cioè il all’Aktionsart ed alla distinzione tra inaccusatività ed inergatività. Tali valori vengono definiti solo testualmente soggetto o l’oggetto coinvolto nel movimento, come con la scelta del verbo ausiliare (in danese) e/o con risulta anche dalle icone illustrative. I verbi menzionati in questa sezione richiedono tutti (s)oggetti di un certo tipo, l’aggiunta dell’indicazione di DIREZIONE sotto forma di satellite avverbiale: almeno negli usi non metaforici: camminare, passeggiare, correre, ballare un soggetto dotato di gambe, volare un (9) [+ MODO] [+ DIREZIONE: op / ud / hjem /… ‘su / fuori soggetto dotato di ali, e così via. Similmente i verbi in / a casa /…’] [struttura inaccusativa] (13) specificano tutti che il soggetto che si muove è [danese] Peter er løbet op / ud / hjem. fluido: ‘Pietro è corso su / fuori / a casa.’ (13) fluire, colare, gocciolare, sgorgare, ... (10) [+ MODO] [– DIREZIONE] [struttura inergativa] [danese] Peter har løbet to timer i morges. ‘Pietro ha corso per due ore stamattina.’

Qui l’italiano dimostra delle interessanti caratteristiche In tutti questi casi sarebbe quindi più giusto illustrare la lessicali di tipo germanico. Similmente alla situazione in situazione, anziché con la figura B di Talmy, in questo (9)-(10) troviamo una serie di verbi italiani: modo:

(14) MOVIMENTO + MODO + FIGURA ± DIREZIONE:

FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO 4 Similmente si ha in italiano pedalare per andare in bicicletta (o con un altro mezzo a pedali), creato sulla base di una PARTE DEL MEZZO in questione. Però non occorre frequentissimamente: per esempio il Corpus LIP non ne segnala alcuna occorrenza. verbi di superficie: camminare, passeggiare, nuotare, 5 Cfr. Herslund (a cura di) (1997: 21). ballare… [– DIREZIONE]; correre, saltare, volare, 6 Infatti, questa caratteristica generale non è limitata ai verbi di colare, gocciolare… [± DIREZIONE]; paracadutarsi, movimento, come hanno dimostrato i lavori citati di Herslund, fluire, sgorgare… [+ DIREZIONE] Baron, Smith e Korzen, ed è una chiara conferma dell’acuta osservazione di Jakobson (1963: 84) che le varie lingue non si distinguono per quello che possono esprimere, ma per quello che devono esprimere.

343 Iørn Korzen

2.3. I verbi lessicalizzanti MODO (= “INTENSITÀ” apnea, con il corpo in immersione (De Mauro: Il DEL MOVIMENTO) + eventualmente SCOPO dizionario della lingua italiana) Vi è un piccolo gruppo di verbi italiani che esprimono un terzo tipo di “modo”: c. nuotare: Detto di soggetti animati, spostarsi in acqua con un coordinato movimento degli arti, (15) accasciarsi, stramazzare, fuggire, scappare, mantenendo il corpo galleggiante o, in sgattaiolare … immersione, avanzando sott’acqua. (DISC).

Qui il MODO non è visto nel senso di FORMA o di MEZZO, A questo proposito il DISC è dunque più in linea con le ma piuttosto nel senso di “INTENSITÀ DEL MOVIMENTO”: nel definizioni fornite da dizionari inglesi (19) e danesi (20), caso di accasciarsi e stramazzare formulabile come cadere che – in armonia appunto con la struttura di + l’avverbio “pesantemente”,7 nel caso di fuggire e lessicalizzazione germanica – focalizzano il MODO: scappare formulabile come partire, sparire + l’avverbio “velocemente”, e nel caso di sgattaiolare come uscire, (19) a. swim: to move oneself through water by using the sparire + “velocemente” e/o “silenziosamente”.8 A arms and legs, a tail, fins, etc. (Longman: differenza dei MODI trattati in sez. 2.2, ma similmente ai Dictionary of English Language and Culture), verbi trattati in 2.1, questo senso di MODO non ha una b. swim: to move along in water, etc., by means of propria rappresentazione iconica, e come i verbi di 2.1 movements of the body or parts of the body, esp. questi verbi sono tutti inaccusativi e perfettivi. the arms and legs, or (in the case of fish) tail and Però i verbi scappare, fuggire sono interessanti anche fins (Collins English Dictionary) per un’altra componente semantica, documentata anche da Alonge (1997: sez. 5.1): il Dizionario Garzanti della lingua (20) a. svømme: bevæge sig gennem vand ved at bevæge italiana fornisce la seguente definizione di fuggire: lemmerne ‘muoversi in acqua movendo gli arti’ (Politikens store nye nudansk ordbog) (16) fuggire: allontanarsi di corsa o comunque rapidamente b. svømme: bevæge sig fremad gennem vand ved at da un luogo per evitare un danno o un pericolo foretage bevægelser med kroppen (fx med arme og ben, hale el. finner) ‘avanzare in acqua facendo definizione che esplicita la lessicalizzazione di: movimento col corpo (p.es. con braccia e gambe, coda o pinne’ (Den Danske Ordbog, Gyldendal) MODO (INTENSITÀ): di corsa o comunque rapidamente DIREZIONE (SORGENTE): da un luogo 2.4. I verbi lessicalizzanti solo MOVIMENTO SCOPO: per evitare un danno o un pericolo Un altro tipo di verbo che non si inserisce nel sistema di Talmy è quello di (21), che non lessicalizza né MODO né A proposito della componente SCOPO, Talmy aveva detto: DIREZIONE, ma la sola componente MOVIMENTO. Per la loro astrattezza semantica questi verbi possono apparire (17) Purpose seems universally excluded from incorporation in come sinonimi della variante imperfettiva di muoversi, Motion verb systems. (Talmy, 1985: 128). l’iperonimo di tutti i verbi di movimento:

Ma in questi verbi bisogna riconoscerne la presenza. (21) girare, circolare (muoversi) Lo spazio concesso in questa sede non mi permette di approfondire i grandi e complessi problemi di carattere Graficamente andrebbero descritti in questo modo: lessicografico; però è interessante osservare che le definizioni per esempio del verbo nuotare, fornita dai due (22) MOVIMENTO: lingue romanze vocabolari Zingarelli e De Mauro si basano appunto sullo SCOPO del movimento, cfr. (18a-b), mentre il DISC si basa FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO sul MODO del movimento, cfr. (18c):

(18) a. nuotare: Muoversi in acqua per reggersi a galla verbi di superficie: muoversi, circolare, girare (Zingarelli 2005)9 b. nuotare: eseguire movimenti coordinati delle 2.5. I verbi lessicalizzanti SFONDO braccia e delle gambe per muoversi sulla Come accennato, Talmy aveva scartato la possibilità superficie dell’acqua sfruttando il naturale della presenza della componente semantica SFONDO in galleggiamento del corpo, o anche, restando in lessicalizzazioni sia primarie, sia secondarie o derivative:

(23) It can be seen that one Motion-event component, the 7 Cfr. anche Alonge (1997: sez. 2.1 e 2.3). Ground, does not by itself conflate with the Motion verb to 8 Morfologicamente sgattaiolare è una formazione parasintetica; form any language’s core systems for expressing motion. cfr. le sez. 3.5-3.6 sotto. Conflations of this sort may not even form any minor 9 Va aggiunto che nell’edizione del 2007, lo Zingarelli fornisce systems. (Talmy, 1985: 74-75; 2001: 60). invece questa definizione di nuotare: Muoversi in acqua mante- nendosi a galla.

344 Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo

Però qui va detto che le lingue romanze (ma, salvo rare I verbi di superficie sono molto numerosi,12 alcuni eccezioni, non quelle germaniche) manifestano delle esempi: derivazioni assolutamente produttive di verbi di movimento, per lo più transitivi,10 di cui parecchie (26) abbracciare – imbracciare – sbracciare; insediare; risalgono addirittura al Medioevo. Si tratta di intronizzare; annidare – snidare; impanare; composizioni parasintetiche consistenti di un morfema infarinare; imbottigliare; infiascare; incartare – verbale discontinuo composto dal prefisso a-, in-, de-, dis- scartare; infagottare;13 imbarcare – o s- e da una desinenza verbale -are o, meno sbarcare/disbarcare. frequentemente, -ire.11 Questa cornice verbale “ospita” un nome che funge come una specie di complemento Senza arrivare neanche vicino alla completezza ne cito locativo, Cloc, denotando appunto lo SFONDO rispetto a cui una lista più lunga nell’Appendice A, dove i verbi sono si effettua il movimento: più precisamente ne esprime o la suddivisi semanticamente secondo il tipo di SFONDO. META o la SORGENTE, come per esempio nei verbi In altri casi – altrettanto frequenti – si può parlare di infornare e sfornare: un “movimento metaforico”, più precisamente di un cambiamento di forma, di sostanza o di “posizione (24) a. in- mentale”. La radice originaria è qui un sostantivo (S) o un aggettivo (A), e il verbo parasintetico ha significato causativo (se transitivo) o incoativo (se intransitivo o riflessivo), esprimendo rispettivamente il significato “(far) S est Oest Cloc Sint prendere la forma o la sostanza di S” o “mettere (in) o diventare S”, cfr. (27a), e il significato “(far) diventare A”, cfr. (27b). -are Luca inforna il pane (27) Movimento metaforico: cambiamento di forma o di (Cloc = forno, meta) “posizione mentale”

a. FORMAZIONI DENOMINALI (far) prendere la forma o la sostanza di S: (24) b. s- appuntar(si); inanellar(si); inarcar(si); incavar(si); incurvar(si); sbriciolar(si);

Sest Oest mettere/mettersi (in) o diventare S: Cloc Sint imbronciar(si); impaurir(si); impensierir(si); incarognir(si); insospettir(si).

-are b. FORMAZIONI DEAGGETTIVALI Luca sforna il pane (far) diventare A: accecar(si); affinar(si); alleggerir(si); appesantir(si); appianar(si); (Cloc = forno, sorgente) appiattir(si); infurbir(si); ingelosir(si); innervosir(si). sfondo sogg. int. (25) Cloc = forno: Luca in – forn(o) – a il pane Cfr. una lista più lunga nell’Appendice B. ogg. est. Graficamente tutti questi verbi si possono illustrare in . questo modo:

Come vogliono illustrare le figure (24a/b) e (25), nella (28) MOVIMENTO + SFONDO: le lingue romanze frase Luca inforna/sforna il pane, il pane è oggetto “esterno” dei verbi parasintetici infornare/sfornare, ma FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO allo stesso tempo è soggetto “interno” della cornice verbale ospitante di cui forno è complemento locativo o di sfondo, e il costrutto ha tratti in comune con i costrutti causativi: il Soggetto esterno Luca fa sì che l’Oggetto esterno il pane si muova rispetto allo Sfondo il forno. 12 Iacobini (2004: 177ss.) ha contato circa 660 verbi parasintetici denominali lemmatizzati nel DISC, e li ha suddivisi in verbi di significato locativo (all’incirca il 40%), di significato causati- vo/incoativo (il 50%) e di significato strumentale (il 10%). Il 10 Un esempio di verbo intransitivo è sgattaiolare, che avevamo 90% sono verbi in -are, il resto verbi in -ire. Il 46% sono prefis- visto in (15). sati con in-, il 38% con a- e il 16% con s-. 11 Sui verbi parasintetici italiani si veda lo studio molto appro- 13 In alcuni casi del tipo incartare, scartare, infagottare si può fondito di Iacobini (2004); su quelli francesi e su qualche esem- discutere se la radice nominale denoti lo SFONDO o non piuttosto pio tedesco, cfr. Rousseau (1995; 1998) e Herslund (2005). l’oggetto stesso che si muove, cioè FIGURA, cfr. (29)-(30) sotto.

345 Iørn Korzen

verbi di superficie: i verbi parasintetici menzionati perfino lo SFONDO se si includono le lessicalizzazioni secondarie o derivative. 2.6. I verbi lessicalizzanti FIGURA Abbiamo potuto osservare anche che, piuttosto che in Infine, in una lunga serie di altri verbi, tutti transitivi, la due gruppi nettamente distinguibili, le quattro lingue composizione parasintetica indica invece il movimento del trattate in queste pagine sembrano collocarsi su punti denotatum stesso della radice nominale, cioè la FIGURA è diversi di un continuum tipologico. Da un lato abbiamo il oggetto interno del verbo parasintetico. Per esempio i sistema “(più o meno) puramente germanico” con la verbi insellare / dissellare indicano il movimento della lessicalizzazione obbligatoria di MODO e FIGURA e la sella – complemento di figura, Cfig – rispetto all’Oggetto distinzione tra inaccusatività/perfettività e esterno del verbo, tipicamente un cavallo. In molti casi la inergatività/imperfettività segnalata dal verbo ausiliare e/o FIGURA prende il significato di strumento: da un satellite di direzione; un buon esempio è qui il danese, cfr. (9)-(10). Dall’altro abbiamo il sistema “(più o (29) Es.: insellare / dissellare meno) puramente romanzo”, non con le componenti MOVIMENTO + DIREZIONE, come voleva Talmy, ma con la lessicalizzazione o di MODO (e allora di fig./strum. inergatività/imperfettività) o di DIREZIONE (e allora di Cfig = sella: Luca in – sell(a) – a il cavallo inaccusatività/perfettività); un buon esempio è qui il ogg. est. francese, cfr. (8). Invece, dato il lungo influsso del francese, l’inglese presenta una serie piuttosto vasta di Altri esempi sono: verbi lessicalizzati secondo il sistema romanzo, cfr. (2c), e viceversa in italiano incontriamo una serie di verbi (30) decaffeinare; decappottare; denocciolare; lessicalizzati “germanicamente”, come abbiamo visto in incamiciare; incappare; incappottare; inchiodare – (11). schiodare; incollare; inzuccherare; scotennare; L’immagine generale può essere illustrata come nella scremare. figura seguente:

Cfr. una lista più lunga nell’Appendice C. sistema germanico sistema romanzo lessicalizzazione di MODO; lessicalizzazione (31) FIGURA + MOVIMENTO: distinzione inergativo [– DI- o di MODO (verbi REZIONE] vs. inaccusativo inergativi) o di FIGURA MOVIMENTO DIREZIONE SFONDO MODO [+ DIREZIONE] segnalata da DIREZIONE (verbi 14 15 ausiliare e/o satelliti inaccusativi)

verbi di superficie: i verbi parasintetici del tipo italiano menzionato in (30) inglese danese francese Questi verbi sono quindi da aggiungere ai verbi meteorologici della struttura C di Talmy, cfr. sez. 1, e si può dire che qui le lingue romanze si prendono “la Figura 1: Lessicalizzazione dei verbi di movimento rivincita” sulle lingue germaniche, che con la componente MODO lessicalizzano anche la FIGURA. Per esempio Anche se nel sistema (puramente) romanzo i verbi di parallelamente al verbo danese stikke, che significa movimento lessicalizzano o DIREZIONE o MODO (ma in “pungere o penetrare con uno strumento appuntito o italiano anche tutti e due o nessuno dei due), i verbi aguzzo”, l’italiano può semplicemente usare un verbo, italiani lessicalizzanti DIREZIONE non solo sono più lessicalmente ancora più specificato e preciso, come numerosi, cfr. (2a/b) e (6a/b): questi verbi sono anche di accoltellare. gran lunga quelli più frequenti, come dimostrano i numeri seguenti che segnalano le frequenze dei verbi trattati in queste pagine nel Corpus LIP (i verbi non citati non 3. Conclusione appaiono nel LIP): Talmy aveva individuato le cinque componenti semantiche FIGURA, MOVIMENTO, DIREZIONE, SFONDO E MODO/ CAUSA come elementi potenzialmente lessicalizzabili nei verbi di movimento dipendentemente dal ceppo linguistico. Laddove i verbi germanici indicherebbero MOVIMENTO e MODO, i verbi romanzi 14 indicherebbero MOVIMENTO e DIREZIONE. Ma abbiamo Avendo l’indicazione di DIREZIONE nel satellite, queste lingue constatato che le strutture di lessicalizzazione non sono sono state definite anche “satellite framed languages”. 15 così semplici o rigide: nei verbi di movimento italiani Avendo l’indicazione di DIREZIONE nella radice verbale, queste sono, infatti, lessicalizzabili tutte e cinque le componenti, lingue sono state definite anche “verb framed languages”.

346 Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo

caratteristiche per una maggiore specificazione semantica negli argomenti nominali, ragion per cui sono state VERBI INACCUSATIVI [+ DIREZIONE] Verbi andare venire arrivare passare entrare denominate invece “esocentriche”. La stessa differenza di 3871 1013 494 314 225 lessicale dei verbi ha particolari conseguenze per il loro uso (2a) uscire partire tornare cadere scendere testuale e per il fatto che i verbi germanici, lessicalmente 196 191 185 64 44 specificati, tendono ad apparire anche grammaticalmente salire sparire avanzare comparire specificati, cioè in forma finita, mentre i verbi romanzi, 35 19 12 10 lessicalmente astratti, molto più facilmente appaiono anche Verbi di (15) scappare 27 fuggire 3 nelle forme grammaticalmente astratte, ossia in quelle infinite. Per più dettagli su questo argomento, cfr. Korzen VERBI INERGATIVI [+ MODO] (2004, 2005a/b). Verbi di (6a) camminare 18 scivolare 14 passeggiare 2 Verbi di (7a) viaggiare 3 sciare 2 4. Riferimenti VERBI INACCUSATIVI O INERGATIVI [+ MODO][± DIREZIONE] Alonge, A. (1997). Semantica lessicale e proprietà Verbi di (11) correre 29 saltare 23 volare 17 sintattiche dei verbi di movimento italiani: analisi di dati acquisiti da dizionari di macchina e da un corpus testuale VERBI INERGATIVI [– MODO] computerizzato. In L. Agostiniani (a cura di), Atti del III Verbi di (21) girare 55 circolare 7 Convegno Internazionale della SILFI (Perugia, 27-29 giugno 1994). Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, pp. VERBO INACCUSATIVO [– MODO] 31-63. Verbo di (21) muoversi 44 Alonge, A. (1998). Verbi italiani e inaccusatività: una proposta basata su dati estratti da ampie risporse lessicali VERBI PARASINTETICI computerizzate. In M. T. Navarro Salazar (a cura di), Verbi sviluppare assicurare allargare avvicinare 16 33 18 17 17 Italica Matritensia. Atti del IV Convegno SILFI (Madrid, di 27-29 giugno 1996). Firenze: Franco Cesati, pp. 61-75. (26) aggiornare allontanare incoraggia dimagrire 15 15 re 10 9 Baron, I. & Herslund, M. (2005). Languages (27) endocentriques et langues exocentriques. Approche (30) allungare invecchiare annullare spuntare 8 7 5 5 typologique du danois, du français et de l’anglais. In M. appassiona ingrassare invogliare innamorars Herslund, I. Baron (a cura di), Le génie de la langue re 4 4 4 i 3 française. Perspectives typologiques et contrastives. affondare arrotondare impaurire incasinare Langue française 145, pp. 35-53. 2 2 2 2 Corpus LIP: Il corpus del Lessico di frequenza scoraggiare addolorare annodare alleggerire dell’italiano parlato. 2 1 1 1 Herslund, M. (2005). Komplekse prædikater. In Dansk inarcare inasprire inchiodare ingigantire Funktionel Lingvistik. En helhedsforståelse af forholdet 1 1 1 1 mellem sprogstruktur, sprogbrug og kognition. sbriciolare sgocciolare Copenaghen, Roskilde: Københavns Universitet, 1 1 Handelshøjskolen i København, Roskilde Universitetscenter, pp. 88-100. Figura 2: Frequenza dei verbi di movimento italiani Herslund, M. (a cura di) (1997). Det franske sprog. (occorrenze nel Corpus LIP) Kapitel I. Grundlag. Copenhagen Business School. Herslund, M. & Baron, I. (2003). Language as World Quindi si può dire che tendenzialmente gli italiani View. Endocentric and exocentric representations of concepiscono (“vedono”) un movimento come diretto da reality. In I. Baron (a cura di), Language and Culture. e/o per un luogo, mentre i danesi concepiscono (“vedono”) Copenhagen Studies in Language 29. Copenaghen: un movimento per come si svolge o appare “fisicamente”, Samfundslitteratur, pp. 29-42. unita fra l’altro alla visualizzazione e alla specificazione Iacobini, C. (2004). Parasintesi. In M. Grossmann, F. cognitiva – più o meno “elastica” – dell’oggetto che si Rainer (a cura di), La formazione delle parole in muove. italiano. Tübingen: Max Niemeyer, pp. 165-188. Appunto questo contenuto di visualità, di Jakobson, Roman (1963). Essais de linguistique générale. rappresentabilità illustrativa, come abbiamo visto nelle Le fondations du langage. Paris: Minuit. icone, fornisce i verbi germanici di una concentrazione Korzen, I. (2004). Dalla microstruttura alla informativa che, come si è già detto, ha indotto l’equipe macrostruttura. In P. D’Achille (a cura di), Generi, danese menzionata in sez. 1 alla terminologia “(lingue) architetture e forme testuali. Atti del VII Convegno endocentriche”, a differenza delle lingue romanze che sono SILFI. Firenze: Franco Cesati, pp. 363-376. Korzen, I. (2005a). Struttura linguistica e schema 16 Bisogna dire che un verbo come sviluppare appare general- cognitivo: tipologie a confronto. In I. Korzen (a cura mente con un significato estensivo o metaforico rispetto alla di), Lingua, cultura e intercultura: l’italiano e le altre semantica parasintetica.

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lingue. Copenhagen Studies in Language. Copenaghen: Ferri, strumenti e sim.: ammanettare; impalare – spalare; Samfundslitteratur. 123-134. inastare; incannare – tracannare; incoccare – scoccare (una Korzen, I. (2005b). Lingue endocentriche e lingue freccia). esocentriche: testo, contesto e identità culturale. In I. Korzen, P. D’Achille (a cura di), Tipologia linguistica e Recipienti, contenitori e sim.: imbottare; imbottigliare; infiascare; imbucare – sbucare; svasare – travasare; società. Considerazioni inter- e intralinguistiche. traboccare; insaccare; inscatolare; incassare – scassare; Firenze: Franco Cesati. 31-54. incasellare; imborsare – rimborsare – (di)sborsare; Korzen, I. (2005c). Linguistic typology in translation: (r)infoderare – sfoderare; inguainare – sguainare; Endocentric and exocentric languages, as exemplified immagazzinare; insilare. by Danish and Italian. Perspectives. Studies in Translatology 13(1), pp. 21-37. Involucri e sim.: impaccare; impacchettare; incartare – scartare; Levin, B. & Rappaport Hovav, M. (1992). The lexical infagottare (cfr. nota 13); intascare; sfasciare; sbozzolare. semantics of verbs of motion: the perspective from unaccusative. In I. M. Roca (a cura di),Thematic Gruppi o insiemi: immatricolare; incorporare – scorporare; Structure: Its Role in Grammar, pp. 247-269. infilare – sfilare; infilzare – sfilzare; incorniciare – scorniciare; inquadrare; inscenare; intelaiare.17 Rousseau, A. (1995). À propos des préverbes du français. Pour une méthodologie d’approche syntaxique. In A. Lacci, chiusure, freni e sim.: allacciare – slacciare; incatenare – Rousseau (a cura di), Les préverbes dans les langues scatenare; sfrenare; svincolare; agganciare – sganciare; d’Europe. Introduction à l’étude de la préverbation. aggangherare – sgangherare; scardinare; imbrigliare – Villeneuve d’Aasq: Presses Universitaires du sbrigliare; impastoiare – spastoiare; sguinzagliare. Septentrion, pp.197-223. Rousseau, A. (1998). La double transitivité existe-t-elle ? Trappole, gabbie e sim.: intrappolare; irretire; ingabbiare – Réflexions sur la nature de la transitivité. In A. Rousseau sgabbiare; imprigionare – sprigionare; incarcerare – (a cura di), La transitivité. Villeneuve d’Aasq: Presses scarcerare. Universitaires du Septentrion, pp. 85-112. Natura e paesaggi (in senso anche metaforico): avvallare, Smith, V. (2006). Talking about motion in Danish, divallare; inabissare; incrodarsi; inalveare; incanalare; French, and Russian. Typological, Methodological, and infangare – sfangare; impantanare – spantanare; infognarsi Translational Considerations. In H. Nølke et al. (fig.) – sfognare; infossare – sfossare; insabbiare; impolverare; Grammatica. Festscrift in honour of Michael Herslund. assolare. Bern et al.: Peter Lang, pp. 461-475. Talmy, L. (1985). Lexicalization patterns: semantic La terra e altre superfici orizzontali: accampare, scampare; structure in lexical form. In I. Shopen (ed.), Language atterrare, interrare; spoderare; accerchiare; incentrare – typology and syntactic description. Vol. III. Grammatical decentrare. categories and the lexicon. Cambridge University Press, Botanica: imboscare; inalberare; appioppare; impagliare – pp. 57-149. spagliare. Talmy, L. (20012) [2000]. Toward a cognitive semantics. Volume II: Typology and process in concept structuring. Mari: ammarare; affondare. Cambridge, Massachusetts: MIT. Città (anche fig.): inurbarsi; svicolare; scantonare; instradare; avviare – deviare – disviare – sviare – traviare; depistare; APPENDICE A dirottare. Mezzi di trasporto: imbarcare – sbarcare/disbarcare; Verbi parasintetici lessicalizzanti lo SFONDO di un abbordare – debordare – trasbordare; appruare; approdare. movimento concreto, suddivisi per il tipo di SFONDO Incarichi, missioni: insediare; intronizzare; monacare – Parti del corpo (umano e non): abbracciare – imbracciare – smonacare; spretarsi; spodestare. sbracciare; appiedare; imboccare – sboccare – traboccare; imbeccare; ingozzare. APPENDICE B Abitazione, edifici e sim.: accasarsi; accasermare; annidare – snidare; defenestrare; immurare – smurare; intavolare; (r)intanarsi – stanare; degusciare, sgusciare; scovare. Verbi parasintetici lessicalizzanti lo “SFONDO” di un movimento metaforico (cambiamento di forma, di La cucina: impanare; infarinare; infornare – sfornare; sostanza o di “posizione mentale”), suddivisi per il tipo infuocare; imbusecchiare; inviscerare. di “SFONDO”

Liquidi, masse e materiali: impaniare – spaniare; impeciare; Forma fisica (formazioni denominali e deaggettivali): impegolare; inamidare; ingessare; ingommare – sgommare. 17 In una serie di verbi del tipo imbrancare; impilare; incolonna- re; irreggimentare si può discutere se il verbo esprima “muovere rispetto ad S” oppure “far diventare un S”.

348 Strutture di lessicalizzazione: un approccio tipologico-comparativo

• formazioni denominali ((far) prendere la forma o la sostanza di Grandezza: allargare – slargare; allungare; ammassicciare; di S): appuntare; deformare – sformare – trasformare (mutare ammezzare; appoderare (= suddividere in poderi); di forma); inanellare; inarcare; incavare; incurvare; assottigliare; ingigantire; ingrassare – sgrassare, digrassare; sbriciolare; sbrindellare; sfaldare. ingrossare – sgrossare; inturgidire. • formazioni deaggettivali ((far) diventare A): affinare; appianare; appiattire; approfondire. Proprietà fisica: abbellire; imbellire; imbruttire; insecchire; insudiciare; inumidire; invecchiare; sverginare. Costituzione fisica: incasinare; ingarbugliare – sgarbugliare. Salute: ammorbare; incancrenire. Consistenza fisica: • formazioni denominali: incallire; incartapecorire; infeltrire; Valore: avvalorare; declassare; degradare; disprezzare; sfarinare; sfrangiare. immiserire; impoverire; impreziosire. • formazioni deaggettivali: afflosciare; ammollare; ammorbidire; ammosciare; assodare – dissodare; indurire; infittire; sfittire; Veleno: intossicare; invelenire (rendere astioso, irritato). infoltire; sfoltire. Rivestimenti: (r)imboschire; imbrecciare. Forza fisica (deaggettivali): indebolire; infiacchire; ingagliardire – sgagliardire; invigorire – svigorire; irrigidire; irrobustire. Giorno / notte: aggiornar(si), annottar(si).

Capacità fisiche (deaggettivali): azzoppar(si), azzoppir(si); Altri: appisolarsi; assicurare; avviluppare – sviluppare; arrochir(si); azzittir(si). diseredare; disincantare; impersonare; incarnare; indebitare/indebitarsi; infeudare; ingravidare; innovare; Proprietà mentali e/o morali: snazionalizzare. • formazioni denominali: appassionare; arruffianare/arruffianarsi; imbronciarsi; imbufalire; APPENDICE C impaurire/spaurire; impensierire; incarognire; incollerire/incollerirsi; incolpare – (di)scolpare; incoraggiare – Verbi parasintetici lessicalizzanti FIGURA / STRUMENTO scoraggiare; indispettire; ingraziarsi; innamorare – disamorare, disinnamorare; inorgoglire; insospettire; acciottolare; accoltellare; allagare; annacquare; annebbiare; intimorire; inviperire; invogliare – svogliare; trasecolare. annuvolare; appestare; assiepare; attanagliare; avvelenare – • formazioni deaggettivali: abbonire; abbrutire; addomesticare; svelenire; avvitare – svitare; azzannare; decaffeinare; ammaestrare; ammattire; avvilire; imbestialire; imbonire; decappottare; denocciolare; depilare; derattizzare; digrassare, impazzire; impietosire; impigire – spigrire; incitrullire; sgrassare; disancorare; di(s)boscare, dissalare; imbullettare; incivilire; incrudire; incrudelire; incupire; inebetire; inferocire; imperare; incalcinare; incamiciare; incappare; incappottare; infurbire; ingelosire; ingentilire; ingoffire; ingolosire; sberrettarsi; scappellarsi; inguantar(si); impellicciare – innervosire; inorridire; inselvatichire; insuperbire; intenerire; spellicciare; intabarrare; incapsulare; inchiodare – schiodare; intestardire/intestardirsi; intimidire; intontire; intorbidare; incollare; incipriare; incordare – scordare; incoronare – intristire; involgarire; sbugiardare; spazientire; trasumanare. scoronare; incuneare; indorare; infioccare; infiocchettare; infiorare; inforcare; ingemmare; inghirlandare; ingioiellare; I sensi umani: accecare; addolorare; assetare – dissetare; innescare; insalivare; insanguinare; insaponare; intabaccare; assordare; indolenzire. intonacare; intonare; invischiare; inzuccherare; irrancidire; sbozzolare; sbracare; sbucciare; sbullettare; sbudellare; Titoli accademici: addottorare. sbullonare; scortecciare; scosciare; scotennare; scremare; Cambiamento fisico (formazioni denominali): ammostare; sfibrare; sfoderare; sfogliare; sfrondare; sgocciolare; sgranare; ammuffire; annodare – snodare; arrotolare/arrotolarsi; smidollare; smielare; smoccolare; snocciolare; spagliare; arrotondare; arrugginire/arrugginirsi; avvizzire; impietrire; spampanare; spannare; spelare, spelacchiare; spellare; spennare, inacetire. spennacchiare; spolpare; spolverare; spopolare; spulciare; svelare; sviscerare. Creazione/realizzazione/distruzione: annientare; annullare; avverare; avvivare; incenerire; incinerare.

Colore: abbronzare; arrossare/arrossarsi; annerire; imbiancare, sbiancare; imbiondire; imbrunare; imbrunire; imporporare; incanutire; ingiallire; ingrigire; inverdire.

Temperatura (anche metaforica): accalorare; agghiacciare; arroventar(si); avvampare; incalorire; infervorare; infreddolir(si); intiepidire.

Peso: alleggerire; appesantire; dimagrire, smagrire.

Gusto (anche metaforico): inacerbire; inacidire/inacidirsi; inasprire; infortire; insaporire.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 351-359

I verbi modali volere, potere e dovere come attivatori presupposizionali

Johanna Miecznikowski

Università degli Studi di Torino

Abstract I verbi modali appartengono all’insieme eterogeneo dei mezzi linguistici che nelle lingue romanze servono a esprimere nozioni e operazioni modali e evidenziali. La loro descrizione semantica e pragmatica è complicata dall’alto grado di polisemia di certi verbi e dall’interazione complessa fra lessema e contesto. Un aspetto poco indagato del funzionamento dei verbi modali in contesto è la loro capacità di attivare presupposizioni. Questo contributo ha lo scopo di dimostrare la rilevanza del piano presupposizionale per l’analisi semantica e pragmatica dei verbi volere, potere e dovere, in particolare per la distinzione tra diverse accezioni di dovere e potere, per la comprensione dell’interazione tra la semantica dei tre verbi e quella del condizionale attenuativo, e per la descrizione del potenziale funzionale delle forme di volere, potere e dovere nel discorso e nell’interazione. L’indagine si basa sull’analisi qualitativa di esempi estratti da corpora dell’italiano parlato (LIP e C-ORAL-ROM).

1. Introduzione funzioni pragmatiche delle forme all’indicativo e al La potenzialità di attivare presupposizioni inerisce ad condizionale (3.4.). unità e strutture linguistiche altamente grammaticalizzate (p.es. l’articolo definito, molti connettori e segnali 2. Punto di partenza: fonte e forza modali discorsivi), ma anche ad unità con un grado meno alto di Il punto di partenza dell’analisi è una descrizione grammaticalizzazione, come p.es. i verbi fasali (p.es. semantica dei verbi modali come predicati che evocano lo cominciare, smettere). Essa fa parte della semantica schema di un rapporto dinamico tra una fonte modale e istruzionale contestualizzante di questi segni linguistici: una situazione p (state of affairs). Si colloca in una permette al parlante1 di proporre la costruzione di uno tradizione descrittiva funzionale-cognitiva (cfr. p.es. sfondo di conoscenze già condivise, istruendo Lyons, 1977; Diewald, 2000; Langacker, 2003) e l’interlocutore a ricostruire questo sfondo mettendo in tipologica (Bybee et al., 1994, Van der Auwera e rapporto il messaggio asserito con informazioni ricavabili Plungian, 1998), e per certi versi è affine alla descrizione dal contesto e con conoscenze che possiede di pouvoir / devoir francesi proposta da Sueur (1979)4. indipendentemente dall’interazione in corso. In questo contributo indagherò la potenzialità di 2.1. Modalità non deittica (a portata ristretta) attivare presupposizioni rispetto ai verbi modali volere, I verbi modali italiani volere, potere e dovere si usano potere e dovere in italiano. Mi focalizzerò sul parlato, spesso (o sempre, nel caso di volere) con portata ristretta discutendo esempi tratti dal corpus LIP (De Mauro et al., su un predicato o una situazione su cui operano per 1993) e dal corpus italiano C-ORAL-ROM (Cresti e esprimere un predicato più complesso / una situazione più Moneglia, 2005). complessa, che fa sempre parte del contenuto I verbi modali fanno parte di un vasto campo lessicale proposizionale dell’enunciato. di predicati e avverbi modali (cfr. Simone e Amacker, All’interno di questa categoria di usi non epistemici, o 1977, e Squartini in stampa sull’italiano antico). La scelta “radicali”, occorre distinguere i casi seguenti, che tratterò dei verbi volere, potere e dovere come oggetto di analisi, in maggior dettaglio nei paragrafi seguenti: lungi dal voler reificare questa triade come categoria grammaticale a se stante, si giustifica per la frequenza dei a) È pertinente il punto di vista di un (potenziale) agente tre verbi nel parlato2 e per il fatto che permettono di (agent-oriented, cfr. Bybee et al. 1994), che può tra illustrare diversi tipi di modalità, fra altro grazie alla l’altro coincidere con la persona del parlante5. Il verbo polisemia di potere e dovere. modale esprime una forza modale che prende la sua Si partirà da una descrizione semantica dei tre verbi origine sia nell’agente (“fonte interna”, 2.1.1.) sia in modali come schemi (o frames) (2.). In un secondo tempo, circostanze esterne (“fonte esterna”, 2.1.2.). si sposterà il focus sulla loro capacità di attivare presupposizioni (3.). Quest’analisi metterà in evidenza un b) Il parlante esprime la possibilità o necessità aletica, aspetto del potenziale funzionale dei verbi modali che 3 senza costruire come pertinente la prospettiva di un finora è stato studiato poco , ma che è cruciale per capire agente (2.1.3.). il loro uso in contesto, in particolare l’interazione con la semantica del condizionale detto attenuativo (3.3.) e le La distinzione tra fonte modale interna ed esterna corrisponde a una distinzione tipologica generale, pertinente anche per altre lingue (Bybee et al., 1994; van der Auwera e Plungian, 1998; ma cfr. già Bech, 1951). 1 Per ragioni di semplicità, si userà il maschile generico al singolare per il riferimento a partecipanti di vario tipo (agente, parlante, interlocutore ecc.). 4 Sueur (1979) usa il termine causatif invece di fonte. 2 Cfr. Tucci (2005) per un’analisi quantitativa dell’occorrenza 5 Si ha allora un tipo di speaker-orientedness (Bybee et al., 1994) dei verbi modali nei corpora C-ORAL-ROM. secondario, risultante dall’interazione tra la semantica lessicale 3 Anche se l’interesse per i verbi modali nelle lingue romanze è del verbo modale e il riferimento alla prima persona, e che costante, cfr. per esempio i volumi curati da van der Auwera e occorre distinguere dal coinvolgimento del parlante costitutivo Dendale (2000) e Dendale (2001). degli usi deittici dei verbi modali (cfr. 2.2.).

351 Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Johanna Miecznikowski

La categorizzazione qui proposta diverge però da una Alla seconda e terza persona invece l’uso di dovere visione dicotomica della modalità non epistemica in come espressione di un bisogno soggettivo è difficilmente quanto dà uno status particolare alla modalità aletica, che accettabile8, a differenza di altri predicati come sentire il è esternal ma non participant-oriented. In ciò l’analisi è bisogno o avere bisogno: affine a quella di Sueur (1979), che distingue tra pouvoir e devoir radicali come prédicats à deux places (equivale a 3a) Sente il bisogno di riposarsi. participant-oriented) e come opérateurs de phrase 3b) *Devebisogno soggettivo riposarsi. (equivale ad aletico).

2.1.2. Modalitàag con fonte modale esterna 2.1.1. Modalitàag (agent-oriented) con fonte modale Si può considerare una forza modale esterna qualsiasi interna circostanza che spinga l’agente centrale verso la Si possono distinguere tre tipi di forze modali con realizzazione di una situazione p (necessità) o che non ci fonte interna: la volontà, la capacità e il bisogno si opponga (possibilità). La circostanza in questione può soggettivo. avere carattere deontico (derivante da norme varie o La modalizzazione volitiva è concettualmente molto autorità personale/istituzionale) o no. vicina all’espressione di un bisogno soggettivo; se ne Quando dovere esprime una necessità non deontica, la distingue per la componente semantica della libera scelta, fonte modale corrisponde a un insieme di premesse che che caratterizza la volontà ma non il bisogno. Nell’ampio includono sia circostanze esterne che scopi dell’agente, e campo semantico della modalità volitiva in italiano, il cioè componenti interne. In (4), per esempio, la necessità verbo volere occupa una posizione centrale, per la sua di prendere un appuntamento deriva dal fatto specifico che frequenza e perché non si usa in altri ambiti modali. Ecco la figlia dell’agente (= parlante) dovrà fare un’ecografia, un primo esempio (r. 7): in combinazione con l’implicito scopo generale dell’agente di aiutarla: 1) (lip ra 9)6 1 C: Barbara sta finendo di leggere il libro 4) le volevo chiedere un’altra cosa giacché sono al 2 B: mh sì telefono io devo prendere un appuntamento per mia 3 C: adesso si sta sbrigando a leggere figlia per un’ecografia pelvica sa mica se la fanno lì 4 B: sì perché io gli ho dato un ultimatum dentro? 5 A: sì infatti (lip fb28) 6 B: per la consegna anche perché 7 io li voglio correggere_ Nell’esempio 5, r. 4, un parlante usa invece dovere per verbalizzare una forza deontica, che lui stesso in quanto Nel caso dei verbi potere e dovere invece, noti esempi autorità esercita sull’interlocutore: di polisemia, l’espressione di una fonte modale interna è solo un uso possibile fra altri. 5) (lip nb37) Il raggio d’uso di potere come espressione della 1 B: a XYZ la lana e il cotone gliela puoi anche capacità è delimitato da quello di sapere (come verbo 2 mandare modale applicato alle facoltà che risultano da un processo 3 A: va bene di apprendimento)7, e compete con predicati modali come 4 B: ma subito gliela devi mandare XYZ p.es. essere capace (nel suo uso personale), essere in 5 A: okay gliela mandiamo subito grado o avere la forza, riuscire. L’uso di dovere relativo a una fonte interna è ancora Quando potere è deontico, esprime il più limitato. È possibile alla prima persona, soprattutto se permesso/l’autorizzazione. Quando evoca circostanze accompagnato da una modalizzazione soggettiva come oggettive, la forza modale è di solito interamente esterna, nell’esempio (2), in cui scegliendo dovere invece di volere diversamente del caso di dovere. Così in (6), è nel titolo del messaggio la parlante sottolinea l’organizzazione dell’edificio in questione, e in particolare l’inevitabilità del suo progetto: il fatto che “ci sono i custodi”, che permettono a F di chiedere giù. 2) devo assolutamente dimagrire... [...] non sono grassa, ma vorrei essere magrissima e vorrei dimagrire almeno 6) (lip na12) 10 chili, [...]. (da un contributo su un forum) 1 C: sa dove si trova la facoltà? 2 F: no eh {13 righe omesse} 3 C: sulla sinistra salendo c’è un ristorante cinese 6 Simboli di trascrizione usati nel LIP: 4 proprio accanto c’è la porta il portone diciamo #, ##, ### pausa breve, media e lunga 5 F: mh mh , , una, due o più parole inintellegibili 6 C: di Scienze Politiche e_ l’ufficio della professoressa sta parola interrotta ricostruita 7 è al primo piano # poi naturalmente può chiedere -pe- parola interrotta non ricostruibile 8 giù ci sono i custodi ciao_ tenuta vocalica in fine di parola [SILENZIO] commento extralinguistico 7 Cfr. anche la teorizzazione dell’opposizione tra potere e sapere 8 Un’eccezione è l’uso in costrutti come dovere fare pipì che proposta da Sbisà (1989). lessicalizzano il carattere interno della fonte modale.

352 I verbi modali volere, potere e dovere come attivatori presupposizionali

2.1.3. Modalità aletica (in senso largo) modals. Il concetto di evidenzialità è inoltre pertinente Userò qui il termine aletico per coprire tutti i tipi di anche per l’uso concessivo di potere (2.2.3.). possibilità / necessità con fonte modale in fatti oggettivi non messi in prospettiva dal punto di vista di un agente. 2.2.1. Usi inferenziali Sia dovere che potere conoscono usi aletici in senso largo, Un primo tipo di operazione pertinente per il accomunati dalla loro genericità in quanto asserzioni o funzionamento deitticio dei verbi modali è la deduzione di domande su “come è fatto il mondo”. una conclusione da un insieme di premesse. Ecco tre Fa parte di questa classe l’uso “sporadico” di potere, esempi, rispettivamente con dovere (12, r.5) e potere (13, (cfr. Kleiber, 1983), che generalizza su quanto può 14): accadere, esprimendo una distribuzione di situazioni sia nel tempo (7) che nello spazio (8) (o in ambedue le 12) (lip fe9) dimensioni): 1 C un’altra vecchissima ascoltatrice 2 A: mamma mia ragazzi ma questo è diventato il è il è 7) un camion può rompersi può capitare che si rompa 3 il ricovero delle voci libere ma chiamiamolo così (lip md12) 4 C: e appunto visto che siamo vecchissime 5 ascoltatrici per forza deve essere un ricovero no? 8) Radio Incontri serve proprio alla alla bisogna delle delle del conforto nel nel fare compagnia a persone 13) dobbiamo stare tutti uniti fratelli uniti salvi perché il che in questo momento possono essere sole e sono nemico sappiamo chi è l’abbiamo individuato gli altri tantissime eh (lip fe15) cercheranno di incunearsi di rompere e sapete qual è_ la via quella di com di comprar qualcuno Potere può inoltre designare un insieme di alternative magari qualcuno può cadere_ in questa trappola che coprono la totalità delle possibilità. In (9) “la legge” convinto di ottener qualcosa (lip md13) come forza modale ammette due soli statuti possibili: 14) invece ci sono delle situazioni storiche_ in cui anche 9) # se # uno di questi immigrati s’iscrive_# in un se questo non è eh consolante da dire non c’è questo comune può scegliere due vie può essere un residente lieto fine_ e quindi ad esempio anche la situazione oppure_ può essere un domiciliato per la legge ci son della_ del Medio Oriente non non può eh avere una due liste (lip md12) soluzione così immediata e così ottimista come eh noi vorremmo spera sperare (lip me8) Potere in questi casi si avvicina a dovere che esprime una necessità analitica come in (10) ed a dovere normativo Questa operazione si distingue dalla generalizzazione “anankastico” (Conte 1995) in (11); in questi casi a aletica espressa ugualmente da dovere e potere (cfr. sopra) fungere da fonte modale è la logica interna in quanto richiede l’applicazione a un caso specifico di rispettivamente di un modello descrittivo e di una una conoscenza di tipo generale – grazie a ulteriori procedura legislativa: premesse che riguardano il caso specifico (cfr. anche “ad esempio” in (14)). Con potere, il caso specifico in 10) quando idealmente il nostro consumatore cammina da questione è spesso una situazione futura (in (13), è il c a b quello che sta facendo è questo che fermo verbo cercheranno che apre un quadro futuro, in (14) restando la sua utilità_ sta sostituendo unità del bene x inferiamo il riferimento futuro sulla base del nostro sapere # con unità del bene y {...} vedete man mano che da enciclopedico). Rispetto agli usi aletici, l’inferenzialità di qui passa sta qui deve per forza diminuire la quantità questi usi implica inoltre una maggiore “soggettivazione” del bene y e aumentare la quantità del bene x # (lip nel senso di una presenza più forte del parlante come fd4) “creatore” dell’informazione, in termini evidenziali. Tuttavia il dinamismo dei verbi modali prende la sua 11) il disegno di legge cioè la proposta di legge che origine non in un atto del parlante. È la logica intrinseca possono fare uno di questi cinque soggetti eh per del ragionamento che ammette o necessita certe essere valida per essere ammissibile eh # deve essere conclusioni, e quindi il parlante subisce questa forza specificata in tutte le sue parti (lip fd2) modale piuttosto che esercitarla9. Questa caratteristica si riflette a livello epistemico: dovere/potere inferenziali non 2.2. Modalità deittica

Parlerò di funzionamento deittico dei verbi modali 9 Gli usi inferenziali corrispondono agli usi dei verbi in inglese dovere e potere quando la forza modale si origina in che Langacker (2003) caratterizza come future-time epistemic un’operazione di concettualizzazione del parlante. Come modals. Langacker (2003: 15) ipotizza: “With future-time sottolineano Tasmowski e Dendale (1994) nella loro modals, the speaker’s mental extrapolation at least pertains to analisi di devoir e pouvoir in francese, le operazioni in how the world out there can be expected to evolve. [...] The questione sono fondamentalmente di tipo evidenziale. conceptualizer’s force-dynamic mental experience can perhaps Questa tesi è pertinente per gli usi epistemici, rispetto ai be taken as an internal representation of the force ascribed to the quali distinguerò ulteriormente fra usi inferenziali (2.2.1.) external flow of events.” È da precisare che il riferimento e usi epistemico-evidenziali (2.2.2.), reinterpretando in temporale può anche essere presente o passato, anche se questi termini evidenziali la distinzione fatta da Langacker casi sono più rari; la situazione p è però comunque posteriore (2003) fra future epistemic modals e present epistemic rispetto a circostanze che sono prese in considerazione nel ragionamento inferenziale in quanto cause pertinenti di p.

353 Johanna Miecznikowski esprimono di per sé un grado di (in)certezza del parlante, di A e B che possono indirizzare la ricerca nella direzione se non grazie ad un implicatura. giusta, ed indizi in documenti scritti, in particolare la Infine, in virtù della salienza di un ragionamento presenza o assenza del nome in un determinato “tabulato” deduttivo che implica il passaggio dal generale allo (r. 7, 13, 14): specifico, il parlante si focalizza su una sola situazione (il caso specifico), di cui valuta la possibilità, impossibilità o 15) (lip na2) necessità. Perciò troviamo dovere e potere affermativi 1 A: e come mai io mi ricordo il nome? # come in (12, 13) e potere negato come in (14), ma anche 2 B: non ti ricordi monsieur [NOME_INCOM- potere in domande aperte (p o non-p?). Non troviamo 3 PRENSIBILE] invece nei corpora esempi chiaramente inferenziali- 4 A: non è in qualche tavola rotonda De la Cruz? deduttivi di dovere negato/interrogativo né di 5 B: De la Cruz De la Cruz lo sai che ci potrebbe essere dovere/potere in domande chiuse, né troviamo insiemi 6 De la Cruz in una tavola rotonda? aperti di conclusioni possibili espresse da potere (p1 o p2 o 7 A: secondo me c’è aspetta fammi prendere prendo un ....?); cioè non troviamo costrutti che esprimono o 8 secondo il tabulato implicano la pertinenza simultanea di più alternative 9 B: deve essere qualcosa su possibili. 10 A: io me lo ricordo # # non può essere in qualche 11 corso? 2.2.2. Usi epistemico-evidenziali 12 B: quale può essere? Un secondo tipo di operazione evidenziale è quella di 13 A: no De la Cruz non ci sta fare un’ipotesi o di aderire ad un’ipotesi. Affine 14 B: non ci sta # e allora vedi all’operazione inferenziale, se ne distingue, in modo più o 15 A: però potrebbe essere in qualche corso_ meno chiaro secondo i casi, per le caratteristiche seguenti: 16 d’aggiornamento [SILENZIO]

ƒ forza modale epistemica: si esprime un grado Una particolarità dell’uso evidenziale di potere (ma maggiore (dovere) o minore (potere) di certezza10; non di dovere) è che serve spesso non solo a formulare ƒ riferimento a una situazione presente; un’ipotesi, ma anche ad aderire a un’ipotesi ƒ back-grounding di eventuali premesse generali e del dell’interlocutore. Potere funziona così in costrutti con ragionamento deduttivo; riferimento presente come può essere, può darsi, ma ƒ fore-grounding di premesse specifiche che assumono il anche p.es. puoi aver ragione, che possono costituire un valore di evidenze; turno intero. ƒ presa in considerazione simultanea di più alternative In questo caso, agli argomenti evocati possibili11; dall’interlocutore in favore della sua ipotesi, che il ƒ impossibilità di focalizzare il verbo modale stesso (sia parlante riconosce come pertinenti, si associa la stessa tramite la negazione che tramite accentuazione o testimonianza dell’interlocutore come possibile elemento avverbi); evidenziale. ƒ frequenza di costrutti impersonali (può darsi, può essere, cfr. Rocci in stampa). 2.2.3. Potere concessivo Queste caratteristiche sono illustrate dall’esempio (15), Lo slittamento semantico-pragmatico dall’espressione in cui A e B cercano di verificare se un nome dato (De la epistemica della possibilità alla concessione corrisponde a Cruz) corrisponde a una persona a cui hanno già una tendenza generale, che in italiano si osserva anche nel indirizzato una lettera nel passato. Nel passo citato, A e B caso del futuro (cfr. p.es. Berretta 1997). ipotizzano l’appartenenza – presente e non futura – di Anche nel caso di potere, è plausibile supporre che la questa persona a diverse categorie. Usano fra altro dovere funzione concessiva del verbo si sia sviluppata a partire (r. 9), potere all’indicativo in strutture interrogative dell’uso epistemico-evidenziale (con cui condivide le impossibili con potere inferenziale-deduttivo (r. 10, 12) e caratteristiche azionali e il riferimento non futuro), e in potere al condizionale (r. 5, 15). particolare sulla base della sua variante reattiva: Le premesse generali necessarie ad inferire le ipotesi in questione sono conoscenze di A e B sull’insieme delle ƒ il dinamismo del verbo modale si sposta al livello categorie possibili (tavola rotonda, corso, corso di argomentativo (la fonte modale è un atto di aggiornamento...n) e la premessa che, se uno si ricorda un ammissione da parte del parlante); nome, deve averlo già sentito/letto. Per risolvere il problema specifico, sono però pertinenti soprattutto ƒ la base evidenziale pertinente è un’opinione altrui, sia evidenze specifiche: il fatto stesso che effettivamente A si come testimonianza effettivamente avvenuta, sia come ricorda il nome De la Cruz (r. 1, 10), altri ricordi specifici punto di vista virtuale invocato tramite una strategia polifonica; 10 Rispetto ai present-time modals, Langacker (2003: 15) osserva: “The conceptualizer’s mental extrapolation does not ƒ ne consegue un effetto di distanziamento che favorisce pertain to how the world might evolve [...].The only thing un’interpretazione concessiva (il parlante ammette p conceived as evolving is what the speaker supposedly knows, i.e. ma lo considera come non pertinente per la sua reality as a mental construct. The modal force inherent in its opinione). evolution is therefore subjective in the extreme.” Si consideri l’esempio seguente: 11 Sueur (1979) parla, per pouvoir e devoir epistemici, di eventualità e non-esclusività.

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16) allora domanda caro assessore ai trasporti # il governo degli eventi in modo da realizzare p”; e perciò è tra l’altro può essere fetente di buona donna può essere questo pienamente adatto per esprimere la motivazione di un atto può essere altro noi ti di vi diciamo ma voi a (dato un ultimatum, r. 4) che è un passo concreto verso la livello regionale che avete fatto? # (lip nc4) realizzazione di p. Tali presupposizioni persistono anche nel caso di volere negato; p.es. in (17), l’enunciato non In (16), il potenziale polifonico di potere è rafforzato voglio parla’ sempre io non implica che per il parlante sia da indizi lessicali di polifonia e dal contrasto con il impossibile parlare sempre lui, anzi conferma questo performativo noi ti diciamo vi diciamo; la bassa diritto o stato di cose: pertinenza delle affermazioni riferite è sottolineata dalla loro concezione come insieme aperto (può essere questo 17) io me fermerei qua nel senso che_ per discutere può essere quest’altro); l’enunciato contenente potere è non voglio parla’ sempre io quindi laddove non so’ inserita in una configurazione concessiva tipica stato chiaro e sicuramente non lo so’ stato_ fate # delle (concessione anteposta > argomento contrario), esplicitato domande (lip rc 4). inoltre da ma. 3.2.2. Potere con fonte modale esterna oggettiva 3. I verbi modali come attivatori Come volere, e diversamente da poterecapacità, potereag presupposizionali con fonte esterna oggettiva si inserisce in una logica di preparativi all’azione, focalizzandone però aspetti diversi: 3.1. Componenti semantiche di volere, potere e serve ad asserire l’assenza o la presenza di ostacoli per la dovere oltre la forza e fonte modale realizzazione di p, presupponendo che l’agente sta prendendo in considerazione di realizzare p. Nella discussione che precede si è messo l’accento sul Se p è un’opzione sulla quale il parlante si focalizza concetto di forza e di fonte modale, in quanto categorie senza costruire un insieme aperto di opzioni alternative – analitiche che permettono di distinguere diverse accezioni il che è il caso con potere affermativo focalizzato, nei dei verbi modali volere, potere e dovere. Allo stesso contesti negativi e nelle domande aperte –, questa tempo si è accennato ad altre componenti semantiche, che presupposizione concerne direttamente p. (18) p.es. in alcuni usi si combinano con la forza modale per presuppone che l’agente stia prendendo in considerazione definire un significato più complesso. Negli usi non di pagare quest’avvocato (per poter usufruire dei suoi deittici tali componenti sono legate alla presenza di un servizi): agente o potenziale agente – sottolineando l’importanza della distinzione tra modalitàag e modalità aletica- 18) m’ha detto che_ chiaramente non lavorando non può generalizzante. Negli usi deittici di potere e dovere sono pagare quest’avvocato (lip nb52) legate ai complessi percorsi evidenziali espressi da quei verbi. Se p è un’opzione fra altre possibili (in molti contesti In questa sezione approfondirò questo aspetto, affermativi e nelle domande chiuse), la presupposizione si sostenendo che le componenti semantiche in questione estende a uno scopo dell’agente con cui p è compatibile. sono dell’ordine della presupposizione. A livello Ciò è il caso in (6), dove può chiedere giù presuppone che semantico-lessicale, costituiscono lo sfondo sul quale si F sia disposto/a a chiedere giù perché serve un suo esercita un dato tipo di forza modale. A livello specifico scopo (all’occorrenza, trovare un certo ufficio). dell’enunciato, contribuiscono ad attivare significati non Mentre in questi casi potere presuppone l’esistenza di asseriti ma presupposti (3.2.), interagendo in modo un tale scopo, dovere con fonte esterna oggettiva invece la sistematico con la scelta del modo (indicativo vs. asserisce e non funge da attivatore presupposizionale: gli condizionale attenuativo, 3.3.) scopi dell’agente fanno parte dell’insieme di premesse che lo costringono a realizzare p. Ciò si riflette anche nel fatto 3.2. Attivazione di presupposizioni che sono nella portata dell’interrogazione/ negazione, come altre componenti della fonte modale: 3.2.1. Modalitàag con fonte interna: volere Come si è visto, volere si distingue da dovere (ma 19) Devi già andare? (“c’è un qualsiasi motivo che di anche da potere) come espressione di una fonte modale costringa ad andartene già?”) interna per il fatto che implica la possibilità di scegliere. 20) Non devo ancora andare (“non c’è nessun motivo...”). Questo tratto rende volere più complesso di poterecapacità e doverebisogno soggettivo, non solo a livello di ciò che è asserito, 3.2.3. Modalitàag con fonte esterna deontica ma anche a livello presupposizionale. L’idea di una scelta Rispetto agli schemi evocati dai verbi modali discussi intenzionale è infatti pienamente significativa solo se la nelle sezioni precedenti, la costruzione di una fonte situazione voluta p è in qualche modo alla portata modale deontica implica due differenze. Da un lato, dell’agente. Di conseguenza, volere presuppone l’esistenza della fonte modale stessa è presupposta. regolarmente che l’agente ritiene p possibile ed Quando dovere è deontico, la fonte modale tende perciò a appartenente al suo raggio di influenza, un atteggiamento non essere nella portata dell’interrogazione e della al quale aderisce di solito anche il parlante (ma cfr. 3.3.). negazione: Così li voglio correggere in (1, r. 7) presuppone “è 21) Vedo che tua mamma ti sta facendo dei segni. possibile che p (cioè che io faccia in tempo per a) Devi già andare? (“Lei ti obbliga già ad andare?”) correggerli)” e “io sono in grado di influenzare il corso

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b) Ma non devi ancora andare, vero? (“Lei non ti osservati in questo ambito e gli effetti del condizionale nel obbliga ancora ad andare, vero?”) caso di altre accezioni dei verbi modali. In altre sedi (cfr. Miecznikowski e Bazzanella, in Questo fatto è legato ad un altro, e cioè che l’agente stampa; Miecznikowski in stampa b), il condizionale non è l’iniziatore principale del piano di azione che lo attenuativo (condatt) è stato analizzato come un marker coinvolge. I suoi scopi sono perciò a priori meno rilevanti modale che agisce sul piano presupposizionale. Dati certi che non negli usi con fonte modale oggettiva, e diventa presupposti attivati dal suo contesto, sia dal verbo, sia da invece pertinente il suo rapporto con l’istanza deontica, in un costrutto più complesso, sia da un determinato tipo di particolare la sua disposizione a piegarsi alla forza modale atto linguistico, il condatt costruisce questi presupposti esercitata su di lui. Questo spostamento è completo con come non-fattuali, mentre l’indicativo li costruisce come dovere deontico, sia affermativo (cfr. ex. 5, r. 4) che fattuali. Se si accetta quest’analisi e si prende in negato, che rende irrilevante qualsiasi iniziativa considerazione il potenziale dei verbi modali di attivare dell’agente. Nel caso del permesso o non-permesso presupposizioni, è possibile spiegare in modo sistematico espresso da potere, invece, la presupposizione di un l’alternanza indicativo-condizionale nell’uso dei verbi rapporto di forza tra l’agente e l’istanza deontica tende a modali. In primo luogo, diventa chiaro perché il condatt è sovrapporsi a quella di un suo desiderio di p. agrammaticale con certi usi dei verbi modali, e cioè con quelli non presupposizionali: non forniscono il repère 3.2.4. Usi aletici e deittici di dovere / potere necessario per licenziare il condatt: Gli usi aletici non implicano presupposizioni, tranne una presupposizione pragmatica molto generale che 22) *Dovreibisogno soggettivo / att riposarmi. condividono con tutti gli enunciati generalizzanti, e cioè 23) *Ti dovreinecessità non deontica / att fare la puntura adesso – che il parlante possegga le conoscenze necessarie per ma non aver paura! concettualizzare un tipo di situazione nella totalità delle 24) *Lui potrebbecapacità / att piegare i cucchiai. sue occorrenze. 25) *Un camion potrebbealetico / att rompersi. La situazione è diversa per dovere e potere negl usi inferenziali-deduttivi. La struttura dello schema semantico (22) e (23) sono accettabili solo se il condatt può essere evocato da questi usi assomiglia ad una configurazione interpretato come mezzo per attenuare una richiesta (26, deontica in quanto il parlante, come l’agente in 27)12: quest’ultima, subisce una forza modale piuttosto che 26) [Scusa, dovrei riposarmi un attimo]att esercitarla. Questa somiglianza si ripercuote sul piano 27) [Ti dovrei fare la puntura adesso.]att Sei pronta? presupposizionale. Gli usi inferenziali presuppongono sia l’esistenza di premesse che la disposizione del parlante a Con le accezioni che lo ammettono, poi, il condatt cedere alla forza del ragionamento che costituisce la forza modale, accettando la verità delle premesse e quindi la ƒ non attenua direttamente la forza modale espressa, ma validità della conclusione. agisce sulle presupposizioni; Quando potere / dovere esprimono un’ipotesi, il ruolo ƒ è bloccato in contesti che implicano la fattualità delle degli elementi evidenziali è ridotto a quello di indizi senza presupposizioni in questione. forza persuasiva intrinseca. È sempre pertinente, però, la presupposizione della loro esistenza. Ciò vale anche per Con volere, il condatt mette in dubbio la possibilità di p l’uso concessivo di potere, che presuppone la presa in in quanto opzione di azione dell’agente: considerazione, da parte del parlante, di un’opinione divergente. 28) tant’è che ci sono molte molte_ richieste eh a Milano ma anche altrove di_ di appunto superfici superiori ma 3.3. Il ruolo del condizionale attenuativo non vengono accolte il che significa che l’ambulante che vorrebbe essere in regola con la legge_ è L’analisi proposta qui sopra permette di affrontare in una nuova prospettiva un aspetto problematico dell’uso obbligato a essere contro la legge (lip mc10), dei verbi modali, e cioè l’interazione della loro semantica eventualmente dissociando il punto di vista del con quella del condizionale nel suo uso detto attenuativo. L’uso attenuativo del condizionale è non temporale, parlante da quello dell’agente, come in (29), dove il non citazionale e non ipotetico in senso stretto, per cui a parlante insinua che l’interlocutrice possa non essere in grado di dimostrare niente con la sua tesi (questo): livello vero-condizionale è spesso equivalente all’indicativo (cfr. l’argomentazione per il francese in Haillet, 2002, che può valere anche per l’italiano). Questo 29) no ma non capisco a che fine appunto cioè che cosa vorrebbe dimostrare poi con questo? (lip na12) uso del condizionale è frequentissimo con i verbi modali, e più generalmente con predicati modali a loro affini. È un fatto conosciuto che interagisce in modo complesso con la Quando potere rinvia a una fonte esterna non deontica, il cond costruisce come non-fattuale (possibile o contra- semantica delle accezioni epistemiche di potere e dovere, att usi in cui non si limita ad “attenuare” la forza illocutiva fattuale) il fatto che l’agente prenda in considerazione p degli atti di linguaggio espressi (cfr. Tasmowski e

Dendale, 1994 e Kronning, 1996 per il francese, Squartini, 12 2001 per l’ambito romanzo). Tuttavia è ancora poco La richiesta è un atto che ammette la modalizzazione tramite il chiaro quale sia il rapporto sistematico tra i meccanismi condatt in una serie di costrutti diversi, indipendentemente dalla semantica del verbo (“Mi passeresti il sale?”, “Io ora andrei”).

356 I verbi modali volere, potere e dovere come attivatori presupposizionali come opzione. Così in (30) è asserita da qualche dispositivo tecnico, sottolineandone il carattere contemporaneamente una possibilità p e la riluttanza “di seconda mano” o persino “di terza mano”, che dell’agente implicato di realizzarla (non vogliono). In aumenta la probabilità di errori nell’interpretarle (cfr. r. questa configurazione contestuale può non sarebbe 5): appropriato: 34) (lip mc9) 30) vi sono padiglioni dove ci potrebbe stare la provincia 1 A: senti ti devo lasciare perché ho un collegamento # con tutte le sezioni della provincia ma non vogliono 2 C: ciao ciao che la provincia si trasferisca (lip fc4) 3 A: credo da Roma grazie comunque di essere 4 intervenuto e eh dovrebbe essere da Roma Quando è evocata una fonte deontica, il condatt mette 5 se non sbaglio da eh pronto? in questione la disponibilità dell’agente a fare ciò che 6 D: sì pronto l’istanza deontica esige da lui: 7 A: chiami da Roma? 8 D: sì chiamo da Roma 31) ovviamente si dovre per prima cosa togliere gli agenti inquinanti mh dovremmo evitare_ di eh Se a prima vista un funzionamento simile sembra sporcare la lattuga dopo l’abbiamo raccolta è molto possibile anche con l’uso di potere concessivo, è però difficile (lip mc10), bloccato, probabilmente perché l’incertezza che implica entra in conflitto con la strategia argomentativa Nel contesto inferenziale, il condatt esprime il dubbio concessiva: del parlante quanto alle premesse dell’inferenza ed è spesso compatibile con l’aggiunta di teoricamente. Con 35) *il governo potrebbe essere fetente [ecc., cfr. (16)]. dovere, si evoca un ragionamento deduttivo su basi incerte: 3.4. Funzioni pragmatiche dei verbi modali all’indicativo e al condizionale (modalitàag) 13 32) (C-ORAL-ROM imeds01) L’attivazione di presupposizioni arricchisce lo sfondo 1 A: ecco / e di teste / ne sono venute davvero fuori altre conversazionale di proposizioni presentate come già 2 // nel novantuno / sono + condivise e contribuisce in tal modo al funzionamento 3 B: sei / in tutto // pragmatico e ideologico (Sbisà, 1999) del discorso. In 4 A: altre // quanto attivatori presupposizionali anche i verbi modali 5 C: essere di più // per diventano una risorsa pragmatica, funzionale a vari livelli. 6 ché queste [/] queste seconde teste / dovrebbero Gli usi agent-oriented sono di particolare interesse a 7 essere cinque // oramai siamo all’inflazione // questo riguardo. L’agente implicato coincide spesso – almeno nel parlato – con un partecipante all’interazione. Nel caso di potere, il condatt tende a dubitare del fatto In questo caso, i verbi modali permettono al parlante di che sia davvero possibile applicare conoscenze generali al attribuire implicitamente, a sé stesso o all’interlocutore, caso specifico in considerazione; esprime sempre potenzialità di azione (volere), intenzioni (potere) o incertezza ed è incompatibile con potere inferenziale restrizioni del raggio di azione (dovere deontico). negato (cfr. l’es.14). Se costruiamo (33) a partire da (13), Tali presupposizioni, o presupposizioni non fattuali dov’è pertinente una conoscenza generale del tipo (nel caso del condatt), sono funzionali sia alla “quando tentano di comprare qualcuno, ci riescono spesso strutturazione del discorso e dell’interazione, sia a livello perché molte persone desiderano ottenere qualcosa”: interpersonale. A livello dell’organizzazione del discorso i verbi modali come attivatori presupposizionali diventano 33) magari qualcuno potrebbe cadere in questa trappola, funzionali grazie al potenziale anaforico delle presupposizioni in genere (cfr. van der Sandt 1989). il condizionale indebolisce la pertinenza di questa All’indicativo comportano in effetti l’istruzione di cercare esperienza generale: forse non è applicabile nel caso dei “antecedenti” cotestuali che corrispondano alla membri del partito in questione, o forse, se cadranno nella presupposizione attivata. Questo potenziale si manifesta a trappola, sarà per motivi personali sconosciuti. livello sequenziale, in particolare, in quanto gli Nelle ipotesi espresse con dovere e potere, il condatt “antecedenti” possono essere illocuzioni espresse nel segnala la debolezza degli indizi disponibili. È contesto sequenziale precedente che armonizzano con la compatibile solo con l’evidenza indiretta, cioè né presupposizione attivata. Così le forme all’indicativo percettiva né “provata”, ovvero immaginata con un certo rafforzano la coesione interna di più enunciati dello stesso coinvolgimento emozionale (*per lei dovrebbe essere uno parlante, ma anche la rilevanza condizionale (Schegloff shock terribile”). In (15), r. 5, 15, implica la vaghezza dei 1972) rispetto a un turno precedente dell’interlocutore. Le ricordi dei partecipanti e l’assenza di indizi palpabili nella forme al condatt invece sospendono questo meccanismo e documentazione. In (34), dovrebbeatt rinvia ad sono spesso usate in apertura di sequenza, per cambiare informazioni fornite al parlante dai suoi collaboratori e/o topic o prospettiva, o per segnalare il carattere dispreferito di un atto (cfr. Miecznikowski e Bazzanella, in stampa,

13 Miecznikowski, in stampa a). Trascrizione semplificata. Convenzioni di trascrizione: Quando il co-testo non fornisce “antecedenti” / = fine di unità prosodica; // = fine di enunciato; + = intonazione plausibili, le presupposizioni attivate dai verbi modali, sospensiva; <> = sovrapposizione.

357 Johanna Miecznikowski come altre presupposizioni, possono essere accomodated, I tre verbi trattati si inseriscono in un campo lessicale cioè il parlante invita l’interlocutore ad aggiungerle a un molto ricco e hanno numerosi sinonimi parziali. I risultati fondo di conoscenze già condivise. Diventano allora dell’analisi invitano così a riconsiderare, in una risorse per costruire in un certo modo l’immagine del prospettiva non solo semantica ma anche interazionista, il parlante e dell’interlocutore e il rapporto fra di loro. potenziale funzionale di altri predicati modali, in A parte le ovvie funzioni di dovere deontico su questo particolare nell’ambito della modalità non deittica. piano (p.es (5)), si è visto l’uso di (non) volere p alla prima persona dell’indicativo (p.s. non voglio parla’ 5. Riferimenti sempre io, es. 17), che attribuisce al parlante il potere di Bech, G. (1951). Grundzüge der semantischen realizzare p, implicando fra altro la non-opposizione Entwicklungsgeschichte der hochdeutschen dell’interlocutore. (Non) voglio contrasta in ciò con (non) Modalverben. Kopenhagen: Munksgaard. vorrei, che allude spesso cortesemente al potere di veto Berretta, M. (1997). Sul futuro concessivo: riflessioni su dell’interlocutore circa la realizzazione di p. un cas (dubbio) di degrammaticalizzazione. Linguistica Inversamente, vorresti/vorrebbe, alla seconda persona, e Filologia, 5, pp. 7-40. può essere usato per attribuire all’interlocutore un potere Bertinetto, P.M. (1979). Alcune ipotesi sul nostro futuro ridotto, come illustra la domanda scettica rivolta da un(a) (con osservazioni su potere e dovere). Rivista di docente ad una studentessa nell’esempio 29 (che cosa Grammatica Generativa, 4, 1-2, pp. 77-138 vorrebbe dimostrare poi con questo). Boissel, P., Darbord, B., Devarrieux, J., Fuchs, C., Potere, infine, ha interessanti funzioni manipolative Garnier, G. e Guimier, C. (1989). Paramètres quando è usato con riferimento all’interlocutore. In (36), énonciatifs et interprétations de pouvoir. Langue per esempio, un venditore o una venditrice, usando può, Française, 84, pp. 24-69. presuppone che la sua cliente è interessata a usare una Bybee, J., Perkins, R. e Pagliuca, W. (1994). The borsa (il secchiello) per metterci dei libri (una Evolution of Grammar. Tense, Aspect and modality in presupposizione rafforzata dall’avverbio tranquillamente): the languages of the world. Chicago: The University of Chicago Press. 36) questo è un secchiello che lo compra ora lo porta pe’ Conte, M.-E. (1995). Epistemico, deontico, anankastico. anni anni e anni e rimane sempre lo stesso non ci so’ In A. Giacalone Ramat e G. Crocco-Galèas (a cura di), problemi lo compra ora le dura ne il tempo proprio le Dalla pragmatica alla sintassi. Modalità e modi dura pe’ anni può metterci i libri dentro nell’acquisizione di seconde lingue. Tübingen: Gunter tranquillamente_ (lip fe5) Narr, pp. 309-316. Cresti, E. e Moneglia, M. (2005). C-ORAL-ROM Il/la parlante implica fra altro che lui/lei conosce le Integrated reference corpora for spoken languages. intenzioni dei clienti senza che loro le esprimano, e Amsterdam: John Benjamins. costruisce in tal modo un rapporto di intimità. Potere alla De Mauro, T., Mancini F., Vedovelli M. e Voghera, M. seconda e terza persona del condatt, in contrasto, allude (1993). Lessico di frequenza dell’italiano parlato-LIP. all’ignoranza del parlante circa le intenzioni degli Milano: EtasLibri. interlocutori; viene perciò usato spesso in consigli o Dendale, P. (a cura di) (2001). Les verbes modaux. proposte cortesi, proiettando la possibilità di un rifiuto da Amsterdam: Rodopi. parte dell’interlocutore (Miecznikowski, in stampa b). Diewald, G. (2000). A Basic Semantic Template for Lexical and Grammaticalized Uses of the German 4. Conclusione Modals. In J. van der Auwera e P. Dendale (a cura di), In questo contributo i significati dei verbi modali Modal Verbs in Germaic and Romance Languages. volere, potere e dovere sono stati descritti come frames Belgian Journal of Linguistics 14, pp. 43-62. che oltre ad una componente basica – la fonte modale – Kleiber, G. (1983). L’emploi sporadique du verbe possono includere altre componenti che nell’uso dei verbi “pouvoir”. In J. David e G. Kleiber (a cura di), La si manifestano come presupposizioni. notion sémantico-logique de modalité. Paris: La presa in considerazione di componenti di sfondo, Klincksieck, pp. 183-203. che fungono come attivatori presupposizionali, si è Kronning, H. (1996). Modalité, cognition et polysémie: rivelata utile per la descrizione semantica-lessicale dei tre sémantique du verbe modal ‘devoir’. Studia Romanica verbi, in quanto chiarisce la distinzione tra i diversi Upsaliensia, 54, Uppsala. significati a livello delle singole accezioni e mette in luce i Langacker, R. (2003). Extreme subjectification. English loro vari gradi di complessità. Oltre a ciò, questo tipo di tense and modals. In H. Cuyckens et al. (a cura di), approccio rende possibile una descrizione unificata delle Motivation in Language. Studies in Honour of Günter forme dei verbi modali al condizionale attenuativo, Radden. Amsterdam/Philadelphia: John Benjamins, pp. frequenti nel parlato ma grammaticali solo con alcune 3-26. accezioni dei verbi. Infine, apre la strada ad un’analisi Lyons, J. (1977). Semantics. Cambridge: Cambridge pragmatica dell’uso dei verbi modali in una prospettiva University Press. nuova, che qui si è solo abbozzata, sia sui piani tematico e Miecznikowski, J. (in stampa a). Modality and sequenziale che sul piano interpersonale in senso ampio, conversational structure in French. In L.N. Berlin (a incluse strategie di cortesia e strategie manipolative ed cura di), Proceedings of the IADA conference ideologiche. “Theoretical Approaches to Dialogue Analysis”, Chicago, 30/3 – 3/4/2004.

358 I verbi modali volere, potere e dovere come attivatori presupposizionali

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 361-365

Analizzando analizzare. Eterogeneità dei verbi in –izzare*

Ignazio Mauro Mirto

Università di Palermo

Abstract I verbi derivati con –izzare non sono così omogenei come la denominazione di causativi ad essi attribuita lascerebbe pensare. Strumento utile a mostrarne l’eterogeneità, anche del preponderante sottoinsieme di transitivi, è una parafrasi in cui la base del verbo derivato è condivisa da un elemento predicativo dell’altra proposizione. Con tale parafrasi si individuano, anche tra gli intransitivi, alcuni sottoinsiemi, due dei quali costituiscono l’oggetto del presente lavoro. Il primo comprende verbi come sterilizzare e presenta parafrasi come L’infermiere sterilizzò l’ago ļ L’infermiere rese l’ago sterile. Il secondo conta verbi come analizzare e dà luogo a parafrasi come I tecnici analizzarono la situazione ļ I tecnici fecero un’analisi della situazione. Nel primo schema parafrastico, alla proposizione con verbo derivato in –izzare corrisponde un costrutto con small clause, mentre nel secondo corrisponde un costrutto a verbo supporto. Sia nel primo schema che nel secondo si rinvengono verbi in –izzare che rientrano in costrutti transitivi e inergativi. L’esiguo numero di verbi compatibili con il costrutto inaccusativo non rientra in nessuno dei due schemi.

1. Introduzione Le proposizioni in (2a) e (2b), tuttavia, mostrano che In italiano sono numerosi i verbi formati con il non tutti i verbi in –izzare si comportano secondo lo suffisso derivazionale –izz–, alquanto produttivo (cfr. schema parafrastico 1: Grossmann e Rainer, 2004: 450-452; Lo Duca, 1992; Schwarze, 1995: 564-566; Serianni, 1988: 650). La (2a) La popolazione economizzò l’acqua. proposizione (1a) illustra un caso: (2b) La popolazione rese l’acqua economica.

(1a) L’infermiere sterilizzò l’ago. La proposizione (2a) è strutturalmente identica a quella in (1a): infatti il verbo in –izzare, parallelamente a Con proposizioni formate a partire da tali verbi è quanto accade in (1a), aggrega due argomenti, soggetto e talvolta possibile costruire parafrasi come quella in (1b): oggetto diretto. Come nello schema parafrastico 1, tali argomenti si trovano anche in (2b) con identiche relazioni (1b) L’infermiere rese l’ago sterile. grammaticali, ma la proposizione così formata non è una parafrasi della proposizione con –izzare. L’etichetta di Si produce così una coppia di proposizioni che ‘verbo causativo’, applicabile senza difficoltà a intrattengono una relazione parafrastica caratterizzata sterilizzare non può allora essere estesa ad un verbo come dalla condivisione di alcuni elementi di natura lessicale:1 economizzare. Tra i verbi in –izzare reperibili in dizionari infermiere e ago, ma anche steril-, che costituisce la base come il DISC di Sabatini e Coletti (1997), che ne elenca circa 650, o come DM 2000, che di verbi così ne contiene di due predicati: in (1a) è la base di un verbo, mentre in 2 (1b) quella di un aggettivo. un numero pressoché identico, se ne trovano parecchi In (1a), il predicato sterilizzare, transitivo, aggrega due che, rientrando nello schema parafrastico 1, possono argomenti, soggetto e oggetto diretto, che nella essere definiti causativi. Si tratta del sottoinsieme più proposizione (1b) hanno identiche funzioni grammaticali: numeroso. Si trova però una quantità di verbi in –izzare, il sintagma nominale l’infermiere è anche in questo caso ad es. anestetizzare, con i quali si formano proposizioni soggetto e il sintagma l’ago è oggetto diretto, anche se di che, come (3a) e (3b) illustrano, non possono essere una proposizione più complessa, con small clause (cfr. parafrasate come (1a) e (1b), ma che tuttavia consentono un altro tipo di parafrasi, illustrato con la coppia (3a) e Neeleman, 1994), il cui predicato verbale è rendere. È 3 possibile individuare numerose coppie di proposizioni (3c) e qui denominato schema parafrastico 2: formalmente e semanticamente così correlate, qui (3a) Il medico anestetizzò il paziente. denominate schema parafrastico 1. 4 È questo verosimilmente il motivo per cui il suffisso – (3b) ?*Il medico rese il paziente anestetico. izzare è stato descritto come avente la funzione di formare (3c) Il medico fece un’anestesia al paziente. verbi denominati ‘causativi’ (cfr. Serianni, 1988) o ‘fattitivi’ (cfr. la voce –izzare ne Il dizionario della lingua 2 Il Gradit ne elenca 955, cfr. De Mauro, 2005: 152. italiana di De Mauro, d’ora in avanti DM 2000). 3 I due schemi parafrastici non dipendono dalla presenza di un verbo in –izzare. Si trovano, ad esempio, coppie di proposizioni rientranti nello schema 1 come Il Governo legittimò l’uso Il * Nunzio La Fauci, Heike Necker, Silvia Pieroni e Liana Tronci ļ Governo rese l’uso legittimo, così come nello schema 2: Il hanno commentato versioni precedenti di questo lavoro. Li si medico rimproverò il paziente Il medico fece un rimprovero cita non per impegnarli come responsabili dei punti di vista che ļ al paziente. Si individuano inoltre verbi, ad esempio si sono espressi, ma solo come destinatari dei ringraziamenti automatizzare, con i quali si producono coppie di proposizioni in dell’autore. entrambi gli schemi: I tecnici automatizzarono l’impianto, I 1 Sulla parafrasi con condivisione di materiale lessicale nella tecnici resero l’impianto automatico, I tecnici fecero coppia di proposizioni (per es. Ugo fa il pedante ļ Ugo l’automazione (o automatizzazione) dell’impianto. pedanteggia), v. il recente La Fauci, 2006. 4 Anche la proposizione Il medico rese il paziente anestetizzato, con participio passato di anestetizzare, risulta poco naturale.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Ignazio Mauro Mirto

Rispetto allo schema parafrastico 1, lo schema 2 sintatticamente legittimato da sterile, aggettivo che nella presenta alcune analogie e almeno un paio di rilevanti struttura svolge dunque una funzione predicativa e dà differenze. La prima analogia riguarda la condivisione di origine a quella ‘piccola proposizione’ con la quale si un numero di elementi lessicali identico a quello dello denomina il costrutto. schema parafrastico 1. Le proposizioni (3a) e (3c) Se ora si considera lo schema parafrastico 2, si condividono medico, paziente e il morfema che fa da base osserverà che in (3c) il morfema lessicale in anestesia è ad anestetizzare e anestesia.5 Un’altra analogia con lo parte di un sintagma nominale che in apparenza svolge schema parafrastico 1 ha a che vedere con il ruolo una funzione esclusivamente argomentale, diversamente sintattico del SN che fa da soggetto del verbo in –izzare, da quanto accade nello schema 1. Tale distanza tra i due che nella parafrasi intrattiene identica relazione schemi è però solo apparente. A cominciare almeno dalle grammaticale. Quanto alle differenze, si osservi dapprima ricerche che Maurice Gross svolse negli anni ‘70, si sa che che nello schema parafrastico 1 il verbo in –izzare è in proposizioni come (3c), come si è già avuto modo di genere morfologicamente correlato con un aggettivo (per ricordare, sono esempi di costrutti a verbo supporto, es. sterilizzare/sterile), mentre nello schema parafrastico 2 ampiamente analizzati all’interno del quadro teorico del tale correlazione morfologica coinvolge necessariamente Lessico-Grammatica (cfr. Gross, 1981; Giry-Schneider, un sostantivo (anestetizzare / anestesia). La seconda 1978). Nell’analisi proposta in La Fauci e Mirto (2003) il differenza riguarda il SN che fa da oggetto diretto del verbo supporto non assegna nessun nuovo ruolo sintattico verbo in –izzare. Nella parafrasi tale SN si trova a coprire e dunque nessun nuovo ruolo tematico (si veda, tuttavia, una funzione sintattica diversa, segnalata da un sintagma Gross, 1998). In altri termini, in questi costrutti il verbo preposizionale. Con lo strumento della parafrasi, questo fare funziona essenzialmente da stampella grammaticale lavoro, di natura esclusivamente sincronica, indaga (è un ausiliare). È il sostantivo anestesia ad assegnare l’insieme di verbi in –izzare che rientra nello schema ruoli sintattici e tematici agli argomenti6 e ad essere allora parafrastico 2, schema in cui la controparte è costituita da analizzato come nome predicativo.7 In italiano, come in un tipo proposizionale che nella letteratura prende il nome molte altre lingue, una frase finita necessita di manifestare di costrutto con verbo supporto (cfr. Gross, 1981) o con l’accordo in persona e numero tra soggetto e predicato. verbo leggero (Light Verb Construction, cfr. Cattell, Poiché un sostantivo non è compatibile con tale 1984). morfologia, si fa ricorso ad un verbo, che consente di verificare l’accordo con il soggetto, ma senza autorizzare 2. Una diversità solo apparente tra i due alcun argomento. schemi parafrastici 3. Il SN obliquo nel costrutto a verbo Predicato verbale Predicato nominale supporto anastomizzare fare un’/ l’ anastomosi Nel lessico della chirurgia, è possibile rintracciare gonadectomizzare fare una/la gonadectomia coppie di espressioni collegabili con lo schema laringectomizzare fare una/la laringectomia parafrastico 2, come si mostra nella Tab. 1.8 lobotomizzare fare una/la lobotomia In tali casi, il costituente che nel costrutto con verbo derivato si presenta come oggetto diretto (ad esempio il mastectomizzare fare una/la mastectomia paziente nella proposizione Il chirurgo tracheotomizzò il ovariectomizzare fare un’/l’ ovariectomia paziente) intrattiene regolarmente la relazione tracheotomizzare fare una/la tracheotomia grammaticale di oggetto indiretto nella parafrasi con vasectomizzare fare una/la vasectomia verbo supporto (Il chirurgo fece una tracheotomia al Si consideri il sintagma aggettivale o nominale che paziente), così come accade anche in (3c). negli schemi condivide la base del verbo in –izzare. Rispetto alla funzione argomentale o predicativa di tale Tabella 1: Esempi di schema parafrastico 2 sintagma, gli schemi sotto osservazione potrebbero apparire opposti. Nel caso illustrato in (1a) e (1b), e Al SN che nella proposizione con verbo derivato copre quindi con lo schema parafrastico 1, la base, il morfema la relazione grammaticale di oggetto diretto può anche steril-, si presenta in (1b) come parte di un aggettivo. La natura predicativa degli aggettivi è nota: essi autorizzano 6 Non ci si occuperà in questa sede della complessa questione del almeno un argomento, al quale assegnano una funzione determinante del nome predicativo di una struttura a verbo sintattica con il relativo ruolo tematico. La proposizione supporto (per la quale si veda il capitolo III di Giry-Schneider 1978). (1b), L’infermiere rese l’ago sterile, è una struttura che 7 contiene una small clause, nella quale, secondo diversi È noto che la condivisione di una medesima base tra verbo e quadri teorici – che almeno in questo punto appaiono nome predicativo morfologicamente collegato non è di per sé concordi – il sintagma l’ago è a tutti gli effetti argomento garanzia della applicabilità di uno schema parafrastico. Ne sono prova coppie di proposizioni come Aldo fece un bilancio di vantaggi e svantaggi e Aldo bilanciò vantaggi e svantaggi, 5 Si trascurano gli aspetti strettamente morfologici alla base del oppure Mario farà un macello e Mario macellerà, che non sono rapporto tra anestesia e anestetizzare. L’alternanza allomorfica in relazione parafrastica. tra [s] e [t] che si osserva rispettivamente nel sostantivo e nel 8 I verbi della Tab. 1 sono quelli reperiti in DM 2000. In rete si verbo, e spesso nell’aggettivo, è relativamente comune (per es. trovano (dicembre 2006), ad esempio, tre occorrenze per enfasi / enfatico / enfatizzare, narcosi / narcotico / narcotizzare, nefrectomizzare e svariate per gastrectomizzato (90), sintesi / sintetico /sintetizzare). colectomizzato (10), colostomizzato (206), nefrectomizzato (81).

362 Analizzando analizzare. Eterogeneità dei verbi in –izzare corrispondere un obliquo introdotto dalla preposizione di, (12a) Martirizzarono quel sant’uomo. come mostrano le coppie di proposizioni (4) e (5),9 o da (12b) Sottoposero quel sant’uomo a martirio. altre preposizioni (v. gli esempi (8b) e (9b)): In tali coppie le proposizioni (b) sono a verbo (4a) Luca analizzò il discorso del Presidente. supporto. Si tratta però di un costrutto solo parzialmente (4b) Luca fece un’analisi del discorso del Presidente. simile a quello dello schema parafrastico 2. Le frasi in (b) (5a) Hanno sintetizzato la questione. se ne differenziano per almeno due ragioni: da un lato, (5b) Hanno fatto una sintesi della questione. l’elemento che condivide la base col verbo derivato non intrattiene nella proposizione la relazione grammaticale di A questa disuguaglianza nelle relazioni sintattiche non oggetto diretto e si presenta in un sintagma sembra però corrispondere alcuna differenza nei ruoli preposizionale; dall’altro, il rapporto parafrastico non è tematici. necessariamente della stessa natura. Nelle forme perfettive l’uso di un verbo in –izzare comporta un cambiamento di 4. Il verbo supporto stato per il referente dell’oggetto diretto. Tale Nello schema parafrastico 2 le parafrasi non sono cambiamento, che si registra anche nelle proposizioni a necessariamente realizzate con il verbo fare. È noto, verbo supporto esaminate, non si verifica infatti, che in un costrutto a verbo supporto quest’ultimo necessariamente con quelle il cui verbo supporto è sottoporre: in (11a), ad esempio, lo spettatore risulterà può spesso variare (per es. fare / muovere / rivolgere 13 un’accusa).10 Già in (3), ad esempio, ma anche negli ipnotizzato, mentre in (11b) tale esito non è garantito. esempi della Tab. 1, è regolarmente possibile utilizzare il verbo supporto praticare (Il medico praticò un’anestesia 5. Valenze al paziente).11 Altri verbi supporto utilizzabili nello Ci si è finora occupati esclusivamente di verbi derivati schema 2 sono, ad esempio, dare,12 suscitare e seminare, in –izzare transitivi.14 Alcuni di questi presentano anche come illustrano le coppie di proposizioni da (6) a (9): un uso inergativo, come mostra la selezione dell’ausiliare avere nei tempi perifrastici, ad esempio allegorizzare, (6a) Leo valorizza il proprio lavoro. economizzare, ironizzare,15 metaforizzare, profetizzare. (6b) Leo dà valore al proprio lavoro. Altri sono esclusivamente inergativi, per esempio polemizzare. In tutti questi casi, si tratta di verbi che (7a) Pia enfatizza tutto. rientrano nello schema parafrastico 2: (7b) Pia dà enfasi a tutto. (13) allegorizzare ļ fare allegorie (8a) Le sue parole scandalizzarono i presenti. (14) economizzare ļ fare economia16 (8b) Le sue parole suscitarono scandalo nei presenti. (15) ironizzare ļ fare ironia (16) metaforizzare ļ fare metafore (9a) Le aggressioni terrorizzarono la gente. (17) polemizzare ļ fare polemiche (9b) Le aggressioni seminarono terrore tra/nella gente. (18) profetizzare ļ fare profezie

Altro verbo supporto collegabile a proposizioni Nei tempi perifrastici dell’italiano gli inaccusativi si realizzate con un verbo in –izzare è sottoporre, che può combinano con l’ausiliare essere. Pochissimi dei verbi essere impiegato regolarmente nelle espressioni della Tab. elencati in DM 2000 presentano questa proprietà. 1 (per es. Il medico sottopose il paziente a tracheotomia), Nell’uso intransitivo, solo tre di questi si combinano così come negli esempi che seguono: esclusivamente con essere,17 ma, a giudicare dagli esempi forniti, solo in un uso pronominale (per es. cristallizzarsi). (10a) Il biologo analizzò il sangue. (10b) Il biologo sottopose il sangue ad analisi. 13 Come mostra la plausibilità della proposizione Il mago sottopose lo spettatore ad ipnosi, ma senza riuscirvi, e (11a) Il mago ipnotizzò lo spettatore. l’incongruità semantica di Il mago ipnotizzò lo spettatore, ma (11b) Il mago sottopose lo spettatore a ipnosi. senza riuscirvi. 14 Quanto alle valenze di predicati verbali in –izzare, va esclusa 9 Sulla differenza formale tra il morfema base nel predicato la combinazione con la relazione di oggetto indiretto con ruolo verbale e in quello nominale, si veda quanto già affermato per la tematico di destinatario, relazione che nessun verbo del corpus coppia anestetizzare/anestesia (nota 5). esaminato sembra autorizzare. In una proposizione come La 10 Ci si disinteresserà in questa sede delle varianti aspettuali, o di radio gli pubblicizzò il prodotto (a Luca), il sintagma preposizionale risulta analizzabile come dativo di interesse. altro genere, del verbo supporto (cfr. Vivès, 1983). 15 11 Un’altra variante è eseguire, verbo che però richiede la DM 2000 registra una variante transitiva, con marca d’uso preposizione su per l’argomento che nella proposizione non è CO[mune], che però, a giudizio di chi scrive, ricorre più nello scritto che nel parlato. soggetto (Eseguì l’anestesia sul paziente). 16 12 Coppie parafrastiche che coinvolgono anch’esse dare come Per economizzare / economia, nello schema parafrastico 2 si verbo supporto, ma con verbi in –izzare la cui marca d’uso è BU trovano due possibili coppie, una transitiva, l’altra inergativa: La (Basso Uso) o TS (Tecnico-Specialistico), sono euforizzare popolazione economizzò l’acqua ļ La popolazione fece qualcuno ļ dare euforia a qualcuno (ma anche rendere economia di acqua, La popolazione economizzò sull’acqua ļ qualcuno euforico), cloroformizzare qualcuno ļ dare La popolazione fece economia sull’acqua. (somministrare) cloroformio a qualcuno.

363 Ignazio Mauro Mirto 6. Conclusioni verbo in ausiliari nell’uso marca –izzare18 intransitivo d’uso La parafrasi di cui si è fatto uso richiede, a sinistra e a destra dell’equazione semantica, la presenza di una anastomizzare avere, essere TS medesima base presente una volta nel verbo in –izzare ed cicatrizzare avere, essere CO un’altra nell’elemento predicativo della controparte (ri)cristallizzare essere TS parafrastica. In entrambi gli schemi, tale elemento, che vaporizzare essere BU assegna ruoli sintattici iniziali e relativi ruoli tematici, può volati(li)zzare essere TS solo essere o un aggettivo o un sostantivo. L’interesse si è concentrato sui verbi in –izzare Tabella 2: Verbi in –izzare che si combinano con rientranti nello schema parafrastico 1, che si ottiene l’ausiliare essere (da DM 2000) quando il corrispondente elemento con medesima base è il predicato di una small clause, ma soprattutto ad un Si tratta di uno sparuto insieme che appare residuale, diverso gruppo di verbi in –izzare che si rivela correlabile se si tiene conto del ridotto numero di verbi in –izzare che parafrasticamente a costrutti a verbo supporto. Sono stati ricevono essere e dell’assenza di neoformazioni di verbi proposti due tipi di parafrasi così costruite, uno in cui il in –izzare con essere come ausiliare nei tempi predicato è necessariamente nominale, un altro in cui è perifrastici.19 Con alcuni verbi intransitivi in –izzare è esclusivamente aggettivale. possibile creare coppie parafrastiche come quelle Per i casi illustrati in (1) e (3), lo schema parafrastico seguenti: dipende spesso, ma non sempre, dalla natura una volta deaggettivale e un’altra denominale del verbo derivato (19a) Ina solidarizzò con i colleghi. con –izzare. Per il verbo ironizzare, fatto derivare (19b) Ina fu solidale con i colleghi. dall’aggettivo ironico (Serianni 1988: 650; voce –izzare in (20a) Max sottilizzò su questo aspetto.20 DM 2000), si è confermata una più che probabile natura (20b) Max fu sottile su questo aspetto. denominale.23 È noto che una prova affidabile della produttività di un affisso è il numero di neoformazioni Si tratta di un ristretto numero di basi di verbi derivati nelle quali esso compare. in –izzare che si ritrovano in aggettivi. Secondo svariate Come si è segnalato in apertura, –izzare è parecchio analisi svolte all’interno del quadro teorico della produttivo. Cortelazzo e Cardinale (1989), ad esempio, Grammatica relazionale, in (19b) e (20b) la copula è affermano che si tratta del suffisso verbale più comune. anch’essa verbo supporto (cfr. La Fauci, 2000).21 I tipi di verbi in –izzare non sono però tutti egualmente La parafrasi è allora dello stesso tipo di quella in (3), produttivi. Molti dei neologismi prodotti rientrano nello con l’importante differenza, però, che l’elemento schema parafrastico 1, ad esempio multimedializzare un predicativo è aggettivale e non nominale. Le proposizioni testo ļ rendere un testo multimediale, mediatizzare il (19a) e (20a) illustrano ancora casi di verbi inergativi, reale ļ rendere il reale mediatico, ma capita anche di come accade anche per agonizzare in (21a), la cui imbattersi in neologismi inseribili nello schema parafrasi in (21b) è però un sostantivo che si presenta parafrastico 2, come accade per fisioterapizzare qualcuno all’interno di un sintagma preposizionale. ļ fare (una/la) fisioterapia a qualcuno, sloganizzare ļ fare slogan. (21a) Argo agonizzava. (21b) Argo era in agonia.22 7. Riferimenti Cattell, R. (1984). Composite Predicates in English. 17 Un altro è betizzare (marca d’uso OB[soleto]). Tale verbo, Sidney: Academic Press Australia. l’unico in DM 2000 con uso esclusivamente intransitivo e Cortelazzo, M. e Cardinale, U. (1989). Dizionario di ausiliare essere, non è stato incluso nella Tab. 2 perché la parole nuove. 1964-1987. Torino: Loescher Editore. sequenza bet a sinistra di izzare non è una base condivisa da De Mauro, T. (2000). Il dizionario della lingua italiana. sostantivi o aggettivi. 18 Torino: Paravia. I verbi presentano anche un uso transitivo. 19 L’indagine è informale. Tra i numerosi neologismi registrati, De Mauro, T. (2005). La fabbrica delle parole. Torino: nessuno presenta lo schema di ausiliazione degli inaccusativi. Utet Libreria. 20 Il rapporto parafrastico riguarda in questo caso il significato Giry-Schneider J., (1978). Les nominalisations en “argomentare o esaminare una questione con distinzioni français. L’opérateur «faire» dans le lexique. Genève: scrupolose, sottili, acute, precise, ma spesso anche Droz. eccessivamente pedanti”, mentre per sottile ci si riferisce al significato “inteso a rilevare o a fornire i dati e gli aspetti più 23 Il Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli minuti, i particolari minimi di una questione o di un fatto; (1970) dà il francese ironiser, all’origine della forma italiana, minuzioso, dettagliato, particolareggiato” (entrambe le come derivato di ironie. La derivazione di un verbo come definizioni provengono da DM 2000). La connotazione sovente ironizzare dall’aggettivo ironico, così come ogni derivazione negativa che il verbo veicola sembra assente nell’uso che preveda “la cancellazione della sequenza finale prima aggettivale. dell’aggiunta del suffisso –izzare” (Lo Duca, 1992: 67), si fa al 21 A questa sottoclasse appartengono anche verbi nell’uso prezzo di un’analisi che funziona per “sottrazione” di morfema inergativo come ironizzare (Mario ironizzava ļ Mario era (troncamento o caduta del morfema aggettivale –ico) e che così ironico). porta alla mente il fenomeno della retroformazione, come per 22 Su sintagmi preposizionali del tipo (23b), che condividono l’inglese (to) lase da laser (originariamente un acronimo). alcune proprietà con quelli aggettivali cfr. Vietri 1996.

364 Analizzando analizzare. Eterogeneità dei verbi in –izzare

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 367-372

Tipologie di lessicalizzazione degli eventi di moto nelle lingue Dell’Area linguistica Carlomagno

Lorenzo Spreafico

Università di Bergamo

Abstract In questo contributo si discute un tema ricorrente negli studi di tipologia lessicale, vale a dire la lessicalizzazione degli eventi di dislocazione spaziale. In particolare si analizza la distribuzione dei tipi di lessicalizzazione in un campione di cinque lingue europee appartenenti allo Standard Average European cercando di mostrare se presentino caratteri comuni riconducibili a diffusione areale.

1. Tipologie di lessicalizzazione Talmy (2000) distingue inoltre tre subcomponenti del Gli eventi di dislocazione spaziale costituiscono un Percorso: la Deissi, che individua la dislocazione rispetto tema d’analisi privilegiato della tipologia lessicale1 ad un parlante; il Vettore, che definisce la direzione della perché, come sostenuto anche da Slobin (2000: 123), dislocazione lungo uno dei tre assi (sagittale, consentono di notare differenze interlinguistiche rilevanti longitudinale, trasversale); e infine la Conformazione, che per una teoria generale del linguaggio. Infatti l’indagine fa riferimento alla posizione relativa occupata da Figura e della lessicalizzazione di componenti concettuali Sfondo all’inizio o al termine della dislocazione. individuate su base cognitiva piuttosto che su base La proposta di tipologia di lessicalizzazione degli biologica o percettiva come nel caso delle categorie eventi di moto elaborata da Wälchli (2001) tratta invece in coinvolte nei classici lavori sui colori (Berlin/Kay, 1969) prospettiva onomasiologica dell’organizzazione del piano permette di ottenere una migliore comprensione vuoi dei del significato. Prendendo a riferimento l’intera rapporti tra la facoltà di linguaggio e le altre facoltà proposizione l’autore suggerisce infatti di individuare tre umane, come dimostrato dai lavori di Bowerman (1993; luoghi di lessicalizzazione del Percorso: anzitutto il luogo 1996) oppure Bowerman/Choi (2003) sull’acquisizione verbale (V), rappresentato dalla radice verbale come per della L1; vuoi di quelli tra il linguaggio e la visione del esempio in (1). Quindi il luogo adnominale (AN), mondo, come discusso in numerose ricerche di Slobin rappresentato dai sintagmi preposizionali oppure dai casi (1996; 2000; 2004). nominali come riportato in (2). Infine, come illustrato in Negli ultimi decenni l’analisi tipologica della (3), il luogo adverbale (AV), rappresentato da avverbi, lessicalizzazione degli eventi di localizzazione spaziale particelle o affissi verbali, ovvero da tutto ciò che ex (Berthele, 2006) e, in particolare, degli eventi di negativo può essere definito sia come non verbale perché dislocazione spaziale è stata oggetto di numerose incapace di predicazione e privo dei tratti formali che trasformazioni, spesso elaborate sulla base degli caratterizzano i verbi, sia come non adnominale perché importanti contributi di Talmy (1985; 1991; 2000) o in solitamente non collocato in posizione fissa rispetto ad un risposta ad essi. nominale, bensì, al contrario, rispetto ad un verbo.

In questo ricerca adotteremo un modello di analisi che 2 cerca di integrare la proposta di scomposizione delle (1) La rana entra componenti concettuali di un evento di moto avanzata da (2) La rana scappa dal barattolo Talmy (2000) all’interno del quadro cognitivista (Talmy, (3) La rana corre via 1985, 1991, 2000), e la tipologia dei mezzi di espressione delle categorie concettuali avanzata da Wälchli (2001) e La tipologia tripartita di Wälchli (2001) rappresenta successivamente modificata da Berthele (2004; 2006). un’alternativa radicale a quella più nota di Talmy (1991) Talmy (2000) individua in un evento basico di tra lingue Verb-framed —che lessicalizzano il percorso dislocazione quattro componenti concettuali distinte: il all’interno del verbo, come nel caso delle lingue Moto, dato dalla presenza di dislocazione; la Figura, che romanze— e lingue Satellite-framed —che lessicalizzano individua l’entità dislocata nello spazio; lo Sfondo, che il percorso all’interno di un satellite, come nel caso delle definisce la regione di spazio rispetto alla quale la Figura lingue germaniche. si disloca; il Percorso, rappresentato dalla traiettoria In primo luogo, infatti, contrappone all’ambigua seguita dalla Figura durante la dislocazione (Fig. 1). nozione di satellite introdotta da Talmy (1985) quella formalmente più rigorosa di adverbale. In secondo luogo, poi, riconosce il ruolo rilevante dei sintagmi la rana esce dal barattolo preposizionali per la lessicalizzazione degli eventi di Moto dislocazione. In terzo luogo, infine, ammette la possibilità Figura Percorso Sfondo Percorso di classificare le lingue non tanto riconducendole discretamente ad un solo tipo sulla base della frequenza di Figura 1: Componenti concettuali (Talmy, 2000) selezione dei luoghi di lessicalizzazione, quanto piuttosto

2 D’ora in avanti i tre luoghi di lessicalizzazione verranno 1 Per un inquadramento della disciplina cfr. Lehrer (1992) e segnalati ricorrendo rispettivamente al grassetto (V), al corsivo soprattutto Koch (2001). (AN), al sottolineato (AV).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Lorenzo Spreafico collocandole lungo un continuum ideale caratterizzato da passato; la costruzione del passivo tramite un verbo una maggiore o minore prossimità a ciascuno dei tre poli intransitivo quale essere o diventare seguito da un possibili. Inoltre, proprio per meglio individuare il tipo di participio passato. appartenenza di ciascuna lingua, Wälchli (2001) suggerisce di indagare anche quante direzioni cardinali di 3. Problemi teorici e metodologici dislocazione siano codificate in ciascuno dei tre luoghi di L’analisi dei dati raccolti comporta la risoluzione di lessicalizzazione. In particolare egli suggerisce di numerosi problemi teorici e metodologici la cui concentrare l’attenzione su sei possibili traiettorie del discussione è rilevante per una migliore comprensione dei Percorso ritenute fondamentali, vale a dire quelle riportate 5 3 risultati della ricerca . Un primo problema riguarda nella Tab. 1 . l’inclusione nello studio degli enunciati contenenti verbi deittici di moto. La risoluzione del problema –spesso AD F si muove verso S trascurato in ricerche analoghe alla nostra– è stata IN F entra in S influenzata anzitutto dal modello di analisi delle SUPER F sale componenti concettuali adottato. Infatti, poiché la AB F si muove via da S proposta di Talmy (2000) cui si è fatto riferimento EX F esce da S contempla anche l’individuazione del subcomponente DE F scende concettuale Deissi, allora l’esclusione degli enunciati contenenti verbi “il cui impiego dipende criticamente Tabella 1: Tipi di dislocazione cardinale (Wälchli, 2001) dall'organizzazione deittica dello spazio in cui si svolge l'evento da essi denotato” (Ricca 1993: 15) avrebbe 2. Dati e informanti comportato un’evidente forzatura. Peraltro poi la loro esclusione si sarebbe scontrata con il mantenimento di Il modello d’analisi appena descritto è stato impiegato codifiche adverbali della Deissi frequenti per esempio in per analizzare un campione di narrazioni elicitate tedesco e date dal ricorso a hin e her per lessicalizzare ricorrendo alla nota Frog story (Mayer, 1969) e prodotte rispettivamente l’allontanamento oppure l’avvicinamento da parlanti nativi di nederlandese, tedesco, francese, alla Figura, al parlante, oppure al protagonista della italiano e bergamasco, un dialetto galloitalico dell’Italia 4 narrazione. È evidente tuttavia come questa scelta possa settentrionale . aver comportato una stima per eccesso della La scelta delle lingue da includere nel campione è stata lessicalizzazione verbale nelle lingue romanze e, per fortemente influenzata dalla volontà di testare un’ipotesi converso, una per difetto in quelle germaniche, soprattutto avanzata in seno alla tipologia areale ovvero l’esistenza nel caso del tedesco che, come evidenziato da Ricca della cosiddetta area linguistica Carlomagno. Johan van (1993), impiega i verbi deittici per veicolare in particolare der Auwera (1998: 824) ha proposto di chiamare distinzioni aspettuali. Charlemagne Sprachbund la porzione di territorio Un secondo problema interessa invece la possibilità di europeo geograficamente contigua in cui oggi si parlano, distinguere con sufficiente certezza i verbi di dislocazione oltre alle quattro lingue nazionali menzionate, i dialetti dai verbi di maniera ovvero, così come già messo in luce galloitalici, di cui il bergamasco è un rappresentante da Tesnière (1959), quelli che lessicalizzano nella radice (Lurati, 1988). L’area costituirebbe il nucleo dello verbale solamente le due componenti concettuali del Moto (Western) Standard Average European (SAE) —così e del Percorso — come per esempio il francese descendre detto anzitutto da Wohrf (1941) ed indagato ‘scendere’; il tedesco steigen ‘salire’ oppure l’italiano sistematicamente solo a partire dagli anni Novanta entrare — da quelli che invece vi codificano anche la soprattutto all’interno del progetto Eurotyp (Bechert et modalità del moto, come per esempio il tedesco rasen alii, 1990; Haspelmath, 2001)— e sarebbe caratterizzata ‘sfrecciare’, il nederlandese slepen ‘strisciare’ oppure il dalla simultanea presenza di almeno nove degli oltre francese courir ‘correre’. Talvolta infatti nelle narrazioni dodici tratti morfosintattici ritenuti caratterizzare lo SAE degli informanti si rinvengono verbi difficilmente in senso lato, quali, per esempio, la presenza di articoli sia riconducibili all’uno o all’altro gruppo, come nel caso di determinativi che indeterminativi; la costruzione del cadere, caratterizzato dal codificare sia il Percorso —nel perfetto transitivo tramite avere seguito da un participio caso particolare la subcomponente relativa al Vettore discendente—, sia la Maniera —nello specifico l’assenza 3 Si riportano qui i tipi di dislocazione cardinale nella versione di controllo sull’azione da parte della Figura. Poiché in rivista di Berthele (2004) ed accolta in Wälchli/Zúñiga (2006). questi casi il ricorso a repertori lessicografici, a lavori 4 Ciascun gruppo di parlanti include soggetti provenienti da lessicologici come quelli sui campi semantici oppure regioni differenti. In particolare tra gli informanti di ancora l’applicazione di verifiche empiriche quale quella nederlandese (n=12) si contano individui provenienti sia suggerita da Levelt et alii (1979) non sempre hanno dall’Olanda, sia dal Belgio –e soprattutto da Bruxelles. Abitanti consentito di risolvere l’ambiguità, si è deciso di trattare di Brussels, poi, sono compresi anche nella banca dati di come verbi di maniera tutti quelli che codificassero nella francese (n=11) insieme con cittadini della Francia metropolitana radice altre componenti concettuali oltre al Moto e al provenienti sia da Parigi che dalla Corsica. I parlanti nativi di Vettore. Evidentemente ciò può aver comportato tedesco (n=10), invece, provengono quasi esclusivamente dalla Germania settentrionale e, in particolare, dal Land Berlin. Gli informanti di italiano (n=10), infine, sono nativi sia dell’Italia 5 Per ragioni di spazio ci limiteremo ad una rapida disamina di centrale (Firenze, Prato), sia di quella settentrionale (Bergamo, solo alcuni di essi. Per un’esposizione esaustiva ci sia permesso Mantova). rimandare a Spreafico (2007).

368 Lessicalizzazione degli eventi di moto nelle lingue dell’Area linguistica Carlomagno nuovamente una stima per difetto della frequenza di sempre più di contributi, soprattutto per quanto riguarda selezione del locus verbale da parte delle lingue l’italiano8. Nell’impossibilità di darne conto anche solo germaniche che, come rilevato in più ricerche, spesso sommariamente segnaliamo come l’analisi qui operata codificano verbalmente la Maniera del moto. abbia recuperato molte delle osservazioni contenute in Accanto ai problemi connessi con la selezione del Venier (1996) e, dunque, abbia comportato la presa in materiale da includere nell’analisi si collocano quelli considerazione del contributo specifico dell’avverbiale ai relativi alla corretta individuazione del luogo di fini del significato complessivo dei diversi sintagmi. lessicalizzazione del Percorso. Questi interessano due aspetti: anzitutto la possibilità di isolare la radice verbale 4. Risultati da eventuali affissi verbali e, dunque, di escludere che il componente Percorso sia lessicalizzato adverbalmente. Conclusa l’osservazione di alcuni degli aspetti Tale problema emerge sia dai dati delle lingue germaniche problematici individuati passiamo ora alla presentazione sia, in misura più ridotta, da quelli delle romanze. Nel dei risultati dell’analisi che consentirà sia di definire il primo caso spesso il criterio dell’isolabilità morfologica tipo linguistico cui ciascuna lingua appartiene, sia, come permette di risolvere la questione e, come per esempio vedremo, di indebolire l’ipotesi dell’esistenza dell’Area laddove siano impiegati i Partikelverben del tedesco, Carlomagno. La Tab. 2 riporta i dati relativi alla frequenza consente di riconoscere vuoi una base verbale utilizzabile di selezione di ciascuno dei tre luoghi di lessicalizzazione utilizzati per l’espressione di almeno una delle anche autonomamente che lessicalizza la Maniera del 9 moto, vuoi un prefisso separabile che invece codifica il subcomponenti del Percorso . Percorso: (er) kletterte heraus. Nel caso delle lingue romanze, invece, tale criterio % FRA ITA BER NED TED risulta insufficiente per l’analisi in sincronia dei dati. V 40,88 40,74 30,53 27,75 16,81 Esemplare in tal senso è il verbo francese arriver AV 1,26 16,30 34,35 19,37 40,27 ‘arrivare’ che codifica una dislocazione cardinale del tipo AN 57,86 42,96 35,11 52,88 42,92 AD, e, in particolare, segnala il raggiungimento della destinazione cui si è diretti. Tabella 2: Luoghi di lessicalizzazione In diacronia è possibile notare come il significato dislocazionale sia dovuto alla presenza di un formativo La tabella permette di notare anzitutto che ciascuna a(d)- col valore di ‘avvicinamento ad un luogo’ derivato lingua impiega, in misura maggiore o minore, ognuno dei dalla preposizione latina ad. Questo formativo, poi, è tre luoghi di lessicalizzazione. Inoltre consente di formalmente e funzionalmente analogo a quello osservare che generalmente il locus preferito è quello rinvenibile in diversi altri verbi francesi (aluner ‘allunare’, adnominale, rappresentato nei dati elicitati quasi amarer ‘ammarare’, aponter ‘appontare’) costruiti esclusivamente da sintagmi preposizionali. In prospettiva ricorrendo ad una base nominale (lune, mer, pont) che tipologico-areale un tale risultato sarebbe significativo individua la meta della dislocazione e che contribuisce perché permetterebbe di rafforzare l’idea di Sprachbund composizionalmente al significato complessivo del verbo. suggerita da van der Auwera (1998). Infatti consentirebbe A livello diacronico anche in arriver è possibile isolare un di individuare un’ulteriore isoglossa di natura lessicale da morfo riv- riconducibile al morfema riv- che compare ad accompagnare a quelle morfosintattiche già note e esempio nel sostantivo rive ‘riva’. Questo però, per effetto condivise da ciascuna delle cinque lingue. Tuttavia, come di processi che qui non approfondiamo, ha cessato di già osservato, il modello d’analisi adottato prevede che contribuire composizionalmente al significato del verbo l’assegnazione ad un tipo di lessicalizzazione sia operata che, quindi, ha smesso di significare ‘giungere a riva’ (lat. non solo in base alla frequenza di selezione di uno dei tre 6 ad ripam) passando ad indicare esclusivamente il luoghi, ma anche del numero di dislocazioni cardinali raggiungimento di una meta generica. In questo caso ed in messe in essere in ognuno di essi. quelli ad esso analoghi l’impossibilità di affermare la Per questa ragione si rende anzitutto necessario presenza di un significato composizionale comporta anche recuperare le altre informazioni ricavabili dalla Tab. 2 e, l’assegnazione al locus verbale. in particolare, quale sia la maggiore preferenza accordata La seconda difficoltà connessa con l’individuazione ai due loci rimanenti. Così facendo si nota che francese, del luogo di lessicalizzazione del Percorso riguarda italiano e nederlandese preferiscono il luogo verbale invece la presenza di avverbi di moto preceduti da un selezionato rispettivamente nel 40,88%, 40,74%, 27,75% verbo di dislocazione ed eventualmente anche seguiti da dei casi. un sintagma preposizionale codificante il Vettore oppure Al contrario, bergamasco e tedesco ricorrono la Conformazione. In questi casi risulta difficile stabilire preferibilmente al locus adverbale che viene selezionato se l’elemento avverbiale debba essere considerato parte rispettivamente nel 34,35% e 40,27% dei casi. In secondo del sintagma verbale, di quello adnominale oppure luogo va rilevato quanti tipi di dislocazione cardinale indipendente. Il problema teorico7 che ne scaturisce costituisce l’oggetto di un dibattito che va arricchendosi 8 Cordin (in stampa) contiene una rassegna particolareggiata del problema per l’italiano ed i suoi dialetti. Si vedano però anche i 6 Tale significato è oggi veicolato dai due verbi accoster ed contributi di Masini (2005) e Iacobini/Masini (in stampa). aborder, rispettivamente ‘accostare’ e ‘abbordare’. 9 Il valore riportato, espresso sotto forma di percentuale, è stato 7 E pratico, si pensi solo alla compilazione di opere computato sul totale delle lessicalizzazioni del Percorso lessicografiche o di repertori lessicologici. effettuate in ciascuna delle cinque lingue considerate.

369 Lorenzo Spreafico vengano lessicalizzati da ciascuna lingua vuoi nel locus (4) al próa: ‘ndà sö sö la piànta verbale, vuoi in quello adverbale, così come registrato [3.SG.M prova andare su sulla pianta] nella Tab. 3. (5) der hund rennt weg [il cane corre via] FRA ITA BER NED TED (6) de wespen komen buiten VAVVAVVAVVAVVAV [le vespe vengono fuori] 93955839712 L’indagine del secondo parametro, quello relativo alle Tabella 3: Tipi di dislocazione cardinale subcomponenti del Percorso lessicalizzate adverbalmente, produce i risultati riportati nella Tab. 4. Questi permettono Le informazioni in essa contenute permettono anzitutto di apprezzare come solo il tedesco si affidi di osservare che francese ed italiano lessicalizzano sistematicamente agli adverbali per codificare ogni verbalmente un numero maggiore di tipi di dislocazione subcomponente del Percorso e come tale lingua sia cardinale rispetto a bergamasco, nederlandese e tedesco. l’unica a lessicalizzare anche la Deissi impiegando, come Esse permettono poi di notare che se paragonate a quelle già discusso, i due affissi hin- e her-. Le altre due lingue, germaniche, le lingue romanze codificano adverbalmente invece, codificano adverbalmente solo la Conformazione un numero complessivamente inferiore di tipi di ed il Vettore. Quest’ultimo, in particolare, risulta essere dislocazione cardinale. Infatti, mentre il francese, reso adverbalmente soprattutto dal bergamasco. l’italiano ed il bergamasco lessicalizzano rispettivamente L’indagine di questi due parametri mostra chiaramente solo tre, cinque e otto tipi di dislocazione, il nederlandese come, sebbene sia il tedesco sia il nederlandese sia il ed il tedesco ne codificano invece nove oppure, bergamasco si affidino frequentemente al luogo adverbale, addirittura, dodici. tuttavia lo fanno ricorrendo a classi di parole differenti e La sintesi dei valori riportati, quindi, permette di per codificare subcomponenti concettuali chiaramente notare come francese ed italiano preferiscano affidarsi alla distinte. Proprio per queste ragioni pare difficile codifica verbale del Percorso, mentre bergamasco, ricondurre le tre lingue ad uno stesso tipo di nederlandese e tedesco a quella adverbale. In termini lessicalizzazione degli eventi di dislocazione spaziale e, areali ciò si tradurrebbe nell’individuazione di due dunque, riportarle ad una medesima isoglossa. isoglosse distinte: anzitutto quella data da francese ed italiano; quindi quella costituita da bergamasco, % FRA ITA BER NED TED nederlandese e tedesco. La prima delle due sarebbe la meno interessante perché vedrebbe coinvolte due lingue Conf. 83,33 52,94 48,15 62,16 35,16 intimamente imparentate geneticamente e dunque Vettore 16,67 47,06 51,85 37,84 21,98 portatrici di dati difficilmente spendibili in chiave areale. Deissi 42,86 La seconda, invece, sarebbe certo più significativa perché definita dalla presenza di codici appartenenti a gruppi Tabella 4: Lessicalizzazione delle subcomponenti linguistici differenti: quello germanico, rappresentato dal tedesco e dal nederlandese, e quello romanzo, dato dal 5. Conclusioni bergamasco. L’integrazione dei dati contenuti nelle tabelle 2-4 Proprio la presenza di quest’ultima lingua, parlata in permette di individuare almeno tre distinte tendenze un territorio non contiguo a quello su cui insistono le altre connesse con la selezione del locus verbale. In primo due, e patrimonio di una popolazione solo irregolarmente luogo quella di italiano e francese che vi ricorrono spesso, in contatto con gli altri due gruppi di parlanti, spinge ad per codificare un numero elevato di subcomponenti del operare un’analisi più prudente ed approfondita mirata Percorso, e per distinguere numerosi tipi di dislocazione soprattutto ad evidenziare eventuali differenze nella natura cardinale. In secondo luogo quella di bergamasco e e nelle funzioni delle lessicalizzazioni adverbali, quelle tedesco che vi si affidano più raramente e, nel caso, che -con la sola esclusione delle adnominali- risultano distinguono un numero ridotto di subcomponenti essere le più frequenti nelle tre lingue. concettuali e tipi di dislocazione cardinale. In terzo luogo L’indagine del primo parametro, quello relativo alla quella del nederlandese che, pur ricorrendo abbastanza natura degli adverbali, permette di notare come in frequentemente a tale luogo di lessicalizzazione si limita a bergamasco essi siano rappresentati da avverbi codificarvi la Deissi e, di conseguenza, due soli tipi di rigidamente collocati a destra di un verbo deittico quasi a dislocazione cardinale. costituire con esso una sorta di polirematica verbale Per quanto riguarda invece il locus adverbale (es. 4). emergono due comportamenti distinti. Anzitutto, come già In nederlandese ed in tedesco, invece, gli adverbali discusso, quello di tedesco, nederlandese e bergamasco sono dati da preverbi nel senso di van der Auwera [1995], che ricorrono a tale luogo di lessicalizzazione spesso, per ovvero da prefissi separabili ed inseparabili, oppure da veicolare almeno due subcomponenti del Percorso, e per 10 avverbi preposizionali (es. 5, 6). rendere numerosi tipi di dislocazione cardinale. Quindi quello dell’italiano e, soprattutto, del francese che invece impiegano il luogo adverbale più raramente e per lessicalizzare solo pochi tipi di dislocazione cardinale. 10 Maggiori informazioni sulla natura degli adverbali nelle cinque lingue del campione possono essere ricavati da Spreafico Pertanto, nonostante alcune tendenze apparentemente (2007). simili, i dati qualitativi e quantitativi analizzati inducono a

370 Lessicalizzazione degli eventi di moto nelle lingue dell’Area linguistica Carlomagno riportare ciascuna lingua ad un tipo di lessicalizzazione Koch, P. (2001) Lexical typology from a cognitive and differente e, dunque, impediscono anzitutto di identificare linguistic point of view. In: M. Haspelmath, E. König, un nuovo tratto tipologico da aggiungere a quelli già W. Oesterreicher, W. Raible (a cura di), Language contenuti nell’isopleta tracciata da van der Auwera Typology and Language Universals. Berlin: Walter de (1998). Questi dati, peraltro, paiono indebolire non Gruyter, pp. 1142-1178. soltanto l’ipotesi della trasmissione areale di un tratto Haspelmath, M. (2001). The European linguistic area: tipologico rilevante, ma anche quelle formulate in ambito Standard Average European. In: M. Haspelmath, E. dialettologico da autori come l’Ascoli (1880), il Rohlfs König, W. Oesterreicher, W. Raible (a cura di), (1969) oppure il Kramer (1981) circa la diffusione in area Language Typology and Language Universals. Berlin: romanza (ed italiana in particolare) del modello germanico Walter de Gruyter, pp. 1492-1510 (e tedesco nello specifico). Iacobini, C., Masini, F. (in stampa). Phrasal and Proprio per queste ragion pare evidente la necessità di morphological complex predicates in Italian: A accrescere il numero di ricerche di tipologia lessicale ed semantic analysis. Paper presentato in occasione de includerne i risultati anche in indagini sulla diffusione MMM5 - Mediterranean Morphology Meetings, Fréjus, areale dei tratti. Infatti esse si rivelano di estrema utilità 15-18 settembre 2005. per una migliore definizione delle aree linguistiche, in Masini, F. (2005). Multi-word expressions between syntax particolare laddove siano accompagnate da ricerche quali and the lexicon: the case of Italian verb-particle quelle su “storie di parole” che consentono di individuare constructions. SKY Journal of Linguistics, 18, pp. 145- quelle affinità e frequentazioni culturali che, come messo 173. in rilievo da Ramat (1993) per l’italiano e lo Standard Meid, W., K. Heller (a cura di) (1981). Sprachkontakt als Average European, costituiscono la premessa necessaria Ursache von Veränderungen der Sprach- und per poter provare l’esistenza di contatti stabili e fecondi Bewusstseinsstruktur: Eine Sammlung von Studien zur tra diverse comunità di parlanti, e dunque, escludere sprachlichen Interferenz. Innsbruck: Institut für l’insorgenza di somiglianze tipologiche casuali. Sprachwissenschaft der Universität Innsbruck. Lehrer, A. (1992). A theory of vocabulary structure: 6. Riferimenti Retrospectives and prospectives. In M. 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371 Lorenzo Spreafico

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372 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 373-376

Fra lessico e grammatica. Appunti per uno studio diacronico del verbo venire

Erling Strudsholm

Università di Copenaghen

Abstract Oggetto di questa comunicazione è un solo lemma del lessico italiano, il verbo vedere, assai frequente sia in testi antichi che moderni. Viene esaminato e discusso il processo di desemantizzazione e di decategorizzazione a cui è soggetto un verbo come venire nella trasformazione da verbo lessicale a verbo grammaticale, cioè nel passaggio da unità lessicalmente piena a unità con funzione grammaticale in quanto modificatrice di un altro verbo.

1. Introduzione 10. riuscire: non mi viene la maionese Il verbo venire appartiene al gruppo di verbi che oltre 11. risultare, dare come risultato: facendo la somma al loro uso con significato lessicalmente pieno hanno viene questo numero anche funzione come verbo ausiliare. Da una parte venire 12. costare: quanto viene? ha il significato di muoversi e recarsi nel luogo dove si 13. nascere, (di piante) attecchire, crescere bene: trova chi parla o dove si trova la persona con cui si parla quest’anno il grano non viene (es. A), dall’altra fa le veci di ausiliare, seguito da una 14. raggiungere l’orgasmo forma verbale indefinita, o da un participio passato nella 15. uscire, staccarsi: il tappo non viene coniugazione passiva dei verbi (es. B), dal gerundio di un 16. seguito da un participio passato sostituisce verbo in una perifrasi che indica un’azione ripetuta o in l’ausiliare essere nella coniugazione passiva dei via di svolgimento (es. C) ovvero dall’infinito (come verbi, ma solo nei tempi semplici: viene nell’esempio D): rispettato da tutti 17. seguito da un gerundio, indica azione ripetuta, A. Mio fratello viene spesso da me. continuativa: mi vengo persuadendo che è B. La partita verrà trasmessa in diretta. impossibile lavorare con lui C. La questione – come si viene dicendo – è di 18. di nave, manovrare verso una certa direzione: ordine generale. venire a dritta D. Gli infortuni nel tempo libero vengono a costare cari. Il significato fondamentale, di base, di venire è quello che troviamo sotto 1: recarsi nel luogo dove si trova o Venire appartiene così come andare al gruppo di verbi dove va la persona con cui si parla o la persona che che si grammaticalizzano facilmente come ausiliari, e ci si parla. Nella maggioranza degli altri usi elencati troviamo può porre il quesito se ci sia avvenuto un processo di tratti del significato di movimento concreto o figurato. È grammaticalizzazione. Le mie indagini sono basate su interessante notare che mentre in 16 e 17 troviamo venire spogli dei corpora elettronici della LIZ (Stoppelli & come ausiliare nella coniugazione passiva e nella perifrasi Picchi, 2001) e del nuovo corpus di parlato spontaneo, il gerundivale, la combinazione con l’infinito esemplificato C-ORAL-ROM (Cresti & Moneglia, 2005). sopra nel mio esempio D non risulta nel vocabolario di De Mauro. 2. I vocabolari 3. Le grammatiche Come punto di partenza ho consultato il Grande dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro del 1999 Infatti, nelle grammatiche in generale, ad esempio la (Vol. VI: 987), dove sono elencati 18 significati del Grande grammatica italiana di consultazione di Renzi ed lemma venire: altri e nella Reference Grammar of Modern Italian di Maiden & Robustelli troviamo nell’indice analitico venire 1. recarsi nel luogo dove si trova o dove va la inserito come ausiliare sia con il participio passato che con persona con cui si parla o la persona che parla: il gerundio. verrà a trovarmi in montagna Nella diatesi passiva troviamo venire come uno dei 2. arrivare: viene da Roma possibili ausiliari. Nella costruzione passiva la forma 3. essere portato: dopo l’arrosto venne in tavola il verbale è composta da un ausiliare (essere o venire) e dal dolce participio passato - venire è usato come ausiliare nei tempi 4. seguito dalla preposizione da, provenire: viene da non composti, e sempre con un significato di azione (a una famiglia nobile differenza di essere, che favorisce un’interpretazione di 5. di liquidi, scaturire: adesso l’acqua viene stato). La perifrasi gerundivale con venire, da Bertinetto 6. di pioggia, di neve, cadere: quest’anno è venuta (1991) denominata “perifrasi continua”, che esprime molta neve compimento graduale di un’azione, è di livello stilistico 7. manifestarsi, presentarsi alla mente: mi è venuta piuttosto elevato in italiano moderno. un’idea Oltre a questi due usi “canonici” di venire come 8. seguito dalla preposizione da, sentire l’impulso: ausiliare, cioè nella forma passiva e nella perifrasi mi viene da piangere continua, troviamo altri esempi in cui non è conservato un 9. tornare in mente: non mi viene senso letterale di movimento, dove venire ha carattere ausiliare: come ad esempio in viene a sapere. Questo uso

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Erling Strudsholm di venire a+infinito non viene descritto nei vocabolari e confermano tratti perifrastici, soprattutto con il gerundio nelle grammatiche in generale, ma viene menzionato come negli esempi 19-21, ma in casi rari con il participio brevemente da Bertinetto (1991), che inserisce venire passato come in 22-23: a+infinito in una serie di “perifrasi risolutive”, mentre Bazzanella (1994: 109) include venire+infinito fra le 19. e encomenzarasse lo tempo de la state; e sarà forme perifrastiche usate al posto del futuro morfologico. venuto augmentando lo calore a passo a passo, Nel Grande dizionario della lingua italiana di (Restoro D'Arezzo: La composizione del mondo, Battaglia (2002, vol XXI: 739) si parla dell’uso di venire I.23) in combinazione con un infinito: “in relazione con una 20. e molto si vegnono iscoprendo le carne a Blanor. proposizione finale implicita o con un complemento che (Tristano riccardiano, Cap. 55.2) indica lo scopo del movimento”, ma non si accenna ad un 21. La notte si venne appressimando e Braguina sì uso senza il senso di movimento. Anche se non trova incomincioe molto fortemente aùppiangere e, nessuna menzione, quest’ultimo uso di venire a+infinito (Tristano riccardiano; Cap. 68) non è per niente nuovo. Anzi si trova già nella lingua di 22. se lo regname vuole èssare abetato, che 'l Dante, il che viene confermato dall’Enciclopedia punitore vegna armato en sù in uno animale, Dantesca (vol V, 1976: 940), dove sotto il lemma venire (Restoro D'Arezzo: La composizione del mondo, possiamo leggere: II.2,3) 23. poi ne venne deviso per quarto, e poi ne venne È sintagma assai frequente quello formato da v. e da un diviso ciascheduna de queste quatro parti per tre infinito con valore finale o da un sostantivo retti dalla parti, (Restoro D'Arezzo: La composizione del preposizione ‘a’. mondo, II.8,5) Nella maggioranza dei casi, […], il sintagma esprime l’azione per cui si compie il movimento, l’azione alla quale Per quanto riguarda la combinazione con l’infinito, la si procede o anche lo stato di fatto che ci si appresta ad affrontare. […] grande maggioranza degli esempi esprime un movimento, Altre volte indica l’inizio di uno stato o di un fatto. ma esempi di ristrutturazione (risalita del clitico) possono essere interpretati come segno di grammaticalizzazione: 4. Le grammatiche storiche 24. Ree Marko Tristano vi manda aùddire ke voi igli Secondo La grammatica storica di Rohlfs (1969: 128- vegnate aùpparlare. (Tristano riccardiano, Cap. 29) già presto si può notare uno slittamento del significato 20) letterale di venire nella direzione di diventare 25. reina e madonna Isotta e dame e damigelle assai (diVENIRE). Venire era pervenuto al significato di lo vegnono a servire e cominciano aùssollazzare ‘diventare’, e da lì al nuovo passivo. Una forma che, koùllui ed aùffare grande festa (Tristano secondo Rohlfs, ha avuto una notevole estensione riccardiano, Cap. 37.2) nell’italiano, forse perché ha il vantaggio di una maggiore 26. e paventando assai, imaginai alcuno amico che chiarezza rispetto al passivo con essere. Da Maiden (1995: mi venisse a dire: ”Or non sai? (Alighieri, D. 167) risulta che la costruzione passiva con venire ha Vita nuova, Cap. 23.1) origini incerte, e non è attestata prima del Duecento, al più presto. Troviamo anche esempi senza movimento concreto, in La struttura moderna si è sviluppata in seguito ad una cui venire ha di sicuro la funzione di ausiliare: grammaticalizzazione del verbo lessicale venire, e con questo sviluppo il significato ‘cambiamento di posizione’ 27. Isotta sì domanda s'ella disse neuna kosa arretra a favore del più generale ‘cambio di stato’, quand'ella venne a morire. (Tristano ‘divenire’ (oppure ‘finire per’). È questo senso riccardiano, Cap. 67) “dinamico” di ‘ingresso in uno stato’ che caratterizza il 28. e quando elli vene a nàsciare, secondo lo termine moderno ausiliare passivo venire. Anche oggi esiste l’uso cheùlli è dato (Restoro D'Arezzo: La di venire nel significato di diventare (cfr. Battaglia 2002: composizione del mondo, II.6,4,5) 741) in unione con un complemento predicativo, ad 29. SSPON.\... Ma molto è picciola cosa dire esempio venir pazzo per impazzire e venir pallido per dell’arte”, ciò viene a dire ch’al parliere non impallidire. s’apartiene dare insegnamenti (Latini, B. La rettorica, Argom. 26.2) 5. Spogli elettronici Per cercare di illustrare l’avvenuto processo di 5.2 C-ORAL-ROM grammaticalizzazione nel giro dei secoli ho fatto uno Una ricerca nel corpus annotato sul lemma VENIRE spoglio di tutte le occorrenze di forme del verbo venire nei ha dato 812 occorrenze lemmatizzate come forme di testi di prosa del 1200 del corpus LIZ da una parte, e venire. Di queste 812 occorrenze 314 (ovvero il 39%) dall’altra uno spoglio del nuovo corpus di parlato sono seguite da una forma verbale indefinita: 235 dal autentico, il C-ORAL-ROM. participio passato e 79 da a+infinito. Non c’è nessuna occorrenza delle perifrasi gerundivali, il che conferma 5.1 LIZ quanto già indicato da Bertinetto. Già nei testi del 1200 (tutti gli esempi sono della Gli spogli hanno invece dato un considerevole numero seconda metà del secolo) troviamo esempi che di forme passive con venire come ausiliare.

374 Appunti per uno studio diacronico del verbo ‘venire’

Nella maggioranza degli esempi di diatesi passiva Venire LIZ C-ORAL-ROM troviamo come ausiliare venire, che in questa veste può occorrenze totali 1454 812 sostituire essere, ma solo nei tempi semplici: +forma indefinita 130 (9,0%) 314 (38,6%) +gerundio 45 (3,1%) 0(0%) 30. i rientreranno i bassi + cioè / non penso / che +participio passato 10 (0,7%) 235 (28,9%) verrà collegato / il basso / o la &chi [/] o la +a+infinito 75 (5,2%) 79 (9,7%) chitarra / al // (ifamcv02) 31. oppure / quando / questa stessa forma / non Tabella 1 veniva mai usata / in un contesto non adeguato (inatco02) il 9 % delle occorrenze della LIZ è seguito da una forma verbale indefinita, mentre la percentuale di questa La perifrasi infinitivale con il modificatore venire combinazione nel C-ORAL-ROM è di 38,6. Nei testi del presenta le stesse proprietà notate a proposito degli esempi 1200 della LIZ il 3,1% delle occorrenze è seguito dal del 1200. gerundio, mentre nel C-ORAL-ROM questa perifrasi è inesistente. Anche qui possiamo constatare che in gran parte degli Mentre il passivo con venire è molto raro nei testi esempi il senso di base di movimento è ancora presente spogliati del 1200 (il 0,7%), lo troviamo con una come in 32 e 33, cioè possiamo parlare di un movimento frequenza molto più alta (il 28,9%) nel parlato fatto con lo scopo di eseguire l’atto dell’infinito (cfr. contemporaneo. Per ciò che riguarda l’infinito esiste con Battaglia): una certa frequenza, il 5,2%, nella LIZ, e quasi con il doppio, il 9,7% nel C-ORAL-ROM. Si deve però 32. / lei l' ho [/] l' ho vista / col suo ragazzo // sottolineare che un paragone dei due spogli va preso con vennero a mangiare al mio ristorante // riserva, in quanto si può discutere se i due corpora siano (ifamcv04) del tutto paragonabili. Non sono solamente “estremi” in 33. è molto conveniente // vieni a vedere // poi / diacronia (1200 versus 2000), ma anche in diamesia, ed è 'nsomma (ifamdl11) ovvio che le differenze registrate non dipendano solamente dalla diacronia, ma anche da differenze Parallelamente con gli esempi del 1200 troviamo diamesiche: mentre i testi del 1200 sono scritti, il anche occorrenze con risalita del clitico come segno di materiale del 2000 è costituito da trascrizioni di parlato grammaticalizzazione del costrutto: spontaneo. Ma anche se non sono direttamente paragonabili, i due corpora danno un chiaro indizio di 34. senti / oh / inizia alle due e mezzo ... mh // a che alcuni cambiamenti. ora ti vengo a prendere ? (ipubdl03) 35. e lei lo viene a dire> / con mezze verità a questa difesa // (inatla03) 6. Conclusioni 36. ho detto / di levarti la possibilità / di venirmi a Che conclusioni si possono trarre? Da una parte, con le fare i' corteo / all' aeroporto (ifamdl10) riserve già avanzate sulla diamesia, si può constatare che le differenze più evidenti sono la scomparsa totale delle perifrasi gerundivali e un notevole aumento della forma Ma troviamo anche altri esempi in cui non si tratta più passiva con venire e della perifrasi infinitivale venire di un movimento intenzionale. Che non si tratti di un a+infinito, cioè una crescente grammaticalizzazione di movimento intenzionale, viene anche sottolineato da venire come ausiliare nella diatesi passiva e nella perifrasi esempi con soggetto inanimato: infinitivale. Dall’altra parte si può affermare che anche negli usi grammaticali di venire è conservata una buona 37. questa fratellanza è venuta a mancare // anche parte del significato lessicale. Come risulta da Vanelli & perché so' venuti a mancare certi ideali / certi Renzi (1995: 278-83), il verbo venire è deittico in quanto principi / certe cose // (ifammn02) il suo uso è determinato dal luogo in cui si trovano il 38. sul di più / perdere il beneficio parlante e l’ascoltatore. fiscale (inatbu01) Il movimento è indirizzato verso un “centro deittico”, 39. come una delle caratteristiche / della situazione nel senso che il punto d’arrivo del movimento coincide che si è venuta a creare recentemente nel nostro con il luogo in cui si trova il parlante o l’ascoltatore o paese / (inatpd01) entrambi nel momento in cui viene pronunciato l’enunciato. È mia impressione che quest’orientamento 5.3 LIZ e C-ORAL-ROM a confronto deittico sia parzialmente conservato anche quando venire è usato come ausiliare. Nella diatesi passiva ”il In questa sede non ci sarà spazio e tempo per analisi movimento” è diretto verso il soggetto grammaticale della quantitative approfondite, ma un breve paragone (nella frase, non si tratta più di un cambiamento di posizione, ma misura in cui sono paragonabili i due corpora) dei due di stato, ed è il soggetto che subisce questo cambiamento. spogli mostra una frequenza molto più alta di usi Futuri studi, con uno spoglio di testi di tutti i secoli, perifrastici di venire nei testi moderni. Come risulta dalla serviranno sicuramente a confermare queste preliminari tabella (Tab. 1): osservazioni e a stabilire meglio il percorso diacronico di venire.

375 Erling Strudsholm 7. Riferimenti Battaglia, S. (2002). Grande dizionario della lingua italiana, Vol. XXI. Torino: UTET. Bazzanella, C. (1994). Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato. Firenze: La Nuova Italia. Bertinetto, P. (1991). Il verbo. In L. Renzi, G. Salvi (a cura di), Grande grammatica di consultazione, vol. II. Bologna: Il Mulino, pp. 13-161. De Mauro, T. (1999). Grande dizionario italiano dell’uso. Vol VI. Torino: UTET. Cresti, E. e M. Moneglia (2005). C-ORAL-ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken Romance Languages. Amsterdam/Philadelphia: John Benjamins Publishing Company. Enciclopedia Dantesca (1970-76). Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani. Maiden, M. (1998): Storia linguistica dell’italiano. Bologna: il Mulino. Maiden, M. e C. Robustelli (2000). A Reference Grammar of Modern Italian. London: Arnold. Rohlfs, G. (1969): Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. 3: Sintassi e formazione delle parole. Torino: Einaudi. Stoppelli, P. & E. Picchi (2001) (a cura di). LIZ 4.0. Letteratura italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della letteratura italiana. Quarta edizione per Windows. Bologna: Zanichelli. Vanelli, L. e L. Renzi (1995). La deissi. In L. Renzi, G. Salvi, A. Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica di consultazione, vol. III. Bologna: Il Mulino, pp. 261-375.

376 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 377-386

La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo Dati dal corpus C-ORAL-ROM Italiano

Ida Tucci

Università di Firenze (LABLITA)

Abstract Il lavoro descrive il rapporto tra la modalizzazione dell’enunciato realizzata attraverso elementi espliciti del lessico modale (Lyons, 1977; Palmer, 1986; Venier, 1991; Fava e Salvi, 1995) e l’articolazione informativa dell’enunciato stesso (Cresti, 2000). Sulla base dell’analisi condotta sul corpus C-ORAL-ROM Italiano (cfr. Cresti e Moneglia, 2005), sono state affrontate le seguenti questioni: a) se la modalizzazione sia presente nella lingua parlata o, come spesso è detto in letteratura, sia un procedimento argomentativo-narrativo tipico della lingua scritta (mentre il parlato sarebbe prevalentemente caratterizzato da dinamiche comunicative e pragmatiche (cfr. Greimas, 1984; Marsciani e Zinna, 1991; Pietrandea, 2002); b) in che termini la modalità, quando è presente in enunciato, si rapporti con l’articolazione informativa e con la sua classe illocutiva (Papafragou, 2000, Sbisà 2001, Cresti, 2002). .

1. Premessa 2.1. Variazioni modali Il presente contributo presenta i risultati di una ricerca Fra i vari tipi di modalità distinti dalla letteratura condotta sulla modalizzazione lessicale nel parlato logico-filosofica, quelle che hanno più rilevanza dal punto spontaneo maturata nell’ambito del mio dottorato di di vista linguistico, perché possono essere espressi con ricerca e sfociata in pubblicazioni su dati parziali (Tucci mezzi linguistici differenziati, sono quella di tipo aletico, 2005, Tucci in stampa, Tucci e Moneglia, in stampa). di tipo epistemico e di tipo deontico. Il quadro teorico di riferimento è quello della Teoria Diamo di seguito una definizione delle suddette della Lingua in atto di Cresti (Cresti, 2000) adottato per le tipologie modali in modo da rendere espliciti i criteri di ricerche sul parlato spontaneo svolte presso LABLITA attribuzione di un valore modale agli elementi lessicali (http://lablita.dit.unifi.it). considerati nel corpus di riferimento: In particolare in questa sede cercheremo di rispondere alle seguenti questioni: ƒ la modalità aletica “concerne la verità degli stati di cose asseriti” (che possono essere necessari o a) se la modalizzazione sia presente nella lingua parlata contingenti, possibili o impossibili) (cfr. Fava e Salvi, in maniera sistematica e prominente o, come spesso è 1995: 57; Lyons, 1977; Keifer, 1994: 2518a; von detto in letteratura, sia un procedimento Wright, 1951: 1-2); essa concerne le verità di fatto, argomentativo-narrativo tipico della lingua scritta logiche, percettive, o anche quelle verità stabilite dal (mentre il parlato sarebbe caratterizzato da dinamiche soggetto parlante per le ipotesi fatte sui ‘mondi prevalentemente comunicative e pragmatiche) (cfr. possibili’. Greimas, 1984; Marsciani e Zinna, 1991; Pietrandera, 2003); Es. Un leopardo deve essere maculato. Un cigno può essere nero. b) in che termini la modalità, quando è presente in enunciato, si rapporti con l’articolazione informativa ƒ La modalità epistemica “esprime il grado e la natura dell’enunciato, con la variazione semantica dei valori dell’impegno alla verità di ciò che si asserisce”2 (che modali e, almeno a livello quantitativo, con la sua può essere più o meno probabile, verificato, oppure illocuzione (cfr. Papafragou, 2000; Sbisà, 2001; Cresti, valutato secondo il personale giudizio del parlante). 2002). Es. Devono essere le sette. c) quale sia effettivamente lo scope della modalità: Giulio potrebbe essere partito. ovvero se la “portata” dei valori modali sia la La casa è stata venduta, giustamente. proposizione (come tradizionalmente proposto in

letteratura) o se nel parlato esso vada considerato in 2 base ai riempimenti locutivi delle diverse unità Secondo Lyons (1977), nel linguaggio quotidiano si possono d’informazione. inoltre distinguere una modalità epistemica oggettiva e una soggettiva. Con la modalità epistemica oggettiva le prove che il parlante adduce a sostegno delle proprie affermazioni sono 2. La modalità in letteratura situate fuori di lui, nel mondo esterno; la modalità epistemica L’accezione più nota di modalità risale a Bally (Bally, soggettiva invece è prevalente e con essa il parlante indica il suo 1932 [1950]), il quale definisce la modalità come grado di certezza su quello che sta dicendo, qualifica il suo “atteggiamento del parlante sulla propria locuzione”, impegno epistemico sull’enunciato. Ugualmente Lyons ovvero, linguisticamente, Modus (verbo modale) con cui il riconosce una “evaluative modality” che, all’interno della parlante considera il contenuto della sua enunciazione, il epistemic modality, indica “the speaker’s opinion or attitude Dictum (verbo dittale)1. towards what he/she already accepts as true” (cfr. Lyons, 1977: 452 e Rescher, 1974) e dunque esplicita propriamente l’opinione personale del parlante sul detto (frankly, fortunately, possibly, 1 Cfr. Bally (1950 [1932]) e (1942: 1-13). wisely, etc.).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Ida Tucci

Il valore epistemico di un enunciato dipende dai e desiderio, abbiamo voluto segnalare quando il “dovere” processi di conoscenza, di credenza, di giudizio personale veniva espresso nel senso di “obblighi sociali”, o del parlante, il quale valuta lo stato o l’evento descritto “morali”, secondo una logica assiologica di esternazione dall’enunciato in base ad una scala di probabilità e/o di ciò che è ritenuto essere bene/male, giusto/ingiusto valore coerente con le sue personali credenze e secondo le regole della convivenza sociale,4 appunto, considerazioni (secondo me, a mio avviso, sinceramente, religiosa, etc.(cfr. Hare, 1961; Lai, 1985; Galvan, 1991). ritengo, etc.) (cfr Palmer, 1990 [1986]; Venier, 1991; Facciamo qualche esempio: Hoye, 1997; Nuyts, 2001). 4. *DAN: ci sono militanti di partito /TOP che possono ƒ La modalità deontica si basa sulla nozione di averlo e hanno il diritto di averlo //COM [ipubcv01] obbligo/necessità contingente ed esprime l’atteggiamento del parlante verso possibili azioni (che 5. *ALE: noi vogliamo che l’imposizione si possono essere obbligatorie o indifferenti, permesse o riduca //COM [ifammn22] vietate da regole sociali o morali). In senso più ampio la modalità deontica concerne anche tutti quegli stati di 6. *MAR: bisogna essere ironici /^COM perché credo che cose che sono “desiderati”, “ambiti”, “perseguiti” non bisogna mai prendere troppo sul serio / quello che (voglio, vorrei, mi piacerebbe...) (cfr. Biber, 1999: [/] quello che ci succede //^COM [ifammn24] 483-502 e von Wright, 1951: 1-2). 7. *PAO: allora /INP dobbiamo dare questo aiuto /COM Es. Marco deve partire oggi. alle persone che hanno bisogno //APC [ipubmn01] Non si possono abbandonare le persone sole. Vorrei partire con te. 3. Il lessico modale Come base dati per la nostra ricerca abbiamo Naturalmente questo schema tripartito dei valori considerato tutti gli enunciati che nel corpus C-ORAL- modali (aletici, epistemici, deontici) presenta al suo ROM italiano (40.402 enunciati, 311.592 parole) avessero interno alcune “varianti” che abbiamo voluto considerare un indice lessicale “modale” esplicito. Si tratta come significative . In particolare, è stata considerata di principalmente di strutture verbali e avverbiali, tipo aletico anche la modalità risultante da modalizzazione 3 generalmente riconosciute dalla letteratura come in episodi di discorso diretto riportato : “portatrici di valori semantico-modali”: INP TOP 1. *LEO: nel senso> / il mixer / serve / se voi ƒ verbi modali (potere, dovere, volere) dite /ILC guarda /’CON voglio registrare //”COM [ifamcv02] ƒ verbi di credenza (sapere, credere, immaginare, ritenere, giudicare etc.) Per quanto concerne la modalità di tipo epistemico, ƒ alcuni costrutti analitici e perifrastici5 (essere-avere abbiamo adottato la sua accezione più ampia, ossia quella da+ infinito, andare+ part. passato, dovere + infinito) che comprende tanto il giudizio di probabilità ƒ sembrare, parere (agreement), quanto la vera è propria valutazione ƒ verbi di necessità e desiderio (bisognare, sperare, soggettiva (evaluative) del parlante a proposito del augurarsi etc.) contenuto della sua enunciazione. Ad esempio: ƒ predicati nominali con aggettivi “valutativi” (è certo, è 2. *PAL: dovrebbero essere in sei /COM a doveroso, è bene, è possibile, è opportuno, etc.) mangiare //APC [ifamcv04] ƒ avverbi e locuzioni avverbiali “modalizzanti” (probabilmente, sicuramente, forse, praticamente, 3. *GIA: cioè /INP dev’ essere [//] insomma /FAT è / giustamente, fortunatamente, secondo me, etc…) INX COM immagino / un lavoro proprio allucinante // ƒ modi verbali (l’indicativo futuro, il condizionale e il [ifamdl16] congiuntivo6) 4. *GUI: è andato via /COM fortunatamente //INX 4 [ifammn22] I giudizi morali non si presentano solo epistemicamente come “resoconti in prima persona degli stati psicologici, degli All’interno della modalità deontica, poi, oltre alle due atteggiamenti, di chi li proferisce”, ma contengono quanto meno varianti di espressione/atteggiamento di obbligo, permesso l’intenzione di raccomandare a chi ascolta l’assunzione di un atteggiamento analogo a quello che viene espresso mediante il giudizio, o addirittura la credenza che tale atteggiamento sia 3 Ciò che viene detto nel senso di voler “riportare” le parole di quello giusto o appropriato. In questo senso abbiamo voluto un altro, non implica, secondo noi, che il parlante ne condivida considerare enunciati del tipo: “credo che si debba/ penso che l’atteggiamento originario, ma solo che il parlante che lo sia auspicabile-doveroso-giusto”, etc., nell’ambito della propone, lo dà come “vero” all’interlocutore. Si tratta di una modalità deontica in senso assiologico. “second-hand information”, per dirla con Palmer, che rientra 5 Cfr. Herczeg (1972) e Amenta e Strudsholm (2005). nella modalità “aletica di riporto”, nel senso che il parlante, 6 Per quanto riguarda il congiuntivo, lo abbiamo considerato attraverso di essa, ci dà una evidenza del fatto (e non una principalmente nella sua accezione di “congiuntivo valutazione, o un desiderio, o un obbligo come potrebbe controfattuale”, ossia in presenza di periodo ipotetico (cfr. Pizzi, sembrare dal tipo di lessico utilizzato). 1979 e Squartini, 2004). In questa sede non abbiamo voluto

378 La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo

In base alle caratteristiche morfolessicali sull’asse diafasico del corpus: nella parte Informale la sopraelencate, abbiamo costituito il nostro sottocorpus di percentuale degli enunciati modalizzati è dell’11%, in analisi che è pari a 5.508 enunciati modalizzati. quella Formale essi gli sono quasi il doppio (21,2%).8

4. Il corpus C-ORAL-ROM 4.1.1. Frequenza entro i nodi del corpus design Complessivamente il corpus C-ORAL-ROM Si evidenziano inoltre alcune differenze quanto alla (Integrated Reference Corpora for Spoken Romance percentuale di enunciati modalizzati all’interno del corpus Languages) è una raccolta di corpora di parlato spontaneo design. In particolare: delle quattro principali lingue romanze (italiano, francese, portoghese, spagnolo) della consistenza di circa 300.000 a) nell’Informale il peso degli enunciati modalizzati varia parole per ciascuna lingua. I parametri di variazione secondo la variazione interazionale: adottati nella definizione del corpus design sono: - Dialoghi e Conversazioni: 10% (1907 en. modalizzati a. diafasico (parlato informale vs. formale); su 19.070); b. socio-relazionale (privato/famigliare vs. pubblico); c. interazionale (monologo, dialogo, conversazione); - Monologhi: 15,3% (772 en. modalizzati su 5.049). d. diamesico (faccia a faccia vs. trasmesso); e. di dominio d’uso; b) nel Formale varia secondo la variazione diamesica: f. di genere testuale 7 - Natural context: 23 % (1.266 en. modalizzati su Riportiamo di seguito una tabella (Tab. 1) descrittiva 5.503); della composizione del corpus C-ORAL-ROM Italiano, che abbiamo utilizzato come base dati per l’analisi degli - Media: 19,6% (1.207 en. modalizzati su 6.138); enunciati modali. - Telefono: 11,6% (346 en. modalizzati su 2.981).

INFORMALE FORMALE Notiamo che nel parlato di tipo informale la variazione 24.119 en. 155.048 par. 16.283* en. 156.544 par. internazionale influisce sensibilmente sulle percentuali di Privato/Famiglia Pubblico Nat. cont. Media Telefono enunciati modalizzati: rispetto agli scambi dialogici e 20.475 en. 3.644 en. 5.503 en. 6.138 en. 4.642 en. conversazionali, i monologhi sono più modalizzati (15,3% vs. 10%). Nel Formale, invece, è il parlato in contesto naturale (dibattiti politici, spiegazioni professionali, Tabella 1: La struttura del corpus C-ORAL-ROM Italiano conferenze etc.) ad avere la percentuale in assoluto più alta di modalizzazione (23%), mentre il parlato di tipo *Abbiamo escluso dalla nostra analisi gli enunciati del Formale telefonico (conversazioni private), si avvicina molto ai Telefonico Man-machine (1.661 enunciati). In tal modo il valori registrati per l’Informale (11,6%). computo degli enunciati formali considerati è pari a 14.622, corrispondente a 145.900 parole. 25%

4.1. Enunciati modalizzati 20% L’estrazione automatica di tutti gli enunciati che nel corpus C-ORAL-ROM Italiano presentassero almeno un 15% indice morfolessicale esplicito di modalità, ha portato alla costituzione di un sottocorpus di analisi costituito da 5.498 enunciati “modalizzati”. Il loro peso percentuale è pari al 10% 14,2% sul totale degli enunciati, con sensibili differenze 5% considerare il modo imperativo poiché esso non si trova in situazione di “polisemia” rispetto valori modali e rappresenta, a 0% nostro avviso, un caso paradigmatico di “coincidenza” tra modo Inf. For. Tel. Inf. For. Media For. Nat. sintattico e illocuzione di tipo direttivo. Cfr. Conte, 1977. Dial&Conv Monologhi Context 7 In C-ORAL-ROM la classificazione dei generi è fondata su criteri esterni alla caratterizzazione linguistica. In questo senso Figura 1: Variazione della percentuale di enunciati essi corrispondono, concettualmente, a quelli considerati tali da modalizzati nel corpus design. Biber (1988), che distingue chiaramente i tipi di testo dai generi. I tipi di testo sarebbero correlazioni di caratteristiche linguistiche che condividono una stessa funzione complessiva, mentre i 8 I dati percentuali confermano l’importanza della generi sarebbero categorie intuitive che sono utilizzate per modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo, soprattutto se classificare la produzione linguistica. I generi documentati in confrontati con quelli attestati nello stesso corpus di riferimento C-ORAL-ROM, tuttavia, corrispondono solo in parte ai generi e per la subordinazione (che), che interessa il 20% degli enunciati, sotto-generi di fatto individuati da Biber, che, ad esempio, per la coordinazione (e), presente nel 17% degli enunciati e per contrariamente a quanto accade in C-ORAL-ROM, considera le la negazione verbale (non), presente nell’11%. Cfr. Cresti e conversazioni faccia a faccia un genere. Moneglia (2005: 238-251).

379 Ida Tucci

4.2. Strutture modalizzanti verbiali vs. avverbali futuro condizionale 6,4% 6,4% Per quanto riguarda le percentuali delle strutture v . di desirio e avverbiali e di quelle verbali usate in funzione modale, necessità 6,2% possiamo notare dalla Fig. 2 che ben il 73,4% è costituito da strutture verbali e dalla morfologia del verbo (modi e c. analitiche tempi), mentre il 26,6% dagli avverbi e dalle locuzioni 4,6% avverbiali, senza particolari differenze tra la parte Informale e quella Formale del corpus. perif rastici 4,9% v erbi modali verbi di 53% Verbi e credenza morf ologia 18,5% 73,4% (4.744) Figura 3. Caratterizzazione della strategia verbale di modalizzazione 5. Frequenza degli indici di modalità rispetto alle unità di informazione Vediamo ora come si caratterizza la distribuzione degli Avverbi 26,6% indici morfolessicali di modalità rispetto all’articolazione (1.715) informativa dell’enunciato. Il primo aspetto che notiamo è il diverso comportamento delle diverse unità d’informazione quanto alla presenza o meno degli indici Figura 2: Strategia di modalizzazione verbale vs. considerati: solo le unità di Topic, Comment, Inciso e, in avverbiale. misura minore, Introduttore locutivo sono modalizzate. Non sono stati riscontrati indici locutivi di tipo modale In particolare, risulta i verbi potere, volere, dovere in Appendice, Incipit, Fatici, Allocutivi, Espressivi e costituiscono, entro la categoria verbale, più della metà Conativi. Nelle Fig. 4 e 5 troviamo i valori numerici e le delle forme (53%), e che i verbi di credenza ne percentuali di modalizzazione delle unità informative nel 10 costituiscono circa un quarto (18,5%). corpus di riferimento : Ricordiamo che, in base alle liste di frequenza di tutti i lemmi presenti nel corpus C-ORAL-ROM, i verbi modali 7000 e i verbi di credenza sono verbi ad alto rango9 e insieme 6250 rappresentano circa l’8% sul totale dei token verbali. 6000

Se si considera poi la percentuale che essi rappresentano 5000 sul totale degli enunciati verbali in C-ORAL-ROM 4115 Italiano, vediamo che il loro peso sale a circa il 20% degli 4000 enunciati che al loro interno presentano una qualche forma 3000 verbale, ossia quasi un enunciato su cinque ha un verbo 2402 che appartiene a questa categoria, diciamo così, 2000 1686 semantica/modale. Le costruzioni analitiche e 948 895 perifrastiche raggiungono percentuali minori 1000 709 624 135 213 188 67 47 64 30 (rispettivamente il 4,6% e il 4,9%), ma risultano 0 ugualmente significative. INP FAT ALL ESP CON APT APC ILC TOP INX COM Per quanto riguarda poi la modalizzazione attraverso tot UI tot UI mod. categorie più strettamente morfologiche del verbo, notiamo che il condizionale e il futuro dell’indicativo costituiscono entrambi, in unione a verbi “normali”, il Figura 4: Frequenza degli indici di modalità rispetto alle 6,4% delle strategie verbali di modalizzazione. Unità di Informazione Considerando invece la loro incidenza relativa (incidenza Su un totale di 12.664 Unità Informative 5.664 su tutte le forme varbali), notiamo che il condizionale è il (44,7%) sono occupate da un indice morfolessicale modo attestato per il 13,8% dei verbi, mentre il futuro per (verbale e/o avverbiale) di modalità. Dalle figure il 7,8%. Nella figura 3 possiamo osservare le percentuali possiamo inoltre notare che sono principalmente le unità relative di realizzazione dei vari indici rispetto al totale di Comment, Inciso e Topic a partecipare alla delle occorrenze (Informale e Formale). modalizzazione dell’enunciato.

10 Non essendoci differenze sostanziali tra i valori registrati nella 9 Il rank registrato in tutto il corpus C-ORAL-ROM Italiano per i parte Informale e Formale del corpus, nelle figure riportiamo i verbi modali è, rispettivamente: volere rank 8, potere rank 9, dati complessivi della presenza di indici di modalità entro le dovere rank 10. unità informative del corpus.

380 La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo

70% 65,8% Come è evidenziato nella Fig. 7, le unità di Comment sono occupate soprattutto da indici modali verbali (81%), 60% 53,2% mentre quelli avverbiali sono meno frequenti (16%); la

50% compresenza delle due strutture in Comment è rara (pari al 3%). Le unità di Inciso presentano percentuali simili di 40% verbi (48,7%) e avverbi modalizzanti (50,2%), assai 26% sporadicamente compresenti (1,1%). I Topic sono 30% modalizzati principalmente attraverso avverbi (66,2%), 16% 20% mentre i verbi rappresentano circa un terzo (il 33%); le due strategie non sono quasi mai compresenti (0,8%). Gli 10% Introduttori locutivi, pur partecipando in minima 0% percentuale alla modalizzazione dell’enunciato (10%), ILC TOP INX COM sono totalmente occupati da strutture verbali.

Figura 5: Frequenza assoluta degli indici di modalità 5.1. Frequenza della modalità aletica, rispetto alle Unità Informazione epistemica e deontica Vediamo ora come si caratterizza la distribuzione dei

Intr. valori modali (aletica, epistemici e deontici) rispetto alle Topic Locutivo occorrenze del lessico e rispetto alle unità d’informazione 16% 10% che compongono l’enunciato.

5.1.1. Ripartizione dei valori modali rispetto agli indici morfolessicali Su un totale di 6.459 indici morfologici e lessicali di modalità (3.202 nell’Informale e 3.257 nel Formale Inciso C-ORAL-ROM Italiano), la modalità aletica e la modalità 33% Comment deontica sono realizzate in percentuali simili, 41% rispettivamente nel 27,9% e nel 26,5% dei casi, mentre la modalità di tipo epistemico è ampiamente maggioritaria Figura 6: Valori percentuali relativi di modalizzazione (45,6%). delle Unità Informative

m. aletica Notiamo che l’unità di Introduttore locutivo è 27,9% modalizzata nel 16% dei casi e partecipa in percentuale del 10% alla modalizzazione dell’enunciato; il Topic è modalizzato nel 26% dei casi e rappresenta il 16% delle m. unità che concorrono alla modalizzazione dell’enunciato. epistemica Assai più frequenti le percentuali di modalizzazione delle 45,6% unità di Inciso (53,2%) e Comment (65,8%), che partecipano in misura pressoché paritaria (rispettivamente nel 33% e nel 41% dei casi) alla caratterizzazione modale m. deontica dell’enunciato. Vediamo ora la distribuzione degli indici 26,5% avverbiali o verbali modalizzanti riscontrati all’interno delle unità informative di Topic, Comment, Inciso e Figura 8: Valori modali rispetto alle occorrenze Introduttore locutivo (Fig. 7): morfolessicali (Totale)

4500 81% 5.1.2. Distribuzione dei valori modali rispetto alle 4000 unità d’informazione

3500 Riportiamo di seguito i dati sulla frequenza dei diversi valori modali (aletici, epistemici, deontici) rispetto alle 3000 unità informative modalizzate nel nostro corpus di 2500 riferimento. 2000 Non riferiremo gli stessi dati rispetto al numero degli enunciati modalizzati, dato che dalle nostre analisi risulta 1500 che l’unità minima di riferimento (scope) per la 16 % 1000 50,2%48,7% 66,2% realizzazione del valore modale è l’unità d’informazione. 33% 500 3% Nello stesso enunciato, cioè, possono essere espressi più 1, 1% 0,8% 10 0 % 0 valori modali, concordi o discordi, nelle unità informative COM INX TOP ILC che lo compongono, e solo in casi particolari (quando ad Avv V %compresenza essere modalizzata è un’unica unità informativa) il valore modale può considerarsi estendibile all’intero enunciato. Figura 7: Valori percentuali relativi di modalizzazione delle Unità Informative

381 Ida Tucci

8. *ROD: e forse /TOP dico forse /INX componenti materiali che non debba maneggiare //COM [ifamcv07] Percentuali dei valori modali delle Unità informative (relativi)

36,6% 9. *CLA: loro vogliono stare nudi /COM su questo non c' 1600 è dubbio //INX [ifammn03] 1400 32,2% 1200 31,2% 10. *ROB: lavoro in un R.S.A. / a Sesto Fiorentino 1000 /^COM dove sono ricoverate varie persone / che non 800 possono stare più a casa da sole /^COM in quanto 75,7% necessitano di assistenza di base //COM [ifammn16] 600 52% 400 42,6% 18,4% Su un totale di 5.668 unità informative modalizzate 200 5,2% 5,8% 43,3% 23,3%33,3% (2.845 nell’Informale e 2.823 nel Formale) notiamo una 0 sostanziale somiglianza quanto alle percentuali di TOP COM INX ILC realizzazione dei diversi valori modali nelle due divisioni sociolinguistiche del corpus. ALE DEO EPI Sembra dunque che le unità d’informazione mantengano ruoli costanti (e quindi scelte modali costanti) indipendentemente dalla variazione diafasica, che invece Figura10. Percentuali dei valori modali delle Unità influisce sugli episodi complessivi di modalizzazione Informative (relativi) (11% di enunciati modalizzati nell’Informale vs. 21,2% nel Formale). La distribuzione non uniforme dei diversi valori modali entro le Unità d’Informazione ci permette di fare alcune ipotesi sul tipo di rapporto che, in enunciato, si Valori modali delle Unità d'informazione (assoluti) stabilisce tra le funzioni informative delle unità di Topic, Comment e Inciso e i valori modali da esse maggiormente 100% rappresentate. 10 In prima analisi non ci sorprende che siano le unità di 80% 1504 325 Comment e, in misura minore, le unità di Introduttore

60% 678 locutivo ad avere una maggiore “libertà” nell’esprimere 7 tutte le diverse variazioni modali. L’unità di Comment 33 1325 40% rappresenta infatti l’unità informativa necessaria e sufficiente per la realizzazione e l’interpretabilità di un 20% 146 52 13 enunciato, anche nel caso in cui questo sia formato da più 1287 165 unità di informazione. La massiccia distribuzione dei 0% valori modali aletici, epistemici e deontici in tale unità, TOP COM INX ILC senza restrizioni di sorta, ci pare verosimilmente collegata tanto alla varietà delle tipologie illocutive che vi si ALE DEO EPI attualizzano, quanto al genere di riempimento morfolessicale dell’unità, che è di preferenza verbale Figura 9: Valori modali delle unità d’Informazione (61,9%). (assoluti) 11. *ART: può essere / sia mastice / dato a mano /^COM COM CON Complessivamente notiamo che le Unità o sia con quella macchinetta laggiù / vedi // d’informazione si comportano in modo sostanzialmente [ifamdl04] diverso quanto alla realizzazione dei diversi valori modali 12. *MAR: il primo incontro /TOP credo risalga / ai in enunciato. COM In particolare, le unità di Topic realizzano suoi sedici anni ? [imedin01] principalmente valori modali aletici (42,6%) o epistemici 13. *SAR: per dare l' okay /TOP devi segnare l' ultimo (52,2%), rari i casi di realizzazione deontica (5,2%), COM mentre le unità di Inciso presentano una grossa campo con la ics // [ifammn17] maggioranza di realizzazione epistemica (75,7%), seguita dai valori aletici (18,4%), e da quelli deontici (5,8%). Allo stesso modo, l’unità di Introduttore locutivo, Solo le unità di Comment e di Introduttore locutivo verbale nel 97% dei casi, ha la funzione di introdurre presentano una certa “libertà” nella variazione dei valori episodi di discorso diretto riportato (DDR) (86,1%), modali realizzati (seppure in percentuali relative non elencazioni, comparazioni, esemplificazioni, istruzioni paragonabili: entrambi partecipano alla modalizzazione (13,9%) assegnandogli una modalità e sospendendone dell’enunciato rispettivamente nel 41% e nel 10% dei l’operatività illocutiva (cfr. Giani, 2005). casi). In particolare i Comment assumono valori aletici nel 14. *GPA: io posso dire /ILC oh /'FAT son 31,2% dei casi, valori deontici nel 32,2% ed epistemici nel "COM 36,6%. Vediamo nella figura 10 i dati percentuali d' accordo // [ifamcv02] considerati in base al numero totale di occorrenze.

382 La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo C-ORAL-ROM classi illocutive degli enunciati modalizzati

Per le unità di Topic e di Inciso il discorso è più Espressivi Rifiuto complesso, poiché le restrizioni relative alla possibilità di 2,3% 0,1% Direttivi Rito realizzare modalità deontiche o aletiche risultano 14,6% 0,2% strettamente correlate alle loro particolari funzioni informative.

15*MAR: probabilmente /TOP 11 è il sapore del [/] sapore della [/] della [/] dell' arabica //COM [ifamcv05]

16. *VER: in realtà /TOP gli si darà ai genitori di Simone //COM [ifamdl14]

Assertivi 17. *PRI: perché dovendo lavorare / dalla mattina alla 82,8% sera /TOP e dovendo faticare molto /TOP non avevano il tempo di andare / spesso alla sinagoga o al tempio //COM [inatpr04] Figura 11: Classi illocutive degli enunciati modalizzati

18. *GUI: è andato via /COM fortunatamente //INX In particolare notiamo dalla figura 11 che le classi [ifammn22] illocutive degli enunciati modalizzati in tutto il corpus di riferimento registrano, al di là di una evidente prevalenza 19. *GAB: senza una macchina /COM stranamente //INX della classe assertiva, anche percentuali non trascurabili di [ifamcv17] enunciati direttivi (14,6%) ed espressivi (2,3%); meno rappresentate le classi di rito (0,2%) e rifiuto (0,1%). 20. *BER: visto che / il corpo di pace /TOP che in Secondo uno studio effettuato sul campionamento del Europa dovrebbe essere costituito /INX ancora non è corpus LABLITA (9.300 en. per circa 10 ore di parlato), stato costituito //COM [imedtso03] da cui è stato estratto un campione significativo di 600 enunciati appartenenti all’Informale, circa il 50% degli atti 21. *DEV: ed è / ben evidentemente/INX molto meno realizzati corrisponde alla tipologia assertiva, la tipologia caro //COM [imedrp03] direttiva rappresenta il 28%, circa il 13% è espressiva, mentre la tipologia del rito e del rifiuto sono scarsamente 22. *MIC: al limite si può / anche se non ci credo /INX rappresentate, (rispettivamente il 4% e l’1% del totale). si potrebbe riscoprire Troisi / &he / attore //COM (Cfr. Cresti e Firenzuoli, 2001). Mettendo in rapporto i [ifamdl01] risultati di tale analisi con quelli emersi della nostra classificazione illocutiva degli enunciati modalizzati, emerge che tendenzialmente le asserzioni in un corpus di parlato spontaneo informale sono modalizzate nel 16,8% 6. Valori modali e classi illocutive dei casi, i direttivi nel 6,8% e gli espressivi nel 3,4%. Tale Un ultimo dato su cui riflettere. Per quanto riguarda la dato, pur ridimensionando quello relativo alle relazione tra espressione della modalità e organizzazione caratteristiche illocutive dei soli enunciati modalizzati, dell’informazione, è chiaro che il punto centrale concerne conferma l’importanza della modalizzazione per gli indici il rapporto tra tipo azionale (illocuzione) dell’enunciato e assertivi, ma nel contempo mette maggiormente in rilievo valore modale realizzato nello stesso (aletico, epistemico l’importanza della modalizzazione in enunciati direttivi ed o deontico). espressivi, che, in prima analisi, potrebbe sembrare In questo senso la nostra analisi ha evidenziato almeno trascurabile. due serie di tendenze: da una parte, infatti, si registra una Dicevamo della differenziazione delle percentuali predominanza dell’espressione morfolessicale della riguardanti le variazioni modali (aletiche, epistemiche o modalità in enunciati appartenenti alla classe assertiva deontiche) se proporzionate alla classe illocutiva (82,8%) (sia nell’Informale che nel Formale C-ORAL- dell’enunciato in cui sono realizzate. ROM) (cfr. Fig. 11), dall’altra, se il dato generale della Dalla figura 12 possiamo notare come la classe predominanza di realizzazioni epistemiche (45,6%), assertiva ripresenti circa le stesse proporzioni registrate seguita da quelle aletiche (27,9%) e deontiche (26,5%), è nel calcolo delle percentuali epistemiche, aletiche e costante in tutto il corpus di riferimento, tale tendenza, deontiche rispetto alle occorrenze morfolessicali in tutto il confermata per tutti gli enunciati assertivi, mostra però corpus di riferimento. D’altronde tale coincidenza ci una sensibile diversificazione se si considerano le consente di dedurre che il dato generale sulla ripartizione variazioni modali realizzate in enunciati appartenenti ad dei valori modali, per la maggior parte epistemici (circa altre classi illocutive. 42%) e in equilibrio tra aletici (circa 27%) e deontici (circa 25%), è sostanzialmente correlata alla predominanza della modalizzazione in enunciati di tipo

11 assertivo, che sono i più frequenti in tutto il corpus. In particolare il Topic epistemico (sia come giudizio di valore Le proporzioni dei valori modali realizzati in enunciati che come giudizio di probabilità), “resringe” il campo di appartenenti a classi illocutive diverse da quella assertiva applicazione della forza illocutiva del Comment (l’aboutness del sono però diverse: nella classe espressiva, infatti, è la Comment) apportando un segnale di “secondo la mia personale opinione”. Cfr. Bambini (2001) e Signorini (2005). variante aletica ad essere maggiormente rappresentata

383 Ida Tucci

(60,7%), seguita da quella epistemica (31,2%) e, di rado che sono spesso realizzati con modalità deontiche (53,2%) dalla deontica (6,1%). e gli enunciati espressivi che hanno di preferenza modalità Negli enunciati appartenenti alla classe direttiva, è la aletiche (60,7%), ci sono enunciati direttivi con modalità modalità deontica ad essere più frequente (53,2%), ma, epistemica (23,3%) o aletica (24,5%) ed enunciati contrariamente alle attese, la modalità aletica e quella assertivi con modalità deontica (23,3%). epistemica sono rappresentate in percentuali significative Una siffatta distribuzione dei valori modali all’interno (rispettivamente nel 24,5% e nel 22,3% dei casi)12. Per delle classi illocutive degli enunciati ci pare sostanziare quanto riguarda le classi di Rifiuto e di Rito, date le loro empiricamente la distinzione teorica tra modalità (definita basse frequenze, indichiamo solo che nei nostri esempi di semanticamente come l’atteggiamento del parlante sulla Rito sono realizzati di preferenza valori aletici o deontici e propria verbalizzazione) e illocuzione (definita in quelli di rifiuto i deontici. pragmaticamente come l’atteggiamento del parlante nei confronti dell’interlocutore), contrastando in modo Classe assertiva Classe direttiva sostanziale gli assunti di teorie che fanno collassare la nozione di modalità con quella di forza illocutiva. Nel parlato, cioè, la modalità è (e rimane) una caratteristica Epi Ale semantica della locuzione dell’enunciato; le variazioni Ale 22,3% 24,5% semantiche dei suoi valori non sono una funzione della 27,5% Epi forza illocutiva, la quale fa capo a dinamiche pragmatiche 49,1% e intonative indipendenti da queste. Ciò non toglie che i “significati” modali e le Deo caratteristiche illocutive possano in qualche modo essere 23,3% Deo convogliati dal parlante verso lo stesso scopo 53,2% comunicativo: il parlante può cioè veicolare significati Classe espressiva modali deontici in enunciati che hanno scopi direttivi, o veicolare significati epistemici in enunciati assertivi che hanno come scopo illocutivo quello di manifestare le proprie credenze nell’attesa che l’interlocutore si confronti Epi con esse, ma le stesse significazioni modali possono 31,2% invece essere veicolate con scopi illocutivi diversi e apparentemente contrastanti. Il parlante può ad esempio Al e valutare epistemicamente o aleticamente uno stato o Deo 60,7% evento descritto nella locuzione di un enunciato proferito 8,1% con la forza illocutiva di una richiesta, o di una domanda o addirittura di un ordine, oppure può “sfruttare” valutazioni aletiche di possibilità o impossibilità fattuale di stati o eventi allo scopo di manifestare stati d’animo da essi Figura 12: Proporzioni dei valori modali realizzati derivanti e in attesa che l’interlocutore manifesti una sua nelle classi illocutive posizione empatica. I risultati empirici della nostra ricerca sulla modalizzazione nel parlato spontaneo ci consentono a 7. Conclusioni questo punto di fornire una consistenza scientifica alle A conclusione del nostro contributo, vogliamo ipotesi che avevamo fatto in precedenza quanto al riassumere i punti salienti della ricerca che abbiamo rapporto tra modalità e illocuzione. In particolare, la condotto sul fenomeno della modalizzazione lessicale in questione se la classe illocutiva dell’enunciato potesse in un corpus di parlato spontaneo. qualche modo selezionare uno specifico valore modale In particolare, dalla nostra indagine corpus based, è viene risolta in senso negativo. Abbiamo visto infatti che risultato che: tutti i valori modali (aletici, epistemici e deontici) possono essere espressi all’interno della locuzione di enunciati a) dall’indagine che abbiamo condotto sul corpus appartenenti a qualsiasi classe illocutiva (Assertivii, C-ORAL-ROM Italiano (38.741 enunciati, 300.948 Direttivi, Espressivi, Rifiuto e Rito). parole) è risultato che la modalizzazione lessicale è una Nessun valore modale è strettamente selezionato da strategia basica del parlato che ha un’alta probabilità di una classe illocutiva. Nonostante si evidenzino alcune occorrenza in tutte le tipologie comunicative. Il 14,2% tendenze generali di realizzazione modale all’interno della degli enunciati del corpus di riferimento risulta infatti classe illocutiva, come ad esempio le asserzioni che sono modalizzato attraverso indici morfologici e lessicali principalmente epistemiche (49,1%), gli enunciati direttivi espliciti. Se si pensa che nello stesso corpus gli indici di subordinazione con (che) si ritrovano nel 20% degli enunciati, quelli di coordinazione con (e) sono presenti nel 12 I dati relativi alle proporzioni dei valori modali all’interno 17% e quelli di negazione verbale con (non) interessano della classe direttiva sono stati emendati in figura dai casi di l’11% degli enunciati verbali, si può paragonare la illocuzione direttiva di Riporto che, a livello della modalità strategia linguistica e semantica di modalizzazione alle assegnata all’enunciato, abbiamo considerato indistintamente di strategie basiche di costruzione sintattica del periodo nel tipo aletico “di riporto”, anche se l’unità di Introduttore locutivo parlato spontaneo. realizzava al suo interno modalità differenti.

384 La modalizzazione lessicale nel parlato spontaneo

b) all’interno del lessico modale, quello verbale è più epistemica (31,2%) o deontica (6,1%). Dunque la frequente di quello avverbiale (73,4% vs. 26,6%). In questione se la classe illocutiva dell’enunciato possa particolare i verbi modali (potere, dovere e volere) essere considerata predittiva nei confronti del valore rappresentano circa la metà delle forme verbali modale in esso realizzato (e viceversa) viene risolta in modalizzanti (53%), i verbi di credenza ne costituiscono senso negativo, oltre che dal punto di vista teorico, anche quasi un quarto (18,5%), mentre la modalizzazione in base alla consistenza del dato empirico. attraverso indici più strettamente morfologici del verbo (condizionale e indicativo futuro) interessa circa il 13% 8. Riferimenti delle forme verbali non modali. Alisova, T. (1972). Strutture semantiche e sintattiche della proposizione semplice in italiano. 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Linguistique générale et modali sia la “proposizione” ma la locuzione di ogni unità linguistique française. Berna: Francke Verlag. d’informazione e non la proposizione/enunciato nella sua Bambini, V. (2001). La Struttura informazionale interezza. dell’enunciato. Tesi di Laurea, Università di Pisa. Bybee, J. e Fleischmann, S. (a cura di) (1995). Modality f) all’interno dell’enunciato, solo alcune unità and grammar in discourse. Amsterdam/Philadelphia: informative risultano modalizzate attraverso indici Benjamins. espliciti : il Comment (65,8%), l’Inciso (53,2%), il Topic Carnielli, W. e Pizzi, C. (2001). Modalità e multimodalità. (26%) e, in misura minore, l’Introduttore locutivo (16%). Milano: Franco Angeli. Considerando le percentuali relative di occorrenza di tali Conte, A. (1977). Aspetti della semantica del linguaggio unità nella composizione informativa dell’enunciato si deontica. In Di Bernardo, G. (a cura di), Logica evidenzia una “concentrazione” della manifestazione della deontica e semantica. Bologna: Il Mulino. modalità lessicale in Comment (41%) e Inciso (33%). Per C-ORAL-ROM, http://lablita.dit.unifi.it/coralrom quanto riguarda poi le variazioni modali realizzate in Cresti, E. e Firenzuoli, V. (2002). L’ articolazione ognuna delle unità informative modalizzate, notiamo che informativa topic-comment e comment-appendice: le unità di Topic assumono principalmente valori aletici correlati intonativi. In A. Regnicoli (a cura di), Atti (46,6%) o epistemici (52%), gli Incisi sono di preferenza delle XII Giornate del Gruppo di Fonetica epistemici (75,7%), mentre i Comment assumono senza Sperimentale. Roma: Il Calamo, pp. 153-160. particolari restrizioni tutti i valori modali. Cresti, E. e Firenzuoli, V. (2000), Illocution and intonational contours in Italian. Revue française de g) la classe illocutiva che è maggiormente Linguistique appliquée, IV, 2, pp. 77-98. rappresentata nel sottocorpus di enunciati “modalizzati” in Cresti, E. e Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- C-ORAL-ROM Italiano è quella assertiva (77%), seguita ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken da quella direttiva (12,4%) e da quella espressiva (4,2%), Romance Languages. Amsterdam: Benjamins. poco rappresentate, ma presenti, le classi di Rifiuto (0,2%) Cresti, E. (1987) L’articolazione dell’ informazione nel e Rito (0,04%). parlato. In A.A.V.V., Gli italiani parlati. Firenze: Accademia della Crusca, pp. 27-90 h) per quanto riguarda poi le variazioni modali che Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato. 2 volls. vengono realizzati all’interno degli enunciati appartenenti Firenze: Accademia della Crusca. ad ognuna delle classi illocutive considerate, è risultato Cresti, E. (2003). Modalité et illocution dans le topic et le che tutti i valori (aletici, epistemici e deontici) vi possono comment. In A. Scarano (a cura di), Macro-syntaxe et essere espressi. Nonostante si evidenzino alcune tendenze pragmatique. L’analyse linguistique de l’oral. Roma: generali di realizzazione modale all’interno di una Bulzoni. specifica classe illocutiva (le asserzioni sono Cresti, E. (2002). Illocuzione e modalità. In P. Beccaria, principalmente epistemiche (49,1%), gli enunciati direttivi C. Marello (acd). Scritti in onore di Bice Mortara- sono spesso realizzati con modalità deontiche (53,2%) e Garavelli. Torino: Ed. Dell’Orso, pp.133-145. gli enunciati espressivi hanno di preferenza modalità Fava, E. e Salvi, G. (1995 [1988]). “Il tipo dichiarativo”. aletiche, 60,7%), tuttavia nessun valore modale è In Renzi et al. (a cura di), Grande Grammatica Italiana strettamente selezionato dalla tipologia illocutiva di Consultazione, vol. 3. Bologna: il Mulino, pp. 49-69. dell’enunciato. Sono stati infatti riscontrati enunciati Firenzuoli, V. (2003). Repertorio delle forme intonative di assertivi con modalità deontica (23,3%) o aletica (27,5%), valore illocutivo dell’italiano. Analisi sperimentale di enunciati direttivi con modalità epistemica (23,3%) o un corpus di parlato spontaneo (corpus LABLITA). aletica (24,5%), ed enunciati espressivi con modalità Università di Firenze: Tesi di dottorato.

385 Ida Tucci

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386 FOCALIZZATORI E CONNESSIONI TESTUALI

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“Dire” la punteggiatura Sulla verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato

Luca Cignetti

Università di Basilea

Abstract Il contributo si propone di analizzare il fenomeno della “verbalizzazione dei segni di punteggiatura”. Con tale formula ci si riferisce sia a espressioni frequenti, come tra virgolette, sia ad altre più marcate, come punto e a(c)capo o punto esclamativo. Simili locuzioni, il cui valore funzionale non può essere ricondotto alla sola semantica del segno evocato, compaiono sia nella lingua parlata sia in quella scritta. Dopo una presentazione del fenomeno nei suoi aspetti generali, si propone un’analisi di carattere testuale e funzionale delle locuzioni tra parentesi e tra virgolette.

1. Una “piaga semantica”? ormai acquisito che intonazione e punteggiatura In un articolo comparso nel febbraio 2004 su “Io costituiscono moduli dotati di proprietà complesse e donna”, Beppe Severgnini definisce la locuzione tra peculiari, principalmente legate all’organizzazione virgolette una “vera piaga semantica”1, affermando che funzionale del testo (Cresti, 2000). Ma è d’altra parte vero che in taluni casi, data l’assenza di un modulo nel sistema “da anni, in America, l’espressione «quote/unquote» 2 («aperte virgolette/chiuse virgolette») viene usata per dell’altro, le due funzioni si sovrappongano . Come si mascherare la propria confusione mentale”; in un spiega allora l’uso di locuzioni che rinviano in modo sondaggio dello stesso anno, il “Sole 24 ore” inserisce tra specifico a segni di punteggiatura? Come si è detto, nel virgolette nella lista delle “parole da buttare” (in caso dei “segni primari”, ciò si verifica quando si vuole compagnia di quant’altro, assolutamente e piuttosto che). introdurre con enfasi il carattere semantico specifico del Mosso da diverso spirito, e interprete della vocazione segno evocato. Scegliendo per fini di chiarezza alcuni descrittivista che la disciplina segue da circa un secolo, il exempla ficta, in (1): linguista preferisce capire e interpretare, piuttosto che formulare giudizi di accettabilità, o peggio ancora (1) A: – Ti ha poi chiamato, Giovanni? invocare la censura linguistica. Su questo solco, nelle B: – Ha chiamato. pagine che seguono si illustreranno alcune forme e A: – E cosa vi siete detti? funzioni di espressioni come tra virgolette, il cui B: – Ha chiamato. Punto., significato basico corrisponde alla verbalizzazione di un segno di punteggiatura, ma che, come si vedrà, non il parlante B intende enfaticamente richiamare il valore sempre possono essere sostituite dal segno rispettivo, e la conclusivo specifico del punto fermo: vuole dire, in questo cui funzione nel testo non può essere ricondotta alla caso, che non ha intenzione di parlare dell’argomento, che semplice evocazione della semantica del segno lo considera concluso. In questo caso, la verbalizzazione verbalizzato. del segno di punteggiatura è associata a una ripetizione. Ciò accade anche quando l’intonazione, per difetto di chi 2. Segni primari e segni secondari parla o di chi ascolta, non è ben recepita nella sua marca illocutiva, come in alcune domande: Tra le espressioni prese in considerazione, alcune corrispondono a verbalizzazioni di segni primari (punto, (2) A: – È già arrivato? virgola, punto e virgola ecc.), altre di segni secondari B: – Eh. (tra/fra parentesi, aperta/chiusa parentesi, tra/fra A: – È già arrivato, punto interrogativo? virgolette, aperte/chiuse virgolette ecc.). Le prime si B: – Ah... sì. trovano in genere in contesti funzionalmente e diamesicamente marcati: enfatizzano l’espressione che Se si può dire, anche sulla base dei casi esemplificati, accompagnano e compaiono quasi esclusivamente nel che i segni di punteggiatura primari compaiono in forma parlato, mentre nello scritto sono quasi sempre legate a lessicale in contesti comunicativamente molto marcati, contesti letterari e/o dialogici; le seconde non sono esistono tuttavia occorrenze in cui la semantica introdotta particolarmente marcate né funzionalmente né dal segno non corrisponde all’orientamento illocutivo diamesicamente: frequenti nel parlato (dove si combinano dell’enunciato cui dovrebbe riferirsi, come nell’esempio a volte con segni prossemici), nello scritto si possono (3): trovare anche in testi di tipo funzionale, con sfruttamenti di diverso tipo. (3) *CMA: ecco //$ questi dovrebbero diventare super specializzati //$ ci sono le condizioni / oggettive / e 2.1. Intonazione e punteggiatura obiettive / perché siano classificati come operai super Non si deve pensare ai segni di punteggiatura come al corrispettivo funzionale per la lingua scritta 2 Cfr. Parisi e Conte (1979: 363): “una lingua scritta raramente è dell’intonazione per la lingua parlata, né viceversa. È soltanto e totalmente un sistema di trascrizione di una lingua orale. In essa vi sono elementi che, invece di trascrivere aspetti del segnale sonoro, direttamente proiettano nel segnale scritto 1 B. Severgnini, in «Io Donna», 21-02-2004. aspetti del significato che si vuole comunicare”.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Luca Cignetti specializzati ?$ punto //$ punto e virgola //$ per gli sembrano del tutto fuori strada. E li sfido a contraddire la elettrauti / fanno l’elettrauto +$ perché anche lì c’è una [/] seguente affermazione: una macchina non si chiederebbe c’è tutta una differenziazione tra alcuni elettrauto / e altri mai se un essere umano è una macchina oppure no. Noi //$ io vorrei sapere / l’elettrauto +$ a me mi piacque un possiamo inventare il test di Turing, ma una macchina non interrogativo / che pose un [/] un’occasione de [/] de [/] può inventare noi. Punto e basta. degli incontri che abbiamo avuto nella commissione xxx / (www.mediamente.rai.it, che dovrebbe fare l’elettrauto ?$ che poi quando arrivi intervista a Gerald Edelman, 1/12/2000) all’idraulico xxx / c’è i’discorso se l’è il tubo della neve o il tubo dell’amianto Dopo il punto fermo, relativa diffusione hanno anche (C-ORAL-ROM) punto esclamativo e punto interrogativo. Punto interrogativo si trova talvolta anche nello scritto In questo caso punto segue un enunciato con un funzionale, ma in questi casi assume, in genere, un orientamento illocutivo di tipo interrogativo: è evidente significato figurato, quello di “incognita, mistero”: che in casi simili il significato della locuzione non consiste nell’evocare il segno di punteggiatura (7) “Il campionato del mondo, previsto in settembre a dell’enunciato precedente, quanto piuttosto Losanna, resta un punto interrogativo” nell’aggiungere una nuova sequenza informativa. (Coris/Codis). Enunciati come quest’ultimo si verificano molto raramente: nella maggior parte degli esempi individuati Se per questi segni, almeno nel loro uso non figurato, si punto ha la funzione di ribadire con enfasi un significato può affermare che costituiscono marche diamesiche della già presente nel testo. Tale valore confermativo e enfatico lingua parlata (come si è detto, solo in contesti non può essere ritenuto caratteristico dei segni di letterari e fuori di citazione), diverso è il caso di tra/fra punteggiatura primari, che risultano essere, inoltre – in parentesi e tra/fra virgolette: la loro frequenza nello contesti funzionali e fuori di citazione – forme pressoché scritto è infatti superiore rispetto a quella delle locuzioni esclusive della lingua parlata. Diversamente avviene per ora analizzate. Per illustrare la distribuzione in diversi tipi quel che riguarda i segni secondari: derivate con molta di scritto di tra/fra parentesi, ne è stata confrontata la probabilità dal parlato, tali espressioni sono ormai comuni distribuzione nel corpus Coris/Codis con quella di punto e anche nello scritto, in un ampio ventaglio di tipologie basta. La Fig. 1 mostra come punto e basta nel 38 % dei testuali, come si vedrà in seguito. casi – percentuale molto alta – compaia in contesti letterari: 2.2. Analisi dei dati  A conferma del valore confermativo di cui si è parlato, si può osservare che punto – il cui valore basico come segno interpuntivo è di tipo conclusivo3 – compare spesso unito a espressioni come “e basta” o “e accapo”4. Nello scritto funzionale, forme come queste sono pressoché assenti fuori citazione, mentre sotto forma di discorso riportato compaiono soprattutto nei giornali, sia nei titoli sia nel testo:

(4) Prodi: “La Tav si fa, punto e basta”

(La Repubblica, 13 febbraio 2006).

(5) Reagiscono con un no secco gli Stati Uniti alla clonazione di embrioni umani: il presidente Bush sollecita il Congresso a metterla al bando condannandola senza mezzi termini: “La clonazione umana è sbagliata. Punto e basta”. Figura 1: distribuzione di punto e basta (La Repubblica. Cultura & Scienze, 26 novembre 2001) nei sottocorpora del Coris/Codis

Nel parlato, invece, sono i contesti ad alto scambio Tra/fra parentesi, invece, risulta più frequente nella interazionale quelli in cui le verbalizzazioni di segni scrittura funzionale; significativa, in particolare, è la primari si trovano in numero maggiore, come nel caso diffusione di questa locuzione nella prosa accademica delle interviste: (quindi nel tipo più autenticamente funzionale- argomentativo tra quelli considerati5), dove compare in un (6) [...] il mio giudizio è perciò molto semplice: tanto numero di occorrenze solo di poco inferiore rispetto alla l’intelligenza artificiale quanto il test di Turing mi prosa narrativa (15% vs. 19%)6:

3 Cfr., s.v. ‘punto’, De Mauro (2000): “come segno di 5 Cfr. Ferrari (2005b) e Cignetti (i.s.). interpunzione, conclude un periodo”. 6 Si consideri che nel corpus Coris/Codis la prosa narrativa è 4 Per un approfondimento circa le differenze tra punto e punto e rappresentata in misura più che doppia rispetto alla prosa basta, cfr. Ferrari (1995). accademica (25 milioni di parole vs. 12 milioni): il dato relativo

390 Sulla verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato

“metatestuale”: si tratta di forme che costituiscono tracce del lavoro di testualizzazione e che forniscono istruzioni sull’organizzazione di un testo. Simili avverbiali sono caratterizzati dalle seguenti proprietà:

ƒ sotto l’aspetto sintattico, sono “costituenti autonomi, che hanno una posizione parentetica”; ƒ sotto l’aspetto semantico, sono caratterizzati dalla facoltà di non vertere sul valore di verità della proposizione che modificano né di qualificare lo stato di cose o il fatto sul quale verte l’enunciato; ƒ sotto l’aspetto pragmatico, come si è visto, la loro funzione è metatestuale.

In quanto avverbiale frasale, tra/fra parentesi possiede ampia libertà distribuzionale. A questo proposito, è Figura 2: distribuzione di tra/fra parentesi necessario isolare due manifestazioni prototipiche della nei sottocorpora del Coris/Codis sua sintassi: una prima, dove la locuzione compare integrata all’enuniciato, come nell’esempio (8): Poiché costituiscono le espressioni più diffuse tra quelle prese in esame, nei paragrafi seguenti saranno (8) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono. analizzate in modo più approfondito le locuzioni tra/fra Tra/fra parentesi suo marito è arrivato primo al parentesi e tra/fra virgolette. concorso, 3. Tratti morfo-sintattici e semantici di e una seconda, in cui la locuzione modifica l’enunciato tra/fra parentesi. dall’esterno (esempio 9): Da un punto di vista morfo-sintattico la locuzione tra/fra (9) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono. Suo parentesi deve essere considerata un avverbiale frasale, marito, tra/fra parentesi, è arrivato primo al concorso. appartenente della classe che M. E. Conte denomina “avverbi[ali] testuali”7 e la cui funzione è definita Si osservi come la massima libertà di posizionamento si verifichi solo nel secondo caso, in cui la locuzione può alla presenza di tra/fra parentesi verte allora, in modo sicuro, a essere collocata anche in altre sedi (esempi 10 e 11): favore dei contesti funzionali-argomentativi. 7 Conte (1999: 47-50) suddivide gli avverbi pragmatici (classe (10) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono. Suo dell’insieme degli avverbi frasali) in avverbi di enunciazione e marito è arrivato, tra/fra parentesi, primo al concorso. avverbi testuali. Le forme del primo gruppo “segnalano l’atteggiamento del parlante verso l’enunciazione; commentano (11) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono. Suo nell’enunciato non una parte dell’enunciato o l’enunciato stesso, ma l’enunciazione dell’enunciato” (Conte, 1999: 49): esempi marito è arrivato primo al concorso, tra/fra parentesi. sono francamente, confidenzialmente, sinceramente. Il secondo gruppo comprende espressioni che pertengono “non In tutti i casi, le parentesi possono essere usate in l’enunciazione di un enunciato, ma la funzione e la posizione sostituzione della forma verbalizzata: dell’enunciato in un testo”, e inoltre “essi sono indicatori testuali che danno istruzioni sullo statuto testuale di ciò che segue” (12) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono (suo (Conte, 1999: 49)): esempi sono in breve, in altri termini, cioè, a marito è arrivato primo al concorso). proposito, incidentalmente. A proposito di incidentalmente, che nei dizionari – ad es. De Mauro (2000) – è definito come Con quest’ultima opzione, tuttavia, benché in via sostituibile da “per inciso, fra parentesi”, è opportuno osservare inferenziale, appare spontanea l’interpretazione di un che oltre a un valore di modalizzazione meta-enunciativa legame logico – in genere di tipo “motivazione” – tra analogo a quello di tra/fra parentesi, possiede anche il valore di enunciato parentetico e enunciato principale, di cui sono avverbiale di modo non meta-enunciativo, parafrasabile con per invece prive le costruzioni viste in (10) e (11)8. caso, fortuitamente. Per questo motivo in molti casi le due forme L’esempio (12), infatti, è appropriatamente non sono sostituibili. Si può ad esempio dire: “mentre Paolo interpretabile come: attraversava la strada, incidentalmente ha incrociato Luigi”, ma non “*mentre Paolo attraversava la strada, tra/fra parentesi ha incrociato Luigi”. Anche tra/fra parentesi non è sempre sostituibile con incidentalmente. Ad esempio è accettabile: concorso” e “Gianni, per caso l’ho sentito questa mattina, è “Gianni, tra parentesi l’ho sentito questa mattina, è arrivato arrivato primo al concorso”. 8 primo al concorso” ma non (a condizione di non mutare la Se il segno di punteggiatura è usato in combinazione con la semantica dell’Enunciato) “?Gianni, incidentalmente l’ho corrispondente verbalizzazione, viene recuperato il valore sentito questa mattina, è arrivato primo al concorso”. Gli ultimi autenticamente digressivo: “Questa mattina ho sentito Francesca due esempi sono infatti parafrasabili con “Gianni, detto tra al telefono (suo marito, tra/fra parentesi, è arrivato primo al parentesi l’ho sentito questa mattina, è arrivato primo al concorso)”.

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(13) Questa mattina ho sentito Francesca al telefono (suo In (14) si mostra come il tema interrotto richieda di marito infatti è arrivato primo al concorso). essere riattivato dopo l’interruzione digressiva. In altri casi l’intero continuum argomentativo del testo può essere Sul piano semantico, tra/fra parentesi, in quanto indifferente alla sequenza modificata, o comunque questa avverbiale pragmatico, non verte sul valore di verità può essere agevolmente espunta dal testo: dell’enunciato (cfr. Conte, 1999: 49). Esprime inoltre i tratti di “aggiunta” di informazione, derivata dall’accessorietà (15) E, così, lo Stato per fronteggiarlo e non dichiarare intrinseca al suo statuto informativo (ciò che è tra parentesi bancarotta, ha, ancora una volta, due strade: o paga – ma può sempre essere omesso), e dell’“allontanamento” non potrebbe farlo a lungo – con una moneta fortemente momentaneo dal tema dell’Enunciato. Tali componenti svalutata da un’inflazione provocata dal girar dei torchi, accomunano le sequenze su cui opera tra/fra parentesi oppure taglia drasticamente le spese e impone nuove tasse alla figura retorica della digressio, che Lausberg (1969: (le famigerate stangate). Con la difficoltà aggiuntiva che 242) definisce come aversio a materia, in quanto le spese dello Stato – al di fuori di quella per interessi – “distacco dall’oggetto del discorso”, e che “consiste nel sono per il 90% stipendi e pensioni, previdenza e sanità. fatto che l’oratore, invece della materia vera e propria, Ogni taglio provoca, quindi, diminuzioni di reddito tratta una materia diversa”9. La natura digressiva della nonché di occupazione nei settori colpiti... Di qui le locuzione tra/fra parentesi è resa anche dall’assenza di tensioni politiche che accompagnarono ogni manovra. Tra tratti logico-argomentativi espliciti, fatto che non avviene parentesi si può citare anche una terza via, quella del con altri connettivi, come del resto o oltretutto. Inoltre, consolidamento del debito con il rinvio alle calende rispetto ad altri avverbi pragmatici, con tra/fra parentesi è greche del pagamento degli interessi e conseguente tendenzialmente rispettata la momentaneità perdita di valore dei titoli di Stato: la imboccò Mussolini dell’interruzione (così come avviene anche per le nel ’27 ma da allora nessuno vi si è più avventurato. parentesi, è infatti previsto un ritorno al tema principale Insomma, è questo il quadro in cui i governi italiani nei del discorso). decenni scorsi si sono mossi, incorrendo in tutti i malanni fin qui elencati: alta inflazione, svalutazioni della lira, 4. Tratti pragmatico-testuali di tra/fra indebitamento crescente, stangate ricorrenti. parentesi (Coris/Codis) A livello pragmatico-testuale è possibile individuare  tratti che segnalano una collocazione delle unità Il testo (15), anche privo dell’Enunciato modificato da modificate su un piano testuale in minore rispetto al resto tra parentesi, mantiene la propria coerenza testuale. dell’enunciato. L’unità modificata da tra/fra parentesi, ad Infine, le riprese pronominali successive alla sequenza esempio, può essere seguita da espressioni atte a ristabilire digressiva introdotta da tra/fra parentesi possono il piano principale del discorso, come nell’esempio che “attraversare” quest’ultima e recuperare il proprio segue: referente nella sezione testuale precedente, come in (16):

(14) A partire da queste considerazioni possiamo (16) Il primo studio dimostra come, in seguito alla accostarci alla nuovissima edizione “critica e annotata” raccomandazione dell’anno scorso dell’Oms – rivolta a dello Zibaldone a cura di Giuseppe Pacella. [...] Questo tutti i Paesi a rischio contagio e quindi anche all’Europa – impegnativo lavoro a cui Leopardi si sottopose a dieci di acquistare un numero di antivirali sufficiente a coprire anni dall’inizio della stesura zibaldonica non fu indirizzato il 30% della popolazione a rischio (=tutta) l’Italia ha da lui a redigere un testo ‘migliore’ (non ci pensò né punto violato il principio di precauzione, dotandosi di scorte pari né poco), bensì ad enucleare e organizzare la propria allo 0,3% della popolazione complessiva, e piazzandosi tematica: forse in vista di quel Dizionario filosofico alla quindi ultima nella lista dei Paesi europei dietro a Spagna Voltaire che gli richiedeva l’editore Stella di Milano. La (5%), Gran Bretagna (25%) e Olanda, prima in classifica mia convinzione, sia detto tra parentesi, è che non lo con il 31,5 % di copertura. Tra parentesi, l’Olanda è tra abbiamo ancora saputo utilizzare a fondo in sede critico- i Paesi che nel 2003 hanno contato almeno un caso di ermeneutica. Ma torno all’edizione Pacella. Come si vede morte accertata per influenza aviaria. La seconda fonte dai precedenti accenni, in essa il lavoro strettamente conferma questi dati, ma non riporta l’importante filologico trapassa ‘naturaliter’ in quello esegetico dettaglio che la casa farmaceutica svizzera che dovrebbe rifornire di antivirali il mondo intero detiene il brevetto 10 (corpus Lisulb ). esclusivo, quindi ciccia: chi non si è mosso prima si metta in coda. (Coris/Codis) 9 Cfr. anche Mortara Garavelli (1988: 266): “[...] si abbandona Il tratto esemplificato in (16) è rilevante al fine di momentaneamente l’argomento che si sta trattando, per sviluppare temi concomitanti, per inserire spiegazioni, per considerare le sequenze tra/fra parentesi collocate su un narrare episodi atti a chiarire particolari dell’argomento piano testuale in minore, che mostra caratteri simili al principale ecc.”. piano delle parentesi (cfr. Cignetti 2004); rispetto a queste 10 Il corpus Lisulb (Linguistica Italiana Sincronica Università di ultime, tuttavia, tra/fra parentesi non impedisce la ripresa Losanna e Università di Basilea) è composto da estratti di lingua pronominale in modo categorico, anche perché l’unità scritta funzionale (non letteraria) di varia tipologia: saggistica modificata non presenta confini netti (come le parentesi di letteraria, saggistica linguistica, quotidiani e riviste, testi chiusura, ad esempio): se ciò da un lato favorisce la giuridici e manuali didattici, per un totale di 1.225.830 parole.

392 Sulla verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato presenza di elementi di ripresa tematica – più frequenti marca di citazione o come segno con funzione con tra/fra parentesi che in presenza di parentesi –, metalinguistica. Nella maggior parte dei casi, tra/fra dall’altro riduce l’estraneità testuale dell’unità modificata. virgolette è usato come marker cautelativo, con la funzione di Si veda l’esempio che segue: segnalare l’apertura di un metalivello che consente a chi parla di prendere le distanze dalla propria asserzione: (17) Disperse Inter, Lazio, Roma e Parma . E Sacchi s’è arreso. Nel suonare, trepidante, il campanello del 1997, il (19) // quindi andare a studiare gli autori che hanno calcio italiano ha ancora davanti agli occhi il prodigioso portato / la loro visione / il loro punto di vista / all' interno dicembre della Juventus che, da Tokyo in poi, ha della [/] della fotografia / della storia della fotografia / sbriciolato la concorrenza a furia di vittorie (quattro cercando di stimolare &ne [/] &ne [/] negli allievi / non consecutive, prima del pareggio di Piacenza) e tanto una / come dire / una ricerca / della fotografia / riconquistato, in beata solitudine, la vetta della classifica. intesa come / la foto più bella / fra virgolette / o / meglio Il 1997, fra parentesi, è anche l’anno del Centenario, riuscita / o la più [/] la più interessante / la più curiosa / ricorrenza alla quale la società tiene moltissimo, e per la ma / cercando di sviluppare / proprio una [/] un percorso quale sta lucidando sciabole e stivali. Gli avversari sono personale / e quindi / di [/] di [/] di stimolare in loro una invitati a prenderne nota: non bastasse la profonda [/] una ricerca / che si avvicinasse a quello che era il loro differenza di pedalata, che ha già scavato mortificanti modo di intendere / anche / una visione personale del fossati, ecco spuntare la fiamma di un riferimento storico mondo / insomma // che non potrà non moltiplicare l’audacia di Marcello (C-ORAL-ROM) Lippi. Con le parole di Caffi (2001: 321), nell’esempio citato “la segnalata sospensione del significato letterale In (17) la forma pronominale “-ne” e il SN “la fiamma comporta il fatto che la sottoscrizione del parlante – sia di un riferimento storico” riprendono anaforicamente cognitiva sia emotiva – alla propria enunciazione o a parte “l’anno del Centenario” contenuto nell’unità modificata di essa è anch’essa sospesa”. da tra/fra parentesi. Questa stessa ripresa non sarebbe Benché la funzione basica dell’espressione tra/fra possibile se la sequenza fosse racchiusa tra parentesi, virgolette sia quindi, in buona sostanza, la stessa del segno come mostra l’esempio (18): corrispondente (vale a dire la “presa di distanza” del locutore dal proprio enunciato11), è opportuno rilevare (18) * Disperse Inter, Lazio, Roma e Parma . E Sacchi s’è come l’opzione che rappresenta consenta effetti testuali arreso. Nel suonare, trepidante, il campanello del 1997, il più raffinati: essa può intervenire nel delicato rapporto di calcio italiano ha ancora davanti agli occhi il prodigioso sfondo-primo piano dell’informazione pertinente al piano dicembre della Juventus che, da Tokyo in poi, ha “gerarchico” del testo. sbriciolato la concorrenza a furia di vittorie (quattro In relazione alla configurazione informativa in cui è consecutive, prima del pareggio di Piacenza) e usata, tra/fra virgolette potrà allora contribuire riconquistato, in beata solitudine, la vetta della classifica all’attribuzione o meno di un rilievo testuale al proprio (il 1997 è anche l’anno del Centenario, ricorrenza alla referente: quando tra/fra virgolette precede l’elemento quale la società tiene moltissimo, e per la quale sta modificato, come in (21), il rilievo generalmente non si lucidando sciabole e stivali). Gli avversari sono invitati a verifica: prenderne nota: non bastasse la profonda differenza di pedalata, che ha già scavato mortificanti fossati, ecco (20)*MAX: / [<] / e penso anche che spuntare la fiamma di un riferimento storico che non potrà / prenderò in considerazione + non moltiplicare l’audacia di Marcello Lippi. *PRO: [<] problema / tra virgolette / è / il Le sequenze su cui opera tra/fra parentesi mostrano tempo di sottoscrizione / / sia dunque proprietà affini a quelle delle unità delimitate da abbastanza &ra [/] // parentesi, ma, rispetto a queste ultime, sembrano avere un *MAX: [<] // quando è stato lanciato ? grado di subalternità illocutiva inferiore (cfr. Motsch e (C-ORAL-ROM) Pasch, 1987; Pasch, 2003 e Cagnetti, 2004), o comunque di diverso tipo. Inoltre esse hanno in genere un’estensione In questo esempio il SN “problema” è modalizzato da tra superiore (che con più facilità supera il confine di virgolette, che funge da “schermo” (cfr. Caffi 2001, p. 321), Capoverso), anche perché la fine della digressione non sospendendo l’interpretazione letterale, ma senza conferire deve essere segnalata in modo esplicito. particolari rilievi testuali; in (21) è dato invece il caso in cui 5. Usi e funzioni di tra/fra virgolette la locuzione anticipa l’elemento modificato: De Mauro (2000, s.v. ‘virgolette’) attribuisce alle (21) io non credo di dire una cosa / di &partic [///] virgolette il valore di “contraddistinguere una citazione, cioè / di svelarvi un mistero / se invito tutti voi a riflettere un discorso diretto, la traduzione di un termine straniero e / che oggi / tranne qualche / fra virgolette / fortunato / sim., oppure per attribuire a una parola o a una frase una connotazione speciale, una particolare allusione”. La locuzione tra/fra virgolette seleziona solo alcune di queste 11 Cfr. Catach (1994: 78): “Ils permettent au scripteur de prendre funzioni: ad esempio non sono attestati nei corpora consultati ses distances à l’intérieur de la phrase avec n’importe quelle (ma questo non significa che non siano possibili) gli usi come portion de texte non entièrement assumée par le locuteur”.

393 Luca Cignetti che ha il posto fisso di lavoro / e per quanto riguarda la Restituendo effetti come quello di introdurre gerarchie tra vostra categoria siamo perfino orgogliosi / che qualche le forme modificate – osservato per tra/fra virgolette –, piccolo risultato lo abbiamo imposto / controtendenza // simili locuzioni sembrano apportare valori non riscontrati ma questa non è la regola // nel nostro paese ormai la nella semantica dei segni di punteggiatura di cui gente / lavora / soltanto in maniera precaria // costituiscono la verbalizzazione. (C-ORAL-ROM) 7. Riferimenti Oltre all’effetto di distanziamento cautelativo, in Berruto, G. (1985). Per una caratterizzazione del parlato: quest’ultimo esempio è creato anche un rilievo dell’elemento l’italiano parlato ha un’altra grammatica? In A. Franchi modificato, che, separato dal resto dell’unità, gode di un de Bellis e L. M. Savoia (a cura di), Sintassi e isolamento che lo eleva testualmente rispetto al resto morfologia della lingua italiana d’uso. Teorie a dell’enunciato. Nello scritto, quest’ultima configurazione applicazioni descrittive. Roma: Bulzoni, pp. 59-82. risulta la più frequente; è significativo l’esempio (25), utile Catach, N. (1994). La ponctuation. Paris: Presses per illustrare il particolare effetto testuale di Universitaires de France. “gerarchizzazione”12: Caffi, C. (2001). La mitigazione. Un approccio (22)“Perché gli hobbit rappresentano quanto di meno pragmatico alla comunicazione nei contesti terapeutici. tecnologico possibile e quindi quanto di più resistente al Münster: LIT. Cignetti, L. (2004). Le parentesi tonde: un segno potere dell’anello stesso. [...] Tutti coloro a cui viene pragmatico di eterogeneità enunciativa. In A. Ferrari (a proposto di portare l’anello si rifiutano perché temono di cura di), La lingua nel testo, il testo nella lingua. esserne contagiati e sono ben contenti che siano gli hobbit a Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano, pp. portarli in quanto i più resistenti possibili a questo contagio, 165-190. tra virgolette, tecnologico”, Cignetti, L. (2005). Sfondi e rilievi testuali nella Costituzione 13 (corpus NUNC ) della Repubblica Italiana. In A. Ferrari (a cura di). Rilievi. Le gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. Nell’esempio (22), tra virgolette attribuisce al proprio Firenze: Cesati, pp. 89-138. referente (“tecnologico”) una salienza testuale tale da Cignetti, L. (i.s.). Alcune forme di polifonia testuale nei consentire un rinvio anaforico: in questo modo la struttura notiziari accademici di Athenaeum. argomentativa acquisisce la compiutezza necessaria a Conte, M.-E. (1999). Condizioni di coerenza. ricerche di rendere il capoverso concluso; compiutezza di cui è linguistica testuale. Alessandria: Edizioni dell’Orso. invece privo il testo alternativo ove, in luogo della Conte, R. e Parisi, D. (1979). Per un’analisi dei segni di locuzione corrispondente, compaiono le virgolette. punteggiatura, con particolare riferimento alla virgola. Riprodotta in (23), tale soluzione risulta stilisticamente In D. Parisi (a cura di), Per una educazione linguistica meno felice perché insufficiente per isolare e quindi razionale. Bologna: Il Mulino, pp. 363-385. donare rilievo all’elemento modificato: Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato. Introduzione. Firenze: Accademia della Crusca. (23) “Perché gli hobbit rappresentano quanto di meno Cresti, E. e Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- tecnologico possibile e quindi quanto di più resistente al ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken potere dell’anello stesso. [...] Tutti coloro a cui viene Romance Languages, 1 vol. and DVD. Amsterdam: proposto di portare l’anello si rifiutano perché temono di John Benjamins. esserne contagiati e sono ben contenti che siano gli hobbit a De Mauro, T. (2000). Il dizionario della lingua italiana. portarli in quanto i più resistenti possibili a questo contagio Milano: Paravia. “tecnologico””. Ferrari, A. e Auchlin, A. (1995). Le point: un signe de ponctualisation. Cahiers de Linguistique Française, 17, Forse è questo l’indizio di uno sfruttamento testuale della pp. 35-56. forma verbalizzata, che ne giustificherebbe la presenza non Ferrari, A. (1997). Quando il punto spezza la sintassi. come semplice alternativa ai corrispondenti segni Nuova secondaria, 15, 1, pp. 47-56. interpuntivi. Ferrari, A. (2004). Le funzioni della virgola. Sintassi e intonazione al vaglio della testualità. In P. D’Achille (a 6. Conclusioni cura di), Generi, architetture e forme testuali. Firenze: Cesati, pp. 107-127. Dalle analisi e dai dati osservati risulta che la Ferrari, A. (a cura di). (2004). La lingua nel testo, il testo verbalizzazione dei segni del primo tipo è sfruttata nella lingua (= Supplemento al Bollettino dell’ALI, n. 9). prevalentemente nel parlato, in primo luogo per ragioni Ferrari, A. (2005a). Tipi di testo e tipi di gerarchie testuali, espressive o per rendere più perspicua la sintassi. La con particolare attenzione alla distinzione tra scritto e verbalizzazione di segni secondari, come le parentesi e le parlato. In A. Ferrari (a cura di), Rilievi. Le gerarchie virgolette, oltre a essere più frequente in ogni tipo di testo, semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. Firenze: si presta invece a sfruttamenti più complessi e tali da Cesati, pp. 15-51. interrogare diversi livelli della costruzione testuale. Ferrari, A. (2005b). Le trame “logiche” dei notiziari accademici. In A. Ferrari (a cura di), Rilievi. Le

12 gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. Cfr. Cignetti (2005), Ferrari (2005a) e Ferrari (2005b). Firenze: Cesati, pp. 245-290. 13 www.unito.corpora.it

394 Sulla verbalizzazione dei segni interpuntivi nell’italiano scritto e parlato

Lala, L. (2004). I Due punti e l’organizzazione logico- argomentativa del testo. In A. Ferrari (a cura di), La lingua nel testo, il testo nella lingua. Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano, pp. 143-164. Lausberg, H. (1969). Elementi di retorica. Bologna: Il Mulino. Mortara Garavelli, B. (1986). La punteggiatura tra scritto e parlato. Italiano e oltre, 1, 4, pp. 154-158. Mortara Garavelli, B. (1988). Manuale di retorica. Milano: Bompiani. Mortara Garavelli, B. (2003). Prontuario di punteggiatura. Roma/Bari: Laterza. Motsch, W. e Pasch, R. (1987.) Illokutive Handlungen. Studia Grammatica XXV, pp. 11-79. Parisi, D. e Conte, R. (1979). Per un’analisi dei segni di punteggiatura, con particolare riferimento alla virgola. In D. Parisi (a cura di), Per un’educazione linguistica razionale. Bologna: Il Mulino, pp. 363-385. Pasch, R. et al. (2003). Handbuch der deutschen Konnektoren, b.1. Berlin/New York: de Gruyter. Serafini, F. e Taricco, F. (2001). Punteggiatura. Storia, regole, eccezioni. Punteggiatura e discorso.Milano: RCS Libri. Voghera, M. (1992). Sintassi e intonazione dell’italiano parlato. Bologna: Il Mulino.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 397-404

Gli avverbi focalizzanti nel testo scientifico: il caso di soprattutto

Anna-Maria De Cesare

Università di Losanna e Università di Neuchâtel

Abstract Lo scopo di questo lavoro è duplice: descrivere il funzionamento dell’avverbio soprattutto all’interno del testo, in particolare all’interno dell’Enunciato e, in base al comportamento osservato, fare luce sul modo in cui si costruiscono gli Enunciati del testo scientifico, e più precisamente di due sottotipi di testo scientifico scritto: il testo scientifico specialistico e il testo scientifico divulgativo o semi-divulgativo. A differenza delle loro proprietà sintattico-semantiche, ormai ben note, le proprietà testuali degli avverbi focalizzanti – anche, proprio, soprattutto, ecc. – sono meno conosciute. Si sa però che, a differenza di quanto suggerisce il loro nome più usuale, essi non hanno (sempre) una funzione focalizzante in senso pragmatico-testuale: da soli, essi non bastano – come l’intonazione e certi costrutti sintattici (si pensi per esempio alla frase scissa o pseudoscissa) – a creare un Fuoco all’interno dell’Enunciato. In questo lavoro vedremo infatti che soprattutto ha anche una funzione defocalizzante. Per quanto riguarda invece la descrizione dei due tipi di scrittura scientifica presi in considerazione, vedremo che essi si caratterizzano per una testualità diversa, che si può cogliere con i concetti di ‘semplicità/complessità informativa’ e che questa diversa testualità costituisce a sua volta il parametro principale che regola la comparsa dell’avverbio soprattutto all’interno delle Unità Minimali dell’Enunciato.

1. Introduzione scientifica (ci soffermeremo unicamente sui testi scientifici scritti da specialisti, per un pubblico 1.1. Gli avverbi focalizzanti – anche, proprio, solo, specializzato; cfr. la descrizione del nostro corpus al punto soprattutto, ecc. – hanno proprietà sintattico-semantiche 1.3.). Inoltre, sulla base della constatazione che ormai ben conosciute (descritte per esempio in Lonzi, soprattutto non è usato in modo uniforme nei testi 1991; Adorno, 1999 e 2000; Ricca, 1999; De Cesare, scientifici, si vuole mostrare che vi sono variazioni d’uso 2002): a livello sintattico, essi si definiscono come degli sia di tipo quantitativo sia di tipo qualitativo e che queste operatori “transcategoriali”, perché possono porsi a variazioni d’uso sono sistematizzabili. Vi è infatti ridosso di qualsiasi costituente frasale (sintagma correlazione tra la manifestazione testuale di soprattutto e nominale, preposizionale, aggettivale, avverbiale, verbale) il tipo di testo in cui rientra: in particolare, vi è e possono anche operare su intere proposizioni; a livello correlazione tra il tipo di testo scientifico e il tipo di Unità semantico, essi hanno una funzione paradigmatizzante, Informativa in cui tale avverbio compare. Globalmente, che consiste nell’evocare un paradigma di alternative dunque, lo scopo di questo lavoro è duplice: dire qualcosa all’elemento su cui operano1. di nuovo sull’impiego di avverbio focalizzante di Le proprietà testuali di questi lessemi sono invece soprattutto e, alla luce del comportamento di soprattutto, meno note. Si sa però che, a differenza di quanto dire qualcosa di nuovo anche sull’organizzazione del testo suggerisca il loro nome più usuale, essi non hanno scientifico specialistico, in particolare sul modo in cui si (sempre) una funzione focalizzante in senso pragmatico- costruiscono i singoli Enunciati che si trovano in questo testuale (cfr. De Cesare, 2004; Ferrari e De Cesare, 2004; tipo di scrittura. De Cesare, 2006): da soli, cioè, essi non bastano – come Sul testo scientifico specialistico infatti è stato scritto l’intonazione e/o certi costrutti sintattici marcati (si pensi molto, soprattutto per quanto riguarda l’uso e la creazione per esempio alla frase scissa, alla frase pseudoscissa e alla del cosiddetto lessico “pieno”, in particolare dei particolare costruzione marcata chiamata topicalizzazione tecnicismi (si pensi solo alla distinzione tra tecnicismi da Benincà et al., 1988: 135 sgg.) – a creare un Fuoco specifici e tecnicismi collaterali che troviamo in Serianni all’interno dell’Enunciato. Tutt’al più, quando si pongono (2003: 81-83) o all’interesse che ha destato la questione a ridosso del Fuoco dell’Enunciato, essi possono aiutare a relativa alle fonti dei tecnicismi originati da prestiti identificare la porzione di testo in focus. Del resto, come linguistici, origine in cui spicca naturalmente la lingua vedremo, una spia del loro valore non focalizzante è data inglese, come ci mostra già Toraldo di Francia (1951), che vengono considerati come il tratto linguisticamente più dalla loro distribuzione nel testo: tali avverbi si pongono 2 caratteristicamente, inaugurandole o meno, in Unità caratterizzante di questo tipo di lingua . Si sa invece meno testuali di sfondo (nelle Unità Informative di Quadro e di sull’impiego del lessico funzionale (avverbi, connettivi; Appendice, secondo la terminologia usata per esempio in ma per una eccezione, si veda lo studio di Pierini, 1998) e Ferrari, 2004 e 2005, sulla base di Cresti, 2000 – nel cui del suo contributo alla costruzione del testo. Dato che si sa quadro teorico il Quadro corrisponde al Topic). poco anche sul modo in cui si costruiscono gli Enunciati 1.2. Alla luce di questi dati, lo scopo del presente lavoro del testo scientifico in generale, e del testo scientifico consiste nel descrivere e nello spiegare le manifestazioni specialistico in particolare (per qualche pista, cfr. tuttavia testuali dell’avverbio focalizzante soprattutto Ferrari, 2003 e 2004), il nostro lavoro si presenta soffermandoci in particolare sul suo uso nella scrittura necessariamente come uno studio embrionale, che andrà certamente approfondito, e modulato, in futuro. 1 Una nota terminologica: altrove (cfr. De Cesare, 2004), ho preferito chiamare questi lessemi avverbi paradigmatizzanti 2 Cfr., e qui mi limito a citare solo alcuni studi, Altieri Biagi perché mi sembra che la loro specificità semantica consista (1974); Cortelazzo (1988); Dardano (1993); Sobrero (1993); piuttosto nel creare un paradigma di alternative all’elemento su Sosnowski (2000); per quanto concerne poi il lessico della cui operano (per cui si veda al paragrafo 2) che nel creare una medicina, si vedano per esempio Mattioli (1979), Mengaldo focalizzazione a livello frasale. (1994) e Serianni (1985, 2003, 2005).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Anna Maria De Cesare

1.3. Il corpus oltre a un impiego avverbiale, conosce un uso di Il corpus che si è creato per la nostra analisi si compone di ‘connettivo testuale’. 200 occorrenze di soprattutto in testi di medicina. Più precisamente, il corpus analizzato comprende: 2.1. Sintassi di soprattutto Una delle proprietà formali più notevoli dell’impiego - 100 occorrenze tratte dal n. 27 della rivista Italian focalizzante dell’avverbio soprattutto è la sua mobilità Journal of Pediatrics (IJP3), numero pubblicato nel 2001, sintattica (Andorno, 2000: 51). Gli esempi dati al punto e più precisamente dalle tre sottosezioni seguenti (dopo il (1) mostrano che esso può occorrere in diverse posizioni nome di ogni sottosezione, forniamo una parte della della frase di partenza Gianna ama i paesi europei (le descrizione proposta dalla rivista al sito parentesi quadre stanno qui, e nel resto del lavoro, a http://www.ijp.it/index.htm): indicare la porzione di frase sulla quale opera soprattutto). a. Articoli di aggiornamento: essi sono scritti unicamente (1) a. Soprattutto [Gianna] ama i paesi europei su richiesta dell’Editore e devono rispettare un limite di b. Gianna ama soprattutto [i paesi europei] 18 pagine. c. Gianna ama i paesi soprattutto [europei] b. Articoli originali: essi presentano un lavoro nuovo e originale, oppure una descrizione di una esperienza Questa proprietà sintattica si spiega alla luce di una consolidata (anche se non originale) in un dato campo. seconda caratteristica notevole dell’avverbio: in quanto Il testo deve essere suddiviso nelle sezioni seguenti: focalizzatore (ovvero avverbio focalizzante), soprattutto Introduzione, Metodi, Risultati, Discussione. Il testo può riferirsi a costituenti appartenenti a diverse categorie non deve superare le 18 pagine. morfo-sintattiche (sintagma nominale, preposizionale, c. Casi clinici: sono pubblicati solo quelli che descrivono verbale, avverbiale, aggettivale, con una preferenza per le casi di interesse particolare. La presentazione deve prime due): per questa sua caratteristica, esso viene includere una chiara esposizione del caso e una definito con il termine di operatore transcategoriale (cfr. discussione della diagnosi differenziale. Il testo deve Andorno, 2000: 50 sulla base di Chierchia et al., 1993: essere conciso (non più di 6 pagine) e non deve 540). A differenza che per gli avverbi di frase (forse, contenere più di 1 o 2 figure o tavole. probabilmente, sfortunatamente ecc.), lo spostamento del focalizzatore soprattutto all’interno di una proposizione - 100 occorrenze tratte dalla rubrica intitolata “Recensioni, comporta un’alterazione della semantica di tutta la frase; Commenti e Segnalazioni” della rivista Annali con il cambiamento del costituente su cui opera (del suo dell’Istituto Superiore della Sanità (AISS4). fuoco ) cambia in effetti anche il set di presupposizioni che I numeri selezionati sono quelli delle annate 2002, 2003 e si associa alla frase in cui rientra: così, ad esempio, solo in 2004. (1a) soprattutto indica che vi più persone che amano i paesi europei ma che la persona chiamata Gianna li ama Come si sarà intuito, i testi scelti per l’analisi si più delle altre; in (1b) e (1c), invece, soprattutto dà differenziano in primis per il loro diverso grado di indicazioni sul tipo di entità che Gianna ama. specializzazione: il primo sottocorpus raggruppa testi specialistici, scritti da esperti per un pubblico esperto, con 2.2. Semantica di soprattutto una lingua tecnica e argomentativa; il secondo, testi che si Da un punto di vista semantico, soprattutto induce un possono considerare divulgativi o semi-divulgativi: sono paragone tra entità che fanno parte di un paradigma le cui testi scritti da specialisti ma che non sono indirizzati a alternative o sono date nel testo (2) o sono solo evocate specialisti, almeno non nell’ambito dello stesso campo di (3) (in quest’ultimo caso, le alternative all’elemento su cui ricerca; soprattutto, essi hanno un chiaro valore opera soprattutto vanno ricostruite inferenzialmente). descrittivo-esplicativo e i passi argomentativi riguardano Per questa sua proprietà, soprattutto rientra nella in particolare la qualità del prodotto recensito. categoria degli avverbi focalizzanti particolarizzanti (Ricca, 1999; Adorno, 2000): pronunciare una frase come 2. L’avverbio focalizzante soprattutto (3) equivale a dire che Gianna ha parlato anche di altre Prima di passare all’argomento che ci interessa in cose (componente additiva) ma più a lungo della Norvegia particolare, cioè l’analisi delle proprietà testuali del (componente scalare): avverbio soprattutto, è necessario ricordare brevemente quali sono le sue proprietà sintattiche e semantiche. In (2) Gianna mi ha parlato della Svezia ma soprattutto questa sezione vedremo anche (cfr. 2.3.) che soprattutto, della Norvegia (3) Gianna mi ha parlato soprattutto della Norvegia

3 Italian Journal of Pediatrics (Rivista Italiana di Pediatria) è la 2.3. Soprattutto connettivo testuale rivista ufficiale della Società italiana di Pediatria e viene pubblicata sei volte all’anno. Dal 2002 gli articoli della rivista Oltre all’impiego di avverbio focalizzante, il lessema sono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Gli articoli soprattutto conosce anche un impiego di connettivo sono sottoposti al vaglio di revisori qualificati. testuale, che non è stato però preso in considerazione in 4 Rivista scientifica trimestrale, consultabile sul sito dell’Istituto questo studio (per una descrizione più approfondita di Superiore di Sanità (ISS), che accoglie vari tipi di testo (articoli questo impiego, cfr. De Cesare, 2006); mi riferisco qui originali, rassegne, monografie, brevi note tecniche nei diversi agli impieghi come quello esemplificato al punto (4), in campi attinenti alla sanità pubblica).

398 Gli avverbi focalizzanti nel testo scientifico: il caso di soprattutto cui la funzione di soprattutto sta nell’ordinare delle entità Informativo (Unità Testuale necessaria e sufficiente a di tipo ‘argomento a favore di una tesi’ (si noti che in “fare Enunciato”) e, eventualmente, una o più Unità questo caso, soprattutto opera su intere proposizioni). In Testuali secondarie (di Quadro e/o di Appendice). (4), soprattutto serve a introdurre l’argomento, a favore della tesi proposta nel primo Enunciato del brano (È 3.2. Unità Informative in cui compare soprattutto importante notare che questa corrente ha legami di Sulla base dei nostri dati possiamo anzitutto affermare estensione europea anche maggiori di quella cortese), più 5 che l’avverbio focalizzante soprattutto può occorrere in decisivo dei tre : tutte le Unità Testuali minimali descritte nel § 3.1.: nel Nucleo Informativo dell’Enunciato, ovvero nel contenuto (4) // È importante notare che questa corrente ha legami che costituisce il primo piano; è il caso dell’esempio (5) in di estensione europea anche maggiori di quella cui la totalità del materiale linguistico è contenuto in cortese://1 la tematica misogina e maschilistica 2 un’unica Unità di Nucleo (qui l’Enunciato è dunque attraversa tutti i secoli anteriori;// l’espressionismo formato da una sola Unità Informativa): sopravvive, facendosi a tratti rigoglioso, sin 3 dall’antichità classica;// soprattutto, i clerici (5) /I metaboliti attivi della vitamina D impiegati sono vagantes o goliardi avevano già sviluppato in versi soprattutto l’alfacalcidolo e il calcitriolo./Nucleo (latini, ma talora con inserti volgari) le tematiche dei [IJP_2001_27_1] nostri burleschi;// non meno spregiudicati, non meno ludici. [Corriere della Sera, 16.11.1997] Soprattutto occorre anche nelle Unità Testuali di sfondo: lo si trova più precisamente nell’Unità Informativa di 3. L’avverbio focalizzante soprattutto nel Quadro (in (6) soprattutto inaugura un Quadro testo scientifico Informativo volto a fissare le coordinate temporali sulle quali si iscrive il contenuto in primo piano, ovvero si 3.1. Il modello teorico di riferimento: registrano numerosi casi di punture): Capoverso, Enunciato e Unità Informative Seguendo il modello teorico sviluppato nei lavori di (6) Il problema delle punture da insetto va diventando Angela Ferrari (cfr. Ferrari, 2003, 2004 e 2005), in argomento di notevole interesse biomedico. In particolare,/ soprattutto nelle annate nelle quali la particolare sulla base degli studi sul parlato di Emanuela Quadro Cresti (cfr. Cresti, 2000), si assume che un testo si stagione è particolarmente secca,/ si registrano compone di Unità di varia natura, che dipendono anche numerosi casi di punture [AISS_2004_40_2] dal tipo di testo considerato (è cruciale qui la distinzione tra testo scritto e testo parlato): il Capoverso, se vogliamo Si trova soprattutto anche nell’Unità Informativa di partire da questa Unità Testuale, che tra l’altro non è Appendice; in (7), il contenuto introdotto da soprattutto pertinente per il parlato, si compone di Enunciati (anche precisa quali sono gli effetti collaterali più importanti, in solo di uno), che si compongono a loro volta di Unità (8), esso arricchisce la descrizione data nel contenuto Testuali più piccole, minimali, che chiamiamo Unità nucleare precisando il tipo di soggetto al quale si Informative. L’idea è dunque che l’Enunciato non sia il applicano le manifestazioni legate a resistenza gonadica tassello più piccolo di composizione testuale ma che esso alle gonadotropine (cioè alle sostanze ad azione ormonale presenti, o possa presentare, un’articolazione interna. normalmente prodotte dall'organismo): All’Unità Informativa di Nucleo (di ‘Comment’, nella terminologia adottata nei lavori di Emanuela Cresti), il cui (7) Il danno indotto dal farmaco provoca una ridotta riempimento semantico determina la funzione illocutiva e eliminazione dello stesso proprio a livello renale; testuale dell’intero Enunciato, e codifica pertanto questo conduce ad elevate concentrazioni un’informazione che occupa il primo piano plasmatiche di farmaco che possono rendere dell’Enunciato, si affiancano (almeno) le Unità di Quadro insufficiente il rescue con acido folico intensificando (di ‘Topic’ per Cresti) e di Appendice, che sono volte a gli altri effetti collaterali,/ soprattutto la mielosoppressione, la mucosite, l’epatotossicità e la modulare, arricchire, rafforzare il contenuto nucleare, di Appendice primo piano, e che codificano quindi un contenuto dermatite/ . [IJP_2001_27_2], (8) Sono state descritte,/ soprattutto in soggetti di sesso semantico che si colloca sullo sfondo dell’Enunciato. Appendice Ogni Enunciato contiene necessariamente un Nucleo femminile,/ manifestazioni legate a resistenza gonadica alle gonadotropine. [IJP_2001_27_2]

5 In (4), come negli esempi successivi, la numerazione dei Ora, dato che la letteratura sull’argomento riconosce singoli Enunciati, che poniamo dopo la doppia sbarra obliqua, è tipicamente a soprattutto una funzione focalizzante, nostra. Per quanto riguarda la doppia sbarra obliqua, essa sta ad consistente nel creare un Fuoco all’interno dell’Enunciato, indicare i confini dei singoli Enunciati. La sbarra obliqua ci si aspetta naturalmente di trovare l’avverbio in primo semplice (adoperata in esempi successivi) significa invece che luogo nell’Unità Testuale principale, di Nucleo c’è un confine più piccolo all’interno dell’Enunciato stesso (la Informativo, perché è in questa Unità che si realizza il sbarra semplice segmenta l’Enunciato in Unità Testuali Fuoco principale dell’Enunciato6. Minimali, chiamate Unità Informative). Questa notazione, ormai classica, viene ripresa dai lavori di Angela Ferrari sul testo scritto e di Emanuela Cresti sul testo parlato (per cui si vedano i 6 Come sappiamo bene, la nozione di Fuoco (o Focus) lavori in bibliografia). dell’Enunciato è complessa: qui mi limito a dire che il Fuoco

399 Anna Maria De Cesare

3.3. Dati dal Corpus Da questi dati non risulta che ci sia una variazione Vediamo dunque, con i dati della Tab. 1, come si significativa dell’impiego di soprattutto all’interno dei distribuiscono le occorrenze di soprattutto nelle tre Unità due tipi di testo analizzati. L’avverbio si comporta infatti Testuali di Nucleo, Quadro e Appendice: in modo omogeneo nei due sottocorpora: prevalgono di nuovo nettamente i suoi impieghi nelle Unità Testuali di 7 Nucleo e di Appendice e, ancora una volta, le sue Nucleo Quadro Appendice Altri casi manifestazioni testuali all’interno dell’Unità di Appendice 70 5 84 41 sono leggermente più elevate.

3.4.1. Un’analisi più approfondita delle manifestazioni di Tabella 1: Manifestazioni testuali di soprattutto nel corpus soprattutto all’interno dell’Unità Testuale di Appendice permette tuttavia di portare alla luce alcune differenze Da questi dati si ricava anzitutto che soprattutto non notevoli tra i due tipi di testo scientifico che compongono appare più di frequente, come ci si sarebbe potuti il nostro corpus di riferimento. Ci interessano in aspettare, nel Nucleo Informativo dell’Enunciato. Esso particolare i dati relativi alla posizione che l’Unità testuale appare anche, e persino con una frequenza lievemente di Appendice contenente soprattutto occupa superiore, nell’Unità Informativa secondaria di nell’Enunciato; l’avverbio soprattutto può inaugurare Appendice. Questo dato è importante in quanto conferma un’Appendice che chiude l’Enunciato, che si situa più in ciò che si era già notato a proposito di altri avverbi particolare dopo l’Unità di Nucleo Informativo cosiddetti focalizzanti: alla stessa stregua di anche e di (Appendice che abbiamo chiamato ‘finale’), oppure proprio, soprattutto conosce anche un impiego testuale in un’Appendice che si colloca all’interno dell’Enunciato, e cui serve ad aprire uno sfondo all’interno del testo. In altri che spezza l’Unità di Nucleo (Appendice ‘interna’); termini, se consideriamo la struttura informativa esempi di questi due diversi impieghi di soprattutto sono dell’Enunciato, è chiaro che non si può dire che dati rispettivamente ai punti (7) e (8), ai quali soprattutto abbia sempre un ruolo focalizzante (cfr. aggiungiamo i due casi seguenti: Ferrari e De Cesare, 2004 e De Cesare, 2004). (9) Il trattamento chemioterapico delle neoplasie 3.4. Manifestazioni testuali di soprattutto e tipo maligne dell’infanzia ha condotto negli ultimi di testo decenni ad un significativo aumento della Vediamo ora se, e in quale misura, vi è correlazione tra sopravvivenza,/ soprattutto per alcuni tipi di il tipo di testo – specialistico (qui i testi della rivista tumori/Appendice finale. [IJP_2001_27_2] Italian Journal of Pediatrics, cioè IJP) vs. divulgativo o (10) Il settimo capitolo scritto da P. Thulliez (Parigi, semi-divulgativo (quelli delle recensioni della rivista Francia) riguarda l’aspetto più importante dal punto Annali dell’Istituto Superiore della Sanità: AISS) – in cui di vista patologico e clinico che è la trasmissione rientra soprattutto e la sua manifestazione testuale, intesa dell’infezione di Toxoplasma dalla madre al feto. I qui come il tipo di Unità Testuale in cui si manifesta devastanti effetti della trasmissione verticalmente l’avverbio. A questo fine, soffermiamoci dapprima sui dati [sic],/ soprattutto nel primo trimestre di riportati nella Tab. 2: gravidanza,/Appendice interna sono illustrati parallelamente all’approccio diagnostico che Nucleo Quadro Appendice permette di prevenire o, nel peggiore dei casi, di intervenire precocemente in caso di rischio di IJP 36 1 45 trasmissione verticale. [AISS_2002_38_4] Recensioni 34 4 39 I dati quantitativi relativi alla diversa collocazione dell’Appendice che inaugura soprattutto sono proposti Tabella 2: Manifestazioni testuali di soprattutto nei due nella Tab. 3. sottocorpora

Appendice finale Appendice interna dell’Enunciato si realizza nella sua Unità Testuale principale; ciò non esclude però i casi in cui si realizza un secondo Fuoco IJP 30 12 all’interno dell’Enunciato (nell’Unità Testuale secondaria di Recensioni 23 14 Quadro o, addirittura, nell’Unità Testuale stessa di Nucleo). Sono temi, questi, che aspettano ancora delle risposte Tabella 3: Distribuzione nei due sottocorpora dell’Unità approfondite (per alcuni spunti interessanti, si vedano i lavori di 8 Cresti, 2000 e 2002, Roggia, in stampa e De Cesare, 2004 e in Testuale di Appendice inaugurata da soprattutto stampa). 7 All’interno di questa categoria troviamo le manifestazioni di Da questa tabella si ricava in particolare il punto seguente: soprattutto a) nell’impiego di connettivo testuale, b) come mentre l’impiego di soprattutto in un’Unità Testuale di focalizzatore che compare nell’Unità Testuale di Inciso, che si Appendice finale è quello più comune nei due corpora, vi definiscono come Unità illocutivamente indipendenti, caratterizzate dalla creazione di un piano testuale autonomo, e il cui contenuto viene tipicamente presentato tra parentesi tonde o 8 Ci sono alcuni casi dubbi che non abbiamo preso in tra lineette (cfr. Cignetti 2004) e c) in Unità Testuali che non considerazione e che pertanto non sono contabilizzati in questa siamo riusciti a identificare in modo preciso. tabella.

400 Gli avverbi focalizzanti nel testo scientifico: il caso di soprattutto

è una netta preferenza per questo uso nel corpus di testi lineetta); la complessità informativa e interpretativa del scientifici specialistici (IJP). testo in (12) deriva anche dal fatto che il Nucleo degli Enunciati 1 e 3 viene spezzato dalla presenza di 3.4.2. La spiegazione della differenza di comportamento un’informazione codificata in un’Unità di Appendice; di soprattutto vista nella Tab. 3 è legata alla diversa nell’Enunciato 3, è in questa funzione, di contenuto che testualità dei due sottocorpora impiegati nella nostra spezza in Nucleo Informativo dell’Enunciato, che analisi; essa sta in particolare nel legame tra il tipo di testo troviamo soprattutto: e il tipo di configurazione informativa privilegiata all’interno degli Enunciati. (12) // 1. Il problema degli eventi mortali,/ o delle lesioni Per quanto concerne la strutturazione degli Enunciati gravi causate da ferite prodotte da cani,/Appendice ha che troviamo nel corpus di testi della IJP si può dire la destato notevole allarme nel pubblico e nei media:// cosa seguente: essi tendono alla semplicità informativa, 2. questo negli scorsi mesi si è riflesso in una serie di cioè alla codificazione del solo Nucleo Informativo iniziative regolamentari da parte del Ministro della dell’Enunciato, evitando la presenza di sfondi informativi Salute e degli organi competenti del Ministero // – periferici al contenuto principale dell’Enunciato (in alcune delle quali augurabilmente esiteranno a breve particolare di Appendici, che esse siano finali o interne al in iniziative legislative italiane,/ ovviamente contenuto nucleare). Per accertarsene, basta considerare il armoniche a livello dell’Unione Europea//.// Capoverso seguente, tratto da un articolo di // 3. Resta perciò molto vivo il problema di una aggiornamento della rivista IJP ma che è rappresenta bene popolazione italiana che,/ soprattutto a causa dello il tipo di scrittura che troviamo nelle tre sottosezioni spiccato fenomeno attrattivo esercitato dai grandi analizzate della rivista. In questo Capoverso gli Enunciati agglomerati urbani,/Appendice incontra notevoli 1, 3, 4 e 5 sono informativamente semplici; l’unico problemi nella gestione del rapporto Enunciato che presenta articolazione informativa è il zooantropologico tra cane e proprietario // – o meglio secondo, che contiene un’informazione codificata come tra cane e nucleo familiare,/ molto sovente sullo sfondo del Nucleo: si tratta del contenuto soprattutto urbano//.// [AISS_2004_40_2] quando non sia stata eseguita un’idratazione adeguata, che funge da Appendice (finale) del Nucleo. Il brano Una complessità ancora maggiore, e quindi da porre riportato in (11) illustra in modo esemplare l’impiego di agli antipodi della scrittura che caratterizza gli articoli soprattutto nel testo scientifico specialistico: si trova della IJP, presenta poi il brano (13), tratto da una l’avverbio sia all’interno del contenuto nucleare (come recensione di un libro sulla telepatologia9. Il brano riporta nell’Enunciato 3), sia – e in modo lievemente più un solo Enunciato, in cui il Nucleo Informativo frequente – all’inizio di un’Appendice post-Nucleare. (sottolineato nel testo con il corsivo) non solo è preceduto da un’Unità Testuale di Quadro (Per quanto riguarda gli (11) // 1. La compromissione della funzionalità renale in aspetti ... telematici), a sua volta seguito da un Inciso corso di trattamento con cisplatino può essere acuta o (l’informazione racchiusa all’interno delle lineette) e cronica;// 2. il danno acuto insorge entro 24-48 ore seguito da un’Unità Testuale di Appendice (pur nella dalla somministrazione del farmaco,/ soprattutto diversità degli inquadramenti...) ma viene anche spezzato quando non sia stata eseguita un’idratazione al suo interno da un contenuto posto in Appendice (cfr. adeguata/Appendice.// 3. In questa fase si determina oltre ai sistemi crittografici più diffusi). Si noti in soprattutto una riduzione della filtrazione particolare la complessità del contenuto post-Nucleare, glomerulare con insufficienza renale acuta per composto da tre Unità Testuali di Appendice: dopo il necrosi tubulare.// 4. Il danno più importante si Nucleo informativo troviamo un’Appendice aperta dalla verifica a carico dell’ansa di Henle, del tubulo distale gerundiale (individuandone le garanzie necessarie e dei dotti collettori e si manifesta clinicamente con all’individuazione di soluzioni possibili in termini di alterazioni elettrolitiche o insufficienza renale rispetto delle regole relative ai documenti digitali e di conclamata;// 5. in molti casi la sospensione del quelle già in vigore per i prodotti telematici), che viene a trattamento si accompagna al recupero della sua volta spezzata da un’altra Unità di Appendice (che funzionalità glomerulare.// [IJP_2001_27_2] introduce una concessione: pur nella diversità degli inquadramenti legislativi), e che viene chiusa da terzo Da un punto di vista informativo, gli Enunciati delle contenuto in Appendice (specie nel caso dei sistemi recensioni della rivista AISS, invece, sono spesso molto informativi di laboratorio preposti a gestire ingenti più complessi e quindi più difficili da descrivere. La quantità di dati). La complessità interpretativa che deriva scrittura delle recensioni si caratterizza infatti per l’uso di dalla struttura informativa dell’Enunciato (13) è Enunciati composti, oltre che dal primo piano informativo accresciuta ulteriormente dalla cancellazione di due (il Nucleo), da varie Unità Testuali secondarie (di Quadro virgole sintattiche (ci si sarebbe potuti aspettare una di una o più Appendici, anche concatenate; e troviamo Unità Testuali di Inciso, per cui si veda alla nota 7). 9 Il tecnicismo indica “consulti di ordine patologico a opera di Per un esempio vediamo il testo dato al punto (12) e specialisti operanti a distanza in tempi generalmente rapidi l’analisi informativa ad esso associata: il testo si compone mediante la visualizzazione di immagini provenienti da un di tre Enunciati principali e di due contenuti che si microscopio situato in una zona remota, al fine di ottenere, in presentano in Unità di Inciso (sono i contenuti che tempo reale, materiale informativo – sistematicamente chiudono gli Enunciati 2 e 3, e che sono aperti da una aggiornato – a supporto della diagnosi clinica” (cito dal testo della recensione in esame).

401 Anna Maria De Cesare virgola di chiusura/apertura prima della gerundiale che questi casi, mi sembra quindi che la funzione segue il contenuto in primo piano e un’altra prima della dell’avverbio vada piuttosto descritta in termini di precisazione finale, inaugurata dall’avverbiale specie, che defocalizzazione. introduce una precisazione). 4.1.1. A questo punto è importante notare che il ruolo (13) // 1. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici e defocalizzante che abbiamo riconosciuto all’avverbio normativi inerenti la privacy e soprattutto l’integrità soprattutto non è dovuto all’uso di altre strutture dei dati sensibili attraverso canali telematici // – linguistiche, in particolare alla presenza di una o due parametri ambedue fondamentali ai fini dell’utilizzo virgole a separare dal resto del testo il contenuto della consulenza a distanza, né sufficientemente inaugurato da soprattutto. Per accertarsene basta garantiti, quanto a salvaguardia dei dati medesimi, considerare le manifestazioni dell’avverbio focalizzante dal ricorso a reti telematiche di vario tipo passibili di negli Esempi (14)-(16) (diamo solo tre esempi di questo interferenze nel passaggio dei dati stessi – // si caso ma il nostro corpus ne contiene ancora altri), in cui lo delineano,/ oltre ai sistemi crittografici più statuto informativo del contenuto inaugurato da diffusi,/Appendice le soluzioni normative vigenti negli soprattutto (qui messo in rilievo dal corsivo) si stacca Stati Uniti, in Europa ed in Italia/Nucleo nettamente da quello del testo precedente o seguente, e ciò individuandone,/Appendice1 pur nella diversità degli indipendentemente dalla presenza di virgole di apertura inquadramenti legislativi,/Appendice2 le garanzie e/o di chiusura. In (14) per esempio, la proposizione necessarie all’individuazione di soluzioni possibili in inaugurata da soprattutto si sgancia interpretativamente termini di rispetto delle regole relative ai documenti dal primo piano informativo (cioè da Tale funzione può digitali e di quelle già in vigore per i prodotti esplicarsi sia a livello individuale sia a livello di gruppo) telematici/ specie nel caso dei sistemi informativi di e va interpretata come contenuto in Appendice: laboratorio preposti a gestire ingenti quantità di dati/Appendice3.// [AISS_2003_39_1] (14) Ci sembra di estrema importanza sottolineare che la funzione del tecnico neuropsichiatra sia quella di 4. Conclusione stabilire una comunicazione empatica, con la comprensione anche di ciò che non viene Un’analisi come la nostra ha permesso di fare varie verbalizzato perché non cosciente. Tale funzione può osservazioni di interesse sia per quanto riguarda l’uso esplicarsi sia a livello individuale (con il bambino o testuale di soprattutto nell’impiego di avverbio con i genitori) soprattutto quando la malattia si focalizzante sia per quanto riguarda la testualità, in sviluppa su una personalità premorbosa già di per sé particolare il modo di costruirsi dei singoli Enunciati, di fragile, sia a livello di gruppo (pazienti o genitori o vari tipi di scritture, pertinenti, nella fattispecie, a testi personale curante) dove, partendo da fatti concreti, scientifici specialistici e divulgativi o semi-divulgativi. inerenti la realtà, venga facilitata l’elaborazione dei vissuti personali dei componenti del gruppo stesso. Per quanto riguarda il primo punto, abbiamo 4.1. [IJP_2001_27_1] osservato che l’avverbio soprattutto si caratterizza per una notevole duttilità testuale. In particolare, sulla base dei (15) Il libro offre al lettore un ampio e ben documentato testi analizzati, abbiamo trovato che il focalizzatore resoconto della multiforme attività filantropica che la soprattutto può essere codificato tanto nell’Unità Testuale Rockefeller Foundation ha svolto nel periodo principale, di Nucleo Informativo (di ‘Comment’ nella compreso tra la Prima guerra mondiale e gli anni terminologia adoperata ad esempio in Cresti, 2000), Settanta, sottolineandone efficacemente il contributo quanto nelle varie Unità Testuali secondarie identificate, allo sviluppo della ricerca biomedica e che presentano il loro contenuto come sullo sfondo all’ammodernamento delle scuole di medicina di dell’Enunciato: si trova soprattutto nel Quadro molti paesi soprattutto europei. [AISS_2004_40_3] Informativo dell’Enunciato (o ‘Topic’ per Cresti) e in (16) La “tempesta neurovegetativa” che si produce in Appendice. risposta al danno chirurgico produce modificazioni La presenza di soprattutto all’interno di Unità Testuali emodinamiche, ormonali, metaboliche che incidono secondarie ci permette quindi di ribadire ancora una volta, pesantemente sulle condizioni generali dei pazienti come abbiamo fatto per gli impieghi di avverbio in fase postoperatoria soprattutto se bambini, focalizzante di proprio e di anche (cfr. rispettivamente anziani, o debilitati mentre l’ansia sviluppata in Ferrari/De Cesare 2004 e De Cesare 2004), che, malgrado questa fase, esaltando la risposta catecolaminica e sia etichettato avverbio focalizzante nella letteratura cortisolica, crea un circuito che si autoalimenta. sull’argomento, esso non è sempre usato per mettere in [AISS_2003_39_3] rilievo un pezzo di informazione, o meglio per mettere in rilievo un’informazione di primo piano. Anzi, dai nostri Che sia soprattutto a determinare lo statuto informativo dati risulta addirittura che soprattutto sia usato in primis in del contenuto sul quale opera può essere facilmente Unità Testuali di Appendice, cioè per aprire Unità che si mostrato togliendo l’avverbio dall’esempio (15). In questo collocano sullo sfondo informativo dell’Enunciato10. In caso, come mostra il nuovo testo dato al punto (17), otteniamo un brano diverso, in cui l’aggettivo europei

10 Non ne abbiamo parlato (perché essi richiederebbero un’analisi un po’ diversa) ma è ovvio che il nostro corpus di testi contenuto che funge da Quadro o da Appendice senza però che contiene anche esempi in cui soprattutto si trova all’interno di un esso ne occupi la prima posizione.

402 Gli avverbi focalizzanti nel testo scientifico: il caso di soprattutto viene integrato nell’Unità Testuale precedente (da tecnicismi; a modo di esempio, si vedano infatti i due Appendice di Appendice questo contenuto viene integrato, brani seguenti: o linearizzato, nell’Appendice precedente): (18) Le alterazioni neurologiche consistono in displegia (17) Il libro offre al lettore un ampio e ben documentato cerebrale con esagerata lordosi lombare, flessione resoconto della multiforme attività filantropica che la delle ginocchia e delle anche, risposte plantari Rockefeller Foundation ha svolto nel periodo estensorie (segno di Babinski), occasionalmente compreso tra la Prima guerra mondiale e gli anni paresi del 3° e del 4° nervo cranico, spasticità Settanta,/Nucleo sottolineandone efficacemente il prossimale soprattutto agli arti con mantenimento di contributo allo sviluppo della ricerca biomedica e un buon controllo delle estremità distali, disordini all’ammodernamento delle scuole di medicina di extrapiramidali con rigidità e brad icinesia. molti paesi europei/Appendice. [IJP_2001_27_1] (19) Il termine di pseudoipoparatiroidismo (PHP) fa In determinate condizioni morfosintattiche (è evidente per riferimento ad un gruppo eterogeneo di disordini esempio che la funzione defocalizzante di soprattutto si ereditari che hanno in comune caratteristiche cliniche attua più facilmente quando opera su aggettivi; ma, come e biologiche di resistenza al paratormone (PTH), il mostrano i nostri esempi, non si attua solo quando opera cui meccanismo di azione è riportato in Figura 1. In su questa categoria di parole) l’avverbio soprattutto si molti di questi pazienti sono state riportate, inoltre, presenta quindi come una strategia di articolazione manifestazioni legate a resistenza ad altri ormoni informativa dell’Enunciato, cioè come un mezzo che crea proteici, soprattutto all’ormone tireotropo (TSH) ed una movimentazione gerarchico-informativa all’interno alle gonadotropine, in associazione a quadri dell’Enunciato in cui viene realizzato. dismorfici, definiti come osteodistrofia di Albright (AHO). [IJP_2001_27_2] 4.2. Veniamo al secondo aspetto della nostra ricerca. A partire dallo studio dell’impiego dell’avverbio soprattutto Ma l’uso di Enunciati informativamente semplici può nei testi scientifici abbiamo potuto fare alcune anche essere motivato dal fatto che il testo scientifico osservazioni importanti anche su questo tipo di scrittura, specialistico si rifà oggi ad un modello di scrittura di in particolare sul modo in cui in essa si costruiscono gli stampo anglo-americano, che si tratta in altri termini di Enunciati. In effetti, abbiamo visto che i testi nei quali una scrittura che si è sganciata dal modello italiano, in soprattutto preferisce agganciarsi a Unità di sfondo che primis dal modello rappresentato dalla prosa letteraria. non spezzano il primo piano, cioè che viene codificato in un’Unità di Appendice finale piuttosto che interna, sono 4.3.2. Infine, da un punto di vista semantico-testuale, ci si quelli in cui la scrittura presenta una debole articolazione deve anche chiedere perché nel corpus esaminato (cfr. informativa interna all’Enunciato. Quest’ultimo dato ci Tab. 3) l’avverbio soprattutto compare più di frequente in permette inoltre di osservare che, rispetto alle scritture più Appendici finali piuttosto che in Appendici interne al complesse, come quella che caratterizza le recensioni Nucleo Informativo dell’Enunciato. Una prima risposta a analizzate, le Unità di sfondo che si trovano nel testo questa domanda è il fatto che un contenuto che spezza scientifico specialistico si situano di preferenza alla fine l’Unità Nucleare richiede maggiore sforzo cognitivo- dell’Enunciato. interpretativo, il che va evitato per i motivi di complessità lessico-semantica di cui abbiamo parlato nel § 4.3.1. 4.3. Complessivamente, il nostro studio ci ha permesso di Inoltre, si può pensare che per un contenuto di sfondo si riflettere sui fattori che regolano l’uso sia quantitativo che privilegi la posizione finale perché il contenuto che trova qualitativo di soprattutto in due tipi di testo diversi: posto in un’Appendice post-Nucleare è informativamente abbiamo trovato che il fattore più importante riguarda la più dinamico rispetto allo stesso contenuto posto complessità della struttura informativa degli Enunciati. all’interno del Nucleo. A questa domanda si potrebbe però Soprattutto è più frequente e viene usato in modo diverso anche rispondere così: con l’Appendice interna all’Unità nei testi caratterizzati da un periodare lungo, in cui gli Testuale di Nucleo si scivola (più facilmente) verso Enunciati sono informativamente complessi (che un’interpretazione di Inciso. Dato che il contenuto calato presentano cioè, oltre al Nucleo Informativo, almeno in Inciso introduce spesso una valutazione o un punto di un’Unità Testuale secondaria). vista diverso da quello della persona che scrive (cfr. Cignetti 2004), la codificazione di un contenuto 4.3.1. A questo punto della riflessione conviene però informativamente secondario che si situa in posizione anche chiederci perché il testo scientifico specialistico è post-Nucleare piuttosto che al suo interno permette anche strutturato in modo diverso rispetto al testo scientifico di evitare giochi polifonici e/o valutazioni soggettive divulgativo (ma non solo rispetto a quello). Le risposte in dell’informazione posta al primo piano dell’Enunciato. questo caso possono essere di natura diversa: a motivare la diversa testualità della scrittura scientifica specialistica 5. 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404 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 405-409

La e all’inizio di turno

Annika Erneholm

Università di Goteborg

Abstract Questo studio contrastivo tra l’italiano e lo svedese esamina alcuni aspetti dell’uso delle congiunzioni e ed och all’inizio di turno, parzialmente differente nelle due lingue. Traduttori italiani hanno spesso aggiunto una e senza che ci sia una och corrispondente nel testo svedese di partenza, e questo si verifica soprattutto all’inizio di frasi interrogative. Traduttori svedesi hanno agito nella direzione opposta, non traducendo sempre le congiunzioni iniziali trovate nel testo italiano di partenza. Quest’articolo si concentra sulla congiunzione e italiana in posizione iniziale di turno e sulle varie situazioni in cui viene trovata, e svela varie funzioni della congiunzione. Non è però sempre facile stabilire la funzione della congiunzione in questa posizione.

1. Sulla e italiana La e in posizione iniziale ha anche la funzione La polifunzionalità della congiunzione e la permette di pragmatica di far parte del meccanismo della presa di agire, anche contemporaneamente, a vari livelli. Come turno. Proprio nel momento di cambiare turno da un congiunzione coordinante la sua posizione è tra i due parlante all’altro sono in vigore delle forze influenzate ad congiunti, coordinando quello a sinistra, già espresso, con esempio dalle relazioni tra i partecipanti del discorso. quello che sarà il congiunto a destra. La e aggiunge In tutti questi casi la funzione di base della e è (“aggancia”) quello che viene dopo a quello che c’è. mantenuta sui vari livelli, cioè la funzione di allacciare; Al livello della sintassi la e può coordinare sia vengono allacciati, in vari modi, frasi, sintagmi, atti sintagmi che proposizioni. Nella coordinazione linguistici, brani testuali piuttosto lunghi, e anche i sintagmatica vengono relazionati, per mezzo della membri di un gruppo di persone, specialmente giovani. congiunzione coordinante e due o più sintagmi dello stesso tipo (avverbi, nomi, aggettivi ecc.) entro una stessa 2. Lo studio e i risultati frase. Nella coordinazione proposizionale si legano invece Nel mio corpus di testi letterari con discorsi diretti le due o più congiunti in forma di proposizioni, che devono congiunzioni e ed och agli inizii di turno sono state essere autonomi dai punti di vista sintattico e semantico. studiate. Il corpus comprende testi letterari moderni, sia in Le proposizioni devono anche essere dello stesso tipo e lingua italiana che svedese, nonché le traduzioni condividere la stessa funzione entro la catena sintattica. corrispondenti degli stessi testi. Il contenuto semantico della e è molto limitato ma può Studiando non solo i testi in lingua d’origine ma anche venir arrichito in vari modi dalla situazione contestuale. le traduzioni è naturalmente stato possibile scoprire A parte l’aspetto aggiuntivo della congiunzione e, in varie differenze tra le due lingue, ma questo metodo ha anche situazioni la e può anche esprimere aspetti temporali come svelato lati particolari dell’italiano, lati che normalmente contemporaneità o successività, può esprimere sfuggono all’occhio. È ben noto che la lingua parlata si consecutività e anche avversità. Per chiarire questi aspetti studia per lo più sulla vera lingua parlate. Questo studio vengono a volte utilizzate avverbi come anche e invece o della lingua parlata si basa però sulla lingua parlata come altre tecniche linguistiche. appare nella letteratura e ha dato delle indicazioni di usi La congiunzione ha anche una funzione testuale, nella dell’italiano parlato che, più tardi, sarebbe interessante dimensione macrosintattica, relazionando delle unità studiare sulla vera lingua parlata. autonome, unità che possono essere dei brani piuttosto Da un traduttore ci si aspetta che traduca fedelmente lunghi e consistere di più proposizioni. In questo campo la quello che è stato scritto nella lingua straniera, ma anche funzione della congiunzione aumenta la coerenza testuale che lo faccia in maniera idiomatica. Nei casi delle del brano attuale. congiunzioni all’inizio di turno il traduttore può tradurre Dal punto di vista degli atti linguistici l’uso della fedelmente (un metodo che non sempre porta a un congiunzione all’inizio di turno, per esempio all’inizio di risultato molto idiomatico), può omettere una una frase interrogativa in un elenco di frasi interrogative, congiunzione iniziale che pare superflua o poco può segnalare che lo stesso atto linguistico di prima idiomatica nella lingua d’arrivo oppure può aggiungere continua, cioè che nella catena di domande viene ancora una congiunzione iniziale quando non c’è nel testo di una domanda, ancora un atto linguistico dello stesso tipo partenza, se concepita idiomatica nella lingua d’arrivo. In di prima. Nella lingua parlata sono importanti gli aspetti una traduzione c’è sempre il rischio che la lingua di pragmatici e sociolinguistici. Come ha mostrato Pistolesi partenza influisca sulla lingua d’arrivo, sia al livello della (2004), sono molto frequenti gli inizii di turno con scelta delle singole parole e costruzioni che al livello congiunzioni come e e ma nell’italiano di chat e SMS dei sintattico e pragmatico. giovani, messaggini scritti che mantengono tante In questo studio delle congiunzioni in posizione caratteristiche della lingua parlata. Un tratto caratteristico iniziale di turno vediamo invece spesso la tendenza della lingua parlata, informale, soprattutto dei giovani, è opposta, benché questa ‘forza’ che tende a far mantenere che i turni spesso sono iniziati da parole o espressioni che alla lingua d’arrivo certi tratti della lingua di partenza. I hanno una funzione soprattutto pragmatica, parole ed traduttori italiani hanno più volte scelto d’aggiungere una espressioni frequenti che ribadiscono l’appartenenza a un congiunzione iniziale, cosa che rende il testo meno simile gruppo sociale. al testo di partenza.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Annika Erneholm

Ci pare probabile che i traduttori considerino, talvolta B: - E acqua. senza esserne consapevoli, la congiunzione iniziale, [B: - Och vatten!] soprattutto in certi tipi di domande, un importante tratto idiomatico italiano. Date le caratteristiche del corpus A: - Sì, biada e acqua. Ma non l’ho fatto. studiato, cioè dialoghi in testi letterari, è naturale che [A: - Hö och vatten. Men det gjorde jag aldrig.] manchino i tratti paralinguistici, così importanti nella vera lingua parlata. (2) A: - Lentov. È uno ricco. Investigando gli inizii di turno nelle due lingue [A: - Lentov. Han är rik.] studiate ho scoperto che esiste una notevole differenza nell’uso delle congiunzioni e ed och tra l’italiano e lo B: - E influente. svedese, e che questa differenza si fa palese nei vari tipi di [B: - Och inflytelserik.] frase. In totale ci sono 344 occorrenze di e all’inizio di turno nel materiale d’origine italiana, mentre nelle Quando una frase, iniziata con una e si coordina, in traduzioni svedese degli stessi testi ci sono 202 och qualità di congiunto a destra, al congiunto a sinistra di una svedesi. Questo significa che 142 e in posizione iniziale di frase appartenente al turno dell’altro parlante, si assiste turno, cioè più di un terzo delle presenze italiane, non invece alla funzione sintattica proposizionale della sono state tradotte in svedese. Il caso opposto appare nei congiunzione. testi di origine svedese. Ci sono 108 och collocate Trattandosi di proposizioni ci sono sia dei casi di all’inizio di turno, ma dopo la traduzione in italiano questa coordinazione che casi in cui la funzione della e iniziale di cifra è più che raddoppiata; negli stessi testi troviamo 232 turno invece sembra appartenere al livello testuale o e italiane all’inizio di turno, cioè ci sono 126 e italiane che pragmatico. In alcuni casi i traduttori hanno approfittato sono state aggiunte proprio in posizione iniziale di turno. della struttura grammaticale o dei singoli sintagmi del primo turno che si ripetono in qualche modo nella Abbiamo quindi queste cifre: seconda, per creare con la e, un brano testuale coerente. Il risultato è una coordinazione sintattica tra frasi ƒ 344 e sono diventate 202 och appartenenti a turni diversi nel testo tradotto italiano, ƒ 108 och sono diventate 232 e come se il secondo parlante continuasse la proposizione del primo parlante. Negli esempi (3) e (4), in cui non c’è Questa differenza così visibile nelle traduzioni si una och svedese, i traduttori italiani, aggiungendo la e, verifica soprattutto quando la funzione della congiunzione hanno creato un brano testuale coordinato con due è altra che sintattica. Nell’analizzare i casi trovati di e ed congiunti che appartengono ai turni diversi e hanno così och all’inizio di turno si è mostrato vantaggioso partire dal utilizzato la capacità della congiunzione di coordinare tipo di frase che inizia con la congiunzione; frasi proposizioni. In questi casi vediamo una differenza tra le dichiarative o frasi interrogative. Tutti gli esempi due lingue; infatti, nell’originale svedese, senza la presentati qui sotto sono di origine svedese con le congiunzione, non c’è la coordinazione e i turni sembrano corrispondenti traduzioni italiane. più staccati l’uno dall’altro.

2.1. Le frasi dichiarative (3) A: - Spero che non si stupirà troppo se ripeterò quelle La forma normale di un dialogo è che due o più stesse domande. persone cambiano i ruoli del parlante e dell’ascoltatore in [A: - Ni får inte heller bli förvånade om vi kommer un susseguirsi di turni di diversi tipi. A volte un parlante ställa samma frågor en gång till.] aggiunge un sintagma o una proposizione alla proposizione espressa dal primo parlante. B: - E io spero che non vi stupiate troppo se vi darò le Nel nostro corpus ci sono degli esempi di sintagmi e stesse risposte che ho dato al vostro collega. proposizioni che sono stati aggiunti, come una [B: - Ni får inte heller bli förvånade om ni får samma continuazione, al turno precedente. svar.] Nell’esempio (1) la parola acqua, tramite la congiunzione e, è stata coordinata con la parola biada, (4) A: - No. Non ho più voglia di rispondere ad altre appartenente al turno precedente pronunciato dall’altro domande. parlante, e nell’esempio (2) il sintagma influente è stato [A: - Nej. Jag har ingen lust att svara på fler frågor.] coordinato con il sintagma del turno prima dell’altro parlante, ricco. Quest’uso della congiunzione come B: - E nemmeno io ho voglia di continuare a coordinatrice di sintagmi nell’ambito di una stessa interrogarla. costruzione sintattica, anche se diviso tra due parlanti, [B: - Jag har ingen lust att fråga ut er heller.] sembra uguale nelle due lingue studiate nel corpus; la och svedese è stata tradotta con la e italiana nelle traduzioni e Altre volte è difficile spiegare la funzione della e in la costruzione sintattica è stata mantenuta. posizione iniziale di turno come una coordinazione tra frasi sintatticamente autonome, appartenenti a turni (1) A: - Mi hai detto di darle della biada. diversi. L’esempio (5) mostra come un traduttore italiano [A: - Du sa åt mig att ge den hö.] ha aggiunto una e in posizione iniziale di turno la quale non ha una congiunzione corrispondente nel testo svedese

406 La e all’inizio di turno di partenza. La funzione della e in questo caso non è A: - E poi sua moglie viene trovata morta nella vasca possibile spiegare con la sintassi proposizionale, ma da bagno. piuttosto con la funzione connettiva testuale. [A: - Och så hittas er hustru död i badkaret.]

(5) A: - I Nyström dovrebbero ricordarsi se quel giorno L’esempio (9) del corpus mostra che lo stesso parlante Löfgren sia andato o no a Ystad. continua a parlare dopo una breve pausa in cui si alza [A: - Nyströms måste ha sett om Johannes Löfgren gav dalla sedia, cioè continua a parlare dopo un intervento non sig av till Ystad eller inte.] linguistico. Nel testo svedese di partenza non c’è una congiunzione all’inizio di turno, mentre la troviamo nella B: - Ed è proprio questo il misterio. traduzione italiana. Con questa congiunzione il parlante [B: - Det är just det som är gåtan.] sembra segnalare di mantenere il diritto a parlare, cioè che lui stesso ha l’intenzione di continuare ad avere il ruolo di Quando la congiunzione svedese appare in posizione parlante. La congiunzione crea un forte nesso tra le due iniziale di turno nel testo svedese di partenza, la funzione parti, però non si tratta della funzione sintattica è quasi sempre quella sintattica coordinativa nel senso che proposizionale. Per avere una funzione sintattica di la congiunzione coordina il congiunto a sinistra espresso coordinazione le due frasi coordinate devono essere dello dell’altro parlante con il proprio contributo inizito con la stesso tipo; in questo caso c’è una frase dichiarativa e una congiunzione. I traduttori italiani mantengono la frase imperativa negativa, cioè frasi che non si possono congiunzione in questa posizione, esempi (6) e (7): coordinare. La funzione della e appartiene invece alla macrosintassi testuale. Nel testo svedese di partenza non (6) A: - Quel fiore, probabilmente, può avere un numero c’è questo nesso tra i due turni. infinito di aspetti, a seconda di chi sei e di cosa hai mandato giù. (9) A: - È per questo che non hanno i soldi per fare dei [A: - Den där blomman kan antagligen se ut på programmi decenti. oändligt många olika sätt, beroende på vem du är, och [A: - Det är därför dom inte har pengar till några bra beroende på vad du sätter i dig.] program.]

B: - E anche di cosa mi sono messo su. Rydberg si alzò dalla sedia. [B: - Och beroende på vad jag sätter på mig.] Rydberg reste sig från stolen.

(7) A: - Dobbiamo poter contare su di lei al cento per B: - E non dimenticare una cosa. cento. [B: - Glöm inte en sak.] [A: - Vi måste kunna lita på er hundraprocentigt.] 2.2. Le frasi interrogative B: - E dobbiamo poter stare sicuri che lei segua le Frasi interrogative della lingua parlata possono avere nostre istruzioni alla lettera. altre funzioni che chiedere informazioni: una frase [B: - Och att ni följer våra instruktioner till punkt och interrogativa può per esempio essere un modo in cui una pricka.] persona può controllare di avere capito bene un’informazione, può essere un modo cortese di chiedere È importante ricordare che anche quando la a qualcuno di fare qualcosa o può essere un modo di congiunzione ha una funzione coordinativa al livello ottenere una conferma dall’altro parlante, ad esempio sintattico, gioca anche ai livelli testuali e pragmatici, attraverso il segnale discorsivo vero. Può anche essere un aumentando la coerenza del testo. A parte i discorsi con modo di mostrare interesse o di incoraggiare due partecipanti, discussi sopra, la e all’inizio di turno l’interlocutore di continuare a parlare. appare anche come elemento connettivo in brani con un Tra le frasi interrogative si distinguono due tipi parlante dominante che, tramite la congiunzione in fondamentali: le frasi interrogative totali che normalmente posizione iniziale di turno, segnala che lui stesso continua prevedono la risposta sì o no, e le frasi interrogative a parlare, dopo un breve feed-back dell’altro parlante. parziali che contengono avverbi o pronomi interrogativi Nell’esempio (8) il parlante A sembra non far caso al come chi, come, perché e richiedono una risposta più feed-back di B e continua a parlare come se non avesse elaborata. Nel nostro materiale la congiunzione e è spesso sentito il piccolo commento dell’ascoltatore, allacciando usata in posizione iniziale di turno per iniziare frasi la sua seconda parte a quella prima con la congiunzione. E interrogative, soprattutto quelle parziali. Quest’uso è in questo avviene sia nei testi italiani che in quelli svedesi, gran parte pragmatico o testuale mentre la funzione sia in testi originali che in traduzioni: coordinativa che abbiamo visto con le frasi dichiarative è pressoché assente. Quindi, in un susseguirsi di domande e (8) A: - In fin dei conti eravate sposati solo da tre mesi. risposte una risposta in forma dichiarativa fa difficilmente [A: - Ni hade ju trots allt bara varit gifta i tre il congiunto a sinistra quando segue una frase månader.] interrogativa iniziata con la congiunzione. La funzione in questi casi appartiene invece al livello testuale o B: - Sì, è vero. pragmatico. Questo studio mostra una grande differenza [B: - Ja, det är riktigt.] quantitativa tra le due lingue nell’uso della congiunzione

407 Annika Erneholm in posizione iniziale di turno nel corpus. Nei testi (13) A: - E dopo? d’origine italiana ci sono 229 frasi interrogative iniziate [A:- Och sedan?] con la congiunzione e, mentre nelle traduzioni degli stessi testi ci sono 148 och all’inizio di turno. Nei testi originali Neanche all’inizio delle domande totali la e ha una svedesi 80 frasi interrogative iniziano con la congiunzione funzione sintattica coordinativa, come vediamo nei brani och, ma nelle traduzioni italiane troviamo 183 e all’inizio sottostanti: di turno: (14) A: - Dove avete la lavatrice? ƒ 229 e sono diventate 148 och [A: - Var har ni tvättmaskinen?] ƒ 80 och sono diventate 183 e B: - In cucina. Per quanto riguarda il sottogruppo di frasi [B: - I köket.] interrogative parziali, c’è una e all’inizio di turno nel 19% delle frasi d’origine italiana nel corpus, mentre la A. - E lei ce li ha ficcati dentro tutti? congiunzione corrispondente svedese och è più rara [A: - Och ni stoppade in allting i den?] all’inizio di turno; appare solo nel 2% delle frasi interrogative parziali svedesi del testo originale. (15) A: - È vero che ha riordinato l’appartamento mentre Nelle traduzioni svedesi troviamo la presenza della och sua moglie giaceva morta nella vasca da bagno? svedese nel 13% delle frasi interrogative parziali e nelle [A: - Ni städade lägenheten medan er hustru låg död i traduzioni italiane la e in posizione iniziale appare badkaret?] nell’8% invece del 2% come nel testo d’origine. Sotto vediamo due esempi (10) e (11) d’origine B: - Ho solo messo a posto qualche cosa. svedese che mostrano questa differenza tra le due lingue; [B: - Jag plockade undan några saker, bara.] il testo svedese ha il pronome interrogativo vad all’inizio di turno, e nella traduzione italiana le corrispondenti frasi A: - E non le sembrò un po’ strano? interrogative iniziano con la congiunzione, che non ha una [A: - Tycker ni inte det är egendomligt?] funzione sintattica ma testuale o pragmatica in questi casi: In (14) A continua l’interrogatorio per sapere i dettagli (10) A: - Poi quando Björk tornerà dalle vacanze, sarà suo di quello che è successo, mentre in (15) A commenta la compito occuparsene. risposta di B e vuole sapere come gli sembra. In ambedue [A: - Sen får Björk ta sig an det när han kommer hem.] i casi la frase interrogativa totale inizia con la congiunzione. B: - E che cosa farà secondo te? [B: - Vad tror du han gör?] 3. Riassunto Uno studio basato su traduzioni della lingua parlata (11) A: -Io invece non riesco a credere che sia così come appare in testi letterari moderni ha svelato lati semplicemente tutto finito... interessanti dell’uso della congiunzione e agli inizii di [A: - Jag kan inte tro att det bara är slut...] turno, un uso che si distingue chiaramente da quello svedese. B: - E allora, cosa pensi? La e italiana è veramente polifunzionale con tanti [B: - Vad tror du då?] impieghi anche nella posizione particolare all’inizio di turno. Le funzioni diverse appartenenti sia alla sintassi che L’atto linguistico delle domande di sopra è alla pragmatica e alla linguistica testuale, si intrecciano; interrogativa, è una richiesta d’informazione. Altre volte non è sempre né facile né possibile distinguere l’una la frase interrogativa parziale è utilizzata per fare dall’altra, e a volte più funzioni sono in vigore continuare la conversazione. contemporaneamente. I traduttori italiani hanno più volte Più volte nel corpus, sia in italiano che in svedese, aggiunto una e in una posizione dove non ha una funzione troviamo interrogatori e interviste con un poliziotto o un sintattica, per esempio all’inizio di frasi interrogative giornalista che si serve di domande in forma elittica, parziali, cosa che indica che la congiunzione sia iniziate con la congiunzione, per fare continuare il fortemente percepita come idiomatica al livello racconto al sospetto o alla persona intervistata. pragmatico della lingua parlata. Questi turni brevissimi sono composti soltanto dalla Una nostra ipotesi è che i traduttori, per accentuare che congiunzione più l’avverbio interrogativo; l’atto si tratta di un discorso informale, certe volte abbiano linguistico non è interrogativo ma esortativo e la funzione aggiunto una e all’inizio di turno. Potrebbe forse essere un della congiunzione non è coordinativa ma testuale o modo di marcare informalità quando i risorsi pragmatica. Sotto vediamo esempi di tali turni molto paralinguistici non sono a disposizione del traduttore. brevi: Abbiamo voluto mostrare che l’uso della congiunzione e all’inizio di turno in italiano è complesso e che la (12) A: - E poi? congiunzione ha funzioni che appartengono a più campi di [A: - Och sedan?] studio.

408 La e all’inizio di turno 4. Riferimenti Bazzanella, C. (1994). Le facce del parlare. Un approccio pragmatico all’italiano parlato. Firenze: La Nuova Italia. Mandelli, M. (2004). Coordinazione frasale e coordinazioni testuali: il caso della congiunzione e. In A. Ferrari (a cura di), La lingua nel testo, il testo nella lingua. Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano, pp. 117-142. Pistolesi, E. (2004). Il parlar spedito. L’italiano di chat, e- mail e SMS. Padova: Esedra editrice. Stame, S. (1999). I marcatori della conversazione. In R. Galatolo e G. Pallotti (a cura di), La conversazione. Un’introduzione allo studio dell’interazione verbale. Milano: Raffaello Cortina Editore, pp. 169-186.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 411-416

Congiunzioni frasali, congiunzioni testuali e preposizioni: stessa logica, diverso valore semantico-testuale

Angela Ferrari

Università di Basilea

Abstract Il lavoro intende mostrare che, data una stessa funzione logica (poniamo concessiva, esplicativa, consecutiva ecc.), la selezione della categoria sintattica del connettivo – congiunzione frasale, congiunzione testuale, preposizione – ha un’incidenza sui modi semantici in cui si arricchisce/modalizza il suo nucleo logico e si definiscono i suoi operandi, così come sui modi in cui esso partecipa alla costruzione dell’architettura del testo. Questa riflessione – che si concentra dunque su problemi di semantica sintattica – ha una pertinenza lessicografica, nella misura in cui i suoi risultati permettono nuove e più precise sistemazioni dei valori d’impiego dei connettivi; e una pertinenza lessicologica, in quanto essa permette di attribuire a tali impieghi una vera e propria spiegazione: è infatti il dato sintattico(-interpuntivo/intonativo) – provvisto di una interpretazione generale di carattere semantico e testuale – a spiegare come mai determinati significati possano essere associati a certe categorie linguistiche e non ad altre.

1. Introduzione inizio di enunciato spingesse verso un’interpretazione I tipi di congiunzione frasale, di congiunzione testuale1 consecutivo-argomentativa: e di elemento preposizionale su cui intendo soffermarmi appartengono all’insieme dei «connettivi» concepiti come (1) […] i «picciotti», più che coppola e lupara, prediligono entità funzionali il cui obiettivo consiste nell’organizzare i come simboli di identità le auto di lusso e le mitragliette contenuti del testo parlato o scritto secondo un principio israeliane. Insomma la coppola è già caduta in disuso, tra i latamente ‘logico’. mafiosi. Dunque è innocua, anche dal punto di vista L’idea che intendo sviluppare è che, data una stessa semiotico. Dunque indossabile da tutti noi. C’è pronta funzione logica – poniamo concessiva, esplicativa, mostra, per ricordarlo. consecutiva ecc. –, la selezione dell’una o dell’altra categoria sintattica abbia, al di qua di un’eventuale (CORPUS_LISUL_GIO_S24H_contr_144; Ferrari 2005a: 196) ulteriore variazione lessicale, un’incidenza sui modi semantici in cui si arricchisce/modalizza il nucleo logico mentre la sua distribuzione in posizione inserita tra due del connettivo e si definiscono gli elementi connessi, così virgole tendesse invece a spostare l’interpretazione sul come sui modi in cui esso partecipa alla costruzione versante riformulativo: dell’architettura del testo. L’analisi ha un obiettivo descrittivo – intendo illustrare, con brevi esempi, come (2) Il punto di vista cognitivo è importante per precisare il tale incidenza interpretativa sia una realtà interpretativa – ruolo dell’interpungere sul piano della testualità: la e un obiettivo esplicativo: vorrei mostrare che all’origine distribuzione dei segni è infatti studiata […] come indizio dei cambiamenti individuati vi è la categoria sintattica a dell’attività del soggetto quando pianifica e dispone cui appartiene il connettivo; definendo la natura intrinseca linearmente la rappresentazione «prediscorsiva» a cui degli operandi del connettivo e le loro potenzialità vuole dare forma […], e ordina il suo testo e ne rende distribuzionali, essa va infatti ad agire su fattori linguistici visibili le articolazioni in modo da facilitare il lavoro del il cui influsso sull’interpretazione semantico-testuale dei lettore. La punteggiatura, dunque, è «traccia dei processi movimenti logici è di primaria importanza. di pianificazione» e guida la lettura; è parte integrante Per tema e per impostazione, la riflessione qui della compagine del discorso. proposta continua idealmente le analisi sviluppate in Ferrari (1999) e (Ferrari 2005a), in cui affrontavo, (Mortara Garavelli cit. in Ferrari, 2005a: 197). rispettivamente, le peculiarità testuali dell’espressione A tale generalizzazione descrittiva veniva dato un della relazione logica con un nome o con un verbo (la fondamento informativo. Sullo sfondo della constatazione causa è che F, ne consegue che F) e l’influsso della di una forte vicinanza semantica tra consecuzione e distribuzione sintattica dei connettivi avverbiali sul loro riformulazione (se la consecuzione consiste valore semantico (cfr. anche Mandelli in questo stesso nell’estrazione di un’inferenza da una o più premesse, la volume). Il secondo intervento mostrava in particolare parafrasi non è altro che un tipo particolare di inferenza), come nello scritto la collocazione dell’avverbio dunque a si osservava per esempio come la lettura riformulativa nascesse nei casi in cui dunque si associava allo sfondo 1 La distinzione tra ‘congiunzione frasale’ e ‘congiunzione informativo dell’enunciato. Questo anzitutto perché i testuale’ è utilizzata, per la prima volta in modo sistematico, nel contenuti a basso dinamismo informativo intrattengono un Dizionario Sabatini-Coletti per categorizzare sintatticamente legame speciale (anche se non obbligato) con la Datità espressioni con contenuto semantico relazionale quali perché, cognitiva dei contenuti: e la riformulazione parafrastica nondimeno, quindi, cioè ecc. Le congiunzioni frasali collegano non è, a ben guardare, altro che un’inferenza Data. In frasi (clausole) all’interno di uno stesso enunciato; le secondo luogo perché le informazioni sullo sfondo congiunzioni testuali collegano enunciati all’interno di un testo. tendono ad avere una funzione testuale di natura Una congiunzione frasale, se preceduta da una forte soluzione di compilativa e una portata locale: ora, tra la consecuzione e continuità linguistica (prosodica o interpuntiva), può essere la riformulazione, la relazione logico-testuale che più si utilizzata in funzione di congiunzione testuale.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Angela Ferrari avvicina a questi due valori è proprio la riformulazione (4) Mi è stato obiettato: considera la Rivoluzione francese: parafrastica2. Se in questo caso riflettevo sulla anche in quella serie di eventi tragici vi furono, in associazione tra manifestazione linguistica e abbondanza, violenze, frodi e inganni; ma non per questo interpretazione di una stessa categoria sintattica – il la Rivoluzione francese è da condannare. È vero. Ma sfido connettivo in forma di avverbio o, con i termini del chiunque a individuare un solo intellettuale in qualche Dizionario Sabatini-Coletti, di congiunzione testuale – nei modo paragonabile a Marx che nel periodo preparatorio punti seguenti tematizzerò, adottando la stessa linea di abbia teorizzato l’opportunità di usare anche i mezzi più pensiero, le conseguenze semantico-testuali del barbari per perseguire quel fine. cambiamento di categoria sintattica del connettivo. (CORPUS_LISUL_ La crisi italiana_Paolo Sylos Labini) 2. Il fenomeno ai confini della classe dei connettivi: da elemento connettivo a mentre opera come vero e proprio connettivo logico- generico segnale discorsivo, da elemento argomentativo nel testo seguente: denotativo a connettivo (5) […] una teoria fisica non può sopravvivere troppo a 2.1. Nelle sue manifestazioni più evidenti, il fenomeno lungo rispecchiandosi narcisisticamente in se stessa; qui esaminato è stato riconosciuto e discusso soprattutto altrimenti il suo ruolo si ridurrebbe a quello della TQC per quanto riguarda il parlato. I conversazionalisti hanno degli anni ‘50 e ‘60 rispetto alle interazioni forte e debole, cioè mostrato come congiunzioni frasali e testuali quali prima che idee nuove le infondessero nuova linfa: una perché, allora, ma, dunque ecc. possano svuotarsi del loro teoria molto bella, di cui non si può fare a meno perché significato ‘logico’ e trasformarsi in «segnali discorsivi» fonte continua di ispirazione, ma incapace di fornire di presa di turno qualora essi siano collocati a inizio di previsioni sperimentali. Per questo saranno importanti gli battuta e intonati in modo particolare. È una esperimenti programmati per i prossimi anni nei grandi trasformazione nota, che illustra in modo chiaro un laboratori internazionali, allo scopo di fornire conferme esempio proposto nel terzo volume della Grande dirette della supersimmetria (di cui si cominciano ad avere grammatica italiana di consultazione: indizi di natura astrofisica) e quindi, indirettamente, della TS. (CORPUS_ATHENAEUM_Università di Torino) (3) [All’inizio di una discussione in classe] Allora, sapete che il 7 dicembre abbiamo fatto questo consiglio di classe. (Bazzanella, 1995: 233) In quest’ultimo caso, l’espressione per questo indica che il contenuto dell’enunciato da esso inaugurato consegue argomentativamente dai contenuti del capoverso La congiunzione testuale allora perde qui il suo valore precedente; nel caso (4), essa ha invece un valore consecutivo intrinseco per diventare un segnale discorsivo strettamente denotativo, evoca una causa refutata: la di apertura del movimento conversazionale (cfr., per l’area relazione testuale dell’enunciato che l’accoglie con il italiana, anche Cresti 2000, e la sua nozione di unità cotesto è data dalla congiunzione ma, ed è di tipo informativa di Incipit) concessivo-limitativo. Questo, macroscopico, cambiamento funzionale è legato alla manifestazione Ma il fenomeno – restando sempre all’interno delle 2.2. linguistica del sintagma. In generale, si può osservare che sue manifestazioni più visibili – interessa anche lo scritto. per questo funziona come elemento referenziale quando è Basti pensare, ragionando in aree semantiche affini a integrato nell’unità proposizionale centrale dell’enunciato, quella dei connettivi, all’impatto semantico del fungendo in particolare da suo Fuoco informativo: nello cambiamento di funzione sintattica di alcuni avverbi in scritto, questa integrazione proposizionale si realizza mente, al quale fanno riferimento tutti i migliori manuali tipicamente quando per questo occupa la posizione di grammatica. Ad esempio, una forma lessicale come conclusiva di un periodo (capisco bene il tuo stato semplicemente designa le modalità dell’evento se funge da d’animo, ma non ti dovevi arrabbiare per questo) o una modificatore del predicato (...si comporta semplicemente); posizione mediana presentandosi come Fuoco di un essa indica invece le caratteristiche dell’atto illocutivo – operatore semantico, nell’esempio (4) la negazione. Il del dire o della funzione argomentativa – quando viene sintagma per questo tende invece a funzionare da estratta dal tessuto della frase in modo che funga da connettivo se costituisce l’Incipit assoluto dell’enunciato avverbio di frase (semplicemente, volevo dire che...). (spesso, ma non sempre, seguito da una virgola) o se è in In quest’ambito fenomenologico, è particolarmente posizione inserita ma estratto attraverso una coppia di rappresentativo il caso del sintagma preposizionale per virgole dal tessuto sintattico-semantico centrale questo, che può assumere due funzioni sintattico- dell’enunciato. Si noti che le peculiarità distribuzionali e semantiche profondamente diverse. Esso mantiene il suo combinatorie che accompagnano la doppia interpretazione valore basicamente denotativo, vòlto a definire di per questo, possono essere estese anche all’avverbio composizionalmente una proposizione semantica, in un semplicemente, a cui ho accennato sopra; o a ora, che, esempio quale: come è noto, può avere un valore denotativo locativo o un valore di connettivo argomentativo: ci sono dunque tutti i presupposti affinché si possa giungere a una generalizzazione forte, che attraversa tutte le variazioni 2 In Ferrari (2005) evoco alcune obiezioni possibili a questo sintattico-lessicali. sistema di analisi esplicativa (per esempio, il problema della variatio stilistica), mostrando come esse possano essere integrate o superate all’interno del sistema.

412 Congiunzioni frasali, congiunzioni testuali e preposizioni

3. Il fenomeno entro la classe dei connettivi: vige direttamente tra reggente e subordinata: «essere in gli effetti sulla relazione logica ottima salute» e «fumare»; esso è invece indiretto nel caso Nel paragrafo precedente, ho accennato ai casi in cui la in cui l’opposizione riguarda le due conclusioni, variazione di ‘categoria’ sintattica porta con sé un vero e contestualmente ricostruibili, verso le quali sono orientate proprio cambio funzionale: passaggio da connettivo logico reggente e subordinata. Così per esempio, in (7): a segnale discorsivo desemantizzato, passaggio da espressione denotativa con sfruttamento semantico di tipo (7) // anche se è un ottimo giocatore/ è molto caro// composizionale-proposizionale a connettivo. Vorrei ora soffermarmi sui casi, più fini, in cui i mutamenti che mentre la subordinata fornisce un argomento positivo per riguardano parallelamente proprietà linguistiche e – poniamo – un potenziale acquirente, la reggente evoca proprietà semantico-testuali restano confinati entro la un argomento negativo. Come per (6), il contrasto si classe funzionale dei connettivi. risolve in favore del contenuto della reggente; basti L’effetto interpretativo, come già annunciato, può pensare alla stranezza, in situazione normale, di una applicarsi (i) alla relazione semantica associata al sequenza quale: connettivo, (ii) alla natura semantica degli elementi connessi o (iii) alla mise en texte di natura informativa del (8) //anche se è un ottimo giocatore/ è molto caro// lo complesso relazionale nel suo insieme. Del primo aspetto compro sicuramente//. si sono già occupati, per esempio, Ferrari (1993 e 2004) (perché), Sabatini (1997) (ma), Visconti (2000) (se), 3.2. Quando anche se si manifesta come congiunzione Mandelli (2004) (e): in tutti questi casi, si è giunti a testuale può (i.e. è una possibilità, non una necessità) mostrare, esplicitamente o implicitamente, come assumere un valore correttivo, come nel caso seguente: l’impiego frasale o testuale di una stessa congiunzione – impiego che si ottiene inserendo prima della congiunzione (9) // ci devi andare subito// anche se/in fine dei conti/ non una forte soluzione di continuità di natura intonativa o è poi così importante//. interpuntiva – possa sfociare in connessioni semantiche anche profondamente distinte. Così, solo l’impiego frasale In questo caso – che va letto con due movimenti di ma permette, in correlazione con una negazione, di prosodici autonomi, (quasi) come se si trattasse di due avere un’interpretazione sostitutiva (//non è stato lui/ ma enunciati prodotti in isolamento –, il locutore non usa la lei//)3, mentre il valore limitativo (concessivo) può essere sequenza concessiva per ‘risolvere un contrasto associato a entrambi gli impieghi della congiunzione generalmente ammesso’; egli la sfrutta per attenuare la (//sono stanco/ma devo andarci//, //sono stanco//ma devo forza comunicativa della reggente, al punto che si può andarci//); o ancora, solo il perché testuale autorizza a pensare a una prosecuzione che annulli del tutto la sfruttare il connettivo per giustificare/confermare un richiesta precedente, o che comunque la attenui valore presupposizionale attivato dalla reggente (mi farò fortemente (con un effetto logico inverso rispetto a quello aiutare da mio fratello// perché io/ come ben sai/ un associato agli usi prototipici (6) e (7)): fratello ce l’ho). Il fenomeno, che tematizza dunque gli effetti dell’impiego frasale o testuale delle congiunzioni sulla (10) // ci devi andare subito// anche se/in fine dei conti/ natura della relazione logica, può essere illustrato anche non è poi così importante// aspetta pure//. partendo dalla locuzione congiuntiva anche se. Ora, il movimento rettificativo reso possibile da anche 3.1. La locuzione congiuntiva anche se ha un valore se è necessariamente associato a una configurazione in cui basico di tipo concessivo, il quale si definisce attraverso la ‘pseudo-subordinata concessiva’ segua la ‘pseudo- un movimento ragionativo complesso che evoca impliciti reggente’ e abbia una vera e propria autonomia di e contrasti per poi risolverli argomentativamente (cfr. in enunciato, sia cioè preceduta da uno stacco intonativo o modo rappresentativo Ducrot, 1981 e Morel, 1996 per il interpuntivo forte. Tutte le altre realizzazioni sintattico- francese; Mazzoleni, 1991a e 1991b, Elgenius, 1991 per prosodiche alle quali si può pensare sfociano nel l’italiano; Pasch, 1994 per il tedesco). Più precisamente, mantenimento o addirittura nel rinforzo della richiesta, un enunciato come: come conferma la stranezza di una loro continuazione discorsiva come quella evocata in (10). Si pensi ai casi in (6) // Matteo è in ottima salute anche se fuma //, cui la subordinata precede la reggente o è inserita al suo interno: evoca in modo implicito l’assunto, generalmente (11) // anche se non è poi così importante/ ci devi andare ammesso, secondo il quale «di solito chi fuma non è in ?? ottima salute»; esplicitamente, esso asserisce che nel caso subito// [ aspetta pure] specifico il contrasto si annulla: «Matteo fuma» e (12) // sarebbe meglio/ anche se non è poi così (malgrado ciò) «è in ottima salute». ?? Il movimento concessivo può essere ‘diretto’ o importante/ andarci subito// [ aspetta pure]; ‘indiretto’. Esso è diretto quando, come in (6), il contrasto o ancora – caso apparentemente più delicato – al costrutto che, pur mantenendo l’ordine ‘reggente-subordinata’, 3 In sintonia con Cresti (2000), utilizzo la doppia sbarra obliqua linearizza le due clausole all’interno di uno stesso per indicare un confine di enunciato e la sbarra obliqua semplice movimento intonativo collocando, secondo il principio di per indicare un confine di ordine inferiore, di raggruppamento end-focus, l’accento di frase sulla subordinata: informativo.

413 Angela Ferrari

(13) [certo, che ci devi andare subito]// ci devi andare argomentativamente su quanto precede. Ora, queste due subito ANCHE SE non è importante// [??aspetta pure]. condizioni si realizzano se e solo se le due clausole sono associate a due atti illocutivi autonomi, il che, dal punto di 3.3. La funzione pragmatica di segnale di rettifica svolta vista locutivo, equivale a un’associazione con due da anche se può dunque manifestarsi solo quando la enunciati autonomi, vale a dire con due sequenze locuzione congiuntiva viene impiegata in funzione linguistiche caratterizzate da una forte soluzione di testuale. Associazioni di questo tipo tra proprietà continuità (movimento intonativo ‘terminale’ e forte linguistiche e valore d’impiego del connettivo hanno stacco prosodico nel parlato; punto o due punti nello anzitutto un importante corollario descrittivo, in quanto scritto), come nel caso (9): esse permettono di introdurre una ratio nella rappresentazione dei significati, una stratificazione (9) // ci devi andare subito// anche se/in fine dei conti/ non semantico-pragmatica più trasparente in funzione del tipo è poi così importante// di manifestazione linguistica. Per chi distingue tra valore semantico-lessicale del connettivo e suoi valori di Tutte le altre formulazioni ((11)-(13)) presentano impiego, il tipo di significato attivato dalle manifestazioni reggente e subordinata linguisticamente linearizzate sintattico-intonativo/interpuntive del connettivo funge, in all’interno dello stesso enunciato. Essendo associate un certo senso, da interfaccia tra il suo valore strettamente unitariamente a un singolo atto illocutivo, esse non hanno lessicale e il suo effettivo valore d’impiego, in quanto esso dunque l’autonomia pragmatica necessaria affinché possa pre-configura, o condiziona, il tipo di valore d’impiego nascere quell’interpretazione correttiva, che permette il che il connettivo verrà ad avere nel suo effettivo contesto cambiamento di orientamento illocutivo d’enunciazione: dell’enunciazione. (14) significato lessicale del connettivo 4. Il fenomeno entro la classe dei connettivi: gli effetti sulla natura semantica delle significato della sua manifestazione ling. 1 entità connesse significato d’impiego 1.1 La categoria sintattica dell’elemento che esprime la significato d’impiego 1.2 connessione logica può incidere anche sulla natura significato d’impiego 1.n semantica delle entità poste in relazione. Il fenomeno è particolarmente visibile qualora si passi da una significato della sua manifestazione ling. 2 congiunzione frasale a un elemento preposizionale, per significato d’impiego 2.1 esempio da anche se/benché/malgrado che ecc. a significato d’impiego 2.2 nonostante/malgrado ecc. significato d’impiego 2.n Il mutamento semantico è da ricondurre alla categoria sintattica selezionata dai due tipi di elemento: una clausola significato della sua manifestazione ling. n (frase) nel primo caso, un sintagma nominale nel secondo. significato d’impiego n.1 Sullo sfondo del mantenimento della stessa relazione significato d’impiego n.2 logica, la scelta di esprimere un evento con un costituente significato d’impiego n.n nominale, come in: 3.4. Oltre che conseguenze sulla descrizione del significato dei connettivi – pertinenti in ambito (15) Il punto è che eravamo manifestamente impreparati lessicografico – le associazioni forma-significato qui alla guerra e la disfatta, nonostante l’eroismo di molti, esaminate hanno anche implicazioni di natura esplicativa nel suo significato politico complessivo è stata – pertinenti in ambito lessicologico –. Tali associazioni ignominiosa […]. non sono infatti casuali, ma risultano da precise e razionali (CORPUS_LISUL_ La crisi italiana_Paolo Sylos Labini) combinatorie tra la semantica di base del connettivo e le configurazioni illocutive e informative associate alla struttura sintattico-intonativa o sintattico-interpuntiva ha un insieme di specificità semantiche e informative dell’enunciato in cui esso si manifesta, configurazioni la (ampiamente illustrate e esemplificate in Ferrari 2002). cui natura, a partire dai lavori della Scuola di Praga, è Basti qui ricordare, limitandoci in questa sede al primo andata via via precisandosi (cfr. per l’italiano Lombardi tipo di peculiarità, la presentazione linguistica dell’evento Vallari, 1996; Cresti 2000; Ferrari 2005b). come un ‘concetto individuale’ (non temporalizzato), e Si torni all’impiego correttivo-rettificativo di anche se non come una proposizione semantica articolata in visto sopra, e alla sua necessaria associazione con una predicato e argomenti. Di tale differenza è responsabile sequenza in cui reggente e subordinata siano distribuite in l’assenza della morfologia tempo-aspettuale e sono due enunciati autonomi, e dunque con il suo impiego sintomatiche le modalità della ripresa anaforica; così, un come congiunzione testuale. Dal punto di vista semantico- evento espresso con una nominalizzazione sintagmatica pragmatico, affinché la dipendente concessiva possa sarà ripreso da un pronome ‘individuale’ quale esso/essi realmente cambiare l’orientamento di un atto linguistico ecc., e non da una proforma ‘proposizionale’ come ciò: (capovolgendone addirittura gli effetti comunicativi), (16) Si attendono le dichiarazioni del ministro. Esse permetteranno ai sindacati di prendere posizione in modo devono valere le due seguenti condizioni: la reggente deve ?? essere l’oggetto di un atto illocutivo autonomo; lo stesso chiaro/ Ciò [riferito a: le dichiarazioni del ministro] deve valere per la subordinata, la quale necessita di permetterà ecc. un’autonomia pragmatica che le permetta di ‘vincere’ (in Ferrari, 2002: 185).

414 Congiunzioni frasali, congiunzioni testuali e preposizioni

Diversamente da quella della clausola, la scelta del altri connettivi avverbiali concessivi come tuttavia, sintagma nominale permette ancora, ad esempio, di non nondimeno ecc. Dunque, chi desideri testualizzare un esplicitare le valenze sintattico-semantiche della testa movimento concessivo focalizzando la relazione logica, argomentale. sceglierà il connettivo entro la classe delle congiunzioni frasali a cui sono subordinati una clausola o un sintagma. Con tale forma, si può dire infatti: 5.2. Sempre restando ferma la relazione logica, la scelta (17) La ricostruzione non è ancora stata ultimata, della congiunzione frasale subordinante (e dell’espressione preposizionale) permette anche di tacendo sia l’identità dell’agente sia quella dell’oggetto in incidere sulla gerarchia informativa delle proposizioni costruzione, strategia espressiva che notoriamente non è semantiche legate dalla concessione. In particolare, possibile con una forma verbale. permettendo di attribuire alla proposizione semantica concessa una posizione inserita, la congiunzione 5. Il fenomeno entro la classe dei connettivi: subordinante riesce a fare dell’operando interno della gli effetti sulla ‘testualizzazione’ del relazione un contenuto collocato sullo sfondo informativo movimento logico dell’enunciato, che modalizza la reggente lasciando tuttavia ad essa il compito di far progredire La manifestazione linguistica del connettivo può informativamente e argomentativamente il testo: incidere anche sulla natura della testualizzazione, della mise en texte, del movimento logico. Si tratta di un effetto (21) Avevano sequestrato i miei libri e mi davano storie interpretativo legato soprattutto alla distribuzione da ragazzi, avventure di scuola che, anche se ci avessi sintattica, interpuntiva o intonativa di uno stesso elemento provato, non sarei mai riuscita a leggere. connettore e delle entità da esso legate. In questo caso, la pertinenza interpretativa della categoria sintattica a cui (S. Agnelli cit. in Elgenius, 1991: 136). appartiene il connettivo vale nella misura in cui quest’ultima può rendere possibili, o al contrario bloccare, La versione (22) mostra, si noti en passant, che il determinate manifestazioni linguistiche. Così ad esempio fattore pertinente per la gerarchia informativa osservata in – restando sempre nel campo della relazione concessiva –, (21) nulla ha a che fare con il carattere ipotetico del un’importante differenza distribuzionale tra una costrutto concessivo: congiunzione frasale quale anche se e una congiunzione testuale come tuttavia (o nondimeno ecc.) sta nel fatto che (22) […] mi davano storie da ragazzi che, anche se ci ho solo la prima permette ai suoi operandi di entrare in provato ogni giorno, non sono mai riuscita a leggere. architetture sintattico-interpuntive/prosodiche che realizzano determinati rilievi e sfondi testuali. Ancora una volta, si può osservare che il fenomeno informativo-testuale qui illustrato non è possibile con 5.1. Così, solo la soluzione con la congiunzione frasale costruzioni concessive coordinate o con congiunzioni subordinante permette ad esempio al connettivo di fungere concessive di tipo testuale (nondimeno, comunque ecc.). da focus intonativo di un enunciato che linearizza al suo Si noti che i dati relativi alla scrittura mostrano che il interno i due elementi connessi: tipo di gerarchia illustrato da (21) e (22) viene spesso realizzato dalla subordinata gerundiale, come in: (18) Che c’è di strano? Non amiamo la vita anche se ci abbandona a tradimento? (23) […] la filosofia della scienza è venuta abbandonando il suo impianto primitivo di pura riflessione logico- (Cassola cit. in Elgenius, 1991: 237) metodologica e linguistica sulle teorie scientifiche, scoprendo gli aspetti pragmatici della scienza e ponendo (19) Aggiunse parole d’elogio che per Stella, in quel l’accento sul fatto che le scoperte scientifiche e le momento, sarebbero rimaste incomprensibili anche se applicazioni tecnologiche, pur possedendo valori di avesse potuto ascoltare con attenzione. oggettività ed efficacia, devono convivere con fattori ineliminabili di incertezza. (Silone cit. in Elgenius, 1991: 215) (CORPUS_LISUL_sagg_NS_Agazzi) (20) // sei ignorante anche se tu rinasci// Il dato non sorprende. Anzitutto perché con la (CORPUS_Cresti, 2000_Stadio) gerundiale si rimane comunque sempre nella casistica distribuzionale e interpretativa della subordinazione Dal punto di vista informativo, ciò significa che solo la sintattica. In secondo luogo perché è ‘naturale’ che una congiunzione frasale subordinante permette di fare della funzione informativa debolmente dinamica e di portata relazione concessiva il Fuoco informativo dell’enunciato, strettamente locale come quella che caratterizza la con l’obiettivo semantico di quantificare ‘universalmente’ concessiva in (21) e (22) sia realizzata in modo la predicazione della reggente, negando, tra le possibili preferenziale da una proposizione semanticamente povera condizioni invalidanti, quella più forte. (senza soggetto espresso e senza temporalizzazione) come Tale fenomeno linguistico e interpretativo è possibile la gerundiale, o da participiali o da small clauses di vario con altre congiunzioni e preposizioni subordinanti tipo. Questa ragione semantico-informativa si incrocia poi (nonostante, malgrado), ma non con strutture coordinate o certamente con motivazioni legate alla natura giustapposte articolate da ma, o – come già si diceva – da dell’elemento significante: una subordinata non

415 Angela Ferrari temporalizzata è fono-sintatticamente più leggera della causale. Cahiers de Linguistique Française, 13, pp.183- sua controparte temporalizzata, e, in quanto tale, è 214. maggiormente idonea a realizzare quella soluzione di Ferrari, A. (1999). Tra rappresentazione e esecuzione: continuità linguistica che abbassa il dinamismo indicare la ‘causalità testuale’ con i nomi e con i verbi. comunicativo dell’elemento concesso. Studi di grammatica italiana, 18, pp. 113-144. Ferrari, A. (2002). Aspetti semantici e informativi della 6. Conclusione nominalizzazione sintagmatica. In G. L. Beccaria/C. Si è visto che la realizzazione sintattica dei connettivi Marello (a cura di), La parola al testo. Scritti per Bice ha importanti conseguenze sulla loro interpretazione, Mortara Garavelli. Alessandria: Edizioni dell’Orso, pp. conseguenze che, per quanto riguarda la semantica 179-204. lessicale, sono pertinenti sia in prospettiva lessicografica Ferrari, A. (2004). Le subordinate causali nell’architettura (sistemazione della descrizione semantica) sia in del testo. In A. Ferrari (a cura di), La lingua nel testo, il prospettiva lessicologica (introduzione di una profondità testo nella lingua. Torino: Istituto dell’Atlante esplicativa, che fa interagire semantica lessicale e Linguistico Italiano, pp. 43-78. semantica sintattica). Ferrari, A. (2005). Connettivi e struttura del testo: oltre la Le considerazioni qui proposte si sono concentrate semantica lessicale. In I. Korzen (a cura di), Lingua, sulle congiunzioni frasali subordinanti, sulle congiunzioni cultura e intercultura: l’italiano e le altre lingue. testuali e, molto parzialmente, sulle preposizioni, Copenhagen: Samfundslitteratur, pp. 191-204. valutando gli effetti interpretativi di queste categorie Ferrari, A. (2005b). Tipi di testo e tipi di gerarchie sintattiche soprattutto (i) sulla relazione semantica testuali, con particolare attenzione alla distinzione tra associata al connettivo, (ii) sulla natura semantica degli scritto e parlato. In A. Ferrari. (a cura di), Rilievi. Le elementi connessi, e (iii) sulla mise en texte di natura gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. informativa del complesso relazionale nel suo insieme. Le Firenze: Franco Cesati Editore, pp. 15-51. analisi possono (e devono) essere ampliate, sia riguardo Lombardi Vallauri E., (1996). La sintassi alle categorie valutate sia riguardo alle componenti dell’informazione. Roma: Bulzoni. interpretative valutate. Penso in particolare all’uso Mandelli, M. (2004). Coordinazione frasale e concessivo della congiunzione coordinante ma e alle sue coordinazioni testuali: il caso della congiunzione e. In differenze rispetto ai concessivi subordinanti riguardo al A. Ferrari. (a cura di), La lingua nel testo, il testo nella carattere cognitivamente posto o presupposto della lingua. Torino: Atlante Linguistico Italiano, pp. 117- proposizione concessa. 142. In ogni caso, risulta chiaro fin d’ora che una riflessione Mazzoleni, M. (1991a). Costrutti concessivi e costrutti sull’interpretazione di classi logicamente unitarie di avversativi in alcune lingue d’Europa. Firenze: La connettivi (concessivi, consecutivi, riformulativi ecc.) che Nuova Italia. non consideri la valenza semantica e testuale della loro Mazzoleni, M. (1991b). Le frasi concessive. In L. categoria sintattica e della loro manifestazione sintattico- Renzi/G. Salvi (a cura di), Grande grammatica italiana interpuntiva/intonativa si preclude l’accesso a una di consultazione, Volume II. Bologna: Il Mulino, pp. descrizione precisa e ragionata dei loro significati e dei 784-817. loro impieghi. Non per nulla uno dei migliori studi attuali Morel, M.-A. (1996). La concessione en français. Paris: sui connettivi – lo Handuch der deutschen Konnektoren OPHRYS. diretto da Renate Pasch (Pasch et al., 20034) – sceglie di Pasch, R. (1994). Konzessivität von Wenn- attribuire al dato grammaticale un’importanza di primo Konstruktionen. Tübingen: Narr. piano. Pasch, R. et al. (2003). Handbuch der deutschen Konnektoren. Berlin/New York: De Gruyter. 7. Riferimenti Serianni, L. (1989). Proposizioni concessive. In L. Serianni, Grammatica italiana. Torino: UTET, pp. 598- Anscombre, J.-C. e Ducrot, O. (1981). L’argumentation 603. dans la langue. Bruxelles: Mardaga. Simon, A.-C. (2004). La structuration prosodique du Bazzanella, C. (1995). I segnali discorsivi. In L. Renzi, G. discours en français. Bern: Peter Lang. Salvi, C. Cardinaletti (a cura di), Grande Grammatica Sabatini, F. (1997). Pause e congiunzioni nel testo. Quel di Consultazione, Volume III. Bologna: Il Mulino, pp. ma a inizio di frase. In I. Bonomi (a cura di), Norma e 225-260. lingua in Italia: alcune riflessioni fra passato e Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato, Voll. 1 e 2. presente. Milano: Istituto Lombardo-Accademia di Firenze: Accademia della Crusca. Scienze e Lettere, pp. 113-146. Cresti, E. (2005). Notes on lexical strategy, structural Visconti, J. (2000). I connettivi condizionali complessi in strategies and surface clause indexes. In E. Cresti e M. italiano e in inglese. Alessandria: Edizioni dell’Orso. Moneglia (a cura di), C-ORAL-ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken Romance Languages. Amsterdam/Philadelphia: Benjamins, pp. 209-256. Elgenius, B. (1991). Studio sull’uso delle congiunzioni concessive nell’italiano contemporaneo. Lund: Lund University Press. Ferrari, A. (1993). Encore à propos de parce que, à la lumière des structures linguistiques de la séquence

4 Per ora è stato pubblicato solo il primo volume teorico.

416 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 417-424

Il lessico degli Ausili Dialogici

Fabrizio Frosali

Università degli studi di Firenze (LABLITA)

Abstract L’articolazione informativa dell’enunciato viene spesso regolata tramite l’utilizzo di differenti unità informative di Ausilio Dialogico (Cresti 2000) ognuna caratterizzata dallo svolgimento di funzioni specifiche che possono riguardare sia la struttura della battuta dialogica che l’articolazione informativa dell’enunciato. Nei testi orali di tipo informale, come quelli da noi esaminati (Frosali 2005) in un corpus di italiano parlato di carattere informale (C-ORAL-ROM informal), vengono spesso impiegati espedienti introduttivi (Incipit), fatici (Fatici), allocutivi (Allocutivi), conativi (Conativi) e sottolineature espressive (Espressivi) che sono finalizzati alla presa di turno, o a regolare l’inizio di un enunciato, la sua evoluzione, il suo corretto mantenimento e la sua conclusione. Il lessico degli Ausili Dialogici è determinato dalla funzione che ciascuno di essi svolge all’interno dell’enunciato, anche se ogni funzione informativa non ha una corrispondenza biunivoca, né con una sola espressione né con un’unica classe lessicale. Esistono tuttavia alcuni lemmi e sintagmi che di preferenza sono impiegati per svolgere una particolare funzione informativa (allora Incipit; guarda Fatico; te Allocutivo; aspetta Conativo; madonna Espressivo). Il corpus di riferimento è stato analizzato sulla base della Teoria della Lingua in Atto proposta da Cresti (2000) e Cresti Moneglia (2005), che riconosce come entità linguistica di riferimento del parlato l’enunciato, inteso come corrispettivo dell’atto linguistico, e come tale, sempre caratterizzato da valore illocutivo.

1. Corpus di riferimento 2. Frequenze La mia analisi degli Ausili Dialogici1 è basata su dati Il numero complessivo degli enunciati esaminati in ricavati dal corpus linguistico di italiano parlato C-ORAL- questo lavoro è di 24592, di cui 13225 sono enunciati ROM2. Il corpus raccoglie testi di parlato spontaneo delle complessi e 11367 enunciati semplici. Nel considerare la quattro principali lingue romanze (italiano, francese, presenza degli Ausili Dialogici bisogna tener presente che spagnolo e portoghese) della consistenza di circa 300.000 questi, come del resto ogni altra un’unità informativa occorrenze lessicali per ciascuna lingua. Il corpus è dipendente, si possono trovare soltanto all’interno di un annotato integralmente rispetto ai confini prosodici pattern informativo complesso, poiché gli enunciati terminali e non terminali ed allineato al suono per semplici, sono composti esclusivamente, e enunciati. necessariamente, dalla sola unita di Comment. Vediamo a Il corpus C-ORAL-ROM è organizzato intorno alla scopo esemplificativo la distinzione tra enunciato distinzione di nodo alto tra parlato formale e informale. semplice e complesso come esempi tratti dal corpus3: L’indagine su cui si basa il mio lavoro è stata svolta esclusivamente rispetto al nodo informale dell’italiano 1. Enunciato semplice: parlato. *MAX: non l’avevo mai vista //COM (ifamcv01)

Nello schema seguente sono illustrati i dati numerici 2. Enunciato complesso: più significativi del corpus adottato per l’indagine: *ELA: ma /INP il posto /TOP icché l’era ?COM (ifamcv01)

C-ORAL-ROM Italia (informale) Il numero totale degli enunciati che presentano almeno un Ausilio Dialogico è di 6590, pari al 26,8% circa4 dei ƒ Testi: 87 24592 enunciati osservati complessivamente (Fig. 1), e al 49,8% dei 13225 enunciati complessi (Fig. 2). Inoltre ƒ Parole: 155850 bisogna tener presente che l’unità di Ausilio Dialogico ƒ Enunciati: 24592 può occorrere più di una volta all’interno dello stesso enunciato, sia poiché le sue diverse funzioni si possono ƒ Enunciati semplici: 11367 addizionare tra loro, sia perché anche la stessa unità ƒ Enunciati composti: 13225 informativa può essere presente più volte. Gli enunciati in cui l’unità informativa di Ausilio Dialogico è presente più ƒ Occorrenze Ausili Dialogici: 8116 di una volta sono 1287 pari al 9,7% degli enunciati complessi (Fig. 2):

La durata temporale dei testi analizzati varia da un 3 minimo di 3-4 minuti ad un massimo di 35 minuti circa, la Nella trascrizione le funzioni informative sono annotate con le maggioranza dei quali si aggira intorno ai 10 minuti, per seguenti sigle in apice: COM (Comment), TOP (Topic) INX un totale di circa 17 ore di parlato spontaneo. (Inciso), APC (Appendice) ILC (Introduttore locutivo), INP (Incipit), FAT (Fatico), ALL (Allocutivo), ESP (Espressivo), CON (Conativo). 4 Per quel che riguarda il dato numerico delle percentuali ho 1 Riferibili parzialmente alle nozioni di Discourse Markers in considerato un’unica cifra dopo la virgola, approssimando per Schiffrin (1987) e di Segnali Discorsivi in Bazzanella (1994). eccesso o per difetto il valore della seconda cifra dopo la virgola 2 Cfr. Cresti & Moneglia (2005). con una possibilità di errore massimo di 0,05.

417

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Fabrizio Frosali

Figura 1 degli enunciati e 3,1% su quelli complessi), Espressivo 126 (0,5% sul totale degli enunciati e 1% su quelli 73,2% complessi), e, infine, Conativo 106 (0,4% sul totale degli enunciati e 0,7% su quelli complessi). Figura 3

106 26,8% Conativi 126 Espressivi 415 Allocutivi 2562 Enunciati con almeno un Ausilio Dialogico Fatici 4907 Enunciati senza Ausili Dialogici Incipit 13225 E. Composti 24592 E. Totali Figura 2 0 5000 10000 15000 20000 25000 49,8% 9,7% 40,1% 6. Enunciato complesso con unità di Incipit:

*VER: eh /INP ma come fai a sapere che / hai 50,2% risposto bene /COM a quelle venti ?APC (ifamcv03) Enunciati complessi con più di un Ausilio Dialogico Enunciati complessi con un unico Ausilio Dialogico 7. Enunciato complesso con unità di Fatico: Enunciati complessi senza Ausili Dialogici *VER: distinto /COM no ?FAT (ifamcv03)

3. Enunciato complesso con un unico Ausilio 8. Enunciato complesso con unità di Allocutivo: Dialogico: INP ALL INP TOP COM *SER: dicevo / Leti / mi sono dimenticata *IVN: eh / uno di loro / dèan venire // di dirti / &he / una cosa //COM (ifamcv02) (ifamcv04) 9. Enunciato complesso con unità di Conativo: 4. Enunciato complesso con più di un Ausilio Dialogico (di funzione diversa): *FRA: Mauro /ALL va' a piglia' i mandarini /COM CON COM CON ALL vai // *SRE: utilizzatela / dai / ragazzi // (ifamcv06) (ifamcv02) 10. Enunciato complesso con unità di Espressivo: 5. Enunciato complesso con più di un Ausilio Dialogico (iterazione): *JOX: eh /INP distinto /TOP 'azzo /ESP lo COM INP INP TOP volevo // *IDA: no / comunque / a me / non mi (ifamcv03) sembrava / niente di particolare //COM (ifamdl18) 3. Gli Ausili Dialogici Il numero complessivo degli Ausili Dialogici quindi, La nozione di Ausilio Dialogico viene definita sulla risulta sensibilmente più alto rispetto ai 6590 enunciati base della Teoria della Lingua in Atto (Cresti 2000) che trattati, raggiungendo le 8116 unità. riconosce come entità linguistica di riferimento del parlato Le cinque diverse funzioni di Ausilio Dialogico che ho l’enunciato, intendendo con esso “il corrispettivo dell’atto esaminato hanno una differente frequenza; di gran lunga linguistico”. la più diffusa è l’unità di Incipit, riscontrata 4907 volte Le unità informative di Ausilio Dialogico sono (20% sul totale degli enunciati e 37,1% sul dato di quelli caratterizzate dallo svolgimento di molteplici funzioni che complessi), seguita da quella di Fatico, 2562 volte (10,4% possono riguardare sia la struttura comunicativa della sul totale degli enunciati e 19,4% su quelli complessi), e battuta che l’articolazione informativa dell’enunciato. Nei in sequenza, le altre: Allocutivo5 415 (1,7% sul totale testi orali di tipo informale per organizzare la battuta, vengono spesso impiegati espedienti introduttivi, fatici,

5 Abbiamo ritenuto necessario considerare l’Allocutivo un’unità controllo della comunicazione, senza la quale l’enunciato informativa di Ausilio Dialogico, poiché svolge una funzione di mantiene comunque la propria piena interpretabilità pragmatica.

418 Il lessico degli Ausili dialogici allocutivi, conativi ed espressivi che sono finalizzati alla É importante sottolineare che ogni diversa funzione presa di turno, o a regolare l’inizio di un enunciato, la sua informativa non seleziona solo espressioni appartenenti ad evoluzione, il suo corretto mantenimento, la sua un’unica classe lessicale, ma può essere esplicitata di volta caratterizzazione enfatica e la sua conclusione (Incipit, in volta da espressioni lessicali diverse: Fatico, Allocutivo, Espressivo, Conativo; cfr. Frosali 2005). Per quel che riguarda l’articolazione informativa 21. *DAN: ah /INP allora ce l' ho io //COM dell’enunciato, gli Ausili Dialogici svolgono un’azione di (ifamcv05) sostegno rispetto alla primaria funzione illocutiva esercitata dal Comment, contribuendo al buon 22. *MAU: poi gli dissero /ILC ma /’INP abbi funzionamento dell’enunciato o alla sua correzione (cfr. pazienza /’COM guarda //’’FAT Cresti 2000). Tuttavia essi non realizzano funzioni di (ifamcv06) costruzione testuale, come l’unità di Topic, non rappresentano neppure una integrazione locutiva 23. *LUC: mi fa freddo /COM ragazzi //ALL dell’enunciato, come le Appendici di Topic e di Comment (ifamcv10) e non costituiscono inserti metalinguistici come gli Incisi e gli Introduttori locutivi. 24. *SRE: cazzo /ESP devi spaccargli i coni /COM per Gli Ausili Dialogici sono unità d’informazione prive di &rompe [/] per spendere molti soldi //APC nessi con il contenuto locutivo dell’enunciato base; essi (ifamcv02) sono rivolti per lo più in maniera diretta all’interlocutore, nello svolgimento delle loro funzioni di presa di turno, di 25. *LIA: la faccia è giovanile /COM vedi //CON allerta, di richiamo: (ifamcv01)

INP COM Gli Ausili Dialogici sono scanditi da unità tonali 11. *MAU: cioè / io lasciai a fine novembre // dedicate, percettivamente identificabili, il cui profilo (ipubmn03) tonale varia a seconda della funzione svolta. Dobbiamo infatti ricordare che l'intonazione non solo adempie alla 12. *FAB: questo era il modello del [///] tipico dell' funzione demarcativa dell'enunciato nel continuum fonico, COM FAT imprenditore / no // nel momento stesso che ne segnala l'illocuzione, ma essa (ipubmn02) ha anche una funzione secondaria di scansione interna all'enunciato. L'intonazione infatti, segnala un primo ALL 13. *OTT: Rossana / in ogni compagno nostro è livello di scansione che concerne gli enunciati e un COM così // secondo livello all'interno di quest'ultimi che concerne la (ipubcv01) loro articolazione informativa:

TOP ILC ESP 26. Scansione di enunciati distinti: 14. *PAP: quando lo vide / disse / madonna/’ COM COM come gl' è forte quest' omo //’’COM *MAR: Gambassi terme // bene // (ifammn04) (ifamdl19)

CON COM 27. Scansione interna di enunciato: 15. *MAR: aspetta / questa è un' industriale // TOP APC (ifamdl20) *MAX: qui / sulla destra / è una round bound /COM credo //INX (ifamdl19) La scelta lessicale degli Ausili Dialogici è strettamente determinata dalla funzione che ciascuno di essi svolge all’interno dell’enunciato, esistono infatti alcuni lemmi e 4. Criteri di identificazione sintagmi che di preferenza sono impiegati per svolgere Per identificare una particolare unità informativa è una particolare funzione informativa: necessario seguire tre criteri fondamentali: 16. *MAR: allora /INP il cognome tuo è ?COM a) l’intonazione (ifamcv05) b) la distribuzione ed eventuale iterazione 17. *ILA: ci vogliamo avventurare /COM eh ?FAT c) i caratteri morfologici e lessicali. (ifamcv06) a) L'analisi dell'intonazione ne individua i tratti 18. *ROD: e se si riesce a scappare /COM Jhonny //ALL prosodici tipici; ogni unità informativa è infatti scandita nella sua interezza da un'unità tonale che presenta un (ifamcv07) profilo intonativo specifico. 19. *ELA: madonna /ESP è incredibile //COM L’Incipit è prosodicamente marcato da un alto picco della F , ha una durata breve ma è molto forte la sua (ifamcv01) 0 intensità. La realizzazione fonetica del lemma in questione 20. *CLA: aspetta /CON me lo levo il calzino ?COM è approssimata e contratta, e differisce da quella che (ifamdl15) dovrebbe essere una esecuzione piena.

419 Fabrizio Frosali

Il Conativo è prosodicamente molto marcato ed è caratterizzato da un movimento ondulatorio discendente della F0, ha una durata appena sotto la media e mostra valori standard di intensità; la sua realizzazione fonetica è tendenzialmente definita.

28. *ELA: ah /INP non la riconosco /COM perché l’è una neonata //APC (ifamcv01)

Il Fatico non è molto marcato prosodicamente e mostra un movimento discendente della F0, ha una durata molto breve e una bassa intensità; inoltre, la sua realizzazione CON COM fonetica è notevolmente approssimata e contratta. 31. *SIL: dai / ma è splendido per quello // (ifamcv12)

L’Espressivo è prosodicamente marcato ed è caratterizzato da un movimento ondulatorio ascendente della F0, ha una durata appena sotto la media e mostra valori standard di intensità; la sua realizzazione fonetica è spesso approssimata.

29. *ANG: ma guarda /FAT l’ho provato veramente in tutte le posizioni //COM (ifamcv02)

L’Allocutivo è prosodicamente isolato, spesso è seguito da una breve pausa ed è caratterizzato da un movimento discendente della F0, ha una durata nella norma e mostra valori regolari di intensità; la sua ESP COM realizzazione fonetica è un po’ meno definita di una 32. *GIA: cavolo / se c’è aglio // esecuzione piena. (ifamcv12)

b) Il criterio distributivo segnala la posizione preferenziale occupata dall'unità d'informazione all'interno dell'enunciato e ne individua la possibilità di iterazione.

La posizione occupata all’interno dell’enunciato dall’Incipit è in maniera necessaria quella iniziale, anche se in rarissimi casi possono seguire altri Ausili Dialogici:

33. *ANG: allora /INP ottanta diviso tre /TOP quanto fa ?COM (ifamcv02)

34. *LEO: scusa /FAT ma per esempio /INP tre e ALL COM 30. *SAB: Luca / l’abbozzi di tremare // ottanta diviso undici ?COM (ifamcv10) (ifamcv02)

420 Il lessico degli Ausili dialogici

Inoltre, gli Incipit possono occorrere anche più di una Gli Allocutivi possono trovarsi in qualsiasi posizione volta all’interno dello stesso enunciato, ma quasi all’interno dell’enunciato, più spesso però occupano la esclusivamente di seguito l’uno a l’altro. posizione iniziale: Questo è possibile solo quando il secondo Incipit è incassato all’interno di un discorso diretto riportato, 42. *MAU: Emiliano /ALL liberatene oppure quando la linearità è interrotta da un altro Ausilio tranquillamente //COM Dialogico: (ifamcv06) 35. *VAL: cioè /INP nel senso /INP meglio non COM Inoltre, solitamente l’Allocutivo non viene iterato, averli // tranne rarissime eccezioni. (ifamcv18) I Conativi possono trovarsi in qualsiasi posizione 36. *ZIA: sicché /INP ascolta /FAT dice /ILC mh /’INP COM all’interno dell’enunciato, anche se solitamente si bene //’’ collocano in inizio: (ifammn01) CON COM INP FAT 43. *LIA: aspetta / a Roncobilaccio // 37. *SAR: dunque / vediamo aspetta / (ifamcv01) allora /INP &he / questo qua /TOP è / &he / la COM testata [/] la [/] la schermata che vedi / al Nel corpus di riferimento non si riscontrano casi di momento in cui apri il programma /APC e [/] e APC iterazione. niente + La posizione occupata all’interno dell’enunciato non è (ifammn17) fissa, anche se più spesso si colloca in inizio:

Il Fatico non occupa una posizione fissa all’interno 44. *ELA: madonna /ESP è incredibile //COM dell’articolazione informativa, solitamente però lo si trova (ifamcv01) alla fine di enunciato; nel caso dei Fatici di riformulazione, l’unità può, talvolta, dividere il Comment: 45. *CIC: e gioca male /TOP Dio xxx /ESP gli mancaa una cort +COMi 38. *PAL: ma /INP belline l' erano /COM eh //FAT (ifamcv14) (ifamcv19) 46. *VAL: dài /CON ma che ciaccioni /COM oh //ESP 39. *CLA: comunque gente /COM diciamo /FAT (ifamcv10) etiope // COM (ifammn03) Nel corpus di riferimento non si riscontrano casi di Espressivi iterati. In riferimento all’esempio 31 è necessario evidenziare che si tratta di un enunciato composto da un’unica unità di c) Il contenuto locutivo degli Ausili Dialogici non ha informazione di Comment, interrotta da un Fatico di nessi sintattico-semantici con il contenuto locutivo correzione. dell’enunciato base; essi sono rivolti in maniera diretta In questi casi infatti, il Fatico interrompe l’unità di all’interlocutore, nello svolgimento delle loro funzioni di Comment, permettendone la ripresa e la continuazione presa di turno, di allerta, di richiamo. lineare dopo la propria conclusione, senza però assumere 6 il valore di commento metatestuale degli Incisi . Inoltre il Gli Incipit sono lessicalmente realizzati per lo più Fatico può essere iterato molto raramente e in ogni caso attraverso avverbi (cioè, allora, sì, no, ecco, insomma), quasi mai in maniera contigua, diversamente dagli Incipit: interiezioni (eh, ehm, oh) o congiunzioni di valore COM FAT FAT avverbiale (poi, e, ma, quindi, però, perché), e talvolta 40. *ELA: era magro / però / eh // anche da pronomi personali (di cui il più diffuso è io). (ifamcv01) In molti di questi casi, però, la loro attribuzione ad una

INP FAT TOP determinata classe del discorso, risulta particolarmente 41. *AGO: eh / sai / quello lì / è sempre problematica. Anche alcune forme definite in maniera COM FAT pieno / eh // univoca come congiunzioni (ma, però, poi, perché) (ipubdl03) sembrano possedere in molti casi un evidente valore avverbiale, in quanto, come gli avverbi, sono genericamente utilizzate per «modificare, graduare, 6 Gli Incisi in maniera tipica, possono occorrere all’interno specificare, determinare il significato della frase»7. dell’unità di informazione di Comment, interrompendola e Qui di seguito riporto una tabella che evidenzia le permettendone la ripresa e la continuazione lineare dopo la forme linguistiche più frequenti nel corpus di riferimento propria conclusione. Essi costituiscono un’interpretazione o ed una che ne analizza la differente appartenenza alle un’istruzione linguistica volta all’interlocutore dell’enunciato varie parti del discorso: base. In particolare quindi gli Incisi servono al parlante per commentare in maniera diretta il contenuto del suo stesso enunciato (cfr. Tucci, 2002). 7 Serianni (1996: 309).

421 Fabrizio Frosali

Tabella 1 Tabella 3

Incipit8 Forme Fatici Forme

Cioè (cioè) 450 Eh (eh eh) 359 Eh (eh eh, he, ma eh) 415 Insomma (e insomma, ma insomma) 284 Poi (poi dopo, però poi, e poi, che poi) 320 No (cioè no, come no, perché no) 257 Allora (e allora, ma allora, perché allora) 309 Cioè (veramente cioè, mh cioè, perché cioè) 166 Però (eh però, e però, sì però, poi però) 304 Capito (capisci, cioè capito, hai capito) 150 No (e no, no no, ah no) 303 Diciamo (però diciamo) 142 Quindi (eh quindi, e quindi, ah quindi) 258 Guarda (tu guarda, tanto guarda, ma guarda) 114 Ma (mah, e ma) 231 Ecco (insomma ecco)79 Perché (sì perché) 228 Sai (poi sai, perché sai, ma sai, beh sai)75 Ah (ah) 221 Senti (e senti, senta, senti ma, però senti)73 Sì (eh sì) 143 Scusa (scusami, e scusa, scusi, scusate)65 E (eh) 126 Appunto (appunto)64 Insomma (e insomma, ma insomma) 126 Vai (vai vai, va)47 Ecco (però ecco, allora ecco) 112 Sì (sì sì)40 Sicché (e sicché)95 Voglio dire (cioè voglio dire)36

Tabella 2 Tabella 4

Incipit Categorie9 Fatici Categorie

Congiunzioni: (poi, però, ma, perché, e, anche, Avverbi: (insomma, no, cioè, ecco, appunto, sì, sicché, comunque, infatti, quindi) 1701 va bene, via, magari) 976 Avverbi: (cioè, allora, ecco, insomma, Verbi: praticamente, sì, no, invece, niente, va bene) 1660 Verbi percettivi (capito, guarda, sai, senti, vedi) 389 Verbi di dire (diciamo, voglio dire, dice, 286 Interiezioni: (eh, ah, mh, oh) 713 come si dice, per dire, dico) Pronomi personali: (io)33Verbi di attenuazione o rinforzo (scusa, vai, 434 non so, dai) Lessicalmente i Fatici sono realizzati per lo più da 884 interiezioni (eh) e avverbi (no, vero), ma anche da alcune Interiezioni: (eh) 359 forme flesse di verbi di percezione, di dire, di attenuazione o di rinforzo (senti, capito, guarda, scusi). Congiunzioni: (però)20 Esistono poi specifiche espressioni (ad esempio naturalmente o infatti), caratterizzanti ironia o I Fatici realizzati attraverso forme verbali hanno una insoddisfazione, tese a provocare l’interlocutore, che significativa diffusione soprattutto negli scambi dialogici hanno comunque funzione di Fatici: con qualche forma di regolazione o in quelli in cui i parlanti hanno ruoli stabiliti. In questi casi infatti, si ricorre all’utilizzo di espressioni prefissate, in particolar 47. *LET: anche lei non è che fosse tanto modo come strumenti di coesione sociale. Quando tranquilla /COM eh /FAT come nervi /APC FAT aumenta la familiarità fra gli interlocutori, quindi, sembra infatti + essere superfluo segnalarla attraverso forme di questo (ifamcv04) tipo. Gli Allocutivi sono lessicalmente costituiti da nomi propri, nomi indicanti un particolare ruolo sociale o 48. *ROD: e quindi /INP esigo che non gli sia fatto COM APC FAT familiare (dottore, professore, mamma), pronomi alcun male / se / naturalmente / personali (te, voi) aggettivi qualificativi affettuosi o APC collaborerò // offensivi (caro, stupido): (ifamcv07) 49. *VIT: Massimo /ALL lo sai che ti dico ?COM Qui di seguito riporto una tabella che evidenzia le (ifamcv09) forme linguistiche più frequenti nel corpus di riferimento ed una che ne analizza l’appartenenza alle varie parti del 50. *MAR: mamma /ALL c' è la nonna [/] c' è la discorso: nonna in fuga //COM (ifamcv13) 8 Tra parentesi sono espresse le varianti più significative ALL COM appartenenti allo stesso lemma. 51. *FAB: te / la televisione la guardi ? 9 Per la distinzione di classe lessicale mi riferisco a quella (ifamcv12) adottata da Serianni nella Grammatica italiana (1996).

422 Il lessico degli Ausili dialogici

52. *MAR: più di così /TOP 'un arriva /COM caro //ALL di parentela, (53); tra pari si usa invece sempre il nome, (ifamdl19) (54)»11:

Tabella 5 53. «Parlante A: Giovannino!» «Parlante B: Sì, papà / zio.» Allocutivi Forme 54. «Parlante A: Gianni!» Nomi propri: 225 «Parlante B: Dimmi, Giulia.» Te (tu, ma te, ma a te, ma tu, e te, a te)48 Ragazzi (oh ragazzi, eh ragazze, compagni)26L’Allocutivo è un’unità informativa utilizzata per il Mamma (ma’)18controllo della comunicazione tramite una vocazione Signora (signore, signori, signorina)11diretta dell’interlocutore, ma, diversamente dalle illocuzioni appellative12 che hanno una propria forza Nini (nini)10 illocutoria, esso costituisce soltanto un’azione di sostegno Lei (lei)9rispetto a quella espressa dal Comment, realizzando in Vezzeggiativi: generale un’intensificazione della forza illocutiva (amore, caro, cara, piccolo, tesoro, topo)8 dell’enunciato. Oh (oh)8I Conativi sono lessicalmente costituti per lo più da Dispregiativi: sintagmi verbali (dai, vai, aspetta), e da avverbi o (imbecille, disgraziato, lazzarone, porco)4 preposizioni in uso avverbiale (su, via, ovvia). Qui di seguito riporto una tabella che evidenzia le Tabella 6 forme linguistiche più frequenti nel corpus di riferimento Allocutivi Categorie ed una che ne analizza l’appartenenza alle varie parti del discorso: Nomi: Tabella 7 (nomi propri, ragazzi, mamma, signora, nini) 290 Pronomi personali: (te, lei)57Conativi Forme Aggettivi: (amore, caro, cara, piccolo, tesoro, topo, imbecille, bravo, eroe)15 Aspetta (aspetta aspetta, aspetti, 'petta)33 Interiezioni: (oh)8 Dai (dài, dai dai dai, ma dai)19 Vedi (invece vedi, lo vedi)12 Qui di seguito riporto una tabella che evidenzia le Via (via via, vien via, vèn via)8 forme linguistiche più frequenti nel corpus di riferimento Ascolta (ascorta)7 ed una che ne analizza l’appartenenza categoriale: Vai (vai vai)7 L’unità informativa non è molto frequente; nelle Diglielo (diglelo un po')6 conversazioni con un certo grado di formalità, la vocazione diretta dell’interlocutore è infatti considerata Guarda (guardi, mi guardi)5 poco cortese in uno scambio conversazionale fra adulti, a O che voi (ma che vo')2 meno di situazioni di grande confidenza. È invece molto Un momento (un momento)2 usata negli scambi conversazionali tra adulti e bambini, Avanti (avanti)1 nel discorso riportato e nelle conversazioni tra amici. Credimi (credimi)1 In particolare nelle conversazioni di tipo familiare in Ma su (ma su)1 cui sono presenti dei bambini piccoli gli Allocutivi sono spesso utilizzati come forma di attivazione affettiva del Oh (oh)1 canale comunicativo dell’enunciato, sia dalla parte degli Ricordatelo (ricordatelo)1 adulti (93) che da quella dei bambini (94). A questo 106 proposito è interessante notare inoltre, come la scelta delle diverse forme di Allocutivo ha valore di indice del Tabella 8 rapporto “sociale” che intercorre tra mittente e destinatario Conativi Categorie dell’atto comunicativo, nei rapporti familiari infatti, vigono relazioni di superiorità di ruolo10 esplicitate proprio attraverso l’uso di determinate forme allocutive, Sintagmi verbali: (aspetta, dai, vedi, vai, ascolta, diglielo, guarda, o che vuoi, credimi, ricordatelo)93 così come evidenzia Mazzoleni (1995): «l’asimmetria del rapporto è riflessa nel vocativo dal fatto che il superiore si Avverbi: (avanti, su, via)10 rivolge all’inferiore col nome, ma l’inferiore usa il titolo Nomi: (momento)2 Interiezioni: (oh)1 106 10 Per il concetto di ruolo familiare ci si riferisce alle relazioni di superiorità-inferiorità che intercorrono rispettivamente tra genitori e figli, nonni o zii e nipoti; mentre si hanno relazioni paritarie ad esempio tra fratelli, tra cugini, tra moglie e marito, 11 Cfr. Mazzoleni (1995: 377- 402). ecc. 12 Cfr. Firenzuoli (2003).

423 Fabrizio Frosali

Lessicalmente gli Espressivi sono costituiti per la 5. Riferimenti maggior parte da nomi (madonna, signore, cazzo, Bazzanella, C. (1994). Le facce del parlare. Firenze: La accidenti), interiezioni (ah, oh, uh), o avverbi (già), tutti nuova Italia. con valore esclamativo. Come abbiamo visto a proposito Bazzanella, C. (1995). I segnali discorsivi. In L. Renzi, G. dei Conativi, molte delle voci lessicali che possono Salvi, A. Cardinaletti (a cura di), Grande Grammatica di costituire da sole un atto linguistico completo sono state consultazione, vol. III. Bologna: Il Mulino. generalmente considerate dalle grammatiche Berretta, M. (1984). Connettivi testuali in italiano e ‘interiezioni’, del tipo secondario secondo la terminologia pianificazione del discorso. In L. Coveri (a cura di), adottata da Serianni, o della tipologia plurivoca secondo Linguistica testuale, Atti del XV Congresso quella proposta da Poggi. Internazionale di Studi della SLI, Genova – Santa Anche per quel che riguarda gli Espressivi però, è Margherita Ligure, 8-10 maggio 1981. Roma: Bulzoni, necessario ricordare che essi differiscono dalle interiezioni pp. 237-254. sia relativamente agli aspetti morfologici, sia, più Berretta, M. (1993). Il parlato italiano contemporaneo. In significativamente, per quel che riguarda l’aspetto L. Serianni e P. Trifone (a cura di), Storia della lingua funzionale. Essi infatti, differentemente da quello che è italiana, vol. II. Torino: Einaudi, pp. 237-270. l’uso primario delle interiezioni, svolgono solo un’azione Bustorf, W. (1974). Riflessioni sui cosiddetti «riempitivi» di sostegno rispetto a quella svolta dal Comment, italiani. In M. Medici e A. Sangregorio (a cura di), attribuendo una caratterizzazione espressiva all’intero Fenomeni morfologici e sintattici nell’italiano enunciato. contemporaneo, Atti del VI Congresso Internazionale di Di seguito riporto una tabella che evidenzia le forme Studi della SLI, Roma, 4-6 settembre 1972. Roma: linguistiche più frequenti nel corpus di riferimento (Tab. Bulzoni, pp. 21-25. 9) ed una che ne analizza l’appartenenza categoriale Cresti, E. e Moneglia, M. (2005). C-ORAL-ROM (Tab. 10). Integrated Reference Corpora for Spoken Romance Languages. Amstredam/Philadelphia: John Benjamins. Tabella 9 Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato. Firenze: Accademia della Crusca. Espressivi Forme Frosali, F. (2005). Le unità di informazione di Ausilio Dialogico: valori percentuali, caratteri intonativi, Madonna (madò, madonna ragazzi)15lessicali e morfosintattici in un corpus di italiano Oh (eh oh)14parlato (C-ORAL-ROM). Tesi di laurea, Università di Dio bono (dio bo', 'io bono, Dio xxx, buon Dio)9Firenze. Poggi, I. (1995), «Le interiezioni», in L. Renzi, G. Salvi, Cazzo ('azzo, e cazzo)7 A. Cardinaletti (a cura di), cit., vol. III, Il Mulino, Accidenti (accidenti)6Bologna. Bah (bah)5Renzi, L., Salvi, G. e Cardinaletti, A. (a cura di) (1995). Boh (boh)5Grande grammatica italiana di consultazione, vol. III, Ah (ah)4Tipi di frase, deissi, formazione delle parole. Bologna: Il Mulino. Uh (uh)4 Schiffrin, D. (1987). Discourse markers. Cambridge: Mamma mia (mamma mia)3Cambridge University Press. Oddio (oddio)3Serianni, L. (1996). Grammatica italiana. Milano: Perdie (per die', 'eddie)3Garzanti. Vai (vai)3Tucci, I. (2002). Caratteristiche sintattiche e frequenza degli Incisi in un corpus di italiano parlato. Tesi di Ehm (ehm)2 laurea, Università di Firenze. Già (ah già)2

Tabella 10

Espressivi Categorie

Interiezioni: (oh, bah, boh, ah, uh, ehm, ieh, mah, ohi ohi)40 Nomi: (madonna, cazzo, peccato, accidenti)30 Locuzioni nominali: (Dio bono, mamma mia, oddio, perdie, ma che)24 Sintagmi verbali: (vai, scherzo) 5 Avverbi: (già) 2

424 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 425-431

Anche solo: riformulazioni e traduzioni in italiano, catalano e spagnolo

Francesca La Forgia, Maria Carreras i Goicoechea

Dipartimento SITLeC, Università di Bologna

Abstract All’interno del quadro dei focalizzatori italiani, anche solo rappresenta un caso singolare non solo perché è costituito da un elemento additivo e da uno esclusivo che dovrebbero generare inferenze fra loro incompatibili, ma anche perché ammette un duplice impiego come focalizzatore ‘doppio’ e come focalizzatore unico. In questo contributo, che si basa sulle osservazioni di Davide Ricca (1999), prenderemo in esame i diversi impieghi di questo avverbio secondo un doppio binario: da una parte attraverso la riformulazione mediante altri focalizzatori italiani, dall’altra attraverso la sua traduzione in spagnolo e in catalano. Le prime analisi hanno dimostrato che questo avverbio non solo è in grado di occorrere con tutti i tipi di sintagmi, ma anche con le diverse funzioni che i sintagmi possono assolvere all’interno della frase; inoltre la pluralità dei valori semantici assunti da anche solo non sembra in alcun modo influenzata né dalla categoria morfologica del sintagma in focus né dalla sua funzione. Questo studio, infine, ci ha anche permesso di evidenziare alcune aree che andrebbero approfondite sia per quanto riguarda lo spagnolo e il catalano, sia per l’italiano stesso per cui sembra necessario un ripensamento delle classificazioni semantiche dei diversi focalizzatori.

1. Introduzione sono poi state verificate su esempi reali tratti dal corpus 3 In questo contributo, di natura prevalentemente CREA per lo spagnolo e dal corpus PDL per il catalano . descrittiva e che si basa sul alcune osservazioni formulate In altre parole, la traduzione non è stata utilizzata per da Davide Ricca (1999), si presenteranno alcuni risultati effettuare un vero e proprio studio contrastivo, anche se le di uno studio, tuttora in corso, sulla natura semantica e diverse ipotesi traduttive possono servire ad evidenziare le sull’impiego sintattico del focalizzatore anche solo. aree di convergenza e di divergenza tra le tre lingue e per Secondo Ricca (1999: 161-163), anche solo si presenta fornire, quindi, nuovi spunti di analisi. come una forma anomala nel quadro dei focalizzatori La scelta dello spagnolo è dipesa dal fatto che per italiani: in primo luogo perché è costituita da un elemento questa lingua sono già stati effettuati studi contrastivi con additivo e da un elemento esclusivo che dovrebbero l’italiano che hanno evidenziato aree di forte divergenza tra le due lingue, soprattutto per quanto riguarda l’impiego generare inferenze fra loro incompatibili; in secondo 4 luogo perché ammette un duplice impiego, sia come dell’avverbio anche ; il catalano è stato inserito per focalizzatore ‘doppio’, in cui i due avverbi mantengono ampliare il confronto a una terza lingua romanza che per valori distinti operando su foci diversi, sia come certi versi sembra collocarsi a metà strada tra le prime focalizzatore unico a sé stante. Allo scopo di verificare due, specialmente, come si vedrà in seguito, per quanto empiricamente queste osservazioni, si è deciso di condurre riguarda il rapporto tra posizione del focalizzatore e suo l’analisi su esempi di scrittura giornalistica tratti dal focus. Inoltre, in nessuna delle lingue esiste un corpus elettronico de «La Repubblica»1, e di analizzarli ‘equivalente perfetto’ dell’avverbio italiano, e di secondo un doppio binario: la riformulazione e la conseguenza la sua traduzione è condizionata traduzione. necessariamente dal contesto in cui è usato, ossia ‘passa’ La riformulazione attraverso altri focalizzatori italiani ogni volta per le diverse riformulazioni: per lo spagnolo è stata utilizzata per trovare equivalenti funzionali por lo menos, simplemente, incluso, hasta, le due dell’avverbio analizzato2; e ha permesso da un lato di locuzioni che reggono il congiuntivo aunque solo e ni que, confermare la possibilità di utilizzare anche solo come e gli avverbi negativi (ni) siquiera; per il catalano focalizzatore sia doppio sia unico, dall’altro di evidenziare almenys, simplement, inclús, àdhuc, fins i tot, i tot (che che in questo suo ultimo impiego anche solo risulta obbligatoriamente è posposto rispetto al suo focus) e il riformulabile tramite una serie di avverbi che includono negativo ni tan sols. semplicemente, persino/perfino, addirittura e il gruppo di avverbi negativi nemmeno/neanche/neppure. Inoltre, 2. I dati e la loro presentazione questa pluralità di valori semantici non sembra essere L’interrogazione del corpus elettronico de «La influenzata né dalla categoria morfologica del sintagma Repubblica», effettuato con una stringa di ricerca larga5, che segue, né dalla funzione che il sintagma stesso svolge ha prodotto 2689 occorrenze dell’avverbio, che sono state all’interno della frase. Le traduzioni in spagnolo e catalano, invece, sono state utilizzate fondamentalmente 3 CREA = Real Academia Española: banco de datos en línea. come contro-test per verificare l’adeguatezza delle Corpus de referencia del español actual; PDL = Portal de Dades riformulazioni italiane, anche se tutte le ipotesi traduttive Lingüístiques de l’Institut d’Estudis Catalans. Quest’ultimo raccoglie i dati del Corpus Textual Informatitzat de la Llengua Catalana (Corpus) e quelli del Diccionari de la llengua catalana 1 Questo corpus elettronico, elaborato presso la Scuola Superiore (DIEC). 4 di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori (SSLMIT) Si veda ad esempio il recente articolo di Eugenia Sainz (2006) dell’Università di Bologna (Polo di Forlì), contiene gli articoli e la bibliografia ivi riportata. pubblicati dal 1985 al 2000 ed è costituito da circa 380 milioni di 5 [lem=“anche” & pos=“ADV.*”] [word=“solo” & parole. pos=“ADV.*”] [pos!=“SENT” & word!=“,”]; questa stringa 2 Per un approfondimento del concetto di “riformulazione”, permette di trovare tutte le occorrenze (minuscole e maiuscole) soprattutto in contrapposizione a quello di “parafrasi”, si di anche solo taggati come avverbi, che non siano seguiti da un rimanda all’articolo di Michele Prandi (2004). segnale di interpunzione di fine frase né da una virgola.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Francesca La Forgia, Maria Carreras i Goicoechea poi suddivise in base al tipo di sintagma che si trova nel focalizzatore] con una variabile» (Manzotti, 1984: 55); focus del focalizzatore (SN, SAdj, SAdv, SP e SV). mentre il termine portata indicherà la porzione di frase su Per quanto riguarda la sua posizione all’interno della cui il focalizzatore può agire. frase (iniziale, interna, finale) possiamo innanzitutto osservare che anche solo non può trovarsi mai in fine di 3. L’impiego di anche solo frase, perché in questo caso solo assume o il valore della Come abbiamo già accennato nell’introduzione, anche locuzione “da solo” o il valore di aggettivo, perdendo solo può essere impiegato come focalizzatore unico o quindi la sua funzione di avverbio. Per le altre due come focalizzatore doppio, e questo suo duplice uso ha posizioni abbiamo la seguente distribuzione: anche solo ripercussioni sia sul valore semantico dell’avverbio sia sul occorre in posizione iniziale 72 volte su 2689 (2,7%), rapporto tra la posizione del focalizzatore e il suo focus, mentre in posizione interna occorre 2617 volte su 2689 soprattutto per quanto riguarda la dimensione della sua (97,3%). Data la bassa frequenza del focalizzatore ad portata. In 3.1 esamineremo i valori semantici che anche inizio frase, non si è ritenuto opportuno tenere separati gli solo può veicolare in entrambi i suoi impieghi; mentre in esempi relativi alle due posizioni. 3.2 ci soffermeremo sul rapporto tra posizione e focus. In Nella tabella seguente non compaiono 21 esempi in cui entrambi i casi, le traduzioni in spagnolo e catalano anche solo precede una congiunzione (perché, se) o un serviranno per verificare le nostre osservazioni, oltre complementatore (che, dove): queste occorrenze per il ovviamente a segnalare le aree di convergenza e di momento non sono state analizzate e quindi il numero divergenza tra le tre lingue. degli esempi considerati scende a 2668. Inoltre, la classificazione in sintagmi è stata effettuata in base alla 3.1. Valori semantici del focalizzatore categoria morfologica di appartenenza dell’elemento che funziona come testa, indipendentemente dalla funzione del Quando è impiegato come focalizzatore doppio, i due sintagma nella frase e – come vedremo meglio in seguito avverbi che lo compongono mantengono valori distinti – dall’effettiva portata del focalizzatore6: agendo su foci diversi. In (1), come si vede dalla riformulazione e dalle due traduzioni, il focus di anche si estende all’intero SP (che modifica il soggetto ellittico) anche solo + SP 1149 43,07% comprendendo l’avverbio solo, che invece limita la sua anche solo + SN 816 30,58% portata al nome tifoso7:

anche solo + SV 326 12,22% (1) E finalmente, guardando quella macchina e quel anche solo + SAdj 211 7,91% mondo dal di dentro, ho potuto toccare con mano tutto quello che, da pilota ma anche solo da tifoso, fino a anche solo + SAdv 166 6,22% quel momento avevo dovuto immaginare. Totale 2668 100,00% (1a) da pilota ma anche da semplice tifoso [como piloto pero también como simple seguidor] Trattandosi di un’analisi qualitativa ancora in fase di [com a pilot però també com a simple seguidor] elaborazione, si è deciso in questa sede di presentare solo alcune delle considerazioni che sono scaturite dalle analisi Come è già stato accennato nell’introduzione, finora condotte, che hanno riguardato circa il 10% degli spagnolo e catalano non possiedono un ‘equivalente perfetto’ del focalizzatore anche solo: sequenze come esempi, scelti tenendo conto della categorizzazione *también sólo e *també sols o *també només non sintagmatica. 8 Si inizierà prendendo in esame i diversi valori sembrano attestate , nonostante gli elementi che le compongono usati singolarmente presentino impieghi in semantici che il focalizzatore può assumere, confrontandoli con le traduzioni in spagnolo e in catalano, parte sovrapponibili a quelli italiani. per passare in un secondo momento all’analisi del Più precisamente, questi avverbi hanno la funzione di rettificare le aspettative eventualmente emerse dal rapporto tra posizione e focus, che risulta particolarmente articolato per quanto riguarda i casi in cui anche solo è co(n)testo precedente: también e també in senso impiegato come focalizzatore doppio. Le tendenze che si sono rilevate, le possibili aree di convergenza e di 7 Gli esempi tratti da «La Repubblica» saranno numerati con divergenza tra le tre lingue e i nuovi spunti per la ricerca cifre arabe, per distinguerli dagli esempi creati ad hoc che che l’analisi avrà evidenziato, saranno raccolti nelle saranno invece preceduti da numeri romani. Agli esempi nella conclusioni. loro forma originaria seguiranno la riformulazione italiana Un’ultima annotazione necessaria riguarda l’uso che (indicata dallo stesso numero e dalla lettera ‘a’), e nell’ordine la faremo della terminologia relativa alla struttura semantica traduzione spagnola e quella catalana. Nell’esempio originale il dei focalizzatori: in questo contributo useremo focus per focus del focalizzatore sarà indicato in corsivo, mentre nelle riferirci all’elemento su cui l’avverbio esercita il suo riformulazioni e nelle traduzioni sarà sottolineato. Quando anche effetto semantico; scope per indicare «la funzione solo è impiegato come focalizzatore doppio, l’indicazione dei proposizionale ottenuta sostituendo l’entità [il focus del due foci sarà fatta solo per l’italiano (la portata di anche sarà segnalata dalla sottolineatura, quella di solo o del suo ‘equivalente’ dal corsivo), ed eventuali differenze con spagnolo 6 Ad esempio, in alcuni casi anche solo posizionato tra verbo e e catalano saranno esemplificate nel testo. argomento (SN o SP) può avere portata o sul solo argomento o 8 Nel CREA si sono trovati alcuni interessanti esempi di también sull’intero predicato, ma in entrambi i casi sarà comunque sólo utilizzato come focalizzatore doppio, circoscritti però allo esaminato sotto la categoria SN o SP. spagnolo d’America.

426 Anche solo: riformulazioni e traduzioni in italiano, catalano e spagnolo inclusivo/additivo9, sólo e sol/només in senso (2a) semplicemente sulla base dei seguenti elementi esclusivo/restrittivo. La coppia di avverbi spagnoli può [es posible rectificar las declaraciones simplemente anche acquisire un valore scalare: también situando en base a los siguientes elementos] l’elemento modificato nella parte medio-alta della scala, [es possible rectificar les declaracions simplement en sólo qualificandolo come appartenente al polo basso. Ma a base als següents elements] differenza dell’italiano, la lettura scalare non è possibile quando l’elemento modificato dai due focalizzatori è un Questa definizione può essere accettata solo se si è soggetto, in questo caso también ha valore disposti a ‘allargare’ il concetto di restrittivo fino a additivo/inclusivo, sólo ha valore unicamente esclusivo. comprendervi l’idea di semplificazione. In termini più Per tambièn inoltre sembra che l’impiego scalare dipenda precisi, un avverbio è restrittivo quando permette un certo dalla presenza di elementi lessicali capaci di esplicitare la tipo di inferenze escludendone altre, mentre in questo caso graduabilità10; questo punto tuttavia sarebbe da semplicemente presenta il sintagma modificato come una approfondire analizzando un corpus di dati reali. semplificazione rispetto allo stato di cose precedenti – Se spagnolo e catalano non possiedono un equivalente avvicinandolo molto al significato del corrispondente del nostro focalizzatore, possono però offrire una aggettivo visto in precedenza12. traduzione parallela alla riformulazione italiana (1a). In (3) l’avverbio italiano agisce su un SAdjche Riformulazione e traduzioni, infatti, mantengono il funzione come modificatore (o come espansione) di un focalizzatore anche che ha valore pienamente additivo, nel SN ed equivale funzionalmente all’avverbio almeno che senso che introduce una ulteriore “caratteristica” del rappresenta, per così dire, un “vettore di soglia minima”: soggetto, un SP che ha la stessa funzione di quello precedente. L’avverbio solo, invece, che in (1) non (3) […] nessuno, né gli americani, né de Cuellar, si è presenta né il valore esclusivo né quello restrittivo11 e ha sbilanciato fino a fornire una data anche solo piuttosto la funzione di qualificare l’alternativa introdotta ipotetica per il ritiro delle varie flotte e delle 27 navi come un’opzione, per così dire, di grado minore, deve da guerra degli Stati Uniti presenti nel Golfo. essere riformulato con semplicemente. Se infatti si vuole (3a) fornire una data almeno ipotetica mantenere il valore restrittivo/esclusivo si ottiene una [sugerir una fecha por lo menos/aunque solo sea sequenza dal significato diverso, in cui solo è aggettivo e hipotética] non più avverbio e acquisisce il valore di unico: [proporcionar una data almenys/encara que només fos hipotètica] (i) da pilota ma anche *da/come solo tifoso [también como (el) sólo seguidor] Le due coppie spagnole e catalane non soltanto [també com el sol seguidor] risultano assolutamente equivalenti tra loro, ma sono anche composte da elementi sinonimi13. Inoltre secondo il Quando è impiegato come focalizzatore unico anche DUE, lo spagnolo aunque solo solo, come abbiamo già detto, è passibile di diverse riformulazioni. In (2) il focalizzatore agisce su un SP con puede expresar también conformidad de su oración con lo funzione di margine modale ed è riformulabile con expresado por la principal, aunque sea menos o peor de lo semplicemente, ossia tramite un avverbio che in italiano, que se desearía ma anche in spagnolo e catalano, è considerato come restrittivo/esclusivo non scalare: definizione che risulta particolarmente appropriata al nostro esempio, in quanto il SAdj modificato ha (2) In realtà per l’amministrazione finanziaria la esattamente la funzione di rappresentare un’opzione possibilità di effettuare l’accertamento induttivo desiderata e/o attesa (una data ipotetica) che però si esisteva già prima del 31 dicembre 1984, ma scattava colloca a un livello inferiore rispetto a ciò che realmente si solo in presenza di ben determinate condizioni. Con il auspicava (una data certa). Inoltre, la presenza di almeno, nuovo accertamento invece si può procedere alla in italiano, qualifica questa stessa opzione come “soglia rettifica dei ricavi dichiarati anche solo sulla base dei minima”, ossia come opzione imprescindibile, al di sotto seguenti elementi […]. della quale non è possibile scendere. In (4) anche solo (che precede un SP con funzione avverbiale, ossia un

9 A differenza dell’italiano, però, también e també non possono essere utilizzati per introdurre subordinate, a meno che non 12 Secondo Andorno (2006: 86-87), semplicemente (e funzionino come connettivi additivi a livello transfrastico puramente) sono avverbi restrittivi qualitativi, in quanto (quando…[e] anche quando…; cuando… [y] también cuando…). generalmente modificano SV e SA: Mario ha semplicemente Per lo spagnolo (Sainz, 2006: 20), questa impossibilità pare portato un regalo; Questo quadro ha semplicemente un valore motivata dal primitivo valore di comparativo di uguaglianza di storico. A noi pare che il discorso debba essere approfondito también (Luis trabaja tan bien como María). soprattutto prendendo in considerazione esempi come (2), che 10 Sainz (2006: 27) riporta la frase Ci troviamo, parliamo, a volte sembrano mettere in discussione la stessa appartenenza di questo anche litighiamo come esempio di una possibile lettura di focalizzatore al gruppo dei restrittivi/esclusivi. también additivo scalare avvicinabile al valore di incluso, 13 Le due locuzioni, infatti, sono utilizzate per definire i due considerando i verbi parlare e litigare come una coppia termini semplici: nel DIEC troviamo che almenys è definito graduabile in base all’intensità, per così dire, del confronto come avverbio che significa «encara que no sigui més que, si verbale. altra cosa no, si més no»; nel DUE por lo menos è assimilato ad 11 Per un approfondimento su questi due diversi valori ci si al menos ed è definito come sinonimo di aunque solo sea e di permetta di rinviare a La Forgia (2006: 364-365). siquiera.

427 Francesca La Forgia, Maria Carreras i Goicoechea margine interno del predicato, ma ha portata sull’intero (iv) Ni siquiera Juan aprobó el examen predicato) è riformulabile con persino e addirittura, che sono sì operatori scalari e additivi (ossia possono ordinare Allo stesso modo, ni tan sols è la forma negativa degli le possibili inferenze generate dall’enunciato secondo una avverbi inclusivi catalani ed è inerentemente scalare scala che va da un minimo a un massimo, selezionando qualificando in polarità negativa un evento che è l’elemento di grado più alto), ma possono anche indicare considerato, come detto, inaspettato. che l’elemento modificato è in qualche modo inaspettato rispetto alle premesse (con il valore scalare che assume 3.2. Posizione del focalizzatore rispetto al focus predominanza su – e in certi casi cancella – quello Per quanto riguarda la posizione di anche solo rispetto additivo), ossia che supera la soglia che delimita i al suo focus, in generale per l’italiano si può notare che comportamenti usuali o la normale interpretazione o questa forma precede l’elemento modificato – come in (2) successione degli eventi. In questi casi i due avverbi – tranne nel caso in cui il suo focus sia una forma verbale sottolineano che ciò che viene considerato composta (da ausiliare e participio passato o da modale e comunicativamente saliente è il superamento di questa infinito): in questo caso – si veda l’esempio (5) – si soglia: colloca in posizione post VFIN che, come è stato notato fra gli altri da Andorno (2000: 95), è «la posizione di portata (4) Negli anni Sessanta gli scandali erano così numerosi, ampia per l’italiano»14. che il segretario della Difesa Robert Mc Namara Quando anche solo è impiegato come focalizzatore proibì ai suoi dipendenti di andare anche solo fuori a unico, la sua posizione rispetto al focus viene mantenuta cena con un consulente privato. anche dai diversi avverbi utilizzati per le riformulazioni, (4a) il segretario della Difesa Robert Mc Namara proibì ai come si può vedere dagli esempi (2)-(5). Quando invece è suoi dipendenti di andare perfino/addirittura fuori a impiegato come focalizzatore doppio il discorso diventa cena necessariamente più articolato, dal momento che la [les prohibió a sus empleados incluso que salieran a possibilità di usarli adiacenti opacizza il fatto che i due cenar] avverbi agiscono su foci diversi, e che anche ha sempre [va prohibir als seus empleats fins i tot que sortissin a una portata ampia che include solo, che invece agisce su sopar] un focus più ristretto. L’ampiezza della portata di anche è però variabile e può agire soltanto su solo ed il suo focus, In questo caso specifico ciò che viene considerato oppure allargarsi ad includere l’intero predicato o come punto massimo di una scala non è tanto il fatto in sé addirittura l’intera frase. Questa ‘ampiezza variabile’ non di andare fuori a cena con un consulente, ma il fatto che sembra dipendere dalla posizione che il focalizzatore possa provocare scandalo e che debba essere proibito. occupa all’interno della frase, nel senso che si possono Le due traduzioni con incluso e fins i tot seguono avere casi in cui in posizione post VFIN anche ha una perfettamente la riformulazione italiana, entrambi infatti si portata limitata a solo e al suo focus, e casi in cui il comportano come il perfino scalare segnalando un focalizzatore additivo agisce sull’intero predicato pur non estremo considerato inaspettato, insperato o inverosimile: trovandosi nella cosiddetta posizione di portata ampia; ma per rendere esattamente conto di queste due possibilità è (ii) Incluso Juan aprobó el examen (era quello con meno necessario fare ricorso alle riformulazioni e alle probabilità) traduzioni. In (6), ad esempio, anche solo si trova in (iii) Fins i tot la Júlia ha comprat loteria de Nadal (era posizione post VFIN all’interno di un costrutto ipotetico, e l’acquirente più improbabile) anche ha portata su solo e sul suo focus formato dalla forma verbale composta e dall’avverbio (anche [solo [Aux In (5) anche solo modifica il SV (cioè un costituente + V + Adv]]): immediato della frase) ed è riformulabile con la serie negativa nemmeno/neanche/neppure: (6) Marco Ferrando […] chiede al partito di rompere con il governo se dovesse anche solo avallare (5) Ma nessuno avrebbe anche solo immaginato che la politicamente un eventuale attacco. tempesta vera era dentro di lui. (6a) se anche dovesse solo avallare politicamente un (5a) Ma nessuno avrebbe neppure/nemmeno/neanche eventuale attacco immaginato [en el caso de que (éste) dé ni que sea/aunque sólo [nadie se habría imaginado ni siquiera] sea su aprobación política para un hipotético ataque] [ningú s’hauria ni tan sols imaginat] [en cas de que pugui encara que només sigui donar el seu aval polític per un eventual atac] Ni siquiera potrebbe essere definito come il negativo di incluso, è infatti un avverbio inclusivo inerentemente scalare, che compare nelle frasi a polarità negativa, segnalando il punto più alto di una scala rispetto alla 14 Si veda anche De Cesare (2004: 7). Questa posizione, come possibilità di realizzare o subire un determinato processo. vedremo anche in seguito, non è possibile per lo spagnolo se non Riprendendo l’esempio di incluso, se in (ii) Juan era la per dare rilievo enfatico all’enunciato, e per mantenere la portata persona con le minori possibilità di superare l’esame, in ampia i focalizzatori devono anticipare l’intero SV (o seguirlo (iv) Juan è quello con maggiori possibilità e nonostante come in (5), dove la posizione post verbale di ni siquiera è questo non lo ha superato. dovuta alla presenza dell’indefinito negativo nadie). In catalano la posizione post VFIN sembra invece in alcuni casi possibile (si vedano gli esempi (5) e (6)).

428 Anche solo: riformulazioni e traduzioni in italiano, catalano e spagnolo

Il senso di questo enunciato è che anche il semplice [incluso si tuviera que limitarme a jugar a dar atto di avvallare politicamente un eventuale attacco viene puntapiés] sentito da Ferrando come ragione sufficiente per rompere [encara que només hagués de jugar a donar patades] con il governo. Nella riformulazione italiana anche precede il suo focus, mentre solo rimane in posizione post In questo caso, cioè, anche funziona come introduttore

VFIN. In catalano la locuzione encara que només sigui – di subordinate, come si vede dalle traduzioni in spagnolo e equivalente ad almenys – mantiene la stessa posizione di catalano effettuate tramite i connettori condizionali solo nella riformulazione italiana, ossia tra modale e concessivi incluso si e encara que. A differenza infinito; in questo senso il catalano sembra agire in modo dell’italiano, lo spagnolo preferisce una riformulazione simile all’italiano, permettendo agli avverbi focalizzatori dell’avverbio restrittivo attraverso il verbo limitar; mentre di interrompere le forme composte e attribuendo ai il catalano mantiene l’avverbio restrittivo/esclusivo nomès focalizzatori in questa posizione una portata ampia. Anche ma deve anticiparlo rispetto al suo focus (‘anche se solo’). nella traduzione spagnola, in teoria, le locuzioni ni que Abbiamo già accennato al fatto che oltre alla posizione sea/aunque solo sea – quest’ultima, ricordiamo, può post VFIN – che è la posizione di portata ampia per tutti gli veicolare un valore equivalente a por lo menos/al menos – avverbi italiani – anche solo sembra poter sfruttare anche mantengono la stessa posizione del focalizzatore la posizione tra il verbo e un altro tipo di sintagma. Ad restrittivo/esclusivo italiano, ma al posto di una forma esempio in (9) il focalizzatore doppio è posto tra il verbo e verbale composta abbiamo una sequenza verbo più il suo argomento16, e anche ha portata sull’intero argomento (dé su aprobación política). predicato, mentre solo agisce sul SN: Anche in (7), che è una consecutiva – o subordinata di inadeguatezza (Tekavþiü, 1979: II 455), anche solo (9) […] la sua interpretazione mostra che occupa la posizione post VFIN, con l’avverbio additivo che un’interpretazione può essere anche solo il respiro di si limita ad agire su solo che a sua volta modifica l’intero una partitura. predicato (anche [solo [Mod + V]]): (9a) può anche essere solo/semplicemente il respiro di una partitura / può anche essere il semplice respiro (7) Le vicende giudiziarie in cui sono incorse le unità di una partitura sanitarie sono troppo numerose per poterle anche solo [una interpretación también puede consistir en la riassumere simple respiración de una partitura] (7a) Le vicende […] sono troppo numerose anche per [una interpretació també pot consistir simplement en poterle solo riassumere la respiració d’una partitura] [Los hechos ... son demasiado numerosos incluso sólo para poderlos resumir] Da notare che in questo caso è possibile tradurre con la [Els fets… són massa nombrosos per poder-ne fer ni coppia también/també perché il valore del corrispondente que sigui / encara que només sigui un resum] avverbio italiano è additivo; più precisamente anche aggiunge ‘in assenza’ un altro argomento, cioè un altro

Data la non disponibilità della posizione post VFIN se tipo di valore per una interpretazione. Parallelamente alla non per dare enfasi all’enunciato, in spagnolo sólo deve riformulazione italiana, anche spagnolo e catalano per forza anticipare l’intera subordinata per avere portata permettono di tenere separati i due avverbi, con quello sul verbo lessicale (resumir)15, mentre in catalano additivo che deve precedere l’intero SV17. abbiamo una sequenza superficialmente simile alla In (10), in cui il focalizzatore è collocato tra il SV e il riformulazione italiana, che si differenzia per il fatto che soggetto posposto, anche ha portata sul SV e sul SN invece della forma composta modale e infinito si ha una soggetto, mentre solo modifica unicamente quest’ultimo: costruzione con verbo supporto (fer un resum). Se fino a questo momento abbiamo visto casi in cui a (10) Gli altri tre attentati sono avvenuti con scadenza una posizione di portata ampia di anche solo corrisponde quasi quotidiana ad Algeri, Kolea e Blida […]. Ma una portata, per così dire, relativamente ‘ristretta’ di sono state usate anche solo armi bianche per uccidere anche, nell’esempio successivo vedremo il caso in cui alla ieri in Algeria. posizione post VFIN di anche solo corrisponde una portata (10a) Ma sono anche state usate solo/soltanto armi ‘ampia’ di anche. bianche In (8), infatti, la portata del focalizzatore additivo si [además sólo/solamente se usaron armas blancas] estende a tutto il costrutto condizionale concessivo [a més sols/solament s’han fet servir armes blanques] (ellittico del se), mentre solo agisce sul SV (composto dal verbo e dal suo modificatore in forma frasale): La traduzione più adatta per mantenere inalterati i valori di entrambi gli avverbi è quella con además e a (8) La voglio vincere questa gara, dovessi anche solo més, ossia con i due avverbi che tipicamente sono giocare a tirare calci, calci, calci. considerati come equivalenti del connettivo additivo (8a) anche se dovessi solo giocare a tirare calci transfrastico inoltre. Per entrambe le lingue è tuttavia

16 Ci si passi l’impiego del termine argomento anche per i 15 predicati nominali. In Fernández Languilla e de Miguel (1999: 122) troviamo 17 l’esempio María es una persona muy comedida, incluso sólo Si noti anche che sia spagnolo sia catalano preferiscono bebe vino en las celebraciones, in cui l’avverbio restrittivo ha usare le forme equivalenti dell’avverbio restrittivo, e che portata unicamente sul margine temporale. lo spagnolo preferisce addirittura l’aggettivo simple.

429 Francesca La Forgia, Maria Carreras i Goicoechea possibile una traduzione con también/també e sólo/només, che modificano un SV andrebbe però approfondito, perché ma in questo caso il valore del focalizzatore in quel caso anche solo si troverebbe in una sequenza SV restrittivo/esclusivo deve essere, per così dire, esplicitato anche solo SAdv e non è da escludere a priori che attraverso l’impiego del verbo limitar: l’avverbio additivo possa avere portata anche sul verbo. Inoltre, la possibilità di tradurre sia il focalizzatore [también se han limitado a usar sólo armas blancas] unico sia quello doppio con le stesse locuzioni (aunque [també es van limitar a fer servir només armes sólo e encara que només) potrebbe far concludere che blanques] anche le sequenze di (11) e (12), in cui non compare il verbo, siano una sorta di subordinate ‘ridotte’. Proprio 4. Nuovi spunti di ricerca l’impiego di queste locuzioni e del loro corrispettivo Come già anticipato nell’introduzione, i dati fin qui negativo ni que (uguale in entrambe le lingue) dovrebbe analizzati mostrano che anche solo è in grado non solo di essere oggetto di uno studio approfondito sui corpora occorrere con tutti i tipi di sintagmi, ma anche con le specifici, dal momento che le nostre traduzioni hanno diverse funzioni che tali sintagmi possono assolvere evidenziato che possono essere impiegati sia come all’interno della frase, si tratti di costituenti immediati corrispettivi non solo di por lo menos/almenos e di (soggetto e argomenti) o di margini della frase semplice almenys, sia come equivalenti delle riformulazioni italiane (temporali, causali, modali, ecc.) e della frase complessa con perfino e nemmeno. Ovviamente la necessità di (frasi subordinate). approfondire lo studio sui corpora spagnoli e catalani vale Dobbiamo invece ancora verificare se queste funzioni per tutti i focalizzatori presi in considerazione, visto che in siano compatibili con entrambi gli impieghi di anche solo questo studio ci siamo limitati a ‘trovare’ una traduzione – come focalizzatore unico e doppio – e con tutti i tipi di di volta in volta adeguata all’esempio Anche per l’italiano riformulazione considerati. questo contributo ha messo in evidenza alcune zone che Una prima risposta può venire dall’osservazione del meriterebbero un’analisi più approfondita; in particolare, comportamento del focalizzatore con i SAdj; sembra il possibile ricorso alle diverse riformulazioni permette di infatti che con questo tipo di sintagmi la nostra forma sia aprire un discorso anche sulla natura semantica degli altri impiegata prevalentemente come focalizzatore unico. avverbi utilizzati. Una prima osservazione, ad esempio, riguarda il (11) È chiaro che un ruolo anche solo parziale di focalizzatore semplicemente, che come già accennato Gheddafi nel dirottamento del jet egiziano avrebbe viene considerato da Andorno (2000: 86-87) un avverbio conseguenze strategiche di grande valore per la restrittivo/esclusivo qualitativo, mentre nell’esempio (2) politica Usa nel Mediterraneo. non veicola nessuno di questi due valori avvicinandosi (11a) un ruolo perfino parziale di Gheddafi piuttosto al valore dell’aggettivo semplice della [un papel ni que fuera parcial] riformulazione dell’esempio (1). Dal momento che [un paper ni que fos parcial] entrambe sono riformulazioni che tengono conto dell’impiego di solo in un determinato contesto, si (12) Stabilire il numero, anche solo approssimativo, delle potrebbe considerare l’ipotesi che quest’ultimo avverbio vittime è molto difficile nella situazione attuale abbia una sorta di valore base che si limita a qualificare (12a) Stabilire il numero, almeno approssimativo, delle come minore, di grado più basso o più semplice, vittime l’elemento su cui agisce. [Establecer el número, aunque sólo sea/por lo menos Una seconda osservazione, invece, potrebbe riguardare /incluso aproximado, de las víctimas] i tre avverbi nemmeno/neanche/neppure, che possono [Establir el nombre encara que només sigui occorrere come controparte negativa non solo di anche ma aproximatiu, de les víctimes] anche di almeno. In (14), infatti, in cui anche solo può essere riformulato con nemmeno/neanche/neppure, il Un impiego del focalizzatore nel suo uso doppio in co- focalizzatore(come le sue riformulazioni) non veicola in occorrenza con i SAdj sembra possibile solo quando alcun modo un valore additivo negativo (come invece l’aggettivo fa parte di un costrutto condizionale ‘orfano’ ritiene Andorno, 2000: 97), ma segnala piuttosto una di se: soglia che il parlante ritiene minima e pensa che dovrebbe essere garantita e che invece viene (volutamente) negata. (13) Lui, Gullit, ha tolto tutti dall’imbarazzo dichiarando di non essere ancora pronto per sostenere l’impegno, (14) Non volevo dare l’impressione che riceverli fosse anche solo platonico, di stare in panchina. significasse un mio intervento, anche solo a fini di (13a) anche se fosse solo platonico garanzia. [aunque sólo fuera platónico] (14a) Non volevo dare l’impressione che riceverli [encara que nomès fos platònic] significasse un mio intervento, nemmeno a fini di garanzia. Lo stesso discorso potrebbe valere anche per i SAdv, e questa tendenza – sia per i SAdj che per i SAdv – In altre parole, se la frase fosse a polarità positiva si potrebbe essere spiegata ricordando la loro funzione nella avrebbe (v) e non (vi) frase: aggettivi e avverbi, infatti, sono già di per sé dei (v) volevo dare l’impressione che riceverli significasse un modificatori e quindi è pensabile che un focalizzatore che mio intervento, almeno a fini di garanzia si trova nella posizione immediatamente precedente tenda (vi) volevo dare l’impressione che riceverli significasse un a agire unicamente su di essi. Il discorso per gli avverbi mio intervento, anche a fini di garanzia.

430 Anche solo: riformulazioni e traduzioni in italiano, catalano e spagnolo

Se a queste considerazioni si aggiunge il fatto che Prandi, M. (2004). Riformulazione e condivisione. anche almeno, al di là di una sua “additività possibile” Rassegna Italiana di Linguistica Applicata, 36, 1, (König, 1991: 96) o di una sua “non esclusività” (Ricca, (numero monografico a cura di S. Bruti), pp. 35-48. 1999: 149) si avvicina molto di più a certi usi non Repubblica http://sslmitdev-online.sslmit.unibo.it/ pienamente scalari di perfino e addirittura, risulta chiaro Ricca, D. (1999). Osservazioni preliminari sui che la classificazione dei focalizzatori italiani necessita di focalizzatori in italiano. In N. Dittmar e A. Giacalone una revisione basata sul loro impiego in contesto, ma a cui Ramat (a cura di), Grammatik und Diskurs: Studien può essere di grande utilità uno studio contrastivo che zum Erwerb des Deutschen und des Italienischen. permetta di mettere in luce tutte le possibili sfumature. Tübingen: Stauffenburg Verlag, pp. 145-163. Sainz, E. (2006). También/anche: estudio semántico 5. Riferimenti contrastivo. In P. Capanaga e G. Bazzocchi (a cura di), Andorno, C. (1999). Avverbi focalizzanti in italiano. Mediación lingüística de lenguas afines: Parametri per una analisi. Studi Italiani di Linguistica español/italiano. Bologna: GeDit, pp. 15-32. Teorica e Applicata, 28, 1, pp. 43-83. Solà, J. et al. (2002). Gramàtica del català Andorno, C. (2000). Focalizzatori fra connessione e messa contemporanei. Barcelona: Empúries. a fuoco. Il punto di vista delle varietà di apprendimento. Tekavþiü, P. (1980). Grammatica storica dell’italiano. II, Milano: Franco Angeli. Morfosintassi. Bologna: Il Mulino. Bosque, I. e Demonte, V. (a cura di) (1999). Gramática Visconti, J. (2004). Sintassi e uso delle particelle perfino, descriptiva de la lengua española. Madrid: Real persino, e addirittura in italiano antico. In M. Dardano Academia Española-Espasa Calpe. e G. Frenguelli (a cura di), SintAnt. La sintassi Bruno, E. (2002). I focalizzatori additivi nelle due edizioni dell’italiano antico. Roma: Aracne, pp. 445-463. (1827 e 1840) dei Promessi Sposi. Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata, 31, 3, pp. 503-522. CREA http://www.rae.es/ Cuartero Sanchez, J.M. (2002). Conectores y conexión aditiva. Los signos incluso, también y además en español actual. Madrid: Gredos. De Cesare, A.M. (2000). Sulla semantica di alcuni tipi di intensificazione in italiano: “Davvero, è proprio molto interessante!”. Romanistisches Jahrbuch, 51, pp. 87- 107. De Cesare, A.M. (2001). Fra teoria e pratica: sintassi, semantica e traduzioni inglesi dell’avverbio proprio. Studi italiani di linguistica teorica e applicata, 30, 1, pp. 143-169. De Cesare, A.M. (2002). Intensification, modalisation et focalisation: Les différents effets des adverbes proprio, davvero et veramente. Bern: Peter Lang. De Cesare, A.M. (2004). Y a-t-il encore quelque chose à ajouter sur l’italien anche? Une réponse basée sur le CORIS/CODIS. Rivista di Linguistica, 16, 1, pp. 3-34. DIEC http://pdl.iec.es/ DUE = Moliner, M. (1998). Diccionario del español actual. Madrid: Gredos. Fernández Languilla, M. e de Miguel, E. (1999). Relaciones entre el léxico y la sintaxis: adverbios de foco y delimitdores aspectuales. Verba, 26, pp. 97-128. König, E. (1991). The Meaning of Focus Particles. A comparative Perspective. London/NewYork: Routledge. König, E. (1993). Focus Particles. In J. Jacobs, A. Von Stechow, W. Sternefeld e Th. Venneman (a cura di), Syntax. An International Handbook of Contemporary Research. Vol 1. Berlin/New York: De Gruyter, pp. 978-987. La Forgia, F. (2006). Alcune osservazioni sui focalizzatori. Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata, 35, 2, pp. 359-385. Manzotti, E. (1984). Costrutti esclusivi e restrittivi in italiano. Vox Romanica, 43, pp. 50-80. Matte Bon, F. (1995). Gramática comunicativa del español. Madrid: Edelsa.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 433-438

L’alternativa pronominale nella relativa appositiva isolata dalla punteggiatura

Letizia Lala

Università di Basilea e Università di Losanna

Abstract Nei loro usi standard canonizzati dalla grammatica tradizionale, le relative appositive, nonostante la maggiore indipendenza ‘testuale’ che esse godono rispetto alle restrittive, non sono mai separate dall’antecedente da una pausa ‘forte’. Per queste relative, la norma detterebbe l’utilizzo di che quando l’antecedente ‘relativizzato’ è un soggetto o un oggetto, e di (art.+) qual- o cui quando esso è preceduto da preposizione (cfr. Cinque, 1988: 447). In realtà un’osservazione della lingua d’uso mostra che ci sono casi frequenti in cui l’appositiva appartiene ad un Enunciato diverso da quello che contiene l’antecedente. Per questa costruzione ‘marcata’ la grammatica ha coniato il termine di «giustapposta-parentetica» (Cinque, 1988: 448 sgg.) e stabilito che il pronome relativo impiegato per soggetto e oggetto (oltre che per i complementi indiretti) dovrebbe essere (art.+) qual-. Nell’uso concreto però le scelte non sono così nette, e gli introduttori relativi si alternano in base ad automatismi difficili da cogliere. Detto questo, ciò che mi propongo in questa sede è di osservare l’alternativa che/(art.+) qual- all’interno della classe delle relative appositive isolate da una pausa ‘forte’ abbandonando l’ottica morfo-sintattica classica (cfr. Cinque, 1988) per arrivare a mostrare come la scelta pronominale sia in questi casi regolata soprattutto da criteri di ordine informativo-testuale.

1. Introduzione da preposizione tende ad essere avvertita come ‘marcata’ La distinzione tra relativa restrittiva e relativa – diastraticamente e diafasicamente – verso l’alto, ed è appositiva è nota, così come la possibilità della seconda di perciò percepita come inadatta nei contesti più spontanei e manifestarsi autonomamente dal punto di vista testuale- informali. Non è perciò difficile comprendere come nel illocutivo rispetto alla frase che contiene l’antecedente. campionamento LABLITA (Cresti, 2000) delle 36 ricorrenze riscontrate di relativa posta dopo un confine di Indizio di questa libertà è la sua realizzazione 3 intonativamente autonoma rispetto alla frase che la ospita Enunciato , con introduttore in caso diretto, solo una volta (Scarano, 2002: 140). Ora, se questo stacco prosodico (1) la scelta sia ricaduta su il quale: viene normalmente realizzato nello scritto grazie all’introduzione di una virgola, talvolta la frattura (1) // un giorno / nell’aprile del novantatré / mi mandò a interpuntiva può farsi più marcata; come mostrano i chiamare // tramite / un mio compaesano / un certo signor moltissimi esempi di relativa appositiva separata dalla Vito Colace / che io conoscevo // il quale mi disse / reggente da punto, da due punti o da punto e virgola. La guarda /’ c’è il Calabrò /’ che ti vuole parlare /’ vallo a costruzione che ne deriva, considerata ‘marcata’ dalla trovare //”[...] grammatica tradizionale, sarà l’ambito di studio della mia (Cresti, 2000/II: 367) analisi. Più in dettaglio, il mio contributo verterà sull’osservazione dell’alternanza degli introduttori relativi Né stupisce che questa unica ricorrenza appartenga che1 e (art.+) qual-, e si porrà l’obiettivo di mostrare che alla trascrizione di un’udienza giudiziaria, uno degli ambiti d’uso più formali dell’orale. cosa influenzi la scelta tra le due forme e le conseguenze che essa può arrecare a livello di testualità. Per ottenere Nello stesso corpus, in tutte le altre situazioni, chi ha questo, partirò dall’osservazione della relativa appositiva parlato ha preferito la forma che – come ad esempio in (2) 2 e (3): ‘giustapposta’ nella lingua parlata, per passare poi ad analizzare quanto accade nello scritto. (2) / ecco io mi occupo / appunto per questo / mi occupo in particolare / della liquidazione // 2. L’alternativa (art.+) qual-/che nella lingua mentre invece della pensione / devi andare dalla collega / orale Monelli / o dal collega / Baldini meglio // che c’ha le idee Un’indagine nell’ambito della lingua orale mostra per più chiare // la frase relativa una tendenza all’utilizzo quasi esclusivo (Cresti, 2000/II: 63) della forma invariabile che. In effetti, nell’italiano parlato odierno la scelta del pronome (art.+) qual- non preceduto (3) *ART: col mastice // l’ingrandente principale è il mastice // può essere / sia mastice / dato a mano / o sia con 1 Sulla scia degli studi di N. Chomsky (sull’inglese) e di R. quella [/] con quella macchinetta laggiù / vedi // Kayne (sul francese), molti linguisti non considerano che un *DAN: ah // pronome ma lo identificano con lo stesso elemento che introduce altri tipi di subordinate marcate temporalmente attribuendogli lo statuto di «complementatore» (cfr., tra gli altri: Benincà, in 3 In questa ricerca mi avvalgo del modello di strutturazione del Sombrero, 2003: 279-280 e Salvi e Vannelli, 2004: 289-290). testo adottato in Ferrari (2003) e sviluppato in Ferrari (2004) e 2 D’ora in avanti utilizzerò questo termine per intendere le (2005). Esso propone una classificazione delle unità minimali relative appositive separate dall’antecedente da una pausa costituenti il testo in unità funzionali, definite in base a ‘forte’, corrispondente a un confine di Enunciato. A fini di caratteristiche semantico-pragmatiche, e la cui designazione non chiarezza, ho selezionato esempi dove la visualizzazione del risulta da un unico, specifico aspetto della lingua, ma può confine è segnalata: nelle trascrizioni dall’orale, da una doppia dipendere dall’interazione di indizi di vario carattere: lessicale, sbarra obliqua (in linea con Cresti, 2000); e nello scritto, dalla sintattico, interpuntivo, semantico e contestuale. In linea con presenza di un’interpunzione ‘forte’ (punto; due punti; punto e questo modello teorico, considero l’Enunciato l’unità centrale virgola se non in funzione disambiguante). del testo (cfr. § 4.1).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Letizia Lala

*ART: laggiù dietro // che si chiama / latticiatrice // addirittura a sostituire l’anafora con un legame relativo perché / non è vero e proprio mastice // ma è lattice [!] di (qui per et ille), che permetteva di non appesantire il gomma / quella / della Malesia ... insomma ... periodo e di marcare la coesione con il co-testo precedente (Durante, 1981: 12). Il legame via una forma relativa in (Cresti, 2000/II: 120) principio di frase rimase operante in fase romanza, e, sullo stampo dal latino, nell’italiano antico divenne pratica Aggiungerei che nell’orale – come è noto – oltre alla corrente aprire un periodo con (art.+) qual- senza che al scelta preferenziale di che nei casi in cui è ammissibile costrutto venisse attribuito alcun grado di ‘marcatezza’. Il un’alternativa (casi diretti), è molto frequente, soprattutto pronome pieno in apertura di Enunciato deve dunque nelle varietà di registro poco controllato, l’utilizzo di che all’ipoteca di letterarietà derivatagli dalla tradizione indeclinabile anche per i casi indiretti. l’appartenenza a un registro stilistico più ‘alto’ della Così, nella lingua parlata, esempi come (4) e (5) non forma indeclinabile osservata nella medesima situazione. sono affatto rari: L’utilizzo del che per cominciare un periodo, avvertito come più ‘marcato’, si presta quindi ad essere accolto (4) *MAU: però / la normativa è questa // solo che poi ci entro un numero più limitato di tipi testuali e registri sono delle deroghe // che [ = per le quali, in base alle stilistici. Questo premesso, sono convinta che a monte quali, in base a cui]/ appunto / per chi ha già / più di [/] della scelta di utilizzare l’una o l’altra forma risiedano diciotto anni / di servizio / può andare / anche se non ha / nella maggior parte dei casi ragioni di ordine informativo- questi / requisiti / di cui ti dicevo prima // testuale.

(Cresti 2000/II: 62) 3.1. Le relative appositive ‘giustapposte’ nella lingua scritta (5) *ELA: eh // bella / 'esta foto // che [ = dove, in cui] l’hanno preso / mentre stava lavorando / lui // che [ = Avendo deciso di indagare sulla relativa appositiva dove, in cui] c’aveva + Liana / non te l’hanno mica data / spezzata da un segno di punteggiatura ‘forte’, credo che quella + sia fondamentale cominciare la mia indagine osservando *LIA: [<] [/] non l’ho più cercata // le caratteristiche informativo-testuali di questo costrutto. Come ho già detto, in italiano questa è una costruzione (Cresti e Moneglia, 2005_ifamcv01) piuttosto frequente. Vediamone due esempi in (6) e (7):

Dunque, nell’orale, specie se si fa riferimento ai (6) Ma c’è un popolo – indovina quale – che ha un altro registri più spontanei e informali (ma non soltanto), il che nome per quella malattia devastante: proprio i francesi. viene utilizzato invariabilmente, per qualunque ruolo Che si vendicano definendola un male italiano, anzi un sintattico. “mal florentin”, da curare col medicamento al mercurio In conclusione, se questa è la situazione per ciò che che, chissà perché, è un “onguent napolitain”. concerne l’italiano parlato, sembrerebbe che l’ambito di (LISUL_GIO_Corr) pertinenza del fenomeno di cui mi sto occupando sia piuttosto lo scritto. (7) L’8 settembre i commissari hanno sentito Giorgio e Luciana Alpi: i quali dall’incontro hanno ricavato solo 3. L’alternativa (art.+) qual-/che nello scritto amarezza e delusione, due sentimenti che li Se anche quella di semplificare il paradigma dei accompagnano, insieme al dolore, dalla morte della figlia, la giornalista del Tg3 assassinata a Mogadiscio [...] pronomi relativi (e non solo) sembra essere una tendenza diffusa in italiano per entrambi i mezzi comunicativi, nello (CORIS_STAMPAPeri) scritto – com’è logico per le caratteristiche pragmatiche del mezzo – abbiamo un uso delle varie forme Nei due casi, la scelta interpuntiva ha effetti importanti pronominali più vicino alla norma, e il pronome variabile a livello testuale. Scegliere di inserire il punto e i due (art.+) qual- e la forma invariabile che sono entrambi ben punti equivale infatti a suggerire al lettore di leggere la rappresentati. subordinata relativa come un Enunciato autonomo (cfr. Scelte di utilizzo dell’uno o dell’altra forma possono Lala, 2003 e 2005; Ferrari, 2003), permettendole così di dipendere da un’esigenza di variatio; dalla volontà – per acquistare una maggiore salienza testuale. In questo modo, desiderio di chiarezza, o, al contrario, di vaghezza – di lo scarto gerarchico tra essa e la principale può finire per esplicitare genere e numero; da variazioni sugli assi ridursi arrivando a divenire quasi impercettibile; come in diamesico, diafasico e diastratico. (8): Per ciò che concerne le relative ‘giustapposte’, la scelta tra le due forme implica anche un diverso livello di ‘marcatezza’ del costrutto. Inserire dopo una frattura (8) Sullo sfondo, ci piace ricordare la triplice condizione ‘forte’ il che risulta infatti stilisticamente più ardito che che Della Casa 1993: 11-12 pone alla grammatica iniziare un nuovo Enunciato con (art.+) qual-. Questa scolastica. La quale deve essere: “empirica (nel senso che differenza di livello stilistico trova origine nella nostra deve aderire ai fatti linguistici così come il soggetto li tradizione linguistica. Sappiamo che in latino, iniziare un pratica ed esperisce nella concretezza dell’uso nuovo periodo con una connessione relativa – aggettivo o quotidiano[...]). (LISUL_SAG_LIN) pronome – era prassi corrente (Grassi e Cassese, 1980: 182). La cosiddetta coniunctio relativa obbligava

434 L’alternativa pronominale nella relativa appositiva isolata dalla punteggiatura dove, malgrado la forma di subordinata, la frase relativa si possano ipotizzare due configurazioni semantico- ha, dal punto di vista testuale, il peso gerarchico di una testuali diverse: frase indipendente. In situazioni come questa, la tendenza è quella di scegliere il pronome pieno (art.+) qual-, che - una configurazione in cui la relativa appositiva ha un risulta molto vicino a un dimostrativo; come mostra la comportamento da frase indipendente; parafrasi (9): - una configurazione in cui l’appositiva si comporta come una subordinata. (9) Sullo sfondo, ci piace ricordare la triplice condizione che Della Casa 1993: 11-12 pone alla grammatica (i) La relativa appositiva che si comporta come una frase scolastica. Questa deve essere: “empirica (nel senso che indipendente deve aderire ai fatti linguistici così come il soggetto li Nei casi in cui la relativa abbia un comportamento pratica […]). semantico-testuale da frase autonoma, la scelta del pronome sembra orientata verso il pronome (art.+) qual-. Ci sono invece situazioni in cui il grado di Esso tende allora a comportarsi come un pronome integrazione della subordinata è maggiore, e dunque il dimostrativo. livello di autonomia dall’antecedente minore. In questi Perdendosi il legame sintattico, la scelta della casi la tendenza generale è ad utilizzare la forma subordinazione relativa diviene un modo per mostrare i invariabile che (10). Il tentativo di riformulare con un passaggi testuali e dare coesione al testo. dimostrativo dà allora spesso risultati meno soddisfacenti da un punto di vista testuale (11): (ii) La relativa appositiva che si comporta come una subordinata (10) Rimane da dire della vicenda narrativa; che a mio Dove invece la relativa appositiva continui a giudizio non è la cosa più importante. comportarsi come una subordinata, essa crea un’unità (LISUL_REC_Ind) testuale posta sullo sfondo comunicativo dell’Enunciato. La tendenza è allora all’utilizzo della forma che e l’inserimento della punteggiatura ‘forte’ serve non tanto a (11)??Rimane da dire della vicenda narrativa; questo a creare un confine di Enunciato quanto per imporre un mio giudizio non è la cosa più importante. confine testuale di tipo informativo, consentendo un L’impressione di inaccettabilità che si ottiene leggendo aumento del dinamismo comunicativo rispetto alla (11) deriva dal fatto che con l’inserimento del formula linearizzata. dimostrativo si modifica lo statuto di commento a latere della relativa, che con la maggiore autonomia acquista 3.3. Scelta pronominale: sintomo o causa di un’importanza testuale inadeguata, soprattutto se si autonomia? considera che il testo continui tematizzando la «vicenda La questione che ci si può porre a questo punto è se la narrativa». scelta dell’introduttore relativo sia sintomo o causa È interessante notare come sia possibile recuperare dell’appartenenza all’una o all’altra classe d’uso. pienamente l’accettabilità inserendo una congiunzione Cerchiamo di capirlo prendendo gli esempi seguenti: come ma o e4 (12): (13) Ed è lì che vivono anche i bambini molestati: proprio (12) Rimane da dire della vicenda narrativa; [ma/e] nella “tana del lupo”. Che di loro conosceva orari e questo a mio giudizio non è la cosa più importante. abitudini, giochi e nomi. Sapeva qual era la loro scuola, quale il dolce preferito. Ciò, in quanto in (12), l’Enunciato è inserito, grazie al (CORIS_STAMPAQuot) connettivo, in un movimento logico-argomentativo che ne giustifica la ‘pesantezza’ testuale. Via la congiunzione, si (14) “La lingua umana può essere una tromba di guerra e recupera inoltre il legame subordinante, di forte di sedizioni” così, richiamandosi a Pericle, scriveva (alla dipendenza, presente in origine (10) grazie al che. metà del Seicento) Thomas Hobbes. Il quale pensava che Arrivata a questo punto, credo di poter cominciare a tra le cause principali della decapitazione del re Carlo e trarre alcune conclusioni. della rivoluzione inglese del 1649 ci fosse l’educazione che avevano ricevuto quei molti gentiluomini che si erano 3.2. Prime conclusioni formati sui testi di Platone e Aristotele, Cicerone, Seneca e Catone. Sembrerebbe quindi che, data una struttura: (LISUL_GIO_S24H_st)

Segno Subordinata Osservando gli esempi, ci accorgiamo che nei due casi Reggente ĺ Interpuntivo ĺ Relativa le relative sembrano avere un grado di integrazione nel ‘forte’ Appositiva testo e un livello gerarchico-testuale diversi, corrispondenti alle due differenti scelte di ripresa pronominale (cfr. supra).

4 Con (15) e (16), ci accorgiamo però che le due forme Del resto, questa è la procedura regolarmente consigliata nelle possono essere invertite: scuole italiane per le traduzioni dal latino all’italiano (cfr., tra gli altri, Grassi eCassese, 1980: 182-183).

435 Letizia Lala

(15) Ed è lì che vivono anche i bambini molestati: proprio Mentre l’esempio originale (17) mostra come il che si nella “tana del lupo”. Il quale di loro conosceva orari e presti con facilità ad introdurre un’unità strettamente abitudini, giochi e nomi. Sapeva qual era la loro scuola, agganciata al co-testo precedente, e di minimo sviluppo quale il dolce preferito. verso quello destro; l’utilizzo in (18) del pronome il quale spinge verso una lettura diversa e poco adeguata per (16) “La lingua umana può essere una tromba di guerra e questo contesto. In effetti, l’attenzione posta sull’entità a di sedizioni” così, richiamandosi a Pericle, scriveva (alla cui si lega il pronome e la forte autonomia dell’unità metà del Seicento) Thomas Hobbes. Che pensava che tra saturata dalla relativa ottenuti con l’utilizzo di (art.+) le cause principali della decapitazione del re Carlo e della qual- in principio di Enunciato fanno in modo che il rivoluzione inglese del 1649 ci fosse l’educazione che lettore sia spinto a cercare nel co-testo di destra un logico avevano ricevuto quei molti gentiluomini che si erano sviluppo del contenuto proposto dalla relativa. Così l’unità formati sui testi di Platone e Aristotele, Cicerone, Seneca introdotta da «mentre», che nell’originale si opponeva alla e Catone. «trasform[azione] [di] Benigni», finisce per sembrare contrapposta al contenuto della relativa (l’attribuzione del nomignolo «Pinokkiev»). Si modifica così l’architettura e che sostituire in (13) il che con il quale permette di logico-argomentativa originale e un’unità testuale che in attribuire alla subordinata uno statuto che la rende simile a origine aveva un ruolo di esclusivo completamento di una frase indipendente; mentre, riformulare (14) con che quanto precedentemente espresso finisce per assumere una fa sì che la relativa, nonostante l’arresto segnato dal punto, funzione di primo piano nella prosecuzione del testo; riacquisti un ruolo testuale da subordinata. mentre il referente pronominale della relativa acquista Andando avanti nell’analisi, ci accorgiamo inoltre che un’evidenza che poco gli si addice. Diverso il caso della la scelta dell’una o dell’altra forma permette di attribuire variante (19) in cui il pronome relativo introduce un un grado di attenzione differente all’entità segnalata Enunciato caratterizzato da forte autonomia, che proietta dall’introduttore relativo, consentendo così di veicolare in avanti i propri contenuti e dove l’introduttore assume l’informazione in maniera sottilmente diversa. La povertà un ruolo di primo piano utile in questo caso per creare la semantica del che spinge infatti al ‘compattamento’ contrapposizione con «Mastro Geppetto»: informativo dell’unità testuale che esaurisce la relativa, all’interno della quale l’informazione è linearizzata. Il che (19) Ora è vero che la povera glasnost ha avuto le gambe consente quindi di introdurre una sequenza strettamente corte, tuttavia ci sembra che la contraddizione fra la verità ancorata al movimento precedente – in qualche modo e la bugia possa essere risolta soltanto con uno sforzo statica –, spingendo ad interpretarla sotto una luce di perestroiko, che trasformi Benigni, da pezzo di legno, in ‘attributività’. un personaggio post-sovietico, in un autentico figlio di La pesantezza fono-semantica del pronome pieno Putin: diciamo pure in una incarnazione russa del assegna invece una maggiore forza comunicativa all’entità personaggio collodiano; il quale si chiamerà segnalata dal pronome, e permette di inserire una inevitabilmente Pinokkiov, mentre Mastro Geppetto finirà sequenza ‘eventiva’, aperta verso l’evoluzione del testo. probabilmente per chiamarsi Zio Vania [...] Osserviamo a riguardo gli esempi (17) e (18): Dunque nella relativa ‘giustapposta’ la scelta (17) Ora è vero che la povera glasnost ha avuto le gambe dell’introduttore porta con sé conseguenze importanti. corte, tuttavia ci sembra che la contraddizione fra la verità Essa è all’origine del diverso livello di integrazione del e la bugia possa essere risolta soltanto con uno sforzo contenuto della subordinata e quindi del differente ruolo perestroiko, che trasformi Benigni, da pezzo di legno, in gerarchico acquistato all’interno del testo. Da essa deriva un personaggio post-sovietico, in un autentico figlio di un diverso grado di attenzione posto sull’entità Putin: diciamo pure in una incarnazione russa del ‘relativizzata’ e il conseguente orientamento sulla personaggio collodiano; che si chiamerà inevitabilmente tipologia della sequenza successiva. Sembrerebbe quindi Pinokkiov, mentre è ancora dubbia e diplomaticamente che la scelta tra (art.+) qual- e che orienti in maniera controversa la trasformazione di Mastro Geppetto nello inequivocabile la strategia linguistica; e che all’origine Zio Vania (fosse un calciatore, ci sarebbero meno delle diversità tra i due costrutti risiedano ragioni legate problemi, passaporto falso e via). alla dimensione informativa del testo. Arrivata a questo (LISUL_GIO_S24H_contr) punto credo quindi che sia importante occuparmi

?? dell’articolazione informativa degli Enunciati in esame. (18) Ora è vero che la povera glasnost ha avuto le gambe Per procedere verso questa direzione partirò descrivendo corte, tuttavia ci sembra che la contraddizione fra la verità quali sono le unità che costituiscono l’Enunciato. e la bugia possa essere risolta soltanto con uno sforzo perestroiko, che trasformi Benigni, da pezzo di legno, in 4. Lo statuto informativo della relativa un personaggio post-sovietico, in un autentico figlio di appositiva isolata dalla punteggiatura Putin: diciamo pure in una incarnazione russa del personaggio collodiano; il quale si chiamerà inevitabilmente Pinokkiov, mentre è ancora dubbia e 4.1. Le unità costitutive dell’Enunciato diplomaticamente controversa la trasformazione di Mastro All’interno del modello teorico in cui si colloca la mia Geppetto nello Zio Vania (fosse un calciatore, ci ricerca, il contenuto di un testo è strutturato in Enunciati sarebbero meno problemi, passaporto falso e via). (cfr. nota 2). Essi rappresentano le unità centrali del testo in quanto svolgono il ruolo cruciale di veicolare l’atto di

436 L’alternativa pronominale nella relativa appositiva isolata dalla punteggiatura illocuzione e quello di composizione testuale effettuati dal Così in (20), la salienza propria dell’unità di Quadro viene locutore al momento di generare l’atto linguistico. assegnata a un contenuto proposto come Topic del nuovo L’Enunciato si articola al suo interno in unità testuali, Enunciato; mentre in (21) scegliere di linearizzare la la più importante delle quali è l’unità di Nucleo, a cui relativa all’interno dell’unità di Nucleo equivale ad spetta di contenere l’obiettivo comunicativo relativo attribuire al referente del pronome una minore salienza all’intero Enunciato. Il Nucleo può essere accompagnato testuale e comunicativa. da altre unità facoltative tra cui le più importanti sono il Presentare un pronome come Quadro fa sì che questo, Quadro e l’Appendice. Il Quadro ha la funzione di «rinviando ad un referente già introdotto nel testo, ne esplicitare la cornice all’interno del quale si definisce la sottoline[i] l’importanza nei meccanismi compositivi» pertinenza comunicativa, semantica e testuale (Zampese, 2005: 176). L’effetto che si ottiene in (20) è dell’interpretazione del Nucleo. L’Appendice, posta sullo quello di sottolineare la struttura in progress del testo, sfondo informativo dell’Enunciato, costituisce invece grazie alla ripresa anaforica che marca il legame della un’integrazione di un’altra unità – Nucleo o Quadro – e ha nuova unità con le precedenti; e, al tempo stesso, di il compito di approfondire o correggere il contenuto che la valorizzare questa operazione di costruzione graduale del precede. In un testo costruito in maniera coerente ogni testo, grazie all’autonomia informativa realizzata Enunciato, oltre ad essere organizzato gerarchicamente nel dall’unità di Quadro (cfr. Zampese, 2005: 176). modo visto, articola i suoi contenuti in Topic e Comment. Scegliere l’una o l’altra formulazione permette inoltre I Topic sono le entità su cui vertono le predicazioni, di optare tra una struttura che mette in risalto la relazione realizzate dai Comment. Ogni Enunciato contiene un tra due entità e una logica sequenziale che mira al legame Comment e può contenere al suo interno anche un Topic. tra eventi.

4.1.1. Lo statuto informativo della relativa 5. Conclusioni ‘giustapposta’ Partendo dall’osservazione di quelle che ho definito relative ‘giustapposte’ (relative appositive spezzate da un Si prendano gli esempi (20) e (21), due casi di relativa confine di Enunciato), ho deciso di concentrare la mia ‘giustapposta’ da me annotati informativamente: analisi sugli utilizzi degli introduttori relativi, e in particolare sull’alternanza, nella lingua contemporanea, tra 5 (20) Pasolini? Un imbonitore. Così sostiene Angelo (art.+) qual- e che. Ho mostrato così come nell’orale, (topic) Quadro Guglielmi.// Il quale / non s’è ancora slegato dal nonostante la norma, la tendenza generale sia all’utilizzo dito il fatto che,/ quand’era un giovane di belle speranze esclusivo della forma invariabile che per i casi diretti e, Appendice letterarie,/ il gigante non lo salutava nelle varietà meno formali, anche per i casi indiretti. L’uso Nucleo nemmeno.// del pronome pieno sembra infatti limitato a varietà della (LISUL_GIO_S24H_contr) lingua poco spontanee. Passando poi all’osservazione dello scritto si è potuto (21) // Ceronetti/ è traduttore radicalmente anticlassico:// Appendice vedere che entrambi gli introduttori sono ancora che non si arrende,/ facendo di necessità virtù,/ ampiamente attestati, e che nella relativa ‘giustapposta’ all’evidenza che ogni traduzione non può che sottrarre Nucleo talvolta compare la forma invariabile che, talaltra il espressività e musica all’originale,// ma può [...] pronome variabile (art.+) qual-. Questo mi ha spinto a cercare di stabilire che cosa nello scritto motivi (LISUL_REC_Ind) l’alternanza tra i due introduttori. Ho così indicato come potenziali criteri di scelta tra le due forme ragioni di Nelle mie ipotesi, la differenza che possiamo ordine diverso, quali esigenze di variatio o il desiderio di riscontrare tra i due esempi è da cogliere soprattutto in esplicitare genere grammaticale e numero. Il fatto poi che termini informativo-testuali. Per prima cosa, mentre in l’italiano antico non attribuisse all’utilizzo della forma (20) la scelta della forma il quale orienta il lettore a relativa (art.+) qual- in principio di periodo alcuna ipoteca interpretare il referente testuale indicato dal pronome di ‘marcatezza’ ha garantito a questo costrutto un prestigio come Topic, in (21) l’utilizzo del che spinge alla che pesa ancora oggi sui giudizi di accettabilità; così che il compattazione informativa. Inoltre, se nel caso del quale in principio di Enunciato appare meno ‘marcato’ pronome relativo pieno esso può essere linearizzato nel dell’alternativo che. Quindi, criteri di scelta anche di tipo Nucleo ma anche prendere posto all’interno di un’unità di ‘stilistico’ e legati all’ambito di utilizzo. Proseguendo Quadro – inaugurando così una nuova unità informativa –, nell’analisi del costrutto, ho poi segnalato come le relative la scelta del che orienta definitivamente verso la 6 ‘giustapposte’ si prestino a una classificazione in due linearizzazione all’interno del Nucleo dell’Enunciato. categorie: proposizioni che testualmente tendono ad acquisire un livello di autonomia che le avvicina a frasi 5 Questa lettura non esclude la possibilità di una seconda lettura indipendenti; e proposizioni che, nonostante l’inserimento con Topic linearizzato nel Nucleo: di un segno di punteggiatura ‘forte’ (normalmente (20bis) Pasolini?// Un imbonitore.// Così sostiene Angelo all’origine di un confine di Enunciato), mantengono il loro Guglielmi.// Il quale(topic) non s’è ancora slegato dal dito il fatto che,/ quand’era un giovane di belle speranze letterarie,/Appendice il gigante non lo salutava nemmeno.//Nucleo // Prefata magistralmente da Piero Boitani,/Quadro l’agenda (LISUL_GIO_S24H_contr) dantesca è una miniera di informazioni sul poeta e sul suo 6 In alcuni casi la relativa inserita nel Nucleo lo articola, mondo./ Nucleo Che a sette secoli di distanza è più che mai realizzando un’Appendice: vivo./Appendice // (LISUL_GIO_S24H_ex_lib)

437 Letizia Lala statuto di subordinate. Ho quindi mostrato come nel primo Zanichelli. caso sia tendenzialmente usata la forma (art.+) qual-; nel Ferrari, A. (1997). Quando il punto spezza la sintassi. secondo, il che. E come l’appartenenza all’una o all’altra Nuova secondaria, 15, 1, pp. 47-56. categoria trovi origine proprio nella natura della forma Ferrari, A. (1998). Note sull’apposizione pronominale selezionata. In effetti, la pesantezza fono- grammaticalizzata. SIT. Cahiers de l’Institut d’Italien semantica della forma variabile (art.+) qual- pare de l’Université de Neuchâtel, pp. 7-29. consentirle, in apertura di Enunciato, un ruolo del tutto Ferrari, A. (2003). Le ragioni del testo. Aspetti corrispondente a quello di una forma pronominale morfosintattici e interpuntivi dell’italiano dimostrativa o personale; cosa che non avviene per la contemporaneo. Firenze: Accademia della Crusca. forma indeclinabile che. Così, (art.+) qual- tende ad Ferrari, A. (a cura di) (2004). La lingua nel testo, il testo assumere il ruolo di referente centrale dell’Enunciato nella lingua. Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico inaugurato, che finisce per articolarsi in ‘entità di cui si Italiano. parla’ (Topic) e ‘predicazione che si intende veicolare’ Ferrari, A. (a cura di) (2005a). Rilievi. Le gerarchie (Comment); mentre il che apre un’unità che si compatta semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. Firenze: all’interno dell’Enunciato di cui fa parte o di cui Franco Cesati. rappresenta un’unità posta in secondo piano. Ferrari, A. (2005b). Le relative appositive nel testo. In conclusione, la forma (art.+) qual- incipitaria Cuadernos de filologìa italiana, 12, pp. 9-32. consente d’introdurre Enunciati che malgrado la forma Fornaciari, R. (1974 [1881]). Sintassi italiana dell’uso subordinata si comportano come frasi indipendenti, e di moderno. Firenze: Sansoni. creare costruzioni in grado di far nascere forti effetti Grassi, C. e Cassese, L. (1980). Sintassi latina. Milano: informativi e testuali senza apparire troppo ‘marcate’, A.P.E. Mursia. risultando adatte ad essere ospitate in varie tipologie Lala, L. (2003). I Due punti: uno studio del segno. Tesi di testuali. Il maggior rilievo assunto dalla forma laurea in Linguistica Italiana. Université de Genève. pronominale permette inoltre costruzioni graduali del testo Lala, L. (2004). I Due punti e l’organizzazione logico- nelle quali si dia risalto alle relazioni tra entità. Aprire con argomentativa del testo. In A. Ferrari (a cura di), La che realizza invece costruzioni più integrate testualmente, lingua nel testo, il testo nella lingua. Torino: Istituto emarginate dal co-testo precedente tramite un intervento dell’Atlante Linguistico Italiano, pp. 143-164. della punteggiatura posto a operare sulla superficie del Lala, L. (2005). “A voi lettori. L’ardua sentenza. Barrate testo (e non all’interno della sua struttura) allo scopo di la crocetta. Sulla risposta. Prescelta”: le articolazioni produrre dinamismo informativo. Le architetture informative di (certa) riflessione politica. In A. Ferrari realizzate in questo modo si costruiscono sul concatenarsi (a cura di), Rilievi. Le gerarchie semantico- di legami tra eventi. L’estraneità della costruzione alla pragmatiche di alcuni tipi di testo. Firenze: Franco tradizione linguistica partecipa alla comune percezione di Cesati. questo come di un costrutto ‘di rottura’, apprezzato da chi Lala, L. (2006). Gli introduttori della relativa voglia (e possa, in base al contesto) ‘osare’ una devianza “giustapposta”. In A. Ferrari (a cura di), Parole frasi più ‘marcata’ rispetto alla norma. testi, tra scritto e parlato. [Cenobio LV, 3], pp. 249- 259. 6. Riferimenti LIP: Lessico di frequenza dell’Italiano Parlato. Bonomi, I., Masini, A., Morgana, S. e Piotti, M. (2003). LISUL: Corpus privato di italiano scritto costituito dal Elementi di linguistica italiana. Roma: Carocci. gruppo di Linguistica Italiana Sincronica Cinque, G. (1988). La frase relativa. In L. Renzi (a cura dell’Università di Losanna (LISUL). di), Grande grammatica italiana di consultazione, Sabatini, F. (1985). L’‘italiano dell’uso medio’: una realtà Volume I. Bologna: Il Mulino, pp. 443-503. tra le varietà linguistiche italiane. In G. Holtus e E. CORIS: CORpus di Italiano Scritto del Centro Radtke (a cura di), Gesprochenes Italienisch in Interfacoltà di Linguistica Teorica e Applicata Geschichte und Gegenwart. Tübingen: Narr, pp. 154- dell’Università di Bologna (CILTA). 184. Cresti, E. (2000/I). Corpus di italiano parlato. Salvi, G. e Vannelli, L. (2004). Nuova grammatica Introduzione. Firenze: Accademia della Crusca. italiana. Bologna: Il Mulino. Cresti, E. (2000/II). Corpus di italiano parlato. Campioni. Scarano, A. (2002). Frasi relative e pseudo-relative in Firenze: Accademia della Crusca. italiano: sintassi, semantica e articolazione Cresti, E. e Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- dell’informazione. Roma: Bulzoni. ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken Serianni, L. (1997). Italiano. Grammatica-sintassi– dubbi. Romance Languages. Amsterdam/Philadelphia: John Milano: Garzanti. Benjamins Publishing Company. Sobrero, A. A. (a cura di) (2003). Introduzione all’italiano Dardano, M. (1986). Il linguaggio dei giornali italiani. contemporaneo. Le strutture. Bari: Laterza. Roma/Bari: Laterza. Serianni, L. (1986). Grammatica Italiana. Italiano Dardano, M. (1994). Profilo dell’italiano contemporaneo. Comune e Lingua Letteraria. Torino: UTET. In L. Serianni e P. Trifone (a cura di), Storia della Zampese, L. (2005). La struttura informativa degli articoli lingua italiana, Volume II, Scritto e parlato. Torino: di cronaca: natura e funzioni dell’unità di Quadro. In A. Einaudi, pp. 343-430. Ferrari (a cura di), Rilievi. Le gerarchie semantico- Durante, M. (1981). Dal latino all’italiano moderno. pragmatiche di alcuni tipi di testo. Firenze: Franco Saggio di storia linguistica e culturale. Bologna: Cesati, pp. 173-214.

438 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 439-444

In effetti nel testo

Magda Mandelli

Università di Basilea

Abstract La locuzione in effetti appartiene alla categoria funzionale dei connettivi pragmatici, e in quanto tale contribuisce alla costruzione dell’architettura logico-compositiva del testo. A differenza di altri connettivi pragmatici, in effetti sembra però avere una semantica complessa, che resta ancora in parte da definire. Il Sabatini Coletti riconosce due valori di impiego di in effetti, l’uno confermativo e l’altro avversativo-limitativo. Sulla stessa linea, Corinne Rossari, nel suo studio sugli operatori di riformulazione in francese e in italiano, osserva un’ambiguità nella semantica di in effetti (assente invece in quella del corrispettivo francese en effet), il quale può ora “confirmer”, ora “infirmer” il contenuto dell’enunciato al quale fa riferimento. Tenendo conto di queste considerazioni, e partendo da una serie di corpora di italiano scritto e parlato, la nostra comunicazione vuole rendere conto del funzionamento del connettivo in effetti entro le dimensioni logica e informativo-illocutiva del testo. In particolare, l’obiettivo del nostro contributo è valutare quali siano le funzioni grammaticali di in effetti, quali le componenti istruzionali contenute nella sua semantica, e se esista un’associazione privilegiata tra l’interpretazione del connettivo e la sua posizione entro una sequenza testuale.

1. Introduzione e obiettivi grammaticali diverse (avverbi di frase come Con il presente contributo vorrei tornare su un effettivamente, in realtà, realmente, congiunzioni come però, peraltro, infatti, difatti, avverbi focalizzanti come argomento che negli ultimi anni ha avuto un certo 2 successo nell’ambito della linguistica testuale, quello del proprio e davvero ); semantica, dati i due diversi impieghi funzionamento dei connettivi entro il testo.1 La scelta è che sembra avere la locuzione: nel Sabatini Coletti si caduta in questa sede sulla locuzione in effetti, legge infatti che in effetti può conoscere, a seconda del principalmente per due motivi: innanzi tutto, malgrado contesto, il valore avversativo-oppositivo di però e ricorra di frequente sia nello scritto che nell’orale, peraltro, o quello confermativo di difatti e infatti. mancano studi sul suo comportamento sintattico e Dal punto di vista dell’esemplificazione, poi, i semantico, e le poche osservazioni che si trovano nei dizionari mostrano una certa fragilità. Gli unici dizionari dizionari sono perlopiù vaghe e incomplete; inoltre, il che propongano degli esempi sono quello di Dardano e il duplice valore che il Sabatini Coletti attribuisce alla Sabatini Coletti: locuzione, avversativo e confermativo, si rivela (1) In effetti, sono molto stanco (Dardano,1982, sotto la problematico non appena si guardi agli esempi reali. È 3 nostro obiettivo dunque studiare in modo approfondito il voce effetto) . funzionamento sintattico-semantico della locuzione, e in (2) In effetti, poi tutto è andato bene (Sabatini e Coletti particolare mettere in luce la duplice funzione di in effetti, 2006, sotto la voce effetto). che a seconda della posizione sintattica e del contesto può (3) In effetti, bisognava procedere in altro modo (Sabatini e operare sul predicato, e dunque fungere da avverbio, o Coletti, 2006, sotto la voce effetto). invece far interagire due contenuti creando tra essi una relazione di tipo logico, specificità questa dei connettivi La somiglianza tra gli esempi riportati è evidente, e pragmatici. La lettura dei corpora mostrerà inoltre la tuttavia gli enunciati in (1), (2) e (3) dovrebbero necessità di mettere in discussione l’interpretazione esemplificare tre impieghi diversi della locuzione: quello avversativa di in effetti connettivo, nonché di riflettere avverbiale, col valore di in realtà e veramente (1); quello sulle associazioni tra la posizione di questo all’interno confermativo di infatti e difatti (2); e quello avversativo- dell’enunciato e il suo valore semantico. limitativo di però e peraltro (3). Il meno che si possa dire è che gli esempi illustrati non consentono di distinguere 2. In effetti nei dizionari né l’impiego avverbiale (1) da quello di “locuzione congiuntiva testuale” (2-3), né l’impiego avversativo- In italiano, le uniche osservazioni che possediamo limitativo da quello confermativo. Limitandoci agli sulla locuzione in effetti sono quelle raccolte nei dizionari esempi del Sabatini Coletti, si noterà che l’interpretazione dell’uso. A questo riguardo, il dato che maggiormente oppositiva o confermativa degli enunciati in (2) e (3) può salta all’occhio è l’eterogeneità dei sinonimi associati alla eventualmente essere ricavata dal contenuto complessivo locuzione, sintomatica della sua complessità semantica. dell’enunciato, ma non è data da in effetti. È il contesto, Così, Devoto e Oli elencano tra i sinonimi di in effetti gli insomma, a determinare l’orientamento negativo o avverbi in realtà, davvero, proprio; De Mauro positivo dell’enunciato. effettivamente, davvero, di fatto, in realtà, realmente; Dardano in realtà e veramente; Sabatini e Coletti infatti, difatti, però, peraltro. Da una prima indagine risulta 2 Per un’analisi sintattico-semantica e testuale di proprio e dunque un’evidente complessità funzionale e semantica davvero, che mette tra l’altro in discussione la pertinenza del della locuzione in effetti: funzionale, vista la parentela di termine ‘focalizzatori’ per questa classe di avverbi, cfr. in in effetti con espressioni lessicali appartenenti a categorie particolare De Cesare 2001 e 2003. 3 Nel suo dizionario, Maurizio Dardano annovera inoltre l’impiego di in effetti come risposta affermativa, quando 1 Si vedano in particolare Ferrari (2005a), Rossari (1994), compare da solo: Rossari, Beaulieu-Masson, Cojocariu, Razgouliaeva (2004), (ii) A: Non ha tutti i torti. Pasch, Brausse, Breindl, Wassner (2003). B: In effetti! (Dardano 1982, sotto la voce effetto).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Magda Mandelli

I dati che si ricavano dai dizionari non fanno dunque che particolare pongono due quesiti: a che categoria alimentare la curiosità del linguista, e obbligano a grammaticale appartiene in effetti? E che ne è del presunto un’indagine più fine sulla sintassi e sulla semantica della valore avversativo? Esiste? È una componente istruzionale locuzione. della semantica della locuzione? Oltre ai dati contenuti nei dizionari italiani d’uso, non Nel paragrafo che segue cercheremo di dimostrare, da un siamo a conoscenza di studi italiani sul funzionamento di in lato, che in effetti appartiene alla classe delle espressioni effetti. In ambito francese, invece, ampie osservazioni sono morfologicamente invariabili che conoscono sia un impiego raccolte nel lavoro di Corinne Rossari sulle operazioni e gli di avverbio che un impiego di connettivo pragmatico; operatori di riformulazione in francese e in italiano. In dall’altra, che nel suo impiego di connettivo in effetti è sintonia col Sabatini Coletti, la Rossari attesta due valori di sempre confermativo. in effetti, uno confermativo e l’altro avversativo. Nei termini della linguista, a seconda del contesto la locuzione 3. In effetti avverbio e in effetti connettivo in effetti può ora “confirmer”, ora “infirmer” un contenuto 4 Un’analisi delle occorrenze di in effetti in esempi reali, precedentemente veicolato. Risulta tuttavia problematica, 6 anche in questo caso, l’esemplificazione: tratti da corpora di italiano scritto e parlato , conferma la necessità di distinguere l’uso avverbiale della locuzione da (4) Salonicco gode fama di brutta città. In effetti ripete il quello di connettivo pragmatico, e l’esistenza, per in effetti disordine di Atene senza il riscatto dell’Acropoli (Rossari, connettivo, di un unico valore semantico, quello 1994: 160). confermativo. Cominciamo col primo punto: riconoscere a (5) Sembra efficace, rapido e intelligente. In effetti, non è in effetti due funzioni, una di connettivo e una di avverbio, così brillante quanto pare (Rossari, 1994: 159). permette di distinguere usi come quelli sotto (8) e (9): (6) Marco dice di amare Maria. In effetti, si prende gioco di lei (Rossari, 1994: 159). (8) La differenza tra le categorie “avverbio” e “particella” (7) A: Mi sembra che hai ancora fumato troppo oggi. ha inoltre una base sintattica. In effetti, ancora in König et B: In effetti, ho fumato solo tre sigarette (Rossar,i 1994: al. (1990), si assume che la prima si combina con verbi e 165). aggettivi [...], mentre la seconda può combinarsi con diversi costituenti frasali, di cui tipicamente il sintagma nominale, Se l’uso di in effetti confermativo in (4) è del tutto o il solo nome (De Cesare, 2001: 91). accettabile, l’interpretazione avversativa del connettivo (9) Abbiamo visto che con forza è strettamente relativo negli enunciati da (5) a (7) ci sembra infatti difficile da all’esercizio di forze e abbiamo visto che nelle situazioni a ricostruire. E anzi il valore confermativo è tanto prevalente cui si applica buttare nessuna forza si esercita in 2 (che si nella semantica di in effetti che in un esempio come il (6) si riferisce a una locazione). Prevediamo quindi che lo scope è tentati a immaginare un mondo in cui “amare” significa relativo di con forza, quando modifica buttare, sia in 1. Il “prendersi gioco di”.5 Anche in (7), l’interpretazione più lettore con competenza semantica dell’italiano può spontanea di effetti ci sembra essere quella confermativa, verificare che è quanto succede in effetti: dalla quale dipenderebbe allora un effetto ironico. Gli 13e) Mario ha buttato con forza la palla nella rete. enunciati diventano accettabili soltanto se in effetti viene In 13e) ciò che è forte è la battuta (1), non l’entrata della sostituito con connettivi che accettano un’interpretazione palla nella rete (2) (LISULB_SAG_LIN). avversativa come in realtà e di fatto (5’), o se si aggiunga un enunciato che neghi la verità del contenuto a cui fa Risulta evidente che in (8) in effetti è connettivo, la riferimento in effetti, e che consenta di recuperare sua funzione è infatti quella di far interagire due l’interpretazione confermativa, come in (6’) e in (7’): contenuti, “la differenza tra le categorie “avverbio” e “particella” ha una base sintattica” e “ancora in König et (5’) Sembra efficace, rapido e intelligente. In realtà/ Di al. (1990), si assume che la prima si combina con verbi e fatto, non è così brillante quanto pare. aggettivi [...], mentre la seconda può combinarsi con (6’) Marco dice di amare Maria. Ma non è vero. In effetti, diversi costituenti frasali [...]”, presentando il secondo si prende gioco di lei. come una conferma del primo. In (9) invece, in effetti è (7’) A: Mi sembra che hai ancora fumato troppo oggi. avverbio, la sua portata è in particolare il predicato B: Ti sbagli. In effetti, ho fumato solo tre sigarette. “succede”, del quale sottolinea i tratti veri-condizionali. A

L’eterogeneità dei sinonimi attribuiti a in effetti, 6 I corpora utilizzati sono i seguenti : LISULB, corpus di italiano l’ambiguità dell’esemplificazione nei dizionari, e la scritto contemporaneo non letterario (Università di Basilea, difficile accettabilità degli esempi in Rossari 1994, diretto da A. Ferrari); Lablita, corpus di italiano parlato raccolto mostrano la necessità di un’analisi più approfondita. E in dall’équipe di E. Cresti (Università di Firenze); C-ORAL-ROM Italiano, corpus di italiano parlato raccolto dall’équipe di E. Cresti e M. Moneglia (Università di Firenze); Athenaeum, 4 Corinne Rossari aggiunge che, a differenza di quella corpus di “prosa accademica”, composto da articoli di notiziari confermativa, l’interpretazione avversativa può essere ricostruita accademici dell’Università di Torino (Università di Torino, soltanto in presenza di particolari sintomi linguistici, che diretto da C. Marello). Si è anche tenuto conto delle occorrenze mettano in dubbio la verità di quanto si afferma nell’enunciato a di in effetti nel LIP, molto numerose del resto, e utili per l’analisi cui rimanda in effetti. Così in (5) e (7) abbiamo il verbo semantica della locuzione. Tuttavia, si è preferito non riportare sembrare, che annuncia che siamo nell’ordine delle apparenze. qui esempi dal LIP in quanto nella trascrizione non vengono 5 Dello stesso parere colleghi e amici interpellati riguardo segnalate le pause intonative né i confini di enunciato, dati all’accettabilità degli esempi da (5) a (7). invece fondamentale per la nostra ricerca.

440 In effetti nel testo differenza che in (8), in (9) in effetti entra a far parte del tali esempi sarebbe diversa da quella che in effetti è. contenuto proposizionale dell’enunciato. E soltanto nei (LISULB_DID_MANU_Gramm). suoi impieghi avverbiali in effetti può, come in (9), essere il Fuoco dell’enunciato, funzione questa sconosciuta ai (13) Da una parte sulla grande libertà di cui connettivi pragmatici: loscrivente dispone nel dar forma al testo: una libertà di cui importa conoscere e sfruttare tutta l’estensione. (9) [...] Il lettore con competenza semantica Dall’altra sulla totale responsabilità che pesa sullo dell’italiano può verificare che è quanto succede in scrivente: un ‘agente’ che appare come in effetti è, effettiFuoco. totalmente faber della propia ‘fortuna’ (LISULB_REC_Ind). Nei paragrafi che seguono analizzeremo più da vicino le manifestazioni sintattiche di in effetti, nei suoi impieghi Dal punto di vista semantico, in effetti chiama avverbiali e connettivi, per occuparci poi dei valori etimologicamente in causa “l’effettivo”, e per questo si semantici della locuzione. trova spesso inserito in contesti che vedono opporsi il mondo delle apparenze e quello dell’effettivo e del reale. 3.1. In effetti avverbio Sono casi come quelli esemplificati in (11) e (12), in cui Come si è detto, nel suo impiego avverbiale in effetti in effetti ha un significato molto vicino a quello di in opera sul predicato, e per questo si colloca sempre nelle realtà o di fatto. Ma non si tratta degli unici contesti immediate vicinanze del verbo, a destra o a sinistra. Dalla possibili. Troviamo infatti il nostro avverbio anche in lettura dei corpora risulta che in effetti avverbiale è contesti in cui è assente l’opposizione apparenza-realtà. Si tendenzialmente linearizzato all’interno dell’enunciato, tratta di contesti come in (9), (10) e (11), in cui in effetti senza scarti prosodici o interpuntivi che lo precedono o lo serve a presentare l’enunciato (e in particolare il seguono. Fanno tuttavia eccezioni alcuni (rari) casi nel predicato) come vero, e non è parafrasabile con in realtà e parlato, in cui in effetti è preceduto da un segnale di di fatto. In questi casi l’alternativa più felice è quella con articolazione intonativa7, come in: davvero e veramente, che servono:

(10) *CMA: // abbiamo detto sì no sì no / perché a segnalare la probabilità o la certezza che chi pronuncia la abbiamo detto> / il sindacato cosa ci produrrà / poi / in frase attribuisce agli eventi in essa descritti (Serianni 1997: merito a questo tipo di [/] di &giud di [/] di valutazione 351). che non noi / ma gli uffici / e l’effettiva mansione svolta dal dipendente / si / producono // se c’è qualche elemento Insistendo sulla veridicità di quanto è detto, in effetti di [/] di valutazione / entriamo nel merito della sembrerebbe inoltre avere, come davvero e veramente, la valutazione del [/] dell’elemento di valutazione // o di specificità di sottolineare la forza illocutiva dell’enunciato prova / ancora meglio // che [/] che valutazione // (cfr. le analisi proposte da De Cesare 2003 su davvero e elemento di prova // perché l’elemento di valutazione / a veramente). me ’un mi dice nulla // quali sono le prove / che vengono Ma al di là delle affinità di in effetti con gli avverbi fornite / a sostegno / della vertenza ? si producono xxx / davvero e veramente, vorrei aggiungere che stando a in effetti / e qui / si elencano le prove // si verificano se le quanto dice il dizionario del Battaglia, gli usi avverbiali di prove sono attinenti / e pertinenti / e si va avanti // cioè / si in effetti sono molto antichi, e anche gli unici attestati fino va avanti nel giudizio // (C-ORAL-ROM: Asnu). a secoli più recenti. Questo spiegherebbe il rimando, in (quasi) tutti i dizionari italiani, ai soli usi avverbiali di in Altrimenti, in effetti avverbiale si integra effetti, e la scelta di sinonimi che, come davvero, tendenzialmente al tessuto sintattico-prosodico veramente, proprio, in realtà ecc., costituiscono un’alternativa accettabile soltanto a in effetti in funzione dell’enunciato, e si trova spesso in strutture come quelle 8 da (11) a (13): di avverbio.

(11) Ogni lingua infatti è per sua definizione una realtà 3.2. In effetti connettivo fluida e dinamica in continua evoluzione, una realtà Veniamo ora agli impieghi di in effetti in funzione di mutevole, sottoposta alle incessanti sollecitazioni dell’uso, connettivo, e osserviamo in particolare la sintassi. per cui isolarne forme e strutture e codificarne in qualche Dalla lettura dei corpora risulta che in effetti conosce modo le ‘regole’ significa compiere un’operazione quattro manifestazioni sintattico-prosodiche9, che fondamentalmente impropria: si rischia infatti di presentare come cristallizzato e definitivo ciò che in effetti non lo è. (LISULB_DID_MANU_Gramm). 8 Un’indagine diacronica, che qui non faremo, sarebbe più che mai utile, in quanto consentirebbe di sapere a quando risalgono (12) Se i nostri esempi non fossero scanditi da due le prime occorrenze di in effetti in funzione di connettivo unità tonali, come abbiamo anticipato, ma da un’unica pragmatico, e di valutare se sia plausibile vedere nel passaggio unità tonale di tipo assertivo, come quella delle frasi dall’uso avverbiale di in effetti a quello di connettivo (che oggi è nominali proposta da Benveniste, la struttura sintattica di quello più frequente) un fenomeno di grammaticalizzazione. 9 Il che significa una manifestazione in più rispetto a quelle citate nel Sabatini Coletti, iniziale, interna, finale. La scelta di 7 Si badi però che la sbarra singola può a volte segnalare soltanto distinguere quattro manifestazioni trova una giustificazione una pausa, e non un cambiamento di profilo intonativo. nell’analisi semantico-informativa proposta in 4.1.

441 Magda Mandelli esemplifichiamo qui di seguito. Entro l’enunciato10, in comunicativi diversi, ognuno con la propria forza effetti può occupare la posizione incipitaria, ed essere illocutiva, composti da un comment e opzionalmente da seguito eventualmente da una virgola (nello scritto) o da altre unità di informazione ad esso riferite una cesura intonativa (nell’orale): (LISULB_SAG_LIN).

(14) Telecom Italia aveva già sostituito il risponditore (18) *DOM: ecco // quindi da zero a tre // il minimo / automatico con la risponditrice automatica, “perché più proprio // cioè / proprio / lei / dovesse decidere di investire i rispondente ai gusti dell’utenza”. Lo avrebbe sottoscritto [//] nell’azionario / nel breve / non vorrebbe andare oltre il anche Totò: la serva serve, e la risponditrice è più tre / in effetti // giusto ? (C-ORAL-ROM: Gestione rispondente. In effetti la voce artificiale al femminile è patrimoniale) gentile ed efficiente: guida con sicurezza chi chiama il 12 pregandolo di recitare nomi, cognomi, comuni, vie, strade Qualunque sia la posizione del connettivo all’interno e piazze (LISULB_GIO_S24H_contr) dell’enunciato, nei corpora considerati in effetti introduce sistematicamente una relazione logica di tipo conferma (15)*GPA: mhm // no / &eh / che più che altro / noi / (contrariamente, si badi, a quanto suggeriscono il Sabatini ci siamo fermati al primo che abbiamo trovato / capito ? Coletti e Rossari 1994). Così, nell’esempio (14), il se magari / ci si muove / si trova qualcuno // in effetti / a contenuto “la voce femminile è gentile ed efficiente [...]” me / da quel che + io ne capisco poco // però / mi sembra si lega a “la risponditrice è più rispondente” in una anche a me ’na cosa mastodontica / pe’ [/] per quello che relazione di natura confermativa. Tuttavia, da un’analisi ci dobbiamo fare // // [>] più fine degli esempi si è osservato che il valore (Lablita: Sala prove); semantico di in effetti, pur restando sostanzialmente confermativo, varia in funzione della sua posizione entro può essere linearizzato sintatticamente e intonativamente l’enunciato. Di qui l’analisi proposta nel paragrafo entro l’enunciato, come in: seguente.

(16) Dal punto di vista della composizione del testo, 4. In effetti connettivo: semantica e variabile alla precedente concezione ‘architettonica’, cioè ad un distribuzionale tempo spaziale e statica, si può utilmente per gli scopi Che la posizione di un connettivo possa influire sulla didattici affiancare una concezione egualmente spaziale sua semantica l’ha già mostrato Angela Ferrari nel suo ma questa volta dinamica. Il testo in costruzione può in articolo su dunque (Ferrari, 2005a), che a seconda che si effetti venire concettualizzato come uno spazio trovi all’inizio dell’enunciato oppure tra due virgole, metaforico di operazioni mentali (e concrete: il produrre riceve un’interpretazione strettamente consecutiva o periodi), come uno ‘spazio d'azione’ o ‘di azioni’ in cui invece riformulativa. Per quanto riguarda in effetti, chi scrive è libero di agire a sua guisa, libero di abbiamo osservato che qualunque sia la sua collocazione, ‘muoversi’ in diverse direzioni (LISULB_SAG_LIN); esso introduce sempre una relazione di natura confermativa. Tuttavia, a parere di Rossari 1997, in effetti o invece essere non integrato, nel qual caso si può “confirmer” in due modi: collocherà tra due virgole o entro un pattern tonale indipendente se in inserzione (17), oppure chiuderà 11 soit il conforte la valeur informative du contenu auquel il l’enunciato, dopo una virgola o un break prosodico (18): renvoie, soit il conforte la valeur argumentative de celui-ci (Rossari 1994: 170) (17) […] il parlato-parlato si presenta ad una analisi linguistica come frammentato, ridotto, segmentato, tuttavia In effetti avrebbe dunque in alcuni casi un valore più tale frammentazione è solo apparente. A parte le informativo, in altri più argomentativo. L’osservazione interruzioni e i frequenti cambi di programma, che, in sembra essere confermata dai nostri corpora, e non solo: effetti, frammentano il parlato, la apparente dalle analisi svolte risulta che la maggiore o minore frammentazione dipende dal fatto che il flusso dei suoni e argomentatività sia legata (anche) alla posizione del delle parole si costituisce come una sequenza di atti connettivo entro l’enunciato: quando è in posizione incipitaria, o linearizzato all’interno dell’enunciato, in effetti possiede in genere una componente argomentativa 10 L’enunciato è qui definito in termini illocutivi, come il di tipo esplicativo, e si avvicina semanticamente a infatti. corrispettivo linguistico dell’atto illocutivo. Il termine così Quando invece si trova sganciato dal tessuto sintattico- inteso si applica sia allo scritto che al parlato. Ma se nello scritto prosodico dell’enunciato, in posizione inserita o finale, il i confini dell’enunciato sono tendenzialmente segnalati da segni connettivo, privo della componente esplicativa, riceve di punteggiatura forte, nell’orale la chiusura di un enunciato tendenzialmente un’interpretazione vicina alla coincide sistematicamente con un break prosodico terminale, ed riformulazione parafrastica. Si (ri)leggano gli esempi è segnalata, nei corpora utilizzati (Lablita e C-ORAL-ROM) con seguenti: una doppia sbarra. Per la definizione di enunciato e per i sintomi linguistici, testuali e intonativi che ne segnalano i confini, (19) La differenza tra le categorie “avverbio” e rimando in particolare a Cresti (2000); Cresti, Moneglia (2005); Ferrari (2004) e (2005b). “particella” ha inoltre una base sintattica. In effetti, 11 Nei corpora risulta una maggior frequenza, soprattutto nello ancora in König et al. (1990), si assume che la prima si scritto, dell’uso di in effetti in posizione incipitaria, e un uso combina con verbi e aggettivi [...], mentre la seconda può finale quasi unicamente nella comunicazione parlata. combinarsi con diversi costituenti frasali, di cui

442 In effetti nel testo tipicamente il sintagma nominale, o il solo nome (De (23) “Potete trovare molti scienziati che non sanno Cesare 2001: 91). niente di Shakespeare, ma è impossibile trovarne uno che ne sia fiero.” Si vuol forse suggerire che, se vogliamo (20) Dal punto di vista della composizione del testo, cercare dei veri “umanisti”, oggi è più facile trovarli sul alla precedente concezione ‘architettonica’, cioè ad un versante scientifico? In effetti oggi esiste nel mondo un tempo spaziale e statica, si può utilmente per gli scopi numero sempre più grande di scienziati – Gould, Barrow, didattici affiancare una concezione egualmente spaziale Minsky, Lederman, Crick, Watson ecc. ecc. – che sanno ma questa volta dinamica. Il testo in costruzione può in dire in prima persona cose nuove e interessanti sul mondo effetti venire concettualizzato come uno spazio e su noi stessi, rivolgendosi a un pubblico vasto ma al metaforico di operazioni mentali (e concrete: il produrre tempo stesso esigente e preparato, anche più di quello periodi), come uno ‘spazio d'azione’ o ‘di azioni’ in cui chiuso nell’accademia. (GIO_S24H_contr) chi scrive è libero di agire a sua guisa, libero di ‘muoversi’ in diverse direzioni (LISULB_SAG_LIN). Ma a volte il movimento inferenziale è più complesso, come in (24): (21) […] il parlato-parlato si presenta ad una analisi linguistica come frammentato, ridotto, segmentato, (24) Volkswagen Phaeton Lounge. La limousine del tuttavia tale frammentazione è solo apparente. A parte le popolo. E, in effetti, pare proprio un controsenso: già la interruzioni e i frequenti cambi di programma, che, in Phaeton “normale”, l’ammiraglia del popolo, vende effetti, frammentano il parlato, la apparente pochino, figuriamoci una limousine con il marchio VW. frammentazione [...] (LISULB_SAG_LIN). Certo che però l’interno di lusso ne sfoggia da vendere.

(22) *DOM: ecco // quindi da zero a tre // il minimo / In questo caso in effetti sembra confermare un proprio // cioè / proprio / lei / dovesse decidere di investire plausibile movimento inferenziale del lettore, che si i [//] nell’azionario / nel breve / non vorrebbe andare oltre stupisce del significato letterale della marca di il tre / in effetti // giusto ? (C-ORAL-ROM: Gestione automobile. In un certo senso il connettivo introduce una patrimoniale) seconda voce, che mima quella del lettore o un pensiero di chi scrive. E a questo riguardo si è constatato che Come si noterà, in (19) e (20) il connettivo introduce movimenti inferenziali come quello in (24) sono un contenuto che non solo conferma quanto detto in tendenzialmente associati alla collocazione inserita di in precedenza, ma che fa anche da supporto argomentativo effetti, e dunque all’interpretazione riformulativa. alla tesi esposta nel cotesto sinistro: in questo senso in Sembrerebbe insomma che soltanto (o soprattutto) se effetti veicola una relazione vicina alla motivazione, e può estratto dal tessuto sintattico-prosodico dell’enunciato in facilmente essere sostituito da infatti. effetti riesce a creare movimenti confermativo- Negli esempi sotto (21) e (22), invece, in effetti riformulativi di un non detto, e eventualmente inserire una introduce un contenuto che sì conferma quanto detto, ma seconda voce.13 Effettivamente, l’alternativa, in (24), con via la ripetizione di dati (si vedano d’altronde le riprese in effetti a inizio di frase è decisamente meno felice. lessicali), via insomma una riformulazione di un concetto Oltre alla posizione inserita, anche quella posposta già dato in precedenza. Il che è confermato dal fatto che in sembra prestarsi alla creazione di movimenti inferenziali esempi come (21) e (22) l’alternativa con infatti è particolari. Ma si tratta di una supposizione, in quanto nei inaccettabile, mentre è possibile, eventualmente, quella corpora non abbiamo trovato esempi di questo tipo. con un dunque riformulativo. Nei suoi impieghi connettivi, dunque, in effetti 4.1. L’interpretazione informativa conosce un’interpretazione confermativa forte, vicina alla Il legame che risulta tra le due sfumature semantiche motivazione, e un’interpretazione confermativo- di in effetti connettivo e la sua distribuzione entro riformulativa. Il che significa che in effetti consente di l’enunciato può essere spiegata in termini informativi. fare due operazioni illocutive distinte: in un caso Secondo il modello adottato dall’équipe di Angela conferma quanto detto in precedenza portando un Ferrari, le cui basi teoriche si trovano in Ferrari (2004), argomento nuovo a sostegno di una tesi, nell’altro (2005a) e (2005b), l’enunciato scritto è il corrispettivo di conferma recuperando, riassumendo o parafrasando (con un atto illocutivo (cfr. nota 10), e può essere costituito da altri termini o anche attraverso riprese lessicali) un 12 diverse unità di natura informativa gerarchizzate l’una contenuto precedentemente veicolato. all’altra. Quando si trova in posizione incipitaria, o Interessante inoltre osservare che il contenuto che in quando è linearizzato dentro l’enunciato, in effetti effetti conferma non è sempre chiaro, è anzi a volte appartiene all’unità informativa più importante piuttosto nebuloso. E a volte non compare affatto, rimane dell’enunciato, il Nucleo, la cui funzione consiste nel sottinteso, e va ricostruito inferenzialmente. In genere in definire la forza illocutiva dell’enunciato. Porre un questi casi la ricostruzione è semplice, come in (23), dove connettivo dentro l’unità di Nucleo significa dare alla in effetti conferma un enunciato del tipo “sì, si suggerisce questo, e a ragione”, ricavabile dalla natura retorica 13 dell’interrogativa: Si è tra l’altro osservata una certa frequenza del connettivo in effetti tra parentesi. Il dato potrebbe trovare una giustificazione nella specificità testuale dell’Inciso, che crea una seconda illocuzione nel testo, una sorta di testo nel testo (cfr. Cignetti, 12 Resta il fatto che la portata di in effetti connettivo è sempre 2004). L’Inciso sarebbe insomma uno spazio ideale per l’enunciato: perché confermare è un atto illocutivo. avvalorare le potenzialità inferenziali e polifoniche di in effetti.

443 Magda Mandelli relazione che esso veicola un’importanza testuale Danjou-Flaux, N. (1980). A propos de de fait, en fait, en notevole, in quanto partecipa direttamente effet et effectivement. Le français moderne, 48, pp. 110- all’organizzazione degli atti illocutivi nel testo. Quando 139. invece è in inserzione, o in posizione finale, in effetti De Cesare, A-M. (2001). Sulla semantica di alcuni tipi di riceve un’interpretazione di Appendice, che è l’unità intensificazione in italiano: “Davvero, è proprio molto informativa nel retroscena dell’enunciato, funzionalizzata interessante!”. Romanistisches Jahrbuch 51, pp. 87- dal punto di vista illocutivo al Nucleo. Porre in Appendice 107. un connettivo significa attribuirgli una funzione di sfondo, De Cesare, A-M. (2003). Les adverbes italiens davvero e e dunque la relazione che esso veicola avrà una portata veramente: propositions de description. Revue Romane locale, meno rilevante a livello testuale. 38/1, pp. 29-52. Date queste premesse, stupisce meno la presenza, nella Ferrari, A. (2004), La lingua nel testo, il testo nella lingua. semantica di in effetti, di una componente esplicativa nei 9-42. casi in cui è incipitario o linearizzato dentro l’enunciato: Ferrari, A. (2005a). Connettivi e struttura del testo: oltre collocato all’interno del Nucleo, e soprattutto in apertura la semantica lessicale. In I. Korzen (a cura di), Lingua, di enunciato, il connettivo partecipa direttamente alla cultura e intercultura: l’italiano e le altre lingue. progressione argomentativa del testo, e ha dunque un peso Copenhagen: Samfundslitteratur Press, pp. 191-204. argomentativo maggiore. Posto invece in Appendice, il Ferrari, A. (2005b). Tipi di testo e tipi di gerarchie connettivo ha una portata più locale, di sfondo: così come testuali, con particolare attenzione alla distinzione tra di sfondo e meno argomentativa è la relazione di scritto e parlato. In A. Ferrari, L. Cignetti, A-M. De riformulazione, che non fa che ripetere contenuti già dati Cesare, L. Lala, M. Mandelli, L. Zampese, Rilievi. Le nel testo. gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. Firenze: Franco Cesati, pp. 15-51. 6. Osservazioni conclusive Ferrari, A., Zampese, L. (2000). Dalla frase al testo. Una L’analisi dei corpora ha confermato l’esistenza di due grammatica per l’italiano. Bologna: Zanichelli. funzioni di in effetti, una avverbiale e una di connettivo Lonzi, L. (1991). Il sintagma avverbiale. In L. Renzi, G. pragmatico. Quando è avverbio, in effetti si lega Salvi (a cura di), Grande grammatica italiana di sistematicamente al predicato, e a seconda del contesto consultazione, Volume II. Bologna: Il Mulino, pp. 341- può essere semanticamente vicino a in realtà oppure a 412. davvero e veramente. Quando è connettivo, in effetti ha Pasch, R., Brausse, U., Breindl, E., Wassner, U. H. sempre valore confermativo, ma può avvicinarsi alla (2003). Handbuch der deutschen Konnektoren. motivazione o invece alla riformulazione parafrastica a Linguistische Grundlagen der Beschreibung und seconda della posizione che occupa entro l’enunciato. syntaktische Merkmale der deutschen Satzverknüpfer Relativamente a quest’ultimo aspetto, ci auguriamo che (Konjunktionen, Satzadverbien und Partikeln). Berlin, l’analisi proposta abbia mostrato l’importanza, nello New York: Walter de Gruyter. studio del comportamento dei connettivi, della variabile Pecoraro, W., Pisacane, C. (1984). L’avverbio. Bologna: distribuzionale, in quanto a ogni manifestazione sintattico- Zanichelli. prosodica è associata una determinata funzione Rossari, C. (1994). Les opérateurs de reformulation. informativa. La variabile distribuzionale dovrebbe Analyse du processus et des marques dans une insomma essere considerata, al pari di quella tipologica o perspectives contrastive français-italien. Bern: Peter di quella diamesica, come uno dei fattori capaci di Lang. incidere sulla semantica di un connettivo (cfr. Ferrari Rossari, C., Beaulieu-Masson, A., Cojocariu, C., 2005a). Razgouliaeva, A. (2004). Autour des connecteurs. Réflexions sur l'énonciation et la portée. Bern: Peter 7. Riferimenti Lang. Articoli e studi: Dizionari: Bazzanella, C. (1995). I segnali discorsivi. In L. Renzi, G. Battaglia, S. (2002). Grande dizionario della lingua Salvi, A. Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica italiana. Torino: UTET. italiana di consultazione, Volume III. Bologna: Il Dardano, M. (1982) Dizionario della lingua italiana. Mulino, pp. 225-260. Roma: Curcio Editore. Cignetti, L. (2004). Le parentesi tonde: un segno Devoto, G., Oli, G.C. (2000). Il dizionario della lingua pragmatico di eterogeneità enunciativa. In A. Ferrari, L. italiana. Firenze: Le Monnier. Cignetti, A-M. De Cesare, L. Lala, M. Mandelli, L. De Mauro, T. (1999), Grande Dizionario Italiano Zampese, La lingua nel testo, il testo nella lingua. dell’Uso. Torino: UTET. Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano, pp. Sabatini, F., Coletti, V. (2006). Il Sabatini Coletti. 165-190. Dizionario della Lingua Italiana. Milano: Rizzoli- Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato, 2 Volumi. Larousse. Firenze: Accademia della Crusca. Cresti, E., Moneglia, M. (2005) (a cura di). C-ORAL- ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken Romance Languages, 1 Volume and DVD. Amsterdam: John Benjamins.

444 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 445-453

Il che tuttofare

Simona Messina

Università di Salerno

Abstract Il contributo intende approfondire alcune questioni relative al che polivalente, tratto dotato di polimorfismo e polisemia a tal punto da rendere difficile una classificazione esauriente. Dall’analisi di un corpus di parlato della fiction televisiva (PFT), appartenente a 2 serie televisive di produzione RAI: La famiglia Benvenuti (1968) e Un medico in famiglia (1998), e seguendo alcuni requisiti demarcativi e connotativi utili a riconoscere il fenomeno (non appartenenza agli usi regolari secondo la classificazione tradizionale; possibilità di sostituzione; uso pleonastico; difficoltà di disambiguazione; sincretismo) si è arrivati ad una classificazione in 13 categorie: 1. Che nel costrutto imperativo; 2. Che introduttore dell’interrogativa; 3. Che nelle interrogative non-standard; 4. Che esclamativo in unione con un aggettivo qualificativo; 5. Che enfatizzante esclamativo; 6. Che in unione alla locuzione interrogativa come mai e alle congiunzioni subordinanti quando, siccome ecc.; 7. Che causale; 8. Che temporale; 9. Che nella consecutiva senza antecedente; 10. Che retto da locuzione temporale; 11. Che nella frase scissa; 12. Che nella relativa non standard; 13. Che di incerta classificazione. Si è cercato inoltre di classificare gli usi individuati affrontando la relazione che c’è tra i singoli casi ed i differenti registri del parlato.

1. Introduzione Ciò comporta che ciascuna categoria abbia agganci Questo lavoro nasce dall’approfondimento di alcune con altre categorie, in un circuito continuo che prevede sia tematiche relative all’analisi sociolinguistica di un corpus sconfinamenti, sia la presenza di casi che si fondono e di “italiano parlato della fiction televisiva” (PFT)1 confondono l’uno con l’altro. composto da 89.580 parole, per 11 ore e 15 minuti di Non è facile neanche capire se il che sia in fase di trasmissione, e tratto da due prodotti RAI diversamente espansione nell’italiano contemporaneo, in quanto alcune collocati lungo l’asse diacronico: La famiglia Benvenuti attestazioni sono così antiche da rendere difficile la (1968) e Un medico in famiglia (1998). Si tratta di due risposta. È indubbio che alcuni casi sono profondamente serie televisive che appartengono al genere tematico della radicati nella lingua italiana parlata e scritta, mentre altri family fiction2, che si presta particolarmente allo scopo invece sono estranei allo scritto e fanno parte di registri della ricerca perché, narrando le vicende quotidiane di colloquiali, in un continuum che va dall’informale al una famiglia italiana, realizza in maniera abbastanza popolare. Il che, in ogni caso, si conferma essere la soddisfacente la mimesi del parlato spontaneo. congiunzione predominante, forse la prima ad essere L’analisi ha tenuto conto dei fenomeni più comuni del appresa dai parlanti nell’età infantile. parlato secondo i suggerimenti delle grammatiche e della letteratura. Tra i tratti finora analizzati, il che polivalente, La base di partenza dell’analisi è stata orientata da a cui si è voluto assegnare l’attributo di tuttofare3,è alcuni principi generali che hanno permesso di sembrato meritevole di ulteriori approfondimenti, data la individuare i requisiti demarcativi e connotativi necessari sua particolare duttilità sia per la ricchezza di significato per il riconoscimento del che polivalente: che sottende, sia per le ampie possibilità di sostituzione. In questo sincretismo c’è il vero “miracolo” del che: 1. la non appartenenza agli usi regolari del che 5 un passe-partout che permette la coesistenza di diverse secondo la classificazione tradizionale ; sfumature semantiche presenti tutte in modo inscindibile 2. la possibilità di sostituzione; l’una dall’altra; un segno capace di sottintendere una 3. il suo uso pleonastico; pluralità di valori, proponendosi come alternativa per altre 4. la difficoltà di disambiguazione; congiunzioni specifiche; uno strumento prezioso per i 5. il sincretismo6. parlanti, che lo usano con grande disinvoltura. La polisemia e il polimorfismo del che, se da un lato Si è passati a formulare una casistica che include 13 favoriscono i parlanti, dall’altro creano enormi difficoltà casi che rispondono ai suddetti criteri, con alcune in sede di analisi, perché è difficile sistematizzare un anomalie e difformità, infatti vi sono compresi alcuni casi fenomeno che sfugge ad ogni rigida classificazione4. discutibili e un’ultima categoria che riguarda i che di difficile o addirittura impossibile disambiguazione, inseriti in frammenti di discorsi spezzati o appartenenti al 1 Si vedano le pubblicazioni dell’autore riportate in bibliografia. 2 parlato trascurato di soggetti linguisticamente poco La family fiction racconta la vita quotidiana di una famiglia o di un gruppo di famiglie e la lingua attinge all’italiano competenti. colloquiale, che ha fra le sue prerogative “…da un lato la banalità quotidiana, il parlare dei fatti spesso insignificanti della vita delle persone qualunque (…) e dall’altro l’espressività, la antiche dell’italiano (…). Non crea nessuna difficoltà, invece, ai partecipazione colorita a eventi e fatti, l’esagerazione parlanti che lo adoperano con straordinaria frequenza e ipocoristica o disfemica” (Berruto, 2002 [1987]: 142). disinvoltura” (Simone, 2000 [1993]: 94). 3 Il termine ‘che tuttofare’ è usato in Berruto, 1983: 53), di ‘que 5 Alcuni rimandi alla classificazione tradizionale sono: Sensini, passe-partout scrive invece da Blanche-Benveniste in Blanche- 1988 [2005]: 221 e 393; Dardano Trifone, 2001 [1997]: 378. Benveniste, 2000 [1997]: 102-104. 6 “Pensare ad un sincretismo del che vuol dire pensare che tale 4 “Questo che crea difficoltà solo ai linguisti, che non sanno forma convoglia fusi insieme più valori semantici.” (Sornicola, definirne la natura, anche se sanno bene che rimonta alle fasi 1981: 66).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Simona Messina

2. La casistica b) coordinazione copulativa

(2) Adesso andiamo a casa che poi ti racconto com’è 1. Che nel costrutto imperativo; 2. Che introduttore andata ĺ Adesso andiamo a casa e poi ti racconto dell’interrogativa; 3. Che nelle interrogative non-standard; 4. com’è andata Che esclamativo in unione con un aggettivo qualificativo; 5. Che enfatizzante esclamativo; 6. Che in unione alla locuzione c) coordinazione con così con valore conclusivo, interrogativa come mai e alle congiunzioni subordinanti quando, siccome ecc.; 7. Che causale; 8. Che temporale; 9. Che nella esplicativo o dichiarativo consecutiva senza antecedente; 10. Che retto da locuzione temporale; 11. Che nella frase scissa; 12. Che nella relativa non (3) Sta’ attento che ti bruci ĺ Sta’ attento così ti standard; 13. Che di incerta classificazione. bruci d) coordinazione con o, sennò, altrimenti, là dove prevale 2.1. Analisi dei casi la funzione alternativa Le sigle indicano: UMIF = Un medico in famiglia (1998) FB = La famiglia Benvenuti (1968) (4) Non toccare pupo che io te fò tottò sul culetto ĺ Non toccare pupo o/ altrimenti/sennò io te fò tottò sul 2.2. Che nei costrutti imperativi (39 UMIF + 65 culetto FB7 = 104) Il tipo in esame rappresenta la categoria più ampia e e) subordinazione causale viene trattato, con denominazione diversa sia dalle grammatiche che dalla letteratura specialistica8. (5) Spostati che devo apparecchiare ĺ Spostati Si è definito costrutto imperativo una sequenza di due perché devo apparecchiare frasi collegate dal connettivo generico che: la prima frase è all’imperativo e l’altra all’indicativo presente, passato o f) subordinazione di scopo o fine futuro; talvolta l’imperativo può essere implicito o (6) Girati va’ che ti faccio un massaggio ĺ Girati va’ sostituito da una interiezione (forza, attenzione, dai…). 9 La prima parte del gruppo frasale contiene un ordine, affinché io possa farti un massaggio una minaccia, un avvertimento, una sfida, un’esortazione o un invito; la seconda può esprimere la conseguenza, la g) costrutto condizionale (periodo ipotetico) causa, una alternativa o semplicemente la successione temporale di una determinata azione collegata in qualche (7) Sta’ attento che ti bruci ĺ Se non stai attento ti modo all’azione espressa dall’imperativo. bruci Il che, ritenuto polivalente per il suo polimorfismo, si presta perfettamente a risolvere tutti i casi esposti e la sua La classificazione proposta deve essere considerata omissione impone una notevole diversificazione di scelte una generale e sintetica esemplificazione della numerosa a seconda l’interpretazione semantico-pragmatica della casistica che riguarda un fenomeno molto diffuso nel frase. L’interpretazione esatta del costrutto dipende dalla parlato informale (talvolta è presente anche la versione conoscenza del contesto e del cotesto, ma talvolta anche indiretta - assente nel corpus: Glielo avevo detto di stare ciò non basta a raggiungere una totale sicurezza perché in attenta che si sarebbe fatta male; Ce l’avevo detto di non alcuni casi il che sembra adattarsi sia alla funzione di venire che dovevo uscire - esempi reali dell’area congiunzione che a quella di pronome relativo (Prendi napoletana). Va quindi rimarcato che: ‘na meluccia che te fa bene – te rinfresca). ƒ la riformulazione del costrutto imperativo permette in La problematicità semantica rende l’uso del che ogni caso la cancellazione del che; l’ipotesi più semplice e, più di ogni altra, adatta alla ƒ gli enunciati si adattano a diverse riformulazioni; lingua parlata. Tale uso, proprio per la sua frequenza, non ƒ in molti casi (ma non in tutti) è possibile sostituire il può essere considerato marca di un registro popolare ma che polivalente con il perché causale che rappresenta, segnala un registro informale medio. Le possibili quando il tempo della seconda frase è al passato alternative all’uso del che sono: (Entra che sei stato raffreddato – esempio reale), l’unica alternativa, insieme all’ellissi del che. a) ellissi del che 2.2.1. Che introduttore dell’interrogativa (29 UMIF + (1) Non ti toccare che fai peggio ĺ Non ti toccare… 25 FB = 54) fai peggio Per la sua frequenza il tipo è stato considerato come categoria autonoma, anche se appartiene alle interrogative non standard. Il che, spesso preceduto dai segnali 7 L’alto numero si spiega perché molti casi appartengono al discorsivi e - ma, può introdurre sia domande dubitativo- capofamiglia Alberto, che tenta con poco successo di aderire al retoriche che non richiedono risposta, che domande sì/no. ruolo di padre tradizionale, ma la sua è una falsa autorità. 8 Per le grammatiche: Scorretti, 1991 [1988]: 268; Serianni, 2005 [1989]: 569-570, §82). Per la letteratura: Sabatini, 1985: 9 La trasformazione del che con la cong. finale affinché implica 164-165; Beccaria, 2002 [1988]: 132), Sornicola, 1981: 63. sempre l’inserimento del congiuntivo del verbo potere.

446 Il che tuttofare

(8) Che vai a ballare il flamenco? comune nel parlato con struttura generale che + verbo + a (9) Che siamo bambini? fare o infinito12; l’ultimo è formato da che (col significato di quanto) + verbo. Il tipo è presente in molte aree regionali con diversi 1. che + verbo di moto o di stato + a fare statuti e segnala un registro informale con ascendenze ĺ che mi fermo a fare? popolari dialettali: 2. che + verbo causativo + infinito + a fare13 10 ĺ che mi fai parlare a fare? in Toscana accompagna spesso la particella o che 3. che + verbo + prep.+ infinito (a fare sottinteso) comunemente introduce, nei registri informale e popola- ĺ ma che te vai a ‘mpiccià (a fare)!? re, l’interrogativa con la particolarità che “nessun mate- 4. che + verbo (a fare sottinteso) riale lessicale (ad eccezione dei clitici) è ammesso tra il ĺ ma che ridi (a fare)!? che interrogativo e il verbo” (Garzonio, 2005: 223); 5. che (col significato di quanto) +verbo ĺ e che ce metto!? ƒ nell’area centro-meridionale è presente soprattutto nella capitale. La sequenza si distingue da quella I primi 4 tipi hanno la struttura base che + verbo; nei toscana perché accetta materiale lessicale tra il che e il primi 2 c’è la perifrasi a + fare, assente, ma sottintesa, nei verbo: 2 tipi successivi. Caratteristiche comuni ai 4 tipi sono: (10) Che pure in questa casa ci stanno i bagarozzi? (a) rifiuto della negativa; (b) rifiuto di materiale linguistico tra che e il verbo, ƒ in Campania, come tratto dialettale va con l’imperfetto congiuntivo: Che fusse scemo? (esempio fatta eccezione per il clitico. reale), mentre nei registri colloquiali segue il modello 14 romano. Il che, quindi, si comporta come un pron. interr. ; ciò non crea problemi quando questo può essere sostituito dal In quanto alla sua origine, alle due ipotesi che si suo omologo che cosa, ma la specificità del costrutto sta ricavano da Rohlfs (Rohlfs, 1969 [1954]: §757): nel fatto che il che seguito da a fare, nella maggior parte dei casi, sostituisce perché e introduce una domanda che - che cong. residuo della domanda è vero che? il parlante rivolge ad un interlocutore o a se stesso. - che pron. interr. La sequenza: che + verbo di moto o di stato + a fare15, quando la domanda è in prima persona, si presta ad ne vanno aggiunte almeno altre tre: che ha messo sto divano?). In tali casi il che è cong. e non - che relitto dell’introduttore interr. francese est ce que; rientra nei casi di che polivalente (esempi del corpus). 12 Il costrutto è “diffuso nell’italiano parlato contemporaneo, ma - che in sostituzione di perché; finora ignorato nelle grammatiche e nei vocabolari, anche in - che segnale discorsivo che segnala presa di turno, quelli più recenti e di ampio respiro” (D’Achille, 2001: 67); pur richiesta di attenzione o continuazione di un pensiero essendo di matrice dialettale, visto che “risulta ben diffuso in non espresso. vari dialetti del Centro-Sud, tra cui il romanesco e il napoletano” (D’Achille, 2001: 67) è in crescente espansione e sembra Ciascuna di queste ipotesi risulta valida solo in alcuni avviarsi ad entrare nel neostandard. La struttura è attribuita casi, per cui non esiste una interpretazione del fenomeno all’italiano regionale di parlanti napoletani (Radtke, 1998: 192) adatta a risolverlo nella sua compiutezza. Ciò avvalora la e campani (De Blasi, 2006: 115), inclusa tra i tratti “non tesi che il tipo in esame derivi da radici diverse tra loro esclusivi di area campana” (De Blasi & Fanciullo, 2002: 606) e che attribuiscono al fenomeno più sfumature semantiche. comune nell’Italia centromeridionale (Telmon, 2002 [1993]: Nonostante la sua frequenza, il che introduttore 124). Rossi lo accomuna al che enfatico in prima posizione (che dell’interrogativa, così come sostiene D’Achille, non si è operatore interrogativo), includendolo tra gli usi del che interrogativo colloquiale (Rossi, 1999: 158). imposto nel neostandard (D’Achille, 2003: 156) anche se 13 Sono state riportate solo le sequenze del corpus, ma ve ne il GRADIT lo segnala come “rafforzativo di frasi sono altre come: che + stare + a fare ĺ che stai a fare?, dove il interrogative: che? vuoi già uscire?, e che? hai paura?”. che è pron. interr.; che + stare + prep. + infinito + a fare ĺ che stai a guardare a fare?, dove il che ha la funzione sia di pron. 2.2.2. Che nelle interrogative non-standard (2 UMIF interr. che di perché e quindi può entrare nel che polivalente; + 5 FB = 7) che + verbo + prep. + infinito + a fare ĺ che prometti di Sono state isolate 5 interrogative11 del tipo x: le prime studiare a fare? dove il che è sempre polivalente perché non è 4 sono le diverse combinazioni di un costrutto molto pron. interr., non potendosi trasformare in che cosa. 14 Il che “non può ricorrere con la negazione non prima del ver- bo” (risulta infatti non accettabile *che non dire?, accettabile 10 Rolfhs, 1969 [1954], §757. che cosa non dire?) mentre “preceduto da preposizione ammette 11 Non sono state considerate le interrogative in frasi segmentate invece l’inserzione della negazione” - di che non parlava mai? come: interr. sì/no introdotta da non essere + cheF (Non è che (Fava, 2001 [1995]: 82). ha preso freddo ‘sto bambino?); interr. sì/no introdotta da essere 15 Quando la sequenza che + verbo + a fare non contiene un + predicato + cheF (È vero che fa schifo Annuccia?); interr. del verbo di moto e di stato è possibile la sola riformulazione con tipo x: operatore interrogativo + essere + cheF (Quando è che è perché: che parli a fare? ĺ perché parli? (esempio estraneo al stata l’ultima volta che hai detto ad una donna mi piaci? - Chi è corpus) quindi il che può essere ritenuto polivalente.

447 Simona Messina essere ricostruita con il pron. interr. che cosa, mentre perdere l’ordinaria marcatezza diatopica, assumendo sembra improbabile l’inserimento di perché: invece un valore diafasico” (D’Achille, 2001: 80). (11) Che mi fermo a fare? ƒ Va infine sottolineato che le sequenze 3. - che + verbo (11a) Che cosa mi fermo a fare? + prep.+ infinito (a fare sottinteso) e 4. - che + verbo (11b) *Perché mi fermo? (a fare sottinteso) - dove il verbo seleziona un complemento in di come in (15a) e (16a), oltre a poter Diversamente accade negli altri casi dove sono essere riformulate con perché ammettono il pron. possibili due riformulazioni: interr. che preceduto dalla preposizione di:

(12) Che ci vanno a fare all’estero? (15a) Ma che te vai a ‘mpiccià (a fare)!? ĺ Ma di (12a) Che cosa ci vanno a fare all’estero? che te vai a ‘mpiccià? (12b) Perché ci vanno all’estero? (16a) Ma che ridi (a fare)?! ĺ Ma di che ridi!? Le domande espresse dai due esempi possono avere o ƒ Il quinto tipo che (col significato di quanto) + verbo è meno, secondo il contesto, un valore retorico che invece è al confine fra esclamativo e interrogativo con forte sempre presente nei tipi: valore retorico:

2. che + verbo causativo + infinito + a fare ĺ che E che ce metto!? mi fai parlare a fare? 3. che + verbo + prep.+ infinito (a fare sottinteso) ĺ ƒ In questo caso una possibile riformulazione, senza il ma che te vai a ‘mpiccià (a fare)? che, potrebbe essere: 4. che + verbo (a fare sottinteso) ĺ ma che ridi (a fare)!? (17a) E che ce metto!? ĺ e quanto ce posso mettere!? Le loro caratteristiche comuni sono: ƒ Che esclamativo in unione con un aggettivo ƒ il che non è sicuramente pron. interr. perché non può qualificativo (14 UMIF + 13 FB = 27) essere sostituito da che cosa: ƒ Il che agg. esclamativo in unione con agg. (13) Che mi fai parlare a fare? *Che cosa mi fai ĺ qualificativo, senza sostantivo è così frequente che, parlare a fare ? nonostante sia grammaticalmente scorretto, perché il che non può essere sostituito dal suo omologo quale ƒ il che è sempre polivalente perché equivale a perché come avviene nell’uso regolare davanti a sostantivo, è con la caduta di a fare: accettato come uso comune del parlato in tutte le varietà regionali e in tutti i registri, anche quelli più (14) Che mi fai parlare a fare? ĺ perché mi fai formali. Ciononostante, per correttezza di analisi, si è parlare? ritenuto che il tipo dovesse essere considerato polivalente per tre ordini di ragioni: la retoricità della domanda avvalora la tesi di D’Achille per il quale che+verbo+a fare “assume spesso (e talvolta esclusivamente) il valore di una domanda a) non rientra in nessuno degli usi regolari; retorica, che non ammette (o non postula) una risposta b) risponde al principio di semplificazione ed dell’interlocutore, ma esprime un giudizio valutativo del economicità del parlato, perché frase ellittica; parlante, che è di perplessità o di contrarietà (D’Achille, c) può essere sostituito da come o quanto + essere 2001:68). Questa funzione pragmatica si conserva anche +agg.. dove a fare è sottinteso e la retoricità della frase è resa dalla presenza del che e dal tono della domanda, una via (18) Che bello il Sahara! di mezzo tra il tipo interrogativo e quello esclamativo. (18a) *Quale bello il Sahara! (18b) Quanto è bello il Sahara! Ma che te vai a ‘mpiccià (a fare)!?ĺ Ma perché te (18c) Come è bello il Sahara! vai a ‘mpiccià? Ma che ridi (a fare)?! ĺ Ma perché ridi!? 2.2.3. Che enfatizzante esclamativo (6 UMIF + 6 FB = 12) ƒ le 3 costruzioni, contrariamente alla sequenza che + Serve a focalizzare un nome, un intero sintagma verbo di moto o di stato + a fare attestata nell’italiano nominale, un agg. o un avv., inquadrandolo entro gli neostandard e nella letteratura16, provengono dall’area introduttori esclamativi che e quanto (agg.)17 e un che dialettale centro-meridionale e marcano generalmente complementatore che può anche essere interpretato come registri informali e popolari, anche se tendono “oggi a introduttivo di una pseudo–relativa (Berruto, 1987) e che,

17 Un esempio reale con il che enfatizzante di quanto agg., tipo 16 D’Achille, 2001: 72. assente nel corpus, è: Quanta strada che ho fatto, stamattina!

448 Il che tuttofare data la natura incerta e il valore pleonastico, va fatto Le frasi temporali introdotte da che possono essere rientrare nella casistica del che polivalente18, così come è così suddivise: polivalente l’introduttore quando modifica un agg. che non sia accompagnato da un nome (vedi §2.1.4.) ƒ frasi dal chiaro valore di contemporaneità, dove il che Questa costruzione, possibile anche nelle esclamative sta al posto dei connettivi specifici, mentre, quando, subordinate “È la forma corrente nell’italiano parlato nel nel momento in cui: settentrione, almeno ad un livello stilistico spontaneo o dimesso” (Benincà, 2001 [1995]: 139) ma è accolta anche (24) L’altro giorno ti ho beccato che baravi al nelle altre varietà; inoltre va tenuto conto che con l’intro- solitario duttore che la sua presenza talvolta è necessaria per ĺ l’altro giorno ti ho beccato mentre baravi al evitare uno iato: solitario (19) Che faccia che hai! che faccia hai! ĺ ƒ frasi dove la temporalità è strettamente collegata alla (20) Che bravo che era! ĺ che bravo era! causalità (tipo non presente nel corpus) così come è descritto da Alisova: “Il significato di successione nel 2.2.4. Che in unione alla locuzione interrogativa come tempo, sempre in funzione del lessico può assumere mai e alle congiunzioni subordinanti quando, una sfumatura causale: «Un giorno la vecchia maestra siccome ecc. (0 UMIF + 2 FB = 2) mandò a chiamare Beppone che la sua ora venuta» Che rafforzativo dell’introduttore interrogativo come mai (Pomarance). È da notare che i rapporti causali serve soprattutto per accentuare il valore causale della coesistono con quelli temporali, da cui non possono domanda ed è diffusissimo in area centro-meridionale: essere distinti per via del sincretismo del segno «che»” (Alisova, 1972: 260); (21) Ma come mai che cammina? ƒ frasi dove il che può essere interpretato sia come La presenza del che nel cumulo di congiunzioni viene relati-vo indeclinato che come congiunzione considerata polivalente da Berruto (Berruto 1983: 53) il subordinante dal valore temporale: quale sottolinea come, nella subordinazione, quando, siccome ecc. portino in superficie il valore specifico del (25) Te lo vedi Giorgi che gli arriva ‘na denuncia per nesso congiuntivo, mentre il che assume il valore colpa mia? generico di complementatore introduttore della subordinata (Berruto 1983: 54-55). In (25) la subordinata può essere sia una relativa analitica (§2.1.10) dove il che indeclinato è seguito da un (22) Quando che è tornato da scola, non m’ha trovato clitico di ripresa con codificazione del caso (e così è stato più classificato), sia una temporale dove il che sta per nel momento in cui (te lo vedi Giorgi nel momento in cui gli Il tratto marca registri informali e popolari, sia che lo arriva ‘na denuncia per colpa mia?); il sincretismo del si consideri, come Rohlfs, comune nei dialetti che ingloba i 2 significati, offrendo all’interlocutore settentrionali, sia che lo si ritenga marca di varietà basse un’immagine più incisiva della scena che il parlante e/o molto trascurate (Berretta, 1994: 254) oppure come suggerisce. sostiene Berruto (Berruto, 2002 [1993]: 61) appartenente Diverso è invece il caso della consecutiva senza al registro popolare, in questo caso di area laziale. antecedente, dove l’irregolarità non è nel che ma nella mancanza dell’antecedente20. 2.2.5. Che nelle frasi: causale (8UMIF + 5FB = 13) – Molto comuni, nel parlato, sono le consecutive che temporale (2UMIF + 1FB = 3) – consecutiva senza hanno come riferimento un nome indeterminato21: antecedente (2UMIF + 3FB = 5) Si è voluto distinguere il che causale dei costrutti (26) Quando si picchiò sul pollice papà mio fece uno imperativi da quello delle frasi causali propriamente dette strillo che venne su pure il portiere poiché nei costrutti imperativi il che è inquadrato in una struttura rigida che si presta sempre a più di una che potrebbe essere così riformulata: riformulazione, mentre nelle frasi causali il che, nella lingua parlata, ha sempre il significato di perché e (26a) Quando si picchiò sul pollice papà mio fece uno 19 corrisponde al letterario che accentato (ché) . strillo così forte che venne su pure il portiere

(23) Io sono andata a letto alle sei che ho fatto la In nessuno dei 3 casi illustrati brevemente il che è diretta del concerto di Firenze marca di registro informale e/o popolare perché è presente sia nei registri di parlanti competenti che nello scritto. ĺ Io sono andata a letto alle sei perché ho fatto la diretta del concerto di Firenze 20 “…l’irregolarità non riguarda, in effetti, l’uso del che ma la mancanza di un termine correlativo” (Sornicola, 1981: 63). 18 Si veda Sornicola (1981: 62); Berruto (1985: 131-132 e 1987: 21 “...«si mise a giuocar a tarocchi con uno zelo, con un brio, con 69); Cortelazzo (1976: 96); Beccaria (2002 [1988 ]: 132-133). una beatitudine in viso, che non si turbavano né di spropositi né 19 Serianni, 2005 [1988]: 576, XIV, §98); Giusti, 1991: 742). di strapazzate»” (Serianni, 2005 [1988]: XIV, §137).

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Molti studiosi22 ritengono del tutto accettabili i tre modelli (29) È mio figlio che prende la maturità. di frase, di cui molti esempi sono riscontrabili in ĺ *È mio figlio il quale prende la maturità letteratura, e ciò dimostra che per tali casi non si tratta di una recente invasività del fenomeno bensì di un radicato Nelle scisse con estrazione di un complemento uso del che, connettivo generico, in frasi che indiretto, invece, appare ancora più chiaramente quanto il richiederebbero altre costruzioni. che vada inteso più come complementatore che come pron. rel.: 2.2.6. Che retto da locuzione temporale (21 UMIF + 6 FB = 27) (30) È per questo che t’ho fatto venire. Sull’accettabilità del che indeclinato nelle locuzioni di ĺ *È per questo per cui ti ho fatto venire tempo le opinioni sono discordanti. Serianni scrive che “è appropriato anche in contesti formali ed è anzi l’unica (31) È stato con lei che sono stato la prima volta. possibilità in frasi che indicano la durata di un’azione in ĺ *È stato con lei con la quale sono stato la rapporto ad una data durata di tempo (ora, giorno, anno, prima volta. ecc.)” (Serianni 2005 [1988]: 570, XIV, §82); Sensini che è “corretto, anche se appartiene a un livello espressivo Anche riguardo al che della scissa le opinioni degli medio-basso” (Sensini 2005 [1988]: 222). Sornicola, nel studiosi non sono uniformi; per Cinque si tratta di una trattare il che polivalente ricorda che “anche i tipi il congiunzione perché le frasi scisse “pur potendo essere giorno che..., l’anno che.. (che Zingarelli registra come scambiate per costruzioni relative, vanno da queste espressioni della lingua familiare) ricorrono in registri mantenute nettamente distinte” (Cinque, 1991 [1988]: semi-formali di parlanti con elevata istruzione: e 501); per Sabatini invece è uno dei casi di che polivalente, potrebbero a buon diritto essere considerati tipi standard la cui radice è un pron. rel. che si è andato gradatamente correnti” (Sornicola, 1981: 63). Dello stesso parere è trasformando in congiunzione (Sabatini, 1985: 164); per Beccaria: “Anche nei registri non formali delle persone Berruto infine la scissa va considerata una struttura colte, sono ricorrenti le forme il giorno che…, l’anno regolare anche se è “di solito condannata dalle che…” (Beccaria, 2002 [1988]: 133). Sabatini, tra gli usi grammatiche come gallicismo” e il che ha “una funzione del che polivalente, originariamente pron. rel. (con connettiva del tutto analoga a quella che svolge con il ci significato di “di cui”, “in cui”, “a cui”) ma poi diventato presentativo” (Berruto, 1987: 68). connettivo generico con molte funzioni, segnala “Il che con valore temporale, equivalente ai più formali “in cui”, 2.2.8. Che nella relativa non standard (3 UMIF + 6 “dal momento in cui”, nel momento in cui”: La sera che ti FB = 9) ho incontrato; Quell’estate che andammo in Sardegna…” Come relative non standard sono state considerate solo (Sabatini, 1985: 164). quelle proposizioni in cui il che indeclinabile può essere sostituito da una voce regolare del paradigma standard. (27) Un’estate che l’abbiamo lasciato dalla nonna Tali relative vanno divise in due gruppi:

Infine Cinque (1991 [1988]: 463) ritiene che a) relative non standard analitiche, o anche nell’italiano accurato sia regolare il che nelle locuzioni analitiche scisse. temporali non precedute da prep., mentre rifiuta il caso b) relative non standard polivalenti. contrario che è diffuso nei registri colloquiali, dall’informale al popolare. Data la non uniformità dei Secondo i requisiti connotativi fissati come pareri, si è ritenuto opportuno segnalare tutti i casi, fondamento del presente lavoro, il che di queste strutture iscrivendo nei registri colloquiali solo quelli in cui il che va inquadrato nella casistica del che polivalente perché è appare una forzatura: una forma irregolare del pron. rel. che talvolta può confondersi con la congiunzione. (28) Tu sei a quel certo punto che stai facendo la tua scelta a) Nelle relative non standard analitiche, il che indeclinabile è seguito da un clitico di ripresa con 2.2.7. Che nella frase scissa (25 UMIF + 24 FB = 49) codificazione del caso impiegato: L’ambiguità del che della scissa, che si pone in un livello intermedio tra relativo e congiunzione23, è meno (32) Noi le ospitiamo Alberto che gli puzzano i piedi! evidente nel caso del soggetto o dell’oggetto ma è massima nel caso dei complementi indiretti. Nella scissa con estrazione del soggetto o dell’oggetto il che (33) Ma te lo vedi Giorgi che gli arriva ‘na denuncia indeclinabile è appro-priato, ma è inaccettabile la per colpa mia? sostituzione con il quale: In (32) si ha la forma canonica della relativa analitica do-ve il clitico marca il caso, mentre in (33) la relativa 22 Dardano-Trifone, 2001 [1997]: 84-85; Berruto, 1987: 69; (cita-ta in §2.1.7.) può essere sia un’analitica simile alla D’Achille, 1990: 212; Grassi-Sobrero-Telmon, 2003: 145; precedente che una temporale dove il che sta per nel Giusti, 1991: 742-743; Sabatini, 1985: 165; Sensini, 2005 momento in cui (come già detto, nell’analisi si è optato [1988]: 393. per la prima ipotesi). La relativa analitica, che nasce nel 23 Dardano-Trifone, [1997] 2001: 448; D’Achille, 2003: 154.

450 Il che tuttofare latino volgare, con ri-duzione del pron. rel. non marcato il che potrebbe essere un relativo e ci troveremmo di quem (Lehmann, 1979, 18-9) oggi convive con il modello fronte ad un anacoluto, oppure il che di una consecutiva il sintetico ed è adottata anche da parlanti competenti; la cui antecedente è un sintagma costituito da articolo forma regolare, infatti, almeno per quanto riguarda il indeterminativo + sostantivo (si veda §2.1.7.). dativo, è alquanto desueta: Un altro caso è:

(32a) Noi le ospitiamo Alberto al quale puzzano i piedi! (37) Può darsi eh! che questo Cipolletta sia – sia diciamo così tanto sciocco… che poi poverino non (33a) Ma te lo vedi Giorgi al quale arriva ‘na denuncia sarebbe nemmeno colpa sua. per colpa mia? In questo frammento è evidente che il parlante cerca di Questa emergenza del fenomeno fa supporre che la esprimere un giudizio ancora in formazione per cui struttura analitica, più semplice e funzionale, possa in l’enunciato risulta spezzato ed è difficile stabilire i futuro rimpiazzare la forma sintetica il cui paradigma è rapporti sintattici fra le varie parti che lo compongono; il già in parte trascurato dalla maggior parte dei parlanti, si che potrebbe introdurre una consecutiva non portata a pensi infatti all’ormai rarissimo uso delle forme di il termine, il cui antecedente è tanto sciocco, oppure quale per il soggetto e per l’oggetto24. potrebbe sostituire la congiunzione e che, come afferma Alisova, è concorrente del che nella catena del parlato, b) Nelle relative non standard polivalenti il che senza dove le diverse unità “hanno un carattere molto alcuna marca perde ogni riferimento al caso. approssimativo” (Alisova, 1972: 258-259). Un tratto interessante è rappresentato dalla cong. poi che spesso (34) Sì questo deve essere Ghigo – quello grande – sai accompagna il che in sequenze di questo tipo dove la quello che ti dicevo cong. temporale perde il suo significato primario per assumere un valore esplicativo-conclusivo, come si (35) Però no non trovo quello che io ho bisogno evidenzia nell’esempio seguente:

Sia in (34) che in (35), il che indeclinabile (che ha (38) (il parlante riprende il turno della conversazione: come antecedente il dimostrativo quello) sostituisce la il cane l’ho messo… lo stavo facendo star zitto prima) forma flessa di cui; entrambi i frammenti appartengono che poi tutti ce l’abbiamo con questo bestione alla serie del 1968 La famiglia Benvenuti e sono pronunciati da parlanti competenti ciò nonostante i due Lo stesso vale per l’esempio successivo, con la enunciati risultano appropriati poiché la forma regolare differenza che qui il che sembra suggerire uno sfumato sarebbe stata troppo formale, poco adatta al contesto e valore causale: stridente con il cotesto (39) E invece ogni scemenza ti tocca umiliarti a (34a) Sì questo deve essere Ghigo – quello grande – chiedere – che poi io lo so già come va a finire sai quello di cui ti dicevo (35a) Però no non trovo quello di cui io ho bisogno Nei due casi seguenti il che fa parte di una strategia di focalizzazione, ma non è chiaro se si tratti di un uso Quanto brevemente esposto mette in evidenza che il pleonastico della congiunzione oppure se il che vada che è accompagnato, nei registri più alti, da un clitico che considerato parte di una scissa ellittica: espli-cita il caso del relativo omesso, mentre nei ranghi più bas-si, dove è estrema la semplificazione, viene (40) Anche per questo che ho perso due anni ĺ impiegato da solo come legame generico della catena Anche per questo ho perso due anni ĺ È anche per degli enunciati25. questo che ho perso due anni

2.2.9. Che d’incerta classificazione (13 UMIF + 9 FB (41) Per questo che noi stiamo sempre a dieta ĺ Per = 22) questo noi stiamo sempre a dieta ĺ È per questo che Nell’ultima categoria, infine si sono fatti convergere noi stiamo sempre a dieta tutti quei casi di difficile o impossibile disambiguazione; alcuni dei quali si prestano a diverse interpretazioni come: In molti casi inseriti in questa categoria il che è immesso in sequenze discontinue, lacunose o spezzate per (36) Me s’è magnato ‘n tocco de pecorino che cui è quasi impossibile analizzarne la natura ed ogni saranno stati quasi due etti tentativo di disambiguazione potrebbe risultare arbitrario:

(42) L’Italia è una penisola d’arte Ciccio che tu non…

(43) Me conoscete che... ‘na parola è troppa e due so’ 24 Nell’italiano popolare non è raro trovare voci del paradigma poche dei pronomi relativi usate a sproposito (Cortelazzo, 1976 [1968]: 95 e Alisova, 1972: 265). 25 Cinque, 1991b [1988].

451 Simona Messina

(44) Queste devono filare che co… con l’acqua 4. Riferimenti corrente Alfonzetti, G. (2002). La relativa non-standard. Italiano popolare o italiano parlato?. Palermo: Centro di studi (45) No a chi… che... io perché filologici e linguistici siciliani. Alisova, T. (1972). Strutture semantiche e sintattiche Vi sono però anche casi in cui è realizzabile una della proposizione semplice in italiano. Firenze: ricostruzione plausibile dell’enunciato come nel Sansoni. frammento seguente: Beccaria, Gian Luigi (2002 [1988]). Italiano – antico e nuovo. Milano: Garzanti. (46) Ha ragione papà che vedi troppa televisione Benincà, P. (2001 [1995]. Il tipo esclamativo. In L. Renzi, G. Salvi, C. Cardinaletti (a cura di), Grande Il che in questo caso è la congiunzione di una grammatica italiana di consultazione, Vol.III. Bologna: completiva che dipende dal verbo cancellato a dire: Il Mulino, pp. 127-152. Berretta, M. (2000 [1993]) Morfologia. In A.A. Sobrero (46a) Ha ragione papà a dire che vedi troppa (a cura di) Introduzione all’italiano contemporaneo. Le televisione strutture. Roma–Bari, Laterza, pp.193-245. Berretta, M. (1994). Il parlato italiano contemporaneo. In Infine va segnalata una sequenza molto comune nel L. Serianni & P. Trifone (a cura di) Storia della lingua parlato colloquiale. Si tratta di una struttura composta da Italiana, Vol.II. Torino: Einaudi, pp. 239-270. due frasi collegate da che; la prima frase contiene una Berruto, G. (1983). L’italiano popolare e la sempli- domanda e la seconda ne spiega le ragioni: che ora è che ficazione linguistica. Vox Romanica, 43, pp. 38-79. devo andare a prendere Marco a scuola; dov’è il Berruto, G. (1985). Per una caratterizzazione del parlato: telecomando che comincia la partita (esempi reali) – in l’italiano parlato ha un’altra grammatica? In entrambi i casi il che introduttore della seconda frase ha Gesprochenes Italienisch in Geschichte und un valore causale esplicativo, e sta per perché. Nel Gegenwart, (G. Holtus & Radtke, hrgs.). Gunter Narr corpus, invece, è presente una sequenza del tipo: Verlag: Tübingen, pp. 120-153. Berruto, G. (2002 [1987]). Sociolinguistica dell’italiano (47) Dov’è? Che lo strozzo con le mie mani contemporaneo. Roma: NIS La nuova Italia scientifica. Berruto, G. (2002a [1993]). Le varietà del repertorio. In Questo che ha un valore che oscilla fra causale e finale A.A. Sobrero (a cura di) Introduzione all’italiano con- e la sequenza potrebbe avere le seguenti interpretazioni: temporaneo. Le strutture. Roma-Bari, Laterza, pp.3-36. Berruto, G. (2002b [1993]). Varietà diamesiche, (47a) Ditemi dov’è affinché io possa strozzarlo con le diastratiche e diafasiche. In A.A. Sobrero (a cura di) Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione mie mani e gli usi. Roma-Bari: Laterza, pp. 36–92. Blanche-Benveniste, C. (2000 [1997]). Approches de la (47b) Ditemi dov’è perché io voglio strozzarlo con le langue parlée en français. Paris: Oprhys. mie mani Carrera Díaz, M. (2001 [1997]). Grammatica spagnola.

26 Roma-Bari: Laterza. 3. Conclusioni Cinque, G. (1991a). La sintassi dei pronomi relativi ‘cui’ A parziale e provvisoria conclusione di quanto si è e ‘quale’ nell’italiano moderno. In Teoria linguistica e cercato di esporre, bisogna dire che i casi presentati non sintassi italiana. Bologna: Il Mulino, pp. 197-276. pretendono di esaurire il problema che resta amplio e Cinque, G. (1991b [1988]). La frase relativa. In L. Renzi complesso. Il presente lavoro ha inteso soltanto analizzare (a cura di), Grande grammatica italiana di un fenomeno sfuggente come il che polivalente in un consultazione. Vol.I. Bologna: Il Mulino, pp. 443-503. primo campione di un corpus di parlato della fiction Cortelazzo, M. (1976 [1972]). Avviamento critico allo televisiva (per un totale di 334 casi così suddivisi: 164 studio della dialettologia italiana – III – Lineamenti di UMIF + 170 FB), perché un tale tipo di corpus, per i italiano popolare. Pisa, Pacini. criteri di verosimiglianza cui si ispira, si può offrire come Cortelazzo, M. & Marcato, C. & De Blasi, N. & Clivio, un utile strumento di analisi del parlato, visto nella sua G.P. (2002) (a cura di) I dialetti italiani – storia rappresentazione televisiva. La campionatura è ancora struttura uso. Torino, UTET. insufficiente per poter proporre delle ipotesi Dardano, M. & Trifone, P. (2001 [1997]) La Nuova interpretative, perciò allo stato attuale ci si può limitare Grammatica della lingua italiana. Bologna, Zanichelli. soltanto a registrare i risultati numerici ottenuti. D’Achille, P. (1990). Sintassi del parlato e tradizione scritta della lingua italiana – analisi di testi dalle origini al secolo XVIII. Roma: Bonacci. D’Achille, P. (2001). Che ce lo dici a fare? Un costrutto interrogativo di matrice dialettale nell’italiano parlato contemporaneo. In P. D’Achille & C. Giovanardi (a cura di) Dal Belli al Cipolla – Conservazione e 26 Desidero ringraziare Rita De Matteis Tortora, studiosa innovazione nel romanesco contemporaneo. Carocci: autodidatta, da sempre interessata alle lingue, per le lunghe Roma, pp. 67-83. discussioni che hanno reso possibile la stesura di quest’articolo.

452 Il che tuttofare

D’Achille, P. (2002). Il Lazio. In M. Cortelazzo, C. Sabatini, F. (1985). L’italiano dell’uso medio: una realtà Marcato, N. De Blasi & G. P. Clivio (a cura di) I tra le varietà linguistiche italiane. In Gesprochenes dialetti italiani – storia struttura uso. Torino: UTET, Italienisch in Geschichte und Gegenwart, (G. Holtus & pp. 515-558. Radtke, hrgs.). Gunter Narr Verlag: Tübingen, pp.154- D’Achille, P. (2003). L’italiano contemporaneo. Bologna: 184. Il Mulino. Scorretti, M. (1991 [1988]). Le strutture coordinate. In L. De Blasi, N. & Fanciullo, F. (2002). La Campania. In M. Renzi (a cura di), Grande grammatica italiana di Cortelazzo, C. Marcato, N. De Blasi & G. P. Clivio (a consultazione. Vol. I. Bologna: Il Mulino, pp. 227-270. cura di), I dialetti italiani – storia struttura uso. Torino: Sensini, M. (2005 [1988]). La grammatica della lingua UTET, pp. 628-678. italiana, (con la collaborazione di Federico Roncoroni). De Blasi, N. (2006). Profilo linguistico della Campania. Milano: Mondadori. Roma-Bari: Laterza. Serianni, L. (2005 [1988]) (con la collaborazione di Elia, A. (1982). Syntaxe de l’italien populaire: le type Alberto Castelvecchi) Grammatica italiana – Italiano parla che, in Linguisticae Investigationes, VI (1982), comune e lingua letteraria – suoni forme costrutti. fasc. I, pp. 207-15. Torino: UTET. Fava, E. (2001 [1995]). Il tipo interrogativo. In L. Renzi, Simone, R. (2000 [1993]). Stabilità e instabilità nei G. Salvi, C. Cardinaletti (a cura di), Grande caratteri originali dell’italiano. In In A.A. Sobrero (a grammatica italiana di consultazione, Vol.III. Bologna: cura di) Introduzione all’italiano contemporaneo. Le Il Mulino, pp. 70-127. strutture. Roma-Bari: Laterza, pp. 41-100. Garzonio, J. (2005). Le frasi interrogative non-standard in Sornicola, R. (1981). Sul parlato, Bologna: Il Mulino. fiorentino. In Rivista Italiana di dialettologia – lingue, Telmon, T. (2002 [1993]). Varietà regionali. In A.A. dialetti e società. Bologna: Clueb, pp. 219-235. Sobrero (a cura di) Introduzione all’italiano Giusti, G. (1991). Frasi avverbiali: temporali, causali e contemporaneo. La variazione e gli usi. Roma-Bari: consecutive. In L. Renzi, G. Salvi (a cura di), Grande Laterza, pp. 93-149. grammatica italiana di consultazione. Vol.II. Bologna: Voghera, M. (1992). Sintassi e intonazione dell’italiano Il Mulino, pp.720-751 (§2.1,§2.2) e pp.825-833 (§2.6). parlato. Bologna: Il Mulino. GRADIT: De Mauro, T., (1999), Grande dizionario italiano dell'uso, Torino: UTET. Grassi, C. & Sobrero, A.A. & Telmon, T. (2003). Introduzione alla dialettologia italiana. Roma-Bari: Laterza. Messina, S. (a.a. 2003/2004). L’“italiano” e il suo doppio – La fiction televisiva come rappresentazione della realtà attraverso l’analisi linguistica di due prodotti esemplari: La famiglia Benvenuti (1968) – Un medico in famiglia (1998). Tesi di dottorato in Scienze della Comunicazione. Università degli Studi di Salerno. Messina, S. (2004). Il “parlato parlato trasmesso”. In Il parlato italiano. Atti del Convegno Nazionale. Napoli: D’Auria. Messina, S. (2007). “L’italiano vero-simile” – La mimesi dell’italiano parlato nella fiction televisiva. In Quaderni del Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno n° 5/2006, a cura di A. Elia e A. Landi. Roma: Carocci, pp. 171-213. Messina, S. (in stampa). Le strategie linguistiche del racconto televisivo. Atti del Congresso Internazionale La comunicazione parlata, Napoli 23-25 febbraio 2006. Quirk, R. & Greenbaum, S. & Leech, G. & Svartvik, J. (1974). A grammar of contemporary English. London: Longman. Radtke, E. (1998). Napoli ma non solo Napoli. Italiano e oltre, XIII, 3-4, pp. 189-97. Rolfhs, G. (1969 [1954; ed. riveduta ed aggiornata 1969]). Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti – Sintassi e formazione delle parole. Torino: Einaudi. Rossi, F. (1999). Le parole dello schermo. Analisi linguistica del parlato di sei film dal 1948 al 1957. Roma: BULZONI.

453

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 455-459

Impiego testuale dell’avverbio effettivamente

Claudia Ricci

Università di Losanna e Basilea

Abstract Insieme con i valori tradizionali di avverbio di predicato e di avverbiale di frase segnalati dai dizionari, all’avverbio effettivamente è attribuibile anche il ruolo di congiunzione testuale (o più comunemente connettivo pragmatico). L’avverbio svolge, cioè, all’interno dell’enunciato, una funzione di connessione tra unità del testo, segnalando, esplicitando o introducendo legami di tipo logico- argomentativo tra suoi contenuti. Tale funzione si determina pragmaticamente in base al contesto ‘ampio’ del connettivo, ma non solo: anche la diversa distribuzione dell’avverbio all’interno dell’unità di testo in cui si trova (posizione inserita vs incipitaria, in particolare) può risultare circostanza discriminante. Lo è nel caso più ovvio della distinzione tra valore avverbiale e testuale dell’avverbio. Ma, in modo più notevole, questo parametro sembra poter avere un ruolo nel determinare diverse sfumature d’impiego entro la classe stessa delle congiunzioni testuali. Ciò è rilevante sia per ciò che riguarda il funzionamento del connettivo in sé, sia perché mette in luce l’apporto di particolari manifestazioni della lingua alla costruzione di determinate architetture del testo.

1. Una classificazione sintattico-funzionale avrebbe quale unica funzione quella di modificare di effettivamente l’intera frase qualificando l’atto linguistico ad essa La caratterizzazione del significato e dell’uso associato con il significato di per dire le cose come dell’avverbio effettivamente in alcuni dei dizionari stanno, come in (2): dell’italiano combina criteri sintattici con criteri di tipo funzionale. La descrizione lessicografica dell’avverbio (da (2) Effettivamente il pubblico è molto scarso intendersi come modificatore del predicato o direttamente (Sabatini e Coletti, 2006) di un sintagma, e dunque come avverbio strictu sensu) risulta in una parafrasi sinonimica, mentre la sua funzione Il Sabatini/Coletti non fa menzione di un uso testuale di avverbio di frase è descritta in modo più preciso, per dell’avverbio in questione. Eppure lo stesso dizionario si esempio da Sabatini e Coletti (2006), di cui si riporta qui 1 serve dell’etichetta di locuzione congiunzionale testuale sotto la definizione, insieme con quelle, rispettivamente, per definire la funzione di in effetti, locuzione il cui del dizionario Garzanti, e del De Mauro: significato è, come è noto, assai prossimo a quello espresso effettivamente in determinati contesti. Lo si vede Sabatini/Coletti: avv. effettivamente 1. Pienamente, sicuramente, concretamente: è una necessità effettivamente ad esempio dall’intercambiabilità di avverbio e locuzione molto sentita; mostra più anni di quanti ne abbia nell’enunciato seguente: effettivamente 2. Con valore frasale, come commento del parlante al proprio atto linguistico, col sign. di “per dire le (3) Dal capo dello Stato anche un commento all’annuncio cose come stanno” (può essere anteposto alla frase a cui della sospensione dello sciopero della sete da parte di appartiene): effettivamente il pubblico è molto scarso; hai Marco Pannella: “Mi sono anche sentito con il presidente ragione tu effettivamente. del Consiglio per suggerirgli che parlasse direttamente con (Sabatini e Coletti, 2006) Pannella, ho letto che ha sospeso lo sciopero della sete, effettivamente / in effetti la situazione stava diventando Dizionario Garzanti: effettivamente avv. in realtà, critica” veramente: dimostra più anni di quanti ne abbia (Repubblica, 3 gennaio 2007) effettivamente | in un certo senso (con sfumatura attenuativa): effettivamente, non hai tutti i torti. Inoltre, l’interpretazione in termini di autocommento (Garzanti, 2001) all’atto linguistico che esprimerebbe l’impiego frasale dell’avverbio si rivela nettamente insufficiente per De Mauro: “Davvero”: È andata effettivamente così coglierne la funzione: si pensi alla portata di avverbi (De Mauro, 2000) frasali provvisti di questa funzione (quali francamente), portata limitata all’atto linguistico che l’avverbio Gli impieghi di effettivamente qui riconosciuti sono introduce, e, invece, all’impossibilità di impiegare dunque essenzialmente due: effettivamente senza la presenza, esplicita o implicita, di un contesto sinistro suscettibile di essere convalidato. ƒ impiego avverbiale: effettivamente modifica il Ad effettivamente, insomma, può non soltanto essere predicato, con il significato di in realtà, in effetti, davvero, proprio, come nell’esempio (1): 1 L’etichetta di congiunzione testuale, introdotta dagli autori del (1) Mostra più anni di quanti ne abbia effettivamente dizionario, corrisponde a quella più comune di connettivo pragmatico. La congiunzione testuale è infatti definita nel (Sabatini e Coletti, 2006) dizionario stesso come segue: “Congiunzione o altro elemento linguistico o locuzione che mette in rapporto non due strutture ƒ impiego di avverbiale di frase: effettivamente può frasali, ma due sequenze di discorso, comunque costituite, avere valore di avverbio esterno al predicato. In questo all’interno di un testo” (Sabatini e Coletti, 2006). Si caso, secondo Sabatini e Coletti (2006), l’avverbio utilizzeranno qui indistintamente le due etichette.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Claudia Ricci associato a buon diritto, tra quelli già segnalati dai stesso insieme di espressioni quali chiaramente, dizionari e qui citati, l’impiego di connettivo pragmatico: ovviamente, francamente, ufficialmente3. Si tratta tuttavia anche laddove il contenuto introdotto da effettivamente di una manifestazione del connettivo piuttosto limitata, introduce l’atto linguistico associato all’enunciato, che prevede un impiego per così dire ‘assoluto’ qualificandolo quale dettato dalla necessità di dell’avverbiale, senza alcun riferimento al contesto «considerare i fatti», l’avverbio assume funzione di precedente (e l’assenza totale di convalidazione del congiunzione testuale tra l’unità in cui è inserito e un contesto sinistro è già, di per sé, non facile da stabilire nel contenuto precedente, nella misura in cui lo stesso caso di effettivamente). Si riportano qui due enunciati, commento del parlante al proprio atto linguistico “candidati” possibili all’illustrazione di questo impiego, convalida - o a volte, anche, motiva - un contenuto rispettivamente dallo scritto e dal parlato, sottolineando la precedente, contribuendo così all’architettura testuale difficoltà, in entrambi i casi, di escludere un uso grazie al tipo di relazione che con tale contenuto esso convalidante dell’avverbiale anche in assenza di un permette di istituire. È questo impiego che più interessa esplicito contesto adatto: qui trattare, non solo allo scopo di meglio caratterizzarne gli effetti sulla rete di relazioni all’interno del testo, ma (4) Gli antidogmatici, viceversa, si limitano ad affermare, anche in quanto il significato e la funzione di più sobriamente, che quanto essi sostengono rappresenta effettivamente connettivo possono essere ulteriormente “il progresso”. La modernizzazione del paese, del mondo. sottocategorizzati: dall’analisi di corpora di enunciati La Tav, di sicuro; magari confortati da precedenti e emergono infatti variazioni possibili nell’interpretazione faraonici successi quali il tunnel sotto la manica. Ma del connettivo, e tali differenze appaiono almeno allora, effettivamente, perché non anche il modernissimo tendenzialmente collegabili al variare della sua posizione ponte sullo stretto? Perché non l’ingiustamente obliato all’interno dell’enunciato. Considereremo qui, dunque, scudo stellare? Chi sono gli oscurantisti che parlano di l’impiego di effettivamente connettivo inglobandone gli limite? usi “illocutivi” e tralasciandone invece la funzione (LISL_manifesto21_11_05) puramente avverbiale, illustrata dall’esempio (1) visto sopra. (5) *FAB: [<] / è bello bello // però + no aspe’ // no / effettivamente m’ è piaciuto tantissimo anche a me 2. Le funzioni di effettivamente connettivo // però il meglio di tutti / per me / però è un fatto personale pragmatico / effettivamente &cap [/] capisco che non è un film eccezionale / è Io Chiara e lo Scuro // //4 Effettivamente si può definire come un connettivo a valore di conferma, al pari del francese effectivement (C-ORAL-ROM, Birra alla spina) quale è descritto da Rossari (2002)2. Già nell’impiego avverbiale, la sua semantica si caratterizza per Lasciando ad altre occasioni di analisi quest’impiego l’introduzione di un contenuto presentato come ‘verificato dell’avverbio, si passerà ad una più precisa nei fatti’ e dunque convalidato. caratterizzazione delle funzioni in cui è stato bipartito Anche quando la sua portata è più ampia, questa l’impiego di effettivamente connettivo. semantica resta alla base della relazione tra il contenuto che effettivamente introduce e il contesto linguistico 2.1. Funzione di conferma precedente. Questo tipo di relazione conosce almeno due Effettivamente segnala che il contenuto che introduce è realizzazioni, che esprimono diverse sfumature di in conformità con quanto detto (o con quanto inferibile da significato: in una il connettivo svolge una funzione di quanto detto) in precedenza. pura conferma; nell’altra sembra in più veicolare, nel Chi parla può ad esempio voler esprimere come reale, contenuto proposizionale dell’enunciato nel quale è conforme ai fatti, uno stesso stato di cose precedentemente inserito, un argomento che motiva di quanto detto in presentato (anche implicitamente) in modo ipotetico, precedenza. oppure evocare uno stato di cose particolare che serva da Marginalmente (e se ne parla qui perché si tratta di un conferma di una valutazione più generale. uso “a cavallo” tra avverbio e vero e proprio connettivo pragmatico), si può infine attribuire ad effettivamente una funzione “illocutiva”, con la quale si qualifica l’atto linguistico quale atto mediante cui “ci si attiene ai fatti”. 3 Naturalmente gli avverbiali qui citati rientrano in sottocategorie Sarebbe questo l’unico caso in cui effettivamente non può diverse. Si veda, a questo proposito, Lonzi (1991: 387-388) essere considerato né avverbio né connettivo; il lessema 4 In questo enunciato è da considerarsi il secondo effettivamente, sarebbe, in questo impiego, classificabile tra gli più slegato dal contesto sinistro dato che il locutore sta in realtà “avverbiali di frase”, da intendersi come categoria facendo una premessa, e quindi non ha ricevuto nessun funzionale nel senso di Lonzi (1991), e far parte dello commento sulla qualità del film. Tuttavia effettivamente sembra qui rinviare all’esplicito “Il meglio di tutti, per me; però è un fatto personale” e dunque a un implicito “Solo io lo trovo così 2 A proposito di en effet e effectivement, Rossari (2002) eccezionale; voi probabilmente no”. sottolinea che: «les deux adverbes peuvent intervenir dans des Nei corpora qui presi in esame non sono risultate occorrenze di contextes [...] où ils introduisent une information destinée à effettivamente come avverbio frasale nel significato di nei fatti accroître la croyance du lecteur relative à l’affirmation qui (contrapposto a nella teoria, in principio), impiego che lo précède». (Rossari, 2002: 30). Cojocariu (2004) li presenta come porrebbe tra gli avverbiali di frase di inquadramento. Non si adverbes de validation. vuole tuttavia escludere che tali impieghi sussistano.

456 Impiego testuale dell’avverbio effettivamente

Questa funzione può essere esemplificata dagli (anche impliciti, come si è visto) evocati dalle unità enunciati seguenti5: testuali che il connettivo mette in collegamento.

(6) Se si intende l’intelligenza come un fattore generale 2.2. Funzione di conferma-argomentazione che determina il livello del funzionamento in tutto il Si osservino (9) e (3), ripreso qui in (10): dominio cognitivo (Carroll, 1992), l’apprendimento di una L2 non è diverso da qualsiasi altra attività intellettiva, e (9) La mia iscrizione come utente di e-Bay è recentissima, l’abilità linguistica non è che un aspetto dell’intelligenza, risale allo scorso 21 novembre. Tutto è nato a causa del una manifestazione del funzionamento generale del mio collega ipertecnologico [...] Questo maledetto collega sistema cognitivo. Tanta la testa, tanta la lingua. E infatti fa acquisti su Internet da anni, vantandosi dopo l’acquisto ci sono studi che hanno dimostrato che effettivamente di aver speso la metà di quanto avrebbe speso in un esiste una correlazione positiva, e che in generale a diversi negozio qualunque. Lo spirito di emulazione ha preso il livelli di intelligenza corrispondono diversi gradi di sopravvento e così ho deciso di iscrivermi anch’io. successo nell’apprendimento della L2. Effettivamente avevo bisogno di un paio di pen-drive di 1 (LISL_DID_I+O_Bettoni) GB di memoria e stavo già pensando all’I-Pod da regalare a mia sorella per il suo compleanno. (7) Due proposte che seguono una medesima linea direttrice. Riuscire ad aprire, anche in Italia, un mercato (Nuove dipendenze, articolo tratto dal Web) ancora troppo sonnolento: quello dei libri di fotografia. “Effettivamente - dice Roberto Koch, direttore editoriale (10) Dal capo dello Stato anche un commento di Contrasto - il nostro è stato un grosso investimento, che all’annuncio della sospensione dello sciopero della sete da avrà effetti, speriamo, a lungo termine”. parte di Marco Pannella: “Mi sono anche sentito con il presidente del Consiglio per suggerirgli che parlasse (LISL_GIO_S24H_ex_lib) direttamente con Pannella, ho letto che ha sospeso lo sciopero della sete, effettivamente la situazione stava Se in (6) l’enunciato esiste una correlazione positiva diventando critica” convalida, introdotto da effettivamente, il tanta la testa, tanta la lingua che precede, si noti come in (7) il In questi casi, risulta più difficile istituire un legame meccanismo in gioco nella relazione sia già più raffinato. diretto di semplice conferma tra il contenuto introdotto da In questo caso, l’enunciato dell’editore il nostro è stato un effettivamente e il suo contesto sinistro. In (10) grosso investimento è una conferma dell’inferenza che specialmente, l’enunciato introdotto da effettivamente non l’interlocutore è spinto a fare dalla precedente convalida direttamente il contenuto che precede (come connotazione del mercato dei libri di fotografia come farebbe un enunciato del tipo effettivamente ha “sonnolento”, chiuso, difficile: l’inferenza che lanciarsi in ricominciato a bere stamattina), né una sua parafrasi, e tale mercato sia un investimento importante, dei cui nemmeno ciò che tale enunciato potenzialmente profitti non vi è certezza6. Si veda ancora un meccanismo presuppone immediatamente. Nemmeno una lettura in cui simile in funzione in (8): il connettivo ‘scavalchi’ l’enunciato immediatamente a sinistra per confermare ciò che si dice in precedenza (8) “Ma la nostra linea guida - dice il nuovo consigliere risulta possibile. La presenza del connettivo introduce delegato Francesco Bogliari - è quella di portare la casa l’informazione più che come una conferma, come una editrice dalla fase di transizione a quella dello sviluppo nel motivazione; non si tratta tuttavia della motivazione rispetto, però, della grande tradizione del marchio”. diretta del contenuto precedente, come avverrebbe se Effettivamente, Scheiwiller non era nome che potesse sottraessimo il connettivo dall’enunciato per lasciare ridursi (o essere visto) solo come editore su commessa. all’inferenza il recupero della relazione (si veda come cambia l’interpretazione nell’enunciato ripreso qui sotto in È questa dunque la prima funzione di effettivamente assenza di connettivo), o vi inserissimo un qualsiasi altro connettivo: nel suo impiego strettamente confermativo, segnale di motivazione, come infatti. esso rappresenta un segnale di conformità tra stati di cose (11) Dal capo dello Stato anche un commento all’annuncio della sospensione dello sciopero della sete da 5 Gli esempi scritti sono tratti da un corpus privato di testi scritti parte di Marco Pannella: “Mi sono anche sentito con il (scientifici e giornalistici); quelli parlati essenzialmente da presidente del Consiglio per suggerirgli che parlasse Cresti, Moneglia (2005). direttamente con Pannella, ho letto che ha sospeso lo 6 Il fatto che si tratti di un impiego dialogico non cambia il sciopero della sete, la situazione stava diventando critica” ragionamento in gioco. Qui sotto un impiego monologico in cui il meccanismo è praticamente identico: Il connettivo sembra allora dover convocare qui un -[...] cammin facendo avviene un contatto tra i due specchietti ulteriore discorso, non espresso (ad esempio un commento retrovisori, il mio e quello di una jeep che proveniva in senso quale Pannella ha fatto bene a smettere lo sciopero della contrario, niente di grave penso io (il mio specchietto non si era sete), del quale l’unità che introduce rappresenta una neanche spostato) e proseguo, vengo inseguito e fermato conferma, ma anche una motivazione: è in favore di tale dall’altro automobilista, croato, che mi fa osservare di aver discorso non espresso che sembra argomenti il contenuto subito un danno (effettivamente si era incrinato il vetro dello introdotto da effettivamente (il carattere critico della specchietto)...

457 Claudia Ricci situazione allo stesso tempo conferma la valutazione contesto sinistro, sia alla lettura nella quale il contenuto implicita del locutore e giustifica l’atto espresso nel che l’avverbio introduce conferma e allo stesso tempo contenuto del contesto immediatamente precedente. In fornisce la motivazione di un contenuto evocato da quanto questa capacità di collegarsi all’universo non espresso che detto in precedenza. Gli enunciati che seguono sono ruota intorno al discorso (prima ancora che al discorso esempi di ciascuna di queste interpretazioni. stesso) che risiede la forza di connessione di effettivamente. (14) La motivazione del Master ha riconosciuto “nella crescita dimensionale”, “nella focalizzazione sul 3. L’influsso della distribuzione di territorio” e “nella attenzione al cliente” i valori guida effettivamente sui suoi effetti testuali dello sviluppo della Banca. Come molti degli avverbi che sono anche congiunzioni Effettivamente, sono state queste le tre direttrici testuali, effettivamente è caratterizzato da una grande strategiche a cui la nostra Amministrazione ha ispirato, dal mobilità all’interno dell’enunciato. Può trovarsi in 1996 in avanti, il percorso di crescita della Popolare di posizione incipitaria, inserita o finale, può inoltre essere Vicenza. Un percorso che si sintetizza in un dato. più o meno integrato sintatticamente e prosodicamente nell’enunciato, così da poter avere nella sua portata un (15) La mia iscrizione come utente di e-Bay è solo sintagma (ad esempio l’argomento del verbo), oppure recentissima, risale allo scorso 21 novembre. Tutto è nato la totalità del suo cotesto. Vi sono casi, più evidenti, in cui a causa del mio collega ipertecnologico [...] Questo tali variazioni permettono di determinare un discrimine maledetto collega fa acquisti su Internet da anni, macro-categoriale. In linea generale (com’è prevedibile), vantandosi dopo l’acquisto di aver speso la metà di quanto l’interpretazione ‘avverbiale’ di effettivamente necessita la avrebbe speso in un negozio qualunque. Lo spirito di prossimità dell’avverbio all’elemento modificato. Anche emulazione ha preso il sopravvento e così ho deciso di l’integrazione sintattico-prosodica e interpuntiva iscrivermi anch’io. Effettivamente avevo bisogno di un dell’avverbio alla frase in cui compare permette di paio di pen-drive di 1 GB di memoria e stavo già distinguere la funzione avverbiale da quella testuale. Si pensando all’I-Pod da regalare a mia sorella per il suo osservi l’enunciato (1), qui riportato in (12) e contrapposto compleanno. a (13): Se la posizione a inizio di enunciato non sembra (12) Mostra più anni di quanti ne abbia effettivamente privilegiare alcuna delle due sfumature di significato del connettivo, l’analisi del corpus rivela che, al contrario, (13) Mostra più anni di quanti ne abbia, effettivamente. l’effettivamente argomentativo predilige la posizione incipitaria, che sia integrato o no al testo che segue. In questo caso, è proprio la presenza/assenza di L’esito - diverso o meno naturale - di alcuni spostamenti del connettivo all’interno o in coda all’enunciato, anche integrazione linguistica dell’avverbio alla frase che ne 8 configura i due diversi statuti, rispettivamente avverbiale e sottoforma di inciso o di appendice , ne è un’ulteriore di congiunzione testuale7, con le relative conseguenze conferma: sull’interpretazione del discorso. Si tratta di fenomeni macroscopici, e noti. Più interessante è osservare se vi (16) Lo spirito di emulazione ha preso il sopravvento e siano variazioni di interpretazione interne alla funzione di così ho deciso di iscrivermi anch’io. Avevo bisogno, connettivo pragmatico che possano risultare dalle sue effettivamente, di un paio di pen-drive di 1 GB di memoria manifestazioni e dalla sua distribuzione all’interno del e stavo già pensando all’I-Pod da regalare a mia sorella testo, come ad esempio è stato osservato per dunque in per il suo compleanno. Ferrari (2005a). Sebbene non sia possibile istituire associazioni fisse nel caso di effettivamente, si possono (17) “Mi sono anche sentito con il presidente del tuttavia delineare alcune tendenze. Consiglio per suggerirgli che parlasse direttamente con Pannella, ho letto che ha sospeso lo sciopero della sete, la 3.1. Posizione incipitaria, finale e inserita del situazione(,) effettivamente(,) stava diventando critica”. connettivo Se in (16) la variazione della distribuzione non Inserito ad inizio di frase, effettivamente connettivo si produce effetti di rilievo sull’interpretazione, forse a causa presta sia a un’interpretazione in termini di pura conferma, di una relazione di argomentazione più facilmente convalida di un contenuto esplicito o implicito del inferibile, in (17) ci sembra che l’introduzione del connettivo tra soggetto e predicato comporti effetti informativi che interagiscono con la relazione veicolata 7 Si osservi però che l’integrazione dell’avverbio nella frase non dal connettivo: la situazione sembra porsi sullo sfondo è sempre di facile determinazione; nel caso, poi, di avverbi che modificano costituenti e predicati ma esercitano anche la esprimendo il sunto di tutte le informazioni precedenti. funzione di connettivi pragmatici (è proprio questo il caso di Maggior dinamismo comunicativo è così attribuito a stava effettivamente), le cose si complicano ulteriormente: il diventando critica, con una ripartizione dei ruoli riconoscimento dell’uno o dell’altro valore non è sempre informativi più netta che nel caso di una posizione immediato, e l’integrazione prosodica non è sempre discriminante. Occorre insomma molta cautela nel fare della contrapposizione tra (12) e (13) l’illustrazione di un vero e 8 Per una caratterizzazione di queste funzioni all’interno del proprio criterio distintivo. testo, si veda Ferrari (2005).

458 Impiego testuale dell’avverbio effettivamente incipitaria di effettivamente. Ciò conduce (soprattutto nel immediatamente accessibile contestualmente o crearne caso di integrazione linguistica del connettivo una diversa da quella accessibile tramite inferenza. all’enunciato) ad un’interpretazione più vicina alla È possibile articolare la funzione pragmatica di conferma del carattere critico della situazione (qualunque effettivamente in almeno in due sottospecie di valori: uno risulti poi essere il referente di situazione), piuttosto che più strettamente confermativo, un altro veicolante una allo sfruttamento “in blocco” dell’intero enunciato come relazione che oscilla tra conferma e argomentazione. argomentazione in favore di qualcos’altro. Lo Si tratta di una bipartizione descrivibile non soltanto in spostamento del connettivo in posizione intra-frastica base al contesto del connettivo, ma anche in base alla sua (persino in posizione di inciso) accentua ancora distribuzione, la cui variazione implica distinzioni a ulteriormente questi effetti. livello categoriale (tra classi) e funzionale (entro la classe delle congiunzioni testuali). 3.2. Integrazione sintattica, prosodica e Il delinearsi di tendenze (anche di massima) che interpuntiva del connettivo specificano la relazione tra interpretazione dei connettivi La doppia natura di effettivamente come connettivo e pragmatici e la loro distribuzione all’interno della frase come avverbio pone problemi nell’analisi degli effetti suggerisce che, se è vero che lo specifico contributo interpretativi legati all’integrazione sintattica, prosodica e all’organizzazione del discorso di un lessema è in parte interpuntiva del connettivo. Meglio osservare gli effetti di già contenuto nel suo significato primo, il significato tale integrazione (o non integrazione) sul connettivo in linguistico, un ulteriore apporto all’architettura testuale (in posizione incipitaria o finale: in posizione inserita le due particolare per ciò che riguarda la dimensione logico- categorie lessicali attribuibili all’avverbio divengono argomentativa e informativa) è dato dalla ricchezza delle spesso difficilmente distinguibili. sue possibili manifestazioni nello specifico testo in cui è Non ci è stato finora possibile se all’integrazione del calato, e dalla sua interazione con la struttura, già di per sé connettivo nell’enunciato si associ piuttosto una relazione complessa, del testo stesso. di conferma o di argomentazione tra l’enunciato in cui effettivamente appare e il suo contesto sinistro. Ciò che si 5. Riferimenti può osservare, è che una “estrazione” più marcata dal AA.VV. (2001). Dizionario Garzanti di italiano. Milano: testo permette di considerarlo nella sua totalità e di Garzanti. utilizzarlo quindi tale e quale come movimento Bazzanella, C. (1995). I segnali discorsivi. In L. Renzi, G. argomentativo. Tuttavia, soprattutto in posizione Salvi e C. Cardinaletti (a cura di), Grande Grammatica incipitaria, l’integrazione sintattico prosodica non è di Consultazione, Volume III. Bologna: Il Mulino, pp. apparsa finora discriminante. Le difficoltà relative al 225-260. riconoscimento del grado di integrazione linguistica del Cojocariu, C. (2004). Les adverbes de validation – connettivo al testo cui appartiene sono però un ostacolo quelques hypothèses. In C. Rossari et al. (a cura di), ancora da superare. Lo dimostra l’ultima porzione di testo Autour des connecteurs. Reflexions sur l’énonciation et che qui riporteremo, un caso poco (ma progressivamente la portée. Berne: Peter Lang, pp. 184-214. sempre più) ‘prevedibile’: Cresti, E. (2000). Corpus di italiano parlato. 2 voll. Firenze: Accademia della Crusca. (18) La storia si creava secondo per secondo, nella mente Cresti, E. E Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- dell’uomo. Bastava chiudere gli occhi e la scena ROM, Integrated Reference Corpora for Spoken cambiava, nuovi personaggi comparivano oppure tutto Romance Languages. Amsterdam: John Benjamins. sarebbe potuto anche scomparire da un momento all’altro De Mauro, T. (2000) Grande Dizionario Italiano dell’uso ma questo lui non lo voleva. Era una fiaba “on the (CD-ROM). Torino: UTET. road”……………. Ferrari, A. (2004). La lingua nel testo, il testo nella “Luca, fa un caldo infernale e non si vedono città lingua. Torino: Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano. all’orizzonte”. Tommy, il bambino, aveva tendenza al Ferrari, A. (2005a). Le trame ‘logiche’ dei notiziari lamento facile. L’uomo, effettivamente si era distratto e accademici. In A. Ferrari (a cura di), Rilievi. Le aveva perso di vista la fiaba per un po’. Bastò chiudere gli gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo. occhi e i due compagni di viaggio si ritrovarono in quello Firenze: Franco Cesati, pp. 245-290. che sarebbe stato il nuovo scenario della storia….. Ferrari, A. (2005b). Connettivi e struttura del testo. Oltre la semantica lessicale. In I. Korzen (a cura di), Lingua, (Fiaba anonima) cultura e intercultura: l’italiano e le altre lingue. Copenhagen: Samfundslitteratur press, pp. 191-204. 4. Conclusioni Lonzi, L. (1991). Il sintagma avverbiale. In L. Renzi e G. Si è visto che, oltre alla funzione di avverbio di Salvi (a cura di), Grande grammatica italiana di predicato (la funzione tipicamente segnalata dai dizionari), consultazione, Volume II. Bologna: Il Mulino, pp. 341- e a un impiego (a nostro avviso marginale) di avverbiale 412. di frase sprovvisto di particolari caratteristiche relazionali Rossari, C. (2002). Les adverbes connecteurs: vers une con il suo contesto sinistro, effettivamente svolge, identification de la classe et des sous-classes. Cahiers all’interno dell’enunciato, una funzione di connessione tra de Linguistique Française, 24, pp. 11-43. unità del testo. Questa funzione permette ciò che è tipico Sabatini, F. e Coletti, V. (2006). Il Sabatini-Coletti. della classe dei connettivi pragmatici: tra le altre cose, Dizionario della Lingua Italiana. Milano: Rizzoli- esplicitare una relazione logico-argomentativa non Larousse.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 461-469

Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza

Francesca Santulli

Libera Università IULM, Milano

Abstract Partendo da considerazioni generali sulle caratteristiche tipologiche e macro-/ micro-strutturali della sentenza come genere testuale, l’articolo illustra le premesse teorico-metodologiche e commenta i primi risultati di una indagine condotta su un campione di circa 500 pronunce della Corte di Cassazione Civile e Penale e del Consiglio di Stato del periodo 2000-2005. In questa fase sono state prese in considerazione principalmente le parti argomentative, esaminando in particolare le caratteristiche del lessico argomentativo (connettori, modalizzatori, espressioni meta-argomentative e indicatori di riferimento) prevalentemente utilizzato nei testi. Attraverso la valutazione critica di dati quantitativi, ottenuti con procedure automatiche e confrontati con quelli relativi ad un corpus di controllo, è stato possibile raggruppare gli elementi analizzati in tre categorie prototipiche (forme fossilizzate ed esclusive del genere, forme non esclusive ma con frequenza assolutamente abnorme e distribuzione caratteristica, forme di uso corrente ma comunque marcate per frequenza e/o specializzazione semantica), mettendo così in luce le peculiarità delle scelte relative al lessico argomentativo, espressione anch’esse dell’adesione ad uno stile espositivo omogeneo e formulare che, da un lato, rappresenta per l’estensore un rassicurante canone di riferimento e, dall’altro, rispondendo alle attese dei destinatari, guida e agevola il processo di decodifica dei testi.

1. La sentenza tra i generi del discorso performativa, costituisce uno stato di cose nel mondo. giuridico Questo è lo scopo specifico, nell’ordinamento giuridico Benché il rapporto primigenio, e in certa misura italiano, della sentenza, atto processuale con una funzione costitutivo, tra lingua e diritto si sia primariamente e precisa e codificata, cui corrisponde una struttura testuale tradizionalmente estrinsecato nell’analisi degli aspetti altrettanto canonica, regolata da prescrizioni esplicite e da performativi del testo legislativo, condotta a partire dai norme d’uso che ne fanno un caso esemplare di genere modelli propri della filosofia del linguaggio, più di recente testuale stabile, riconoscibile nella sua articolazione la lingua del diritto è stata sovente studiata, al pari dei macroscopica anche dal parlante medio, benché portatore modi di espressione propri di altre discipline e comunità di contenuti tecnici complessi che restano solitamente professionali, come varietà diatipica legata a contesti e oscuri per il profano. funzioni specifiche. Nella situazione linguistica italiana, ciò ha portato a mettere in luce in primo luogo il ricorso 1.1. Tipologia e macrostruttura ad un lessico specialistico particolarmente ricco e I tratti più appariscenti della sentenza si potrebbero variegato che, in questo come in altri casi, costituisce definire “peritestuali”, dal preambolo (“in nome del l’elemento più vistoso di differenziazione del sottocodice popolo italiano”) alle modalità di individuazione delle rispetto alla lingua comune. Tale attenzione primaria non parti e dell’organo giudicante, fino alla data e firma ha però esaurito l’impegno euristico, sicché, con il conclusive (Cortelazzo, 2003): essi non sono tuttavia i più progredire degli studi sulle varietà contestuali-funzionali, significativi sotto il profilo testuale e linguistico, segnato sono apparsi ancor più interessanti aspetti sintattici e innanzitutto da una norma generale, rispondente al testuali, pure fortemente marcati, propri talvolta di un principio istituzionale (art. 111 della Costituzione) che settore disciplinare specifico e, più di frequente, impone al giudice la motivazione della propria decisione trasversalmente estesi a generi affini che si producono in (cfr Perelman, 1976). aree tra loro molto diverse. Difatti la sentenza, la cui parte funzionalmente In pari tempo, la consapevolezza della variazione essenziale (il dispositivo) riferisce la decisione del giudice interna dei linguaggi specialistici, legata al grado di in forma dichiarativa, ottenendo così un effetto tecnicismo e ai generi testuali in cui questi si realizzano, performativo, deve anche includere l’esposizione dei ha prodotto classificazioni articolate, cui non è sfuggita la motivi che hanno indotto ad applicare una data norma al lingua del diritto. Limitando l’attenzione ai testi caso di specie, opportunamente descritto: come si legge giurisprudenziali, si può partire dalla considerazione che nell’art. 118 disp.att. c.p.c., fatti della causa e ragioni essi devono essere ritenuti enunciati del diritto (sencences della decisione. Pertanto, nella classificazione tipologica of law) e perciò tenuti distinti da enunciati sul diritto dei testi giuridici che individua i tre ambiti dell’attività (statements about sentences of law), là dove questi ultimi, normativa, interpretativa e applicativa (Mortara pur potendo appartenere con diversi livelli di specificità Garavelli, 2001), appare riduttiva la collocazione della alla scienza giuridica, non attuano quel rapporto sentenza, al pari degli altri atti processuali, nel terzo costitutivo tra il dire e l’agire giuridico che è tipico dei gruppo, non solo per l’evidente carattere normativo del testi legislativi e di fasi particolari del procedimento testo (e non a caso si parla di “legge del caso concreto”), giudiziario (cfr Oppenheim, 1944; Garzone, 1997: 216). ma anche per la forte componente interpretativa, in quanto In questa prospettiva il judicial language individuato nella il passaggio dall’astratta previsione di legge notissima classificazione di Bhatia (1987) costituisce una all’applicazione di questa ad un contesto reale specifico forma di “azione giuridica”, condotta nelle varie mosse comporta necessariamente una attività di natura non processuali dalle parti e dagli organi giudicanti, che diversa da quella che è alla base dei testi di dottrina, diventa azione della parola nella realtà allorquando il tradizionalmente considerati rappresentanti tipici giudice si pronuncia e, con una formula tipicamente dell’ambito interpretativo (e dunque più propriamente

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Francesca Santulli metagiuridici). L’ambiguità, o polivalenza tipologica della Tools, ha prodotto risultati che sono stati, ove possibile, sentenza non costituisce però un elemento di confusione confrontati con la banca dati messa a disposizione dal nella produzione e nell’individuazione del genere, anzi CNR presso la sede di Genova, che contiene un corpus di segna la struttura stessa del testo, come sequenza di italiano scritto (quotidiani, periodici e pubblicazioni in macro-mosse, che prevede il riesame dello svolgimento genere, per circa 4 milioni di parole). L’analisi è stata del processo (Fatto), l’esposizione dei motivi della condotta combinando metodi quantitativi e qualitativi (cfr decisione (Diritto), per giungere alla formula performativa Garzone e Santulli, 2004). La produzione di liste di finale. Il canone si estende poi ben al di là della frequenze ha consentito di individuare gli elementi più strutturazione macroscopica e della ripetitività formulare ricorrenti, integrando i dati con i risultati di concordanze del dispositivo, in quanto anche le parti narrative- prodotte per voci specificamente ricercate, selezionate a argomentative presentano tratti retorici, sintattici e partire dalle descrizioni di grammatica dell’argomen- lessicali ricorrenti, talora sorprendentemente uniformi e tazione sopra menzionate. resistenti al mutamento diacronico. La scelta delle interrogazioni è anche scaturita dalla lettura qualitativa di testi, che ha dato modo di individuare 1.2. Piano dell’indagine schemi ricorrenti ed eventualmente marcati rispetto all’uso medio. Sempre su base qualitativa sono stati Questa ricerca si concentra sulla parte argomentativa effettuati confronti esplorativi nella dimensione della sentenza, cercando di mettere in luce le particolarità diacronica, utilizzando un campione di pronunce degli più evidenti del lessico argomentativo. stessi organi risalenti a momenti cronologici precedenti Per far questo si terrà conto della classificazione (pur (fine anni 50 e fine anni 80). non sempre convincente) proposta da Stati (2002: 63 ss), Dopo brevi osservazioni sulla progressione generale che definisce lessico ausiliare dell’argomentazione quelle del testo-sentenza, che mettono in luce elementi di espressioni “che servono per comunicare le proprietà evidente ripetitività formulare fin dalle sue parti iniziali e argomentative delle proposizioni di un testo e le relazioni consentono di individuare schemi argomentativi tra le proposizioni provviste di un ruolo argomentativo”, privilegiati già nella narrazione dei fatti, si passerà ad classificandole poi in cinque gruppi: connettori, esaminare il lessico argomentativo, partendo dall’indagine espressioni meta-argomentative (nomi o verbi che quantitativa i cui risultati più significativi sono riassunti informano relativamente ai “ruoli argomentativi”), nella Tab. 1. modalizzatori, operatori di riferimento (che introducono intertestualità), espressioni para-argomentative.1 La specificità di queste ultime si chiarisce considerando nel suo insieme l’impianto retorico classico, in quanto esse Occorrenze Occorrenze Rapporto sono portatrici di argomenti di tipo etico (attraverso Corpus Corpus Sentenze Controllo l’espressione dell’evidenza che non necessita prove o di avverso (prep.) 482 1 1928 una forma di argumentum ad verecundiam) o implicano, attraverso il ricorso a lessico valutativo, un tentativo di doglianza/e 265 1 1060 convincimento patetico.2 La schematizzazione di Stati sarà altresì 227 6 151,33 integrata dalla classificazione degli indicatori di forza censura/e 983 52 75,62 proposta Lo Cascio (1991), che, benché in qualche punto (in)fondato 856 41 63,51 sovrapposta all’altro modello, consente l’articolazione in orbene 69 6 46 tratti più specifici, che riguardano il tipo di argomento di mero (lemma) 224 23 38,96 volta in volta utilizzato. L’occorrenza degli elementi argomentazione/i 228 24 38 individuabili a partire dallo studio sistematico delle pertanto 600 64 37,5 tecniche argomentative sarà analizzata in un corpus condivisibile 34 4 34 elettronico, costituito da circa un milione di parole, correttamente 235 33 28,48 raccolto appositamente per questa ricerca, che comprende ancorché 72 11 26,18 circa 500 pronunce della Cassazione Civile e Penale e del deduzione/i 86 14 24,57 Consiglio di Stato risalenti agli ultimi cinque anni, motivo/i 1643 323 20,35 selezionate in modo da coprire le varie materie in cui esse argomentare stesse vengono rubricate nell’archivio IPSOA.3 37 11 13,45 (lemma) L’interrogazione quantitativa, condotta con Wordsmith conclusione/i 451 203 8,89 sostanzialmente 116 58 8 1 A partire da questa classificazione una efficace analisi del lamentare lessico argomentativo è stata di recente condotta anche su un 300 191 6,28 (lemma) ampio e diversificato corpus di sentenze redatte in lingua inglese (Mazzi, 2006). necessariamente 87 68 5,12 2 La classificazione di Stati non sempre è efficace, in quanto incrocia tratti semantici con tratti formali: ad esempio, tra le Tabella 1: Sintesi dei dati quantitativi.4 espressioni definite “para-argomentative” sono presenti, secondo un criterio che considera il tipo di argomentazione proposta, i modali che esprimono necessità (già classificati tra i modalizzatori). 4 Nella Tab. 1 si leggono le occorrenze assolute nei due corpora, 3 Ringrazio la dott. Paola Vignati, che ha collaborato alla unitamente al rapporto che si ottiene tenendo conto delle diverse selezione e archiviazione dei testi. dimensioni di questi ultimi.

462 Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza

2. Dalla narrazione all’argomentazione riscontra in ben 83 occorrenze). Anche il plot che Nella macrostruttura della sentenza l’argomentazione riproduce graficamente la dispersione della forma nei occupa dunque una posizione ben definita, e il suo inizio è diversi file esaminati conferma che le occorrenze si solitamente marcato anche dalla presenza di una titolatura. addensano nelle parti iniziali, corrispondenti alla In verità, l’uso di introdurre una forma di ripartizione narrazione. Questo uso così marcato è esempio evidente di grafica, con l’aggiunta di titoli esplicativi della funzione ricorso a una forma canonica, propria del genere, che delle varie parti, è relativamente recente: dal confronto tra funge da marca stilistica, ma ha allo stesso tempo una testi prodotti in diversi momenti cronologici a partire dalla funzione tecnica importantissima, consentendo al lettore metà del secolo scorso è emerso che questa consuetudine, (esperto) di individuare con facilità la progressione del estranea all’uso dei primi anni della Repubblica, era racconto e rispondendo così appieno alle sue aspettative. tuttavia già visibile negli anni ottanta, e si è oggi radicata, La narrazione, come si vede già dai due esempi qui dando luogo alla distinzione tra parte narrativa (segnata proposti cui se ne potrebbero aggiungere altri anche di solitamente con il titolo “Svolgimento del processo”, natura sintattica (in primo luogo l’uso dei tempi verbali), oppure “Fatto” oppure ancora “Rilevato in fatto”), parte procede secondo schemi assai poco flessibili, anche argomentativa (di solito intitolata “Motivi della perché essa ripropone non tanto gli accadimenti reali, decisione”, ma pure, simmetricamente rispetto alla quanto piuttosto i fatti processuali, così come questi si precedente, “Diritto” ovvero “Considerato in diritto”) e desumono dagli atti, già dunque strutturati secondo norme dispositivo (introdotto dalla formula stereotipata “Per comunicative stabili. Questi Motivi”, di norma sotto forma di acronimo L’intertestualità, di cui si dirà ampiamente con “P.Q.M.”). In numerose pronunce brevi, tuttavia, la riferimento specifico agli argomenti, può essere già narrazione e l’argomentazione vengono accorpate sotto il presente nella prima parte della sentenza, attraverso titolo “Fatto e Diritto”, o persino introdotte da una l’introduzione del punto di vista narrativo di una delle formula generica: “Il Tribunale/la Corte osserva”. parti o del giudice di un grado precedente, benché questo L’affermarsi della suddivisione in paragrafi sembra avvenga di solito solo quando l’accertamento del fatto è corrispondere ad una esigenza di maggiore chiarezza e esso stesso oggetto del contendere, e dunque la sua certamente aiuta il lettore ad orientarsi nel testo, benché a presentazione può costituire una forma di premessa ciò non corrisponda di norma una semplificazione del all’argomentazione se non un vero e proprio argomento. linguaggio utilizzato, sia sotto il profilo lessicale, sia (e Una certa mescolanza tra narrazione e argomentazione si soprattutto) nelle scelte sintattiche, sicché l’impressione di forte “settorialità” che si ricava dall’esame dei testi non ha, per altro verso, nelle pronunce brevi (che tuttavia viene meno, anzi per altri versi si rafforza, come si rappresentano una parte trascurabile del corpus), nelle cercherà di mettere in luce più avanti.5 quali come si è accennato non vi è neppure una Gli usi marcati propri del genere sono del resto distinzione tra le due parti diverse e si transita dall’una evidentissimi anche nella parte narrativa, a partire all’altra senza soluzione di continuità. dall’incipit, già studiato da Rovere (2000b): con atto X del (DATA)+ SOGG.[attore]+Imperfetto Indicativo. La 3. Lessico argomentativo narrazione ripercorre le tappe del processo e risulta perciò tanto più articolata quanto più ci si allontana dall’atto 3.1. Espressioni meta-argomentative e inter- iniziale, attraverso i vari gradi di giudizio. In questa testualità progressione altrettanto stereotipato è l’uso di avverso Il lessico meta-argomentativo fa riscontrare in generale (come preposizione, nella formula tipo: AVVERSO LA frequenze piuttosto elevate, tra cui innanzi tutto 1643 DECISIONE X) che indica l’aprirsi delle successive fasi motivo (vs 323 nel corpus di controllo) e 264 ragione (vs della causa. A fronte dell’unica occorrenza di questa 505), con una evidente specializzazione del primo forma con funzione di preposizione nel corpus di controllo termine. Del resto la stessa formula performativa contiene (nel quale è però nove volte aggettivo), essa ricorre 485 nel suo incipit fossilizzato (che tuttavia non incide in volte nelle sentenze esaminate, e solo in tre casi come quanto acronimo sul computo) questa parola, che richiama aggettivo. Al di là della evidentissima sproporzione, l’origine non arbitraria della pronuncia: essa non è frutto l’esame delle concordanze rivela che l’insolita del capriccio del giudice, bensì logico approdo di un preposizione è usata appunto per indicare l’opposizione ad ragionamento, illustrato nella motivazione e dunque un precedente provvedimento (per cui: avverso il esposto al giudizio di quanti vorranno valutarlo ed provvedimento/la decisione/la sentenza/l’ordinanza/la eventualmente, ove possibile, intervenire per (tentare di) pronuncia), spesso indicato con un riferimento anaforico modificarlo. più marcato del semplice articolo determinativo Si esamineranno ora partitamente alcune voci, che (detto/questo/l’anzidetto e, soprattutto, tale6 che si spiccano per la loro frequenza significativa e per la stretta relazione con contesti d’uso specifici, collegando quindi le

5 forme meta-argomentative all’espressione del dialogismo Cfr. Cortelazzo (2003: 82), che individua “tre grandi binari che e dell’intertestualità. regolano l’uso linguistico nella costruzione delle sentenze: impersonalità, concisione, settorialità”. 6 L’alta frequenza del dimostrativo tale era pure riscontrata da Rovere in riferimento al valore consecutivo della formula TALE DA + INF., considerata dall’autore particolarmente funzionale quanto elemento anaforico, può riferirsi ad una gamma estesa di proprio in virtù dell’indeterminatezza semantica di tale che “in antecedenti” (Rovere, 2000a: 267).

463 Francesca Santulli

3.1.1. Argomenti e deduzioni diverse voci possono essere introdotte dalle forme Particolarmente interessanti sono i dati della radice esemplificativamente indicate da Stati (come, ad esempio, argoment*, che presenta in totale 442 (vs 320) occorrenze; secondo - quelli che Lo Cascio chiama “garanti”), ma tra le varie forme spiccano: solitamente è utilizzato un elemento lessicale meta- argomentativo (più spesso un verbo). - argomento 76 (vs 211) Particolarmente frequente in questa funzione, e - argomenti 66 (vs 85) diatipicamente marcato, è dedurre, che, come lemma, ha - argomentazione 34 (vs 10) solo 320 occorrenze nel corpus di controllo. La ricerca di - argomentazioni 194 (vs 14) deduc* evidenzia 533 occorrenze (cui si possono - argomentativ* 60 (vs nessuna). aggiungere 86 deduzion* [vs 14]): tra queste la forma prevalente è quella dell’ind. pres. (294 [vs 6], di cui 51 L’aggettivo si accompagna solitamente a sostantivi che alla terza persona plurale e 243 alla terza singolare), indicano la progressione dell’argomentazione stessa, tra i seguita dal gerundio (172 [vs nessuna], tra cui 3 quali percorso, iter, apparato. Per quel che riguarda i deducendosi e 12 deducendone) e dall’imperfetto (41, 10 sostantivi spicca la preferenza per il derivato nella forma al plurale e 31 al singolare). Il soggetto deducente è, nella del plurale (argomentazioni), mentre argomento è più grande maggioranza dei casi, una delle parti. Interessante frequente rispetto alla forma plurale (argomenti) e anche tra le forme di presente l’impersonale si deduce (66 soprattutto rispetto al singolare dell’altro termine occorrenze), in genere utilizzato in riferimento a parti (argomentazione). L’esame delle concordanze suggerisce specifiche dell’argomentazione (tipicamente: con il primo che argomento è preferibilmente usato non tanto come motivo si deduce…). Esaminando la dispersione, si nota sinonimo di argomentazione, ma piuttosto nel senso di che le forme sono meno frequenti nella seconda metà dei “ragione che si adduce a sostegno di una tesi” (Devoto, testi, mentre si addensano intorno alla parte centrale e Oli, 2004-2005), e pertanto non stupisce una presenza nella prima parte, e dunque presumibilmente nella piuttosto equilibrata di forme singolari e plurali. narrazione e nelle fasi iniziali dell’argomentazione, là Viceversa, argomentazione, in quanto “serie di ragioni o dove l’estensore, ripercorrendo l’iter processuale, dà voce prove arrecate a dimostrazione di un assunto”, si riferisce alle argomentazioni già proposte. all’intero percorso (e talvolta richiama evidentemente il contenuto tecnico del termine, proprio della logica), sicché 3.1.2. Concludere, ritenere et sim. l’uso assai più frequente del plurale pare scaturire da una Altri due verbi con funzione meta-argomentativa, forma di rafforzamento, a sottolineare maggiormente il benché meno marcati stilisticamente, mostrano un uso fatto che si fa riferimento all’insieme degli argomenti, altamente specializzato. Il primo, concludere (che, come oltre che – di frequente – a diverse linee argomentative. lemma, ha 524 occorrenze nel corpus di controllo), è Tra i collocati, significativa la frequenza di sempre utilizzato per introdurre una argomentazione argomentazioni svolte (29), mentre in 22 casi la parola è conclusiva (in sostanza simile a dedurre). 160 sono le seguita da una specificazione che indica chi ha occorrenze di conclud*, delle quali 55 (vs 161) sono di argomentato (del giudice/del ricorrente/della corte, ecc.). terza persona (sing. e pl.) di indicativo presente e In queste ultime occorrenze è evidente che il termine è imperfetto (quest’ultimo è tipico della narrativa, ma può utilizzato come “indicatore di riferimento” (Stati), cioè per comparire anche nell’argomentazione), che si riferiscono riportare voci processuali diverse; ciò accade anche in solitamente alle conclusioni di una parte o del giudice di numerose delle altre occorrenze del sostantivo e in quelle un grado precedente; 24 (vs 9) sono i gerundi, dei quali 15 (assai meno numerose, 37, e tuttavia alte a fronte di 11 nel sono utilizzati per riferire l’esito di una fase precedente corpus di controllo) del verbo (prevalgono: ha del processo (es. concludendo per la condanna) e quindi argomentato [12], argomenta [8], argomentando [6]). riportano una voce giudicante precedente; 50 (vs 91) le Il caso appena esaminato non è peraltro isolato: di forme di infinito (delle quali 16 [vs 9] con il clitico frequente nelle sentenze il lessico meta-argomentativo impersonale, concludersi), la maggioranza delle quali (sostantivi e, soprattutto, verbi) è finalizzato a introdurre il sono utilizzate per introdurre le conclusioni dell’organo pensiero di altri, realizzando una forma di intertestualità giudicante presente: 12 deve concludersi, 11 si deve che è caratteristica specifica e dominante di questo genere concludere, e varie altre forme con analogo significato - testuale. Citazioni testuali o rimandi espliciti possono come bisogna, è doveroso, è giocoforza - talvolta provenire da diverse fonti, tra le quali quella normativa è diversamente modulato, come in appare possibile, si può, addirittura necessaria, mentre i più frequenti sono sì da poter, ecc. La predominanza quantitativa della forma senz’altro quelli endoprocessuali, cioè i riferimenti ad atti è dunque molto più contenuta, se si esclude il gerundio e prodotti dalle parti, dai consulenti o dai giudici di grado la forma sintetica dell’impersonale che manifestano precedente, che rendono del tutto evidente la natura non caratteristiche sintattiche tipiche dei testi dimostrativa del ragionamento giudiziario, caso esemplare giurisprudenziali. Il significato, tuttavia, è qui fortemente di argomentazione fondata sulla dialettica (Perelman, specializzato, come confermano le occorrenze del Olbrechts-Tyteca, 1958). sostantivo conclusione (451 vs 203) che, se si eccettuano L’estensore tiene conto delle argomentazioni avanzate 97 occorrenze del polirematico in conclusione, è sempre dalle parti e dai giudici precedenti, realizzando una sorta utilizzato nel senso di argomentazione conclusiva, di colloquio a distanza, con un atteggiamento che si deduzione ovvero, tecnicamente, “al pl., precisazioni potrebbe definire in termini pragmatici “dialogico” e che finali delle rispettive istanze che le parti sottopongono produce una vera e propria polifonia (Ducrot, 1989). Le all’esame del tribunale” (Devoto, Oli, 2004-2005).

464 Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza

L’altro verbo, ritenere, viene solitamente utilizzato per linguistici contemporanei.7 La necessità di convincere un introdurre il pensiero dello stesso organo che sta uditorio tecnicamente preparato comporta dunque, esprimendo il giudizio: ritiene fa registrare 203 secondo i principi della (nuova) retorica, l’individuazione occorrenze (vs 121), delle quali ben 158 hanno come di un terreno comune di partenza, le premesse soggetto l’organo giudicante (la Corte/questa Corte/il all’argomentazione, e la costruzione di un accordo. Collegio/questa Sezione, ecc.); tra le restanti 45, 12 Ovviamente, la norma legislativa è valore comune e riferiscono le convinzioni della parte che ha promosso il indiscutibile, in quanto il procedimento giudiziario mira ricorso (il ricorrente/l’appellante), le altre riportano il all’applicazione della legge (ed eventuali eccezioni giudizio del giudice precedente o attingono a fonti diverse relative ai suoi contenuti, ad esempio alla sua (la giurisprudenza/il legislatore, ecc.). Anche tra le 17 costituzionalità, vanno sollevate in sede diversa), benché occorrenze (vs 68) del plurale (ritengono) vi sono 6 casi in possano esservi casi in cui la norma stessa richiede una cui, quasi sorprendentemente, il soggetto è l’organo interpretazione, che deve però essere resa esplicita nella giudicante attuale, eccezionalmente plurale (le sezioni motivazione e che solitamente si richiama all’individua- unite), mentre pure 6 sono le occorrenze con soggetto gli zione della volontà del legislatore, là dove la lettera del appellanti/i ricorrenti e 5 i casi dispersi (altri ritengono, si testo risulti poco chiara o ambigua. Altra fonte di accordo ritengono, ecc.). sono poi i fatti, l’accertamento cioè degli accadimenti Sembra dunque che nella sentenza si sia stabilizzata storici che trasforma la realtà esterna in atti processuali, una sorta di specializzazione lessicale nell’uso dei verbi di che diventano punto di partenza ineludibile per la opinione, che rende quasi automatica la loro selezione da decisione della causa. Il ragionamento che si sviluppa a parte dell’estensore e, cosa a mio avviso ben più partire dai fatti della causa e dalle previsioni normative a importante, guida la fruizione del lettore, rendendo più questi applicabili si gioca dunque sull’accoglimento o sul rapido l’orientamento nel testo e agevolando il rigetto degli argomenti già proposti, come rivelano le riconoscimento delle varie voci che in esso sono forme che esprimono giudizio sulle voci riportate: tra richiamate. queste correttamente (235 occorrenze [vs 33], a modifica Altri termini, diatipicamente marcati, che pur non di “ritenere/rilevare/deci-dere/valutare/concludere” ecc.), essendo propriamente meta-argomentativi richiamano esattamente (77 vs 179), ovvero aggettivi come l’opinione delle parti, mostrano frequenze elevate: fra (in)fondato (in totale 856 occorrenze vs 41), (non) questi spiccano doglianza/e (con 265 occorrenze vs 1), che condivisibile (34 vs 4), ecc. che si accompagnano alle voci si riferisce solitamente alle affermazioni di una delle parti meta-argomentative. A questi modificatori, tutti con (in 23 casi del ricorrente) e, come rivelano i collocati, frequenze comparativamente significative (un rapporto più talvolta assume un significato non dissimile da quello di modesto, poco meno di 2:1, si ha solo nel caso di “argomentazione” (le doglianze non sono solo esattamente), si può aggiungere un uso particolare di “espresse/mosse/esposte/avanzate/sollevate/ proposte/ effettivamente: tra le 82 (vs 76) occorrenze (molte delle prospettate” ma anche “sviluppate/dedotte”); censura/e quali corrispondono ad un richiamo alla verità/realtà dei (983 occorrenze vs 52) che occorre molto frequentemente fatti, come in: le somme effettivamente dovute) ve ne sono nelle formule argomentative (il tipo “deve ritenersi diverse finalizzate all’espressione di un giudizio, (in)fondata”, per cui vd infra, 3.2.2), ma (come doglianza) solitamente a conferma di una deduzione di parte (il è utilizzata anche per introdurre intertestualità e, anche in ricorso è effettivamente ammissibile; effettivamente, come questo caso, talvolta con valore meta-argomentativo (le rilevato dal ricorrente, l’interpretazione…), censure svolte [13]/ dedotte [24], ecc.). In quest’area eventualmente riferita ad una fase precedente del giudizio semantica e funzionale rientra anche il verbo lamentare (secondo i primi giudici, sussistevano effettivamente i (300 occorrenze vs 191), che ancora una volta introduce il presupposti…). pensiero (“la doglianza”, intesa proprio come ciò di cui ci si lamenta) di una parte, in combinazione 3.2. Indicatori di argomentazione quantitativamente significativa con violazione (63), ma Per affrontare in modo più sistematico i diversi anche con vizio (18), e poi ancora difetto (7), illogicità (5), indicatori (tra i quali ovviamente sarà necessario operare nonché con una forma di “mancanza” (mancat* [18], una selezione) si farà ora riferimento alla classificazione come in mancata considerazione/applicazione, mancato proposta da Lo Cascio, della quale sono stati già discussi i accoglimento, ecc.). La marcatezza stilistica di tutte “garanti”. L’attenzione sarà concentrata ora soprattutto su queste forme non ha bisogno di commento. elementi lessico-grammaticali, che fungendo da connettori marcano la progressione dell’argomentazione, e in 3.1.3. Voci riportate e ragionamento persuasivo qualche caso, occorrendo in misura anomala rispetto alla Il fatto che argomenti diversi siano così norma, contribuiscono a rendere i testi stilisticamente sistematicamente richiamati, valutati, confutati o accolti marcati e ad accentuare il loro aspetto di settorialità. rende palese la natura del ragionamento giudiziario, caso esemplare di argomentazione non dimostrativa, che 3.2.1. (Macro)argomenti utilizza principi diversi da quelli propri della logica Gli indicatori che introducono un argomento, un dato formale: la distinzione è alla base della moderna retorica (e dunque una ragione, una giustificazione) sono (la cosiddetta nuova retorica) e della rivalutazione del sicuramente tra i più comuni. Tuttavia, nel linguaggio ragionamento dialettico che, a partire dall’opera di Perelman (non a caso studioso di formazione giuridica), ha caratterizzato un ampio settore di studi filosofici e 7 Uno dei filoni contemporanei più interessanti è senza dubbio la pragmadialettica (cfr., tra gli altri, van Eemeren, 2001, 2002).

465 Francesca Santulli delle sentenze, caratterizzato da una prevalenza di forme affermazione introduttiva, con cui esprime una sorta di sintetiche e di periodi complessi, il ruolo è spesso svolto “parere” che, per il fatto stesso di essere formulato dal gerundio, di cui si hanno in totale 4265 occorrenze, dall’organo legittimamente preposto al giudizio, può benché molte di queste siano utilizzate per introdurre voci successivamente trasformarsi in “norma” processuale. riportate (argomentando, ritenendo, sostenendo, L’opinione del giudice è enunciata in una forma che, nella concludendo, ecc.). classificazione di Stati, potrebbe essere definita para- Infatti presenta 703 occorrenze (vs 1621), e si presta argomentativa, in quanto con l’uso della modalità deontica particolarmente ad introdurre nuovi argomenti, con il (il ricorso/la doglianza/l’appello deve ritenersi significato di “prova ne sia che, tanto è vero che” (Lo (in)fondato, deve essere/non può essere accolto) sembra si Cascio, 1991: 256), orientando il lettore verso ciò che faccia appello ad una sorta di necessità esterna; tuttavia, deve essere ancora detto. Le caratteristiche distributive non siamo di fronte ad una evidenza che non ha bisogno sono confermate dal fatto che in posizione iniziale di del supporto di prove, bensì all’anticipazione della proposizione infatti è di frequente preceduto dalla conclusione del percorso argomentativo, e la necessità congiunzione e(d), che sottolinea il proseguimento di un scaturisce dall’impossibilità di valutare diversamente gli ragionamento già iniziato. Non significative le occorrenze elementi in questione. L’ultima formula argomentativa del sinonimo difatti (solo 8 vs 29), di cui pure si sarebbe conclude tutto l’iter logico anticipando nel contempo la potuto prevedere una maggiore diffusione, data la sua formula performativa: in questo caso compaiono difatti connotazione stilistica. verbi che si riferiscono esplicitamente alla decisione Tra gli altri indicatori spicca, per frequenze, orbene finale, con una scelta lessicale che poi si ripete nel (69 vs 6). Benché il valore della congiunzione sia dispositivo, dando luogo alla meccanica trasformazione di sostanzialmente conclusivo (affine a dunque, cfr Devoto, una affermazione deontica (in cui il soggetto è l’istanza su Oli, 2004-2005), essa, comparendo sempre - come da cui si decide) in un enunciato con valore performativo regola - in posizione iniziale e seguita dalla virgola, viene (che ha per soggetto l’organo giudicante e il verbo utilizzata piuttosto per aprire una nuova fase all’indicativo presente, forma standard per l’espressione argomentativa, come introduzione di un macro- della performatività tetica in italiano);8 tipicamente (nel argomento, affine dunque ad infatti, benché sottolinei giudizio per cassazione, e in caso di accoglimento maggiormente che “alla luce di quanto già detto” si può dell’istanza): “l’impugnata sentenza deve pertanto essere procedere a trarre ulteriori conseguenze. Naturalmente si cassata”, che diventa “P.Q.M. la Corte cassa…”. È in tratta di una scelta fortemente marcata e, come dicono questa posizione che si è specializzato l’uso di pertanto. chiaramente i dati comparativi, direi quasi esclusiva di questo tipo di linguaggio: essa crea una pausa, una sorta di 3.2.3. Rinforzo, riserva, alternativa ricapitolazione implicita e guida al successivo Questi diversi aspetti e ruoli argomentativi sono trattati ragionamento, rassicurante testimonianza di continuità e congiuntamente da Lo Cascio, benché corrispondano in di stabilità stilistica. realtà a procedimenti distinti, e cioè il supporto e Altri elementi di forte caratterizzazione sono i connettori che introducono riferimenti a regole generali l’insistenza, la concessione e la contro-argomentazione. (“generalizzanti”): nella sentenza la regola è la Nel primo caso il connettore tipico è inoltre, di cui si prescrizione legislativa e il suo richiamo avviene tramite il hanno nel corpus 348 occorrenze (vs 489), cui bisogna diffusissimo, e fossilizzato, ai sensi di, di cui si hanno 612 però aggiungere 227 altresì (vs 6), 16 per di più: come (e occorrenze (vs 8). Comune, benché non altrettanto in termini numerici ancor più che) nel caso di orbene, la frequente né esclusiva, la locuzione in forza di (31 marcatezza della scelta di altresì è fin troppo evidente. occorrenze). Più variegato e interessante il panorama legato all’espressione della riserva sotto forma di concessione. 3.2.2. Connettori conclusivi Partendo dalle forme, si riscontra che nel corpus In questo gruppo si possono collocare tutti quei compaiono 91 nonostante (vs 519), 72 ancorché (vs 11), connettori che introducono le conclusioni e le 36 benché (vs 76), 23 malgrado (vs 118), 15 seppure (vs conseguenze di un ragionamento già svolto. Nell’insieme 50). Se dunque da un lato nonostante e malgrado hanno del corpus il più diffuso è quindi con 1001 occorrenze (vs frequenza addirittura più bassa, vistosa è la sproporzione 1361), a fronte delle 600 di pertanto (vs 64), 209 di perciò nel caso di ancorché. Dal punto di vista della funzione, si (vs 306), 355 di dunque (vs 950). Le differenze numeriche può rilevare che i connettori qui indicati introducono rilevano una sproporzione di volta in volta diversa, soprattutto concessioni relative all’accertamento di fatti e indicando che, al di là del carattere tipicamente tutti, tranne ancorché, sono solo raramente utilizzati in argomentativo delle sentenze che giustifica la presenza riferimento a opinioni già espresse (dalle parti o dal cospicua di questo tipo di lessico, vi sono delle preferenze giudice di grado precedente). L’accoglimento parziale stilistiche, com’è evidente nel caso di pertanto. Questo della voce diversa avviene piuttosto con l’introduzione di termine deve la sua diffusione soprattutto alla sua una alternativa, o contro-argomento, spesso attraverso presenza quasi regolare nella “formula argomentativa” tuttavia (259 occorrenze vs 525). Come ben osserva Lo finale (Santulli, in stampa) che precede il dispositivo. Cascio (1991: 283 s.), benché tuttavia possa avere Rispondendo ad una consuetudine che si è andata funzione simile a nonostante, privilegiando “una affermando sempre più sistematicamente a partire dagli anni ottanta, l’estensore anticipa le conclusioni (finali o 8 Per il concetto di performatività tetica (e atetica) con relative ad una parte della decisione) in una breve particolare riferimento al linguaggio giuridico, cfr Conte, 1994; Garzone, 1996.

466 Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza conclusione inizialmente debole”, l’ordine inverso della appaiono, ma ben più significativo di quanto dicano i relazione conferisce un diverso status pragmatico alle numeri, in considerazione della specializzazione opinioni coinvolte. Per questa ragione tuttavia marca la semantica nelle sentenze): marca ormai fossilizzata di una conclusione da preferire, e quindi un contro-argomento, varietà di lingua, contribuisce a rendere l’affermazione consentendo però di dar voce all’opinione diversa, meno perentoria, evocando un mondo di apparenze rendendo presente in anticipo una possibile obiezione, in sfuggenti implicitamente contrapposto alla solida realtà quell’intreccio polifonico che si è detto essere dell’essenza, e dunque (certo involontariamente) lasciando caratteristica rilevante, stilistica e funzionale, delle parti potenzialmente spazio alle perplessità di quanti lamentano argomentative delle sentenze. una scarsa certezza nelle questioni di diritto. Per quel che riguarda infine la gradazione, nel sistema 3.2.3. Modulazione dell’appraisal si dà la possibilità di esprimerla attraverso Anche la modulazione della forza illocutoria degli la forza (implicita, e cioè lessicale, o esplicita, ricorrendo enunciati può contribuire alla creazione di un contesto a modificatori) ovvero attraverso la “messa a fuoco”, con dialogico: essa può realizzarsi attraverso l’espressione una opposizione polarizzata tra fuoco basso (sfumato) e della modalità (sia grammaticalizzata, sia lessicalizzata) fuoco alto (nitido). Quest’ultima, che nel modello di oppure attraverso altre tecniche di espressione valutativa, White (2001) è esplicitamente intesa in termini dicotomici che in forma più strutturata si organizzano nel cosiddetto pur lasciando intuire una possibilità di gradazione sistema dell’appraisal di Martin (2000) e White (2001). continua (si parla difatti di “nitidezza prototipica”), si Tre sono le categorie considerate in questa versione della realizza solitamente attraverso il ricorso a modificatori che teoria: impegno (engagement), atteggiamento (attitude) e oppongono il concetto autentico ad una sua versione gradazione (graduation). falsata (o fortemente attenuata): vero/autentico/ Per quel che riguarda l’impegno, basti osservare che, mero/completo vs pseudo-/una sorta di/una specie di. Si nei testi qui considerati, esso è sempre mantenuto alto trova riscontro di questa tecnica valutativa nell’uso dall’emittente, come osservato a proposito delle formule dell’aggettivo mero (ben 224 occorrenze vs 23), che argomentative, attraverso il ricorso alla modalità deontica risponde ad uno schema ben preciso: pur collocandosi al e ad avverbi che esprimono la forza del convincimento polo positivo della messa a fuoco (diversamente, ad (come indubbiamente [12 vs 44], evidentemente [58 vs esempio, da una sorta di, con 26 occorrenze, che è tipica 165]), soprattutto in forma di necessità (necessariamente, espressione di scarsa nitidezza), esso è tuttavia finalizzato 87 vs 68, il dato comparativamente più significativo). all’espressione di un valore riduttivo, come rivelano le L’espressione dell’atteggiamento, e quindi la combinazioni lessicali: mero sospetto/m. svista manifestazione di valutazioni, si realizza di solito in forma materiale/m. errore omissivo/m. apparenza/m. congetture, diretta, poiché lo scopo esplicito del testo è quello di e ancora, in contesto più ampio, si riduce al m. compito; formulare un giudizio, sicché in teoria si potrebbe elevata al rango di prova una m. ipotesi; come m. addirittura escludere la possibilità di negoziazione che è detentore e non già come possessore. Negli ultimi esempi tipica dell’apertura dialogica: tuttavia, al fine di ottenere l’uso dell’aggettivo si inserisce in uno schema, pure “l’adesione” dei destinatari, l’estensore non rifugge interessante, di contrapposizione (lessicalizzata) di forza dall’uso di forme di attenuazione, che hanno piuttosto la (ipotesi vs prova; detentore vs possessore), che si funzione di rendere accettabili proposizioni che più enfatizza proprio con il ricorso alla messa a fuoco, difficilmente risulterebbero tali se assunte nel loro valore realizzata nel secondo caso anche grazie alla negazione non modalizzato. Tra gli elementi lessicali che svolgono rafforzata, non già, che è forma di frequenza questa funzione spicca sostanzialmente, con 116 relativamente alta nel corpus (86), talvolta utilizzata anche occorrenze (vs 58), molte delle quali sono finalizzate ad per l’espressione di una vera e propria dissociazione.9 introdurre paragoni o deduzioni in modo più sfumato (sostanzialmente immotivato/nella norma/identico, 4. In sintesi uguale/corrispondente a/con la medesima finalità, ecc.); in La presenza nelle sentenze di elementi di lessico altri casi, però, l’avverbio viene utilizzato nella argomentativo con frequenze tendenzialmente maggiori, a ricapitolazione di deduzioni di parte o di giudizi volte in modo macroscopico, rispetto agli usi medi precedenti, con l’effetto di diminuire la responsabilità dell’italiano scritto contemporaneo non è certamente dell’esattezza del racconto (il Tribunale ha s. sottolineato; motivo di stupore, considerando la natura tipologica dei il Tar ha s. accolto la tesi; il giudizio s. condiviso dai testi, o almeno di ampie parti di essi. È evidente, peraltro, giudici; la sentenza s. confermata; s. lamenta il che un confronto più significativo si potrebbe ottenere ricorrente; s. il Consorzio sostiene ecc.), come risulta utilizzando come controllo altri testi di tipo particolarmente evidente nei casi in cui l’estensore riporta argomentativo, eventualmente a diversi livelli di formalità la decisione precedente in modo interpretativo (a tale (dal discorso politico alla conversazione quotidiana). principio si è s. attenuta la Corte; ravvisato in base a Tuttavia, nei dati che si sono ottenuti e fin qui esposti e interpretazione s. abrogativa dell’art. 2 ecc.); vi sono infine usi autenticamente valutativi, allorquando la giustificazione della propria opinione è presentata in 9 Limiti di spazio impediscono di affrontare separatamente e in forma attenuata (es.: il terzo motivo appare inammissibile, modo più puntuale il ricorso, frequentissimo, a tecniche di inerendo sostanzialmente a questioni di merito). dissociazione (ma per inquadramento ed esemplificazione cfr. Nell’ultimo esempio proposto si può rilevare l’uso di Santulli, in stampa), la cui presenza è in parte rilevabile anche apparire in luogo di essere (242 vs 245 appare e 40 vs 83 quantitativamente grazie all’individuazione dei relativi “indicatori” (cfr van Rees, 2003).

467 Francesca Santulli commentati, si evidenziano da un lato risultati quantitativi adesione canonica ad uno stile espositivo, fortemente significativi, dall’altro specializzazioni semantiche e marcato, che rende i testi riconoscibili eppure estranei e distributive che emergono dall’esame qualitativo dei ostici agli occhi del profano, ma al tempo stesso li contesti di occorrenza. Sintetizzando, mi pare di poter caratterizza in modo perfettamente rispondente alle attese raggruppare le forme studiate in tre diverse categorie, che dei destinatari esperti, guidando e agevolando il processo tuttavia non potranno essere intese come insiemi di decodifica, grazie alla rassicurante ripetitività delle assolutamente discreti, ma dovranno piuttosto essere forme e delle formule. immaginate come nuclei prototipici attorno ai quali si distribuiscono forme in molti casi “intermedie”, che 5. Riferimenti consentono di transitare in modo continuo dall’uno Bhatia, V. (1987). Language of the Law. Language all’altro insieme. Teaching, 20, pp. 227-234. Al primo gruppo appartengono termini di significato Conte, A. (1994). Performativo vs normativo. In U. tecnico, ormai fossilizzati ed esclusivi, nella loro Scarpelli e P. Di Lucia (a cura di), Il linguaggio del specializzazione semantica, del linguaggio delle sentenze, diritto. Milano: LED, pp. 247-263. o almeno della lingua del diritto. Tra questi, ovviamente, Cortelazzo, M. (2003). La tacita codificazione della la locuzione, nota e comprensibile anche al profano, ai testualità delle sentenze. In A. Mariani Marini (a cura sensi di, ma anche i sostantivi doglianza, censura (nel di), La lingua, la legge, la professione forense. Milano: significato tecnico), il verbo dedurre (e il derivato Giuffré, pp. 79-86. deduzione, anch’essi con accezione semantica specifica), Devoto, G. e Oli, G.C. (2004-2005). Dizionario della tutti utilizzati per introdurre argomenti avanzati da altri. Lingua Italiana. Firenze: Le Monnier. Il secondo gruppo comprende termini che, pur non Ducrot, O. (1989). Logique, structure, énonciation. essendo del tutto esclusivi del linguaggio giuridico, Lectures sur le langage. Paris: Éditions de Minuit. compaiono in questi testi con frequenza assolutamente Garzone, G. (1996). Performatività e linguaggio sproporzionata rispetto all’uso medio, talvolta con giuridico. Milano: Centro Linguistico Università accezioni e in contesti distributivi molto specifici. Tra Bocconi. questi, senz’altro, orbene e altresì, che non presentano Garzone, G. e Santulli, F. (2004). What can corpus alcun tipo di specializzazione rispetto al loro significato, linguistics do for Critical Discourse Analysis. In A. ma risultano nella lingua comune ormai desueti; e ancora: Partington, J. Morley e L. Haarman (a cura di), Corpora concludere (e conclusioni), lamentare, argomentazioni (e and discourse. Bern et al.: Peter Lang, pp. 351-368. l’aggettivo argomentativo), che fanno registrare frequenze Lo Cascio, V. (1991). Grammatica dell'argomentare. elevate e mostrano però anche un significato specifico e Firenze: La Nuova Italia. collocazioni privilegiate. Martin, J. (2000). Beyond Exchange: APPRAISAL Infine, il terzo gruppo include parole che, fuori Systems in English. In S. Hunston e G. Thompson (a contesto, non si classificherebbero come specialistiche e si cura di), Evaluation in Text. Oxford: Oxford University utilizzano correntemente anche nello standard. Nei testi Press, pp. 142-175. qui considerati, però, esse appaiono in qualche modo Mazzi, D. (2006). The Argumentation of Courts: a “marcate”, o per frequenza d’uso o per specializzazione Linguistic Study. Tesi di dottorato in Lingue e culture semantica (o per entrambe). Quest’ultima eventualità si dà comparate. Università di Modena e Reggio Emilia. nel caso di apparire e di mero, mentre correttamente, Mortara Garavelli, B. (2001). Le parole e la giustizia. necessariamente, sostanzialmente, condivisibile, Torino: Einaudi. (in)fondato sono esempi di frequenza elevata legata al Musacchio, M.T. (2002). I tecnicismi collaterali. In M. contenuto delle parole stesse, che le rende tipiche del Magris (a cura di), Manuale di terminologia. Milano: genere qui considerato. In altri casi, però, l’alto numero di Hoepli, pp. 135-150. occorrenze non scaturisce da ragioni semantiche, e sembra Oppenheim, F. (1944). Outline of a Logical Analysis of piuttosto il risultato del perpetuarsi di un uso canonico Law. Philosophy of Science, 11, pp. 142-160. consolidato: così pertanto e ancorché. Perelman, Ch. e Olbrechts-Tyteca, L. (1958). Traité de Pare dunque che la forte stabilità del genere sentenza l’argumentation. La nouvelle rhétorique. Paris: PUF. si estenda, al di là delle caratteristiche macrostrutturali del Perelman, Ch. (1976). Logique juridique. Nouvelle testo, a comprendere non solo il lessico tecnico mutuato rhétorique. Paris: Dalloz. dalle definizioni e dalle prescrizioni normative, necessario Rovere, G. (2000a). Aspetti grammaticali in testi giuridici. per l’esposizione dei contenuti dell’argomentazione, bensì In D. Veronesi (a cura di), Linguistica giuridica anche il lessico argomentativo - realizzato nella forma di italiana e tedesca. Padova: UNIPRESS, pp. 261-271. connettori, modalizzatori ed espressioni meta- Rovere, G. (2000b). L’avverbiale strumentale nel argomentative, ma anche con “indicatori di riferimento” linguaggio giuridico. In L. Schena e R. Snel Trampus (a verbali e nominali. In questa prospettiva le voci qui cura di), Traduttori e giuristi a confronto. Bologna: considerate potrebbero essere classificate tra i tecnicismi 10 CLUEB, pp. 25-35. collaterali (Serianni 1985, 2005; Musacchio, 2002). Le Santulli, F. (in stampa). La sentenza come genere testuale: scelte operate in questo ambito assumono il carattere di narrazione, argomentazione, performatività. In G. Garzone e F. Santulli (a cura di), Linguaggio giuridico 10 Si veda la definizione di Serianni (1985: 270): “particolari e mondo contemporaneo. Milano: Giuffré. espressioni stereotipiche, non necessarie, a rigore, alle esigenze Scarpelli, U. e De Lucia, P. (a cura di) (1994). Il della denotatività scientifica, ma preferite per la loro linguaggio del diritto. Milano: LED. connotazione tecnica”.

468 Strutture argomentative e scelte lessicali nel linguaggio della giurisprudenza

Serianni, L. (1985). Lingua medica e lessicografia specializzata nel primo Ottocento. In AA.VV. (a cura di), La Crusca nella tradizione letteraria e linguistica italiana. Firenze: Accademia della Crusca, pp. 255:287. Serianni, L. (2005). Un treno di sintomi. I medici e le parole. Milano: Garzanti. Stati, S. (2002). Principi di analisi argomentativa. Bologna: Patron. van Eemeren, F.H. (a cura di) (2001). Crucial Concepts in Argumentation Theory. Amsterdam: Amsterdam University Press. van Eemeren, F.H. (a cura di) (2002). Advances in Pragma-Dialectics. Amsterdam/Newport: Sic Sat/Vale Press. van Rees, A. (2003). Indicators of dissociation. In F.H. van Emeren et al. (a cura di), Proceedings of the Fifth Conference of the International Society for the Study of Argumentation. Amsterdam: Sic Sat, pp. 887-893. White, P.R.R. (2001). An Outline of Appraisal - The Appraisal Website. Consultabile al sito: http://www.grammatics.com/appraisal/

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LESSICO, SINTASSI E MORFOLOGIA

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 473-481

I nomi femminili in -o

Paolo D’Achille*, Anna M. Thornton**

*Università Roma Tre, **Università dell’Aquila

Abstract In italiano le classi di flessione nominale più ricche di membri sono costituite da nomi maschili in -o con plurale in -i e da nomi femminili in -a con plurale in -e. Ma sono anche attestati sia nomi maschili in -a, con plurale in -i o invariabili, studiati da Migliorini, sia nomi femminili in -o. Questi ultimi sono oggetto del lavoro, che ne offre una panoramica, raccogliendo sia le attestazioni in italiano antico, sia le ben più consistenti presenze nella lingua contemporanea. Lo studio affronta infine, sempre nella duplice prospettiva diacronica e sincronica, il problema dell’invariabilità che caratterizza i femminili in -o, rilevando, a tale riguardo, come oggi questi nomi risultino meno “anomali” nella flessione nominale, in cui la classe degli invariabili è in continua espansione.

1. L’“anomalia” dei femminili in -o Un caso ancora diverso è costituito dalla derivazione In questa comunicazione riprendiamo un tema che di nomi designanti esseri umani o animati di un certo abbiamo individuato studiando la flessione del nome sesso a partire dal nome che designa un essere della stessa dall’italiano antico all’italiano contemporaneo (D’Achille, specie o funzione ma del sesso opposto, attraverso la Thornton, 2003) e cioè l’esistenza di femminili in -o mozione, che si può effettuare con vari procedimenti, tra (come mano/mani, inserito nella classe 1; biro, foto, cui il cambio di classe di flessione e conseguentemente di dinamo, inseriti nella classe 6 degli invariabili). Questi desinenza (Thornton, 2004). Ne sono esempi maschili nati nomi, al pari dei maschili in -a (come papa/papi, della in seguito a mutamenti del costume, come l’ormai classe 4; panda, mitra, della 6), già magistralmente acclimatato mammo (1987; Quarantotto, 1987) e il più studiati da Migliorini (1957 [19341]), costituiscono delle recente nuoro ‘compagno del figlio omosessuale’ (1996; “anomalie” rispetto alle classi nominali proprie Thornton, 2004: 220), e femminili “politicamente dell’italiano di base fiorentino/toscana, che normalmente corretti”, quali notaia, deputata, o scherzosi, quali prevede l’associazione tra terminazione in -a e genere menagrama (v. infra § 3), cacasenna, capotrena. Le femminile e terminazione in -o e genere maschile. “terapie” a) e b) sono entrambe documentate già in Lo stesso Migliorini rileva che in presenza di anomalie italiano antico per i femminili in -o allora esistenti, molti di questo tipo la lingua mette in atto diverse “terapie”: dei quali derivati da nomi dalla quarta declinazione latina, uscenti in -ǍS al nominativo e in -ǍM all’accusativo. a) “conguaglio del genere grammaticale alla desinenza”, Abbiamo così da un lato casi di conguaglio del genere alla come è avvenuto talvolta per qualche nome proprio di terminazione (Rohlfs, 1968 §354): santo (santa Mama, santa Saba) e più spesso per alcuni nomi comuni, in latino maschili (spesso (3) ago s.m. (< ACǍM s.f.); duomo s.m. (< DǁMǍM s.f.); grecismi) o neutri plurali in -a, diventati femminili fico s.m. (< FƮCǍM s.f.); si aggiungeranno poi nomi (calma, tiara, foglia); documentati anche o solo al maschile, come dazio, eco b) mantenimento del genere e cambiamento della forma, (maschile almeno al plurale), passio, prefazio e sinodo cioè, per i maschili, sostituzione di -a con -o (come in (ma v. infra § 2.1.1). aurigo, romito, pirato, profeto, sodomito, gesuito, piloto, idioto, ipocrito: si noti però che nessuna di Dall’altro lato abbiamo esempi di mantenimento del queste forme è entrata nello standard). genere e cambiamento della forma (condizionati dal sesso del referente): Vanno inoltre segnalati i casi di conguaglio di genere e (4) nuora (< *N RAM; lat. class. NUR S s.f.); suora (< forma a quelli delle classi dominanti per nomi designanti ǁ Ǎ suoro < S ROR s.f.). umani derivati da nomi astratti o inanimati, esemplificata ǁ da voci ormai comuni, citate anche da Migliorini (1957: Questa seconda possibilità è anticamente documentata 56), come figuro, modella, tipa, e da voci ancora anche per l’unico nome che è riuscito a resistere a ogni substandard, come membra e capa, di cui diamo due 1 terapia, costituendo il solo femminile della classe 1, cioè attestazioni : mano, di cui abbiamo nell’OVI qualche attestazione del (1) La signora Angelica Balabanoff è ancora «membra» cambiamento della forma, sia al singolare, sia al plurale (il della Direzione del Partito Socialista Ufficiale Italiano primo esempio di mani è nel Breve di Montieri del 1219): (B. Mussolini, Duplice colpo!, 1917; da DiaCORIS). (5) Ed ella sì mi prese per la mana e menomi inn una sala (2) Là si formavano le squadre e si nominavano le cape molto bella (Tristano Riccardiano, sec. XIII ex.); Messer Dolcibene fa in forma di medico nel contado di (www.liberta.it/asp/Dettaglio.asp?). Ferrara tornare una mana a una fanciulla, che era sconcia e svolta, nel suo luogo (Franco Sacchetti, 1 Precisiamo che per le citazioni letterarie (tratte da OVI, LIZ e Trecentonovelle, a. 1400); DiaCORIS) non riportiamo gli estremi bibliografici e che le Et humiliati a·dDio, e guarda a le mane sue (Andrea datazioni delle voci, inserite laddove è parso utile, sono tratte dal da Grosseto, Trattati morali di Albertano da Brescia GRADIT, quando non diversamente indicato. volg., 1268);

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Paolo D’Achille, Anna M. Thornton

Et uno phylozofo disse a uno pigro scioperato: aresti tu (che a volte li registra anche o solo come maschili): p(er) male se altri volesse ch(e) tu avessi le mane (et) li piedi se(n)sa poterne far pro’? (Trattati di Albertano (8) sinodo ‘assemblea vescovile’ (av. 1342) s.m., pl. volg., a. 1287-88). sinodi; pentecontoro ‘nave da guerra’ (av. 1494) s.m. e f., pl. pentecontori; parodo ‘prima entrata del coro Tuttavia, come risulta ancora dai dati dell’OVI, in nella tragedia’ (1575), s.m. e f., pl. masch. parodi, pl. italiano antico o, per meglio dire, nei testi antichi di area femm. parodoi; lecito ‘vaso per unguenti’ (1834) s.f. toscana (il fenomeno è molto più esteso in altre aree inv. (adattamento di lekythos, 1957, s.f. inv.2); dialettali, specie meridionali: Rohlfs, 1968: § 367) epiparodo ‘seconda entrata del coro’ (sec. XX), s.m. e abbiamo, oltre a mano, altri esempi di femminili in -o che f., pl. epiparodi3. conservano sia il genere sia la forma originaria, quali domo ‘casa’, nuro ‘nuora’ (entrambi peraltro con una sola Benché non sia registrato nel GRADIT, sinodo come attestazione, rispettivamente nel fiorentino Guido Orlandi femminile (anche al plurale sinodi) è nell’uso letterario e in Dante) e soprattutto soro/suoro ‘sorella’ o ‘suora’ (DISC), come risulta da alcuni esempi reperiti nella LIZ: (con numerose attestazioni, specie in testi senesi): (9) era stato chiamato a celebrar la sacrosanta sinodo (6) la gente nostra uccisero, la città disfecero, nostra soro (Ramusio, Viaggio in Etiopia di F. Alvarez, 1540); Ansionam ne menaro (Novellino, sec. XIII); … con la sola approbazione de’ padri della sinodo Ène lassata Teccinella, che con ella [non] vule piue (Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, 1619); pasare, e tene la soro di Ma(r)ducia i(n) quello … dai casi che avenivano nelle loro sinodi (Garzoni, scha[n]bio (Lettera lucchese, 1315); La piazza universale, 1585); et ancho disse: dì ala sapientia: tu sè mia suoro; (et) la lo Spirito Santo, che assiste alle sinodi nelle cose prude(n)tia chiamò sua amica (Trattati di Albertano della fede … (Sarpi, Istoria del Concilio tridentino). volg., a. 1287-88); Anco, che ciascuno frate, familiare e converso, e Da base greca derivano anche alcuni deonimici: eco, e ciascuna donna, suoro, conversa e familiare e femina alcune denominazioni di animali, quali saffo ‘uccello’ del detto Spedale … (Statuti senesi, 1305). (1875), erato ‘mollusco’ (1956), io ‘mollusco’ (1957), io ‘farfalla’ (nella loc. vanessa io, sec. XX). Va segnalato Rileviamo infine che, in alternativa alla mozione, inoltre lo pseudogrecismo eranto ‘erantide, pianta erbacea nell’italiano contemporaneo è possibile anche una a fioritura molto precoce’ (1968, GDLI). Si hanno poi soluzione diversa, che prevede il mantenimento della numerosi prestiti dal latino. Si tratta di prestiti dotti basati forma e il cambio di genere in base al sesso del referente, sulla forma del nominativo di nomi della terza come negli esempi in (7): declinazione in -DO,-GO,-TIƿ, del latino sia classico che medievale, sia ecclesiastico che scientifico. Alcuni (7) il capotreno > la capotreno; il soprano > la soprano costituiscono voci letterarie, entrate precocemente in (la soprana è per lo più scherzoso); il contralto > la italiano, spesso come allotropi di voci tratte contralto (peraltro raro); il ministro > la ministro dall’accusativo (basti pensare alla coppia imago/ (accanto alla forma con mozione la ministra). immagine), altri sono voci di linguaggi tecnico-scientifici (ma anche giuridiche, ecclesiastiche, ecc.), a volte mediate Tra i nuovi femminili in -o e le rare occorrenze antiche da lingue straniere. Per il GRADIT si tratta sempre (o quasi prima citate sembra che si abbia soluzione di continuità sempre) di invariabili. Li presentiamo in (10a-c), ordinati (Durante, 1981: 268). In realtà la categoria dei femminili come in (8), segnalando, ove esistenti, gli allotropi in -ine; in -o si è andata alimentando nel corso dei secoli grazie a per i nomi in -TIƿ l’elenco, alfabetico, è solo varie immissioni. È opportuno pertanto passare in esemplificativo (il GRADIT, che non li data, ne lemmatizza rassegna i tipi in cui può essere suddivisa. 262)4:

2. Documentazione e classificazione (10a) grando (1313-19; grandine 1282); beatitudo (a. Precisiamo subito che è difficile, se non impossibile, 1321, OVI: Dante, Paradiso, XVIII, 112; beatitudine individuare un principio di classificazione unico, ca. 1274); testudo ‘testuggine’ (sec. XV; raro il pl. semantico o etimologico. I raggruppamenti che abbiamo testudini, pl. anche di testudine, sec. XV); albedo operato si intersecano e sovrappongono. I dati provengono ‘parte interna della buccia di agrumi’ (1892; per lo più da uno spoglio del GRADIT e di altri dizionari, albedine ‘riflesso biancastro’ av. 1537), con la integrato con ricerche mirate in Internet. formazione analogica flavedo ‘parte esterna della buccia di agrumi’ (1973; flavedine sec. XX); arundo 2.1. Prestiti ‘pianta palustre’ (1892; arundine ‘asta rituale’ 1913);

2.1.1. Prestiti dalle lingue classiche 2 L’amico Gaetano Messineo testimonia però che gli archeologi Un primo gruppo è costituito da prestiti dalle lingue usano normalmente il plurale le lekythoi. 3 classiche. Dal greco abbiamo i sostantivi in (8), che Si noti il diverso trattamento riservato dal GRADIT ai plurali di presentiamo ordinati per data di prima attestazione parodo e di epiparodo. secondo il GRADIT e accompagnati da una glossa, dalla 4 Inseriamo tra gli ultimi par condicio, mentre tralasciamo altri data e dalla categorizzazione grammaticale del GRADIT nomi in -Iƿ come communis opinio.

474 I nomi femminili in -o

libido ‘energia psichica alla base delle pulsioni (11a) auto, chemio, ciano, cobalto, crono ‘cronotappa’, sessuali’ (1910; libidine ‘desiderio sessuale’ av. dattilo, diapo, ero, flebo, foto (con i composti 1332), con il derivato iperlubido ‘eccesso di libidine’ laserfoto, pornofoto, radiofoto e telefoto), fotolito, (1967) e lo pseudolatinismo analogico destrudo info, lino ‘linotype’, macro ‘macrofotografia, ‘istinto distruttivo’ (sec. XX); magnitudo ‘misura macroeconomia, macroistruzione’, metro, moto (con dell’intensità di un sisma’ (1935; magnitudine i composti maximoto, minimoto, supermoto e ‘grandezza’ ca. 1300; ‘misura di luminosità di un turbomoto), neuro, polio, radio (1918), con il corpo celeste’ 1836); livedo ‘colorazione bluastra’ composto autoradio, steno, stenodattilo, stereo (1975, GDLI); lippitudo ‘cisposità’ (sec. XX; ‘stereofonia’, stilo, turbo, …; Smemo ‘Smemoranda, lippitudine sec. XIV); nome commerciale’ (Thornton 1996: 87), video (10b) virgo (av. 1294; vergine 1304-08); caligo (s.d.5; ‘videocassetta’ (Antonelli, 1995: 278; DISC)7; caligine av. 1321); im(m)ago (1313-19; immagine (11b) omo, etero, arterio (da arteriosclerotico/a; voce del 1291 nella forma maggine); virago (av. 1566; linguaggio giovanile con il senso di ‘adulto/a, viragine stessa data); vorago (av. 1566; voragine genitore/trice’), rinco (da rincoglionito/a). 1673); gallinago ‘uccello’ (1875); tussilago ‘pianta’ (1927; tussilagine 1866); prurigo ‘affezione della 2.3. Composti pelle’ (1967; prurigine 1552); plumbago ‘pianta’ Molti femminili in -o sono costituiti da composti con (1983; piombaggine av. 1498); serpigo ‘eruzione 6 secondo membro terminante in -o. Nel caso di composti cutanea’ (s.d. ; serpigine av. 1320); endocentrici, il genere femminile è il genere della testa del (10c) captatio (benevolentiae), conditio (sine qua non) / composto, come ad esempio in composti con palla come (par) condicio, consecutio (temporum), constructio pallacanestro, pallamaglio, pallamano, pallamuro, ad sensum, conventio ad excludendum, damnatio pallanuoto, pallasfratto, pallavolo. memoriae, editio (maior, princeps, ecc.), (extrema) Nel caso di composti esocentrici, si pone invece il ratio, fellatio, inventio, laudatio, lectio (brevis, problema di spiegare perché il genere sia femminile. Nelle magistralis, ecc.), prorogatio, (vexata) quaestio, voci che abbiamo qui raccolto il genere è assegnato ratio, reductio (ad unum, ecc.), scriptio, variatio, … tramite criteri di natura semantica: sono femminili i composti esocentrici che designano persone di sesso 2.1.2. Prestiti da altre lingue femminile (12a) e quelli che designano navi (12b), Tra i prestiti da lingue moderne si annoverano le voci macchine o apparecchiature (12c). La maggior parte dei tedesche dinamo (1899), con amplidinamo (1955), composti esocentrici recensiti è costituita da composti metadinamo (1940) e turbodinamo (1987, DISC), e kasko verbo-nome, ma si hanno anche alcuni composti verbo- ‘polizza assicurativa’ (1985; anche adattato graficamente avverbio e preposizione-nome: casco). Dall’inglese si hanno alcuni accorciamenti, quali demo (1995, DISC; da demo(nstration); per il GRADIT (12a) arruffapopolo, cacacazzo/cagacazzo, cacasenno, s.m.), macro (1985, DISC; da macro(instruction)), promo facidanno, ficcanaso, gabbamondo, giramondo, (1989; da promotion; per il GRADIT s.m. ed effettivamente guardaparco, lavavetro, leccaculo, menagramo, documentato anche al maschile), e alcuni nomi di generi mondariso, perdigiorno, perditempo, picchiapetto, musicali, formati per riduzione al primo membro (a sua rompicazzo, scassacazzo, scavezzacollo, volta spesso un accorciamento) di composti: disco ‘disco- sputaveleno, vendifumo, …; cacasotto, posapiano, music’ (1987, DISC), ethno (1994; da ethno-music), …; fuoricorso, senzadio, senzalavoro, senzamarito, techno (1994; da techno-music), dove il genere femminile senzapartito, senzatetto, …; è dovuto al femminile del traducente italiano della testa (12b) rompighiaccio, …; del composto, musica. Infine, sono prestiti femminili in -o (12c) lucidatutto, pressaforaggio, cavafango, … anche alcune denominazioni di tipi di automobili: gli accorciamenti cabrio (1994, GDLI; dal francese A riprova dell’uso femminile di questo tipo di cabrio(let)) e limo (dall’inglese limo(usine), a sua volta composti citiamo in (13) qualche esempio di occorrenze dal francese limousine), e torpedo (1918; dall’inglese femminili di menagramo reperite in Internet tramite il americano, a sua volta dallo spagnolo torpedo motore di ricerca Google: ‘torpedine’). (13) non vorrei sembrare una menagramo, ma come dice 2.2. Accorciamenti Paco la congiuntivite nei micini è molto pericolosa, ... Un secondo gruppo di femminili in -o è costituito da (www.micimiao.com/forums/); accorciamenti (Migliorini, 1963a [19351]; Thornton, Si presenta il riluttante Torquato (S. Orlando), ma i 1996) di sostantivi femminili (11a), o di aggettivi parenti cercano di scoraggiarlo: e se fosse una sostantivati riferiti a persone di sesso femminile (11b): menagramo? (www.capital.it/trovacinema/ scheda_film.jsp).

5 Nell’OVI caligo risulta documentato sempre al maschile, prima nel volgarizzamento veneto della Navigatio Sancti Brendani (sec. XIII), poi in testi toscani. Il primo esempio 7 A queste voci ben attestate nello standard possono aggiungersi femminile riportato nella LIZ è di G. Bruno (1585). numerose voci di uso substandard o limitato a singoli parlanti o a 6 Nel TLIO serpigo, accanto a impetigo, risulta attestato al piccole cerchie, quali biblio12 ‘bibliografia’, biblio ‘biblioteca’, femminile nel volgarizzamento padovano del Serapion (p. 1390). eco ‘ecografia’, ragio ‘ragioneria’, retro ‘retromarcia’, ecc.

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Un altro folto gruppo di composti femminili in -o è caporetto ‘disfatta’ (1920, DiaCORIS; dalla località costituito dai composti con primo membro capo e secondo della sconfitta italiana durante la I guerra mondiale); membro terminante in -o, quando sono usati con polo (nome commerciale) ‘caramella bianca di menta, riferimento a persone di sesso femminile (14): bucata al centro, rinfrescante, diffusa dal 1980ca.’ (la spiegheremmo a partire da polo nord, dove fa (14) capogruppo, capogabinetto, capolaboratorio, particolarmente freddo e paesaggio e animali sono capomovimento, capopartito, capopopolo, bianchi). caporeparto, caposcalo, caposervizio, capotreno, capoturno, … 2.6. Sostantivi designanti persone di sesso femminile Infine, si hanno composti di vario tipo, femminili se Una categoria piuttosto consistente, e destinata forse riferiti a persone di sesso femminile (cuorcontento, ad arricchirsi in relazione a dinamiche di carattere mangiaaufo, parigrado) o perché hanno una testa di sociolinguistico, è quella costituita da sostantivi in -o usati genere femminile (mostramercato, rimalmezzo). per designare persone di sesso femminile. Un primo sottogruppo è costituito da nomi di cariche, 2.4. Ellissi di teste femminili professioni e attività svolte da donne: architetto, capo (e Un gruppo semanticamente molto eterogeneo è vari composti: v. supra § 2.3), contralto, magistrato, composto da sostantivi che costituivano originariamente il ministro, mezzosoprano, soprano, ecc. (v. infra § 4.2.2); modificatore (o parte del modificatore, costituito da un un secondo gruppo comprende i nomi dei segni zodiacali sintagma preposizionale) in polirematiche con testa Toro, Cancro, Sagittario, Capricorno, Acquario quando femminile, e che sono venuti ad acquisire il significato sono usati con riferimento a persone di sesso femminile; dell’intera locuzione per ellissi della testa, della quale un terzo gruppo comprende sostantivi etnici provenienti hanno ereditato il genere. Ne diamo un elenco in (15): da lingue esotiche, quali arapaho, navajo, oromo, winnebago, ecc., che sono per lo più invariabili e sono (15) sdraio (1927, DELI ) < sedia a sdraio usati al femminile se riferiti a donne. squillo (1962) < ragazza squillo, calco sull’ingl. call Un contrasto interessante si ha tra due casi di etnici girl esotici in -o di cui abbiamo reperito rare occorrenze polo (1965) ‘maglietta con colletto e due o tre bottoni’ femminili: mentre abbiamo un’attestazione (18) per < ingl. polo shirt canaca, non ne abbiamo per *navaja: navajo resta lampo (1968, DELI) < chiusura lampo invariabile e in -o anche quando designa donne, come superotto (1968) < pellicola superotto negli esempi in (19): girocollo (1970 come agg.) < maglietta o collana a girocollo (18) Come può comparire uno spirito a una canaca? infradito (1983) < scarpe o ciabatte infradito (P. Gaugin, Genesi di un quadro [Manaö Tupapaü], intramuscolo (sec. XX) < iniezione intramuscolo traduzione di M. Stein). cronometro (s.d.) < gara ciclistica a cronometro capigruppo < conferenza dei capigruppo. (19) Poche ore prima, la mia amica Ophelia, una navajo di ventisette anni, mi aveva. spiegato che il governo In (16) diamo esempi di girocollo usato al femminile manda negli ospedali dei Nativi …; in entrambi i significati: Perché sposato con una Navajo, perché sta sempre dalla parte dei pellerossa e vive con loro, perché non (16) … 100 euro per una girocollo a manica corta con sopporta il razzismo verso gli afroamericani, ...; scritto Ferrari (www.quattroruote.it/auto); Una pellerossa di razza pura. E poi una mestiza. Una il prezzo del pendente comprende una girocollo in criolla. E poi ancora: una yaqui, una navajo, una argento a 4 fili di lunghezza cm. 40. apache... (www.bottegadeimonili.com/tuareg). (esempi reperiti in Internet tramite Google).

Può essere inserito in questa categoria anche antipolio, Come si vede dall’ultimo esempio in (19), gli etnici dove il genere femminile si spiega meglio come ereditato prestiti dallo spagnolo hanno il femminile in -a (e in da una testa come vaccinazione o iniezione che come spagnolo è attestato anche navaja). Probabilmente in ereditato da poliomielite, dato che l’accorciamento polio italiano la voce navajo è entrata dall’inglese, ed è dunque non costituisce la testa semantica del prefissato. rimasta invariabile come altri anglismi.

2.5. Metafore e metonimie 2.7. Nomi propri Una piccola ma piuttosto eterogenea categoria è L’ultima categoria di femminili in -o che abbiamo costituita da voci in -o (per lo più nomi propri o quasi, identificato è costituita da gruppi di nomi propri che si come polo) utilizzati metaforicamente o metonimicamente riferiscono a donne o altri esseri animati di sesso per designare entità il cui iperonimo più immediato è di femminile, o a entità il cui iperonimo più immediato è un genere femminile (17): sostantivo femminile. Presentiamo qui di seguito schematicamente le diverse (17) biro ‘penna a sfera’ (1948; dal nome dell’inventore, sottocategorie identificate. l’ungherese L. Biró);

476 I nomi femminili in -o

2.7.1. Nomi propri di donne Un cambio di genere con mantenimento della forma è I nomi propri di donna (o di altri esseri di sesso documentato in fase contemporanea per due voci quali femminile) in -o, lasciando ovviamente da parte i cognomi plumbago (21) e Unesco (22), acronimo di United Nations (a cui può essere premesso l’articolo: la Mangano, la Educational, Scientific and Cultural Organization, che Moffo, la Melato, la Russo Jervolino, ecc.), si possono sarebbe femminile a causa del genere femminile di sottocategorizzare in nomi in uso, per lo più di origine organizzazione, traducente della testa della spagnola (20a)8, nomi mitologici e storici di origine greca denominazione completa: (20b) e accorciamenti (20c): (21) Così il plumbago, facile da curare, ha insidiato in (20a) Clio, Consuelo, Fiordaliso, Milagro, Otero, …; città il primato dei gerani; il plumbago è pianta antica; (20b) Aletto, Atropo, Calipso, Clio, Cloto, Eco, Erato, il plumbago con quel suo specialissimo punto di Ero, Io, Ino, Melanto, Saffo, Teofano, …; azzurro (R. Sleiter, Il Venerdì, 15/2/2002). (20c) Anto(-nella o -nietta), Ludo(-vica), Nico(-letta), Simo(-na, -netta), … Rientra in questo tipo anche (22) l’Unesco, impegnato nel promuovere la cultura Lollo, accorciamento del cognome Lollobrigida9. scientifica femminile…; l’Unesco […] si è impegnato a raggiungere entro il 2005…(D. Condorelli, la 2.7.2. Nomi propri di macchine Repubblica delle Donne, 12/3/2002). Bravo, Cinquecento (1958), Clio, Duetto, Millecento (1956), Mondeo, Polo, Punto, Ritmo, Seicento (1955), Anche la terapia complementare, con mantenimento Tipo, Topolino, Twingo, Uno, Volvo, … del genere e cambio della desinenza, si è avuta nel caso di sdraia (1940), da sdraio (1927), a sua volta dalla 2.7.3. Nomi propri di ditte e associazioni locuzione sedia a sdraio,dove sdraio è un deverbale da Ferrero, Piaggio, Vestro, …; sdraiare; da sedia a sdraio si ha per ellissi sdraio, Gestapo, Confartigianato, Confcommercio, femminile perché prende il genere della testa sedia, e di Federcalcio, Federpro, Fitarco, …; qui mantenendo il genere si è rifatta poi la forma sdraia. ADMO, AIDO, CARIPLO, FAO, NATO, Unesco, … Infine, ben attestato in registri scherzosi e colloquiali è anche il cambio di vocale finale, da -o ad -a, in 2.7.4. Nomi propri di città accorciamenti e composti che nella norma tradizionale Bergamo, Como, Milano, Palermo, Salerno, Taranto, non dovrebbero subire mozione, con la creazione, per Torino, …; Berlino, San Francisco, Toledo, … riferirsi a donne, di forme come i giovanili foca (< foco(melico/a))emonga (< mongo(loide)), o come 2.7.5. Nomi di squadre cacasenna, capotrena e menagrama, tutte documentate in Dinamo, Fortitudo, Lazio, …10. Internet; dell’ultima diamo un esempio d’autore:

2.7.6. Nomi di gare (23) È una gran menagrama (C.E. Gadda, Racconto italiano d’ignoto del Novecento, 1925, da DiaCORIS). la Milano-Sanremo, …

2.7.7. Nomi di strade 4. Il problema del plurale la Brennero (l’autostrada del Brennero), la Napoli- Il principale problema che i femminili in -o pongono al Salerno e altri nomi di autostrade (la A1, la A24, …); la sistema della lingua italiana è quello della formazione del Colombo (via Cristoforo Colombo, a Roma). plurale. In questo paragrafo passeremo in rassegna e commenteremo le soluzioni adottate nel corso del tempo. 3. Qualche intervento terapeutico Il problema è analogo a quello presentato dai maschili in -a, per i quali già Migliorini osservava: Nell’italiano di oggi, i femminili in -o – ai quali le grammatiche hanno dedicato scarsissima attenzione – sono accolti con larghezza perché si inseriscono in un … la «grammaire des fautes» ci dice senza alcun dubbio che nella lingua letteraria degli strati popolari questa forma quadro di morfologia nominale profondamente diverso da [plurale invariato, identico al singolare] è abbastanza quello tradizionale. Tuttavia, le due “terapie” che la lingua largamente usata. Come spiegarla? Ancora con l’antinomia può mettere in atto per disfarsi di questo tipo anomalo, in insita nei nostri nomi: il significato maschile vuole -i, la contrasto con il nucleo centrale del sistema della forma quasi-femminile vuole -e, e si finisce col non farne morfologia nominale, individuate da Migliorini (1957) per nulla, col mantenere cioè la forma del singolare. […] i maschili in -a, sono talvolta adottate tuttora anche nei Questo tanto più trattandosi di parole sentite come confronti dei femminili in -o. letterarie, relativamente rare. (Migliorini, 1957: 106)

4.1. La documentazione storica 8 Tralasciamo i numerosi nomi di donna giapponesi in -ko. 9 Da rilevare che le lollo, per metonimia, ha assunto il valore di L’invariabilità dei femminili in -o sarebbe etimologica ‘mammelle’ (Migliorini, 1963b); la voce ha avuto vita effimera per i derivati da nomi della quarta declinazione latina e in in italiano, ma si è diffusa in altre lingue. effetti nei testi toscani antichi non mancano esempi di 10 Sono però maschili i nomi di squadre in -o coincidenti con invariabilità. Per esempio, cercando nell’OVI la stringa le nomi di città: il Torino, il Palermo, ecc. Sul genere dei nomi mano, abbiamo trovato attestazioni non solo in testi di delle squadre di calcio si veda Caffarelli (2000).

477 Paolo D’Achille, Anna M. Thornton area romanesca, umbro-marchigiana (dove tuttora questo im(m)agine, vergine, voragine, ecc.12. Anche il Bembo, plurale è molto vitale) o siciliana, ma anche in testi l’unico grammatico cinquecentesco che segnala alcune di toscani, letterari e documentari. Ecco alcune occorrenze: queste voci, non accenna ai plurali (D’Achille, 2001: 324). Invece, il modello di mano/mani sembra aver avuto un (24) Sentendome ’l marchese da lo sconto, / certo effetto sui grecismi raccolti in (8), per i quali, come emmantenente sì se fe’ lontano, / dubitando venir si è visto, è prescritto o comunque documentato, anche meco a le mano: / onde in onore e grandezza sormonto come femminile, il plurale in -i. (Ser Cione Baglione, Sonetto, sec. XIII/XIV); E che lo dicto camarlingho abbia termine dì XV tanto, 4.2. La situazione contemporanea dal dì del diposto officio, a restituire a l’arte quello che Come si è visto, quando il GRADIT registra nomi a le mano le fie venuto (Statuti pisani, 1334); femminili in -o ne segnala pressoché sistematicamente i Trojani dalle mura lievano le grida alle stelle; e la l’invariabilità. Del resto, la classe degli invariabili, in speranza adiunta suscita e isveglia l’ire; co le mano passato marginale, è divenuta ormai piuttosto ampia e anzi lanciando verso i nemici (Ciampolo di Meo Ugurgieri, pare in espansione nell’italiano contemporaneo Eneide di Virgilio volg., a. 1340). (D’Achille, Thornton, 2003; D’Achille, 2006). Ci sono, però, almeno due sottocategorie di femminili Abbiamo poi varie occorrenze di soro/suoro, in -o che presentano particolari criticità nel plurale e che documentato ancora come plurale nel Cinquecento; ma si pertanto vale la pena di esaminare: i prestiti latini in -TIƿ e noti, nell’ultimo passo riportato sotto (25), un suore i nomi designanti donne, questi ultimi problematici anche plurale di suoro: per l’attribuzione del genere grammaticale. (25) lo tutore per lo pupillo e pupilla, et li fratelli per le 4.2.1. Il plurale dei prestiti in -TI : dati sull’uso soro (Statuti lucchesi, 1362); ƿ Per i prestiti dal latino in -TI , non adattati Et se lite o vero questione o vero richiamo fusse enfra ƿ graficamente (ma adattati fonologicamente, con la sillaba padre et filliuolo mancepato, o vero enfra fratelli finale pronunciata /tsjo/), sarebbe possibile adottare il carnali, o vero enfra suoro carnali, o vero enfra plurale etimologico. In effetti, in una minoranza di casi ciò fratello et suoro carnali, … (Statuti senesi, 1298); accade, ma il plurale invariato prevale largamente, anche Queste sònno le Costituzioni, o vero Ordinamenti, in testi prodotti da istituzioni (Parlamento, Atenei: si secondo le quali debbono vivare li frati e le suoro et vedano gli esempi (27)-(29)) che si suppone abbiano tutte l’altre persone del Spedale de Madonna santa accesso alle conoscenze necessarie per risalire alla corretta Maria Vergine de Siena (Statuti senesi, 1305); forma di plurale latino. Presentiamo qui di seguito qualche stava a fronte del pari. Vedendo questo, le suoro esempio (reperito in Internet tramite Google) di vennero in grandissime dispute (P. Fortini, Le giornate occorrenze al plurale di alcune voci ben attestate nell’uso: delle novelle dei novizi, sec. XVI; da LIZ); sia tenuto el detto Rettore e lo consèllio del Capitolo (27) Queste costituiscono a mio parere le condicio sine del detto Spedale quel cotal frate o ver frati, suoro o qua non, senza le quali non ritengo possa effettuarsi la ver suore, li quali o ver le quali fossero colpevoli ne le gara di concessione dell’opera. predette cose, a cessare e remuòvare da cotal frode e (Resoconto stenografico di una seduta della detrazione o ver enganno, dando e porgendo o ver commissione Lavori Pubblici del Senato). raportando a la persona colpevole o vero a le colpevoli (28) Le laudatio, che hanno tracciato il profilo dei (Statuti senesi, 1305). candidati e presentato i risultati professionali raggiunti, sono state tenute per Tina Anselmi da Pierangelo ... Anche per un latinismo come imago abbiamo un (www.unitn.it/unitn/numero62/honoris_causa.htm). esempio dantesco in cui il nome è da interpretare come (29) Enrico Predazzi, Preside della Facoltà di Scienze plurale, come conferma il commento di Francesco da Buti: Matematiche, Fisiche e Naturali, presenterà i Professori laureati honoris causa; le laudatio saranno (26) Vedi le triste che lasciaron l’ago, / la spuola e ’l fuso, ...(www.rettorato.unito.it/ufficiostampa/comunicati/lau e fecersi ’ndivine; / fecer malie con erbe e con imago ree_hon_causa.htm). (Dante, Inferno, XX, 123); (30) fatta salva qualche rada eccezione, le condiciones Fecer malie; queste femine, con erbe e con imago; sine quibus non per pubblicare: l’‘amicizia cioè con imagini di cera e di terra (Francesco da Buti, clientelare’ (normalmente fondata sul do ut des) Commento, 1385-1395). (versione elettronica di Nuove Lettere, rivista internazionale di poesia e letteratura dell’Istituto Però, sia in italiano antico (OVI), sia nella lingua Italiano di Cultura di Napoli). letteraria dei secoli seguenti (LIZ, GDLI), im(m)ago e le (31) Le Lectiones Magistrales, che si stanno svolgendo a altre voci dotte femminili in -o come grando, virgo, Rende, ormai hanno acquisito un carattere vorago, ecc. sono attestate solo al singolare11; per il squisitamente periodico, grazie all’atmosfera plurale sembrerebbero ricorrere agli allotropi grandine, conviviale ... (www.university.it/notizie/).

11 Segnaliamo un esempio novecentesco di imago plurale: “l’opposizione tra imago paterne e imago materne” (L. Baldacci, 12 L’amico Michele Loporcaro ci ha fatto notare l’analogia Libretti d’opera e altri saggi. Firenze: Vallecchi, 1974: 262). formale con il tipo barba/barbane (Rohlfs, 1968: §§ 357 e 371).

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Nella Tab. 1 si confrontano i dati sulle occorrenze Esaminate le prescrizioni della norma, tradizionale o reperite dei due tipi di plurale per alcune voci selezionate. recente, passiamo ora a verificare gli usi effettivi. Per soprano, risulta ben attestato il plurale invariato le conditio sine qua non 79 le conditiones sine qua non 4 femminile; anzi, questo ha prodotto anche un plurale le condicio 5 le condiciones 3 invariato maschile: accanto a i soprani e le soprano, è le captatio benevolentiae 6 le captationes benevolentiae 2 documentato anche i soprano, sempre riferito a donne: in le laudatio 8 le laudationes 6 Internet ne abbiamo trovato varie occorrenze (due esempi le lectio magistralis 37 le lectiones magistrales 18 in (32)); da rilevare però anche una singola occorrenza (sul sito www.donnefuturo.com) di le soprane, titolo della Tabella 1: Occorrenze dei due tipi di plurale per alcuni recensione a un romanzo di A. Warner il cui titolo nella traduzione italiana è Le soprano (Parma: Guanda, 2000). nomi in -TIƿ.

Come si vede, il plurale invariato prevale sempre. (32) Tempi duri per gli irriducibili melomani aggrappati Unico lessema che si sottrae a questa tendenza è editio, alle “arie” dei bei tempi andati, alle rivalità tra i soprano, ai do di petto e alle accese discussioni per il quale Google ha permesso di reperire solo 3 occorrenze di le editio, a fronte di 7 occorrenze di le (www.noortechnology.com/parole/melomani- editiones; la controtendenza si spiega probabilmente con il 4248123.html); Chi saranno i violinisti, i pianisti, i tenori, i soprano di fatto che questo termine è davvero ristretto nell’uso a una comunità di esperti, a differenza degli altri investigati, che domani? Bisognerà attendere il Concerto dei Vincitori accedono anche all’uso comune e giornalistico. che si svolgerà sabato alle 21 (musicaclassica.biblio- net.com/artman/publish/news1410.shtml).

4.2.2. I nomi in -o che indicano donne Virago ha scarsa frequenza; il plurale in uso Prenderemo in esame tre categorie: i lessemi di contemporaneo sembra esclusivamente le virago: la attestazione più antica, soprano e virago, i composti con ricerca in Internet tramite Google identifica una sola primo membro capo-, e i recenti casi di usi al femminile occorrenza di le viraghe, in un contesto nel quale questa di nomi di professioni e cariche in -o, quali ministro, forma è fortemente stigmatizzata: sindaco, avvocato. Per le due voci tradizionali, la norma vorrebbe per (33) Allora, per rispettare la tradizione, mettiamoci tutti a soprano femminile un plurale invariato, che si opporrebbe dire anche ‘le mote, le radie, le aute, le fote’ e ‘le a un plurale in -i (soprani) se la voce è usata al maschile, e diname, le viraghe’ - e perché non ‘i cinemi’? Così per virago un plurale etimologico viragini (che però parleremmo tutti un ottimo italiano (Intervento di potrebbe sempre essere interpretato come plurale Marco1971 del 24/07/2003 sul forum del sito dell’allotropo viragine: v. supra §§ 2.1.1 e 4.1) o di nuovo dell’Accademia della Crusca). un plurale invariabile. Per i composti con primo membro capo-, la norma prescrive la pluralizzazione in -i del Per quanto riguarda i composti con capo-, primo membro se il composto è maschile, l’invariabilità se l’invariabilità prevale, ma la saldezza di quest’uso è messa è femminile: i capigruppo/le capogruppo. a repentaglio da contesti quali i/le capigruppo (36 Infine, per forme quali la ministro, la norma tace, occorrenze in Google), dove l’articolo femminile si probabilmente perché è il tipo stesso ad essere estraneo presenta adiacente a una forma di plurale con primo alla norma, e tacciono anche le Raccomandazioni per un membro in -i, tradizionalmente limitata agli usi maschili13. uso non sessista della lingua italiana (in Sabatini A., 1987: 99-123), probabilmente perché questo tipo, peraltro Infine, per il tipo la ministro, il plurale sembra evitato: non documentato nell’ampio corpus di testi a stampa Villani (2006) non ne ha reperito attestazioni in un corpus raccolto nello stesso volume, è proscritto (così come il di resoconti stenografici dell’Assemblea del Senato della mantenimento del maschile, tuttora diffuso) a favore della XIV legislatura (30/6/2001-27/4/2006), e anche la ricerca mozione (tipo la ministra); F. Sabatini (1987: 16) registra in Internet tramite Google non ha permesso di individuare però già nel 1987 il tipo la notaio nell’uso orale, esempi del tipo, se si eccettuano le 2 occorrenze di le osservando che esso, rispetto a il notaio riferito a una sindaco in (34), la seconda delle quali presenta in aggiunta donna, “vuole salvare almeno un segnale di femminilità, donna, che di solito figura con forme al maschile: ma […] apre una vera falla nel sistema morfologico della lingua”. Successivamente, è stata esplicitamente rilevata (34) le Sindaco di Borgo e Breguzzo (documentazione in anche la difficoltà di pluralizzazione di questo tipo: rete della Provincia Autonoma di Trento); saranno presenti come gradite ospiti le sindaco donna per i sostantivi maschili ricategorizzati come epiceni, al cui determinante / modificatore è assegnata la funzione di di Edimburgo e di Glasgow (documentazione in rete marcare il genere (es.: il ministro / la ministro; l’assessore dell’Ufficio Stampa del Comune di Firenze). più impegnato / l’assessore più impegnata), non è possibile costruire il plurale: cfr. *le ministri / ??le ministro dei paesi della CEE; *ministri impegnate. Questo contrasto tra singolare e plurale mette in discussione la natura epicena 13 Qui dunque si viene a creare una sequenza le capigruppo anche del nome al singolare. ‘donne che svolgono il ruolo di capogruppo’, omonima a le capigruppo plurale invariato di la capigruppo ‘conferenza dei (Cardinaletti e Giusti, 1991: 181) capigruppo’ (cfr. supra § 2.4).

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Osserviamo anche che il tipo le ministre può essere femminile, dato anche il peso di accorciamenti usato come plurale non solo della forma con mozione la comunissimi quali auto, radio, foto, moto. Questo fa sì che ministra, ma anche di la ministro, con cui cooccorre in l’originariamente maschile e irregolarmente invariabile quest’esempio reperito in Internet tramite Google: euro (divenuto tale per “forza bruta”: Gomez Gane, 2003) sia ora soggetto a un incipiente uso al femminile, almeno (35) … la ministro Giovanna Melandri chiaramente sulla in contesti quali a sole diciannove euro (Thornton, 2006). difensiva … Ho ascoltato diverse voci dissonanti con l’impostazione CONI-centrica (il rettore dello IUSM; le 6. Riferimenti ministre Bellillo e Turco; lo stesso ministro De Mauro, Antonelli, G. (1995). Sui prefissoidi dell’italiano …) (http://www.uon.it/Firenze/confporro.htm). contemporaneo. Studi di lessicografia italiana, 13, pp. 253-293. 5. Conclusioni Caffarelli, E. (2000). Sul genere dei nomi delle squadre di Dopo aver passato in rassegna i dati disponibili sulla calcio in Italia. Rivista italiana di onomastica, 6, pp. presenza e sull’uso dei nomi femminili in -o in italiano, 113-138. cerchiamo di trarre qualche conclusione. Cardinaletti, A. e Giusti, G. (1991). Il sessismo nella Per quanto riguarda la fase antica, sembra indubbio lingua italiana. Riflessioni sui lavori di Alma Sabatini. che il sistema della morfologia nominale di base Rassegna italiana di linguistica applicata, 23, pp. 169- fiorentino/toscana abbia estromesso i pochi nomi 189. femminili in -o di diretta trafila latina, invariabili: ha D’Achille, P. (2001). La morfologia nominale nel III libro resistito solo mano, che però si è adeguato, per il plurale, delle Prose e in altre grammatiche rinascimentali. In S. ai maschili in -o. Morgana et al. (a cura di), Prose della volgar lingua di Successivamente, in seguito alla progressiva Pietro Bembo. Milano: Ciasalpino, pp. 321-333. immissione nel lessico di latinismi, grecismi e composti, i D’Achille, P. (2006). I nomi invariabili nell’italiano femminili in -o sono “rientrati” ed è riemersa la loro contemporaneo. In A. Kollár (a cura di), Miscellanea di originaria tendenza all’invariabilità, rafforzata, nelle fasi studi in onore di Mária Farkas. Szeged: JATEPress, pp. più prossime all’oggi, dallo sviluppo di fenomeni di 21-35. [rist. Studi di grammatica italiana, 24, 2005]. riduzione (accorciamenti, ma anche ellissi). D’Achille, P. e Thornton, A.M. (2003). La flessione del Per quanto riguarda la situazione contemporanea, la nome dall’italiano antico all’italiano contemporaneo. In documentazione presentata sembra offrire un quadro in N. Maraschio, T. Poggi Salani (a cura di), Italia movimento, in cui si scontrano tendenze tra loro linguistica anno Mille – Italia linguistica anno contraddittorie. Le tradizionali “terapie” contro le Duemila. Atti del XXXIV Congresso internazionale di anomalie morfologiche sono infatti tuttora documentate studi della SLI. Roma: Bulzoni, pp. 211-230. nei confronti dei femminili in -o, ma appaiono ormai DELI = Cortelazzo, M. e Zolli, P. (1999). Dizionario marginali, mentre la tendenza all’invariabilità, come è già etimologico della lingua italiana. II ed. Bologna: accaduto per i maschili in -a, appare rafforzata. Zanichelli. Quanto al tipo la ministro, diffuso in epoca DiaCORIS = http://corpus.cilta.unibo.it:8080/DiaCORIS/ relativamente recente, esso pone effettivamente problemi DISC = Il Sabatini-Coletti. Dizionario della lingua di pluralizzazione, per ora risolti per lo più mettendo in italiana 2004. II ed. Milano: Rizzoli–Larousse, 2003. atto una strategia di evitamento. Sembra però possibile Durante, M. (1981), Dal latino all’italiano moderno. che anche in casi come questo sia destinata a prevalere Saggio di storia linguistica e culturale. Bologna: l’adozione di un plurale invariato rispetto al singolare, che Zanichelli. già predomina di gran lunga nella voce da più tempo Fanfani, M. (2001). Il plurale dell’euro. Lingua nostra, attestata e di più largo uso, soprano. 62, pp. 101-106. Anzi, come si è visto proprio a proposito di questa GDLI = S. Battaglia, Grande dizionario della lingua voce, cominciano a farsi strada anche plurali maschili italiana. Torino: UTET, 1961-2002; suppl. 2004. invariati come i soprano (riferito sempre, si badi, a donne Gomez Gane, Y. (2003). Euro. Storia di un neologismo. e non a uomini che cantano con voce sopranile). Si Roma–den Haag: Semar. direbbe insomma che i nomi femminili in -o concorrano a GRADIT = Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e rafforzare la tendenza, già da tempo in atto, all’aumento diretto da T. De Mauro. Torino: UTET, 1999; vol. VII e dei nomi invariabili (D’Achille, Thornton, 2003). cd-rom 2003. Il fatto che attualmente i femminili in -o e i maschili in LIZ = LIZ 4.0. Letteratura italiana Zanichelli, cd-rom dei -a siano invariabili, nonostante la possibilità, in teoria, di testi della letteratura italiana, a cura di P. Stoppelli, E. fletterli secondo i modelli tradizionali di mano/mani e di Picchi. Bologna: Zanichelli, 2001. papa/papi, indebolisce la percezione delle terminazioni -a Migliorini, B. (1957). I nomi maschili in -a. In Id., Saggi e -o come desinenze flessive, e ha ripercussioni anche sui linguistici. Firenze: Le Monnier, pp. 53-108. [I ed. Studj più comuni maschili in -o e perfino sui femminili in -a. Si romanzi, 25, 1934, pp. 5-76.] cominciano a registrare, infatti, usi che lasciano invariati Migliorini, B. (1963a). I prefissoidi (il tipo aeromobile, anche nomi di questo tipo: citiamo innanzitutto i sabato radiodiffusione). In Id., Saggi sulla lingua del tra i maschili e le autobomba tra i femminili (per una più Novecento. Firenze: Sansoni, pp. 9-60. [I ed. Archivio ampia documentazione cfr. Fanfani, 2001; Gomez Gane, glottologico italiano, 27, 1935, pp. 13-39.] 2003; D’Achille, 2006). D’altra parte, un nome invariabile in -o nel sistema dell’italiano è ancora prototipicamente

480 I nomi femminili in -o

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481

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 483-490

L’affissazione valutativa nei verbi dell’italiano

Nicola Grandi*, Claudio Iacobini**

*Università di Milano-Bicocca, **Università di Salerno

Abstract L’affissazione valutativa si distingue da altri processi morfologici per il fatto di poter essere realizzata all’interno di una stessa lingua sia da prefissi che da suffissi. Questo contributo dedicato all’affissazione valutativa del verbo dell’italiano dimostra come i prefissi e i suffissi operino restrizioni simili (di tipo prevalentemente azionale) sulle basi verbali: gli affissi valutativi si uniscono di norma a verbi caratterizzati dai tratti [+durativo] [+dinamico ] [ telico], cioè a verbi continuativi, marginalmente a verbi risultativi o stativi, non è invece possibile usare valutativi con verbi con tratto [ durativo]. L’analisi, condotta su un ampio corpus, ha il fine descrittivo di fornire una panoramica (basata su dati quantitativi) delle proprietà formali e semantiche degli affissi valutativi verbali (un argomento finora trascurato nella morfologia dell’italiano). Dal punto di vista teorico si cerca di dare ragione dello scarto fra l’affissazione valutativa nominale e quella verbale mettendo in risalto le caratteristiche semantico-azionali che prefissi e suffissi operano sulle basi verbali (la cui modificazione valutativa è molto meno frequente rispetto a qulla nominale). La considerazione comparativa dei due tipi di affissi mostra la loro sostanziale convergenza fuunzionale (e in entrambi i casi una larga identità con i rispettivi affissi nominali), le principali differenze riguardano l’impiego pragmatico.

1. Introduzione diverse, come anche alternarsi con una stessa base. Una Questo lavoro riguarda la formazione dei verbi delle caratteristiche più particolari, e al tempo stesso meno valutativi tramite procedimenti morfologici di affissazione indagate, della morfologia valutativa consiste nella doppia (es. corricchiare, saltellare, sottopagare, sopravvalutare), possibilità di espressione prefissale e suffissale, sia a e in particolare le condizioni e le restrizioni che livello interlinguistico sia anche all’interno di una determinano la possibilità della modificazione valutativa. medesima lingua. Così come in italiano (es. casina e La definizione di costruzione valutativa che utilizziamo è minicasa), le costruzioni valutative possono essere basata sui seguenti criteri (cfr. Grandi, 2002: 52): realizzate in diverse lingue sia con suffissi sia con prefissi (cfr. Grandi e Montermini, 2005a e b). Si tratta di una a. criterio semantico: situazione abbastanza inusuale, visto che di norma una una costruzione linguistica può essere definita determinata categoria semantico-funzionale è espressa valutativa se ha la funzione di assegnare a un concetto X all’interno di una lingua o da prefissi o da suffissi. Nel un valore diverso da quello standard all’interno della scala lessico dell’italiano, ad esempio, suffissazione e della proprietà semantica che gli è propria, senza fare prefissazione svolgono di norma ruoli distinti. Per quanto ricorso ad alcun parametro di riferimento esterno al riguarda la flessione, la suffissazione è il solo concetto stesso; procedimento impiegato, non ci sono infatti prefissi flessivi. Per quanto concerne invece la derivazione, si riscontrano importanti differenze tra suffissazione e b. criterio formale: prefissazione a tutti i livelli di analisi. Ad esempio, la una costruzione valutativa deve comprendere almeno: suffissazione determina tipicamente la categoria sintattica i. l’espressione esplicita dello standard attraverso una del derivato, mentre le parole prefissate mantengono di forma linguistica che abbia autonomia lessicale e che sia norma inalterata la categoria della parola di base; i suffissi riconosciuta come esistente dai parlanti della lingua; hanno un più stretto legame fonologico con la base di ii. una marca valutativa, vale a dire un elemento quanto non abbiano i prefissi; le categorie semantico- linguistico che esprima (solo o almeno) uno dei seguenti funzionali associate a suffissi o a prefissi tendono a essere valori semantici: BIG vs. SMALL (dimensione nettamente distinte: i suffissi esprimono principalmente quantitativa), GOOD vs. BAD (dimensione qualitativa). nomi di agente, di azione, di strumento, di qualità, di luogo, aggettivi qualificativi, di relazione, mentre i Tale definizione appare particolarmente adeguata a prefissi veicolano principalmente valori locativi, rappresentare l’espressione della valutazione tramite temporali, negazione, ripetizione, riflessività, reciprocità. procedimenti morfologici, che, come si è accennato, La valutazione, nella sua sostanziale convergenza di costituisce l’oggetto di questo lavoro. Indicazioni suffissazione e prefissazione, rappresenta dunque un valutative possono essere espresse anche tramite procedimento anomalo rispetto alla più tipiche distinzioni procedimenti sintattici, ad esempio mediante l’uso di funzionali dei procedimenti morfologici prefissali e avverbi quali molto, poco, ecc., oppure tramite la suffissali. I prefissi e i suffissi valutativi esprimono ripetizione sia per giustapposizione (es. piccolo piccolo, significati simili (in alcuni casi del tutto sovrapponibili), e, grande grande) sia per coordinazione (es. ho camminato cosa ancor più interessante, paiono operare restrizioni chilometri e chilometri). Come è noto, le costruzioni simili per quanto riguarda la selezione della basi verbali. valutative si comportano in maniera difforme da quanto Nella letteratura scientifica, l’espressione della predetto da alcuni principi e restrizioni formulati dalla valutazione è stata studiata quasi esclusivamente in teoria morfologica a proposito dell’affissazione relazione alla categoria del nome, ciò trova giustificazione derivazionale. Ad esempio, le costruzioni valutative non nel fatto che, a livello interlinguistico, la modificazione rispettano né l’Ipotesi della Base Unica, né la Regola del valutativa dei nomi è quella che presenta una maggiore Blocco: infatti, gli affissi valutativi si possono di norma frequenza, una maggiore varietà di forme e di possibilità combinare con basi appartenenti a parti del discorso espressive. In questo lavoro ci concentriamo invece sul

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Nicola Grandi, Claudio Iacobini verbo, sia per indagare un campo di studio largamente verbali. Le conclusioni (§6.), oltre a riassumere i inesplorato (gli unici lavori specificamente dedicati principali risultati del nostro lavoro, forniscono un all’argomento in italiano, sono Bertinetto, 2004 e Grandi, confronto sommario degli elementi comuni e delle in stampa), sia in virtù delle interessanti restrizioni (di differenze che caratterizzano la prefissazione e la carattere sia azionale che aspettuale) poste sulla base, suffissazione valutativa. meno evidenti nella morfologia nominale (che è regolata da una rete decisamente meno rigida di restrizioni ʊ sulla 3. La raccolta dei dati selezione delle basi nominali, cfr. Grandi e Montermini, 2005b). 3.1. Suffissi 2. L’affissazione valutativa in italiano Per quanto riguarda le forme suffissate, i dati sono stati inizialmente tratti dal DISC (Dizionario Italiano Sabatini L’italiano, al pari della quasi totalità delle lingue Coletti) su CD Rom e dal già citato articolo di Bertinetto romanze, è lingua ricca di morfologia valutativa. La (2004), che nella versione provvisoria disponibile sul sito valutazione affissale può essere espressa sui nomi http://alphalinguistica.sns.it/QLL/QLL01/PMB.VerbiDeve (donnina, maxischermo), sugli aggettivi (bellino, rb.pdf presenta in appendice una lista piuttosto ricca di extrapiatto), sui verbi (canticchiare, sovrastimare) e, con verbi deverbali. produttività limitatissima, sugli avverbi (malaccio, A partire da queste due fonti, abbiamo costituito una strabene). Pur in un quadro di generale ricchezza lista di poco meno di 200 verbi deverbali con valore (escludendo gli avverbi), si nota una forte disparità (almeno parzialmente) valutativo (la selezione è stata soprattutto fra nome e verbo. Tale disparità corrisponde a operata essenzialmente in base a criteri semantici). Il una tendenza generale a livello interlinguistico, secondo la risultato di questa collazione costituisce però un insieme quale la formazione di valutativi tramite affissi favorisce fortemente eterogeneo, soprattutto per quanto concerne la le basi nominali rispetto a quelle verbali. Il rapporto tra le frequenza d’uso e l’epoca di attestazione dei verbi. In esso possibili basi di affissi valutativi e le varie parti del convivono sia forme frequentissime come saltellare o discorso è stato descritto nei termini della gerarchia mangiucchiare, sia altre decisamente desuete come universale in (1) (cfr. Bauer, 1997: 540). ammalazzarsi o colpeggiare. È stato quindi necessario procedere a una scrematura (di fatto ad una revisione (1) Nome > Aggettivo, Verbo > Avverbio, Numerale, globale del corpus) al fine di individuare quelle forme che Pronome, Interiezione > Determinante manifestassero qualche traccia, anche residua, di vitalità nel lessico dell’italiano. Per procedere alla selezione Secondo tale generalizzazione, qualora una lingua all’interno del corpus abbiamo utilizzato il motore di impieghi affissi valutativi, il nome (anche se non tutti i ricerca Google. Questo sistema di elicitazione dei dati ha nomi ovviamente) fa sempre parte del loro dominio di sicuramente il pregio di consentire un accesso a più livelli applicazione. Seguono, aggettivo e verbo; poi avverbi, del sistema della lingua. Esso consente cioè di non numerali, pronomi, interiezioni e così via in ordine limitare la ricerca alla sola varietà standard, ma di decrescente di produttività. Se letta da destra a sinistra, la prendere in esame anche varietà non standard sugli assi gerarchia può essere interpretata in termini implicazionali: diafasico, diastratico e, seppur in misura leggermente se in una lingua vi sono aggettivi deaggettivali valutativi minore, diamesico (le chat-line in particolare sono un e/o verbi deverbali valutativi, allora vi sono esempio di testi scritti, ma molto prossimi al polo necessariamente anche nomi denominali valutativi, ma dell’oralità). Si tratta di un elemento importante non viceversa. soprattutto rispetto all’oggetto di indagine, dal momento L’aspetto interessante della questione è che lo scarto che l’incidenza della morfologia valutativa pare tra primo e secondo livello della gerarchia è nettissimo: se aumentare mano a mano che ci si allontana dallo standard nelle lingue con morfologia valutativa la possibilità di in direzione delle varietà sociolinguisticamente più basse. formare valutativi da nomi è scontata, la possibilità di Per ogni verbo valutativo presente nella lista iniziale e derivare valutativi da aggettivi e soprattutto da verbi è ogni forma di base abbiamo cercato le occorrenze di: sensibilmente più limitata. E’ interessante notare, che per prima persona singolare, terza persona singolare e terza quanto riguarda l’italiano (ma la stessa osservazione vale persona plurale del presente indicativo; prima persona anche per molte altre lingue) gli affissi valutativi verbali singolare, terza persona singolare e terza persona plurale costituiscono in larga parte un sottoinsieme di quelli dell’imperfetto indicativo; infinito; participio passato; nominali. Ciò è vero sia per i suffissi (es. –ellare / –ello, – gerundio. ettare / –etto, icchiare / –icchio), sia per i prefissi: i Per ciascun verbo sono stati presi in esame un minimo prefissi verbali intra–, iper–, ipo–, semi–, sopra–/ sovra–, di 10 e un massimo di 50 risultati. In alcuni casi si è reso sotto–, stra–, super–, sur– si possono premettere anche a necessario limitare la ricerca scartando le forme omonime nomi. E’ quindi del tutto legittimo ipotizzare che il minore con nomi piuttosto diffusi (es. taglio e taglia impiego della valutazione con basi verbali possa rispettivamente prima e terza persona singolare del dipendere, almeno in parte, dalle peculiari restrizioni presente indicativo di tagliare sono omonime rispetto ai imposte dai verbi. Nei paragrafi seguenti illustreremo i nomi taglio e taglia) o con toponimi o cognomi. criteri di raccolta e analisi del corpus da noi selezionato (§ Al termine della ricerca, sono stati eliminati per totale 3.) e le principali proprietà formali e semantiche di suffissi assenza di attestazioni o per una eccessiva penuria di e prefissi valutativi (§ 4.). Il § 5. tratta delle restrizioni esempi (meno di 10 esempi complessivamente) circa 50 azionali e aspettuali sulla formazione dei valutativi verbi valutativi presenti nelle fonti consultate. La

484 L’affissazione valutativa nei verbi dell’italiano procedura adottata ha dunque consentito di definire un abbiamo utilizzato due ampi corpora. Il corpus la corpus composto da circa 150 verbi deverbali valutativi, Repubblica (cfr. Baroni et al., 2004) che comprende circa derivati a partire da circa 80 forme di base (cfr. per quattrocento milioni di tokens, ed è costituito a partire dai dettagli Grandi, in stampa) effettivamente attestati testi degli articoli di tale quotidiano pubblicati nelle nell’italiano contemporaneo con una frequenza d’uso annate dal 1985 al 2000. E il corpus itWAC (cfr. Baroni e soddisfacente (elenco che, è bene precisarlo, non ha la Ueyama, 2006) che comprende circa due miliardi di pretesa di essere esaustivo, ma che crediamo sia tokens2. A parte la numerosità delle parole comprese, i due sufficientemente rappresentativo della realtà). corpora hanno il vantaggio di essere etichettati per quanto I verbi in esame (di base e derivati) sono stati riguarda le parti del discorso. Tale informazione è successivamente classificati in base a proprietà di natura particolarmente utile per lo studio della prefissazione, in formale, cioè in riferimento alle strutture argomentali quanto la selezione dei tokens basata sulla sola stringa attestate. A tale fine abbiamo utilizzato la griglia elaborata iniziale non permetterebbe di individuare i soli prefissati in Jezek (2003), che identifica, in base alle alternanze verbali, e richiederebbe quindi un dispendioso lavoro argomentali, le quindici classi di verbi elencate in (2): manuale. I verbi valutativi prefissati individuati sono poi stati (2) Classi di Verbi e alternanze argomentali (da Jezek, classificati in base alle alternanze argomentali elencate in 2003) (2) descritte nel paragrafo precedente. I prefissi valutativi verbali più usati sono risultati i 1 V solo TR (es. abolire) seguenti (disposti in ordine decrescente di uso): stra–, 2 V solo INTR AV (es. russare) iper–, sopra–/sovra–, super–, semi–, sur–, sotto–, ipo–, 3 V solo INTR ES (es. cadere) intra–. Dall’analisi del corpus si può notare una 4 V solo INTR PRON (es. pentirsi) sostanziale convergenza fra il numero di basi con cui si 5 V INTR AV e INTR ES (es. squillare) combina un determinato prefisso e la frequenza delle 6 V INTR AV e INTR PRON (es. approfittare) parole in cui è presente: i verbi valutativi di più alta 7 V INTR ES e INTR PRON (es. ammuffire) frequenza sono in prevalenza formati con i prefissi che si 8 V INTR AV e INTR ES e INTR PRON (es. combinano con un numero maggiore di basi. sedimentare) 9 V TR e INTR AV (es. mangiare) 4. Le proprietà degli affissi valutativi verbali 10 V TR e INTR ES (es. affondare) Diamo, in questa sezione, un quadro necessariamente 11 V TR e INTR PRON (es. alzare) essenziale delle principali proprietà formali e semantiche 12 V TR e INTR AV e INTR ES (es. continuare) di suffissi e prefissi valutativi, prima di affrontare, più 13 V TR e INTR AV e INTR PRON (es. chiudere) dettagliatamente, il tema delle restrizioni sulla formazione 14 V TR e INTR ES e INTR PRON (es. ingiallire) dei valutativi verbali. 15 V TR e INTR AV e INTR ES e INTR PRON (es. bruciare) 4.1. Suffissi Legenda: V = verbo; TR = transitivo; INTR ES = intransitivo Dal punto di vista formale, i suffissi valutativi verbali con ausiliare essere; INTR AV = intransitivo con ausiliare avere; possono cambiare il quadro di sottocategorizzazione della INTR PRON = intransitivo pronominale. base: questo accade con un buona frequenza (in un caso su tre circa) e senza che vi sia una direzione veramente I suffissi valutativi verbali più diffusi sono risultati prevalente nel mutamento. La tendenza più affermata è essere –ellare, –ettare, –azzare, –eggiare1, –olare, –icare quella di privilegiare, nella formazione di verbi valutativi, e la triade –acchiare/–icchiare/–ucchiare. la struttura argomentale che prevede l’alternanza tra uso transitivo e uso intransitivo con ausiliare avere. Le altre 3.2. Prefissi strutture argomentali (soprattutto rispetto alle costruzioni intransitive) sono nettamente sottorappresentate, ma Il corpus dei verbi valutativi prefissati è stato formato questa caratteristica non può essere considerata come successivamente a quello dei verbi suffissati. A partire effetto dell’applicazione dei suffissi, dal momento che si dall’elenco dei prefissi valutativi presente in Iacobini ritrova, con gli stessi rapporti percentuali, anche nelle (2004), abbiamo verificato quali di essi formasse verbi basi. Quindi, si tratta verosimilmente di un problema di valutativi in combinazione con le ottanta basi verbali restrizioni sulla base, più che di condizioni sull’uscita, individuate come compatibili con la suffissazione (cfr. § come vedremo meglio in seguito. 3.1.), abbiamo poi verificato la diffusione d’uso dei I suffissi valutativi verbali interagiscono scarsamente prefissi valutativi anche con altre basi verbali. Per fare ciò con i suffissi derivazionali, in entrambe le direzioni possibili. Da un lato, infatti, nel corpus raccolto nessun

1 verbo derivato è base di un processo di valutazione (non Va sottolineato come il suffisso –eggiare ponga un problema esistono, cioè, verbi valutativi formati a partire da verbi non irrilevante, visto che esso forma regolarmente anche verbi denominali o deaggettivali derivati mediante i suffissi – denominali e deaggettivali privi di significato valutativo (es. amareggiare, ondeggiare, schiaffeggiare; il Gradit (De Mauro, 1999) elenca circa 700 verbi terminanti con -eggiare). Questa situazione, che non ha riscontro negli altri suffissi valutativi, ha 2 Ringraziamo Marco Baroni per averci messo a disposizione i reso necessario la selezione dei verbi in base a un criterio due corpora e per l’insostituibile (e prontissimo) aiuto nella eminentemente semantico e non solo formale. consultazione.

485 Nicola Grandi, Claudio Iacobini izzare e –ificare3; l’unica parziale eccezione a questa attenuazione: un’azione viene svolta dal soggetto agente generalizzazione è data da alcuni verbi per i quali si può con superficialità ed i suoi eventuali effetti risultano ricostruire una derivazione per conversione da nomi: beffa dunque attenuati, es. mi sono alzata per leggicchiare > beffare > (s)beffeggiare, ma si può supporre che qualche notizia ma, a quanto vedo, meglio ritornare a l’assenza di un suffisso derivazionale di fatto renda più letto!). Sono possibili combinazioni multiple (ad es. opaca questa relazione nella competenza di un parlante attenuazione, iterazione, rapidità, es. c'è un passerotto nativo). Dall’altro lato, i verbi valutativi paiono poco adesso sul muretto del terrazzo, che becchetta qualche inclini a costituire essi stessi base per processi di briciola). Non è del tutto inconcepibile neppure una derivazione e composizione (es. mangiare > mangiabile, presenza simultanea di tutti i quattro valori semantici, a mangiatore, mangiacarte, mangiata, ma mangiucchiare > designare una azione svolta ripetutamente dal soggetto, ?mangiucchiabile, ?mangiucchiatore, ?mangiucchiacarte, con rapidità e, al contempo, superficialità e i cui effetti ?mangiucchiata). risultino, conseguentemente, attenuati. I suffissi valutativi verbali violano piuttosto Occorre poi ribadire come a queste letture semantiche, frequentemente la ‘Regola del Blocco’: più suffissi già di per sé complesse, possa aggiungersi anche la sinonimi e rivali possono unirsi alla stessa base. Si sfumatura di abitualità appena menzionata, che può consideri, emblematicamente, il caso di bere > acquistare maggior vigore o venire invece ridimensionata bevacchiare, bevazzare, bevicchiare, bevucchiare. anche in base al contesto di occorrenza. Infine, essi sono una classe diacronicamente instabile e predisposta a mutamenti conservativi: i suffissi valutativi 4.2. Prefissi verbali più produttivi del latino hanno una limitatissima I prefissi valutativi possono modificare la parola di diffusione in italiano; i suffissi valutativi verbali più base secondo due polarità: una positiva tendente verso diffusi in italiano non erano attestati in latino (o se l’accrescimento, e l’altra tendente verso la diminuzione. Il attestati non avevano valore valutativo). Lo stesso vale per limite del polo positivo è costituito dal grado superlativo, i suffissi valutativi nominali. che può sconfinare nell’eccesso, mentre il limite della Per quanto concerne la semantica, il quadro è diminuzione (passando per il grado zero) è costituito dalla sensibilmente intricato, perché un’analisi del significato negazione. dei verbi valutativi è molto complessa e presenta ampi Sebbene i valutativi non modifichino in modo margini di arbitrarietà. In effetti, si possono individuare sostanziale l’aspetto denotativo del significato della base, alcune classi semantiche di riferimento, a patto però di le relazioni fra prefissi e basi hanno un certo livello di rinunciare all’ambizione di collocare ciascun verbo complessità. Ciò riguarda sia la semantica dei prefissi sia valutativo in una sola di esse: ciascun verbo pare avere, quella delle basi. nella migliore delle ipotesi, due o anche più accezioni Fra i prefissi nominali e aggettivali, alcuni fanno differenti, legate a variabili di tipo essenzialmente riferimento solo a valori quantitativi (es. maxi–), altri solo pragmatico. Districandosi nel groviglio dei significati che a valori qualitativi (es. extra–), altri ancora, pur potendosi i principali dizionari della lingua italiana riportano a riferire a entrambi i tipi di valori, svolgono primariamente proposito dei circa 150 verbi valutativi analizzati, paiono una funzione piuttosto che l’altra (es. super– emergere quattro classi ricorrenti: primariamente qualitativo, mega– primariamente quantitativo). Le caratteristiche semantiche della basi Superficialità: l’azione viene svolta dal soggetto determinano quali tratti possano essere modificati dal (agente) con superficialità (es. studiacchiare, prefisso: ad esempio, se la base denota un oggetto insegnucchiare…). concreto, allora il prefisso modifica le dimensioni del Attenuazione: l’azione viene svolta con intensità referente, se invece denota una proprietà allora il prefisso ridotta ed i suoi (eventuali) effetti risultano dunque modifica l’intensità della proprietà, se la base verbalizza attenuati (es. vivacchiare, ridacchiare, canticchiare…). un evento, allora il prefisso ne può modificare l’intensità, Iterazione (o reiterazione): l’azione viene svolta la qualità o la durata (in alcuni casi anche l’esperiente, es. ripetutamente, a brevi intervalli o in modo continuativo una manovra che iperestende l’articolazione). (es. svolazzare, saltellare…). In italiano, gli aggettivi sono la parte del discorso con Rapidità: l’azione viene svolta in modo piuttosto cui si combina la maggiore varietà di prefissi. I nomi sono rapido (es. becchettare). la parte del discorso in cui è più chiara la distinzione tra modificazione quantitativa e qualitativa. Nel caso dei Trasversale rispetto a queste accezioni pare essere il verbi, questa distinzione non è sempre possibile o valore abituale, che si accompagna sovente a ciascuna di pertinente; anche i gradi dell’intensificazione sono meno esse. chiaramente distinguibili rispetto a quanto accade con basi Tra i quattro valori di riferimento appena elencati non nominali o aggettivali. vi è alcuna incompatibilità, anche perché i confini tra le I prefissi valutativi che si premettono produttivamente quattro classi sono tutt’altro che nitidamente tracciati. a verbi (intra–, iper–, semi–, sopra–/ sovra–, sotto–, stra–, Quindi, tutte le loro combinazioni teoricamente possibili super–, sur–) costituiscono un sottoinsieme di quelli che si sono anche concretamente attestate (es. superficialità e premettono a basi nominali e aggettivali. Il significato della gran parte dei valutativi verbali è dovuto a una

3 reinterpretazione dell’originale valore locativo, che Il suffisso –eggiare, che può formare verbi denominali o identifica la posizione superiore con l’intensificazione e deaggettivali (es. albeggiare o rosseggiare), merita un discorso quella inferiore con la diminuzione. A eccezione di semi– a parte, dal momento che può avere esso stesso valore valutativo.

486 L’affissazione valutativa nei verbi dell’italiano e stra–, i prefissi valutativi possono essere impiegati Il prefisso iper– è usato con l’idea di eccesso in anche con significato locativo. Nessun prefisso valutativo terminologie tecnico-specialistiche (iperalimentare, produttivo si premette esclusivamente a verbi. iperestendere, ipernutrire, iperossigenare, ipersostentare, I verbi prefissati con valutativi sono normalmente di ipervalutare), ma è usato anche con funzione enfatica in uso meno frequente dei rispettivi aggettivi participiali e numerose formazioni di uso corrente per lo più di bassa nomi deverbali, e molti nomi deverbali e aggettivi frequenza (iperammortizzare, iperclericalizzare, participiali sono usati senza che il verbo prefissato ipercriticare, ipereccitare, ipergerarchizzare, corrispondente sia sempre attestato o plausibile. E’ quindi iperproteggere, iperintellettualizzare, ipernutrire, legittimo ipotizzare che alcuni verbi prefissati abbiano iperparlare, iperprescrivere, iperprodurre, origine da un processo di retroformazione. Nel complesso, iperpsichiatrizzare, iperresponsabilizzare, iperriscaldare, si può comunque affermare che la prefissazione valutativa ipersemplificare, ipersensibilizzare, iperspecializzarsi). verbale è un processo disponibile e produttivo con una Sopra (con la variante sovra–) può indicare quantità certa diffusione nell’uso. All’interno dei prefissi, i maggiore, ma di norma indica l’idea di eccesso, valutativi sono la categoria semantico-funzionale che ha superamento di un limite (sopravvalutare, sovrabbondare, avuto il più forte ricambio e il più ricco apporto di nuovi sovraccaricare, sovraesporre, sovrastimare, elementi nel corso della storia della lingua italiana (cfr. sovreccitare). Dubois e Guilbert, 1961 per analoghe considerazioni Super è presente in un ristretto numero di formazioni riguardanti la lingua francese). La seconda metà del per indicare intensificazione, e solo sporadicamente può Novecento segna un punto importante per la diffusione indicare eccesso (superblindare, supercaratterizzare, nella lingua comune di nuovi affissati valutativi, che superlavorare, superpagare). Sur indica devono la loro fortuna al loro impiego nella lingua dei intensificazione, di norma associata a grado eccessivo, mass media e alla volgarizzazione di alcune terminologie premesso a pochi verbi (surgelare, surriscaldare, tecnico-specialistiche4. survoltare) per lo più di origine francese. I prefissi che esprimono valutazione negativa sono I prefissi valutativi di norma non modificano la meno numerosi rispetto a quelli del polo positivo, e anche struttura argomentale né le caratteristiche azionali della le formazioni risultanti sono di numero minore. Il prefisso base; possono alternarsi sinonimicamente con una stessa più usato è sotto– (sottoesporre, sottopagare, base (stracostare, supercostare); occupano una posizione sottostimare, sottovalutare); ipo– ha un impiego limitato e esterna rispetto agli altri prefissi (fra i non numerosi casi confinato alle terminologie tecnico–specialistiche di basi verbali prefissate: iperriscaldare, surriscaldare)5. (iponutrirsi); intra– si premette a verbi di percezione La Tabella 1 riproduce schematicamente le (intraudire, intravedere) per indicare che l’azione espressa caratteristiche semantiche dei prefissi valutativi qui dal verbo non si compie interamente, e quindi per descritte seconde le due polarità Small/Big, Bad/Good. significare percezione poco chiara, incerta. La possibilità di premettere semi a verbi è controversa. I pochi verbi Small Big Bad Good come semibruciare, semiconvincere, seminascondere, semipiegare possono infatti essere plausibilmente intra XX considerati retroformazioni a partire dalle forme prefissate iper XX dei rispettivi aggettivi participiali; ciò in ragione sia della maggiore frequenza d’uso di questi ultimi, sia delle ipo XX diverse caratteristiche azionali della basi di semi– rispetto semi XX a quelle che si combinano con gli altri prefissi valutativi: sopra XX nel caso di aggettivi participiali (semidistrutto, semiprecluso, semiraffinato), semi– indica il non completo sotto XX raggiungimento dello stato di cose (di tipo telico) indicato stra XXX dalla base. Il prefisso del polo positivo impiegato in un maggior super XX numero di formazioni è stra–, che solo in un ristretto sur XX numero di derivati apporta una valutazione positiva (stragodere, stravincere), nella maggioranza dei casi Tabella 1: Caratteristiche semantiche dei prefissi esprime invece il valore di eccesso, superamento di un valutativi. limite (strabere, stracostare, strafare, straguadagnare, stralavorare, stramaledire, stramangiare, strapagare, strapiacere, strapuzzare, strasbattere, stravedere). Si può osservare che mentre vi è una regolare corrispondenza fra l’indicazione della polarità SMALL e quella BAD, i prefissi che esprimono il valore BIG tendono in prevalenza a esprimere il valore BAD (e non 4 Sui prefissi valutativi dell’italiano, cfr. Rainer (1983: 52-55), l’atteso GOOD). Iacobini (2004: 147-153) e la bibliografia ivi menzionata. Per Nel caso della prefissazione verbale, l’idea di eccesso quanto riguarda le altre lingue romanze, nel non ampio numero dovuta al superamento di un limite non sembra essere di lavori, si veda Martín García (1988), dedicato allo spagnolo, un’interpretazione secondaria rispetto all’intensificazione ma con riferimenti di carattere generale. Per il francese, oltre al già citato Dubois e Guilbert (1961), vi sono diversi lavori di taglio prevalentemente descrittivo, tra cui Peytard (1975: 597- 5 Tutti gli esempi e le valutazioni quantitative provengono dal 758) e Widdig (1982). corpus da noi raccolto (cfr. § 3.2.).

487 Nicola Grandi, Claudio Iacobini positiva, quanto piuttosto l’opzione di default per la prevedono il pieno compimento di un’azione o il maggioranza dei prefissi e dei verbi prefissati. Alla luce raggiungimento di una meta (es. abolire, costruire). Tra le di questi fatti vanno modificate le affermazioni di Grandi basi maggiormente selezionate dai suffissi valutativi e Montermini (2005 a e b) e secondo cui il significato verbali sono ampiamente sottorappresentate anche le due BAD può essere espresso solo da suffissi (e non da classi che corrispondono rispettivamente ai verbi prefissi). intransitivi con ausiliare essere e ai verbi intransitivi pronominali. 5. Restrizioni sulla formazione di valutativi Queste due configurazioni argomentali sono poi verbali scarsamente selezionate anche se si trovano in alternanza con altre strutture argomentali, soprattutto con verbi 5.1. Suffissi6 transitivi (quindi nell’uso inaccusativo). Anche in questo caso il piano semantico-azionale offre una spiegazione che In relazione alle evidenti coincidenze tra suffissi e conferma l’osservazione precedente: entrambe le classi in prefissi valutativi nominali e verbali e alle numerose effetti contengono soprattutto verbi con una analogie che emergono da una disamina comparata delle caratterizzazione telica e puntuale inerente (es. cadere, loro proprietà formali, la forte discrepanza nella frequenza sfracellarsi), che indicano transizioni o cambiamenti di d’uso degli affissi valutativi con basi nominali o verbali stato e che pongono l’accento sul punto terminale appare ancora più sorprendente. dell’evento. Come si è accennato, le ragioni di questa netta difformità vanno a nostro avviso cercate nel sistema di restrizioni che regola l’applicazione degli affissi. Di fatto, Caratteristiche Suffissi Esempio gli affissi valutativi verbali paiono sottostare ad una rete di azionali valutativi restrizioni ben più rigorose e limitanti di quelle che invece Verbi durativi Sì dormire > dormicchiare regolano l’applicazione degli affissi valutativi nominali. 7 Verbi puntuali No esplodere Per quanto riguarda i suffissi, limitiamo per il momento la nostra indagine alla classe maggiormente Verbi dinamici Sì correre > corricchiare interessata da processi di valutazione verbale: la classe dei Verbi stativi No credere verbi con alternanza tra uso transitivo e uso intransitivo con ausiliare avere (nella quale si colloca circa la metà Verbi atelici Sì cantare > canticchiare delle basi analizzate in questa sede). Verbi telici No morire Dal punto di vista azionale, si è soliti affermare (cfr. Jezek, 2003) che in questa classe confluiscono i verbi Tabella 2 cosiddetti di attività. In realtà è opportuno distinguere tra le due costruzioni argomentali. Se il verbo è usato transitivamente, esso indica di norma una attività che Le sei classi azionali appena elencate hanno confini provoca la comparsa, la scomparsa o la modificazione spesso sfumati. Ciò dipende dal fatto che, come si è detto in precedenza, il contesto sintattico di occorrenza concorre dell’oggetto. Tali verbi possono assumere una debole caratterizzazione, determinata dalla natura dell’eventuale a definire la caratterizzazione azionale di un verbo; oggetto del verbo (in una frase come Marco ha cantato dunque, mutamenti nel primo possono innescare variazioni anche considerevoli nella seconda. una canzone è la presenza dell’oggetto a rendere telico l’evento descritto). Nell’uso intransitivo (che, è bene Il sistema di restrizioni appena individuato riduce ricordarlo, è prevalente nel dominio dei suffissi valutativi considerevolmente il dominio di applicazione dei suffissi valutativi verbali e dà ragione della netta prevalenza di verbali), invece, il verbo descrive in genere un’attività abituale e ripetuta (es. Marco canta) o una predisposizione due classi di verbi sulle altre: quella dei verbi solo da parte del soggetto a compiere una determinata azione transitivi e quella dei verbi ad alternanza tra uso transitivo e uso inergativo. I suffissi valutativi verbali mostrano una (Marco canta bene). In questo caso la componente telica è assente: può netta propensione per l’inergatività e una sostanziale essere presente solo se viene specificato, mediante un avversione per l’inaccusatività; per quanto riguarda il piano semantico, questa inclinazione verso l’inergatività si avverbiale di tempo, il termine dell’azione (Marco ha cantato fino a sera). Anche i verbi solo transitivi indicano traduce nella chiara preferenza accordata a verbi dalla di norma processi atelici (es. scherzare). connotazione atelica, durativa e non puntuale. La correlazione tra le tre classi azionali appena Vediamo dunque se anche le altre classi di verbi confermano questa osservazione. individuate ed i suffissi valutativi verbali di fatto Nel dominio di applicazione dei suffissi valutativi circoscrive sensibilmente il dominio di applicazione di questi ultimi e, in questo senso, può concorrere a spiegare verbali, la presenza dei verbi solo transitivi è limitatissima (6 nel nostro corpus). Anche questa situazione ha una la loro limitata diffusione. Ma la questione è più giustificazione in termini di azione: i verbi solo transitivi complessa ed articolata, in quanto l’indice di occorrenza esprimono nella maggior parte dei casi eventi stativi (es. sapere, conoscere) o eventi inerentemente telici, in quanto 7 Nella terminologia adottata da Bertinetto (1986) l’etichetta ‘puntuali’ si applica in realtà solo ad una sottoclasse di verbi non 6 I dati presentati in questo paragrafo e le considerazioni svolte a durativi, quelli non durativi non trasformativi. In questa sede, riguardo sono tratte da Grandi (in stampa), cui si rinvia per invece, le etichette ‘non durativo’ e ‘puntuale’ vanno intese co- eventuali approfondimenti. me co-estensive.

488 L’affissazione valutativa nei verbi dell’italiano dei suffissi in esame rimane mediamente basso, o almeno 5.2. Prefissi più basso del previsto, anche rispetto ai verbi che si Le restrizioni di tipo azionale descritte nel paragrafo collocano in queste tre classi. Il grado di accettabilità di un precedente trovano sostanziale conferma nel verbo valutativo sembra infatti poter mutare, anche comportamento dei prefissi valutativi verbali. Il contesto sensibilmente, con il variare dei contesti sintattici di ottimale della prefissazione valutativa è quello dei verbi occorrenza, a seguito della commutazione tra diversi durativi non telici, rappresentato preferibilmente dai verbi tempi verbali. In altri termini, la presenza di un suffisso con alternanza tra uso transitivo e uso intransitivo con valutativo pare pienamente accettabile in alcuni usi ausiliare avere (es. intravedere, sottovalutare, temporali del verbo e decisamente meno tollerata in altri. sovrastimare, stragiocare, straguadagnare). I prefissi Per tentare di capire le ragioni di questa disomogeneità valutativi si possono premettere anche a verbi stativi (es. distribuzionale, abbiamo operato una ulteriore indagine su sovrabbondare), e solo raramente a verbi risultativi Google, cercando, per alcuni dei verbi del corpus, le (iperridurre, sovrasfruttare). occorrenze della terza persona plurale di presente La condizione più importante che determina la indicativo (anche nella forma continua), passato remoto, possibilità della prefissazione valutativa è il tratto imperfetto (anche nella forma continua) e passato durativo: il prefisso, infatti, può influire sulle fasi di prossimo. I dati hanno rivelato un’evidente idiosincrasia sviluppo del processo oppure, più raramente, sullo stato, di alcuni tempi verbali nei confronti dei suffissi valutativi. non è invece possibile impiegare prefissi valutativi con Concentrandoci sui tempi con una più marcata verbi che esprimono eventi puntuali, che si producono caratterizzazione aspettuale (cioè il passato remoto ed il cioè senza lo svolgimento di un processo. Per quanto passato prossimo da una parte, e l’imperfetto dall’altra), la riguarda l’aspetto, non abbiamo riscontrato una maggiore predilezione dei verbi valutativi per i tempi più prossimi frequenza d’uso per le forme verbali imperfettive. Una all’aspetto imperfettivo pare configurarsi come una signficativa differenza rispetto ai verbi di base si nota tendenza piuttosto netta. Mentre infatti la differenza di piuttosto nei modi non finiti del verbo: c’è una certa occorrenza tra forme dell’imperfetto e del passato preferenza per i verbi prefissati a essere usati nelle forme prossimo nei verbi di base è quasi sempre irrilevante (la dell’infinito, del participio passato e del gerundio. media è una forma di passato prossimo ogni 1,5 forme di imperfetto), nei verbi derivati mediante suffisso valutativo 6. Conclusioni la preponderanza dell’imperfetto assume contorni più nitidi: la media è di una forma di passato prossimo ogni L’analisi dei dati qui presentata (frutto di un progetto 16,4 forme di imperfetto. Insomma, l’imperfetto, oltre alle di ricerca più ampio basato essenzialmente sull’analisi di forme progressive del presente e del passato, pare essere corpora) ci ha permesso di individuare gli affissi valutativi ‘l’habitat’ più propizio per l’uso dei verbi valutativi. In realmente diffusi in sincronia, e di analizzare termini più generali, emerge dunque una netta comparativamente la distribuzione di prefissi e suffissi predilezione da parte di questi ultimi nei confronti dei verbali. Come si è detto nell’introduzione a questo lavoro, tempi verbali con una più marcata caratterizzazione la valutazione è probabilmente l’unica categoria imperfettiva. semantico-funzionale che, anche in un’ampia prospettiva In base a quanto osservato in precedenza, questa interlinguistica, preveda la possibilità di essere espressa generalizzazione non dovrebbe coglierci del tutto sia da prefissi che da suffissi all’interno della stessa lingua impreparati. In effetti, pare del tutto naturale che l’indice (cfr. Grandi e Montermini, 2005a e b). In letteratura sono di accettabilità dei verbi valutativi sia nettamente state sollevate obiezioni circa l’opportunità di collocare maggiore con le forme che si è soliti associare all’aspetto prefissi e suffissi valutativi nella medesima classe. I dati imperfettivo di quanto non lo sia con le forme che, invece, presentati e discussi in questa sede paiono invece si caratterizzano per una prossimità all’aspetto perfettivo suffragare questa ipotesi. Come si è visto, prefissi e dal momento che, come si è visto sopra, nella semantica suffissi valutativi esprimono in genere significati affini, in dei verbi valutativi sono presenti valori piuttosto prossimi alcuni casi addirittura pienamente sovrapponibili. E, a quelli di alcune sotto classi dell’aspetto imperfettivo aspetto assai più interessante, essi operano restrizioni (soprattutto il valore (re)iterativo e con quello abituale, molto simili sulle basi verbali (le principali differenze che, si è detto, si accompagna sovente alle letture paiono in effetti imputabili a fattori di ordine pragmatico). semantiche elencate nel paragrafo 4.1). Questa prossimità In entrambi i casi, infatti, la possibilità di affissazione semantica rende pertanto del tutto plausibile e pienamente valutativa verbale sembra dipendere principalmente dalle comprensibile una sostanziale predisposizione dei suffissi caratteristiche azionali della base: perché un verbo possa valutativi verbali nei confronti dell’aspetto imperfettivo. essere modificato con valutativi deve rappresentare un Dunque, in conclusione, mentre l’azione contribuisce evento durativo. L’affisso modifica infatti la realizzazione in modo determinante a circoscrivere il dominio di del processo, o, più raramente lo stato. Gli affissi applicazione dei suffissi valutativi verbali a tre sole classi valutativi si uniscono di norma a verbi caratterizzati dai di verbi (riducendo quindi sensibilmente già in partenza il tratti [+durativo] [+dinamico ] [ telico], cioè a verbi novero dei verbi potenzialmente candidati ad assumere un continuativi di tipo inergativo (canticchiare, corricchiare, suffisso valutativo), l’aspetto gioca con ogni probabilità sovrastimare, sottovalutare), marginalmente a verbi un ruolo non trascurabile nella contrazione delle risultativi o stativi. Non è possibile usare valutativi con occorrenze dei verbi valutativi anche all’interno delle verbi con tratto [ durativo]. suddette classi semantico-azionali. Inoltre, tanto suffissi, quanto prefissi violano la Regola del Blocco, alternandosi sinonimicamente con una stessa base (stracostare / supercostare; sbevicchiare /

489 Nicola Grandi, Claudio Iacobini sbevazzare), occupano una posizione esterna rispetto agli Corpora: Their Compilation and Application, pp. 31- altri affissi, e non cambiano la categoria sintattica della 40. base, rispettando la nota neutralità categoriale, cioè la Bauer, L. (1997). Evaluative morphology: in search of proprietà che maggiormente contraddistingue la universals. Studies in Language, 21, 3, pp. 533-575. morfologia valutativa da quella derivazionale. La Bertinetto, P.M. (2004). Verbi deverbali. In M. possibilità degli affissi valutativi di potersi applicare sia a Grossmann e F. Rainer (a cura di), La formazione delle nomi sia a verbi avendo come riferimento tratti tipici parole in italiano. Tübingen: Niemeyer, pp. 465-472. dell’una o dell’altra categoria, è un ulteriore indizio a DISC: Sabatini, F. e Coletti, V. (a cura di) (19992). DISC- favore dell’importanza delle restrizioni di tipo semantico Dizionario italiano Sabatini Coletti. Firenze: Giunti. rispetto a quelle di tipo sintattico-categoriale nella GRADIT: De Mauro, T. (1999). Grande dizionario compatibilità fra basi lessicali e affissi (cfr. Plag, 2004). italiano dell’uso. Torino: Utet. Le differenze tra prefissi e suffissi, come si è Grandi, N. (2002). Morfologie in contatto. Milano: Franco accennato, sembrano ascrivibili principalmente a fattori di Angeli. ordine semantico e, soprattutto, pragmatico. I prefissi Grandi, N. e Montermini, F. (2005a). Prefix-Suffix hanno un indice di frequenza nettamente inferiore a quello Neutrality in Evaluative Morphology. In G. Booij, E. dei suffissi: meno dei due terzi delle basi verbali suffissate Guevara, A. Ralli, S. Scalise, S.C. Sgroi (a cura di), (tra quelle prese in esame) sono anche prefissate e molti Proceedings of the 4th Mediterranean Meeting of dei verbi prefissati hanno un indice di occorrenza assai Morphology. Morphology and Language Typology. ridotto se comparato a quello dei corrispettivi suffissati. http://morbo.lingue.unibo.it/mmm/proc-mmm4.php Inoltre, rispetto ai suffissi, i prefissi valutativi tendono a Grandi, N.e Montermini, F. (2005b). Valutativi suffissali e esprimere meno la soggettività del parlante, essi non sono valutativi prefissali: un’unica categoria?. In M. di norma usati al fine di attenuare la forza illocutiva del Grossmann e A.M. Thornton (a cura di), La formazione discorso, e tendono piuttosto a esprimere tratti connotativi delle parole, Atti del XXXVII Congresso Internazionale propri della base. Vi sono alcuni casi in cui il verbo di Studi della SLI. Roma: Bulzoni, pp. 271-287. prefissato prescinde dall’espressione della soggettività e Grandi, N. (in stampa). I verbi valutativi in italiano tra tende verso la lessicalizzazione (intravedere, azione e aspetto. Studi di grammatica italiana. iperossigenare, sottoesporre, sottovalutare, surgelare). Guilbert, L. e Dubois, J. (1961). Formation du système Infine, la lettura semantica dei prefissi pare integrarsi préfixal intensif en français moderne et contemporain. meglio di quanto non faccia quella dei suffissi nel quadro Le Française Moderne, 29, pp. 87-111. della valutazione descrittiva e della valutazione qualitativa Iacobini, C. (2004). Prefissazione. In M. Grossmann e F. definito dalle polarità SMALL vs. BIG e GOOD vs. BAD Rainer (a cura di), La formazione delle parole in cui si è fatto cenno nell’introduzione. I suffissi spesso si italiano. Tübingen: Niemeyer, pp. 97-163. discostano da questo schema per esprimere nozioni più Jezek, E. (2003). Classi di verbi tra semantica e sintassi. para-azionali e, seppur in casi limitati, para-aspettuali, che Pisa: Edizioni ETS. tipicamente valutative. La ricca possibilità di Martín García, J. (1998). Los prefijos intensivos del connotazione soggettiva li rende uno strumento più español: caracterización morfo-semántica. Estudios de disponibile all’espressione delle intenzioni comunicative e Linguistica, 12, pp. 103-116. ai processi di sintonia e cooperazione discorsiva rispetto ai Peytard, J. (1975). Recherches sur la préfixation en prefissi. francais contemporain. Paris: Champion. In conclusione, i dati presentati in questa sede Plag, I. (2004) Syntactic category information and the avvalorano, a nostro avviso, l’idea che suffissi e prefissi semantics of derivational morphological rules, Folia valutativi, sia nominali che verbali (spesso legati da Linguistica, 38, pp. 3-4, 193-225. evidente parentela etimologica) debbano essere trattati Rainer, F. (1983). Intensivierung im Italienichen. come espressione della medesima categoria semantico- Salzburg: Institut für Romanistik der Universität funzionale e che le analogie riscontrate, soprattutto Salzburg. relativamente alla rete di restrizioni che ne regola Widdig, W. (1982). Archi-, ultra-, maxi- und andere l’applicazione, abbiano un peso maggiore se rapportate Steigerungspräfixe im heutigen Französich. Ginevra: alle divergenze menzionate sopra, che, invece, trovano Librairie Droz. una spiegazione convincente nel quadro delle condizioni di impiego pragmatico degli affissi in questione. 7. Riferimenti Baroni, M., Bernardini, S., Comastri, F., Piccioni, L., Volpi, A., Aston, G. e Mazzoleni, M. (2004). Introducing the la Repubblica corpus: A large, annotated, TEI(XML)-compliant corpus of newspaper Italian. Proceedings of LREC 2004. Lisbona: ELDA, pp. 1771-1774. Baroni, M. e Ueyama, M. (2006). Building general- and special-purpose corpora by Web crawling. Proceedings of the 13th NIJL International Symposium, Language

490 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 491-496

Modificatori dell’aggettivo

Pura Guil

Universidad Complutense de Madrid

Abstract Verranno qui presi in esame, in ottica contrastiva italiano-spagnolo, diversi elementi che possono fungere da modificatori dell’aggettivo e che sembrano essere più numerosi e variegati di quelli che abitualmente vengono segnalati, con lo scopo di far luce sulle restrizioni di cooccorrenza osservate.

1. Introduzione che stabiliscono la misura o la portata in cui si attribuisce La struttura del sintagma aggettivale (SA) viene di la proprietà denotata dall’A. È chiaro, quindi, che tali solito descritta, sia in italiano che in spagnolo, come ha modificatori saranno solo ammessi dagli A che siano graduabili. Nei prossimi paragrafi presenterò un elenco fatto, ad es., Lonzi (1991: 343): [SA [SAvv] A [SP / F]]; vale a dire, la testa aggettivale può essere preceduta da un degli elementi che adempiono una tale funzione, sintagma avverbiale (SAvv) che ne funge da modificatore, fondamentalmente basato sui dati trovati nel C-ORAL- ed eventualmente seguita da un complemento, costituito ROM. da un sintagma preposizionale (SP) oppure da una frase introdotta da preposizione (F)1. 2.1. Avverbi di grado Gli avverbi (Avv) che fungono da specificatori di I modificatori più comuni e caratteristici sono gli Avv aggettivi (A) (e di Avv), secondo Lonzi (1991: 345-346), di grado (di “quantità”, secondo Lonzi, 1991). Precedono sono “avverbi di grado (come leggermente) e di quantità sempre l’A e costituiscono le occorrenze più numerose nel (come poco), nonché una sottoclasse degli avverbi di corpus in entrambe le lingue: maniera, i risultativi (...), che possono assumere valore di grado, come mortalmente, gravemente, perfettamente, (1) a. queste persone / a quanto ho capito / però / erano usati analogamente ai primi” e anche “focalizzatori come abbastanza giovani // [ifamcv01] solo, anche, perfino, e avverbi in -mente o lessicali (...) rafforzativi e restrittivi (...) [ad es. proprio, ben, b. sì // anche lei non è che fosse tanto [ifamcv04] “tutti precedono la testa (…) aggettivale”. Similmente, anche se varia la nomenclatura, Salvi e Vanelli (2004: c. / la sporta è troppo grossa // [ifamcv06] 170-171) elencano, come possibili modificatori, davanti ad un A, avverbi di quantità (molto, tanto, estremamente, (2) a. / algo muy gordo tendría que pasar / [efammn04] discretamente), di grado (più e meno) e avverbi focalizzatori (proprio, solo, anche, così). Invece Bosque (1999) offre un ventaglio di possibili b. / ya estoy un poco harta de quedar con él / modificatori dell’A in spagnolo. A partire dal suo lavoro, [efamcv01] intendo qui esaminare i modificatori sintattici dell’A, in ottica contrastiva italiano-spagnolo, sulla base dei dati c. era un pelín celosa / un pelín posesiva / offerti per entrambe le lingue dal corpus C-ORAL- ROM [efammn04]

(Cresti e Moneglia, 2005), dato che, secondo quanto 4 sottolineano i loro autori, è integrato da corpora Avverbi come molto, assai, troppo, un po’, un tantino comparabili, in base alla tipologia dei testi e alle loro oppure muy, algo, demasiado, servono a misurare dimensioni relative2. l’estensione in cui la proprietà in questione supera un certo valore standard, condizionato da una classe di 2. Modificatori dell’aggettivo confronto, esplicita o implicita. Il fatto che tutti denotino che la proprietà si dà in un certo grado che è sempre al di I modificatori dell’A vengono generalmente 3 sopra dello standard, anche se ognuno aggiunge interpretati come “quantificatori” , ossia come elementi sfumature significative diverse, fa sì che non possano venir combinati tra di loro, allo scopo di evitare 1 Ciononostante, per una possibile analisi degli aggettivi graduati ridondanze e/o contraddizioni: (*molto) abbastanza in termini di ‘struttura di frase complessa’, in cui l’espressione di giovani; (*demasiado) muy gordo. grado ne costituisce la testa funzionale, cfr. Sánchez (in stampa). Per l’espressione della mancanza assoluta della 2 Sono molto grata ad Anna-Maria De Cesare e Cristina Sánchez proprietà, abbiamo, in contesti negativi, nada e per niente López della loro gentilezza nel farmi avere copia dei suoi lavori, (nient’affatto) che, logicamente, non sono compatibili con (rispettivamente 2002 e 2006), che mi sono stati di grande aiuto. altri quantificatori: Ringrazio anche Massimo Moneglia e Alessandro Panunzi per gli utili suggerimenti riguardo alla sintassi di interrogazione del (3) / pero esto tampoco es nada difícil / [etelef10] C-ORAL-ROM. 3 Per chiarezza espositiva, userò qui il termine ‘quantificazione’ senza fare ulteriori distinzioni nozionali. Cfr. De Cesare (2002) tanto delle differenze quanto dei punti in comune esistenti tra per un’acuta e utile caratterizzazione distintiva tra i concetti intensificazione, modalizzazione e focalizzazione. quantificazione e intensificazione, ma anche per la messa in luce 4 Usato con valore avverbiale, naturalmente.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Pura Guil

Invece poco, in italiano e in spagnolo, serve a stessa unità tonale, il che vuol dire che, apparentemente, esprimere che la proprietà denotata dall’A non raggiunge non si tratta di un’ aggiunta quantificativa a posteriori: il grado standard (Sánchez, in stampa ): (7) a. *SER: no / la po[r]ta era proprio aperta // (4) a. questo referendum sugli spot è &p [/] poco chiaro / *ROB: aperta completamente ? [itelpv14] [ifamd113] b. y ya no lo puedes dejar // porque / yo ahora estoy / b. mejorar las posibilidades de empleo de / personas / enganchado totalmente // es una especie de droga / no sobre todo / poco cualificadas / [emedin02] ? / adictiva [emedrp04]

Si tratta, quindi, di una grandezza al di sotto dello Questi Avv in -mente non compaiono in combinazione standard, di un grado deficitario, e cioè né gli spot di (4a) con gli Avv di grado visti prima (a eccezione di poco, cfr. riescono ad avere la proprietà denotata dall’A chiaro, né 3.1). Non sarebbero ammissibili combinazioni come: le persone di (4b) possiedono le competenze richieste per essere ritenute cualificadas. Questo significato di poco, (8) a. una segnalazione / (*molto) assolutamente precisa / che lo rende diverso da tutte le altre espressioni (*troppo) estremamente esatta // quantitative di grado, ha come conseguenza un b. // es un problema (*un poco) totalmente distinto // comportamento sintattico pure diverso, come si vedrà in 3.1. Sempre d’accordo con Sánchez (in stampa), l’altra Quest’incompatibilità -spiegabile per questioni di proprietà distintiva di poco è il suo significato ridondanza e/o contraddizione- avviene a causa intrinsecamente negativo. dell’implicito valore di grado assunto da questi Avv. 2.2. Avverbi in -mente Infatti, quando svolgono la funzione di specificatori il loro senso proprio viene attenuato e acquisiscono una In (5) e (6) abbiamo degli esempi con avverbi che sfumatura semantica diversa. Ad esempio, terribilmente denotano il rapporto parte-tutto, altri che rappresentano il doloroso, non denota una proprietà che incuta terrore e grado sommo o quello medio e altri pienamente valutativi: grande spavento, ma accenna al fatto che il dolore si manifesta in grado estremo. Sugli Avv in -mente v. 3. (5) a. / che ha saputo dare una segnalazione / assolutamente precisa / estremamente esatta // 2.3. Altri elementi specificatori [imedrp04] È possibile segnalare altri elementi che hanno b. delle vacche / straordinariamente capaci di fare quest’interpretazione di grado e possono fungere quindi da latte // [imedts06] specificatori dell’A. Nessuno può essere accoppiato con altre espressioni di grado. Senza pretese di esaustività, c. [/] questa discussione / diciamo è relativamente vediamone alcuni casi. recente ? [ipubmn04] 2.3.1. Ben / bien d. *FRA: [<] / guarda // In spagnolo abbiamo l’Avv bien preposto ad A, che *EMI: è spudoratamente // [ifamcv06] aggiunge alla valutazione quantitativa un’altra qualitativa:

(6) a. // es un problema totalmente distinto // [emedin05] (9) *MAD: pues bien rico / que está el potaje / eh ? [efamdl10] b. una tierra magníficamente saludable // [emedts10] Anche in italiano, con valore di grado a mio avviso, c. / y al día siguiente a las siete y media de la mañana / troviamo ben, considerato da Lonzi (1991: 342) un pues / &eh / Mustafa / &eh / razonablemente “rafforzativo dell’asserzione”, mentre la struttura “ben + despierto / para la noche que se había pasado / estaba A” è ritenuta da Rigamonti come elemento a polarità en la puerta / [efammn09] positiva e accomunata “ai superlativi polari perché rimanda (…) all’estremo di una scala argomentativa” d. es un libro / espectacularmente bueno / prologado (1991: 270). L’occorrenza di (10) -si parla di Totò- è por Cabrera Infante / [emedts04] interessante perché ne offre una parafrasi:

Si noti che (6c) offre un complemento introdotto dalla (10) /non era / poi / quel mattacchione che sembrava / in preposizione para che rende esplicito il criterio cinema / in teatro // era ben diverso // era un tipo + pragmatico sul quale è stata ordinata la scala xxx un [/] // [ifamdl01] quantificativa. La maggior parte di questi Avv sono preposti all’A. Ma non sempre: anche se in numero 2.3.2. Bello certamente molto minore, si possono rilevare nel corpus Qualcosa di simile troviamo, questa volta solo in degli Avv posposti all’A, ma sempre all’interno della italiano, non in spagnolo, nell’uso di “bello + A”, che

492 Modificatori dell’aggettivo sembra indicare l’intensificazione dell’apprezzamento 2.3.5. Che, quanto / Qué, cómo de positivo della qualità: Non sono reperibili nel corpus occorrenze dell’interrogativo italiano “quanto + A”, e nemmeno del (11) [<] qui / // guarda com’ ero corrispettivo interrogativo spagnolo “cómo de + A” (tipo: bella grassa / guarda // [ifamcv01] quanto alto è diventato tuo figlio? / ¿Cómo de alto está ya tu hijo?). Invece il quantificatore esclamativo “qué + A” si 2.3.3. Tutto / todo rivela come uno degli espedienti più frequentemente usati In spagnolo ho reperito nel corpus parecchie in spagnolo (nei miei dati, occupa il secondo posto nella occorrenze dell’uso di “todo + A” con valore di graduatoria di frequenza d’uso dei modificatori, dopo gli intensificatore di grado: Avv di grado). “Che + A” è abbastanza ben rappresentato nel corpus italiano, ma in misura molto minore del suo (12) // o sea / por ejemplo / Óscar cuenta un chiste / hhh / correlato spagnolo: cuenta / sabes que Óscar está siempre de coña / pues cuenta un chiste / y el otro / pues no tiene gracia // y lo (16) a. / ¡uh! / qué sosa tienes esta casa y qué fea // dice todo / hhh [/] y lo dice todo serio // pues / qué [efamdl02] pasa ? porque yo no entiendo / el chiste // [efammn03] b. // che bella faccia / aveva // [ifamcv01] In modo analogo, “tutto + A” può esprimere in italiano il grado sommo in cui è posseduta la qualità, come 2.4. Forme analitiche e locuzioni succede in (13a) (si osservi che non ammette la parafrasi: In base alla loro interpretazione di grado e al fatto che *tutto io sono arrivato a Matera contento, bensì io sono non ammettono altri quantificatori, vanno considerate arrivato a Matera molto contento); invece (13b) modificatori, a mio avviso, certe forme analitiche preposte esemplificherebbe un uso di tutto indicante che la all’A, per la maggior parte appartenenti, almeno in proprietà si applica all’entità in ogni sua parte spagnolo, alla lingua colloquiale. (parafrasabile: tutto il cappuccio era rosso): Purtroppo, gli studi lessicostatistici hanno dimostrato che, come diceva De Mauro in conclusione del LIP (1993: (13) a. [<] arrivato a Matera / tutto contento / 155 e 156), la vivacità, ricchezza, poeticità ecc. del parlato allegro / era una bellissima giornata / [ifamcv17] è un fallace mito e l’uso della variatio vi è tendenzialmente assente. E così le occorrenze rilevate nel b. aveva un mantello / con un cappuccio tutto rosso corpus sono assai scarse: [ifammn25] (17) a. pero que resultó ya de lo más familiar // 2.3.4. Così, uguale / Así de, igual de [efamdl30] 6 Con interpretazione di grado ci sono anche in spagnolo así e igual, che richiedono la preposizione de prima b. // y la mar de contenta ya // [epubdl06] dell’A: c. / è del tutto ragionevole / [imedts03] (14) a. / así de fácil / y así de crudo // [emedrp05] Ma anche dopo l’A sono reperibili altre espressioni b. la amistad entre Beatriz y yo / que sigue siendo modificatrici, con la stessa interpretazione di grado e la igual de fuerte [efammn04] stessa incompatibilità con altri quantificatori. Dunque, nonostante si tratti di Sprep, non si possono ritenere Con interpretazione di grado troviamo in italiano così complementi, ma modificatori preposizionali aggettivali, -Avv risultativo, secondo Lonzi (1991: 344)- che si unisce casi come quelli di: per semplice adiacenza all’A: (18) a. si pranzava hhh // con questa gente / un po’ (15) siccome sono stati e sono così rari / non è che / in un speciale // io / proprio / provinciale al massimo // batter d’ occhio te li posso dire tutti // [ifamdl01] non ero andata mai / via di casa // un paesino della Calabria // [ifamdl05]7 Si osservi che in italiano, l’Avv uguale anziché precedere, segue l’A che modifica. Ma purtroppo non ne b. [si parla di aerei] / completo / hasta la bandera / vamos // [efamcv15]

Il modificatore di (18b) denota il limite o grado estremo in 5 cui si applica la proprietà. Sono bravi uguale, è l’esempio offerto dal GRADIT. Non ho trovato nel corpus nemmeno occorrenze di forte, col valore intensificativo segnalato, tra gli altri, da Berruto (1990: 145), tipo acida forte, e che, anche se posposto all’A, ne funge da 6 Con l’A di relazione ricategorizzato come graduabile. modificatore. 7 Con l’A di relazione ricategorizzato come graduabile.

493 Pura Guil

Allo stesso modo, certe locuzioni, di solito circoscritte della proprietà (nada, per niente) e il grado considerato a determinati A, -quindi, non si tratta di un processo standard. Questo tratto negativo può essere misurato per produttivo-, fungono da modificatori di grado posposti: mezzo di altre espressioni di grado, come gli Avv. quantitativi di grado, gli Avv in -mente e l’esclamativo (19) a. / a mí me pone histérica perdida // [epubdl07] che/qué, che ricoprono la funzione di modificatori -sempre preposti- del SA già quantificato da poco. Se, ad b. *VRI: [parlano dell’AIDS] esa capacidad de esempio, con riguardo a un certo regista cinematografico latencia / esa capacidad / de / mantenerse / &eh / diciamo che “è molto poco noto in Italia”, significa che il / suo grado di notorietà in Italia è molto lontano dal grado *BLA: [<] // che si ritiene il minimo per poter dire che è noto (Sánchez, *VRI: / quieto parado / en el organismo / ocho o in stampa). Le occorrenze trovate nel corpus sono diez años / [emedts11] scarsissime9: c. / insomma / era pazza ...// [ifamcv04] (21) a. pero es que yo soy muy poco campestre // d. // vedi il posto / di dove ti puoi sdraiare / sei [epubd118]10 stanco morto / sicché xxx // vabbè / stanotte si dorme qui // [ifammn03]8 b. // l’utilizzazione didattica / è decisamente poco convincente / [imedts02] 2.5. Comparazioni prototipiche Infine, anche le comparazioni prototipiche vanno 3.2. Modificatori nei sintagmi comparativi considerate modificatori di grado, come insieme a M. L’insieme formato dall’A più il quantificatore di grado Borreguero ho avuto modo di difendere in un’altra sede comparativo di disuguaglianza può venire, a sua volta, (Guil e Borreguero Zuloaga, in stampa): quantificato da un’altra espressione di grado che misura la differenza esistente tra il grado della proprietà quantificata (20) a. / porque además está gorda / está fea / está è il grado preso come standard, rispetto al quale viene arrugada como una pasa / tiene el pelo de bruja confrontato: [efamdl02] (22) a. un grande paese / rassicurato e riconosciuto / è b. *ROS: [<] / io so’ andata diritta ... sempre molto meno pericoloso / di un grande *MAR: [<] + paese emarginato e rifiutato [imedts07] *ROS: / come un fuso // icché vo’ fare? quando uno l’ è ignorante [ifamdl07] b. se ha quedado un poco más tranquilo [enatpe01]

In questi casi non si tratta di paragonare due entità, ma Lo stesso succede con gli aggettivi comparativi di stabilire il grado estremo in cui una proprietà è sintetici, che esprimono cioè lessicalmente il grado posseduta da un’entità, per analogia con un’altra entità comparativo: che, secondo i parlanti, rappresenta il prototipo massimo di detta proprietà. Anche in questo caso sono escluse le (23) a. ha un’efficacia / sinceramente / molto minore / combinazioni con altri elementi quantificatori. rispetto a quella della terapia intramuscolare // [inatco03] 3. Modificatori del SA Grande importanza riveste la questione della b. / che hanno avuto risultati un [/] un po’ migliori / segmentazione del sintagma per distinguere tra i [ipubd104] modificatori dell’A (o del sintagma formato dalla testa aggettivale più il suo eventuale complemento) e quegli c. tienen una libertad / de determinar su voluntad / altri elementi che modificano il SA nel suo insieme, mucho mayor que la de otras personas en la persino nel caso che sia già stato quantificato. sociedad / no ? [enatte03]

3.1. Modificatori di [poco + A] 9 Vorrei solo accennare che è possibile che questa scarsità d’uso Come abbiamo visto prima, sia in italiano sia in abbia a che vedere con questioni di cortesia linguistica, dato il valore negativo di poco e il suo possibile effetto di litote. Da spagnolo, poco si distingue dagli altri Avv di grado per mettere in connessione con il fatto di aver trovato una molto denotare un segmento negativo della scala quantificativa, maggior presenza nel corpus del ‘positivo’ un po’/un poco. Per vale a dire, il tratto che intercorre tra l’assenza assoluta lo spagnolo, Sánchez (in stampa: 24) propone esempi come: demasiado poco importante, excesivamente poco preparado, muy poco serio, bien poco astuto, suficientemente poco listo, 8 Come prima accennato, purtroppo non ho trovato altre ideas algo poco claras, ¡qué poco listo es!. Riguardo all’italiano, occorrenze simili nel corpus, come potrebbero essere espressioni si potrebbe pensare a: molto poco interessante, abbastanza poco comunissime come povero in canna, pieno fino all’orlo o cretino razionale, un po’ poco convincente, assolutamente poco serio, patentato, e in spagnolo pobre de solemnidad, feo con ganas o particolarmente poco intelligente. tonto perdido. 10 Con l’A di relazione ricategorizzato come graduabile.

494 Modificatori dell’aggettivo

Queste sequenze appartengono al paradigma dei oppure combinazioni sentite come di uso frequente in sintagmi di misura, che manifestano il grado in cui una italiano ma molto marginali o anche non ‘naturali’ in proprietà attribuita a una determinata entità supera o non spagnolo (29), o persino chiaramente estranee a una lingua raggiunge la misura che corrisponde ad un’altra (Bosque ma accettabili nell’altra (30): 1999: 229), allo stesso modo di: (27) a. *soluzione totalmente più bella (24) a. le lampade sono quattro volte più potenti dei b. *edificio completamente più nuovo raggi solari [imedsc01] c. *modi eccessivamente meno sbrigativi d. *mirada totalmente más atractiva b. ese cuarto nuestro de la lavadora / estaba cien e. *actitud completamente más hostil veces mejor que el tanatorio // [efamcv02] f. *estudio excesivamente menos minucioso

Ma nel tema dei sintagmi di misura e della sua (28) a. industria infinitamente meno potente formulazione diversa in italiano e in spagnolo a seconda si b. comportamento leggermente meno aggressivo tratti della modificazione di A comparativi o non c. scalata notevolmente più pericolosa comparativi non mi è possibile entrare in questa sede. d. problema infinitamente más complejo Vorrei invece segnalare che dagli Avv di grado e. visita ligeramente más breve quantitativo che possono modificare un A comparativo è f. trabajo notablemente más fácil escluso in spagnolo demasiado (la misura eccessiva rispetto all’usuale lascia supporre una comparazione (29) a. prezzi decisamente più convenienti implicita) ma non troppo in italiano: anche se non ne ho b. lettura estremamente meno interessante trovate occorrenze nel corpus e l’espressione troppo più11 c. episodio enormemente più grave sembra appartenere ad un registro antico e letterario, il d. ???edificio decididamente más espectacular GRADIT ne offre due esempi presi da Boccaccio e il e. ???piedra extremadamente menos dura GDLI di Battaglia ne offre sia uno di Panigarola che un f. ???relaciones enormemente más numerosas altro, ben più recente, di Papini, sempre col valore di ‘molto più’: «Avrete osservato di certo che il male (30) a. spettacolo ampiamente più divertente interessa. Gli uomini troppo più del bene [sic]» (s.v. b. *espectáculo ampliamente más divertido troppo). Neanche lo spagnolo bien può precedere un A 3.3. Altri avverbi modificatori nel SA comparativo, mentre è comune in questa funzione Infine, diversi Avv possono modificare non solo l’A, l’italiano bene, il che potrebbe indicare una maggiore ma il SA nel suo insieme. Dai dati ricavati dal C-ORAL- componente quantitativa del suo corrispettivo spagnolo, ROM emerge il fatto che si tratta di Avv senza valore di che sembra d’indole più qualitativa: grado e, proprio per questo, sono compatibili con gli elementi quantificatori, cioè possono modificare il SA (25) e a vedere / eventi / ben più gravi [inatps03] persino una volta quantificato. Sono riconducibili ai seguenti gruppi: Ma l’aspetto veramente curioso è il comportamento degli Avv in -mente, sia in italiano sia in spagnolo: non x avverbi focalizzanti: tutti quelli che hanno assunto valore di grado, e per ragioni che mi sfuggono, vengono ammessi dagli A (31) a. *ANN: sì // la mano è / + *LRT: [<] <è comparativi. Purtroppo ho potuto reperire nel corpus anche più> impegnativa / <è anche più> + soltanto un’occorrenza di questo tipo: *ANN: [<] + *LRT: [<] < pesante > / [ifamcv26] (26) [si parla di teste scolpite da Modigliani] c’è questo [/] questo carrozziere a Livorno / mi pare si chiami b. asegura que la calidad del caudal del Segura / es Carboni / che ha tirato fuori / tre teste / estremamente incluso peor / que el agua residual de las più rifinite delle altre / [imedts01] principales ciudades [emedrp05] proprio con l’Avv estremamente, che insieme a x avverbi temporali e aspettuali: completamente e assolutamente, sono i tre con maggiore presenza nel corpus italiano. (32) a. // quando si trattava di uccidere / era sempre molto Nemmeno l’ottica contrastiva sembra essere di grande pietoso // non gli piaceva uccidere // [imedrp01] aiuto nel determinare le possibili restrizioni lessicali combinatorie, che teoricamente potrebbero agire sia sulle b. / questa unità qui / viene fuori / in una maniera / proprietà sia sui quantificatori. E così abbiamo, ad ancora più evidente // perché quello che esempio, casi coincidenti in entrambe le lingue, sia cercherò di illustr [inatco01] nell’incompatibilità (27) sia nella compatibilità (28), c. / presenta aspetti ancora estremamente 11 Non ho trovato, invece, attestazione alcuna di troppo meno. interessanti // [inatco01]

495 Pura Guil

d. *RAU: bueno / que son siempre muy pesados con De Cesare, A. M. (2002). Intensification, modalisation et este tema / [epubdl04] focalisation. Les différents effets des adverbes proprio, davvero et veramente. Berna: Peter Lang. e. / y fíjate / Ainhoa estaba ya un poco borracha / De Mauro, T. et al. (1993). Lessico di frequenza [efammn03] dell’italiano parlato (LIP). Milano: Etaslibri. Guil, P. e Borreguero Zuloaga, M. (in stampa). x avverbi modali epistemici: Comparative prototipiche in italiano e in spagnolo. Il NUNC come base per l’analisi contrastiva. In Atti Corpora e linguistica in rete (30 settembre 2005), (33) a. / in una dimensione / probabilmente meno Università di Torino. tangibile / rispetto / ai / criteri / un po’ empirici / un Lonzi, L. (1991). Il sintagma avverbiale. In L. Renzi, G. po’ epidermici / con i quali alimentiamo / le nostre Salvi (a cura di), Grande Grammatica Italiana di / valutazioni / [inatla01] Consultazione, Volume II. Bologna: Il Mulino, pp. 341- 412. b. *FRA: eh // probabilmente un pochettino più Rigamonti, A. e Manzotti, E. (1991). La negazione (3.3. // [ifamcv05] Elementi polari). In L. Renzi, G. Salvi (a cura di), Grande Grammatica Italiana di Consultazione, Volume c. / para obtener / &eh / resultados / hhh / II. Bologna: Il Mulino, pp. 245-317. probablemente poco espectaculares / en el ámbito Salvi, G. e Vanelli, L. (2004). Nuova grammatica italiana. de &investiga [/] de investigación / [enatbu03] Bologna: Il Mulino. Sánchez López, C. (in stampa). El grado de adjetivos y x avverbi di prospettiva o di punto di vista: adverbios. Madrid: Arco Libros.

(34) a. della costruzione di una società ambientalmente / e socialmente / più sostenibile / più accettabile / più equa / [inatpd01]

b. / creando además un [/] un [/] un paisaje estéticamente muy aceptable / [enatte01] 4. Considerazioni conclusive Partendo dall’assunzione che i modificatori dell’aggettivo abbiano valore quantitativo, nelle pagine precedenti ho cercato di organizzare le diverse espressioni in gioco a seconda delle possibilità di segmentazione offerte dal SA, facendomi guidare sempre dalla compatibilità o meno della loro combinazione. Questo criterio della segmentazione si è rivelato decisivo rispetto a quello della posizione nella distinzione tra modificatori e complementi dell’A e del SA, così come il valore quantitativo dell’espressione è cruciale per la sua identificazione come modificatore nonostante la sua eventuale apparenza di complemento più o meno lessicalizzato. Da ultimo, la distinzione operata tra modificatori della testa aggettivale e modificatori del SA nel suo insieme permette di essere interpretata, a mio avviso, come un altro segno del parallelismo che intercorre tra la struttura del SA e quella del SV. 5. Riferimenti Bosque, I. (1999). El sintagma adjetival. Modificadores y complementos del adjetivo. Adjetivo y participio. In I. Bosque e V. Demonte (a cura di), Gramática descriptiva de la Lengua Española, Volume I. Madrid: Espasa Calpe, pp. 217-310. Cresti, E. e Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- ROM. Integrated Reference Corpora for Spoken Romance Languages, vol. I + DVD. Amsterdam: John Benjamins.

496 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 497-505

Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano: analisi sincronica e diacronica del suffisso -aio

Elisabetta Magni

Università di Bologna

Abstract Questo lavoro ha per oggetto l’analisi dei processi di formazione di parola in cui interviene il suffisso italiano -aio, che forma nomi di agente, di luogo e di strumento a partire da basi nominali. Le descrizioni di tipo puramente sincronico incontrano difficoltà per ciò che attiene la semantica delle basi di derivazione e la polifunzionalità del suffisso. Ma la situazione si rivela ancora più complicata quando si considerano i dati diacronici, perché l’antecedente latino -arius ha dato origine ad un vasto insieme di forme, usate come aggettivi e come nomi, ottenute da basi aggettivali, nominali, avverbiali e anche verbali. L’obiettivo della ricerca è ricostruire i percorsi evolutivi del suffisso sia attraverso un riesame delle categorie dell’aggettivo e del nome nelle teorie dei grammatici antichi e dei tipologi, sia attraverso una rilettura dei meccanismi di selezione nella morfologia derivazionale del latino. Le conclusioni mettono in luce il ruolo della diacronia in alcune delle questioni che complicano l’analisi morfologica delle lingue indouropee moderne.

1. Introduzione alla studiosa non sfugge la presenza di basi costituite da L’analisi dei processi di formazione di parola in cui zoonimi (asinaio, pecoraio, etc.), soprattutto nelle interviene il suffisso italiano -aio presenta problemi formazioni più antiche. Inoltre, il suffisso può appendersi interessanti a livello formale e semantico, sia sul piano anche a nomi astratti (usuraio, marinaio, etc.) e non sincronico che diacronico. contabili (lattaio, benzinaio, etc.). Esponente lungamente vitale della variegata e diffusa Prevalentemente i derivati designano mestieri “a costellazione di epigoni del latino -Ɨrius, questo morfema partire dalle «entità» (animali, piante, sostanze, alimenti, viene di norma classificato tra i suffissi agentivi, ma a frutti) sulle quali l’attività di tali agenti si esplica” (Lo questa funzione principale si affiancano, come è noto, Duca, 2004: 196). Ma le rare formazioni da basi composte anche quella locativa e strumentale. L’impossibilità di (peracottaio, buongustaio, guerrafondaio, versiscioltaio, determinare in modo univoco la semantica delle basi e le pastasciuttaio) e avverbiali (dirimpettaio), indicano un diverso esito semantico, poiché assegnano all’agente un prerogative del suffisso, hanno creato difficoltà descrittive 1 e interpretative agli studiosi che, in passato, hanno cercato comportamento abituale, non una funzione . di formulare specifiche regole di formazione di parola e di Quando la base è uno zoonimo, è frequente il spiegare la polisemia di questi derivati. Il presupposto su significato locativo (pollaio, formicaio, etc.), talora anche cui si fonda la presente ricerca è che, in questo come in con una valenza negativa (pulciaio, cimiciaio, etc.). altri casi, i fenomeni che complicano lo studio sincronico Inoltre, la coesistenza dei significati di agente e luogo, è della morfologia derivazionale possano essere chiariti una “doppia possibilità […] talmente forte e ancora facendo riferimento alla prospettiva diacronica. La talmente presente alla sensibilità moderna” (Lo Duca, vicenda di -aio presuppone quindi un accurato esame del 2004: 235) da determinare occasionali ambiguità suo antecedente latino -arius, originariamente deputato interpretative (serpaio, viperaio, cavolaio, ma anche alla derivazione di aggettivi e nomi: l’obiettivo è ricavare cellaio, rottamaio, etc.). La sottocategoria dei nomi di indizi utili a spiegare quanto e cosa si è conservato della luogo presenta una semantica piuttosto articolata, che primitiva ricchezza di significati e funzioni, nonché la include la designazione di spazi circoscritti in cui si direzione e le cause del mutamento. colloca, accumula, raccoglie, alleva, produce, ciò che è Il lavoro è organizzato come segue: la prima parte indicato dalla base (bagagliaio, letamaio, ghiacciaio, illustra le prerogative dei derivati in -aio e –aia, e alcune pollaio, bietolaio, etc.). proposte di analisi e i fenomeni di polisemia dei suffissi La funzione agentiva e locativa dispongono di agentivi (§§ 2.2-3). Si passa quindi ai derivati latini in un’ampia gamma di procedimenti in cui si configurano ambiti di sovrapposizione e/o specializzazione dei -arius (§ 3.1), al loro uso come aggettivi e sostantivi (§§ 2 3.2-3), e ai problemi correlati (§ 3.4). Le riflessioni sulle suffissi . Tra questi merita un discorso a parte il tipo -aia, teorie dei grammatici antichi (§ 4.1), sulle categorie che vede il prevalere della funzione locativa su quella sintattiche (§ 4.2) e sui processi di conversione ed ellissi agentiva, ed è in ciò speculare ad -aio, con cui può (§ 4.3), serviranno a formulare un’ipotesi alternativa sulle alternare differenziando i nomi ottenuti dalla medesima base (carbonaio/carbonaia, cocomeraio/cocomeraia, formazioni latine (§ 4.4). Alla luce di queste 3 considerazioni, valuteremo gli aspetti conservativi e etc.). Ciò accade più spesso con zoonimi e fitonimi , che innovativi della derivazione in italiano (§ 5.1-2). originano formazioni in -aia “a metà strada tra nomi di

2. Il suffisso -aio/-aia 1 Questi derivati di tipo ‘caratterizzante’ sono “probabilmente più labili ed effimeri rispetto ai nomi che designano mestieri e 2.1. La polisemia dei derivati e delle basi professioni, la cui stabilità nel tempo è garantita dalla stabilità delle attività lavorative coinvolte” (Lo Duca, 2004: 196). Secondo quanto osserva Lo Duca (2004: 195), il 2 suffisso forma nomi di agente a partire da basi che, Geneticamente imparentato con -aio è il tipo in -ario, ma cf. anche -ile, -eria, -ficio. generalmente, presentano i tratti [+comune], [+concreto], 3 Per i secondi c’è da segnalare la concorrenza del suffisso -eto [+numerabile], [–animato] (cf. vinaio, fioraio, etc.). Ma (< lat. -etum), che spesso genera doppioni come rosaio/roseto.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Elisabetta Magni luogo e collettivi” (Lo Duca, 2004: 236). Entrambi i polisemia di -aio alla luce della gerarchia semantica suffissi derivano inoltre un manipolo di nomi di elaborata da Dressler (1986). Ma le ipotesi e le strumento, talora ambiguamente vicini ai nomina loci generalizzazioni che presuppongono il trattamento (acquaio, arcolaio calamaio, cucchiaio, mortaio, unificato dei suffissi deverbali e denominali non sembrano salvadanaio, caldaia, chiodaia, cilindraia, grondaia, direttamente applicabili al nostro caso. piattaia, rotaia, vomeraia). 2.3. La polisemia dei suffissi agentivi 2.2. La polisemia del suffisso Secondo Dressler, che propone riflessioni tipologiche La polisemia delle parole derivate è un fatto noto e basate anche su dati diacronici, la polisemia dei suffissi variamente interpretato dagli studiosi: Scalise e Lo Duca agentivi deverbali e denominali costituisce un insieme di ne discutono gli aspetti specifici riguardo all’affisso -aio. significati gerarchicamente strutturato del tipo: Poiché la sostanziale imprevedibilità dei derivati non consente di formulare un’unica regola di formazione di AGENTE > STRUMENTO > LUOGO/ORIGINE parola (RFP), Scalise (1998: 469) discute la possibilità di Il fondamento cognitivo di questa gerarchia6 riconoscere due diversi suffissi4: -aio1 agentivo ‘persona risiederebbe nelle modalità di interpretazione degli eventi: che svolge un’attività connessa con x’, e -aio2 locativo “[m]ost central events of human life prototypically have a ‘luogo pieno di x’, a cui si aggiunge -aia locativo. human agent; next come animal agents […]; then plants Lo studioso sottolinea il tratto ‘negativo’ che which produce fruit […]; then impersonal agents […]; distinguerebbe i nomi locativi ottenuti con -aio2 da quelli then instruments; and finally local conditions of events or in -aia, ma osserva anche che, riguardo ad -aio1 e -aio2, states, be it locative relations […] or relations of “non sembra possibile definire una ‘base unica’ origin/source” (Dressler, 1986: 527). A sostegno chiaramente differenziata tra i due ‘suffissi’” (Scalise, dell’ipotesi, lo studioso menziona la frequenza relativa dei 1998: 473). Quindi, si tratta di un suffisso ‘unico’, significati, il primato della nozione agentiva nel processo caratterizzato dai fenomeni di polifunzionalità tipici dei di acquisizione e il percorso unidirezionale di estensione suffissi agentivi (cf. § 2.3), e da una generalità di diacronica dei significati. Di fatto, però, alcuni di questi significato che si precisa mediante “fatti di ‘conoscenza argomenti non si adattano ad -aio, che deriva moltissimi del mondo’” (Scalise, 1998: 475). Anche i più recenti agentivi, rari nomi di strumento e molti nomi di luogo, e modelli lessicalisti di rappresentazione delle parole soprattutto non reca traccia dello sviluppo semantico complesse, postulano un tipo di analisi a doppio livello in teorizzato, dato che le tre funzioni coesistono sin cui uno ‘scheletro’ di informazioni sintattico-concettuali si dall’origine nel latino -arius. Dressler propone anche un completa con un ‘corpo’ conoscenze enciclopediche. Per assunto tipologico secondo cui, se le tre valenze sono ciò che concerne la derivazione, tuttavia, la necessità di espresse da affissi diversi ma correlati, quelli con valore riconoscere relazioni isomorfiche fra le caratteristiche agentivo sono i meno marcati mentre quelli locativi lo formali e semantiche degli affissi, implica la sono di più. Ma, tralasciando -aro7, è vero invece che -aio frammentazione di quelli polisemici in una serie di e -ario tuttora concorrono nella funzione locativa, mentre associazioni multiple. In altre parole, la ‘generalità di in quella agentiva coesistono -aio, -iere, e persino - significato’ resta un problema, e le corrispondenze ai(u)olo/-arolo. Parimenti inapplicabile è il corollario per asimmetriche tra forma e significato si risolvono cui i suffissi strumentali o locativi tenderebbero a nuovamente con una moltiplicazione degli affissi. Infatti, coincidere con il femminile dell’agentivo, più lungo del in una recente rianalisi del suffisso, Scalise dichiara di maschile (Dressler, 1986: 526): evidentemente -aia non lo limitare la discussione al solo -aio1, escludendo -aio2 è, e comunque la spiegazione del fenomeno va cercata (Scalise, Bisetto, Guevara, 2004: 137, nota 12)5. altrove (§ 5.2). In generale, i limiti del trattamento Del resto, neanche la delimitazione dell’esito agentivo unificato dei derivati agentivi deverbali e denominali è esente da difficoltà, poiché l’insieme dei tratti risiedono nel fatto che “what looks similar from a purely enciclopedici che individua il ruolo dell’agente è synchronic perspective often corresponds to entirely intuitivamente molto vario. Condizione costante delle different phenomena when viewed from a diachronic one” formazioni denominali agentive è proprio “una certa (Rainer, 2004: 27). I casi in cui il processo di estensione indeterminatezza del loro significato complessivo”: non si è innescato (cf. -ista), o in cui la polisemia è dovuta mentre la semantica di quelle deverbali è univocamente a meccanismi quali l’ellissi (cf. fr. -eur), determinata dal significato del verbo di base, lo specifico l’omonimizzazione o il prestito, suggeriscono infatti tipo di ‘azione’ messo in atto dagli agenti denominali è doverose cautele riguardo alle speculazioni di tipo invece “di volta in volta determinato dalla, e adattato alla, cognitivo fondate prevalentemente su dati sincronici. semantica dei nomi di base” (Lo Duca, 2004: 193). Al contempo, questi controesempi invitano a studiare Pur riconoscendo queste differenze, la studiosa l’evoluzione dei singoli suffissi con un solido metodo concorda però con Scalise (1994: 473-474) nel leggere la diacronico, ancorando il quadro tipologico sulla polisemia

4 Precedentemente Scalise (1994: 185 n. 5) aveva distinto tra un 6 Che potrebbe essere ampliata aggiungendo la nozione di suffisso -aio (lat. -arius) e “un altro suffisso -aio (lat. -arium)”. ‘agente inanimato’, cioè lo strumento o mezzo provvisto di 5 Rispetto alle precedenti, questa descrizione reinterpreta i movimento automatico (Booji, 1986: 509). meccanismi di selezione in termini di interazione tra l’affisso e 7 Che, a parte la connotazione regionale, “ha accentuato nel le proprietà della base: “the pattern of selection operated by -aio tempo la sua scarsa disponibilità a formare nomi di luogo e, a is based on information contained in the skeleton and in the body differenza di -aio, non è più oggi un suffisso polisemico” (Lo of its base” (Scalise et al., 2004: 137). Duca, 2004: 199).

498 Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano a “well-established paths of change” (Rainer, 2004: 28- unanimemente condivisa è che la sostantivazione proceda 29). Vediamo quindi le indicazioni ricavabili dalla mediante ellissi del nome testa in SN con aggettivo (di peculiare e complessa vicenda del suffisso latino -arius. relazione) del tipo: (taberna) libraria ‘libreria’ (Arias Abellán, 1996). Ad un esame più approfondito, tuttavia, 3. Il suffisso -arius, -a, -um sia il concetto di aggettivo relazionale, sia il procedimento di ellissi, presentano alcuni aspetti problematici. 3.1. I vari tipi di derivati e di basi 3.2. Gli aggettivi Lungamente produttivo per tutta la vicenda del latino, il suffisso -arius, -a, -um forma circa 1250 derivati8, tra Partiamo innanzitutto dal comportamento delle forme aggettivi e nomi di agente, strumento e luogo, peraltro aggettivali e dalla loro posizione nel SN. Esse possono appendendosi a basi di ogni tipo9: occorrere in posizione prenominale, che è quella non marcata dell’aggettivo ‘descrittivo’ (sanguinaria iuventus ƒ nominali: liber Ÿ librarius ‘scrivano, libraio’; ‘giovani sanguinari’), o postnominale, che è quella tipica ƒ aggettivali: falsus Ÿ falsarius ‘falsario’, brevis Ÿ dell’aggettivo ‘distintivo’, del genitivo e dell’apposizione breviarium ‘compendio’; (herba sanguinaria ‘erba sanguinella’). Nel primo caso ƒ avverbiali: contra Ÿ contrarius ‘contrario, opposto’, l’aggettivo ‘qualifica’ il nome da cui dipende, identificandone una proprietà, nel secondo lo ‘classifica’ temere Ÿ temerarius ‘temerario’; 13 ƒ verbali: sedens (part. di sedeo) Ÿ sedentarius in rapporto a determinate caratteristiche . Tuttavia la ‘sedentario, stanziale’, intercalo Ÿ intercalarius funzione relazionale non sembra limitata ad un preciso ‘(mese) intercalare’10. ordine del SN: infatti in Livio, Cesare e Cicerone si trovano spesso oneraria navis, navis oneraria e anche Gli studiosi concordano sul fatto che il suffisso indica esempi del tipo naues aliquot Phoenicum onerarias (Liv. il concetto generico di ‘relazione’: secondo Nichols (1929: 33, 48, 3) o naves magnas onerarias (Caes. civ. 1, 26, 1), 41), l’unico modo per ricondurre ad un significato unitario oltre al semplice sostantivo oneraria. Gli esempi di questo il caleidoscopio di valenze delle forme in -arius11 “is by tipo abbondano (cf. anche Salaria via e via Salaria, means of a blanket term such as ‘pertaining to’, which, as frumentaria lex e lex frumentaria), ma il dato ha fin qui it may be appropriately applied to any termination ricevuto scarsa attenzione, stante la generale flessibilità whatever, is of no scientific value at all”. Più con cui si tende a considerare l’ordine dei costituenti in propositivamente, Serbat (1989: 407) ritiene che il sema latino. La posizione libera e la separabilità dalla testa del ‘relation’ sia sotteso a tutti i tipi di derivazione, e che qui SN, tuttavia, riflettono comportamenti atipici rispetto alle esso sia “au contraire le point de départ, le socle sur lequel note restrizioni che caratterizzano l’aggettivo relazionale ont pu prendre appui les sous-groupes dans lesquels -Ɨrio- (Wandruszka, 2004: 382-386), e forse la questione merita semble autoriser una paraphrase mieux définie”. un riesame. Un altro punto di generale accordo riguarda la maggiore antichità e recessività della funzione aggettivale: 3.3. I sostantivi questa, che talora “performs the genitive function” La sostantivazione, che privilegia i nomi di agente, (Nichols, 1929: 45), conosce infatti un progressivo sembra presupporre procedimenti ellittici vari, e talora declino, mentre aumentano le forme impiegate imprevedibili: frumentarius ‘mercante di grano’. In ogni esclusivamente come nomi12. Al riguardo, la spiegazione caso, se questo meccanismo spiega anche la creazione di nomi di strumento e di luogo, è evidente che le dinamiche di estensione semantica e funzionale del suffisso, primariamente aggettivale, non fanno perno sui processi di 8 In realtà il numero fluttua notevolmente in relazione ai dubbi di tipo cognitivo e sulla gerarchia postulata da Dressler. attestatione su talune forme. Paucker (1963) elenca 1170 D’altro canto, la prospettiva che riduce l’uso derivati, mentre Serbat (1989: 402) parla di 1500, il nostro sostantivale dei derivati a fenomeni di ellissi non è esente calcolo si fonda sulla verifica dei dati in Gradenwitz, 1904. 9 da problemi. A tal proposito, Arias Abellán riconosce È sicuramente riduttiva e fuorviante la sintesi di Leumann l’esistenza di due meccanismi: il primo fa perno “en algo (1977: 297): “[m]it -arius werden gebildete denominative interno al adjetivo”, ad es. quando è il genere che marca Adjectiva nur von Sachbezeichnungen […]. Substantivierungen sind sehr zahlreich”, vista la serie di ‘Formale Besonderheiten’ un contrasto semantico tra ‘persona’ (boni) e ‘non che seguono: “une bonne page - p. 299 - en petits caractères” di persona’ (bonum); il secondo prevede l’omissione di un “faits qui contredisent la règle” (Serbat, 1989: 404). nucleo nominale semanticamente solidale con l’aggettivo, 10 Su queste forme si veda Nichols (1929: 57-58) e Serbat (1989: che ne eredita quindi genere e numero, ad es. (libri) 404) che, soffermandosi sui derivati da basi participiali come annales (Arias Abellán, 1996: 232). Quindi, nei nomi immissarium ‘serbatoio’, auctarium ‘aggiunta’, etc., si chiede: d’agente sono le uscite -arius, -aria che ‘attualizzano’ “est-il légitime de rassurer sa conscience en disant qu’aprés tout direttamente il sema ‘persona’, mentre per gli altri casi si le PP est un adjectif, et que la règle n’est pas vraiment violée?” deve pensare a procedimenti di ellissi. Ma questo “tipo 11 Che egli ordina in ben 21 classi, stabilite sulla semantica della tradizionalmente poco chiaro di cambio semantico” forma di base, ma cf. le critiche di Serbat, che vede piuttosto “una masse rebelle à toute paraphrase exploitable” (1989: 406). 12 In base alle statistiche fornite da Paucker (1963), il 75% delle aggettivali nel periodo classico, spesso limitati alle iscrizioni, al 499 forme più antiche sono usate come aggettivi, mentre il 60% lessico giuridico o mercantile, oppure al sermo castrensis. delle 671 più recenti sono solo sostantivi. Cooper (1975: 148- 13 Kircher-Durand (1994: 223-224) distingue tra aggettivi 149) considera come arcaismi o rusticismi gli impieghi qualificativi e determinativi (che includono i relazionali).

499 Elisabetta Magni

(Blank, 2004: 25) offre pochi modelli per lo sviluppo di Inoltre il femminile ha anche il significato agentivo di serie analogiche e regole produttive autonome (Thornton, ‘copista, segretaria’ (1x: Mart. Cap. nupt. 1, 65), mentre il 2004: 501). Inoltre, una dettagliata ricerca sui testi14, ha neutro vale ‘cassa di libri’. Pure il sintagma pieno con rivelato che i numerosi sintagmi pieni postulati dalle purpuraria è attestato una sola volta (in purpurariis grammatiche, o sono raramente usati, o non sono affatto officinis Plin. nat. hist. 35, 46), inoltre i grammatici attestati, mentre abbondano gli DSD[OHJRYPHQD e le affermano che il sostantivo è un nome di agente, non di creazioni occasionali, che solo la fissità del contesto luogo17. Come lanaria, che si accompagna sempre a herba chiarisce. I paragrafi che seguono offrono qualche dato (3x) o radix (2x), mai a officina o taberna, ed è più preciso al riguardo. sostantivato solo al maschile, come agentivo. Tra i nomi di piante, parietaria si incontra una volta: 3.3.1. I maschili come aggettivo accanto a herba18. Il sintagma non risulta Tra i sostantivi maschili, Leumann (1977: 298) e invece per vesicaria, usato come nome in un caso (Plin. Cooper (1975: 70-74) elencano solo nomi di agente, ma nat. hist. 21, 177). Sanguinaria compare in unione con Arias Abellán (1996: 237) ricorda anche quelli di mesi, herba due volte (Col. RR 7, 5, Isid. etym. 17, 9, 79), e il monete e libri. Tra i primi, Februarius e Ianuarius, secondo esempio glossa più esplicitamente la traduzione mostrano un uso autonomo solo nei rari passi dei dell’equivalente greco fornita nelle uniche due attestazioni grammatici che ne spiegano l’etimologia (ad es. Varr. LL del sostantivo (Plin. nat. hist. 1, 1 e 27, 113). 6, 4), ma di norma funzionano come aggettivi (Leumann, Per i “nombres de minas o lugares de extracción” 1977: 297), precisando indicazioni calendariali come Arias Abellán cita ferraria, auraria, calcaria, etc., ma mensis o, al femminile, kalendae. come aggettivi le forme si uniscono molto spesso al neutro Tra i secondi, assarius è in un passo di Varrone (LL 8, metallum (di solito al pl. metalla). Né vale l’ellissi del raro 38, 9) che puntualizza sulla corretta flessione di questa fodina (Leumann 1977: 298), che nell’immenso corpus forma arcaica15, e l’aggettivo ‘del valore di un asse’ è raro. esaminato figura tre volte (Plin. nat. hist. 33, 98, 22, Dupondiarius si incontra una sola volta (in sestertiis Amm. r. gest. 22, 15, 30 e 24, 4, 21), ma mai con aggettivi dupondiariisque, Plin. nat. hist. 34, 4). Così anche i nomi in -arius. Infine il nome cella, spesso unito agli aggettivi di libri eclogarius16 e liturarius (eclogarii, Cic. Att. 16, 2, vinaria e olearia, non è oggetto di ellissi, mentre lo è il e liturarios, Aus. Cento nupt., epist. ad Paulum, 18), neutro vas, che motiva i nomi dei recipienti vinarium e mentre ostentarius, due volte all’ablativo (Macr. Sat. 3, 7, olearium. 2 e 3, 20, 3), è di solito indicato come neutro. Per questi esempi, come per il nome di recipiente pultarius (8x, di 3.3.3. I neutri cui 4 in Apicio, che è l’ultimo ad impiegare il termine), Per le forme in -arium indicanti vasi e contenitori, mancano del tutto i sintagmi pieni all’origine l’uso sostantivale è generalmente spiegato con “sc. vas, dell’eventuale ellissi. scrinium sim.” (Leumann 1977: 298). L’omissione di vas è certamente responsabile di una piccola serie analogica 3.3.2. I femminili che, oltre ai due esempi visti sopra, include anche I 16 nomi in -aria elencati da Cooper (1975: 74) sono defrutarium ‘recipiente per il vino cotto’ (2x: Col. r. rust. tutti di agente, mentre Leumann (1977: 298-299) segnala i 12, 20, cf. anche in vasa defrutaria, r. rust. 12, 19). titoli di commedie e le varie artes. Se i primi si spiegano Ma su 236 attestazioni, scrinium non si trova mai con come serie analogica con omissione di fabula, le seconde un aggettivo in -arius: difficile quindi motivare con (di uso comunque raro) si disambiguano rispetto agli l’ellissi i nomi, peraltro assai rari, ossuarium e cinerarium agentivi mediante il contesto: unguentaria ‘profumiera’, (nelle iscrizioni), panarium (1x: Varr. LL 5, 22) e ma faciat unguentariam (Pl. Poen. 702); e così topiariam librarium (2x: Cic. Mil. 12, 33 e Amm. r. gest. 29, 2, 4). facere ‘fare giardinaggio’, (Cic. ad Quintum fratrem 3, 1, I neutri designano anche locali e recinti per animali, 5); l’aggettivo poi accompagna herba o opera, mai ars. ma a prima vista non è chiaro quale sintagma spieghi Anche herbaria compare come sostantivo solo in un palearium ‘pagliaio’ (1x: palearia, Col. r. rust. 1, 6), elenco di artes e relativi scopritori (Plin. nat. hist. 7, 196). farrarium (1x: farraria, Vitr. arch. 6, 6, 5 ) e gallinarium Tra i “nombres de locales de venta”, Arias Abellán elenca (2x: gallinaria, Col. r. rust. 8, 5, su cui Plin. nat. hist. 17, libraria, purpuraria e lanaria. Ma per il primo il sintagma 51): gli scarsi usi aggettivali non danno alcuna indicazione pieno ricorre solo una volta (in scalas tabernae librariae, pertinente, e l’omissione di un generico locus (maschile!) Cic. Phil. 2, 21), mentre l’uso come sostantivo è fa difficoltà. Tuttavia, un’osservazione più attenta delle circoscritto ad un solo testo (2x: in libraria, Gell. noct. attestazioni rivela la netta prevalenza forme plurali: non a Att. 5, 4, 1 e 13, 31, 1). caso Cooper (1975: 75-76) indica farraria, -orum, e granaria, -orum19, e anche columbarium ricorre 13 volte, di cui solo 3 al singolare.

14 Effettuata in CLCLT-6 (Library of Latin Texts), un corpus on line che annovera più di 6 milioni di vocaboli e consente la 17 Purpurariam dicit purpurae uenditricem, Beda Venerabilis ricerca per autori (ca. 900), testi (quasi 3000) e differenti periodi. Retractatio in Actus apostolorum, 16, 20. 15 Cf. Beda Venerabilis orthogr. A, 98: assarius ab antiquis 18 Aurelius Victor (pseudo) Epitome de Caesaribus, 41, 13. dicebatur; nunc as dicitur, non assis. 19 L’esempio è interessante da leggere in diacronia: 24 delle 48 16 Che Nichols, visto il significato di ‘passi scelti di un libro’, attestazioni appartengono infatti al periodo classico e argenteo e, include fra i derivati da basi verbali: “though really formed upon tra queste, l’uso del singolare è limitato a 7 casi, ma le 24 forme the Greek noun, seems to have verbal force, and to offer a good del latino medievale mostrano un rapporto invertito, con soli 8 parallel to datarius” (Nichols, 1929: 57). casi di plurale e il certo indizio della fortuna di granaio.

500 Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano

Che la categoria sottintenda la designazione di loca è 4. Aggettivo e nome, tra teoria e tipologia poi confermato dalla riflessione degli antichi: ‘Vivaria’, quae nunc dicuntur saepta quaedam loca, in quibus ferae 4.1. Le teorie dei grammatici vivae pascuntur (Gell. noct. Att. 2, 20, 1), e ‘Apiaria’ quoque vulgus dicit loca, in quibus siti sunt alvei apum Bhat (1994) arricchisce il quadro tipologico sulla (Gell. noct. Att. 2, 20, 8). relazione fra aggettivo e nome con alcune osservazioni sui Anche i nomi di registri e libri come breviarium, modelli dei grammatici antichi che paiono decisamente pertinenti al nostro problema. Nel sistema descritto da calendarium, itinerarium, summarium, palmarium 22 ‘capolavoro’, praticamente prescindono dall’uso PƗ૽ ini , nomi e aggettivi costituiscono una categoria aggettivale. E quelli di strumento come igniaria ‘esca per unitaria di entità ‘con uscite nominali’ (subanta), distinta il fuoco’ (3x, al pl.), horarium ‘orologio, clessidra’, etc., da quelle ‘con uscite verbali’ (WLૻ DQWD). L’opzione, che il al pari di cibaria ‘viveri’, “no parecen contener en su sanscrito condivide con lingue moderne come il turco, ha significado la referencia a un substantivo objeto de una dei riflessi evidenti nei processi derivazionali, poiché posibile elipsis, sino que representan más bien la suma del “[l]anguages in which adjectives and nouns form a single contenido léxico del adjectivo origen de la substantivación category are found to use roughly the same set of y la actualización por parte del neutro del sema ‘cosa’” derivational affixes for obtaining adjectival and nominal (Arias Abellán, 1996: 238, n. 10). stems from root elements” (Bhat, 1994: 178-179). Analogamente, la sottocategoria di affissi (pratyaya) che 3.4. La categoria delle basi e dei derivati interviene nella derivazione ‘secondaria’ (taddhita) ottiene sia nomi che aggettivi denominali e deaggettivali da una Gli esempi discussi nei §§ precedenti sono facilmente forma di base non flessa (prƗtipadika, lett. ‘espresso, moltiplicabili e dimostrano come, alla verifica dei fatti, il esplicito’). Pertanto non sorprende che, ad esempio, il ruolo dell’ellissi vada sostanzialmente ridimensionato, e suffisso sanscrito -á mostri un comportamento meglio precisato in rapporto a quello della conversione. parzialmente affine a quello del latino -arius23. D’altro Ma prima di affrontare il problema, sarà utile soffermarsi canto, l’assenza di una distinzione netta fra nome e sulle categorie del nome e dell’aggettivo. aggettivo si rileva anche nella vaghezza delle indicazioni L’idea di un suffisso capricciosamente versatile, che sui meccanismi di accordo. Semplicemente definiti come può derivare direttamente aggettivi e sostantivi, VDPà Qà GKLNDUD૽ D cioè ‘coreferenziali’, qualificatore appendendosi a basi di ogni tipo, pone evidenti difficoltà (YLĝHଙD૽D e qualificato (YLĝHଙ\D), intrattengono un ai modelli descrittivi che includono informazioni di tipo 20 rapporto che è indipendente dall’ordine dei costituenti, ed sintattico nell’analisi dei processi morfologici . elasticamente interpretabile in base a fattori contestuali, Al riguardo, ci limiteremo ad osservare che lo studio tanto che Patañjali24 afferma che in sanscrito i sostantivi dei processi derivazionali del latino, qui come altrove possono essere trasformati in aggettivi e viceversa (Bhat, (Magni, 2001), sembra confermare l’inadeguatezza dei 1994: 170-171). Una situazione simile caratterizza anche modelli formali di tipo ‘input-oriented’, e la necessità di l’arabo, in cui gli aggettivi formano una sottocategoria del un approccio semantico, ‘output oriented’. Infatti nome, e la modificazione aggettivale implica di norma “derivational morphology (at least in some languages) strutture “which are appositive in nature, juxtaposing does not necessarily make reference to syntactic category items from the same category” (Bhat, 1994: 171). Se da information in the input. […] with at least some un lato i dati tipologici confermano la presenza di lingue productive affix, the syntactic category of potential base che accordano scarso rilievo alla distinzione tra nome e words is only a by-product of the semantics of the aggettivo, dall’altro i fattori genealogici motivano process” (Plag, 2004: 194). ampiamente il confronto con il latino. Il fatto che anche in Coloro che hanno dimestichezza con la morfologia questo caso la riflessione dei grammatici25 non accordi delle lingue classiche non sono nuovi a questo tipo di autonomia categoriale all’aggettivo, è indice di una osservazioni: infatti Serbat suggerisce di guardare prossimità con il nome di cui è opportuno definire meglio esclusivamente al valore nozionale delle basi, evitando i confini e le dinamiche generali. così l’ostacolo insormontabile a cui vanno incontro “ceux qui professent que la classe syntaxique [sottolineato nel testo] de B[ase, integrazione mia] est la pierre angulaire 22 /ಬ $ଙ ଣ à GK\à \í  un’esposizione sintetica ma de toute construction suffixale” (Serbat, 1989: 405). Ma sorprendentemente accurata della fonetica, morfologia e ciò che rende attuale la riflessione sulle lingue antiche, morfosintassi del sanscrito, contiene circa 4000 regole (snjtras, non è tanto la familiarità con la nozione di ‘tema’, quanto lett. ‘fili’), applicate alle circa 2000 radici verbali elencate nel piuttosto la differente percezione delle categorie 'Kà WXSà Wଣ KD, e agli elementi lessicali organizzati nelle 261 sintattiche21 e della morfologia derivazionale che si classi . Cf. Robins (1981); Kiparsky (2002). sostanzia nelle teorie dei grammatici. GHO*D૽ DSà ଣ KD 23 I derivati così ottenuti sono prevalentemente aggettivi relazionali con il tipico significato generale ‘pertaining (relating) to/connected with what is denoted by the base noun’. Ma lo stesso suffisso genera anche aggettivi qualitativi denominali, patronimici (e matronimici), nomi che indicano la provenienza, 20 Anche se la cosiddetta ‘ipotesi modificata della base unica’ collettivi, astratti, nonché nomi di agente, cf. Deo (2007). (Scalise, 1994: 212), unendo nomi e aggettivi in un’unica classe 24 Autore del 0DKà EKà ଙ \D, vasto commento all’opera di accomunata dal tratto [+N], ammette RFP operanti su entrambi. 21 Sull’attuale crescente tendenza a considerare le categorie 3Ã૽LQL sintattiche come ‘non universali’, cf. Croft (2001). 25 Cfr. Kircher-Durand (1994); Robins (1981).

501 Elisabetta Magni

4.2. Decategorizzazione dell’aggettivo Quindi, la conversione è un cortocircuito referenziale La definizione degli aggettivi come property-words e pilotato da implicazioni prevedibili e indicazioni formali dei nomi come thing-words, implica differenze che lingue trasparenti, mentre l’ellissi è un processo in due fasi che del mondo manifestano in modo vario (Bhat, 1994: 23- esplicita un rapporto di solidarietà meno immediato e 41). Tipicamente i primi fungono da modificatori perspicuo tra una qualità e un referente. Quando gli indizi denotando una singola proprietà, mentre i secondi contestuali, culturali o formali sfuggono, per la scarsa familiarità con l’ambito materiale ed enciclopedico27, o identificano un referente suggerendo un fascio di 28 caratteristiche pertinenti. Da ciò consegue che, di norma, per la ridotta flessibilità dell’aggettivo , il ricorso solo gli aggettivi accettano gradazione o comparazione, all’ellissi diventa una reale esigenza ‘esegetica’. che focalizzano appunto una singola e specifica qualità26. Al ruolo di modificatore si correla infine lo statuto di 4.4. L’unità dei derivati in -arius dipendenza dell’aggettivo, che è funzionalmente unificato Il che è quanto accade nel valutare gli usi sostantivali al nome, posizionalmente vincolato, escluso da dei derivati in -arius: si è visto infatti che Arias Abellan focalizzazione e topicalizzazione e cliticizzazione. postula due meccanismi di sostantivazione, ma alla Pertanto esso può prescindere dalle marche flessionali verifica dei dati il riferimento all’ellissi è spesso solitamente associate al nome: anzi, la presenza di immotivato. O meglio, dovuto al mancato riconoscimento meccanismi di ‘accordo’ è il segnale di un legame più dei fattori contestuali, semantici e formali che autorizzano debole, proprio di SN in cui vige un rapporto di e stabilizzano la funzione referenziale ‘autonoma’ apposizione più che di modificazione. E il fenomeno, connaturata a queste formazioni, che sono modificatori caratteristico di lingue prive di una netta separazione atipici, scarsamente combinabili ma pienamente flessibili, categoriale, ci riporta al latino, dove le forme in -arius con una tendenza alla conversione più spiccata rispetto manifestano una versatilità leggibile in termini di agli aggettivi qualificativi (anche se a tre uscite, come ‘decategorizzazione’ dell’aggettivo (Bhat, 1994: 91). altus -a, -um), e più agevolata rispetto agli altri relazionali Questo, percorrendo un gradiente di progressiva (se a due uscite, come annalis, -e). Coerentemente con perdita dei caratteri di modificatore, si presta ad assumere quanto osservato sopra, si può quindi proporre una le funzioni pertinenti alla categoria del nome. La descrizione dei derivati in -arius in termini di categoria gradualità con cui si articola la ‘ricategorizzazione’ da unitaria. Questo complesso di forme presenta infatti una property-word a thing-word emerge tra l’altro in funzionalità estesa come aggettivo e/o nome, che nello riferimento al distinguo fra aggettivo usato in funzione di specifico condividono: gli stessi affissi flessionali e nome (previa ellissi) e aggettivo usato come nome (previa derivazionali, l’assenza di gradazione, una relativa conversione). Nel primo si configura solo un’estensione indipendenza e libertà di posizione, l’indicazione di funzionale, mentre il secondo presuppone l’assunzione proprietà che classificano/individuano un referente. autonoma del ruolo di testa del SN, e un vincolo più Il loro suffisso segnala una duplice relazione di stabile alle prerogative del nome (Bhat, 1994: 95-96). appartenenza che si estrinseca prima nel rapporto con la base (‘è in relazione con x’), e si precisa poi all’interno 4.3. Conversione ed ellissi del SN, in cui uno stesso derivato (in funzione di Il distinguo tra ellissi e conversione non riguarda solo modificatore o di testa) può presupporre le seguenti la dimostrabile omissione di un nucleo nominale, ma operazioni logiche (Desclés, 1996): anche la decodifica della funzione referenziale, la cui efficacia dipende da due fattori: la capacità combinatoria e ƒ attribuzione: se vale ‘è simile/associato a x’ (metafora) le prerogative formali dell’aggettivo. Gli aggettivi che sanguinaria iuventus ‘giovani sanguinari’ descrivono qualità prototipiche, sono modificatori versatili ƒ coc(h)learium, -i (‘cucchiaio’ < coc(h)lea ‘chiocciola’) che possono mutuare sostanza referenziale da uno spettro ƒ inclusione: se significa ‘è contiguo a x’ (metonimia) virtualmente ampio di nomi: in funzione sostantivale ƒ Salaria via ‘via del sale’ identificano entità generiche o classi (come ‘persona’ o ƒ argentarius, -i ‘banchiere’ ‘cosa’), con una decategorizzazione parziale che a volte ƒ ingredienza: se indica ‘contiene x’ (sineddoche) consente ancora gradazione e comparazione (docti ‘gli ƒ centenarius grex ‘gregge di cento capi’ eruditi’, doctiores ‘i più eruditi’). Invece quelli che ƒ farraria, -orum ‘granaio’. indicano la relazione con una base, suggeriscono proprietà che si precisano nel nesso logico con un referente più Molte forme, disambiguate dal genere e/o dal numero, definito (un arcilessema come ‘agente’, ‘strumento’, si iscrivono direttamente nelle categorie più generali del ‘luogo’, o uno specifico lessema). nome perché, soprattutto nei lessici tecnici (Cooper, La ristretta capacità combinatoria e l’impiego 1975), i derivati esplicitano relazioni metonimiche settoriale delle forme, rendono questo nesso prevedibile e stabile, favorendo la tendenza alla sostantivazione. Inoltre, 27 “Il procedimento ellittico è proprio dei linguaggi settoriali, la in presenza di adeguate strategie formali, l’aggettivo cui matrice è nel principio del minimo sforzo e dove il materializza i contorni del referente nei connotati di tecnicismo rende possibile la comprensione di espressioni genere e numero, sostanziando in modo autonomo e decurtate, che peraltro coesistono accanto alle complete” (De simultaneo le proprietà e il loro possessore. Meo, 1986: 107). 28 Non è un caso che Arias Abellán (1994: 231) interpreti annales (libri) come ellissi, ma bonus ‘uomo probo’ come 26 Nel nucleo degli aggettivi di qualità è riconoscibile un numero conversione, e che Bhat (1994: 96) scelga invece the strong ‘il circoscritto di tipi semantici (Devine e Stephens, 2006: 403). forte’ come esempio di ellissi e white come conversione.

502 Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano prevedibili e stabili, che di solito correlano: nello spazio, si spartiscono la formazione di aggettivi e nomi (Staaff 1896; Aebischer 1941). Nella prima si ƒ prodotto/produttore (venditore) Ÿ agente (m./f.): impone la derivazione in -alis/-aris, da sempre parallela a vinarius ‘vinaio’, coronaria ‘fioraia’ quella in -arius31, ma con prerogative formali e sintattiche ƒ entità/funzione Ÿ agente o strumento (n. sg.): più proprie dell’aggettivo (flessione ridotta nel genere, cf. aquarius ‘aquaiolo’, muscarium ‘ventaglio’, solarium § 4.4, maggiore stabilità nel SN), e ridotto potenziale di ‘meridiana’ ricategorizzazione autonoma32. La seconda diventa invece ƒ contenuto/contenitore Ÿ strumento o luogo (spesso al la funzione prevalente di -arius e dei suoi continuatori, n. pl): aquarium ‘serbatoio’, columbaria ‘colombaia’. attraverso un processo evolutivo che, probabilmente, muove dalla categoria di entrate lessicali che il suffisso La libertà di posizione osservata per l’uso aggettivale accomuna, poiché “more inclusive linguemes as (§ 3.2), si lascia ora interpretare alla luce di rapporti replicators33 often specify the structure of less inclusives elastici fra entità coreferenziali all’interno del SN (§ 4.1): linguemes that they contain” (Croft, 2000: 37). In altre probabilmente la posizione prenominale indica un vincolo parole, la rianalisi di entità frequenti come type e come più stretto, quello tipico tra modificatore e modificato, che token quali vinarius, librarius, etc. in termini di [N - spesso formano “a precompiled phrase denoting a single arius]N, ridefinisce le prerogative dell’affisso concept” (Devine e Stephens, 2006: 414). Ma pensare ad decretandone la produttività come denominale agentivo. una ‘risalita’ dell’aggettivo perché il nome è Quindi, in questo caso, la categoria sintattica della base è “deemphasized”, contrasta con l’osservazione che “nouns un epifenomeno della (rinnovata) semantica del processo with impoverished semantics tend to prefer di derivazione (cf. Plag, 2004 cit. al § 3.4). postmodifiers”: infatti è proprio in casi come res frumentaria che “the nucleus of information is on the 5.2. Da -arius, -a, -um ad -aio/-aia adjective” (Devine e Stephens, 2006: 414 e 416). Ed è Il mutamento connesso alla rianalisi forma-funzione appunto la posposizione che segnala la maggiore dei derivati, innesca anche la ricerca di nuove linee di autonomia del derivato in strutture sintattiche ‘aperte’, di coerenza che incanalino l’ampiezza semantica e la tipo genitivale (taberna libraria ‘negozio di libri’) o 29 versatilità del suffisso nei vincoli di un sistema che, apposizionale (via Salaria ), che ne favoriscono contestualmente, ha ridotto anche le distinzioni di genere. l’impiego come sostantivo. La tabella seguente sintetizza le varie combinazioni di tratti e i diversi tipi di derivati: agentivi (A), locativi (L) e 5. Conclusioni strumentali (S). Il concetto di ‘individuazione’ si intreccia con quello di animatezza e sussume il tratto binario 5.1. L’evoluzione della categoria [± numerabile]34, a cui è parso preferibile perché la sua Evidentemente, l’idea di un sistema di partenza in cui intrinseca scalarità determina la concettualizzazione del la derivazione operava in assenza di un netto distinguo fra referente descritto dalla base, come pluralità (+) e/o le categorie del nome e dell’aggettivo, pone in una luce insieme (±), o massa (–). diversa molte delle questioni che complicano l’analisi morfologica delle lingue indouropee moderne30. TRATTI DELLA BASE In questo quadro, la polisemia e la polifunzionalità comu. concr. indiv. anim. ESEMPI TIPO delle forme in -arius non sono il frutto di un’estensione +–––marinaio, usuraio, -aia A diacronica, ma il riflesso di potenzialità che si esplicano ++––benzinaio, lattaio, -aia A efficacemente in sincronia, finché la ridefinizione e il +++–libraio, fioraio, -aia A riassetto delle categorie lessicali e flessionali non toglie ++++asinaio, bambinaia A produttività e trasparenza ai processi. In epoca tardolatina, ++±+/– serpaio, rottamaio A/L il continuum in cui originariamente si articolava l’ampia ++±+formicaio, colombaia L categoria dei nomina adiectiva e substantiva, si irrigidisce ++––nevaio, legnaia, risaia L nella bipartizione intuita dai grammatici medievali. Ciò ++––calamaio, caldaia S determina una ridefinizione delle possibilità combinatorie dei suffissi e una serie di riallineamenti non privi di Tabella 1: I suffissi -aio/-aia incoerenze. Se è vero che la netta separazione fra i processi di derivazione nominale e aggettivale “reflects 31 Cf. le 480 coppie in Paucker (1963) che, alla luce di doppioni the importance that the language places upon that come feles virginalis (Pl. Rud 748) e feles virginarius (Pl. Persa categorial distinction” (Bhat, 1994: 178), allora 751) ‘rapitore di fanciulle’, postula una “wesentliche Identität” l’evoluzione di -arius diventa un frammento essenziale dei due suffissi. Contra Leumann (1977: 299) e Staaff (1896: 6). per comprendere lo svolgersi di una ristrutturazione 32 Che Arias Abellán (1994: 236, n. 5) imputa a “una naturaleza complessa e globale della morfologia. Come è noto, il más cualificadora o propiamente adjetiva”, contrapposta a quella suffisso ridistribuisce la ricchezza originaria nella “inanimada y concreta” delle basi a cui si appende -arius: che costellazione di epigoni e concorrenti che, nel tempo e però, a parte pochi nomi di persona e astratti, sono “las mismas”! 33 Nella riflessione ‘evoluzionista’ di Croft il ‘linguema’ è l’equivalente linguistico di un gene (Croft, 2000: § 2.4.1). 29 Salaria via è normale fino al V sec. (eccetto che in Varrone), 34 L’individuazione è “il risultato dell’interazione di più fattori, ma in seguito la posposizione del derivato è sistematica. quali l’animatezza in senso stretto, la definitezza, la singolarità, 30 Si pensi anche “all’intrinseca bivalenza sostantivale- la concretezza, la possibilità di assegnare un nome proprio” aggettivale di -ianus” di cui parla Rainer (1998). (Comrie, 1983: 271).

503 Elisabetta Magni

Nello specifico, la derivazione in -aio incrementa la 1981. Trad it. G. Bernini (a cura di) Universali del funzione agentiva dei maschili e femminili, focalizzando linguaggio e tipologia linguistica. Bologna: Il Mulino. soprattutto basi con referente più individuato e Cooper, F.T. (1975). Word Formation in the Roman concettualizzabile come una pluralità su cui si estrinseca Sermo Plebeius. Georg Olms Verlag: Hildesheim (rist. ripetutamente l’azione, ma deve la sua complessità attuale 1895). all’eredità del neutro, che lascia pochi nomina instrumenti Croft, W. (2000). Explaining Language Change. London: e molti nomina loci. La funzione strumentale rimane Longman. relittuale, mentre quella locativa, che privilegia basi con Croft, W. (2001). Radical Construction Grammar: referente meno individuato e concettualizzabile come un Syntactic Theory in Typological Perspective. Oxford: insieme o una massa, viene riorganizzata come segue. Oxford University Press. Il tipo in -aio designa spesso un locus circoscritto De Meo, C. (19862). Le lingue tecniche del latino. (bagagliaio, pollaio) e/o in cui si ammassano sostanze Bologna: Pàtron Editore. (letamaio, granaio, semenzaio, nevaio, ghiacciaio), o si Deo, A. (2007). Derivational morphology in inheritance- raccolgono piccoli animali e piante (formicaio, pulciaio, based lexica: Insights from PƗini. Lingua, 117-1, pp. vivaio, erbaio, rapaio). La probabilità dell’esito locativo 175-201. rispetto a quello agentivo di default dipende dunque non Desclés, J.P. (1996). Appartenance/inclusion, localisation, dalla dimensione (Scalise, 1998: 473), o dalla ingrédience et possession. Faits de Langues, 7, pp. 91- numerabilità (Lo Duca, 2004: 195), ma dal minore livello 100. di individuazione del referente che, anche se animato, può Devine, A.M., Stephens L.D. (2006). Latin Word Order. essere concepito come insieme. Ed è probabilmente la Structural Meaning and Information. Oxford: Oxford scalarità del tratto che motiva la valenza sia agentiva che University Press. locativa in casi come serpaio, viperaio, gallinaio, etc.. Dressler, W.U. (1986). Explanation in natural I nomi di loca estesi, piantagioni, allevamenti, grandi morphology, illustrated with comparative and agent- locali (abetaia, risaia, fagianaia, legnaia), confluiscono noun formation. Linguistics, 24, pp. 519-548. invece nel tipo in -aia, che inizialmente si espande anche Gradenwitz, O. (1904). Laterculi vocum Latinarum. per rianalisi dei collettivi in -aria (come colombaia, cf. §§ Leipzig: Hirzel. 3.3.3 e 4.4). Esempi come burraia, carbonaia, tartufaia, Grossmann, M., Rainer F. (2004) (a cura di), La fragolaia segnalano inoltre il ruolo disambiguante del formazione delle parole in italiano. Tübingen: suffisso, in presenza di un corrispondente agentivo in -aio. Niemeyer. Se questa ricostruzione è corretta, si dovrà dunque Kiparsky, P. (2002). On the Architecture of PƗini’s concludere che, per questo affisso e per i suoi paralleli Grammar. Three lectures delivered at the Conference romanzi, “it would be misleading to use just the on the Architecture of Grammar, Hyderabad, January synchronic data for speculations about the semantic or 15-17, 2002. http://www.stanford.edu/~kiparsky/ ‘cognitive’ foundation of […] ‘polisemy’” (Rainer, 2004: Kircher-Durand, C. (1994). L’adjectif en latin: aspect 29). E si dovrà anche constatare che la ricostruzione dei flexionnels, sintaxiques, énonciatifs et lexicaux. In H. percorsi diacronici può aprire differenti e promettenti Rosén (1994), pp. 221-229. prospettive di indagine nello studio degli affissi ereditati Leumann, M. (19775). Lateinische Laut- und Formenlehre dall’indoeuropeo. (= M. Leumann, J.B Hofmann, A. Szantyr 1963-1977, Lateinische Grammatik, vol. I). München: Beck. Lo Duca, M.G. (2004). Nomi di agente. Nomi di luogo. In 6. Riferimenti M. Grossmann, F. 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504 Conservazione e innovazione nella morfologia derivazionale dell’italiano

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505

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 507-515

Comparative prototipiche di base verbale: comparazione o intensificazione?

Paloma Pernas, Margarita Borreguero

Universidad Complutense de Madrid

Abstract Scopo di questo studio è l’analisi delle cosiddette comparative prototipiche di base verbale da una prospettiva che tenga conto della loro struttura sintattica, dal contenuto semantico che veicolano e della funzione pragmatica che svolgono. Il corpus che serve di base al nostro lavoro è stato tratto principalmente dai repertori fraseologici tradizionali, da questionari compilati da parlanti madrelingua e da due corpora digitali plurilingui, uno di lingua orale (C-ORAL-ROM) e un altro che riflette il linguaggio giovanile dei chat (NUNC). Dopo una caratterizzazione sintattico-semantica delle comparative prototipiche e successivo confronto di queste con le strutture comparative canoniche, si espongono i principali argomenti sintattici, semantici e pragmatici che sostengono l’ipotesi della loro funzione avverbiale: tra questi, l’equivalenza semantica con certi avverbi, la possibilità di scegliere un termine di paragone non prototipico o di lasciare la struttura in sospensione senza che in alcun caso venga intaccata la loro funzione di intensificatori verbali. Infine abbiamo accertato che la vitalità delle comparative prototipiche osservata nel linguaggio più spontaneo dei giovani d’oggi, benché con manifestazioni diverse aderenti ad ogni idiosincrasia culturale e linguistica, è pari in italiano e in spagnolo e risponde alle possibilità espressive di una struttura specialmente adatta agli usi ironici ed iperbolici. . ƒ dal punto di vista sintattico, se siamo di fronte a 1. Obiettivi strutture comparative, di maniera o d’intensificazione; Le espressioni lessicali di forma comparativa, le ƒ dal punto di vista semantico, se esprimono un grado cosiddette comparative prototipiche, sono state analizzate comparativo o superlativo, una modificazione di in abbondanti studi di diverse lingue e da svariati punti di maniera o un altro tipo di significato; vista, per lo più nella versione che stabilisce la ƒ dal punto di vista pragmatico, che funzione compiono comparazione in base a un qualità comune, cioè quella queste strutture. delle comparative legate a frasi aggettivali (nudo come un verme). Uno degli ultimi (Guil e Borreguero, in stampa) 2. I corpora e le fonti metteva a confronto quelle spagnole e italiane. Noi abbiamo dato seguito a questo studio affrontando, I due repertori ottenuti per ciascuna lingua, uno da simili presupposti, le comparative prototipiche nella tradizionale e un altro di nuova creazione, provengono loro modalità, più trascurata, di modificatori verbali (bere dallo spoglio di corpora e altri materiali anch’essi come una spugna / beber como un cosaco). Quindi, differenziati in base a fissazione e novità. Per l’italiano, è abbiamo messo a fuoco le strutture1: formato dalle comparazioni rinvenute in: ƒ Dizionario dei modi di dire di B. M. Quartu ƒ SV + come/quanto + SN / SV + como + SN 2 ƒ SV + (di) più di + SN / SV + más que + SN ƒ questionari compilati da italiani madrelingua ƒ SV + meno di + SN / SV + menos que + SN ƒ NUNC ƒ SV + peggio di + SN / SV + peor que + SN ƒ C-ORAL-ROM ƒ narrativa letteraria di autori contemporanei, in 3 e ci siamo posti i seguenti quesiti: particolare quattro opere di N. Ammaniti Per quello spagnolo, siamo partite da:

1 Ci siamo imposte certe limitazioni nell’affrontare l’analisi di ƒ Florilegio o Ramillete alfabético de refranes y queste strutture. Prima di tutto, abbiamo escluso tutti i predicati modismos comparativos y ponderativos de la lengua nominali (verbi copulativi o semicopulativi del tipo essere, castellana di Sbarbi y Osuna rimanere, ecc.) in cui il peso semantico della costruzione deve ƒ Diccionario fraseológico del español moderno di essere attribuito all’aggettivo, anche se a volte questo aggettivo Varela e Kubarth rimane implicito, come essere (fortunato) come il due di briscola. Rimangono pure fuori dalla nostra ricerca le ƒ la raccolta di iperboli popolari contenenti más e costruzione di avere + SN, dove abbiamo considerato che la menos di H. Ayala comparativa prototipica si allaccia prevalentemente alla base ƒ questionari compilati da spagnoli madrelingua, nominale, come in aver cervello quanto una formica. ƒ NUNC Invece fanno parte della nostra indagine le chiamate perifrasi ƒ C-ORAL-ROM verbo-nominali o costruzioni con verbo di appoggio, che sono ƒ il sito web Lo peor de Internet, repertorio di predicati verbali formati da un verbo desemantizzato e un barzellette, colmi ed esagerazioni elemento nominale (a volte inserito in un sintagma preposizionale, ma di solito in funzione accusativa) con il quale non mantiene un rapporto argumentale vero e proprio. Il verbo 2 Per la precisione, da dieci informanti a cui abbiamo sottoposto funzionale o di appoggio (che ha perso gran parte del suo un repertorio previo affinché lo potessero correggere o contenuto lessicale) e il nome costituiscono un’unità semantica aumentare. con funzione predicativa: dar vueltas, dar golpes, fare casino, 3 Non abbiamo ancora scoperto un autore spagnolo altrettanto dare un passaggio. proficuo nell’uso o nell’invenzione di queste iperboli.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Paloma Pernas, Margarita Borreguero

3. Caratterizzazione sintattico-semantica e della preposizione de dal complemento nominale in delle comparative prototipiche tante code: La struttura comparativa prototipica su SV, da esso selezionata, stabilisce una relazione di coincidenza o (11) durar algo menos que un caramelo a la salida (de) un somiglianza tra due proposizioni, al di là che il predicato colegio della seconda proposizione resti implicito. In italiano invece bisogna stare più attenti alla valenza (1) [P1 (SN Sogg) tremare] Å COME Æ [P2 una foglia del verbo e alle reciproche restrizioni semantiche V-SN, il (SV trema)] che non sempre è garanzia di inequivocità, almeno per chi affronta per la prima volta una di queste frasi. Infatti, il Il fatto di ricadere su intere proposizioni le consente di discente di italiano L2 si può domandare se in agire contemporaneamente sul contenuto verbale e sul contenuto dei singoli argomenti che, in questo modo, (12) l’ha ammazzato come una bestia vengono modificati e messi, per così dire, “sotto un’altra luce”. una bestia sia il SN Ogg o il SN Sogg della frase comparativa implicita. Invece, quando c’è una marca, si è (2) [COME P2 una foglia (SV trema)] Æ [P1 SV tremare] certi che gli elementi a confronto non sono né soggetto né Æ [P1 SN Sogg x] oggetto, bensì reggenza o complemento indiretto.

C’è però un argomento della P1 che viene messo a (13) provare lo stesso gusto che a succhiare un chiodo fuoco e che costituisce l’ambito preciso su cui verte la (14) vivere come in un limbo comparazione. Ma, data la possibilità che ci siano più argomenti, bisogna individuarlo di volta in volta. A questo Con o senza marca, questo costituente non è però scopo ci vogliono alcune verifiche: la corrispondenza necessariamente l’unico che emerge dalla P2, come esatta della funzione sintattica del SN1 e del SN2, la attestato in entrambe le lingue valenza e le restrizioni lessicali del V, e infine la somiglianza semantica che ha originato il paragone. (15) attaccarsi come un’ostrica / allo scoglio Queste sono le modalità sintattiche più frequenti in base (16) servire come uno specchio / a un cieco alla diversa funzione dei SN comparati: (17) entrarci come i cavoli / a merenda (18) gustarle algo a alguien más que a un tonto / un lápiz (3) bere qualcuno come una spugna: [SN sogg x P1]Å Secondo L. A. Sáez del Álamo (1999), saremmo di COME Æ [SN Sogg P2: spugna] (4) conoscere qualcosa come le proprie tasche: [SN Ogg x fronte a una “coda clausal”, cioè costituita da un’intera proposizione, in opposizione alla “coda frasal”, cioè P1] Å COME Æ [SN Ogg P2: le proprie tasche] (5) pelare (o spennare) qualcuno come un pollo [SN Ogg costituita da un singolo sintagma. Noi invece non troviamo alcuna differenza da questo punto di vista tra le x P1] Å COME Æ [SN Ogg P2: un pollo] seguenti frasi: (6) beber alguien como un cosaco: [SN Sogg x P1] Å (19) accendersi come un fiammifero (si accende) COME Æ [SN Sogg P2: cosaco] (7) conocer algo como la palma de la mano [SN Ogg x (20) attacarsi come un’ostrica (si attacca) allo scoglio P1] Å COME Æ [SN Ogg P2: la palma de la mano] (8) desplumar a alguien como a un pollo: [SN Ogg x P1] Si tratta pur sempre di una proposizione con ellissi verbale che si può arricchire ed espandere con degli Å COME Æ [SN Ogg P2: un pollo] elementi ritenuti necessari alla completezza della Ogni lingua richiede un procedimento di verifica descrizione (esempio 20) o per il contrario semplificare diverso. In spagnolo, come abbiamo visto, può esserci una lasciandoli sottintesi: marca della funzione preposta a nome animato, specie se [+ umano]: la preposizione a. In tanti casi però la (21) Pegarse como una lapa preposizione presenta delle anomalie e, come nell’ (22) Attaccarsi come una patella esempio Orbene, l’espansione diventa imprescindibile nel gioco (9) temer a alguien más que a un nublado ironico, affatto raro. Per esempio, allo stesso modo che esiste servire come il pane (= moltissimo) e alla stregua di compare, benché vacillante, davanti a nome [- alcune occorrenze reali (esempio 16) si potrebbe anche animato], forse allo scopo di disambiguare, forse per inventare simmetria con la struttura del Pred 1, forse per motivi ritmici e/o di erosione fonica. Questi ultimi sono (23) servire come il pane a uno sdentato (= pochissimo, senz’altro decisivi nella soppressione della stessa per niente) preposizione quando assente dal SN Ogg [+ umano] Infine questi complementi possono essere sussidari a (10) llevar a alguien como puta por rastrojo un’intenzionalità che vada al di là del piano denotativo. In effetti, qualora si volesse enfatizzare l’intensificazione o

508 Comparative prototipiche di base verbale sembrare particolarmente originali, avremmo a sede- per l’approccio comparativo). Per gli spagnoli, il disposizione dei meccanismi sintattici di esplicitazione. cosacco è il prototipo per il bere, il carrettiere per il Questa esplicitazione poi può avvenire non solo tramite fumare, il tronco dell’albero per il dormire, la scimmia per delle funzioni argomentali (cf. 15-19, 23), ma anche con l’arrabbiarsi; per gli italiani, il tedesco è il prototipo per il funzioni secondarie ed espansioni del SN2 stesso bere, il turco per il fumare, il ghiro per il dormire, la iena (aggettivi, relative, complementi nominali, enumerazioni, per l’incazzarsi. (È curioso osservare come una stessa ecc. e perfino frasi subordinate), due opzioni presenti entità è prototipica per diverse azioni in ciascuna lingua: il entrambe nei corpora tradizionali: carrettiere in spagnolo fuma, in italiano parla).

(24) cascare come una pera + cotta (/matura) 4. La funzione di intensificazione della (25) sabe más que Lepe + , Lepijo y todos sus hijos comparativa (26) arrivare come un fulmine + a ciel sereno (27) contare quanto il due di briscola + quando l’asso è in 4.1. Argomenti sintattico-semantici tavolo Diversi autori che si sono occupati dello studio di (28) gritar como cerdo + que va al matadero queste costruzioni (García Page, 1990, 1996; Guil e Borreguero, in stampa), hanno rilevato che la funzione ma particolarmente frequenti nelle fantasiose creazioni comparativa è subordinata ad una funzione avverbiale sia recenti: di modale -particolarmente nelle costruzioni con come-, sia di intensificazione nelle comparative di disuguaglianza (29) ti agiti come un’anguilla + in aria (e qui sia di grado che di quantità). Nei prossimi paragrafi (30) zigzagare peggio di un ubriaco + cieco senza una tenteremo di offrire alcuni argomenti che ci hanno gamba condotto alle stesse conclusioni. (31) llora más que una magdalena + con conjuntivitis (32) veo menos que un muerto + boca abajo 4.1.1. Innanzitutto abbiamo notato, nelle comparative con más dello spagnolo, la frequente mancanza del secondo Talvolta si raggiunge il massimo dell’esplicitazione e, termine di paragone e relativa sospensione tonale a dispetto della ridondanza, emerge anche il verbo: (42) ¡sabe más... ¡ (33) I giornalisti ... ci si sono buttati come un topo (43) ¡tiene más cara...! affamato si butta sul formaggio. fenomeno, per quel che ci risulta, inesistente in italiano, Dal punto di vista semantico la caratteristica fatta eccezione per il tipo regionale è un più bel definitoria della comparativa prototipica riguarda la scelta bambino...!, più vicino sicuramente a una consecutiva che del secondo termine di paragone. In effetti, il termine di a una comparativa. Certamente potremmo far risalire paragone è sempre un’entità che si considera prototipica queste frasi intensive spagnole a delle comparative del modo di realizzare un’azione, sia per la frequenza con prototipiche estese: cui la ripete: (44) ¡sabe más... ¡ (que los ratones colorados) (34) girare come una trottola (45) ¡tiene más cara...! (que espalda) (35) fumare come un turco (36) dar más vueltas que una noria In realtà però le code potrebbero essere altre. Riteniamo perciò più probabile che l’utente non stia (37) fumar como un carretero pensando a un termine di paragone preciso; anzi, questo spesso non gli viene in mente e a quel punto è costretto a sia per l’intensità con cui viene eseguita: ricorrere a) alla sospensione, b) a una delle mille code idiomatiche “passepartout” che si riscontrano nei repertori (38) incazzarsi come una iena (39) attaccarsi come l’edera (46) grita más que la leche / un demonio / Carracuca (40) dormir como una marmota (41) aburrirse como una ostra o c) magari dopo qualche titubanza, allo sbrigativo que... yo que sé: Un’entità prototipica, secondo Kleiber (1990, 48), è quella che una comunità linguistico-culturale considera (47) grita más que ... que yo qué sé più rappresentativa di una certa classe o categoria; nei casi qui analizzati si tratta della classe di esseri considerati Una tecnica simile, con menos, la ritroviamo in Lo prototipici nel compiere una certa azione o esperimentare peor de Internet: un certo processo. Visto che la prototipicità è basata almeno in parte sulla familitarità, le comparative (48) tienes menos cerebro que que que que que que que prototipiche diventano manifestazioni particolarmente que que que... coño ahora no me acuerdo interessanti del modo di concettualizare e di capire la realtà da parte dei diversi gruppi culturali (e qui troviamo Tutte queste sono alternative che esistono anche per anche uno spunto interessante –che rimandiamo a un’altra un’altra struttura intensificativa, la consecutiva, altrettanto

509 Paloma Pernas, Margarita Borreguero comune nella lingua orale (sia in italiano che in spagnolo) 4.1.3. Per sostenere questo, agli argomenti appena e con la quale supponiamo che si rinforzi: accennati e a quelli semantici che esporremo in seguito ci aggiungeremo velocemente altre prove formali: (49) ¡tiene una cara...! (que espanta / que huy! / que no sé que le haría) ƒ L’omnipresenza (tranne per N incontabili o propri o (50) ha una faccia tosta...! con complemento nominale) dell’articolo (51) (ne) sa tanto..!) indeterminativo nel SN2, che in una comparativa “propria” sarebbe inaccettabile per la mancanza di un Infatti forse non è un caso che le consecutive referente che specifichi la seconda variabile della coincidano con queste nella tendenza sia scala (Korzen, 1996): all’accorciamento e relativa sospensione che a code “omnibus” e non lo è neanche che entrambe abbiano dato (57) c. propria: Giovanni lavora (tanto) quanto il luogo a due generi umoristici che, accanto a barzellette, (suo) direttore / il signor Facchini colmi, ecc. hanno nutrito innumerevoli pubblicazioni in (58) c. propria: # Giovanni lavora come una bestia Spagna: le esagerazioni, già illustrate, da una parte e i (59) c. prototipica: Giovanni lavora come una bestia “tan-tan” dall’altra: ƒ Le condizioni di verità non sono le stesse per le (52) era tan tonto tan tonto que se fue a vendimiar y llevó comparative proprie e per quelle prototipiche: uvas de postre (53) era tan tonto tan tonto que vendió la televisión para (60) Giovanni lavora più di Maria z Giovanni lavora comprarse un vídeo molto (61) G. lavora peggio di una bestia = Giovanni lavora A nostro avviso dunque si tratta di due grossi molto contenitori con due enormi vantaggi, apparentemente contrari ma con un effetto simile: Infatti a (60) è applicabile la parafrasi Giovanni lavora poco, ma lavora più di Maria, mentre per (61) ƒ sono colmabili in tutte le maniere che consente la sarebbe inammissibile # G. lavora poco, ma lavora fantasia, anche, volendo, in modo assurdo e peggio di una bestia. inintelligibile (Millán (2002) l’ha provato con un esempio da lui inventato: más pesado que el Duque ƒ Sarebbe agrammaticale l’aggiunta di un en el Peich); quantificatore di grado non comparativo -molto, abbastanza, ecc.- che modificasse l’intervallo ƒ se non ci viene in mente niente di meglio è previsto il premesso dalla comparativa di disuguaglianza: ricorso alla sospensione o a un’espressione di comodo, perché, in ogni caso, rimane l’effetto (62) G. ha lavorato molto più di Maria d’intensificazione espressiva. (63) *G. ha lavorato molto di più di una bestia

La subordinata cioè è perfettamente eliminabile o ƒ Il rovesciamento delle posizioni dei correlati frutta sostituibile; quindi, a tutti gli effetti, il suo significato solo frasi agrammaticali: comparativo (o consecutivo) è indifferente, vale a dire nullo. (64) *un negro ha lavorato come Giovanni

4.1.2. In secondo luogo, c’è da rassegnare l’alternanza, 4.1.4. A questo punto è giusto chiedersi, se non è una spesso indifferente, delle comparative di uguaglianza e di quantificazione di grado comparativo, che genere di disuguaglianza nelle prototipiche spagnole, il che sarebbe determinazione opera la comparativa prototipica sul SV1. assolutamente improponibile per le comparative libere e Ricaviamo delle osservazioni significative sostituendo vanifica la presunta funzione di paragone: l’intera comparativa con un SAvv o un SP:

(54) comer como / más que una lima (65) chiudersi come un riccio = completamente, molto (55) hablar más que / como un sacamuelas (66) correre come una lepre = molto, velocemente (56) hablar peor que / como un camionero (67) ballare come un orso = malissimo, pessimamente / goffamente / senza grazia La modalità di disuguaglianza costituisce tra l’altro, (68) urlare come un forsennato = molto o fortissimo / a come si vedrà sotto, un fenomeno rilanciatissimo nelle squarciagola nuove creazioni spagnole (molto meno in quelle italiane). (69) soffrire come una bestia = molto, intensamente Ma quel che ci interessa ora è che questo comportamento, (70) dormire come un ghiro = molto (tempo) o assieme all’estrema variabilità, senza relativa alterazione profondamente semantica, della coda selezionata dal SV –compresa l’opzione zero-, ci sta a indicare che, nonostante le La scelta in molti casi di avverbi in –mente e di SP in apparenze, non siamo davanti a una vera e propria funzione avverbiale ci mettono sulla pista della struttura comparativa, ma di fronte a qualcosa d’altro. determinazione di maniera tipica di quei sintagmi. Prova ne è che potremmo focalizzarla con l’interrogativa

510 Comparative prototipiche di base verbale parziale come balla Paolo? La possibile alternanza con Tuttavia, teniamo a sottolineare che, anche in casi elementi superlativi (molto, -issimo) e con avverbi o come (67) ballare come un orso, in cui si esplicita di più pronomi di quantità ci rimandano al grado, che, come la maniera, questa non è affatto l’unico valore della sappiamo, può riguardare, tra le diverse categorie struttura prototipica. Questo si deve, come vedremo più grammaticali, anche il verbo, e non solo su una scala avanti, alla selezione del secondo termine di paragone, che quantitativa ma anche qualitativa; per essere precisi, al in queste frasi, designa il massimo esponente, il prototipo, grado superlativo. Infatti non potremmo, senza dover per la situazione in questione. Infatti, ballare come un ricorrere a una pausa, far co-occorrere una di queste code orso non è solo ‘ballare goffamente’ (determinazione e un altro quantificatore superlativo: avverbiale di maniera) perché un orso qui, al di là della verità oggettiva, è l’essere che balla peggio in assoluto. (71) *corre moltissimo (/ velocissimo) come una lepre / Per questo parliamo comunque di una formula elativa. corre moltissimo (/ velocissimo), come una lepre. D’altronde, insistiamo, il grado o misura non si stabilisce solo in quanto al numero, ma anche alla qualità. Tra l’altro potrebbe rispondere alla domanda quanto corre Paolo? Certamente, siamo di fronte a una struttura La domanda che ci siamo poste poi riguarda superlativa assoluta, anche se, in base alle sue l’eventuale presenza –diacronica o no- di un SAvv idiosincrasie, forse sarebbe meglio parlare di “espressione implicito, che a quel punto sarebbe il vero ambito della elativa” (García-Page, 1990; Ruiz, 1997, 1998), senza determinazione della coda. trascurare il fatto che alcune espressioni, ironiche e non, di inferiorità o di uguaglianza, ottengono un effetto (83) balla (così) male come un orso “infralativo” (García-Page, 1996) (in tal caso si parafrasa (84) dormì (così) tanto quanto le materasse la coda con pochissimo o per niente o simili): Se così fosse, si potrebbe ipotizzare una comparativa (16) servire come uno specchio a un cieco completa di correlato avverbiale alle origini o almeno (72) dura meno di una eiaculazione precoce nella struttura profonda. Si veda anche: (73) mangiare come un uccellino (85) cadere in piedi come un gatto. Quindi, a seconda dei casi, resta evidente piuttosto il grado nudo o si aggiunge -o addirittura prevale- la Invece, nelle comparative di disuguaglianza, la maniera. Non solo: quando si tratta di una quantificazione quantificazione avverbiale modificata sarebbe già netta, si può quantificare la frequenza, l’estensione, compresa nell’operatore che inserisce il secondo termine l’intensità, la perfezione dell’azione ecc. Per cui si di paragone: potrebbe parlare anche, in certi casi, di un modificatore aspettuale o temporale. Insomma, tutti i verbi accettano la (86) ver menos que Pepe Leches quantificazione, ma il risultato semantico può variare (55) hablar más que un sacamuelas molto. In base poi ai suoi diversi aspetti o valori, lo stesso (87) suona peggio di una scopa verbo può selezionare code differenti, ciascuna col suo particolare effetto: Tuttavia, su questa linea d’analisi non abbiamo osato, per ora, spingerci oltre. (74) dormire come un ghiro (/come una marmotta / quanto i sacconi / quanto le materasse) = quantità 4.2. Argomenti pragmatici (75) dormire come un sasso = maniera Fare ricorso ai corpora, sia al NUNC che al C-ORAL- (76) hablar como una cotorra (/como (/más) que un ROM, ci ha servito per accertare che effettivamente queste sacamuelas) = quantità costruzioni, tanto abbondanti nei repertori tradizionali, (77) hablar como una verdulera (/como un camionero / un hanno ancora una grande vitalità nel linguaggio cochero / como un carretero) = maniera 1 colloquiale, specialmente nel linguaggio informale dei (78) hablar como un libro abierto = maniera 2 giovani. Ciononostante le comparative prototipiche riscontrate in queste raccolte di testi, provenienti sia dai 4.1.5. A volte infine a questi valori si aggiunge una chat nel caso del NUNC che dai dialogi informali nel caso valutazione soggettiva. Ad esempio mangiare seleziona del C-ORAL-ROM, non sono esattamente le stesse per l’infralatività code come quella di (73) mangiare come riscontrate in dizionari e raccolte di modismi e locuzioni. un uccellino piuttosto limitate alla quantità; si vedano Dobbiamo perciò precisare il concetto di vitalità. In anche: efetti, non si tratta di vitalità di espressioni fisse del tipo fumare come un turco / fumar como un carretero, ma (79) mangiare come un grillo della vitalità di un tipo di struttura (apparentemente (80) mangiare come uno scricciolo comparativa) che ammette un ampio grado di libertà nella scelta dei due termini di paragone. Per la superlatività invece richiede distinzioni che al Il grado di sviluppo a volte smisurato e la gara di medesimo grado aggiungono diversi giudizi sull’azione: originalità che ci sembra di scoprire dietro queste espressioni rispondono senz’altro alla necessità di una (81) mangiare come un re maggiore espressività, che non si può raggiungere con la (82) mangiare come un maiale /un porco ripetizione di formule da tutti conosciute e appartenenti

511 Paloma Pernas, Margarita Borreguero all’eredità linguistica tradizionale. È necessario dimostrare (103) llora más que una magdalena + con la propria capacità creativa, che trova nella scelta del conjuntivitis secondo termine di paragone la sua massima espressione. Solo il desiderio di divertire, di ottenere un sviluppi che rispondo sicuramente a necessità espressive riconoscimento dei pari al proprio ingenio, alle risorse vincolate alla cadenza ritmica di queste frasi. linguistiche -ma anche culturali- per trovare il termine che provoca la risata (particolarmente valutata in contesti ƒ diminuisca la vitalità delle formule ‘passepartout’ per come i chat) può spiegare costruzione come il secondo termine di paragone, cioè indipendenti dal verbo –e perfino dal tipo de verbo, agentivo o (88) trabajas menos que el fotográfo del BOE4 esperienzale– che appare nel primo termine della (89) vali meno di uno con una gamba sola ad una gara di comparazione (P1): come un matto, come un pazzo, calci nel culo come un idiota.

Molte di queste creazioni hanno una vita effimera e un Inoltre, riguardanti l’uso, si osservano anche due ambito di uso molto ristretto dato che di solito le entità fenomeni degni di menzione: selezionate come prototipiche appartengono alla cronaca sociale e politica o sono tratti dai mass media - ƒ In molti casi il parlante non conosce il significato del specialmente effimeri quelli provenienti dalla pubblicità: secondo termine della comparazione o non potrebbe spiegare il perchè della scelta di una certa entità (90) desafinas más que Caminero en el anuncio de generica o individuale in questa posizione: Natillas- (25) saber más que Lepe Lepijo y todos sus hijos di cui nessuno si ricorda più dopo un po’ di tempo. (104) pasar más hambre que los patos de doña Lola Infatti dobbiamo fare un piccolo sforzo di memoria per (105) saber más que los ratones colorados (chi sono i capire frasi come topi rossi? che cosa sanno?) (106) bere come un lanzo (91) te enrollas más que el yo-yo de Jesús Hermida (92) trabajas más que un kleneex en la Casa de la pradera In altri casi, la motivazione semantica non esiste più (93) trabajas menos que los guionistas de la carta de ajuste per i parlanti più giovani, perchè le entità a cui si fa riferimento appartengono a un mondo naturale o rurale E forse tra qualche anno sarà difficile capire con il quale non hanno contatti oppure riflettono abitudini comparative come e usi del passato o fanno parte di ideologie e credenze non più condivise socialmente, ma ciò non è ostacolo perchè (94) te despeinas menos que Cindy Crawford en un video continuino ad essere usate, anche se proprio queste de aerobic formule sono i primi candidati ad un paulatino disuso: (95) vale meno di una legge del governo Berlusconi (96) erano acconciate peggio di un travone di via (107) sbuffare come una vaporiera Melchiorre Gioia a Milano. (108) piangere come una vite tagliata (109) soffrire come un’anima dannata Questo non implica però che: (110) gritar como un cerdo (111) luchar como un jabato ƒ non si usino più le forme tradizionali; nei corpora abbiamo trovato ƒ A parte le formule ‘passepartout’ menzionate sopra, un altro fenomeno curioso è l’accopiamento arbitrario (97) piangere come una fontana tra verbi e termini di paragone -riferiti ad entità (98) riempirsi come un tacchino soprattutto del mondo animale-, cioè senza nessuna (99) sfuggire come la peste motivazione semantica apparente e persa già qualsiasi (100) incazzarsi come una iena traccia di prototipicità, con la evidente intenzione di intensificare l’azione presentata: ƒ le forme fisse tradizionali siano immuni alla creatività; infatti nei nostri corpora si trovano sviluppi (112) estudia como un animal di comparative prototipiche tradizionali come (113) duermo como un lobo (tratto da certe dichiarazioni di Luis Aragonés). (101) bestemmiare come un camello + in calore (102) riempirsi come un tacchino + nel giorno del In questi casi le entità a cui fa riferimento il secondo ringraziamento termine della comparazione non possono più considerarsi prototipiche dell’azione: evidentemente gli animali non studiano, né poco né molto, e i lupi non dormono in modo particolare. Ma la struttura, anche con un termine di 4 Boletín Oficial del Estado, l’equivalente della Gazzetta paragone semanticamente assurdo, serve ai suoi propositi Ufficiale italiana, dove vengono pubblicate tutte le risoluzioni intensificatori. governative.

512 Comparative prototipiche di base verbale

Tutte queste osservazioni ci hanno portato alla Meno fortuna ha avuto la comparazione di inferiorità con convinzione che i parlanti interiorizzino non tanto le menos: espressioni quanto la cornice strutturale di queste espressioni e la interiorizzano appunto come struttura di (86) ver menos que Pepe Leches (o un caballo de madera intensificazione di un’azione, (o, in altri casi studiati o un gato de escayola) altrove, di un aggettivo o di un nome). Questo gli permette (11) durar algo menos que un caramelo a la salida (de) un di svilupparla nei diversi modi sopra esposti senza che colegio essa perda mai, nonostante tutte le incoerenze semantiche (123) pesar menos que un comino osservate, la funzione iperbolizzante. (124) trabajar menos que un funcionario

5. Appunti contrastivi Rispetto al corpus creativo, tenendo conto che le frasi La grandi differenze che notiamo subito analizzando le con come che ci compaiono sono in realtà strutture comparative prototipiche italiane e spagnole, sia prevalentemente tradizionali, la proporzione regge per le quelle tradizionali che quelle creative, sono: chat:

ƒ la rarità delle strutture di disuguaglianza con più e (125) se canta más que en la boda de 7 novias para 7 meno in italiano e la loro ampia diffusione in hermanos spagnolo, abbondanza che diventa assoluta (126) se gasta menos que Portugal en espías prevalenza quando si tratta di espressioni innovative; ƒ benché più marginale e ristretta a un certo registro, e e sale a quote sbalorditive sul sito internet, sfiorando in apparente contraddizione col fenomeno appena l’80%, ma in sorprendente concorrenza non con come, accennato, la recente ascesa in it. di peggio, tra l’altro praticamente assente, bensì con la comparativa di spesso con un uso intensivo che potremmo inferiorità con menos (circa 30%). classificare come quantificazione, e quindi estraneo al suo valore convenzionale di qualità. (127) dio más vueltas que la Madre de Marco dándole esquinazo a él y al mono Infatti, tra quelle tradizionali, le uniche frasi di (94) te despeinas menos que Cindy Crawford en un vídeo superiorità con più che abbiamo trovato in italiano de aerobic s’imperniano significativamente su un predicato composto (128) trabajas menos que un funcionario en viernes da SV + SN (Ogg), si tratti di un SN lessicale o di uno pronominale (la, ne... una), mentre meno è completamente È giusto chiedersi sul perché di questa evidente assente: assimmetria tra le due lingue a confronto. L’abbondanza delle strutture con más e menos del sito internet e nelle (114) fare più miglia di un lupo a digiuno chat potrebbe spiegarsi solo per un moto di imitazione (115) farla più lunga della camicia di Meo contagiosa, ma la cospicua presenza nel repertorio (116) farne (o combinarne) una più di Bertoldo tradizionale e ancor più gli aggiornamenti sempre più (117) saperne una più del diavolo frequenti di comparazioni tradizionali di uguaglianza come comparazioni di superiorità ci indicano che Nel NUNC invece, benché poche, sì abbiamo trovato probabilmente si tratti di un fenomeno più radicato nella alcune espressioni di superiorità con più: lingua spagnola. Certamente la superiorità, stabilendo un grado in più, giova all’intensificazione espressiva e porta (118) un posto che pesa più di un ministero più direttamente all’intensificazione. Noi crediamo però (119) il pollaio doveva splendere più di un salotto che questa preferenza vada ricollegata soprattutto alla (120) una colt vale più di un poker d’assi notevole diffusione delle comparative sospese nello spagnolo orale (es. 42, 43) e delle esclamative con más: E una serie altrettanto breve di espressioni con meno: (129) ¡qué tío más raro! / ¡qué cara más dura (tiene)! (72) dura meno di una eiaculazione precoce (121) di te mi frega meno di una cippa Nessuna però si riscontra in italiano. (95) questi sondaggi valgono meno di una legge del governo Berlusconi La situazione appunto si rovescia nei repertori italiani. L’unico caso di disuguaglianza rassegnabile nel repertorio In spagnolo la situazione si capovolge, giacchè, anche tradizionale è una struttura in cui il grado comparativo di escludendo quelle dipendenti da SV + SN, tipo tener más superiorità non si stabilisce in quanto alla quantità ma humos que una chimenea, le frasi con più costituiscono bensì in quanto alla qualità e in più è in libera alternanza quasi il 40% del repertorio tradizionale. Bisogna con la forma di uguaglianza. ammettere però che alcuni sono aggiornamenti e/o vacillazioni in concorrenza col più classico como: (130) parlare come (o peggio di) uno scaricatore di porto

(122) repetirse como (o más que) la morcilla. Ma anche se apparentemente isolato, vale la pena di evidenziarlo; infatti questa con peggio potrebbe essere una variante che aggiorna la formula, giacché le comparative

513 Paloma Pernas, Margarita Borreguero prototipiche con peggio dilagano nel linguaggio Clickaquí.com (1997-2006). Exageraciones. In Lo peor de colloquiale giovanile attuale e rimpiazzano quelle Internet. http://www.lopeor.com/imostrar-asp?icat= classiche con come. È quel che attestano le chat e uno 3c&isize=58> scrittore come N. Ammaniti che in questo suo stilema Cresti, E. e Moneglia, M. (a cura di) (2005). C-ORAL- come in altri aspetti del suo linguaggio imita e rimaneggia ROM (Integrated Reference Corpora for Spoken proprio quel registro. Romance Languages), Amstedarm, John Benjamins. NUNC: http://www.corpora.unito.it (131) [un editore] allunga/allarga/restringe peggio di una Quartu, B. M. (2000). Dizionario dei modi di dire. Roma, lavatrice impazzita Rizzoli. (132) gridava peggio di una bestia Sbarbi y Osuna, J. M. (1873). Florilegio o ramillete (133) si incazzano peggio di una coppia di kapoò nazisti alfabético de refranes y modismos comparativos y (134) ti rode peggio di un castoro che nessuno ti abbia mai ponderativos de la lengua castellana, definidos dato ascolto razonadamente y en estilo ameno. Biblioteca Virtual (135) Stringeva peggio di un boa constrictor (Ammaniti, Miguel de Cervantes. In 1999, p. 358) http://www.cervantesvirtual.com/servlet/SirveObras/70 3592372073899605348868 Sono più scarse, e le abbiamo trovate esclusivamente Varela, F. e Kubarth, H. (1994). Diccionario fraseológico sul NUNC, le comparative di superiorità con meglio (che del español . Madrid: Gredos. tra l’altro presumiamo estensioni polarizzate molto recenti sul modello di peggio): 6.2. Studi Bolshakov, I. A., Galicia Haro, S. N. (2002). Frasemas (136) [una moto] va meglio di un orologio svizzero con como en español. 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(138) veo mejor que el hombre que tenía rayos-x en los García-Page, M. (1990). Frases elativas. In: M. Alvárez (a ojos cura di), Actas del congreso de la SEL: XX Aniversario. (139) tiene mejor línea que el teléfono de Gila Madrid: Gredos, pp. 485-496. (140) tiene mejor pinta que la despedida de soltera de García-Page, M. (1996). Más sobre la comparación Pamela Anderson fraseológica en español. In Lingüística española actual, 18, 1, pp. 49-77 Ribadiamo quindi la pari vitalità della struttura Guil, P., Borreguero, M. (in stampa). Comparative comparativa prototipica a base verbale nelle due lingue prototipiche in italiano e in spagnolo: il NUNC come romaniche a confronto. Ne constatiamo però le diverse base per l’analisi contrastiva. In M. Barbera, E. Corino, manifestazioni, che pur traendo le loro origini, specie nel (a cura di), Corpora e Linguistica in Rete. 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Da verbo a nome: opzioni sintattiche e strategie discorsive

Cristina Piva

Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)

Abstract Questo articolo si occupa delle coppie di parafrasi costituite da (a) frasi con predicato verbale e (b) frasi con predicato nominale corrispondente, costituito cioè dal nome deverbale che corrisponde al verbo di (a), coniugato grazie ad un verbo supporto (tipo stimare/avere sima). Si tratta di relazioni sinonimiche che travalicano la competenza lessicale, tradizionale dominio degli studi sulla sinonimia, coinvolgendo l’elaborazione sintattica della frase. In altri termini, si tratta di sinonimie sintattiche che rientrano nel concetto di relazione trasformazionale, la cui sistematicità merita di essere indagata, sia perché comportano un’elaborazione sintattica che costituisce una parte importante della conoscenza che il parlante ha della propria lingua, sia perché una conoscenza di questo tipo, a cavallo tra competenza lessicale e competenza grammaticale, si traduce in capacità d’uso. Infatti, l’alternanza tra frasi con predicato verbale e corrispondenti parafrasi nominali ha importanti conseguenze sul piano stilistico-espressivo, ma rappresenta anche -in diacronia- sia stadi particolari nella storia della lingua, che una tappa significativa nel percorso acquisizionale. In via preliminare, si indagherà l’estensione quantitativa nel lessico di tali parafrasi, evidenziandone alcune peculiarità sintattiche: sia le restrizioni sulla forma della frase a predicato nominale, che tratti sintattici caratteristici, ad esempio di tipo aspettuale.

1. L’oggetto del SN nelle costruzioni a Vsup, a seconda del carattere Ci sono relazioni, tra le frasi possibili di una lingua, libero o ristretto del determinante e degli eventuali che dipendono essenzialmente dall’elemento lessicale che modificatori aggettivali di N (La Fauci, 1979; Mirto, fa da predicato e dai rapporti di ordine morfologico che 1990; Giry-Schneider, 1991; Marini, 2003). Per lo più, in tale elemento intrattiene nel lessico. queste costruzioni ci sono forti restrizioni sul determinante di N, come si può notare dal contrasto tra (1b), qui ripreso (1) a. Paolo stima Maria. in (4), e (5): b. Paolo ha stima di Maria. (2) a. Max ha esaminato attentamente la questione. (4) Paolo ha (E + una grande) stima di/per Maria. b. Max ha fatto un attento esame della questione. (5) Paolo ha la stima di Maria. (3) a. Maria ha descritto l’intera cerimonia. b. Maria ha (fatto/dato la/una) descrizione Solo (4) è in relazione parafrastica con (1a), con di Maria dell’intera cerimonia. oggetto diretto della costruzione di cui stima è predicato e Paolo argomento esterno (e soggetto); in (5) di Maria è, In termini puramente descrittivi, laddove nelle frasi (a) viceversa, argomento esterno (e soggetto) di stima, che a il predicato è costituito da un elemento lessicale sua volta rientra nella struttura argomentale di avere come appartenente alla classe dei verbi (V), nelle frasi (b), che complemento oggetto; (4) è una frase semplice con avere possono essere considerate delle parafrasi di (a), il Vsup, ma in (5) avere è un verbo semanticamente pieno. È predicato è costituito da un verbo supporto (Vsup o light appena il caso di notare che la distinzione tra le due verb), portatore delle marche morfologiche della flessione strutture sintattiche è data qui dal determinante. verbale, e da un nome (N) in relazione morfologica con V La seconda questione riguarda, non a caso, il concetto di (a), che è il vero nucleo predicativo, lessicale e stesso di verbo supporto e di costruzione a verbo supporto: concettuale, della frase. Il Vsup ha, in effetti, la funzione quali sono i criteri formali, se ve ne sono, sui quali si può di “rendere coniugabile” l’elemento predicativo nominale. fondare il giudizio, fin qui puramente intuitivo, secondo il Sono tre le questioni sollevate da questo tipo di quale avere è Vsup in (4) e verbo semanticamente pieno costruzioni, che al tempo stesso sintetizzano i diversi punti in (5)? Inoltre, quali verbi possono avere, nella lingua, la di vista a partire dai quali sono esaminate in letteratura. funzione di Vsup e a quali condizioni? Apparentemente, il La prima questione riguarda lo statuto sintattico del Vsup è un verbo che ha subito uno svuotamento; ma si nome, sia in rapporto alla sua struttura argomentale, che tratta di uno svuotamento che più che semantico è per le caratteristiche del sintagma nominale (SN) di cui è sintattico, perché il verbo in questione entra nella testa. Stima, descrizione, esame sono infatti N predicativi1, costruzione senza portarvi la propria struttura dotati cioè di una propria struttura argomentale, autonoma argomentale. È un verbo il cui statuto, in questo senso, si dal verbo che li rende coniugabili (avere, fare, dare); in avvicina a quello degli ausiliari: avrebbe dunque subito un processo di ausiliarizzazione, divenendo una sorta di particolare, nel caso di N relato morfologicamente a V, il 3 problema che si pone riguarda l’identità o la diversità affisso libero . La letteratura sulle parafrasi nominali, nata 2 nell’ambito teorico della Lessico-Grammatica definita a della struttura argomentale di N rispetto a quella di V . 4 Inoltre, si deve tener conto di due possibili configurazioni partire da M. Gross (1976) , al quale si riferiscono

1 Harris (1973, 1976), M.Gross (1975, 1981), Giry-Schneider 3 Tale è lo statuto degli ausiliari nel quadro formale della (1987). Grammatica Universale. 2 Questo è il problema affrontato, ad esempio, da Mastrofini 4 Si tratta, come è noto, di un approccio tassonomico in cui la (2004), le cui quattro classi di costruzioni a Vsup in italiano classificazione grammaticale è fondata su uno spoglio vedono corrispondere, alla perdita di tratti verbali da parte di N, praticamente esaustivo del lessico delle lingue a cui si applica. A un acquisto di tratti verbali da parte del Vsup. questo approccio teorico va, tra gli altri, il merito di aver

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Cristina Piva praticamente tutti i contributi sull’argomento, per lo più Non è infrequente che la regola di formazione di parola assume come punto di vista tassonomico proprio l’uno o agisca su base nominale, derivandone dei verbi; è questo il l’altro dei possibili Vsup. Infine, la terza questione caso di numerosi neologismi, più o meno recenti: riguarda l’uso linguistico e le sue relazioni con la competenza linguistica, intesa in senso formale come amalgama amalgamare rappresentazione mentale. Come e quando chi parla usa contatto contattare queste costruzioni? È questa la questione che verrà consorzio consorziare affrontata in questo lavoro, a titolo di esplorazione contagio contagiare preliminare. Inoltre, in questa fase non entrerò nel merito contrabbando contrabbandare della questione, discussa anche recentemente da Don convenzione convenzionare (2005), della direzione del rapporto derivativo tra V e N, benché non si tratti di un problema di secondaria Il comportamento di tali elementi lessicali, tuttavia, non importanza (sia per certi schemi derivativi in sincronia, in sembra cambiare, sia che N derivi da V o, viceversa, V particolare il suffisso Ø esemplificato da stima negli derivi da N, nella possibilità di costruire parafrasi esempi appena dati, che in diacronia, per la datazione del nominali a Vsup. rapporto derivativo, a volte “ereditato” dal latino - La gamma dei Vsup riscontrabili in tali costruzioni è consolare, consolazione- altre svolte di sviluppo recente, piuttosto ampia: altre volte ancora di tipo neologistico - formattare, formattazione). Mi limiterò a osservare che la relazione Vsup essere morfologica fra V e N fa parte della conoscenza che il (6) a. Paolo possiede un patrimonio notevole. parlante ha della propria lingua, e che sono assai b. Paolo è in possesso di un patrimonio notevole. numerose le coppie di nomi e verbi relati morfologicamente (e semanticamente), che possono Vsup avere intrattenere la relazione sintattica esemplificata: (7) a. Maria controlla la situazione. informalmente, si tratta della relazione tra frasi con b. Maria ha la situazione sotto controllo. predicato verbale e le loro parafrasi di tipo nominale, c. Maria ha il controllo della situazione. termine con il quale le indicherò in questo lavoro. fare, dare, ecc. 2. Delimitazione dell’oggetto Spesso un medesimo nucleo predicativo lessicale può Le costruzioni di cui ci occupiamo ripropongono, a dar luogo con diversi Vsup a diverse parafrasi, che nostro avviso, l’interrogativo relativo alla relazione tra rendono conto di differenze semantiche relative: gli elementi appartenenti alla classe dei nomi e alla classe dei verbi. Uno stesso evento, infatti, può costituire il ƒ ai valori aspettuali nucleo predicativo dell’enunciato o sotto la forma di un ƒ prendere/assumere il controllo – avere il controllo sintagma di tipo verbale, o sotto la forma di un sintagma – perdere il controllo di tipo nominale (eventualmente di tipo aggettivale), ƒ ai valori azionali espressi dal verbo questi ultimi a seconda delle lingue, ad esempio in ƒ arrivare/essere in arrivo italiano, con la presenza di un “supporto verbale” ƒ alla diatesi costituito da un verbo “leggero”, portatore delle marche morfologiche verbali di accordo e tempo-modo-aspetto. (8) a. Paolo ha la tutela di Maria/ha Maria sotto (la È questo il caso della relazione sistematica (e propria) tutela. (diatesi attiva) parzialmente sinonimica) tra frasi con predicato verbale e b. Maria è sotto la tutela di Paolo. (diatesi passiva) parafrasi con predicato nominale costruito a partire da un (9) a. Maria ha alle (proprie) dipendenze Paolo. N deverbale. Nel lessico delle lingue romanze sono b. Paolo è alle dipendenze di Maria. presenti in maniera massiccia paradigmi derivativi in cui l’elemento lessicale a morfologia verbale è collegato Esiste un parallelismo tra le costruzioni oggetto di questo morfologicamente con uno ( o più) elementi a morfologia lavoro e forme predicative idiomatiche (o polirematiche) nominale. Il collegamento morfologico più frequente è della medesima forma Vsup + N (avere fame, sete, paura) dato da regole di suffissazione che agiscono sulla base o della forma Vsup + Agg (essere coraggioso, gentile, verbale derivandone dei nomi: furibondo; fare il coraggioso, il burbero, il carino), alle quali non corrispondono entrate lessicali verbali, tanto che [-mento] abbattere abbattimento queste forme predicative possono essere considerate verbi abbellire abbellimento composti. abbinare abbinamento È particolarmente significativo il fatto che, essendo i [‡] accordare accordo paradigmi derivativi talvolta anche molto estesi, fino a arrestare arresto includere più di un nome e aggettivi, tutti gli elementi non confiscare confisca verbali mantengano il loro carattere predicativo e possano, [-zione] associare associazione dunque, dare luogo a parafrasi con Vsup: consolare consolazione consentire/dare il consenso/essere consenziente focalizzato l’attenzione della ricerca linguistica su fenomeni in qualche modo considerati, tradizionalmente, marginali e poco sistematici, quali le cosiddette “locuzioni” e le collocazioni.

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3. La costruzione Vsup + N actionis prototipiche del verbo e del nome si collocano ai due È particolarmente produttivo il paradigma derivativo estremi di un continuum di proprietà, dalle quali derivano del tipo aggredire/aggressore/aggressione, amalgamare, la loro prototipicità. amalgamatrice, amalgama, costituito cioè da V, nomen agentis, nomen actionis: N V [+delimitato] [-delimitato] (10) a. Max amministra il condominio. [+discreto] [-discreto] b. Max fa/tiene l’amministrazione del condominio. [-additivo] [+additivo] c. Max è l’amministratore del condominio. [-dinamico] [+dinamico] Prototipicamente, il nome rappresenta una certa porzione In questo lavoro mi occuperò unicamente degli enunciati di realtà secondo una prospettiva esterna, che ne delimita di tipo (b), costruiti a partire da nomi come olisticamente i confini: è per questo [+delimitato] e amministrazione, esame, esistenza, stima, cioè dai nomina [+discreto]. Il tratto [-delimitato], d’altra parte, rende actionis, una classe di nominalizzazioni ben individuabile conto del fatto che il verbo prototipico è atelico, dal punto intuitivamente, come è chiaro dalla sua denominazione di vista dei suoi valori azionali. Il nome è [- additivo] nel tradizionale, ma caratterizzabile anche in termini formali. senso che non prevede partizioni interne che mantengano Secondo Castelli (1988) i nomina agentis/instrumenti e le stesse proprietà definitorie dell’intero: elencare le parti i nomina actionis si distinguono per il diverso sintagma di una entità etichettata come nome, ad esempio dell’entità sul quale si fonda la nominalizzazione. libro, equivale, sia sul piano concettuale che sul piano I nomina agentis o instrumenti e i participi passati in linguistico, ad elencare altre entità con proprietà funzione nominale sono nominalizzazioni incentrate su differenti: pagine, frontespizio, copertina. È invece, per SN. Si tratta di nominalizzazioni parafrasabili con una questa ragione, numerabile (cosicché i nomi di massa frase relativa, che modifica un nome poco specificato sono, in questo senso, meno prototipici). Il tratto semanticamente [persona, uomo, colui/colei, ciò], [dinamico], infine, si riferisce alla caratteristica propria cosicché un SN della frase principale è coreferente con il dei verbi di concettualizzare il contenuto di realtà nei SN su cui è incentrata la nominalizzazione; questo fa sì termini di una scansione di frequenza (e, in questo senso, i che le nominalizzazioni incentrate su SN non siano mai verbi stativi sono meno prototipici). ambigue: Nel continuum tra N e V, che prevede diversi gradi di prototipicità tra i due poli, le nominalizzazioni si (11) Ho visto l’uccisore di Mario / colui che ha ucciso collocherebbero a metà strada tra il prototipo verbale e Mario. quello nominale; sono dunque concepite come nomi (12) È stato identificato l’ucciso/ colui che è stato ucciso. strutturalmente non prototipici, rendendo conto in tal (13) Mario è il destinatario della lettera / colui al quale la modo delle numerose caratteristiche verbali che esse lettera è destinata. presentano: la principale, ma non unica, quella di mantenere una struttura argomentale, che rende conto della relazione tra la nominalizzazione e gli eventuali SP I nomen actionis sono, invece, nominalizzazioni incentrate 5 sul predicato; in senso stretto, sono la versione implicita di che la modificano . una frase in cui quel predicato appare come predicato In questo quadro, come si pone il problema della verbale; le nominalizzazioni incentrate sul predicato sono, distinzione tra diversi tipi di nominalizzazione, in dunque, parafrasabili con la corrispondente frase con particolare tra nomina actionis e nomina agentis? predicato verbale: Nel modello di Gaeta, le due classi sono distinte sia per il diverso rapporto con la base onomasiologia, che (11) a. L’aggressione di Maria da parte di Paolo mi ha rappresenta la codifica lessicale primaria del loro nucleo turbato molto. concettuale, sia per il diverso tipo di affissi coinvolti nel b. Paolo ha aggredito Maria e ciò (questo processo. Per la tipologia degli affissi, la distinzione è tra fatto/evento) mi ha turbato molto. affissi invarianti e affissi non invarianti. Per il rapporto tra c. Il fatto che Paolo abbia aggredito Maria mi ha derivato e base onomasiologia, si distinguono tre tipi di turbato molto. processi derivativi: modificazione, trasposizione, mutazione. I nomina agentis sono il risultato di un Gaeta (2002) fonda diversamente e in maniera più processo di mutazione, l’unico che avviene tramite affissi complessa la distinzione sintattico-sematica tra nomina invarianti (ad es. in italiano –aio, -tore: libraio, scrittore). agentis e nomina actionis. Il punto di vista adottato è Si tratta di affissi privi di un valore semantico autonomo, onomasiologico, si interroga, cioè, sui processi funzionali nel senso che assumono il loro significato (morfologici o di altro tipo) che servono nella lingua per contestualmente, a partire, cioè, da quello della base esprimere il medesimo nucleo concettuale. onomsiologica cui si applicano, col risultato della Questa prospettiva appare particolarmente stimolante, costruzione di una nuova parola, indipendentemente dal perché Gaeta (2002) assume, riprendendo in questo una fatto che la categoria grammaticale di appartenenza della vasta letteratura, che la distinzione tra le categorie lessicali parola derivata sia uguale o diversa rispetto a quella della di verbo e di nome debba essere concepita come base onomasiologica. strutturata prototipicamente: in altri termini, le unità lessicali che hanno, rispettivamente, le caratteristiche 5 Già segnalata da Giorgi (1988).

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Modificazione e trasposizione avvengono, invece, di una polirematica o sotto forma di una collocazione. In tramite affissi non invarianti, i quali hanno un autonomo altri termini, riterrò che sia da considerarsi maggiormente valore semantico, che nel processo di derivazione si produttiva una costruzione che il parlante adotta come somma a quello della base onomasiologica. schema sintattico libero, non congelato (al modo in cui Sono non invarianti gli affissi nominali accrescitivi e sono congelate, ad esempio, le forme idiomatiche, figées diminutivi, o quelli per la gradazione aggettivale, coinvolti nell’accezione della scuola di M.Gross). nel processo di modificazione: in affetti, la modificazione In questo senso, la misura della produttività nelle non aggiunge parole nuove al lessico, né comporta costruzioni Vsup + N dipende, in linea di principio, da due cambiamenti nello statuto categoriale della parola derivata fattori. Il primo fattore discriminante è il carattere rispetto alla base. A riprova della loro autonomia effettivamente “leggero” del verbo che funziona da semantica, gli affissi non invarianti possono avere in supporto. Come già si è detto, la “leggerezza” non risiede alcuni contesti un uso come parole autonome: si pensi, nel tanto in uno svuotamento dalle caratteristiche semantiche linguaggio pubblicitario, ad espressioni come una ragazza originarie, quanto nella perdita di valenza sintattica: è issima. questo che, essenzialmente, permette di sostenere che Anche i nomina actionis sono derivati mediante affissi nella costruzione l’elemento nominale funziona da non invarianti, ma la derivazione avviene attraverso un predicato e non fa, invece, parte della struttura diverso processo derivativo: la trasposizione. Si tratta di argomentale del verbo. In questo senso, mentre provocare un processo così chiamato perché opera nel senso della rispetto a fare, ottenere rispetto ad avere, procurare transcategorizzazione: le parole derivate per trasposizione rispetto a dare, possono essere mere varianti in una appartengono ad una categoria grammaticale diversa costruzione a Vsup, pur aggiungendo una specificità rispetto alla base – nel caso, da nomi a verbi o viceversa- semantica, le cose cambiano se esistono forti restrizioni ma il nucleo concettuale rimane il medesimo. sulla possibilità di combinazione fra un certo nome In questo quadro, la distinzione tra nomina actionis e deverbale (ad esempio, abbandono) e il verbo della nomina agentis risiede nella diversa funzione che le due parafrasi nominale. In altri termini, benché esista una forte categorie nominali esercitano: i nomina actionis relazione semantica tra abbandonare e lasciare in “presentano una semantica più astratta, vicina a quella abbandono, tenderei a non considerare quest’ultima propria prototipicanmente della morfologia flessiva, espressione un esempio di costruzione a Vsup, ma la mentre i nomina agentis mostrano una semantica più considererei piuttosto un esempio di collocazione, cioè di concreta (più “denotazionale”), che corrisponde alla linguaggio codificato. funzione denominativa della morfologia derivazionale.” Il secondo fattore di libertà, e dunque produttività, (Gaeta, 2002: 100) della costruzione è l’assenza di restrizioni: restrizioni Per i nomina actionis è primaria la funzione sintattica, relative alla struttura argomentale, nel senso che deve mentre la funzione lessicale è assente: essi non designano essere possibile realizzare gli argomenti previsti dalla base nessuna nuova entità (ibid.: 95). onomasiologica; ma anche assenza di restrizioni sui Ma come si collocano i nomina actionis rispetto alla determinanti dei SN con valore argomentale, nel senso che grammatica? Sono derivati dal lessico per mezzo della le costruzioni a Vsup con SN a determinanti ristretti (ad morfologia o dalla sintassi per mezzo di trasformazioni? esempio, a determinante zero) sono relativamente più Solo per inciso, ricorderemo che Harris (1976) codificate e meno libere. In questo senso avere stima è più parlava, a questo proposito, di relazione trasformazionale, codificato di fare la stima (del valore di un oggetto). con una concezione di trasformazione molto diversa da Con questi criteri, ho avviato lo spoglio delle coppie quella chomskiana: infatti, in senso chomskiano la item verbale- item nominale a partire dai verbi del lessico relazione trasformazionale (e successivamente il fondamentale della lingua italiana censiti dal GRADIT movimento sintattico, move Į ) legava diversi livelli di (Grande Dizionario Italiano dell’Uso). Nel GRADIT sono rappresentazione sintattica, mentre in senso harrisiano è stati selezionati gli items verbali contrassegnati con le una relazione che sussiste tra enunciati della lingua (e le marche FO (vocabolario fondamentale), AU (vocabolario loro strutture sintattiche) invarianti sul piano semantico, di alto uso), AD (vocabolario di alta disponibilità), a cui costruiti a partire dagli stessi elementi semanticamente sono stati aggiunti 103 verbi contrassegnati CO pieni, con una variazione che riguarda gli affissi, siano (vocabolario comune), ma in relazione con essi liberi (Vsup come fare, avere, ecc.) o legati (-zione, nominalizzazioni contrassegnate come FO. Si deve, suffisso Ø come in stima, esame, ecc.). infatti, tener conto che verbo e nome hanno spesso diversa marca d’uso e questo fatto ha, prevedibilmente, delle 4. La dimensione quantitativa conseguenze sulla frequenza maggiore o minore della L’intento di questo lavoro è quello di esaminare parafrasi nominale rispetto alla costruzione con predicato l’estensione di questa relazione parafrastica e le sue verbale. restrizioni, esaminandone le caratteristiche sia sul versante I verbi presi in considerazione sono 1409, degli elementi verbali “candidati” alla funzione di Vsup corrispondenti al 6,35 % del totale dei verbi presenti nel che su quello, lessicale e sintattico, dell’alternanza nella dizionario, così suddivisi: funzione predicativa fra nome e verbo, esemplificata dai nomina actionis. FO 554 Mi interessa, in particolare, verificare la produttività di AD 234 questo tipo di costruzione: per produttività intendo il fatto AU 518 che la costruzione non sia codificata in toto, o sotto forma CO 101 + 2 BU (di basso uso)

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Darò qui conto dei primi risultati dello spoglio dei verbi da considerarsi, come già detto, mere varianti in una FO, che rappresentano il 38,74 % delle tre classi, il 2,46 % classe di Vsup. Diverso è, invece, il caso delle alternaze di del totale dei verbi GRADIT. Vsup che danno conto di differenze relative alla diatesi La percentuale dei verbi FO in corrispondenza con (avere/essere, ma anche fare/avere). È interessante a nominalizzazioni è molto alta: le coppie V –N relate questo proposito il caso di cambiare e delle due morfologicamente sono 493, riguardano cioè l’89,79 % nominalizzazioni ad esso collegate, rispettivamente del lessico verbale FO. cambio e cambiamento. Con cambiamento è possibile costituire parafrasi con due classi di Vsup, che hanno Ripartizione della lista per affissi: diversi riscontri sulla diatesi della costruzione: da un lato -zione 153 (28; 18,30%) avere/subire, d’altro lato fare/provocare. Con cambio il -mento 97 (45; 46,39%) senso del verbo è invece concreto, il Vsup è fare e la -anza/-enza 33 (6; 18,18%) perifrasi nominale mantiene il carattere simmetrico della -turo/-tura/-udine 31 (10; 32,25%) costruzione verbale. -ata/-uta 75 (28; 37,33%) Altro esempio di differenza di diatesi dipendente dal suffisso Ø 220 (62; 28,18%) Vsup usato è con pesare/peso: aver peso/dare un peso. D’altra parte, sono numerosi i verbi che presentano, Spesso al verbo corrisponde più di una nominalizzazione oltre alla forma attiva, una forma media: i questi casi, la possibile: a fianco tra parentesi il numero di parafrasi nominale è possibile sia per l’uso attivo che per nominalizzazioni multiple e il valore percentuale rispetto l’uso medio ed è realizzata mediante diversi Vsup, come è al numero degli items con quell’affisso. il caso di appoggiare/appoggiarsi e appoggio (Vsup L’analisi del comportamento delle nominalizzazioni avere vs dare, ma solo nell’uso traslato del verbo), di multiple presenta una casistica piuttosto interessante di assomigliare/assomigliarsi e somiglianza (Vsup avere vs fenomeni. esserci), di dirigere/dirigersi e direzione (Vsup dare vs Innanzitutto, le nominalizzazioni multiple si avere/prendere), solo per dare alcuni esempi. riscontrano, nella stragande maggioranza dei casi, quando il nome è contrassegnato da una marca d’uso diversa 5. Questioni aperte rispetto al verbo; nella classe dei verbi FO sono dunque Questo lavoro non è una trattazione esaustiva piuttosto rare quando anche il nome è contrassegnato dalla dell’argomento, neppure nel senso di presentarne una marca d’uso FO. Il dato più interessante, comunque, è che panoramica sistematica. Ha piuttosto lo scopo di le nominalizzazioni multiple hanno in generale diversa esplorare, qua e là, un possibile terreno di ricerca, che per datazione e realizzano gamme semantiche particolari di certi versi fin qui è stato oggetto di analisi differenziate, verbi che nell’evoluzione della lingua sono divenuti ma mai -che io sappia- esaminato come le diverse polisemici. È il caso di coppie nominali corrispondenti manifestazioni di uno stesso fenomeno, ovvero le diverse l’una all’uso concreto, l’altra all’uso traslato di una stessa possibilità di concettualizzazione della realtà lungo il base onomasiologica, come scioglimento/soluzione continuum descritto da Gaeta (2002). rispetto a sciogliere o sollevamento/sollevazione rispetto a Un esame esteso del lessico, che assuma come punto sollevare: il Vsup è il medesimo, cioè fare/operare, ma di partenza le parafrasi nominali di predicati verbali può solo soluzione e sollevamento corrispondono all’uso essere interessante in una lingua come l’italiano, in cui le concreto del verbo. È appena il caso di notare che è qui la due categorie di nome e verbo sono ben distinte sia sul datazione a rendere conto della differenza, non il suffisso piano morfologico che per le configurazioni sintattiche cui derivativo. danno luogo. Può, infatti, essere suscettibile di Spesso, nel caso di nominalizzazioni multiple la applicazioni in sede diacronica, sia con riferimento alla parafrasi nominale è possibile solo con una delle storia della lingua, che con riferimento all’acquisizione nominalizzazioni: in generale, se la polarità semantica è della lingua nella prima infanzia e all’apprendimento della concreto/astratto, la nominalizzazione realizza il lingua come L2. significato concreto, che tende ad essere specializzato nel Come può essere descritto quello che accade nella senso del tecnicismo, come è il caso di risalita: la costruzione di una frase Vsup + N agentis? Sul piano costruzione a Vsup fare la risalita è possibile quasi solo concettuale la nominalizzazione comporta una modifica parlando di salmoni, trote, anguille. della struttura azionale dell’evento nella direzione della Si verifica anche il caso, con nominalizzazioni telicità, allontanandolo dunque dal prototipo verbale, che è multiple, che diversi Vsup siano utilizzati nelle parafrasi a non delimitato e atelico: ad es., come segnalato da Gaeta seconda della nominalizzazione: allargare/fare un (2002), i suffissi -mento e –zione impongono una allargamento/dare un’allargata, quest’ultima espressione “chiusura” all’evento denotato dal predicato; questo ha di significato concreto e di uso colloquiale (come quasi effetto sui predicati continuativi, che diventano risultativi, sempre le nominalizzazioni da participio passato mentre quelli risultativi e trasformativi restano tali. In altre femminile); o ancora, da avviare, dare avvio o fare parole, questi suffissi non invarianti si sommano al l’avviamento. significato della base onomasiologica determinandola nel Una seconda fonte di riflessione riguarda la possibilità senso della telicità: se abbellire, travisare, abbattere sono di diversi Vsup con la stessa nominalizzazione. verbi a carattere non telico, i corrispondenti nomina Come già accennato, i diversi Vsup danno spesso actionis, rispettivamente abbellimento, travisamento, conto di variazioni relative al valore aspettuale della abbattimento rappresentano dei risultati raggiunti; costruzione o al suo valore azionale: in questo senso sono analogamente, i derivati italiani dal participio passato

521 Cristina Piva femminile (lavata, mangiata, nuotata, ecc.), che indicano De Mauro, T. (2000). Grande Dizionario Italiano una singola istanza dell’evento, agiscono sulla base dell’Uso. Torino: UTET. verbale modificando i tratti [-delimitato, -discreto]. Don, J., Roots (2005). Deverbal Nouns and Denominal Ma la parafrasi nominale reintroduce una struttura Verbs, in Booij, G. et al. (a cura di), Morphology and azionale di tipo verbale, le cui caratteristiche dipendono Linguistic Tipology. On-line Proceedings of the Fourth dal Vsup. Inoltre, se la nominalizzazione comporta una Mediterranean Morphology Meeting (MMM4). riduzione della struttura argomentale, che da obbligatoria Bologna, URL: http://morbo.lingue.unibo.it/mmm, pp. diviene opzionale, fino a ridursi quando la 91- 104. nominalizzazione è pienamente lessicalizzata (abitazione, Dressler, W.U. (1985). Morphology. In van Dijk, T.A. (a accettazione, benedizione), la parafrasi con predicato cura di), Handbook of Discourse Analysis, vol.II. nominale la reintroduce in parte. In effetti, se la London: Academic Press. nominalizzazione è pienamente lessicalizzata, riacquista Gaeta, L.(2002). Quando i verbi compaiono come nomi. un pieno valore argomrntale rispetto al verbo, che a sua Un saggio di Morfologia Naturale. Milano: Franco volta ridiviene “pieno”. Angeli. Anche sul piano pragmatico, la perdita di forza Giorgi, A. (1988). La struttura interna dei sintagmi illocutiva caratteristica delle nominalizzazioni, che nominali. In Renzi, L. (a cura di), Grande Grammatica consentono di esprimere un contenuto di realtà senza Italiana di Consultazione, vol. I. Bologna: Il Mulino, prendere posizione su di esso (effetto di backgrounding pp. 273- 314. codificato da Dressler, 1985, ma già segnalato da Giry-Schneider, J. (1987). Les prédicats nominaux en Dardano, 1978) viene attenuata nella parafrasi nominale. français. Les phrases simples à verbe support. La parafrasi delinea, dunque, un ritorno alla struttura Genève/Paris: Droz. verbale, il cui unico “valore aggiunto” sembra essere Giry-Schneider, J. (1991). L’article zéro dans le lexique- rappresentato proprio dall’apporto del Vsup nella grammaire des noms prédicatifs. Langages, 102, pp. definizione della struttura azionale dell’evento e della 23-35. configurazione sintattica del predicato. Il dato più Gross, G. (1996). Les expressions figées en français. importante mi sembra, infatti, la reintroduzione Noms composés et autres locutions. Gap/Paris: Ophrys. dell’argomento esterno. Gross, M. (1975). Méthodes en syntaxe. Paris: Hermann. La conseguenza, ritengo, dovrebbe essere quella di una Gross, M. (1981). Les bases empiriques de la notion de profonda revisione dello statuto teorico del concetto di prédicat sémantique. Langages, 63, pp. 7-52. Vsup. Innanzitutto, la classe dei verbi considerati come Harris, Z. (1973). Les deux systèmes de la grammaire: Vsup dovrebbe essere, per così dire, prosciugata, ponendo prédicat et paraphrase. Langages, 29, pp. 55-82. confini precisi tra il concetto di verbo supporto e il Harris, Z. (1976). Notes du Cours de Syntaxe. Paris: Le concetto di collocazione, quando non di elemento che Seuil. partecipa di una forma polirematica. La Fauci, N. (1979). Costruzioni con verbo operatore in Questo processo di riduzione della classe, è parallelo testi italiani antichi. Esplorazioni sintattiche. Pisa: al riconoscimento del fatto che, se il Vsup è Giardini. effettivamente un verbo che perde i propri tratti La Fauci, N. (1997). Sulla struttura proposizionale delle semantico-sintattici (cioè, non apporta una struttura costruzioni con nome predicativo e verbo supporto. In argomentale aggiuntiva a quella del predicato nominale), Ambrosini, R. et al.(eds.), Scritti in memoria di Enrico d’altro canto funziona nella frase come un operatore, che Campanile. Pisa: Pacini, pp. 467-490. apporta informazioni di tipo sintattico. La Fauci, N. (2000). Forme romanze della funzione Queste riguardano, in particolare, il cosiddetto predicativa: teorie, testi, tassonomie. Pisa: ETS. “argomento esterno”, cioè il soggetto della frase, che Marini, E. (2003). Tipologia delle costruzioni a verbo riceve dall’operatore Vsup un ruolo tematico, venendo in supporto ad “articolo zero” in italiano antico e certo modo promosso. D’altro lato, riguardano la moderno. In N. Maraschio e T. Poggi Salani (a cura di), configurazione complessiva della frase. Questo riguarda, Italia linguistica anno mille. Italia linguistica anno in particolare, la perdita della caratteristiche sintattiche duemila. Atti del XXXIV Congresso della Società di dell’inaccusatività, che avviene con alcuni verbi ergativi Linguistica Italiana. Roma: Bulzoni, pp. 259- 272. di forma riflessiva: tipicamente, un verbo come Mastrofini, R. (2004). Classi di costruzioni a verbo accumulare/accumularsi mostra nella parafrasi con supporto in Italiano: implicazioni semantico-sintattiche nominalizzazione un riacquisto di forza illocutiva, che nel paradigma V+N. Studi italiani di linguistica teorica corrisponde alla “promozione” del soggetto. e applicata, 33, 3, pp. 371-398. Mirto, I.M. (1990). Nouns as Auxiliated Predicates. In 6. Riferimenti Dziwirek, K. et al. (eds.), Grammatical Relations: a Alsina, A., Bresnan, J. e Sells, P. (a cura di) (1997). Cross-theoretical Perspective. Stanford: CSLI, pp. Complex Predicates. Stanford: CSLI. 279-303. Castelli, M. (1988). La nominalizzazione. In L. Renzi (a cura di), Grande Grammatica Italiana di Consultazione, vol. I. Bologna: il Mulino, pp. 333- 56. Dardano, M. (1978). La formazione delle parole nell’italiano di oggi. Primi materiali e proposte. Roma: Bulzoni.

522 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 523-530

Il ruolo del lessico nella subordinazione gerundiva di alcuni testi siciliani del XIV secolo

Simona Valente

Università di Napoli Federico II

Abstract Questo studio è dedicato all’analisi di alcune proprietà lessicali esibite dai gerundi attestati in un campione di testi siciliani del XIV secolo. Analogamente a quanto riscontrato in altre varietà romanze antiche, il predicato delle proposizioni gerundive occorrenti nel campione di riferimento presenta in modo preferenziale lessemi verbali ascrivibili ad alcuni gruppi lessicali. In particolare, si sono dimostrati specialmente frequenti i gerundi di verbi di movimento, di verbi di percezione, di verbi che denotano volontà, opinione ed altre attività psichiche, di verbi di dire e di verbi locativo-esistenziali. Oltre che a ragioni sintattiche delle quali non ci si è occupati in questa sede, la prevalenza di tali tipi lessemi pare legata a motivi di carattere funzionale e stilistico. Spesso infatti, i gerundi di verbi attribuibili ai gruppi appena menzionati tendono ad occorrere in costruzioni dotate di un certo grado di fissità formale. Talvolta inoltre queste costruzioni svolgono precise funzioni di carattere testuale. Nel presente contributo, per esemplificare il carattere ricorrente di alcune costruzioni e di alcune funzioni ad esse associate, sono esaminate in dettaglio le strutture relative a due dei gruppi indicati in precedenza: i verbi di dire e i verbi locativo-esistenziali.

1. Introduzione lessico disseminati negli studi dedicati al gerundio Come è noto, l’ampio utilizzo di frasi gerundive romanzo antico consentono tuttavia di cogliere alcune costituisce un tratto caratterizzante della sintassi del tendenze, che sembrano accomunare l’area romanza. Sulla periodo di testi romanzi antichi. Studi classici quali Segre base della bibliografia, sembra innanzitutto possibile dedurre la particolare frequenza di gerundi di verbi di (1963) e Brambilla Ageno (1964) e lavori recenti tra cui 2 3 4 Egerland (1999) e Marra (2003) hanno infatti mostrato movimento , di verba dicendi e di verbi di percezione . che tale tipo di costruzioni concorre in modo decisivo alla Accanto a questi gruppi, paiono dotati di un carattere ricorrente gerundi quali gli italiani considerando, formazione di strutture periodali peculiari di varietà 5 romanze trecentesche e quattrocentesche. Nonostante pensando, credendo e sapendo . Già prima del XIII secolo, tali tipi di forme verbali appaiono notevolmente dunque il ruolo centrale rivestito dalle gerundive 6 nell’edificazione dell’architettura testuale antica sia stato diffusi anche in spagnolo . In modo asistematico, si trova da tempo riconosciuto, restano ancora aperte molte segnalata inoltre nella bibliografia l’occorrenza non questioni relative alla composizione interfrastica e sporadica di gerundi di verbi che potremmo definire con intrafrastica di questo tipo di proposizioni. una terminologia moderna “locativo-esistenziali”. Nella Il presente studio è un contributo all’approfondimento di un aspetto presumibilmente centrale per la comprensione della struttura interna, dello status e delle 2La frequenza dei gerundi riconducibili a questo gruppo è ad funzioni delle gerundive di epoca antica. Si analizzeranno esempio sottolineata come una caratteristica ricorrente nelle infatti alcune proprietà lessicali dei predicati delle frasi al lingue romanze già in Garner (1887-1889). Per l’italiano la gerundio. Tale argomento sarà affrontato sulla base di un frequenza di gerundi di verbi di movimento è, tra gli altri, segnalata da Herczeg (1949: 37) nella prosa di Boccaccio. campione di testi siciliani del XIV secolo su cui si tornerà 3 tra poco. Nel corso del lavoro, si metterà in primo luogo in In un’ottica comparativa, Lyer (1934: 88-99) indica la classe evidenza che i predicati delle proposizioni al gerundio dei verba dicendi tra quelle a cui è possibile ricondurre un’ampia serie delle gerundive da lui studiate. Per l’italiano, la particolare riscontrate nel corpus di riferimento tendono a presentare frequenza di gerundi di verbi di dire è menzionata da Škerlj verbi ascrivibili ad alcuni gruppi lessicali. In secondo (1926: 118) e Brambilla Ageno (1978: 299). Per lo spagnolo, tali luogo, si mostrerà che tale occorrenza preferenziale è in lessemi sono identificati come preferenziali per realizzare i parte connessa a ragioni funzionali e stilistiche. Queste predicati di proposizioni gerundive da Lyer (1932: 5) e Muñío ultime sembrano interagire, secondo dinamiche Valverde (1995: 21 e passim). complesse, con fattori di natura propriamente sintattica dei 4 Per lo spagnolo la speciale frequenza di gerundi di verbi di quali non ci si occupa in questa sede1. percezione è sottolineata da Lyer (1932: 5) e Muñío Valverde Lo speciale rapporto che nelle lingue romanze antiche (1995: 21, 35 e passim). Per l’italiano, questo gruppo di lessemi sembra legare il gerundio ad alcuni tipi di lessemi verbali è ad esempio identificato come preferenziale da Herczeg (1949: si trova talvolta sottolineato nella romanistica, in 37). Anche la bibliografia francese, tra cui Stimming (1910) e particolare in alcune analisi della prima parte del ’900. Buridant (2000), segnala l’alta frequenza, già nel XII secolo, di Nella letteratura più e meno recente tuttavia, le costruzioni gerundive il cui predicato è costituito dai verbi oïr ‘udire’ e veoir ‘vedere’. osservazioni sul rapporto tra gerundio e lessico, quando 5 sono presenti, appaiono per lo più occasionali e non Si vedano Lyer (1934: 110), Škerlj (1926: 142-144), Brambilla tentano di comporsi in quadri complessivi. I riferimenti al Ageno (1978: 301). Anche nella prosa di Boccaccio, Herczeg (1949: 38-39) mette in luce la assiduità di gerundi di “verbi che indicano una considerazione logica (o un sentimento) fungenti 1Questo studio costituisce una parte di un più ampio lavoro di da moventi dell’azione principale” e, in particolare, credere, prossima pubblicazione dedicato alla sintassi del gerundio e del conoscere, considerare e dubitare,etc. participio passato nel siciliano antico. In tale lavoro, sono trattati 6 Si confronti ad esempio Lyer (1934: 110). Anche Muñío sia gli aspetti sintattici sia quelli stilistici che paiono Valverde (1995: 21 e passim) sottolinea la frequenza di gerundi caratterizzare le proposizioni gerundive e participiali rilevate. di verbi di entendimiento.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Simona Valente prosa di Boccaccio, Herczeg (1949: 37) rileva ad esempio Si sottolinea che queste opere sono ascrivibili a la assiduità di gerundi che denotano l’«essere in qualche tipologie diverse. Seppure con varie ed importanti luogo o in qualche modo», come essere, stare e differenze, La istoria di Eneas, La conquesta di Sichilia e dimorare7. In testi romanzi medievali, Lyer (1934: 98-99) il Valeriu Maximu sono testi dotati di un carattere più osserva anche la speciale frequenza di gerundi che spiccatamente narrativo. La istoria di Eneas, traduzione esprimono un «mouvement de l’âme»8, come ‘ridere’, del noto volgarizzamento toscano dell’Eneide di Andrea ‘piangere’, ‘sospirare’. Similmente per l’italiano antico, Lancia, è infatti un’opera propriamente narrativa. La Škerlj (1926: 119-122) mette in evidenza che alcuni verbi conquesta di Sichilia costituisce invece il volgarizzamento al gerundio tra cui quelli appena citati risultano a tal punto di una parte del De rebus gestis di Goffredo Malaterra ed frequenti, da assumere un carattere formulaico9. è pertanto un’opera storiografica. Com’è noto però, in Come si è anticipato, la presente analisi delle proprietà epoca medievale questo genere di testo si presenta vicino lessicali del gerundio è basata sullo spoglio parziale di un ad un’opera narrativa. Il Valeriu Maximu, campione di testi siciliani del XIV10. Tali testi sono volgarizzamento dei latini Factorum et dictorum indicati di seguito: memorabilium libri, è infine una collezione di exempla. Gli ultimi tre testi citati nell’elenco riportato sopra non ƒ La istoria di Eneas vulgarizata per Angilu di Capua, non sono ascrivibili al genere narrativo. La Sposizione del a cura di G. Folena, Palermo, Centro di Studi Vangelo secondo Matteo è una trattazione originale di Filologici e Linguistici Siciliani, 1956. carattere didascalico. I volumi Regole, costituzioni, ƒ La conquesta di Sichilia fatta per li normandi confessionali e rituali e Testi d’archivio del Trecento translatata per frati Simuni da Lentini, a cura di G. raccolgono invece testi di carattere documentario. Il primo Rossi-Taibbi, Palermo, Centro di Studi Filologici e di essi riunisce infatti documenti in volgare riguardanti la Linguistici Siciliani, 1954. vita religiosa siciliana del XIV e XV secolo, mentre il ƒ Valeriu Maximu translatatu in vulgar messinisi per secondo contiene una serie di carte di varia natura, tra cui Accursu da Cremona, a cura di F. Ugolini, Palermo, gabelle, calmieri, capitoli, giuramenti, ordinanze, lettere Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, pubbliche e lettere private12. 1967. ƒ Sposizione del Vangelo della Passione secondo 2. Gerundio, lessico e variazione Matteo, a cura di P. Palumbo, Palermo, Centro di intertestuale nel campione siciliano Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1954. L’analisi del lessico dei predicati delle propozioni al ƒ Testi d’archivio del Trecento, a cura di G. M. Rinaldi, gerundio attestate nel campione siciliano selezionato per Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici questa indagine ha mostrato significative analogie con Siciliani, 2005. quanto è stato notato in altre varietà romanze antiche e ƒ Regole, costituzioni, confessionali e rituali, a cura di sintetizzato in modo inevitabilmente sommario nel F. Branciforti, G.M. Rinaldi. Palermo, Centro di Studi 11 paragrafo precedente. Filologici e Linguistici Siciliani, 1953 . I gerundi presenti nel corpus paiono riferirsi preferenzialmente ad alcuni verbi. Questi ultimi sembrano 7 Per la frequenza del verbo estar nelle costruzioni gerundive riconducibili ai gruppi lessicali indicati nella prima attestate nello spagnolo antico, si confronti ad esempio Muñío colonna della Tab. 1. Si possono attribuire infatti a tali Valverde (1995: 34-35 e passim). gruppi il 60% delle frasi al gerundio occorrenti nei testi 8 Lyer (1932: 4) ne documenta in particolare l’occorrenza nel esaminati. Poema del Cid. Per l’attestazione di gerundi di questi verbi in italiano antico, si confronti ad esempio Brambilla Ageno (1978). Gruppo lessicale n° di % occorrenze 9 In modo parzialmente simile, Herczeg (1949: 39) rileva la occorrenze totali frequenza di gerundi di verbi come spingere, incitare e muovere Verbi di volontà, conoscenza 193 14.5 accompagnati da nomi che dentotano “fattori spirituali”, come e altre attività psichiche umore, pietà, paura e fede. Sull’uso di simili espressioni nella Verbi di movimento 184 13.9 lingua di Dante, si veda invece Brambilla Ageno (1978: 297). Verbi di percezione 174 13.8 10 In particolare, sono state sottoposte a spoglio circa 100 pagine Verbi locativo-esistenziali 112 8.4 delle prime tre opere indicate nell’elenco. Per gli ultimi tre testi, la frequenza sensibilmente ridotta delle gerundive in confronto ai Verbi di dire 92 6.9 primi tre testi ha reso necessario lo spoglio di sezioni più ampie. Verbi psicologici 42 3.1 Sulla differente frequenza del gerundio in opere narrative e non Tabella 1: gruppi lessicali preferenziali dei gerundi narrative si confronti la nota 14. 11 rilevati. Nelle citazioni di brani, questi testi sono abbreviati come segue: E = La istoria di Eneas, CQ = La conquesta di Sichilia VM = Valeriu Maximu, SP = Sposizione del Vangelo della passione secondo Matteo, TA = Testi d’archivio del Trecento, 12 Sui testi del campione selezionato si confrontino in generale RC = Regole, costituzioni, confessionali e rituali. Dopo la sigla Bruni (1980), De Blasi e Varvaro (1987) e Mattesini (1993). indicante il testo, si trovano segnalati con caratteri numerici il Sulle singole opere che compongono il corpus si vedano invece capitolo o libro, la pagina e il capoverso in cui sono contenuti i Branciforti (1953), Folena (1956), Rinaldi (2005), Rossi-Taibbi brevi passi riportati. (1954), Ugolini (1953) e (1967).

524 Il ruolo del lessico nella subordinazione gerundiva di alcuni testi siciliani

I dati riportati nella tabella mostrano che sono attestati La tabella mostra innanzitutto che tali frasi sono state con maggiore assiduità gerundi ascrivibili ai gruppi rilevate in modo non sporadico in tutte le opere del lessicali citati dalla bibliografia romanistica richiamata in corpus. Emergono tuttavia con chiarezza alcune differenze § 1. Sono risultati infatti più frequenti i gerundi di verbi di frequenza. Le gerundive con verba dicendi sono che denotano volontà, conoscenza ed altre attività specialmente numerose nell’Eneas, in cui si concentra psichiche, di verbi di movimento e di verbi di percezione. quasi il 30% delle occorrenze. In misura minore, tali frasi La rilevanza di questi tre gruppi è evidente dal fatto che è sono attestate nel Valeriu Maximu e nella Conquesta, che plausibile ricondurre ad essi oltre il 40% dei gerundi contengono rispettivamente il 19.8% e il 17.6% dei casi rilevati nel complesso del corpus. Rispetto agli insiemi complessivi. I testi non narrativi del corpus presentano un appena menzionati, appaiono dotati di una frequenza numero di attestazioni sensibilmente ridotto rispetto a inferiore ma degna tuttavia di considerazione i gerundi di quello riscontrato nell’Eneas ma non di molto inferiore, a verbi locativo-esistenziali e di verbi di dire. Sembra quello osservato nel Valeriu Maximu e nella Conquesta. invece meno ragguardevole, per quanto non sporadica, La differenza di frequenza considerevole ma non l’occorrenza di gerundi di verbi psicologici. massiccia tra testi narrativi e testi non narrativi è di un All’interno dei gruppi indicati nella Tab. 1, è possibile certo interesse poiché i testi non narrativi presentano osservare talvolta una pronunciata concentrazione globalmente un numero di gerundive di gran lunga lessicale che conferma la crucialità del “fattore lessicale” inferiore a quello notato in testi narrativi14. per lo studio del gerundio antico. Nell’ambito dei verbi che denotano volontà, conoscenza ed altre attività Testo n° di occorrenze % psichiche è risultato ad esempio largamente maggioritario La istoria di Eneas 27 29.6 il verbo volere. Il gerundio di tale lessema costituisce il Conquesta di Sichilia 17 17.6 40% circa delle attestazioni incluse nel gruppo. Quasi la Valeriu Maximu 18 19.8 totalità delle occorrenze di gerundi di verbi di percezione Sposizione 12 13.2 riguarda i lessemi vedere ed udire, con una forte Regole, costituzioni… 8 8.8 prevalenza del primo di essi. In modo più prevedibile, Testi d’archivio 10 11 quasi la totalità dei lessemi di dire riguarda il generico dire e quasi la totalità dei lessemi locativo-esistenziali Tabella 2: gerundi di verbi di verba dicendi nei diversi concerne i verbi essere e stare. testi del corpus. Nei testi oggetto di analisi, gli orientamenti riscontrati in ambito lessicale sono presumibilmente legati alla Nella Tab. 3 è riportata la suddivisione delle concomitanza e all’interazione di fattori di natura sintattica, quali le proprietà di reggenza dei lessemi, e di occorrenze di gerundi di verbi locativo-esistenziali nei fattori di carattere stilistico, testuale e funzionale. Oltre diversi testi del campione. La tabella consente di osservare che tali gerundive si distribuiscono in modo diverso da che per ragioni sintattiche delle quali non ci si occupa in questa sede, alcuni tipi di gerundio sembrano occorrere quelle del gruppo precedentemente esaminato. Spicca infatti con una speciale frequenza perché costituiscono il soprattutto la sproporzione osservabile tra il Valeriu Maximu e gli altri testi del campione Le attestazioni predicato di costruzioni dotate di un certo grado di fissità formale e, talvolta, funzionale. In alcuni casi, tali documentate nel volgarizzamento di Accursu da Cremona costruzioni sono osservabili, seppure una certa differenza costituiscono infatti il 44.6% delle gerundive di questo gruppo. Il numero di occorrenze riscontrato nell’Eneas, di frequenza, in tutti i testi del corpus, talvolta invece si concentrano all’interno di una tipologia testuale o di un nella Conquesta e nei Testi d’archivio suggerisce invece testo in particolare. in questi testi un uso non occasionale, anche se non ampio al pari del Valeriu Maximu, delle gerundive costruite con In questo contributo, per esemplificare il carattere ricorrente di alcune costruzioni e delle funzioni ad esse lessemi locativo-esistenziali. associate, saranno esaminate in dettaglio strutture relative a due dei gruppi menzionati in precedenza: i verbi di dire Testo n° di occorrenze % e i verbi locativo-esistenziali. Si noterà preliminarmente La istoria di Eneas 20 18.2 come le occorrenze dei gerundi di tali tipi di verbi si La conquesta di 16 14.6 distribuiscono tra i testi del corpus. Si analizzeranno poi Sichilia alcune costruzioni ricorrenti e alcune funzioni associate ai Valeriu Maximu 49 44.6 gerundi di questi verbi13. Sposizione 6 5.4 Nella Tab. 2 è sintetizzata la distribuzione delle Regole, costituzioni… 6 5.4 gerundive costruite con verbi di dire nei testi considerati. Testi d’archivio 13 11.8

13 Tabella 3: gerundi costruite con verbi locativo-esistenziali Con speciale riferimento a La istoria di Eneas e alla nei diversi testi del corpus. Conquesta di Sichilia, le costruzioni ricorrenti e le funzioni di gerundi ascrivibili ad altri gruppi lessicali, in particolare ai verbi di percezione, sono state analizzate in un articolo in corso di 14 La associazione del gerundio con il genere narrativo osservata stampa per il Bollettino del Centro di Studi Filologici e nel campione selezionato è stata affrontata nell’articolo Linguistici Siciliani. menzionato nella nota precedente.

525 Simona Valente

3. Gruppi lessicali e funzioni testuali intrafrastico inoltre, queste gerundive esibiscono in qualità Come si è anticipato, la particolare frequenza di di predicato sempre il verbo dire e sono inoltre gerundive con verbi di dire e con verbi locativo- contrassegnate da una struttura sintattica molto semplice. esistenziali sembra in parte collegata al fatto che tali frasi In nessuno dei brani citati infatti, la frase gerundiva ha un occorrano in costruzioni dotate di un certo grado di fissità soggetto espresso e include modificatori. Seppure in un e svolgano precise funzioni testuali. In § 3.1. saranno numero di passi inferiore rispetto a quanto si è notato esaminate alcune strutture caratteristiche ed alcune nell’Eneas, anche nella Conquesta di Sichilia, sono attestate frasi gerundive costruite con il verbo dire, che funzioni testuali tipiche dei gerundi di verba dicendi 18 attestati nel campione di riferimento. In § 3.2. sarà invece espletano la funzione di formula di citazione e sono osservato un uso particolare delle gerundive con lessemi dotate di caratteristiche formali analoghe a quelle locativo-esistenziali riscontrato nel Valeriu Maximu. sottolineate poco sopra. Alcuni segmenti di testo tratti dalla Conquesta che comprendono questo tipo di 3.1. Costruzioni con i verba dicendi proposizioni sono riportati in (6)-(8). Le gerundive con verba dicendi rilevate nell’Eneas, 15 (6) La citella, comu tennira et delicata, non potti pluy testo in cui si concentra il più alto numero di occorrenze , fugiri, et lu frati, videndu zo, illu prindi lu so cultellu et sembrano confermare l’ipotesi fin qui delineata. In quasi cum grandi lacrimi si l'auchisi dichenduli: «…» (CQ, la metà delle attestazioni tratte da questo VIII, 34, 3-6) volgarizzamento16, il gerundio del verbo dire è impiegato per introdurre un discorso diretto. In tali casi, (7) Et zo fachendu, et illi sì mandaru unu missu a lu conti esemplificati in (1)-(4), la funzione del gerundio coincide Rugeri dichendu chisti paroli: «…» (CQ, XIX, 86, 13-14) dunque con quella di una formula di citazione. In un solo passo, riportato in (5), il gerundio del verbum dicendi 17 (8) In la secunda lu Conti et Ursellu, videndu li loru essiri introduce invece un discorso indiretto . timidi per la grandi multitudini di li inimichi, sì li confortavanu dichendu: «…» (CQ, XIII, 60-61, 1-3) (1) Et zo factu, Eneas incumminzau a confortari li soi cumpagnuni cum paroli multi humili et piatusi dichendu: Con una misura superiore rispetto all’Eneas, nella «…» (E, I, 11, 26) Conquesta, le gerundive il cui predicato è costituito da un verbo di dire introducono un discorso indiretto19. Tale uso (2) Ma lu vitranu Ankises cum grandi alligriza livau li è visibile nei passi citati in (9)-(11). occhi in chelu et stisi li mani dichendu: «…» (E, II, 42, 109-110) (9) Quilli di lu castellu mandaru unu missu a lu Conti, significanduli comu eranu fortimenti constritti di li (3) Undi, standu per unu spaciu, et li venti clamavanu li Sarrachini. (CQ, XVIII, 81, 16-18) vili, et eu ià però non mancai ki non spiyassi a lu indivinu Henolu, dichenduli: «…» (E, III, 56, 62) (10) Li Puglisi, non saciati di tanti tradimenti chi havianu fattu, di capu mandaru occultamenti missagi a lu Papa di (4) Et intandu Entellu, richipendu li duni, misi lu so pugnu Ruma, significanduli comu la Pugla si apparteni a la dirictu in menzu li corna di killu vitellu et falu cadiri in Ecclesia di Ruma et li soy predecessuri per raxuni la terra dichendu: «…» (E, V, 90, 38) happiru et possiderula; (CQ, VI, 18, 3-7)

(5) Et cussì la dicta Cassandra discursi per la chitati comu (11) Li Pisani mercatanti, li quali solianu viniri cum loru pacha, gridandu et dichendu ki in nullu modu mictissiru mercancii per guadanguari, richipendu alcuni iniurii di li lu cavallu dintra, et di zo fu ipsa pocu ascultata. (E, II, 32, Palermitani, vulendusi diviniari, cum loru navi sì vinniru 42) in Sichilia in unu portu di la Valli di Demoni et mandaru loru missagiu a lu Conti in Trayna, requirendulu si ipsu Le gerundive presenti nei brani appena citati mostrano vulissi mandari sua genti, per terra, per prindiri Palermu, che le costruzioni utilizzate come formule di citazione chì illi eranu apparichati, per mari, cum loru navili per hanno un carattere piuttosto fissato. Da un punto di vista darichi ayutu, sencza premiu, nè guadangnu, eceptu chi si interfrastico, si nota infatti che, in modo sistematico, il vulianu deviniari di loru iniuria, chi appiru di li gerundio occorre dopo la frase principale a cui si collega e Palermitani. (CQ, XIV, 63, 7-15) precede immediatamente la citazione. Da un punto di vista Come si può notare dai brevi brani riprodotti in (9)- (11), nella Conquesta, quando introducono un discorso 15 Si veda § 2. 16 indiretto, le gerundive con verba dicendi sono attestate in Si tratta di 11 attestazioni. contesti simili. Esse tendono ad occorrere dopo frasi 17 Si osserva che l’utilizzo del gerundio del verbo dire nella funzione di formula di citazione è stata talvolta notata anche in altri testi romanzi medievali. Tale uso è ad esempio segnalato da 18 Nella Conquesta, tale costruzione è stata riscontrata in cinque Brambilla Ageno (1978: 301-302). Si confronti inoltre Lyer casi. (1934: 259). 19 Nella Conquesta, ciò accade in sei passi.

526 Il ruolo del lessico nella subordinazione gerundiva di alcuni testi siciliani principali simili l’una all’altra che denotano l’invio di un (17) Unde lu salvaturi, dichenduli: - Tu lu dichi -, ni messaggio e introducono l’espressione del contenuto di insignau ki per omni circumstancia debita, divimu lu tale messaggio. Nonostante la affinità dell’architettura nostru proximu et lu nostru subditu revocar da mali. (SP, testuale in cui sono inserite, da un punto di vista formale, VI, 91, 1-4) le frasi evidenziate sopra non presentano la fissità di quelle esemplificate in (1)-(4) e in (6)-(8). (18) Et si dubiti, dichendu: - Lu spiritu simul et semel Analogamente a quanto è stato riscontrato nell’Eneas e non poti essiri hiczà visibilimenti, et a Ruma nella Conquesta, anche nel Valeriu Maximu, il gerundio spiritualmenti presenti invisibilimenti, et tu dichi ki lu del verbo dire e, in un caso, del verbo gridare sono corpu di Cristu esti in chelu corporalimenti, visibilimenti, utilizzati in funzione di formula di citazione per introdurre et localimenti, et in l'autaru esti presenti simul et semel un discorso diretto. Rispetto all’Eneas, come nella invisibilimenti: non ài datu bona similitudini -, respondeo: Conquesta, nel volgarizzamento di Accursu da Cremona, (SP, VII, 116, 14-19) questo uso pare più limitato ed è stato notato solo in quattro casi. La scarsa frequenza è, con ogni probabilità, (19) Si Deu fichi lu chelu et lu mundu cumandandu: - connessa con la rarità dei discorsi diretti che, insieme ad Fiat -, Deu fa kistu santu corpu dichendo: - Hoc est enim altri elementi, contraddistingue il Valeriu Maximu e la corpus meum. - Et omni santa opera in kistu sacramentu si Conquesta dall’Eneas. Due esempi tratti dal Valeriu cunfirma, unde kistu sacramentu si sacra dichendu: «…» Maximu sono riportati in (12) e (13)20. (SP, VII, 141, 16-20)

(12) Ca multu svirgugnatamenti Duriuni muntau a la Anche nelle Regole e nei Testi d’archivio, seppure con renghera dicendu quisti paroli: «…» (VM, II, 90, 76-77) una misura di molto inferiore rispetto alle opere menzionate fin qui, il gerundio di verbi di dire è utilizzato (13) E Cassiu, spagnatu di quilla vista, dedi li spalli a lu talvolta per introdurre un discorso diretto o indiretto. Due jnimicu, dicendu in prima intra si medemmi: «…» (VM, esempi tratti dai testi d’archivio sono citati in (20) e (21). I, 44, 162-164) (20) et mostrauli prusuli volti una burza grandi tucta plina Con un parallelismo con quanto si è notato nella di literi sempri dicendu: «…» (TA, 107, 217, 15) Conquesta, nel Valeriu Maximu, in un discreto numero di casi, ovvero in nove attestazioni, esemplificate in (14)- (21) Apre/ssu, Signuri, essendu eu ià culcatu intra lu lettu (16), il gerundio di un verbum dicendi introduce un la pri/ma sira, vinniru dui homini ki fugeru di l’hosti, discorso indiretto. l’unu // di li quali vinni a la fidilitati vostra et l’autru era di killi / nostri di Chifalù prisuni: confirmaru comu dictum (14) Adonca issi foru dananti unu judici qui avia nomu est / da supra et iunsiru comu li capitanei di la hosti Attiliu Calatinu: dananti lu quali Valeriu prupossi in fi/chiru parlari a·ffidanza adimandandu ki lu no/bili quista maynera, dicendu que lu consulu in quilla battalya Berarduni di Anglora loru permittissi prindiri // li loru era statu a la lettèra zoppu et issu avia fattu da lu intuttu lu ocisii et livari di lu fussatu, non perkì eranu / ipsi supra ufficiu di lu imperaduri. (VM, II, 85, 30-34) zo di fugirisindi; (TA, 82, 173, 15-25)

(15) E li sclavi dicendu que nullu homu non ci era Nell’Eneas e nella Conquesta, in un numero di passi trassutu, ancura se pusi a durmiri et incontinenti li apparsi fortemente inferiore a quelli in cui il gerundio di un quillu medemmi. (VM, I, 35, 111-113) verbum dicendi introduce un discorso diretto o indiretto, il gerundio del verbo dire è utilizzato per collegare il (16) E lu Salinaturi eciandeu persecutau a Neruni de discorso diretto e la ripresa della narrazione. In cinque semelyanti sententia, dicendu que issu Nero non era segmenti di testo riscontrati nell’Eneas ed esemplificati in riturnatu puramenti in amuri con sicu. (VM, II, 91, 98- (22)-(24), dopo un discorso diretto, occorre il gerundio 100) composto di dire. Dai brani riportati è agevole osservale la ripetitività della struttura lessicale e sintattica della Nell’ambito delle opere non narrative, l’uso del gerundiva. Oltre a esibire il gerundio composto del gerundio per introdurre un discorso diretto o indiretto è medesimo lessema verbale, quest’ultima presenta risultato ricorrente nella Sposizione. In quest’ultima opera, l’identico complemento diretto pronominale zo, tale funzione è stata osservata infatti in nove casi, ovvero sistematicamente interposto tra l’ausiliare (h)avendu e il quasi nella totalità dei passi in cui è presente il gerundio di participio passato dictu. un verbum dicendi21. Le costruzioni della Sposizione sono esemplificate in (17)-(19). (22) Allura Eolus, havendu zo dictu, dedi cum la virga a la porta undi li venti eranu inchusi et cummandauli ki andassiru et fachissiru zo ki la rigina Iuno li cummandassi. (E, I, 8, 12-13) 20 È forse degna di nota la presenza nella gerundiva di (13) di due modificatori che rendono la frase leggermente diversa da (23) Et avendu zo dictu, la regina calau la fachi intru lu quelle fin qui osservate. 21 Si veda la Tab. 2. scossu stuyandusi li lagrimi di l'ochi. (E, IV, 66, 8)

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(24) Havendu zo dictu Eneas, foru ordinati killi ki immediatamente dopo il SN soggetto. Quattro esempi divianu curriri, di li quali lu primu ki tinni lu locu di lu della costruzione appena delineata sono citati in (28)-(31). curriri fu Niso, lu sicundu fu unu ki avia nomu Salliu, lu terzu fu Eurialu, lu quartu fu unu ki avia nomu (28) In lu quali tempu cussì strittu et cussì gravusu per lu Elimu… (E, V, 88, 23) grandissimu dalmaiu di la republica, et issu Marciu essendu tribunu di li cavaleri era da essiri alusenghatu, Talvolta, sia nell’Eneas sia nella Conquesta, invece ca issu sulu avia bastatu a curregiri lu statu di tutta la del gerundio composto del verbo dire osservato in (22)- citati. (VM, II, 81, 247-250) (24), è attestato con la medesima funzione il gerundio semplice dichendu. Alcuni esempi di queste costruzioni (29) Camillu et Postumiu essendu censuri cumandaru tratti dai due testi sono riportati in (25)-(27). que tutta la munita di quilli qui eranu vivuti fin a la vetraneza senza mulyeri a nomu di pena fussi purtata a lu (25) Et zo dichendu, illa primamenti prisi lu focu et erariu. (VM, II, 88, 17-19) gictaulu a lu navili. (E, V, 93, 53) (30) E chò li cumandau suta certa pena, et issu Postumiu, (26) Et dichendu chisti paroli lu Duca a lu populu, li plui essendu imperaduri, li obediu. (VM, I, 13, 20-23) savii mitigaru la furia di lu populu dichendu: «…» (CQ, XI, 47-48, 22-21) (31) Ca issu, essendu edili et facendu li ioghi di lu cirku in lu templu de Jupiter optimu et maximu, avia misu a (27) Et dichendu chisti paroli, et illà si parsi intru di loru vilyari la nocti unu citellu cu la faci grandi, ki era unu cavaleri luchenti, armatu, a cavallu in unu cavallu iucularu. (VM, I, 17, 4-6) blancu, et una bandera in manu cum armi in cruchi, et apparsi chi illu ississi di la genti di li Normandi. (CQ, La specificazione della carica pubblica ricoperta da un XIII, 61, 9-12) personaggio al momento dell’azione descritta è ovviamente uno stilema della storiografia latina, presente Si sottolinea che, analogamente all’uso del gerundio anche nell’originale del Valeriu Maximu. Per quanto come formula di citazione, anche l’occorrenza di sembrino mancare studi specifici sull’argomento, alcuni gerundive del tipo ‘dicendo questo’, quali quelle presenti sondaggi preliminari24 paiono suggerire che l’uso di in (25)-(27), è stata talvolta notata in altri testi romanzi gerundive del tipo ‘essendo console’ sia piuttosto antichi22. frequente nei volgarizzamenti medievali di opere di epoca classica. Oltre alle costruzioni in cui il soggetto della 3.2. Costruzioni del tipo ‘essendo console’ ed gerundiva è coreferente con quello della sovraordinata, ‘essendo giovane’ nel Valeriu Maximu sono state riscontrate nel Valeriu Maximu gerundive del Come si è indicato in § 2., nel Valeriu Maximu, è stato tipo ‘essendo console’ dotate di un soggetto proprio, rilevato quasi il 45% delle gerundive costruite con verbi diverso da quello della frase principale. In questi casi, la locativo-esistenziali riscontrate nel complesso del corpus. proposizione al gerundio denota il periodo storico in cui si Tale preponderanza è legata soprattutto alla frequente svolge l’episodio narrato. Anche in tale uso, piuttosto attestazione nel volgarizzamento di Accursu da Cremona diffuso nei volgarizzamenti, è evidente l’influenza di uno di gerundive riconducibili a due tipi frasali dotati di un stilema tipico della storiografia latina. Come è noto infatti, carattere fisso, quasi formulaico, che si possono definire nell’ambito di questa tradizione, il ricorso al nome dei ‘essendo console’ e ‘essendo giovane’. Sono infatti da consoli in carica per indicare il periodo storico è molto attribuire a tali tipi oltre la metà delle proposizioni al comune. Alcuni esempi di tale tipo di costruzioni sono gerundio presenti nel Valeriu Maximu il cui predicato è riportati in (32)-(35). rappresentato da un lessema locativo-esistenziale. In poco meno della metà delle occorrenze dei due tipi (32) Di grandi amiraciuni foru quilli signali, li quali menzionati, la gerundiva designa la carica pubblica aviniru in la nostra citati intra li primi moti de li guerri, rivestita dal referente del soggetto della frase essendi consuli Gayu Voluniu et Sulpiciu. (VM, I, 26, sovraordinata. In questi casi, la costruzione è di solito 47-49) realizzata con il verbo essere23 e il predicato verbale è sempre seguito da un elemento che denota una carica (33) Essendu li duy consuli Gay Sulpiciu Bethicoe G. pubblica, ad esempio ‘console’, etc. Il carattere Liciniu Sculuni, una grandissima pestilencia oy interiuri formulaico della costruzione del tipo ‘essendo console’ è mali, ki quasi non si putia suffriri, di dumestica et civili visibile anche dalla posizione del gerundio, situato sempre guerra avia afflitta la nostra citati, e ià era la speranza di li Rumani pluy riposta in alcunu novu cultu di religiuni ca in humanu consilyu. (VM, II, 62, 342-347) 22 La occorrenza sistematica di tale genere di strutture è segnalta ad esempio per l’area ibero-romanza da Lyer (1934: 303) e Muñío Valverde (1995: 49). 24 Sono stati effettuati alcuni controlli sul database testuale 23 In dieci occorrenze, si trova infatti il gerundio di essere e in dell’Opera del Vocabolario Italiano, disponibile sul sito web due il gerundio di stare. http://ovisun198.ovi.cnr.it/italnet/OVI/.

528 Il ruolo del lessico nella subordinazione gerundiva di alcuni testi siciliani

(34) Que fu quillu qui avenni, essendu Paulo consulu? (40) Adonca Cato, standu di tenera etati, percipiu la (VM, I, 22, 33) gravitati di tuta la curti e per sua perseveranza rebuttau li Latini qui vulianu prendiri li rasuni di la nostra citati. (35) Ma lu donu gladiatoriu inprimamenti a Ruma fu datu (VM, III, 99, 37-40) a lu mercatu di li boy, essendu consuli Appiu Claudiu et Fulviu Flaccu; (VM, II, 65, 448-449) Nei due segmenti di testo citati in (41) e (42), come in (36) e (37), le proposizioni del tipo ‘essendo giovane’ In un ristretto numero di passi, tra cui quelli riportati in rappresentano dei predicati secondari riferiti ad un (36) e (37), la gerundiva del tipo ‘essendo console’ elemento della frase sovraordinata diverso dal soggetto26. rappresenta un predicato secondario riferito ad un 25 elemento della frase sovraordinata . (41) A Serviu Tullyu, [qui fu lu sextu rigi di Ruma,] sendu intandu pizzulillu, durmendu, li soy familiari (36) … ma skittu a lu filyu qui era citellu era licitu di vitteru inturnu lu capu sua una flamma resplendenti. (VM, andari ananti lu patri standu consulu. (VM, II, 57, 170- I, 25, 5-7) 171) (42) Ma a Mida, a lu imperiu di lu quali Frigia fu suyetta, (37) Quistu spiritu non amancau eciandeu a la puericia di essendu citellu et durmendu a la naka, li formiki li Catuni, ca, cun chò sia cosa que issu se nutricassi in casa congregaru cochi di granu in buca e li parenti soy di Marcu Drusiu, sou cianu de mamma, et certi homini incirkandu que signali era quistu, li aguriri li rispusiru latini fussiru vinuti ad issu, essendu tribunu, per que: «…» (VM, I, 31, 220-223) adimandari la citati, issu Cato, pregatu da Pompeyu principi de li Latini et hustulanu de Drusiu que issu 4. Conclusioni ayutassi li soy compagnuni latini ananti sou ciu, issu Cato rispusi cu constanti vultu que issu no ndi faria nenti; (VM, Il lessico sembra costituire un elemento cruciale per la III, 99, 22-29) comprensione dello statuto sintattico e stilistico delle proposizioni gerundive di epoca antica. Le gerundive ascrivibili al tipo ‘essendo giovane’, Nell’analisi effettuata sui testi siciliani del campione di esemplificate in (38)-(40), sono molto simili a quelle del riferimento, si è notato in primo luogo che le proposizioni tipo ‘essendo console’ appena descritte. al gerundio tendono a presentare in qualità di predicato Si tratta di frasi costruite con il gerundio del verbo verbi riconducibili ad alcuni gruppi lessicali: verbi di essere e, talvolta, del verbo stare e con un elemento, di movimento, verbi di percezione, verbi che denotano solito un aggettivo, che indica l’età del soggetto a cui il volontà, conoscenza ed altre attività psichiche, verbi di gerundio si riferisce. Curiosamente, in tutti i casi, l’età dire, verbi locativo-esistenziali. denotata da tale elemento è sempre l’infanzia o Il quadro sul lessico del gerundio che emerge l’adolescenza. In (38) e (39), è attestata la frase piuttosto dall’analisi del corpus siciliano presenta dunque notevoli frequente essendu (…) citellu; in (39) occorre inoltre la punti di contatto con la situazione che emerge da altri proposizione essendu juvini e in (40) è documentata la studi sul gerundio romanzo antico. Oltre che a ragioni gerundiva standu di tenera etati. Dagli esempi si nota che, sintattiche che in questa sede non sono state affrontate, la come si è già osservato nelle gerundive del tipo ‘essendo concentrazione di gerundi ascrivibili ai gruppi menzionati console’, anche in questo gruppo di casi, il gerundio tende pare legata a ragioni di tipo funzionale e stilistico. Il a seguire immediatamente il nome a cui si riferisce. gerundio è infatti spesso attestato in costruzioni ricorrenti, dotate di un grado variabile di fissità formale, a cui sono (38) Emiliu Leppidu essendu intandu citellu, andandu a talvolta associate precise funzioni testuali. In alcuni casi, la batalya, aucisi lu inimicu et servau lu citadinu. (VM, queste costruzioni paiono comuni a diversi tipi di testo, in III, 98, 6-7) altri, esse paiono invece contribuire a caratterizzare testi ascrivibili a determinate tipologie. (39) Ca per certu tu, Postumiu dittaturi, cumandasti que Aulu Postumiu, lu quali tu avivi ingendratu per succediri a ti et a li cosi tuy et lu quali tu avivi nutricatu intra di lu to 5. Riferimenti scossu et lu quali, essendu citellu, tu lu avivi amagistratu Testi: di literatura et, essendu juvini, tu lu avivi instruttu in La Istoria di Eneas vulgarizata per Angilu di Capua, a factu d'armi, santu forti et amativu di ti insemblamenti et cura di G. Folena. Palermo, Centro di Studi Filologici e di la patria, però ca, non per to cumandamentu, ma per sua Linguistici Siciliani, 1956. vuluntati propria, issutu di la skera avia sconfittu lu La Conquesta di Sichilia fatta per li normandi translatata inimicu, tu dicu, cumandasti que issu fussi firutu di la per frati Simuni da Lentini, a cura di G. Rossi-Taibbi. assuna... (VM, II, 76-77, 84-96) Palermo, Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, 1954. 25 Per simili costruzioni in area romanza si confrontino, tra gli altri, Muñío Valverde (1995: 40-43), Corti (1953: 342-343) e 26 In (42) ma non in (41), tale costituente è ripreso da un Herczeg (1949: 40-41). pronome clitico nella frase sovraordinata.

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530 LESSICO E STRUTTURE TESTUALI

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 533-538

“Ricarica clima” Accorciamenti nella lingua dei newsgroup

Adriano Allora, Carla Marello

Università di Torino

Abstract Scopo del presente contributo è descrivere il procedimento di accorciamento delle parole nell’italiano dei newsgroup settoriali (soprattutto NUNC Motori italiano e, talvolta, NUNC Fotografia italiano).

1. Introduzione1 (wind)surf, (mass)mediologico, pectasi da pect(inester)asi Gli accorciamenti di cui intendiamo occuparci sono che rispondono a un diverso tipo di comportamento. quelli frutto di “un’operazione di natura prosodica che Cercando gli accorciamenti bisillabici nei corpora partendo da una parola esistente ne manipola il NUNC, Newsgroup (d’ora in poi NG) generali e significante in modo da produrre una parola bisillabica specialistici, presenti in www.corpora.unito.it, abbiamo terminante in vocale e accentata sulla prima sillaba” (cfr. trovato anche altri tipi di accorciamenti, dovuti a diversi Thornton 1996). “Il confine sinistro dell’accorciamento tipi di cause fra cui: coincide con quello della parola base. Il confine destro dell’accorciamento può coincidere o meno con un ƒ il fatto che il mezzo scritto, o l’influenza degli preesistente confine morfologico in italiano” (cfr. scorciamenti in lingua straniera, invita a far a meno Thornton in Grossman-Rainer, 2004: 563). Si tratta quindi negli scorciamenti che potrebbero essere bisillabici di parole, ad esempio, come diapo(sitiva) o mate(matica) della vocale finale, specie se preceduta da consonante in cui il confine destro non coincide con un confine doppia (diff per differenziale nei NG di fuoristrada; morfologico, ma anche di parole come porno(grafico) e coeff per coefficiente nei NG di fotografia); cablo(gramma), in cui invece coincide. ƒ vengono ereditate abbreviazioni dei cataloghi Se si cerca nei dizionari su Cd-Rom la parola merceologici (contr. per contrasto nei NG di accorciamento nella parte definitoria della glossa, si fotografia, dotaz. per dotazione sia nei NG di motori ottengono sia accorciamenti come quelli menzionati, sia che in quelli di foto), che nel NUNC perdono quasi lemmi come account per account-executive, che sono sempre il punto e quindi assumono più un aspetto di piuttosto il frutto di procedimenti ellittici come quelli accorciamento che non di abbreviazione (cfr. par. 2.3). descritti in Marello (1997) e che preferiremmo tenere distinti dagli accorciamenti veri e propri. Nel presente testo, dopo una breve descrizione del Quindi delle 196 glosse individuate nello Zingarelli corpus di riferimento (par. 2.1) verranno descritti i 2006 come contenenti l’indicazione accorciamento principali problemi incontrati nell’estrazione semi- obbediscono al criterio della parola bisillabica solo aereo, automatica degli accorciamenti (par. 2.2) e verranno afro, auto, bici, blindo, cablo, chemio, chilo, ciano, cine, descritte le metodologie di estrazione (par. 2.3). coca, commenda, coop, copy(right), demo(nstration), Nel terzo paragrafo si procederà ad una classificazione frigo, foto, flebo, info, logo(tipo), macro, mélo, meteo, delle tipologie di accorciamenti presenti nel corpus; nel metro(politana), moto, narco, nazi, neo, neocon, neuro, , quarto verranno identificati alcuni casi specifici di panta(collant), piano, play(maker), polio, promo, radio, accorciamenti; nel quinto verranno fatte alcune rasta, rétro, rompi, sincro, sitcom, stereo, stilo, tecno, considerazioni sulla natura sociolinguistica delle tele, turbo, video, volley. Otorino, sadomaso, semipro, abbreviazioni/accorciamenti e nel sesto si farà un tossico superano le due sillabe. Bop, bus, mod(erno), nick, velocissimo riferimento a come il fenomeno degli palm, pop, pro, pub, sax, skin(head), spi(nnaker), sub e accorciamenti viene trattato nei dizionari. trans, latine o inglesi di provenienza, non raggiungono le due sillabe. Guardando l’elenco si vede che il lessicografo 2. Corpus di riferimento ed euristiche di preferisce considerare accorciamento, e registrare come ricerca lemmi o come sottolemmi, gli accorciamenti che coincidono con un primo elemento di formazione di 2.1. Specifiche dei corpora origine greca o con un prefisso. Da questo punto di vista si I testi analizzati appartengono all’ampia raccolta2 di capisce perché certe formazioni per ellissi siano state corpora NUNC (Newsgroup UseNet Corpora), messe nella lista: non c’è grande differenza fra nightclub raggiungibili a partire dall’indirizzo che si accorcia in night e chemioterapia che si accorcia in http://www.corpora.unito.it. chemio. Nella lista degli accorciamenti ci sono anche però caccia (da aereo da caccia) e metal (da heavy metal) o novela (da telenovela), princeps da editio princeps, 2 La realizzazione dell’insieme di corpora in rete NUNC è stata finanziata dal progetto FIRB 2001 “L’italiano nella varietà dei testi. L’incidenza della variazione diacronica, testuale e diafasica 1 Il testo è stato scritto in stretta collaborazione, tuttavia i parr. 1, nell’annotazione e interrogazione di corpora generali e 4, 5, 6 sono da attribuire a Carla Marello, i parr.2, 3, 7 ad settoriali”, coordinatore Carla Marello. Per una descrizione del Adriano Allora. progetto cfr. Barbera, Corino e Onesti (2007).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Adriano Allora, Carla Marello

I NUNC constano di subcorpora distribuiti su cinque abbiamo elaborato una strategia di individuazione degli lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco - accorciamenti attraverso quattro passaggi: quest’ultimo per ora off line) per un totale di 1 miliardo e 206 milioni 112 mila parole accessibili dalla rete annotate ƒ l’eliminazione dalla lista di frequenza di parole troppo almeno per parte del discorso. lunghe per essere accorciamenti; I subcorpora sono distinti a propria volta in gruppi ƒ la cancellazione di parole che si trovano identiche sia tematici trasversali: motori, fotografia, cucina, diritto e nella lista ottenuta dal primo passaggio sia nel testi non diatemicamente definiti. formario di riferimento (per eliminare parole Il corpus sul quale ci siamo concentrati con maggior “naturalmente” corte); attenzione è NUNC-IT Motor, corpus di italiano ƒ la ricerca nel corpus di parole brevi e delle loro automobilistico, formato a partire da discussioni scaricate possibili continuazioni. Questo procedimento, in nel corso degli anni 2002-2003 dai principali newsgroup assenza di prosecuzioni possibili ha permesso di relativi a motori e automobili non di una specifica marca e eliminare le parole brevi 1a e 1b (cfr, par. 2.3), e, sulla costituito da 7.909.608 token, 273.744 type, 23.964 lemmi scorta del successivo passaggio - l’analisi umana - ha annotati per parte del discorso sulla base di 41 permesso di distinguere parole come ammo, etichette. accorciamento di ammortizzatore, da parole come ammu, che ha come possibile, ma non effettiva, 2.2. Problemi generali continuazione la parola ammutinamento; La bibliografia relativa a estrazione di parole ƒ l’analisi umana (che si è rivelata complementare ai due accorciate è praticamente nulla: la più vicina, anch’essa passaggi precedenti). abbastanza ridotta, riguarda qualche euristica per l’estrazione automatica delle abbreviazioni (cfr. Park e 2.3. Individuazione in concreto Byrd, 2001 e Mikheev, 2002). Il trattamento automatico delle abbreviazioni non è Tuttavia tali strumenti si sono rivelati inutilizzabili per soltanto una pratica di indiscussa specificità, ma anche un i nostri scopi a causa della specificità dei testi dei compito estremamente arduo: è possibile fare poco al di là newsgroup, i quali sono portatori di tre aspetti di un paio di accorgimenti che, se non fossero motivati determinanti ai fini dell’elaborazione di strumenti per il dalla composizione dei formari di riferimento, sarebbero trattamento automatico del linguaggio e in particolare certamente suggeriti dal buon senso. delle abbreviazioni: un alto grado di creatività linguistica, I due accorgimenti riguardano la presenza di un basso livello di controllo sugli enunciati prodotti e un segnalatori delle abbreviazioni (i punti fermi) e la generale ed implicito principio sociolinguistico di lunghezza delle parole medesime. funzionamento della comunicazione in rete – e in quella Quanto ai segnalatori bisogna dire che, perché vi si parte di rete da chi non semplicemente comunica, ma possa ricorrere con la ragionevole speranza di una certa scambia informazioni – e cioè: chi capisce fa parte del efficacia, essi devono essere stati considerati proprio come gruppo, chi non capisce non fa parte del gruppo. segnalatori di abbreviazione - piuttosto che come normale Sia Park e Byrd (2001) che Mikheev (2002) punteggiatura - già in fase di tokenizzazione, e quindi non ammettono che “the correct recognition of abbreviations possono essere considerati come effettivi strumenti per and their definitions is very important for understanding l’estrazione di abbreviazioni (almeno non da testi già the documents and for extracting information from them” etichettati, come quelli presenti nei NUNC, che segnalano (Park e Byrd, 2001:17-18), mettendo in luce l’importanza con apposita etichetta solo i punti che sono segnali di di una corretta analisi di questo fenomeno. punteggiatura frasale e testuale, non quelli che terminano Dimostrano anche di essere consapevoli del fatto che un’abbreviazione5). “the tendency to make unique, interesting abbreviations is Possiamo tuttavia considerare che, nelle abbreviazioni growing. So, it is easy to find new kinds of abbreviations non convenzionali (stabili o meno), il punto non compare which cannot be processed by hard coded software”; e mai all’interno della parola - come nella forma prof.ssa - tuttavia i loro testi (documenti tecnici e testi finalizzati ad ma solo alla fine. In altre parole l’abbreviazione non una comunicazione scritta tradizionale) sono istituzionale non ricorre a strutture semanticamente e contraddistinti da un grado di regolarità sconosciuto al morfologicamente ricche: lo scopo dell’abbreviazione è la corpus NUNC. pura e semplice riduzione di materia verbale (economia) Addirittura, nel caso di Mikheev (2002)3 oggetto della con la massima comprensibilità (espressività). ricerca non sono solo le abbreviazioni, ma anche la loro Non sono peraltro identificabili sostanziali differenze spiegazione, che implica la possibilità di cercare ed d’uso tra abbreviazioni segnalate o non segnalate con il utilizzare formule di ripetizione, esplicitazione o punto: il punto compare in quelle istituzionali come in riformulazione (endogene o esogene) non molto comuni quelle originali, in quelle rare e in quelle frequenti, senza nei newsgroup4.Alla luce di questi precedenti, noi una logica riconoscibile. Il genere rimane lo stesso della parola originale e gli usi non presentano, se non a livello idiosincratico, novità rispetto al normale trattamento delle 3 Come anche nel caso di Hearst e Schwartz (2002) e abbreviazioni. Pustejovsky (2001). 4 Questa ricerca si inserisce peraltro, in parte, nel più ampio filone di ricerche sull’individuazione e spiegazione di acronimi 5 Nei NUNC le abbreviazioni riconosciute sono quelle presenti nei testi specialistici medici e tecnici in generale, che esulano in un lista predeterminata. Il presente lavoro ha permesso di dall’interesse del presente articolo. allargare tale lista.

534 Accorciamenti nella lingua dei newsgroup

Quanto alla lunghezza delle parole misurata in lettere, parole non abbreviate); è quindi possibile eliminare aveva senso ridurre la ricerca alle parole costituite automaticamente, ma con la supervisione umana, tutte approssimativamente da non più di due sillabe (o, espresso quelle parole più corte di sei caratteri che compaiono in termini comprensibili ad una macchina, non più di come parole intere nel formario di riferimento. cinque caratteri6). Già a questo livello l’estrema varietà Il passaggio della cancellazione di parole che si linguistica ha posto dei problemi, e non tanto a causa degli trovano identiche sia nella lista ottenuta dal primo accorciamenti più lunghi di cinque lettere, come approx in passaggio sia nel formario di riferimento (per eliminare luogo di approssimativamente, quanto soprattutto per le parole “naturalmente” corte), è stato realizzato in due parole che hanno senza essere abbreviazioni cinque lettere diversi passi: la ricerca delle abbreviazioni nelle parole del e che se fossero scritte ortograficamente comparirebbero corpus e la selezione semi-automatica delle abbreviazioni nei formari di confronto e sarebbero cancellate probabili. automaticamente (caso a1) o quelle che non avrebbero 5 L’esperimento, motivato dalla presupposizione di usi caratteri se non venissero legate ad altre (caso 1b)7: non esclusivamente abbreviati, ha comportato ovviamente due errori sistematici nella ricerca: l’esclusione delle (1a) parole che nel corpus si trovano solo in forma abbreviata e amno (a meno), acneh, acnhe (anche), aviso (avviso), l’esclusione delle parole che presentano riaggiustamenti cambo (cambio) fono-grafematici, anche apparenti, come coax, che sta in luogo di coassiale, ma che in effetti è una abbreviazione (1b) dell’inglese coaxial10. ache, achi, adhoc, adopo, afare, conla, conle. ankio 3. Fenomenologia dell’accorciamento Non mancano ovviamente parole dialettali e Sono state trovate alcune centinaia di abbreviazioni e forestierismi (sono presenti interi post in lingua inglese accorciamenti, riconducibili a cinque tipi: nel newsgroup italiano - per lo più di vendita o promozione di automobili e pezzi di ricambio -, ed ƒ abbreviazioni e accorciamenti standard (3a) comuni enunciati come: ‘stu bastone sott’ ‘a luna puttana comm’ anche all’esterno dei newsgroup e delle CMC; a ttè), gli pseudonimi che potrebbero sembrare ƒ abbreviazioni hapax e abbreviazioni non standard abbreviazioni (1c), le interiezioni, declinate in frutto della singola creatività linguistica, anche in innumerevoli forme (1d) e gli acronimi del lessico riferimento ad altre lingue o dialetti (3b); specialistico di riferimento, cioè quello automobilistico sul 8 9 ƒ abbreviazioni e accorciamenti gergali della rete (3c) quale ci siamo concentrati (casi sub 1e ): ƒ abbreviazioni e accorciamenti di parole del linguaggio settoriale informatico (3d)11; (1c) ƒ abbreviazioni e accorciamenti afferenti al dominio vifa (Tec by vifa), borto, bio (mi chiama anche F. bio (automobili) del newsgroup in questione (3e). F. che mi comunica) 3a) (1d) cfr, min, tel, tele, telef, cel, lun, mar, mer, gio, ven, arf, arggg (oltre 40 occorrenze con grafie differenti), sab, dom, largh, sec, geom, pom, cmq, vaffa, azz, stica bof/boff/bofh, boh (di quest’ultimo si trovano oltre 500 (‘sti cazzi), occorrenze con grafie differenti, alcune perfino con tre h) 3b) crav (cravatta), prob (problemi), provv (provvisorio), (1e) rimba, prod (produzione), fot (fotta), liv (livello), tecno (modello di auto), tarox (marca), crd, crda, crdi, propo (proposito, a propo), rinc (rincoglionito), ‘cca mj, mjet, mjt, mjtd, vag (Volkswagen / Audi Group, (qui), ‘ndo (dove), spe (specialmente), bstrd, barz, oltre 40 occorrenze con grafie diverse) barza, mess (messaggio), vatte, catz, pos (posizione), guarn (guarnizione), comp (che sta per “computer” se Molti dei casi esemplificati sopra non semplicemente precede specificazioni tipo di casa o di bordo, che sta si sottraggono alla prima scrematura per lunghezza delle per “compresa” se segue IVA), ben (benzina), dacco parole, ma continueranno a risultare problematici anche in (d’accordo, numerose occorrenze di daccordo) sede di analisi umana (soprattutto il gruppo 1e, che richiede puntuali disambiguazioni). Fortunatamente i processi abbreviativi rifuggono risultati lessicalmente opachi (parole abbreviate uguali a 10 L’ assenza di coax nel nostro formario delle abbreviazioni non è quindi un errore dovuto a errata strategia di ricerca; la presenza 6 Il numero dei caratteri è stato deciso sulla base della lunghezza di errori derivanti da eventuali imperfette strategie di ricerca è più frequente delle sillabe in italiano. Ogni forma di trattamento stata comunque ridotta al minimo grazie alla supervisione automatico dei testi è stata compiuta con listati originali in umana. Perl. 11 Che terremo distinte per evidenti motivi di familiarità 7 Per altri casi di univerbazione si veda oltre il par. 6. lessicale: quello che il Jargon File (Raymond, 2007) definisce 8 Cfr. Par. 2.1. techspeech fa riferimento alle tecnologie in quanto tali, mentre le 9 Per l’identificazione e, in alcuni casi, per la comprensione delle parole del gergo hanno due tipi di funzioni: una di segnale quali è stato utile Di Maria (2005). discorsivo ed una referenziale.

535 Adriano Allora, Carla Marello

3c) politeness. Ciò non toglie che le forme trovate risultino pls , rotfl, afaik, btw, msg, gnus (Newsgroup), elett per gli utenti di questi canali di comunicazione comunque (elettronica) accessibili.

3d) (2) allora dacco la tua macchina sql, codec, avi, combo, diapo (3) Porfa a ver si puedes traducir aunque creo que se entiende bien 3e) chevy/chevi (chevrolette), mitsu (I toyo e i mitsu in Segnaliamo poi l’utilizzo del morfema del plurale s per fuoristrada valgono la metà di un discovery, anche con mettere al plurale un accorciamento. forma sbagliata mistu), mshow (motorshow), accel, Di solito l’accorciamento diventa invariabile in volk, volkl, volks, mec/meca/mecc/mecca/mecch/mech italiano, ma capita di trovare plurali in s soprattutto dopo (meccanico), velox (qui è guerra, velox dietro i una vocale finale in o. C’è da chiedersi quanto giochi il muretti), tach/tachi (tachimetro), sosp, ammo modello spagnolo narcos e simili, quanto l’inglese o il (ammortizzatori), anab (anabbaglianti), antif francese. (antifurto), assic (assicurazione), carab (carabinieri), conce (concessionario, anche la forma cunce), decal (4) Meglio “provos” che “provolos”, però, me ne darai (decalcomanie), brig (raybrig), bicil (bicilindrico), atto imm (immatricolata), coeff (coefficiente), pneu (5) settemila eurios bonificati dal vostro conto (pneumatici), serv (servosterzo), imp (impianto), cusci (6) che se ne fanno los ameriganos di decine di (cuscinetti), limi (limitatrice, donna) migliaia (7) i boatos parlano di avances Alcune abbreviazioni fungono (cfr, par. 5) non solo da segno di riconoscimento degli utenti (inclusione), ma pure Un caso veramente curioso è barzs per barzellette (più ovviamente da barriera (esclusione) di quanti non si raro di barza e della forma plurale barze). Il procedimento riconoscono nel lessico di riferimento. Si prenda il è raro ancor più per la s dopo una z che lo rende frequente limi, così spiegato: impronunciabile e fa pensare a una creazione giocosa.

(1) Domanda: Scusa, cosa intendi per “limi”? La (8) Re : [ OT ] - Barzs On 11 Oct 2002 15:40:12 GMT, famiglia forse? Riposta :da “Limitatrice”, quella che “ Fabio J. urla “FRENAAAA” quando il contagiri passa i 5000 e wrote: 1 Un ragazzo esce dal suo appartamento quando tu non dai segno di voler cambiare marcia... ovvero, a si apre la porta accanto e vede la nuova vicina, una seconda dei casi, moglie, fidanzata, amica. Applicabili bionda favolosa le variabili “minilimi” (figlioletta) e “Maxilimi” o “limi^2” (suocera). Ugualmente frutto di un gioco consapevole su outlook, mantenendo out, sono Outciuk out + ciuk, piemontese per Se si considera che il termine è generalmente ubriaco), e outcul, che presenta pure una metatesi a livello impiegato per fare riferimento ad un qualsiasi membro del di pronuncia/grafia italianizzata di outlook come outluc. genere femminile, risulta evidente quanto esclusivo ne sia il ricorso, almeno nei confronti delle donne in un (9) domanda : come si fa ?? Grazie a chi mi darà retta . newsgroup al quale partecipano in stragrande Risposta: Ciao Sei niubbo, quindi usi outciuk espresso maggioranza uomini. per leggere la posta, right ? (Lo uso pure io, ma perché sono sponsorizzato -) 4. Univerbazioni e morfemi alieni (10) perfino Outcul permette di vedere solo le risposte Interessante come formazione di parole anche la ai propri messaggi con un semplice clic! usa xnews produttività del processo che trasforma in un solo lessema con hamster allora -- intere frasi e poi lo accorcia, con intenti spesso eufemistici. Così troviamo registrati da Ambrogio e 5. L’accorciamento nel testo dei NG Casalegno (2004). Rispetto alla lingua dei giornali o di altre fonti di documentazione scritta pubblicata da un lato, e rispetto chisse per chi se ne frega, alle chat e ai blog dall’altro, la comunicazione mediata da stika per ‘sti cazzi computer rappresentata dai newsgroup partecipa di un vaffa per vaffanculo12 carattere di naturalezza e di specificità (almeno per quanto unca per un cazzo riguarda i NUNC specialistici) che consente di parlare dei comportamenti ivi registrati come di tendenze affermate in I newsgroups sono forse meno produttivi in questo un italiano scritto per scopi specifici (non necessariamente senso (dacco per d’accordo e, in spagnolo, porfa per por professionali) da persone fra i 18 e i 50 anni con grado di favor), perché il gergo delle CMC è già abbastanza ricco istruzione secondaria o universitaria. di segnalazioni metatestuali, esplicitatori, marcatori di Il tipo di comunicazione mediata dal computer rappresentato dai newsgroup può considerarsi 12 Vaffa è registrato anche nello Zingarelli con prima datazione caratterizzato da quel tratto di “familiarità con il 1985.

536 Accorciamenti nella lingua dei newsgroup destinatario e/o con il referente nominato” che secondo gli 6. I dizionari generali stanno a guardare 13 studiosi influenza notevolmente l’uso di accorciamenti . Gli accorciamenti di tipo più specialistico non sono Le abbreviazioni, per la loro stessa natura di “parole ancora registrati dai vocabolari (né dal Devoto-Oli, 2007, non convenzionali” (in generale, ma nei newsgroup sono né dallo Zingarelli, 2007, né dal Garzanti, 2006), anche se frequenti abbreviazioni a loro volta non convenzionali a sono presenti nei newsgroup in italiano almeno dal 2003, fianco di abbreviazioni convenzionali, diffuse anche in data di inizio della raccolta alla base dei NUNC. altri tipi di testi non mediati da computer), si basano La presenza, dall’estate 2005, di cartelli presso radicalmente sul principio di cooperazione, ma anche sulla distributori, gommisti e officine con la dicitura “ricarica presupposizione della conoscenza condivisa di un clima” finirà per decretare la nascita lessicografica universo di discorso e di un certo modo di agire sulla dell’accorciamento clima, ormai presente anche nella lingua. pubblicità televisiva di auto sia italiane che straniere. Entrambe le basi hanno l’effetto di rendere sempre più Il tipo di dizionario che potrebbe registrarli, coeso e omogeneo, sociolinguisticamente, il numero dei indipendentemente dalla loro diffusione nei mezzi di partecipanti di ogni newsgroup e, all’interno di tali gruppi, comunicazioni di massa, perché ne registra di simili i vari cluster generazionali, gruppi di utenti che hanno presenti nel linguaggio orale e scritto dei giovani, è un avuto accesso nello stesso periodo al newsgroup e che dizionario specializzato come quello di Ambrogio e hanno maturato le medesime convenzioni comunicative. Casalegno (2004). Se non lo fa, è perché i newsgroup non La variante accorciata non ha scalzato completamente la rientravano tra le sue fonti. Osservano Ambrogio e variante piena, tuttavia assurge talora a forma primaria, Casalegno (2004, p. XI) che il linguaggio giovanile ha senza che sia necessario il “viatico” di una precedente assunto per quanto riguarda il processo di formazione menzione non accorciata, proprio perché si sa che chi delle parole l’abbreviazione e l’apocope come “elemento legge è in grado di capire l’accorciamento. caratterizzante”. Fra gli accorciamenti che riportano come Casi come conce per concessionario e clima per lemmi si vedano: ampli(ficatore), cel(lulare), climatizzatore appaiono direttamente nel subject (il titolo) compila(tion), comu(nista), cumpa(gnia), depre(ssione), del thread (la catena di messaggi che condividono lo fidanza(to), mongo(loide) para(noia), raga(zzo) stesso titolo) dei newsgroup specializzati di motori e poi randa(gio), rego(lare), rinco(glionito), rompi(balle), sono ripresi dagli altri partecipanti al newsgroup. simpa(tico), siga(retta), situa(zione), strobo(scopica), Mentre conce non appare che nei newsgroup italiani, tranqui(llo), accorciamenti tutti riscontrabili anche nei clima ha cugini accorciati in francese e tedesco. I francesi newsgroup (sub categoria 3a o 3b, par. 3). accorciano climatisation in la climat (si badi al femminile, Alcuni di questi accorciamenti estratti dal contesto dei che distingue la parola da le climat), i tedeschi die newsgroup fuoristrada e fotografia porrebbero problemi di Klimaanlage, die Klimatisierung, in die Klima interpretazione e registrazione della forma a lemma, vuoi (accorciamento che mantiene il femminile della forma non per possibili omonimie (contr abbreviazione per contrario accorciata, con l’effetto non secondario di distinguere la anziché per contrasto), vuoi per l’adozione di grafie forma accorciata dal clima vero e proprio, das Klima, che peculiari come la k al posto della c, anche quando non è è nome neutro). Gli inglesi, che dicono e scrivono, anche un risparmio di lettere rispetto a ch. nei Newsgroup, climate control, per una volta non sono i più brevi. 7. Conclusione Si può considerare l’uso di scorciamenti, sigle e (11) il clima disponibile solo manuale abbreviazioni un movimento contrario a quello della (12) il clima automatico bizona cortesia, della netiquette?14 Da un certo punto di vista sì, (13) ted. Prima Klima im Auto cioè dal punto di vista di chi vede trascritte le sequenze di interventi in un newsgroup. Come si è già avuto modo di Clima/Klima si può considerare un internazionalismo. evidenziare altrove (cfr. Marello, 2007), questo approccio Stessa diffusione internazionale hanno gli accorciamenti al tipo di testo non è pragmaticamente corretto, agisce su di marchi come Mitsu per Mitsubishi o Toyo per Toyota o un testo che è sì il testo dello scambio nei newsgroup, ma Kawa per Kawasaki. Interessante per questi accorciamenti non è fruito nel modo in cui lo fruisce che partecipa ai di nomi propri è il fatto che in italiano possono essere newsgroup, è letto in modo asettico, da parte di qualcuno femminili o maschili, a seconda che si sottintenda che non partecipa alla discussione.15 auto(mobile) o fuoristrada, moto(cicletta) o motore. Il linguista deve tener conto che quando si interviene in un newsgroup si entra in una comunità virtuale con le (14) prendendo come esempio la Mitsu Evo VI sue regole. All’interno di questa comunità in genere mai (15) io che con 50milaeuro comprerei un’ Elise nessuno protesta per gli scorciamenti che appaiono compressa o un Mitsu ... e sono contrario ai suv trasparenti, mentre a volte chiede spiegazioni per le sigle.

14 Per la cortesia nella CMC si veda Mariottini, 2006 e la bibliografia ivi citata. 15 Chissà che la linguistica delle CMC non debba affrontare i 13 La funzione di collante sociale delle deformazioni del medesimi travagli - magari con gli stessi risultati - della linguaggio sono peraltro già ampiamente trattate, sia in ambiti dialettologia successiva all’ALF, riguardo a raccoglitori locali o non tecnologici (Marcato, 1994), sia per le CMC (Allora, 2000; estranei alla comunità linguistica e riguardo alla natura degli Pistoleri, 2004; Raymond, 2007). informatori (cfr. ad es. Grassi et al., 1997: 288 e sgg.).

537 Adriano Allora, Carla Marello

Interessante da questo punto di vista il fatto che sono linguistiche e applicazioni lessicografiche. Roma: inesistenti le richieste di esplicitazione degli scorciamenti Bulzoni, pp. 131-153. (abbiamo trovato solo quella, che peraltro propone a Marello, C. (2007). Does Newsgroups “quoting” kills or propria volta una esplicitazione, nell’enunciato 1). Di enhances other types of anaphors? Deve apparire in I. solito sono locuzioni o singole entrate lessicali assai meno Korzen e L. Lundquist (a cura di), Comparing marcate a dare problemi; in questo senso anche gli Anaphors Between Sentences, Texts and Languages. scorciamenti funzionano come i termini settoriali, meno Frederiksberg: Samfundslitteratur Press. affetti da fenomeni di omonimia e polisemia. Ancor più Mariottini L. (2006). La pragmatica della CMC. Strategie interessante non sono presenti scorciamenti nelle risposte di cortesia linguistica nelle interazioni di chat, Studi a richieste di riformulazione: a fronte di un’ ammissione italiani di linguistica teorica e applicata, XXXV, 2, di ignoranza c’è la consapevolezza che almeno le 319-338. spiegazioni vanno espresse nel modo più perspicuo Mikheev, A. (2002) “Periods, capitalized words, etc.” in possibile, per tutti. Computational Linguistics, vol. 28/3, pp. 289-318. Viene quindi ribaltata, la “chiusura”, l’esclusività (del Montermini, F. (1998). Raccourcissements et autres cluster di utenti, del newsgroup, della casta dei phénomènes de morphologie «mineure» dans l’italien comunicatori mediati dal computer) che il ricorso al gergo contemporain. Tesi di D.E.A., Université de Paris X tradisce: basta esprimere il desiderio di sapere, Nanterre. condividerlo, e le porte del sapere comunicabile si Pistolesi, E. (2004). Il parlar spedito. L’italiano di chat, e- dischiudono a beneficio di chiunque ne abbia necessità. mail e sms. Padova: Esedra. Gli scorciamenti sono dunque pragmaticamente ben Pustejovsky, J. et al. (2001). “Automation Extraction of accetti e, come detto nel par. 5, evidenziano un grado di Acronym-Meaning Pairs from Medline Databases”. familiarità con l’argomento e con il newsgroup, non sono Medinfo,10, pp: 371-375. scortesi se non per un voyeur professionale esterno, come Park, Y. e Roy, J.B. (2001). “Hybrid text mining for appunto il linguista, che accede ai thread non per finding abbreviations and their definitions”. In comunicare ma per studiarli. Proceeding of the Conference on Empirical Methods in Natural Language Processing (EMLP’01). Washington: 8. Riferimenti D.C. Morgan Kaufmann, pp. 16-19 Allora, A. (2000). Parole elettriche: una analisi Raymond, S. E. (2007). Reperibile in rete: linguistica dell’italiano delle chat lines. Tesi di laurea, http://catb.org/jargon/index.html (12/10/2006) Università di Torino. Thornton, A. M. (1996). On some phenomena of prosodic Allora, A. (2005). A Tentative Typology of Net Mediated morphology in Italian: «accorciamenti», hypocoristics Communication. Paper presented at “Corpus Linguistics and prosodic delimitation. Probus, 8, pp.81-112. 2005: Web as a Corpus”, Birmingham, 15-17 luglio 2005. Ambrogio R. e Casalegno G. (2004) Scrostati gaggio! Dizionario storico dei linguaggi giovanili. Torino: Utet. Barbera, M., Corino, E. e Onesti C. (a cura di) (2007), Corpora e linguistica in rete. Perugina: Guerra. Di Maria, M. (2005). Il dizionario tecnico dell’automobilismo. Reperibile in rete all’url: http://staff.nt2.it/michele/ Gheno, V. (2003). Prime osservazioni sulla grammatica dei gruppi di discussione telematici di lingua italiana. Studi di grammatica italiana, 22, pp. 267-308. Grassi, C., Sobrero, A.A. e Telmon, T. (1997). Fondamenti di dialettologia italiana. Bari: Laterza. Grossman, M. e Rainer, F. (a cura di) (2004). La formazione delle parole in italiano. Tübingen: Niemeyer. Hearst, M. e Schwartz, A. S. (2003). “A Simple Algotithm for Identifying Abbreviation Definitions in Biomedical Texts”. In Proceedings of the Pacific Symposium on Biocomputing, reperibile in rete all’URL: http://psb.stanford.edu/psb- online/proceedings/psb03/schwartz.pdf. Marcato, C. (1997). Il gergo. In L. Serianni e P. Trifone (a cura di.), Storia della lingua italiana. II, Scritto e parlato. Torino: Einaudi, pp. 757-789. Marello, C. (1997). Il dizionario come informatore del linguista: il caso dell’ellissi. In T. De Mauro e V. Lo Cascio (a cura di.), Lessico e grammatica: teorie

538 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 539-546

Le polirematiche in testi parlati e scritti di italiano popolare

Luisa Amenta

Università di Palermo

Abstract Il contributo che si presenta è un’analisi di alcune costruzioni analitiche formate da un verbo e da un elemento non verbale quali i lessemi verbali polirematici, formati da un verbo supporto e da un nome predicativo (dare uno schiaffo; fare uno sbadiglio) e i verbi sintagmatici costituiti da un verbo e da una particella (andare su; stare fuori). Alcuni di questi costrutti analitici hanno anche un equivalente sintetico (andare fuori vs. uscire; fare una telefonata vs. telefonare) e la scelta di una forma piuttosto che un’altra dipende dalle variabili diafasica, diastratica, diamesica, dalla selezione del parlante in una determinata situazione comunicativa. Relativamente ai verbi sintagmatici, una ipotesi sulla loro origine in italiano è che i dialetti settentrionali abbiano fatto da tramite per la loro diffusione nella lingua comune a partire dalle lingue germaniche in cui queste forme sono più attestate. In questo contributo, verranno analizzate le caratteristiche sintattiche e semantiche dei lessemi complessi di entrambi i tipi sulla base di un campione di testi orali e scritti di italiano popolare regionale di Sicilia. La scelta di questa varietà regionale permette, infatti, anche di rafforzare o smentire l’ipotesi dell’origine di queste forme nell’italiano attraverso il tramite dei dialetti settentrionali.

1. Oggetto di indagine nelle varietà informali, colloquiali, di parlato potrebbe Con il presente contributo ci proponiamo di analizzare dipendere dalla maggiore trasparenza e produttività delle alcune combinazioni lessicali polirematiche nell’italiano forme analitiche. La forma analitica, infatti, non si afferma regionale popolare di Sicilia. in sostituzione di quella sintetica ma in alternanza (Jansen, Come è noto, sotto l’etichetta di lessemi polirematici 2004: 130) e può tendere ad apparire più spesso proprio possono rientrare diverse costruzioni complesse, tra cui in perché i verbi sintagmatici sono composti “da due parole questa sede ci limitiamo a prendere in considerazione i di alta frequenza e di notevole generalità” (Simone, 1996: lessemi verbali polirematici formati da un verbo supporto 60). e da un nome predicativo che può essere più o meno In particolare, abbiamo deciso di prendere in preceduto da un articolo: considerazione la dimensione diastratica di variazione dell’italiano, dato che generalmente nell’italiano popolare a) [V + (det.) + N]LVP: fare uno sbadiglio, fare il e nelle scritture dei semicolti emerge una certa tendenza punto, dare uno schiaffo, dare retta, dare spago; all’espressione analitica del significato che deriva o dalla non conoscenza di varianti sintetiche, per esempio qualora le combinazioni formate da un verbo supporto con un il lessema sia connotato da una maggiore accuratezza sintagma preposizionale: formale, o da una ricerca di espressività (es. fare soldi al posto di guadagnare; passare i nervi per calmarsi). b) [V + SP]LV: prendere in giro, mettere in fuga, Ovviamente nelle varietà regionali di italiano il repertorio stare in allerta, piantare in asso; delle forme analitiche si arricchisce per il contributo del sostrato dialettale per cui si possono avere sia e la particolare sottocategoria di lessemi polirematici polirematiche che appartengono all’uso medio sia costituita dalla combinazione di verbi per lo più di polirematiche marcate in diatopia il cui uso può essere più movimento o stativi (andare, venire, mettere, portare, o meno connotato diastraticamente. stare, restare, prendere) con una particella spaziale (un In questa prospettiva, il caso dell’italiano regionale avverbio locativo) che indica la direzionalità del popolare di Sicilia rappresenta un punto di osservazione movimento (su, giù, dentro, fuori, sopra, sotto, davanti, particolarmente interessante specialmente se si dietro, via). Questi verbi sul modello dell’inglese phrasal confrontano le attestazioni che rientrano nella categoria di verbs sono stati definiti da Simone (1996: 49), a cui si polirematiche formate da verbo + nome con quelle dei deve la prima classificazione di queste forme nell’italiano, verbi sintagmatici, formati da un verbo testa e da un “verbi sintagmatici”: modificatore di natura avverbiale. Infatti, come è stato osservato in alcuni studi c) [V + Avv]VS: andare su, andare via, mettere sull’argomento, in particolare da Schwarze (1985) e poi da dentro, venire giù, uscire fuori. Simone (1996), la diffusione areale nella penisola dei verbi sintagmatici sembra manifestare disomogeneità. In Tali formazioni rientrano nei procedimenti di base allo studio condotto da Schwarze, i parlanti lessicalizzazione analitica a cui ricorrono le lingue per settentrionali sarebbero i più propensi ad accettare la l’espressione di un unico significato attraverso più parole. variante sintagmatica tra alcune coppie di verbi proposti Come è noto, talvolta uno stesso significato potrebbe laddove i parlanti meridionali preferirebbero le espressioni essere espresso sia per via analitica che sintetica, è il caso sintetiche degli stessi significati rese ad esempio ad esempio di fare uno sbadiglio = sbadigliare o andare attraverso la transitivizzazione di alcuni verbi intransitivi su = salire, per cui la scelta di una forma piuttosto che di come nel caso di entrare q. sa al posto di mettere/portare un’altra può essere attribuibile alle variabili diafasica, dentro q.sa. Proprio questa presunta disomogeneità nella diastratica, diamesica, alla selezione del parlante in una distribuzione dei verbi sintagmatici nei vari dialetti, e determinata situazione comunicativa. In particolare, la dunque negli italiani regionali, ha portato Schwarze a maggiore presenza dei lessemi polirematici nei dialetti o concludere che la presenza di queste forme nella varietà standard dell’italiano sia dovuta al tramite dei dialetti

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Luisa Amenta settentrionali che hanno importato il tipo germanico. In Rabito, ricorre frequentemente l’univerbazione, anche realtà, recentemente l’ipotesi di Schwarze è stata smentita questa attribuibile all’oralità di fondo del testo, basti da Masini (2005; 2006) che ha condotto uno spoglio pensare ai casi di cera, cida, uncerino. I nessi grafici non sistematico delle occorrenze di questi verbi nelle opere di sono resi sempre nello stesso modo, ad esempio Dante e ha messo in luce come i verbi sintagmatici chiaramonte è alternato con ciaramonte e mancano gli appartengano anche al fondo toscano della nostra lingua. accenti (es. perche). In tal senso, relativamente alla produttività dei lessemi Anche la morfosintassi è di chiara impronta dialettale, verbali polirematici e dei verbi sintagmatici nella varietà le marche di accordo segnate per analogia, con una popolare regionale siciliana si potrebbero delineare due sovraestensione del morfema -e per il plurale del maschile scenari. In un caso, l’orientamento all’analiticità della (del tipo albere, soldate), i paradigmi morfologici del varietà popolare potrebbe trovare un limite nella tendenza verbo sono semplificati e costruiti su base dialettale con opposta verso la sinteticità, che si manifesterebbe appunto un frequente scambio degli ausiliari. Il lessico è di tipo nella ipotizzata minore frequenza di verbi sintagmatici in informale, quotidiano, con alternanze di codice tra lingua questa varietà regionale. Differentemente, la presenza di e dialetto e con deformazioni di parole dotte, dei nomi tali forme analitiche pure nella varietà regionale siciliana propri e dei toponimi. In particolare, nel testo di potrebbe contribuire a sostenere l’ipotesi della loro origine Bordonaro al fondo lessicale dialettale si aggiungono autonoma nell’italiano e nelle varietà dialettali anche americanismi dovuti alla lunga permanenza oltreoceano meridionali. che, ai fini del nostro discorso, abbiamo tenuto presenti In tale prospettiva, in questa sede, ci proponiamo di nel caso si potessero scorgere interferenze con i phrasal verificare anche se si possono registrare differenze tra verbs nell’uso dei costrutti sintagmatici e con verbo l’uso dei verbi sintagmatici e quello dei verbi supporto supporto. con nome predicativo. Quale ulteriore elemento di analisi sono stati esaminati anche alcuni brani di parlato elicitati nell’ambito delle 2. Il corpus inchieste dell’Atlante Linguistico della Sicilia, prodotti da Il corpus su cui abbiamo basato la nostra indagine è informatori di istruzione medio-bassa a cui è stato chiesto costituito da due opere di memorialistica di semicolti, “La di raccontare episodi della propria vita in modo tale da spartenza” di T. Bordonaro e “Fontanazza” di V. Rabito poter verificare se, a parità di variabile diastratica, si scritte la prima nel 1988 e la seconda nel 1975. Data la potessero ravvisare differenze legate al mezzo con una mole poderosa dell’opera di Rabito, costituita da più di maggiore tendenza all’uso delle polirematiche verbali mille pagine dattiloscritte non ancora edite, abbiamo nell’oralità o nella scrittura. limitato la nostra lettura alle prime centotrenta pagine in modo da considerare una porzione di testo omogenea allo 3. Caratteristiche sintattiche e semantiche di scritto di Bordonaro.1 LVP e VS Entrambe le opere si caratterizzano perché gli autori Prima di passare all’analisi delle occorrenze ci che si definiscono “inalfabeti” hanno affidato alla scrittura soffermiamo brevemente sulle caratteristiche sintattiche e le storie delle loro esistenze. L’impianto dei due testi è semantiche condivise dai lessemi verbali polirematici molto simile dato che gli autori si soffermano a lungo (LVP) e dai verbi sintagmatici (VS). sulle condizioni difficili dell’infanzia e della giovinezza, Da un punto di vista sintattico, entrambe le tipologie di sulle guerre mondiali, per poi parlare del matrimonio, dei costrutti si caratterizzano per un alto grado di coesione tra figli e della stabilità economica raggiunta con elemento verbale ed elemento non verbale che si l’affermazione lavorativa anche a seguito di un periodo manifesta soprattutto nella difficoltà a che altro materiale più o meno lungo di emigrazione. In particolare, lessicale sia inserito tra il verbo e il nome predicativo o la Bordonaro vive l’esperienza dell’emigrazione in America particella. Ovviamente non tutte le costruzioni presentano dove si trasferì definitivamente alla fine degli anni lo stesso grado di coesione per cui le interposizioni tra i quaranta, mentre Rabito visse per cinque anni in Germania due costituenti risultano più o meno accettabili. Ad subito dopo la seconda guerra mondiale. esempio, non risulta sicuramente accettabile I due diari si somigliano anche da un punto di vista l’interposizione della negazione (ess. 1 e 2) mentre stilistico. Viene lasciato pochissimo spazio alle descrizioni presentano un diverso grado di accettabilità elementi e le pagine sono spesso un susseguirsi di date, di nomi, di circostanziali, quali gli avverbi temporali, o argomentali luoghi, di fatti. In entrambi i testi, l’architettura testuale è (ess. da 3 a 6): estremamente lineare: periodi per lo più monoproposizionali e una presenza quasi totale di (1a) non andare avanti; paratassi, che riproducono l’andamento di un testo orale, (1b)*andare non avanti. raccontato tante volte a voce prima ancora di essere scritto. Su un piano ortografico, specialmente nel testo di (2a) non dargli retta; (2b) *dargli non retta.

1 Al momento della stesura di questo contributo ho lavorato su (3a) Maria prende le decisioni subito; una copia del dattiloscritto che il Prof. Ruffino mi ha gentilmente (3b) Maria prende subito le decisioni; messo a disposizione dopo averla ricevuta dalla Fondazione (3c) Maria prende le decisioni in un’ora Archivio Diaristico Nazionale. Una versione ridotta del testo di (3d) *Maria prende in un’ora le decisioni. Rabito è di prossima pubblicazione presso l’Editore Einaudi di (4a) Luigi ha fatto ritorno a casa; Torino.

540 Le polirematiche in testi parlati e scritti di italiano popolare

(4b) *Ha fatto Luigi ritorno a casa; dell’elemento non verbale nella determinazione del (4c) *Luigi ha fatto a casa ritorno. significato complessivo del lessema. Innanzitutto, abbiamo classificato le occorrenze in (5a) Metti dentro i lenzuoli; base al tipo di elemento non verbale presente e poi in (5b) *Metti i lenzuoli dentro. relazione al comportamento nel cotesto sintattico. Da un punto di vista formale, abbiamo verificato se il verbo (6a) Luca butta giù la pasta; supporto presente nella varietà regionale avesse un (6b) *Luca la pasta butta giù. corrispettivo nell’italiano comune e in tal caso abbiamo verificato se ci fossero differenze a livello semantico. Sempre da un punto di vista sintattico i costrutti in Di seguito presentiamo una lista dei lessemi esame non tollerano dislocazioni e topicalizzazioni: polirematici riscontrati, insieme con alcuni dei contesti di occorrenza, di cui ci limiteremo in questa sede a discutere (7) *È tempo che perdiamo. alcune attestazioni particolarmente significative: (8) * È via che andiamo. Andare in giro: mia suocera andava in giro per la casa Dal punto di vista semantico, il significato non è come potere sapere lo scritto della lettera (LS, p. 19). sempre composizionale e dipende molto dalla natura dell’elemento non verbale e dal suo apporto semantico. siamo andati in giro qua con gli amici:: / nei vari pubs- / Nel caso dei lessemi complessi formati da un verbo cioè a vedere un poco d’incontrare di nuovo gli amici: (FI, supporto e un nome predicativo, il verbo supporto, come istr. bassa, Alcamo - Trapani).2 ad esempio dare, fare o prendere, si caratterizza per un significato alquanto generico che viene completato da Dare aiuto: per dare aiuto alla famiglia (Fon, p. 1); quello del nome predicativo. Come nota Voghera (2004: 60) il significato dell’intero lessema non è in una relazione mia madre ancora che diceva che ci avevino cresciuto li semantica di iponimia con quello della testa per cui dare prime 2 figlie che poterano dare aiuto a quelle piccole e retta non è un dare ma il significato è nuovo e non per causa a questa guerra non poteno dare aiuto (Fon, p. necessariamente composizionale. 16). Per quanto riguarda i verbi sintagmatici, la particella avverbiale di natura locativa può intervenire Dare conto: lui si arrabiava che io non ci dava conto (Fon, nell’esplicitazione della direzionalità del movimento, p. 8). espresso dalla testa verbale, ad esempio in andare fuori, può rafforzare in modo pleonastico il tratto di direzionalità Dare ragione: quelle povere burghese che quante volte già espresso dalla testa, ad esempio il caso di salire su o si avevino venuto arecramare senza che nesuno cidava può unire a verbi che non hanno nella loro semantica raggione (Fon, p. 45). un’idea di movimento come ad esempio fare e in tal caso il verbo sintagmatico assume un significato per lo più Dare tempolate: io mio trato il conto che se movoleva traslato, come ad esempio fare fuori = uccidere. dare tempolate, prenteva la baionetta e come feneva Ovviamente, anche le combinazioni in cui la testa ha feneva (Fon, p. 20). un significato spaziale possono avere nell’occorrenza sintagmatica sia un significato letterale, come nel caso di Dare torto: invece quell’uomo di dare torto amme, dese 2 stare su, sia uno traslato, nel caso specifico essere di tempuluna a quella maledetta donna (Fon, p. 20). umore positivo. Inoltre, la semantica sembra avere una ripercussione sul piano sintattico perché quanto più il Dare trucco: Stato un po’di ore mi orgeva andare dal mio lessema polirematico assume un significato traslato tanto amore mentre mio padre comincia a darme trucco. (LS, p. più i due elementi tendono ad essere sintatticamente 10). contigui: Fare attenzione: fate atenzione che alle ore 6 dovete 9a) Il boss durante la sua latitanza ha fatto fuori numerosi essere presente (Fon, p. 44); avversari; fate atenzione che questa notte si parte per la prima linia 9b) *Il boss durante la sua latitanza ha fatto numerosi (Fon, p. 47). avversari fuori; 9c) *Il boss ha fatto durante la sua latitanza fuori numerosi avversari. 2 Per le occorrenze tratte dalle opere di memorialistica si riporta 4. Analisi dei dati tra parentesi il testo da cui sono tratte (LS = La Spartenza; Fon = Fontanazza) e il numero di pagina. Per le attestazioni tratte dai 4.1. I lessemi verbali polirematici brani di parlato si indica tra parentesi la fascia d’età I criteri di cui ci siamo serviti per l’identificazione dei dell’informatore (Nonno: dai sessantanni in su – Genitore: quaranta/cinquantanni – Figlio: da diciotto a venticinque anni, lessemi polirematici e dei verbi sintagmatici presenti nel Adolescenti), il livello d’istruzione (bassa: da analfabeta a corpus esaminato sono stati, da un punto di vista licenza elementare compresa; media: dalla prima media ad sintattico, la prossimità tra il verbo e l’elemento non alcuni anni della scuola superiore; alta: diploma o laurea) e la verbale e da un punto di vista semantico, il contributo località.

541 Luisa Amenta

Fare coraggio: ma piano piano abiammo fatto coraggio e dovemmo fare selenzio perche altre mente luantavino a (Fon, p. 18); referire al medeco. (Fon, p. 40). quinte questo cenerale della 3 armata aveva venuto per Fare soldi: cercava sempre come poteva fare solde (Fon, farene coraggio (Fon, p. 47). p. 19).

Farsi il conto. mianno mandato allimpermaria e io mi Fare storie: quinte che cene bisogno di fare tante storie? aveva fatto il conto che milodovevino curare (Fon, p. 54). (Fon, p. 20).

Fare istruzione: poi che era il mese di ciugno sempre Fare una parlata: cosi ci abbiamo fatto una bellissima marcie conquello caldo, sempre piazza darme con quello parlata che cianno inteso tanto piacere. (Fon, p. 26); caldo, sempre trire con quello caldo, perche dovevimo essere bene di fare strozione e tattiche di querra (Fon, p. cosi ciafatto una parlata questo catanese maggiore (Fon, p. 21); 48). dovemmo recoperare il tempo che avemmo perso delle 20 Fare una pensata: cosi noi quardammo li monte che di ciorne dello spedale, quinte dovemmo sparare piu dele notte bruciavino e faciammo tante penzate (Fon, p. 46). altre e piu strozione dovemmo fare piu delle altre (Fon, p. 21); Fare voci: sianno alzate e sianno messo afare voce (Fon, p. 26); la mattina, andàvamo fùora. andàvamo a fare istruzione, poi andàvamo a: pigliare u rancio, poi sianno messo a piancere e fare [v]uce (Fon, p. 28). andàvamo a riposare (NI, istr. bassa, Tusa – Messina). Farsi il cuore: così mi a madre siafatto il cuore con tutta Fare la frinza: ci attocava di fare questione con li quella robba (Fon, p. 29). palermitane che di dove passamo ci facevino la frinza (Fon, p. 18). Mettersi a camurrìa: Tutte li ciorni siammo messo a cammorria queste soldate (Fon p. 38). Fare la marcia: quanto antammo afare la marcia con lo zaino a spalla io era lo più carrecato (Fon, p. 37). Passare i nervi: cosi il capitano siacarmato un poco e li nerbe che ci avevino pasato (Fon, p. 31). Fare malotempo: annoi ni pareva che doveva fare malotempo e invece erino li cannonate che lampeciavano Prendere coraggio: e cominciammo a prentere coraggio e sisentevino li tuone (Fon, p. 46). (Fon, p. 18).

Fare moneta: Ero nella miseria e nella tristezza, non Prendersi di coraggio: io mio preso di coraggio (Fon, p. facevo sufficiente moneta per nutrire la mia famiglia (LS, 47). p. 56). Prendere i nervi: e la donna si arrabiaca cosi cianno preso Fare ostacolo. a noi nessuno può fare ostacolo (LS, p.20). li nerve (Fon, p. 19);

Fare pianto: chilosa quanto pianto deve fare questa mia perche mianno preso li nerve (Fon, p. 38); madre (Fon, p. 46). quanto si vedevino tocate ci prendevino li nerve (Fon, p. Fare questione: ci attocava di fare questione con li 40). palermitane che di dove passamo ci facevino la frinza (Fon, p. 18). Prendere in giro: ci prentevino in giro quanto camminavino (Fon, p.18). Fare ritorno: Così abbiamo stabilito al mio concedo andare in Sicilia, salutare la mia famiglia e fare ritorno a Prendere la fuga: Caro amore, se vuoi che noi siamo felici Ventimiglia. (LS, p.11). e possiamo unire il nostro amore dobiamo prendere la fuga (LS, p. 19). Fare sfregi: e quanto li prentevino pricioniere ci facevino tante sfrecie (Fon, p. 51). Prendere lavoro: ho preso lavoro a scaricare i vagoni (LS, p. 59). Fare silenzio: li pregava di fare selenzio che io aveva venuto (Fon, p. 29); Prendere spavento: lo sa che spavento avesse preso (Fon, p. 39). che con lo spavento che abiammo visto non potemo fare selenzio (Fon, p. 38); Prendere scherzo: erino buone di vista e buone magare per prentere scherzo (Fon, p. 41).

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Tagliare la corda: penzava che voleva tagliare la corda Per quanto riguarda prendere lavoro e fare moneta per antare achiaramonte (Fon, p. 22). attestati in Bordonaro potremmo essere di fronte ad usi idiolettali legati ad interferenze con l’inglese Per quanto riguarda le formazioni con verbo supporto rispettivamente con to get a job e to make money, dovuti e nome predicativo possiamo confermare la tendenza alla sua permanenza in America. Ne è una riprova che per dell’italiano popolare di Sicilia a far uso di costruzioni quest’ultimo significato in Rabito ricorre regolarmente analitiche al posto degli equivalenti lessemi sintetici. Basti fare soldi. pensare a dare aiuto al posto di aiutare, fare ostacolo Da un punto di vista sintattico, tutte le attestazioni invece di ostacolare, fare la marcia al posto di marciare, riscontrate sono caratterizzate per la prossimità tra verbo fare ritorno per ritornare. Inoltre, la varietà popolare dà supporto e nome predicativo e per l’alto grado di coesione luogo ad una serie di formazioni che nascono proprio da tra i due elementi. Soltanto in un caso, infatti, vi è carenze lessicali e da una ricerca di espressività di cui l’interposizione tra i due elementi della combinazione di possiamo trovare numerosi esempi: fare istruzione al sufficiente, usato come avverbio: “non facevo sufficiente posto di addestramento, fare una parlata (nella doppia moneta”. accezione di chiacchierata e discorso), fare pianto per In alcuni casi l’ordine dei costituenti del lessema piangere e così via. risulta invertito rispetto all’ordine consueto con una In altri casi, invece, è proprio la mancanza oggettiva di anteposizione del nome predicativo al verbo supporto: un corrispettivo sintetico equivalente che induce “strozione dovemmo fare”; “quanto pianto deve fare all’impiego della combinazione analitica. In particolare, questa mia madre”; “li nerbe che ci avevino pasato” e “lo queste attestazioni dell’italiano popolare regionale sa che spavento avesse preso”. Ciò potrebbe dipendere da possono essere classificate in base al rapporto con una ripresa dell’ordine dei costituenti della frase siciliana l’italiano comune. Infatti, in molti casi il verbo supporto e che ammette che il verbo ricorra in ultima posizione il nome predicativo usati coincidono con quelli della lasciando che la prima sia occupata dall’elemento che si varietà media dell’italiano e la varietà regionale non fa che vuole focalizzare e a cui si conferisce una preminenza assumere un tratto lessicale comune. E’ il caso ad esempio informativa. In particolare, tale ordine sembra preferito di andare in giro, dare ragione, dare torto, fare allorquando le attestazioni abbiano un carattere attenzione, fare coraggio, fare silenzio, prendere coraggio esclamativo. e prendersi di coraggio, prendere in giro e tagliare la corda espressioni panitaliane assunte e fatte proprie anche 4.2. I verbi sintagmatici dai semicolti siciliani. Per l’identificazione dei lessemi sintagmatici si sono In altre occorrenze avviene una reinterpretazione seguiti gli stessi criteri esposti in 4.1. Le attestazioni che semantica a livello regionale di un lessema verbale sono riportate di seguito permettono già di osservare che polirematico che nella lingua comune ha una accezione la varietà regionale non esclude l’impiego dei verbi diversa. E’ il caso di dare conto che invece di significare sintagmatici: fornire spiegazioni assume l’accezione di dare retta. Altri lessemi presentano piuttosto differenze Andare avanti: non zi poteva antare avante i nesuno modo sintattiche come nel caso di farsi il conto in cui ricorrono (Fon, p. 1); l’aggiunta del determinante e la variante pronominale del verbo supporto. mia madre voleva antare avante onesta mente (Fon, p. 1); Alcune attestazioni dimostrano come la tendenza all’uso di costruzioni analitiche sia propria anche della qui soldato se nonziarrancia non puo antare avante (Fon, variante regionale siciliana dato che siamo di fronte a p. 18); lessemi polirematici esclusivamente locali in quanto dialettismi veri e propri, come mettersi a camurria per i miei fratelli hanno fatto appunto hanno fatto i dare insistentemente fastidio, o soluzioni miste in cui il superiori. hanno stu+ hanno continuato a studiare. / nome predicativo è una italianizzazione del termine mentre a noi a me e a mia sorella un pò è stata: negata dialettale dare timpulate per dare schiaffi o ancora questa:: questa possiblità di: di andare avanti. -(GII, istr. soluzioni che hanno alla base una matrice dialettale bassa Alcamo - Trapani) attestata anche nei principali dizionari siciliani. Ad esempio dare trucco (distrarre, distogliere) che viene da la passione da bambino che mi piace ta:nto e purtroppo dari truccu, fare la frinza che sta per canzonare, farsi il non s’è mai avverata perché qua: ci vogliono le amicizie cuore che deriva dall’espressione siciliana farisi u cori anche per andare avanti e: purtroppo mi piace ta:nto n’autru tantu (sentirsi allargare il cuore, gioire), fare voci giocare a ccalcio (FI, istr. media, Palermo) (per gridare) e passare e prendere i nervi (calmarsi ed innervosirsi) o ancora prendere la fuga che è abbiamo aperto una piccola fabbrichetta- / e siamo un’italianizzazione di pigghiari lu fuiutu (fuggire). In anda+ andati avanti così. (NII, istr. bassa, Palermo). particolare per passare i nervi è interessante che nella stessa occorrenza di “Fontanazza” Rabito usi una Andare appresso: io che ci antava a presoo per fareme dittologia sinonimica, il cui secondo elemento è costituito dare il berretto (Fon, p. 19). dal lessema polirematico che risulta più espressivo “il capitano si è calmato un poco e i nervi che ci avevino passato”.

543 Luisa Amenta

Andare di dietro: mi aveva tanta fiducia che io ci doveva Stare fuori: io nella precione cistava meglio di stare fuore andare di dietro alla sua moglie senza che io mi facesse (Fon., p. 39). vedere di lei (Fon, p. 6). Tirare avanti: la povertà era un po’ più di adesso- / e:: non Andare fuori: era vergogna andare fuori paese con la si riusciva a tirare avanti- a mandare i figli a scuola-(GII, moglie (LS, p. 22); istr. bassa, Alcamo - Trapani). così dopo sette mesi e dieci giorni andava fuori di casa Uscire fuori: non mi hanno fatto uscire fuori (LS., p. 51); mia mio cognato (LS, p. 92); poi acqua dentro non ce n’era e si andava (ale:: ale: Come io sono uscito fuori ho trovato mio fratello Pietro cannole) fuori a prendere l’acqua con le quartare [(in che mi aspettava dopo 20 anni della nostra spartenza (LS, coddo).] (NI, istr. bassa, Alcamo - Trapani). p. 101); verso le cinque finivo, su per giù, tornavo a casa, mi Usciti fuori per trovare le casse e banche valigie e passare andavo a fare la doccia, / e: e: se mi andava, andavo fuori, la dugana con tanti passegiere e folla e confusione, prima se non mi andava niente (FI, istr. bassa, Tusa – Messina). che uscisse fuori il porto già eravano le ore sei di sera (LS, p. 109); Andare sotto: comunque poi quella ca+ | cagliata si si: | si rompeva diciamo. si: si lavorava, si lavorava si metteva un Usciti fuori l’aereo e prese le valigie abbiamo passato la po’ di acqua calda quanto la:, il c+ | la cagliata se ne dogana (LS p. 112); andava diciamo sotto (FI, istr. bassa, Tusa – Messina). escio fuore piano piano (Fon, p. 8); Buttare fuori: questa duppia putana loadetto alla madrona della casa e miatocato di essere butato fuore (Fon, p. 19). li altre 29 forino messe piandonate che non potevino uscire fuore (Fon, p. 21). Entrare dentro: mi sono presentato alla porta senza entrare dentro (LS, p. 14). Venire appresso: tu viene a presoo di me (Fon, p. 23);

Essere fuori: cera un pagliaio e ni ci abiamo messo dentro tutte queste caruse che stanno venento a presoo di me ma ero lo stesso che essere fuori (Fon, p. 5). (Fon, p.28)

Farsi avanti: farse avanti la dulinquenza (LS, p. 75). Venire dentro: la signora veneva dentro a la stalla a passarese un pezetino di tempo comme (Fon, p. 7). Mandare fuori: anche da quel sottosuolo la padrona mi mandava fuori (LS, p. 57); Venire fuori: Prima che cominciaro a venire fuori dall’aereo, già era buio (LS, p. 78). così ho avuto un po’ di fatica per poter mandare fuori quelle vecchiette (LS, p. 59); In alcuni casi la particella funge da introduttore di un sintagma preposizionale, come nel caso di mettere dentro mio cognato e sua sorella vivente volevano mettere fuori a; andare di dietro a o mettere in mezzo a. Come nota erede il cognato vedovo della sorella (LS, p. 87). Masini (2006), anche questi casi in cui la particella non è di natura chiaramente avverbiale ma è seguita da un Mettere dentro: metto tutto dentro quella sacchina (Fon, p. sintagma preposizionale possono essere considerati 8); comunque una sottoclasse di verbi sintagmatici caratterizzata appunto dalla reggenza di un sintagma antate di qua altrimenti vi metto dentro (Fon, p. 13); preposizionale. Poche sono le interposizioni di altro materiale tra la così cianno messo dentra a quella chiesa (Fon, p. 22). testa verbale e la particella. In una attestazione, riportata tra le occorrenze di andare fuori, tratta da un brano di Mettersi dentro: cera un pagliaio e ni ci abiamo messo parlato mistilingue di una informatrice dell’ALS, la dentro ma ero lo stesso che essere fuori (Fon., p. 5). determinazione locativa adiacente al verbo andare comporta una dubbia interpretazione dell’occorrenza Mettere in mezzo: comme reverete intrecieia vimetteranno come lessema unitario. In questo caso, infatti, il verbo immienzo alle soldate anziane (Fon, p. 47). andare potrebbe avere una sua autonomia sia sintattica che semantica e l’avverbio fuori avere la funzione di un Stare dentro: sarà che il tempo: lo permette di stare circostanziale. Altrove, come in una delle attestazioni di dentro, giocare con i ragazzi, giocare a carte con: / con i mettere dentro, malgrado l’interposizione dell’oggetto miei parenti, perché ci uniamo sempre in queste feste, e tutto, si mantiene l’unitarietà sintagmatica se si considera passiamo il tempo sempre giocando o cucinando (GIII, che il verbo testa ricorre con una particella costituita dalla istr. media, Tusa – Messina). locuzione preposizionale dentro a. Inoltre, si è potuto osservare una gamma piuttosto ridotta di particelle locative che in sostanza si riducono alle coppie oppositive

544 Le polirematiche in testi parlati e scritti di italiano popolare principali dal punto di vista della localizzazione spaziale: diversa competenza dialettale delle due tipologie di dentro/fuori; avanti/di dietro-appresso. informatori. Da un punto di vista semantico la funzione delle In ultimo, ma anche questo dato andrebbe particelle è per lo più di specificare la direzione del ulteriormente verificato, allargando il campione degli movimento. Soltanto nei casi di uscire fuori ed entrare informatori, nei testi di parlato si è riscontrato un minor dentro la particella ha un valore pleonastico/rafforzativo. numero di occorrenze di lessemi con verbo supporto e Il significato dei verbi sintagmatici riscontrati rimane nome predicativo di quelle presenti nei testi scritti dei per lo più lessicale andare fuori, andare appresso, andare semicolti. In tal senso, sarebbe interessante verificare se la di dietro, benché non manchino alcuni casi di significati variabile diamesica comporti, nell’uso del mezzo scritto traslati soprattutto con farsi avanti che assume l’accezione da parte dei parlanti con un livello basso di istruzione, una di aumentare e mandare fuori che, oltre al significato maggiore selezione di strutture analitiche per una avvertita lessicale, ricorre anche nel senso di estromettere particolare necessità di disambiguazione. dall’eredità. La produttività dei verbi sintagmatici nella varietà 6. Riferimenti regionale siciliana è comprovata anche dall’esistenza di un Amenta, L. (2004). Un esempio di scrittura di semicolti: caso che può essere considerato un regionalismo analisi di ‘Fontanazza’ di Vincenzo Rabito. Rivista semantico ossia stare dentro nell’accezione di stare in Italiana di Dialettologia. Lingue dialetti società, casa che deriva dalla matrice dialettale stari rintra. XVIIII, pp. 249-270. D’altra parte, quale ulteriore verifica della vitalità di Berruto, G. (1983). L’italiano popolare e la queste forme abbiamo anche verificato se ci fossero semplificazione linguistica. Vox Romanica, 42, pp. 38- occorrenze di verbi intransitivi usati transitivamente il cui 79. uso costituisce l’alternativa all’impiego dei verbi Cortelazzo, M. (1972). Avviamento critico allo studio sintagmatici. In base ai testi esaminati, le attestazioni di della dialettologia italiana, III. Lineamenti di italiano questo tipo hanno una rilevanza assolutamente secondaria popolare. Pisa: Pacini. dato che riguardano solamente il verbo salire nelle D’Achille, P. (1994). L’italiano dei semicolti. In L. espressioni: Salire i nervi: “mi sono saliti i nervi al capo” Serianni e P. Trifone (a cura di), Storia della lingua (LS, p. 17); Salire le valigie: “mi hanno aiutato a salire le italiana, vol. II. Torino: Einaudi, pp. 41-79. valige sulla nave fino alla mia cuccietta” (LS, p. 108); “ci D’Agostino, E. e Elia, A. (1998). Il significato delle frasi: hanno aiutato a salire sul treno tutte le valigie e la roba” un continuum dalle frasi semplici alle forme (LS, p. 114). polirematiche. In F. A. Albano Leoni (a cura di), Ai limiti del linguaggio. Roma/Bari: Laterza, pp. 287-310. 5. Conclusioni De Mauro, T. (1970). Per lo studio dell’italiano popolare In base a quanto sin qui osservato, benché il lavoro unitario. Nota linguistica a Rossi A. Lettere da una rappresenti soltanto una prima ricognizione di queste tarantata. Bari: De Donato, pp. 43-75. tipologie di combinazioni verbali nella varietà regionale De Mauro, T. e Voghera, M. (1996). Scala mobile: un siciliana, possiamo concludere che la tendenza punto di vista sui lessemi complessi. In P Benincà. et al. all’analiticità, propria delle varietà popolari, sembra (a cura di), Italiano e dialetti nel tempo: saggi di confermata anche per la realtà siciliana in cui si assiste ad grammatica per Giulio C. Lepschy. Roma: Bulzoni, pp. un incremento delle forme polirematiche dovuto al 99-131. contributo delle combinazioni di derivazione dialettale. Jansen, H. (2004). La ‘particella spaziale’ e il suo Inoltre, anche per quanto riguarda la particolare combinarsi con verbi di movimento nell’italiano sottocategoria di lessemi polirematici rappresentata dai parlato. In P. D'Achille (a cura di), Generi, architetture verbi sintagmatici, l’impiego di queste forme appare e forme testuali. Atti del VII Convegno SILFI. Firenze: tutt’altro che relativo. Ciò, se da una parte rafforza Franco Cesati Editore, pp. 129-144. l’ipotesi di una genesi autonoma di queste forme anche La Fauci, N. e Mirto, I.M. (2003). Fare: elementi di nelle varietà dialettali meridionali, dall’altra induce ad un sintassi. Pisa: ETS Edizioni. approfondimento della questione soprattutto per quanto Leone, A. (1982). L’italiano regionale di Sicilia. Bologna: riguarda il rapporto con le varianti transitive dei verbi Il Mulino. intransitivi, la cui rilevanza sembra debba essere Masini, F. (2005). Multi-word Expressions between ridimensionata ad alcuni casi particolari, per lo più legati Syntax and the Lexicon: the Case of Italian Verb- ai verbi di movimento in espressioni cristallizzate quali particle Constructions. SKY Journal of Linguistics, 18, salire i nervi, presente nel nostro corpus. pp. 145-173. Infine, l’analisi dei testi di parlato, elicitati nell’ambito Masini, F. (2006) Diacronia dei verbi sintagmatici in delle inchieste dell’Atlante Linguistico della Sicilia, italiano. Archivio Glottologico Italiano 91, 1, pp. 67- seppur limitata ad alcuni informatori di istruzione bassa, 105. ha mostrato come anche nell’oralità i verbi sintagmatici Piccitto, G., Troppa, G. e Trovato, S.C. (a cura di), (1977 - siano un dispositivo lessicale di cui si servono i parlanti 2002). Vocabolario Siciliano. Palermo: Centro di Studi siciliani. In tal senso, sarebbe interessante estendere filologici e linguistici siciliani. l’indagine anche agli informatori con un alto livello di Schwarze, Ch. (1985). ‘Uscire’ e ‘andare fuori’: struttura istruzione per verificare se si possano rintracciare delle sintattica e semantica lessicale. In A. Franchi De Bellis differenze nell’uso dovute ad intereferenze legate alla e L.M. Savoia (a cura di), Sintassi e morfologia della lingua italiana d’uso. Teorie e applicazioni descrittive.

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Atti del XVII Congresso Internazionale SLI, Roma: Bulzoni, pp. 355-371. Simone, R. (1996). Esistono verbi sintagmatici in italiano? Cuadernos de Filología Italiana, 3, pp. 47-61. Talmy, L. (1985). Lexicalization Patterns: Semantic Structure in Lexical Forms. In T. Shopen (a cura di), Language Typology and Syntactic Description, vol. III, Cambridge: Cambridge University Press, pp. 57-149. Tropea, G. (1976). Italiano di Sicilia. Palermo: Aracne Editore. Venier, F. (1996). I verbi sintagmatici. In P. Blumenthal, G. Rovere e Ch. Schwarze, (eds.), Lexikalischer Analyse romanischer Sprachen. Tübingen: Niemeyer, pp. 149-156. Vicario, F. (1997). I verbi analitici in friulano. Milano: Franco Angeli. Voghera, M. (1994). Lessemi complessi: percorsi di lessicalizzazione a confronto. Lingua e stile, 28, pp. 185-214. Voghera, M. (2004). Le polirematiche. In M. Grossmann e F. Reiner (a cura di), La formazione delle parole, Tübingen: Niemeyer, pp. 56-68.

546 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 547-554

Polirematiche nell’italiano antico: strutture e trattamento lessicografico

Roberta Cella*, Mariafrancesca Giuliani**

*CNR-OVI, Firenze e Università di Pisa, **CNR-OVI, Firenze

Abstract Il lavoro illustra alcune strategie di individuazione e di trattamento lessicografico dei costrutti polirematici (qui detti sintagmi semanticamente e strutturalmente complessi) dell’italiano antico, ai quali sono solo parzialmente applicabili i criteri reperiti nell’analisi delle analoghe strutture moderne. Vengono in particolare analizzate le locuzioni connettive, delle quali si illustrano i tratti strutturali salienti (alto grado di analiticità e varietà delle espansioni) e i conseguenti modi di lemmatizzazione, e si descrivono alcuni sintagmi complessi già registrati nel TLIO, qui suddivisi in tre classi (fraseologie, locuzioni verbali e combinazioni a carattere idiomatico) sulla base dei tratti formali, strutturali e semantici caratterizzanti. L’indagine intende proporre una più completa definizione degli orientamenti interpretativi e metodologici che devono guidare la prassi lessicografica nel riconoscere, valutare e classificare le strutture analitiche e le combinazioni fisse, stereotipe e ricorrenti che compaiono in un corpus di italiano antico, utilizzando indicatori selezionati su basi fondamentalmente deduttive.

1. Introduzione1 tipologie combinatorie che rispecchiano in misura diversa 4 Presentiamo alcune riflessioni sul riconoscimento e la la “sintatticità” della rete dei significati . classificazione dei sintagmi semanticamente e strutturalmente complessi (d’ora in poi SC)2 sviluppate 3. Dati e questioni metodologiche nel corso dei lavori - tuttora in itinere - del Tesoro della Le caratteristiche specifiche di locuzioni e fraseologie Lingua italiana delle Origini (TLIO). L’interesse per la appartenenti al repertorio sincronico della lingua italiana questione nasce empiricamente dalla pratica della sono state indagate a partire dalla metà degli anni ’90 (cfr. lemmatizzazione e della redazione. gli studi di Casadei, De Mauro e Voghera citati in bibliografia), ma le problematiche empiriche e teoriche 2. I SC nel TLIO poste, nello stesso ambito, dalla fase antica necessitano a A differenza degli altri dizionari storici, il TLIO tutt’oggi di una ricognizione complessiva. classifica nel corpo della voce sintagmi e combinazioni Un corpus testuale come quello ad uso del TLIO, polirematiche caratterizzate da diversi gradi di coesione e finito e teoricamente coincidente con i testi editi dalle di complessità strutturale e semantica: dalle semplici Origini alla fine del Trecento, pone infatti problemi collocazioni, alle fraseologie, fino alle locuzioni specifici, dovuti in primo luogo alla selezione storica cui i (nominali, verbali, aggettivali, avverbiali, preposizionali e testi sono stati sottoposti, dal momento che non se ne connettive)3. Fondamentale è la relazione stretta del TLIO conoscono i rapporti con la totalità dei testi non con il materiale testuale di prima mano di cui fornisce sopravvissuti né tantomeno con il parlato coevo. l’analisi e la classificazione lessicografica: una base di La selezione e la classificazione dei SC non può dati elettronica, tendenzialmente comprensiva di tutti i contare, inoltre, su una competenza linguistica totalmente testi editi databili entro la fine del sec. XIV, che consente calata nel sistema linguistico antico, ma solo sull’analisi di evidenziare le cooccorrenze così come di valutare, nei intralinguistica e intratestuale delle cooccorrenze limiti della documentazione, la fissità, la formularità e gli pervenute. Nell’impossibilità di definire il repertorio eventuali vincoli sulla distribuzione dei componenti o, completo delle opzioni combinatorie alternative può all’opposto, la flessibilità delle combinazioni in rapporto risultare difficile definire il limite stesso di un SC o alle variazioni indotte dal contesto. valutare appieno la formularità e la convenzionalità o al contrario la diagrammaticità di sequenze obsolete In sostanza, la voce del TLIO mira ad illustrare, sulla 5 base dell’insieme chiuso di cooccorrenze documentate nel difficilmente analizzabili . In ambito lessicografico, corpus, l’intero sistema combinatorio a cui ogni lemma appartiene e in cui si muove. I SC sono integrati nelle 4 «La struttura semantica di un sintagma, di una frase, di un partizioni e nelle sotto-partizioni della struttura semantica enunciato è difficilmente descrivibile come una sommatoria di di ogni voce, secondo un orientamento che evidenzia gli significati dati una volta per tutti. In realtà il significato di stretti legami che congiungono gli usi convenzionali e ciascuno dei membri della sequenza è in parte selezionato nel ricorrenti agli usi liberi, partecipi di un continuum di mutuo rapporto tra i membri della sequenza stessa» (De Mauro e Voghera, 1996: 105). 5 Le cooccorrenze documentate nel corpus TLIO consentono di riconoscere in molti casi alcune delle possibili varianti 1 Pur in una concezione unitaria del lavoro, a R. Cella spetta il sinonimiche che possono alternarsi in un SC, cfr. avere / portare par. 4, a M. Giuliani spettano i parr. 1, 2, 3, 5 e 6. / tenere la chiave di qsa; dare / fare / prestare cauzione; pigliare 2 Utilizziamo questa definizione convenzionale riferendoci sia / prendere / ricevere conforto; mettere / porre al consiglio. È alle strutture polirematiche che per valore e funzioni sono difficile, viceversa, definire i limiti stessi di un SC nel caso di assimilabili alle unità minime del lessico, sia alle sequenze attestazioni uniche prive di significato componenziale (e non fraseologiche che hanno caratteri di fissità e coesione interna. rapportabili a cooccorrenze di struttura sintattico-semantica 3 Per una prima rassegna sulle strategie di registrazione e analoga): in cogliere al canto ‘sorprendere all’improvviso’ (SC classificazione delle fraseologie nella lessicografia italiana registrato anche in Crusca 1863-1923) l’elemento idiomatico contemporanea si rimanda a Cini, 2005. potrebbe essere limitato al solo complemento al canto, ma, in

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Roberta Cella, Mariafrancesca Giuliani d’altro canto, la classificazione è spesso guidata da La prassi di lemmatizzazione del corpus TLIO si è considerazioni interlinguistiche, ovvero da esigenze basata e, seppur con modifiche, in linea di principio si traduttologiche e definitorie che circoscrivono dei SC se, basa tuttora sulle norme consegnate alla Grammatichetta nel confronto bilingue, le sequenze analizzate producono ad uso del calcolatore (= Esperti, 1979), compendio significati unitari o non componenziali. profondamente segnato dalla direzione di d’Arco Silvio Approfondiremo alcune questioni relative ai dati e alle Avalle: essa prevede che soluzioni classificatorie adottate ad oggi nel TLIO riferendoci alla lemmatizzazione delle locuzioni connettive le congiunzioni subordinanti composte col che, cioè in grafia ed alla classificazione distinta, all’interno della voce, di separata, andranno lemmatizzate, senza normalizzazioni di fraseologie e locuzioni verbali. sorta [...], sotto la prima forma oggetto di spoglio, con le varie componenti riunite graficamente 4. Le locuzioni connettive: caratteristiche (Esperti, 1979: 148-49). strutturali e strategie di lemmatizzazione Tale ingegnosa soluzione si è però rivelata in contrasto con i tre principi elencati, dal momento che distingue i 4.1. Principi di lemmatizzazione lessemi sulla sola base della grafia, comporta la L’esperienza della lemmatizzazione del corpus proliferazione dei lemmi (ogni variazione grafica ne testuale ad uso del TLIO (corpus TLIO), della quale mi introduce uno distinto) e, infine, crea lemmi non sono occupata dal luglio 1999 all’ottobre 2006, mi induce coincidenti con le tradizionali entrate dei lessici: la ad affermare che la lemmatizzazione delle forme grafiche procedura proposta, di fatto, non era che un pionieristico presenti in un corpus finalizzato all’analisi linguistica e approccio alla problematica delle locuzioni connettive in alla prassi lessicografica si configuri come una italiano antico vòlto a garantire un primo trattamento classificazione rispondente ad almeno tre principi elettronico del fenomeno e una comoda prassi, in attesa di fondamentali: cure più mirate. Le riflessioni di Avalle sulle locuzioni sintagmatiche I. identità (o omogeneità) sostanziale disarticolate (di cui le locuzioni connettive o, secondo la II. economia dei lemmi nomenclatura dello studioso, le congiunzioni subordinanti III. raccordabilità tra lemma ed entrata lessicale del disarticolate costituiscono un sottoinsieme) e sulla loro dizionario cui il corpus è finalizzato. rappresentazione editoriale giungono alla piena maturazione nelle Concordanze della lingua poetica In generale infatti, (I) un lemma più o meno italiana delle Origini (CLPIO, 1992): posto che nel sec. convenzionale deve raggruppare elementi lessicali XIII omogenei sotto il profilo etimologico e della trafila di sviluppo, e, nel caso delle locuzioni, sotto il profilo le loro componenti [delle locuzioni sintagmatiche strutturale, distinguendoli al contempo dagli elementi disarticolate] non si erano ancora completamente fuse nella sostanzialmente diversi. Specificamente, nella coscienza dei parlanti, e vivevano per tanto di vita autonoma lemmatizzazione di un corpus finalizzato alla (Avalle, 1992: CL) lessicografia, (II) occorre evitare la proliferazione dei lemmi, cui si è spesso indotti - specie lavorando su un Avalle adotta una soluzione editoriale mista, agglutinando corpus non omogeneo linguisticamente - nel tentativo di alcuni nessi (non solo quelli univerbati nella lingua dar conto della polimorfia e della variazione diatopica, o moderna) o idealmente connettendo con trattini i singoli che al contrario costituisce una facile via d’uscita di fronte elementi pur separati da spazi bianchi o alla difficoltà di reperire i tratti distintivi e unificanti dei dall’interposizione di altri lessemi (cfr. Avalle, 1992: CL- tipi lessicali o delle strutture locutive; (III) nell’ottica della CLII, e, per notazioni teoriche Avalle, 1996). La lessicografia meglio attrezzata scientificamente, per lemmatizzazione elettronica delle CLPIO, completata rendere sempre verificabile la classificazione semantica e sotto la direzione di Lino Leonardi ma non ancora riscontrabile con la totalità dei dati, il lemma deve disponibile agli studiosi, classifica come lemmi coincidere in linea di principio con l’entrata lessicale del indipendenti e in forma univerbata tanto i termini già dizionario cui il corpus è finalizzato (raccordabilità agglutinati nell’edizione quanto le strutture connesse con interna): da ciò consegue la necessità per la trattini (il tipo or- ... -dunque), e crea inoltre lemmi lemmatizzazione di confrontarsi anche con la tradizione e polirematici indipendenti per «ulteriori unità la prassi lessicografica (raccordabilità esterna). sintagmatiche» - limitate «ai sintagmi congiuntivi e Se, in genere, i problemi posti dalla classificazione dei preposizionali, ammettendo solo rare eccezioni di lessemi semplici si risolvono ricorrendo ai criteri sintagmi avverbiali» - individuate «nel corso del lavoro» dell’identità dell’etimo e dell’equivalenza della storia (Leonardi, 2000: 7, 9)6. degli esiti (trafila popolare, semidotta o dotta), per le locuzioni i due criteri appena enunciati non sono sufficienti a garantire il soddisfacimento dei tre principi fondamentali. 6 Grazie ad un brillante sistema di rinvio tra i lemmi, «interrogando ciascuno degli elementi costitutivi del sintagma si mancanza di controprove, la scelta del redattore appare del tutto avrà l’indicazione di tutti i lemmi sintagmatici coinvolti» discrezionale. (Leonardi, 2000: 7).

548 Polirematiche nell’italiano antico

4.2. Caratteristiche strutturali delle locuzioni 4.2.1. Il tipo ciò è connettive in italiano antico La locuzione connettiva con valore esplicativo- Ad ora sono essenzialmente quelle esposte in 4.1. le dichiarativo ciò è, modellata sul latino id est, presenta un riflessioni sulle locuzioni connettive in italiano antico e le forte allomorfismo dato dalla flessione dell’elemento conseguenti proposte operative, ma manca a tutt’oggi una verbale: ciò è, ciò sè, ciò siamo, ciò siete, ciò sono, ciò ricognizione ad ampio raggio circa la loro era, ciò erano, ciò fu, ciò furono, ciò sarà, ciò fia, ciò fenomenologia7. Illustrerò di seguito i principi che hanno fieno, ciò saranno, ciò + ø, e, con interposizione, ciò si è. guidato la classificazione delle locuzioni connettive nel Quindi, se in italiano moderno ne resta la sola corpus TLIO, con una minima esemplificazione delle univerbazione cioè, nella lingua antica la locuzione soluzioni adottate. connettiva formata da ciò + essere mostra un alto tasso di analiticità (A), rivelato dalla polimorfia flessiva (1-13) Soddisfare al principio di identità o omogeneità 8 sostanziale (I) nella classificazione delle locuzioni fino all’omissione dell’elemento verbale (14-15) , nonché connettive a partire da un vasto corpus non dalla possibilità di interposizione tra i suoi due preventivamente normalizzato (quale è il corpus TLIO, e a componenti (16), senza che per questo venga meno differenza delle CLPIO) significa essenzialmente: (a) l’unitarietà della struttura connettiva, sempre ben prescindere dagli accidenti grafici, dalle soluzioni adottate riconoscibile semanticamente e sempre pragmaticamente dagli editori (agglutinazione parziale o totale delle funzionale. Si veda la minima esemplificazione (le componenti) e dalla scripta dei testimoni; (b) individuare abbreviazioni dei titoli, con la datazione e l’indicazione la struttura portante delle locuzioni ed isolarla sia dalle dell’area linguistica, sono quelle in uso nel TLIO): espansioni possibili, sia dalle interposizioni libere. Quanto ad (a), se è ovvio che la pluralità grafica delle (1) Vita di S. Petronio, 1287-1330 (bologn.), cap. 1, p. scripte antiche non ha diritto di cittadinanza in 10.14: gente pessima, ço èno heretixi maledicti un’operazione di classificazione astratta quale è la (2) Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Adriana, lemmatizzazione, meno ovvio è ribadire che i confini di pag. 97.39: chi vinca pietre per durezza. Ciò se’ tu parola nelle scripte antiche non sono significativi di medesimo alcuna intenzionalità, da parte dello scrivente, di notare la (3) Novellino, XIII u.v. (fior.), 73, p. 296.8: li figliuoli (ciò sinteticità lessicale o al contrario di notare l’analiticità di siamo noi) un sintagma: non risulta pertanto distintiva la fusione o la (4) Bestiario d’Amore di R. Fornival, XIV (tosc.), p. discrezione dei singoli componenti le locuzioni neppure 276.9: verace madre; ciò siete voi quando intervengano i raddoppiamenti grafici (5) Doc. fior., 1279-80, p. 511.10: da k. gugno infino a k. corrispondenti nell’attuale ortografia a scritture sintetiche, nove[n]bre, cò sono per cinque mesi potendo quei raddoppiamenti essere analizzati come pura (6) Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 1608, p. 60: Al notazione fonosintattica. Per intenderci: per un copista che disipulo dise apreso, / Zo era Çohane normalmente scrive a ccasa, con notazione del (7) Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 1, p. raddoppiamento fonosintattico, le grafie accio che, a 358.19: tuo parentado (ciò erano gli Caldei [...]) ciocche non indicano univocamente la percezione (8) Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De Sathana cum dell’unitarietà lessicale della locuzione, potendo Virgine.220, p. 36: Dond Crist per quel peccao portò corrispondere alla sola percezione dell’unitarietà gravismo pondo, / Ço fo la mort durissima fonosintattica. Sarà poi la regolarizzazione linguistica (9) Stat. fior., 1280-98, par. 31, p. 61.7: li loro consiglieri, postcinquecentesca a selezionare, sulla base dell’unitarietà ciò furo Branca e Simone e Tura e Giunta fonosintattica, l’univerbazione di alcune originarie (10) Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 28, p. 104.17: in locuzioni. Lo stesso vale per allor che o allora che, fra li due belli e liali amanti del mondo; ciò sarà in fra la strutture del tutto identiche in antico, stante da una parte la più bella dama, e lo più bello cavaliere regolarità dell’apocope toscana, dall’altra la propensione (11) Distr. Troia, XIII ex. (fior.), p. 163.27: io ti donerò di alcuni copisti alle scrizioni ‘piene’ (e la tendenziale bello dono: ciò fia, che ttutte le donne che tti vedranno, passività degli editori moderni nei confronti t’amaranno dell’attestato). (12) Paolino Pieri, Merlino (ed. Cursietti), p. 1310-a. 1330 Quanto a (b), la struttura portante delle locuzioni, al (fior.), 24, p. 26.4: i traditori [...] - ciò fieno i cardinali - netto delle espansioni più o meno fisse e delle (13) Novelle Panciatich., XIV m. (fior.), 146, p. 168.7: e’ interposizioni libere, nella lingua antica non la si può ti saprà dire tutto ciò che dicono l’ucielli quando ellino reperire confidando nella competenza del parlante chantano, ciò saranno quelli ch’egli uderae et che ne moderno ma solo analizzandone la casistica e tentando sarae domandato così, per via diversa dalla resa grafica, di coglierne (14) Doc. sen., 1281-82, p. 95.9: li arnesi de la butigha ciò l’unitarietà lessicale. Tre soli casi varranno a mostrare i deschi et soprese tratti caratteristici delle locuzioni connettive antiche, (15) Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), IV, cap. 3, individuabili (A) nell’alto grado di analiticità, dimostrato vol. 1, p. 168.11: lu diffinsuri, zò Pirru, di la luxuriusa dalla flessione di almeno un componente e dalla Tarantu interrompibilità per interposizione, e (B) nella varietà delle espansioni. 8 Non pare quindi rispondente alla lingua antica la diffusa pratica editoriale dell’integrazione dell’elemento verbale, cfr. da ultimo il pur pregevole Bertoletti (2006: 13): «ca(r)te a luy fate (et) 7 Utili anche le riflessioni di Herman (1963) e, sulle sole dadeie, ch(e) fo X zoè d(e) (com)preda, pagam(en)to, fin, debeto locuzioni con valore causale, Ehrliholzer (1965). e affito» (in apparato l’indicazione che il manoscritto reca zo).

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(16) Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), p. 42.5: tuta funzionali sotto il profilo pragmatico all’enfatizzazione Barbaria, çiò sì è da Tripolli de Barbaria infina Buçia. dello snodo connettivo del discorso e quindi alla focalizzazione della connessione frasale; lo stesso pare di poter affermare per ciò e cosa nel tipo con ciò sia cosa 4.2.2. Il tipo con ciò sia cosa che che. Per tale ragione le espansioni ottenute con elementi Il tipo con ciò sia cosa che (concessivo e causale) anaforici risultano fortemente funzionali all’espressione mostra una grande varietà combinatoria delle espansioni orale (così come gli elementi ridondanti del francese), e rispetto alla struttura essere coniugato + che (un repertorio molto meno a quella scritta, tanto da essere stati quasi parziale in Ehrliholzer, 1965: 72-75): ciò sia che, ciò sia completamente abbandonati al momento della normazione cosa che; con ciò sia, con ciò sia che, con ciò sia cosa, dell’italiano. con ciò sia cosa che; con ciò fosse, con ciò fosse che, con ciò fosse cosa, con ciò fosse cosa che; con ciò è cosa che; 4.3. Conseguenze editoriali e strategie di tutto ciò sia cosa che9. Il valore semantico non varia al lemmatizzazione variare del numero e del tipo delle espansioni, Dalla constatazione dell’alto grado di analiticità (A) e permanendo sempre il valore causale o concessivo al della varietà delle espansioni (B) delle locuzioni permanere della struttura base, anche nei casi in cui venga connettive consegue che, in ambito editoriale per i testi di omesso il che; si vedano, con valore concessivo: epoche precedenti la normalizzazione, se è del tutto inappropriato regolare la rappresentazione moderna sulla (17) Libro Jacopo da Cessole, XIV m. (tosc.), II, cap. 2, p. presenza o sull’assenza delle notazioni di raddoppiamento 24.12: conciosiacosa oggi sia ricco, domane potre’ venire (che alludono in primo luogo alla percezione in strema povertade dell’unitarietà fonosintattica), pare preferibile mantenere (18) Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, p. 85.12: la struttura locutiva almeno per le tipologie non Muovono molti [...] una quistione così fatta: che con ciò sopravvissute nella lingua moderna. fosse cosa Dante fosse in iscienzia solennissimo uomo, Quanto poi alla lemmatizzazione, soddisfare ai perché a comporre così [...] notabile libro [...] nel principi dell’economia dei lemmi (II) e della fiorentino idioma si disponesse raccordabilità con l’entrata lessicale (III) esposti in 4.1. può significare scendere a compromessi con le risultanze Né si perde l’unitarietà della struttura, nonostante sia dell’analisi. Posta l’identità di allor che e allora che, la possibile interporre elementi lessicali e frasali liberi: scelta tra un solo lemma allora che cong., allora cong. allora che (con la locuzione indicata distesamente in un (19) Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 95.117, p. sottocampo del lemma) oppure allorché cong. sarà guidata 442: Con zo sea cossa per ver / che quanto ’li àn [...] / de soltanto dalla preferenza accordata alla tradizione li poveri è certamente vocabolaristica, concorde nel registrare un’entrata (20) Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), IV, cap. 62, p. allorché cong.; posta l’equivalenza delle strutture 186.11: Cum zo sia cosa - dichi sanctu Gregoriu - ki esplicative-dichiarative formate da ciò + essere coniugato, quasi omne peccatu ... nel corpus TLIO si è scelto di lemmatizzarle tutte, indipendentemente dall’elemento flesso, sotto la forma 4.2.3. Il tipo per + che sopravvissuta cioè, contrassegnata con la categoria cong., La struttura connettiva per + che (con valore causale e e di indicare in forma analitica la locuzione nel terzo finale) dimostra una grande propensione all’espansione campo del lemma (detto disambiguatore nell’interfaccia (B), oltre che per anteposizione di in, per interposizione di del software GATTO). Più complesse le altre soluzioni elementi anaforici, in genere dimostrativi (ciò, tale, adottate: per il tipo con ciò sia cosa che, stante l’analiticità quello, questo, -ò- < HOC, cagione, ragione), che non ne e la varietà delle espansioni, nonostante le risultanze mutano il valore semantico e sintattico: per ciò che / dell’analisi ne indichino il nucleo strutturale in essere imperciò che, per tale che, per quello che / in per quello coniugato + cong., si è scelto di classificare le locuzioni che, però che / imperò che (Herman, 1963: 193-5), per sotto l’elemento anaforico ciò, riservando la dizione cagione che (elenco in Ehrliholzer, 1965: 42-52). analitica completa al campo disambiguatore; per il tipo L’analiticità della struttura (A) è garantita, in assenza per + che si è invece sacrificato il principio di identità in di componenti flessive, proprio dalla possibilità di nome della raccordabilità all’entrata del dizionario, interporre le espansioni: creando lemmi distinti per imperché, perciocché, imperciocché e perocché e imperocché, ma classificando (21) Poes. an. pis., XIV, v. 17, p. 5: Ancor vorre’ io anco / sotto perché, con la marca categoriale cong.s. (per tal che tu non creda ch’ io sia stanco) ‘congiunzione separata’ le locuzioni per tale che, per (22) Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), v. 519, p. 42: In quello che, per questo che, sempre indicandole in forma Bethleem va con Maria, / Per quelo k’ili g’án lor parentao analitica nel capo disambiguatore. Gli elementi anaforici che costituiscono le espansioni, 5. Fraseologie e locuzioni verbali: dati e conferendo tonicità alla locuzione per + che, risultano classificazione Si propongono di seguito alcuni esempi utili per 9 Hanno il solo valore concessivo le composizioni con già e se: comprendere la classificazione differenziata di già sia ciò che, se ciò è cosa che; se ciò fosse cosa che / se cosa collocazioni, fraseologie e locuzioni adottata nel TLIO. Si fosse che. punterà l’attenzione su fraseologie e locuzioni verbali,

550 Polirematiche nell’italiano antico strutture complesse che trovano il proprio fulcro sintattico 5.1. Le fraseologie nel verbo e nei relativi argomenti ed espansioni costituiti Nelle fraseologie prevale un carattere metaforico, da sintagmi nominali introdotti o meno da una iconico o metonimico, che coinvolge l’insieme della preposizione. sequenza (che copre un’intera frase o esclusivamente un La necessità di differenziare tra locuzioni e fraseologie verbo e alcuni dei suoi argomenti) o la sua testa lessicale. e, inoltre, tra fraseologie e collocazioni (semplici La maggior parte delle fraseologie registrate nel TLIO cooccorrenze ricorrenti) è emersa nel corso del lavoro sono assimilabili agli odierni “modi di dire”, si vedano tuttora in divenire della redazione del TLIO, sulla base di sequenze come non vedere la bufala nella neve ‘non valutazioni di carattere empirico e deduttivo sulla diversa vedere una cosa molto evidente’, dare fuoco a un cencio natura semantica e sintattica delle cooccorrenze ‘aiutare in misura minima, fare un favore di poco conto’, esaminate. cacciare l’orgoglio di qno entro le spalle ‘ridimensionare Le Norme di redazione (http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO) e abbattere la fierezza (del nemico)’, andare dritto per il attribuiscono alle locuzioni la solidità e la coesione cammino ‘fare qsa seguendo un certo ordine, senza propria delle unità polirematiche, diversamente variazioni di sorta’, dare colore alla materia ‘giustificare descrivono le espressioni fraseologiche come sequenze, con prove un sospetto’, essere fuori dal proprio corpo differenziate dalle combinazioni libere per una struttura ‘essere fuori di sé, essere adirato’; si considerino inoltre tendenzialmente stereotipa che spesso produce un fraseologie meno estese come avere (gran) destro significato traslato e figurato che si distingue dal ‘trovarsi in una circostanza favorevole (per il compimento significato propriamente componenziale e letterale. di una determinata azione)’, aprire le braccia ‘perdonare, Frequentemente, tuttavia, il confine tra fraseologie e accogliere’, mettere alla china qno ‘ridurre in miseria’, locuzioni verbali risulta sfumato e ambiguo. mettere in cammino ‘attivare, mettere in atto’, andare / La classificazione è condizionata, infatti, oltre che da venire alla corona ‘salire al trono, assumere potere criteri di ordine sintattico e semantico (tipologia della sovrano’, porgere la mano destra ‘intervenire fornendo definizione, opacità della sequenza, metaforicità, struttura aiuto o sostegno (specialmente a chi si trova in più o meno sintetica del significato, margine di variazione difficoltà)’, privare della ecclesia ‘sospendere qno dalla relativo ai componenti della sequenza), anche da partecipazione al culto comunitario’. valutazioni estrinseche, dipendenti dalla frequenza della Il significato delle fraseologie non è evidentemente di sequenza nel corpus e dall’eventuale persistenza della tipo componenziale e si distingue per questo motivo dal stessa anche nel repertorio dell’italiano post- significato letterale spesso prodotto dalla sequenza. Molte quattrocentesco. Costituisce un fattore condizionante fraseologie, inoltre, devono essere considerate alternative anche l’eventuale riconoscimento di una cooccorrenza marcate (in senso formale e letterario) rispetto ad opzioni innovativa priva di raffronti nel corpus, o l’individuazione sintetiche di uso comune: cfr. tenere castello ‘risiedere’, di un’anomalia, correlata al confronto intralinguistico con dipartire / disgiungersi / dislegarsi / dividersi / cessare / combinazioni dotate di maggiore trasparenza o con partire / separarsi / uscire dal corpo ‘morire’, dare in opzioni lessicali e sintagmatiche moderne applicate al consumazione, fare (la) consumazione ‘sterminare’. medesimo campo concettuale. Di seguito estrapolerò i principali caratteri distintivi 5.2. Le locuzioni verbali delle fraseologie e delle locuzioni verbali classificate nel TLIO (limitando l’analisi ai tipi strutturali prima indicati): Le locuzioni verbali sono sequenze brevi, spesso utilizzerò a tal fine indicatori semantici e strutturali. Mi rappresentate da un verbo-supporto e un sostantivo che ne soffermerò quindi sui SC selezionati in rapporto ad specifica il senso all’interno di un complemento diretto o anomalie semantiche e sintattiche che complicano la indiretto. Tali sequenze analitiche sono sostituibili con decodifica componenziale della sequenza conferendo alla sinonimi sintetici, spesso coincidenti con verbi corradicali stessa un carattere idiomatico10. dell’elemento nominale. Come è stato ampiamente evidenziato in letteratura (cfr. le belle note in Corti, 1953 = 2005: 127 e sgg. e, da ultimo, il contributo di Pelo- Consales, 2003: 51-52 e i riferimenti ivi citati), le strutture perifrastiche con significato monolessicale ricorrono con 10 Per gli esempi selezionati si indicherà esclusivamente la particolare frequenza nell’italiano antico, si conservano, struttura normalizzata e la definizione fornita del TLIO invece, in misura minore nel repertorio lessicale tralasciando, dunque, una disamina dei contesti che compaiono contemporaneo, che propone pochi esempi indicativi nel corpus di riferimento e nelle voci del vocabolario, cui si come far luce e dare inizio (cfr. Voghera, 2004: 66)11. I rimanda per i dettagli. Si precisa, a tal proposito, che le costrutti verbali analitici antichi già raccolti nel TLIO fraseologie e le locuzioni già schedate nelle voci del TLIO compaiono in un indice alfabetico delle polirematiche consultabile in rete all’indirizzo 11 Appartengono alla poesia duecentesca i moduli perifrastici http://ovipc44.ovi.cnr.it/Tliopoli/. Ciascuna polirematica composti con sostantivi astratti segnalati da Maria Corti, tributo indicizzata rinvia automaticamente alla voce che ne registra e ad «un senso vagamente metafisico delle cose» che fissa classifica l’attestazione. Come chiariscono le Norme di l’attenzione degli scrittori «più sulle idee delle azioni che sulle Redazione al par. 15, le polirematiche sono schedate in ordine di azioni». Tali strutture ricorrono con particolare frequenza già nei priorità «sotto il primo sostantivo, in mancanza sotto il modelli linguistici e testuali della poesia provenzale, tipicamente primo aggettivo, in mancanza sotto il primo avverbio, in riproposte dalle locuzioni siciliane e toscane composte con mancanza sotto il primo verbo» presente all’interno della sostantivi astratti terminanti in –anza e in –enza (cfr. Corti, sequenza. 1953: 128-29).

551 Roberta Cella, Mariafrancesca Giuliani sono molteplici, cfr. avere in cognoscianza qno o qsa mettere la causa ‘intraprendere l’azione giudiziaria’, ‘conoscere’, dare angoscia a qno ‘disturbare, infastidire; ricevere cede ‘essere sterminati, uccisi in gran numero’, tormentare’, fare apparenza ‘mostrarsi alla vista’, far tenere cera ‘avere l’apparenza di, sembrare’ (in rapporto caccia ‘cacciare’, far contata, ‘raccontare’, far controvo con cera ‘l’aspetto esteriore’), recare a censo ‘obbligare ‘trovar modo’ (in rapporto con controvare ‘inventare, qno a pagare un tributo’. Si considerino inoltre le escogitare [per scopi malvagi]’), mettere ad arsura fraseologie essere disonesto / peccare del corpo ‘incendiare’, prendere cominciamento ‘iniziare, avere ‘comportarsi in maniera non decorosa, assecondando i inizio’, prendere consideramento ‘rendersi conto, divenire sensi e gli istinti del corpo’, non avere buona fama del consapevole’, avvelare di bende ‘bendare’. corpo ‘non godere di buona fama relativamente ai In altri casi il verbo sviluppa piuttosto accezioni costumi’, introdotte da elementi verbali che selezionano, specifiche: si considerino esempi come cacciare fuoco in in relazione al sintagma del corpo, accezioni legate al qsa ‘incendiare’ e mettere in corpo qsa (cibo, bevanda) corpo inteso come ‘parte deteriore dell’uomo, sede degli ‘mangiare, ingerire’; un ultimo insieme di SC classificati istinti e delle passioni’ (contrapposta alla parte spirituale e tra le locuzioni verbali è composto, invece, da razionale), accezioni definibili modernamente solo combinazioni con vincoli distribuzionali che si prestano a parafrasando l’intera combinazione. definizioni di tipo sintagmatico più consuete nella Il rapporto olistico che lega forma e significato competenza linguistica contemporanea: cfr. rendere causa scaturisce senza dubbio dalla nostra distanza dai ‘giustificare, fornire una ragione’, collocare in sicuro rapporti tra lingua e cultura in cui si collocano i testi in ‘mettere al sicuro’, dare di bisto ‘dare di cozzo’, tenere esame e dall’opacità che coinvolge strutture sintattiche e convenienza ‘garantire il rispetto (di un patto)’ (in abbinamenti semantico-lessicali desueti in quanto privi di rapporto con convenienza ‘impegno sancito tra due o più raffronti all’interno delle combinazioni offerte dal corpus parti contraenti; accordo, patto’). (e classificate nella voce) e nell’insieme delle soluzioni Le locuzioni verbali non sono stilisticamente marcate e sintagmatiche presenti nella competenza linguistica del risultano in gran parte analizzabili, anche nei casi in cui redattore13. L’idiomaticità di decodifica scaturisce sviluppano scarti semantici di tipo traslato (solitamente dall’analisi al contempo intralinguistica ed già rappresentati negli usi liberi dei sostantivi-testa): cfr. interlinguistica dei rapporti, legati alla semantica di andare a china ‘diminuire di quantità, abbassarsi di alcune preposizioni o al carattere desueto e innovativo di livello’, far corona ‘attorniare in circolo qno o qsa’. Uno cooccorrenze che selezionano per l’insieme dei scarto metaforico in relazione al componente nominale componenti, o per alcuni di essi, significati descrivibili può abbinarsi, talora, ad un grado avanzato di solo in termini relazionali. La necessità di isolare e lessicalizzazione della sequenza: cfr. fare conto ‘prendere classificare simili sequenze è legata evidentemente alle in considerazione, tenere presente’ e avere / tenere a esigenze di esegesi che derivano dalla relazione stretta del (buon) conto ‘tenere in considerazione, stimare’, vocabolario con i testi e i concreti contesti che evidentemente diverse da mettere in / nel conto compongono la banca-dati. La coesione è un carattere ‘aggiungere (a un insieme o a una lista di elementi proprio del dato o scaturisce, piuttosto, dalle esigenze di numerabili)’ e tenere (il) conto (di qsa) ‘registrare entrate classificazione e definizione proprie della lessicografia e uscite’, locuzioni, quest’ultime, chiaramente meno storica, praticata da un punto di vista inevitabilmente saldate delle precedenti (si noti, in proposito, la diversa estraneo alla dinamicità pragmatica in cui si collocava il distribuzione dell’articolo determinativo prima del nome). dato? La possibilità di una risposta non può che dipendere dall’analisi delle combinazioni e distribuzioni in 5.3. Le combinazioni a carattere idiomatico praesentia offerte dal corpus: nuovi dati, così come il Configurano senz’altro una terza tipologia di SC progressivo e auspicabile completamento del TLIO, meritevoli di ulteriori approfondimenti alcune possono in ogni momento falsificare e revocare le combinazioni che mostrano un carattere idiomatico e selezioni ad oggi operate. convenzionale per assenza di diagrammaticità e in Le combinazioni qui segnalate rientrano particolare per l’idiomaticità di decodifica che non prevalentemente nel gruppo delle fraseologie perché consente di ricavare un significato complessivo coprono strutturalmente una frase nucleare o complessa e calcolabile in termini componenziali12. Si osservino sono esplicitate semanticamente da definizioni di tipo sequenze come cessare la faccia, gli occhi ‘distogliere lo frastico, spesso più estese e complesse rispetto alle sguardo’ (in rapporto con cessare ‘limitare la funzione di sequenze in oggetto. Eccezioni come mettere a colori, di qsa’), dare di cenno a qno ‘ordinare a qno (di compiere colore ‘coprire con il colore, dipingere’, classificata come una certa azione)’, dedurre alla notizia ‘portare a locuzione verbale in virtù del significato sintetico che la conoscenza’, dedurre in comune ‘acquisire alla proprietà caratterizza, evidenziano, tuttavia, come la classe dei SC della comunità’, deporre di fama / di pubblica voce e fama qui delineata risulti irriducibile a caratteri omogenei e ‘produrre una testimonianza basata su ciò che si è sentito dire in giro’, conservare senza danno qno ‘risarcire’, 13 I SC qui esaminati potrebbero essere messi a confronto con locuzioni verbali contemporanee che possono essere analizzate solo ricorrendo ad un’indagine storico-etimologica: cfr. dare 12 Nel riconoscimento del campo dell’“idiomatico” faccio retta, andare a zonzo, andare a ruba, andare in malora citate da riferimento soprattutto alle riflessioni sviluppate da Casadei De Mauro-Voghera (1995: 123) e Casadei (1995: 344) tra le (1995) e (1996), lavori da cui attingo la terminologia e cui rinvio combinazioni opache e stereotipe con fulcro semantico in per una ricognizione delle problematiche richiamate dalla sostantivi privi di un significato autonomo al di fuori delle nozione. sequenze in causa.

552 Polirematiche nell’italiano antico univoci, in virtù, si direbbe, dell’asistematicità propria di sintattica e semantica di locuzioni e fraseologie. Appare ciò che, sulla base delle conoscenze attualmente indispensabile stilare un elenco di parametri dotati di disponibili, appare una peculiarità antica. diversa priorità che consentano di valorizzare le continuità Le perplessità che scaturiscono dalla distanza della storia linguistica attraverso la visuale dei SC, senza linguistica del redattore rispetto al materiale in esame disperdere o falsificare le specificità antiche. sono naturalmente molteplici: ci si potrà chiedere, ad es., È evidente che gli indicatori più consoni per definire e in che misura le fraseologie venire in contesa e venire di classificare non potranno essere fissati sulla base di criteri contesa ‘divenire materia di contrasto’ possano essere rigidi e aprioristici importati da studi effettuati su considerate diverse quanto a coesione interna e materiali diversi, ma potranno essere selezionati e produttività nella sincronia dell’italiano antico rispetto a precisati soltanto in seguito all’estrazione e al confronto far contesa ‘opporre resistenza’ e tener contesa della totalità dei tratti condivi dai SC già circoscritti o ‘competere, rivaleggiare’, più chiaramente assimilabili destinati a confluire negli indici stilati dal TLIO, anche in alle costruzioni con verbo supporto. Analoghi dubbi vista di una lemmatizzazione e classificazione possono essere estesi alla possibilità di mantenere una lessicografica completa, capace di trarre vantaggio dal classificazione equivalente e non scandita, invece, in gradi valore euristico delle soluzioni provvisorie. diversi di coesione, complessità e diagrammaticità in relazione a far caccia ‘cacciare’, dare, mettere la caccia a 7. Riferimenti qno ‘inseguire con insistenza’, far (la) caccia a/di qno Avalle, d’A.S. (1992). Introduzione. In CLPIO (1992). ‘id.’ (entrambi in rapporto con caccia ‘azione di forza Avalle, d’A.S. (1996). Sintagmatica. Studi di lessicografia finalizzata all’inseguimento dell’avversario in fuga’) e far italiana, 13, pp. 5-23. la caccia di qno o qsa: allontanare (in rapporto con caccia Bertoletti, N. (2006). Testi in volgare bellunese del ‘azione del respingere ed allontanare, cacciata’). Le Trecento e dell’inizio del Quattrocento. Lingua e stile, opzioni combinatorie più distanti dalla nostra competenza 41, 1, pp. 3-26. linguistica, e che si attestano nel corpus in forma di Casadei, F. (1995). Per una definizione di “espressione sintagmi isolati e privi in questa misura di motivazione idiomatica” e una tipologia dell’idiomatico in italiano. componenziale, propongono evidentemente una questione Lingua e stile, 30, 2, pp. 335-358. metodologica fondamentale: in che misura si può essere Casadei, F. (1996). Metafore ed espressioni idiomatiche. certi di descrivere e classificare restando liberi da Uno studio semantico dell’italiano. Roma: Bulzoni. inferenze che derivano dal “senno del poi” e dal Cini, M. (2005a). Problemi di fraseologia dialettale. riferimento alla norma che ha selezionato le combinazioni Roma: Bulzoni. moderne, siano queste libere o condizionate da restrizioni Cini, M. (2005b). La fraseologia tra teoria e pratica distribuzionali? lessicografica. Studi di lessicografia italiana, 22, pp. 283-318. 6. Conclusioni CLPIO (1992). d’A.S. Avalle (a cura di), Concordanze Un rapporto tra due stati di lingua (come tra due della lingua poetica italiana delle origini (CLPIO), vol. lingue) non si risolve in un rapporto tra insiemi di unità I. Milano/Napoli: Ricciardi. lessicali isolate che possono essere contrapposte in Corti, M. (1953 = 2005). Studi sulla sintassi della lingua maniera del tutto equivalente (cfr. Telmon in Cini 2005a: poetica avanti lo stilnovo. In G. Breschi e A. Stella (a 15). Diverse sono le possibilità combinatorie e dunque le cura di), La lingua poetica avanti lo stilnovo. Studi sul possibilità di dar forma e struttura ai significati, diverso è lessico e sulla sintassi. Firenze. Edizioni del Galluzzo, il retroterra culturale che si esplicita interlinguisticamente pp. 67-155. nella necessità di ricorrere a forme di descrizione Crusca (1863-1923). Vocabolario degli Accademici della focalizzate su unità di analisi più estese rispetto ai singoli Crusca, quinta edizione (A-O). Firenze: Tipografia lessemi. L’indagine qui condotta evidenzia due questioni Galileiana. epistemologiche sostanziali: De Mauro, T. e Voghera, M. (1996). Scala mobile. Un punto di vista sui lessemi complessi. In P. Benincà, G. 1) il grado di analiticità e sinteticità associata alle Cinque, T. De Mauro e N. Vincent (a cura di), Italiano combinazioni antiche diverge spesso da quello delle e dialetti nel tempo. Saggi di grammatica per G. combinazioni moderne e in alcuni casi i corpora di Lepschy. Roma: Bulzoni, pp. 99-131. testi pre-quattrocenteschi documentano fasi iniziali o Ehrliholzer, H.-P. (1965). Der sprachliche Ausdruck der intermedie dei processi di lessicalizzazione Kausalität im Altitalienischen. Winterthur: Keller. cristallizzati in alcune risultanze moderne. Esperti, P. (1979). 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553 Roberta Cella, Mariafrancesca Giuliani

di studi, Pavia, 30-31 marzo 2000). http://dobc.unipv.it/ dipslamm/pubtel/Atti2000/indice.htm. Pelo, A. e Consales, I. (2003). Fare “vicario”, fare +V, fare +N. Per un’analisi del verbo fare nell’italiano antico. In M. Giacomo-Marcellesi e A. Rocchetti (a cura di), Il verbo italiano. Studi diacronici, sincronici, contrastivi, didattici. Atti del XXXV Congresso Internazionale di studi della SLI (Parigi, 20- 22.09.2001). Roma: Bulzoni, pp. 43-66. TLIO: www.ovi.cnr.it. Voghera, M. (1994). Lessemi complessi: percorsi di lessicalizzazione a confronto. Lingua e stile, 29, pp. 185-214. Voghera, M. (2004). Le polirematiche. In M. Grossmann e F. Reiner (a cura di), La formazione delle parole. Tübingen: Niemeyer, pp. 56-68.

554 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 555-562

Composti intitolativi in italiano: un’oscillazione

Edoardo Lombardi Vallauri

Università Roma Tre

Abstract La notevole produttività dei composti del tipo emergenza droga e allarme immigrati ha portato a ipotizzare per essi la rilevanza di un influsso inglese che spinga ad esprimere una relazione subordinativa (l’emergenza della droga) mediante la mera giustapposizione dei due Nomi. Attraverso il raffronto con altri composti dell’italiano e una ricognizione su un grosso corpus di linguaggio giornalistico, l’articolo ne propone un’analisi diversa, come strutture sintatticamente paritetiche esprimenti una relazione di “etichettatura” o di “intitolazione” del primo membro da parte del secondo. Si ridimensiona dunque il ruolo dell’inglese nell’agevolarne la diffusione, sottolineando al suo posto quello rivestito dal linguaggio dei media. Si arriva anche a formulare l’ipotesi che questi, come altri composti dell’italiano, più che possedere un’unica struttura sintattica soggiacente, oscillino concretamente, nell’uso dei parlanti, fra due interpretazioni possibili (subordinativa e appositiva), entrambe compatibili con la giustapposizione Nome-Nome.

1. Influsso inglese sui composti italiani allarme attentati, allarme kamikaze e allarme terrorismo, allarme clandestini e allarme profughi, allarme Sempre più spesso, e per buone ragioni, si segnala in inquinamento, allarme roghi, allarme previdenza, allarme letteratura l’influsso dell’inglese sulla formazione di appalti, allarme petrolio composti in italiano. Per citare alcuni interventi recentissimi, Dardano et al. (2005) dedicano ampio spazio emergenza terrorismo, emergenza sbarchi, emergenza a una classificazione dei composti nominali misti, specie inquinamento e emergenza smog, emergenza incendi, con elementi inglesi ricorrenti, quali baby, killer, record, emergenza occupazione, emergenza petrolio, emergenza boom, shock e altri. Inoltre (p. 240) citano formazioni criminalità, emergenza droga, emergenza acqua. dove la componente lessicale è tutta italiana ma la struttura appare ricalcata sull’inglese, come D’Alema- Ricordando che all’interno dello stesso “gruppo pensiero e telefonino-dipendente. Anche Adamo e Della funzionale NOME + NOME mostrano particolare vitalità le Valle (2003a: 93) segnalano che sul modello dell’inglese serie che presentano in seconda posizione gli elementi si formano molti composti angloitaliani con primi formanti: simbolo, chiave, lampo, bomba, base, fantasma, elementi ricorrenti, come baby e web. E aggiungono: fiume, denuncia”, Adamo e Della Valle (2003a: 95) asseriscono che “anche in questo caso ci troviamo di Per questa via, finisce comunque per imporsi un modello che fronte a un modello sintattico originario della lingua penetra nella trama sintattica del nostro sistema linguistico e inglese che si è tuttavia ormai definitivamente acclimatato dà luogo a neologismi, questa volta tutti italiani anche se nella nostra pratica linguistica”. Da più parti2 si concorda molto occasionali, come: aromaterapeuta, arteterapia, nell’attribuire all’inglese una funzione di spinta nei bambinocentrico, calciostatistica, cellulare-dipendenza, confronti del tipo (A), che sembrano originare cioccolata-dipendente, comicoterapia, marca-dipendente, principalmente dal linguaggio dei media: medicine-dipendente, profumoterapia, sabatofollia, sanremoterapia, sindacato-pensiero (e segnaliamo che vi (A) crisi elezioni, problema alloggi, emergenza sono molti altri composti con pensiero in seconda posizione, immigrati, effetto valanga, allarme inquinamento, determinato da un nome proprio che lo precede) e incubo tsunami, rischio attentati, pericolo telefonino-dipendente. terrorismo ecc. Segnalano poi un gran numero di formazioni con Tuttavia a mia conoscenza il tipo non è ancora stato ordine inverso, quindi più tipicamente italiano, in 3 esaminato in maniera organica, e l’ipotesi stessa particolare con primo elemento allarme e emergenza, dell’influsso inglese può presentarsi in una luce più chiara dove i secondi elementi sarebbero “perlopiù nomi in solo se venga messa in relazione con un’analisi della funzione aggettivale”:1 natura morfosintattica e semantica di queste formazioni.

1 Di più se ne trovano nelle annate dei giornali considerate da produttività, anche altre parole che possono fungere da primo Adamo e Della Valle (2003b): allarme alghe, alluvioni, antrace, elemento: rischio allergie, amianto, antisemitismo, asma, appalti, attentati, bomba, cianuro, clandestini, contaminazione, attentati, contaminazione, mobilità, ozono, terrorismo, conti, crediti, criminalità, cuore, cyberterrorismo, deficit, generazione web, piano scuola, occupazione (cfr. Marshall). epatite C, euro-prezzi, evasione, immigrazione, inquinamento, 2 Oltre ad Adamo e Della Valle (2003a), Terreni (2005), Italia, kamikaze, maltempo, meningite, morbillo, mucca pazza, indirettamente Dardano et al. (2005: 245), e Nora Galli de’ no global, nomadi nubifragi, nucleare, ozono, pacchi bomba, Paratesi (comunicazione personale, novembre 2005). pedofilia, pensioni, petrolio, previdenza, prezzi, profughi, 3 Il citato intervento da parte di Adamo e Della Valle (2003a) si racket, recessione, sequestri, siccità, smog, terrorismo, pone come un’eccezione, peraltro limitata alla segnalazione ed unabomber, uranio, utili, valanghe. emergenza acqua, Aids, esemplificazione del tipo. Nonostante focalizzino il tema della alghe, Bse, criminalità, droga, elettrosmog, estate, fondi, freddo, composizione in italiano e quello del neologismo anche di incendi, inquinamento, inverno, lavoro, maltempo, occupazione, influsso straniero, delle formazioni che ci interessano non fanno pentiti, petrolio, sangue, sbarchi, sfratti, siccità, terrorismo, ancora menzione né Scalise (1992) e Dardano (1993), né i pur traffico, tumori. Lo schema riguarda, sia pure con minore molto recenti Bisetto (2004) e Dardano et al. (2005).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Edoardo Lombardi Vallauri 2. Influsso inglese e ordine romanzo 4. Un tipo apparentemente simile Che si debba pensare a un influsso inglese sembra Anche per il proliferare di formazioni come risultare in primo luogo dal fatto che il tipo somiglia a quello, di evidente matrice inglese perché con ordine (B1) rivendita tabacchi, trasporto latte, lettura contatori, inverso, dei due Nomi in sintesi con ordine determinante- raccolta/smaltimento rifiuti, lavaggio auto, determinato come profumoterapia, sindacato-pensiero, gonfiaggio/riparazione gomme, controllo Berlusconi-pensiero, telefonino-dipendente. E che il passaporti, consegna pacchi, ecc. nostro sia in qualche modo una conseguenza di questo, con ripristino dell’ordine dei costituenti italiano, non è viene avanzata l’ipotesi di un influsso inglese, irrealistico; specie se lo si affianca alla constatazione che nonostante l’ordine inverso. Qui non si può discutere che (come notato da Dardano et al. 2005: 241) esiste la ci sia una relazione subordinativa. tendenza o quantomeno la disponibilità a trattare i Il primo elemento è sempre un nomen actionis, quindi composti inglesi stessi come se presentassero un ordine sintatticamente il composto nominalizza una struttura dei costituenti di tipo romanzo, senza di cui si spiegano predicativa. meno bene le riduzioni al primo elemento del tipo Welfare Se si parte da un verbo transitivo, si tratta più per Welfare state o pole per pole position, ivi citati, o specificamente di una struttura Verbo-Oggetto. Infatti, Champions per Champions League, e snow per mentre la nominalizzazione con la preposizione di è snowboard. possibile anche su strutture predicative Soggetto-Verbo Questo influsso è a mio parere fuori discussione nei (come in 3b), solo con quelle Verbo-Oggetto è accettabile composti angloitaliani come centro fitness, capo staff, anche la giustapposizione asindetica (come in 2c): moda baby (sempre citati in Dardano et al., 2005: 242, 245); tuttavia non è automatico concluderne che giochi un (2) ruolo altrettanto importante per le formazioni (A), di cui abc ci occupiamo. Dopotutto l’italiano conosce già il tipo controllare i il controllo dei controllo (coordinativo) di pescecane o cassapanca, e quello passaporti passaporti passaporti subordinativo di capostazione e acquavite. Se di influsso abbattere alberi l’abbattimento abbattimento inglese si tratta, esso non andrà dunque visto come degli alberi alberi condizione necessaria, ma semmai come fattore di intensificazione della produttività di questo tipo di acquistare il l’acquisto del acquisto giornale composti. giornale giornale spedire libri la spedizione dei spedizione libri 3. Parafrasabilità con strutture sintagmatiche libri Una ragione in più per vedere una matrice inglese trasportare merci il trasporto delle trasporto merci dietro ai composti di tipo (A) è l’idea che si tratti di merci formazioni sintatticamente subordinanti, cioè con struttura rimuovere le auto la rimozione delle rimozione auto testa-modificatore, dove sarebbe ricalcata sull’inglese auto l’omissione della preposizione che esprime la relazione sintattica tra due Nomi giustapposti. In effetti, per le (3) formazioni (A) esiste sempre l’equivalente pienamente abc sintagmatico (se si vuole, nel senso dei Nominal la polizia controlla il controllo della ?controllo polizia Syntagmatic Compounds di cui si occupa Müller, 2005), polizia con di o con altra preposizione: il cliente acquista l’acquisto del *acquisto cliente cliente (1) l’ufficio spedisce la spedizione *spedizione ufficio il problema immigrati = il problema degli immigrati dell’ufficio l’allarme attentati = l’allarme per gli attentati l’emergenza droga = l’emergenza della droga il corriere il trasporto del * trasporto trasporta corriere corriere Che queste parafrasi siano possibili è fuor di dubbio, i vigili rimuovono la rimozione dei *rimozione vigili ma ciò non basta a dimostrare che il composto origini vigili proprio da una riduzione di quella struttura sintagmatica, e a ben guardare nemmeno che quando manca la Probabilmente questo si spiega in buona parte con preposizione il suo significato sia sempre lo stesso che si ragioni sistemiche, e cioè col fatto che la nominalizza- zione italiana del tipo NOMEN ACTIONIS TRANSITIVO +N produce quando la preposizione c’è. In effetti, prudenza 4 metodologica suggerisce di non dare per scontato neanche è una costruzione in senso tecnico, specializzata per che si tratti di strutture subordinative. esprimere una relazione transitiva Verbo-Oggetto; quindi Si impone dunque la necessità di stabilire che tipo (salvo rare eccezioni) qualunque conio che integri tale di composti siano quelli in esame, cioè quale sia in essi la struttura viene interpretato come esprimente quella relazione sintattica e semantica che si istituisce fra i due relazione, e questo spiega l’inaccettabilità delle forme in membri. Per prima cosa, sarà utile chiarire la differenza (3c): spedizione ufficio dovrebbe significare che l’ufficio fra i composti di questo tipo e quelli di un altro, anch’esso notevolmente produttivo. 4 Nel senso di Goldberg (1995 e 2003) e di Simone (in stampa).

556 Composti intitolativi in italiano: un’oscillazione viene spedito.5 Non è altrettanto grammaticalizzata, cioè Ciò che li caratterizza come composti è soprattutto la non non è una costruzione in senso tecnico, la struttura autonomia sintattica del costituente non-testa (Bisetto, sintagmatica con la preposizione di, che conserva la 2004: 41): possibilità di esprimere sia un genitivo oggettivo che un genitivo soggettivo, anche se spesso questa seconda (6) a. trasporto latte interpretazione è ai limiti dell’accettabilità. Di quale trasporto ti occuperai oggi? A conferma di questa spiegazione, si può osservare *Di quello latte? che quando il verbo è intransitivo, e quindi non c’è *È latte il trasporto di cui ti occuperai oggi? possibile ambiguità tra l’interpretazione del Nome come Soggetto e come Oggetto, il composto è accettabilissimo: b. rivendita tabacchi *È tabacchi la rivendita di via Cartolerie? (B2) uscita automezzi, fine corsa, caduta massi Ebbene, i composti del tipo (A) si mostrano più coesi dal Nel caso di verbi intransitivi, insomma, la costruzione punto di vista della separabilità: NOMEN ACTIONIS + N esprime una relazione Verbo- Soggetto. (7) allarme dentisti truffatori, ma Le formazioni del tipo (B1-2) designano procedimenti *problema difficile immigrati, *emergenza grave tecnici e/o standardizzati, come conferma il fatto che il rifiuti, *effetto pericoloso serra. secondo elemento è tipicamente un plurale (se non è un nome massa). Dal punto di vista testuale figurano Invece non sono particolarmente coesi dal punto di vista tendenzialmente in cartelli, insegne, bollette e altre simili dell’autonomia sintattica del secondo costituente, che anzi tipologie di testi ad alto grado di convenzionalizzazione e sembra un po’ maggiore rispetto al tipo (B): sinteticità. Di solito non compaiono in enunciati predicativi, ma all’interno di liste o di schemi. Fatti di (8) a. emergenza immigrati questo genere lasciano pensare che i composti del tipo (B) Di quale emergenza parli? Di quella immigrati? potrebbero essere il frutto della stabilizzazione di uno stile *È immigrati l’emergenza che ci minaccia? telegrafico. Bisetto (2004) li chiama “formazioni N + N b. problema rifiuti subordinate con testa a sinistra”, e osserva che Di quale problema si tratta? *Di quello rifiuti? “formazioni di questo tipo si trovano soprattutto in *È rifiuti il problema che ti hanno affidato? intestazioni e costituiscono spesso un gergo che potremmo chiamare delle “etichette””. Fa notare che sono c. effetto serra possibili anche con più di due elementi: direzione ufficio Quale effetto temi? - Quello serra. acquisti, segreteria direzione ufficio vendite. *È serra l’effetto provocato dalle bombolette spray? Rispetto a questa situazione, l’influsso del modello della composizione inglese non può certo aver costituito Si noti che mentre con il tipo (B) la trasformazione del un ostacolo, ma nemmeno necessita di essere promosso a composto in sintagma mediante la preposizione di rende causa determinante. In definitiva la modernità, di cui accettabili gli enunciati appena visti, per il tipo (A) non è queste formazioni sono un esito, non consiste solo sempre così: nell’affermarsi dell’inglese come lingua di comunicazione internazionale, ma anche nel proliferare sempre maggiore (9) a. trasporto latte delle tipologie testuali a cui abbiamo fatto accenno. È di latte il trasporto di cui ti occuperai oggi? La differenza fra questo tipo e quello in (A), di per sé evidente nel fatto di avere per primo elemento un nome b. rivendita tabacchi d’azione, risulta anche in altri fatti. Bisetto (2004) osserva È di tabacchi la rivendita di via Cartolerie? che le formazioni (B) sono a metà fra composti e sintagmi. Come dei sintagmi, ammettono inserzioni e (10) a. emergenza immigrati modificazioni di un solo membro: *È degli/per gli immigrati l’emergenza che ci minaccia? (4) rimozione rapida auto, trasporto materiali ingombranti, rivendita tabacchi nazionali b. problema rifiuti È dei rifiuti il problema che ti hanno affidato? e riferimenti anaforici al solo membro non-testa: c. effetto serra (5) in questa città la rimozione autoi avviene *È di/della serra l’effetto provocato dalle bombolette regolarmente eccetto che per quellei di grandi spray? dimensioni Questo suggerisce che probabilmente per il tipo (A) la parafrasi con la preposizione possa essere una parafrasi

5 imperfetta, in quanto non istituisce veramente lo stesso In realtà il tipo attraversamento pedoni/animali fa eccezione rapporto di modificazione che istituisce il composto, e rispetto a quanto detto, che quindi andrà inteso come quindi non “regga” all’uso in condizioni sintattiche tendenziale, a meno che si parta da un’accezione intransitiva del marcate. verbo attraversare. Il problema è interessante, ma non possiamo svolgerlo qui.

557 Edoardo Lombardi Vallauri

5. Una possibile interpretazione Che questo tipo di relazione semantica esista fra i due L’ipotesi che vorrei proporre è che dal punto di vista membri appare confermato dal fatto che il composto strutturale le formazioni del tipo (A) non siano designa sempre qualcosa che è di dominio pubblico, una necessariamente subordinanti come quelle in (B), e realtà conosciuta e alla quale è appropriato assegnare un nemmeno come fine settimana, che va naturalmente nome, un titolo, un’etichetta che la identifichi considerato un calco dall’inglese. Piuttosto, mi pare che pubblicamente. Non per caso, dunque, (come confermato quelli in (A) possano appartenere ai composti “coordinati da Adamo e Della Valle 2003a-b) i due primi elementi più appositivi” (per usare la terminologia di Bisetto 2004), e produttivi sono allarme e emergenza, che includono in sé che sia possibile mostrare come ciò dipenda dal loro il senso di “situazione pubblica”. E non a caso il secondo significato. Infatti dal punto di vista semantico si elemento tende proprio ad essere un fenomeno di portata potrebbero definire composti “TITOLATIVI”, o se si pubblica: occupazione, terrorismo, inquinamento, preferisce “EPITETICI”. Costituirebbero cioè l’evoluzione immigrazione ecc. Quindi non si formano composti come di un RAPPORTO DI “DENOMINAZIONE” o di *rischio scivolata, ma piuttosto come rischio 6 “INTITOLAZIONE”. antisemitismo. E rischio allergie non sarà riferito a un Non è sufficiente, infatti, dire che una crisi elezioni è individuo ma alla collettività: non *(tu, oggi, qui) corri un genericamente una crisi “delle elezioni”, data la vaghezza rischio allergie, ma (su scala nazionale, o almeno che si associa all’uso della preposizione di. Müller parla pubblica) esiste un rischio allergie. molto appropriatamente di “blending”, e di conceptual Tutto questo va d’accordo con la constatazione integration, sottolineando che la preposizione riassume, e evidente che quelle in esame sono formazioni in qualche modo nasconde, una varietà di possibili particolarmente ben rappresentate, e probabilmente in relazioni semantiche. Più specificamente, in questo caso grandissima parte originate, nel linguaggio dei media. Ma la relazione sussunta attraverso la preposizione generica è analoghe condizioni per tali caratteristiche di notorietà e (almeno anche) quella di “etichettatura” del primo pubblicità si sono già create in passato, anche fuori della membro mediante il secondo. La crisi elezioni è “una crisi lingua dei media, per alcuni particolari lessemi, in altri intitolabile “Elezioni””. L’emergenza immigrati è ambiti dell’agire collettivo. Ad esempio nei lessici “un’emergenza chiamata “Immigrati””. Il problema settoriali, e soprattutto scientifici e tecnologici, dove il ambiente è “il problema formulato come “Ambiente””. Si primo elemento effetto ha formato molti composti tratterà insomma di un rapporto di INTITOLAZIONE intitolativi, e non certo nell’ultimo decennio. Eccone ASINDETICA “CON SOPPRESSIONE DELLE VIRGOLETTE”, non alcuni: di un rapporto di specificazione o simili.7 Occorre dunque accostare il tipo emergenza immigrati (11) effetto boomerang, effetto camino, effetto canale, a quello, assai meno recente, che è abbondantemente effetto cascata, effetto cometa, effetto corona, effetto costa, effetto dinamo, effetto est-ovest, effetto attestato con nomi propri a secondo elemento, come fantasma, effetto fontana, effetto madreperla, effetto effetto Doppler, effetto Faraday, o anche i più recenti e neve, effetto notte, effetto pioggia, effetto sabbia, volatili effetto Bin Laden o effetto Swissair. Ma anche, effetto serra, effetto sorpresa battaglione Lombardia, armata Brancaleone, delitto Matteotti. Il precedente più simile, e perciò il più Anche qui, si può osservare che il composto ogni volta illuminante, mi pare quello delle analoghe (abbondanti e designa un effetto ricorrente, collettivamente noto (alla 8 assai meno recenti) formazioni con caso, tipo il caso comunità scientifica o agli operatori di un settore Mattei, il caso Moro, il caso Baggio, il caso Somalia; ed professionale), a cui quindi è appropriato attribuire quel anche, con nomi comuni, il caso acciaierie, il caso nome. Insomma, un effetto “denominato”, “intitolato” antrace, il caso antitrust, il caso mucca pazza, il caso così. Se ciò che abbiamo detto è vero, il rapporto di nandrolone, ecc. specificazione che si osserva nelle parafrasi come l’emergenza degli immigrati o il problema dell’ambiente

6 è solo derivato dal vero valore del composto, di cui Benché il termine denominazione mi sembri migliore di costituisce una semplificazione. Di certo questo è vero per intitolazione per descrivere il rapporto semantico che si istituisce le formazioni con effetto:9 anche se è possibile parafrasare fra i due membri in questo tipo di composti, credo che il corrispondente aggettivo denominativi si presti a qualche effetto boomerang con l’effetto del boomerang, o effetto ambiguità, ed è per questo che ho preferito chiamarli intitolativi. madreperla con l’effetto della madreperla, qui il 7 Quindi in linea di principio c’è da aspettarsi una certa significato di effetto X non è “l’effetto di X, l’effetto produttività anche con nomi come minaccia, programma, prodotto da X”, ma “un effetto paragonabile all’effetto di progetto, indagine, scandalo, processo (anche nel senso X, e quindi chiamabile “X””. L’effetto serra non è giuridico), legge, fallimento (v. Parmalat), crack, tormentone, l’effetto prodotto da una serra, ma è il riscaldamento sequestro, omicidio (v. D’Antona...) e altri. Infatti non mancano dell’atmosfera causato da una sorta di copertura dall’alto, casi come minaccia globale Hiv/Aids, minaccia antrace, che ricorda quello di una serra, e a cui quindi è pratico e minaccia terrorismo, scandalo Lewinsky, scandalo Molinette, appropriato dare quel nome. Si veda ancora il significato scandalo scommesse, scandalo passaporti, processo Cusani, di alcune di queste formazioni con effetto:10 processo Andreotti, processo Calabresi, delitto D’Antona, delitto Matteotti, delitto Moro, progetto Talana, progetto Bicocca, progetto “Urban due”, progetto Alta Velocità, tormentone Califano, tormentone mafia-terrorismo, tormentone 9 Ancora in Terreni (2005: 533) le formazioni con effetto sono Baggio, ecc. viste come strutturalmente equivalenti a quelle come parco 8 Terreni (2005: 529) segnala che il tipo con nome proprio macchine, punto vita o posto letto sarebbe modellato sul tipo fr. Affaire Dreyfus. 10 Le definizioni sono del Gradit.

558 Composti intitolativi in italiano: un’oscillazione

effetto est-ovest astron, maggiore incidenza da ovest Orbene, se la natura semantica delle strutture di particelle provenienti dai raggi cosmici. giustapposte N+N che stiamo esaminando è quella di effetto fantasma tipogr, visibilità di caratteri anche dalrappresentare lato opposto delun fogliorapporto su cui sonodi “etichettatura”,stampati. di effetto fontana fis, passaggio di elio superfluido intitolazione, di denominazione del primo elemento a attraverso un tubo capillare da un recipiente freddo a partire dal secondo, sul piano sintattico esse andranno uno riscaldato. descritte come strutture paritetiche e non subordinate. Si tratterà cioè, come abbiamo già detto, di composti Quello che questi esempi illustrano è un meccanismo coordinati appositivi. Quindi l’analogia con il trattamento molto frequente soprattutto nella denominazione di asindetico che fa l’inglese del rapporto di subordinazione fenomeni naturali o di procedimenti tecnologici, basato fra due nomi diventa un riferimento meno necessario per sull’analogia strutturale con qualche realtà o fenomeno spiegare la recente maggiore produttività del tipo. già noto e appartenente all’esperienza comune. In In questa luce, però, altre circostanze si mostrano sostanza, una metafora che diventa termine tecnico. degne di essere chiamate in causa. All’affermarsi di questi Tuttavia, questa non è l’unica ragione che porta a composti può aver contribuito, e non poco, anche la intitolazioni. L’effetto Bin Laden e l’effetto Swissair sempre crescente abitudine alla sintassi telegrafica nei prendono l’epiteto proprio dalla causa che produce titoli dei giornali, cioè alla soppressione delle parole l’effetto; l’effetto Doppler e l’effetto Faraday dai loro funzione.12 Questa ipotesi collima perfettamente con il scopritori; il caso Mattei, il caso Moro, il caso antrace e il fatto che i composti del tipo (A) sono tipici del linguaggio caso mucca pazza dalla persona o cosa che riveste un dei media, e con ciò che abbiamo segnalato riguardo alla ruolo centrale nella vicenda; in modo simile, l’armata loro tendenza a designare situazioni di natura pubblica. Brancaleone dal suo capo; il battaglione (carabinieri) Del resto la particolare produttività di primi elementi Lombardia dal luogo dove opera e ha sede. come allarme ed emergenza, notata da più parti, si iscrive Più in generale, è perfino ovvio che le cose prendono bene nella tendenza a un crescente spettacolarismo della spesso il nome da qualche entità che appare rispetto ad comunicazione mediatica per cui, in una continua corsa al esse strettamente collegata e, per un motivo o per un’altro, rialzo per coinvolgere emotivamente i destinatari, anche saliente. In alcuni casi, però, l’intitolazione può avvenire eventi di poco momento finiscono per essere presentati senza altra ragione che la volontà di attribuire un nome a come situazioni drammatiche. qualcosa che non ce l’ha, scegliendo questo nome in Dunque nel caso che stiamo esaminando il modello maniera libera: cima Dufour, rifugio Barenghi, scuola 11 dell’inglese, se si vuole mantenergli un ruolo, mantiene Poliziano. solo quello estremamente generico di “incoraggiare” ogni Ciò che qui ci interessa è che l’italiano dispone di una giustapposizione asindetica fra nomi. Insomma: niente struttura sintattica capace di esprimere questo rapporto di vieta di vedere l’influsso inglese e la matrice mediatica denominazione, e tale struttura è appunto la semplice come concause (ma di peso assai diverso) nell’affermarsi giustapposizione Denominato-Denominante. Di di queste nuove formazioni. Del resto, la plurifattorialità conseguenza, non è illecito ritenere che di tale struttura si andrebbe sempre presupposta, nel mutamento linguistico. tratti anche nel caso delle nostre formazioni (A). E a ben guardare, in italiano questo tipo di relazione semantica fra i due membri di un composto potrebbe rivelarsi anche più 6. Una ricognizione sull’ultimo decennio della diffuso: vi si potrebbero ricondurre anche formazioni Stampa come commissione affari sociali (= quella che si occupa Una ricerca sulle annate 1992-2001 del quotidiano di di - e quindi ha per intitolazione - “affari sociali”). Si noti Torino ha permesso di trovare molte migliaia di che questo composto è possibile proprio perché i compiti occorrenze delle formazioni del tipo che stiamo di una commissione sono adatti a fornirle la sua esaminando, per esempio con effetto, di cui si dà qui una denominazione, mentre è inaccettabile, per es., lista che si ferma alla lettera c, ma completa per quanto *commissione parlamento (= che fa parte del parlamento), riguarda i secondi elementi tra virgolette (semplici o perché il far parte del parlamento non serve a distinguere doppie), la cui abbondante presenza è naturalmente una una commissione dalle altre, e quindi non è adatto a darle conferma della nostra tesi: il suo nome. Lo stesso si osserva in problema Giovanni, che è accettabile nel senso di genitivo oggettivo: “il effetto 11 settembre, 15 maggio, 156, 3D, 5 aprile, 740, 8 problema che ha per oggetto e quindi potrebbe marzo, accumulo, afta, agenda, aggravio delle aliquote denominarsi a partire da Giovanni vs. *problema Irpef, ala suolo, alba, albero, alluvione, alone (2), altura, Giovanni nel senso di genitivo soggettivo: “il problema Amadeus, Amanda Lear, Amato (2), ambra, amplificatore, Andreotti (3), annuncio, anti Lega, anti serra (3), anti-age, sentito da Giovanni”. Ciò che stiamo dicendo appare anti-caduta, antrace, Arafat, arrotondamento, arte, Asia, confermato dal fatto che molte parole che formano assuefazione, astrakan, Atlanta, a valanga (15), Babilonia, composti come primo elemento sembrano selezionare di Baccarat (2), Baggio (3), bagnato (2), balera, Balladur, preferenza secondi elementi adatti a entrare in un bara, Baraghini, Barbero, Barolo, barriera (2), Beatles, processo di intitolazione: non *tavolo legno ma tavolo beauty fiction, Bergkamp, Berlusconi, bianco assoluto, Bill, Biedermeier, non *scuola immigrati ma scuola Poliziano. Bin Laden, Biondi, bistrato, black out, Blob, blocco emotivo,

11 Ciò che stiamo dicendo appare confermato dal fatto che ci 12 Ancora prima che nei titoli, la sintassi telegrafica sono molte parole che formano composti con secondi elementi naturalmente si è affermata negli annunci economici. Già che non siano adatti a entrare in un processo di intitolazione del Richter (1937: 130) nota per l’italiano cose come: Offerte affitto primo: *tavolo legno (ma tavolo Biedermeier), *scuola appartamenti, o Abile magazziniere, lunga pratica vendita immigrati (ma scuola Poliziano). accessori elettrici auto offresi.

559 Edoardo Lombardi Vallauri

Bohème, bollini, bomba (5), bomboniera, Bonn, boom (3), 7. Una conferma dal passato boomerang (70), bosco, Bossi (3), Bot, bouncing, Brasile Giorgio Pasquali, nel 1942, rivolgendosi a lettori non solo (3), brinato (2), Broadway (2), Buba (2), a buccia d’arancia, Bundesbank (2), cabrio, Cacaito Rodriguez, cachemire, linguisti, scriveva: Cagliari, calamita (5), cambi (2), cambio (3), camino (6), Campiello (4), campo giochi, cancellazione, candeggina, Un mio ragazzo, che è militare, mi manda il motto della Candellero, cane sharpei, cannone neutronico, capital gain divisione Friuli con la preghiera di tradurglielo: Legio (2), cappio, Carli, carta carbone (4), cascata (2), a cascata Forum Iulense ultrix patriae. Di primo acchito non mi ci (16), caserma, Casiraghi, Castelbellino, Castellani, raccapezzo; poi, mi si fa improvvisamente luce nel cervello. catalizzatore (2), catapulta, catena, a catena (34), Il sagace inventore ha tradotto alla lettera Divisione Friuli catramato, cattedra, Celentano, Cellulosa, Cernobil, vendicatrice della patria. Ha ragionato così: Divisione si Cernomyrdin, choc (8), Ciampi (4), cielo fin troppo sereno, dice Legio, Friuli Forum Iuli o Forum Iulense; dunque Cina (2), cinema(16), ciniglia, cinz, circo, CISCO (2), città Divisione Friuli Legio Forum Iulense. E, privo d’ogni senso (2), città chiusa, clientela, Clinton (9), Cnn, cocco, di lingua, non ha riflettuto che il tipo Via Giovanni Lanza, il coccodrillo (2), coibente, colera, colore, commissariamento fenomeno sindacalismo è della seconda metà del XIX (e dell’Efim, Compton, concerto di Bob Marley, concorrenza certo non indigeno). Anche questa è una riprova che la (2), condono, condono del ‘92, confusione, congelamento, velleità del latineggiare non è sempre proporzionale alla contagio (5), Continental, contrasto, Copenaghen, Coppa conoscenza del latino. Io per me mi contenterei, se qualche (2), corteccia (3), Cossutta, Cossiga (6), Costanzo, Cotroneo rara volta lo fosse. È lecito aggiungere che motti latini Bettiza Zecchi e Ravera nonché Ammaniti, Coverciano, paiono poco opportuni per il nostro esercito, che è di popolo cozza, Cragnotti, Craxi (6), Credit, Credit Suisse, cremino e ha diritto che gli si parli in italiano. sciolto, crinolina, crisi (5), crisi dell’industria, cristallo, croce&delizia, crollo dei titoli di stato, cronaca, Crotone, Pasquali ci conferma nell’opinione che questo tipo di culebròn, cuoio (2), curdi, formazioni non è poi così nuovo in italiano, e che quindi la novità segnalata da più parti andrà vista semmai nella effetto “abbronzato” (2), ‘aerosol’, ‘ancoraggio’, “angelo forte produttività dei composti con allarme o emergenza, della morte”, ‘anticioccolato’, ‘Apocalypse now’, ‘back to mentre ad esempio quelli con effetto o caso sono assai the future’, ‘barriera lipidica’, “boomerang” (2), ‘bronzi di meno recenti. Che vi sia, fra le altre componenti, un Riace’, “caramella”, ‘Carramba che sorpresa’, ‘carta influsso straniero (ma forse allora più probabilmente carbone’ (2), ‘cascata’, ‘a cascata’ (2), ‘cassa di francese che inglese13), sembra opinione condivisa da risonanza’, “choc”, ‘cinemascope’, “Cocoon”, Pasquali; il quale però, se proponeva l’accostamento di “colonizzazione”, ‘come eravamo’, ‘conca trasversale’, ‘Corda, cianuro e tonaca’, ‘craquelure’, ‘cross’, ‘Crudelia quei due esempi nel passo appena citato, aveva ben chiaro Demon’, ‘cumulo’, ‘dedica’, domino, ‘domino’, ‘Dressed che dicendo il fenomeno sindacalismo, se si intende “il Home’, “emiro arabo di provincia”, “etanolo”, ‘Fata fenomeno del sindacalismo”, è nel senso di intitolare così Morgana’, ‘festa del libro’, ‘formiche’, ‘freezing’, ‘freno quel fenomeno, proprio come dicendo Via Giovanni motore’, ‘gabbia di Faraday’, ‘Giano bifronte’, “gravità Lanza, se si intende dire “la via di Giovanni Lanza”, è zero”, ‘Johnny Stecchino’, ‘Jurassic Park’, ‘luna di miela’, solo nel senso di intitolare così quella via. “Medico in famiglia”, ‘mille lire’, “mimetica”, ‘minimum tax’, ‘mucca pazza’ (3), “mucca pazza (2)”, “onda”, 8. Diacronia e indeterminatezza ‘napalm’ terra bruciata, ‘palla di neve’, “passaparola”, a pioggia, ‘porta girevole’, ‘presenza’, ‘prima e dopo la Fin qui abbiamo ragionato (come normalmente si fa bugia’, “Punto”, “quadrilatero romano”, ‘rete da pesca’, nella letteratura sui composti) presupponendo che le ‘ridondanza’, “risonanza”, “salvaneuroni”, ‘schegge’, formazioni in esame abbiano una loro struttura che è “Scommettiamo”, “scultura”, ‘seconda mano’, ‘serra’, possibile determinare univocamente, ad esclusione di tutte ‘signora delle tenebre’, ‘simil-stereo’, ‘simpatia’, ‘spinta’. le altre. In realtà credo che il tipo che stiamo esaminando ‘sporco’, “stropicciato”, Tangentopoli, ‘ Tangentopoli’ (2), ponga il problema in maniera più complessa, e che, “traino” (2), ‘trascinamento’ (4), ‘trompe-l’oeil’, ‘umido’, rinunciando a sostenere integralmente una tesi a “uno-due”, ‘usato’, ‘vacanze casa sicura’, ‘valanga’, ‘vedo detrimento di un’altra, sia opportuno ammettere che in non ti vedo’, ‘Venturi’, ‘volano’, ‘wurstel’, certi casi siamo di fronte a composti che oscillano fra almeno due diverse strutture. Interessantemente, nello stesso corpus i sintagmi in cui Si può osservare che per alcuni dei composti di cui ci effetto è seguito da un nome con la preposizione di, siamo occupati la relazione subordinativa è più esclusa articolata o meno, non mostrano quasi alcuna che per altri. Ad esempio, l’effetto serra certamente non è sovrapposizione con questi. l’effetto di una serra con genitivo soggettivo, perché non Tipicamente, se si ha l’effetto della riforma non è in c’è nessuna serra a produrlo, ma qui la serra serve solo, uso effetto riforma, e se si ha effetto carta carbone non si per metafora, a intitolare quell’effetto atmosferico. trova, almeno non nello stesso senso, l’effetto della carta Un composto come effetto alluvione può significare, carbone. Ci sono però eccezioni, come (l’)effetto (della) nel caso di una specifica alluvione, l’effetto da questa svalutazione, e simili; ma è facile rendersi conto che prodotto, quindi l’effetto dell’alluvione; ma anche, per possono avere significati diversi. L’effetto della analogia, un effetto simile a quello di un’alluvione svalutazione è quello provocato dalla svalutazione, mentre trasposto in un campo di realtà del tutto diverso, come per l’effetto svalutazione è un effetto simile alla svalutazione, e che può essere chiamato così per analogia con essa, secondo quel meccanismo di trasformazione di una 13 Sarebbe senz’altro interessante indagare più a fondo quale sia metafora in denominazione tecnica, di cui abbiamo già stato il ruolo del francese, che ne abbonda, nel favorire parlato. l’affermarsi di queste strutture appositive con funzione di denominazione in italiano. Si veda comunque Terreni (2005).

560 Composti intitolativi in italiano: un’oscillazione esempio il convergere di centinaia di lettere di protesta tassonomica del composto, oppure (come è avvenuto a sulla redazione di un giornale. Quindi, un effetto chiamato molti “effetti” dei lessici scientifici) produrre una deriva “alluvione”. Sarà allora, rispettivamente, subordinativo o che lo porti a stabilizzarsi nel tipo appositivo-intitolativo. appositivo. L’effetto Bin Laden è l’effetto di Bin Laden Senza che vi sia un senso metaforico, il rapporto di nel senso che è proprio lui a produrlo. Così anche l’effetto intitolazione può originare anche da altre relazioni Berlusconi. Casi come questi ultimi sono indeterminati semantiche, come esemplificato in tabella 2: dal punto di vista della loro classificazione. E’ legittimo vedere nel composto sia la riduzione di un rapporto di sintagma struttura significato significato specificazione con soppressione della preposizione esplicito giustapposta subordinante appositivo (quindi una relazione subordinante), sia il rapporto di N-N intitolazione che abbiamo proposto (quindi una relazione l’effetto di effetto l’effetto l’effetto appositiva). Ove però l’effetto Berlusconi passasse per Doppler Doppler scoperto da chiamato così dire dal nome proprio al nome comune, ove cioè non Doppler “Doppler” significasse più “l’effetto prodotto da Berlusconi”, ma per la crisi delle crisi elezioni la crisi la crisi elezioni connessa con chiamata analogia “il tipico effetto prodotto da un magnate delle le elezioni “elezioni” comunicazioni che entra in politica”, avrebbe seguito lo il problema problema il problema il problema stesso destino di effetto serra e sarebbe passato dei rifiuti rifiuti causato chiamato decisamente dalla parte dei nostri composti appositivi con dai rifiuti “rifiuti” senso di intitolazione. In questi casi in realtà non è il problema problema il problema il problema importante decidere, per ciascun singolo composto, a che dell’ambiente ambiente che minaccia denominato tipo appartenga. Si può anzi dire senz’altro che l’ambiente “Ambiente” l’oscillazione fra i due tipi avvenga a livello di Parole, nei l’emergenza emergenza l’emergenza l’emergenza singoli contesti. della droga droga causata che L’interessante è rendersi conto che l’italiano dispone dalla droga chiamiamo della struttura N-N con valore intitolativo, ampiamente “droga” utilizzata nel tipo via Garibaldi o ristorante Duomo, e che la via di via Garibaldi la via la via Garibaldi14 dedicata, che chiamata questo si traduce nella possibilità, sempre azionabile, di “appartiene” a “Garibaldi” convertire un composto N-N subordinativo in uno Garibaldi appositivo, passando da un valore semantico più concreto il caso di caso Mattei il caso che il caso (l’effetto prodotto da X) a un valore di “metafora Mattei riguardò chiamato intitolatrice” (l’effetto simile a X, e quindi chiamato “X”). Mattei “Mattei” La predisposizione di certe relazioni semantiche a ufficio degli ufficio l’ufficio che ufficio evolvere in senso analogico e metaforico si incontra cioè, acquisti acquisti fa gli acquisti denominato e per così dire si “allea”, con la predisposizione della “acquisti” struttura a due N giustapposti a esprimere sia una relazione subordinante che una appositiva. Tabella 2: Oscillazione dovuta ad altri slittamenti Questa possibilità di oscillazione è illustrata nella semantici tabella 1. Anche per casi come questi, dunque, si è di fronte a sintagma struttura significato significato una sostanziale indecidibilità nella classificazione dei esplicito giustapposta subordinante appositivo N-N composti. Inoltre, a differenza dei tipi in cui il significato l’effetto effetto l’effetto un effetto intitolativo origina da un’estensione metaforica, in alcuni della madreperla prodotto dalla simile a quello almeno di questi casi (ad es. effetto Doppler, via madreperla madreperla della Garibaldi, ma anche problema ambiente o emergenza madreperla, e droga) a rigore non si può vedere una priorità nel tempo quindi chiamato così. dell’interpretazione subordinante rispetto a quella l’effetto effetto l’effetto un effetto appositivo-intitolativa. della svalutazione prodotto dalla simile a quello svalutazione svalutazione della 9. Riferimenti svalutazione, e quindi così Adamo, G. e Della Valle, V. (2003a). L’osservatorio chiamato neologico della lingua italiana: linee di tendenza l’effetto di effetto l’effetto un effetto Berlusconi Berlusconi prodotto da analogo a Berlusconi quello prodotto 14 Per l’intitolazione di alcune vie, quella dal sintagma N- da B., e quindi denominabile genitivo al composto intitolativo è un’evoluzione storica “Berlusconi” evidente. Si vedano, fra i moltissimi esempi possibili, le fiorentine via de’ Calzaioli e via de’ Tornabuoni, diventate via Calzaioli e via Tornabuoni, o la patavina via dei Savonarola, Tabella 1: Oscillazione dovuta a estensione metaforica diventata, come mi segnala Giampaolo Salvi, una via Savonarola che tutti intendono intitolata al noto Gerolamo; o Tale processo di conversione può restare della napoletana piazza del Plebiscito, comunemente chiamata indefinitamente irrisolto nel tempo, dando luogo a una piazza Plebiscito; e così... via. In questi casi, sotto l’apparenza perdurante indeterminatezza nell’appartenenza del genitivo “di specificazione” si potrebbe ravvisare la funzione intitolativa già nel sintagma preposizionale.

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562 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 563-571

Binomi coordinati in italiano

Francesca Masini

Università Roma Tre

Abstract In questo lavoro si analizzano i binomi coordinati in italiano, ovvero espressioni coordinate che presentano solitamente un ordine relativo fisso (equo e solidale) o preferito (sale e pepe). Il contributo offre una rassegna degli studi precedenti sull’argomento, per poi passare a un’analisi strutturale e semantica dei binomi coordinati in italiano basata su un corpus di circa 500 elementi. Lo studio si chiude con alcune riflessioni sul rapporto tra binomi coordinati e fenomeni morfologici simili quali i composti e le reduplicazioni.

1. Introduzione1 Smith, 1925) o le espressioni allitteranti (cfr. Lean, 1903; In questo lavoro ci proponiamo di analizzare i binomi Salvioni, 1902 per l’italiano). Il termine binomio coordinati, ovvero stringhe composte da due (o più)2 (irreversibile) nell’accezione qui adottata nasce proprio elementi lessicali, appartenenti alla medesima categoria e con Malkiel, sebbene in seguito si imporrà anche il uniti da una congiunzione, che presentano solitamente un termine freeze introdotto da Cooper e Ross (1975). Come già accennato, la letteratura da sempre si è ordine relativo fisso (ad esempio equo e solidale, gratta e focalizzata soprattutto sui binomi “congelati”, ovvero vinci) o preferito (ad esempio anima e corpo, sale e pepe). irreversibili, e quindi sulla questione dell’ordine degli I binomi sono un tipo di costruzione diffusa e attestata elementi costitutivi (che chiameremo per facilità di in molte lingue sia moderne sia antiche (si pensi ad esposizione A e B). Abraham (1950) riporta come già esempio alle forme latine del tipo panem et circenses o nella prima metà del Novecento la questione si fosse ora et labora). Tuttavia, pur esistendo una discreta imposta agli occhi di alcuni importanti studiosi: Jespersen bibliografia sull’argomento, poco o nulla esiste sulla (1905) afferma che in inglese l’ordine di A e B nelle lingua italiana. La maggior parte dei contributi inoltre si espressioni coordinate è determinato da ragioni ritmiche e focalizza sul carattere di irreversibilità che alcuni di questi che per questa ragione, di norma, troviamo in prima binomi presentano e sulle restrizioni, per lo più foniche posizione la parola più corta (bread and butter ‘pane e e/o semantiche, che determinano l’ordine degli elementi. burro’ vs. *butter and bread)3; al contempo Behaghel Salvo poche eccezioni, minore attenzione è stata dedicata (1909), analizzando testi tedeschi, latini e greci, arriverà alle caratteristiche strutturali di queste costruzioni, quali il alla stessa conclusione di Jespersen, formulando una tipo di categorie lessicali coinvolte e la possibilità di Gesetz der wachsenden Glieder (legge dei membri variazione morfo-sintattica, e alle loro proprietà crescenti), mentre più tardi (nel lavoro del 1928) semantiche. riproporrà la legge di Jespersen introducendo per il In questo lavoro si offrirà una descrizione sia tedesco una nuova restrizione fonica riguardante le vocali strutturale che semantica dei binomi coordinati in italiano. (le parole con i e u accentate precedono quelle con a La descrizione strutturale, che si basa su un corpus accentata). autonomamente raccolto di circa 500 elementi, fornirà un In proposito, è interessante riportare l’osservazione di quadro delle possibili configurazioni binomiali in italiano. Salvioni (1902: 372), che nota come l’allitterazione in Si discuteranno inoltre le proprietà morfo-sintattiche dei italiano sia da considerarsi tale solo qualora si conformi binomi coordinati in termini di modificabilità e alla seguente norma: “che al secondo posto debba sempre variazione. Di seguito si proporrà una classificazione stare la parola materialmente più pesante. Il maggior peso semantica di questi costrutti, distinguendo tra due tipi può inferirsi in più modi: il maggior numero di sillabe principali e una serie di sottoclassi. Concluderemo infine (modo e maniera), parola trisillaba piana di fronte a con alcune considerazioni sullo statuto di questi costrutti trisillaba sdrucciola, l’esser la vocale tonica in sillaba rispetto a fenomeni simili quali la composizione e la chiusa o in sillaba aperta, vocal lunga o vocal breve, reduplicazione. dittonghi o vocali di una certa qualità (a o) di fronte a altre (e i u)”. 2. Breve storia del fenomeno e terminologia Nel suo contributo Abraham (1950) evidenzia il Come fa notare Malkiel (1959), i binomi sono carattere non universale delle proprietà di queste innanzitutto un “terminological imbroglio”, data la varietà costruzioni, che vanno considerate come un problema di dei termini usati in letteratura e dei diversi fenomeni da lessicografia specifico delle singole lingue. L’autore essi designati. In particolare Malkiel fa notare come inoltre afferma che ritmo, accento e suono non sono spesso i binomi siano stati classificati secondo una sola strumenti sufficienti per determinare il giusto ordine di A delle loro caratteristiche: tipicamente, infatti, essi sono stati inclusi in categorie più generali, quali gli idioms (cfr. 3 Scott (1913) troverà evidenti controesempi alla generalizzazione di Jespersen (butter and eggs ‘burro e uova’), 1 Questo studio fa parte della mia tesi di dottorato (Masini 2007). senza tuttavia fornire una soluzione alternativa. Morawski Desidero ringraziare Livio Gaeta, Stefania Nuccorini, Sergio (1927) invece affinerà la teoria di Jespersen e affermerà che la Scalise, Raffaele Simone e Anna M. Thornton per gli utili parola più corta precede quella più lunga solo nei casi di parole consigli su una versione precedente del lavoro. in rima o allitteranti, mentre per i casi di parità sillabica (sempre 2 Si parla di trinomi nel caso vengano coinvolti tre elementi e di e solo nelle coppie in rima) occorre formulare ulteriori regole di polinomi nel caso ne vengano coinvolti più di tre. tipo fonico.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Francesca Masini e B in ogni singolo caso e avanza nove restrizioni (o frame “temporaneo”, costituito dal contesto enunciativo o meglio tendenze) semantiche che vanno a coadiuvare dal testo. Sulla base di questa distinzione, Lambrecht quelle foniche, accogliendo così per primo l’invito di individua tre tipologie di bare binomials (cfr. 1), Behaghel (1909), che suggeriva appunto di andare alla esemplificate in (2). ricerca di fattori semantici. Malkiel (1959) dedica grande attenzione alla (1) Tipo A: binomi irreversibili (completamente fissi e descrizione strutturale e semantica del fenomeno. In lessicalizzati) particolare, al di là del caso classico in cui A e B Tipo B: binomi pre-schematizzati (motivati rappresentino due parole diverse appartenenti alla stessa semanticamente, ovvero facenti riferimento a un categoria lessicale, l’autore distingue due ulteriori varianti frame convenzionale, ma non necessariamente, o non formali: A=B e quello in cui B è una variazione ancora, convenzionalizzati e quindi con un ordine morfologica di A. Nel primo caso, l’elemento di spesso non-fisso); congiunzione o link (d’ora in poi L) è solitamente una Tipo C: binomi contestualizzati (motivati non preposizione, come in face to face ‘faccia a faccia’ o step semanticamente ma dal contesto in cui compaiono, by step ‘passo dopo passo’, ma non necessariamente (cfr. ovvero facenti riferimento a un frame temporaneo). years and years ‘anni e anni’). Malkiel distingue questi casi da quelli di ripetizione pura, come ad esempio four by (2) a. Mackie und Polly wurden Mann und Frau four (inches) ‘quattro per quattro (pollici)’ o l’italiano (*Frau und Mann) pian piano. Nel secondo caso, B può essere una variante [Mackie e Polly sono diventati marito e moglie] flessa di A (come nel russo šag za šagom ‘passo dopo b. Mann und Frau (?Frau und Mann) bilden eine passo’, in cui il secondo elemento è al caso strumentale), biologische Einheit oppure derivata (come nell’italiano vecchio e stravecchio). [Uomo e donna formano un’unità biologica] Cooper e Ross (1975), oltre ad individuare una serie di c. Mann und Frau (Frau und Mann) verließen das tendenze foniche che i binomi sembrano seguire, offrono Zimmer una nutrita serie di criteri semantici (oltre venti). Inoltre [(L’) uomo e (la) donna lasciarono la stanza] gli autori tenteranno di sintetizzare questi criteri in un unico principio semantico-pragmatico generale – Me 4 In seguito, con l’avanzare delle tecniche informatiche First – e avanzeranno l’ipotesi che il primo membro sia nella raccolta e interrogazione dei corpora, non sarebbero l’elemento non marcato o comunque quello meno mancati approcci corpus-based. In questo senso, dispendioso a livello di processing (cfr. anche il criterio Gustafsson, con i suoi lavori degli anni Settanta, è stata un “unmarked-before-marked” proposto da Sobkowiak, precursore di lavori più recenti quali Fenk-Oczlon (1989), 1993). Benor e Levy (2006) e Wright, Hay e Bent (2005). In Con il contributo di Cooper e Ross si chiude, a nostro particolare, Fenk-Oczlon (1989) afferma che il criterio avviso, una prima fase di studi sui binomi, quasi secondo il quale la parola più frequente (in termini di esclusivamente dedicata alla descrizione generale del token-frequency) occupa la prima posizione spiega un fenomeno e all’individuazione dei principi che numero maggiore di casi rispetto a tutti gli altri criteri. La determinano l’ordine delle sequenze. In seguito si aprirà spiegazione del successo di questo criterio risiederebbe, una nuova fase più teorica, in cui nuovi modelli e approcci secondo l’autrice, nel fatto che esso è espressione di un verranno applicati allo studio di queste espressioni. Il principio di economia che agevola lo sforzo comunicativo primo contributo di questa serie è Lambrecht (1984), che del parlante: le parole ad alta frequenza sono più familiari si focalizza su un particolare tipo di costruzione: i bare e di conseguenza richiedono un basso sforzo a livello di binomials in tedesco, ovvero binomi costituiti da due nomi processing (cfr. anche Cooper e Ross, 1975). con determinante zero (bare nouns). Sulla scia dei primi Infine, alcuni studiosi hanno affrontato la questione lavori di Charles Fillmore sugli idioms e sulla Frame dell’ordine di A e B da una prospettiva “multifattoriale”, Semantics, Lambrecht traccia un quadro estremamente secondo la quale sarebbe la compresenza di più fattori tra attuale dei bare binomials, mettendo in evidenza come loro interagenti a determinare l’ordine esatto tra gli essi vadano distinti sia dalle costruzioni sintattiche vere e elementi. In questo senso si muove la Optimality Theory, proprie, in quanto presentano anomalie morfosintattiche che prevede la presenza di più criteri violabili ordinabili non riconducibili a regole generali della lingua, sia dagli per importanza. Müller (1997), ad esempio, propone una idioms, in quanto la costruzione si presta produttivamente scala per i binomi in tedesco che prevede la semantica alla crezione di nuove espressioni. Lambrecht pertanto come criterio principale, seguita da quelli metrici e assimila i bare binomials a ciò che Fillmore (1979: 72) 5 fonologici. Più recentemente, Benor e Levi (2006) hanno chiama structural formulas e individuerà nel frame (nel messo a confronto la metodologia della Optimality Theory senso di Fillmore, 1975) il principio ultimo che rende con quella della Stochastic Optimality Theory e con la possibile la loro formazione. A questo proposito, logistic regression, testandola su quasi 700 binomi inglesi Lambrecht propone una modificazione del concetto di estratti da corpora: il modello migliore (logistic frame, distinguendo tra frame “convenzionale”, a cui la regression) è in grado di rendere conto di oltre tre quarti totalità dei parlanti di una comunità fa riferimento, e dei dati mediante la combinazione di più fattori, ovvero (nell’ordine) semantica-pragmatica, metrica e frequenza, 4 “First conjuncts refer to those factors which describe the mentre i criteri fonetici sembrano rimanere in secondo prototypical speaker” (Cooper e Ross, 1975: 67). 5 piano. Benor e Levi sottolineano come i modelli da loro Cfr. anche la nozione di formal idiom in Fillmore, Kay e utilizzati non forniscano regole certe e assolute, quanto O’Connor (1988).

564 Binomi coordinati in italiano piuttosto indici di probabilità. Il carattere non queste costruzioni, peraltro studiate recentemente da deterministico di questi modelli fa quindi sì che le Jackendoff (2005) per l’inglese, presentano una struttura inevitabili eccezioni non siano agrammaticali ma definita e una semantica unitaria e formano pertanto un semplicemente non attese. blocco a parte rispetto ai binomi coordinati. In secondo In conclusione possiamo dire che, mentre la luogo, abbiamo escluso le costruzioni asindetiche con problematica dell’ordine fisso dei binomi è stata L=‡ (si veda per esempio il russo žit'ë-byt'ë ‘vita ampiamente affrontata per varie lingue, ancora molto quotidiana’, lett. esistenza-vita), che talvolta compaiono rimane da dire sulla loro struttura e semantica e sulla nella letteratura, e in particolare negli studi incentrati sul correlazione (sia interlinguistica che intralinguistica) tra fonosimbolismo, come associati ai binomi veri e propri. A binomi e fenomeni molto simili quali la composizione e la noi sembra che, in italiano, queste espressioni con reduplicazione (ma cfr. Wälchli, 2005 e § 5). elemento ‡ costituiscano piuttosto forme di reduplicazione, certamente correlate ai binomi, su cui 3. Definizione dell’oggetto di studio torneremo nel § 5. I binomi coordinati possono definirsi come espressioni dotate di una certa coesione strutturale e semantica (cfr. § 4. Analisi dei binomi coordinati in italiano 4) che presentano due membri A e B appartenenti alla stessa categoria lessicale e uniti tra loro da un elemento 4.1. Costituzione del corpus coordinante L (il quale può comparire anche in forma L’analisi è basata su un corpus di circa 500 binomi. discontinua), come schematizzato nella struttura in (3). Per la raccolta dei dati, oltre all’osservazione diretta6, sono state utilizzate le seguenti fonti: i dizionari GRADIT (3) [(L) [A]X L [B]X]Y (le cui entrate costituiscono la metà del corpus complessivo) e DISC e la Lista delle polirematiche Seguendo la metodologia di Malkiel (1959), abbiamo dell’Eulogos. Naturalmente il corpus non è da intendersi cercato di individuare, per la lingua italiana, le varianti come esaustivo, tuttavia costituisce, a nostro avviso, un formali di questa famiglia di costruzioni, partendo dalle buon punto di partenza verso la raccolta di tutte le variabili A, B e L. I risultati sono esposti nella Tab. 1. espressioni binomiali italiane. In (4) seguono i criteri di costituzione del corpus. LAB A=B A#B acqua e sapone decine e decine gira e rigira A e B (4) a. sono stati raccolti sia binomi (anima e corpo) sia bianco e nero giorni e giorni unto e bisunto trinomi (vita morte e miracoli); vivo o morto A o B -- presto o tardi b. sono stati raccolti binomi sia irreversibili (calma o bere o affogare e gesso, *gesso e calma) sia reversibili (giorno e o A o B -- o la borsa o la vita notte, notte e giorno) (cfr. § 4.2); né carne né pesce né A né B -- c. sono state escluse espressioni che compaiono né cotto né crudo esclusivamente all’interno di proverbi o locuzioni tra uscio e muro fra sé e sé PREP A e B - più ampie (promettere Roma e toma, a uso e consumo tra me e me senza se e senza ma perdere/rimetterci il ranno e il sapone), mentre PREP A e/o PREP B -- a torto o a ragione abbiamo incluso binomi che, pur comparendo senza arte né parte senza A né B -- anche all’interno di locuzioni più ampie, senza capo né coda mostrano una certa autonomia (gioie e dolori, A ma B pochi ma buoni - - peste e corna); d. sono stati esclusi binomi che formano o sono 7 Tabella 1: Combinazioni di A, B e L in italiano. formati da nomi propri (Comunione e liberazione, Tristano e Isotta); Innanzittuo abbiamo individuato i tre tipi di relazione e. sono stati esclusi i forestierismi (hic et nunc, bed tra A e B: diversità (AB), uguaglianza (A=B) e quasi- and breakfast), ma inclusi i calchi (lava e indossa uguaglianza (A#B). Quest’ultima categoria comprende dall’inglese wash and wear). casi in cui B sia una variante morfologica di A (derivazionale in italiano). La tabella mostra le correlazioni tra queste tre classi e il tipo di L usato. Tra le 6 Sono grata ad Augusto Caruso, Yuri Garrett, Edorado possibili tipologie di L troviamo la congiunzione Lombardi Vallauri e Massimiliano Lucaroni per l’aiuto copulativa e, la disgiuntiva o, le correlative o ... o e né ... gentilmente offertomi nella raccolta dei dati. né, e la avversativa ma. In alcuni casi, le espressioni unite 7 I binomi formati o che formano nomi propri sono una classe da congiunzione sono precedute da una preposizione piuttosto numerosa che comprende titoli di libri, film, ecc. iniziale, tipicamente tra/fra e a seguite da e, ma anche (Guerra e pace), nomi di negozi, imprese, ecc. (Pane e salame), senza seguita da né. Come si può notare, abbiamo escluso o ancora nomi di coppie celebri (Romeo e Giulietta). Le prime dalla Tabella 1 una serie di costruzioni che erano state due tipologie, come già notato da Malkiel (1959) e da Lambrecht annoverate tra i binomi in studi precedenti. Innanzitutto, le (1984), sembrano estremamente produttive. Per quanto concerne costruzioni del tipo A PREP B (si veda l’inglese step by i nomi di coppie celebri rimandiamo al lavoro di Wright, Hay e step ‘passo dopo passo’ o l’italiano giorno dopo giorno), Bent (2005), in cui si analizzano i motivi per cui, in inglese che Malkiel (1959) considera binomi. A nostro avviso, americano, i nomi maschili tendono a precedere quelli femminili.

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4.2. Descrizione del corpus e dati quantitativi Dal panorama appena delineato emerge chiaramente In questa sezione forniremo i primi dati, di carattere come la categoria in uscita più presente sia quella quantitativo e descrittivo, ottenuti grazie alla nominale. Inoltre, i nomi giocano un ruolo importante consultazione del corpus. Innanzitutto, riportiamo come la anche come categoria in entrata nella formazione di presenza di trinomi sia pressoché irrisoria e si limiti per lo binomi aggettivali e avverbiali, sebbene queste costruzioni più a casi completamente lessicalizzati del tipo vita, morte rimangano principalmente formate, rispettivamente, da e miracoli. In secondo luogo, il corpus include sia binomi aggettivi e avverbi. I verbi invece sono poco rappresentati irreversibili che reversibili. Naturalmente, queste due come categoria in uscita e sono formati nella totalità dei categorie non formano due insiemi distinti e discreti. casi da verbi. Tuttavia, sono proprio forme verbali a Piuttosto, i binomi sembrano collocarsi su una scala di contribuire alla formazione di una delle tipologie più reversibilità che va dai binomi completamente vivaci e produttive di binomi nominali e aggettivali, il tipo irreversibili, pena l’incomunicabilità del messaggio, ai [V e V]N/AGG (gratta e vinci, radi e getta, apri e chiudi). binomi completamente reversibili. Sulla base dei nostri dati, possiamo individuare quattro gradi principali di Categoria % Categoria % Esempi reversibilità: in uscita in entrata N 46% N N 88% armi e bagagli (5) a. binomi completamente irreversibili, ovvero sale e pepe costruzioni che, se invertite, danno luogo a V V 9% mangia e bevi stringhe non intelligibili: calma e gesso (*gesso e gratta e vinci DET N DET N 4% il diavolo e l’acquasanta calma), gratta e vinci (*vinci e gratta); una coppia e un paio b. binomi relativamente irreversibili, ovvero AGG 23% AGG AGG 67% morto e sepolto binomi che, se invertiti, producono stringhe felici e contenti intelligibili ma che presentano differenze di tipo: N N 12% acqua e sapone b.i. semantico-referenziale (ad esempio caffè e casa e chiesa latte vs. latte e caffè); V V 10% usa e getta apri e chiudi b.ii. diafasico-diastratico (ad esempio nome e PREP N (PREP) N 7% senza infamia e senza lode cognome vs. cognome e nome); senza capo né coda c. binomi reversibili ma con un ordine preferito, AVV 21% AVV AVV 47% avanti e indietro in cui la preferenza per un ordine è più su e giù riconducibile a fattori di uso e frequenza che non PREP N (PREP) N 40% per filo e per segno a ragioni di carattere semantico o tra capo e collo sociolinguistico: sale e pepe vs. pepe e sale, N N 4% anima e corpo giorno e notte vs. notte e giorno; notte e dì d. binomi completamente reversibili: grosso e V3%V V 100% andare e venire leggere e scrivere grasso/grasso e grosso, flora e fauna/fauna e flora. Tabella 2: Configurazioni categoriali dei binomi italiani8. Per quanto riguarda la struttura delle costruzioni binomiali, dal corpus emerge una notevole varietà. Sul 4.3. Proprietà formali tipo di L ci siamo già soffermati al § 3. Qui ci limiteremo a riportare che la maggioranza dei binomi presenta la 4.3.1. Flessione congiunzione e. La seconda congiunzione in graduatoria è La flessione nei binomi in italiano risulta piuttosto la disgiuntiva semplice o, mentre le altre tipologie irregolare rispetto alle normali strutture coordinate. Per riportate nella Tabella 1 sono assai meno comuni. quanto riguarda binomi nominali e numero, possiamo Quanto alle categorie lessicali coinvolte nella identificare quattro tipi di combinazioni: formazione di questi costrutti, sia in entrata che in uscita, i binomi costituiscono un gruppo di espressioni altamente (6) a. ASG BSG: carta e penna, legge e ordine eterogeneo. La Tab. 2 mostra le principali combinazioni b. APL BPL: armi e bagagli, arti e mestieri categoriali emerse: nella prima colonna abbiamo, in c. ASG BPL: fuoco e fiamme, pasta e fagioli ordine decrescente, le categorie in uscita più d. APL BSG: lacrime e sangue, tarallucci e vino rappresentate, mentre la seconda colonna presenta, per ogni categoria in uscita, le strutture categoriali interne più I binomi sembrano prediligere una certa omogeneità di rappresentative. Naturalmente nella Tabella 2 ci siamo numero al loro interno. Le strutture in (6a,b) sono infatti le limitati a illustrare le combinazioni principali che abbiamo più comuni. Inoltre, i tipi “disomogenei” (6c) e (6d) identificato. In misura notevolmente minore sono presentano nelle forme al singolare dei nomi di massa9, coinvolti anche altri tipi di elementi, quali ad esempio i che meglio si conciliano con la pluralità del secondo fonosimbolismi (piffete e paffete), gli elementi elemento. In genere, in tutti e quattro i casi i binomi pronominali (niente e nessuno), i complementatori (se e quando), le interiezioni (punto e basta) e infine le preposizioni (entro e non oltre). Tuttavia queste 8 Abbreviazioni usate nella tabella e nel resto della trattazione: formazioni hanno un sapore più occasionale e sono AGG=aggettivo; AVV=avverbio; DET=determinante; N=nome; decisamente poco rappresentate. PL=plurale; PREP=preposizione; SG=singolare; V=verbo. 9 Devo questa osservazione a Anna M. Thornton.

566 Binomi coordinati in italiano presentano un carattere di invariabilità. Tuttavia nell’uso sia una strategia sintattico-semantica diffusa nelle lingue troviamo un certo grado di variazione. Botta e risposta, europee. Il TIPO C in (1) individuato da Lambrecht si per esempio, che è tendenzialmente invariabile (cfr. 7), riferisce infatti alle sequenze semi-libere costituite da nell’uso si trova pluralizzato in diversi modi10 (cfr. 8, 9)11: sintagmi nominali coordinati con determinante zero (cfr. Testa, 2004 per uno studio del fenomeno in italiano). (7) Nel mare delle polemiche e dei botta e risposta [...] Tuttavia già a questo livello, che è ancora un livello (La Repubblica, 16/10/1999) INVARIATO “sintattico”, si instaura un rapporto più stretto e coeso tra i (8) [...] al di là delle botte e risposte fescennine [...] due nomi, come dimostrato sia dall’assenza stessa del (Il Giornale, 14/11/1979) DOPPIO PLURALE determinante, sia da restrizioni sulla modificazione interna (9) [...] tripudio di bandierine, di botte e risposta [...] (cfr. § 4.3.3). Testa (2004) nota come la strategia sintattica (La Repubblica, 20/12/2001) PLURALE SU A di omissione del determinante renda saliente il legame che si instaura tra i due referenti, che vengono così a costituire Alcuni binomi presentano il plurale solo sul primo un insieme che risulta poco o per nulla modificabile ed elemento (contrariamente al plurale solo sul secondo esclude la possibilità di una lettura distributiva. Haiman elemento, che non sembra invece occorrere): (1985) spiega questo meccanismo in termini di iconicità: diminuire la distanza linguistica tra i due elementi sarebbe infatti una strategia per ridurre la distanza concettuale dei (10) punto e virgola (SG) vs. punti e virgola (PL) referenti13. Possiamo quindi pensare a un continuum lessico-sintattico come quello in (12) che va dalla Tuttavia anche in questo caso troviamo nell’uso una coordinazione libera alla composizione nominale, certa variazione: passando per bare nouns coordinati e binomi nominali. (11) [...] questo esercito di [...], virgole, punti, punti e (12) nomi coordinati > bare nouns coordinati > binomi virgole [...] (Diario, La Repubblica, 3/3/2004) nominali > composti nominali coordinati Per quanto riguarda gli aggettivi, dobbiamo operare una distinzione: mentre quelli con struttura [N e N] (pelle 4.3.3. Modificazione aggettivale e avverbiale e ossa, casa e lavoro), [PREP N (PREP) N] (senza arte né I binomi sembrano non essere soggetti a modificazione parte, senza macchia e senza paura) e [V e V] (attacca e interna. La sequenza quindi è dotata di una coesione stacca, usa e getta) sono, come facilmente intuibile, sintattica piuttosto forte che ne impedisce assolutamente invariabili, quelli formati da due aggettivi, l’interrompibilità. Prendiamo gli esempi in (13)-(14): mentre le sequenze nel loro insieme appaiono salvo pochissimi casi che compaiono quasi unicamente al 14 plurale (tali e tanti, felici e contenti), presentano la marca modificabili, i singoli elementi costitutivi non lo sono . di plurale su entrambi gli elementi (servito/i/a/e e riverito/i/a/e, puro/i/a/e e semplice/i)12. (13) a. È un continuo tira e molla [...] (La Repubblica delle Donne, 23/5/2000) 4.3.2. Determinante zero b. *È un tira e continuo molla [...] (14) a. Il destino sa essere veramente cinico e baro La maggior parte dei binomi del tipo [N e N]N è formata dai cosiddetti bare nouns (BN), ovvero elementi (La Repubblica delle Donne, 1/10/2005) nominali senza determinante. Il determinante infatti, per lo b. *Il destino sa essere cinico e veramente baro più definito (il diavolo e l’acquasanta), ma anche indefinito (una coppia e un paio), compare in pochissimi Come già accennato al paragrafo precedente, anche i casi. In alcuni rari casi possiamo avere una doppia sintagmi nominali coordinati con determinante zero possibilità di codifica con o senza articolo, come in mostrano lo stesso tipo di restrizione. Secondo Testa (l’)alfa e (l’)omega. (2004), infatti, la modificazione aggettivale di queste L’assenza del determinante, e quindi del principale costruzioni in italiano sarebbe sottoposta a una serie di “contorno sintattico” del nome, insieme alla restrizioni: gli elementi interni a questi sintagmi possono modificazione (cfr. § 4.3.3), rimanda a fenomeni quali essere modificati unicamente tramite aggettivi relazionali l’incorporazione o la composizione, in cui gli elementi (per esempio pagandosi da solo affitto e tasse coinvolti perdono forza referenziale e libertà sintattica in quanto coinvolti in operazioni lessicali o pseudo-lessicali. Allo stesso tempo tuttavia notiamo come la possibilità di 13 Cfr. anche la distinzione che Haiman (1985) opera tra tight e omettere il determinante nei sintagmi nominali coordinati loose coordination. Nel nostro caso, la necessità di “ridurre la distanza” si manifesta, oltre che nella scarsa possibilità di inserimento di materiale, anche in un’altra proprietà identificata 10 Cfr. Sgroi (2006) per un interessante studio sui tratti di da Testa (2004), ovvero nella limitata gamma di elementi numero e genere di botta e risposta. coordinanti usati. In particolare, sebbene la categoria delle 11 Grassetti e sottolineature negli esempi che seguono sono miei. disgiuntive sia ben rappresentata (o, né...né), non possiamo avere 12 I pochi casi di binomi verbali presentano alcune possibilità di in qualità di L un elemento “pesante” come oppure, sebbene si flessione (si veda ad esempio andare e venire: La gente andava e trovino pochissimi casi con la congiunzione avversativa ma. veniva in continuazione). Questo dato è in linea con quanto 14 Tuttavia, nell’uso, non sempre i binomi sono dotati di una così affermato da Voghera (2004), secondo la quale i verbi sarebbero forte coesione. Si veda ad esempio il seguente caso: “L’altra i più restii a perdere la propria autonomia lessicale nel momento notizia l’ha data lui, Osama bin Laden: che è vivo, e in cui entrano a far parte di una polirematica. dannatamente vegeto” (La Repubblica, 2/11/2004).

567 Francesca Masini universitarie); gli aggettivi qualificativi se appositivi - complementari: vivo o morto, vero o falso; devono forzatamente riferirsi a tutto l’insieme (Macchina - antonimi: gioie e dolori, alti e bassi; e motorino, neri, d’estate si arroventano), mentre se - direzionali: su e giù, avanti e indietro; restrittivi possono modificare i sintagmi solo e soltanto se - reversativi: andata e ritorno, sali e scendi; hanno valore contrastivo e se questi sono già presenti nel - conversi: moglie e marito, vincitori e vinti; discorso (Sul tavolo c’erano una borsa bianca, una borsa e. A e B sono sequenziali: gratta e vinci, usa e nera, un ombrello grande e un ombrello piccolo. Ho preso getta, guarda e impara, toccata e fuga. borsa bianca e ombrello piccolo). Anche Lambrecht (1984) nella sua analisi dei bare binomials in tedesco Va da sé che le relazioni in (15) non esauriscono tutte aveva operato una distinzione sui tipi di aggettivi che quelle possibili, ma delineano i tipi principali. La possono o meno modificare gli elementi interni, classificazione dei singoli casi può talvolta rivelarsi riprendendo la distinzione di Bolinger (1967) tra referent- incerta, e spesso A e B possono rientrare in più di una modifying adjectives e reference-modifying adjectives: un categoria: fare e disfare, ad esempio, può rientrare sia aggettivo può modificare un elemento interno solo se negli opposti sia nei sequenziali. Abbiamo infine casi forma con esso un’unità semantica, ovvero se ne modifica completamente lessicalizzati e demotivati in cui A e B la referenza. Questo dato è interpretato da Lambrecht sono irrelati tra loro (ad esempio nudo e crudo, chiaro e come un’ulteriore prova della natura lessicale e non tondo). sintattica di queste costruzioni. Per quanto riguarda invece la relazione del tutto con le parti, possiamo identificare due tipi principali di binomi, 4.4. Proprietà semantiche che a loro volta si articolano in più sottoclassi. Da un lato In generale, ci troviamo d’accordo con Lambrecht abbiamo il tipo rafforzativo (esemplificato in 16), in cui il (1984) nell’affermare che la principale condizione binomio rappresenta un’intensificazione del concetto semantica per la formazione di un binomio sia il rimando rappresentato da A (16a-b) o da B (16c). degli elementi A e B a un frame condiviso che renda possibile l’associazione, e quindi l’unione, dei due (16) BINOMI RAFFORZATIVI referenti. a. L=e e A=B: decine e decine, giorni e giorni; I particolari tipi semantici che andremo a esaminare b. L=e e A#B (con affisso specificato): possono infatti essere interpretati come realizzazioni più i. [X e straX]: vecchio e stravecchio; specifiche di questa macro-condizione semantica. Si noti ii. [X e riX]: fritto e rifritto; come questo principio corrisponda a ciò che Wälchli iii. [X e bisX]: unto e bisunto; (2005) chiama natural (vs. accidental) coordination, che iv. [X e controX]: pelo e contropelo; rappresenta la principale condizione semantica di c. il costrutto [bell’e X]: bell’e fatto, bell’e pronto. formazione dei composti coordinati (co-compounds) e implica che le parti esprimano “semantically closely Di particolare interesse ci sembrano le espressioni in associated concepts” (2005: 1). Come fa notare Wälchli, i (16b), strutture semi-specificate che sono mediamente composti coordinati (e, aggiungiamo noi, i binomi rappresentate nel nostro corpus, ma che allo stesso tempo coordinati) si possono classificare seguendo tre criteri: la si prestano bene alla creazione di nuove espressioni, come relazione semantica tra le parti, la relazione semantica tra fare e strafare o commenti e controcommenti. le parti e il tutto, il significato del tutto. Qui percorreremo Dall’altro lato abbiamo il tipo copulativo le prime due strade. (esemplificato in 17), in cui l’unione di A e B (parti) Per quanto riguarda le relazioni semantiche esistenti determina la nascita di un terzo concetto C (tutto). tra A e B, Malkiel (1959) distingue cinque tipi: A e B All’interno dei binomi copulativi si possono identificare sono quasi-sinonimi (first and foremost ‘innanzitutto’), A una serie piuttosto variegata di sotto-classi che descrivono e B sono complementari (food and drink ‘cibo e il tipo di rapporto che si instaura tra le parti e il tutto. In bevande’), A e B sono opposti (dead or alive ‘vivo o (17) abbiamo testato sui binomi copulativi italiani la morto’), A è una sottodivisione di B (genus and species classificazione proposta da Wälchli (2005) per i composti ‘genere e specie’), B è la conseguenza di A (spit and coordinati16. polish ‘profonda pulizia’). La classificazione dei tipi fondamentali che proponiamo in (15) è la rielaborazione BINOMI COPULATIVI 15 (17) di quella di Malkiel (1959) : a. additivi (C è la somma di A e B): frutta e verdura, gratta e vinci, su e giù, mamma e (15) a. A e B sono sinonimi o quasi-sinonimi: fulmini e papà17; saette, d’amore e d’accordo, felici e contenti; b. generalizzanti (C equivale a un quantificatore b. A e B sono co-meronimi: barba e baffi, asola e universale): a destra e a manca, giorno e notte; bottone, arco e frecce; c. A e B sono quasi-relati: coltello e forchetta, bianco e nero, jeans e maglietta; 16 Le traduzioni dall’inglese sono mie. d. A e B sono opposti: 17 Chiaramente non si tratta quasi mai di una somma pura: C è piuttosto un’entità autonoma rispetto alle parti, dotata di un certo grado di convenzionalizzazione. La classe degli additivi si 15 Per le relazioni semantico-lessicali in (15a-d) rimandiamo a potrebbe ulteriormente suddividere in una serie di sottoclassi: Cruse (1986). (15e) è un caso più generale del quinto tipo abbiamo infatti additivi concreti o materiali (baci e abbracci), identificato da Malkiel: “B è la conseguenza di A”. temporali o sequenziali (tira e molla), spaziali (dentro e fuori).

568 Binomi coordinati in italiano

c. collettivi: (A e B sono rappresentanti tipici della molto in comune: oltre a costituire in molte lingue categoria C): coltello e forchetta, sali e tabacchi; strutture intermedie tra la morfologia e la sintassi, “they d. alternativi (C coincide con la disgiunzione delle express natural coordination and […] are tight forms of parti): vero o falso, soddisfatti o rimborsati; coordination” (2005: 13). Tuttavia, essi non vanno e. approssimativi (C coincide con un qualche completamente assimilati gli uni agli altri, per via di valore tra A e B): due o tre, poco o niente, sì e differenze di carattere semantico, di uso, e formali: “co- no; compounds tend to be more word-like and phrase-like f. sinonimici (C coincide con A o con B o con tight coordination tends to be more phrase-like” (2005: entrambi): d’amore e d’accordo, fulmini e 14). saette18; I binomi mostrano tratti in comune anche con le g. ornamentali (C coincide con A, mentre B non cosiddette echo-words, ovvero reduplicazioni “espressive” apporta significato aggiunto): calma e gesso; del tipo crisscross ‘reticolato’, zigzag ‘zig-zag’. Abbiamo h. imitativi (B è una parola senza significato già avuto modo di vedere come rima e allitterazione siano foneticamente simile ad A): ninnoli e nannoli; state al centro degli studi sui binomi. In particolare, la i. figurativi (C ha un significato figurato): in variazione dello schema vocalico nei binomi è stata chicchere e piattini, acqua e sapone, culo e studiata da Cooper e Ross (1975: 73-75), i quali camicia; propongono il criterio “B ha vocali con la seconda l. scalari (C è una proprietà i cui estremi sono formante più bassa”, che vale sia per le echo-words di cui rappresentati da A e B): - sopra, sia, appunto, per binomi del tipo this and that ‘questo e quello’. Lo stesso criterio sembra valere anche La classificazione di Wälchli (2005) si è dimostrata per gli esempi italiani qui e là, di riffa o di raffa, piffete e adatta a descrivere anche i binomi coordinati italiani. paffete. Inoltre i dati dell’italiano confermano la previsione Naturalmente i binomi sono strettamente connessi dell’autore sul fatto che quelli in (17a-e) sono i tipi anche con la reduplicazione totale. Questa strategia in fondamentali19: la maggior parte dei binomi italiani si italiano non costituisce una strategia flessiva, come per colloca infatti in questi cinque gruppi, sebbene si trovi esempio nelle lingue indonesiane, in cui indica pluralità anche un certo numero di binomi sinonimici e figurativi. (cfr. Scalise, 1994: 297), ma piuttosto derivazionale. In Pochissimi invece gli ornamentali e gli imitativi. L’unica particolare, sembra avere valore intensivo o rafforzativo. categoria mancante sembra essere quella scalare (17l), Questo valore è evidente nella reduplicazione di elementi rappresentata da esempi come il Tocario A tsopats mkältö aggettivali o avverbiali (piano piano, giù giù), mentre è ‘grande piccolo’ > ‘dimensione’ (esempio tratto da più latente nel caso dei composti reduplicativi del tipo V- Wälchli, 2005: 153). Naturalmente un’analisi incrociata V come fuggifuggi o rubaruba (cfr. Tollemache 1945), in delle tipologie semantiche in entrata e in uscita e delle cui otteniamo nomi d’azione che denotano eventi ripetuti configurazioni strutturali porterebbe la descrizione a un e solitamente compiuti da un agente multiplo (cfr. grado di affinamento ancora maggiore. Motivi di spazio di Thornton, 1996: 100). L’evidente relazione esistente tra impediscono di sviluppare questo aspetto. In chiusura del questi fenomeni rende auspicabile sia un’analisi nostro contributo preferiamo invece dedicare qualche riga intralinguistica che espliciti le relazioni e le differenze, a una questione di carattere più generale. formali e semantiche, tra questi fenomeni20, sia un’indagine tipologica per determinare se esistano 5. Binomi, composti e reduplicazioni correlazioni tra le altre strutture della lingua e la presenza Più di uno studioso ha messo in evidenza la relazione o il tipo di costruzioni binomiali. Un’analisi di questo tipo tra binomi e composti coordinati. Malkiel (1959) nota va ben oltre gli intenti di questo contributo. Per il momento ci limiteremo a notare che, alla luce della come i binomi (e in particolare quelli con L=‡), si confondano con i composti nominali del tipo composer- classificazione semantica proposta al paragrafo critic ‘compositore e critico’ e suggerisce che il confine precedente, i binomi italiani sembrano correlarsi alla tra le due tipologie di costrutti debba ricercarsi nelle composizione e alla reduplicazione in maniera per così specifiche lingue. Anche Lambrecht (1984) insiste sulla dire “distributiva”, come mostrato in (18): somiglianza, al di là delle loro specificità, tra bare binomials e composti nominali sulla base di proprietà (18) BINOMI COPULATIVI o COMPOSTI COORDINATI formali quali la flessione irregolare e l’impossibilità di BINOMI RAFFORZATIVI o REDUPLICAZIONI TOTALI modificazione tramite avverbi e, in parte, aggettivi. Più recentemente, Wälchli (2005) riprende il parallelismo tra In altre parole, le due macro-classi di binomi italiani co-compounds (composti coordinati) e ciò che l’autore ricoprono due piani funzionali che sono tipicamente chiama phrase-like tight coordination, ovvero binomi. espressi, in italiano, l’uno dalla composizione di tipo Wälchli sottolinea come questi due fenomeni abbiano coordinativo, l’altro dalla reduplicazione totale. 6. Conclusioni 18 Non è sempre facile distinguere tra binomi copulativi Lo studio qui proposto ha fornito la descrizione di un sinonimici (in cui C=A e/o C=B) e binomi rafforzativi (in cui fenomeno ancora pressoché inesplorato in italiano: i invece C rappresenta un’intensificazione di A o di B). 19 Il fatto che sia la classificazione sia questa generalizzazione binomi coordinati. Tale descrizione ha messo in luce la (entrambe basate sui composti coordinati) siano estendibili ai binomi è ulteriore prova della vicinanza tra i due fenomeni. 20 Un primo tentativo in questo senso è Grandi (2006).

569 Francesca Masini notevole varietà sia strutturale che semantica delle forme probabilistic analysis of English binomials. Language, in questione e ha offerto una prima ricognizione delle loro 82 (2), pp. 233-278. proprietà formali. I binomi mostrano un comportamento Bolinger, D. (1967). Adjectives in English: Attribution piuttosto irregolare per quanto riguarda la flessione e non and predication. Lingua, 18, pp. 1-34. consentono di norma la modificazione aggettivale o Cooper, W. E. e J. R. Ross (1975). World order. In R. E. avverbiale di uno solo dei membri interni. Queste Grossman, S. L. James, T. J. Vance (a cura di), Papers caratteristiche, insieme all’assenza del determinante nella from the Parasession on Functionalism. Chicago: stragrande maggioranza dei binomi con struttura [N L N], Chicago Linguistics Society, pp. 63-111. sono indice dell’alto grado di coesione interna di queste Cruse, A. D. (1986). Lexical Semantics. Cambridge: costruzioni. Pur mostrando diversi indizi di lessicalità, i Cambridge University Press. binomi tuttavia mantegono alcune caratteristiche DISC = Il Sabatini Coletti. Dizionario della lingua propriamente sintattiche, come la presenza di L o la italiana 2004. Milano: Rizzoli Larousse. doppia marca di plurale nei binomi aggettivali formati da Fenk-Oczlon, G. (1989). Word frequency and word order due aggettivi. La presenza massiccia di bare nouns nella in freezes. Linguistics, 27, pp. 517-556. formazione dei binomi costituisce un punto di contatto Fillmore, Ch. J. (1975). An alternative to checklist con un particolare tipo di strategia coordinante che theories of semantics. In Proceedings of the 1st annual presenta però caratteristiche anomale rispetto alla meeting of the Berkeley Linguistics Society. Berkeley: coordinazione sintattica pura: la coordinazione di Berkeley Linguistics Society, pp. 123-131. nominali con determinante zero. La presenza di strutture Fillmore, C. J. (1979). Innocence: A second idealization dotate di diversi gradi di lessicalità/sintatticità permette di for linguistics. In Proceedings of the 5th annual individuare un continuum lessico-sintattico che va dalle meeting of the Berkeley Linguistics Society. Berkeley: costruzioni sintattiche libere ai costrutti morfologici come Berkeley Linguistics Society, pp. 63-76. i composti (cfr. la scala in 12). Fillmore, Ch. J., P. Kay, M. C. O’Connor (1988). L’analisi semantica si è condotta su due binari. Da un Regularity and idiomaticity in grammatical lato abbiamo esaminato il tipo di relazione semantica constructions: the case of let alone. Language, 64 (3), esistente tra gli elementi costitutivi (A e B). Dall’altro ci pp. 501-538. siamo concentrati sulla relazione tra le parti e il tutto. GRADIT = Il grande dizionario italiano dell’uso, a cura Questa seconda fase ha portato all’individuazione di due di Tullio De Mauro, 1999. Torino: UTET. tipologie semantiche principali: i binomi rafforzativi, che Grandi, N. (2006). Considerazioni sulla definizione e la corrispondono a configurazioni specifiche e ben classificazione dei composti. Annali Online di Ferrara individuabili, e i binomi copulativi, che invece – Lettere, 1, pp. 31-52. costituiscono un gruppo più eterogeneo. Su questo gruppo Gustafsson, M. (1974). The phonetic length of the abbiamo testato la classificazione proposta da Wälchli members in present-day English binomials. (2005) per i composti coordinati, che si è rivelata idonea a Neuphilologische Mitteilungen, 75 (4), pp. 663-677. descrivere i significati espressi dai binomi italiani. Gustafsson, M. (1976). The frequency and ‘frozenness’ Infine, si è messo in luce come i binomi presentino of some English binomials. Neuphilologische caratteristiche simili a fenomeni morfologici quali la Mitteilungen, 77 (4), pp. 623-637. composizione e la reduplicazione totale. In particolare si è Haiman, J. (1985). 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Volume II. coordinazione pura, binomi vs. bare nouns coordinati) Bristol: JW Arrowsmith. costituisce un’area d’indagine promettente per esplorare la Lista delle polirematiche, Èulogos (IntraText): “zona grigia” tra lessico, morfologia e sintassi. http://www.intratext.com/bsi/listapolirematiche/0- index.htm 7. Riferimenti Masini, F. (2007). Parole sintagmatiche in italiano. Tesi Abraham, R. D. (1950). Fixed order of coordinates: A di dottorato. Università degli Studi Roma Tre. study in comparative lexicography. The Modern Malkiel, Y. (1959). Studies in irreversible binomials. Language Journal, 34 (4), pp. 276-287. Lingua, 8, pp. 113-160. Behaghel, O. (1909). Beziehungen zwischen Umfang Morawski, J. (1927). Les formules rimées de la langue und Reihenfolge von Satzgliedern. Indogermanische espagnole. Revista de Filología Española, 14, pp. 113- Forschungen, XXV, pp. 110-142. 133. Behaghel, O. (1928). Deutsche Syntax. Eine Müller, G. (1997). Beschrankungen fur geschichtliche Darstellung. 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570 Binomi coordinati in italiano

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571

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 573-581

Per una tassonomia dei nominali “risultato”

Chiara Melloni

Università di Verona

Abstract L’oggetto di indagine di questo articolo è l’interpretazione dei nomi deverbali dell’italiano ottenuti per mezzo di suffissi trasposizionali. Questi nomi presentano frequentemente ambiguità lessicale: pertanto viene qui esplorato in un quadro d’analisi prettamente sincronico l’insieme delle interpretazioni raggruppate sotto il nome “risultato”, ovvero le interpretazioni non azionali/non eventive. In particolare, si dimostra che la designazione di nominale “risultato” é troppo restrittiva, in quanto in questa classe sono indistintamente raccolti nomi che esibiscono varie tipologie interpretative. L’analisi si incentra sulla semantica eterogenea di tali nominali e cerca di cogliere una serie di tratti semantici in grado di accomunare le diverse interpretazioni. Si propone inoltre di distinguere i casi di polisemia logica o inerente dai casi di estensione semantica: questa distinzione permette di evidenziare la differenza fra la vaghezza che può caratterizzare i nominali deverbali e la reale ambiguità lessicale – ovvero la polisemia (che può essere logica/inerente, o effetto di estensione di senso).

1. Introduzione Borer (2003), definire più genericamente i nominali di I nomi1 deverbali derivati per mezzo di morfemi che questa classe come “Referenziali”. non alterano il significato del verbo di base (detti anche In questo articolo mi occuperò in particolare di questi suffissi trasposizionali), sono comunemente definiti nomi nominali referenziali, discutendone le proprietà d’azione, perché denotano il processo descritto dal verbo2. semantiche e mostrando come esse dipendano sia dalle È tuttavia risaputo che questi nominali presentano, anche a proprietà dei suffissi trasposizionali che li formano che livello interlinguistico, fenomeni di ambiguità lessicale: in dalla semantica dei predicati. In particolare, mi limiterò ai particolare, possono denotare gli eventi e gli stati, ossia in dati dell’italiano e cercherò di sottolineare che l’ambiguità generale le situazioni descritte dai verbi, pur potendo E/R rispecchia gli stessi fenomeni di ambiguità lessicale anche indicare i risultati delle stesse. riscontrabili nel lessico semplice. In modo specifico, mostrerò che i suffissi trasposizionali (-zione, -mento, - L’ambiguità Evento-Risultato è stata oggetto di 4 speciale attenzione nella letteratura sulle nominalizzazioni tura, -ata, ecc.) manifestano quel tipo di polisemia che perché questa distinzione interpretativa è collegata a Pustejovsky (1995; 2005) chiama logica o inerente; ma peculiari differenze nel comportamento morfo-sintattico dimostrerò anche che altri casi di polisemia sono dei nominali. Infatti, i nominali Evento (d’ora in avanti, E) spiegabili in termini di estensioni di senso (cfr. Copestake conservano generalmente la struttura di argomenti del e Briscoe, 1995; Booij e Lieber, 2004). Indagherò infine verbo da cui sono derivati, anche se ne differiscono per le alcuni casi di estensione semantica e mostrerò che solo proprietà di assegnazione di caso: com’è noto, i nomi non apparentemente si tratta di casi di ambiguità lessicale, ma assegnano caso ai loro argomenti direttamente, ma che in realtà sono casi riconducibili al fenomeno della attraverso preposizioni. I nominali Risultato (=R), invece, vaghezza. si comportano come nomi assoluti e possono essere Da questa ricerca, che presuppone un’analisi accompagnati da satelliti sintattici; questi ultimi però non composizionale del significato dei lessemi derivati, sono corrispondono ad argomenti sintattici obbligatori, ma sono esclusi i casi di lessicalizzazione semantica, ovvero le complementi o modificatori la cui proiezione sintattica è nominalizzazioni che dal punto di vista semantico sono totalmente opache o sono percepite come unità lessicali opzionale (cfr. Grimshaw, 1990). 5 Nella letteratura (linguistica e filosofica) sulla non derivate. Sono inoltre esclusi da questa analisi i nominalizzazione ci si è spesso soffermati sulle proprietà nominali ottenuti per conversione (es. arrivo, parcheggio) semantiche e morfo-sintattiche dei nominali E e i nominali e i deverbali femminili in -a (consegna), anche ottenuti R sono stati invece largamente trascurati; in particolare, in per troncamento del suffisso (es. rettifica). questa classe sono stati indistintamente raggruppati nominali che denotano il risultato dell’azione in senso 2. Nominali R: una classe eterogenea stretto e altri nominali che non presentano una struttura di Nei prossimi paragrafi verrà proposta una dettagliata argomenti.3 Pertanto, sarebbe più opportuno, come fa analisi delle possibilità interpretative dei nominali R e si cercherà di isolare quei tratti semantici che sono comuni a gran parte di questi nominali. In particolare, si dimostrerà 1 Ringrazio Antonietta Bisetto per utili commenti ad una che nonostante l’eterogeneità semantica dei membri di versione precedente di questo lavoro. I miei ringraziamenti questa classe è possibile identificare un nucleo semantico vanno anche a Giorgio Graffi e Sergio Scalise per aver discusso con me parte degli argomenti trattati. 2 Cfr. in special modo Beard (1995) per la definizione di suffisso semantica (E/R). In questo articolo, si condivide la posizione di trasposizionale. Rozwadowska (1997). 3 Le prime analisi sulla nominalizzazione tendevano ad 4 Cfr. Gaeta (2002) per un’analisi delle proprietà formali e assimilare i nominali che indicano stati (situazioni non semantiche di questi suffissi. dinamiche) con i nominali Risultato (cfr. Grimshaw, 1990 per 5 In generale, un sintomo di lessicalizzazione del nome d’azione questa posizione). Rozwadowska (1997) dimostra invece che è l’assenza dell’originale significato trasposizionale, come si questi nominali sono assimilabili ai nominali E, e che, come osserva nei casi di appartamento (da appartare/si), fazione (da questi ultimi, presentano analoghi fenomeni di ambiguità fare), stazione (da stare), reggimento (da reggere).

573

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Chiara Melloni centrale, che non include solamente l’interpretazione esempi come emendamento, correzione, spaccatura o i già RISULTATO in senso stretto, ma anche le interpretazioni citati traduzione, imitazione, ampliamento, saldatura MATERIALE e ENTITÀ STATIVA. Quest’ultima classe, in mostrano che tali nomi non si riferiscono particolare, va intesa come una macro-categoria che obbligatoriamente ad un oggetto sintattico (un argomento include le precedenti due e altri tipi di nome R, come sarà interno), ma possono denotare un partecipante spiegato nel paragrafo 2.2.3. (corrispondente al risultato dell’azione) di struttura Si cercherà inoltre di mettere in luce la relazione fra le lessico-concettuale del verbo, la cui proiezione in sintassi proprietà aspettuali e semantiche del verbo e il nucleo è opzionale o addirittura bloccata. Sia traduzione che semantico dei nominali R.6 correzione denotano nuove entità portate in essere attraverso l’azione corrispondente: la prima creata “a 2.1. Risultato fianco” dell’oggetto sorgente (il testo o la parola da tradurre), la seconda come modificazione dell’oggetto I nominali R, come si è già detto, denotano 9 comunemente il risultato o il prodotto o l’effetto paziente (il testo o la parola da correggere). dell’azione descritta dal verbo: esempi come Si propone di definire questi partecipanti di struttura ampliamento, creazione, costruzione, illustrazione, lessico-concettuale “argomenti semantici”, per distinguerli traduzione, copiatura, imitazione denotano, accanto al dai satelliti sintattici che sono proiettabili in sintassi significato azionale, il risultato concreto dell’azione. Non (argomenti sintattici, complementi, modificatori, aggiunti, sorprende pertanto che tali lessemi siano derivati da verbi ecc.). che implicano la creazione di un’entità dal nulla (cfr. 1) o Da un punto di vista aspettuale, la maggior parte dei attraverso l’imitazione di un oggetto “sorgente” (cfr. 2):7 nominali RISULTATO è derivata da predicati di accomplishment (risultativi, appunto), siano essi verbi di 10 (1) a. Hanno costruito un edificio imponente creazione o verbi di cambiamento di stato. Accanto ai b. Quella costruzione è imponente nominali RISULTATO che hanno come base verbi di (2) a. Hanno imitato l’ultima borsa di Gucci creazione (costruire, tradurre) e verbi che modificano b. Ho comprato un’imitazione, perché l’originale è l’oggetto (spaccare, correggere), ci sono nominali come troppo caro riflessione e ragionamento che, pur se derivati da verbi intransitivi di attività mentale (non telici, a differenza dei I nominali RISULTATO, tuttavia, non denotano predicati di accomplishment e achievement), denotano il esclusivamente entità referenziali concrete ma anche risultato del riflettere e del ragionare rispettivamente (vale oggetti astratti: costruzione, ad esempio, indica anche a dire, l’oggetto-informazione che viene prodotto un’entità astratta se con tale lessema ci si riferisce ad una attraverso l’azione corrispondente). “costruzione sintattica”. Più in generale, i nominali Questi casi evidenziano la necessità di esplorare la RISULTATO possono denotare contenuti astratti o oggetti- semantica profonda dei verbi al fine di verificarne la informazione (cfr. Pustejovsky, 1995). Si pensi a nominali natura risultativa. Tuttavia, la maggior parte dei verbi di come comunicazione, spiegazione, interpretazione, attività non può formare nominali RISULTATO (si pensi a suggerimento: mentre come nominali E denotano un atto inseguire – inseguimento, perquisire – perquisizione, di discorso o di pensiero, come nomi RISULTATO essi fluttuare – fluttuazione, combattere – combattimento). esprimono il prodotto «proposizionale» (ovvero un Seguendo lo stesso ragionamento, è intuitivamente logico oggetto-informazione) creato attraverso il corrispondente che i nominali ottenuti da verbi di stato (es. conoscenza, atto di discorso (cfr. Asher e Lascarides, 2001).8 La preferenza) non siano candidati ad esprimere concretezza pertanto non sembra essere il fattore l’interpretazione RISULTATO: gli stati, poiché esprimono discriminante tra nominali E e nominali R, perché questa situazioni non dinamiche, non hanno argomenti sintattici proprietà è determinata dalla natura concreta o astratta (o semantici) corrispondenti ad un risultato/prodotto/ dell’argomento verbale cui corrisponde l’oggetto-risultato effetto. (ad es. una proposizione, ovvero un oggetto- informazione). 2.2. Materiale I nominali RISULTATO inoltre possono essere sia nomi Un’interpretazione comunemente associata ai nominali singolativi (costruzione, ingrandimento, saldatura) che R è l’interpretazione MATERIALE (cfr. Bierwisch, collettivi (associazione, allevamento, fasciatura). 1990/1991): colorazione, argentatura, verniciatura Da questi primi dati emerge che i nomi RISULTATO indicano non solo l’azione, ma anche il materiale possono corrispondere all’oggetto (o argomento interno) impiegato per eseguire la stessa. dei verbi di creazione da cui sono derivati. D’altra parte, 9 Per la nozione di struttura lessico-concettuale di un verbo (anche nota come LCS) si rimanda a Jackendoff (1990). 6 Questo argomento non è analizzato con sufficiente profondità 10 Per la classificazione aspettuale dei predicati si fa riferimento nel presente articolo: è invece dettagliatamente esplorato nella alla nota tassonomia Vendler-Dowty, applicata all’italiano da mia tesi dottorato (cfr. Melloni, in preparazione). Bertinetto (1992). Nel presente articolo, tuttavia, si utilizzano le 7 Secondo Dowty (1991), tali predicati hanno argomenti interni designazioni originalmente proposte da Vendler (1967) per definibili come Temi di Rappresentazione della Sorgente. riferirsi alle classi degli accomplishment e degli achievement: 8 Come osserva Pustejovsky (1995), gli oggetti-informazione infatti, la traduzione proposta da Bertinetto per la classe degli possono acquisire una manifestazione concreta: una accomplishment = ‘risultativi’ potrebbe causare fraintendimenti comunicazione, ad esempio, può essere stampata e diventare e ambiguità in questo lavoro incentrato appunto sulle proprietà un’entità materiale. risultative dei nominali.

574 Per una tassonomia dei nominali “risultato”

(3) a. Roberto ha verniciato la sua bici con una vernice (6) a. Roberta protegge il viso dai raggi solari (con un azzurra brillante ampio cappello). b. La verniciatura della mia vecchia bici si è ormai b. Roberto decora l’albero di Natale (con nastri e tutta scrostata ghirlande).

I nominali in questa classe sono spesso ottenuti da Esempi come (4) e (5) mettono in luce un’importante verbi denominali di accomplishment, la cui base esprime il proprietà dei nominali R: vale a dire, la possibilità di materiale o l’oggetto utilizzato per svolgere l’azione (cfr. denotare entità partecipanti a situazioni non dinamiche, Levin, 1993 per un’analisi di questa classe di predicati in ossia a stati. Questo implica che un nominale R è non inglese). In genere, la proiezione sintattica dell’aggiunto agentivo, ed esclude perciò anche il riferimento a esprimente il materiale con cui si compie l’azione è evitata strumenti “intermediari”, utilizzati nello svolgimento di perché provoca effetti di ridondanza a livello logico: (3a) azioni (ossia, situazioni dinamiche). è accettabile perché l’aggiunto esprime un tipo particolare Questa differenza fra le proprietà semantiche dei nomi del materiale utilizzato. È opportuno osservare che i strumento e quelle dei nomi R emerge con particolare nominali ottenuti da questi predicati possono anche essere chiarezza se confrontiamo nominali R come rivestimento e interpretati come gli oggetti / i prodotti (sempre concreti, verniciatura con nomi strumento quali frullatore e in questo caso) che risultano dal compimento dell’azione. stampante. I primi due, infatti, oltre ad avere un Si osservi, infatti, che il nome verniciatura è significato trasposizionale, denotano entità concrete non semanticamente più marcato rispetto a vernice, perché agentive associabili a stati. I nomi strumentali sono invece indica esattamente l’oggetto-risultato dell’azione interpretati come nomi d’agente, e partecipano corrispondente. Suggerisco pertanto che i nominali esclusivamente a situazioni dinamiche. MATERIALE possano essere assimilati ai nominali Tale distinzione si riflette anche nei predicati da cui RISULTATO, e, come spiegherò nel prossimo paragrafo, tali nomi sono derivati: i nomi che indicano strumenti che entrambe le classi possano essere incluse in una classe intermediari sono ottenuti da verbi che partecipano più ampia genericamente definita ENTITÀ STATIVA. anch’essi all’alternanza sintattica Soggetto/Agente- Strumento.12 Tuttavia, contrariamente a quanto accade con 2.3. Entità stativa verbi come rivestire, ostruire, sbarrare, ecc., in questo L’interpretazione MATERIALE è riscontrabile anche in caso l’agente e lo strumento, pur essendo associati a nominali come collegamento, decorazione, guarnizione, differenti proiezioni sintattiche (soggetto e obliquo), impedimento, isolamento, ostruzione, protezione, condividono la stessa struttura causativa, assimilabile rivestimento, schermatura. aspettualmente a quella degli accomplishment. Come osservato nel paragrafo precedente, alcuni di Nell’esempio (7) si osserva che il valore telico e questi nominali possono essere interpretati come il causativo espresso dal verbo rimane inalterato nelle due risultato o, più genericamente, l’effetto dell’azione costruzioni, sia che il soggetto sia un agente prototipico corrispondente (es. decorazione). Tuttavia, contrariamente sia che esso sia invece uno strumento intermediario, come a quanto accade con i nominali RISULTATO (es. confermato dalla compatibilità con il sintagma temporale costruzione), i nomi sopraccitati possono trovarsi in rivelatore di telicità (in pochi secondi): contesti in cui non sono interpretabili come il prodotto dell’azione corrispondente. In modo analogo, sebbene (7) a. Roberto ha stampato una foto in pochi secondi con indichino materiali od oggetti, differiscono anche dai la sua nuova stampante laser nominali MATERIALE (es. verniciatura), perché esibiscono b. La stampante ha stampato la foto in pochi secondi un’interpretazione orientata al soggetto delle frase: (8) a. L’elettricista ha collegato i cavi in pochi minuti b. L’A14 collega Ancona e Bologna (*in poche ore)

(4) a. Questa crema protegge dai raggi solari nocivi Mentre il valore azionale del verbo non viene alterato b. Ti conviene usare una protezione contro il sole dalla proiezione di un soggetto non agentivo in (7b), al (5) a. Nastri e ghirlande decorano il grande albero di contrario il soggetto agentivo implica un’interpretazione Natale dinamica in (8a) e una stativa dello stesso verbo collegare b. Ho appena comprato le decorazioni per l’albero in (8b) . Sulla base di questi dati, propongo pertanto di I verbi base di questi nominali possono avere un chiamare i nominali R ENTITÀ STATIVE: la scelta di questa soggetto agente o un soggetto strumento (Levin, 1993 definizione sintetizza le proprietà semantiche dell’intera definisce questa alternanza «Soggetto-Strumento»). classe dei nominali R, inclusi i nomi RISULTATO e Questa alternanza nel mapping sintattico rivela anche MATERIALE descritti in precedenza. Tutti questi nominali un’interessante peculiarità aspettuale: difatti, mentre un denotano entità (in particolare non animate) che soggetto non agentivo, come quello in (4a-5a), elicita partecipano a situazioni non dinamiche, pur ricoprendo un’interpretazione stativa di questi predicati, gli stessi all’interno di esse diversi ruoli semantici (cfr. la descrivono una situazione dinamica in presenza di un discussione nel prossimo paragrafo). soggetto agentivo prototipico (cfr. 6a-b).11

12 Tipicamente, i nomi che descrivono strumenti “intermediari” 11 Cfr. Kratzer (2000) per osservazioni simili sulla natura sono espressi per mezzo di suffissi agentivi (come -tore o -a/ente aspettuale ambigua di questi predicati. in italiano).

575 Chiara Melloni

Se si prendono in esame i nominali derivati da verbi nominali R ottenuti dai predicati psicologici non possono non ambiguamente classificabili come stati (es. preferenza mai riferirsi all’Esperiente, ma solo alla Sorgente o e conoscenza) si osserva che l’interpretazione R Stimolo della situazione psicologica. I nomi R pertanto corrisponde all’argomento interno del verbo base (un possono indicare entità animate (es. conoscenza) il cui tema, secondo la tradizionale teoria dei ruoli tematici). stato mentale non è rilevante per la situazione descritta dal verbo di base. Queste proprietà dei nominali R possono (9) Le sue molteplici conoscenze ci sono state molto utili. essere associate all’analisi aspettuale del predicato. Sulla (10) Le sue preferenze ci sorprendono sempre. scorta dell’analisi della struttura dell’evento proposta da Pustejovsky (1991; 1995) è possibile stabilire una Ancora una volta, pertanto, si conferma che i nominali correlazione fra l’entità denotata dal nominale R e il tratto R denotano entità associate a situazioni stative.13 Il caso di aspettuale di non dinamicità che descrive l’evento o 16 conoscenza dimostra inoltre che queste entità possono sottoevento espresso dal verbo base. Secondo anche essere animate.14 Analizzando i nominali ottenuti da Pustejovsky, infatti, i predicati di accomplishment e di verbi psicologici, emerge tuttavia che il nominale R non si achievement hanno delle strutture eventive complesse, riferisce mai all’Esperiente dello stato psicologico, ma perché costituiscono delle Transizioni da uno stato ad un all’argomento che denota lo Stimolo della situazione altro. È pertanto possibile scomporre la struttura descritta dal verbo base.15 dell’evento di questi predicati in due sottoeventi, il primo di attività e il secondo che denota lo stato risultante. (11) Ci sono molti divertimenti in questa città. Quest’ultimo è il sottoevento cui partecipa l’entità descritta dal nominale R:17 Infine, i nominali ottenuti da predicati di achievement (12) T confermano quanto affermato sinora: i verbi di achievement denotano infatti dei cambiamenti di stato istantanei e i nominali da essi derivati (es. rinvenimento, P S ritrovamento, scoperta e acquisizione) denotano quelle entità che partecipano allo stato finale/risultante dei verbi . Quindi, quando il verbo base è un accomplishment il nome R denota il prodotto o effetto dell’azione, 2.4. In sintesi corrispondente ad un argomento sintattico o semantico Nei paragrafi precedenti si è mostrato che la classe dei (cfr. costruzione vs. traduzione), che viene posto in essere nominali R non denota esclusivamente il risultato o nel sottoevento corrispondente allo stato risultante. l’effetto dell’azione espressa dal nominale E Se il verbo base è un achievement, il nominale R può corrispondente, ma che questi nominali presentano un più denotare l’entità che si trova nel sottoevento ampio ventaglio di possibilità interpretative, in dipendenza corrispondente allo stato risultante (cfr. scoperta, dal tipo di predicato da cui sono derivati. acquisizione). Pustejovsky, propone, infatti, che anche i I suffissi che formano nominali R sono altamente predicati di achievement (che, al contrario degli sottospecificati dal punto di vista semantico: essi possono accomplishment, descrivono dei cambiamenti di stato formare nomi che descrivono entità sia astratte che istantanei) presentino una struttura eventiva complessa concrete (es. interpretazione vs. creazione); inoltre, questi (cfr. 12). Il nominale R denota, ancora una volta, l’entità nomi possono essere sia singolativi che collettivi (es. che si trova nello stato risultato. costruzione vs. allevamento). Quando il verbo base denota uno stato, il nome R Sulla base di un confronto con i nomi strumentali, si è designa l’entità (caratterizzata da assenza di agentività e suggerito che i nomi R siano non-agentivi ed escludano stato mentale) che partecipa allo stato medesimo (cfr. pertanto il tratto semantico della volontarietà. Il caso dei conoscenza, preferenza): nominali ottenuti da verbi di stato e in particolare da verbi psicologici conferma inoltre che, sebbene possano riferirsi (13) S ad entità animate, queste ultime sono caratterizzate dall’assenza di uno stato mentale. Di conseguenza, i e

13 Gaeta (2002) osserva che il suffisso -(an)za/(en)za seleziona In generale, quindi, la designazione di nominali R verbi che descrivono azioni non dinamiche, ossia verbi di stato. come denotanti entità stative è desumibile dalla struttura Inoltre, dimostra che tale suffisso non cambia l’aspettualità del dell’evento (semplice o complessa) del verbo da cui sono verbo di base. derivati: questi nomi denotano infatti entità non agentive 14 Pertanto anche l’(in)animatezza, come la concretezza, sembra che partecipano a situazioni non dinamiche (stative). non essere una proprietà definitoria della classe dei nomi R. 15 Un nominale R ottenuto da un verbo psicologico non può in nessun caso denotare l’Esperiente di una situazione psicologica: 16 Cfr. Melloni e Bisetto (in stampa) per un’analisi approfondita i nomi che si riferiscono all’Esperiente sono generalmente della relazione fra le proprietà aspettuali del verbo base e espressi attraverso altri suffissi in Italiano (-(t)ore, -ante/-ente, l’interpretazione R (intesa come risultato in senso stretto) del cfr. possessore). Questo prova che il suffisso che forma nomi corrispondente nominale derivato. ambigui E/R ha delle specifiche proprietà di selezione semantica, 17 Negli schemi in (12-13), propongo una versione semplificata per l’individuazione specifica delle quali si rimanda a Melloni delle strutture dell’evento introdotte da Pustejovsky (1991). (in preparazione). Negli schemi: T=transizione; P=processo; S=stato; e=evento.

576 Per una tassonomia dei nominali “risultato”

3. Nominali E/R come dot object I nomi in Tab. 2, sia semplici che derivati, denotano Un’assunzione fondamentale del presente lavoro è che, eventi o stati, ma possono anche denotare entità/oggetti. poiché la morfologia derivazionale espande il lessico L’analisi semantica dei nominali R come entità stative semplice, essa può manifestare gli stessi effetti di (non agentive, non associate a stati mentali, ecc.) sembra polisemia che caratterizzano il lessico semplice. adeguata anche per definire i sensi non-E espressi dai nomi semplici in Tab. 2: ovvero, concerto come … the basic semantic relationships which are expressed by musica/suono emessi, esame come insieme di domande, word-formation types are characteristic of regular polysemy pranzo come cibo, traffico come insieme di veicoli, as well, and vice-versa. Regular polysemy is similar to word persone, ecc. formation also in the sense that many of its types are Propongo pertanto che siano i suffissi operatori della productive. nominalizzazione ad essere responsabili di questa Apresjan (1973:18) polisemia: più precisamente, è opportuno postulare che tali suffissi abbiano una duplice rappresentazione capace Nel lessico semplice è, infatti, possibile trovare nomi di dar conto sia del significato E sia di quello R dei che denotano eventi o stati (tali nomi sono chiamati simple nominali di cui sono testa (si rimanda a Melloni, 2006 per event nominals nell’analisi proposta da Grimshaw, 1990). un’analisi approfondita della polisemia di questi suffissi e Esempi rappresentativi di questa classe sono evento, gara, la rappresentazione formale del loro contenuto semantico guerra, ecc. Tali lessemi semplici possono manifestare realizzata con gli strumenti del modello teorico di ambiguità lessicale e, in modo specifico, alcuni di essi formazione di parola proposto da Lieber, 2004). sono casi di type complessi, ovvero di nomi dot object. Pustejovsky (1995; 2005) include nell’elenco dei classici 4. Estensioni semantiche esempi di polisemia logica o inerente manifestata dai dot object anche i casi in Tab. 1, nei quali il primo dei due Esistono altri casi di nominali che esprimono type espressi dal nome dot object è il significato eventivo interpretazioni non trasposizionali ma che esibiscono o stativo, mentre il secondo corrisponde ad un’entità proprietà specifiche e distinte dal gruppo di nominali R (concreta o astratta).18 esplorati sinora. Propongo tuttavia di definire queste interpretazioni come l’effetto di estensioni di senso non riconducibili alla polisemia inerente descritta nel Dot object Esempio paragrafo 3. Queste estensioni di senso possono essere Evento·risultato concerto distinte nelle seguenti categorie: Evento·oggetto informazione esame x Agentivo-Collettivo e Locativo19 Evento·oggetto fisico pranzo x Fattiva, Modale, Temporale Stato·oggetto fisico traffico La suddivisione in due sottoclassi si spiega con il fatto Tabella 1: Dot object che queste estensioni di significato hanno “origini” differenti: difatti, propongo che i primi due casi siano I nomi deverbali oggetto della presente analisi estensioni di senso che rispondono a motivazioni manifestano lo stesso tipo di polisemia logica o inerente, pragmatiche (cfr. Booij and Lieber, 2004) e che siano la poiché sono ambigui tra interpretazione E ed R manifestazione di un tipo di polisemia (non inerente) dei (l’interpretazione E include anche la lettura stativa, mentre nomi deverbali e dei suffissi che li formano (cfr. quella R va intesa come ENTITÀ STATIVA, sulla base di Copestake e Briscoe, 1995); le interpretazioni modale, quanto affermato nei paragrafi 2.1.-2.4.). In particolare, si temporale e fattiva, invece, non sono l’effetto della osservi, nella seguente tabella, l’analogia tra i nomi polisemia dei nomi deverbali, ma estensioni semantiche semplici e i nomi deverbali ottenuti attraverso il più elicitate dal contesto predicativo e riconducibili alla produttivo dei suffissi trasposizionali dell’italiano, -zione vaghezza - piuttosto che alla polisemia - di questi (nella tabella si dà anche il caso di allomorfia del suffisso nominali. -(z)ione, in emiss-ione): 4.1. Agentivo-collettivo e locativo Nomi semplici Nomi derivati È risaputo che i suffissi cosiddetti trasposizionali sono impiegati comunemente per formare nomi collettivi in concerto emiss-ione (sonora) italiano (cfr. Grossmann, 2004).20 Abbiamo infatti esame interroga-zione osservato che i suffissi che formano nomi R non pranzo consuma-zione 19 traffico ostru-zione Queste classi di nomi sono spesso ricondotte ai nominali R perché denotano entità referenziali, invece di situazioni, e perché Tabella 2: Polisemia nei nomi semplici e derivati compaiono in sintassi senza struttura argomentale. 20 Grossmann (2004: 224) scrive «La categoria derivazionale dei nomi collettivi è realizzata mediante un gran numero di suffissi 18 Pustejovsky cita ovviamente esempi dell’inglese: i dati in Tab. diversi. Tuttavia solo per pochi la formazione dei collettivi è la 1 sono traduzioni degli analoghi inglesi. Inoltre, il quarto caso di funzione primaria, la maggioranza di essi formano nomi dot object (Stato·oggetto fisico) è una proposta originale del d’azione, nomi di qualità, nomi di status, nomi di luogo ecc. con presente lavoro. estensioni semantiche collettive.»

577 Chiara Melloni contengono specifiche indicazioni di carattere ambiente’).22 È interessante notare che il significato quantitativo. Mentre costruzione, ingrandimento, e espresso da questi nominali è paragonabile alla rivestimento sono nomi singolativi, documentazione, caratterizzazione semantica collettiva individuata nel caso regolamento, allevamento, produzione designano insiemi di amministrazione: questi nominali infatti non denotano di entità e sono pertanto nomi collettivi. In altre parole, i singole entità, ma sistemi, impianti, complessi di oggetti suffissi trasposizionali sono non marcati rispetto a utilizzati per svolgere l’azione denotata dal nome E informazioni di carattere quantitativo. Questo prova che il corrispondente. Il tratto di collettività non implica tratto collettivo presente in taluni nomi R può essere l’identità ontologica degli elementi costituenti: per spiegato come derivante dalla sottospecificazione esempio, la parola riscaldamento, nella sua accezione semantica del suffisso che forma questi nomi. Tuttavia, un concreta, si riferisce ad un impianto composto da tubi, caso differente è quello dei nominali che denotano gruppi caldaia, ecc. La somiglianza con i casi come di entità agentive, dal momento che ho esplicitamente amministrazione o redazione emerge con particolare proposto che i nomi R siano non agentivi. Mi riferisco in chiarezza se si osserva che questi nomi non denotano un particolar modo ai nomi che indicano gruppi, inisemi di insieme di amministratori o redattori, ma un gruppo di persone coinvolte nello svolgimento di un’azione comune: persone che possono rivestire ruoli diversi pur essendo si pensi ad amministrazione, redazione, assistenza, accomunate dallo svolgimento di una medesima attività. protezione (in protezione civile), difesa. Questi nomi La differenza tra amministrazione e riscaldamento sembra denotano un insieme di persone che svolgono quindi risolversi nel tratto animato che caratterizza il volontariamente un’azione, ovvero una situazione primo esempio ma non il secondo. In entrambi i casi, si ha dinamica. a che fare con nomi che denotano insiemi di entità accomunate dal compimento di un’attività comune: (14) a. La nuova amministrazione ha modificato alcune quindi, si tratta di nomi concreti, collettivi e agentivi. delle regole di pagamento. Le interpretazioni agentivo-collettiva e locativa b. Roberto deve andare in amministrazione, al primo possono essere accomunate non solo perché legate tra loro piano. da fenomeni produttivi di estensione semantica, ma perché sembrano condividere la stessa “origine”. In particolare, In questi casi il nominale può denotare un gruppo di suggerisco che queste interpretazioni non rappresentino persone o una organizzazione che compie un’attività di gli stessi casi di polisemia logica o inerente esaminati nei amministrazione (cfr. 14a). Tuttavia, lo stesso nominale paragrafi precedenti; propongo invece, seguendo Lieber può anche indicare il luogo in cui tale attività è svolta (cfr. (2004) e Booij e Lieber (2004), che si tratti di casi di 14b). La relazione fra nomi di luogo e collettivi è stata estensione semantica causata da pressione pragmatica. ampiamente studiata nella letteratura sulla polisemia: si è Booij e Lieber spiegano infatti che, quando si verifica una osservato infatti che esiste una naturale estensione dal situazione di pragmatic pressure, ovvero un bisogno concetto di luogo a quello di insieme di persone/cose.21 pragmatico di creare nuove parole con significati specifici, Lieber (2004) dimostra inoltre che anche il caso contrario, ma non vi sono mezzi sistematici produttivi per produrre ovvero di estensione da collettivo a luogo, è possibile: in parole con quei significati, l’affisso derivazionale (o la generale, infatti, anche nominali collettivi che esprimono classe paradigmatica di affissi) che mostra maggiore il risultato dell’azione (cfr. allevamento) e che quindi non vicinanza semantica e maggiore produttività può essere sono agentivi possono dar luogo a queste estensioni di usato per esprimere quel significato. Si è osservato che i senso locative, evidenziando che il significato collettivo suffissi trasposizionali produttivi (-mento, -zione, -tura, parrebbe primario, in questi casi, rispetto al locativo. ecc.) possono formare nomi sia astratti (nomi E) che Occorre tuttavia osservare che il significato locativo può concreti (molti dei nomi R) e, in particolar modo, sia anche essere associato a quello azionale in modo diretto, singolativi che collettivi. Dal momento che l’italiano non ovvero senza che il nominale esprima necessariamente possiede dei mezzi morfologici specifici per esprimere la anche un’accezione collettiva. combinazione dei tratti semantici agentivo e collettivo, suggerisco che siano proprio i suffissi trasposizionali (che (15) L’entrata di questo palazzo è maestosa. esibiscono la polisemia inerente E·R) ad essere impiegati per formare nomi con questa interpretazione. È importante Apresjan (1973), per esempio, osserva che i nomi osservare che un suffisso agentivo come -tore non può d’azione possono essere usati per indicare i luoghi dove essere un candidato analogamente valido per esprimere tali azioni si svolgono. questa interpretazione, perché esso forma esclusivamente Infine, tornando ai collettivi, ci sono altri casi di nomi nomi singolativi e numerabili e non può formare collettivi. R in cui è riscontrabile un valore agentivo-collettivo: In altre parole questo suffisso è troppo specifico dal punto riscalda-mento o illumina-zione, indicano, oltre all’azione di vista semantico per essere impiegato con questa corrispondente, sistemi o impianti (il DISC, per esempio funzione. D’altra parte, i suffissi trasposizionali sono definisce, illuminazione, nella sua lettura non eventiva, estremamente produttivi e largamente sottospecificati dal come ‘l’insieme dei mezzi che danno luce ad un punto di vista semantico: pertanto, sebbene l’agentività non sia una proprietà di tale classe di suffissi e dei

21 Cfr. Nunberg (1996) e Cruse (2000) per rilevanti analisi della 22 Occorre osservare che la parola illuminazione è anche polisemia collettivo-locativa. Anche Copestake e Briscoe (1995) impiegata come sinonimo di luce/lampada, ma conserva tuttavia propongono che vi sia una estensione semantica produttiva da una connotazione stilistica tecnico-specialistica ed è raramente nomi di luogo a nomi collettivi. utilizzata nell’uso comune.

578 Per una tassonomia dei nominali “risultato” corrispondenti nomi derivati, essi sono i migliori candidati (18) a. L’incessabile guerra contro i miei vicini dura ormai per l’espressione della combinazione di tratti semantici da anni. Æ EVENTO collettivo + agentivo. b. La guerra tra Israele e Palestina è estremamente Per quanto concerne l’interpretazione locativa, sanguinosa. Æ MODO abbiamo osservato che essa è spiegabile come estensione del significato collettivo (sia agentivo, in Tuttavia, ci sono frequenti casi in cui il nominale amministrazione, che risultativo, in allevamento). indica esclusivamente un’interpretazione modale e ha Tuttavia, al fine di dar conto di casi come entrata, in cui il perso il suo originale significato E: significato collettivo non è presente, propongo che si tratti ancora una volta di estensione semantico-pragmatica: (19) a. Roberto ha un portamento fiero. l’italiano infatti non possiede strumenti morfologici b. Roberto si muove con un’andatura spedita. produttivi e sistematici per formare nomi locativi a partire da basi verbali. Lo Duca (2004: 234-240) elenca i suffissi Come spiegato nell’introduzione, questi nomi impiegati per formare nomi di luogo (-ario/aio, -aia/ara, - costituiscono puri fenomeni di lessicalizzazione semantica eria ecc.), ma essi operano principalmente su base idiosincratica: ciò è anche dimostrato dalla perdita nominale e non su base verbale. Data la dell’originale semantica trasposizionale (l’accezione di sottospecificazione semantica dei suffissi trasposizionali, portamento come ‘azione del portare’ non è più non è sorprendente che siano proprio questi ultimi ad disponibile). L’estensione di senso temporale è anch’essa essere utilizzati per formare nomi che indicano il luogo in facilmente associabile al significato E del nominale: i cui si svolge la situazione (evento o stato) indicata dal nomi E sono oggetti temporali per eccellenza e non verbo di base. In conclusione, nel sistema morfologico sorprende che vi siano contesti che mettono in luce il lasso dell’italiano non ci sono mezzi derivativi sistematici e temporale di un evento, piuttosto che l’evento stesso. produttivi per l’espressione dei significati agentivo- Fioritura, mietitura, rivoluzione, allattamento sono collettivo e locativo. Pertanto, sono proprio i suffissi nominali tipicamente associati all’interpretazione ‘arco di trasposizionali, intrinsecamente polisemici / ambigui tra tempo in cui si compie l’azione’. Quando usati senza lettura E e R e molto produttivi, che possono essere usati struttura di argomenti, questi nominali possono riferirsi per formare nomi esprimenti questi significati. non ad eventi specifici, ma al lasso di tempo in cui si svolge l’evento. 4.2. Modale, temporale e fattiva Occorre in primo luogo osservare che le estensioni di (20) a. L’allattamento dei cuccioli ha luogo in diversi senso modale, temporale e fattiva sono molto momenti nell’arco di una giornata. frequentemente associate al significato E dei nomi b. L’allattamento è un periodo di durata variabile. deverbali e non a quello R (sia esso concreto o astratto); queste estensioni non indicano infatti entità referenziali, Nell’esempio (20), allattamento è utilizzato in due ma altre interpretazioni collegate al significato modi: per indicare il processo o evento (in 20a); e per trasposizionale (E) del nome deverbale. Intendo quindi denotare il periodo di tempo durante cui si svolge il sottolineare che queste interpretazioni non sono né processo (anche inteso come ripetizione di molteplici l’effetto della polisemia logica né dell’estensione di senso eventi in 20b). In modo analogo, i nomi non derivati che semantico-pragmatica introdotta nel paragrafo precedente. denotano eventi possono esibire la stessa vaghezza: Modo, tempo e fatto sono significati che sembrano emergere ogniqualvolta un nome deverbale si trovi in (21) A pranzo di solito non mangio, perché faccio una presenza di un contesto predicativo opportuno: propongo colazione abbondante. pertanto che questi sensi non costituiscano reali casi di ambiguità lessicale, ma che siano l’effetto del fenomeno Come nel caso di allattamento, il contesto predicativo della vaghezza. Questa soluzione è anche confermata dal in (21) pone risalto non su di uno specifico evento di fatto che i satelliti sintattici che accompagnano questi consumazione di cibo, ma sull’intervallo temporale lungo nomi hanno lo status di veri argomenti sintattici e non di il quale l’evento tipicamente si volge. modificatori opzionali. Cominciando dall’interpretazione L’ultima delle interpretazioni dei nomi deverbali che modale, occorre osservare che esistono numerosi contesti prendo qui in esame è quella fattiva. È noto sin da Vendler predicativi che evidenziano la componente modale di (1967) che i nomi d’azione possono anche denotare fatti (e un’azione/stato: proposizioni). I fatti non sono oggetti temporali, ma possono suscitare reazioni, essere causa di altri eventi o (16) La sua amministrazione dell’azienda è stata essere negati; dei fatti, inoltre, si può anche essere irresponsabile. informati (come in 23). (17) La sua conoscenza della storia medievale è molto approfondita. (22) a. L’annullamento dei festeggiamenti da parte delle autorità ha causato disordini fra la folla. Si osservi che negli esempi (16-17) i nominali b. La guerra tra Israele e Palestina ha causato esibiscono una struttura di argomenti sintattici, come migliaia di morti. tipicamente accade con i nominali E. Inoltre, nomi (23) a. Mi hanno informato della scoperta di un nuovo semplici che denotano eventi (es. guerra o gara) farmaco contro il cancro. manifestano anch’essi la stessa vaghezza: b. Mi hanno informato del terremoto in Umbria.

579 Chiara Melloni

Come sostenuto in precedenza da Asher (1993) e 6. Riferimenti Zucchi (1993), l’interpretazione fattiva non è inerente Apresjan, J. (1973). Regular Polysemy. Linguistics, 142, nella semantica di tali nomi, ma è l’effetto della coercion pp. 5-32. che alcuni predicati esercitano sul nominale (cfr. i 23 Asher, N. (1993). Abstract Objects in Discourse. predicati-contenitore in 22-23). Come nei casi Dordrecht: Kluwer. precedenti, anche i nomi semplici possono esprimere Asher, N. e Lascarides, A. (2001). Indirect Speech Acts. l’interpretazione fattiva nei contesti appropriati (cfr. 22b- Synthese, 128, pp.183-228. 23b). Beard, R. (1995). Lexeme-morpheme Based Morphology. New York: State University New York Press. 5. Osservazioni conclusive Bertinetto, P.M. (1992). Il verbo. In L. Renzi, G. Salvi e In questo lavoro si sono esplorate le interpretazioni A. Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica italiana non eventive che i cosiddetti nomi d’azione sono soliti di consultazione, Vol. II, Bologna: Il Mulino, pp. 13- manifestare. L’analisi ha primariamente coinvolto la 161. classe dei nomi “risultato”, ma si è cercato di dimostrare Bierwisch, M. (1990/1991), Event Nominalizations: che questa designazione è troppo restrittiva, perché in Proposals and Problems. Acta Linguistica Hungarica, molti casi emergono interpretazioni non riconducibili a 40 (1-2), pp. 19-84. quella di effetto o prodotto dell’azione. Un’attenta Bisetto, A. e Melloni, C. (in stampa). Result Nominals: A disamina della semantica delle basi verbali ha messo in Lexical-Semantic Investigation. In G. Dal et al. (a cura luce che larga parte dei nomi R denotano entità associate a di), Deverbal Nouns. Amsterdam: Benjamins. situazioni stative. Sulla base di un confronto con analoghi Booij, G. e Lieber, R. (2004). On the Paradigmatic Nature effetti di polisemia del lessico semplice, si è proposto of Affixal Semantics in English and Dutch. Linguistics, quindi che l’ambiguità lessicale E / R sia un caso di 42 (2), pp. 327-357. polisemia logica o inerente riconducibile alla Borer, H. (2003). Exo-skeletal vs. Endo-skeletal fondamentale polisemia dei suffissi trasposizionali (cfr. Explanations. In J. Moore e M. Polinsky (a cura di), Melloni, 2006). The Nature of Explanations in Linguistic Theory. Si sono inoltre presi in esame i casi di estensione Chicago: CSLI and University of Chicago Press, pp. semantica agentivo-collettiva e locativa, che sono stati 31-67. spiegati sulla base di un’estensione del senso primario dei Copestake, A. e Briscole, T. (1995). Semi-productive suffissi E/R in ragione dell’assenza, nel sistema Polysemy and Sense Extension. Journal of Semantics, morfologico dell’italiano, di mezzi derivazionali specifici 12 (1), pp. 15-67. atti a formare nominali con queste interpretazioni. Infine, Cruse, D.A. (2000). Aspects of the Micro-Structure of si sono prese in esame altre interpretazioni, ovvero quella Word Meanings. In Y. Ravin e C. Leacock (a cura di), modale, temporale e fattiva: si è proposto che tali Polysemy: Theoretical and Computational Approaches. significati siano estensioni di senso dovute non ad una Oxford: Oxford University Press, pp. 30-51. reale ambiguità lessicale (o polisemia), quanto semmai al DISC: Dizionario Italiano Sabatini Coletti (1997). fenomeno della vaghezza che i nominali indicanti evento Firenze: Giunti. o stato (sia morfologicamente semplici che complessi) Dowty, D. (1991). Thematic Proto-Roles and Argument manifestano quando inseriti in specifici contesti Selection. Language, 67, pp. 574-619. predicativi. Propongo pertanto che la tassonomia delle Gaeta, L. (2002). Quando i verbi compaiono come nomi. interpretazioni comunemente espresse dalla classe dei Milano: Franco Angeli. nomi R sia riassumibile come segue: Grimshaw, J. (1990). Argument Structure. Cambridge: MIT Press. Grossmann, M. (2004). Nomi collettivi. In M. Grossmann NOMINALI «R» e F. Rainer (a cura di), La formazione delle parole in Entità Stative italiano. Tübingen: Niemeyer, pp. 244-252. POLISEMIA LOGICA O Risultato Jackendoff, R. (1990). Semantic Structures. Cambridge INERENTE (MA): MIT Press. Materiale Kratzer, A. (2000). Building Statives. Berkeley Linguistic Society, 26, pp. 385-399. ESTENSIONI DI SENSO Agentivo-Collettivo Lieber, R. (2004). Morphology and Lexical Semantics. (POLISEMIA) Locativo Chicago: The University of Chicago Press. Altre interpretazioni «non-E» Lo Duca, M.G. (2004). Nomi di luogo. In M. Grossmann e F. Rainer (a cura di), La formazione delle parole in Modale ESTENSIONI DI SENSO italiano. Tübingen: Niemeyer, pp. 234-240. Temporale (VAGHEZZA) Melloni, C. (2006). Logical Polysemy in Word Formation: Fattivo E and R Suffixes. Lingue & Linguaggio, 2, pp. 281- 308. Melloni, C. (in preparazione). Polysemy in Word Tabella 3: La tassonomia dei nomi «R» Formation: The Case of Deverbal Nominals. Tesi di dottorato in Linguistica. Università degli Studi di Verona. 23 Per l’espressione predicato-contenitore (o container) si veda Vendler (1967).

580 Per una tassonomia dei nominali “risultato”

Melloni, C. e Bisetto, A. (in stampa). On the Interpretation of Nominals: Towards a Result-Oriented Verb Classification. In O. Souleimanova (a cura di), Proceedings of the 40th Linguistics Colloquium, Frankfurt: Peter Lang Publishers. Nunberg, G. (1996). Transfers of Meaning. In J. Pustejovsky e B. Boguraev (a cura di), Lexical Semantics: The Problem of Polysemy. Oxford: Clarendon Press, pp. 109-132. Pustejovsky, J. (1991). The Syntax of Event Structure. Cognition, 41, pp. 47-81. Pustejovsky, J. (1995). The Generative Lexicon. Cambridge (MA): MIT Press. Pustejovsky, J. (2005). A Survey of Dot Objects. http://www.cs.brandeis.edu/~jamesp/dots.pdf/ Rozwadowska, B. (1997). Towards a Unified Theory of Nominalizations. Wrocáaw: Wydawnictwo Uniwersytetu Wrocáawskiego. Vendler, Z. (1967). Linguistics in Philosophy. Ithaca: Cornell University Press. Zucchi, A. (1993). The Language of Propositions and Events. Dordrecht: Kluwer.

581

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I composti esocentrici in una prospettiva tipologico-comparativa

Sergio Scalise, Emiliano Guevara

Università degli Studi di Bologna

Abstract Il presente lavoro è una prima esplorazione di come i dati contenuti nel database Morbo/Comp possono essere utilizzati per analisi tipologiche. L’ipotesi iniziale adottata è che l’esocentricità si differenzia da lingua a lingua ed in particolare che in tre lingue tipologicamente diverse come cinese, italiano e olandese vi sia una sorta di scalarità nella quale il cinese è massimamente esocentrico, l’olandese minimamente esocentrico, rimanendo l’italiano in una posizione intermedia. Per questa analisi abbiamo considerato due tipi di esocentricità: una formale ed una semantica. Inoltre, abbiamo scisso la nozione di esocentricità in vari sottotipi: esocentricità delle classi dei composti, delle categorie di input, delle categorie di output e dei tipi strutturali. L’analisi ha dimostrato che è in effetti possibile “misurare” il grado di esocentricità della composizione nelle lingue del mondo. Per quel che riguarda l’ipotesi iniziale, si è confermato che olandese è poco esocentrico (dai punti di vista dell’esocentricità sia semantica, sia formale) e il cinese lo è massimamente (soprattutto dal punto di vista dell’esocentricità semantica), ma l’italiano ha un comportamento meno lineare ed a volte sembra essere più vicino al cinese (in virtù della relativa ricchezza strutturale in entrambe le lingue), ma a volte più vicino all’olandese (soprattutto per la loro regolarità e scarsa variazione semantica).

1. Introduzione1 Inoltre, mostreremo che l’esocentricità è una nozione In questo lavoro si affronterà un tema relativamente molto articolata, estremamente difficile da definire e poco esplorato in morfologia: l’esocentricità nella descrivere. In particolare, cercheremo chiarire come essa composizione. In effetti, mentre esiste una letteratura non possa essere definita una volta per tutte come vastissima sulla nozione di testa e sui modi per “esocentricità formale” e/o “esocentricità semantica”, ma individuarla, gli studi teorici e/o tipologici sulla debba invece essere definita considerando tutti i parametri composizione esocentrica sono molto rari. La nostra definitori di un composto. ricerca si concentrerà sull’esocentricità nella Questa ricerca è profondamente radicata all’interno del composizione dal punto di vista tipologico-comparativo. progetto Morbo/Comp, che consiste in un database proveniente dall’analisi di circa 80.000 composti in un Nello specifico, l’obiettivo di questo lavoro è quello di 4 esplorare la distribuzione dell’esocentricità in lingue vasto campione di lingue . Le lingue che abbiamo tipologicamente diverse, le sue caratteristiche formali e prescelto per questo primo tentativo di studio comparato semantiche che sicuramente possono variare da lingua a sull’esocentricità sono cinese, italiano e olandese. Questa lingua con modalità che non ci sono ancora note. scelta è motivata dalla possibilità di confrontare, da una Intendiamo infine esplorare modalità inedite di analisi per parte, lingue flessive e lingue isolanti, e dall’altra, lingue con testa a destra (in composizione, olandese e cinese) e future ricerche sulla tipologia della composizione. 5 Noi riteniamo che, nell’ambito della formazione delle lingue con testa a sinistra (l’italiano) . Si tratta dunque di parole, l’esocentricità sia una caratteristica esclusiva della tre lingue diverse tipologicamente tra loro e ben composizione e cioè che non vi siano parole derivate rappresentative di “tipi” linguistici diversi. Inoltre, ogni esocentriche (cfr. Bisetto e Scalise 2006). Dunque, lingua considerata in questa ricerca presenta un buon numero di pattern compositivi produttivi sia endocentrici l’esocentricità (pur rappresentando una sorta di 6 “anomalia”2 nell’architettura del linguaggio umano) per sia esocentrici . assurdo, è una proprietà definitoria della composizione e L’insieme dei composti esocentrici presenti nel non della derivazione morfologica né della derivazione campione del database sarà analizzato da diversi punti di sintattica: questi ultimi due processi producono soltanto vista: classificazione, struttura formale, combinazione di costruzioni regolari ed endocentriche3. categorie, categoria in output, ecc. Sarà considerata anche la nozione di “testa”, la quale – nel caso dei composti –

1 Anche se gli autori hanno discusso e sviluppato insieme gli una costruzione sintattica esocentrica (cfr. Nida, 1948: 174). aspetti sia teorici sia empirici della ricerca, S. Scalise è Comunque, non è possibile provare che at home abbia la responsabile delle sezioni 1, 2 e 4, ed E. Guevara è responsabile categoria SAdv anziché, per esempio, SP. Lasciamo quindi delle sezioni 3, 5 e 6. Questa ricerca si basa su dati e risorse del aperta la questione se esiste o no l’esocentricità nella sintassi. progetto Morbo/Comp e del progetto PRIN 2005 CompoNet. 4 Ad oggi nel database Morbo/Comp sono stati analizzati i Ringraziamo gli organizzatori del convegno SILFI 2006 ed i composti delle seguenti lingue: italiano, inglese, francese, presenti alla conferenza per i loro commenti ed incoraggiamento. tedesco, spagnolo, catalano, portoghese, turco, cinese, coreano, 2 L’esocentricità è “anomala” nel senso che descrivere una olandese, finlandese, svedese, polacco, serbo-croato, russo, costruzione come esocentrica significa ammettere che vi sono bulgaro. Ogni composto è analizzato in 19 campi diversi, ognuno informazioni di cui non si conosce la provenienza. Ad esempio, dei quali può essere utilizzato come chiave di ricerca, sia da solo nel composto sottoscala, da dove viene il genere maschile del che in combinazione con altri. composto, dato che sotto non ha genere e scala è femminile? 5 Lavori che costituiscono un antecedente al presente articolo Oppure, da dove viene il tratto [+animato] di voltagabbana? sono Scalise e Guevara (2006) e Ceccagno e Scalise (2006). 3 Le grammatiche tradizionali d’impostazione strutturalista 6 Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni linguisti (cfr. spesso descrivono le costruzioni idiomatiche o idiosincratiche Olsen 2001, per fare un nome soltanto), l’italiano e le lingue come esocentriche. Ad esempio, il sintagma inglese at home ‘a romanze in generale hanno processi produttivi di composizione, casa propria, in modo confortevole’, avendo la funzione e la regolari, trasparenti, non-lessicalizzati (il database Morbo/Comp distribuzione di un aggiunto avverbiale può essere considerato può fornire I dati per provare questa affermazione).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Sergio Scalise, Emiliano Guevara sembra essere duplice: è necessario distinguere fra “testa contengono un elemento deverbale (portaV in formale”e “testa semantica” di un composto. portalettere) responsabile per l’interpretazione Prima di passare all’analisi dei dati é però necessario argomentale dell’altro costituente, ma è riscontrabile soffermarsi su due aspetti cruciali per la composizione. Il anche nei composti N+N senza un elemento deverbale primo è la classificazione dei composti, il secondo la (capostazione) in cui i costituenti si trovano legati nozione di “testa”. Entrambi questi concetti sono stati spesso da una “relazione-di” (capo della stazione), ampiamente dibattuti nella letteratura anche non recente oppure da altri tipi di rapporti chiaramente ma, a nostro avviso, sono ancora privi di una sistemazione subordinanti (cfr. ingl. catfood ‘let. gatto + cibo = cibo organica. per gatti’).

2. La classificazione dei composti Composti Attributivi (ATT): i costituenti sono legati da un Molte delle proposte di classificazione dei composti rapporto che è descrivibile come “attribuzione” o più recenti (cfr. Spencer 1991, Bauer 2001, Olsen 2001, “modificazione” (uno di loro è un attributo predicato Haspelmath 2002, Booij 2004, fra molti altri) condividono in relazione all’altro costituente). Il caso prototipico l’impostazione generale: sono classificazioni “piatte”. Il coinvolge le strutture A+N oppure N+A (gentiluomo, seguente schema sintetizza i tipi compositivi cassaforte). Si trovano anche altre strutture, per es. gli tradizionalmente identificati e la loro organizzazione: attributivi N+N (pesce palla), in cui il nome non-testa è usato metaforicamente ed esprime un mero attributo (1) Composti (‘pesce a forma di palla’) e non un complemento (*pesce della palla).

Subordinati Coordinati Appositivi Esocentrici Sintetici Composti Coordinati: i costituenti si trovano legati da una relazione di coordinazione, tipicamente congiuntiva in Come si può vedere in (1), le classificazioni italiano (bar pizzeria ‘attività che è tradizionali si basano su un insieme eterogeneo di criteri contemporaneamente un bar e una pizzeria’), anche se classificatori (i.e. relazione grammaticale fra i costituenti sono attestati casi di coordinazione disgiuntiva in altre per i composti subordinati, coordinati e appositivi, assenza lingue (Mordvin vest’-kavst ‘una volta o due volte’, di una testa lessicale per gli esocentrici, composizione e cfr. Wälchli 2005, Haspelmath in stampa). affissazione simultanee per i composti sintetici). Adotteremo qui invece una nuova classificazione dei Dal punto di vista dell’interpretazione delle parole composti, proposta da Bisetto e Scalise (2005), che complesse, si deve tenere conto del fatto che una stessa recupera classificazioni più “profonde” come ad es. quelle sequenza di costituenti può corrispondere (essere di Bloomfield (1933), Bally (1965), Marchand (1969), fra candidata) a più di un rapporto grammaticale: gli altri, classificazioni tutte basate sull’ordinamento gerarchico di un insieme omogeneo di criteri. (3) dog bed (ingl.) Sostanzialmente tale classificazione può essere rappresentata come segue: a. Subordinato ‘letto del / per il cane’

(2) Composti b. Attributivo ‘letto a forma di cane’ c. Coordinato ‘letto e cane’ Subordinati Attributivi Coordinati ((c) non possibile nelle lingue europee)

Endo. Eso. Endo. Eso. Endo. Eso. Ogni interpretazione grammaticale possibile in (3) corrisponde ad una classe di composto diversa (realizzata I tre macrotipi proposti in Bisetto e Scalise (2005) si da un processo o pattern diverso). L’ambiguità si verifica distinguono esclusivamente e coerentemente in base alla soltanto durante l’interpretazione: l’ascoltatore deve relazione grammaticale stabilita fra i costituenti del “ricostruire” il rapporto grammaticale fra i costituenti composto e in secondo luogo in base alla presenza o meno sulla base del contesto pragmatico-comunicativo. di una testa lessicale interna al composto. La Diversamente, per il parlante che crea un composto, ogni classificazione di Bisetto e Scalise (2005) quindi predice interpretazione in (3) è il risultato di un processo che ogni tipo di composto SUB, ATT e CRD potrà avere compositivo diverso (cfr. Scalise, Bisetto e Guevara membri sia endocentrici che esocentrici. 2005). Come accennato sopra, il criterio principale nella Il secondo criterio principale nello schema classificazione di Bisetto e Scalise (2005) è la relazione classificatorio di Bisetto e Scalise distingue I composti grammaticale implicita fra i costituenti. Questa relazione endocentrici ed esocentrici all’interno di ogni macro- può essere descritta in modo più dettagliato come segue: classe SUB, ATT e CRD. Questa proposta è in forte controtendenza, visto che, tradizionalmente, i composti Composti Subordinati (SUB): fra i costituenti si stabilisce esocentrici sono considerati una classe a sé; e quindi una relazione grammaticale di “complementazione”. l’esocentricità è messa allo stesso livello di nozioni come Questa relazione è molto chiara nei composti che “coordinazione” o “apposizione” (cfr. (1) sopra).

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Inoltre, la classe dei composti esocentrici è sovente perché il criterio dell’endo-/esocentricità può essere ridotta a quella dei composti possessivi bahuvrihi della applicato in due modi diversi, ognuno messo in relazione tradizione grammaticale sanscrita (cfr. tra gli altri, a due differenti nozioni di testa morfologica: (i.) testa Haspelmath 2000, Olsen 2001), chiamati spesso anche formale e (ii.) testa semantica. composti possessivi. L’analisi che proponiamo nelle La testa formale di un composto è il costituente che pagine seguenti chiarirà perché tale riduzione non può condivide con il tutto – e dal quale percolano – tutti i essere fatta: l’espressione composto esocentrico si propri tratti formali: categoria lessicale e quadro di riferisce ad una grande varietà di fenomeni diversi. A sottocategoria. Si predice quindi che tutto il composto questo punto basterà indicare un solo esempio: chi si è abbia le stesse proprietà distribuzionali della propria testa occupato di composti nelle lingue romanze, sa bene che formale. esistono anche altri pattern esocentrici rispetto ai composti La testa semantica di un composto è il costituente che di tipo possessivo (per es. i composti V+N romanzi). condivide con il tutto – e dal quale percolano – tutte le proprie informazioni lessico-concettuali (LCS, cfr. 3. La nozione di “testa” Jackendoff 1990, Lieber 2004). Si predice quindi che tutto Come abbiamo detto, la nozione di testa riveste un il composto sia un’iponimo della propria testa semantica. ruolo cruciale nello studio della composizione. Ci Non c’è accordo fra i linguisti per quanto riguarda la concentreremo sui seguenti punti: (i.) le proprietà di delimitazione di queste due nozioni. Non esiste, a nostra selezione lessicale delle teste morfologiche (vale a dire se conoscenza, alcun lavoro che affronti esplicitamente le teste selezionino sempre le rispettive non-teste, se sia questo tema. Normalmente, nei composti endocentrici possibile parlare di selezione lessicale anche per i testa formale e testa semantica coincidono, come si può composti esocentrici, cfr. sez. 3.1), (ii.) la distinzione fra verificare con il test “È UN” (Allen 1978): testa formale e testa semantica nei composti (cfr. sez. 3.2) e (iii.) la definizione di “endocentrico” ed “esocentrico” (4) a. gentil+donna (cfr. sez. 3.3). => È UNA donna => t. semantica donna => È UN N[+fem] => t. formale donna 3.1. Selezione lessicale in composizione b. capo+stazione In Scalise, Bisetto e Guevara (2005) si sostiene che nei => È UN capo => t. semantica capo composti endocentrici la testa seleziona la non testa. => È UN N[–fem] => t. formale capo Questa osservazione può essere provata con i cosiddetti composti argomentali: p. es. in rimozione rifiuti, rifiuti è In altri casi, però, non è facile decidere se un composto selezionato dal verbo soggiacente la testa rimuovere (in possiede un buon candidato per i ruoli di testa formale e/o effetti, rifiuti è interpretato come l’argomento interno di semantica: alcuni composti hanno più di un candidato rimuovere). In questi composti, il nome deverbale testa adeguato, altri non sembrano averne neanche uno. impone delle restrizioni di tipo argomentale sulla non testa (cfr. *rimozione pazienza). (5) a. studente+lavoratore Lo stesso si può dire dei composti N+N con testa non- => È UNO studente ed deverbale, ad esempio in capostazione la non testa è scelta È UN lavoratore => t. semantica entrambi? in base alla struttura lessico-concettuale (LCS) della testa => È UN N[–fem] => t. formale entrambi? (cfr. *capo pazienza). Sembrerebbe a prima vista che siano solo le teste a b. rompi+ghiaccio selezionare le non teste. In realtà, se si considera un => NON È UN rompi e composto normalmente considerato esocentrico come NON È UN ghiaccio => t. semantica nessuno portalettere, si può constatare che il primo costituente => È UN N[–fem] => t. formale ghiaccio? verbale porta seleziona il secondo costituente sulla base di restrizioni argomentali, né più e né meno come in Alcuni studiosi (cfr. Haspelmath 2002, fra molti altri) rimozione rifiuti. Stesso discorso vale per composti considerano che i composti del tipo di (5a) siano esocentrici N+N (e.g. ingl. buttercup ‘let. burro + tazza, esocentrici: da questo punto di vista, avere più di un ranuncolo’), in cui il primo costituente è scelto sulla base candidato al ruolo di testa equivale a non averne nessuna. della struttura lessico concettuale del secondo. Vorremmo dire piuttosto che esempi come (5a) hanno due Se ne deve concludere che la proposta di Scalise, teste, come suggerito dal test “È UN”. Bisetto e Guevara (2005) deve essere modificata in quanto Il caso di (5b) dimostra che l’applicazione della non è solo la testa nei composti che seleziona la non testa, nozione di testa formale senza fare riferimento alla ma nel caso specifico dei composti esocentrici c’è sempre nozione di testa semantica non sempre porta a buoni un “elemento selezionatore” e un “elemento selezionato”. risultati. Per assurdo, applicando soltanto la nozione di Le due nozioni, “testa” ed “elemento selezionatore”, sono testa formale, parole come rompighiaccio e portafoglio dunque nozioni diverse che non sempre coincidono nello dovrebbero essere considerate endocentriche con testa a stesso costituente. destra (cfr. 6a). Questo è in netta opposizione all’idea diffusa che considera endocentrici i composti possessivi 3.2. Testa formale vs. testa semantica delle lingue germaniche (cfr. 6b), nei quali il costituente di Ricollegandoci allo schema classificatorio dei destra è interpretato come testa semantica attraverso composti presentato in (2), una prima difficoltà sorge un’operazione di estensione metonimica:

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(6) a. N [+com.] [–astr.] [–an.] [–fem.] “endocentriche” (candidati: F = testa formale, S = testa semantica, F/S = testa formale e semantica, 0 = non-testa):

V N (8) 0+0 0+F 0+S porta foglio [+com.] [–astr.] [–an.] [–fem.] F+0 Combinazioni esocentriche S+0 (testa formale e semantica b. N F+S non coincidono) S+F F+F A N S+S

F/S+0 red skin ‘rosso + pelle = pellerossa’ F/S+F F/S+S Combinazioni endocentriche (skin interpretato metonimicamente come ‘persona’, 0+F/S (almeno una testa formale e ‘essere umano’) F+F/S una testa semantica S+F/S coincidono) Se consideriamo soltanto la nozione di testa formale, F/S+F/S (6a) e (6b) ricevono esattamente la stessa interpretazione strutturale. Però, l’estensione metonimica proposta per il tipo germanico (6b) non può essere applicata al tipo 4. Ipotesi iniziale e problemi della nozione romanzo (6a). Non siamo ancora in grado di risolvere tutti “esocentricità” i problemi posti dall’uso della nozione di testa in Come abbiamo anticipato nell’introduzione, la nostra composizione. In ogni modo, possiamo giungere ad una indagine si baserà sull’analisi dei composti esocentrici prima conclusione metodologica: non esiste alcuna attestati in tre lingue, cinese mandarino, olandese e ragione per preferire una delle due nozioni, testa formale o italiano. Abbiamo scelto queste tre lingue perché, da una testa semantica, sull’altra. Per poter studiare i composti prima osservazione, ci sembrano rappresentare tre modi nelle lingue del mondo, dovremo prendere in molto diversi di formare composti. considerazione entrambe queste nozioni. In particolare, prima di iniziare l’analisi, avevamo l’impressione che in generale Cinese e Olandese potessero 3.3. Endocentrico vs. esocentrico: un tentativo costituire i poli estremi in una scala che va da più di definizione irregolare/non-sistematico (Cinese) a più In quel che segue, applicheremo le due nozioni di testa regolare/sistematico (Olandese). In questa scala, l’Italiano viste sopra in tandem per definire meglio il criterio si porrebbe idealmente a metà strada, mostrando un dell’endo-/esocentricità: comportamento generale che assomiglia per certi versi al Cinese, e per altri aspetti all’Olandese. (7) Un composto endocentrico ha almeno una testa Per quanto riguarda la nozione di esocentricità, la formale e almeno una testa semantica. Se un composto nostra ipotesi di lavoro si basa sulla stessa impressione: si ha soltanto una testa formale e soltanto una testa potrebbe pensare a prima vista che esiste una gradualità semantica, queste devono coincidere nello stesso nella facilità con cui una lingua forma dei composti costituente.Tutti gli altri casi possibili saranno esocentrici, e le tre lingue considerate rappresenterebbero considerati composti esocentrici. dei punti esemplari in questa scala. Cfr. (9) per una rappresentazione grafica della nostra prima ipotesi di In altre parole, né la nozione di testa semantica né la lavoro: nozione di testa formale applicate indipendentemente (9) + Esocentricità – giustificano la caratterizzazione di un composto come endocentrico o esocentrico. Solo in questo modo si Cinese Italiano Olandese possono evitare i problemi messi in evidenza dagli esempi in (5) e (6). La definizione proposta in (7) predice una Dopo analisi più approfondite, l’ipotesi di lavoro si è serie complessa di configurazioni di teste formali e rivelata non adeguata alla complessità dei dati. La ragione semantiche nei composti. Non sappiamo ancora se tutte le principale è che l’esocentricità è un fenomeno più combinazioni si realizzino effettivamente nelle lingue del complesso di quanto avessimo immaginato inizialmente. mondo o se alcune di loro siano maggiormente attestate di La definizione di esocentricità in (7) – basata sulla altre. Quello che sappiamo è che non ha senso distinzione fra testa formale e testa semantica – non basta rappresentare la composizione esocentrica (o a spiegare la grande varietà di strutture e tipi diversi che si endocentrica) come un fenomeno totalmente omogeneo. trovano nel database. Soprattutto, il grado di esocentricità In seguito presentiamo un riassunto schematico delle presente in una lingua acquisisce tratti salienti diversi sedici combinazioni possibili in un composto con due secondo il punto di vista adottato. La prossima sezione membri; secondo la definizione in (7), di queste sedici apporterà dati ed argomenti che ci permetteranno di capire combinazioni, nove sono “esocentriche” e sette meglio l’esocentricità nelle lingue naturali.

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5. Esocentricità in un quadro tipologico- Legenda per le tabelle 1, 2 e 3: Lang. = Lingua, Cat. = comparativo Categoria del composto, Class. = Classificazione del Abbiamo chiesto al nostro database di elencare tutti i composto, CH = Cinese, DU = Olandese, IT = Italiano, ATT composti esocentrici delle tre lingue in esame secondo la = Attributivo, CRD = Coordinato, Sub = Subordinato, A = definizione in (7), ottenendo i dati riportati nella Tab. 1. Aggettivo, Adv = Avverbio, N = Nome, P = Preposizione, V = Verbo, DerA = Affisso derivazionale aggetivale. Lingua Struttura Cat. Classe Composto Glossa CH [A+N] A ATT hČnxƯn hard ened + h eart = cruel CH [A+V] N ATT guӽnggào wid e + (to) a nnounce = advertisement CH [N+N] N ATT diànnӽo electricity + b rain = computer CH [A+A] N CRD gƗoӽihigh + low = height CH[N+N] N CRD méimù eyeb row + ey e = looks CH[V+V] N CRD zhùjiào to help + to t each = university assis tant CH [V+N] A SUB chǀuxiàngto take out + shape = abstr act CH [N+N] N SUB gԃpén bon e + basin = pelvis CH [N+V] N SUB bƯngbiàn sold ier + to c hange (into) = mutiny, coup d’état CH [V+N] N SUB wéiyƗo to tu rn + back = overall CH [N+V] V SUB tƱhuìbody + to kno w = to know from experience CH [V+N] V SUB chuƯniú to blow + cowl = to exaggerate DU [A+N] N ATT leeghoofd empty + head = dumb person DU [N+N] N ATT drankorgel drink + organ = drunkard DU [N+N] N CRD maag-darm stomach + intestine = gastrointestinal (tr act) DU [P+P] Adv CRD achterop back + up = at/on the back (bycicle) DU [N+N] N SUB kaaskop cheese + head = Dutchman, pej. idiot DU [V+N] N SUB praatpaal to talk + post = emergency telephone, fig. confidant IT[A+N ] N ATT mezzo sangue half + blood= half-breed IT[N+A ] N ATT piedi piat ti footP L + flat PL = cop IT [V+Adv] N ATT trottap ian o (to) t rot + slo w = slow person IT[N+N] N CRD m adre fig lio mothe r + son = mother to son (relation) IT[V+V] N CRD dormiveglia (to) sleep + (t o) be awake = dozing IT [P+[N+DerA]] A SUB sop ran(n)aturale super natural IT [P+N] Adv SUB sottobracci o arm- in-arm IT[P+N] N SUB sottoaceto under + vin egar = pickle(s) IT[V+N] N SUB coprifuoco (to) cover + f ire = curfew Tabella 1: tip i di co mpost o esocen trico in ci nese, ol andese e italiano

5.1.A spetti for mali d ell’esoce ntr icità La prima domanda alla quale cerchiamo risp osta è come l’e socentric ità si distr ibuisce in lingue diver se, sia Cinese Italiano Olandese per quanto riguarda le cla ssi di com po sti, si a per quanto A A A N N N riguarda le strutture attestate nel database. Si confro ntino Categorie in V V V le seguen ti tabelle riassunti ve: Input – P P – Adv – Cinese Italiano Olandese A A – [A+N] [A+N] [A+N] Categorie in N N N – [N+A] – Output V – – ATT – [V+Adv] – – Adv Adv [N+N] – [N+N] [A+V] – – Tabella 3: Esocentricità in Cinese, Olandese e Italiano: [N+N] [N+N] [N+N] categorie in input e in output [V+V] [V+V] – CRD – – [P+P] [A+A] – – Legenda per le tabelle 1 , 2 e 3: Lang. = Lingua, Ca t. = Categoria [N+V] – – del composto, C lass. = Classificazione de l composto, CH = [V+N] [V+N] [V+N] Cinese, DU = Olandese, IT = Italiano , ATT = Attrib utivo, CRD SUB – [P+N] – = Coordinato, Sub = Subordinato, A = Agge tti vo, Adv = – [P+[N+DerA]] – Avverbio, N = Nome, P = Pr eposizio ne, V = Verb o, DerA = [N+N] – [N+N] Affisso derivazio n ale agge tival e. Tabella 2: Esocentricità in Cinese, Olandese e Italiano: classi e ti pi struttu ral i

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Contrariamente a qu anto a bbia mo in izialmente Sporadicamente, an che Adv entra a far parte dei composti ipotizzato, non sem brano esserci forti ten denze nella esocentrici. caratterizzazione dell ’es ocentricità nel le l ing ue scelte. A Categorie in output: di gran lunga, la categoria di prima vista, non ci par e di p ote r osser vare di stribuzioni default in italiano è N; inoltre, ci sono anche composti regolari o preferenze chiare in nessuna lingua. esocentrici con le categorie A e Adv. In ogni modo, se consideriamo separatamente ognuno Tipi strutturali e combinazioni: anche in italiano si degli aspetti formali presentati n elle Tab . 1, 2 e 3, attestano alcune combinazioni simmetriche, [N+N] e possiamo ottenere interessanti spunti per il confronto delle [V+V], benché non abbiano un ruolo fondamentale nel lingue studiate. sistema. Come già detto, la struttura maggiormente usata è [V+N]. Oltre a questo c’è ben poco da dire sull’italiano, 5.1.1. Cinese poiché la lingua presenta una grande varietà strutturale. Classificazione: tutti e tre i mipi acro-t proposti da Possiamo aggiungere che le tre categorie A, N e V Bisetto e Scalise (2005) son o attestati fra i composti compaiono sia nella posizione di destra, sia nella esocentrici del cinese, ATT, CRD e SUB. Le classi posizione di sinistra del composto, mentre P e Adv preferite sono CRD e SUB, mentre ATT è più marginale. ricorrono soltanto in una posizione (sinistra e destra, Categorie in input: in cinese abbiamo attestato rispettivamente). composti esocentrici ch e usano le tre categ orie A, N e V. Categorie in outpu t: la categoria di def ault in Cinese è 5.1.4. Osservazioni generali e casi strutturali unici N, anche se due tipi comp osit ivi co n c atego ria A sono Se guardiamo al contempo le combinazioni strutturali presenti. Inoltre, il cinese è l’unica lingua del campione in nella composizione esocentrica e la loro classificazione, grado di formare composti esocentrici con la categoria V. possiamo osservare che soltanto tre pattern si attestano in Tipi strutturali e combinazioni: principalmente, il tutte la lingue considerate: [A+N] ATT, [N+N] CRD e cinese usa le combinazioni simmetriche [A+A], [N+N] e [V+N] SUB. Di questi, forse [N+N] CRD è il miglior [V+V]. Inoltre, il cinese combina A con N o V (A candidato allo stat us di pattern “universale” per la sua occupando sempre la posizione di sinistra [A+N], [A+V]), uniformità nel campione. mentre N e V sono attestati in entrambi gli ordini possibili Gli altri due pattern invece esibiscono delle variazioni: [N+V] e [V+N]. Emerge un’ulteriore restrizione [A+N] forma A e N in cinese, mentre forma soltanto N in combinatoria per A: A compare soltanto in composti ATT olandese e italiano; [V+N] mostra proprietà argomentali in e CRD, mai in composti SUB. cinese e italiano (N è argomento interno di V), mentre in olandese V è soltanto un modificatore di N. 5.1.2 . Olandese Inoltre, manca totalmente in italiano il pattern Classificazione: tutti e tre i macro-tipi proposti da esocentrico [N+N] SUB. Con ogni probabilità, questo Bisetto e Scalise (2005) sono attestati fra i composti fatto è collegato alla relativamente bassa propensione esocentrici dell’olandese. Fra questi, ATT e SUB sono dell’italiano a formare composti endocentrici [N+N] SUB. chiaramente i più frequenti (in virtù dei cosiddetti Infine, ogni lingua studiata possiede un certo numero composti possessivi). CRD è marginale. di “casi unici” non attestati altrove nel campione: solo Categorie in input: l’olandese usa tutte le categorie l’olandese ha composti esocentrici [P+P] (anche se il lessicali “maggiori” A, N, V e P nei composti esocentrici. pattern è marginale), solo il cinese ha composti esocentrici Però, P è utilizzato solo sporadicamente. [A+V], [N+V] e [A+A], solo l’italiano ha composti Categorie in output: la categoria di default è molto esocentrici [N+A], [V+Adv], [P+N] e [P+A]. chiaramente N. È stata trovata una sola eccezione, Adv, ma coinvolge un pattern compositivo improduttivo 5.2. Aspetti semantici dell’esocentricità ([P+P]Adv). È possibile esaminare il grado di esocentricità Tipi strutturali e combinazioni: l’olandese esibisce una semantica nelle lingue prese in considerazione da almeno forte preferenza per la combinazione simmetrica [N+N] due punti di vista: la maggiore o minore varietà semantica nei composti esocentrici. Eccezioni, pur regolari, a questa attestata per ogni lingua nel database, oppure la relativa tendenza sono le strutture [A+N] e [V+N], per le quali è distanza lessico-semantica fra i costituenti e tutto il interessante notare che N occupa sempre la posizione di composto. destra. Potremmo quindi generalizzare dicendo che nei Tipicamente, i composti esocentrici (nomina li) composti esocentrici dell’olandese, N compare sempre appartengono a due grandi classi semantiche molto nella posizione di destra (unica eccezione il pattern frequenti nel nostro campione: nomi agentivi e nomi improduttivo [P+P]Adv). strumentali. L’eccezione la fanno i composti esocentrici CRD, i quali caratteristicamente esprimono una relazione 5.1.3. Italiano concettuale che ha due punti estremi (p.es. (relazione) Classificazione: anche in italiano i tre macro-tipi ATT, madre-figlio, cfr. Booij 2002: 149 per esempi simili SUB e CRD sono ben rappresentati. In ogni modo, SUB è dell’olandese). chiaramente la classe più frequente (grazie al La varietà semantica presente nei composti esocentrici produttivissimo pattern [V+N]), e CRD sembra la classe del Cinese è molto più estesa che nelle altre due lingue meno preferita. studiate. Sono presenti tipi semantici che risultano Categorie in input: tutte le categorie lessicali maggiori difficilmente immaginabili nelle lingue europee. Cfr. i A, N, V e P sono usate in modo pervasivo. seguenti esempi:

588 I composti esocentrici in una prospettiva tipologico-comparativa

(10) bƯngbiàn ‘let. soldato + cambiare, (12) + Classificazione dei composti esocentrici – ammutinamento’ (n. evento)’ dǀngxi ‘let. est + ovest, cosa’ Cinese jiƗnghú ‘let. fiume + lago, vagabondo’ Olandese Italiano Nelle lingue europee l’esocentricità è generalmente ristretta a rapporti tipicamente metonimici (e ancora di In secondo luogo, per quanto riguarda le categorie più, tipicamente motivati da una relazione di possesso lessicali che prendono parte nei composti esocentrici, inalienabile), senza arrivare alla “libertà” semantica l’italiano è la lingua più ricca (A, N, V, P (Adv)), seguita presente nel cinese. Si osservi che non sono tanto i in ordine dall’olandese (A, N, V, P) e cinese (A, N, V): rapporti di antinomia presenti in cinese (dǀngxi ‘let. est+ovest’) a rendere questa lingua particolare (infatti, (13) + Categorie in input – anche i composti [V+V] dell’italiano sono di tipo antonimico, cfr. saliscendi, bagnasciuga) quanto la Italiano Olandese Cinese distanza tra i costituenti e l’uscita (‘let. est + ovest = cosa’): è difficile immaginarsi un composto di una lingua Dal punto di vista delle categorie prodotte in output “europea” in cui i due costituenti siano astratti e il nome dalla composizione esocentrica, invece, il cinese sembra risultante concreto. essere la lingua più varia e “produttiva” (N, A, V), seguita dall’italiano (N, A, (Adv)) e infine dall’olandese (N, 5.3. Confronto interlinguistico (Adv)): La nostra ipotesi iniziale (9), qui ripetuta in (11), era chiaramente troppo semplicistica. Non è possibile (14) + Categorie in output – estrapolare una chiara e definita tendenza generale per la composizione esocentrica in cinese, olandese e italiano. Cinese Italiano Olandese Non possiamo concludere se una delle lingue studiate sia maggiormente incline o favorevole a formare composti I tipi strutturali e le combinazioni di categorie ci esocentrici. offrono due spunti diversi. Primo, se consideriamo la relativa varietà strutturale, l’italiano è la lingua più ricca. Sia il cinese che l’olandese possiedono una varietà (11) + Esocentricità – strutturale minore, ma l’olandese è sicuramente la lingua più regolare e con maggiori vincoli strutturali: Cinese Italiano Olandese (15) + Tipi e combinazioni strutturali – Ino gni mo do, la composizione esocen trica nel campione es amin ato non è affatto omogenea. I n questa Italiano Cinese Olandese ricerca abbia mo p reso in considerazione l’esocen tricità da non meno di sei diversi punti di vista, cinque dei quali Lo stesso ordinamento risulta se consideriamo la riguardano aspetti formali e, uno, aspetti semantici. Questi presenza in una lingua di tipi strutturali “unici”, non sono: la classificazione dei composti esocentrici, le attestati altrove nel campione. L’italiano ha nel nostro categorie in input e in output, i tipi e le combinazioni database quattro “tipi unici”, il cinese tre e, infine, strutturali, i casi strutturali unici e infine l’esocentricità l’olandese con un solo “tipo unico” mostra ancora una semantica. Per ogni aspetto abbiamo proposto una serie di volta la sua “povertà” strutturale: osservazioni empiriche e commenti di vario tipo. In quel che segue, cercheremo di usare questi dati come guida in (16) + Tipi strutturali unici – un esercizio di comparazione multi-criterio per la composizione esocentrica nelle lingue campionate. Tutti i Italiano Cinese Olandese criteri proposti sono tuttavia suscettibili di approfondimento. Finalmente, dal punto di vista dell’esocentricità In questa prima fase, inoltre, i criteri sono utilizzati semantica, il cinese è chiaramente la lingua con il maggior separatamente ma non è escluso che possano essere anche grado di “libertà” e ricchezza. Questo fatto può essere combinati. A questo scopo, proietteremo le nostre provato analizzando sia l’attestazione di tipi semantici osservazioni per ogni lingua in un gr afico di continuum inesistenti nelle lingue “europee”, sia la distanza lessico- come quello usato in (11). Anche se i nostri risultati non conc ettuale fra i costituenti: sono totalmente omogenei per ogni criterio, l’immagine della composizione esocentrica che emerge dal paragone è (17) + Esocentricità semantica – allo stesso tempo molto più complessa e molto più completa di quanto avessimo ipotizzato inizialmente. Cinese Italiano In primo luogo, per quanto concerne la classificazione Olandese dei composti esocentrici, le tre lingue studiate si comportano allo stesso modo, ammettendo composti da Da questo paragone multi-criterio emerge chiaramente tutte le macro-classi proposte da Bisetto e Scalise (2005): come la nozione di composizione esocentrica sia estremamente complessa e particolareggiata. L’esercizio

589 Sergio Scalise, Emiliano Guevara comparativo non ci permette di trarre conclusioni Bauer, L. (2001). Compounding. In M. Haspelmath (a definitive, tuttavia, alcune tendenze relativamente chiare cura di), Language Typology and Language Universale. sono venute alla luce. L’olandese è certamente una lingua The Hague: Mouton de Gruyter. i cuic omposti esocentrici si comportano in modo Bisetto, A. (2004). Composizione con elementi italiani. In assolu tam ente regolare e sistematico. Diversamente, il M. Grossmann e F. Rainer (a cura di) La Formazione cines e e l’italiano son o l ingue molto più ricche e vari e, delle parole in italiano. Tuebingen: Niemeyer, pp. 33- poich é ammettono una maggiore varietà di tipi 51, 53-55. compositivi esocentrici. Nello specifico, l’italiano sembra Bisetto, A. e Scalise, S. (2005). The Classification of essere particolarmente ricco per quanto riguarda la Compounds. Lingue e Linguaggio, IV(2), pp. 319–32. variazione strutturale, e il cinese particolarmente “libero” Bisetto, A. e Scalise, S. (2006). Selectional Properties Are in termini di varietà semantica. Inoltre, la classificazione Head Properties. Comunicazione presentata al dei composti esocentrici non sembra avere un ruolo convegno XII International Morphology Meeting, decisivo nella caratterizzazione delle lingue prese in Budapest, Maggio 2006. esame. Bloomfield, L. (1933). Language. New York: Holt. Booij, G. (2002). The Morphology of Dutch.Oxford: OUP. 6. Conclusione Booij, G. (2004). The Grammar of Words: An In questo articolo abbiamo cercato di dimostra re Introduction to Linguistic Morphology. Oxford: OUP. dettagliatamente co me la nozion e di co mposizio ne Ceccagno, A. e S. Scalise (2004). Composti del cinese: esocentrica sia peculiarmente difficile da inquadrare analisi delle strutture e identificazione della testa. In descrittivamente e teoricamente. Inoltre, abbiamo A.M. Palermo (a cura di) La Cina e l’altro. Napoli: Il mostrato come la nozione di esocentricità in composizione Torcoliere. non possa essere definita una volta per tutte come Ceccagno, A. and S. Scalise (2006). Classification, “esocentricità formale” e neppure come “esocentricità Structure and Headedness of Chinese Compounds. semantica”: dato che la nozione di esocentricità ha origine Lingue e Linguaggio, V(2), pp. 233-260. nella nozione di “testa”, abbiamo proposto una definizione Haspelmath, M. (2002). Understanding Morphology. di “testa di un composto” che riunisce gli aspetti sia London: Arnold. formali sia seman tici della composizione. Le nostre analisi Haspelmath, M. (in stampa, 2006). Coordination. In T. hanno chiarito che è, in effetti, possibile determinare il Shopen (a cura di) Language Typology and Linguistic grado di esocentricità di una lingua, ma per fare ciò Description (2nd ed.). Cambridge: CUP. bisogna scomporre la nozione di esocentricità in una serie Hudson, R. (1987). Zwicky on Heads. Journal of di aspetti diversi, sia formali, sia semantici. La Linguistics, 23, pp. 109-132. comparazione multi-criterio delle tre lingue prese in Jackendoff, R. (1990). Semantic Structures. Cambridge esame ci permette di concludere indicando alcune (MA): MIT Press. tendenze generali nel campione: la composizione Lieber, R. (2004). Morphology and Lexical Semantics. esocentrica in olandese è estremamente regolare e Cambridge: CUP. sistematica, mentre la composizione esocentrica in cinese Marchand, H. (1969). The Categories and Types of e in italiano è molto più complessa e ricca (seppur per Present-Day English Word-Formation: A Synchronic- ragioni diverse, strutturali per l’italiano, semantiche per il Diachronic Approach. München: C.H. Beck. cinese). Per concludere, indichiamo i possibili sviluppi Nida, E.A. (1948). The Analysis of Grammatical futuri di questa ricerca. In primo luogo, siamo consapevoli Constituents. Language, 24, 2, pp. 168-177. del fatto che un database non può considerarsi mai finito. Olsen, S. (2001). Copulative Compounds. A Closer Look Ulteriori raffinamenti nell’analisi dei composti già at the Interface Between Morphology and Syntax. In G. presenti nel database saranno probabilmente necessari per Booij and J. van Marle (a cura di), Yearbook of poter catturare nuovi dettagli e peculiarità Morphology 2000, pp. 279-320 nell’esocentricità. Per esempio, il tipo strutturale [V+V]N Packard, J. (2000). The Morphology of Chinese. presente in cinese e in italiano, ma non in olandese, può Cambridge: CUP. essere ancora analizzato in campi semantici distintivi: in Scalise, S. (1994). Morfologia. Bologna: il Mulino. cinese [V+V]N forma nomi agentivi e astratti, mentre in Scalise, S., Bisetto, A. e Guevara, E. (2005). Selection in italiano forma nom i agentivi, strumentali, eventivi e Compounding. In W.U. Dressler, et al. (a cura di), locativi. Gli sviluppi futuri di Morbo/Comp, crediamo, Morphology and its Demarcations. Amsterdam: avranno molte conseguenze sulla caratterizzazione Benjamins, pp. 133-50. strutturale del cinese. Finalmente, i nostri risultati Scalise, S. e Guevara, E. (2006). Exocentric richiedono una sistemazione organica in un quadro Compounding in a Typological Framework. Lingue e tipologico ben definito per la composizione, una Linguaggio, V(2), pp. 185–206. promettente area di ricerca ancora quasi inesplorata. Spencer, A. (1991). Morphological Theory.Oxford: 7. Riferimenti Blackwell. Wälchli, B. (2005). Co-compounds and Natural Allen, M. (1978). Morphological Investigations. Ph.D. Coordination. Oxford: OUP. Dissertation, University of Connecticut. Storrs. Williams, E. (1981). On the Notions “Lexically Related” Bally, C. (1965). Linguistique générale et linguistique and “Head of a Word”. LinguisticInquiry,12, pp.245-74. française. Berne: Francke. Zwicky, A. (1985). Heads. Journal of Linguistics, 22, pp. Bauer, L. (1989). Be-heading the Word. Journal of 1-29. Linguistics, 26, pp. 1-31.

590 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 591-598

Le collocazioni lessicali: strutture sintagmatiche idiosincratiche? Heidi Siller-Runggaldier

Università di Innsbruck

Abstract L’intervento si propone di mettere in discussione l’assunto che i limiti combinatori delle collocazioni lessicali sarebbero da ricondurre a restrizioni idiosincratiche imposte dalla norma di una data lingua. Partendo da collocazioni italiane, francesi e tedesche del tipo ‘verbo + oggetto diretto’ si cercherà di dimostrare che la ristretta combinabilità dei componenti collocazionali, in quanto riconducibile ad una modificazione metaforica o metonimica dell’elemento base, rappresenta il risultato di un processo regolato da principi generali, adottati – in relazione alla realtà denotata – secondo parametri potenzialmente variabili da una lingua all’altra, ma pur sempre cognitivamente motivati. La modificazione semantica della base comporta sempre un’infrazione semantica alle restrizioni di selezione imposte dal collocatore, cioè dall’elemento combinato, modificandone a sua volta la matrice semantica e restringendone così il raggio di combinabilità. Per analogia o contiguità semantica, il dinamismo inerente a tale processo può però contribuire ad estendere le potenzialità sintagmatiche del collocatore alla classe dei sinonimi, antonimi, iper-/iponimi e meronimi ed a tutto il campo semantico e concettuale della base modificata, provocando così una riorganizzazione semantica del collocatore. Il carattere implicazionale, orientato e non idiosincratico di tale processo è diacronicamente rilevante e permette di individuare le motivazioni di cambiamento delle preferenze collocazionali nelle varie lingue.

1. Le collocazioni lessicali vengono spesso descritte particolare stadio, un particolare punto d’arrivo di una come combinazioni ricorrenti ossia co-occorrenze abituali combinazione lessicale sull’asse temporale del suo iter di almeno due costituenti che per la loro diversa funzione evolutivo e quindi soggetto a possibili cambiamenti. Da all’interno della collocazione, sono indicati tra l’altro con i ciò si evince la rilevanza anche diacronica di un tale termini ‘base’ e ‘collocatore’1. La ‘base’ sarebbe costituita approccio, in quanto permette – come vedremo – di dall’elemento semanticamente autonomo della spiegare certi risultati collocazionali come l’esito di un collocazione, il collocatore invece da quello processo che consiste nel non-rispetto (anche iterativo) di semanticamente dipendente dalla base, a questa quindi limiti combinatori tra lessemi. Consideriamo proprio riferito e da essa determinato. Così, in una collocazione l’inosservanza delle restrizioni di combinazione la causa come uno scapolo impenitente il sostantivo prima per la costituzione di una collocazione e, quindi, per rappresenterebbe la base, l’aggettivo, invece, il la dimensione dinamica che le è propria. Come d’altronde collocatore. La relazione fra i due elementi sarebbe quindi il lessico è costituito da una grande massa di lessemi, gerarchica, unilaterale e diretta ossia orientata. La stretta sempre aperto ad accogliere nuovi lessemi e suscettibile di coesione tra base e collocatore, responsabile a sua volta cambiamenti concettuali, semantici e morfologici al suo della loro reciproca prevedibilità combinatoria ed interno, così anche le strutture lessicali sintagmatiche sono indicatore del loro consolidamento e la loro sottoposte a continue modificazioni, passando da convenzionalità, andrebbe ricondotta non a restrizioni combinazioni libere a strutture più o meno fisse e semantiche o sintattiche, ma a restrizioni lessicali imposte viceversa, con possibilità di variazione sia morfosintattica dalle convenzioni lessicali di una determinata lingua. Si che lessicale, semantica, concettuale e pragmatica. Ma spiegherebbero così il loro carattere idiosincratico e la come perviene, una determinata lingua, a combinazioni loro resistenza nei confronti di una descrizione più o meno fisse? Solo attraverso restrizioni collocazionali sistematica. Si spiegherebbe così anche la loro rilevanza idiosincratiche imposte da una data norma linguistica? O sia per il parlante che per l’interlocutore, in quanto sono sono invece ipotizzabili modelli motivati, trasparenti e attivate e recepite come combinazioni ristrette, dovute quindi anche produttivi? come tali a una particolare consuetudine d’uso. Una combinazione aberrante da parte del parlante sarebbe, Come risulta da queste riflessioni preliminari, non perciò, percepita necessariamente come una produzione intendiamo aggiungere un altro tentativo ai parecchi già lessicale non appropriata. compiuti di definire il concetto di ‘collocazione’, quanto piuttosto di tracciare una delle possibili vie sulle quali In questo concetto di ‘collocazione’ si riflette una certe strutture assumono carattere collocazionale. Per visione statica del fenomeno, che gli attribuisce un l’esemplificazione ci serviremo di combinazioni dalla carattere categoriale discreto, e, come tale, in contrasto struttura ‘verbo transitivo + oggetto diretto’, tratte dal con quello delle combinazioni libere da un lato e delle vocabolario delle valenze di Blumenthal/Rovere (1998), e combinazioni idiomatiche dall’altro. delle corrispondenti forme francesi e tedesche. Cercheremo di dimostrare che sia per le forme italiane che È nostra intenzione dimostrare che adottando un per le rispettive forme francesi e tedesche, i processi che approccio dinamico, la ricerca di una definizione della conducono alla loro stabilizzazione sono, pur nella collocazione come categoria nettamente distinta da altre diversità lessicale cui approdano, analoghi e sembrano forme sintagmatiche diventa obsoleta. Infatti, sulla base di dunque obbedire a principi generali. Quest’affermazione un tale approccio ciò che tradizionalmente è definito come confuterebbe il parere spesso espresso nei confronti delle una collocazione può essere considerato come un collocazioni, della loro attinenza con l’uso della lingua e quindi con la sua norma, e lascerebbe piuttosto pensare a

cause più profonde, connesse con il sistema stesso della 1 Si veda in particolare Hausmann (1979; 1985). Ježek (2005: lingua. 177-180), invece di ‘collocatore’ parla di ‘collocato’.

591 Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Heidi Siller-Runggaldier

Quanto detto può essere spiegato con degli esempi in Gli esempi dimostrano che il cambio della classe degli cui come collocatore ricorre il verbo piantare. Nella sua oggetti è basato su un processo di metaforizzazione, accezione concreta, questo verbo richiede una classe di quindi su una modificazione semantica del tutto oggetti che denotano semi, talee o piantine. Esprime, trasparente. I diversi sviluppi semantici a partire dal infatti, un’azione con cui questi vengono inseriti nel significato concreto dell’oggetto lasciano infatti terreno perché germoglino (v. Sabatini, Coletti 1997, s.v. intravedere una sequenza di domini diversi, però piantare). Sulla base di questa restrizione di selezione può rapportati tra di loro da una relazione di similarità che a essere generato un numero illimitato di frasi. La sua volta è riconducibile ad esperienze extralinguistiche di sostituibilità degli oggetti all’interno dello stesso carattere soprattutto fisico-percettivo. Nella maggior parte paradigma significa che il verbo piantare costituisce con degli usi metaforici elencati, l’oggetto denota un referente la rispettiva classe di oggetti una struttura produttiva. ben definito, più o meno appuntito (spaziando però anche fino a forme senza punta), che da parte di un agente, con o La restrizione così formulata non vale però in assoluto senza uno strumento, viene spinto o cacciato con forza o come vedremo qui di seguito. In certe forme, infatti, essa almeno premendo fortemente su di esso in un tessuto non è rispettata, e nonostante gli oggetti denotino referenti ovvero in un materiale di una certa densità. L’oggetto, appartenenti ad altre classi referenziali, le combinazioni infine, può denotare anche solo un gesto oppure un sono del tutto accettabili: congegno esplosivo diretto verso qualcuno o qualcosa provocando sulla sua superficie un forte impatto. La piantare un chiodo, metaforizzazione è quindi attivata sull’oggetto, in quanto piantare un’asta, un palo, un bastone, un pilone, un è la sua classe ad essere estesa ad altri domini referenziali. pilastro, Ne risulta che il significato dell’intera combinazione, piantare una bandiera, un vessillo, un cartello, ricavabile sulla base del principio di composizionalità dal piantare un accampamento, una tenda, significato delle sue parti e dalle regole della loro piantare le fondamenta di un edificio, composizione, è fortemente determinato dal significato piantare le batterie antiaeree dell’oggetto. Infatti, gli oggetti derivati modificano il significato di piantare privandolo dei tratti semantici Aggiungendo un avverbiale di luogo, piantare è pertinenti a semi o germogli vari, ma aggiungendone in collegato anche con oggetti designanti (piccole) armi con parte altri, come quello di strumento nel caso di piantare punta acuminata: un chiodo. Per la sua posizione non marcata dopo il verbo, il nuovo oggetto ha quindi un effetto semantico retroattivo piantare un coltello, un pugnale, una freccia, una fiocina sul verbo che deve essere reinterpretato e rianalizzato e in qlco. viene così messo in condizione di sviluppare una sua polisemia o perlomeno una sua variabilità contestuale3, oppure oggetti aguzzi: caratterizzata come tale da una certa opacità semantica (fuzziness)4. piantare un ago, una siringa in qlco. Come evidenziano le forme: Si riscontrano però anche oggetti che denotano armi con punta smussata o anche senza punta, come p.e. nelle piantare una ragazza/un ragazzo, la famiglia, moglie e combinazioni: figli, il fidanzato piantare una pallottola, un proiettile in qlco, 3 Ci rifacciamo qui al concetto delle ‘varianti contestuali di un piantare un ordigno, bombe. significato’ discusso in Blank (1993: 43) e indicato con il termine di ‘allosemy’ da Deane (1988: 345, cit. in Blank, 1993: oppure parti del corpo usate come strumenti per compiere 43). Questo concetto permette di interpretare lo slittamento un atto aggressivo oppure per fermare l’attenzione su semantico del verbo come il risultato di una modificazione qlco./qlcu.: semantica operata su di esso dall’uso più o meno prototipico che se ne fa. Secondo Blank, tali varianti sarebbero dovute a una piantare le unghie nella carne/nel volto a qlcu., vaghezza di significato, lessicalizzata e quindi inerente alla piantare gli occhi su qlcu., gli occhi in faccia a qlcu. parola stessa, che permetterebbe di accentuare a seconda del contesto aspetti diversi di questo significato, senza però e infine anche gesti violenti compiuti con parti del corpo: implicare contemporaneamente l’attivazione di tutti gli altri componenti semantici. Ciò significherebbe che varianti piantare un pugno in pieno petto a qlcu., contestuali non rinviano a referenti di classi estensionali diverse, ma a referenti della stessa categoria, anche se distinti da un piantare un potente calcio nel sedere a qlcu.2 diverso grado di prototipicità. 4 Per un’ulteriore esemplificazione di questa modificazione si veda tra l’altro l’esempio con il verbo francese franchir che di solito è collegato con sostantivi del tipo une limite, un obstacle, 2 Altri esempi tratti da pagine web (senza gli avverbiali di luogo une frontière, une barrière. Esso si combina però anche con con cui sono in gran parte combinati): piantare uno spillo / una lessemi come examen, evidenziando così una sua variazione freccia / un cacciavite / un mitra / trappole / una vanga / contestuale che lo rende compatibile, oltre che con sostantivi ombrelloni / una croce / il tricolore / razzi / un picchetto / denotanti esplicitamente un ostacolo, anche con sostantivi il cui alloggiamenti e.a. referente è, per le sue specificità, percepito come un ostacolo.

592 Le collocazioni lessicali: strutture sintagmatiche idiosincratiche? o anche: Il tedesco si discosta molto di più dall’italiano. Per gli piantare l’impiego, gli studi, tutto, esempi riportati, infatti, impiega in gran parte altre forme: lo sviluppo metaforico dell’oggetto può andare così piantare un chiodo ĺ einen Nagel in etwas schlagen, lontano da far perdere al verbo del tutto il valore lett. ‘battere un chiodo in qlco.’, originario. Se nonostante ciò queste forme conservano piantare un palo ĺ einen Pflock in etwas treiben, lett. ancora una certa motivazione e quindi una certa ‘cacciare un palo in qlco.’, trasparenza, le forme idiomatizzate piantare un’asta ĺ eine Stange in etwas pflanzen/schieben, lett. ‘piantare/spingere un’asta in piantare in asso qlcu., piantare baracca e burattini qlco.’, piantare un pilone ĺ einen Mast in etwas rammen, lett. non sono più analizzabili sulla base del principio di ‘conficcare un pilone in qlco.’, composizionalità. piantare un cartello ĺ ein Schild aufstellen, lett. ‘mettere su/innalzare un cartello’, Il continuum degli sviluppi semantici sempre più piantare una bandiera ĺ eine Fahne aufpflanzen, lett. marcati dell’oggetto rispetto alla sua categoria iniziale è ‘piantare su una bandiera’, indotto in modo implicazionale, a partire da un massimo piantare un accampamento, una tenda ĺ ein Lager, ein di concretezza e chiarezza verso un massimo di opacità. Zelt aufschlagen, lett. ‘battere su un accampamento, una Fra i risultati raggiunti nelle varie tappe possiamo tenda’, intravedere una somiglianza di famiglia nel modo piantare le fondamenta di un edificio ĺ die Fundamente suggerito da Wittgenstein (1958). für ein Gebäude legen, lett. ‘porre le fondamenta per un edificio’, Mentre le combinazioni in questione non stupiranno piantare un coltello, un pugnale in qlco. ĺ ein Messer, più di tanto il parlante di madrelingua italiana, il confronto einen Dolch in etwas stoßen, lett. con le rispettive forme in altre lingue invece – nel nostro ‘spingere/cacciare/ficcare un coltello, un pugnale in caso con il francese ed il tedesco –, mette in risalto il forte qlco.’, carattere collocazionale dei suoi diversi esiti. Per piantare, piantare un ago, una siringa ĺ mit einer Nadel stechen, infatti, il francese ed il tedesco hanno un verbo eine Spritze einführen, lett. ‘pungere con un ago, corrispondente sia rispetto al significato che al modello di introdurre una siringa’, formazione di parola solo nella sua accezione concreta: fr. piantare una pallottola in qlco. ĺ eine Kugel in etwas planter, ted. pflanzen. Le cose cambiano, però, se si jagen, lett. ‘cacciare una pallottola in qlco.’, analizzano gli ulteriori sviluppi di questi verbi, anche se piantare le unghie in qlco. ĺ die Nägel in etwas graben, va detto subito, che le differenze riguardano più il tedesco lett. ‘scavare le unghie in qlco.’, che non il francese. Il francese, infatti, ha forme analoghe piantare un pugno, un calcio in qlco. ĺ einen a una gran parte degli usi elencati per l’italiano5: Faustschlag, einen Tritt versetzen, lett. ‘trasmettere un pugno, un calcio’, planter des arbres, des semences, piantare una ragazza ĺ ein Mädchen sitzen lassen, lett. planter un clou, ‘lasciar sedere una ragazza’, planter un pieu, un piquet, piantare un ragazzo ĺ einem Jungen den Laufpass planter un drapeau, une enseigne, geben, forma idiomatizzata, planter une tente, piantare moglie e figli ĺ Frau und Kinder im Stich planter un bâtiment, lassen, forma idiomatizzata, planter une échelle, piantare il fidanzato ĺ mit dem Verlobten/Freund planter là (qui con l’aggiunta lessicalizzata dell’avverbio Schluss machen, lett. ‘fare fine con il fidanzato’, là) qcnn./qqch. piantare l’impiego, gli studi, tutto ĺ die Arbeit/das Studium schmeißen, alles hinwerfen, lett. ‘buttare Per piantare un pugnale/un coltello il francese sembra l’impiego/gli studi, buttare lì tutto’ privilegiare il verbo enfoncer che è anche il collocatore preferito della base clou. Come piantare, anche il verbo Da questo confronto risulta chiaro il carattere enfoncer è soggetto ad ulteriori sviluppi semantici, che collocazionale delle diverse forme6. La forte coerenza però non analizzeremo ulteriormente.

6 Agli usi elencati possono essere aggiunti ancora: E’significativa in questo contesto la seguente constatazione di Lo Cascio (1997: 72): «Ogni parola in teoria può essere accoppiata con quasi tutte le altre parole della stessa lingua ma in planter les décors nel significato di ‘disporre sul realtà il campo di accoppiamento è molto ristretto ed è palcoscenico’ (les disposer sur scène), determinato da congruenze semantiche e sintattiche, da una planter un personnage nel significato di ‘posizionare un coerenza enciclopedica e da preferenze combinatorie. Forse si personaggio’ (un romancier/un dramaturge qui sait può fare un’affermazione più drastica: la lingua deve essere planter ses personnages) considerata in altri termini come interamente caratterizzata da collocazioni, essa è cioè a mio parare molto più formulaica di quanto non si voglia ammettere. Dietro la completa esigenza di 5 Le forme sono tratte da Le Nouveau Petit Robert (1993: s.v. libertà creativa del parlante c’è anche l’abitudine all’uso planter). stereotipo della lingua, determinato dagli automatismi acquisiti,

593 Heidi Siller-Runggaldier semantica fra l’oggetto ed il verbo è dovuta, in definitiva, L’ampliamento lessicale all’interno della nuova classe alla modificazione semantica operata sull’oggetto ed alla paradigmatica dell’oggetto può essere realizzato da: ripercussione di questa modificazione sul verbo. Visto il dinamismo di questo processo, per motivi di analogia ƒ Sinonimi: acquisire importanza / rilevanza; aggirare semantica la metaforizzazione può contribuire ad allargare un problema / una difficoltà / un ostacolo; agitare le la combinabilità del verbo anche a tutto il campo masse / il popolo / la folla; alleggerire un dolore / un semantico e concettuale del rispettivo oggetto. Negli dispiacere / una sofferenza; aprire una discussione / esempi sopra riportati ciò è ben dimostrato dai sostantivi una polemica; digerire la rabbia / l’ira / la stizza; che denotano una piccola arma con lama appuntigliata, per inseguire il successo / la gloria; lanciare una cui possiamo piantare un coltello, un pugnale, una maledizione / un insulto; muovere accuse / freccia, una fiocina7. Assistiamo, quindi, non solo ad un rimproveri; oscurare la fama / la gloria di qlcu.; ampliamento delle potenzialità sintagmatiche del verbo, raccogliere lodi / onori / successo / applausi; ma anche ad un incremento delle potenzialità raggiungere la meta / l’intento / l’obiettivo; scaricare paradigmatiche di ogni nuova classe di oggetti. Se frustrazioni / pulsioni aggressive / tensioni; scatenare vengono attivate, queste potenzialità conducono per forza ansie / panico / timori; seguire un consiglio / un di cose ad una continua riorganizzazione semantica del suggerimento / un’istruzione / un insegnamento / un verbo. Portata all’estrema conseguenza, questa esempio; superare un esame / un concorso / una riorganizzazione può condurre anche allo svuotamento prova; tenere un certo atteggiamento / una certa semantico del verbo e quindi alla sua riduzione ad un condotta / un certo contegno; tirare le conclusioni / le elemento prevalentemente grammaticale, come lo somme; toccare un argomento / una questione / un dimostrano i verbi generici del tipo avere, fare, prendere problema / un tema (avere coraggio, avere sfortuna, avere interesse, avere ƒ Antonimi: attenuare il pessimismo – l’ottimismo di l’obbligo; avere importanza, avere validità; fare il bagno, qlcu.; accumulare ricchezze – perdite; concepire fare fuoco, fare legna, fare coraggio, fare brutta figura; amore – odio; gettare luce – ombra; incontrare prendere una fotografia, prendere lezioni di canto, l’opposizione – il favore di qlcu.; ispirare simpatia – prendere una pillola, prendere un raffreddore) ed i verbi antipatia; riscuotere ammirazione / stima – biasimo; supporto (compiere una scelta, effettuare una selezione, sentire fame – sete; vincolare l’importazione – fare ricorso, generare imbarazzo, infliggere una ferita, l’esportazione di una merce lanciare un appello, muovere un’obiezione, operare una ƒ Meronimi: spegnere / soffocare un incendio – le ristrutturazione, opporre resistenza, prendere una fiamme; aggredire le forze dell’ordine – i decisione, prendere una sgridata, prestare attenzione, carabinieri; forzare / rallentare la marcia – il passo; stringere un’intesa), anche essi in stretto rapporto impugnare le armi – la spada / un coltello; mantenere sintagmatico con il sostantivo ad essi legato. la famiglia – i figli / la moglie; passare gli esami – la prova scritta; spaccare il paese – l’elettorato; stendere l’arco – la corda dell’arco; stroncare una malattia – la febbre; sviluppare il corpo / il fisico – i muscoli; tendere la mano – il dito; tendere il dito – della costrizione e limitazione imposta dalla sintassi, dalla l’indice coerenza semantica ed enciclopedica e dalla limitazione nella Iper- ed iponimi: abbattere un edificio – una scuola / competenza linguistica. Si può quasi affermare, anche se con il ƒ rischio di offendere la libertà creativa dei parlanti, che l’essere una chiesa / un ospedale; applaudire un cantante – il umano usa pacchetti linguistici prefabbricati e apprende la lingua tenore; coltivare un’arte – la musica; consultare un anche per ‘pacchetti’.» esperto – un medico / un notaio / un legale; 7 Questo processo è particolarmente ben evidenziato dal verbo diagnosticare una malattia – il cancro; sciogliere un spiegare che proprio attraverso le ripetute metaforizzazioni della contratto – il matrimonio; scoprire un monumento – sua base apre il proprio raggio di combinabilità a diverse classi una statua / una lapide; superare / sorpassare un di oggetti fino a permettere anche la connessione con frasi veicolo – una macchina / un camion; tenere servitù – subordinate esplicite ed implicite e frasi interrogative indirette in una cameriera / una baby-sitter; tradire i cittadini – funzione di oggetto diretto: gli elettori; trasmettere una malattia – un’infezione spiegare una pezza di stoffa, un lenzuolo, ƒ Lessemi appartenenti allo stesso campo semantico spiegare una carta geografica, una piantina, o campo concettuale: affinare una tecnologia / un spiegare le ali, metodo; affinare la vista / l’udito; affinare l’ingegno / spiegare le vele (al vento), la coscienza; affrontare un pericolo / una difficoltà / spiegare le truppe in ordine di battaglia, ingenti forze di polizia, una crisi / una problematica / un problema; aprire il spiegare una notevole attività, cervello / la mente / l’intelletto / il cuore; arginare un spiegare forza, energia, efficacia, disastro finanziario / una crisi economica / la spiegare effetto, spiegare il significato di una parola, la storia, il motivo di uno corruzione / il deflusso di moneta pregiata; assistere stato d’animo, certi fatti, il meccanismo del funzionamento di gli ammalati / gli infermi / i ricoverati / le persone qlco., anziane / i moribondi; attirare gli sguardi / spiegare che il mese di gennaio è costituito da 31 giorni, l’attenzione / l’interesse / la simpatia di qlcu.; spiegare di aver presentato appello, bloccare un’iniziativa / un’operazione / un spiegare come azionare un congegno, dove dobbiamo andare intervento; coniare nuovi vocaboli / termini / slogan; (Esempi tratti da Blumenthal e Rovere, 1998, integrati con forme frenare lo sviluppo / la modernizzazione / le riforme; del DISC 1997, s.v. spiegare.)

594 Le collocazioni lessicali: strutture sintagmatiche idiosincratiche?

incoraggiare il vizio / la delinquenza / l’immoralità; metaforico, fatto evidenziato dagli oggetti combinati con mancare / parare la palla / un rigore; perdere il treno il verbo accendere: dalla forma basica accendere il fuoco / / l’aereo / l’autobus; seminare il terrore / l’odio / la le fiamme sono infatti derivate le forme metonimiche confusione / la discordia / i malanni / la tirannia / la accendere un fiammifero / una sigaretta / una candela / la violenza; spaccare la maggioranza / un partito / il stufa, ma anche quelle metaforizzate con oggetto sia Polo; svelare la propria malafede / ignoranza / concreto come nel caso di accendere la luce / la radio / il fragilità; tessere inganni / frodi / tradimenti; televisore / il motore sia astratto come nel caso di trattenere le lacrime / il pianto / le risate / la rabbia / accendere la passione / l’odio / la fantasia. lo sdegno; versare contributi / le imposte / l’importo della bolletta / l’affitto / tangenti / un saldo / una Ad un transfer metonimico sono infine riconducibili certa somma / un certo importo anche combinazioni del tipo acquistare un giocatore, collocazione questa, che in un primo momento Se, come ci dimostrano i diversi esempi, la sembrerebbe non rispettare le restrizioni di selezione modificazione semantica è motivata da metaforizzazione, indotte culturalmente dal verbo acquistare. La tratta di in termini cognitivisti ciò significa che la classe degli persone, infatti, violerebbe i diritti dell’uomo; per questo è oggetti cambia rispetto al frame nel quale essa si colloca, anche perseguita giuridicamente. Conoscendo, però, la significa però anche che questo cambio si effettua sulla prassi della gestione di squadre sportive di alto livello, il base di una relazione di similarità e quindi non in modo verbo è rianalizzato metonimicamente per indicare l’atto idiosincratico ed arbitrario. La combinazione dell’oggetto dell’acquisto delle prestazioni sportive di una persona e con il verbo è quindi sempre guidata da una certa non della persona stessa. Data la motivazione altamente concettualizzazione della realtà che essa deve trasmettere, pragmatica di questa combinazione, condivisa da parte di è quindi mediata dalla cognizione stessa che a sua volta comunità linguistiche diverse, la rispettiva combinazione è rispecchia il modo in cui una comunità linguistica si riscontrabile, con le sequenze acheter un jouer e einen relaziona a questa realtà8. Spieler kaufen, anche nel francese e nel tedesco. La concettualizzazione della rispettiva realtà è quindi Lo slittamento semantico non è però solo dovuto ad un fortemente motivata dalla realtà extralinguistica, e non è processo di metaforizzazione, basato come tale sul sottoposta alla soggettività altrimenti operante in una passaggio analogico delle classi di oggetti da un frame singola comunità linguistica, quando concettualizza realtà all’altro. Può infatti verificarsi anche all’interno dello meno chiaramente condivise. stesso frame, essere motivato quindi da una metonimia ossia da una relazione di contiguità. Un bell’esempio di Per dimostrare questo sviluppo concettuale modificazione metonimica è riscontrabile nelle forme convergente in lingue diverse, basato su motivazioni battere un concorrente / un avversario, una squadra, la referenziali analoghe, aggiungiamo ancora un esempio, concorrenza, la Ferrari, un record, i cui oggetti sono tutti che diversamente da quello appena discusso rappresenta attinenti all’ambito della competizione sportiva. però il risultato di una modificazione metaforica e non metonimica dell’oggetto: Sono inoltre ravvisabili casi in cui allo sviluppo metonimico dell’oggetto si affianca anche uno di carattere it. sviluppare una fotografia, un negativo, una lastra, una pellicola 8 Si consideri al riguardo il verbo parasintetico dirottare, fr. développer une photo, un cliché, une radiographie, une derivato dal sostantivo rotta; il rapimento di aerei a fini di pellicule estorsione è concettualizzato come un atto con cui si intende ted. ein Photo, ein Negativ, ein Röntgen, einen Film ‘costringere un mezzo ad allontanarsi dalla rotta stabilita per entwickeln percorrerne un’altra’ (DISC, 1997, s.v. dirottare). E’quindi concettualizzato in modo diverso rispetto al rapimento di In tutte e tre le lingue è usato lo stesso verbo, non solo persone, che a sua volta è lessicalizzato con i verbi rapire e per quanto riguarda il suo significato, ma anche la sua sequestrare, nonostante le due azioni perseguino lo stesso formazione. Si tratta, infatti, di una forma parasintetica obiettivo, quello del ricatto. con prefisso indicante separazione ossia allontanamento Nel francese, il verbo che corrisponde a dirottare è détourner, da qualcosa che nel significato di partenza è interpretato derivato dal verbo tournee ‘voltare’ attraverso l’aggiunta del come un involucro. In questi esempi, però, per effetto prefisso locativo di allontanamento de-. Esso evoca l’immagine della metaforizzazione il verbo passa ad esprimere un di un aereo che è fatto deviare dalla direzione prestabilita. Per processo attraverso il quale da una lastra, da un negativo, esprimere il sequestro di persona è invece usato il verbo enlever, da una pellicola vengono fatte emergere le immagini risultante dalla prefissazione del verbo lever ‘alzare’ con il riprese. prefisso di separazione en-. Il verbo fa pensare ad un atto con cui la persona interessata viene allontanata con forza e quindi contro la sua volontà dal luogo in cui si trova. In sintesi, la caratterizzazione introduttiva delle Il tedesco non distingue lessicalmente i due atti, mettendo a collocazioni lessicali come sintagmi relativamente stabili disposizione per entrambi il verbo entführen, un prefissato le cui combinazioni ristrette non seguirebbero una chiara composto dal prefisso di separazione ent- ed il verbo führen logica e sarebbero quindi soggette ad idiosincrasia, va ‘condurre’ dietro il quale si cela la concettualizzazione dell’atto riveduta. Considerandole non come strutture statiche, ma come di un’azione mirata a condurre via, a deviare, a volgere come risultati evolutivi contingenti in un processo l’entità in questione in una direzione che essa non intende dinamico caratterizzato da una continua riorganizzazione seguire.

595 Heidi Siller-Runggaldier sintagmatica al loro interno, possiamo giungere alle similarità nel caso di frames diversi e di contiguità nel seguenti conclusioni: caso dello stesso frame. Solo riguardo a questa particolare possibilità di scelta che – come si è visto – ƒ Le collocazioni lessicali non costituiscono una costituisce la causa prima della diversità categoria sintagmatica omogenea e discreta, non interlinguistica delle collocazioni che si riferiscono evidenziano quindi limiti netti verso altre forme alla stessa realtà, sarebbe quindi giustificato parlare di sintagmatiche; rappresentano piuttosto una categoria idiosincrasia, non però in senso generale. aperta di combinazioni lessicali con gradi diversi di ƒ La collocazione è memorizzata e riprodotta di solito fissità, a loro volta suscettibili di ulteriori in modo inconsapevole dal parlante nativo. Per modificazioni. l’apprendente non nativo essa costituisce invece un ƒ Il grado di coesione fra i costituenti di una vero tranello: mentre il suo significato collocazione lessicale è direttamente proporzionale composizionale è facilmente decodificabile, esso è con il grado della loro convenzionalità e di invece difficilmente codificabile, se deve rispondere a conseguenza con il grado della loro prevedibilità criteri di appropriatezza lessicale. ossia predicibilità nella parole. ƒ La probabilità di una corrispondenza riguardo alla ƒ La formazione e gli ulteriori sviluppi delle concettualizzazione e di conseguenza anche riguardo collocazioni lessicali non sono idiosincratici, ma alla realizzazione collocazionale di una realtà motivati. Le collocazioni sono infatti riconducibili ad extralinguistica sale, se questa realtà è largamente una modificazione semantica della loro base, dovuta a condivisa e concorda riguardo alla cultura, alle metaforizzazione o a metonimizzazione e quindi ad credenze, alla comune base esperienziale di comunità un processo di infrazione semantica alle restrizioni di linguistiche diverse. selezione attivate dal collocatore di partenza. ƒ È in particolar modo il confronto interlinguistico a ƒ A questa infrazione attuata dalla nuova base, fa sensibilizzare per il carattere altamente collocazionale seguito una rianalisi del collocatore che così acquista delle strutture lessicali sintagmatiche ed a un significato specifico all’interno della collocazione evidenziarne la matrice cognitiva. Da questa restringendone le potenzialità sintagmatiche. constatazione dovrebbero conseguire forti ƒ L’infrazione stessa non è arbitraria: grazie al rapporto implicazioni per l’impostazione dell’insegnamento di similarità o di contiguità che intercorre fra le basi a delle lingue straniere. partire dalla base di origine, le diverse collocazioni lessicali sono concettualmente motivate e di Va detto, infine, che adottando un approccio dinamico conseguenza trasparenti. Infatti, è proprio la allo studio delle collocazioni lessicali nel modo qui concettualizzazione sulla base di questi rapporti a esemplificato si rende loro giustizia non solo come garantirne l’accessibilità cognitiva e di conseguenza fenomeno linguistico rilevante in sincronia. Come l’accettabilità, che è la premessa indispensabile per la strumento efficace per individuare le motivazioni di un loro lessicalizzazione. cambiamento delle preferenze collocazionali di singoli ƒ La lessicalizzazione è strettamente connessa con la lessemi, esso è particolarmente idoneo anche a studi di convenzionalizzazione della combinazione dei nuovi stampo diacronico. costituenti e coincide con il momento del passaggio delle rispettive restrizioni di combinabilità dallo stato 2. Riferimenti di restrizioni di selezione allo stato di restrizioni di Bartsch, S. (2004). Structural and Functional Properties collocazione. of Collocations in English. A corpus study of lexical ƒ La lessicalizzazione e la convenzionalizzazione di and pragmatic constraints on lexical co-occurrence. una combinazione sintagmatica insieme alle Tübingen: Narr. restrizioni di collocazione saldano il restringimento Basile, G. (2001). Le parole nella mente. 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596 Le collocazioni lessicali: strutture sintagmatiche idiosincratiche?

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Gli eponimi italiani nella lingua lettone

Baiba Bankava

Università della Lettonia

Abstract In tutte le lingue e culture il fenomeno di “dare il nome alle cose” è fondamentale per descrivere ciò che si trova intorno. La deonomastica fa parte dell’onomastica, branca della linguistica che studia i nomi propri, i loro processi di formazione e le loro caratteristiche. Gli studiosi dei paesi europei da molti anni hanno fatto delle ricerche approfondite che si presentano nei vari dizionari e in altre fonti lessicografiche. In Lettonia, invece, i linguisti si occupano soprattutto dello studio di topononimia e antroponimia lettone e finora non hanno fatto delle ricerche solide nel campo dell’eponimia. Il corpus della presenta ricerca includerà per la prima volta uno studio degli eponimi italiani che si sono inseriti nella lingua lettone, non solo come termini specifici, ma anche come parte del vocabolario quotidiano. Nel corpus sarà indicata l’etimologia di ogni singolo eponimo italiano con le rispettive interpretazioni estrapolate dai dizionari specifici di lingua italiana, francese, lettone e altre fonti come internet. Nonostante l’Italia si trovi lontano dalla Lettonia, la sua presenza nel lessico lettone è significativa. Gli eponimi provenienti da regioni, e città italiane, da personalità illustri e meno, da personaggi teatrali, letterari ecc. hanno contribuito a far sì che la lingua e la cultura italiane vengano veicolate oltre i loro confini e arrichiscono altre lingue e culture.

1. Introduzione etimologia. Per presentare meglio gli eponimi italiani In tutte le lingue e culture il fenomeno di “dare il nella lingua lettone, essi sono stati suddivisi in due grandi nome alle cose” è fondamentale per descrivere ciò che si gruppi, e successivamente in sottogruppi: trova intorno a noi. La deonomastica chiamata anche eponimia, che fa parte dell’onomastica, si occupa dello I GRUPPO studio di quei sostantivi e nomi comuni diventati tali a include gli eponimi che provengono dai toponimi partire da nomi propri. Gli studiosi dei vari paesi europei, italiani, che possiamo suddividere nei seguenti come gli italiani, i francesi, gli spagnoli, da molti anni sottogruppi: hanno fatto delle ricerche approfondite che si presentano nei vari dizionari e in altre fonti lessicografiche. Tra gli ƒ dai nomi delle regioni italiane; studiosi italiani si possono citare gli autori La Stella e il ƒ dai nomi delle città italiane; suo dizionario “Dalie dedali e damigiane. Dal nome ƒ dai vari fenomeni geografici come oronimi, proprio al nome comune. Dizionario storico di idronimi ecc. deonomastica” (La Stella, 1984), Migliorini “Dal nome proprio al nome comune” (Migliorini, 1968), Castoldi M.e II GRUPPO Salvi U. “Parole per ricordare” dizionario della memoria include gli eponimi che provengono dagli antroponimi collettiva (Castaldi e Salvi, 2003) si trovano anche i italiani. Questo gruppo si suddivide in eponimi che: dizionari dell’onomastica regionale (per esempio della Sicilia e della Sardegna) e specialistici come i dizionari di ƒ caratterizzano i movimenti religiosi ed ideologico- onomastica biblica ed ebraica. politici; Prima di dedicarci agli eponimi italiani nella lingua ƒ sono presenti nei nomi di bevande e cibi; lettone, vorrei dare alcune informazioni su ciò che è la ƒ provengono dai protagonisti teatrali e del cinema lingua lettone. Il lettone è la lingua ufficiale della italiano; Repubblica di Lettonia che si trova nel Nord Europa e confina con la Lituania, la Bielorussia, la Russia e È da notare che la suddivisione è soggettiva e non l’Estonia ed è parlato come lingua madre da non più di un definitiva. Alcuni eponimi possono appartenere ai vari milione e mezzo di persone. È una lingua indoeuropea che sottogruppi e la loro etimologia nelle varie fonti usa l’alfabeto latino ed è appartenente al gruppo baltico lessicografiche si presenta variegata e differenziata ed è insieme al lituano. Il lettone e il lituano sono le sole due per questo che, in tale caso, sono state indicate le varianti lingue baltiche ancora vive. In Lettonia, i linguisti- reperibili. A volte, l’etimologia dell’eponimo non è certa e onomasti da molti decenni si occupano soprattutto dello la spiegazione proposta rappresenta un’ipotesi possibile. studio della toponimia e della antroponimia lettone, L’obiettivo della ricerca era riunire gli eponimi italiani mentre non c’è quasi nulla nel campo dell’eponimia. Il presenti in vari settori della lingua lettone comune senza corpus della presente ricerca, quindi, includerà per la approfondire i campi specifici come, per esempio, la prima volta uno studio generico degli eponimi italiani che medicina o la fisica dove una considerevole parte degli si sono inseriti nella lingua lettone basandosi sul eponimi appartiene alla terminologia. repertorio del principale dizionario delle parole straniere nella lingua lettone (Andersone et al., 2005) dove gli 2. Gli eponimi che provengono dai toponimi eponimi inclusi si presentano non solo come termini italiani specifici, ma anche come parte del vocabolario quotidiano. Questo gruppo è molto ampio e, come dimostrano gli Lo studio degli eponimi è molto interessante perchè esempi sottonominati, rappresenta geograficamente spesso, soprattutto nel linguaggio quotidiano, non ci si l’Italia dal nord al sud. accorge di quanti eponimi ci circondino e quale sia la loro

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Baiba Bankava

2.1. Gli eponimi provenienti dai nomi delle la coda è portata ricurva sul regioni italiane dorso; il colore è bianco. Il peso varia da 2,5 a 4 kg. Regione Eponimo Spiegazione Fajansa fajanss Maiolica tipica della città di italiana in lettone (Faenza) maiolica Faenza, con eleganti Lombardija lombards Significato in italiano è decorazioni policrome su (Lombardia) l’Agenzia dei pegni, il smalto bianco. Monte di Pietà; l’eponimo Florence florƯns Moneta di Firenze (così detta italiano non corrisponde a (Firenze) fiorino dall’emblema del giglio, quello lettone in quanto ha simbolo della città, coniata una complessa etimologia. I per la prima volta in argento Lombardi essendo bravi intorno al 1180. Nel 1252 fu commercianti, potevano dari coniato il fiorino d’oro. i crediti ai debitori e Dženova džinsi Tessuto pesante piuttosto sviluppavano il mestiere (Genova) jeans grossolano. Nel XVI secolo anche in Francia così Jean, Jene o Gennes erano i l’eponimo nel XV secolo nomi inglesi usati per dall’ italiano è passato al indicare il porto di Genova, francese e ha conservato la da dove questi tessuti forma “le mont de piété” e venivano esportati per gli poi al tedesco che ne ha Stati Uniti. modificato il nome in Gorgonzola gorgonzola È prodotto in Lombardia e “Lombard”, come adesso in (Gorgonzola) gorgonzola prende il nome dalla uso in lettone ed altre lingue cittadina di Gorgonzola alle come il lituano, il russo. porte di Milano. Il toponimo SardƯnija sardƯne Sardina, pesce che in grande deriverebbe dal latino (Sardegna) numero si trova vicino alla Corcondiola, che a sua volta Sardegna. Sardina pilchardus sembra originato dal nome della fam. Clupeidi detto della dea Concordia o dal anche sardella e sarda. Lunga nome proprio Concordius. sino a 25 cm, del colore Marengo marengo In lettone si può trovare il verde-blu sul dorso, argenteo (Marengo) marengo seguente significato: tessuto sul resto del corpo. per i soprabiti ed i vestiti di SicƯlija siciliƗna Musica: Antica danza color grigio scuro. (Sicilia) pastorale, d’origine siciliana. Invece, in italiano significa In tempo ternario (6/8 o l’antica moneta d’oro dal 12/8) e dal caratteristico valore di venti franchi che fu movimento moderato. coniata per ricordare il trionfo napoleonico sugli ToskƗna ToskƗniska Archittetura: Un capitello (Toscana) is ordenis toscano (c. Tuscanico), austriaci del 14 giugno 1800 diffuso in Etruria e collocato nella bataglia di Marengo. Il su colonne non scanalate. nome fu ripreso per battezzare il Marengo, furgone commerciale della Tabella 1: eponimi provenienti da nomi di regioni italiane Fiat, come successe ad altre monete storiche. 2.2. Gli eponimi provenienti dai nomi delle città Parma parmezƗna Formaggio grana molto italiane (Parma) siers pregiato. parmigiano Città Eponimo Spiegazione Pozuoli pucolƗns Roccia che si forma dalle italiana (Pozzuoli) eruzioni vulcaniche e che BoloƼa BoloƼas Tessuto sintetico con la viene utilizzata come (Bologna) audums superficie impermeabile da complemento per la Tessuto di cui un soprabito dello stesso produzione del cemento. Bologna tessuto che fu inventato per SjƝna SjƝnas zeme Colore tra il giallo e il bruno la prima volta in questa città; (Siena) terra di Siena rossastro, caratteristico della Gastronomia: un tipo di terra della provincia senese, BoloƼas condimento a base di salsa di si utilizza come pigmento mƝrce pomodoro in cui si fanno per la realizzazione dei sugo alla cuocere carne tritata ed altri colori. bolognese ingredienti; Taranto Tarantella Musica: Ballo popolare del Cane da salotto di origine (Taranto) tarantula sud dell’Italia, fortamente BoloƼas italiana appartenente al ritmato, accompagnato da sunƯtis gruppo dei bichon, ha tamburelli, così detto perchè bolognese orecchie erette alla base che in origine era assimilato alla ricadono lunghe e pendenti; danza isterica causata dalla

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puntura della tarantola, un l’eponimo marengo che nelle due lingue ha delle ragno peloso di colore giallo- spiegazioni diverse (in lettone rappresenta il colore, nero, era molto diffuso nella mentre in italiano la moneta ed il furgone commerciale). zona di Taranto. Abbiamo visto anche una particolarità nell’esempio Verona veronƗls Forte barbiturico con di “veronal” quando due chimici tedeschi danno nome alla (Verona) veronal proprietà ipnotiche, loro invenzione forse soggiornando a Verona. inventato dai chimici tedeschi Joseph von Mering e Emil Fischer nel 1903, 3. Gli eponimi formati dagli antroponimi pare, mentre si trovavano italiani nella città di Verona. Sono quegli eponimi formati dal nome o cognome dell’inventore o dello scopritore, oppure da coloro Tabella 2: eponimi provenienti da nomi delle città italiane. (astronomi, fisici, matematici, ecc.) che hanno dato il 2.3. Gli eponimi provenienti dai altri fenomeni nome in memoria di chi ha iniziato la ricerca o la geografici scoperta. Nella maggior parte degli esempi si può constatare che tra gli eponimi il più diffuso è l’utilizzo del Fenomeno Eponimo Spiegazione cognome. Raramente viene utilizzato il nome, come geografico nell’eponimo aldino (in lettone aldƯna) – carattere Kapitolija kapitolijs In Italia e a Washington tipografico le cui forme, nitide ed eleganti, si rifanno a kalns negli Stati Uniti, la sede del quelle del corsivo (italico) utilizzato da Aldo Manuzio il (Campidoglio Senato e la Camera dei Vecchio (1450-1515). Nel campo della botanica c’è la collina) Rappresentanti. tendenza a dare alle piante il nome latinizzato di chi le ha Kjanti pakalni kjanti Vino rosso dal sapore scoperte, come, ad esempio, la pianta Zantedeschia (Colline del chianti asciutto e con retrogusto aethiopica, chiamata anche la calla, porta il nome del Chianti) amarognolo, prodotto in botanico italiano Gianni Zantedeschi (1773-1813). Spesso Toscana. Si beve sono denominati secondo il cognome dei grandi tradizionalmente invecchiato personaggi dei secoli scorsi, anche i vari programmi di tre anni. d’istruzione, ricerca ecc. della Comunità Europea, come Getto sala getto Forse dal venez. Ghetto, per esempio, il progetto Leonardo, dal famoso scienziato VenƝcijƗ ghetto nome di una fonderia italiano Leonardo da Vinci (1452-1519), che prevede lo (Isoletta collocata sull’isoletta dove Ghetto a furono relegati nel 1516 gli scambio di docenti e studenti fra le università e/o altre Venezia) Ebrei veneziani. Quartiere istituzioni didattiche a cui, degli anni novanta del XX dove nei secoli scorsi secolo, la Lettonia partecipa attivamente.L’altro progetto venivano confinati gli Ebrei recente della Comunità Europea si intitola “Programma nelle principali città europee Cosmos’’ che porta il nome di Galileo Galilei, astronomo e anche a Riga che è la e fisico italiano (1564-1642). Questo programma prevede capitale della Lettonia. che dal 2007 la CE avrà una rete di satelliti per migliorare KvirinƗla kvirinƗls Residenza del Presidente il sistema di radionavigazione per scopi civili, il trasporto pakalns quirinale della Repubblica Italiana, e le telecomunicazioni. Altri esempi di cui sono fonte gli (colle del così chiamata in virtù del antroponimi italiani sono i seguenti : Quirinale) colle detto Quirinale dove il palazzo sorge. Eponimo Etimologia del eponimo Lipari salas liparƯts Roccia effusiva acida a Amati Da Nicolò Amati (1596- (isole Lipari) liparite composizione granitica e di (il nome degli strumenti a 1684) il più noto liutaio della formazione geologicamente corda - famiglia Amati. I suoi recente. Amati) strumenti rappresentano un Ahates upe ahƗts Minerale agata una varietà esempio di straordinaria fiume Aghata agata del calcedonio, composto di raffinatezza. Il timbro di (Dirillo) silice. Caratterizzato da una questi strumenti è dolce e struttura a zone concentriche leggero. Costruì anche di colore variabile, opache e eccellenti viole e violoncelli. trasparenti. Il naturalista e Tra i suoi allievi furono scienziato romano Plinius, A.Stradivari e A.Guarneri. scrisse che in quel fiume la Baroks Periodo artistico e letterario pietra è stata trovata per la (Barocco) diffuso in Europa circa dal prima volta. 1600-1850. Forse proviene dal nome di un artista Tabella 3: Gli eponimi provenienti dai altri fenomeni italiano Federigo Barocci geografici. (1530-1612). Borsalino Dal nome del cappellaio Gli esempi dimostrano che il maggior numero degli (Borsalino) Giuseppe Borsalino (1867- eponimi sono identici in tutte e due lingue, anche se in 1939) Particolare tipo di alcuni casi come nell’esempio di Lombardia/lombards si cappello da uomo, floscio e tratta di un passaggio indiretto (tramite altre lingue) o in feltro.

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Kazanova Dal veneziano Giacomo speciale per la terapia (Casanova) Girolamo Casanova de d’idromassagio a casa. Seingalt (1725-1798), Volts Dal fisico Alessandro Volta rappresenta un seduttore, (Volt) (1745-1827), che ha intrigante e conquistatore. Pila voltaica sviluppato la così detta pila Fermijs Dal nome del fisico Enrico Voltmetro analogico/digitale voltaica, un predecessore (Fermi, Fermio) Fermi (1901-1954) insignito della batteria elettrica che con il premio Nobel nel produceva una corrente 1938, i fermi sono l’unità di elettrica costante. Nel 1881 misura usata in fisica l’unità di misura SI del nucleare per misure dei raggi potenziale elettrico venne dei nuclei. Il fermio è chiamata volt (V) in suo l’elemento chimico onore. artificiale della famiglia dei transuranici, di simbolo Fm e Tabella 4: Gli eponimi formati dagli antroponimi italiani. di numero atomico 100 scoperto nel 1952. A questo gruppo appartengono anche gli eponimi con KardƗns Tecnica: dal matematico e le loro forme composte, per esempio l’eponimo volt (Giunto cardanico) medico rinascimentale Girolamo Cardano (1501- insieme all’ eponimo francese proveniente dal fisico 1576) inventò un francese A.M. Amper (1775-1836) formano eponimo quadrilatero articolato composto voltampƝrmetrs (voltamperometro), che è lo speciale che permette di strumento, non molto diffuso, destinato alla misurazione trasmettere il moto tra due diretta della potenza apparente in un circuito a corrente assi in rotazione i cui alternata. Gli eponimi possono essere non solo i prolungamenti sono sostantivi, ma anche gli aggettivi, i verbi, le parole coincidenti in un punto. composte come ad esempio: Galvanisks (galvanico), agg. Dallo stesso cognome dal nome del medico Luigi Galvani (1737-1798). Relativo provengono anche gli a Galvani o al galvanismo, dallo stesso antroponimo eponimi: la griglia cardanica previene il verbo galvanizƝt (galvanizzare) e galvano e la sospensione cardanica. (galvano)-primo elemento di parole composte, formate Galileo teleskops Dal nome dell’astronomo, modernamente, riguardanti fenomeni, strumenti, tecniche (Telescopi di Galileo) matematico e fisico Galileo nelle quali è determinante la corrente elettrica; in molti Galilei (1564-1642) che, tra termini scientifici usati attualmente è sostituito dal molteplici strumenti, nel prefisso elettro. 1610 ha inventato anche i telescopi. Palladisms Dal cognome dell’ architetto 3.1. Gli eponimi dei movimenti religiosi ed (Palladio) Andrea Palladio (1508- ideologico-politici 1580), la concezione Questa tipologia di eponimi prendono il loro nome dal architettonica di Palladio, ha capo o dal fondatore del movimento, gli esempi dato il nome allo stile dimostrano che storicamente il cognome era sostituito dal palladiano o neopalladiano, luogo di nascita e/o di provenienza, per cui è naturale che aderisce ai principi trovare personaggi legati nel loro cognome ai luoghi di classico-romani. nascita o di dimora personali o al nome di uno o più di L’architettura di Palladio essi, come ad esempio benediktieši (i benedettini), divenne famosa in Italia e in monaci che appartenevano e appartengono all’ordine tutta l’Europa. La Casa Bianca a Washington, fondato nel 530 nel covento di Montecassino da residenza del Presidente Benedetto di Norcia oppure franciskƗƼi i frati degli Stati Uniti, è progettata (francescani) che si sono raccolti intorno alla figura di in stile palladiano. Francesco d’Assisi (1182-1226) e fanno parte dell’ordine Torrs, tors Dal fisico Evangelista cattolico. L’ordine dei francescani è presente sull’attuale (Tubo di Torricelli) Torricelli (1608-1647), ha territorio della Lettonia dal XIII secolo e fino al XVI scoperto il principio del secolo aveva un’importanza considerevole soprattutto in barometro che ora è una delle 4 regioni che storicamente è di credenza chiamato tubo di Torricelli cattolica (in Lettonia la religione ufficiale è quella con il vuoto torricelliano. protestante). Anche oggi giorno a Riga, nella capitale L’unità di misura della dello Stato, c’è un gruppo di francescani. L’altro ordine di pressione è stata chiamata origine italiana che ha un legame con la Lettonia è quello torr in suo onore. di San Agostino (augustƯnieši), fondato nel XIII secolo DžakuzƯ Probabilmente da Candido poichè il cristianesimo in Lettonia è stato radicato da un (Vasca jacuzzi) Jacuzzi (1903-1986) che per monaco tedesco di nome Meinards che apparteneva suo figlio, che era ammalato all’ordine agostiniano. (AkvƯnes Toma doktrƯna) La di artrite, ha inventato la dottrina di San Tommaso d’Aquino del XIII secolo vasca con una pompa nella lingua lettone da un eponimo “neotomisms”, cioè

604 Gli eponimi italiani nella lingua lettone neotomismo che fu assunta come filosofia ufficiale della naso adunco può ricordare un animale. Chiesa Cattolica nel 1879. Un altro caso è invece quello Il costume tradizionale è quello degli del politico italiano Niccolò Machiavelli (1469-1527) abitanti del contado napoletano, famoso per la sua celebre frase “il fine giustifica i mezzi”, costituito da un ampio camiciotto considerazione non sempre accettabile dal punto di vista bianco, stretto in vita e rimborsato sui della morale e della coscienza. Ma dal cognome fianchi, con larghi pantaloni bianchi, Machiavelli derivano due eponimi (makjavellisks cappello a cono, anch’esso bianco. makjavelliešu) “machiavellico e machiavelliano” che Fig., persona volubile e poco seria: il segreto di p., quello che tutti vogliono significare ingiustizia, astuzia e violenza per conoscono. raggiungere uno scopo. Paparaci Un personaggio di un fotografo ideato (Paparazzi) dal regista Federico Fellini (1920- 3.2. Gli eponimi che sono presenti nei nomi di 1993) nel film “La Dolce vita” (1959). alcune bevande e di alcuni cibi L’eponimo generalmente viene È ovvio che la cucina lettone è molto diversa da quella utilizzato al plurale e indica il italiana perciò gli eponimi italiani di genere gastronomico giornalista di cronaca mondana che sono poco presenti nella lingua lettone salvo nei menù di segue le persone famose spesso numerosi ristoranti e pizzerie italiani presenti in Lettonia. intervendo nella loro vita privata. Agli eponimi di fama internazionale come Chianti (Kjanti) e salsa alla bolognese precedentemente citati, si Tabella 5: Gli eponimi che provengono dai protagonisti possono aggiungere: liquore Kampari (Campari) teatrali e del cinema italiano. dall’industriale italiano Campari Davide (1867-1936). Lui ereditò dal padre un modesto liquorificio e ne fece Per concludere si può dire che il corpus della presente una grande azienda a Milano, che impose i suoi prodotti ricerca “Eponimi italiani nella lingua lettone” dimostra non solo in Italia, ma anche all’estero.Un piatto che porta che non c’è una regola sola nella formazione e il nome di un pittore veneziano Karpaþo (Vittore nell’utilizzo degli stessi. Il corpus degli eponimi italiani Carpaccio)(circa 1455-circa 1500) che usava un colore rappresenta, quindi, molteplici campi scientifici e culturali rosso particolare che assomigliava al sangue. Intorno al di tutte le regioni d’Italia che a volte hanno fatto un 1951 il cuoco Giuseppe Cipriani, a Venezia, ha inventato percorso lungo e complesso attraverso altre lingue fino ad il piatto di fette sottili di carne di manzo che servite sul essere inclusi nella lingua lettone. Così i due paesi che piatto ricordavano il colore rosso sulla tavolozza del sono abbastanza lontani geograficamente si avvicinano pittore. Famosissima pica Margarita (pizza Margherita) nella lingua. È ovvio che non tutti tra gli oltre cinquanta con pomodori, mozzarella, basilico in onore di regina eponimi italiani inclusi nel corpus hanno un uso frequente, Margherita di Savoia (1851-1926) che ha aprezzato questa ma indubbiamente essi arricchiscono il vocabolario pizza fatta dal pizzaiolo napoletano Pepino Brandi. lettone. La presente ricerca cita una piccola parte degli esempi che saranno inclusi nel dizionario degli eponimi 3.3. Gli eponimi che provengono dai protagonisti delle varie lingue nella lingua lettone, che è in corso di teatrali e del cinema italiano stesura e dovrebbe essere pubblicato l’anno 2007. Nel La maggior parte degli eponimi di questo gruppo sono dizionario saranno inclusi anche gli eponimi provenienti inesistenti nella vita reale in quanto la loro fonte è la dalla mitologia e dalla cultura romana (basti pensare ai commedia dell’arte, apparsa a metà del XVI secolo, con i nomi dei mesi dell’anno che anche in lettone hanno i nomi suoi personaggi dove ognuno rappresenta un carattere degli dei romani). Il dizionario degli eponimi sarà il primo sociale attraverso la maschera personalizzata. nella lessicografia della lingua lettone. 4. Riferimenti Eponimo Spiegazione ArlekƯns Personaggio della commedia dell’arte, Andersone, I.ýerƼevska, I. e KalniƼa, I. (2005). IlustrƝtƗ (Arlecchino) che porta un vestito colorato fatto da svešvƗrdu vƗrdnƯca. RƯga: Avots. triangoli di tessuto e una maschera Castoldi, M. e Salvi, U. (a cura di) (2003). Parole per nera. Rappresenta il personaggio del ricordare. Dizionario della memoria collettiva. servo sciocco. Bologna: Zanichelli. KolumbƯne Personaggio della commedia dell’arte, Joly, D. (1999). Dictionnaire des inventions. Paris: (Colombina) il nome assunto nel teatro italiano – dal Hachette. sec. XVI al XVIII – dal tipo della La Stella, E.T.(1984). Dalie dedalie damigiane. Dal nome servetta svelta. proprio al nome comune. Dizionario storico di Pajaco Personaggio della commedia dell’arte, (Pagliaccio) che porta un vestito bianco con i deonomastica. Bologna/Firenze. bottoni grandi, cappello bianco e la Lessay, J.D. (2004). Les personnages devenus mots. Paris: maschera, rappresentando un comico ed. Belin. dei saltimbanchi che agisce nelle fiere Migliorini, B. (1968). Dal nome proprio al nome comune. e nelle piazze anche persona che agisce Firenze: Leo S. Olsohki. in modo da suscitare il riso. Ȼɨɥɶɲɨɣ ɷɧɰɢɤɥɨɩɟɞɢɱɟɫɤɢɣ ɫɥɨɜɚɪɶ. (1998). Ɇɨɫɤɜɚ: Pulþinella Personaggio della commedia dell’arte, ɇɚɭɱɧɨɟ ɂɡɞɚɬɟɥɴɫɬɜɨ “Ȼɨɥɴɲɚɹ Ɋɨɫɫɢɣɫɤɚɹ (Pulcinella) il suo nome ha origine dal latino ɗɧɰɢɤɥɨɩɟɞɢɹ”. “pullicenus’’. La maschera nera con il

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 607-614

Alcune considerazioni sui faux amis

Paola Benincà, Nicoletta Penello

Università di Padova

Abstract In questo lavoro analizzeremo alcune coppie di faux amis, sia lessicali (es. ingl. delusion vs it. delusione), sia lessico-funzionali (es. ingl. however vs it. comunque), abbracciando la seguente prospettiva: mostreremo come in una prima fase della loro storia le coppie di parole abbiano condiviso origine e significato, per poi seguire ad un certo punto della loro evoluzione percorsi semantici diversi, il che li ha portati a dover essere appunto considerati falsi amici. A nostro parere, un’analisi dell’evoluzione diacronica del significato dei faux amis è una prospettiva di studio interessante non solo dal punto di vista lessicografico o di storia delle lingue coinvolte, ma anche per la didattica delle lingue; i risultati di un’indagine di questo tipo possono essere inoltre utilmente applicati nel processo traduttivo, specialmente quando si tratta di affrontare testi appartenenti ad epoche passate: un traduttore consapevole dell’evoluzione diacronica della semantica dei falsi amici può infatti affrontare il testo con la dovuta attenzione a possibili sfumature di significato.

1. Introduzione1 appearance, fastidious, delusion, etc.), sia elementi “Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di funzionali (connettori come however e in fact). mente fu quella di colui che s’immaginò di trovar modo di Questo approccio può essere infatti utilmente esteso comunicare [...] con quelli che son nell’Indie, parlare a anche all’esame di connettori testuali annoverati nella quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a categoria dei faux amis, come l’italiano infatti rispetto alla mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari coppia inglese in fact/indeed, o altri elementi il cui accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.” contributo testuale è spesso complesso (insomma, (G.Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo) comunque), e che a volte nelle traduzioni vengono omessi, 2 come vedremo al § 4 analizzando alcuni esempi. In questa citazione di Galileo compare la parola La nostra analisi si combina in modo interessante con facilità, che chiaramente non può essere interpretata con il il lavoro di Chamizo Domínguez e Nerlich (2002) in cui significato che ha in italiano moderno (“predisposizione, vengono analizzate le strutture semantiche che sottostanno attitudine naturale a fare qualcosa senza sforzo”, ai falsi amici, in particolare per quanto riguarda spagnolo, Zingarelli), ma che potrebbe essere resa invece con francese, tedesco e inglese. Il nostro obiettivo è di l’inglese moderno facilities (“equipment that makes it estendere la ricerca anche all’italiano e di concentrarci possible to do something”, OALD). Per un italiano la sull’esame della storia dei falsi amici considerati, per parola facilities dell’inglese si classifica come un ‘falso mostrare che all’inizio e per un certo periodo non c’è stato amico’, ovvero come un termine della L2 che pare avere fraintendimento; questo è sopraggiunto in un secondo un corrispondente immediato in una parola della L1, ma momento, in quanto le parole hanno seguito percorsi che ha nella L2 un significato diverso; dalla citazione di semantici diversi nelle due lingue interessate. Inoltre, Galileo si vede però che la parola era in origine un ‘vero vorremmo mostrare, come si è detto, che è possibile amico’. applicare questa prospettiva di studio oltre che ad elementi Lo scopo del presente lavoro è di proporre una puramente lessicali, anche ai faux amis di tipo lessico- prospettiva nell’analisi dei faux amis che ci pare funzionale come i connettori testuali. promettente da un punto di vista lessicografico, e che può L’articolo è organizzato come segue: al § 2 essere utile nel processo traduttivo: esaminando la storia riassumeremo brevemente la proposta di Chamizo di una parola si può trovare che nel momento in cui è Domínguez e Nerlich (2002) e al § 3 daremo alcuni passata a una data lingua essa era in effetti un ‘amico concreti esempi di analisi di falsi amici che interessano sincero’, ma ha poi seguito nella lingua di origine italiano e inglese; al § 4 proporremo alcuni casi di falsi un’evoluzione indipendente. Questa impostazione è amici lessico-funzionali e tracceremo al § 5 alcune sviluppata da Arianna Tosoni nella sua tesi di laurea conclusioni. (Tosoni, 2005), in cui esamina la storia di alcuni faux amis in francese ed in inglese. 2. Aspetti semantici dei faux amis In molti casi si può quindi individuare un legame di significato tra la parola-origine e il ‘falso amico’: nel caso Nel loro lavoro del 2002, Chamizo Domínguez e di facilità, nell’inglese facilities è riconoscibile una parte Nerlich, concentrandosi in particolare su spagnolo, del significato della radice lessicale “facile”, tanto che una francese, tedesco ed inglese, si propongono di esaminare buona traduzione di facilities in alcuni casi è come le lingue sfruttino i significati potenziali delle parole facilitazione/i. Vedremo meglio nel lavoro questo termine in modi diversi; essi analizzano le strutture figurative (= e altri esempi simili, sia di parole lessicali (apparent vs metafora, metonimia, ecc.) che sottostanno ai falsi amici e che, plasmando gli elementi lessicali nella diacronia, portano appunto alla nascita dei falsi amici. La prospettiva di studio è interessante non solo per ricerche di tipo 1 Nonostante il presente articolo sia frutto della collaborazione semantico e lessicografico, ma anche per l’insegnamento delle due autrici, Paola Benincà è responsabile dei §§ 4-5 e delle lingue straniere e per la pratica della traduzione: Nicoletta Penello dei §§ 1-2-3. 2 infatti, a volte è necessario adottare una strategia L’interesse per questo passo di Galileo è stato stimolato da un pragmatica per affrontare qualche tranello semantico che intervento di Flavia Ursini (2005), in cui l’autrice commentava, si nasconde dietro i falsi amici, magari nella lettura di un per altri scopi, la medesima citazione.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Paola Benincà, Nicoletta Penello testo tradotto in modo poco efficace, specie se il contesto prestito, ma il cui significato nel tempo si è distaccato. A non offre nessun indizio e soprattutto se vengono utilizzati loro volta, i falsi amici semantici vengono divisi da falsi amici parziali, che cioè condividono una parte Chamizo Domínguez e Nerlich (2002) in due gruppi: notevole di significato. In casi come questi un parlante deve ‘calcolare’ in base alle proprie conoscenze della L1 e a. i falsi amici totali, che sono le parole il cui della L2 i possibili significati dell’espressione nel significato è ampiamente divergente da una lingua all’altra contesto. La consapevolezza dell’evoluzione diacronica (es. fastidious vs fastidioso, vedi oltre § 3.2; un altro può essere utile in particolare nella traduzione di testi non esempio è costituito dalla coppia genial “giovale, contemporanei, richiamando l’attenzione su possibili amabile” vs geniale); differenze e sfumature di significato. b. i falsi amici parziali, che sono parole i cui significati Un esempio molto chiaro offerto dai due studiosi di si sovrappongono parzialmente (es. appearance vs una situazione di lingua quotidiana in cui i falsi amici apparenza, vedi oltre § 3.3; un altro esempio è costituito possono ingannare un parlante che non possiede una dalla coppia invidious “che causa invidia” vs invidioso sufficiente padronanza della L2 è rappresentato dai casi in “che prova invidia”). cui il testo o l’enunciazione ha sì senso in entrambe le lingue, ma la frase non può essere vera allo stesso tempo E’ chiaro che la suddivisione riportata in a-b dei falsi in tutte e due le lingue. Chamizo Domínguez e Nerlich amici semantici è alquanto soggettiva, in quanto solo casi (2002) portano ad esempio la descrizione degli ingredienti estremi possono essere classificati nell’una o nell’altra sul pacchetto di una nota marca di gazpacho spagnolo, categoria: difficilmente due parole ‘affini’ di due lingue nelle tre versioni inglese, tedesca e spagnola3: diverse, che risultano collegate etimologicamente o da prestito avranno perso ogni legame semantico, mentre di (1) a. Ingredients: tomato, cucumber, pepper, onion, fatto si passa attraverso una gradazione di water, olive oil, wine vinegar, salt, garlic, and eventually sovrapposizione, più o meno parziale. Faremo un uso [finally] lemon. limitato di questa classificazione nella nostra analisi, che b. Zutaten: Tomaten, Gurken, Paprika, Zwiebeln, ovviamente considererà solo falsi amici semantici. Wasser, Olivenöl, Weinessig, Salz, Knoblauch, eventuell Passiamo ora ad esaminare alcuni esempi concreti di [perhaps] Zitrone. faux amis tra italiano ed inglese. c. Ingredientes: tomate, pepino, pimiento, cebolla, agua, aceite de oliva virgen, vinagre de vino, sal, ajo y 3. Analisi di alcuni casi eventualmente [perhaps] zumo de limón. L’analisi di alcune coppie di falsi amici italiano- inglese ci permetterà di annotare i cambiamenti nella Facciamo notare, fra parentesi, che “perhaps” non relazione di significato che si sono creati nella diacronia sarebbe la traduzione corretta dei termini tedesco (1b) e delle parole esaminate. Iniziamo con la coppia a cui spagnolo (1c), ma solo la sua implicazione logica: mentre abbiamo accennato nell’introduzione: facilità vs facilities eventually implica che l’evento avviene (= il limone deve e gli aggettivi correlati facile vs facile. essere aggiunto), eventuell e eventualmente implicano che l’evento forse avviene e forse no, esattamente come una 3.1. Facilità vs facilities e facile vs facile. traduzione meccanica con l’italiano eventualmente, cioè ‘se si vuole, a piacere’: è evidente che, se è vero ciò che si L’aggettivo facile in italiano presenta come primo dice in inglese, ciò che viene detto nelle altre tre lingue è significato “che si può fare senza sforzo, senza fatica decisamente falso, e viceversa. In casi come questi, non (fisica o intellettuale), che non presenta difficoltà, può venire incontro al parlante alcuna strategia pragmatica agevole, di semplice esecuzione” (Battaglia). In inglese di calcolo del possibile significato dell’espressione nel facile conserva la relazione con l’italiano nell’indicare contesto: si può capire correttamente il testo in (1) solo se qualcosa che può essere ottenuto senza fatica, ma ha una si conoscono le tre lingue e si conosce il significato delle connotazione negativa che nell’aggettivo italiano non è rispettive forme; dopodiché bisogna identificare quale dei necessariamente presente, se non a volte in certe frasi testi sia l’originale per sapere se il limone deve o può idiomatiche come essere una donna facile, avere il essere aggiunto al gazpacho. I due autori distinguono tra grilletto facile (cfr. anche Tosoni, 2005: 56). Si tratta due tipi principali di faux amis: i falsi amici casuali quindi di un caso di specializzazione per l’aggettivo (chance false friends) e i falsi amici semantici (semantic inglese (che attribuisce appunto la qualità di essere “easily false friends). I falsi amici casuali sono quelle parole che achieved and so not highly valued: a facile success, a sono simili od equivalenti (graficamente e/o facile victory”, OALD), mentre l’italiano facile ha fonologicamente) in due o più lingue, ma senza che esista conservato un valore neutro che può assumere valore una qualche ragione etimologica o semantica per questa negativo a seconda del contesto. Inoltre, facile in inglese sovrapposizione: un esempio immediato è lo spagnolo si è ulteriormente specializzato nel caso in cui sia riferito a burro (“asino”) rispetto al burro italiano (“il latticino”). persona indicando chi parla o fa cose senza fatica, Sono detti falsi amici semantici invece, quelle parole agevolmente (es. a facile speaker); questa accezione che fonologicamente sono simili in lingue diverse, in dell’aggettivo in inglese compare con nomi di agente. quanto hanno la stessa origine etimologica o derivano da Per quanto riguarda i derivati facilità/facility, il primo significato di facilità in italiano è “l’essere facile, agevole; maniera facile, agevole di fare una cosa” (Battaglia), che è 3 Gli esempi (1a, b, c) sono rispettivamente (5, 6, 7) in Chamizo presente anche in inglese (OALD: “ability to learn or do Domínguez e Nerlich (2002: 1839). Il corsivo è dei due autori. things easily: he plays the piano with surprising facility).

608 Alcune considerazioni sui faux amis

Ma la divergenza di significato più ingannevole si ha per (3) a. A me pare che con più fastidioso gusto ricerchino il plurale facilities, che si è specializzato in inglese molti il verisimile ne’ poemi moderni di quel che facciano indicando le circostanze, gli strumenti che rendono in Virgilio ed in Omero. (Tasso cit. in Battaglia s.v.) possibile fare qualcosa; di solito facilities è seguito o b. Io certamente con verità posso dire ch’in nissuna preceduto da vocaboli che ne indicano il campo di parte ho mangiato così bene come in Macao, sapendo riferimento (“shopping facilities, sports facilities”, quelle donne imbandir tavole da re e soddisfare ogni più OALD). Il significato originale di facilities era quello di fastidioso ghiotto. (Gemelli Careri cit. in Battaglia s.v.). ‘servizi non essenziali’, cioè indicava ciò che può rendere più comoda e agevole la vita, ma ora include nel suo La composizione semantica originale comportava significato tutti i tipi di servizi, anche quelli essenziali, quindi: a) un valore passivo stativo (= che prova fastidio, mentre per indicare le comodità e gli agi l’inglese ricorre ipersensibile) e un valore attivo causativo (= che provoca ad amenities. Questo significato di facilities in italiano fastidio); l’inglese si è polarizzato sul significato 1, oggi non esiste più, ma era presente nel passato, come l’italiano sul significato 2. abbiamo visto dalla citazione introduttiva di Galileo e come mostra un altro esempio tratto da Algarotti: 3.3. Apparente vs apparent e apparenza vs appearance (2) Gli stessi aiuti e le facilità che danno a’ giovani Il primo significato di apparente, participio presente di le accademie, producono, quanto al sapere, il medesimo apparire, è “che appare, che si mostra, visibile, sensibile” effetto che i lessici e le compilazioni che sono ora tanto di e inoltre, con una sfumatura negativa, “fallace, illusorio, moda. (Algarotti cit. in Battaglia s.v.) esteriore, superficiale, fittizio” (Battaglia). L’inglese apparent significa invece “evidente, visibile o Qual è stato dunque il percorso semantico della coppia comprensibile chiaramente, ovvio” (OALD: “it became facilità ~ facilities, che possiamo definire falsi amici apparent that she was going to die”) e solo parziali? Condividono tuttora per il singolare il significato secondariamente, in contesti appropriati, anche “illusorio, di “proprietà di essere facile, compiere un’azione senza esteriore” (OALD: “their affluence is more apparent than sforzo” (quindi un nome astratto), mentre per il plurale real” = non sono così ricchi come sembrano). hanno condiviso solo in passato il significato concreto di Ad essere stato più fedele al significato originario è “ciò che rende possibile, agevole compiere un’azione”, stato l’aggettivo inglese, che è direttamente correlato al che è quello immediatamente derivabile dall’aggettivo. primo significato del verbo apparire “presentarsi allo Successivamente, mentre il plurale italiano è caduto in sguardo, comparire e quindi essere palese, chiaro, disuso in conseguenza della perdita del significato evidente” (Battaglia). L’italiano apparente si è invece concreto, l’inglese facilities (un nome concreto) ha subito 4 specializzato con il valore di “ciò che appare alla vista ma un processo di specializzazione semantica . non è nella realtà”. Anche in italiano, però, in passato apparente significava “manifesto, evidente, notorio”, ma è 3.2. Fastidioso vs fastidious ora caduto in disuso con questo valore (cfr. le voci Una coppia di falsi amici quasi totali è quella formata apparente/apparenza in TLIO5): da fastidioso vs fastidious. In italiano l’aggettivo significa infatti “irritante, che suscita, con gli atti, con il contegno, (4) a. et fare ficcare termini di pietra grandi et apparenti con l’atteggiamento o anche con la presenza, una reazione sopra le strade et vie. (Stat. sen., cit. in TLIO, s.v.). di irritazione, di sofferenza” (Battaglia), mentre in inglese b. Io la supplico...far qualche apparente dimostrazione indica una persona selettiva, che sceglie con grande d’avermi per quel servitore che le sono. (Caro cit. in accuratezza (OALD: “selecting carefully; choosing only Battaglia s.v.) what is good”; CCED: “someone is fastidious when they c. In Inghilterra i mezzi divorzi sono rarissimi o sì pay great attention to detail because they like everything poco apparenti che appena se ne bisbiglia. (Foscolo cit. in to be very neat, accurate and orderly; Her fastidious Battaglia s.v.) attention to historical detail”). Può anche essere usato con valore spregiativo indicando una persona troppo pignola e La coppia apparent ~ apparente è dunque una coppia quindi difficile da accontentare, troppo esigente (OALD: di falsi amici parziali, che ha avuto per un periodo un “she is so fastidious about her food that I never invite her percorso comune e che poi ha visto una specializzazione for dinner”). Possiamo ritrovare il senso di fastidious che della parola italiana. ora è principale in italiano (ovvero “that creates disgust, Per i due avverbi derivati, apparentemente e unpleasant, wearisome”, OED) anche in inglese fino al apparently, si può notare che la distanza è minore rispetto 1700 (1734: “His partner, whose usage was...fastidious to a quella tra gli aggettivi ed entrambi possono significare him”, North cit. in OED). Allo stesso modo, anche nella “stando alle apparenze, a quel che pare”: storia dell’italiano possiamo rintracciare uno dei sensi oggi prevalenti in inglese, quello riferito a persona pignola (5) a. Dimostrazioni apparentemente evidenti ma e difficile da accontentare: sostanzialmente incerte. (Foscolo cit. in Battaglia s.v.) b. Apparently (= I have heard that) they’re getting divorced. (OALD) 4 Come nota Tosoni (2005: 57), facilities è usato oggi eufemisticamente per indicare anche quel tipo di servizi di una comunità che denotano luoghi non propriamente piacevoli, come 5 Ringraziamo Mariafrancesca Giuliani per averci segnalato le carceri (detention facilities). questo dato.

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Anche nel caso di apparenza e appearance la parola speranze, suscitando un sentimento di sconforto e di italiana ha visto un restringersi del suo significato, amarezza”. In inglese invece delude significa ingannare essendo usata con il senso principale di “manifestazione deliberatamente qualcuno (CCED: “let believe that esteriore che non corrisponde alla realtà sostanziale, something is true, even though it is not true”), quindi illusione, finzione, simulazione”, mentre il significato di corrisponde all’italiano illudere. Allo stesso modo “aspetto, ciò che è visibile esteriormente” (Battaglia), che delusione in italiano è “l’atto del deludere, o l’essere era ancora presente in passato (6), è invece tuttora deluso” (Battaglia), mentre in inglese delusion (8) presente solo nella parola inglese (OALD: “that which corrisponde a “convinzione fondata su idee sbagliate, falsa shows, what somebody/something appears to be: Fine opinione o credenza, specialmente una che potrebbe clothes added to his strikingly handsome appearance”): essere sintomo di follia” (OALD) e quindi è meglio tradotto in italiano con illusione: (6) a. L’uomo era di non grande apparenza. (Novellino cit. in Battaglia s.v.) (8) a. Your hopes of promotion are a mere delusion. b. e non dico pur delle minori bestie, ma di quelle (OALD) che hanno apparenza umana e spirito di pecora o d’altra b. I was under the delusion that he intended to marry bestia abominevole. (Dante, Convivio, cit. in TLIO, s.v.) me. (CCED) c. Ma chi non ammirerà e non resterà smarrito, veggendo la terribilità dell’Iona, ultima figura della Le due coppie di parole hanno in realtà condiviso cappella, dove con la forza della arte la volta, che per l’origine e per un certo tempo anche il loro significato: nel natura viene innanzi, girata dalla muraglia, sospinta dalla 1500 l’inglese delusion corrispondeva all’accezione apparenza di quella figura, che si piega indietro, apparisce italiana odierna (“We haue paciently suffred many diritta... (Vasari cit. in Battaglia s.v.) delusions, and notably the laste yere, when we made preparation at Yorke for his repaire to vs.”, Hen. VIII Il senso attuale italiano di apparenza è presente in Declar. Scots 1542, cit. in OED), mentre in Boccaccio inglese (al plurale!) in frasi idiomatiche come Don’t judge delusione comprendeva anche l’accezione di illusione (cit. by appearances (“Non giudicare dalle apparenze”), in Battaglia s.v.: “...a vedere se vero spirito o falsa Appearances can be misleading (“L’apparenza inganna”), delusione questo gli avesse disegnato”), conservando tale Keep up appearances (“salvare le apparenze”), che sono significato ancora in Cattaneo (cit. in Battaglia s.v.: “le quasi pienamente sovrapponibili alle frasi italiane. camere di Commercio e le Congregazioni, ordinate nel Completamente mancante nell’apparenza italiano è reggimento austriaco a mera parata e a delusione dei invece il primo significato dato nel dizionario (CCED) per popoli”); allo stesso modo anche il verbo deludere aveva appearance inglese, ovvero “coming into view, arrival”, il valore dell’odierno illudere: meglio tradotto in italiano con apparizione (o comparsa): (9) a. [la lussuria] imbruttisce, consuma e delude i (7) a. The sudden appearance of a policeman caused corpi nostri. (Ristoro Canigiani, cit. in TLIO s.v.) the thief to run away. b. Bisogna dunque far grande assegnamento su b. They finally made their appearance at 11.30. l’incuria e la tardità della nazione invasa, o sperare di deluderla con finte mosse. (Cattaneo, cit. in Battaglia s.v.) Con questo significato l’inglese conserva la possibilità per un derivato con il suffisso -anza / -enza di indicare un 3.5. Affezionato vs affectionate “atto di x”, qui atto di apparire, mentre l’italiano Il termine affezionato, sia aggettivo che participio apparenza indica “stato di x” (cfr. Benincà e Penello, passato del verbo affezionarsi, significa principalmente 2005): in italiano questo valore è attualmente ricoperto da “che prova un sentimento di affetto nei confronti di apparizione, e nel passato anche da apparimento (“rimase qualcuno o qualcosa, a cui è legato sentimentalmente; che in quella malferma posizione di curiosità di paura di prova attaccamento” (Zingarelli, 1988), e può anche stupore nella quale lo avea colto il minaccioso essere usato come sinonimo di “appassionato”. apparimento del castellano”, Nievo cit. in Battaglia s.v.). L’inglese affectionate è invece utilizzato nel senso di L’inglese apparition ha invece un significato più “affettuoso” (an affectionate child, OALD), mentre specializzato, in quanto indica il manifestarsi di qualcosa l’italiano affezionato è meglio reso in inglese con “fond o qualcuno di strano o inatteso, specie soprannaturale (of)” oppure “attached (to)” (cfr. Tosoni, 2005). (OALD: “You look as though you’ve seen an Mentre l’italiano affezionato indica uno stato d’animo apparition”); anche questo significato in italiano nel di affezione, nell’inglese affectionate prevale passato era ricoperto da apparimento (“e quanto veggio / l’indicazione della modalità della manifestazione di un venirmi avanti è apparimenti ed ombre”, Gozzi, cit. in sentimento, di uno stato d’animo di affezione. Battaglia s.v.) ed è ora confluito in uno dei sensi di Originariamente, affectionate in inglese, entrato nella apparizione. lingua tramite una latinizzazione del francese affectionné (cfr. Tosoni, 2005: 42), possedeva anche la prima 3.4. Delusione vs delusion e deludere vs delude accezione, quella rimasta in italiano Un’altra coppia di falsi amici totali è quella formata (“Tournay…containing above sixty thousand inhabitants dall’italiano deludere rispetto all’inglese delude e i who were affectionate to the French government”, Hume rispettivi derivati delusione ~ delusion. Il verbo deludere cit. in OED). Anche l’italiano affezionato è stato in un in italiano significa “tradire nelle aspettative, nelle

610 Alcune considerazioni sui faux amis primo momento sinonimo di “affettuoso”, ossia indicava pravus (quest’ultima pare essere una falsa etimologia: cfr. chi dimostra affetto, attaccamento: Battaglia s.v.). In inglese brave veniva usato con un senso affine a (10) Come adunque, dopo tanti e sì grandi beni, per sua quello italiano odierno nel 1600: infatti, veniva utilizzato spontanea volontà a noi donati, dobbiamo noi verso di Lui per indicare ammirazione e lode nei confronti di una essere affezionati. (S. Giovanni Crisostomo volgar. cit. in persona6, e in particolare “used to express the TLIO s.v.) superabundance of any valuable quality in men or things” (OED, “o that’s a braue man, hee writes braue verses, In (10) il significato di affezionati può essere speakes braue words”, Shakespeare cit. in OED). Con tale effettivamente ambiguo tra i due sensi sopra illustrati: ci senso in inglese brave venne usato fino alla fine del XVII pare tuttavia che il fatto che l’aggettivo regga nella frase secolo, mentre nell’uso odierno ha conservato il valore la preposizione verso possa essere un indizio a favore principale di “coraggioso, intrepido”, senza le sfumature dell’interpretazione di affezionati nel senso di ‘affettuosi’, negative che abbiamo mostrato essere presenti nei derivati ossia dell’indicazione di una ‘dimostrazione’ di affetto, italiani (bravata, braveria, bravamente), uniche parole più che di uno stato d’animo. riconducibili all’antica accezione di bravo “coraggioso”. Anche in inglese esiste brave usato come sostantivo, 3.6. Bravo vs brave per indicare un guerriero, un soldato; dal 1800 è usato Anche la coppia costituita dall’italiano bravo e specialmente in riferimento ai guerrieri indiani del Nord l’inglese brave merita alcune considerazioni. L’aggettivo America (13a); è invece obsoleto in inglese l’uso di brave italiano ha prevalentemente un significato positivo, sostantivo per indicare uno sgherro in contesto italiano indicando “chi compie la propria opera con buona volontà (13b): e abilità; chi riesce bene, eccelle in ciò che fa” (Zingarelli), ma in alcune espressioni porta con sé delle (13) a. The chiefs leading the van, the braves following sfumature peggiorative, come in notte brava, od ironiche, in a long line, painted and decorated. (Irving, cit. in OED) come in bravo furbo!. L’aggettivo sostantivato bravo ha b. There are certaine desperate and resolute solo significato negativo, indicando un soldato mercenario villaines in Venice called Braves. (Coryat, cit. in OED) al servizio di un signore, uno sgherro, un sicario (Battaglia); oltre alla notissima e relativamente recente 3.7. Giusto vs just attestazione dei Promessi Sposi manzoniani (11a), Il termine giusto, che in italiano può essere sia troviamo il sostantivo bravo con questo significato già nel aggettivo che avverbio che sostantivo, corrisponde solo Cinquecento (11b): parzialmente all’inglese just, anch’esso usato sia come aggettivo che come avverbio. (11) a. I bravi di mestiere, e i facinorosi d’ogni genere, Giusto, che deriva dal latino iustum, ossia “conforme usavan portare un lungo ciuffo. (Manzoni, cit. in Battaglia alla legge” (ius “diritto, legge”), ha conservato nella s.v.) maggior parte delle sue accezioni il valore semantico b. Questi bravi che hanno il cervello sovra la originario che aveva in latino: infatti, come primo berretta e stimano né Dio né santi, oh come saranno significato dell’aggettivo abbiamo “conforme a giustizia, puniti. (Bandello, cit. in Battaglia s.v.) legittimo” e “che giudica e agisce con giustizia” (Zingarelli). Può inoltre essere usato come sinonimo di Il significato negativo di bravo-aggettivo e sostantivo “equo, imparziale, corrispondente al vero, esatto” può essere considerato un’evoluzione in senso (quest’ultimo valore per esempio in senso matematico o peggiorativo del significato “impavido, coraggioso, anche musicale). ardito” attestato già nel 1300 (cfr. TLIO s.v. e Battaglia), Usato come sostantivo, denota una persona che ha un poi passato anche nei derivati bravata nel senso di azione comportamento conforme alla giustizia, alla legge, provocatoria (12a), braveria, nel senso di all’onestà (in particolare in senso religioso). “comportamento, atteggiamento arrogante, minaccioso” Quando è usato come avverbio, giusto significa (12b), e bravamente “con forza, spavalderia” (Zingarelli, “esattamente, con precisione” (14a), oppure è sinonimo di 1988): “proprio, appunto” (14b), come in “E’ giusto quello che volevo dire” (Zingarelli, 1988), o di “solo” (“Dirò giusto (12) a. Pensate forse che bisognando non sapessi far una due parole”; vedi anche oltre): bravata alla spagnuola? (Tasso, cit. in Battaglia s.v.) b. Non sapete che Alessandro Magno, sentendo che (14) a. Credo ch’egli avrebbe colpito giusto, se opinion d’un filosofo era che fussino infiniti mondi, tu non l’avessi trattenuto. (D’Annunzio, cit. in Battaglia cominciò a piangere, ed essendoli domandato perché s.v.) piangeva, rispose ‘Perch’io non ne ho ancor preso uno b. La pazienza è la più eroica delle virtù giusto solo’;…non vi par che questa fosse maggior braveria? perché non ha nessuna apparenza d’eroico. (Leopardi cit. (Castiglione, cit. in Battaglia s.v.) in Battaglia s.v.)

Sull’etimo di bravo non c’è totale concordia tra gli 6 studiosi (cfr. DELI, s.v.): si propongono due derivazioni, Per esempio, bravo! in francese è rimasto fino ad oggi nell’suo una dal latino barbarum (*brabum), la seconda dal latino esclamativo per indicare appunto ammirazione nei confronti di una persona e delle sue azioni. Con questo valore esclamativo bravo è attestato in francese già dal 1700 (cfr. Tosoni, 2005: 47).

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L’inglese just, entrato nella lingua attraverso il polifunzionali, che operano simultaneamente a più livelli francese juste, corrisponde all’italiano giusto se usato in (sintattico e metatestuale, per es.), spesso la scelta di un ambito legale (OALD), mentre per le altre accezioni sopra elemento equivalente nella lingua di arrivo risulta viste troviamo in inglese vari corrispondenti: per es. right problematica, dato che quest’ultima può avere a (“what you are doing is right”, OALD), correct, accurate disposizione più elementi che possono corrispondere a (per es. riferito alla precisione di uno strumento di sottoparti del significato e delle funzioni ricoperte dal misurazione). L’aggettivo inglese ha conservato termine della lingua di partenza. Quindi un traduttore deve maggiormente il legame con l’ambito legale e giuridico, affrontare singolarmente ogni occorrenza del discourse- per cui un “uomo giusto” inteso come persona che ha un marker in questione, valutandone volta per volta la comportamento che rispetta il senso morale della funzione e il contesto discorsivo per scegliere l’elemento comunità sarà in inglese “a just man”, mentre un “uomo traduttivo appropriato (che talvolta può anche giusto” nel senso di persona che agisce con imparzialità corrispondere ad uno zero, ossia ad una non-traduzione). sarà in inglese “a fair man”. Vediamo qualche esempio concreto, iniziando da una Nel passato, in inglese, just conservava ancora alcune coppia, infatti-in fact, che risulta sempre molto delle accezioni che in italiano appartengono alla parola problematica non solo nelle traduzioni professionali, ma giusto fin dalle sue origini e sono tuttora vive, come quella anche per i parlanti italiani che apprendono l’inglese (o di “esatto, preciso” quando riferito a strumenti, descrizioni inglesi che apprendono l’italiano). o a calcoli matematici (15a-b), ma anche col significato di Infatti introduce una proposizione dichiarativa che “adatto, appropriato” (15c), o di “completo in ogni sua adduce una prova, una giustificazione, una conferma, una parte, dotato di perfezione” (15d): dimostrazione di quanto detto precedentemente (17a); può anche essere usato ironicamente con valore di antifrasi, (15) a. I am apt to think his calculation just to a minute. introducendo una proposizione che nega o contraddice (Swift, 1727, cit. in OED) quanto detto precedentemente (17b): b. Just Divisors are such Numbers or Quantities which will divide a given Number or Quantity, so as to (17) a. Non so come siano andate le cose, infatti non ero leave no Remainder. (Bailey, 1721, cit. in OED) presente. (Zingarelli, 1988) c. How many Things to be done in their just b. Ha detto che sarebbe venuto, infatti non ho visto Season. (Evelyn, 1664, cit. in OED) nessuno. (Zingarelli, 1988) d. A just poem, remarkable for the regularity of its disposition, and the elegance of its plan. (Lowth, 1778, cit. L’in fact inglese viene parafrasato nel dizionario con in OED) “in truth, really” (OALD) e viene usato per indicare che si sta per fornire informazioni più dettagliate su quanto Interessante è il confronto tra giusto e just nel loro uso precedentemente detto (CCED: “We’ve had a pretty bad avverbiale: c’è una corrispondenza tra le due lingue time while you were away. In fact, we very nearly split up quando l’avverbio viene usato nel senso di proprio (“This this time”; OALD: “For eight years she was in fact spying is just what I meant”, OALD), o di solo, semplicemente for the enemy”). Può anche essere usato per attirare (“She is just an ordinary woman”, OALD; cfr. “Intorno l’attenzione su un commento che modifica, contraddice o non c’era un filo d’erba: giusto qualche papavero che la contrasta con un’affermazione precedente (CCED: “That falce aveva reciso insieme col grano”, Cassola cit. in sounds rather simple, but in fact it’s very difficult”). Battaglia s.v.). In inglese, inoltre, just avverbio ha subito Come si vede dagli esempi dati sopra, raramente c’è una specializzazione aspettuale, significando appena una corrispondenza uno ad uno tra infatti ed in fact; il quando usato con i tempi present perfect e past perfect (“I valore della congiunzione italiana è spesso reso più have just done it”, OALD), valore che è quasi correttamente in inglese con indeed e quella inglese con completamente assente in italiano moderno, anche se “in realtà, di fatto”: abbiamo alcune attestazioni: (18) We have nothing against diversity; indeed (“infatti”), (16) L’ultimo toro era giusto strascinato via, che la we want more of it. (CCED) curiosità mi diede un gran pizzicotto, e mi suggerì d’andare a vedere da vicino un monarca (Baretti, cit. in Tuttavia, c’è stata una fase in cui l’infatti italiano ha Battaglia) condiviso con in fact il significato di “in realtà” (19), e successivamente le due parole si sono specializzate 4. I faux amis lessico-funzionali diversamente nelle due lingue: Vorremmo ora esaminare alcuni connettori testuali annoverati nella categoria dei falsi amici, come infatti vs (19) Attendeva a persuadermi che quanto a me pareva in fact, comunque vs however e altri elementi che danno le costasse molto, non le dava infatti che pochissimo un contributo testuale difficile da definire e quindi fastidio. (Nievo, cit. in Battaglia s.v.) complesso da tradurre, come l’italiano insomma. Bazzanella e Morra (2000) esaminano le difficoltà che Approfondire la semantica e l’evoluzione di elementi si incontrano nella traduzione dei cosiddetti ‘discourse lessico-funzionali come infatti-in fact è particolarmente markers’ (= segnali discorsivi; per una definizione si veda importante nei processi traduttivi; il loro contributo Bazzanella, 1995: 225), in particolare analizzando alcuni testuale infatti è principalmente quello di essere dei esempi di traduzione dell’inglese well. Essendo elementi connettori tra le proposizioni, mentre il loro contenuto

612 Alcune considerazioni sui faux amis semantico proprio in certi casi diviene secondario. Perciò had in mind. In a word, Pereira got flustered, and he was conoscerne a fondo il significato diviene utile al traduttore angry [...] and said his name was Pereira, Dr Pereira, that per poter scegliere la resa più adatta al contesto; vediamo he edited the culture page of the “Lisboa”, and that qualche esempio concreto in (20), che prendiamo, come admittedly for the time being the “Lisboa” was an evening per gli esempi successivi, da Sostiene Pereira di Antonio paper, and therefore not in the same league as other Tabucchi, un testo particolarmente ricco di connettori: newspapers of the capital, [...] and it was true that just now the “Lisboa” devoted most of its space to society (20) a. ... e allora pensò che ne avrebbe parlato con il news, but in a word the had now decided to publish a ritratto di sua moglie quando sarebbe ritornato a casa. E culture page [...] and in a word, he declares, he asked if infatti così fece, sostiene. (Sostiene Pereira, cap. 11, p. they could meet in town... (trad. ingl. pp. 3-4) 82) b. ... so he thought that when he got home he would In (21a) andrebbe meglio considerata la ripetizione di talk it over with the photograph of his wife. And that, he insomma, che attribuisce al discorso del personaggio una declares, is what he did. (trad. ingl. p. 51) nota di colloquialità, di racconto orale in cui il desiderio di c. Sapeva che quello era un luogo frequentato da fornire vari particolari lotta con il desiderio di arrivare al letterati e sperava di incontrare qualcuno. Entrò e si mise a punto cruciale, e quindi la congiunzione perde parte del un tavolo d’angolo. Al tavolo vicino, infatti, c’era il suo normale valore di connettivo testuale: nell’esempio romanziere Aquilino Ribeiro... (Sostiene Pereira, cap. 14, (21a) la funzione metatestuale ed interpersonale di p. 103) insomma prevale dunque su quella sintattica e per questo, d. He knew it was a place frequented by writers and forse, in a word non è la resa migliore, e sarebbe he hoped to run across someone. In he went and sat down necessaria una traduzione più colloquiale, e sarebbe at a corner table. And sure enough there at the next table opportuno anche che venisse mantenuta la ripetizione del was Aquilino Ribeiro the novelist. (trad. ingl. p. 63) termine. Passando infine ad however, esso non è storicamente In entrambi i casi il traduttore ha scelto di non tradurre collegato al comunque italiano, ma ne è un perfetto l’infatti italiano, né utilizzando in fact, né indeed, ma corrispondente formale7; si può notare che possiede scegliendo altre vie per rendere il valore confermativo che prevalentemente un significato avversativo, che infatti possiede nei due esempi dati. A nostro parere, in corrisponde meglio all’italiano tuttavia (OALD: “I (20a-b) la scelta del traduttore è giustificabile dato che thought those figures were correct. However, I have infatti potrebbe essere omesso anche nella versione recently heard they were not”; cfr. anche (22c-d)), e che italiana senza comprometterne il senso e l’efficacia non sempre può rendere il valore conclusivo-risolutivo testuale (“E così fece, sostiene”). Nel caso di (20c-d), che possiede comunque (simile in parte a quello di invece, ci pare che sia in fact che indeed avrebbero potuto insomma), che corrisponde in tali casi a (but) anyway essere utilizzati per una resa corretta della versione (22a-b): italiana e forse c’è stata una cautela eccessiva da parte del traduttore per timore di cadere nella trappola tesa dai falsi (22) a. ...sono stato invitato a cantare una romanza amici parziali in fact-infatti. napoletana, sa, io sono mezzo italiano, ma il napoletano Un discorso simile può essere fatto per insomma vs in non lo conosco, comunque il proprietario del locale mi ha sum e comunque vs however: gli elementi inglesi sono riservato un tavolino... (Sostiene Pereira, cap. 1, p. 10) infatti molto poco amici delle corrispondenti congiunzioni b. ...I’ve been invited to sing a Neapolitan song, I’m italiane; in sum è, secondo il CCED, un’espressione ormai half Italian you know, though I don’t speak Neapolitan, datata e formale (“You use in sum to introduce a statement but anyway the owner of the café has reserved an outside that briefly describes a situation”) e insomma, che ha table for me... (trad. ingl. p. 4) valore conclusivo-riassuntivo (e spesso utilizzato per c. ...e sentì una grande nostalgia, ma non vuole dire abbreviare il discorso e arrivare al punto, come in (21a)), per che cosa, Pereira. Comunque capì che quel giovanotto viene preferibilmente tradotto con in a word (21b): che cantava era la persona con la quale aveva parlato per telefono nel pomeriggio... (Sostiene Pereira, cap. 3, p. 21) (21) a. ...lui, Pereira, non credeva alla resurrezione della d. ...and he felt a great nostalgia, did Pereira, but he carne, se era questo che il signor Monteiro Rossi voleva declines to say for what. However, Pereira realized that dire. Insomma, Pereira si impappinò, sostiene, e questo lo the young man singing was the person he had spoken to irritò [...]; disse che lui si chiamava Pereira, dottor Pereira, on the telephone that afternoon... (trad. ingl. p. 11) che dirigeva la pagina culturale del “Lisboa” e che, certo, per ora il “Lisboa” era un giornale del pomeriggio, La traduzione appropriata di comunque è quella in insomma un giornale che non poteva certo competere con (22b), mentre in (22d) prevale un valore avversativo che gli altri giornali della capitale, [...] e era vero che per ora il invece non è quello del connettore italiano di (22c). “Lisboa” dava spazio soprattutto alla cronaca rosa, ma Nell’inglese del 1700 however manteneva il valore insomma, ora avevano deciso di pubblicare una pagina conclusivo del comunque italiano odierno (“I cannot be culturale [...] e insomma, sostiene Pereira, gli chiese se potevano incontrarsi in città... (Sostiene Pereira, cap. 1, 7 How = com(e); ever = mai, corrispondente al latino unquam, pp. 9-10) presente negli elementi indefiniti come qualunque, dovunque, b. ...he too, Pereira, did not believe in the chiunque, ecc. Questa analisi è in qualche maniera presente nella resurrection of the body, if that was that Monteiro Rossi competenza dei traduttori, che si comportano spesso riguardo a questa coppia come con una coppia di falsi amici.

613 Paola Benincà, Nicoletta Penello much of Mr Locke’s mind with respect to versifying CCED = Collins Cobuild English Dictionary (1995). however”, Clarke 1740 cit. OED; “Till we know the Glasgow: HarperCollins Publishers. Whole, or, however, much more of the Case”, Butler 1736 Chamizo Domínguez P.J. e Nerlich, B. (2002). False cit. OED). friends: their origin and semantics in some selected languages. Journal of Pragmatics, 34, pp. 1833-1849. 5. Conclusioni DELI = Cortelazzo, M. e Zolli, P. (1992). Dizionario In questo breve lavoro abbiamo sviluppato, Etimologico della Lingua Italiana. Bologna: Zanichelli. applicandola all’italiano, una proposta di analisi dei faux OALD = Oxford Advanced Learner’s Dictionary (1989). amis basata sull’esame della diacronia di coppie di parole Oxford: OUP. che per un dato periodo sono state amici sinceri e solo in OED = Oxford English Dictionary on-line, un certo momento hanno seguito percorsi divergenti nelle http://dictionary.oed.com/, Oxford University Press. due lingue (cfr. Tosoni, 2005). Un esame interlinguistico Tabucchi, A. (1994). Sostiene Pereira. Milano: Feltrinelli. dei falsi amici da un punto di vista diacronico oltre che (trad. ingl. di P. Creagh (1995): Declares Pereira. sincronico risulta interessante a nostro parere non solo per Londra: The Harvill Press). la lessicografia e la storia della lingua in sé, ma ha anche Tosoni, A. (2005). I “falsi amici”: analisi comparativa delle ricadute utili in altri campi di studio linguistico ed in tra italiano, francese ed inglese. Tesi di Laurea in particolare: Lingue, Letterature e Culture Moderne, Università di Padova. i) per gli studi sulla traduzione: i faux amis sono Ursini, F. (2005). Il dialetto sugli schermi dei telefonini, sicuramente uno dei nemici più pericolosi per un intervento al Corso di formazione per insegnanti ed traduttore; conoscerli a fondo, anche nella loro operatori culturali, “Lingua e dialetti nel Veneto”, 28- evoluzione, sicuramente può agevolare il compito 29 settembre 2005, Padova. traduttivo (pensiamo alla resa di giochi di parole, frasi TLIO = Tesoro della Lingua Italiana delle Origini, idiomatiche o alle traduzioni storiche, ovvero di testi redatto da CNR – Opera del Vocabolario Italiano, appartenenti ad epoche linguistiche passate); consultabile on-line all’indirizzo http://tlio.ovi.cnr.it/. ii) per la didattica delle lingue: infatti riteniamo che non Zingarelli = Zingarelli, N. (1988). Dizionario della Lingua solo sia necessario attivare una conoscenza dei falsi Italiana. Bologna: Zanichelli. amici quando si apprende una lingua straniera, al fine di evitare incomprensioni ed equivoci in normali situazioni comunicative, ma è anche importante approfondire la conoscenza dei falsi amici della propria lingua madre, così da rendere i parlanti il più consapevoli possibile delle sfumature e dei diversi aspetti, anche storici, della propria lingua.

La parte che qui non abbiamo affrontato se non sommariamente è un’analisi più precisa delle differenze e delle differenziazioni diacroniche del corredo semantico dei membri delle coppie di falsi amici; darne un’analisi nei termini di un’analisi semantica più precisa potrebbe avviare un interessante contributo alla semantica lessicale diacronica. 6. Riferimenti bibliografici Battaglia = Battaglia, S. (1961-2002). Grande Dizionario della Lingua Italiana. Torino: UTET. Bazzanella, C. (1995). I segnali discorsivi. In L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica italiana di consultazione, vol. III. Bologna: Il Mulino, pp. 225-257. Bazzanella, C. e Morra, L. (2000). Discourse markers and the indeterminacy of translation. In I. Korzen e C. Marello (a cura di), Argomenti per una linguistica della traduzione, On linguistic aspects of translation, Notes pour une linguistique de la traduction. Alessandria: Edizioni dell’Orso, pp. 149-157. Benincà P. e Penello N. (2005). Il suffisso -anza/-enza tra sincronia e diacronia. In M. Grossmann e A.M. Thornton (a cura di), La formazione delle parole, Atti del XXXVII Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana - L’Aquila 2003. Roma: Bulzoni, pp. 69-86.

614 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 615-619

Lingue in contatto: fortunati percorsi di anglicismi in italiano

Raffaella Bombi

Dipartimento di Glottologia e Filologia classica (Università di Udine)

Abstract Obiettivo di questo lavoro è di fotografare alcuni aspetti del rinnovamento espressivo e strutturale dell’italiano contemporaneo sulla base delle innovazioni esogene: l’analisi sarà in particolare rivolta allo studio degli anglicismi in italiano i quali diventano anche terreno di verifica di alcune tipologie della linguistica del contatto. L’italiano è infatti una lingua in “movimento” che procede attraverso la accettazione e diffusione di forestierismi mutuati sotto forma di calchi o di prestiti linguistici, molti dei quali giungono attraverso le lingue speciali per poi diffondersi, a volte anche molto agevolmente, nell’uso comune. Particolare attenzione verrà rivolta agli anglicismi indicativi di particolari tipologie della linguistica del contatto che ci permettono di approfondire meccanismi e aspetti tipologici dell’interferenza linguistica, di perfezionare il paradigma teorico e di sollecitare alcune riflessioni sugli ordinamenti categoriali; mi soffermerò su quegli anglicismi che hanno seguito particolari percorsi: vedremo come alcune voci trovano spazio inizialmente in lingue speciali e successivamente, attraverso processi di osmosi, entrano o in altre lingue speciali o nell’ uso comune con conseguente risemantizzazione; particolare attenzione verrà rivolta ad alcune nuove lingue speciali, quale ad esempio quella dell’e-learning.

1. Premessa definite pratiche comunicative e da peculiari dispostivi Obiettivo di questo contributo è quello di proporre una terminologici. La varietà sulla quale intendo soffermarmi serie di riflessioni su alcuni aspetti legati al rinnovamento è quella dell’e-learning, una lingua speciale nuova più dell’italiano contemporaneo, una “lingua in movimento” ristretta rispetto a quella dell’informatica che sta che, al pari delle altre lingue europee1, procede da una acquistando diritto di cittadinanza come lo dimostrerà una parte verso una riconfigurazione del proprio standard e serie di esempi che costituiscono sono solo una parte di dall’altra verso la accettazione e l’utilizzo di forestierismi quelli che ho potuto analizzare in Bombi (2006); questa che non solo si diffondono agevolmente in particolare lingua è largamente debitrice per la costituzione del attraverso le lingue speciali (penso alla lingua dei giornali, proprio patrimonio lessicale a tecnicismi di matrice alla lingua della pubblicità e, in generale, dei mezzi di alloglotta mutuati secondo i tradizionali procedimenti comunicazione di massa, ai linguaggi giovanili), ma che della linguistica del contatto. Infatti la principale sorgente costituiscono anche uno dei fattori del mutamento alimentatrice delle lingue speciali è costituita dalle linguistico in grado di produrre risultati al di là del livello sollecitazioni interlinguistiche. esclusivamente lessicale per investire il campo, ad A causa della dimensione internazionale della lingua esempio, della formazione della parola. speciale dell’e-learning (d’ora in avanti LSEL) e della sua Per interpretare questo fenomeno intendo proporre una appartenenza all’universo dell’informatica in cui l’inglese serie di esempi che fotografano alcuni aspetti del processo gioca un ruolo dominante e pervasivo, il nucleo di riorganizzazione lessicale e strutturale dell’italiano terminologico centrale è costituito da anglicismi: la LSEL legato principalmente alla necessità di adeguarne il genera progressivamente una rete strutturata di tecnicismi patrimonio linguistico alle esigenze espressive e e costrutti accolti sotto forma di prestito linguistico i quali comunicative che emergono incessantemente sulla base di costituiscono un blocco consolidato di voci in grado di fatti nuovi di ampio respiro. Verranno proiettate in primo ritagliarsi uno spazio stabile e ben preciso: segnalo, a piano alcune innovazioni esogene penetrate attraverso titolo esemplificativo, chat, webforum, fading, lurker, lingue speciali, generatrici di continui flussi terminologici, scaffolding, expertise, avatar, freeware, blog, netiquette, che possono, in alcuni casi, essere terreno di verifica dei e-tutor e anche espressioni analitiche come blended modelli classificatori correnti della linguistica del contatto learning, virtual classroom e virtual community, Learning con particolare riguardo per la tipologia individuata da R. Management System (Bombi, 2006). La fortuna incontrata Gusmani; infine alcune parole saranno oggetto di analisi da queste formazioni ha determinato, in alcuni casi, anche perché espressione di inopinati percorsi seguiti o perché la parallela diffusione del calco (cfr. aula virtuale e indicative di riflessi sistemici dell’interferenza linguistica comunità virtuale calchi sintagmatici imperfetti di ingl. sulla lingua italiana contemporanea. virtual classroom e virtual community) che però spesso conosce scarso successo: si pensi a learning object, più 2. Voci penetrate attraverso nuove lingue diffuso rispetto alla replica oggetti per l’apprendimento, o speciali e indicative di particolari a peer to peer learning sul quale non riesce ad avere la tipologie della linguistica del contatto meglio il calco apprendimento tra pari; segnalo ancora best practices prestito accolto anche come calco con Vorrei soffermarmi su una nuova lingua speciale che numerose varianti (migliori pratiche, meglio prassi, buone sta nascendo in questi ultimi tempi ed il cui interesse è pratiche, buone prassi) a conferma dell’uso non ancora legato sia alla formazione di una vera e propria stabilizzato della replica che si sta in ogni caso metalingua particolare sia in prospettiva più ampia diffondendo anche al di là delle cerchie ristrette degli all’incontrarsi del settore linguistico-umanistico con addetti ai lavori e che guadagna terreno grazie alla quello tecnologico; ogni qual volta si definisce un nuovo circolazione nell’uso giornalistico. Riusciranno questi campo di indagine, si assiste infatti alla costituzione in termini a radicarsi e a istituzionalizzarsi nella nostra parallelo di una lingua speciale accompagnata da ben lingua o rimarranno tecnicismi legati a questa particolare

615

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Raffaella Bombi e nuova lingua speciale o addirittura casuals, occasionali autore e piattaforma proprietaria, tipologicamente testimoni di fatti del nostro tempo? definibili calchi sintagmatici meccanici di modelli alloglotti con struttura di sostantivi giustapposti (pur con 2.1. Due tecnicismi dell’e-learning ordine romanzo di determinato/sistema + Cercheremo ora di interpretare sistema autore e determinante/autore), si giustifica nell’ottica di evitare piattaforma proprietaria, due tecnicismi specifici1 della l’uso di complesse perifrasi: infatti piattaforma lingua speciale dell’e-learning che sollevano interessanti proprietaria è modulo sintetico rispetto a “software per la risvolti tipologici e mettono in gioco effetti sistemici in gestione della didattica on line soggetto a diritto di sede di lingua replica. Sistema autore trova il suo modello proprietà” ovvero software di cui si “è proprietari”, ispiratore in authoring system e la molteplicità delle mentre sistema autore (“software che permette all’utente repliche conferma un uso incipiente della voce. E’ di diventare autore in prima persona di materiali didattici possibile infatti trovare non solo il prestito tout court per corsi on line”) è espressione ellittica in grado di authoring system e la forma decurtata authoring ma anche saltare una pluralità di passaggi che appesantirebbero il il calco parziale imperfetto sistema (-i) di authoring e il testo. calco sintagmatico imperfetto sistema autore (Bombi, 2006: 37-38). 2.2. Alcune tipologie della linguistica del A conferma della produttività e fortuna nella LSEL contatto segnalo ancora sintagmi come programma-autore, Sono poi presenti anche alcuni dispositivi utilizzato in riferimento al software per la costruzione di terminologici di questa lingua speciale che rimandano ad ipertesti, pagine web e strumento autore. Quanto a altre peculiari tipologie della linguistica del contatto. In piattaforma proprietaria dal punto di vista tipologico questa varietà è stato infatti possibile individuare alcuni rientra tra i calchi sintagmatici imperfetti dell’ingl. casi di prestito decurtato (Gusmani, 1986: 99 sgg.), proprietary platform e si caratterizza per l’impiego del tipologia dell’interferenza in cui il modello viene sostantivo proprietario in funzione aggettivale. utilizzato in lingua replica in «forma abbreviata, cioè in Va segnalato che il nuovo valore assunto da genere con la perdita del secondo elemento» (cfr. blended proprietario come voce della lingua speciale per blended learning “la categoria del blended si è estesa dell’informatica viene registrato nello Zingarelli già nel a qualsiasi processo o modello di formazione…”, 1998 (si parla di “prodotto informatico, hardware o Rivoltella, 2006: 13), authoring per authoring system software, proposto come standard da chi lo ha sviluppato (Bombi, 2006: 37) e ancora mail per e-mail, chat per chat o ne detiene i diritti”); inoltre in italiano questa line e forum per web forum ormai d’uso anche nella lingua espressione entra in concorrenza sinonimica con il prestito comune. Learning Management System, tipo terminologico più Che la tipologia del prestito decurtato trovi alimento tecnico. L’accezione di proprietario ha poi trovato un nella lingua comune è dimostrato da una serie di prestiti nuovo assetto nella lingua speciale dell’e-learning con analizzati da Brincat (Brincat, 2006) nella varietà di l’avvento dell’Open Source (che comincia a diffondersi inglese parlata a Malta tra cui after, cherry, compact nel 1998) in quanto viene utilizzato anche nel senso di rispettivamente per after hours, cherry brandy, compact “non libero, non open source, non gratuito, sottoposto a disc (con decurtazione del secondo elemento) e card, clip restrizioni”. (con decurtazione del primo elemento) per credit card, Proprietary è pertanto voce propria dell’informatica e video clip; infine segnalo l’impiego di wellness per ora anche dei circuiti comunicativi specialistici dell’e- wellness center (OEDOL, dal 2005, s.v. wellness; cfr. learning; dal punto di vista tipologico, è ipotizzabile una ZINGARELLI 2006 che registra anche il calco sintagmatico dipendenza dal modello inglese proprietary in termini di imperfetto centro benessere col significato di “struttura prestito camuffato2: si tratta cioè di un prestito mascherato attrezzata per terapie fisiche, trattamenti estetici, dietetici in virtù del canale di mutuazione, che è quello di una e sim.”, mentre centro wellness è interpretabile in termini lingua tecnico-scientifica, e della marcata affinità formale di calco parziale del modello ispiratore). Non mancano tra modello e replica, il che ha favorito la resa ad orecchio poi casi di prestito di ritorno (Gusmani, 1986: 117-119) di proprietary3. In conclusione la diffusione di sistema tipologia con cui si evocano i tipi lessicali che, presi a prestito da una lingua straniera, successivamente, con un movimento circolare, “ritornano” alla lingua di partenza 1 Utilizzo una delle due polarità terminologiche con cui L.Serianni definisce fin dal 1985 i termini tecnici opposti ai tecnicismi collaterali che “riflettono le nozioni proprie di quel esocentrica rispetto al sintagma in quanto non si tratta di un settore” (Serianni, 2005: 127). sistema che “è autore” ma di un software che permette all’utente 2 Per una analisi della nozione di prestito camuffato si rinvia a di diventare autore; per quanto riguarda piattaforma proprietaria Gusmani, 1986: 119-125; la tipologia del prestito camuffato era siamo di fronte a un sintagma distante strutturalmente dal già stata oggetto di analisi in Gusmani, 1972: 83-94; si vedano modello in quanto proprietario è sì in funzione aggettivale ma inoltre i lavori di V. Orioles, Su alcuni casi di prestito camuffato, non nel senso che la piattaforma “è proprietaria” ma nel senso «Incontri Linguistici» 8 (1982/83), pp. 137-145 nonché il che implica proprietà dei diritti e dunque rimanda anche qui a recente saggio I russismi nella lingua italiana. Con particolare una nozione esterna al sintagma. Inoltre si segnala il fatto che la riguardo ai sovietismi, Roma, Il Calamo, 2006. Mi permetto non vistosa discontinuità semantica con il termine endogeno inoltre di rinviare a Bombi, 2005: 159-167 e 339-347. preesistente e la sostanziale assenza del prestito fedele rendono 3 Non può passare sotto silenzio la vistosa discontinuità sintattica proprietario un termine borderline dal punto di vista tipologico di sistema autore e piattaforma proprietaria: nel primo caso in tra il prestito camuffato e il calco semantico (Bombi, 2005: 339- fatti la discontinuità sta nel fatto che la nozione di autore è 347).

616 Lingue in contatto: fortunati percorsi di anglicismi in italiano con il nuovo valore sviluppato in ambiente alloglotto (cfr. riorganizzazione senza necessariamente cadere in it. portfolio e si veda in particolare il tipo e-portfolio che banalizzazioni e ingenui adattamenti. ritorna in italiano con il valore di “raccolta delle produzioni di uno studente…lungo un determinato arco di 2.3. Inopinati percorsi di parole: il caso di slow tempo” sviluppato in ambiente anglofono, (Bombi, 2006: food 78-79). All’inizio ci siamo domandati quale fosse la Altrove ho avuto occasione di osservare (Bombi, sorgente alimentatrice principale di questa nuova lingua 1991) che il sintagma slow food, impiegato per speciale, il cui profilo tematico è quello di una varietà di caratterizzare la tradizionale cucina italiana in frontiera tra l’informatica e il settore delle tecnologie della contrapposizione al fast food americano, rientrava tra i comunicazione e dell’informazione. falsi anglicismi, tipologia con cui si intende una creazione Certamente la matrice neologica ricorrente è proprio realizzata con materiale straniero ma priva di un modello quella dell’anglicismo; la LSEL è infatti largamente nella lingua da cui si presume ispirata (Gusmani, 1986: debitrice, a causa della sua origine e dimensione 106-110). La mancata individuazione in inglese di un internazionali, all’inglese i cui modelli sono mutuati modello confortava l’ipotesi che l’espressione, pur prevalentemente come prestiti linguistici analogamente a sollecitata indirettamente dall’esistenza di una dinamica quanto si è verificato nella lingua speciale interlinguistica che aveva portato a istituzionalizzare in dell’informatica che per lungo tempo ha subito “senza italiano il vero prestito fast food, rientrasse nella tipologia reagire l’invasione degli anglicismi, tutt’al più temperati del falso anglicismo: l’assenza di testimonianze inglesi e, dall’adattamento fono-morfologico” (Marri, 2003: 184) in particolare, il riferimento ad un fatto di civiltà anche se “un contributo per l’appropriazione collettiva del tipicamente italiano mi avevano pertanto indotto a linguaggio informatico potrebbe venire (e sta venendo) interpretare tale neoformazione in termini di falso dal ricorso a modi popolari già esistenti o creati ex novo anglicismo. E’ noto che il neologismo incontra immediata su materiali ad alta disponibilità: a questa categoria e grande fortuna con la nascita in Italia del movimento, appartengono chiocciola, faccine, inchiodarsi, smanettare” fondato nel 1986 da Carlo Petrini, che si impegna nella (Marri, 2003: 193). salvaguardia e diffusione di una nuova filosofia del gusto, È noto che molti anglicismi entrano attraverso lingue delle tradizioni gastronomiche locali con particolare speciali e, in generale, attraverso discipline in cui il attenzione per i suoi prodotti, metodi di coltivazione e di progresso è veloce, continuo e inarrestabile e pertanto allevamento in contrapposizione alla standardizzazione e questa crescita esponenziale delle terminologie spiega ‘globalizzazione’ del gusto. Il sintagma è infatti registrato l’ingresso di prestiti non adattati dall’inglese lingua nel GRADIT dal 1989 come “voce pseudoingl., comp. di globale, secondo la definizione di Crystal (2300) con un slow “lento” e food “cibo”, secondo fast food in ruolo centrale nel processi di rinnovamento dei moduli riferimento alla “tendenza gastronomica e movimento che lessicali. Walter Belardi (Saggio introduttivo a De Santis, si oppone alla pratica diffusa di consumare i pasti 2005: 5-13), a proposito della lingua dell’ informatica, frettolosamente, proponendo il ritorno a un’alimentazione osserva come a volte sia addirittura difficile sostituire un e a uno stile di vita più sano e genuino”. Nonostante anglicismo che può non trovare un esatto corrispettivo in infatti una isolata attestazione in inglese di slow food del lingua replica: perché dire implementare invece di 1981, momento genetico dell’innovazione che è rimasto realizzare e qual è il motivo del successo di questo isolato e non produttivo di effetti stabili sul sistema termine? Belardi precisa che ragioni semantiche hanno (ricavo il dato dalla consultazione del Macmillan determinato il successo di implementare che indica Dictionary on line del 20064 dove si legge che slow food qualche cosa di diverso rispetto a realizzare in quanto is “food which is carefully prepared using traditional veicola l’idea di un processo che, partendo da uno stadio cooking methods and organic ingredients, and is intended iniziale, progredisce gradatamente verso versioni to be eaten and enjoyed slowly for maximum benefit”), migliorate seguendo uno stadio dopo l’altro. Sono cioè certamente la voce conosce una fase di consolidamento “parole potenti” circondate da “un alone magico” per la quale l’italiano appare risolutivo: infatti il sintagma (Beccaria, 2006: 58) nei confronti delle quali osserva non riemerge in inglese se non a seguito del successo ancora Belardi (in De Santis, 2005: 7-8), a volte non è internazionale del movimento dello slow food italiano e le attuabile “una naturalizzazione” che peraltro “interessa vicende di questa espressione appartengono alla storia solo chi abbia contatti sporadici ed epidermici con un della recente fortuna dell’italiano in inglese. Se infatti computer o scarsa o nulla conoscenza dell’inglese scritto appena nel 2000 è stata aperta la sede dello Slow Food perché tradizione e progresso convergono, in verità, in negli Stati Uniti a New York (ricavo questi dati dal sito una medesima configurazione dato che la prima senza il Internet dello Slow food negli Stati Uniti), la conferma secondo sarebbe mera archeologia e il secondo senza la della diffusione del sintagma ci giunge da testimonianze prima non saprebbe da dove muovere per andare avanti e tratte dalla stampa giornalistica americana: aggiornarsi”. Pertanto a coloro che potrebbero vedere questa lingua The Slow Revolutionary. Originally a protest, his Slow Food speciale come veicolo di una ulteriore ondata di movement has transformed the way we think about cuisine anglicismi in italiano si può obiettare che, pur non potendo formulare predizioni sugli sviluppi futuri ma («Time» 11 ottobre 2004, p. 64) proprio sulla base degli analoghi flussi lessicali presenti nell’informatica, dopo la prima fase pervasiva in cui c’è forte presenza di esotismi, la lingua standard saprà reagire 4 con le proprie forti capacità di rielaborazione e Ricavo i dati da Macmillan Dictionary on line (http://www.macmillandictionary.com), s.v. slow food.

617 Raffaella Bombi

Se ora tentiamo una valutazione tipologica di questa E il signore di mezza età flirta via sms Nuovi comportamenti interferenza, certamente ci troviamo di fronte al caso (…) Siamo le prime generazioni nella storia a poter emblematico di un sintagma che ha seguito un percorso trasformare la crisi della mezza età in turbe adolescenziali. quantomeno inopinato: sorto in italiano con elementi di Grazie alla Harvard Business Review che ci chiama matrice inglese e preferito per la forte carica espressiva middlescents (i più contenti saranno i middlescents di 54 anni, intruppati con chi ne ha 35); grazie ai nostri consumi che lo contrappone anche al prestito fast food, slow food è (iPod, moto e motorini, abitini e telefonini carini, e altro); identificabile tipologicamente come falso anglicismo; la alla libertà d’azione (molto maggiore di quella dei nostri sua immissione in un circuito comunicativo più ampio fa genitori, specie di fare stupidaggini); ai nostri mille sì che slow food venga recuperato dall’inglese attraverso espedienti per non invecchiare. un fenomeno di interferenza interpretabile in termini di prestito “costruito” sì con materiale inglese ma recepito («Corriere della Sera» 16 maggio 2006). nella sua nuova funzione semantica forgiata in ambito italiano. Certamente questo anglicismo, ancora allo status di occasionalismo, non rappresenta una semplice addizione 3. Processi di ‘formazione della parola’ all’inventario lessicale dell’italiano, ma caratterizzandosi Una serie di recenti unità lessicali, alcune esogene anche per una particolare struttura, contribuisce insieme a altre invece di matrice endogena, può circoscrivere e numerosi altri casi al complesso rinnovamento strutturale individuare un settore della ‘formazione della parola’ della lingua italiana. sensibile agli influssi alloglotti. si tratta in particolare La conferma della graduale ma ben documentabile delle formazioni definite blend, unità lessicali che si diffusione di unità lessicali con questa particolare struttura caratterizzano per essere formate da quei costituenti che ci giunge non solo dall’ingresso di prestiti, ma anche da Dardano fin dal 1988 (p. 60) chiama “spezzoni di parole” una serie di formazioni endogene ed esogene che si estratti cioè da unità lessicali a seguito di vari drastici insinuano nell’uso comune tra cui il recente musifonino, processi di accorciamento (o clipping process): sono proprio della lingua speciale della pubblicità, costituito da esempi di segmenti iniziali catto- (da cui il recente due spezzoni di parole musi- e -fonino (rispettivamente da cattotelefonino), narco- (narcoterrorismo) e di segmento musica e telefonino); tra le formazioni esogene possiamo finale -poli (calciopoli è una delle più recenti formazioni). aggiungere neocon (“A Washington “neocon” più forti. E Questi segmenti di parole spesso vengono reimpiegati due moderati lasciano il posto”, «Corriere della sera», 7 per creare neoformazioni definite blend, tecnicismo con novembre 2004) espressione che implica un drastico cui si fa riferimento a un particolare tipo di “composto” accorciamento per back clipping di conservatore costituito dall’unione di due forme non libere sorte reimpiegato in funzione di suffissoide e con primo attraverso processo di clipping (Bombi, 2005: 271-289). elemento il formante neo-: la conferma che si tratti di un Si tratta di una risorsa produttiva in sede di creazione prestito fedele ci giunge dall’OEDOL che mette a lemma lessicale; sebbene infatti la gran parte di queste neocon dal 1979 con il valore di “a proponent or supporter formazioni resti all’interno del ben definito circuito delle of neoconservatisms”). terminologie tecnico-scientifiche, alcune di esse entrano a Analogamente a quanto succede in sede morfologica grandi passi attraverso la lingua dei giornali e dei mezzi di con quel processo che Gusmani definisce di “induzione di comunicazione di massa nell’uso comune in particolare morfemi” (Gusmani, 1986: 155-164) anche l’uso nel linguaggio giovanile e “il crescente spazio occupato produttivo di unità formative esogene, caratterizzate da da tali strutture genera infatti dei visibili effetti sistemici strutture innovative, può determinare un incremento producendo innanzitutto una riorganizzazione della quantitativo attraverso il processo di rinforzo che ci ‘forma interna’ della lingua volta per volta chiamata in “riporta alla discussa sinergia di influssi esogeni ed causa” (Orioles, 2006: 1346). endogeni operante nel favorire la genesi di una Tra le neoformazioni di più recente attestazione innovazione” (Orioles, 2006: 22). indicative di questo procedimento segnalo middlescent da poco registrato nel lessico giornalistico italiano sotto 4. Riferimenti forma di prestito. Middlescent ben si inserisce in quella Beccaria, G.L. (2006). Per difesa e per amore. La lingua costellazione di termini vuoi di matrice alloglotta vuoi ora italiana oggi. Milano: Garzanti. anche di matrice endogena costruiti da spezzoni di parole: Bombi, R. (1991), Di alcuni falsi anglicismi nell’italiano è infatti interpretabile come costituito dalla forma libera contemporaneo. Incontri Linguistici, 14, pp. 87-96. middle, riferita alla “mezza età” e dalla clipped form - Bombi, R. (2005). La linguistica del contatto. Tipologie di 5 scent estratta da adolescent . Riporto quella che potrebbe anglicismi nell’italiano contemporaneo e riflessi essere la prima attestazione italiana della voce tratta dalla metalinguistici. Roma: Il Calamo. stampa quotidiana: Bombi, R. (2006). L’e-learning e la sua lingua speciale. Roma: Aracne. 5Il modello inglese ispiratore risulta attestato dal 2000 come si Brincat G. (2006). Anglicismi a confronto: l’uso di parole ricava dalla consultazione on line di inglesi a Malta e in Italia come viene riflesso nei http://www.macmillandictionary.com/ ‘In a society which values dizionari. In R. Bombi et al. (a cura di), Studi linguistici youth above all else, we are constantly trying to invent new buzz in onore di Roberto Gusmani, I. Torino: Edizioni words – middlescent, kidult, middle youth in our attempts to Dell’Orso, pp. 293-301. analyse and understand the strange world of modern adulthood.’ Crystal, D. (2003). English as a Global Language2. (The Independent on Sunday, 6th August 2000). Cambridge: Cambridge University Press.

618 Lingue in contatto: fortunati percorsi di anglicismi in italiano

Dardano, M. (1988). Italienisch: Wortbildungslehre. In G. Holtus, et al. (a cura di), Lexikon der Romanistischen Linguistik, Band IV. Tübingen: Max Nyemeyer, pp. 51- 63. De Santis, G. (2005). Dizionario di informatica. Roma: Il Calamo. GRADIT = Grande dizionario italiano dell’uso. T. De Mauro, G.C. Lepschy e E. Sanguineti (a cura di) (voll. 1-6, 1999; integrati da un vol. Nuove parole italiane dell’uso, 2003 e da un CD apparso anch’esso nel 2003 che recepisce tutti gli aggiornamenti). Torino: UTET. Gusmani, R. (1972). Aspetti del prestito linguistico. Napoli: Libreria Scientifica. Gusmani, R. (1986). Saggi sull’interferenza linguistica. II edizione accresciuta. Firenze: Le Lettere (rist. 1993). MED: http://www.macmillandictionary.com/. Marri, F. (2004). Lingua dell’informatica e lingua comune. Plurilinguismo. Contatti di lingue e culture,9, pp. 181-195. Marchand, H. (1969). The Categories and Types of Present-Day English Word-Formation: A Synchronic- Diachronic Approach, 2. compl. rev. and enl. ed. München: Beck’sche Verlagsbuchhandlung (1. ediz. 1960). OEDOL = The Oxford English Dictionary on line, realizzato sulla base dell’Oxford English Dictionary, second edition. J.A. Simpson e E.S.C. Weiner (a cura di) (1989). Oxford: Clarendon Press, con tre Additions Series Volumes (ultimo aggiornamento da me utilizzato è quello di novembre 2006). Orioles, V. (2006). Percorsi di parole2. Roma: Il Calamo. Orioles, V. (2006). I russismi nella lingua italiana. Con particolare riguardo ai sovietismi. Roma: Il Calamo. Orioles, V. (2006) La confissazione e le sue implicazioni interlinguistiche.In R. Bombi et al. (a cura di), Studi linguistici in onore di Roberto Gusmani, III. Torino: Edizioni Dell’Orso, pp.1341-1349. Rivoltella, P.C. (2006) (a cura di). E-Tutor. Profilo, metodi, strumenti. Roma: Carocci. Serianni, L. (2005). Un treno di sintomi. I medici e le parole: percorsi linguistici nel passato e nel presente. Milano: Garzanti.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp.621-627

Parola per parola (ovvero Discorso sulla traduzione di Girolamo Catena)

Teresa Gil García

Universidad Complutense de Madrid

Abstract Il Discorso sulla traduttione delle scienze & d’altre facultà è un testo in cui, sulla scia di opere teoriche anteriori, si riconosce l’importanza delle traduzioni nella costituzione di una tradizione linguistica e culturale europea. Il trattato si scrive nel momento in cui si stavano fissando le lingue nazionali degli stati moderni: i nostri idiomi avevano bisogno del materiale lessicale offerto dai testi tradotti per costruire un vocabolario utile e conforme ai tempi nuovi. Fa notare Catena che, a questo scopo, conveniva occuparsi convenientemente tanto di traduzioni di opere di tema scientifico, che includevano dalle Scienze Naturali alle Sacre Scritture, quanto letterario; ciò che interessava era la trattazione rigorosa della materia da tradurre, attraverso la rappresentazione che ne facevano le parole del testo. Applica, quindi, una regola che egli stesso fa propria, traduttione parola per parola. Conviene Catena, basandosi sui trattati classici, che preservare l’uso e la proprietà delle parole è il principio che deve guidare la pratica della traduzione: tali concetti, uso e proprietà, reinterpretati alla luce di teorie semantiche attuali, rivelano la geniale intuizione dell’ autore e l’importanza della sua teoria traduttologica, che nella giusta misura è un contributo al lungo percorso della storia della lingua italiana.

1. Tradurre nel ‘500 lingua italiana è ospitalissima2. Fatto sta, le traduzioni di Tradurre era un’attività febbrile nell’Italia del ‘500. E ogni tipo di testo diventano uno strumento per mitigare la strana confusione che provoca il fatto notevole non solo dalle lingue classiche, le lingue che avevano 3 permesso la diffusione delle scienze umane, dell’universalità del linguaggio: tutti gli uomini parlano . l’osservazione scientifica oppure la pratica religiosa. Si Ma parlano lingue diverse. E nello stesso modo, la cedeva pure alla tentazione di travasare dagli idiomi necessità di consolidare una certa fiducia nel mestiere compagni delle culture europee emergenti, le novità che avrebbe dovuto incoraggiare i traduttori italiani ad esporre scoprivano stupiti gli abitanti della penisola. La e dibattere sulla resistenza dei testi ad essere tradotti, un comprensione di quanto accadeva era considerato un dramma che accompagna le storie linguistiche da Babele. diritto di tutti in un mondo babelico, sempre più vicino Leonardo Bruni nel ‘400 aveva messo le basi della nello spazio, nel tempo. traduttologia con il suo manuale De recta interpretatione, Un bel diritto che richiedeva delle parole: per virtú ma per molto tempo questo suo contributo splendido fu delle parole, la diversità linguistica non era poi un terribile come un fiore nel deserto: la prima e quasi l’unica svantaggio, una barriera insormontabile, tutt’altro; era memoria di traduzione nella storia di questo paese. Quindi un certo merito possiamo riconoscere al Discorso di diventata una forza dinamica ai fini della scoperta delle 4 possibilità della lingua, addormentate nella coscienza dei Girolamo Catena sulla traduzione, in quanto le sue potenziali parlanti. Inoltre, la distanza stessa fra le lingue, riflessioni animano questo percorso solitario. che poteva essere una sorgente di equivoci nella pratica quotidiana, equivoci splendidamene utilizzati sempre in 2 Un classico sulla presenza degli ispanismi nella lingua italiana letteratura, avrebbe permesso l’accettazione del mondo sostiene questo fatto incontestabile e caratteristico nella sua strano, valido quanto il proprio, se si riesce a 1 storia linguistica: Beccaria (1968). desacralizzare le lingue . 3 Catena attribuisce il fatto di parlare, di comunicare, alla libertà: Quindi, al di là dell’orizzonte vicino si percepiscono era cosa convenevole, che parimente libertà desse loro di altri mondi che s’interpretano attraverso parole interposte, parlare in quella maniera di lingua, che lor maggiormente svelate da suoni capaci di mandare l’immaginazione dei aggradisse, &dilettasse: poi che maraviglioso è il parlanti in posti appena sognati. Il cammino è spedito, piacer’humano, il quale rinovandosi per gli effetti ragionevoli basta solo impadronirsi dello sconosciuto e versarlo nello dalla libertà, & dalla varietà si prende. (Catena, 1581: 1). stampo della propria espressione. E in questo senso la 4 Il Discorso di Catena appare impresso a Venezia nel 1581 presso l’editore Francesco Ziletti. Questa casa editrice si occupava della pubblicazione o riedizione di testi dal contenuto 1 Una concezione storica ampia della traduzione dovrebbe tener diverso, ma dalla amplissima difusione. Fra tanti altri, il famoso conto tanto di scrittori e traduttori che hanno fatto avanzare la Calepino nel 1569 Vocabulario volgare, et latino; opere pratica traduttiva quanto di teorici di questa attività, i cui drammatiche, Antonio Ongaro, Alceo, favola pescatoria... 1582; contributi illuminano anche il percorso vissuto insieme: non trattati sulle attività artistiche e ludiche alla moda come il sono possibili degli apporti teorici che non abbiano risvolti famoso Il Ballarino di Fabritio Caroso de 1581, o le Imprese pratici e viceversa. Includo nella bibliogafica alcuni testi che illustri di diversi di Camillo Camilli. Che la tipografia Ziletti riguardano questo periodo storico. Fra essi, il ormai classico godesse di una buona salute commerciale si deduce dal fatto che saggio di George Steiner AfterBabel in cui la storia della alcune di queste pubblicazioni tacciono il nome del compilatore traduzione appare divisa in quattro periodi. Il primo corrisponde oppure del traduttore, come se fosse un’assoluta garanzia all’ampio spazio dominato dalle teorie di Cicerone fino alla dell’importanza del testo, il prestigio dell’editore. Così si publicazione di Essay on the Principles of Translation di stampano anonime le Lettere di Principi le quali si scrivono da Alexander Fraser Tytler nel 1792, epoca primigenia a cui Principi, o a Principi, o ragionano di Principi, (nella seconda appartiene il testo di Girolamo Catena. Sorprende il silenzio che edizione si tace il nome del compilatore, Girolamo Ruscelli) circonda il lavoro sulla traduzione del nostro autore, famoso oppure il piú famoso Della historia, natura, et virtu delle drogue invece a suo tempo per il testo encomiastico al Papa Pio V: Vita medicinali ed altri semplici rarissimi di Cristóbal de Acosta, del gloriosissimo papa Pio Quinto, pubblicato a Roma nel 1586. testo molto noto in tutta l’Europa sui viaggi nelle Indie Orientali.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Teresa Gil García

2. Il Discorso sulla traduzione Quindi Catena riconosce il potenziale espressivo delle Il testo di Catena si può interpretare come il resto dei lingue, perché ben conosciute e ben utilizzate riescono a trattati che si pubblicano nella Europa del tempo su questa manifestarsi nella loro eccellenza e nel loro virtuosismo. E arte senza musa. Si costruiscono sulla pratica, sulle poiché non è piú tempo di interrogarsi sulla loro esercitazioni personali della traduzione, in quanto equivalenza né di inventarsi altre vie per versare la cultura permettono di districare le difficoltà che impedisconono la negli stampi di chissà quali lingue, propone l’esercizio convergenza ideale delle lingue anche al culmine della della traduzione su delle basi universali ben accette. Il loro espressività. campo di prova sono le traduzioni classiche, dal greco al Il contenuto di queste semplicissime poetiche è latino realizzate da quegli scrittori autorizzati. E malgrado conseguenza di una “focalizzazione empirica immediata”, manchino nel suo trattatello degli esempi di applicazione nelle parole attuali di Steiner, perché gli autori vogliono alle lingue romanze, tuttavia il Nostro non dubita che le essenzialmente giustificare il risultato dei loro lavori, sue conclusioni si possano estendere alle lingue secondo dei parametri ben chiari che garantiscano la contemporanee, perché lui difende la parità grammaticale fedeltà ai testi originali evitando il minimo sospetto di di tutte. Con il rispetto dovuto, nella dedica al Cardinale tradimento. Espongono pure un concetto di traduzione Luigi d’Este sottolinea proprio l’utilità dei suoi consigli a ideale appoggiandosi ai classici, perché a loro si dovevano rivolgere inevitabilmente se volevano avanzare in una chi d’una in altra lingua traduce, il che tuttavia si fà da teoria che li superava ancora da anni. molti, cosi Italiani, come d’altre nazioni in varii, & diversi soggetti Anche Girolamo Catena difende la sua opinione su una (Catena, 1581: 3) base speculativa con cui giustificare il modello quasi perfetto di traduzione. E questo concetto lo intitola Quello che Catena propone è applicare una formula traduzione parola per parola. Un’impresa così che sembra semplice, construire des comparables, impegnativa viene affrontata a partire dalla lettura dei testi espressione che secondo Paul Ricoeur, linguista e classici, da questo ideale che avevano pure tentato di traduttore pure lui, conviene all’apparente impossibilità di costruire nel passato coloro che si dedicavano a questo tradurre5. Ed è propio qui che Catena colloca la grandezza mestiere. E non era tanto fuori strada Catena perché e il rischio delle traduzioni. Si traduce a partire qualsiasi impresa rischiosa, come questa, si può imparare dall’intuizione globale della differenza e si arriva osservando quello che “fanno” gli altri –così dice pure irrimediabilmente a risolvere la questione attraverso le Umberto Eco (2003: 14)-. A dire il vero, nella sua piú parole, che sono le responsabili della migliore equivalenza ampia accezione si puó attribuire il verbo “fare” a queste dei testi e in ultima istanza delle lingue. Così si può operazioni perché nel passare da una lingua a un’altra, il riuscire a tradurre persino l’intraducibile: traduttore agisce, cerca, trova, evita gli ostacoli della intraducibilità per principio e per difetto. Il riferimento ai Dirò per maggior chiarezza che cosa sia tradurre à parola, classici rappresenta certo un’attitudine reverenziale che i Latini dicono verbum de verbo, & ad verbum. Non solo davanti alla storia, eppure molto conveniente a colui che si qua(n)do ogni parola há il suo scontro del medesimo valore, avviava in questo labirinto, perché in veste di lettura & virtù ma quando tutte le parole sono esposte, & critica ragionevole offre delle certezze su cui lavorare interpretate senza aggiungere, ne minuire cosa alcuna, tranquillamente. benché la giacitura delle parole fosse variate in un In ogni modo, traducendo o leggendo delle traduzioni medesimo periodo, ne le figure, ne le forme, ò ordine delle altrui, la questione viene risolta sempre se si trova una cose, ne alcuno ornamento, ò lume, che dir vogliamo spiegazione valida che venga a convalidare il risultato, bello e buono, quando risponde alle esigenze di (Catena, 1581: 54) comprensione, fedeltà e versione dell’originale. Nel caso che ci interessa, la conferma del bel mestiere Impegnato nella attenta costruzione di un modello di traduttologico è un chiaro desiderio di equivalenza dei due traduzione, Catena si rifà a una celebre frase della Epistola testi in traduzione: Catena lo esemplifica con la propria ai Pisoni di Orazio sempre interpretata ad pedem litterae, e versione della vita di Veronica Gambara, inclusa nei quindi erroneamente, dai detrattori di questo modo di tradurre, nec verbum verbo curabis reddere fidus monumenti latini stampati a Pavia; lavoro tanto meritorio 6 quanto quelli dei contemporanei cui si paragona, Pietro interpres . Bembo e Monsignor Giovanni della Casa, traduttori Lo scopo è dimostrare che i precettisti latini rispettivamente delle Historie di Venezia e Degli uffici adottavano la sua stessa posizione valutativa di fronte alla comuni: traduzione letterale, che non sappiamo per quale demerito – piuttosto lo immaginiamo bene – era sottovalutata. E si cosi io tradossi la uita della Sig. Veronica Gambara, la rivolge a Orazio, Terenzio, Quintiliano, a San Girolamo quale è ne Monumenti latini stampati in Pauia, & ho ueduto, se conviene, a tutti quelli che avevano mostrato una che han fatto e’l Bembo nell’historie di Venetia, & fiducia assoluta nella possibilità di convergenza delle Monsignor della Casa de gli vfficij communi, che non lingue, per sviluppare le intuizioni che sostengono il bene si discerne qual sia ò il Latino dal volgare, o questo dal Latino tradotto, talmente è servata la proprietà, lo 5 Paul Ricoeur definisce il processo come formula magistrale da splendore, & dignità della lingua, ove è tradotta applicare alla traduzione: chiara e semplice nell’espressione, raffinata e complessa nell’esecuzione (Ricoeur, 2004: 70). (Catena, 1581: 64) 6 Orazio vuole dire in realtà: “non ti sforzerai di rendere fedelmente parola per parola il tuo testo”: la traduzione è nostra.

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Discorso7. Ma si basa soprattutto su Cicerone. Il punto di risolve in maniera efficace la prima difficoltà: la avvio del ragionamento del retore latino era la dicotomia traduzione dipende dai requisiti e coazioni che l’originale fra le due maniere del tradurre, ad sensum e ad verbum8. impone: Nel ‘500 si credeva ancora che Cicerone difendesse la prima e rifiutasse la traduzione letterale, ma le sue famose parmi di poter venire à fine del mio ragionamento con una parole nel De optimo genere oratorum erano fraintese –e tal distinzione, cioè, che overo quel, che si traduce, è si intenderanno poi come meglio convenga- perché la Historia, overo Poesia, & oratione, o veramente dottrina, & realtà è che nel testo ciceroniano si difendevano tutt’e due scienza. Chi traduce historie, può per mio giudicio raccorre i modi del tradurre, da oratore e da interprete9. Il nostro ben bene il senso, & distender le parole poi secondo il modo historico, & secondo quella regola mostrata dal Bembo, & Catena precisa che l’una e l’altra maniera non dipendono da Mo(n)signor della Casa, che ho detta di sopra tanto dall’attitudine del traduttore, ma dalla natura del testo. Cicerone stesso considerava la traduzione parola per (Catena, 1581: 77-78) parola un metodo adeguato se la natura del testo esigeva dei tecnicismi: 3. La traduzione delle scienze Sunt haec tua verba, nec ne? in eo quidem libro, qui continet Fra tutti i metodi del tradurre analizzati in base al tipo omnem disciplinam tuam, (fungar enim iam interpretis di testo cui applicarli –si occupa il nostro persino di munere, ne quis me putet haec fingere) dicis haec commentare alcune traduzioni della Bibbia e di testi sacri- conviene oggi soffermarci sui testi scientifici. (Catena, 1581: 8) Una categoria ben definita intorno alla quale possiamo illustrare le risposte del nostro teorico del ‘500 ai problemi Parole che Catena commenta volentieri: pratici che ne scaturiscono, trascurati nella storia: le poche volte in cui se n’è fatto cenno era proprio per notarne Ora si vede per quelle parole, ne quis me putet haec fingere, l’irrilevanza. fungar enim iam interpretis munere, che chiunque hà da Probabilmente perché costruiti su una base pratica trasferire gl’altrui detti in altra lingua, facendo l’ufficio assente nei testi poetici, sono carenti di quel “non so che” dell’interprete, non traducendo parola per parola, hassi da ispiratore di teorie geniali. E comunque, gli scritti chiamare anzi traditore, che traduttore scientifici nei loro particolari richiedono delle attenzioni, (Catena, 1581: 8) anche a livello grammaticale o stilistico, benché la nota dominate siano le proprietà del lessico utilizzato. Quindi Catena è ben disposto a difendere ed a Approfittandone, Catena abbozza una semplice poetica applicare ex authoritate questo suggerimento al suo della traduzione scientifica, parola per parola, Trattatello, il quale giustamente si addice alla Traduttione precedessore nel tempo dei saggi su questo tema in cui delle scienze, & d’altre facultà. A partire da questi asserti, sono giustamente i segni linguistici il motivo centrale10. La realtà del momento richiedeva questo tipo di 7 Alcuni anni prima, nel 1556 era stato pubblicato pure a traduzioni: lo sviluppo delle tecniche e delle scienze, i Venezia Del modo de lo tradurre d’una lingua in un altra viaggi ed il commercio imponevano la creazione ed il secondo le regole mostrate da Cicerone, dialogo firmato da traslato delle parole. E le nuove parole presentavano un Fausto da Longiano Sebastiano. Si tratta di un trattato alla grave problema: la loro denominazione chiara e distinta maniera cinquecentesca in cui due personaggi, Inquieto che fa le nella lingua in cui si esportano. domande e Oculto che risponde e rappresenta lo stesso Quindi sotto queste premesse, l’esercizio della Sebastiano, discutono sui modi di tradurre. La rifessione inizia traduzione esige il dominio perfetto della tecnica della con una disputa fra due clienti in una libreria: l’uno pretende che letteralità come fucina dell’ampliamento del lessico dei si faccia parola per parola, l’altro invece di parere contrario, parlanti, degli utenti della lingua, in fin dei conti esposti sostiene che si deve preservare soprattutto il senso. Tutti e due, sempre a dei concetti nuovissimi. E comunque sempre in presenza di Inquieto argomentano utilizzando i testi che come esercitazione utile e valida ai fini di migliorare la trovano sugli scaffali della biblioteca. Finalmente, per cercare un po’ di pace, un altro spettatore propone una soluzione di coscienza di quello che impercettibilimente usano, compromesso. In Sebastiano possiamo trovare un precedente particolare che Catena non trascura neppure e difende dell’analisi dei testi di Cicerone e Orazio. Reinterpretando parafrasando Plinio, nel Libro VII delle Epistole: Cicerone, propone che è plausibile praticare una letterarietà in cui i limiti siano la grammatica della lingua di arrivo. Seguendo l’essercitio del tradurre d’una lingua in altra (è utile) per Orazio sottolinea la differenza fra traduzione ed imitazione chi vuole acquistare le proprietà, & lo splendore delle (Ballard, 1992: 96). parole, la copia delle figure, & molte altre cose 8 I termini traductio e traducere cominciano ad essere usati nel significato attuale solo nel Quattrocento e li dobbiamo a (Catena, 1581: 12) Leonardo Bruni, Cicerone avrebbe usato il termine interpretatio. Sugli inizi della Traduttologia in Italia, cfr. il testo classico e sempre valido di Folena (1991) e pure Dionisotti (1967: 125- 10 Le peculiarità delle lingue si ripercuotono direttamente sulla 178). creazione ed il trattamento della terminologia specifica, i 9 Cicerone dice in realtà: “Nec converti ut orator, sed ut tecnicismi, qualunque sia l’origine, prestito o nuova creazione. E interpres, sententiis isdem et earum formis tamquam figuris, per di piú, oltre alla dimensione linguistica, questi testi in verbis ad nostram consuetudinem aptis”; De optimo genere traduzione costituiscono una rete di trasmissione immediata di oratorum, Libro I. Esiste la versione digitale del testo: conoscenze specifiche. Vedi un classico saggio di traduzione http://ebooks.cib.unibo.it/archive/00000170/01/de optimo.pdf scientifica: Maillot (1997).

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E non sappiamo cosa avrebbe inteso il Nostro nel dire consiste nell’interpretazione dei segni di qualche tipo, in molte altre cose. Poiché era dotato di qualche capacità in questo caso linguistici13. questi affari, possiamo dedurre che Catena intendesse avvertire i lettori della natura delle lingue in traduzione: 4. Parole in traduzione: i tecnicismi nei testi originali non si trovano solo delle parole piú o La soluzione piú perfetta alla traduzione delle parole è meno note, ma persino certe voci del registro familiare quella che consiste nella sostituzione dei termini della non si possono decodificare senza capire la struttura della lingua originale con i suoi corrispondenti nella lingua lingua in cui si volgono, perché il significato dipende terminale: un sinonimo perfetto. anche dal contesto. E poiché i paradigmi, le relazioni A questo fine, il traduttore deve conoscere il concetto semantiche nel novero lessicale di una lingua sono una oppure la realtà che riferiscono i significanti. E se non li questione difficile da gestire, la traduzione richiede conosce, propone Catena al traduttore di documentarsi, di un’accurata attenzione all’uso preciso dei termini. In consultare dei testi specialistici come la Storia Naturale di questa maniera, tradurre diventa una forza Plinio per capire, per esempio, quali termini latini incommensurabile di progresso linguistico proprio per la dovessero corrispondere agli stranieri. Nel ‘700 Humboldt virtú delle parole a non farsi semplicemente trasportare avrebbe detto che esistono dei sinonimi perfetti fra due inconsciamente. Catena lo sapeva e lo dimostra lingue proprio solo in questo caso, quando le parole si proponendo alcune di queste tecniche che la recente teoria attribuiscono a delle realtà concrete: traduttologica definisce. In primis, il nostro teorico avverte che le traduzioni dei La parola cicaion si de tradurre hedera, & non cucurbita testi scientifici –e per scienza intende tanto le scienze (…). La qual tradottione può essere aitata dall’authorità di naturali e la matematica quanto le materie umanistiche- Plinio: Est rigens hedera quae fine adminiculo stat. (e segue non pongono esclusivamente problemi di precisione a proposito dell’ebreo cicaion) Come a punto si può dir nell’uso delle parole, anche se sostiene che la questione quella sorte di virgulto in Hebreo cicaion, in Siria Elceroa, fondamentale è radicata nel vocabolario. che tosto cresce, & si sostiene senza palo, ò altro appoggio L’idea sostenuta non è originale, ed anche se non siamo sicuri di tutte le letture del nostro teorico, ci (Catena, 1581: 58) troviamo una certa influenza di una delle poetiche piú celebri dell’epoca: La manière de bien traduire d’une Al livello opposto, la maggiore dificoltà si trova in langue en autre (1540)11, di Étienne Dolet, difensore pure quello che adesso Nida definisce come equivalenza 0: lui della traduzione letterale. Non lo cita Catena, proprio malgrado tutte le sue conoscenze linguistiche e lui che include un elenco di autorità nelle prime pagine del terminologiche, il traduttore non trova un termine cui Discorso, e comunque non sembra strano perché lo attribuire lo stesso referente. La soluzione che propone sciagurato francese è morto sul rogo vittima di una Catena è quella di adottare il foresterismo, così come ci traduzione, Axiochos. E nemmeno in Italia tirava un vento ricorda aveva fatto Cicerone nelle traduzioni greche: favorevole. Come Dolet, Catena propone l’applicazione di alcune strategie traduttive per preservare le valenze dei quando qualcuna non truovi il suo scontro, all’hora è di termini ai fini di garantire il senso e l’interpretazione del mente di Cicerone, che sia lecito con più parole interpretarla, overo usar la medesima voce Greca. come di testo. sopra habbiamo detto: mà è di mestieri considerar bene La finalità della traduzione sarebbe ricostruire un testo prima, s’egli è possibile fare altrimenti, ò no equivalente nella lingua di arrivo. Una buona traduzione parola per parola, una traduzione letterale dovrebbe (Catena, 1581: 82-83) riuscire ad abbinare graziosamente il significato alle parole, in modo da renderlo reversibile da una lingua I limiti li vediamo ormai: il buon senso del traduttore. all’altra unitamente alla migliore espressione. Ed essendo Non sembra un purista il nostro teorico di traduzioni questo un esercizio personalissimo, perché persino perché propone che i prestiti vengano accolti se non l’attitudine dei parlanti verso il referente immediato contravvengono al sistema linguistico. Quella attitudine, mostra delle variazioni, il traduttore, avvisa Catena, deve condivisa da alcuni traduttori contemporanei, avrà delle applicare tutte le sue conoscenze linguistiche ed conseguenze immediate per la storia della cultura, italiana extralinguistiche: per ben tradurre bisogna ed europea, mostrando una veste ben accetta di globalizzazione14. possedere bene l’una e l’altra lingua (Catena, 1581: 32)12. 13 Questa è la questione fondamentale dalla quale Charles S. Peirce sviluppa la sua teorie sul segno linguistico. Traduzione Quindi, queste riflessioni ci ricordano che ogni spagnola di Uxía Rivas ( 1999) ragionamento –e la traduzione è un esercizio ragionevole- 14 La traduzione è un mezzo privilegiato per l’entrata di voci straniere nelle lingue, perché permette una rapida e opportuna 11 Sulla teoria della traduzione in Francia nel ‘500, si può contestualizzazione del termine e la sua difusione attraverso la consultare questo articolo di Suso López dell’università di stampa, il che aumenta considerabilmente il numero di riceventi Granada in rete. Cfr. anche Longeon (1980). potenziali, ben disposti inoltre all’ammissione di nuove voci. E 12 La frase non si può considerare un assioma. Nella storia della quindi con uno scarso margine d’errore, si può pure considerare traduzione diverse opinioni definiscono questo terribile riscontro un modo sicuro per garantire la provenienza di termini stranieri, della traduzione con la realtà: Diderot non credeva necessario di prestiti accolti senza difficoltà nella lingua di arrivo. In testi conoscere la lingua dalla quale si traduce. della stessa epoca di Catena –alcuno persino edito da Ziletti.

624 Parola per parola (ovvero Discorso sulla traduzione di Girolamo Catena)

E quindi ora Catena si deve occupare solo dei casi piú Quello che si sa a proposito della cosa oppure del difficili, quando è necessario scegliere bene le parole per processo che la parola designa costituisce il sapere mancanza di equivalenza precisa perché non sono extralinguistico proprio di tutte le lingue, sono scambiabili ad una ad una. informazioni enciclopediche necessarie alla comprensione Senza rendersene conto Girolamo Catena accennava a del messaggio. Catena avverte, infatti, il buon interprete delle questioni che attualmente si dibattono nel campo che le lingue hanno la possibilità di esprimere gli stessi della semantica lessicale, nozioni imprescindibili per concetti, malgrado le apparenti divergenze tra di loro: capire la complessità della augurata equivalenza fra le lingue in traduzione. Conviene Catena che l’interprete Chi mi negherà che respettivamente (volendo noi deve salvare la proprietà e l’uso delle parole: generalmente parlare, che la traduttion non si debba far parola per parola per conto dell’uso) le parole greche de (da buoni interpreti) non è da starsi nella rigorosità buoni autori non sieno appresso de gli autori latini? & cosi dell’uso, ò non uso in quel caso, che s’è detto (si riferiva al quanto all’uso che tanto non sien buone le latine quanto le rapportare, tradurre, la dottrina dei filosofi stoici) quanto greche? & non di minor valore? nella proprietà, dove gli interpreti, poco accorti fanno (Catena, 1581: 22-23) l’opposito, & le proprietà pospongono all’uso. Et questa in somma è la differenza tra‘l buono, e’l non buono interprete, Al significato intralinguistico, invece, appartiene & non già che l’uno, & l’altro non s’accordi à tradurre quello che è propio di ogni lingua particolare: i cosiddetti parola per parola, discordano in quanto che questo meno sememi della linguistica strutturale, a cui si deve attende alla proprietà, quello è men curante di tale uso aggiungere tutto quello che si sa a proposito dell’uso, le relazioni sintagmatiche; la rappresentazione interna e la (Catena, 1581: 21-22) marcazione diasistematica. Tutte quante informazioni che riguardano i tratti distintivi propri della struttura lessicale In questo caso, tentare di tradurre parola per parola, di una lingua. come sostiene, è un esercizio un po’ piú complesso perché Questo modello di segno linguistico interpretato anche bisogna versare i significati in significanti convenuti e le in chiave di modello di processo semiotico può applicarsi relazioni interlinguistiche non risultano mai biunivoche: a quanto accade in traduzione, proprio perché la ogni lingua realizza il propio universo di contenuti come traduzione è comunicazione: l’interprete, il traduttore deve meglio conviene, perché le parole dimostrano una capire e distinguere i riferenti che vengono attribuiti ai solidarietà motivata con il mondo che rappresentano. concetti per poi collegarli a delle parole giuste. In termini E comunque, nemmeno in ogni lingua si possono stabilire cinquecenteschi, spiega Catena: delle regole motivate di corrispondenza tra questi elementi che costituiscono il lessico. Non tanto perché il segno Nelle discipline (il che hò prouato di sopra) è necessario linguistico sia per natura immotivato, ma perché i loro andar parola per parola, oue conuien far uffitio di semplice significati dipendono dall’ambito di uso in cui cadono e traduttore. Et chiara cosa è, che quanto le materie sono state perché questo uso fissa tra le parole legami che vanno di più importanza, più s’è stato dentro à questi termini. Et rispettati, le proprietà, cui si riferisce Catena. quando sia conuenienza tra le lingue per regola, & per uoci: La semantica recente ci ha insegnato che la formula com’è la Latina col uolgar Fiorentino, & come si elementare, il modello duale tradizionale di Saussure per conferiscon la Greca, la Latina, & l’Hebrea in gran parte cui ogni parola consta di una forma esterna e un medesimamente con la nostra, non solamente possonsi significato, sarebbe insufficiente a spiegare le avvertenze interpretar tutte le uoci, & osseruar l’ordine delle cose, ma commodamente andar secondo la giacitura delle parole, & di Catena ai traduttori ed interpreti. quando si vuole, di raro, però, trasponere la giacitura, non Il Nostro si mostra molto attento ed esperto a notare si lasci alcuna parola che non sia tradotta. che la significazione delle parole consiste nell’essenziale intralinguistico, e in quello extralinguistico: sono tutte (Catena, 1581: 85) queste informazioni insieme quelle che contribuiscono 15 alla comprensione semantica della parola e quindi ad Il nostro traduttologo del ‘500 aveva intuito queste essere ben traslata da una lingua in un altra. questioni, che molto piú tardi si sono spiegate con una maggior parvenza di scientificità. Il suo scopo allora era semplicemente quello di troviamo delle voci registrate per la prima volta in lingua avvertire gli interpreti delle difficoltà davanti italiana, procedenti di traduzioni: ananas, caimano, moringa, sargasso. Se alla difusione, come giustificano i dizionari storici, all’espressione dei concetti con le parole precise, cioè ha contribuito la lettera stampata, dobbiamo convenire che le quando in fin dei conti si teme che l’impiego di una coscienze linguistiche del traduttore prima e dopo, i lettori determinata forma metta in pericolo il successo della specialistici, accettano i termini come propri, simili alle parole traduzione. Una buona traduzione per Catena ha da ereditarie oppure ad altri neologismi in uso; e li giudicano attendere all’uso e alle proprietà delle parole, quasi avesse necessari e perciò imprescindibili al novero comune per intuito concetti di semantica lessicale avant la lettre. E ai esprimere le novità che i tempi impongono (Gil García, 2006). classici si rifa ex authoritate per spiegare casi veri e propri Così dice pure Catena. 15 Il modello semantico definito da Andreas Blank per spiegare il mutamento semantico, può essere valido nell’applicazione ai in un’altra. Il nostro riferimento al saggio di Andreas Blank, problemi della traduzione dei termini, perché riesce ad analizzare (1997: 88-102), lo facciamo attraverso il testo di Fernando la complessa struttura semantica delle parole, questione sempre Sánchez-Miret (2006: 778). Vedi un altro articulo di Blank sullo sorgente di conflitto, quando si traslatano concetti da una lingua stesso tema (Blank, 1998).

625 Teresa Gil García di strutturazione divergente fra le lingue, quando di tratta optimo genere interpretando de Pierre Daniel Huet17 dove di tradurre un sapere scientifico universale. Da Cicerone si conviene ch’è necessario stabilire un’equivalenza esatta prende questo esempio: il sostantivo greco ʌĮșȩȢ non può tra i concetti e i termini delle due lingue messe a tradursi morbus, ma perturbatio quando viene richiesto da confronto. E nemmeno sbagliava il nostro autore quando aggiungere un tratto animico e spirituale, in un contesto difendeva la necessità che le parole dovessero mostrare specifico. Si tratta giustamente di un tecnicismo, una trasparenza, chiarezza e precisione nel rispetto dello parola utilizzata in questo significato nei testi di filosofia spirito delle lingue. Quasi un augurio ai traduttori che le stoica16. L’aspetto enciclopedico del significato condiviso sentono, invece, ambigue, imperfette e persino crudeli. dalle due lingue ha pure una sua rilevanza a livello Ancor oggi. linguistico perché il termine perturbatio latino offre delle informazioni diasistematiche -termine filosofico- che in 6. Riferimenti sostanza non possono distinguersi da altri aspetti della Ballard, M. (1992). De Ciceron à Benjamin. Traducteurs, significazione, e comunque mostrano delle funzioni traductions, réflexions. Lille: Presse Universitaires. diverse nelle due lingue: sono parole polisemiche che in Bassnett, S. (2002). Translation Studies. London/New contesti specifici funzionano da precisi tecnicismi. York : Routledge. Il busillis della traduzione dei termini dei linguaggi Beccaria, G. (1968). Spagnolo e spagnoli in Italia Riflessi settoriali è proprio questo, fatto che ha molto a che vedere linguistici sulla Lingua italiana del Cinque e del con la scappatoia che offre la neologia lessicale alla Seicento. Torino: Giappicchelli. innovazione semantica: i contenuti dei linguaggi settoriali Blank, A. (1997). Prinzipien des lexikalischen si esprimono attraverso un lessico specifico che può essere Bedeutungswandels am Beispiel der romanischen configurato sia da termini esclusivi di questi linguaggi, o Sprachen. Tübingen: Niemeyer. per difetto, da parole del registro colloquiale, ove la Blank, A. (2001). Fondamenti e tipologia del cambio maggior parte delle voci sono polisemiche perché molto semantico nel lessico. In Z. Fábián e G. Salvi (a cura frequenti, ma marcate con delle informazioni di), Semantica e lessicologia storiche. Atti del XXXII diasistematiche o stilistiche. E quindi, nel novero dei Congresso Internazionale di Studi, Budapest, 29-31 tecnicismi possiamo incontrare due tipi di voci che Catena ottobre 1998. Roma: Bulzoni, pp. 47-71. qualifica inusuali le prime ed usuali le seconde. Catena, G. ( 1581). Discorso di Girolamo Catena sopra la Il significato delle usitate non dipende dalla sua traduttione delle scienze, & d'altre facultà. Venezia: frequenza di uso nel linguaggio comune, ma dalla rete di Ziletti. conoscenze che si presuppongono nell’uso preciso, perché Catena, G. (1586). Vita del gloriosissimo papa Pio quinto è proprio nei linguaggi settoriali dove le parole scritta da Girolamo Catena. Con una raccolta di lettere acquisiscono la capacità di essere monosemiche. In questa di Pio V a diuersi principi, & le risposte con altri maniera Catena avverte il traduttore che non si deve fidare particolari. E i nomi delle galee, et di capitani. Roma: dell’uso maggiore o minore di una parola per valutarla, Vincenzo Accolti. ma si deve attenere alla retta espressione della DeLater, J. (2002). Theory in the Age of Louis XIV. The significazione: non per il fatto di essere inusuale la voce è 1683 De optimo genere interpretandi (On the best kind piú tecnica: of translating) (1630-1721). Manchester: Saint Jerome Publishing. Anchor che à cosa inusitata sia lecito dar nome, non piú Dionisotti, C. (1967) Tradizione classica e udito, non però segue, che sia necessario esprimer parola per parola, cioè parola inusitata, con inusitata, & cosi per il volgarizzamenti. Geografia e storia della letteratura contrario. Anzi basta, che ui sia parola, che quella italiana. Torino: Einaudi. medesima dichiari, sia piu o meno usitata, niente importa. Eco, U. (2001). Experiences in translation. Buffalo: University of Toronto Press. (Catena, 1581: 21) Eco, U. (2003). Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione. Milano: Bompiani. 5. Conclusione Folena, G. (1991). Volgarizzare e tradurre. Torino: Chissà se era passata inosservata questa memoria di Einaudi. traduzione di Catena. Forse perché gli asserti dell’autore Gil García, T. (2006). Los viajes a las Indias: el sono nascosti in un groviglio di 95 pagine di citazioni, descubrimiento de las palabras. Revista de filología appunti, riferimenti ai classici, valutazioni di traduzioni románica. La aventura de viajar y sus escrituras,IV, bibliche molto alla moda. E tuttavia l’influsso di questo pp. 155-162. Discorso si percepisce in opere posteriori come nel De Longeon, C. (1980). Bibliographie des œuvres d'Étienne Dolet, écrivain, éditeur et imprimeur. Genève : Droz. Maillot, J. (1997). La traducción científica y técnica. 16E spiega Catena citando a Cicerone: Nec vero Madrid: Gredos. perturbationes animorum, quae vitam insipientium miseram, Nergaard, S. (1993) (a cura di). Le teorie della traduzione aicere. at illi dicunt ʌĮșȩȢ acerbamque reddunt, quas graeci nella storia. Milano: Bompiani. ʌĮșȩȢ appellant. poteram ego verbum ipsum interpretans, Ricoeur, P. (2004). Sur la traduction. Paris: Bayard. morbos appellare, sed non conveniret ad omnia. Quis enim misericordiam, aut ipsam iracundiam morbum solet diceret, at illi dicunt ʌĮșȩȢ. fit igitur perturbatio, quae nomine ipso vitiosa 17 Nella presente edizione del testo di Pierre Daniel Huet, si declarari videtur accenna alle teorie di Catena sulla traduzione di tecnicismi. Vedi (Catena, 1581: 25-26) DeLater (2002).

626 Parola per parola (ovvero Discorso sulla traduzione di Girolamo Catena)

Sánchez-Miret, F. (2006). Proyecto de gramática histórica y comparada de las lenguas romances. (Studies in Romance Linguistics 30/31). Muenchen: Lincom Europa. Suso López, J. La conception de la traduction en France au XVI siècle. Consultabileal sito: http://www.ugr.es/~jsuso/publications/TradXVI.pdf. Steiner, G. (1998). After Babel: aspects of language and translation. Oxford: University Press. Vega Cernuda, M.A. (1994). Textos clásicos de teoría de la traducción. Madrid: Cátedra.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 629-635

Prestiti e xenismi dall’arabo in italiano giornalistico contemporaneo

Amira Lakhdhar

Università di Pavia

Abstract In un mondo sempre più globalizzato e sempre più accessibile grazie alle moderne tecnologie d’informazione, il mondo musulmano in generale e arabo in particolare, pur suscitando curiosità, continuano a rimanere una grande incognita. Al giorno d’oggi, il maggiore “impegno” su questo fronte è condotto dai mezzi di comunicazione di massa, con esiti, come si vedrà, non sempre felici. In questo contributo s’intende principalmente portare uno sguardo riflessivo su alcuni ARABISMI nel linguaggio giornalistico italiano contemporaneo. Di questi arabismi, sarà spesso indicata la data di comparsa e soprattutto verrà illustrato il modo con cui tali PRESTITI sono usati nella stampa italiana oggi. Si tenterà inoltre di esaminare la maniera con la quale essi sono stati processati semanticamente e morfologicamente. Si opporranno prestiti veri e propri a XENISMI, ed infine verrà preso in considerazione il fenomeno del NEOLOGISMO collegato a fatti di attualità o semplicemente alla presenza di arabi in Italia.

1. Arabismi dell’italiano dentale sonora dell’italiano, /d/. Un altro esempio è il L’Italia, per motivi di varia natura, ha intrattenuto fin lessema muezzin, in cui la stringa /ÿ ÿ / (‘a ÿ - ÿ …l da tempi remoti rapporti vivacissimi con il mondo arabo- geminata) viene sostituita con la stringa /zz/. musulmano. Ineluttabilmente, questi rapporti hanno Altre volte capita che la sostituzione possa interessare investito anche il livello linguistico, e la presenza nella fonemi perfettamente pronunciabili nella lingua di arrivo. lingua italiana di arabismi (cioè di prestiti dall’arabo), più Ad esempio nel lessema ramadam, la /n/ finale (‘an-n™n) o meno vistosi, ne è la spia più evidente. Questi prestiti del lessema originale ramaÿan, pur essendo perfettamente riuniscono, di solito, determinati criteri di integrazione pronunciabile in italiano, viene sostituita con una /m/. Lo nella lingua di arrivo, che si manifestano attraverso stesso procedimento, al contrario, si presenta operazioni di vario tipo (fonetiche, grafiche, nell’adattamento della parola im…m, dove la /m/ (‘al-m†m) 1 morfologiche, semantiche, ecc). viene sostituita con /n/, ottenendo così il lessema iman . Qui si va ad imbattere, immagino in modo inconsapevole, 1.1. Adattamenti fonetici in un lessema completamente diverso da quello che si vuole indicare, in quanto iman significa ‘fede’ e non ha Evidentemente, i primi adattamenti subiti da un niente a che vedere con imam, il fedele che guida la prestito qualsiasi sono di tipo fonetico. Si seguirà preghiera rituale dei musulmani. l’impostazione di Deroy nell’identificare questi adattamenti: 1.1.3. Accentazione diversa del lessema secondo le Il y a quatre façons d’adapter la prononciation d’un mot regole della lingua di arrivo étranger: négliger les phonèmes inconnus ou Lo spostamento dell’accento può essere esemplificato imprononçables, leur substituer des phonèmes usuels, con il prestito cadì, in cui l’accento cade sull’ultima introduire des phonèmes nouveaux pour donner au mot un sillaba, diversamente dal lessema arabo q…ÿ† che porta una air familier, déplacer le ton conformément aux règles de la /…/ (a lunga) nella prima sillaba oltre alla /†/ (i lunga) langue emprunteuse. finale. Altro esempio è la parola Islam. (Deroy, 1956 : 237) Il lessema arabo porta una /…/ (a lunga) sull’ultima sillaba, mentre il prestito acclimatato in italiano ha un Quasi tutte le casistiche elencate sopra possono essere accento che cade sulla prima sillaba. Questo tipo di riscontrate nell’adattamento fonetico degli arabismi in modifica2 incontra spesso una forte resistenza da parte di italiano. Questi, possono infatti comportare una o più alcuni immigrati arabi3. Tale resistenza è tanto più forte operazioni delle seguenti. quando i prestiti riguardano la sfera religiosa. La deformazione sonora dei termini sacralizzati dal Corano 1.1.1. Omissione dei fonemi inesistenti nella lingua di suscita spesso una reazione puritana e conservativa. arrivo Tale adattamento si riscontra in parole come mujaeddin, dove la fricativa laringale /h/ dell’arabo (‘al- 1 h…’) che non trova nessun corrispondente nella lingua Forma di citazione nel SABATINI&COLETTI (2006). 2 italiana viene omessa. Lo stesso tipo di operazione si Che si riscontra molto nella resa dei toponimi (Bàghdad invece riscontra con il lessema ulema, in cui il fonema /’/ (‘al- di Baghdàd, Ìran invece di Iràn, Ìraq invece di Iràq, ecc) e dei ’ayn), suono faringale assolutamente impronunciabile in nomi propri (Kàrim invece di Karìm, Fìras invece di Firàs, Nìzar italiano, viene eliminato. invece di Nizàr, ecc). 3 A proposito di immigrati arabi, occorre osservare che un altro 1.1.2. Sostituzione dei fonemi estranei con fonemi motivo di variabilità e incertezza nella resa fonetica degli usuali arabismi in italiano è proprio la diversa pronuncia delle parole Questo tipo di operazione si verifica ad esempio nel originali da parte di parlanti nativi di arabo di varia provenienza caso di intifada, dove l’occlusiva enfatica sonora geografica. La pronuncia di un siro-palestinese è diversa da dell’arabo /ÿ/ (‘aÿ-ÿ…d) viene sostituita con l’occlusiva quella di un egiziano, e tutte e due sono diverse dalla produzione linguistica di un nordafricano.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Amira Lakhdhar

1.2. Adattamenti grafici Nei casi in cui si ha una completa integrazione Le operazioni grafiche sono intimamente connesse alle morfologica del prestito, si può assistere ad un fenomeno integrazioni di ordine fonetico e fonologico, esse appaiono di flessione plurale conformemente alle regole della spesso come un indizio attendibile circa l’acclimatazione grammatica italiana: del prestito nella lingua di arrivo. D’altronde, integrazioni di ordine grafico sono d’obbligo nel passaggio di un (1) Madrassa (SG.) vs. madrasse (PL.) (2) Sceicco (SG.) vs. sceicchi (PL.) prestito dall’arabo all’italiano, dato che entrambi gli 6 idiomi hanno due tipologie di scrittura e due sistemi (3) Salamalec (SG.) vs. salamelecchi (PL.) fonetici completamente differenti. Una delle caratteristiche più salienti dei prestiti Anche la categoria del genere come quella del numero, dall’arabo integrati nella lingua italiana è l’INSTABILITÀ; non sembra controllata da criteri chiari nel passaggio dei ciò è testimoniato dall’evidente molteplicità fonetica, e di lessemi dall’arabo all’italiano. In molti casi, il genere del conseguenza grafica, dei prestiti. Tale molteplicità grafica, prestito rimane inalterato, cioè uguale a quello della lingua oltre ai prevedibili problemi di normalizzazione4, porta fonte, come ad esempio in madrassa (F), fatwa (F), molto spesso a letture errate o in ogni caso contrastanti. corano (M), ecc. In altri casi, i prestiti subiscono un Da qui potrebbe derivare un’insicurezza linguistica presso cambiamento di genere, come (lo) zakat [che ha un genere i lettori nativi della lingua di arrivo che non conoscono i maschile in italiano ma femminile in arabo], (la) Jihad codici della lingua fonte del prestito e ignorano quale sia il [che ha un genere femminile in italiano, maschile in modo di lettura più appropriato (cfr. Queffélec, 2000: arabo], ecc. 290). Si prenda ad esempio l’ortografia della parola casba (anche kasba, casbah, ecc), e ancora il lessema hashish, 1.4. Derive semantiche o hascisc [dall’arabo |aš†š “erba secca”]. Interessante Gli arabismi recenti ed antichi dell’italiano presentano anche la trascrizione italiana del nome del movimento notevoli peculiarità semantiche. Si potrebbe parlare, in fondamentalista ‘al-Q…’ida (lett. “la Base”), indicato alcuni casi, perfino di modificazione semantica e talora, come al-Qaeda, al-Qaida o anche el-Qaida). Un altro addirittura di riconcettualizzazioni che snaturano la esempio illustrativo di questa oscillazione ortografica semantica originale dei lessemi. Queste peculiarità riguarda il nome della popolarissima emittente televisiva derivano da operazioni di trattamento semantico come il del Qatar, ‘al-Þaz†ra, trascritto al-Jazira, o anche al- trasferimento, l’estensione e la restrizione di significato, il Jazeera5. conferimento di connotazioni, e via dicendo. Molti arabismi subiscono un trattamento incrociato di queste 1.3. Adattamenti morfologici operazioni semantiche e pertanto si possono ricollegarsi a Come tutti gli altri prestiti che la lingua adotta, gli più categorie tra quelle appena citate. Delle connotazioni arabismi subiscono spesso dei trattamenti morfologici si parlerà in una sezione indipendente (vd. sezione 4), tipici dell’italiano. Questa lingua, non avendo la facoltà di mentre per ora tenterò di illustrare alcuni esempi delle poter aggiungere una marca di plurale versatile (come ad principali operazioni semantiche possibili. esempio la /s/ in francese) alla fine del lessema preso in prestito, se non riesce a piegare il prestito nominale alle 1.4.1. Trasferimento di significato proprie regole morfologiche, si limita, nella stragrande Per il trasferimento di significato, ovvero per i casi nei maggioranza dei casi, a processarlo come nome quali i prestiti non denotano più le stesse realtà che invariabile (cfr. casba, hammam, harem, muezzin, indicavano nella lingua di origine, si potrebbe fare ramadam, ecc.). l’esempio di zakat dove si ha uno slittamento di Tra i nomi invariabili, alcuni hanno preso come forma significato, da quello canonico di decima obbligatoria e basica quella del plurale arabo. Queste forme vengono quantificata, a quello di elemosina (designato in arabo con pacificamente accettate nell’ignoranza delle regole di un’altra parola: sadaqa). flessione della lingua fonte del prestito: 1.4.2. Estensione di significato Singolare Plurale Invariabile Altro procedimento semantico è l’estensione di arabo arabo italiano significato. Questa può risultare da una metonimia, dal passaggio da un significato ristretto ad un significato più fid…’† fid…’yy†n fedayin esteso, dallo slittamento di significato o dal passaggio ad muÞ…hid muÞ…hid†n mujaeddin un senso figurato. ǥ…lim ‘ulam…’ ulema Si può dare l’esempio della parola marocchino che ormai non serve solo per riferirsi a persone di nazionalità marocchina, ma anche ai senegalesi, camerunesi, Tabella 1: Prestiti invariabili in italiano. pakistani, nonché tunisini, algerini, egiziani, ecc. Pertanto il termine ha finito con il designare tutta la gamma di immigrati presenti in Italia, specie se arabi e/o africani7.

4 Basta confrontare le forme di citazione di alcuni prestiti in vari dizionari per rendersene conto. 6 La forma di partenza che ha dato origine al prestito è un’intera 5 In questo ultimo caso, la trascrizione sottostà all’influsso dei frase nominale araba “As-sal…mu ‘alayka” (lett. la pace su di te). mass-media globali, con evidente influenza anglosassone nella 7 La cosa buffa, se così si può dire, è che l’epiteto viene usato resa ortografica della /†/ (i lunga) dell’arabo. anche per riferirsi a connazionali italiani meridionali.

630 Prestiti e xenismi dall’arabo in italiano giornalistico contemporaneo

Si riprenderà questo esempio nella sezione 6.3, dove la le terminologie riguarda soprattutto il tipo di velo e la sostantivizzazione di questo aggettivo sarà considerata regione geografica di provenienza; un po’ come a dire: come neologismo. ‘paese che vai, velo che trovi’. Infatti, il velo integrale in stile gabbietta, di color azzurro o turchese, con una griglia 1.4.3. Restrizione di significato di cotone davanti agli occhi, noto come burka, è tipico La restrizione di significato riguarda la dell’Afghanistan. In Algeria invece si usa un velo specializzazione semantica di alcuni termini. Per esempio tradizionale locale chiamato |aiyek, indumento usato il prestito madrassa, viene definito nel anche in Tunisia. Sempre in Africa del Nord, in ambito SABATINI&COLETTI (2006) come “edificio tipico delle rurale, esiste la la|fa indumento che avvolge tutto il corpo. civiltà islamiche in cui vengono insegnate le scienze In Tunisia esiste inoltre un indumento di seta tipico delle giuridiche e teologiche”. In arabo, la parola significa cittadine, che avvolge tutto il corpo femminile, il safs…r†. “luogo di studio”, e quindi ‘scuola’ tout court. Tuttavia In Arabia e in Medio Oriente si parla spesso di |iÞ…b l’uso corrente del prestito – abbastanza recente (1957 (hijab): in genere un foulard che copre capo, collo e 9 secondo il SABATINI&COLETTI, 2006) – da parte della spalle . In Arabia Saudita è molto diffuso il niq…b (niqab), stampa italiana fa riferimento alle sole scuole coraniche. nero, che copre sia il capo che il viso, con una fessura Questo prestito è diventato quindi del tutto monosemico all’altezza degli occhi per lasciar trapelare lo sguardo. nella lingua italiana. Infine, è tipico dell’Iran, lo chador10, nero e lungo. Illustrativo anche l’esempio non molto recente del Tutte queste denominazioni, quando vengono usate in prestito harem, il quale ha conosciuto una palese un contesto giornalistico o quotidiano, mostrano spesso semplificazione che ne ha ristretto il significato. Esso non una neutralizzazione delle differenze che le fa più riferimento ad un luogo inviolabile dove vivono le contrassegnano. I lessemi che hanno maggiore fortuna, sole donne, ma indica una corte di donne (in genere8) che oltre al (quasi) neutro ‘velo’11, sono ‘burka’ e ‘chador’, ruota intorno allo stesso uomo. Il SABATINI&COLETTI entrambi senza nessun legame con l’Islam delle origini. (2006) ne dà un’etimologia alquanto discutibile [turco Forse ciò dipende dall’impatto che hanno harem, ar. |ar…m “(luogo) proibito”]. A dire il vero, |ar…m nell’immaginario pubblico: producono maggior effetto in in arabo significa “peccato” e non luogo proibito. quanto suscitano più indignazione. Tuttavia, in arabo esiste anche la parola |aram,che L’origine di questo “malinteso” semantico risiede significa invece “luogo inviolabile, immune, protetto”. In principalmente nell’ignoranza di tutte queste sfumature e arabo infatti si dice: |aram ‘al-ma|kama (lett. l’inviolabile differenze di significato. Questa ignoranza non si limita al spazio sacrosanto del tribunale), |aram ‘al-Þ…miǥa (lett. solo piano lessicale e semantico, ma, probabilmente, è l’inviolabile spazio sacrosanto dell’università), ecc. anche ignoranza delle tradizioni degli altri e mancata Il prestito ulema presenta un’altra situazione. Esso consapevolezza di se stessi e delle proprie paure. Ci si designa, nel linguaggio della stampa italiana, le alte riferisce al velo usato dalle donne musulmane come ad un cariche religiose riconosciute, oppure i dotti musulmani di oggetto politico, dimenticando o omettendo che “scienze religiose”. In arabo invece, il termine si riferisce l’abitudine di coprirsi la testa è radicata in molte culture a “coloro che sanno”, scienziati e sapienti in genere, e non del mondo, perfino nella cultura cristiana dove, ancora esclusivamente specialisti di teologia e di religione. In oggi, le suore dei diversi ordini religiosi si coprono la altre parole, il prestito nella lingua italiana ha conservato testa. il senso originale del lessema, che è diventato polisemico Un altro esempio di confusione semantica, purtroppo in arabo contemporaneo. spesso ricorrente, è l’uso indifferenziato degli aggettivi musulmano e islamico, percepiti [anche da illustri 1.4.4. Confusione semantica linguisti, cfr. De Mauro in nota 9] come sinonimici. Molto spesso, invece di queste operazioni ragionate e Tuttavia, mentre musulmano è un aggettivo neutro che pianificate vi è una vera e propria anarchia, un’autentica serve semplicemente per fare riferimento ad una persona confusione semantica. Per esempio parlando di imam, non che crede nell’Islam, inteso come religione; islamico non si sa spesso di chi si tratta, e lo si confonde con la figura investe la sola sfera religiosa, ma assume una valenza del sacerdote nella religione cattolica mentre è solo la maggiore. A modesto giudizio di chi scrive, questo persona che guida la preghiera rituale collettiva dei aggettivo non si riferisce solo al credo di un individuo, ma musulmani e può essere solo un semplice fedele. Oltre a cela, maldestramente, una esasperazione dell’aspetto questo, non di rado si confonde la figura dell’imam con religioso, riferita anche, e soprattutto, al sistema socio- quella del muezzin, confondendo quindi chi guida la politico e culturale inerente. Pertanto, l’aggettivo islamico preghiera con colui che ne intona l’appello. non è per niente neutro, ma ha una connotazione quasi Ciò detto, la maggiore confusione semantica e integralista. Una veloce ricerca in rete svela infatti che le terminologica riguarda più spesso i vari lessemi usati per parole più ricorrenti con l’aggettivo islamico sono: riferirsi al velo portato dalle donne musulmane. Le terminologie sono tante, e nella mente di chi le usa sono 9 Definito da De Mauro come “ velo corto portato dalle donne spesso percepite come sinonimiche, mentre, al contrario, il islamiche per coprire i capelli e le orecchie” (De Mauro, panorama si presenta davvero intricato. La differenza tra Dizionario della lingua italiana online). 10 Termine entrato in Italia nel 1979, non a caso dopo la presa del potere di Khomeini in Iran. 8 In alcuni testi in italiano, è possibile trovare la parola legata al 11 Quando non c’è l’intima connessione tra il nome ‘velo’ e mondo maschile, e quindi un harem di uomini (cfr. Lurati, 1990: l’aggettivo ‘islamico’, tutt’altro che neutro come si vedrà più 25). avanti.

631 Amira Lakhdhar terrorismo, fondamentalismo, radicalismo, integralismo, La guerra al terrorismo, tema di scottante attualità, ha fanatismo, estremismo, ecc. Nella lingua italiana, ci sono catapultato nella lingua italiana nomi nuovi dai sapori inoltre altre associazioni privilegiate di parole che esotici, come il nome dell’organizzazione terroristica Al- coinvolgono quest’aggettivo. Si tratta di una vera e Qaeda; ma anche termini del linguaggio globale dei mass- propria solidarietà semantica. In alcuni casi la media, come hawala banking inteso come meccanismo connotazione politica è più che legittima: banca islamica, che consente di spostare denaro da nazione a nazione bomba nucleare islamica, centro islamico, comunità senza lasciare tracce fisiche perché si basa sulla fiducia. Si islamica, consulta islamica, fondamentalisti islamici, tratta di un prestito composto da una parola araba e una integralista islamico, kamikaze islamici, leader islamici, parola inglese, che viene spesso a galla quando ci si separatisti islamici, studenti islamici, terrorismo di riferisce ai traffici economici di Al-Qaeda. matrice islamica, cellula terroristica islamica, ecc. In altre associazioni, questo tipo di connotazione viene 3. La produttività lessicale degli arabismi in meno, per cui l’uso dell’aggettivo risulta quanto meno italiano improprio: donna islamica, foulard islamico, velo Molti linguisti sostengono che una prova irrefutabile islamico, bambini islamici, presenza islamica, ecc. della naturalizzazione dei prestiti risiede nella loro Quindi, per evitare pasticci quindi, e per non offendere capacità di dare nascita ad altri lessemi nella lingua di nessuno (visto che l’Islam è la seconda religione per arrivo, cioè della loro attitudine a fungere da basi a nuove numero di fedeli in Italia), penso sia opportuno seguire parole, derivate o composte, in conformità alle regole pochi passi semplici prima di decidere quale aggettivo della lingua accogliente. Chiaramente, solo un numero assegnare: limitato di prestiti raggiunge questa soglia di assimilazione; fra questi, la parola jihad ad esempio, ƒ chiaramente per far riferimento alle persone che tradotta quasi sempre con l’espressione “Guerra Santa”. In professano l’Islam come religione occorre usare effetti, per un occidentale il nesso è praticamente l’aggettivo musulmano e non islamico immediato: sentendo questa parola si pensa subito alla ƒ meglio riservare l’aggettivo islamico ai contesti in “Guerra Santa” e quindi ad armi, attentati e terrorismo14. cui c’è nesso tra la persona, l’oggetto o il concetto In realtà, per i musulmani Þih…d si traduce con ‘grande qualificato da una parte, e l’Islam come sistema sforzo’, ed ha un significato positivo che si traduce nel etico-socio-politico totalitario e non come fede massimo impegno al fine di realizzare la volontà divina dall’altra. sulla terra. In pratica, è una specie di ‘guerra morale’ combattuta contro se stessi, per migliorarsi. Jihad, infatti, 2. Parole apparse in seguito a fatti di è anche il nome proprio di tanti uomini e ragazzi in molti attualità paesi arabi e musulmani; ed è inverosimile che un Molti arabismi hanno fatto irruzione nel linguaggio genitore, per quanto sadico, chiami il proprio figlio giornalistico italiano in seguito a clamorosi fatti di “Guerra Santa”. attualità. Si pensi all’Intifada nei territori occupati della Da Jihad è stato ricavato l’aggettivo derivato jihadista Palestina, assieme ad altri prestiti correlati, come (Internauta/sito/accademia jihadista [Il Corriere della Fedayin12, apparso nel 1963, o Kefiyah (copricapo- Sera 08.11.2005], combattenti jihadisti [Il Manifesto simbolo della lotta per la liberazione e l’indipendenza 13.12.2005], killer jihadisti [Il Corriere della Sera nazionale del popolo arabo dopo la rivolta del 1936). La 26.02.2006]). Il termine è usato pure come sostantivo kefiyah a quadretti bianchi e neri è prettamente maschile (un jihadista sperimentato [Il Corriere della Sera palestinese, mentre quella a quadretti bianchi e rossi è 08.11.2005]). diffusa un po’ in tutto il Medio Oriente. Curiosamente, in Da un altro nome tristemente in voga da un po’ di Palestina, come in tutto il Medio Oriente, questo anni, Al Qaeda, è stato derivato l’aggettivo qaedista.A copricapo non si chiama Kefiyah, ma |a¥¥a. proposito degli attentati avvenuti in Giordania il 9 Negli anni ‘70-’80, in seguito alla rivoluzione islamica novembre 2005, sul Corriere della Sera, si leggeva: “Al- in Iran, sono stati introdotti prestiti come chador, Zarkawi torna alle origini ed esegue le indicazioni dei Ayatollah, ecc. Durante la resistenza armata di matrice vertici qaedisti” [Il Corriere della Sera 11.11.2005]. religiosa in Afghanistan, sono stati rispolverati vecchi prestiti come il termine Mullah, in realtà abbastanza 4. Xenismi connotati datato (dal XVII secolo secondo Il SABATINI&COLETTI, Avendo esaminato, nelle sezioni precedenti, le 2006). Sono stati introdotti inoltre, termini nuovi come caratteristiche morfologiche e semantiche nonché i talebano (di origine araba mediata dal pashtun), burka e meccanismi di adattamento dei prestiti dall’arabo in mujaeddin13.

1979 e il 1989. Più recentemente, il termine è stato applicato a 12 “combattente palestinese aderente all’Organizzazione per la coloro che combattono l’occupazione statunitense in Iraq, ed è Liberazione della Palestina e in genere partigiano palestinese in stato usato in particolare per descrivere i combattenti che hanno lotta contro Israele” (SABATINI&COLETTI, 2006). resistito all’assedio di Fallujah da parte dei Marines nell’aprile 13 Il termine mujaeddin o mujaheddin è diventato popolare grazie del 2004. 14 ai mezzi di comunicazione di massa per descrivere diversi Anche il SABATINI&COLETTI (2006) dà questa definizione: combattenti armati che si ispirano a ideologie dell’Islam politico. “Guerra santa dei seguaci della religione musulmana contro i Il termine faceva riferimento principalmente ai guerrieri che nemici dell’Islam”, dando come traduzione letterale della parola hanno combattuto l’invasione sovietica dell’Afghanistan tra il araba Þih…d: “combattimento, guerra santa” (sic.).

632 Prestiti e xenismi dall’arabo in italiano giornalistico contemporaneo italiano, passo ora ad osservare come si comportano gli 5. Arabismi dei centri di permanenza xenismi dall’arabo nel linguaggio della stampa italiana temporanea contemporanea. Con xenismo, detto anche Nell’ottobre 2005, un articolo, sull’Espresso, “Io occasionalismo, s’intende: clandestino a Lampedusa” [13.10.2005], fece clamore in Italia. Fabrizio Gatti, il coraggioso giornalista che lo Parola o espressione straniera di uso raro e occasionale in scrisse, è entrato al cpt di Lampedusa e per otto giorni ha un’altra lingua (come in italiano il ted. Lumpenproletariat vissuto con gli immigrati in condizioni disumane. ‘sottoproletariato’) o, anche, di uso frequente ma di introduzione recentissima e di avvenire incerto nella lingua Nell’articolo è riportato un piccolo glossarietto, ricevente (come l’ingl. anchorman ‘conduttore di uno un’introduzione allo slang che si parla al cpt di spettacolo’) Lampedusa. Questo slang, che fonda diversi idiomi (visto (Serianni, 1991: 750) che la provenienza dei clandestini è molto varia), ha tre accezioni di origine araba sulle sei riportate: In altre parole, rispetto al prestito che è accettato e naturalizzato nella lingua di arrivo, lo xenismo è una ƒ Ashara-ashara parola che, pur adottata occasionalmente e spesso Chiaramente dal numero arabo ǥašara, dieci. Il giornalista compresa dagli utenti della lingua, continua ad essere spiega che si tratta del “richiamo per l’adunata, poiché ci avvertita come straniera. Perciò mentre il prestito viene si siede sull’asfalto in file da dieci. È anche l’indicazione pacificamente adottato ed assimilato a livello popolare, lo data la sera alla distribuzione delle sigarette: dieci a xenismo rimane confinato ad usi sporadici e conserva il testa” [L’Espresso 13.10.2005]. suo aspetto ‘straniero’. Nel linguaggio giornalistico italiano ho notato che, ƒ Fisa-fisa (oppure visa-visa) molto spesso, si fa ricorso a xenismi di origine araba Si usa per intimare i reclusi a muoversi o a fare qualcosa anche quando sono disponibili parole italiane che velocemente. Dire che la voce è araba, come sostiene veicolano gli stessi significati. Gatti, è una mezza verità, perché tale indicazione è molto Per esempio, l’uso della parola Allah15 [che è il generica. Si tratta più precisamente di un’espressione, termine arabo usato anche dagli arabi cristiani ed ebrei per presa in prestito ai dialetti nordafricani, che oltre ai sensi riferirsi al Dio unico] riaffiora ogni volta che si vuole indicati sopra, serve anche per descrivere un’azione fatta prendere le distanze e distaccarsi nei confronti di un Dio lestamente o un evento concluso rapidamente. che solo i fanatici adorano. In questo senso troviamo: “I terroristi ringraziano Allah” [Vanity Fair 15.09.2005]; ƒ Kulu-kulu “Le bombe di Allah” [L’Espresso 28.04.2006]. Lo stesso Questa espressione sintetizza tutto ciò che riguarda il distacco si nota, seppur in modo minore, con la parola mangiare. Ovviamente deriva dal verbo arabo ‘akala hajj (pellegrinaggio). In questo caso si tratta di riti (mangiare). analoghi nell’essenza ma diversi nella pratica. Curiosamente, questo trattamento non viene applicato ad In tutti e tre casi, la tecnica adottata è quella della altre parole che sono evocate quasi solo esclusivamente REDUPLICAZIONE: di un numerale nel primo caso, di un grazie al lessema italiano, pur denotando dei concetti avverbio nel secondo, di una forma verbale nel terzo. diversi rispetto a quelli a cui rimanda la parola italiana: è il caso delle parole preghiera (¡al…t), digiuno (¡awm), ecc. 6. Neologismi connessi alla presenza di arabi Altri xenismi hanno una manifesta forza connotativa, in Italia spesso dispregiativa. Come ad esempio la parola bazar, La stampa scritta e audiovisiva è al cuore dell’attualità. definita nel SABATINI&COLETTI (2006) come “mercato Molte parole nascono e si diffondono grazie ad essa. tipico dell’Oriente e dell’Africa settentrionale” ma anche Queste parole sono note come NEOLOGISMI. Pruvost & in senso figurato “luogo pieno dei più vari oggetti e in Sablayrolles definiscono il neologismo in questi termini: disordine”; altro caso è il prestito casba che ha assunto per antonomasia il significato di “quartiere malfamato, Le néologisme est un signe linguistique comme les autres perlopiù nel centro storico di una città” associant un signifié (sens) et un signifiant (forme) (SABATINI&COLETTI, 2006). renvoyant globalement à un référent, extralinguistique. La Anche il lessema beduino è usato in italiano in senso nouveauté dans un ou plusieurs de ces trois pôles du triangle spregiativo, come epiteto di “persona dall’aspetto incolto, sémiotique modifie leur rapports et affecte le signe dans son rozzo o dal modo di vestire inconsueto” ensemble (SABATINI&COLETTI, 2006). Nello stesso modo, “di chi è vestito in modo ridicolo e fuori dalla normalità o di chi (Pruvost e Sablayrolles, 2003: 40) ignora ciò che tutti sanno”, si dice con toni scherzosi che C’è da dire però che il sentimento della neologia è ‘viene dalla Mecca’ (SABATINI&COLETTI, 2006). Il fluttuante. Vale a dire che il neologismo ha vita breve, ed SABATINI&COLETTI (2006) segnala addirittura la locuzione “Va alla Mecca!” come sinonimo è valido solo per un determinato lasso di tempo, quello in dell’espressione “Va al diavolo!” (sic.). cui la parola è ancora percepita come nuova. Detto in altre parole, un neologismo è inesorabilmente condannato a scomparire, e questa scomparsa può avvenire in due modi 15 La parola Allah incorpora l’articolo determinativo arabo ‘Al- e diversi: si riferisce quindi al Dio universale ed unico, e non solo al Dio dei musulmani.

633 Amira Lakhdhar

1) con la morte del neologismo e la sua caduta in Si tratta di un prestito datato ma il neologismo disuso; riguarda l’uso sostantivato dell’aggettivo. La 2) con la sua integrazione nella massa del lessico connotazione che ha preso questo lessema nel registro della lingua. d’uso è così marcata dal fargli prendere una piega neologica (cfr. Pruvost e Sablayrolles, 2003: 40). 6.1. Neologismi morfologici Seguendo l’impostazione di Adamo e Della Valle In Adamo & Della Valle (2003) l’unico neologismo (2006), anche i calchi sono considerati dei neologismi con il suffissoide -fobia è il sostantivo islamofobia; semantici. Si prenda l’esempio dell’espressione “La mentre nel loro lavoro del 2006 ci sono molti lessemi madre di tutte le sentenze” [Il Venerdì 07.11.2005]. L’espressione in questione non è altro che un calco sul formati con il prefissoide -anti combinato non con un 16 aggettivo, ma con un sostantivo: si possono citare fra gli modello della locuzione “La madre di tutte le battaglie” . altri anti-islam ad esempio, o anti-velo e anti-burqa. Questo esempio si riferisce a quello che è già stato coniato Un altro neologismo recente è l’originalissimo dalla stampa come “il processo del secolo”, quello che occasionalismo Milanistan [News 21.09.2005], un hapax vide come principale imputato l’ex-dittatore iracheno, coniato in occasione dell’esplosione del caso della scuola Saddam Hussein, giustiziato nel dicembre 2006. egiziana di Via Quaranta a Milano. La matrice di questo Nel dizionario di neologismi di Adamo e Della Valle neologismo è interna: è stato sfruttato il meccanismo della (2003) si trovano ben 29 esempi sul modello ‘Madre di suffissazione a una base lessicale italiana. Nel classificare tutt (e/i) le/i X’, ma anche 6 esempi sul modello ‘Padre di questo hapax come neologismo è stato seguito l’indirizzo tutt (e/i) le/i X’, e 3 esempi sul modello di ‘Nonna di tutt delineato da Pruvost & Sablayrolles: (e/i) le/i X’. C’è da dire però che accanto al significato originario di ‘la X più importante’ o ‘la X più grande’, ci Les hapax, du fait de leur singularité pèsent particulièrement sono altri due significati: ‘la causa prima di tutte le X’ e ‘il lourd. Il n’est donc pas opportun de les exclure du champ de capostirpe di X’. Evidentemente si può parlare di calco la néologie solo quando il significato dell’espressione rimane fedele al (Pruvost e Sablayrolles, 2003: 60) contenuto della locuzione di origine [pertanto gli esempi di calco diventano solo 22 per ‘madre di tutt (e/i) le/i X’; 4 Da marocchino la Lega ha creato il verbo esempi per ‘padre di tutt (e/i) le/i X’e 2 esempi per ‘nonna marocchinizzare lanciando quest’accusa sull’Espresso: di tutt (e/i) le/i X’]. “Prodi vuole marocchinizzare l’Italia” [L’Espresso 11.09.1997]. 7. Conclusione Pure il nome dell’ex-Rais iracheno Saddam Hussein ha La presenza araba in Italia, guardata un tempo con scatenato la fantasia dei giornalisti [saddamizzare, neutro sospetto, ora è considerata una minaccia latente. saddaminano, saddamismo, saddamista, saddamita L’Italia, respira un’aria sempre più arabofoba, in seguito a (2003), anti-saddamista (2005)]. gravi fatti di cronaca, ad incomprensioni (insormontabili?) Un neologismo d’autore (e probabilmente altro hapax) di ordine culturale e religioso. Detto ciò, è soprattutto il trae origine dal termine Intifada, si tratta dell’aggettivo clima internazionale, ormai nella morsa del terrorismo intifadico: “sasso intifadico contro gli israeliani” globale di matrice religiosa, che determina questa [Giovanni Sartori/ Il Corriere della Sera 15.10.2001]. crescente ostilità nei confronti degli arabi e questo crescente sentimento anti-islamico. Non aiutano di certo le 6.2. Neologismi composizionali continue minacce degli integralisti che si nascondono e si La raccolta di neologismi di Adamo & Della Valle giustificano ricorrendo ad un Testo, il Corano, che in (2005) riporta il sostantivo Euroislam (attestato nel 2003) nessun modo invita alla malvagità, alla distruzione e che fa riferimento al processo di integrazione e all’intolleranza. compenetrazione della cultura occidentale europea con Dall’analisi condotta in questo lavoro si vede come, quella islamica, sul cui modello è stato coniato anche il purtroppo, le parole arabe “immigrate” approdate in Italia sostantivo Eurabia. Si tratta di un altro neologismo abbiano avuto un trattamento stereotipato, che si presta d’autore, inventato dalla giornalista e scrittrice Oriana volentieri a connotazioni dispregiative. Le tensioni sul Fallacci: “La prima verità è ciò che io chiamo Eurabia. versante religioso, nonché politico, sociale e culturale si Quando dico che l’Europa non appartiene più a noi, che riflettono naturalmente anche nella lingua. Questa non è l’Europa ormai è un’Eurabia, è la verità indiscutibile che immune da sbandate temerarie. Bisogna fare attenzione tutti hanno sotto gli occhi, vedono tutti i giorni, toccano alle parole che si usano e al modo di usarle. D’altronde, con mano tutti i giorni” [Oriana Fallaci/Corriere della già molti anni or sono, qualcuno ha avvertito che le parole Sera 14. 08.2004]. sono pietre17. Questo non vuol dire che bisogna usare un linguaggio ‘politically correct’, bensì scegliere con cura i 6.3. Neologismi semantici propri termini, perché sbagliare la parola vuol dire Il significato nuovo associato a una forma già esistente automaticamente sbagliare la cosa. Occorre compiere una si può esemplificare con il lessema Marocchino: riflessione linguistica seria su questi prestiti, svelenirli, e

Venditore ambulante proveniente dal Marocco e in 16 genere da altri paesi africani. [..] Come arabo, indica ‘Ummu ‘al-maǥ…rik, nome dato dagli iracheni all’invasione del anche polemicamente il meridionale; almeno dal 1970 Kuwait da essi compiuta nell’agosto 1990, e che ha scatenato la prima guerra del Golfo. (Lurati, 1990: 118) 17 “Le parole sono pietre”, Carlo Levi.

634 Prestiti e xenismi dall’arabo in italiano giornalistico contemporaneo impedire che diventino l’espressione di una scalata di odio e di distacco razzista insensato nei confronti di una cultura profondamente tollerante e pacifica, anche se gli esponenti dell’Islam politico vogliono far credere il contrario. La lotta all’arabo-islamofobia e uno sforzo per una reciproca comprensione, si sa, cominciano da un lavoro di ripulitura del linguaggio. Un lavoro di questo tipo è ancora da fare per gli arabismi nella lingua italiana. 8. Riferimenti Adamo, G. e Della Valle, V. (2006). Tendenze nella formazione di parole nuove dalla stampa italiana contemporanea. In G. Adamo, V. Della Valle (a cura di), Che fine fanno i neologismi?, Firenze: L. S. Olschki, pp. 105-122. Adamo, G. e Della Valle, V. (2005). 2006 Parole nuove. Milano: Sperling & Kupfer Editori. Adamo, G. e Della Valle, V. (2003). Neologismi quotidiani: un dizionario a cavallo del millennio, 1998- 2003. Firenze: L. S. Olschki. Bencini, A. e Citernesi, E. (1992). Parole degli anni Novanta. Firenze: Le Monnier. Crisafulli, E. (2004). Igiene verbale. Il politicamente corretto e la libertà linguistica. Firenze: Vallecchi. De Mauro, T. Dizionario della lingua italiana on line. http://www.demauroparavia.it/ De Mauro, T. (2000). Grande dizionario italiano dell’uso in CD-Rom (GRADIT). Torino: UTET. Deroy, L. (1956). L’emprunt linguistique. Paris: Les Belles Lettres. Dubois, J. et al. (1994). Dictionnaire de linguistique et des sciences du langage. Paris: Larousse. Lurati, O. (1990). 3000 parole – La neologia negli anni 1980-1990. Bologna: Zanichelli. Pruvost, J. e Sablayrolles, J.F. (2003). Les néologismes. Paris: Presses Universitaires de France. Queffélec, A. (2000). Emprunt ou xénisme : les apories d’une dichotomie introuvable?. In D. Latin, C. Poirier (a cura di) Contacts de langues et Identités culturelles, Perspectives lexicographiques. AUF, Presses de l’Université Laval (PUL), pp. 283-300. Sabatini, F. e Coletti, V. (2006). Dizionario Italiano Sabatini-Coletti in CD-Rom. Milano: Rizzoli. Serianni, L. e Castelvecchi, A. (1991). [2° ed] Grammatica italiana: italiano comune e lingua letteraria. Torino: UTET.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 637-643

Adattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata

Magdalena Nigoeviü

Università di Spalato (Croazia)

Abstract L’obiettivo del presente contributo è quello di illustrare l’adattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata. Da secoli vi si trovano a contatto varietà strutturalmente distinte, varietà del mondo romanzo e varietà del mondo slavo. Si analizzano alcuni tratti del trasferimento linguistico che include l’adattamento dei prestiti di matrice italiana nella parlata della città di Spalato. L’indagine viene svolta sul materiale di una rivista umoristica pubblicata negli ultimi venti anni del Novecento che contiene i contributi in una varietà regionale. Il metodo dell’indagine è, in un versante preliminare, la ricerca condotta sul materiale raccolto dalla rivista; in un versante procedurale è l’analisi del materiale attraverso i fenomeni linguistici attestati a diversi livelli di analisi (fonologico, morfologico, semantico). L’attenzione si focalizza sull’analisi sincronica dei diversi tipi di transmorfemisazione e transsemantisazione. Vengono introdotti i termini di adattamento primario e adattamento secondario al livello morfologico e al livello degli slittamenti semantici. Nella fase dell’adattamento primario i prestiti entrano a far parte della lingua ricevente e nella fase dell’adattamento secondario prendono le desinenze della lingua ricevente e si comportano come le parole indigene. I lemmi attestati e analizzati rivelano i secolari profondi contatti culturali e linguistici tra le due sponde dell’Adriatico.

1. Introduzione predominante. Il veneziano4 si usava in tutti i settori più importanti della vita pubblica, si diffondeva mescolandosi 1.1. Quadro storico con il dalmatico e con l’idioma slavo. In quel periodo, i venezianismi sono penetrati nelle lingue indigene non solo L’interferenza linguistica e i rapporti tra i due sistemi per la necessità di nuovi termini, ma anche per il prestigio linguistici, romanzo e slavo, sono stati agevolati da fattori di cui godeva quella varietà linguistica e per il desiderio di storici e geografici. In epoca Romana, la Dalmazia era essere più vicini ai circoli autorevoli. I motivi del prestigio completamente romanizzata e ha accettato e usato la del veneziano e della sua notevole influenza sulle lingue lingua latina, vale a dire il latino volgare. Con l’influsso con cui veniva in contatto vanno ricercati nella dominante delle lingue di sostrato, sulla costa orientale funzione politica che esercitava sui territori in suo dell’Adriatico, si è sviluppata la lingua romanza autoctona 1 possesso, come pure nel fatto che la Serenissima era il – il dalmatico , una delle molte lingue usate dalla centro economico e culturale non solo dell’Adriatico, ma popolazione romanizzata prima dell’arrivo degli Slavi. di tutto il Mediterraneo. L’espansione commerciale e Secondo Vidos, il dalmatico è una delle varietà della economica era inevitabilmente accompagnata da quella romanità balcanica, definita come “diretto continuatore linguistica. Il veneziano è diventato così lingua franca5, del latino sulla costa dalmata completamente vale a dire la lingua di comunicazione tra le persone che romanizzata” (1959: 335-336). In seguito alla non avevano una comune lingua materna. slavizzazione delle città, la lingua croata assume sempre La monarchia Asburgica, dopo la caduta della di più la funzione di mezzo di comunicazione all’interno Serenissima (1797), assunse il potere, ma conservò delle famiglie. A causa della dominazione slava e l’assetto amministrativo preesistente. Oltre alla struttura dell’influsso veneziano sempre più accentuato, il amministrativa tenne in vita anche la lingua della dalmatico cominciava a scomparire. In rari casi Serenissima. Il Colonian Venetian6 o veneziano “di là da eccezionali si è mantenuto fino alla fine del XIX secolo: 7 8 2 mar” o croato-veneziano ha influito significativamente l’ultimo parlante di questa lingua, il veglioto , una varietà sui dialetti dalmati e, nonostante stia scomparendo, si può del dalmatico, Antun (Tone) Udina, è morto infatti nel ancora oggi sentire in tutte le città dalmate.9 1989 sull’isola di Veglia.

Nella Dalmazia del tempo “vennero in contatto tre 4 lingue: la lingua romanza autoctona della costa orientale Molti autori si sono occupati dell’influsso veneto in Dalmazia, dell’Adriatico – il dalmatico o dalmatico-romanzo come cfr.: Bidwell (1967); Cifoletti (1989); Cortelazzo (1977); Filipi, (1997); Folena (1968-70); Ga i (1979); Jernej (1956); Malinar lingua di sostrato, il croato come lingua di adstrato nonché þ ü (2003); Metzeltin (1989); Muljaþiü (1970, 1992); Soþanac di superstrato rispetto al dalmatico e il veneziano come (2004); Šimunkoviü (1996); Tekavþiü (1976); Ursini (1987); lingua di adstrato e superstrato rispetto ai due idiomi 3 Vidoviü (1993); Vinja (1998, 2003, 2004). precedenti” (Malinar, 2003: 284-285). Con la 5 Cfr. Trudgill (1995: 133); Santipolo (2002: 169). Del termine sottomissione della Dalmazia al dominio della Repubblica lingua franca in Dalmazia cfr. Cortelazzo (1977: 526); Berruto di Venezia, il veneziano diventa l’idioma romanzo (2004: 149). 6 Il termine è stato coniato da Charles E. Bidwell. Cfr. Bidwell (1967: 13). 1 Cfr. Muljaþiü, Ž. (2000). 7 Il termine è stato coniato da Gianfranco Folena. Cfr. Folena 2 La descrizione dettagliata del veglioto, una delle varietà del (1968-70). dalmatico, oggi scomparso, fu pubblicata a Vienna da Bartoli già 8 “Non vedo buone ragioni contrarie all’introduzione del termine nel lontano 1906. La traduzione italiana è uscita nel 2000. croato-veneziano per indicare un VC specifico (ossia il VC in 3 “[…] non ci dimenticheremo che in fondo sostrato, superstrato Croazia, diventato col tempo il VC di Croazia).” (Muljaþiü, e adstrato non sono altro che delle espressioni metaforiche per 2002: 108) VC sta per veneziano coloniale. indicare gli influssi linguistici dei popoli rispettivamente vinti, 9 “È naturale che l’imitazione di modelli cancellereschi e letterari vincitori e conviventi.” (Vidos, 1959: 217) italiani, la lunga amministrazione veneziana in terraferma e sulle

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Magdalena Nigoeviü

1.2. Italianismi straniera alle strutture fonematiche, morfologiche, ecc.” Da secoli in Dalmazia si trovano a contatto varietà (Gusmani, 1986: 25) della lingua di arrivo. strutturalmente distinte, varietà del mondo romanzo e In tale prospettiva, questo lavoro prende spunto varietà del mondo slavo. Questa situazione linguistica ha dall’indagine svolta sul materiale della rivista umoristica la matrice storica sopra menzionata: l’autoctona lingua Berekin, pubblicata negli ultimi venti anni del Novecento, romanza del sostrato – il dalmatico, le note vicende della che contiene i contributi in una varietà regionale della Serenissima, l’estensione della lingua franca matrice ciacava, molto affine alla parlata usata nella città Mediterranea di origine veneta – il veneziano, insieme alla di Spalato. (Nigoeviü, 2005) La rivista nasce in un vicinanza geografica e culturale con il mondo italico. Gli ambiente demografico e linguistico particolarmente influssi linguistici romanzi rivelano la presenza di diversi stratificato. Date queste premesse, ci è sembrato che il strati linguistici: dal latino-balcanico, il dalmatico, il contenuto di questa rivista locale, completa di tutti i veneziano-dalmata, il veneziano, il triestino sino al più numeri (24 febbraio 1979 – 3 marzo 2002), costituisse il recente italiano standard. Per la complessità della modello più rappresentativo per le nostre ricerche questione linguistica ivi presente, nel nostro lavoro linguistiche. Il metodo di indagine è, nella fase evitiamo il termine ‘romanismo’ e utilizziamo il termine preliminare, la ricerca condotta sul materiale raccolto ‘italianismo’ nel significato di ‘prestito proveniente da dalla rivista, mentre, nella fase procedurale, è l’analisi del tutti gli idiomi del territorio italiano’. Gli italianismi si materiale attraverso i fenomeni linguistici attestati ai riferiscono prima di tutto ai prestiti dal veneziano il cui diversi livelli di analisi (fonologico, morfologico, numero all’interno del nostro corpus costituisce la semantico). Vengono introdotti i termini di componente più cospicua, insieme ai prestiti dall’italiano transfonemizzazione, con cui si intende indicare la standard e dalle parlate localizzate prevalentemente formazione dell’aspetto fonologico del prestito; di nell’area settentrionale. transmorfemizzazione, per designare le trasformazioni che si realizzano in ambito morfologico; e di 1.3. Varietà regionale dalmata transemantizzazione, ossia adattamento a livello semantico. Inoltre si parlerà dell’adattamento primario e Non vi è alcun dubbio che le fonti degli italianismi adattamento secondario al livello morfologico e al livello siano diverse perché non si tratti solo di una lingua, di una degli slittamenti semantici. (Filipoviü, 1986) Nella fase parlata o di un dialetto. Neanche l’aggettivo ‘croato’ non dell’adattamento primario, termine che si riferisce ai ricopre un’omogenea realtà linguistica ma si riferisce cambiamenti che avvengono fino all’integrazione della indistintamente agli idiomi ciakavo-ikavo, stokavo-ikavo, parola straniera nel sistema della lingua ricevente, i stokavo-ijekavo che è la base principale dell’odierno prestiti entrano a far parte della lingua ricevente e, nella standard croato. Tanto è vero che la varietà regionale fase di adattamento secondario, prendono le desinenze dalmata – la parlata della città di Spalato (Croazia), come della lingua ricevente comportandosi come parole del resto di qualsiasi altro ambiente urbano, si presenta indigene. Si focalizzerà l’attenzione sull’analisi sincronica eterogenea e variegata. La città di Spalato si trova nella dei diversi tipi di adattamenti. tradizionale area del dialetto ciacavo che oggi si sente parlare raramente e per di più notevolmente modificato. 3. Adattamento e produttività Inarrestabile è il processo di convergenza verso lo standard, vale a dire verso il più diffuso stocavo. La Nella fase dell’analisi del corpus, ci soffermeremo solo varietà parlata della città di Spalato conserva su alcuni aspetti prestando attenzione al fatto che “ciò che caratteristiche proprie di una varietà urbana il cui nucleo è conta di più per i linguisti è la classificazione dei prestiti costituito dai “suoi dialettismi e urbanismi specifici” secondo le categorie grammaticali, dei livelli grammaticali (Jutroniü, 1998: 239). e dei processi di integrazione” (Filipoviü, 1986: 46). Tralasciando ulteriori argomentazioni di carattere Ricaviamo l’approccio teorico e la terminologia dalla dialettologico e sociolinguistico inerente alla parlata di teoria delle lingue di contatto. Per evitare dubbi terminologici, nel testo che segue adoperiamo i seguenti Spalato, ci limiteremo ad analizzare esclusivamente i 10 dialettismi di origine italiana. termini: lingua di partenza (d’ora in poi LP) – varietà che è la fonte degli italianismi e lingua ricevente (d’ora in 11 2. Metodologia poi LR) – varietà che accetta gli italianismi; modello – la parola fonte nella lingua di partenza; prestito – la stessa L’obiettivo del presente contributo è quello di parola nella lingua che la riceve e che può essere più o illustrare l’adattamento e produttività degli italianismi meno diversa dalla fonte. nella varietà regionale dalmata. Si analizzeranno alcuni tratti del trasferimento linguistico che includono 3.1. Livello fonologico l’adattamento dei prestiti di matrice italiana nella parlata della città di Spalato. Per adattamento, ossia vera e propria La formazione dell’aspetto fonologico del prestito, integrazione, si intende “l’influsso esercitato dalla lingua ossia la transfonemizzazione, è la sostituzione degli ricevente nello sforzo di adeguare il termine di tradizione elementi fonologici della LP con gli elementi della LR e si manifesta nel corso della delineazione della forma

10 Il termine di lingua di partenza è definito nel paragrafo § 1.2. flotte e la continua presenza di commercianti ed artigiani italiani Italianismi in Dalmazia abbiano arricchito il lessico delle varietà croate.” 11 Il termine di lingua ricevente si riferisce alla varietà regionale (Metzeltin, 1989: 562) Dalmata descritta nel paragrafo § 1.3.

638 Adattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata fonologica del prestito nella LR. Nella nostra analisi molto più frequenti delle innovazioni nel sistema l’adattamento ortografico, cioè la sostituzione che avviene fonologico poiché questo ultimo è chiuso. La LR ha più partendo dagli elementi ortografici, è molto più rara. La possibilità di combinazioni per quanto riguarda la parola scritta non ha giocato un ruolo importante nei distribuzione dei fonemi rispetto alla LP, il che riduce contatti linguistici avvenuti in Dalmazia. Al contrario, è ulteriormente la necessità di adattamento. proprio grazie alla parola viva che, nel corso dei secoli, si è sviluppato il fenomeno del prestito. La forma ortografica 3.2. Livello morfologico del prestito molto spesso si forma sulla pronuncia. Il livello morfologico comprende le trasformazioni L’adattamento grafico è spesso limitato alla sostituzione attraverso cui passa la forma base del modello della LP di un segno grafico della LR a quello della LP, mentre il nel corso dei suoi adattamenti nella forma base della LR. fonema che questo grafema esprime è identico nei due Innanzi tutto, i morfemi della LP si uniformano al sistema sistemi linguistici. Un numero relativamente grande di fonologico della LR e poi si stabiliscono le categorie prestiti italiani è entrato nella LR senza adattamenti grammaticali. Durante l’analisi morfologica si consolida marcati. Ciò si spiega con il fatto che i due sistemi la forma base del modello che può essere composta da due fonologici e in gran parte anche grafici sono relativamente tipi di morfemi: lessicali e formativi. I morfemi lessicali vicini e la coincidenza fonografica è molto frequente. passano liberalmente da una lingua all’altra soddisfacendo Avremo così moltissimi prestiti di origine italiana che si così le esigenze delle nuove parole. Invece, i morfemi pronunciano allo stesso modo, ma la cui ortografia è formativi molto raramente si trasferiscono. (Weinreich, leggermente modificata, adattata alle convenzioni grafiche 1974: 39) La sostituzione degli elementi delle LP con gli della LR: così il fonema /k/, scritto in italiano con le elementi delle LR al livello morfologico viene denominata lettere c, ch, q verrà reso in croato graficamente con k: transmorfemizzazione e si realizza a tre livelli: kalafat < it. calafàto, similmente la g (+ e, i) /dž/, c (+ e, i) transmorfemizzazione zero, quando il modello è importato /þ/ o sc (+ e, i) /š/ verrano scritte in croato rispettivamente come morfema lessicale senza il morfema formativo, con ÿ, þ, š: inÿenjer < ven. ingegnèr, motoþikleta < it. transmorfemizzazione parziale, quando il prestito motociclétta, kušin < it. cuscino. Di conseguenza molti conserva il morfema formativo della LP, e italianismi appartengono al grado zero della transmorfemizzazione completa, quando il morfema transfonemizzazione, vale a dire il prestito mantiene le formativo della LP si sostituisce con il morfema formativo caratteristiche fonetiche del modello: it. ciccióna > þiþona, della LR. ven. cicolàta > þikolata, ven. intimèla > intimela, ven. A livello morfologico è inoltre necessario introdurre i forza > forca, ven. gamèla > gamela, it. scimmia > termini di adattamento primario e secondario. (Filipoviü, šim(i)ja, ven. vapòr > vapor, ecc. 1986: 119) Nella fase dell’adattamento primario Un numero cospicuo di italianismi attraversa il l’elemento alloglotto viene integrato nel sistema della LR. processo di transfonemizzazione parziale; ciò significa L’adattamento secondario avviene dopo l’integrazione che la descrizione fonematica del prestito corrisponde solo completa nel sistema linguistico ricevente, il che significa parzialmente a quella del modello. Ne consegue che le che il prestito continua a modificarsi secondo le regole vocali possono differenziarsi per quanto riguarda della LR. Una volta integrate nel sistema in cui sono l’apertura, ma non la posizione articolatoria, mentre le penetrate, le parole si comportano come quelle autoctone, consonanti possono essere diverse secondo il punto di prendendo parte attiva anche nella formazione delle articolazione, ma non in base al modo di articolazione. parole. (Filipoviü, 1986: 72) Per esempio, le vocali italiane aperte Nella maggior parte delle analisi dei prestiti linguistici si sostituiscono con le vocali della LR di minor apertura: nelle lingue europee (Haugen, 1950; Filipoviü, 1986; it. mèrlo > merlo, ven. balòta > balota. Antunoviü, 1992; Muhviü e Dimanovski, 1995; Soþanac, Alla transfonemizzazione parziale appartengono anche 2004), le statistiche rivelano che le categorie grammaticali gli esempi di degeminazione (it. abbaino > abajin, it. più frequenti sono i nomi, i verbi e gli aggettivi. Dal avvocàto > avokat, it. bellézza > beleca, it. basso > bas, momento che la stessa frequenza è riscontrabile anche nel it. coràggio > koraÿ, it. tràfficante > trafikant), laddove nostro corpus, trattiamo solo le categorie appena elencate, quel processo mediante il quale un fonema doppio diviene dato che le altre sono presenti in maniera esigua. semplice non si era già verificato, come nel caso dei 12 dialetti dell’area settentrionale. 3.2.1. Nomi Quando i fonemi importati non hanno equivalenti nella Per le ovvie ragioni del trasferimento linguistico, si LR parliamo di transfonemizzazione libera, vale a dire la presenta la necessità di elencare i nuovi termini, e, LR si serve dei propri mezzi per adattarli. In questo modo contestualmente, va segnalato come, tra tutte le categorie si risolve la questione dei dittonghi che non esistono nella grammaticali, la più rilevante, la più numerosa e, di LR i quali si riducono come nei seguenti esempi: ven. conseguenza, la più produttiva sia quella dei nomi. Nel barbièr > barbir, it. fiorétto> fioret o introducono processo di adattamento della forma base e del genere, i semivocale j: ven. viagio > vijaÿ, ven. malizia > malicija. nomi attraversano tutti e tre i livelli di Le innovazioni nella distribuzione dei fonemi nella LR transmorfemizzazione. Nella fase dell’adattamento sotto l’influsso del fenomeno del prestito lessicale sono primario i nomi attraversano la transmorfemizzazione di grado zero, cioè i nomi vengono importati nel sistema

12 morfologico della LR senza nessuna modifica, “Nel settentrione le consonanti doppie (o lunghe) latine naturalmente previa transfonemizzazione. In questo caso il vengono sistematicamente ridotte a consonanti semplici.” prestito è costituito dal morfema lessicale, il modello (Lepschy, 1998: 51).

639 Magdalena Nigoeviü corrisponde al prestito e viceversa, e non c’è bisogno loto (n) < ven. loto, merlo (n) < ven. merlo ed orzo (n) < dell’adattamento morfologico perché manca il morfema ven. orzo. Ad attribuire il genere contribuiscono diversi formativo. L’esempio potrebbe essere quello dei nomi di fattori. Oltre al genere naturale: ven. berechìn (m) > origine veneta, a cui la vocale finale è stata in precedenza berekin (m), ven. biondina (f) > bjondina (f), it. ciccióna elisa: ven. armeròn > armerun, ven. fachin > fakin, ven. (f) > þiþona (f), ven. garzòn (m) > garzun (m), ven. garzòn > garzun, ven. cain > kajin, però solo nel sartòr (m) > šaltur (m), it. signorina (f) > šinjorina (f); vi nominativo e accusativo, poiché negli altri casi si è anche la forma morfologica. Per esempio, i nomi aggiungono le desinenze flessive della LR. Lo stesso vale terminanti in -a di solito conservano il genere femminile, per i nomi composti e i sintagmi nominali, quali: ven. tutti i nomi maschili che terminano in consonante (ven.) o corpo morto > korpo morto, ven. zucaro d’orzo > cukaro dopo averla persa (it.), prima transfonemizzati, diventano de orzo, ven. tiramola > tiramola, ecc. La corrispondenza nomi maschili nella LR: it. fiorétto > fioret, it. colóre > delle forme morfologiche si può notare nei nomi kolor, it. salàme > salam; ven. bocòn > bokun, ven. matòn femminili terminanti in -a che mantenogono la stessa > matun, it./ven. portón(e) >portun, ven. vapòr > vapor, forma nella LR: ven. bètola > betula, ven. zima > cima, ecc. Lo stesso avviene con i nomi femminili, che nel ven. fota > fota, ven. mona > mona, ven. piria > pirja, it. processo della transmorfemizzazione completa rìga > riga, ecc. Questi esempi, tra l’altro sono sostituiscono il morfema formante -e > -a e conservano il numerosissimi, non rientrano nella casistica della genere femminile nella LR: ven. cale > kala, it. clàsse > transmorfemizzazione zero, poiché esiste il morfema klaša, it. parte > parta. Quanto al cambiamento di genere formativo, il suffisso -a. In questi casi, nel processo di nel processo di trasferimento linguistico, nel nostro corpus trasferimento dalla LP alla LR, insieme al morfema sono molto più numerosi i casi di cambiamento di genere lessicale si trasferisce anche il morfema formativo che ha, maschile della LP in genere femminile della LR. La in entrambi i sistemi, la stessa funzione: quella di maggior parte interessa i nomi femminili con suffisso - femminile singolare. ióne che si integrano nella LR come i nomi maschili in - Nella fase di transmorfemizzazione parziale i prestiti un: it. decorazióne > dekoracjun, it. intenzione > conservano il morfema formativo della LP, il quale è intencijun, it. confusióne > konfužjun, it. opinióne > precedentemente transfonemizzato. I nomi maschili che opinjun, it. protezióne > protecjun, it. stagione > štaÿun, nel modello terminano in -o conservano tale suffisso nel it. televisióne > televižjun, ecc. Questo può essere favorito prestito: fumo < it. fùmo, ganco < ven. ganzo, kapo < it. dal fatto che nella coscienza linguistica dei parlanti capo, kapuþino < it. cappuccino, konto < it. cónto, bilingui il suffisso -ióne sia stato identificato col frequente kumpanjo < ven. compagno, libreto < it. librétto, loto < it. suffisso -one della LP, attribuito agli accrescitivi maschili. lòtto, nonculo < ven. nonzolo, nono < ven. nono, orzo < Il momento interpretativo si rivela in tutta la sua ven. orzo, papagalo < it. pappagàllo, rešto < it. rèsto, ecc. importanza quando conduce a una analisi errata della Fanno parte di questo gruppo anche i nomi maschili in -e: parola. Il parlante, nel processo dell’interferenza kafe < ven. cafè, pape < it. papà, prešidente < it. linguistica, “interpreta il modello straniero e presidènte. Inoltre, ci sono molti nomi che terminano in conseguentemente lo identifica con quella categoria suffissi produttivi della LP che, dopo averli grammaticale indigena che offre più appigli ad un transfonemizzati, li conservano, tra cui i suffissi -ella: it. confronto” (Gusmani, 1986: 51). Un caso interessante è bagatella > bagatela, -ìna: ven. bachetìna > baketina, - l’esempio di mancata identificazione dell’articolo, àda: ven. berechìnàda > berekinada, -étta: it. biciclétta > siccome il sistema linguistico della LR non lo conosce, biþikleta, -ìa: ven. becarìa > bikarija, -ièra: ven. zucarièra con conseguente agglutinazione dell’articolo, che si > cukarjera, -ezza: ven. debolezza > debuleca, -ozza: ven. interpreta come parte integrante del nome: lumbrela < it. carozza > karoca. ant. l’ombrella, lumbrelin < it. ombrellìno. Non sono tanti gli esempi di transmorfemizzazione Oltre ai processi di integrazione, transfonemizzazione completa e in molti casi riguardano l’ellissi dei nomi e di transmorfemizzazione primaria, in cui si definiscono maschili in cui si perdono i suffissi -o ed -e: it. basso > la forma base e il genere del nome, avvengono ulteriori bas, it. gìro > ÿir, ven. ghéto > get, it. fiorétto > fioret, cambiamenti dovuti esclusivamente ai meccanismi della ven. sesto > šest, ven. tìngolo > tingul; it. salàme > salam. lingua indigena. (Filipoviü, 1986: 57) In questa fase I classici esempi di transmorfemizzazione completa dell’adattamento secondario i prestiti integrati diventano comprendono i casi in cui il morfema formativo della LP la base per la formazione delle parole e mostrano la loro si sostituisce con il morfema formativo della LR che ha la produttività. Due sono i modi della formazione delle stessa funzione e lo stesso significato, per esempio -e > -a: parole: derivazione (suffissazione e prefissazione) e it. parte > parta, it. fèbbre > fibra oppure -ione > -ija: it. composizione. I derivati denominali sono i più numerosi e ricreazióne > rekrejacija, it. speculazióne > špekulacija. la suffissazione è il procedimento più produttivo. Nella fase di adattamento morfologico, oltre alla forma L’impiego dei vari prefissi, invece, si rivela caratteristico base del nome, viene stabilito anche il genere nella formazione dei verbi di cui sotto. Aggiungendo dei grammaticale nella LR. Entrambi i sistemi linguistici morfemi formanti indigeni, aventi funzione di modificare conoscono le categorie del genere naturale e il significato dei morfemi lessicali, in alcuni casi si può grammaticale. A differenza della LP che ha solo genere alterare la categoria grammaticale del prestito. maschile e femminile, la LR ha anche la categoria del Tra i diversi derivati denominali menzioniamo anche: - genere neutro. Quasi tutti i prestiti del nostro corpus ica: štracunica “stracciona” < ven. stràza + suffisso della appartengono al genere maschile oppure al femminile, LR –un dal significato di “maschile” (Babiü, 1991: 336) + mentre sono poche le eccezioni di genere neutro, i quali: suffisso della LR -ica che significa “la testa femminile”

640 Adattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata

(Babiü, 1991: 152); -anin “suffisso per esprimere etnia nella LR, come in tutte le lingue slave, i diversi valori maschile” (Babiü, 1991: 220): getanin “abitante del aspettuali trovano una precisa espressione grammaticale. ghetto” < ven. ghéto o suffisso -in: spalatin < it./ven. Questo rende indispensabile l’introduzione Spalato; grintavac “brontolone” < ven. grinta + suffisso dell’adattamento secondario del verbo per poter analizzare della LR -av che significa “che possiede” (Babiü, 1991: i prestiti verbali.13 Nella fase dell’adattamento secondario, 442) + suffisso della LR -ac dal significato di “persona” il prestito verbale integrato si sottopone al sistema (Babiü, 1991: 74). Inoltre, i nomi astratti si costituiscono linguistico indigeno, si modifica introducendo dei con il suffisso -stvo dal significato di “ciò che si riferisce morfemi formanti (suffissi e prefissi) per indicare l’aspetto al nome” (Babiü, 1991: 277): karonjstvo < ven. carògna + verbale. I verbi integrati nella fase primaria mediante -ost; diminutivi con l’impiego del suffisso -ica per i nomi l’aggiunta del suffisso della LR -va- assumono il valore femminili: lamica < it. lama, lumbrelica < lumbrela < ven. durativo e incompiuto: abadat/abadavat < ven. abadàr, ombréla, moretica < moreta < ven. morèta, štraþica < bacilat/bacilavat < ven. bazilar, brontulat/brontulavat < štraca < ven. stràza; mentre i diminutivi maschili ven. brontolar, deštrigat/deštrigavat < ven. destrigàr, acquistano i suffissi -iü i -þiü: bokunþiü, bokuniü < bokun ÿirat/ÿiravat < ven. giràr, falit/falivat < ven. falìr, < ven. bocòn, kantuniü < kantun < ven. cantòne, kušiniü < frajat/frajavat < ven. fraiar, fudrat/fudravat se < ven. kušin < it. cuscino; gli accrescitivi con il suffisso -etina fodràr, krepat/krepavat < ven. crepàr, piturat/pituravat < dal significato di “accrescitivo che contiene una sfumatura ven. pituràr, stivat/stivavat < ven. stivàr, škrokat/škrokavat spregiativa” (Babiü, 1991: 244): libretina < it. libro. < ven. scrocàr, šporkat/šporkavat < ven. sporcar, La composizione consiste nell’accoppiamento di un šuperat/šuperavat < it. superàre, toþat/toþavat < ven. termine d’influsso straniero con un elemento indigeno; tochiàr, vižitat/vižitavat < ven. visitàr, ecc. Il essa è il prodotto di uno scontro che interessa solo procedimento opposto avviene quando ai verbi in un’unità del sistema, cioè la parola. Tra queste formazioni precedenza integrati viene preposto il prefisso per lessicali ibride nel nostro corpus notiamo due esempi esprimere l’aspetto verbale concluso e compiuto: abbastanza indicativi di nomi composti: manjamukte dal nadožuntat < ven. zontàr,išþakulat se < ven. ciacolar, significato di “sbafatore, parassita” < ven. magnar + tur. išporkat < it. sporcàre, izbanjat < it. bagnàre, izvicjat < mukte “gratuito” (Škaljiü, 1985: 468) e plaþimona dal ven. viziar, nabaketat < it. bacchettare, nabalat se < significato di “piagnucolone” < forma imperativa del it./ven. balar(e), nabunbat < ven. bombar, osekat < ven. verbo croato plakati “piangere” + ven. mona. Entrambi secàr,pofrajat < ven. fraiar, pošprucat < ven. spruzzàr, hanno un morfema lessicale di origine veneta: nel primo prišaltat < ven. saltàr, razbanzat < ven. bandizar, razvicjat composto troviamo anche un elemento proveniente dalla < ven. viziar,zabeštimat < ven. bestemiar, zakantat blu-letriko, it. èbete > ebete, it. chiàro > kjaro, sostituiscono rispettivamente con le terminazioni it. lùsso >lušo, ven. marot > marot, it. pronto > pronto, dell’infinito della LR -at e -it. I verbi che appartengono ven. s’cèto >šüeto. Dal punto di vista morfologico, si alla prima coniugazione della LP sostituiscono la tratta dei prestiti non adattati perché rimangono invariabili desinenza -ar(e) con la desinenza -at, mentre i verbi della rispetto al numero, al genere e ai casi della LR. Gli altri seconda e della terza coniugazione si adattano mediante la prestiti aggettivali si integrano nel processo di sostituzione delle terminazioni dell’infinito -er(e) ed -ir(e) transmorfemizzazione completa che di solito avviene con con la desinenza -it. Menzioniamo alcuni esempi dei l’elisione della vocale finale -o oppure -e dei nomi prestiti verbali in -at i quali sono molto più numerosi: maschili singolari: it. débole >debul, it. fàlso >falš, ven. adoþat < ven. adociar, üakulat < ven. ciacolar, fikat < fresco > frišak, it. golóso > goluz, it. capriccióso > ven. ficàr, guštat < it. gustàre, imbrojat < ven. imbrogiàr, kapriþioz, it. magnìfico > manjifik, it. pacifico >paþifik, kalat < ven. calàr, pariüat < ven. parechiar, šjolat < ven. it. persuàso > peršvaž, it. sicuro > sikur, ven. sincèro > siolàr; e quelli in -it che nel nostro corpus rappresentano sinþer, ven. scuro > škur, it. stufo > štuf, ven. sufistico > un gruppo più piccolo: finit < ven. finìr, intendit se < ven. šufištik, it. supèrbo > šuperb. intender, krešit < it. créscere, kurit < it. correre, partit < Dopo l’integrazione completa avviene l’adattamento ven. partìr, prišvadit < it. persuadere, ribambit < ven. secondario, vale a dire, all’aggettivo base rappresentato ribambìr, ecc. dal modello straniero, transfonemizzato in precedenza, I due sistemi linguistici in contatto rappresentano due sistemi diversi per quanto riguarda l’aspetto verbale. Nella LP l’aspetto verbale ha un’importanza secondaria, mentre 13 Il termine di ‘adattamento secondario del verbo’ viene introdotto nelle lingue in contatto da Filipoviü. (1986: 144) 641 Magdalena Nigoeviü vengono aggiunti i suffissi aggettivali della LR (-an, -ast, ƒ frut < it. frutto; per questo termine vengono enumerate -av). I prestiti aggettivali, in seguito assolvono le funzioni nello Zingarelli sei accezioni (2000: 747 , mentre nel dell’aggettivo indigeno e possono esprimere le categorie nostro corpus il rispettivo prestito ha solo il significato del numero, genere e caso: it. malizióso > maliciozan, it. di “prodotto commestibile degli alberi e di alcune serióso > seriozan, it. scandalóso > skandalozan; it. piante”; geloso > ÿeložast, it. gentìle > ÿentilast, it. furbo > ƒ kvadar < it. quadro, per il quale ci sono tredici furbast, ven. rizo > ricast, ven. tondo > tondast; ven. accezioni nello Zingarelli (2000: 1449 , laddove nella sempio > šempjav, ecc. LR si conserva solo come “dipinto, tavola”; Va notato un esempio interessante trovato nel nostro ƒ nono < it. nonno, termine con tre accezioni nello corpus. Si tratta dell’aggettivo it. ‘stabile’ cha ha due Zingarelli, mentre nella parlata dalmata si usa solo con sbocchi diversi nella LR: štabil e štabilan. Entrambi i il significato di “padre del padre o della madre nei prestiti hanno attraversato i processi della confronti dei figli di questi” (Zingarelli, 2000: 1184), transfonemizzazione e della transmorfemizzazione ecc. completa. L’aggettivo štabil si è integrato nella fase dell’adattamento primario con l’elisione della vocale Nella fase dell’adattamento secondario il prestito, finale -e, mentre il termine štabilan, più recente, si è integrato nella LR, subisce ulteriori cambiamenti integrato nel processo di adattamento secondario mediante semantici, l’aumento o l’ampliamento del significato. il suffisso aggettivale della lingua indigena. Sono diversi i processi attraverso i quali avvengono questi cambiamenti, tra cui: 3.3. Livello semantico Nel processo di adattamento, oltre alla ƒ metonimia: barba < it. barba, nella LR si usa nel transfonemizzazione e alla transmorfemizzazione, gli significato di “zio” e anche come appellativo per elementi alloglotti attraversano anche la fase signore; dell’adattamento semantico, ossia la transemantizzazione ƒ metafora: mandrilo < it. màndria, nella parlata in cui il significato si adatta alla LR. regionale dalmata termine màndrilo è il nome beffardo Nel processo di adattamento semantico primario i per abitante di Spalato e non ha niente a che fare, come significati del prestito rimangono uguali a quelli del generalmente viene ritenuto, con la specie della modello oppure si riducono, mentre, nel processo di scimmia africana mandrillo, ma si tratta dell’alterato adattamento secondario, il numero dei significati aumenta che ha come base di derivazione il nome mandria rispetto a quelli del modello. I prestiti caratterizzati “gruppo numeroso di bestiame grosso; spreg. insieme dall’estensione semantica di grado zero appartengono a disordinato di persone” (Vinja, 2003:168); diversi campi semantici, fra cui: ƒ elissi: busta < it. bùsta paga “retribuzione di un lavoratore dipendente, unita alla distinta delle voci che ƒ flora e fauna: petrusimul < ven. petersèmolo, frzelin < la compongono” (Zingarelli, 2000: 271), nel nostro ven. frizarìn, gaštapan < ven. gastapàn; corpus solo il primo elemento della sintagma nominale ƒ cibo e bevande: pašticada < ven. pastizada, pašareta < si è trasferito nella LR ed ha assunto il significato ven. pasarèta; dell’intero sintagma. ƒ giochi: briškula < it. brìscola, loto < ven. loto, trešeta < ven. tressète; 4. Conclusione ƒ misure: duzina < ven. dozèna, feta < ven. feta, kvarat Avendo passato in rassegna gli italianismi nella varietà < it. quarto; regionale dalmata, o più precisamente nella parlata della ƒ abbigliamento: bjankarija < ven. biancarìa, jaketa < città di Spalato, abbiamo cercato di trattare ven. iachèta, ligamba < ven. ligambo, mudante < ven. sincronicamente alcuni processi di adattamento e di mudande, traverša < ven. traversa; produttività di tali prestiti. L’adattamento sul livello ƒ mestieri: kalafat < it. calafàto, kaligjer < ven. caleghèr, fonologico è agevolato dal fatto che tra i due sistemi garzun < ven. garzòn, marangun < it. marangone, ecc. fonologici non ci siano notevoli differenze solo che la LR ha maggiori possibilità combinatorie dei fonemi. L’aspetto Questi prestiti si riferiscono per lo più alla sfera fonologico dei prestiti viene definito di solito a seconda privata dell’esistenza umana, il che rivela non solo della pronuncia del modello. l’intimità e la vicinanza, ma anche i contatti secolari fra i L’analisi dell’adattamento morfologico ha rivelato che due sistemi linguistici, poiché è solo la lunga e stretta tra le categorie grammaticali spicca notevolmente quella convivenza che, nella coscienza dei parlanti bilingui, dei nomi. I prestiti nominali hanno inoltre dimostrato una facilita il trasferimento dell’intero significato (uno o più) grande capacità di adattamento e numerose possibilità del modello. Il fenomeno più frequente nel processo di produttive nel processo della formazione delle parole. adattamento semantico è la riduzione del significato. Le Nell’adattamento dei verbi, particolare attenzione è stata nuove parole si introducono per soddisfare la necessità di rivolta all’aspetto verbale e alle modalità in cui i verbi nominare un nuovo termine, perciò di solito i prestiti integrati nell’adattamento secondario si servono dei conservano solo un significato e di regola quello è il morfemi formanti (suffissi e prefissi) per indicare l’aspetto significato base del modello. Ci sono tantissimi esempi verbale. La maggior parte degli italianismi appartiene ai della riduzione di significato nella fase di adattamento campi semantici che si riferiscono alla vita privata dei primario, tra cui: parlanti.

642 Adattamento e produttività degli italianismi nella varietà regionale dalmata

Ciò dimostra che nella coscienza dei parlanti, gli Jutroniü, D. (1998). Jezik Robija K. i zagrebaþki italianismi non vengono percepiti come qualcosa di gimnazijalci. In Jeziþna norma i varijeteti, HDPL. estraneo e che solo nel corso di lunghi e stretti contatti Zagreb-Rijeka, pp. 233-240. sono potuti avvenire trasferimenti di questo genere. Lepschy, L. e Lepschy, G. (19984). La lingua italiana. La parlata locale e regionale è sempre rappresentativa Storia, varietà dell’uso, grammatica. Milano: dell’appartenenza a una cultura, a una tradizione; Bompiani. attraverso i suoi meccanismi puramente linguistici – nel Malinar, S. (2003). Italiano e croato sulla costa orientale nostro caso lessicali – è possibile scorgere la storia e la dell’Adriatico. Dai primi secoli all’Ottocento (I). In ricchezza dei contatti tra i popoli, tra le culture e tra lingue Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia, 47/48, pp. strutturalmente diverse. Con la scomparsa di qualsiasi 283-310. parlata, scompaiono anche gli elementi linguistici che la Muhviü-Dimanovski, V. (1995). Glagolski anglicizmi u contrassegnano, come anche una parte dell’identità e della njemaþkom. Filologija, 24-25, pp. 267-273. memoria collettiva. Muljaþiü, Ž. (1970). Scambi lessicali tra l’Italia meridionale e la Croazia. Abruzzo, 8, pp. 45-55. 5. Riferimenti Muljaþiü, Ž. (1992). I contatti linguistici e culturali slavo- Antunoviü, G. (1992). Švedski u švengleskom – still going romanzi nel bacino adriatico nel Medio Evo. Storia e strong. Rad Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti, civiltà, 3/4, pp. 186-204. knjiga 446, pp. 207-257. Muljaþiü, Ž. (2000). Das Dalmatische: Studien zu einer Babiü, S. (1991). Tvorba rijeþi u hrvatskom književnom untergegangenen Sprache. Koeln/Weimer-Wien: jeziku: nacrt za gramatiku. Zagreb: HAZU/Globus. Böhlau Verlag. Bartoli, M. G. (2000). Il Dalmatico. Resti di un’antica Nigoeviü, M. (2005). Humoristiþko-satiriþni þasopis lingua romanza paralata da Veglia a Ragusa e sua Berekin. ýakavska riþ, 1-2, pp. 33-44. collocazione nella Romania appennino-balcanica, a Soþanac, L. (2004). Hrvatsko-talijanski jeziþni dodiri: s cura di Aldo Duro. Roma: Istituto della Enciclopedia rjeþnikom talijanizama u standardnome hrvatskom Italiana fondata da Giovanni Treccani. Roma: Marchesi jeziku i dubrovaþkoj dramskoj književnosti. Zagreb: Grafiche Editoriali. Nakladni zavod Globus. Basso, W. e Durante, D. (2000). Nuovo dizionario veneto- Šimunkoviü, Lj. (1996). Mletaþki dvojeziþni proglasi u italiano etimologico italiano-veneto. Villanova del Dalmaciji u 18. stoljeüu. Split: Književni krug. Ghebbo (RO): CISCRA. Škaljiü, A. (1985). Turcizmi u srpskohrvatskom jeziku. Bidwell, Ch. E. (1967). Colonial Venetian and Serbo- Sarajevo: Svjetlost. Croatian in the Eastern Adriatic. A Case Study of Tekavþiü, P. (1976). O kriterijima stratifikacije i Languages in Contact. General Linguistics, 7, pp. 13- regionalne diferencijacije jugoslavenskog romanstva u 30. svjetlu toponomastike. Onomastica Iugoslavica, 6, pp. Berruto, G. (2004). Prima lezione di sociolinguistica. 35-56. Roma/Bari: Laterza. Trudgill, P. (1995). Sociolinguistics. London: Penguin. Cifoletti, G. (1989). La lingua franca mediterranea. Ursini, F. (1987). Sedimentazioni culturali sulle coste Quaderni patavini di linguistica. Monografie, 5. orientali dell’Adriatico: il lessico veneto-dalmata del Padova: Unipress. Novecento. In Atti e memorie della società dalmata di Cortelazzo, M. (1977). Il contributo del veneziano e del storia patria, Volume XV, Venezia, pp. 25-179. greco alla lingua franca. In Venezia centro di Vidoviü, R. (1993). Jadranske leksiþke studije. Split: mediazione tra Oriente e Occidente (secoli XV-XVI). Književni krug. Aspetti e Problemi. Atti del II Convegno Internazionale Vinja, V. (1998/2003/2004). Jadranske etimologije. di Storia della Civiltà Veneziana, Volume II. Firenze: Jadranske dopune Skokovu etimologijskom rjeþniku. Olschki, pp. 523-535. Knjiga I/II/III. Zagreb: HAZU/Školska knjiga. Filipi, G. (1997). Betinska brodogradnja: etimologijski Zingarelli, N. (2000). Lo Zingarelli 2000 – Vocabolario rjeþnik puþkog nazivlja. Šibenik: Županijski muzej. della lingua italiana. Bologna: Zanichelli. Filipoviü, R. (1986). Teorija jezika u kontaktu. Zagreb: Weinreich, U. (1974). Languages in Contact: Findings Školska knjiga. and Problems. The Hague/Paris: Mouton. Folena, G. (1968-70). Introduzione al veneziano ‘di là da mar’. Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo, 10/12, pp. 331-376. Gaþiü, J. (1979). Romanski element u Splitskom þakavskom govoru. ýakavska riþ, 1, pp. 3-54; 2, pp. 107-155. Gusmani, R. (19862). Saggi sull’interferenza linguistica. Firenze: Le Lettere. Haugen, E. (1950). The Analysis of Linguistic Borrowing. Language, 26, pp. 210-231. Jernej, J. (1956). Sugli italianismi penetrati nel serbo- croato negli ultimi cento anni. Studia romanica, 1, pp. 54-82.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 645-649

Nuovi italianismi in serbo

Mila Samardžiü

Università di Belgrado

Abstract Diacronicamente osservando, gli italianismi in serbo possono essere divisi in quelli tradizionali (venezianismi e toscanismi presenti nella lingua letteraria e nei dialetti con un costante affluso di nuove unità) e culturali (i cosiddetti europeismi, presenti in diverse lingue europee) e quelli nuovi che risalgono agli ultimi decenni del novecento e ai primi anni del duemila. A partire dagli anni sessanta dello scorso secolo si è avuta una nuova ondata di italianismi che ha investito non solo la varietà standard ma anche le variabili diastratiche, specialmente il parlato giovanile, il serbo popolare nonché il gergo degli affari, sport, gastronomia, moda ecc. Grazie alla presenza, diretta o trasmessa, degli italiani nella vita dei serbi, abbaimo registrato una serie di prestiti italiani di data recente. Il fenomeno interessa non solo i nuovi vocaboli, ma anche la morfologia lessicale e porta ai problemi di trascrizione e di pronuncia.

Oltre agli italianismi che fanno parte del patrimonio lessicale di moltissime lingue europee come opera, 1.2. Italianismi diretti allegro, andante, maccheroni, ecc. (e che rientrano nel Anche i cosiddetti italianismi diretti o i toscanismi serbo standard e nella lingua letteraria), a partire dagli (Klajn, 1996:45-64) sono presenti nella lingua standard: anni sessanta, con l’apertura della ex Jugoslavia verso agrumi, apetit (it. appetito), bakalar (it. baccalà < sp. l’Occidente e le conseguenti migrazioni sia per motivi di bacalao < olandese ant. kabeljauw), barka (it. barca), lavoro che per il semplice fatto di viaggiare, anche la beštija (it. bestia), faliti (it. fallire, nel significato di lingua italiana ha avuto il suo ruolo importante ‘mancare’ o ‘venire meno’), fin (it. fino, fine), fontana, nell’arricchimento lessicale del serbocroato. Questo graciozan (it. grazioso), kaca (it. cazza), kancona (it. arricchimento ha investito non solo la varietà standard ma canzone), kapara, (it. caparra), kapetan (it. capitano), anche le variabili diastratiche, specialmente il parlato karabinjer (it. carabiniere), kavaljer (it. cavaliere), giovanile, il serbo popolare nonché il gergo degli affari e kredenac (it. credenza, mobile), kvintal (it. quintale < sp. dello sport. Nel nostro contributo ci occuperemo di varie quintal), macola (it. mazza, mazzuola), mafija (it. mafia), presenze di italianismi in serbo, da quelli tradizionali agli manjkati (it. mancare), milja (it. miglio), palma, pijaca (it. ultimi fenomeni che riguardano l’influsso su questa lingua piazza, nel significato di ‘mercato’), roba, ruzmarin (it. slava. rosmarino), sardela (it. sarda, sardella), sardina, skala (it. scala), škrinja (it. scrigno), tombola, žbir (it. sbirro). 1. Italianismi tradizionali Ci si potrebbero aggiungere alcuni esempi di carattere regionale, come adio (it. addio) brodet (it. brodetto), fakin 1.1. Venezianismi (ar. it. facchino), fešta (it. festa), kalamar (it. calamaro), Di tutti i prestiti provenienti dalle lingue romanze in kontati (it. contare), krepati (it. crepare), nona (it. nonna), serbo gli italianismi sono l’esempio più importante del nono (it. nonno), palenta (it. polenta), pašta (it. pasta), contatto diretto fra le due lingue. Ci rientra anche un paštašuta (it. pastasciutta), piturati (it. pitturare), pjat (it. cospicuo numero di venezianismi. I venezianismi sono piatto), polpeta (it. polpetta), prošek (it. prosecco), riva presenti nella lingua letteraria: barbun, ven. barbon, it. (it. riva), rovinati (it. rovinare) široko/šilok (ar. it. triglia; boca, ven. bozza, it. bottiglia; bura, ven. it. bora; scirocco), špaga (it. spago) ecc. datula, ven. datolo, it. dattero; dužd, ven., it. doge; gondola, ven., it. gondola; regata, ven., it. regata; salata, 1.3. Italianismi indiretti ven. salata, it. insalata. Tuttavia sono molto più numerosi Altri prestiti, come milion (it. milione, fr. million, ted. nelle parlate e dialetti dell’Adriatico orientale: balota, ven. Million), par (it. paio, ted. Paar), policija (it. polizia, fr. balota, it. ballotta; batana, ven. battana; bevanda, ven. police, ted. Polizei), pomorandža (it. pomarancia, bevanda, it. vino rosso allungato; beškot, ven. bescoto, it. arancia, ted. Pomeranze), ecc. probabilmente sono biscotto; bonaca, ven. bonazza, it. bonaccia; buraška, ven. arrivati in serbo per via indiretta, cioè sono passati borasca, it. burrasca; cotav, ven. zoto, it. zoppo; cukar, dall’italiano al serbo tramite la lingua tedesca o, meno ven. zucaro, it. zucchero; üakulati, ven. ciacolar, it. frequentemente, quella francese (Klajn, 1996: 49). Spesso chiacchierare; dešperati se, ven. desperar, it. disperarsi; la lingua mediatrice (il tedesco nella maggior parte dei fritula, ven. frìtola, it. frittella; furešt, ven. foresto, it. casi) ha generato qualche spostamento semantico e forestiero; gradela, ven. gradela, it. graticola, griglia; mutamento fonetico o morfologico. Vediamo prima alcuni kamara, ven. camara, it. camera; kantun, ven. canton, it. esempi nei quali riscontriamo alcuni cambiamenti fonetici canto; komodati se, ven. comodarse, it. accomodarsi; nella pronuncia o quelli morfologici riguardo al genere dei kužina, ven. cusina, it. cucina; lemozina, ven. lemosina, sostantivi: korzo (korso, it. corso) secondo il tedesco viene it. elemosina; marenda, ven. marenda, it. merenda; pronunciato con la “s” sonora, parmezan (parmesan, it. nevera, ven. nevera, it. tempesta; orada, ven. orada, it. parmigiano) conformemente al tedesco Parmesan e orata; panceta, ven. panzeta, it. pancetta; pantegana, ven. porcelan (porzelan, it. porcellana) in base al ted. pantegana, it. topo di fogna; pirun, ven. piròn, it. Porzellan. Il sostantivo lak (it. lacca) è di genere maschile forchetta; skalinada, ven. scalinada; škura, ven. scuro, it. (cfr. ted. Lack), skica (it. schizzo) è di genere femminile persiana; škver, ven. squero, it. cantiere; šempio, ven. (cfr. ted. f. Skizze), špijun (it. spia) è di genere maschile sempio, it. scempio; tinel, ven. tinelo, it. tinello; ecc (cfr. (cfr. ted. Spion), violina (it. violino) è di genere femminile Musiü, 1972).

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Mila Samardžiü

(cfr. ted. f. Violine). Negli esempi che seguono si verifica it. medaglione), parada (< fr. parade < it. parata), invece lo spostamento del significato della parola, spesso paravan (< fr. paravent < it. paravento), perika (< fr. direttamente sotto l’influsso del tedesco: bruto (< it. perruque < it. parrucca), pijedestal (< fr. piédestal < it. brutto si usa nel significato di “(peso) lordo”), kantina (< piedestallo), profil (< fr. profil < it. profilo), salon (< fr. it. cantina si usa nel significato di “spaccio nelle salon < it. salone), serenada (< fr. sérénade < it. caserme”), parola (< it. parola si usa nel significato di serenata), šarlatan (< fr. charlatan < it. ciarlatano), “parola d’ordine”), tempo (< it. tempo si usa nel tirada (< fr. tirade < it. tirata), tribina (< fr. tribune < it. significato di “ritmo”), salutirati (< it. salutare si usa nel tribuna), ecc. Ancora nel diciottesimo secolo l’italiano era linguaggio militare con il significato di rendere onore < vastamente noto dall’Europa colta ed era la seconda ted. salutieren), sekirati (< it. seccare si usa nel significato lingua dell’impero austroungarico. di “preoccuparsi, angosciarsi”, secondo il ted. sekkieren), štrapac e štrapacirati (< it. strapazzo e strapazzare, con il 2.3. Terminologia musicale significato di “cammino, lavoro faticoso”, secondo ted. A partire dal Seicento, la grande fortuna della musica e strapaze, strapazieren), ecc. in particolare della lirica italiana è stata decisiva per la presenza attiva e il prestigio dell’italiano fuori d’Italia: 2. Italianismi culturali l’italiano dei libretti d’opera diventa lingua universale del mondo musicale internazionale. L’italiano si conservò 2.1. Europeismi solo come metalingua dell’esecuzione musicale, ma il Inoltre, esistono gli italianismi culturali che di regola mito del suo carattere melodico sopravvisse assai più a sono europeismi: arsenal (it. arsenale ted. Duett > ser. duet; it. concerto > fašizam (it. fascismo), fašista (it. fascista), figura, forma, ted. Konzert > ser. koncert): adaÿo (it. adagio), arija (it. galop (it. galoppo), galopirati (it. galoppare), gazela (it. aria), bariton (fr. baryton, it. baritono), bas (fr. basse, it. gazzella karton), mentre i sostantivi di genere femminile nell’arricchimento lessicale del serbocroato. Gli influssi in –a conservavano la loro desinenza anche nel passaggio italiani hanno investito non solo la varietà standard ma in serbo (it. grottesca > groteska). anche e soprattutto le variabili diastratiche, specialmente il parlato giovanile, il serbo popolare nonché il gergo degli 2.2. Italogallicismi affari. Una nuova Italia del dopoguerra, sulle ali del Ricordiamo che l’italiano occupava una posizione successo cinematografico e con la modesta, ma centrale in Europa fino a tutto il Cinquecento, ed era sognatissima Cinqueceto, ha fatto sì che i giovani serbi patrimonio necessario degli intellettuali fino a tutto il degli anni sessanta-settanta invece di dire “idem po hleb” Settecento. Durante questo dominio culturale, artistico, (“vado a comprare del pane”), dicevano “idem po panju”. finanziario e commerciale una cospicua quantità di parole È un esempio ormai caduto in disuso, ma possiamo sono passate dall’italiano in molte lingue europee, in ricordare il verbo “kapirati” (capire) rimasto vivissimo primo luogo in francese, dal quale sono arrivate anche in nel parlato di tutte le generazioni. Inoltre: “da napravimo serbo: ambasada (

646 Nuovi italianismi in serbo da parte della comunità internazionale, paese ciò ha un suo corrispettivo anche sul piano della economicamente distrutto e moralmente devastato e il diffusione della lingua italiana al di fuori d’Italia: conseguente sogno di un “paese ricco” e una vita agiata; l’italiano appare infatti legato ad uno stile di vita che si quelle esterne che si riferiscono ai fenomeni di collega ad una mutata immagine dell’Italia all’estero. I globalizzazione e mezzi di comunicazione di massa prodotti made in Italy rispecchiano il profondo mutamento (Internet e televisione via satellite o cavo). In poche avvenuto in questi ultimi decenni nella realtà economico- parole, è una situazione piuttosto complessa che riguarda sociale d’Italia ed esportano un’idea dell’Italia ricca di in maniera particolare le giovani generazioni e il loro prestigio. Così anche le più eleganti strade di Belgrado futuro alquanto incerto. Ma perché proprio l’italiano? sono gremite di insegne con nomi italiani e la moda L’Istituto nazionale di statistica ha promosso alcuni italiana si è imposta come la più sofisticata ed elegante, anni fa un grande censimento delle istituzioni operanti nel mentre il design italiano è il più ricercato ed imitato (dai campo della diffusione della lingue straniere in Serbia. mobili alle automobili). Ecco alcuni nomi italiani per Secondo i dati dell’indagine, si può calcolare che negozi, bar e ristoranti: Ultima moda, Azzurro, Mamma all’incirca diecimila individui (su una popolazione totale mia, Giardino, Buongiorno, Casa, Castello, Pomdoro, di 8 milioni) studiano italiano. Panefino, Primo piatto, Senza pari, Senza paura, La stessa ricerca si è posta obiettivo di individuare le Pappagallo, Ottimo, Bella Napoli, Tavolino, Bambino, Da motivazioni allo studio delle lingue straniere in Serbia, Totò, Uno e tanti altri. Ci sono anche lessemi che imitano italiano compreso. Le principali motivazioni sono quelli italiani: kafuüino, pancerota, ecc. raggruppate in tre settori: motivi di studio e lavoro, arricchimento della cultura personale, emigrare in Italia o 3.3. Gastonomia studiare alle università italiane. L’italiano si studia in La gastronomia è tradizionalmente uno dei settori di istituzioni scolastiche (scuole elementari, medie e diffusione dell’italiano all’estero. Del lessico serbo fanno superiori), presso Istituto italiano di cultura e varie oramai parte i vocaboli che indicano nomi dei famosi organizzazioni private. piatti italiani o bevande calde a base di caffè (pizza, Quanto all’insegnamento dell’italiano in ambito spaghetti, pasta, carpaccio, gnocchi, pesto, bruschette, universitario, l’Università di Belgrado vanta una risotto, tagliatelle, tortellini, lasagne, frutti di mare, tradizione lunga ottant’anni (momentaneamente più di fiorentina, espresso, cappuccino, macchiato, ecc.), ma mille persone studiano italiano alla Facoltà di filologia di anche di certi prodotti italiani noti in tutto il mondo (come Belgrado e l’italiano è, dopo l’inglese, la seconda lingua Nutella, Chianti, Campari, Martini, gorgonzola, straniera studiata presso il nostro ateneo) e conferisce il mozzarella), nonché quelli di alcune piante e ortaggi Bechelor of Arts in italiano, il Master of Arts e il (origano, pinoli, rucola, pelati, capperi, broccoli). Dottorato di ricerca. 3.4. Sport 3.1. Presenza italiana in vari settori Con la crisi anche nell’ambito sportivo, il calcio Il fenomeno non riguarda solo il linguaggio giovanile, italiano ha praticamente sostituito quello nazionale così ma anche il parlato informale nonché il settore che le partite del campionato italiano vengono commerciale, lo sport, la gastronomia, la moda e la regolarmente seguite grazie alle reti televisive che le pubblicità. Grazie alla presenza, diretta o trasmessa, degli trasmettono. Il fenomeno è talmente forte e radicato che italiani nella vita dei serbi, finora abbiamo registrato una anche i giovani, invece di fare il tifo per la Stella rossa o il lunga serie di prestiti italiani di data recente. Partizan, come si usava una volta, adesso tifano per le squadre italiane e abbiamo i milanisti, interisti o juventini 3.2. Industria, commercio e “made in Italy” serbi. C’è anche un aspetto meno legato alla grande Anche il mercato delle scommesse segue non solo le tradizione culturale del passato che spinge allo studio partite internazionali della Champions Leage ma anche il d’italiano: l’Italia è uno tra i dieci paesi più industrializzati campionato italiano, le serie A e B. Grossomodo lo stesso del mondo per cui, in ambito internazionale, svolge un discorso vale per alcuni altri sport in cui giocano anche gli ruolo di primo piano sia dal punto di vista della atleti serbi (pallavolo, pallanuoto, pallacanestro). Ne produzione (esportazione nei settori dell’abbigliamento, derivano alcuni prestiti di data più o meno recente: del mobilio, dell’alimentazione, e prodotti di alto livello azzurri, libero, calcio, serie A, tifosi, giallo-rossi, rosso- tecnologico riguardanti la chimica fine, gli strumenti neri ecc. scientifici di precisione, le materie plastiche, le macchine utensili), sia da quello del consumo. 3.5. Musica Lo studio della lingua italiana viene affrontato anche Negli ultimi decenni del Novecento la reputazione in relazione ad uno suo impiego per scopi pratici: dell’italiano come lingua della musica sembra essere soprattutto in alcune aree geografiche le percentuali di entrata in crisi; non pare infatti adattarsi bene alla musica coloro che apprendono l’italiano per motivi di lavoro sono leggera più moderna: “la struttura accentuale e soprattutto tutt’altro che trascurabili. L’idea che, dal Rinascimento in il suo plurisillabismo sembrano contrari alla musica pop poi, connette in qualche modo l’Italia e l’italiano al bello è recente” (Simone, 1990: 68). Sarà vero ma la musica pop tutt’ora molto viva nell’immaginario collettivo: le italiana è presente, senza lunghe interruzioni, con più o tradizionali definizioni d’Italia come il paese dell’arte per meno successo, costantemente a partire dagli anni eccellenza hanno trovato negli ultimi decenni una seria cinquanta. rispondenza nel grande successo del made in Italy. Tutto

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3.6. Problemi di trascrizione e pronuncia attraverso italiano (-ante, -ente, -ario, -ese, -ista, -ite, - A differenza dell’italiano, la lingua serba possiede tore, -izzare), a partire dalla fine degli anni novanta si un’ortografia ufficale che prevede anche la trascrizione registra un notevole aumento di applicazione di suffissi obbligatoria delle parole e dei nomi italiani (cfr. Klajn, alterativi italiani alla basi serbe o altre: jogurtino, 1979). Diversamente dall’italiano, l’ortografia serba è tomatello, tomatino, šizela, smirela, ecc. Il fenomeno è un’ortografia fonetica. Così nella trascrizione dei nomi presente soprattutto nel linguaggio della pubblicità, italiani si effettua praticamente la trascrizione fonetica. Il precisamente nei nomi di certi prodotti (tomatello, principio etimologico si mantiene solo nei prestiti tomatino, kremissimo) oppure nel linguaggio giovanile o integrali. Molti dei nuovi italianismi che abbiamo citato si nel parlato informale (laganini, laganese). Potremmo sono impiantati nella verietà standard e hanno subìto definire questi esempi come italianismi falsi che pochi adattamenti morfologici delle desinenze il che, comunque dimostrano la fortissima influenza della lingua come abbiamo già ricordato, è una novità rispetto agli italiana sul serbo. italianismi tradizionali. Così, in molti casi abbiamo praticamente solo la trascrizione dei nomi italiani con 3.7.2. Desinenze serbe – radici italiane pochi o addirittura senza consueti adattamenti Questo fenomeno è presente anzitutto nelle forme morfologici: pica, špageti, pasta, pesto, bruskete, rižoto, verbali in cui la radice è italiana e le desinenze taljatele, tortelini, lazanje, pelati, origano, fruti di mare, appartengono invece alla morfologia verbale serba: girare nutela, espreso, kapuþino, makijato, fiorentina, karpaþo, (it.) > ÿirati (ÿiram, ÿiraš, ÿira...), capire (it.) > kapirati pinoli, rukola, kapari, brokoli. Quanto all’adattamento (kapiram, kapiraš, kapira...). Un caso interessante che fonetico, la disposizione delle vocali e consonanti nelle illustra parallelismi fra le due lingue è l’esempio di trippa due lingue è quasi analoga di modo che non sono che come prestito italiano si usa con il suffiso diminutivo necessari gli adattamenti in merito. Però gli ultimi slavo –ica, tripica, precisamente tripice (in uso è la forma fenomeni linguistici riguardo alle lingue straniere plurale). In serbo si usa la parola indigena, sempre nella mostrano inclinazioni ad assumere gli esotismi in forma forma diminutiva e plurale per indicare questo piatto integrale, come avviene, per esempio, già da tempo con la caratteristico dei mangioni (škembiüi). lingua italiana nei confronti dei prestiti inglesi. Per questo, sono interessanti e certe volte divertenti i 4. Riferimenti problemi e le soluzioni di trascrizione e pronuncia dei Alberti, C., Ruimy, N., Turrini, G. e Zanchi, G. (1991). La nuovi italianismi: Lancia (Lanþija, pronunciata con la i donzelletta vien dalla donzella. Dizionario delle forme che non è un segno grafico ma una vera e propria vocale), alterate della lingua italiana. Bologna: Zanichelli. Lamborghini (Lambordžini, come se la forma italiana Alinei, M. (1974). La struttura del lessico. Bologna: Il fosse *lamborgini, per l’evidente influsso inglese), Mulino. Versace (Versaþi, la i per l’analogia con altre forme di Baldelli, I. (1987). La lingua italiana nel mondo. Indagini cognomi uscenti in -i), Margherita (Margarita, per sulle motivazioni allo studio dell’italiano. Roma: l’influsso del nome serbo), Chicco (ýiko, come se in Istituto della Enciclopedia italiana. italiano mancasse l’acca). Berruto, G. (1987). Sociolinguistica dell’italiano Il maggior numero degli errori si rileva negli contemporaneo. Roma: Carocci. italianismi non adattati, presenti nella gastronomia, Bettoni, C. (1993). Italiano fuori d’Italia, in A.A. Sobrero soprattutto nei menù dei ristoranti serbi (i quali spesso (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. La riportano nella lingua d’origine – ma con moltissimi errori variazione e gli usi. Roma/Bari: Laterza, pp. 411-462. – i nomi dei piatti italiani). È un uso, diciamo, ancora Bonomi, I., Masini, A., Morgana, S. e Piotti, M. (2003). fuori controllo, non istituzionalizzato, che avviene nel Elementi di linguistica italiana. Roma: Carocci. tentativo di dare un’impronta originale al pasto da Casadei, F. (2003). Lessico e semantica. Roma: Carocci. consumare. Considerato che il serbo non conosce le D’Achille, P. (2002). L’italiano contemporaneo. Bologna: geminate, in molti esempi le stesse mancano, o si Il Mulino. adoperano là dove non dovrebbero stare, oppure c’è un Dardano, M. (1978). La formazione delle parole «misto» di trascrizione e forma originale: *mozzarela, nell’italiano di oggi. Roma: Bulzoni. *nuttela, *capriciosa, *quatro stagione, *quatro formagi, Dardano, M. 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648 Nuovi italianismi in serbo

Klajn, I. (1996). Vrste romanizama u savremenom srpskohrvatskom jeziku i putevi njihovog dolaska. In Zbornik Matice srpske za filologiju i lingvistiku, XXIX/2, Novi Sad: Marica srpska, pp. 45-64. Klajn, I. (1996). Leksika. In M. Radovanoviü (a cura di), Srpski jezik na kraju veka. Beograd: Institut za srpski jezik SANU, Službeni glasnik, pp. 37-87. Klajn, I. (2003). Tvorba reþi u savremenom srpskom jeziku. Sufiksacija i konverzija, Beograd: Zavod za udžbenike i nastavna sredstva. Klajn, I. (2004), Reþi su oruÿa. Beograd: NIN. Klajn, I. e Šipka, M. (2006). Veliki reþnik stranih reþi i izraza. Novi Sad: Prometej. Lorenzetti, L. (2002). L’italiano contemporaneo. Roma: Carocci. Marello, C. (1996). Le parole dell’italiano. Lessico e dizionari. Bologna: Zanichelli. Musiü, S. (1972). Romanizmi u severo-zapadnojBoki Kotorskoj. Beograd: Filološki fakultet. Sabatini, F. e Coletti, V. (1997). Dizionario italiano Sabatini Coletti, DISC. Firenze: Giunti. Serianni, L. (1988). Grammatica italiana. Italiano comune e la lingua letteraria. Torino: UTET. Serianni, L. e Trifone, P. (1993-94). Storia della lingua italiana, Volume III. Torino: Einaudi. Simone, R. (1990). Il destino internazionale dell’italiano. In V. Lo Cascio (a cura di), Lingua e cultura italiana in Europa. Firenze: Le Monnier. Skok, P. (1971-74). Etimologijski rjeþnik hrvatskoga ili srpskoga jezika, I-IV. Zagreb:JLZ. Sobrero, A. e Miglietta, A. (2006). Introduzione alla linguistica italiana. Roma/Bari: Laterza. Stammerjohann, H. (1990). L’immagine della lingua italiana in Europa. In V. Lo Cascio (a cura di), Lingua e cultura italiana in Europa. Firenze: Le Monnier, pp. 11-34.

649

ACQUISIZIONE E DIDATTICA

Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 653-659

Didattica della traduzione e lessico Uno studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano

Elisa Corino

Università di Torino

Abstract La dimensione lessicale è per un traduttore uno dei punti caldi di una traduzione: il livello lessicale infatti propone in continuazione una serie ininterrotta di problemi di difficile sistematizzazione, in quanto le soluzioni che si propongono sono più numerose di quelle che si offrono a livello sintattico. L’articolo si propone di analizzare la proposta di correzione delle Korrekturrichtlinien per la traduzione elaborate presso l’IÜD - Institut für Übersetzer und Dolmetscher - di Heidelberg, con particolare riferimento all’etichettatura degli errori lessicali. Verranno portati esempi di come i criteri di correzione vengono applicati in relazione ad esempi tratti da una raccolta di testi di esami IÜD del 2003 (versione dall’italiano in tedesco e viceversa). Infine si discuterà dell’opportunità di trasferire l’etichettatura proposta a learner corpora elettronici.

1. Introduzione raggiungimento di un certo grado di intersoggettività su Pur ricordando le parole di Beccaria (1993, in Rega cui basare la sistematicità dell’analisi critica degli errori. 2001:151) per il quale “il come tradurre una parola è Senza questi principi a sostenere e legittimare l’utilità di meno importante di come tradurre la frase e il suo ritmo”, una tassonomia degli errori specifica si rischia, secondo è comunque un fatto che anche la dimensione lessicale Arbogast (1997), “di ottenere una critica tutta imperniata presenta notevoli difficoltà per il traduttore, e questo sulle dimensioni lessicali e morfosintattiche, trascurando soprattutto perché si tratta del livello in cui i problemi altri importanti aspetti”. sono quantitativamente più consistenti. In altre parole, la strategia traduttiva in riferimento al piano stilistico- 2. Le Korrekturrichtlinien dell’IÜD sintattico rimane in generale più omogenea per tutta la Ci si propone qui di analizzare in particolare una durata del testo, anche in virtù dell’adozione di tecniche e proposta di analisi e correzione delle traduzioni che è oggi strutture sistematiche; il livello lessicale, invece, propone diventata un punto di riferimento della didattica della in continuazione una serie ininterrotta di problemi di traduzione: le Korrekturrichtlinien (KRL) elaborate presso difficile sistematizzazione, in quanto le soluzioni che si l’Institut für Übersetzer und Dolmetscher di Heidelberg. propongono nella dimensione lessicale sono in linea di massima più numerose di quelle che si offrono a livello GGtSStF sintattico. Per il traduttore lo sforzo in questo campo è G/gr massimo, in quanto non solo deve capire, ma deve anche G/sk Gt/junk S/sk St/gr F/(typ)/lex adeguare le proprie conoscenze al lessico della lingua di G/val arrivo per una riformulazione il più possibile efficace, che G/gef Gt/pron S/spa St/lex F/(typ)/gr in alcuni casi può comportare procedimenti di G/att risemantizzazione e di neologia. G/stell Gt/fok S/klass St/rel F/(typ)/graph I Descriptive Translation Studies hanno a lungo G/pron riflettuto sui criteri di buona riuscita di una traduzione, G/präp Gt/temp S/graph St/int F/int hanno stabilito rigorose griglie e tassonomie per giudicare G/flex l’adeguatezza del testo di arrivo all’originale e per G/temp Gt/mod F/inf G/modi S/lex descrivere le scelte stilistiche, semantiche o sintattiche tra G/kompar Gt/int F/real le numerose possibilità offerte, che costituiscono l’essenza G/kongr S/lex! della scienza della traduzione e che ne designano la G/dekl F/mark qualità. Purtroppo tali criteri sono spesso rimasti a un G/gen S/lex? livello teorico o si sono limitati a coinvolgere i G/num F/kon “professionisti” del campo, senza essere estese anche al G/kas S/lex > piano dei “non specialisti” – o degli “specialisti in G/konj F/rhet potenza”, gli studenti dei corsi di traduzione delle facoltà G/pers S/lex < di lingue. Affinché il traduttore, o meglio l’apprendista G/klass F/bild traduttore, impari a comprendere le strutture e i significati S/lex = che fanno parte di quel gioco di equivalenze fra due G/graph F/phras sistemi messi a confronto (sistemi che non sono solo G/lex linguistici ma anche culturali) è estremamente utile che G/lm quanti insegnano a tradurre facciano uso di tecniche di G/wb correzione chiare, oggettive, che lo inducano ad G/adv individuare e comprendere l’errore e a non ripeterlo. G/lexie G/phras L’adozione di criteri cui fare riferimento ha due scopi G/koll fondamentali: il rispetto di principi di trasparenza, misurabilità e paragonabilità reciproca, ed il Tabella 1: Alcune categorie di correzione

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Elisa Corino

In particolare ci si soffermerà sull’analisi dei dati partenza per la fissazione di un modello di critica per la raccolti tra le prove sostenute da apprendenti germanofoni traduzione la differenziazione dei testi a seconda della di italiano, prestando attenzione a come i parametri loro funzione comunicativa. Di fronte ad un testo il cui suggeriti nelle linee guida sono stati applicati agli contenuto risulta essere di particolare rilevanza elaborati degli studenti in relazione agli errori lessicali. 1. (inhaltsbetonte Texte), il critico si aspetta la preservazione Focalizzeremo la nostra attenzione sulla categoria degli elementi informativi; di fronte ad un testo in cui la cosiddetta “S” (e in minor misura su G/lex e F/lex), quella forma è in primo piano (formbetonte Texte), è richiesta che per antonomasia è dedicata al lessico, poiché l’analogia tra le forme e il rispetto degli effetti estetici; di contempla tutti gli errori di lessico nelle sue accezioni fronte a testi in cui sia l’espressività a prevalere sul resto denotative e connotative all’interno della frase e, oltre i (appellbetonte Texte), è necessario il rispetto dell’identità confini della frase, quegli errori lessicali che coinvolgono degli effetti extralinguistici. la continuità dei significati, compromettendo il senso del La seconda categoria viene invece definita come testo (St). Di grande importanza è S/lex con le sue quella delle “istruzioni interne alla lingua” specificazioni: le deviazioni dalla norma di arrivo possono (innensprachliche Instruktionen) e comprende le avere la conseguenza di rendere il significato del testo caratteristiche semantiche, lessicali, grammaticali e sfocato e impreciso (S/lex), o ancora utilizzare varianti stilistiche del testo di partenza (Ausgangtext - AT) e la sua che specificano eccessivamente i significati (S/lex>), o equivalenza con lo ZT. Questa classificazione viene poi che, viceversa, li generalizzano (S/lex<). ulteriormente declinata a seconda dei diversi punti di vista Vedremo dunque nel dettaglio esempi tratti da che si possono assumere. Il criterio prevalente secondo un materiali autentici e discuteremo quindi l’opportunità di punto di vista semantico è senza dubbio l’equivalenza, nel classificare, in una prospettiva in cui la didattica della caso del lessico l’adeguatezza, per la grammatica la traduzione verso l’italiano è coniugata con correttezza e infine per lo stile si fa riferimento al criterio l’apprendimento del lessico, le scelte lessicali secondo il della corrispondenza. loro grado di accettabilità. Tra gli errori nel campo delle istruzioni semantiche Reiss annovera la valutazione errata di polisemia ed 3. Gli errori di traduzione omonimia, le false interpretazioni e le variazioni Quando si parla di “errori di traduzione” bisogna autonome rispetto all’originale. Per quanto riguarda le innanzitutto fare un distinguo tra la traduzione istruzioni lessicali si tratta del problema della scelta di una professionale e la relativa critica specialistica terminologia specifica, di falsi amici, omonimi, nomi, (Gerzymisch-Arbogast 1997, Kußmaul 1997) e la metafore… Nel campo della grammaticalità si considera il traduzione a fini didattici, seguita dalla correzione del trasferimento di strutture della lingua di partenza alla docente. Per quanto riguarda il traduttore professionista, lingua di arrivo e la realizzazione di formule della lingua egli si occupa generalmente di unità di traduzione parlata nel rispetto degli aspetti stilistici e semantici. Tra (Übersetzungseinheiten) relativamente più lunghe rispetto le istruzioni stilistiche si trovano infine soprattutto i fattori a quelle che vengono sottoposte ad uno studente. I individuali di stile, le commistioni e le infrazioni. professionisti utilizzano strategie per così dire globali, Nel considerare i possibili errori di una traduzione cioè che comprendono tutto il testo nella sua complessità, bisogna poi tenere conto di un ulteriore binomio utilizzato i non professionisti utilizzano piuttosto procedure lineari, da numerosi esperti di teoria della traduzione, tra cui che prendono in considerazione piccole unità di testo. I Kuȕmaul 1995, Hönig 1997, Kujamäki 1997, per evitare primi inoltre rivolgono la loro attenzione primariamente al di incorrere in “gaffes” di giudizio; si tratta della senso del testo e fanno spesso ricorso a conoscenze dicotomia tra errori di traduzione e differenze. Per enciclopediche e alle conoscenze che possiedono in un differenze si intendono quelle variazioni dal testo originale determinato campo, al background culturale che è sotteso che presuppongono un certo grado di interpretazione da al testo. I secondi devono rispondere a due livelli di parte del traduttore e che sono riconducibili alle aspettativa: da una parte viene loro richiesto di avvicinarsi conoscenze non solo linguistiche, ma anche il più possibile agli standard professionali, dall’altra sono enciclopediche del traduttore. Non è detto cioè che se un vincolati al loro ruolo di studenti e devono tenere conto termine viene tradotto in modo impreciso ciò dipenda da degli input e delle aspettative dell’insegnante; tentativi una conoscenza approssimativa della lingua; può invece coraggiosi di produrre traduzioni eleganti potrebbero trattarsi di un procedimento completamente consapevole, venire deprecati dall’insegnante che enfatizza la natura sintomo di un’interpretazione e di una preferenza didattica dell’esercizio. accordata dal traduttore a alcuni aspetti secondo lui Katharina Reiss (1989:72) ha individuato lo scopo di particolarmente rilevanti del testo. Il problema in campo una critica scientifica della traduzione nella “fissazione, didattico è riconoscere quando si tratta dell’uno e quando descrizione e valutazione delle soluzioni di traduzione in dell’altro caso. un testo-bersaglio (Zieltext - ZT)”, che non devono essere meramente soggettivi, bensì argomentativi e comprensibili 2.1. Gli errori di traduzione: Categorie di in modo intersoggettivo. Reiss considera quale punto di correzione del lessico Per i correttori dell’IÜD , il lessico può essere considerato da diversi punti di vista: a seconda che esso 1 Ringrazio il professor Giovanni Rovere e la professoressa violi le norme per la formazione delle parole, la Laura Gelati della sezione di italianistica dell’IÜD per avermi corrispondenza semantica col termine del testo originale, messo a disposizione e illustrato con esempi concreti le Linee l’appropriatezza stilistica, rientra in sottocategorie di G, S guida per la correzione.

654 Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano o F e non costituisce una classe a se stante. Ciò che nella Sia G che S e F prevedono dunque una sottocategoria tassonomia di Nord (1997) è definito L/phras (errore di appositamente dedicata al lessico. G/lex specifica gli fraseologia) o L/Idiom (errori di espressione idiomatica), errori che riguardano le componenti lessicali e nell’ottica del sistema di correzione preso a paragone, può comportano violazioni della morfologia lessicale, della venire inserito in due diverse sottoclassi G/phras terminologia e della fraseologia. Le sottocategorie (Phraseologisierung, Idiomatisierung) e F/phras facoltative specificano errori in seno alla costruzione delle (Redewendungen, idiomatiche Wortverbände, parole (G/wb), alla lessicalizzazione (G/lexie), alle Sprichwörter). espressioni idiomatiche… S/lex comprende la scelte Con G/lex si intendono le deviazioni dalle norme lessicali che compromettono i nessi per la coerenza e la morfologiche e lessicali e le violazioni delle regole di coesione del testo e il significato vero e proprio del formazione delle parole (G/wb - Wortbildung), degli contesto e si articola in una serie di sottocategorie che avverbi (G/adv - Adverb), il mancato rispetto dei rispondono alla domanda: di che tipo è la deviazione fraseologismi (G/phras - Phraseologie) e delle rispetto al contesto presentato e che relazione ha con collocazioni (G/koll - Kollokation). La categoria G/lex, quest’ultimo? Così abbiamo l’incompatibilità, insieme alle sue specificazioni, è molto diffusa tra i dati l’imprecisione, la specificazione/generalizzazione rilevati; non ho constatato l’applicazione della sigla G/lm denotativa e lo spostamento connotativi rispetto alla (Verstöße gegen die lexikalisce Morphologie), lingua di arrivo. F/lex, infine, riguarda l’inadeguatezza probabilmente perché si tratta di una categoria intermedia delle scelte terminologiche per il testo di arrivo rispetto che può essere agevolmente sostituita da determinazioni alle caratteristiche tipologiche del testo di partenza. più specifiche. La seconda grande categoria è S, che raccoglie gli 4. L’analisi dei dati errori che compromettono il senso del testo, variando Nella categoria G/lex risalta tra gli altri un errore denotazione e connotazione e ripongono prevalentemente frequente che coinvolge l’uso del topodeittico hier nella su un piano semantico. frase Di grande importanza sono S/lex e le sue specificazioni. Si può dire che in media sia la classe più utilizzata; infatti gli errori “G” scompaiono (1) Es handelt sich hier um eine persönliche progressivamente con l’avanzamento del livello Zukunftsvision linguistico, gli errori “S”, invece costituiscono una costante all’interno di tutte le prove. Tali errori si dove hier è stato tradotto come di ciò si tratta…, a riferiscono ad un uso improprio del lessico nel testo di questo punto si tratta…, con questo intervento si tratta… arrivo che non rispetta le caratteristiche e i significati di In questo caso il deittico oltre a segnalare un luogo quello di partenza. Le deviazioni possono risultare all’interno del testo, marca anche il passaggio a un nuovo totalmente incompatibili (S/lex! es: aspetteranno tema. Alla luce di questa osservazione mi sono chiesta se semplicemente che il gendarme volti le spalle- bis die non sarebbe stato il caso di marcare l’errore con S, a Polizei sie erwischt), oppure possono avere la significare la violazione della coesione testuale, ma le conseguenza di rendere il significato del testo sfocato e opzioni scelte per sostituire il più semplice qui, rivestono impreciso (S/lex? es: eine persönliche Zukunftsvision- comunque lo stesso significato di ripresa. È quindi in visione futuribile obiettiva e personale), o ancora definitiva legittimo inserire tali errori nella categoria G/lex utilizzano varianti che specificano eccessivamente i in quanto la traduzione imprecisa causa una deviazione significati (S/lex>), o viceversa li generalizzano (S/lex<), dalla norma lessicale. com’è il caso di lachrot färben- colorare di ¥ salmone o Prendiamo allora in considerazione alcuni errori della dell’uso profuso di iperonimi e iponimi in luogo del sezione G/lex. termine richiesto. Fa sorridere la traduzione di zu Zustimmung bitten con Quando gli “errori S” coinvolgono un livello superiore richiedere il “d’accordo”, un caso evidente di deviazione a quello contenuto entro i confini della frase, allora dalla norma lessicale. diventano “errori St”, similmente agli errori ” G“ che si Più interessante al fine dell’analisi è la presenza in trasformano in “Gt”. questa categoria di È interessante stabilire le relazioni e i parallelismi tra queste due categorie intermedie; St/rel, ad esempio, risulta (2) gibt sich dennoch optimistich essere molto simile a Gt/junk, in quanto entrambe > si presenta in un modo ottimistico, prendono in considerazione i connettori testuali e gli elementi di coesione. L’una lo fa però in relazione alle non perché non si tratti di un’imprecisione che è in antitesi relazioni semantiche, l’altra rispetto all’uso prettamente con la norma lessicale, ma perché lo stesso errore è grammaticale delle particelle in causa. segnalato anche nella categoria S/lex per ben cinque volte. Vi è poi una classe in cui confluiscono tutte quelle Solo due studenti non sono incorsi nell’errore, espressioni che non sono adatte al contesto, le probabilmente causato dalla sovraestensione del suffisso – collocazioni, quelle traduzioni imprecise che urtano lo istisch/-istico con valore di aggettivo al termine in Sprachgefühl del parlante nativo. Si tratta di un gruppo questione, senza tenere conto della sua polivalenza. estremamente variegato, che i ricercatori di Heidelberg Gli esempi degli errori S/lex riguardano hanno suddiviso in più sottogruppi ripartiti in categorie prevalentemente scelte sbagliate in campo lessicale che diverse, tra cui S/lex, F/lex, F/kon, F/koll… modificano in modo più o meno importante il significato

655 Elisa Corino del testo di partenza. Tra i significati di fordern, ad riformulando, in modo più o meno accettabile, il termine esempio, troviamo (ri)chiedere qc (a qu), pretendere, preso in considerazione. rivendicare qc, esigere qc (da qu) (il Dizionario di Alcune versioni interessanti sono quelle che Tedesco, Zanichelli - Klett). Lo studente probabilmente ne capovolgono la prospettiva della frase: invece di essere conosceva solo alcuni, che ha generalizzato e ne ha esteso l’accettazione a scendere è lo scetticismo a crescere: l’uso al termine coinvolto nella traduzione, così leggiamo (7) Come si può evitare che l’UE infine diventerà non (3) […] una federazione che già 50 anni fa ha esatto trasparente e che lo scetticismo dei cittadini verso l’UE Robert Schumann. crescerà ancora di più? Un altro caso interessante in questo ambito è la traduzione del frammento (8) […] non trovi più consenso nei cittadini dell’unione

(4) […]die Akzeptanz der EU bei den Unionsbürgern Più semplice è la soluzione che fa uso del verbo unter den Gefrierpunkt sinken wird? rifiutare. > […] il consenso dei cittadini dell’UE non si congererà? Dall’analisi emergono anche frammenti in cui il traduttore, su propria iniziativa, specifica amplia il Ecco un caso in cui l’errore avrebbe potuto essere significato di alcuni termini, sottendendo la traduzione ad doppiamente marcato, oltre che da S/lex, anche da un’interpretazione personale col rischio però che questa G/graph. In questo contesto sarebbe stato più appropriato non collimi con l’effettivo significato del testo. Ne è un qualcosa come livello del consenso e sarebbe interessante esempio l’errore S/lex? individuato in rapporto alla constatare il trattamento riservato a tale versione, anche sintagma eine persönliche Zukunftsvision, a cui è stata perché l’unità in questione non è stata tradotta in modo fatta corrispondere la versione visione futuribile obiettiva corretto in nessuno dei compiti esaminati, segno che ha e personale… certo l’inserimento di obiettivo contribuisce rappresentato uno scoglio notevole: tutti gli studenti hanno a dare al testo un’aria di attendibilità, ma si tratta pur messo in atto strategie di evitamento della traduzione sempre di una visione assolutamente soggettiva, di un letterale, interpretando il senso della frase o ricorrendo a punto di vista sostenuto da una sola persona in quel parafrasi, versioni giudicate per lo più errate e segnalate frangente e non può quindi certamente avanzare pretese di dal marcatore F/lex ([...]che l’UE diventi non trasparente obiettività; inoltre in nessun modo personale può e che l’UE venga rifiutata dai suoi cittadini). sottintendere obiettivo. È chiaro quindi perché S/lex?, il Un altro esempio significativo è la traduzione risultato della traduzione infatti rende sfocato il dell’unità significato, che risulta poco definito e delineato, quasi in sé contraddittorio e soprattutto non interpreta in modo (5) Eine starke Vereinfachung des Übersetzungssystem corretto l’intenzione del testo di partenza. soll Abhilfe schaffen. Passiamo ad una panoramica della categoria F, errori nella formulazione del contesto in relazione alla La traduzione Aiuterà una forte semplificazione del funzionalità comunicativa del testo. Si tratta di una sistema di traduzioni, si avvicina di più di altre al categoria polifunzionale: per errori F e subcategorie si significato originale, ma contiene comunque dei vizi di intendono quegli errori che non sono esattamente forma e struttura soprattutto in relazione alla scelta del definibili né secondo una prospettiva prettamente verbo. In realtà questo caso può essere considerato a grammaticale né secondo un punto di vista che consideri cavallo tra G/sk e S/lex. La scelta del verbo aiutare è referenza, connotazione o denotazione dei costituenti guidata dal fatto che Abhilfe è un sostantivo derivato dal coinvolti; si tratta piuttosto di un grande contenitore in cui verbo helfen, ma Abhilfe schaffen ha il significato di si riversano errori d’uso della lingua e frasi che, per correre ai ripari, trovare un rimedio. A mio parere si qualche motivo, urtano la sensibilità del correttore tratta quindi di una scelta errata più dal punto di vista madrelingua, oltre naturalmente ai casi previsti dalle linee lessicale che non da quello della costruzione della frase, guida elaborate. perché seppur marcata la formulazione adottata dallo Del termine Verfassungsvertrag, ad esempio sono state studente non genera un contrasti inaccettabile per la date tre versioni diverse, ma nessuna ha centrato struttura della frase italiana. l’obiettivo. Verfassung letteralmente significa A pieno diritto nella categoria S/lex rientra invece Costituzione, Vertrag corrisponde all’italiano contratto; un’altra versione di questa frase: l’opzione Contratto costituente, però, non è che una traduzione letterale dei due lemmi che formano la parola (6) Una forte semplificazione del sistema di traduzione ed è quindi stato inserito sotto F/lex ; la versione Carta dovrebbe correre ai ripari Costituzionale, invece mi sembra abbastanza azzeccata sia come traduzione per sé che in quanto termine calato nel contesto. L’obiezione alla correzione effettuata sorge nel In questo caso lo studente ha ipergeneralizzato uno dei caso della variante Trattato costituzionale, poiché significati della coppia e lo ha erroneamente applicato ad dall’osservazione dei compiti emerge una discrepanza in un contesto inappropriato. seno alla segnalazione dell’errore; in un caso infatti il Numerosi sono i casi in cui gli studenti si sono spinti sintagma è stato marcato con F, in un altro è stato oltre la traduzione letterale reinterpretando e considerato corretto e non presenta segni di correzione.

656 Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano

Un esempio che calza a pennello sulle definizioni delle concorso a suscitare nel correttore un’impressione positiva categorie indicate nelle linee guida è tanto da aver tralasciato di segnalare l’omissione. Altro esempio significativo è dato da Freigesetzt (12), (9) Gestatten Sie mir deshalb,[...], dass ich jetzt die Rolle tradotto in modo impreciso da tutti gli studenti che hanno des Außenministers hinter mir lasse.. sostenuto l’esame. Nessuno ha forse compreso il > Perciò vi chiedo ¥ permesso, […], di lasciar perdere il significato traslato del termine e tutti lo hanno tradotto in mio ruolo di ministro degli esteri… modo letterale, forse anche per il timore di discostarsi troppo dal significato originale azzardando una parafrasi, La categorizzazione sotto F/lex denota un uso scorretto oppure semplicemente perché, per loro germanofoni, la della lingua sul piano stilistico e, in effetti, lasciar perdere traduzione letterale in quel contesto era l’unica possibile. poco si addice ad un discorso ufficiale tenuto da un E infatti tutti hanno utilizzato uno dei possibili significati ministro degli esteri in una sede prestigiosa quale del termine tedesco, non tutte le scelte però sono state l’università di Berlino. Una scelta lessicale sbagliata può considerate appropriate al contesto portare a un’approssimazione del significato (S/lex?), come nel caso (12) Pflanzen […], di sicher genug sind, um in die Umwelt freigesetzt [...] werden zu können (10) wird aber scheinbar unverdrossen an den alten > Tali piante sono abbastanza sicure per essere rilasciate, Überzeugungen festgehalten emesse, immesse nell’ambiente > i rappresentanti sembrano afferrarsi alle vecchie Solo la scelta di emesse, però, è stata inserita sotto F/lex e convinzioni senza perdere la voglia non sotto F come le altre varianti.

Anzitutto la frase tedesca è impersonale e passiva e la La correzione delle prove non sempre è coerente e, versione italiana con un soggetto postulato dal traduttore, soprattutto per quanto riguarda le categorie S ed F, molto ma che non corrisponda effettivamente al testo di è demandato alla soggettività del correttore. La coppia partenza, fa sì che si incorra in un errore S/lex>, causato Mühen und Niederungen, ad esempio, è emblematica per dall’iniziativa poco apprezzata perché troppo specifica ribadire tale affermazione. La traduzione di Mühen è rispetto al contesto fornito in partenza. Gli errori segnalati, abbastanza univoca e non presenta grosse difficoltà, invece, presentano una forma non adeguata al termine di quanto a Niederungen – bassopiani- è qui evidentemente partenza: afferrarsi ad un’idea è più forte di restare fedele usato in senso figurato e la difficoltà risiede a qc, e se facessimo una prova di commutazione partendo nell’individuazione di un’interpretazione appropriata, dal testo italiano e non tenendo in considerazione Tra le traduzioni troviamo fatiche e cose basse, che l’originale, afferrarsi ad un’idea diventerebbe sich an etw non è certo una soluzione accettabile, tuttavia, scorrendo (acc) klammern e non festhalten. Per quanto riguarda la le prove degli studenti, ho notato alcune versioni che non traduzione di unverdrossen, il significato non solo è sono state marcate, ma che a mio parere sono ugualmente ambiguo all’interno del contesto, ma si discosta inadeguate. La traduzione fatiche e mancanze ad esempio completamente dal valore proprio del termine che non corrisponde all’intenzione espressa nel periodo, ma significa senza perdersi d’animo, indefessamente, ancora peggio è fatiche e strapazzi, che non è instancabilmente (Zanichelli/Klett). Inoltre la frase risulta assolutamente confacente al registro e allo stile mal formata e poco coerente da un punto di vista tematico, dell’articolo. per cui potrebbe anche essere fatta rientrare in F. In effetti altre versioni della stessa frase sono catalogate nella Un’ulteriore critica alla correzione è l’aver classificato suddetta categoria. Uno studente ha tradotto festgehalten come S/lex: con attaccati (F/lex), che, seppur non completamente rispondente all’originale, mi pare gli si avvicini di più di (13) il primo mazzo 2004 quanto non faccia l’ afferrati del caso precedente. La difficoltà di tradurre unverdrossen permane anche in difficilmente ravviso in questo errore una strategia questa situazione, in cui l’avverbio è sciolto nella frase a mentale che abbia portato alla scelta del termine. Uno quanto sembra senza traccia di dubbio, segnata mediante studente al termine del secondo anno di studi linguistici in la sigla semplice F. Non è stato marcato nulla, fatta ambito universitario raramente commette con cognizione eccezione per l’errore di posizione dell’aggettivo, invece di causa un errore che riguarda la nomenclatura dei mesi in dell’anno. Marzo poi non a alcuna relazione con mazzo, per cui non è neanche ipotizzabile un certo grado di (11) […] nel settore della cosiddetta “ingegneria genetica interferenza o confusione tra i termini. Questo è il caso di verde” ci si attiene apparentemente tuttora alle eminenti referendum invece di imminenti, ma si tratta di convinzioni vecchie. due termini non di uso comune, che si acquisiscono solo ad un determinato stadio dell’apprendimento e non, come Tuttavia se confrontiamo testo di partenza e testo di per giorni, mesi e stagioni, a livello di principianti. arrivo, ci possiamo rendere conto che l’avverbio Escluderei quindi la natura S/lex dell’errore e proporrei problematico è stato omesso. La strategia di evitamento invece un più semplice G/graph. permette allo studente di produrre un periodo scorrevole e Esattamente opposto è il caso di i rappresentati degli conforme sia alle norme della lingua di arrivo, che alle stati, classificato come errore di ortografia, quando in caratteristiche del testo di partenza, fattori che hanno realtà potrebbe trattarsi di un’errata scelta di lessico. In

657 Elisa Corino questo caso è plausibile un’opposizione tra rappresentati e partenza, negli altri due si tratta di una riformulazione rappresentanti, che appartengono a categorie semantiche inappropriata rispetto alle regole della lingua di arrivo. diverse. In alcune prove infine compare una particolarità di 5. Le KRL e l’etichettatura elettronica degli correzione non ancora osservata nei compiti precedenti, errori laddove gli errori siano attribuibili alla stessa Le KRL meritano un’ampia diffusione, ma richiedono sottocategoria appartenente a due campi di versi, la sigla anche correttori con una certa consapevolezza, perché si riporta entrambe le categorie generali accompagnate dalla categoria particolare, troviamo così G-S/lex, G-S/sk, F- richiede loro un continuo sforzo di riflessione G/sk, ma anche G/gr-sk. In effetti spesso non è metalinguistica, metatestuale e metacomunicativa completamente chiaro in quale classificazione debba nell’ottica della didattica e della linguistica applicata. essere fatto rientrare un errore; G/sk e S/sk sono per Di fatto se l’apprendente traduttore è messo in esempio molto simili quanto a contenuti: l’uno raccoglie condizione di imparare dai suoi sbagli, la traduzione gli errori del campo della costruzione della frase, l’altro fa migliora e a questo scopo sarebbe utile disporre di un lo stesso considerando in più la dimensione semantica corpus di traduzioni che illustrasse alcuni degli errori più espressa mediante la struttura della frase. Similmente frequenti e i grumi della didattica della traduzione. G/lex ed S/lex si occupano entrambi di norme lessicali, L’esistenza di uno strumento del genere non solo con la differenza che la sottocategoria di G lo fa in segnerebbe un passo avanti dal punto di vista delle risorse relazione alla forma delle parole, la sottocategoria di S in messe a disposizione dei linguisti e degli studiosi di relazione al loro significato nel contesto. In un esempio scienze e didattica della traduzione, ma potrebbe servire come da training corpus da un lato per i correttori, dall’altro per gli studenti. I docenti potrebbero comparare i propri (14) Seit über zehn Jahren behauptet die kommerziell metodi di correzione e allenarsi ad applicare le etichette ausgerichtete und anwendungsorientierte Forschung, descrittive per raggiungere un livello sempre più alto di omogeneizzazione e oggettivizzazione della correzione. dass… Dal canto loro gli studenti sarebbero in grado di stabilire > Da più di dieci anni la ricerca applicata basatasi sulla con un buon grado di approssimazione quali errori commercializzazione afferma che…. possono venire corretti e perché e, in definitiva, diventare dei traduttori migliori. L’errore evidenziato appartiene ad entrambe le classi: In virtù della loro completezza e della loro specificità, ausgerichtete e anwendungsorientierte sono due participi le KRL si presentano dunque come uno strumento aggettivali secondo una struttura molto frequente in prezioso da tenere in considerazione per l’elaborazione tedesco, la traduzione ne riporta solo uno con questa delle etichette di analisi degli errori nei corpora elettronici. funzione, l’altro è stato trasformato in un participio con funzione verbale vera e propria, in questo modo però si è Molte altre tassonomie degli errori (che qui non venuta a creare un’incongruenza temporale tra la versione riportiamo per motivi di spazio) sono state create e originale e quella tradotta: il significato è che da oltre potrebbero essere utilizzate allo scopo, tuttavia il dieci anni la ricerca applicata, che in passato si è basata problema più grosso, già riscontrato nell’annotazione di sulla commercializzazione, affermi ecc… altri corpora - soprattutto nel caso dei learner corpora - In realtà la ricerca applicata è tuttora orientata verso la esasperato però nel caso della traduzione, risiede nel grado commercializzazione, quindi l’errore si scontra con la di soggettività della correzione, che a sua volta implica la norma lessicale e terminologica e rientra nella necessità di un’annotazione manuale del corpus. sottocategoria G/lex. La competenza linguistica e lo Sprachgefühl D’altra parte la scelta del lessico non riflette il dell’annotatore/correttore diventano quindi determinanti e significato del testo originale, nella traduzione è stato laddove le categorie si intersecano e si sovrappongono è usato il verbo basarsi, ma in realtà più che trovare le basi necessaria una riflessione approfondita che non può in nella commercializzazione, la ricerca fa di questa uno alcun caso venire demandata a parametri meccanici. degli obiettivi principali, la scelta della forma lessicale Le annotazioni di errori oggi diffuse, pur nel loro quindi compromette in un certo senso la chiarezza del continuo processo di raffinazione, non scendono nei contesto e la struttura semantica della frase, permettendo dettagli previsti dalle KRL. Il progetto UCLEE, nato sulla di inserire l’errore nelle sottocategorie S/lex o S/sk. base di ICLE nel 2003, ad esempio, prevede sì otto Anche all’interno di S/lex si possono individuare categorie generali di errori (Forma, Grammatica, Lessico- elementi che attraversano trasversalmente più categorie. grammatica, Lessico, Ordine delle Parole, Registro, Stile e Nichtwissen, ad esempio è inserito in tre classi diverse Punteggiatura, ulteriormente articolate in sottoclassi), ma rispetto alle tre versioni italiane che ne sono state date: queste non coprono gli errori a livello discorsivo e retorico che potrebbero essere aspetti fondamentali della 1. non consapevolezza valutazione della traduzione. (sebbene di notevole 2. ciò che non si sa interesse sia l’etichetta per il language transfer). 3. “non conoscere” Infine l’etichettatura degli errori lessicali di CHILDES, per la codifica degli errori connessi alla sfera 1. fa parte di S/lex ed è un errore di tipo diverso rispetto a semantica, propone solo l’etichetta $LEX senza ulteriori 2., catalogato F, e a 3., inserito in F/lex: nel primo caso si distinzioni: la presenta tra le codifiche di carattere più tratta di una traduzione non coerente con il testo di generale per gli errori lessicali, intendendo una “scelta

658 Studio sui metodi di correzione degli errori lessicali nelle traduzioni di apprendenti germanofoni di italiano della parola sbagliata su base semantica” (es.: Rega, L. (2001). La traduzione letteraria, aspetti e paltò=giacca; coat=sweater nella versione inglese). problemi. Torino: Utet. Salmo, L. (2003). Teoria della traduzione. Milano: A. 6. Conclusioni Vallardi. Snell-Hornby, M., Hönig, H.G., Kussmaul, P. e Schmitt, Anche laddove esiste una certa equivalenza tra le due P.A. (a cura di) (1998). Handbuch translation. lingue coinvolte, la corrispondenza esatta è molto rara. Tübingen: Stauffenburg. Giudicare ciò che non è equivalente e provare a formulare Stegu, M. e de Cilla, R. (a cura di) (1997). un testo il più vicino possibile allo stile, alla semantica Fremdsprachendidaktik und Uebersetzungswissenschaft alla sintassi e al tono dell’originale scegliendo tra le - Beiträge zum 1. Verbal-workshop, Dezember 1994. numerose possibilità offerte e consapevolmente non Frankfurt am Main: Peter Lang. equivalenti è ciò che costituisce l’essenza della scienza Stolze, R. (1997). Bewertungskriterien für Übersetzungen. della traduzione e che ne designa la qualità. Praxis, Didaktik, Qualitätsmanagement. In S. Se errori di morfologia e sintassi possono essere Fleischmann et al. (a cura di), pp. 593-601. individuati con maggiore puntualità e precisione, le imprecisioni lessicali sono più difficili da catalogare, anche perché spesso ciò che riguarda il lessico investe più piani della lingua e non si ferma alla semplice corrispondenza superficiale. Alla necessità di definire questi piani rispondono le etichette delle KRL di Heidelberg che, pur contemplando un certo grado di soggettività, sono ad oggi lo strumento scientifico più efficace e completo per correggere le traduzioni, dalla morfologia, alla sintassi, al lessico, alla struttura testuale. 7. Riferimenti Barki P., Gorelli S., Machetti, S., Sergiacomo, M.P. e Strambi B. (2003). Valutare e certificare l’italiano di stranieri - i livelli iniziali. Perugia: Guerra. Blasco Ferrer, E. (1999). Italiano e Tedesco, un confronto linguistico. Torino: Paravia. Bolton, S. (1996). Probleme der Leistungsmessung. Lernfortschrittstests in der Grundstufe. München: Goethe-Institut. Cardinaletti, A. e Garzone, G. (a cura di) (2005). L’italiano delle traduzioni. Milano: Franco Angeli. Catalano G. e Scotto, F. (a cura di) (2001). La nascita del concetto moderno di traduzione. Roma: Armando. Corda, A. e Marello, C. (2004). Lessico. Insegnarlo e impararlo. Perugina: Guerra. Dittmar, N. e Giacalone Ramat, A. (a cura di) (1999). Grammatik und Diskurs/Grammatica e discorso. Studi sull’acqiusizione dell’italiano e del tedesco/Studien zum Erwerb des Deutschen und des Italienischen. Tübingen: Stauffenburg. Eco, U. (2003). Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione. Milano: Bompiani. Fleischmann, E., Kutz, W. e Schmitt, P.A. (a cura di) (1997). Translationdidaktik. Grundfragen der Uebersetzungswissenschaft. Tübingen: Gunter Narr Verlag. Kautz, U. (2000). Handbuch Didaktik des Übersetzens und Dolmetschens. München: Iudicium. Kujamaeki, P. (1997). Was ist ein Übersetzungsfehler? Gefragt anhand mehrerer deutscher Übersetzungen eines finnischen Romans. In S. Fleischmann et al. (a cura di), pp. 580-585. Pisek, G. (1997). Übersetzung im Universitären Fremdsprachen Unterricht: Probleme und Möglichkeiten. In de Cillia Stegu, (a cura di), pp. 107- 119.

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Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 661-668

Il problema del contenuto lessicale-azionale dei predicati nei dati di apprendimento

Stefano Rastelli

Università di Pavia

Abstract Quando vogliamo assegnare un dato contenuto azionale (identificato in genere dai tratti ±telico, ±dinamico ecc.) ai predicati usati dagli apprendenti di una qualsiasi L2 rischiamo di essere fuorviati dal modo in cui ci raffiguriamo l’accadere nel mondo degli eventi designati da quei predicati e dal modo in cui tali eventi sono codificati nella nostra lingua. Anche nella discussione sulla formazione delle categorie di tempo e aspetto verbale nelle L2 (Aspect Hypothesis) c’è il rischio che l’azionalità dei predicati nella lingua dell’osservatore sia proiettata indiscriminatamente sui predicati nelle interlingue. L’articolo mostra alcuni esempi tratti da un corpus di italiano scritto di americani (Rastelli, 2006). Si suggerisce che, nel processo di apprendimento, accanto a quelle di tempo e aspetto, anche la categoria di azione sia in “ricostruzione” (Bernini, 2005; Starren, 2001) e che quindi anche al contenuto lessicale-azionale vada riconosciuto un carattere dinamico ed evolutivo. L’esistenza di un “grado-zero della competenza azionale” parzialmente indipendente tanto dalla L1 quanto dalla lingua di arrivo è quindi postulata per cercare di spiegare una serie coerente fenomeni. Tale ipotesi si oppone all’idea che il contenuto azionale sia da considerare come pre-appreso e che si possa parlare di un valore “normalmente atteso” dei morfemi tempo aspettuali.

1. Il corpus di riferimento tendenziali). Le due annotazioni sono incrociabili e ISA (Italiano Scritto di Americani) è un corpus interrogabili in isolamento: ciò garantisce un sistema annotato in XML contenente un migliaio di file di testo (di orientato alla lingua-bersaglio ma non governato dalla circa cento parole ciascuno) scritti da studenti universitari lingua-bersaglio (cfr. Rastelli, in stampa). americani durante un semestre di studi a Milano durante il triennio 2000-2003 (cfr. Rastelli, 2006). Ogni file 2. L’interpretazione del contenuto aspettuale corrisponde alla descrizione di una scena del film Pane e e azionale nei dati di apprendimento tulipani del regista Silvo Soldini. In totale gli studenti Nella ricerca sull’apprendimento delle strutture tempo- hanno descritto una decina di scene che coprono circa i aspettuali nelle lingue seconde non si sottolinea sempre a primi venticinque minuti del film. Gli studenti sufficienza il fatto (ne accennano ad esempio Li e Shirai, appartengono a tutti i livelli (da A1 a C2) del Common 2000: 17) che sia nel situation aspect1 sia nel viewpoint European Framework. La formula di elicitazione adottata aspect2 sono presenti un livello astratto e un livello per il compito è: “descrivi quello che succede: cosa fanno concreto. Il livello astratto del situation aspect è costituito i personaggi?”. Il compito si svolge in classe, subito dopo dalla logica temporale inerente e dalla sua struttura la proiezione e senza il dizionario. I dati naturalmente lessicale-concettuale3, che sono formalizzazioni dei modi possono essere influenzati dalle nozioni impartite agli in cui ci si rappresenta l’accadere di un fatto del mondo studenti simultaneamente o precedentemente alla rispetto ad alcune proprietà intrinseche (ad esempio la sua somministrazione del compito. Dal momento però che il durata, la sua culminazione, il ruolo tematico degli curricolo scolastico degli studenti costituisce una variabile individui coinvolti) e rispetto ad alcuni primitivi non controllabile (come anche il tempo trascorso dalla semantici4. Il livello concreto corrispondente è l’insieme eventuale copertura degli argomenti in situazioni dei modi in cui le singole lingue lessicalizzano (oppure scolastiche pregresse), questo elemento non è stato no) alcune di queste proprietà semantiche. considerato tra i parametri di conduzione Simmetricamente, il livello astratto del viewpoint aspect è dell’esperimento, fatta salva la possibilità di invocarlo in l’insieme dei diversi modi in cui la mente umana può sede di commento dei risultati. rappresentarsi la logica temporale esterna, cioè la ISA è un corpus “ortogonale”: le sue dimensioni di disposizione dei fatti del mondo sull’asse cronologico il variazione coinvolgono l’asse temporale e un numero quale renda giustizia sia della loro collocazione in senso abbastanza elevato di soggetti coinvolti (circa trecento). assoluto-deittico e in senso relativo5, sia del loro L’inglese è la lingua madre del settanta per cento circa svolgimento o conclusione rispetto alla prospettiva degli studenti (seguono spagnolo e italiano). Tra i adottata dal locutore. Il livello concreto corrispondente è numerosi elementi da parametrizzare in un learner corpus l’insieme dei modi in cui le singole lingue si sono ritenuti pertinenti i seguenti: la lingua madre, il grammaticalizzano (oppure no) alcune di queste proprietà livello linguistico, la scena descritta, la durata della temporali. permanenza in Italia. Si sono ritenuti non pertinenti Se i livelli cui si è accennato sono concepiti come (perché non controllabili) i seguenti parametri: status distinti, allora i fatti del mondo non sono in contatto sociale legato al reddito, lingue conosciute, lingua immediato con la loro codifica linguistica, nel senso che veicolare usata in Italia, tipo di esposizione all’italiano

(oltre all’input scolastico). 1 ISA presenta due tipi autonomi di annotazione: una Così chiamato da Smith (1991) ma altrove anche, “lexical aspect”,” actionality”, “intrinsic meaning”, “Aktionsart”. annotazione di carattere distribuzionale e topologico 2 ottenuta mediante tag che interpretano le posizioni attorno Detto anche “grammatical aspect”. 3 Si vedano ad esempio Dowty, 1979; van Valin, 1990. al verbo (tag posizionali), e una annotazione tendenziale e 4 DO, CAUSE, BECOME, cfr van Valin e LaPolla, 1997. interpretativa di tipo sintattico-semantico (tag verbali e tag 5 Cfr. Comrie, 1985: 122-128.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Stefano Rastelli non la plasmano direttamente. Detta in un altro modo, tedesco o l’olandese che non hanno la perifrasi secondo Li-Shirai (2000: 16-18), le proprietà temporali progressiva. Tutte queste puntualizzazioni sono necessarie tipiche di una data situazione o fatto del mondo non perché nel presente lavoro non si discute tanto del corrispondono necessariamente alle proprietà semantiche contenuto azionale dei predicati in generale, quanto dell’item lessicale che viene usato per descriverla. soprattutto ci si interroga sul problema dell’individuazione L’insieme dei tratti che si possono distinguere in una del valore azionale dei predicati nei dati di apprendimento. forma verbale in una data lingua rappresentano infatti una La base dei dati in esame è costituita infatti da frasi in cui specifica astrazione selettiva (che può essere condivisa alcuni studenti universitari americani descrivono le scene anche da più lingue) rispetto alle possibilità offerte dalla di un film usando talvolta verbi, tempi e avverbi di tempo rappresentazione mentale del “fatto del mondo” descritto che non ci aspettiamo o che addirittura non sappiamo dal predicato6. come interpretare. Per interpretare i predicati di L2 dal Non c’è completo accordo sul fatto che per descrivere punto di vista azionale è centrale definire il rapporto tra il modo in cui le lingue codificano gli eventi ci sia bisogno almeno quattro entità: quello che l’apprendente ha scritto di tre livelli piuttosto che semplicemente di due. Secondo usando la L2; quello che lo stesso apprendente avrebbe alcuni esiste un solo livello concettuale in cui le categorie scritto nella sua L1; quello che gli interpretanti pensano ontologiche presumibilmente “stipulano” (l’espressione si che l’apprendente abbia voluto scrivere; e infine quello trova in Bach, 2005) una relazione stabile e universale con che gli interpretanti avrebbero scritto al posto loro le categorie semantiche; inoltre esisterebbe anche un descrivendo lo stesso fatto del mondo descritto livello linguistico separato. In questa prospettiva, tutte le dall’apprendente. lingue fanno uso della stessa struttura-modello al livello Il confronto tra fatti del mondo, concettualizzazioni dei più astratto e differiscono solo per i modi in cui le fatti e codifica linguistica delle concettualizzazioni è distinzioni del livello concettuale entrano nel lessico e inevitabile per chiunque voglia interpretare il contenuto nella grammatica. Chi invece propone una tripartizione azionale dei verbi di L2. In altre parole, per disambiguare nei livelli probabilmente pensa a un livello ontologico ben alcune frasi scritte dagli apprendenti, è necessario avere separato dal livello concettuale (solo quest’ultimo sarebbe davanti agli occhi il referente (la scena del film descritta in contatto diretto con la lingua). Ad esempio, Verkuyl dagli studenti) e occorre anche “immaginare” una o più (2005: 38) sostiene che bisogna essere scettici verso ogni concettualizzazioni del referente stesso. È in base a queste tentativo di sovrapporre categorie ontologiche a categorie concettualizzazioni che - di solito - siamo in grado linguistiche. Se infatti si allarga lo sguardo dal singolo formulare ipotesi su quello che l’apprendente voleva dire verbo agli elementi che compongono il sintagma verbale è e di giudicare l’adeguatezza o meno di una forma verbale impossibile riuscire a derivare stabilmente le quattro al contenuto eventivo. Proprio in questi frangenti va usata categorie vendleriane7 (state, activity, accomplishment, estrema cautela: attribuendo un valore azionale o achievement). Esse infatti non sembrerebbero aspettuale ai predicati usati dagli apprendenti l’osservatore sufficientemente specificate per descrivere adeguatamente esterno (poniamo, un parlante nativo della L2) rischia di predicati complessi perché sono nate come categorie appoggiarsi su qualcosa che gli appare come una qualità filosofiche e non come categorie linguistiche. Quando assoluta (ontologica e concettuale) azionale-aspettuale dei abbiamo la netta sensazione che lo facciano, ad esempio fatti che accadono nella scena oppure alla se immaginiamo che il fatto del mondo espresso dal verbo concettualizzazione della lingua-bersaglio, mentre invece italiano “sapere” sia stativo tout court, è solo grazie alla non è improbabile che l’apprendente abbia in mente uno mediazione di una particolare concettualizzazione, cioè schema azionale ben diverso. Poiché per un osservatore è quella che rifornisce la lingua che parliamo (per inciso, la molto difficile astenersi dal misurare un dato linguistico traduzione di “sapere” in giapponese non è un verbo un metro non-linguistico, specialmente di fronte a frasi stativo, ma telico; Li e Shirai, 2000: 17). Di fatto, nel difficilmente interpretabili, si sente il bisogno di un paragone tra le lingue, non si cercano differenze di quadro interpretativo specifico cui attenersi per ontologia, ma differenze di concettualizzazione, cioè di l’attribuzione alle diverse classi azionali dei predicati codifica. prodotti dagli apprendenti. In questo lavoro si ambisce a La chiarezza sulla separazione tra contenuto suggerirne uno, anche se non completo e molto aperto a linguistico, contenuto concettuale e contenuto ontologico sviluppi futuri e miglioramenti. porta a riconoscere che può differenziarsi da lingua a lingua sia il modo in cui azione e aspetto si manifestano 3. La separazione tra aspetto e azione verbale sia anche il modo in cui interagiscono tra loro. Ad e la Aspect Hypothesis esempio, per il primo fenomeno, Verkuyl (2005: 9) in Bertinetto e Delfitto (2000: 191) si sostiene la ricordano che il ben noto test di telicità basato sul 8 necessità di separare dal punto di vista teorico le proprietà paradosso imperfettivo non è efficace con lingue come il aspettuali da quelle azionali. Ma secondo gli autori ciò non significa che queste categorie siano chiaramente distinguibili in tutte le circostanze. In alcuni casi è 6 Naturalmente la rappresentazione mentale è a sua volta presente un gioco intricato di nozioni; ad esempio, un’astrazione. l’aspetto progressivo di solito detelicizza il predicato e di 7 Vendler, 1967: 97-121. una frase come “scriveva la sua tesi” si può dire che è 8 Se una frase con verbo atelico usato imperfettivamente come “Stefania sta camminando” è vera, allora è vera anche la frase perfettiva corrispondente: “Stefania ha camminato”. come “Stefania sta vendendo la macchina” non discende la verità Diversamente, da una frase imperfettiva con un verbo telico della frase “Stefania ha venduto la macchina”.

662 Il problema del contenuto lessicale-azionale dei predicati nei dati di apprendimento lessicalmente telica ma contestualmente atelica (cioè è verbo telico) non è un concetto linguistico ma ontologico. presentata come senza visualizzare l’effettivo compimento Tale concetto sarebbe radicato nell’idea condivisa che dell’azione). ogni fatto del mondo abbia dei limiti e che tra essi il limite Fatta questa premessa, gli autori richiamano il fatto superiore (la sua fine) - data la direzionalità temporale ben noto che l’opposizione perfettivo/imperfettivo nelle naturalmente insita in ogni fatto che accade - sia quello lingue slave rappresenta qualcosa di diverso dalla stessa preminente dal punto di vista semantico (da qui opposizione nelle lingue romanze perché nel primo caso la deriverebbe la confusione tra livello ontologico e livello distinzione è espressa nella radice lessicale e fa parte del linguistico). Diversamente da quello di culminazione, il significato intrinseco dei verbi mentre nelle seconde è concetto quantificazione determinata o indeterminata derivata morfologicamente. Confrontando lingue diverse, (rispettivamente come nelle frasi “Maria ha corso se ci si riferisce ad esempio a un evento concluso chilometri ogni giorno”, “Maria ha corso tre chilometri”) propongono di usare la coppia “terminativo/non e quello di restrizione (“Maria ha scritto la lettera”) sono terminativo” per riferirsi al vero e proprio dominio concetti sintattici, che hanno cioè una precisa codifica aspettuale (morfologico) e la coppia bounded/non linguistica. Questa posizione trova riscontro nella bounded per riferirsi al fatto che la conclusione preferenza che le teorie dell’apprendimento di L1 e di L2 dell’evento è lessicalizzata indipendentemente dalla di tipo “costruzionalista” accordano a modelli esplicativi prospettiva adottata dal locutore e quindi anche dal piano in cui solo i tratti semantici realizzati sintatticamente - e temporale. non quelli inerenti - sono determinanti nell’acquisizione di Nel dominio delle lingue romanze qui la nozione di certe strutture linguistiche, ad esempio della distinzione “terminativo” (che è nozione tempo-aspettuale) è inaccusativo/inergativa (cfr. Borer, 2004; Van Hout, concettualmente indipendente dalla nozione di “telico” 2004). Il fatto di concepire azione e aspetto come nozioni (che è nozione azionale) perché mentre da un lato ogni unite o distinte ha ripercussioni sulle teorie evento può essere visto come terminato (specialmente nel dell’apprendimento che utilizzano appunto quelle nozioni. passato), dall’altro non tutti gli eventi che sono Una di queste teorie è conosciuta con il nome di Aspect “aspettualmente” terminati presentano un punto Hypothesis9. L’ipotesi - come è noto - (la sua culminante inerente. È dunque sufficiente stabilire che in formulazione qui è molto semplificata) si basa su due una data lingua le nozioni di terminatezza e quella di idee strettamente collegate tra loro. telicità siano fuse insieme nella morfologia della stessa La prima idea è che - nelle lingue come l’italiano in entrata lessicale mentre in un’altra lingua esse sono cui la morfologia aspettuale si sovrappone a quella separate (cioè diversamente esplicitate nella morfologia o temporale che indica il passato - gli usi di tale morfologia nel lessico) per concludere che è importante tenere distinte da parte di apprendenti pre-basici e basici siano usi in la nozione di aspetto da quella di azione. Diversamente, primo luogo aspettuali. La seconda idea è che nel quadro degli studi di semantica composizionale (cfr. l’interpretazione e l’uso delle marche morfologiche del Verkuyl, 2005) il termine inglese Aspect è usato per verbo da parte degli apprendenti di varietà pre-basiche e riferirsi sia all’aspetto grammaticale (outer Aspect, o basiche sia dapprima determinata dall’aspetto lessicale10. aspetto esterno) sia all’aspetto lessicale (inner Aspect, o Giacalone Ramat (1995) ha dimostrato su dati orali di aspetto interno). apprendimento spontaneo di italiano L2 che esistono Le due nozioni si distinguono per la posizione sul associazioni preferite tra relazione temporale (tempo grafo ad albero e per il fatto che l’aspetto interno è passato), prospettiva sull’evento da parte del parlante determinato non solamente dalla semantica del verbo ma (valore perfettivo) e Aktionsart (esistenza di un punto anche dal reciproco modificarsi della semantica del verbo, terminale nell’evento espresso dal predicato scelto da quella del suo complemento e (in certi casi, ma non dall’apprendente). In particolare, nelle varietà basiche sempre) da quella del SN specificatore della proiezione dell’italiano L2, sempre Giacalone Ramat (2002) riscontra massimale di SV (cioè dal soggetto grammaticale). una effettiva estensione selettiva della marca del participio L’aspetto esterno invece è univocamente determinato dai passato dapprima a predicati telici e poi agli altri. Giuliano valori associati alle posizioni di specificatore o Bernini (2005; e comunicazione personale) suggerisce che complemento dei nodi funzionali collocati tra SFless e alla nozione di “estensione selettiva” vada precisata con SV, dai quali V riceve (o nei quali controlla) anche i tratti quella di “marcatura differenziale” in quanto l’estensione temporali e flessionali. La principale differenza tra la della marca del perfettivo avverrebbe via “armonia posizione “separatista” e quella “unionista” risiede semantica” con il carattere azionale dei predicati e nell’approccio al materiale linguistico e - in ultima analisi servirebbe a telicizzare sia da un lato predicati sotto- - nella concezione del significato lessicale del verbo. specificati rispetto alla loro natura azionale sia predicati Diversamente, in Bertinetto e Delfitto (2000) si mostra che - pur non essendo inerentemente telici, come il mediante una batteria di test che è possibile distinguere i “lavare” di questo esempio tratto dalla banca dati del verbi telici per natura dai verbi che possono ricevere il Progetto Pavia - acquistano un valore risultativo- tratto [+telico] dal contesto e che quindi in alcuni predicati completivo: esiste un nucleo non alterabile di telicità che governa il loro comportamento sintattico (di fatto la loro 9 In Andersen (2002) è definita “Defective Tense Hypothesis” o compatibilità con determinate espressioni di tempo). “Primacy of Aspect Hypothesis”. Per Verkuyl (2005: 25-29) invece ciò non sembra 10 Così in Andersen e Shirai, 1996: 533: “Learners first use past possibile perché lo stesso concetto di culminazione di un marking[...] or perfective marking [...] on achievement and predicato (concetto saliente, se si vuole definire cos’è un accomplishment verbs, eventually extending its use to activity and then to stative verbs”.

663 Stefano Rastelli

(1) lava quest(ë) eh lava eh pentola eh ++ di activity detelicizzato (come se fosse the car is la/ eh + lavato eh pentola eh +++ eh + guarda come eh stopping). Questa classificazione, che punta ad ottenere un +++ eh specchio^ + riconoscimento ontologico (perché basata su un presunto [(la moglie) lava la pentola e dopo averla lavata vi si referente oggettivo), mi pare invece debitrice del livello guarda come in uno specchio] concettuale della lingua bersaglio (la lingua dell’osservatore) e della relativa codifica linguistica dei Secondo l’AH esiste una solidarietà funzionale tra la fatti del mondo cui si riferisce. Il motivo è che non ci sono prospettiva adottata dal locutore, la localizzazione abbastanza elementi nella lingua dell’apprendente per temporale dell’evento rispetto al locutore e il tipo di riuscire a ricavare il modo in cui lo stesso apprendente evento. Eventi che presentano una culminazione inerente interpreti la classe azionale dei verbi che usa. si prestano meglio di altri (ad esempio dei processi) a Quello che invece riusciamo a notare bene è il modo in essere presentati come eventi conclusi e - in modo del cui l’osservatore interpreta la classe azionale dei verbi del tutto complementare - la prospettiva usuale in cui si suo apprendente. Un osservatore di madrelingua italiana colloca un evento concluso e considerato come un tutt’uno può percepire che si tratta appunto di una questione di è quella del tempo passato. Le conclusioni cui giunge la concettualizzazione e di codifica e non di ontologia AH sulla correlazione tra aspetto e azione verbale quando - ad esempio, nel medesimo articolo - legge che suggeriscono una tendenza non assoluta: esistono infatti per Housen il verbo to say, quando introduce il discorso anche usi cosiddetti “periferici” che associano, ad diretto, va interpretato come un verbo di achievement esempio, verbi di achievement in contesti durativi (è l’idea (183); che to grow up viene interpretato come un verbo di alla quale ci si riferisce spesso con il nome di aspectual activity (166); che to come e to go outside sono verbi di coercion11). Anche se alcuni autori (Andersen, 2002: 94) achievement, mentre to go to the car e to go to the house ammettono che l’appello alle proprietà semantiche sono verbi di accomplishment (174). inerenti del verbo non è in grado di spiegare tutti i dati Suggerisco di ricorrere a un semplice esperimento: si empirici, tuttavia la AH - nel suo complesso, anche nelle supponga che un apprendente italiano di inglese L2 si versioni più sfumate - presuppone una separazione sostituisca all’apprendente olandese del database di piuttosto netta proprio delle nozioni di aspetto e azione in Housen e scriva le seguenti frasi usando gli stessi verbi sede teorica. che prima sono stati classificati da Housen come Esiste naturalmente una notevole mole di lavori che achievement e come activity: hanno testato la AH in vari modi e in varie lingue anche appartenenti a famiglie distanti tra loro. Bardovi-Harlig ƒ mama keeps on saying that I have to study (2002: 129) arriva ad affermare però che esistono tanti e ƒ the plant grew up in one night tali differenze nei metodi di validazione dell’ipotesi che ƒ today mama is coming to visit me gli stessi dati possono essere usati sia per accettare sia per respingerne le conclusioni. Siamo però legittimati ad Ovviamente tutte e tre le frasi sono frasi teliche, ma aspettarci almeno il rispetto di alcune fondamentali hanno anche una durata; inoltre tutte e tre traducono in condizioni di falsificabilità su questi test, anche perché inglese determinate concettualizzazioni eventive possibili desidereremmo allontanare il rischio che il contenuto e codificate anche dalla lingua italiana (questo azionale dei predicati venga considerato o come qualcosa accorgimento dovrebbe evitare che si dia un peso di pre-appreso, o come determinata dalla L1 oppure infine eccessivo al fattore L1 dell’apprendente, cioè l’inglese). - all’opposto - come qualcosa di totalmente basato sulla La prima domanda che può venire in mente è la seguente: lingua bersaglio e sul giudizio di chi ne ha una se un osservatore pure anglofono, ma diverso da Housen, competenza nativa. In altre parole, mentre si afferma che trovasse queste frasi nel corpus, come classificherebbe la marca morfologica del perfettivo si trova dapprima con questa volta gli stessi predicati dal punto di vista azionale? i predicati telici, bisogna essere sicuri che quei predicati Inoltre, se un osservatore stesso trovasse questa frasi nel siano telici nell’interlingua dell’apprendente che li ha usati corpus, finirebbe per concludere che essi forniscono dati e non (solo) nella L1 e nella L2. contro o a favore della AH? Housen, (2002: 174) nel suo studio considera circa La traduzione italiana di to grow up non è certamente novemila predicati presi da un database di inglese L2 un verbo di activity perché in italiano tale predicato - appreso in contesto formale. I predicati sono esaminati opportunamente contestualizzato - fallisce il test come entrate lessicali “pure”, cioè a prescindere dalle imperfettivo (“la pianta sta crescendo” non implica marche tempo aspettuali e l’analisi include anche i sempre che “la pianta è cresciuta”). Se da un lato è principali argomenti del verbo. L’autore afferma (175) che certamente scorretto affermare che la concettualizzazione talvolta per decidere la classe azionale di un predicato e la codifica propria della L1 determinano la codifica qualche volta (ma non sempre) è necessario ricorrere al dell’evento anche nella L2, dall’altro nemmeno si capisce referente, cioè al contesto. Infatti, davanti alla frase: come, perché e a quali condizioni, si possa affermare che *yesterday I see a bit television ( scritta da un apprendente un apprendente italiano, olandese o di quale si voglia L1 olandese) Housen interpreta l’espressione to see a bit che impara l’inglese debba pensare a to grow up come a television come un predicato di activity (equivalente a to un verbo di attività e usarlo come tale nella sua watch tv); analogamente il verbo nella frase *the car is interlingua. stop dello stesso apprendente è interpretato come un verbo

11 Cfr. De Swart, 1988.

664 Il problema del contenuto lessicale-azionale dei predicati nei dati di apprendimento

4. Condizioni di falsificabilità apparenti incongruenze che sono analizzate e commentate Parlando dell’apprendimento di L1, Richad Weist brevemente qui sotto: (2002) si preoccupa di accertare la validità interlinguistica dei test sintattici usati in genere per stabilire (2) Poi lei sta guardando per l’autobus fuori la finestra per l’appartenenza dei predicati alle classi azionali. Come è qualche minuti noto, questi test riferiti all’italiano (ma per un quadro Qui uno studente di livello avanzato e di madrelingua generale si veda soprattutto Vendler, 1967; Dowty, 1979) inglese ha così descritto la scena in cui la protagonista stabiliscono l’incompatibilità dei verbi stativi con la rimane ad aspettare l’autobus guardando per qualche perifrasi progressiva (*Stefano sta avendo una malattia) e minuto fuori dalla finestra dell’autogrill. La perifrasi con l’imperativo (*abbi questa macchina!), progressiva è incompatibile con espressioni di durata sia l’incompatibilità dei verbi telici-puntuali con espressioni in italiano sia in inglese di tempo continuato (*Stefania ha riconosciuto Stefano per un’ora) e quella dei verbi atelici-durativi con (3) perché ho andata al bagno per cinque minuti espressioni limitative (*Stefania ha camminato in un’ora). I test appena citati sollevano tuttora moltissimi In (3) uno studente di livello intermedio e di problemi nella letteratura su questo argomento (si vedano madrelingua inglese ha così descritto la scena in cui la ad esempio Verkuyl, 1994; van Valin e LaPolla, 1997), protagonista è rimasta in bagno per un periodo di tempo soprattutto perché è ampiamente riconosciuto che - lungo cinque minuti. Questo esempio è diverso dal all’interno di una lingua - alcuni contesti sintattici precedente perché in inglese e in italiano si può dire she’s determinano una mutazione del carattere azionale di tutti i gone to the toilette for five minutes intendendo che “è predicati di quella lingua a prescindere dalla loro rimasta in bagno per cinque minuti”. Tuttavia in inglese - azionalità inerente (ad esempio, un oggetto diretto può diversamente che in italiano - la compatibilità durativa di telicizzare un predicato virtualmente atelico: *Rosanna ha un verbo così telicizzato è del tutto idiomatica, come si scritto in un minuto vs. Rosanna ha scritto la lettera in un vede dalla sua non - interogabilità *for how long did she minuto) e poi perché lo statuto semantico e tematico dei go to the toilette? e dal fatto che con la negazione principali argomenti del verbo (esterno e interno) in molti l’espressione avverbiale di tempo indica - questo succede casi è determinante. Ciò malgrado Weist - assieme ad altri anche in italiano - non il tempo della durata dell’evento - conclude che: ma il tempo della non occorrenza dell’evento ??she didn’t go to the toilette for five minutes). La frase dunque è sì the Vendler-like categories have broad cross-linguistic accettabile nel suo valore durativo, ma ciò avviene semantic and syntactic implications. indipendentemente dal fatto che il verbo “andare” passi o non passi i test sintattici di duratività nella L1 o nella L2. Secondo Weist, i risultati dei test sintattici promuovono: (4) Rosalba arriva a Venezia, in Piazza San Marco. Vedere la piazza per alcuni minuti, e è felice the classification of Aktionsart separately from viewpoint Aspect and help to avoid a circular argument12 In (4) uno studente intermedio anglofono usa il verbo “vedere” all’interno di una cornice temporale durativa per Il punto-chiave dell’argomentazione di Weist è che i descrivere la scena in cui la protagonista - direbbe test di azionalità, anche se applicati alla L1, devono essere piuttosto un parlante nativo - “osserva, rimane a guardare” validi in più lingue, altrimenti concorrono a rafforzare una la piazza. Il contenuto azionale di questo verbo è però tautologia (come ad esempio la seguente: i bambini che difficile da stabilire anche nell’italiano di nativi e forse è imparano la L1 usano di più e prima la perifrasi destinato a rimanere sottospecificato. In genere, quando progressiva con i verbi durativi, che sono proprio i verbi tale verbo è usato con un basso grado di agentività che - nella lingua matura - vengono usati più spesso con la associata al soggetto grammaticale e quando significa perifrasi progressiva). “entrare nel campo visivo”- come in “vedere un lampo” - È intuitivo come la cautela espressa da Weist sia esso può essere classificato come un verbo di valida a maggior ragione sul terreno dell’apprendimento achievement. Esiste tuttavia una deriva azionale di L2. Anche ammettendo che una stessa batteria di test strettamente determinata dal tipo di oggetto interno di V, azionali valga per la L1 e la L2 di un apprendente (cioè la quale autorizza l’uso frequente di “vedere” come che quei test individuino con precisione una classe iperonimo di altre entrate verbali: “vedere una persona” = azionale di verbi in una data area lessicale tanto nella “uscire, passare il tempo”; “vedere come stanno le lingua di partenza quanto in quella di arrivo) pur tuttavia cose”=“rendersi conto”; “vedere una città”=“visitare”. l’analisi di un corpus di italiano L2 di studenti americani Nell’esempio (4) non pare si possa trattare di uso come ISA 1.0 mostra l’esistenza di molte frasi che iperonimico né di influsso della L1 - che distingue come presentano apparenti incongruenze tra apparenti proprietà l’italiano la durata e la diversa agentività di to see e di to azionali del verbo utilizzato dagli apprendenti e la cornice look/watch - quanto piuttosto di una preferenza temporale che ci viene fornita sia dal contributo della complessa e cioè motivata da alcune operazioni compiute morfologia verbale sia da quello degli avverbiali di tempo. dal’apprendente sul patrimonio tempo-aspettuale e Le frasi (2)-(5) contengono quattro esempi di queste azionale del verbo.

12 ib., p. 36

665 Stefano Rastelli

(5) C’era una donna che faceva una passagiata a Venezia ƒ sistematica indeterminatezza semantica e spiccata sul treno. Ha indossato occhi di sole verdi. polifunzionalità degli avverbi di tempo (soprattutto “quando”, “già” e “ancora”) e conseguente In (5) uno studente anglofono intermedio, che utilizza inaffidabilità nell’interpretazione delle cornici ed evidentemente conosce bene l’imperfetto, usa invece il temporali degli eventi inquadrati da tali avverbi; passato prossimo, apparentemente specificando in senso telico e risultativo un predicato come “indossare occhiali ƒ presenza di alterazioni e mutazioni del patrimonio da sole” che nella scena del film dovrebbe riferirsi invece tempo-aspettuale e azionale operate dagli apprendenti; a un evento aspettualmente imperfettivo e azionalmente tali alterazioni presuppongono forse l’esistenza di un stativo. “grado-zero” (si veda il prossimo paragrafo) della Questi esempi e altri simili possono portare a competenza azionale in cui né nozioni aspettuali né concludere che batterie di test che sono valide per le L1 e quelle temporali hanno la priorità l’una sull’altra le L2 degli apprendenti, non necessariamente evidenziano restrizioni sulle 1...... n interlingue degli stessi apprendenti. ƒ conseguente non significatività della variazione Sembra invece che - se crediamo che gli studenti abbiano infralessicale, cioè della contaminazione - voluto veramente descrivere la scena - dobbiamo specialmente nel passato - tra commutazione tempo- ammettere che la idea di temporalità (inerente o esterna) aspettuale e azione verbale (in italiano “i soldati codificata nella nostra lingua nativa non è il miglior punto impugnavano il mitra” ha un verbo durativo, mentre “i di partenza per giudicare l’idea di temporalità espressa dai soldati impugnarono il mitra” ha un verbo non- predicati usati dagli apprendenti. Forse ciò avviene perché durativo. Cfr Lucchesi, 1976 citato da Bertinetto, test sintattici pensati per individuare le classi azionali dei 1986; l’esempio è suo). predicati in lingue perfettamente formate non dovrebbero essere incautamente utilizzati per individuare le stesse In questo lavoro ci occupiamo brevemente solo dei classi in lingue non formate. punti (b) e (c). Starren 2001 (31) riconosce esplicitamente Una delle possibili conseguenze di ciò è che le che è difficile - se ci basiamo solo sulle parole degli conclusioni della Aspect Hypothesis e l’istanza teorica apprendenti - risalire a quale categoria appartenga il della separazione tra azione e aspetto sul terreno contenuto lessicale dei verbi che usano. Gli apprendenti dell’apprendimento di lingue seconde andrebbe olandesi di inglese L2 infatti usano spesso i verbi per varie reinterpretata con molta cautela nei casi in cui tale funzioni, ad esempio to search viene usato anche per to argomentazione si fondi sull’esito di test azionali (non find, to see viene usato per to look e to watch. Questo è un totalmente efficaci sulle interlingue) oppure su a-priori fenomeno di notevole interesse e - a quanto mi risulta - (del tipo: “un dato verbo x o una data espressione y sono poco studiato al di fuori dal paradigma contrastivo; si telici in tutte le lingue”). La condizione di falsificabilità è tratta però di un fenomeno non del tutto interno alla dunque così formulata: l’esito di un test azionale di azionalità e rispetto al quale certamente la pressione della compatibilità che è valido per la L1 e in L2 può L1 conta molto. Anche in ISA si possono trovare rappresentare una condizione necessaria, ma sicuramente moltissimi esempi di questo fenomeno. Si consideri ad non una condizione sufficiente per poter affermare che un esempio la frase (6): dato verbo appartenga a una data classe azionale in una data interlingua. Vediamo più nel dettaglio alcuni motivi (6) Poi, Rosalba sta guardando alle crocie(?)13, quando per i quali ciò avviene nel prossimo paragrafo. ascolta la chiesa

5. La classe azionale dei predicati in italiano Uno studente di livello intermedio e di madrelingua L2 inglese ha così descritto la scena in cui la protagonista è a Le argomentazioni fin qui solo accennate si Venezia e mentre sta guardando le gondole, riassumono in questo modo: nei dati di apprendimento improvvisamente sente il rintocco della campana di una non è sempre possibile separare azione verbale e aspetto chiesa, guarda l’ora e si rende conto che è tardi. Nella verbale in maniera tale da poter utilizzare le informazioni corretta interpretazione della frase dell’apprendente però il ottenute sulla prima come base di partenza di ipotesi valore puntuale di “quando” non è compatibile con la sull’apprendimento del secondo. generale duratività del verbo italiano “ascoltare”. Per Ciò si verifica perché è difficile attribuire un predicato escludere la concomitanza di due azione durative (la cui usato da un apprendente a una classe azionale piuttosto simultaneaità - ancorché possibile - non è equiestensionale che a un’altra senza appoggiarsi test sintattici validi solo rispetto a quanto accade nella scena del film) siamo per lingue pienamente formate e senza appoggiarsi a costretti a ipotizzare che l’apprendente abbia usato il presunte evidenze extralinguistiche. Ma anche se si smette verbo “ascoltare” al posto del verbo “sentire”. di guardare solo alla testa lessicale verbale e (come Ancora più complesso, ma forse più pertinente per riteniamo corretto) si includono gli elementi linguistici questo lavoro, appare il caso in cui - sempre nei dati del che lo circondano, i problemi non mancano di certo. Chi corpus ISA 1.0 - gli apprendenti sembrano modificare e vuole parlare ad esempio non di “verbi telici” ma di costruire non in modo sistematico e vettoriale ma in modo “eventi telici” deve cominciare a prendere in apparentemente contingente e “singolare” il valore considerazione almeno tre diversi ordini di complicazioni: azionale-aspettuale dei predicati che usano per descrivere

13 Probabilmente vuole dire “le gondole”

666 Il problema del contenuto lessicale-azionale dei predicati nei dati di apprendimento la scena del film. Il significato cioè non ci appare sempre to-form (o concept-oriented approach, cfr tra gli altri come una funzione della combinazione solidale o Dietrich et al., 1995), specialmente per quanto riguarda prototipica dei tratti azionali e aspettuali dei predicati, l’enfasi sull’indipendenza del sistema interlinguistico da quanto di un rimescolamento del loro patrimonio quello della lingua bersaglio e sulla necessità di evitare in (azionale, aspettuale e temporale), avente l’auspicabile qualche modo la closenes fallacy, cioè il pericolo che a scopo di raggiungere una configurazione frasale una data forma verbale dell’interlingua, sulla base di funzionale alla descrizione del singolo evento; analogie e somiglianze con la L2, vengano attribuiti valori configurazione che probabilmente non può aspirare a aspettuali e temporali che la forma in questione non ha essere replicabile e generalizzabile per tutti gli eventi oppure non può o deve necessariamente avere in quello simili. Per raggiungere tale fine agli apprendenti del stadio dell’acquisizione. Il pericolo rappresentato dalla corpus ISA pare sembri lecito non solo cancellare, closeness fallacy - parlando di apprendimento di azionalità promuovere o lasciare sottospecificati volta per volta tratti - riguarda naturalmente proprio il contenuto azionale dei azionali, temporali o aspettuali che noi giudichiamo predicati. L’ipotesi dell’esistenza di un grado zero della assolutamente necessari oppure assolutamente inediti competenza azionale serve a ridurre questo pericolo (spesso, purtroppo, avendo in mente i fatti descritti e non perché il contenuto azionale dei verbi della L2 non viene la lingua che li descrive), ma anche attrarre nell’orbita dato per pre-appreso e viene messo in gioco senza riserve sintattica del predicato (o - all’occorrenza - lanciare nella nel processo di ricostruzione del sistema temporale. sua orbita) tutti gli elementi frasali che possono concorre L’ipotesi del grado zero implica invece che alcuni alla composizione del senso prescelto, in un modo che apprendenti - avendo a disposizione a un certo punto del talvolta appare non riconducibile alla pressione della L1. loro percorso nozioni tempo-aspettuali e azionali in via di Chiamiamo questo livello ipotetico in cui tutti i formazione e per di più ancora slegate tra di loro - tratti temporali, aspettuali e azionali conosciuti ignorando o volutamente oscurando vincoli e restrizioni su dall’apprendente sono messi in gioco diversi tipi di compatibilità, procedano verso contemporaneamente, il “grado zero” della competenza configurazioni di questi valori che sono certo provvisorie, azionale. ma coerenti e che dunque formano un sistema. 6. Direzione della ricerca: l’ipotesi del 7. Riferimenti “grado-zero” della competenza azionale Andersen, R. (2002). The dimension of Pastness. In R. L’espressione “grado zero della competenza azionale”, Salaberry e Y. Shirai (a cura di), The Acquisition of che qui si ipotizza caratterizzi una porzione più o meno Tense-Aspect Morphology. Amsterdam/Philadelphia: lunga (ma probabilmente non iniziale) del processo di John Benjamins, pp. 79-105. acquisizione, vuole contribuire a suggerire che una buona Andersen, R. e Shirai, Y. (1996). Primacy of Aspect in teoria non dovrebbe richiedere che alcuna nozione first and second language acquisition: the pidgin/creole azionale pre-esista al momento in cui i valori aspettuali e connection. In W. Ritchie e T. Bathia (a cura di), temporali dei predicati vengono messi in gioco, Handbook of Language Acquisition. New York: rimescolati e usati dagli apprendenti per codificare una tra Academic Press, pp. 527-570. le possibili concettualizzazioni di un dato evento espresso Bach, E. (2005). Eventuality, grammar and diversity. In dagli stessi predicati. H. Verkuyl, H. De Swart, A. van Hout, Perspectives on Ciò naturalmente non significa che la temporalità Aspect. Dordrecht: Springer, pp. 167-180. inerente dei predicati della L1 (laddove sia derivabile con Bardovi-Harlig, K. (2002). Analyzing aspect. In R. precisione) non abbia nessuna influenza, ma solamente Salaberry e Y. Shirai (a cura di), The Acquisition of che tale influenza non è calcolabile sistematicamente e Tense-Aspect Morphology. Amsterdam/Philadelphia: neppure è costantemente significativa, dal momento che John Benjamins, pp. 129-154. alcuni fenomeni di derivazione occorrono allo stesso Bernini, G. (2005). La seconda volta. La (ri)costruzione di modo in apprendenti con L1 diverse. La considerazione categorie linguistiche nell’acquisizione di L2. In L. del peso del contenuto azionale dei verbi della L1 sulla Costamagna e S. Giannini (a cura di), Acquisizione e scelta dei verbi e delle forme verbali nella L2 mutamento di categorie linguistiche. Atti del convegno introdurrebbe di fatto nel calcolo un fattore aleatorio e non della Società Italiana di Glottologia. Roma: Il Calamo, controllabile. La scelta teorica e metodologica, che in pp. 121-149. questo breve lavoro è stata solo sommariamente descritta, Bertinetto, P.M. (1986). Tempo, aspetto e azione nel verbo implica che tutte le nozioni di tempo, aspetto e azione italiano. Il sistema dell’indicativo. Firenze: Accademia vengono sottoposte a un processo di ricostruzione. Questa della Crusca. formulazione provvisoria permette anche di dire a quali Bertinetto, P.M. e Delfitto, D. (2000). Aspect vs. condizioni essa può non essere vera. Per quanto riguarda Actionality: why they should be kept apart. In Ö Dahl invece i dati a supporto della teoria, nel corpus ISA sono (a cura di), Tense and Aspect in the Languages of presenti diverse frasi in cui tutti i tratti (aspettuali, Europe. New York/Berlin: Mouton de Gruyter, pp. 189- azionali, temporali) sembrano entrare simultaneamente in 227. una derivazione che ne riformula ognuno dei valori Borer, H. (2004). The grammar Machine. In A. individuali in funzione del valore che assumono nella Alexiadou, E. Agnostopoulou e M. Everaert (a cura di), struttura. The Unaccusativity Puzzle. Exploration of the Syntax- Inoltre l’ipotesi del grado-zero condivide alcuni tra gli Lexicon Interface. Oxford/New York: Oxford aspetti emersi all’interno del paradigma di studi function- University Press, pp. 288-331.

667 Stefano Rastelli

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668 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 669-674

Strategie di ampliamento semantico nello scritto di giovani studenti Fabio Ruggiano

Università di Messina

Abstract Gli elaborati scritti di italiano degli studenti di primo anno della scuola superiore rappresentano un repertorio vasto di fenomeni del lessico e della sintassi. In particolare in questa comunicazione verranno messi in luce tentativi di compensazione della carenza semantica attraverso un ampliamento lessicale e sintattico. Questo può prendere la forma di una accumulazione, lessicale o sintattica, o di una glossa esplicativa, realizzata in forme diverse. In entrambi i casi notevole appare il rifugio da parte degli scriventi nel patrimonio dei sintagmi cristallizzati di cui è fornita la lingua. I fenomeni rilevati possono ascriversi al tentativo di affinare la lingua in corso d’opera, ma si osserverà che lo sforzo di risemantizzazione si riduce nella pratica ad un ampliamento che non si discosta dal livello diafasico di partenza. La tipologia non spontanea dei testi esaminati permetterà comunque di indurre alcuni caratteri della variegata lingua che funge da modello di riferimento verso cui tendono gli sforzi di risemantizzazione.

1. Introduzione fluttuanti,3 ma nella sostanza ricalcano quelli dell’italiano La lingua scritta degli studenti del primo anno della standard, avendo la scuola ormai abbandonato (salvo rare scuola superiore1 può essere considerata una competenza nostalgiche eccezioni, ovvero qualche stereotipo duro a in fieri. Gran parte dei caratteri che le sono propri sono sparire) le aspirazioni puristiche tanto vituperate a partire ascrivibili allo scontro tra l’abitudine al parlato e lo sforzo dagli anni Settanta. verso lo scritto, e in particolare lo scritto della norma scolastica.2 A questo livello di competenza le due 2. Accumulazione coordinate delle varianti diafasica e diamesica si Per accumulazione si intende qui il ricorso da parte intrecciano, rendendo a volte difficile stabilire a quale dello scrivente ad una o più appendici di discorso delle due categorie ascrivere le fattispecie dei fenomeni finalizzate al completamento di un concetto. Grazie a tale incontrati. espediente la funzione di creare il significato Le strategie linguistiche oggetto del presente articolo dell’enunciato passa dalla qualità delle parole (in termini mostrano infatti la tensione che si crea tra l’espressività di aderenza tra parola scritta e significato cercato) alla loro spontanea degli scriventi e le regole testuali in via di quantità. La sintassi è interessata da questo fenomeno non apprendimento, che dovrebbero da una parte darle un meno del lessico, in quanto il completamento del ordine (in una prospettiva che diremmo diamesica), significato prende la forma di una progressione che si dall’altra abbassarne il potenziale emotivo in certi casi snoda attraverso stadi intermedi rappresentati da quasi irrazionale verso un livello di formalità media, altrettante proposizioni. adatta ad una più vasta varietà di situazioni comunicative Si evince chiaramente dai rilievi che il periodare di C3 (in una prospettiva dunque diafasica). (Ginnasio; femmina) è strutturato per affastellamenti di Si deve rilevare che i limiti e le caratteristiche del coordinate e subordinate. Si consideri il periodo che modello scolastico di lingua scritta sono almeno in parte occupa i righi 15-27 (21/10/04)4:

1 Il corpus di testi su cui si basa la presente analisi è composto da (1) Ci confidiamo a vicenda, parliamo di tutto, brutto, 123 elaborati scolastici composti nell’anno 2004/2005 da 24 bello o personale che sia, perché tra noi non ci sono studenti frequentanti il primo anno di istituti superiori di segreti, anche perché siamo così uniti che non sarebbe indirizzo diverso, tutti ricadenti nel comprensorio della città di possibile trattenerne e dalla stanza dove ci troviamo non Messina. esce mai una decisione se prima non viene concordata 2 Il rapporto dinamico tra parlato e scritto che si individuerà nel insieme. prosieguo dell’articolo come concausa dell’insorgere dei fenomeni studiati, non deve indurre a stigmatizzare il parlato La proposizione coordinata sottolineata viene inserita come vizio in confronto alle virtù dello scritto. Al contrario si come un’appendice del periodo, e a sua volta dotata di un deve tenere conto della specificità del parlato in termini ulteriore ampliamento condizionale. In realtà il contenuto diamesici (le caratteristiche del sistema fonico-uditivo) e della informativo della stessa è eterogeneo rispetto a ciò che sua funzione linguistica, in assoluto e relativamente allo scritto. precede, la coordinazione sindetica perciò appare Voghera (1992a) sostiene che: «non è difficile pensare che il discorso parlato sia regolato da un programma diverso da quello incongrua. Il risultato è che tutto il periodo assume un che regola il discorso scritto. Questa ipotesi non presuppone una aspetto abnorme. competenza diversa per il parlato, ma una competenza che contenga un dispositivo di scelta dei programmi da attivare.» (95). I rilievi contenuti in questo articolo non negano questa visione, nel senso che osservano una fase in cui tale dispositivo 3 In particolare molti tratti che riguardano l’organizzazione di scelta, che non è automatico, quindi va appreso, presenta sintattica e testuale (ad esempio la ridondanza rispetto alla alcune notevoli incertezze. Una fase che non può essere sinteticità) possono ricevere un giudizio anche opposto a identificata cronologicamente, come appannaggio di una certa seconda del professore che valuta il componimento. età dello sviluppo cognitivo dell’individuo, ma che va intesa 4 Ogni soggetto è identificato da un codice alfanumerico. Se ne come un processo culturale, che può iniziare in qualsiasi specificano l’indirizzo scolastico frequentato, il sesso e la data in momento, così come può continuare per un tempo indefinito. cui è stato svolto il tema.

669

Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Fabio Ruggiano

In più occasioni la complessità5 sembra eccedere le (4) Per me l’amicizia è uno dei sentimenti più capacità del soggetto di dominare la rappresentazione del importanti per un ragazzo o per una ragazza è, se è vera pensiero, come emerge dal periodo ai righi 44-61: amicizia, può diventare un sentimento semplice e profondo e ci aiuta a crescere e ed a conoscersi meglio.6 (2) Perché quei poveri ragazzi per diventare quello che sono, altro non hanno potuto avere che una brutta La modalità accumulativa non è l’unica adoperata nei adolescenza, una brutta infanzia e la colpa è tutta dei padri testi esaminati. Si può incontrare anche una strutturazione e delle madri menefreghisti, i quali interessi sono lontani basata sulla densità.7 Ad esempio C4 (Ginnasio; maschio); chilometri e chilometri dai figli, ai quali magari farebbe Si prendano i righi 1-7 (21/10/04): bene un po’ di affetto, di calore umano, i quali vorrebbero sfogarsi, o piangere, ma non hanno nessuno con cui farlo. (5) I genitori rappresentano da sempre un’ancora di salvezza alla quale aggrapparsi in caso di pericolo e In evidenza qui le subordinate relative, ben cinque, di necessità. Una spalla in cui piangere quando si cerca cui l’ultima implicita. Particolare interesse suscita il conforto. relativo sottolineato doppio, che semplifica una iunctura più complessa (*gli interessi dei quali). La scrivente, Il secondo periodo risulta separato dal primo dal punto infatti, sembra preferire la accumulazione di coordinate fermo. Si crea in questo modo una proposizione principale alla ipotassi, e tra le subordinate predilige non a caso le nominale, a sua volta reggente una subordinata relativa relative, che risultano più strettamente legate alla completata da una temporale. La scelta punta dunque sulla proposizione reggente. Gli esempi riportati dimostrano frammentazione ipotattica e sullo stile nominale,8 anche se tale predilezione, apparendo farraginosi più per la non mancano le sbavature (ad esempio la preposizione del lunghezza che per la complessità logica. La scrivente relativo sbagliata «in» invece di «su»). probabilmente avverte il limite di tale costruzione e tenta In definitiva il procedimento accumulativo, sia al di compensare la tortuosità del discorso eliminando un livello lessicale, sia al livello proposizionale, si costrutto sentito come troppo complesso. In altre accompagna ad un alto tasso di genericità. Continuo è il occasioni cerca invece di ottenere lo stesso risultato ricorso a pronomi indefiniti come “qualcuno”, “nessuno”. attingendo al patrimonio di frasi cristallizzate che rendono Spesso il soggetto della proposizione è “la gente”, oppure automaticamente il discorso riconoscibile, quindi parole generali come “un mucchio”, il predicato verbale è accettato: realizzato con sintagmi composti col verbo “essere”. Abbondano aggettivi come “bello”, “importante”, i (3) Un mucchio di ragazzi e ragazze vivono superlativi iperbolici “meraviglioso”, “straordinario”, il vergognandosi di uscire con la propria madre, oppure di termine pansemantico “cosa”.9 Da qui la necessità di essere visti con il padre, perché pensano di essere aumentare l’informatività del discorso tramite progressive considerati dagli amici ancora dei bambini, senza pensare aggiunte, anche trascurando i rapporti di causa-effetto e di però che magari proprio quegli amici vorrebbero essere anteriorità-posteriorità. La perdita di controllo sui legami nei loro panni, per provare la sensazione di avere accanto grammaticali è assai comune in questi testi, incentrati qualcuno che ti vuole bene davvero, come non sa fare principalmente sull’accumulazione di senso (esempi (3) e nessuno tranne che un genitore. (righi 89-107) (4)). Come si vede, laddove le scelte lessicali e sintattiche Innanzitutto si deve rilevare l’eccezionalità di questo puntano a dare densità al discorso, emerge un ricorso periodo, in cui si contano ben dieci gradi di frequente alle figure retoriche (nell’esempio (5) appare subordinazione. Evidentemente la scrivente non sempre prima la metafora «un’ancora di salvezza», con ulteriore riesce a organizzare il discorso facendo ricorso solamente specificazione analogica dell’immagine attraverso la alla paratassi. Si nota qui che il soggetto di terza persona relativa «alla quale aggrapparsi»; poi la metonimia «Una plurale perde la sua forza attrattiva nella proposizione spalla in cui piangere»). Sembra dunque che lo relativa (distante tre gradi di subordinazione) e viene sostituito dal “tu” generico, che porta con sé un’alta carica di stereotipicità. 6 Trascrivo conservando il testo il più possibile, compresi Le appendici lessicali e sintattiche rivelano eventuali errori ortografici e di distrazione. 7 inequivocabilmente la loro natura di “pezzi” aggiunti nel Per “densità” mi riferisco qui alla differenza posta già da processo di avvicinamento al significato quando Halliday (1992: 120-122), non solo tra parole lessicali e parole coordinazioni di parole e di proposizioni si susseguono grammaticali, ma all’interno del primo gruppo, tra parole ad alta senza soluzione di continuità in un unico flusso di e a bassa frequenza (e tra parole usate una sola volta e parole pensiero. Così A2 (Liceo linguistico; maschio), righi 1-9 ripetute). 8 Sul ruolo della nominalizzazione nella densificazione (29/3/05), dove l’accumulazione culmina nella perdita di informativa si veda Ferrari (2002: 185-187). coesione grammaticale («ci aiuta» di contro a 9 Cfr. Halliday 1992: «Il vocabolario di ogni lingua comprende «conoscersi»). un numero di parole di alta frequenza, spesso termini generali per ampie categorie di fenomeni. Esempi dall’inglese sono thing (cosa), people (la gente), way (modo), do (fare), make (fare), [...] 5 A questo proposito si veda Halliday (1992): «La complessità good (buono), many (molto). Queste sono voci lessicali, ma al della lingua scritta è statica e densa. Quella della lingua parlata è confine con la grammatica; [...] perciò contribuiscono molto dinamica e intricata. La intricatezza grammaticale prende il poco alla densità lessicale» (120-121). Cfr. anche Bazzanella posto della densità lessicale.» (158-159). (1994: 23).

670 Strategie di ampliamento semantico nello scritto di giovani studenti sfruttamento del potenziale connotativo della parole e dei proposizione più o meno integrata nel testo, con funzione sintagmi funzioni da polarizzatore della lingua, metatestuale. Si osservi quanto scrive B3 (Liceo sostituendo alla necessità di procedere “per tentativi” la scientifico; maschio) nel passo seguente ai righi 29-33 concentrazione di senso in poche parole. Trasportando tale (24/11/04): osservazione sul piano dell’apprendimento della lingua si potrebbe dire che un passo fondamentale nell’acquisizione (8) [...] quest’ultima trasmette la malaria, una malattia della competenza linguistica è lo sviluppo della ormai superata che però a volte può diventare fastidiosa, e conoscenza attiva dell’idiomaticità della lingua stessa. Si fastidi atroci. confrontino infine le seguenti coordinazioni. Non sfuggirà la funzione metalinguistica di tutto il C3, (21/10/04) righi 15-18: complesso, a partire dalla proposizione relativa. Ma maggiore interesse suscita il sintagma finale del periodo. (6) Ci confidiamo a vicenda, parliamo di tutto, brutto, Il sostantivo semanticamente iterativo viene ulteriormente bello o personale che sia, [...]; specificato dall’attributo, finalmente adeguato al significato cercato dallo scrivente. Si tratta a mio parere di C4, righi 10-14: una approssimazione per tentativi, «fastidiosaĺfastidiĺatroci». Il primo termine viene (7) Loro ti donano la vita, ti crescono e giorno dopo sentito come insoddisfacente e dà il via al processo di giorno ti amano [...] affinamento graduale. Questo obiettivo è assolutamente prioritario, tanto da obliterare il predicato reggente il Il primo esempio rappresenta una giustapposizione di sintagma (“*provocare”), che sarebbe sentito come una aggettivi tutti sullo stesso piano. L’impressione è che la pausa nel processo. Il sintagma così assume la forma di scrivente tenti di compensare con la quantità la mancanza una proposizione nominale coordinata, da una parte di densità semantica dei singoli termini; il secondo invece marcata dalla stridente sospensione derivante dall’assenza realizza con la coordinazione asindetica di proposizioni del predicato, dall’altra implicitamente legata alla non un semplice ampliamento concettuale, bensì una proposizione precedente dalla corradicalità del sostantivo progressione del senso del discorso. In altre parole nel e dell’attributo. Ma ancora più interessante appare il secondo esempio si attua la relazione interproposizionale disinteresse per il legame logico intrinseco del sintagma descritta da Skytte: finale, che se preso da solo risulta forzato. Insomma la scelta lessicale (e sintattica) non trova [...] l’ordine in cui vengono espresse le due proposizioni ragione in una concatenazione grammaticale, ma in una coordinate viene scelto intenzionalmente dal parlante, di progressione semantica, in cui ogni termine rappresenta modo che da un punto di vista informativo la prima un grado in più nell’approssimazione al senso proposizione formi il “background” o lo sfondo rispetto al complessivo del discorso (che non sempre viene “foreground” o primo piano codificato dalla seconda raggiunto). proposizione. (Skytte, 2002: 433) Caso simile ai righi 17-22:

Questo perché: (9) [...] le chiedo se poteva contattare il corpo ambientale per poter fare qualcosa per potere dare a Ganzirri [il [...] la coordinazione può servire a codificare rapporti villaggio di provenienza dello scrivente ndr] un aspetto semantico-logici che tipicamente sono veicolati da costrutti migliore. ipotattici. (Skytte, 2002: 434) Rilevo qui da parte dello scrivente il medesimo tentativo osservato precedentemente di avvicinarsi ad un Nel primo esempio invece, gli elementi coordinati significato per gradi. In questo esempio appare più risultano invertibili, rivelando la loro staticità dal punto di evidente la qualità informale del fenomeno, che andrà vista della progressione del discorso. Quindi il inquadrata nel contesto substandard a cui va ricondotto procedimento accumulativo rappresenta una risorsa l’intero brano (si noti la concordanza modale-temporale sempre legittima, più o meno connotata stilisticamente, «le chiedo se poteva» e il riferimento ad un non meglio per l’organizzazione testuale. Nei testi presi in esame definito «corpo ambientale»). Il sintagma «fare qualcosa», però, si osserva una degenerazione nell’uso di questo per via della genericità quasi assoluta dei termini strumento, facile da costruire, ma insidioso perché diluisce implicati, va collocato in basso tanto nella scala diafasica, i legami grammaticali fino a farne perdere i connotati. quanto in quella diamesica.10 Nello stesso tempo esso possiede una grande forza attrattiva, dovuta alla neutralità 3. Glossa espressiva, che ne fa un agile passepartout. Lo scrivente Può capitare che un termine, o un sintagma, inserito non rinuncia ad inserire questo tassello, ma si rende conto nel testo sia percepito dallo scrivente come non del tutto che nel contesto attuale risulta semanticamente intelligibile, oppure bisognoso per vari motivi di una insufficiente e si affretta a completarne il significato. La specificazione, una precisazione, ovvero una spiegazione, seconda proposizione finale dunque aggiunge un secondo in assoluto o più frequentemente nell’accezione usata. grado di specificazione, vista l’inadeguatezza del primo. Uno strumento molto comune per affrontare tale necessità è quello della glossa, che assume la forma di una 10 Si veda la nota 9.

671 Fabio Ruggiano

Ma si osservi bene la proposizione in questione, la La funzione del sintagma tra virgolette è di innalzare il struttura con i due infiniti ricalca fedelmente la prima grado di espressività del testo mediante una forzatura finale, tanto che mi pare si possa riconoscere in essa una semantica. Lo scrivente è cosciente della natura sorta di glossa intertestuale, una ripetizione mutatis dell’espediente e si affretta a disinnescare la carica mutandis. I termini generici cedono il posto a termini più connotativa inserendo la glossa esplicativa. All’interno di cogenti: «fare» diventa «dare»; «qualcosa» diventa «un quest’ultima distinguiamo i sintagmi verbali cristallizzati aspetto migliore a Ganzirri». Esempio assimilabile ai righi «non fa altro che» e «confonderci le idee», seguiti dal 34-37: sintagma nominale composto da un sinonimo del soggetto, «reclame», richiamato circolarmente in funzione di (10) Dal canto mio cercherò di fare qualcosa, come complemento di mezzo, e da un attributo di scarsa prendere firme o distribuire volantini, [...] pregnanza semantica, «importante». L’impennata espressiva è stata autocensurata, lo sforzo Anche qui assistiamo ad una risemantizzazione informativo compensato con un contrappeso immediata. Il ricorso in questo caso ad un binomio assolutamente pleonastico, ma rassicurante per lo sintagmatico per esplicitare il significato di «fare scrivente, che riconosce come familiare ogni elemento qualcosa» ribadisce la natura pansemantica del presente al suo interno. passepartout, a cui può adattarsi qualsiasi significato. Vale Il ricorso alla glossa può avvenire anche per spiegare la pena sottolineare che il contenuto della glossa è di un termine abbastanza comune, trattato alla stregua di un natura non meno informale del sintagma glossato. Si tratta lemma. Si veda C4 (Ginnasio; maschio) nel passo infatti di una coppia di sintagmi a loro volta cristallizzati, seguente ai righi 23-28 (5/5/05): il primo dei quali perfino ipersemplificato, con il ricorso ad un predicato verbale semanticamente più generico (12) Come già anticipato la tecnologia ovvero, scienza che rispetto a “*raccogliere”, variante consueta in unione a studia i problemi generali della tecnica nei suoi aspetti «firme», ma proprio per questo troppo specializzata, e applicativi, ha profondamente influito su questo settore. forse per questo motivo scartata. Come nell’esempio precedente si osserva qui un In questo caso l’inserto esplicativo si inquadra in un tentativo di graduale affinamento espressivo. Sorprende contesto marcatamente connotato come scritto, come si che il processo avvenga in itinere, i livelli rimangono tutti evince dal richiamo metatestuale a quanto detto prima, compresenti nel testo, come se fossero dotati della stessa dalla presenza di una proposizione incidentale e nominale; dignità formale o se fossero portatori ognuno di un nonché mediamente formale, a giudicare dal lessico, che frammento informativo nuovo. Mentre producono solo un aspira alla precisione («anticipato», «aspetti applicativi», ampliamento ridondante del testo.11 Nell’ultimo caso si «profondamente influito»). Si noterà che dal punto di vista nota, a dispetto dello sforzo di risemantizzazione, una della coerenza testuale la glossa è superflua, aggiunge sostanziale permanenza ad un livello di formalità basso, informazioni non richieste dal contesto né utili per il sottolineata dalla ipersemplificazione lessicale. prosieguo del discorso. Si tratta, mi pare, di Probabilmente alla consapevolezza che attrae lo scrivente un’amplificazione volta a potenziare l’autorevolezza di al modello dello scritto standard scolastico si è opposta quanto si sta scrivendo. Il crisma dell’autorevolezza qui la spinta, esercitata dall’eco del parlato, verso un deriva, si badi, non dal contenuto della glossa, che è livello di densità basso. La glossa dunque non attua un astratto e estraneo al contesto, ma dalla sua forma, che sollevamento del livello diafasico, che dovrebbe ricalca lo stile ufficiale, scientifico, del vocabolario. intervenire nel cambio di mezzo comunicativo, dal parlato allo scritto, bensì rappresenta una perifrasi esplicativa per 4. Conclusioni così dire “isofasica”. Come si vede, le esigenze e i fini La disamina qui proposta rappresenta una prima dell’accumulazione e della glossa (nelle accezioni ricognizione su un corpus composto da circa 400 elaborati contemplate in questa analisi) risultano essere affini. scolastici. Questa è la base della mia ricerca nell’ambito Rilevo lo strumento dell’appendice esplicativa che del dottorato in Studi linguistici italiani dell’Università di prende la forma di glossa metalinguistica accanto a Messina, che si concluderà nel 2007. Scopo della ricerca termini con accezioni espressionistiche, spesso tra è, tra l’altro, individuare i vettori di evoluzione della virgolette. Sempre B3 ai righi 26-31 (18/4/05): competenza linguistica scritta dei giovani nel periodo che va dal primo al terzo anno della scuola superiore. (11) Oggi la pubblicità è diventata una “malattia del In questa sede ho preferito tracciare un’analisi nostro secolo”, cioè non fa altro che confonderci le idee sincronica dei fenomeni individuati, riservandomi di con reclame più o meno importanti. approfondire i rilievi in diacronia in un altro momento. Riguardo ai fenomeni, mi sembra si posa dire che sia l’accumulazione, sia la glossa sono strumenti di compensazione rispetto alle incertezze lessicali e 11 Simone (1996: 41-42) riconduce una simile progressione ad sintattiche che i giovani sperimentano nel trasporre i una modalità comunicativa tipica del parlato, in particolare pensieri su carta. Tali incertezze derivano, da una parte, scrive che: «Questo è uno dei vantaggi principali dello scambio dalla persistente forza attrattiva del parlato, che si dialogico, che segna anche un graduale progresso verso la accompagna ad una altrettanto persistente mancanza di precisione delle formulazioni. Se il parlato si mette a punto esercizio di scrittura; dall’altra, dal tentativo di attingere a cammin facendo, lo scritto deve per sua natura nascere già messo modelli di lingua diversi, contraddittori nonché assimilati a punto».

672 Strategie di ampliamento semantico nello scritto di giovani studenti superficialmente. Innanzitutto quello scolastico, incalzato Grammatica del parlare e dell’ascoltare a scuola. da quello dei mezzi di comunicazione di massa, della Scandicci: La Nuova Italia. pubblicità, dei sondaggi.12 Della letteratura, soprattutto De Mauro, T. (a cura di) (1994). Come parlano gli quella da hit parade, con i romanzi generazionali, ma italiani. Scandicci: La Nuova Italia. anche i classici “imposti” dalla scuola. Dinale, C. (2001). I giovani allo scrittoio. Padova: Esedra. E la scuola può avere anche un altro, diretto, Ferrari, A. (2002). Aspetti semantici e informativi della ascendente sulla formazione della competenza linguistica nominalizzazione sintagmatica. In G. L. Beccaria, C. del giovane. Dinale (2001: 62) ha già osservato nel suo Marello (a cura di), La parola al testo. Scritti per Bice corpus diverse patine linguistiche ascrivibili all’indirizzo Mortara Garavelli. Tomo I, pp. 179-204. scolastico di provenienza degli scriventi. Obiettivo della Halliday, M. (1992). Lingua parlata e lingua scritta (ed. mia ricerca sarà anche individuare eventuali segni di orig. Spoken and written language. Victoria: Deakin questo genere presenti negli elaborati. Ciò per stabilire University, 1985), trad. di Antonella Dionisi. Scandicci: quanto profonda sia la penetrazione dell’esperienza La Nuova Italia. scolastica nel suo complesso, soprattutto in relazione a Holtus, G.; Radtke, E. (a cura di) (1985). Gesprochenes quegli aspetti che differenziano un curricolo da un altro, Italienisch in Geschichte und Gegenwart. Tübingen: all’interno dello strumentario linguistico del giovane. Narr. In conclusione, credo che l’aspetto più interessante Lavinio, C. e Sobrero, A. A. (a cura di) (1991). La lingua degli strumenti linguistici esaminati in questa sede sia la degli studenti universitari. Scandicci: La Nuova Italia. loro polivalenza diafasica, che li rende adatti a qualsiasi Marcato, C. e Musco, F. (a cura di) (2005). Forme della tipo o livello di comunicazione, a seconda di come comunicazione giovanile. Roma: Il Calamo. vengono costruiti e usati. L’accumulazione risolve il Mortara Garavelli, B. (1992). Manuale di retorica. rapporto qualità/quantità informativa in favore della Milano: Bompiani. seconda, ma questo tratto non connota necessariamente lo Nencioni, G. (1983). Parlato-parlato, parlato-scritto, scritto come informale (si veda la pianificazione testuale parlato-recitato. In G. Nencioni, (a cura di), Di scritto e che caratterizza l’esempio 7). La glossa a sua volta si di parlato. Discorsi linguistici. Bologna: Zanichelli, pp. adatta tanto ad un livello substandard (esempio 9), quanto 126-179. ad un livello di formalità e testualità medio-alta (esempio Orsolini, M e Pontecorvo, C. (a cura di) (1991). La 12). costruzione del testo scritto nei bambini. Scandicci: La In definitiva dunque considererei questi strumenti Nuova Italia. come un segnale del passaggio dalla lingua della Pistolesi, E. (2004). Il parlar spedito. Padova: Esedra. colloquialità a quella della ufficialità. Un passaggio che Radtke, E. (1993). Le varietà giovanili. In A. A. Sobrero prende il via in età prescolare13 ma che si completa in (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. epoche diverse della crescita, a seconda del soggetto. Si Volume II ( La variazione e gli usi). Roma/Bari: badi che non sempre il giovane approda ad un livello di Laterza, pp. 191-235. competenza linguistica superiore: il rischio è che il Renzi, L., Salvi, G. e Cardinaletti, C. (a cura di) (1988- passaggio diventi esso stesso il livello finale 1995). Grande grammatica italiana di consultazione, 3 dell’evoluzione. volumi. Bologna: II Mulino. Sabatini, F. (1982). La comunicazione orale, scritta e trasmessa: la diversità del mezzo, della lingua e delle 5. Riferimenti funzioni. In A. M. Boccafurni e S. Serromani (a cura Accademia della Crusca (1987). Gli italiani parlati. di). Educazione linguistica nella scuola superiore: Sei Firenze: Presso l’Accademia. argomenti per un curricolo. Roma: Provincia di Roma e Accademia della Crusca (1992). Gli italiani scritti. Consiglio Nazionale delle Ricerche, pp. 105-127. Firenze: Presso l’Accademia. Sabatini, F. (1985). L’«italiano dell’uso medio»: una Accademia della Crusca (1997). Gli italiani trasmessi. realtà tra le varietà linguistiche italiane. In G. Holtus e Firenze: Presso l’Accademia. E. Radtke (a cura di), Gesprochenes Italienisch, pp. Banfi, E.; Sobrero, A. A. (a cura di) (1992). Il linguaggio 154-184. giovanile degli anni Novanta. Roma/Bari: Laterza. Simone, R. (1980). Parlare di sé. In E. Galli della Loggia Bazzanella, C. (1994). Le facce del parlare. Scandicci: La et al. (a cura di), Il trionfo del privato. Roma/Bari: Nuova Italia. Laterza, pp. 191-230. Beccaria, G. L.; Marello, C. (a cura di) (2002). La parola Simone, R. (1996). Testo parlato e testo scritto. In M. de al testo. Scritti per Bice Mortara Garavelli, 2 volumi. las Nives Muñiz e F. Amelia (a cura di), La costruzione Alessandria: dell’Orso. del testo in italiano. Sistemi costruttivi e testi costruiti. Brasca, L.; Zambelli, M. L. (a cura di) (1992). Firenze: Cesati, pp. 23-61. Skytte, G. (2002). La coordinazione, tra grammatica e retorica. In G. L. Beccarla e C. Marello (a cura di), La 12 Per una disamina delle “fonti di linguaggio” (cfr. Simone, parola al testo. Scritti per Bice Mortara Garavelli. 1980: 195) che si impongono nella nostra era si veda Dinale Tomo I, pp. 431-439. (2001: 60-64). Skytte, G., Salvi, G. e Manzini, M.R. (1991). Frasi 13 Cfr. Sulzby (1991: 61): «[...] la transizione verso forme subordinate all’infinito. In L. Renzi e G. Salvi (a cura convenzionali di lingua scritta può essere considerata parte di un di), Grande grammatica italiana di consultazion,. cammino evolutivo che dura tutta la vita e che conduce ad un Volume II, pp. 483-569. uso pienamente sviluppato della scrittura e della lettura.»

673 Fabio Ruggiano

Sobrero, A.A. (a cura di) (1993). Introduzione all’italiano contemporaneo, 2 volumi (Le strutture e La variazione e gli usi). Roma/Bari: Laterza. Sornicola, R. (1981). Sul parlato. Bologna: II Mulino. Sornicola, R. (1985). Il parlato: fra diacronia e sincronia. In G. Holtus e E. Radtke (a cura di), Gesprochenes Italienisch, pp. 2-23. Sulzby, E. (1991). Oralità e scrittura nel percorso verso la lingua scritta. In M. Orsolini e C. Pontecorvo (a cura di), La costruzione del testo scritto nei bambini, pp. 57- 75. Voghera, M. (1992a). Sintassi e intonazione nell’italiano parlato. Bologna: II Mulino. Voghera, M. (1992b). La nozione di semplificazione come categoria interpretativa del parlato? In L. Brasca, M. L. Zambelli. Grammatica del parlare, pp. 79-98.

674 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 675-680

Analisi del lessico presente nei materiali didattici di italiano L2: i dati di L.A.I.C.O. (Lessico per Apprendere l’Italiano - Corpus di Occorrenze)

Andrea Villarini

Università per Stranieri di Siena

Abstract Il presente contributo vuole presentare le caratteristiche e le potenzialità euristiche del corpus L.A.I.C.O – Lessico per Apprendere l’Italiano – Corpus di Occorrenze, il più vasto corpus di occorrenze lessicali realizzato su una raccolta mirata di libri di testo per l’insegnamento dell’italiano come L2. L.A.I.C.O., che arriva ad oltre 300.000 occorrenze, consente di fornire risposte a domande come: quali sono le parole più presenti? Esistono delle aree semantiche più rappresentate di altre? Esistono aree semantiche specifiche di questo tipo di testi? Quali sono le scelte glottodidattiche che emergono dall’analisi delle forme presenti nei libri di testo?

1. Presentazione ricercatori, autori ed editori di materiali) per orientarsi sul 3 Quali sono le parole presenti nei manuali in uso nei lessico presente nei libri di testo . corsi di lingua italiana? Quali sono, dal punto di vista lessicale, le caratteristiche principali di questi testi? 2. La filiera delle azioni per la creazione di Esistono delle aree semantiche più sviluppate di altre? L.A.I.C.O. Esistono delle convergenze tra i vari testi? È possibile La realizzazione del corpus è basata su una indagine individuare una specificità lessicale in questi testi rispetto preventiva sui materiali in uso nei Centri Territoriali ad altri testi in lingua italiana? Permanenti per L’Educazione Degli Adulti (d’ora in Molto spesso, crediamo, ci si è trovati nella condizione avanti CTP) di Roma4. A tutti i CTP sono stati inviati dei di riflettere su queste domande. Eppure, stranamente, pur questionari dove, tra le atre cose, era richiesto di indicare se centrali, sono domande a cui è molto difficile dare delle quale fosse il materiale didattico utilizzato come libro di risposte certe, basate su dati. testo principale del proprio corso. In questo contributo intendiamo provare a rispondere In questo modo abbiamo individuato quali fossero i presentando i risultati di una indagine che ha avuto come libri di testo effettivamente in uso nelle classi di lingua obiettivo quello di intraprendere una riflessione su questi italiana come L2. Abbiamo scelto di far rientrare nella temi. Una riflessione che sappia in qualche modo essere nostra indagine solo i materiali didattici di livello iniziale d’aiuto a tutti coloro che sono impegnati nella cura dei e solo quelli che possono essere considerati manuali di corsi di formazione di italiano come lingua straniera. lingua italiana. Di conseguenza, non sono stati considerati Abbiamo deciso di restringere l’indagine al pubblico di materiali (pur dichiarati come utilizzati dai docenti dei apprendenti immigrati, perché sono considerati CTP) come eserciziari, raccolte di testi e, soprattutto, i attualmente e, ancora di più in prospettiva, il pubblico cosiddetti materiali grigi, ovvero quel genere di materiale principale dei corsi di italiano L2. didattico costruito autonomamente dagli insegnanti con un La ricerca1 si basa sull’analisi lessicometrica di un collage di parti prese da fonti diverse. Nella Tab. 1 si corpus di oltre 300.000 occorrenze rilevate su 7 tra i più possono vedere i materiali didattici sui quali si fonda diffusi materiali didattici realmente in uso nei corsi di L.A.I.C.O. lingua italiana2. Al corpus, realizzato con procedure che presenteremo più avanti, abbiamo dato il nome di AUTORE TITOLO L.A.I.C.O. – Lessico per Apprendere L’Italiano – Corpus Mazzetti Qui Italia di Occorrenze. L’obiettivo non è, ovviamente, quello di Favaro Insieme arrivare a censure o a processi su scelte legittimamente Gruppo Meta Uno fatte dagli autori dei materiali, ma quello di realizzare uno Katerinov La lingua italiana… strumento da mettere a disposizione di tutti coloro Balboni/Mezzadri Rete interessati alle dinamiche frutto del processo di Comunità di S. Egidio L’italiano per amico insegnamento/apprendimento dell’italiano (docenti, Ziglio Espresso

Tabella 1: I manuali dai quali è tratto L.A.I.C.O. 1 La ricerca è stata condotta con il contributo finanziario del MUR attraverso la linea di finanziamento PRIN per il biennio Una volta individuato il campione, si è proceduto alla 2003-2005. All’unità di ricerca, operante presso l’Università per sua trattazione lessicometrica realizzata mediante il Stranieri di Siena e coordinata dallo scrivente, hanno partecipato i dott. Alessio Canzonetti, Marcella Delitala, Elvira Grassi, 3 Ci permettiamo di segnalare che L.A.I.C.O. è, al momento, il Elisabetta Jafrancesco, Luciana Menna e Giuseppe Nuccetelli. A più vasto e articolato corpus di lessico basato sui libri di testo per tutti loro va il nostro ringraziamento per l’apporto che hanno l’italiano L2. Esso può essere consultato facendo una semplice saputo dare alla definizione degli obiettivi e all’analisi dei richiesta al seguente indirizzo e-mail: [email protected] risultati. Resta inteso che qualsiasi imprecisione rilevata in 4 All’indagine hanno aderito, attraverso la compilazione di un questo contributo è da riferirsi esclusivamente a chi scrive. questionario, 30 insegnanti operanti in 12 dei 26 CTP romani. A 2 Per occorrenze intendiamo forme grafiche, compresi i nomi tutti loro va il nostro sentito ringraziamento per aver così propri e di luogo ed esclusi i numeri espressi in cifre. contribuito al positivo esito della nostra ricerca.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Andrea Villarini programma statistico5 TALTAC. Tutti i testi (dalla prima grammaticale, per libri di testo, e per cronologia (ovvero, all’ultima pagina) sono stati predisposti per l’analisi da quale parte del testo è tratta quella occorrenza). attraverso un’accurata indicizzazione mirante ad individuare e selezionare le parti di testo aventi una 3. La dispersione delle forme funzione specifica e significativa ai fini della nostra Il totale delle occorrenze di L.A.I.C.O. è pari a indagine. L’indicizzazione non è stata quindi fatta su 300.516. Le forme, invece, sono 19.557. Questo dato è singole occorrenze, ma su porzioni di testo omogenee per ancora più significativo se anziché considerare l’intero funzione svolta all’interno del libro. Gli indici individuati campione di occorrenze e forme ci limitiamo a sono i seguenti (tra parentesi una breve esplicazione del 6 considerare solo quelle presenti almeno una volta in loro contenuto) : ognuno dei libri di testo che compongono il campione. In pratica si tratta di andare ad analizzare quelle con ƒ Lessico dei titoli (i titoli sia delle Unità Didattiche che dispersione massima. Il numero delle forme passa così da delle sottosezioni di Unità didattiche); 19557 a 1049. Ciò nonostante, però, il numero delle ƒ Lessico delle riproduzioni dei testi parlati (i dialoghi o occorrenze prodotto da questo migliaio di forme resta i monologhi riportati per iscritto nel testo); comunque alto (201.949). ƒ Lessico delle riproduzioni dei testi scritti (le Il nostro, quindi, è un corpus a basso coefficiente di riproduzioni di testi scritti come: lettere, articoli ecc.); varietà lessicale; costruita con un numero relativamente ƒ Lessico procedurale (le istruzioni rivolte limitato di parole, ma usate più volte per tutti i testi. all’apprendente); Anche il comportamento degli hapax si discosta da quello ƒ Lessico di parti metalinguistiche (le descrizioni della di altri tipi di testo. Nel nostro caso, infatti, la percentuale grammatica o di particolari usi linguistici); media di presenza degli hapax è del 41,4% contro una ƒ Lessico degli strumenti (i glossari o le liste di parole presenza in altri raccolte di testi che si aggira sul 50%. Se riportate nel testo); andiamo a vedere poi il comportamento tra i vari libri di ƒ Lessico di esercizi, attività varie e test di verifica; testo, osserviamo un dato che ci appare degno di ƒ Lessico degli esempi; attenzione: i libri di testo specificatamente pensati per essere utilizzati in classi con apprendenti stranieri ƒ Lessico delle trascrizioni di testi su audiocassetta (le 7 trascrizioni di dialoghi o monologhi allegati al testo immigrati (ovvero, L’italiano per amico e Insieme) sono su audio cassetta, ma non riprodotti per iscritto in anche quelli dove questa percentuale è sostanzialmente al di sotto della media totale (rispettivamente 39,9 per esso); L’italiano per amico e 33,5 per Insieme). È come se i libri Lessico di tabelle, schemi e tavole; ƒ di testo rivolti ad una utenza immigrata fossero più ƒ Lessico delle strategie di apprendimento (note propensi a presentare un maggior numero di parole nuove metacognitive e suggerimenti di metodo utili per con l’intento, supponiamo, di introdurre più rapidamente l’esecuzione di una determinata attività); l’apprendente nel lessico della lingua italiana in ƒ Delete (tutto ciò che non è pertinente per la nostra considerazione dei tempi generalmente brevi di frequenza analisi e perciò cancellabile, come ad esempio i ad un corso rilevati su questo particolare pubblico. numeri di pagina); ƒ Altro (tutto ciò che non è possibile far rientrare nelle 4. Le porzioni di testo più rappresentate categorie precedenti). Nel grafico che segue presentiamo la distribuzione delle occorrenze tra gli indici che indicano le varie Ad ogni singola porzione di testo indicizzata abbiamo porzioni di testo. aggiunto anche informazioni sulla sua collocazione all’interno del testo (utilizzando come punto di riferimento esercizi le Unità Didattiche), sui libri di testo dalla quale proviene, ripr. testi scritti e sulla parte di testo dalla quale è tratta (iniziale? procedurale Centrale? Finale?). Il risultato finale è perciò un corpus, espresso in forme grafiche, interrogabile sulla base oltre tabelle che degli indici sovraesposti, anche per categoria esempi ripr. testi parlati altro 5 Il programma TALTAC (Trattamento Automatico Lessico- strumenti Testuale per l’Analisi del Contenuto) è stato sviluppato dal prof. parti metaling. S. Bolasco, dell’Università di Roma “la Sapienza”. Esso consiste in una libreria di programmi che consente il trattamento e titoli l’analisi di un insieme di dati testuali secondo una logica di tipo trascrizioni audio lessicometrico, finalizzata all’analisi del contenuto di un testo strategie di apprendimento (cfr.: www.taltac.it). Si coglie qui l’occasione per ringraziare il collega Bolasco per i consigli che ha voluto dare al nostro Figura 1: Distribuzione delle occorrenze tra le varie gruppo di ricerca. Anche in questo caso, lo scrivente resta partizioni dei testi presenti in L.A.I.C.O. l’unico responsabile di ogni possibile imprecisione presente in questo contributo. 6 Per una presentazione più estesa e dettagliata di questi indici ci 7 Diciamo questo affidandoci alle dichiarazioni rese dagli stessi permettiamo di rimandare a Villarini (in stampa). autori nell’introduzione dei materiali in questione.

676 Analisi del lessico presente nei materiali didattici di italiano L2

La porzione di testo più rappresentata è quella che le situazioni, i contesti di utilizzo della lingua, più corrisponde agli esercizi8 (87.863 occorrenze), seguita, a diffusamente trattati in un libro di testo rivolto grande distanza per altro, da quella in cui sono state all’insegnamento dell’italiano a stranieri. raccolte le occorenze relative alla riproduzioni di testi scritti9 (42.428) e dal lessico procedurale (le istruzioni metaling./procedurale inserite prima degli esercizi o delle attività: fai questo, 34 compila quello ecc.) – 36.207 occorrenze. A seguire relazioni e persone abbiamo le occorrenze rilevate all’interno di schemi e luoghi e trasporti tabelle (30.115), eppoi, via via, tutte le altre. In ultima posizione segnaliamo le occorrenze relative alle strategie 23 alimentazione di apprendimento, ovvero quelle parti di testo in cui si il tempo danno suggerimenti per compiere determinate attività (in 18 pratica, quelle sezioni dove si coadiuva il studi e professioni lettore/apprendente nell’esecuzione di un compito). Questa sezione ha raccolto appena 1881 occorrenze. tempo libero 99 Cosa ci dicono questi dati? Ci dicono innanzitutto che strum./accessori i materiali didattici restano fondamentalmente delle 55 raccolte di esercizi, le occorrenze di queste parti di testo 33 varie infatti sono più del doppio di qualsiasi altro indice. Inoltre, 2 i testi scritti sono più presenti di quelli parlati. Infatti, pur "storia" e "vita" sommando le riproduzioni di testi parlati con le trascrizioni di testi audio (quelli presenti nelle Figura 2: Le categorie semantiche più presenti in audiocassette allegate al libro) il totale delle occorrenze L.A.I.C.O. resta inferiore a quello dei testi scritti. Ne deriva quindi che persiste un’attenzione maggiore per la dimensione Come si vede dal grafico, la categoria semantica di della scrittura che per quella dell’oralità. gran lunga più presente è, come del resto poteva essere Infine, torniamo sull’indice meno rappresentato facilmente intuibile, quella che rimanda all’ambito (quello che abbiamo provato a definire strategie di procedurale e metalinguistico. A questa categoria apprendimento). Se lo confrontiamo con l’indice relativo appartengono lemmi come verbi, parole, frasi, dialoghi al lessico procedurale (che invece è molto ben presente) se ecc. Tutte quelle parole quindi che servono a tessere da un ne deduce che nei materiali didattici si tende a dare lato le parti di spiegazione metalinguistica e dall’altro le istruzioni lasciando solo l’apprendente di fronte al istruzioni per completare attività o esercizi. compito, e solo raramente (e non su tutti i libri esaminati) A seguire, abbiamo le parole che servono per indicare si accompagnano le attività con suggerimenti, consigli le relazioni di parentela o persone. Sono parole quindi che che permettano l’apprendente di eseguire meglio il rimandano ad un campo semantico utile per tessere compito previsto. rapporti con i propri amici e familiari. In questa categoria si trovano, quindi, parole come 5. Le aree semantiche più rappresentate famiglia, bambini, moglie, padre, ragazzo, ragazza, signori ecc. Al terzo posto, per numero di occorrenze, Quali sono le aree semantiche più presenti tra quelle abbiamo l’area che abbiamo chiamato luoghi e trasporti. espresse dal lessico dei libri di testo? Abbiamo risposto a Sono le parole che servono a collocare i proprio discorsi questa domanda prendendo in analisi solo i sostantivi nello spazio, con particolare riferimento alla dimensione presenti con almeno 100 occorrenze in tutti i testi che del viaggio. Qui troviamo, quindi, piazza, treno, indirizzo compongono L.A.I.C.O. In questo modo abbiamo ecc. Ben rappresentata è anche l’area relativa evidenziato 111 sostantivi. Ad ognuno di essi, poi, è stata 10 all’alimentazione con parole quali caffé, cena, vino, acqua attribuita una categoria semantica distintiva con l’intento ecc. Eppoi via via tutte le altre. di far emergere quelle dove si insiste maggiormente da parte degli autori di testo. L.A.I.C.O. quindi ha consentito 6. Alcune specificità del lessico presente in di tracciare una via lessicale per individuare gli argomenti, L.A.I.C.O. In questo paragrafo mostreremo le specificità del 8 Ricordiamo che sono state raccolte sotto questa categoria solo lessico di L.A.I.C.O. per fare emergere le caratteristiche le parole che facevano parte esclusivamente dell’esercizio, ed escluse, quindi, tutte le parole usate per dare istruzioni, proprie del nostro corpus (in positivo e negativo) e che lo spiegazioni o esempi di completamento della prova. distinguono, sul piano lessicale, da altri corpora. 9 Specifichiamo che in questa sezione abbiamo raccolto le Per fare ciò abbiamo usufruito di una possibilità che ci occorrenze presenti nelle porzioni di testo in cui venivano è concessa dal programma informatico sul quale è stato riportati degli esempi o modelli di testi scritti, come ad esempio riversato L.A.I.C.O. Esso infatti consente di individuare lo lettere, annunci, insegne ecc. scarto (o indice di specificità), in positivo o in negativo, 10 La categorizzazione semantica è stata funzionale agli obiettivi con il numero di occorrenze rilevate in un corpus indicato della presente indagine. Di conseguenza, si è cercato per il come italiano standard11. Più questo indice si scosta dallo possibile di ridurre il numero delle categorie cercando, ove possibile, di accorpare sotto un’unica categoria sostantivi simili. Nella categoria “varie” abbiamo messo tutti quei sostantivi 11 Con italiano standard si intende un corpus di dati, costruito singoli che non è stato possibile far rientrare nelle altre categorie. dai curatori di TALTAC, di circa 6.000.000 di occorrenze

677 Andrea Villarini zero e più la forma in questione può essere ritenuta tipica alta che in un normale testo in italiano. Evidentemente, si del testo in analisi e più si avvicina come valore allo zero ritiene prioritario far entrare in contatto l’apprendente con e più questa forma può essere assimilata al parole, espressioni, formule chiuse utili per interagire nei comportamento che avrebbe in qualsiasi altro testo. Infine, contesti comunicativi caratterizzati da richieste di quando l’indice di specificità è negativo vuol dire che la informazioni, chiarimenti, suggerimenti ecc. forma tende ad essere usata meno che in altri tipi di testo. Le altre aree ci suggeriscono che nei libri di testo Possiamo dire quindi che le parole con un indice di (molto più che in altri testi) viene privilegiato l’uso di specificità di molto superiore allo zero sono anche quelle termini che hanno a che fare con la dimensione del peculiari del nostro corpus. Il cui utilizzo cioè è molto più soddisfacimento, per dir così, dei bisogni primari alto che in un altro tipo di testo. Al contrario le parole (alimentazione, luoghi/abitare, abbigliamento) e quelli molto sotto lo zero sono quelle usate molto meno in legati al tempo libero (viaggi, tempo libero in genere)13. L.A.I.C.O. che in altri testi. 6.2. Le specificità negative di L.A.I.C.O. 6.1. Le specificità positive di L.A.I.C.O. In maniera analoga abbiamo proceduto per Per ottenere la lista, abbiamo ordinato il corpus l’individuazione delle specificità negative, ovvero quelle L.A.I.C.O. sulla base dell’indice di specificità in positivo forme che compaiono in misura molto minore rispetto ad (o di deviazione dall’italiano standard). Da questa lista, altri testi. abbiamo selezionato solo le prime 100 forme e abbiamo attribuito loro una categoria semantica12. 60 parole vuote 33 metalinguaggio

alimentazione

procedurale sociale, società e vivere 21 relazioni e persone 22 comune 18 espr. della modalità varie 15 luoghi e abitare

varie

7 tempo libero 6 55 4 Figura 4: Le specificità negative di L.A.I.C.O. 3 abbigliamento 1 mezzi trasporto I dati ci appaiono degni di nota. Tanto per cominciare appaiono nella lista delle prime 100 forme le parole vuote (assenti tra le prime 100 con specificità positiva). Ne Figura 3: Le specificità positive di L.A.I.C.O. possiamo dedurre, quindi, che uno dei tratti salienti dei testi sottoposti ad analisi è quello di essere poco-testi. Come si può vedere dalla Fig. 3 le specificità lessicali Ovvero, di privilegiare forme di testo come liste, elenchi, del nostro corpus si addensano intorno ad alcune aree. tabelle, riducendo le forme più discorsive, quelle, appunto, Quella più rappresentata è quella relativa alla dimensione basate sull’uso di connettivi e parole vuote. glottodidattica, propria dei nostri testi di riferimento. La Anche molto interessante ci appare la seconda prima, infatti, è l’area dei termini metalinguistici e la terza categoria semantica della lista, quella che abbiamo di quelli utili per svolgere le attività didattiche o gli indicato con sociale, società, vivere comune (in questa esercizi riportati nel manuale (la parola più specifica del categoria si ritrovano forme quali governo, politica, nostro campione è completate, seguita da pronomi, verbi, sociale, Paese ecc.). indicativo, congiuntivo). In pratica, si tratta di quella dimensione lessicale Più interessante, perché meno prevedibile, il comparsa legata al tema dell’educazione civica e del vivere in in questa lista della categoria semantica che abbiamo comune. Risulta quindi sottodimensionato un aspetto della indicato con espressione della modalità (quinto posto, 6 competenza comunicativa (la capacità di articolare occorrenze). In questa categoria abbiamo fatto rientrare discorsi legati al vivere nella nostra società) che è parole quali volentieri, preferire, scusi ecc. Tutte parole importante invece per poter esercitare una cittadinanza che testimoniano un’attenzione particolare da parte degli attiva. Ciò ci appare solo in parte giustificato dal livello autori dei materiali didattici ad esibire usi modali (in previsto per gli utenti (che ricordiamo, è quello iniziale), e particolare quelli epistemici) la cui incidenza è molto più forse su questo qualche miglioramento è possibile. bilanciate statisticamente e adeguatamente rappresentative delle varie forme di italiano, sia scritto che orale. 12 Sul lavoro di categorizzazione semantica vale quanto già 13 In Villarini (in stampa) è possibile vedere alcuni dati relativi ricordato nella nota 9. alle specificità dei singoli testi che compongono il campione.

678 Analisi del lessico presente nei materiali didattici di italiano L2

7. Una possibile applicazione di L.A.I.C.O.: Scoprendo dove queste forme si collocano all’interno analisi sul trattamento dei modi verbali dei testi, infatti, siamo in grado di individuare delle Come esempio di analisi che scavi più in profondità tra tendenze nella trattazione dei modi verbali in un manuale i dati del corpus L.A.I.C.O., abbiamo scelto di presentare di italiano L2. l’analisi delle occorrenze delle denominazioni date ai Osservando la Fig. 5, emerge come dato generale un tempi verbali. In questo modo è possibile, partendo da un progressivo e costante aumento del numero delle dato prettamente lessicale, arrivare ad analizzare un dato occorrenze (si osservi l’altezza della prima e dell’ultima che appartiene a scelte di tipo glottodiattico (quali modi colonna). È come se la riflessione sui modi verbali si verbali presentare e discutere prima in un corso di sviluppasse soprattutto dalla metà in poi di un manuale di italiano). Lavorare sulle occorrenze delle denominazioni italiano L2. dei modi verbali ci permette non di analizzare dati sulla presenza di quei determinati tempi all’interno del corpus, Gerundio quanto vedere l’attenzione che gli autori dei materiali Imperativo hanno riservato alla riflessione metalinguistica sui vari Congiuntivo modi. Il nostro assunto, infatti, è che un volume più alto di Infinito occorrenze sia il segnale di una maggiore attenzione data a quel determinato modo verbale. Il numero delle Condizionale occorrenze testimoniano le volte che di questo modo si è Participio parlato all’interno del manuale e, quindi, le volte che si è Indicativo sollecitato l’apprendente a compiere delle riflessioni metalinguistiche su di esso. cron. cron. cron. cron. cron. Partiamo dai dati sulla distribuzione delle occorrenze. 1 2 3 4 5

FORMA NUMERO DI OCCORRENZE Figura 5: Distribuzione delle occorrenze delle forme Indicativo 233 indicanti i modi verbali nell’indice cronologia Participio 137 Condizionale 118 Analizziamo ora i dati prendendo in esame il Infinito 70 comportamento di ogni singolo modo verbale. Congiuntivo 68 L’Indicativo, oltre ad essere l’unico modo verbale Imperativo 66 trattato diffusamente nel blocco cronologia 1 (su 45 Gerundio 29 occorrenze totali, ben 38 appartengono alla forma indicativo), dimostra un andamento decrescente. Le Tabella 2: Numero delle occorrenze delle forme indicanti i occorrenze infatti si concentrano sul blocco cronologia 1 modi verbali (come detto) e sul blocco cronologia 3. Poi la sua presenza tende a calare. Più nel dettaglio, è il primo nel blocco I dati fanno emergere come dato atteso la cronologia 1, poi secondo nel blocco 2, poi ancora primo predominante presenza delle trattazioni metalinguistiche nel blocco 3, per poi crollare al quinto posto nel blocco 4 e sul modo Indicativo, di gran lunga il modo verbale più nel blocco 5. È, quindi, il modo verbale con cui si inizia in presente. Meno scontata ci appare la posizione del maniera quasi esclusiva il percorso di apprendimento Participio (anche se con una forte distanza dell’italiano, ma tende con il passare delle pagine ad dall’Indicativo). Evidentemente la necessità di rendere essere sostituito dalla riflessione su altri modi.. conto della forte diffusione delle forme di participio Il Participio, invece, che, come detto, è il secondo tra i passato porta a discutere molto, e sin dai livelli iniziali, di modi verbali per numero di occorrenze, è l’unico a questo modo verbale. competere con l’Indicativo anche per consistenza del Più o meno allo stesso livello sono i modi verbali numero di occorrenze tra i vari blocchi di cronologia. A dell’Infinito, Congiuntivo e Imperativo. Residuale, invece, dimostrazione che è con questi due modi verbali che si la presenza del Gerundio. sorregge e struttura un corso di italiano L2 di livello Questi dati, però, possono essere letti meglio se si iniziale. L’andamento però di questo modo verbale è considera la distribuzione del totale delle occorrenze tra i diverso rispetto a quanto visto per l’Indicativo. Dopo il vari blocchi di cronologia con i quali è indicizzato blocco cronologia 1 dove questo modo verbale sembra L.A.I.C.O14. essere molto trascurato (ma il motivo, come abbiamo visto, è perché tutta l’attenzione è sull’Indicativo), esplode nel blocco cronologia 2, dove arriva ad essere il modo 14 Ricordiamo che l’indice cronologia serve per indicare la verbale più discusso e presentato. Inoltre, rispetto sempre collocazione geografica di ogni singola occorrenza all’interno di un testo. L’unità di misura è costituita dalle Unità Didattiche in cui è abitualmente suddiviso un manuale di lingua. Le partizioni quelle parti di testo, come indici, glossari, indici analitici, che create sono state 6. Le prime cinque, indicano la scansione sono abitualmente collocati in parti di testo non significative per successiva di blocchi di Unità Didattiche. Il numero di Unità la scansione cronologica (ad esempio, il fatto che la parola Didattiche per ogni blocco è stato ottenuto dividendo il totale per congiuntivo compaia in un indice dei contenuti posto all’inizio 5 in modo da ottenere blocchi proporzionati e perciò del testo non vuol dire che l’autore intende trattare il congiuntivo confrontabili tra testi con totali di Unità variabili (in media sono all’inizio). Per questo motivo, nella Fig. 5 abbiamo escluso i dati 3 Unità per blocco). Il sesto blocco è stato creato per inserire sulla partizione cronologia 6.

679 Andrea Villarini all’indicativo, l’attenzione che gli è riservata appare più problemi e prospettive. In A. Giacalone Ramat (a cura costante. Anche negli ultimi due blocchi, quando di), Verso l’italiano. Roma: Carocci, pp. 270-304. l’Indicativo scende al quinto posto, egli non va mai più Villarini, A. (in stampa). Il lessico dei materiali didattici giù del terzo posto concentrando, quindi, su di se usati nei corsi di italiano per immigrati. In AA.VV. (a un’attenzione più costante. cura di), Atti del convegno XIII GISCEL, Lecce 22-25 L’altro modo verbale sempre presente è il aprile 2004. Milano: Franco Angeli. Condizionale. Il suo comportamento è lineare. Infatti, Villarini, A. (2000). I materiali per l'insegnamento passati i primi due blocchi di cronologia dove ha una sola dell'italiano L2. Quaderni dell'Università di Sassari, pp. occorrenza; inizia, a partire dal blocco 3 (dalla metà in poi 445-454. di un manuale), una scalata che lo porta ad essere nel Zagrebelsky, M. T. (a cura di) (1998). Lessico e blocco finale il modo sul quale si concentrano la maggior apprendimento linguistico. Firenze: La Nuova Italia. parte delle attenzioni metalinguistiche (70 occorrenze contro le 28 del Congiuntivo che è secondo). L’Infinito è l’ultimo dei modi verbali sempre presenti dal primo all’ultimo blocco. Anche il suo andamento tende ad aumentare progressivamente concentrando le sue occorrenze nella parte finale dei materiali didattici (blocco 4 e 5). La sua presenza però non è mai, in nessun blocco, centrale. Il Congiuntivo invece risulta non trattato affatto nei primi tre blocchi. Le sua presenza invece è molto forte nell’ultimo dove si colloca dietro al solo Condizionale. Anzi, dal momento che nel blocco 4 le occorrenze sono 6 e 28 sono quelle del blocco 5, si potrebbe quasi dire che con il Congiuntivo ci si lavora solo quasi nell’ultima parte di un corso. Il Gerundio è il modo verbale meno analizzato, e la cosa ci sembra pertinente comunque con il livello basico dei manuali presi in considerazione. Curiosamente però nel blocco 3 (quello corrispondente alla parte centrale di un libro di testo) le sue occorrenze aumentano tanto da collocarsi al secondo posto come numero di occorrenze. In conclusione e in sintesi, possiamo dire che L.A.I.C.O. ci mostra che è soprattutto intorno alle forme dell’Indicativo e del Participio che i manuali di italiano L2 contano di strutturare il proprio percorso di apprendimento. Le loro occorrenze, infatti, sono molte e distribuite (anche se nei modi diversi che abbiamo cercato di mostrare) tra tutti i blocchi di cronologia. Un altro dato che è emerso è quello che vede nella coppia Indicativo e Participio quella con cui si lavora nella parte iniziale, nella parte finale di un manuale, invece, questa coppia tende ad essere sostituita da quella composta da Condizionale e Congiuntivo.

8. Riferimenti Aureli Cutilo E. e Bolasco, S. (a cura di) (2005). Applicazioni di analisti statistica dei dati testuali. Roma: Casa Editrice La Sapienza. Bolasco, S.(1999). L’analisi multidimensionale dei dati. Roma: Carocci. Corda A. e Marello, C. (1999). Insegnare e imparare il lessico. Torino: Paravia Scriptorum. Lewis, M. (2002). Implementing Lexical Approach. Thomson Heinle Marello, C. (1996). Le parole dell’italiano. Lessico e dizionari dell’italiano. Bologna: Zanichelli. TALTAC: http://www.taltac.it Vedovelli M. e Villarini, A. (2003). Dalla linguistica acquisizionale alla didattica acquisizionale: oggetti,

680 Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol II, pp. 681-685

Lessico dell’italiano precoce per stranieri

Julijana Vuþo

Università di Belgrado

Abstract Nel contributo l’attenzione viene dedicata alla distinzione tra il lessico ricettivo (di comprensione, passivo) e quello produttivo (di comunicazione, attivo), basandosi sul corpus del materiale didattico per l’italiano lingua seconda nel sistema formale di educazione della Serbia, tenendo conto dei risultati delle ricerche attuali (Mihaljeviü Djigunoviü, Vilke, Framework, Vedovelli, Barki ed altri). La particolare importanza viene dedicata ai contesti d’uso della lingua dell’allievo precoce. Se alcune unità di questi contesti sono imposte dalle esistenti liste di frequenza e di lessico di base (LIP, LIF, LE, VELI, VdB) e da recenti indagini (Framework, Barki e altri), sono meno studiate quelle componenti dell’offerta lessicale del processo formativo che rappresentano delle manifestazioni lessicali della cultura del mondo infantile, contesto sociale e storia con lo scopo di associare le parole alla nuova realtà della lingua di apprendimento. Si pone anche il problema del lessico specifico in base alle differenze e similitudini tra l’italiano e la lingua dell’apprendente. Sulla scelta del lessico vanno applicati duplici criteri: del lessico produttivo, da produrre nei contesti comunicativi d’uso, e quelli del lessico passivo, da ricevere e esprimere cantando, giocando, ballando, eseguendo istruzioni dei giochi ed altre attività, con scopo di offrirsi anche ad un apprendimento incidentale.

1. Introduzione1 tema per la lingua inglese anche nel Montenegro i cui 3 I fattori principali nel processo dell’acquisizione/ risultati sono stati pubblicati recentemente apprendimento di una lingua straniera, generalmente Alla necessità dell’insegnamento della lingua straniera parlando, potrebbero limitarsi ai due fattori principali: la all’età precoce contribuiscono anche i fattori della realtà lingua targhet con tutte le sue specificità e bisogni europea che si accordano ai principi di tolleranza, apertura linguistici degli studenti (Richterich, 1988). ed accettazione delle differenze quale contesto naturale in I fattori che influiscono all’acquisizione/ cui si vive e con l’accettazione di tale spirito dalla apprendimento di una lingua straniera possono essere primissima età. Ci partecipa anche la coscienza del intrinseci, riferendosi alle specificità relative all’età, bisogno dei piccoli pesi e dei popoli con minor numero di carattere e personaggio dello studente, ed estrinseci, che si parlanti di affermarsi tramite la propria lingua nel contesto riferiscono all’ambiente nel quale si attua il processo ed più ampio dell’ambiente che li circonda, scambiando alle caratteristiche del rapporto tra lo studente e l’imput esperienze comunicando con gli altri, rendendosi in tal linguistico. modo più coscienti dell’importanza e del valore della Nel processo di apprendimento partecipano propria lingua. Perché solo negli scambi si è consci del indivisibilmente tutti i fattori, condizionando questo proprio valore e del proprio ruolo sulla scena processo insieme con le caratteristiche della lingua target. internazionale. Uno dei fattori più importanti nello studio di una Il nostro intervento tratta il tema delle specificità lingua straniera è proprio l’età. È diffuso e generalmente dell’apprendimento della selezione del lessico accettato l’atteggiamento che i bambini in età precoce, dai nell’insegnamento precoce dell’italiano lingua straniera 3 ai 9/10 anni, imparano più facilmente le lingue straniere nei percorsi formativi guidati. degli adulti e specialmente sul piano fonetico e su quello che si riferisce alla competenza comunicativa. L’inserimento dell’insegnmento delle lingue straniere inserite nella prima clase elementare del sistema formale ai livelli precoci non rispecchia soltanto i bisogni dell’era educativo croato a Zagabria e in altre città croate. Il progetto è moderna, ma è anche fondato su una lunga tradizione collegato a quello finanziato dal Ministero delle Scienze della della ricerca scientifica che ne conferma l’utilità (Asher, Repubblica di Croazia relativo alla ricerca dei “Processi di 1979; Krashen, 1981; Lennenberg, 1967; Penfield e acquisizione e apprendimento di lingue straniere” I risultati Roberts, 1959; Piaget, 1955; Titone, 1972; Vygotskij, approvano che i bambini esposti al materiale liguistico, con un 1966; Wilkins, 1976). numero maggiore di ore settimanali di lingua straniera, senza Per il nostro caso, l’insegnamento precoce dell’italiano difficoltà, già dalla prima classe elementare apprendono e acquisiscono lingua straniera su tutti i livelli. Con la loro età agli stranieri di madrelingua serba riteniamo che siano crescono anche le conoscenze linguistiche. I risultati della utili inoltre anche i risultati del progetto di insegnamento ricerca hanno provato, tra l’altro, che gli allievi sono capci di precoce di lingua inglese ai parlanti croti condotto realizzare la comunicazione scritta e orale e di usare certe dall’Università di Zagabria, sia per la loro similitudine con strategie di comunicazione e di apprendimento, che hanno la lingua serba sia per le condizioni generali dei fattori appreso strutture linguistiche previste, che hanno sviluppato la 2 estrinseci che quelli intrinseci . Sono in atto altri studi sul loro coscienza linguistica, e che hanno l’atteggiamento positivo nei confronti di una lingua straniera. I risultati positivi contribuiranno all’inserimento della lingua straniera (inglese) 1 Questo contributo fa parte del progetto “ɋɪɩɫɤɢ ʁɟɡɢɤ ɢ obbligatoria dalla prima classe elementare nel sistema scolastico ɞɪɭɲɬɜɟɧɚ ɤɪɟɬɚʃɚ” (La lingua serba e i movimenti della croato. società) numero 148024D, finanziato dal Ministero dell scienza 3 Biljana Milatoviü, Poþetna nastava stranog jezika u osnovnoj e dell’Ambiente della Repubblica Di Serbia. školi u Crnoj Gori (na primjeru nastave engleskog jezika) 2 Il progetto “Rano uþenje stranih jezika” (Insegnamento precoce L’insegnamento precoce di una lingua straniera nella scuola di lingue straniere) è in corso dal 1991, quando le lingue elementarenel Montenegro (l’esempio della lingua inglese) , straniere - inglese, francese, tedesco e italiano - sono state Novi Sad, 2006. Tesi di dottorato non pubblicata.

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Emanuela Cresti (a cura di), Prospettive nello studio del lessico italiano: atti del 9. congresso SILFI (Firenze, 14-17 giugno 2006), ISBN 978-88-8453-724-9 (online), ISBN 978-88-8453-723-2 (print), © 2008 Firenze University Press Julijana Vuþo

Dal 2003 in Serbia è in atto la riforma del sistema sillabo del modulo per ragazzi stranieri di origine italiana educativo che tende a rispettare le norme legislative di 3a, 4a e 5a generazione (8-15 anni). europee del settore. La prima lingua straniera è inserita nel processo educativo dalla prima elementare. Nella maggior 5. Storia, cultura, tradizione nella selezione parte dei casi si tratta della lingua inglese, ma il sistema del lessico prevede i programmi curricolari, le strategie e materiali La storia e la cultura come criteri di selezione vengono didattici per tutte e sei le lingue riconosciute nel sistema individuati da vari studiosi. educativo serbo: inglese, francese, tedesco, russo, italiano Vedovelli (1995:57) conferma che la componente e spagnolo. lessicale della competenza linguistico-comunicativa sarà considerata come fondamentale in quanto la sua centralità 2. Percorso formativo guidato “si manifesta nel legame fra la lingua, la cultura, il A differenza dell’apprendimento nel contesto contesto sociale, la storia.” spontaneo, dove la lingua si offre all’apprendente Il lessico da usare anche per scopi certificatori o immerso in tutte le realtà della vita, seguita anche dal didattici, è il luogo dove si incontrano cultura, contesto feed-back immediato dell’ambiente, qui si parla sociale e storia. È naturale (Corda, Marello, 1999) che dell’apprendimento dell’italiano lingua straniera in un l’apprendente di una L2 sia portato di associare alle parole percorso formativo guidato. La realtà dell’apprendente è della nuova lingua realtà diverse, determinate quella creata secondo i programmi curricolari, dal culturalmente e storicamente4. Dunque, sia Corda e contesto della classe, dell’insegnante, dei materiali Marello - contesto sociale e storia, contesti di cultura - che didattici. Su quali risultati e considerazioni scientifiche si Vedovelli - la centralità del lessico “si manifesta nel basa il percorso da noi proposto? legame fra l lingua, la cultura, il contesto sociale, la storia” - nominano il fattore storia, contesto e cultura 3. Quadro comune europeo di riferimento e legato alla selezione del lessico. Non distinguono le fasi di lessico ai livelli di base apprendimento, né l’ampiezza del lessico, né le diverse Oltre ai livelli della scala globale, il Quadro comune origini dei domini lessicali nei sillabi dell’insegnamento europeo di riferimento (QER) definisce anche l’ampiezza precoce. del lessico che per i livelli elementari A1 e A2 vengono definiti in modo piuttosto impreciso: “repertorio lessicale 6. Sillabo per stranieri, italiano LS di base” . Secondo noi, il sillabo per l’insegnamento dell’italiano Quanto agli argomenti, il livello A1 del repertorio ai bambini stranieri dovrebbe avere una struttura ben lessicale che “è fatto di singole prole ed espressioni diversa, viste le diverse finalità di insegnmento agli riferibili a un certo numero di situazioni concrete e il stranieri (lingua straniera) da quello indirizzato agli livello A2 parla dei bisogni semplici di sopravvivenza”, stranieri in Italia (lingua seconda), che vivono non definendoli ulteriormente. nell’ambiente prevalentemente italiano e con il feed-back Tutti i parametri del QER rimangono al livello di una immediato, che differenziano l’insegnamento di una L2 da descrizione generica in modo tale che “gli utenti devono una LS. Inoltre, l’insegnamento indirizzato ai bambini specificare: quali sono gli elementi lessicali che degli emigrati italiani in varie parti del mondo, ha le sue l’apprendente avrà bisogno a riconoscere o usare, e come specificità, visto il legame, più o meno tenace con il paese tali elementi vengono selezionati e classificati”. e la lingua di origine, possibili permanenze in Italia, nonni o parenti di lingua italiana che influiscono alla loro 4. Il lessico delle certificazioni formazione ecc. Le certificazioni italiane, tranne la CILS dell’Università per Stranieri di Siena, non nominano in 7. Lessico infantile LI modo particolare il problema del lessico infantile. Alla selezione del lessico dei livelli CILS A1 e CILS Di conseguenza, un sillabo di italiano per stranieri A2, vengono applicati i criteri di frequenza, del VDB oltre al lessico minimo contenente i lessemi della (Vocabolario di base dell’italiano) e LIP (Lesico selezione regolare (proposta da Barchi e altri), doverebbe dell’italiano Parlato). contenere anche il lessico infantile, LI, che rispecchia i Barki et al. (2003) non prevedono il sillabo per temi culturali, letterari, tradizionali ed altri che segnano l’insegnamento precoce dell’italiano per stranieri. È l’infanzia del bambino italiano, un digest, riassunto, di elaborato, però quello che si riferisce ai figli di immigrati giochi, balli, recitazioni, poesie, filastrocche, conte, ed emigrati italiani dai 6 agli 11 anni e dagli 8 agli 15 scioglilingua ecc, senza i quali un sillabo di lingua italiana anni. precoce, sia per temi e per i metodi di approccio non si Barki et al. trattano la competenza lessicale quale può immaginare. quella decisiva e fondamentale nella creazione di una certificazione per apprendenti non autonomi. Vengono 8. Lessico ricettivo, produttivo e potenziale esaminati vari sillabi e proposte, varie soluzioni lessicali Il vocabolario ricettivo (di comprensione, passivo) è per l’età da noi focalizzata, ma non per la fascia degli l’insieme di tutte le unità lessicali di cui il parlante si serve apprendenti di italiano lingua straniera: sillabo per figli di per capire testi scritti e parlati. immigrati (6-11 anni) e in parte; sillabo del modulo per figli di emigrati italiani di 1a e 2a generazione (8-15 anni); 4 Sui criteri di selezione del lessico vedi anche in Vuþo (1999). 682 Lessico dell’italiano precoce per stranieri

Il vocabolario produttivo (di comunicazione, attivo), è livello delle conoscenze dell’allievo; l’allievo ascolta e l’insieme di tutte le unità lessicali di cui il parlante si serve reagisce, dopo di che comincia ad esprimersi parlando, si per produrre i testi scritti o per comunicare oralmente. insiste sull’aspetto comunicativo dell’uso linguistico, Il vocabolario potenziale è l’insieme di tutte le parole ovvero sul significato del messaggio linguistico, non sulla che lo studente non ha mai incontrato prima, ma che è in precisione grammaticale dell’enunciato (specialmente grado di capire senza spiegazione in base alle regole della nelle prime fasi dell’apprendimento), si presuppone che le morfologia derivativa, a conoscenze linguistiche (anche competenze dell’allievo vengono misurate da criteri relative alle altre lingue o alla lingua materna) o a ipotesi relativi e non assoluti dell’esattezza dell’enunciato. fondate sul contesto in cui si trovano. È una parte non attivà del vocabolario ricettivo con improbabile 10.1. I contesti d’uso estensione. Il potenziamento delle competenze lessicali si La particolare importanza viene dedicata ai contesti attua attraverso diversi stadi in cui entrano in gioco abilità d’uso della lingua dell’allievo precoce, definiti dalla realtà ricettive e abilità produttive, in altri termini capacità di e dall’ambiente infantile, cultura, tradizione ... riconoscimento del significato di una parola e capacità di produzione. Il passaggio dalla fase di comprensione 10.1.1. Temi e situazioni all’uso autonomo non è lineare. Molte parole di cui si conosceva il significato rimangono ad un livello percettivo, molte scompaiono dalla memoria e altre si Scuola inseriscono all’interno delle nostre conoscenze lessicali. Oggetti, attività e temi relativi alle materie, una Le parole che costituiscono il nostro lexicon sono invece il giornata a scuola. nostro riferimento per il vocabolario potenziale. Le tre fasce del lessico vengono proposte simultaneamente ai Io e i miei amici contenuti morfosintattici, in base alla preselezine di Hobby, attività comuni, solidarietà e tolleranza, materiale lessicale che tende a coincidere con gli usi reali mangire insieme, dividere le proprie cose con gli altri. della lingua dei parlanti nativi. La fascia del lessico divisione delle responsabilità. infantile LI, potrebbe rientrare nel cosiddetto lessico ricettivo o potenziale, visto che la produttività del lessico Famiglia e l’ambiente familiare LI difficilmente può essere predetta e preannunciata. Tempo libero in famiglia, viaggi e gite con la famiglia, divisione dei compiti e doveri nella fmiglia, descrizione e 9. Criteri di selezione caratteristiche degli animali; rapprto con gli animali. Oltre ai criteri generali teoricamente confermati per la selezione del lessico, che prevedono i criteri di frequenza Feste e di lessico di base (LIP, LIF, LE, VELI, KBS, VdB) e da Manifestazioni varie nella scuolae al di fuori di essa, recenti indagini (QER, Barki e altri), distribuzione, competizioni, sfilate, feste. disponibilità, partecipazione delle liste essenziali e di base della lingua italiana, il lessico di un percorso di La mia casa insegnamento precoce, secondo noi, dovrebbe contenere Attività giornaliere nei giorni festivi e feriali, il fine anche altre specificità: appropriatezza del lessico al livello settimana (studio, giochi, obblighi...). di conoscenza (A1+ del QER); appropriatezza del lessico all’età degli apprendenti (6-10), domini tematici di Alimentzione interesse; appropriatezza del lessico alla realtà culturale e Mangiare fuori casa (ristorante, merenda a scuola, tradizionale italiana - lessico infantile LI. spesa e acquisti nel supermercato...).

10. Il progrmma serbo Abbigliamento Le finalità dell’insegnamento, vista la precoce età, non Abbigliamento appropriato per specifiche occasioni prevedono livelli del QER, si avvicinano a quello del (formale, informale). livello A1+. Nell’età precoce l’insegnamento delle lingue straniere ha per lo scopo prima di tutto la sensibilizzazione Ambiente alle lingue straniere, avvicinando all’allievo l’idea Rapproti con il prossimo, ecologia, rapporti con dell’esistenza di un’altra lingua che differisce dalla sua, di l’ambiente. esistenza di altri codici e mezzi di comunicazione differenti, di sviluppare sensazioni positive nei confronti Altro di una lingua straniera, sviluppando nello stesso tempo Monumenti del paese/paesi dove si studia la lingua anche le basi della competenza comunicativa in quella appresa, racconti, fiabe infantili, numeri fino a 1000, l’ora, lingua. È il compito al quale si arriva applicando specifici usare il denaro. metodi e tecniche nell’insegnamento che vengono definite quale insegnamento comunicativo delle lingue straniere. Nel processo di insegnamento e di apprendimento la 10.2. Il mondo del bambino italiano, la proposta lingua rappresenta un mezzo di comunicazione, si insiste serba sull’uso della lingua trget in classe nei contesti ben Seguono alcuni titoli del corpus (canzoni, conte, giochi predefiniti e dell’interesse degli allievi; si presuppone infantili) che rappresenta la proposta base del LI: l’applicazione delle attività linguistiche adatte all’età ed al

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Giro girotondo, Sotto il ponte, lettera a , Pi scappa rappresentano delle manifestazioni lessicali della cultura la pipì, Mosca cieca, Apelle figlio di Apollo, Stella stellina, Il del mondo infantile, contesto sociale e storia che ballo del qua qua, Strega comanda colore,, Tanti auguri a permettono all’apprendente giovanissimo di associare le te, La Befana, Tu scendi dalle stelle, Nella vecchi fattoria, parole alla nuova realtà della lingua di apprendimento, Sotto la panca del capanno, Madama Doré, Papaveri e dell’italiano. Inoltre, per gli apprendenti stranieri, si pone papere, La bella labanderina, Fra Martino campanaro, Bianco Natale, Io son contadinella, Ambrabà ciccì coccò… il problema del lessico specifico in base alle differenze e similitudini tra l’italiano e la lingua degli apprendenti, il 11. Le specificità del lessico infantile LI serbo nel nostro caso. Ci sono delle componenti che da un lato riconoscono le realtà del bambino, parlante nativo, e dall’altro 11.1. Diminutivi contengono delle forme lessicali e morfologiche non Seguono alcuni diminutivi che compaiono nella previste dai domini e contesti d’uso e dalle liste di proposta del lessico infantile (Vuþo e Moderc 2003, 2004 frequenza e di base. Nella rappresentazione del mondo e 2005): infantile italiano si servono da specifiche manifestazioni della realtà dell’ambiente della lingua appresa: fragolina, bimbetto, gattino, chiesina, bambolina, informazioni sulla cultura, realtà sociale, il mondo e casetta, carrettino, asinello, catenina, cavallino, l’ambiente del bambino, giochi, filastrocche, canti, granellino, ricciolino, trottolino, contadinella, musiche ed altre attività infantili. gonnello, pioggerellina, leprotto, lasagnette, In tal senso, sulla scelta del lessico vengono applicati giocherellare, laghetto, morettino, polletto, profumino, vari criteri: quelli del lessico produttivo, attivo, estrinseco, quadretto, rondinella… da produrre nelle conversazioni, dialoghi e contesti comunicativi d’uso, e quelli del lessico passivo, 11.2. Lessemi impropri al lessico essenziale intrinseco, da ricevere e esprimere cantando, giocando, dell’insegnamento precoce ballando, eseguendo istruzioni dei giochi ed altre attività, Seguono alcuni lessemi impropri al lessico essenzile con scopo di offrirsi anche ad un apprendimento dell-insegnamento precoce che compaiono nella proposta incidentale, tenendo conto anche del lessico potenziale del lessico infantile: Il processo di apprendimento è guidato, ma anche incidentale, visto che le metodologie dell’insegnamento arrembaggio, avvelenarsi, eletto, Gesù, Creatore, Ave precoce applicate prevedono vari tipi di giochi, attività Maria, campanaro, cera, ingannare, madma, manuali ed altre. maritare, panno, quadrupede, regina, scodinzolare, spazzacamino, Fata Turchina, addobbo, beccare, annusare, cotechino, destinato, grattare, guscio, 13. Riferimenti giravolta, papavero, penitenza, riverenza maturare, mattutino, marzapane, mammà, lavanderina, AA. VV. (2002) Quadro comune europeo di riferimento impaperarsi, incoronato, insanguinato, intingolo, per le lingue: apprendimento, insegnamento, ipertecnologico, interstellare, grembiule, groppone, valutazione. Oxford/ Firenze: La Nuova Italia. Mangiafuoco, padrone, palazzone, papaya, sgommata, Balboni, P. (1999). Educazione bilingue. Perugina: pidocchio, Tirreno, toscano, virtuale, twist, Edizioni Guerra-Soleil. strombettare, supplì, zampogna… Barki, P., Gorelli, S., Machetti, S., Sergiacomo, M.P. e Strambi, B. (2003). Valutare e certificare l’italiano di 11.3. Funzioni comunicative stranieri. I livelli iniziali. Perugina: Guerra Edizioni. Presentare se ed altri. Salutare. Identificazione e Corda, A. e Marello, C. (1999). Insegnare e imparare il nominazione degli oggetti, parti del corpo, animali, colori, lessico. Torino: Paravia. numeri, ecc (connessi ai temi). Comprendere e dare Corda, A. e Marello, C. (2004). Lessico. Insegnarlo e semplici indicazioni e consegne. Porre domande e dare impararlo. Perugina: Guerra-Rux. risposte. Pregare e ringraziare. Invitare e accettare il gioco Cummins, J. (1992), L’educazione bilingue: ricerca ed nel gruppo o individuale. Esprimere piacere/dispiacere. elaborazione teorica. Il quadrante scolastico, 55, pp. Esprimere sensazioni fisiche e bisogni. Nominare attività 54-69. [ripreso in Balboni, P. (1996), Educazione relative ai temi. Esprimere rapporti di spazio e di misure. bilingue. Perugia: Edizioni Guerra]. Dare e chiedere informazioni di se stesso e degli altri. De Marco, A. (2000) (a cura di). Manuale di Dare e chiedere informazioni. Descrivere persone e glottodidattica. Insegnare una lingua straniera. Roma: oggetti. Esprimere divieti. Esprimere possesso e appartenenza. Esprimere e dare informazioni sull’ora Carocci. esatta. Cambiare il tema del discorso. Esprimere accordo o Ellis, R. (1985). Understanding Second Language disaccordo. Scusarsi. Acquisition. Oxford: Oxford University Press. Freddi, G. (1990a). 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