Quaderni del Borgoantico 10

2009 Quaderni del Borgoantico-10 alla scoperta dell’identità storica di Villa Lagarina

2 Presentazione di Sandro Giordani 3 L’oratorio di San Giobbe a Villa Lagarina di Italo Prosser 19 La cooperazione di consumo e di credito di Villa Lagarina ha (almeno) 102 anni di vita di Antonio Passerini 30 … balonzina, che passione! di Giacomo Bonazza 33 Sulla piazza di Villa 36 Come si viveva a Villa Lagarina negli anni d’oro della “balonzina” 1929-1939 di Gianni Bezzi 55 Contadini e mezzadri a Villa: razza pressoché estinta di Antonio Passerini 60 Attività commerciali e artigiani del Borgo antico di Villa di Sandro Giordani 63 Da Villa Lagarina agli Stati Uniti, da Tremosine al CERN di Ginevra di Roberto Adami 74 La grande passione per la musica del maestro Benvenuto Benvenuti e di suo padre Federico di Antonio Passerini 79 Pietro Galvagnini (1874-1961) personaggio del popolo dai mille impegni di Antonio Passerini 82 Il recupero dei titoli di “arciprete” e “arcipretale” per il parroco e la chiesa di Villa 85 Un tempo fare il postino era un posto di lavoro che si poteva “ereditare” di Antonio Passerini 89 Con Vittorio mónec alla scoperta dei “misteri” della chiesa di Villa di Italo Giordani 93 Quando il campanò creava una contagiosa aria di festa di Antonio Passerini 97 La storia della cartiera è legata a filo doppio ad Augusto Codoni di Sandro Giordani 100 Le straordinarie imprese della squadra di tiro alla fune di Villa di Antonio Passerini 107 Identità e appartenenza di Antonia Marzani 113 Album fotografico del Borgoantico Associazione Dimore Storiche Italiane

Foto di copertina: La squadra di palloncina di Villa con titolari e riserve nei primi anni Trenta 2 Quaderni del Borgoantico 10

Presentazione

Quando siamo partiti dieci anni fa con sempre maggiore nell’opinione pubbli- cosciente il senso di appartenenza di l’idea di promuovere una ricerca sulla ca: la storia del proprio passato, le vicen- ciascuno alla propria comunità. storia di Villa Lagarina, non eravamo de vissute anche dai propri ascendenti, Colgo l’occasione di questa mia breve del tutto consapevoli di che cosa vole- o da parenti e amici deceduti da anni, riflessione per ringraziare tutti coloro, vamo fare, non avevamo che una vaga sono stati argomenti che hanno coin- enti pubblici e privati cittadini, che in idea su quali argomenti si doveva inda- volto anche emotivamente molti nostri vario modo hanno contribuito in questi gare, in quali direzioni andare. Avevamo concittadini. anni a sostenere l’azione di “Borgoanti- un punto di riferimento, quello sì, ed era I “Quaderni” sono così diventati testi co”; in particolare il mio più sincero rin- il “borgo antico”, indagabile sotto vari di consultazione, non solo per semplice graziamento è rivolto alla Cassa Rurale punti di vista: storico, sociale, istituzio- curiosità ma anche per approfondimento di Rovereto che ci è stata vicina in questa nale, architettonico... Per il resto tutto era e studio: sono come un piccolo scrigno nostra impresa fin dall’inizio. lasciato al “buon vento” delle possibili- pieno di “cose preziose”, da tenere a por- I “Quaderni” compiono dieci anni, men- tà finanziatrici dell’Associazione pro- tata di mano e a cui attingere in caso di tre l’associazione ha qualche anno di motrice dell’iniziativa (“Borgoantico”) necessità. più: Il gruppo di volontari operava nelle e della disponibilità di tanti volontari, Molti cittadini, al di là dei ricercatori, iniziative del paese già nel 1996; nell’ot- primi fra tutti coloro che materialmente hanno collaborato attivamente alla ste- tobre del 1998 all’indomani della festa dovevano fare le ricerche e metterle nero sura dei “Quaderni”, tante persone sono di inaugurazione della pavimentazione su bianco. state protagoniste, si sono sentite coin- del centro storico di Villa, si costituiva Siamo dunque partiti senza una meta pre- volte direttamente ed hanno contribuito formalmente come associazione Borgo- cisa e non immaginavamo certo quanto in prima persona mettendo a disposizio- antico. Da allora, anno dopo anno, l’as- lavoro ci aspettava (ma questo succede ni album di famiglia, documenti e altro sociazione ha registrato un sempre mag- spesso quando si intraprende un’“av- materiale. I più anziani hanno messo a giore attivismo. Alcuni volontari si sono ventura” di qualche tipo: non si conosce dura prova la propria memoria: senza ritirati, molti altri sono entrati dando bene a che cosa si va incontro, ma questa il loro aiuto non sarebbe stato possibi- nuovo impulso all’associazione, altri “non conoscenza”, o se si vuole “inco- le ricostruire con fedeltà storica fatti e ancora ci hanno lasciato per sempre, di scienza” è una fortuna, perché altrimenti avvenimenti del passato prossimo. questi ultimi non ci rimane che il ricordo potrebbe venire la tentazione di tirarsi della loro amicizia e lo sprone per anda- indietro ancor prima di iniziare). Il “Quaderno” n° 10 conclude una fase re avanti. A coloro che per vari motivi Ma il “buon vento” ha soffiato sempre della ricerca e del lavoro svolti con hanno preso “altre strade” esprimiamo più forte: non sono mai mancate né le competenza dai ricercatori: a queste altrettanta gratitudine per avere percorso risorse finanziarie né le risorse umane e persone, che hanno documentato con un tratto di commino insieme a noi nel ci siamo resi conto che la ricchezza di passione la storia dei due paesi (Villa solco della solidarietà e dell’amicizia. materiale, di notizie e di documenti da Lagarina e Piazzo) nello spirito più Non è mia abitudine fregiarmi del titolo indagare sarebbe infinita. Quando poi autentico del volontariato, va il rico- di presidente dell’associazione Borgo- abbiamo iniziato le recenti ricerche sulle noscimento dell’associazione “Borgo- antico, che è un onore ed un onere, ma professioni, sui giochi e lo sport, si è antico” e dell’intera comunità. in questa occasione faccio un’eccezione, aperto un filone inesauribile: uno spac- La stesura del decimo “Quaderno” rap- ringraziando tutti i collaboratori e i cato del nostro passato è stato portato presenta la conclusione di un’azione soci dell’associazione per aver raggiun- alla luce svelando una pagina di storia culturale che non ha, né mai ha avuto, to questi importanti risultati nei campi popolare che altrimenti si sarebbe persa la pretesa di raccontare “tutta” la storia della solidarietà, della promozione del nell’oblio per sempre. del borgo, ma che indubbiamente ha il nostro bellissimo borgo e della cultura, Anno dopo anno i “Quaderni”, che con merito di aver riportato alla luce molte in particolare attraverso la realizzazio- il tempo hanno raddoppiato e triplicato pagine sconosciute alla stragrande ne dei “Quaderni del Borgoantico”. le pagine, hanno riportato alla memoria maggioranza dei cittadini (se non a collettiva una quantità notevole di testi- tutti), aggiungendo tasselli significa- Sandro Giordani monianze e di documentazioni spesso tivi a quella conoscenza storica più Presidente dell’associazione inedite ed hanno destato un interesse approfondita e completa, che rende più “Borgoantico” Quaderni del Borgoantico 10 3

L’oratorio di San Giobbe a Villa Lagarina

di Italo Prosser

Un angolo del Borgo antico: la chiesa ar- L’Oratorio di San Giobbe visto dalla Piazza di Villa. Sulla sinistra appare un segmento di cipretale e l’Oratorio in una antica mappa una lesena della chiesa parrocchiale (foto F. Badocchi 2009) di Villa Lagarina alla quale sono stati ag- giunti i numeri civici degli edifici come si ricavano dal Censimento del 1773

Premessa riportato anche nella mappa cata- parrocchiale e per altre iniziative stale austriaca del 1860. della comunità ecclesiale. Ogni L’oratorio di San Giobbe, detto Dato che rappresenta un esempio settore ha un portale d’accesso anche chiesa, chiesetta o cappel- particolare di architettura cimite- esterno indipendente, e comuni- la, o semplicemente San Giobbe, riale antica ad impianto centrale, ca con l’altro per mezzo di porte si trova presso la parrocchiale di è soggetto alla legge che tutela i interne. Santa Maria Assunta, dove forma Beni Culturali e il Paesaggio, di La chiesetta ha un portale d’entra- il fondale della Piazza. cui all’articolo 12 del D. Legge 21 ta lapideo e un soprastante fine- L’edificio, contraddistinto in cata- gennaio 2004 n° 42. strone, elegantemente lavorati e sto con la p. ed.105 del Comune In realtà si tratta di un insieme rivolti a sud. Oltrepassato il por- Catastale di Villa Lagarina, è pro- edificiale formato dalla chiesetta tale ci si trova in un piccolo atrio prietà della parrocchia di S. Maria a pianta circolare, dalla sacrestia e coperto da una volta a crociera. Da Assunta. Nel censimento del 1773 da un corpo aggiunto costituito da qui, superato un cancello di ferro, fu registrato col n. civico 61, subito un ampio locale originariamente si entra nell’aula ottagonale con dopo la chiesa parrocchiale (n. 60), usato per le assemblee (dette con- tre absidi semicircolari bombate ed è così descritto: «Piciola chie- greghe) e per il deposito dei vesti- in alto. sa contigua, deta Loratorio1». E’ ti e delle insegne dei confratelli Le tre nicchie ospitano rispettiva- del Santissimo Sacramento, detti mente l’altare maggiore posto cen- 1 Anagrafe 1773. Estrazione fatta di tutte le anche confratelli della Carità. Più tralmente di fronte all’ingresso, la famiglie, e beni, case e persone, che saritro- di recente, dopo lo scioglimento statua dell’Assunta che viene por- vano nel distretto della Comunità di Villa. delle confraternite, fu usato per le tata in processione il 15 d’agosto In fede Cristoforo de Benvenuti ho fato la presente dordine della Comunità (Archivio adunanze dei giovani dell’Azio- (nella nicchia di destra entrando), e comunale di Villa Lagarina, busta n. 4). ne cattolica, per le prove del coro il monumento ai Caduti e dispersi in 4 Quaderni del Borgoantico 10

Il portale d’accesso alla cappella dell’Ora- torio con veduta parziale del finestrone so- prastante (foto I. Prosser 2009)

Particolare del portone d’ingresso del- L’altar maggiore dell’Oratorio con la pala di San Giobbe (foto F. Badocchi 2009) la cappella dell’Oratorio con l’intero fi- nestrone soprastante (foto F. Badocchi 2009) portale d’ingresso e da tre oculi to2 e molto vicino stilisticamente circolari che forano la base del a quelli realizzati da Domeni- guerra di Villa Lagarina e di Piazzo tamburo. co Rossi detto Manentino. Sulla (nella nicchia di sinistra, entrando). Particolarmente prezioso è l’altar mensa è raffigurato due volte il Un alto tamburo cilindrico, chiuso maggiore che negli Atti visitali del leone rampante bicaudato [con da una cupola emisferica con pic- 1750 e del 1768 è registrato come cola lanterna, si impianta sopra il altare unico dell’Oratorio. Il dot- suddetto ottagono dell’aula. tor Elvio Mich dei Beni culturali 2 A seguito di questa valutazione risulterebbe che l’altare è più antico della chiesetta che, La luce naturale entra dal fine- della PAT, scrive che è «databile come vedremo, dovrebbe esser stata eretta tra strone frontale posto sopra il alla seconda metà del Seicen- il 1740 e il 1748. Quaderni del Borgoantico 10 5

latina CA/RI/TAS che stà a indicare zi (Mechel 1804-Villa Lagarina il legame di stima, affetto e amore 1851), arciprete di Villa Lagari- che legava tra loro i confratelli della na, così scrive all’ Ordinariato del Compagnia del Santissimo Sacra- Principe Vescovo di Trento a pro- mento, i quali, come vedremo, fece- posito dell’origine dell’Oratorio ro erigere e possedettero per circa del Santissimo Sacramento: due secoli questo edificio sacro. - «risulta dalla tradizione, che un Sul pavimento dell’aula si notano certo Tonazza ha donato alla Com- quattro pietre tombali, delle quali pagnia confraternitale di Villa un Particolare del fastigio dell’altar maggio- quella centrale posta presso l’altar fondo arativo, e vignato del valore di re: da una ghirlanda di foglie d’alloro par- maggiore, è circondata da un ret- circa f. 400 d’Impero coll’incarico, tono raggi convergenti verso un piccolo di- sco su cui si legge la scritta “CA/RI/TAS” tangolo di marmi intarsiati di due che la predetta Compagnia faccia un (amore), il vincolo che unisce tra loro i colori che, nell’insieme, formano Oratorio per celebrare in perpetuo, confratelli (foto F. Badocchi 2009) un disegno molto raffinato. nel medesimo, 18 S. Messe all’an-

L’antipendio dell’altar maggiore. Nella parte centrale è raffigurato il calice con l’Ostia sim- Particolare dell’arma nobiliare dei conti bolo della Confraternita del Santissimo Sacramento. Ai lati sono incisi i profili di due leoni Lodron (foto Florio Badocchi 2009) rampanti con coda annodata a 8, arma nobiliare dei conti Lodron patrocinatori dell’opera d’arte (foto F. Badocchi 2009) no. Avanti 100. anni [cioè verso il 1742] la suddetta Compagnia parte coda annodata in modo da formare Il corpo aggiunto si appoggia al il numero otto] simbolo araldico con offerte, e parte ancora con pro- lato nord della chiesetta. Vi si acce- pri capitali ha fabbricato, nel fondo della famiglia Lodron, committen- de, dopo aver superato quattro gra- 3 donato dal Tonazza, l’Oratorio pro- te dell’opera...» . dini, attraverso un portale lapideo Sull’antipendio dell’altare è raffigu- messo conserviente alla celebrazio- con soprastante oculo sormontato ne delle suddette 18 S. Messe4, ed rato, dentro un cerchio inserito in un da un tettino marmoreo. quadrato, un calice con sopra l’Ostia al vestimento e desvestimento dei simbolo del SS.mo Sacramento. Sopra la pala di San Giobbe, dentro L’origine 4 In un documento del 26 febbraio 1782 le un fastigio triangolare, è raffigura- messe del legato Tonazza erano 52, da cele- ta una ghirlanda di foglie di lauro brare all’altare del Crocifisso posto nella Della data di erezione e del mae- parrocchiale. A questo obbligo perpetuo che da cui partono una serie di raggi stro muratore ideatore del piccolo gravava sugli eredi era sottoposta una pezza convergenti verso un piccolo disco edificio sacro non si hanno noti- di terra in loco detto “alla Lama” nelle per- centrale sul quale si legge la parola tinenze di Brancolino. Del Legato di messe zie documentarie, ma solo indizi e Tonazza si discute anche in un documento poche “voci antiche” derivate dalla del 1844. Il 27 maggio 1845, per ordine del 3 Dalla relazione storico-artistica del restauro tradizione. Vicario generale del Principe Vescovo, le della tela di San Giobbe del 1998 (Archi- Infatti, in una lunga lettera del 5 messe del Legato Tonazza furono ridotte a vio Beni Culturali della PAT, fascicolo Villa 12 (Archivio Diocesano Tridentino, da qui in Lagarina, p. ed. 105). marzo 1842, don Bortolo Odoriz- avanti ADT, Libro B 1844, 434, n° 3237). 6 Quaderni del Borgoantico 10

Confratelli nelle relative processio- Inizialmente i confratelli si radu- ni mensili ecc. per indi passare alla navano nel suddetto Ossario posto, chiesa parrocchiale; sicché con come abbiamo detto poco sopra, questa nuova fabbrica la pezza di in un angolo del cimitero della terra donata venne dimezzata rima- chiesa di Villa, luogo attualmen- nendone solo una parte, che verso te occupato dal Gruppo Anziani l’anno 1794 venne venduta ...5». e Pensionati di Villa Lagarina. In sostanza si viene a sapere che la Qui i confratelli si radunavano in chiesetta fu eretta, probabilmente, assemblea e conservavano le vesti pochi anni prima del 1750, dai con- e le insegne della Confraternita fratelli del Santissimo Sacramento che usavano nella solenne proces- su un terreno donato da un certo sione mensile. Tonazza6. Le consorelle, invece, per prepa- rarsi alle processioni col Santis- simo usufruivano di una stanza La Confraternita del Santissimo della canonica e tenevano le loro Sacramento a Villa Lagarina congreghe nella chiesa di Santa Lucia presso Nogaredo «luogo La Confraternita del SS.mo Sacra- solito destinato per la congrega- mento fu eretta nella chiesa matri- zione delle sorelle del Santissimo L’Ossario secentesco eretto nell’angolo 11 ce di Villa Lagarina con Bolla della nord - ovest del cimitero di Villa. Tale cimi- Sacramento »: così nel Libro della Santa Sede nell’anno 1686, «alla tero fu in funzione dalla fondazione della Compagnia delle consorelle. quale diede esecuzione il Rev.mo Pieve fino al colera del 1836. Attualmen- La separazione tra le due sezioni Ufficio di Trento con una patente te l’edificio dell’antico Ossario è sede del della Confraternita era molto rigo- del 26 novembre 16927». Gruppo Anziani e Pensionati di Villa La- rosa. Infatti, nel settimo Capitolo garina. Sul pavimento del bar si conser- In realtà a Villa Lagarina la Com- vano le cornici lapidee delle antiche lastre del suddetto Libro si legge «che pagnia del Santissimo Sacramen- tombali (foto I. Prosser 2009) non possino ricevere nella loro to esisteva ancor prima del 1686. Compagnia uomini di qualunque Infatti nel “concluso” del 6 agosto si legge che a Villa «vi è la Con- stato essendovi per questi partico- 1669, in cui si decise di “sgran- fraternita del Santissimo Sacra- lare Compagnia, solo tollerando dar” la “fabrica [chiamata anche mento, ed è il diploma nella chiesa quelli che furono già avanti alcuni l’Ossario]8 posta in Canton del [presumo s’intenda nel cosiddetto anni acetati12» Cimitero della chiesa di Villa verso Ossario] con li capitoli, et vanno [i Nel 1739 la compagnia delle li pradi”, si nomina la “Compagnia confratelli] vestiti al largo di color consorelle fu sciolta perché era del Sacramento9”. rosso. Si fa la processione una volta sorta una controversia sulla forma Inoltre, nell’Atto visitale del 1683 al mese cioè la seconda domenica dell’abito da indossare nelle pro- con tutto il clero, e i gentiluomini cessioni mensili o in altre occasio- del luogo portano il Baldacchino ni particolari. 5 ADT, Libro B 1842, 412, n° 734. c. 26. Sotto la direzione del cappellano 6 Nel 1751 si scrive che “fu questo beneficio con 4 torce almeno, oltre 2 candele fondato dagli antenati del quondam Nobile e li Confaloni10». Gio. Andrea Marzani, a ciò dele- Sig. Antonio Tonazza, e non si trova la sua Tale compagnia comprendeva due gato dall’arciprete conte Gerola- prima origine ...” (ADT, 1751 Investiture 19, sezioni ben distinte: una era costi- mo Massimiliano Lodron, il 25 pag. 666). luglio 1740, nella chiesa di Santa 7 ADT, Atto visitale 1750 (57) carta 62. tuita dai confratelli che, nelle sacre 8 Vedi contratto di ingrandimento della fabbri- funzioni, indossavano su una tuni- Lucia, fu eletta priora delle con- ca dell’Ossario in Archivio Parrocchiale Villa ca bianca una mantellina rossa, e sorelle del Santissimo Sacramen- Lagarina, d’ora in poi APV, III. 10, f. 11/2. l’altra era rappresentata dalle con- to Elisabetta moglie di Giovanni Questa è l’ex chiesetta cimiteriale prima sede Battista Marzani, la quale rifondò della Confraternita del Santissimo Sacra- sorelle che erano vestite di bianco. mento ed ora utilizzata dal Gruppo Anziani In particolare le consorelle sopra la la Compagnia e le diede un nuovo e Pensionati di Villa Lagarina. Sul pavimento tunica bianca portavano il “zenda- regolamento13. del bar si conservano ancor oggi alcune lastre do” (nome dialettale per zendale), tombali che, a ricordo degli anziani, furono aperte ed ispezionate da don Carlo Berlan- ossia un velo bianco finissimo per 11 APV, XIII C 1. da, arciprete di Villa dal 1954 al 1965. In lo più di seta che copriva il capo e 12 APV, XIII C 1. quell’occasione furono rinvenute numerose le spalle in modo da incorniciare il 13 Libro della Compagnia delle Consorelle ini- ossa umane. volto. ziato l’anno 1740, (APV, XIII C 1). Elisabet- 9 L’Arciconfraternita del SS.mo Sacramento ta de Panizza, di Taio, aveva 16 anni quando nacque con la Bolla di Papa Paolo III il 30 sposò, nel 1728, Giovanni Battista Marzani. novembre 1539 (ADT, Atti visitali 1750, 57, La coppia ebbe 12 figli, ben cinque dei quali carta 62). 10 ADT, Atto visitale 1683 (27) pag. 33. si dedicarono alla vita religiosa. Quaderni del Borgoantico 10 7

Bettina» morta il 5 suddetto14, «per esser il monumento pieno, che non vi poteva stare»; - il primo agosto 1741 «spesi per far governar [restaurare] il Croce- fisso troni 1»; - il 5 gennaio 1745 «pagati al monaco frà Felice e Batta Ambro- si per far aggiustare il monumen- to delle Consorelle affinché si potesse dare sepoltura a Barbara ... con consenso del cappellano, troni 5»; - nel 1752 «spesi fiorini 40 per far netar la sepoltura delle consorel- le15».

Dopo un periodo di completa inat- tività a causa della soppressione napoleonica, con la successiva restaurazione asburgica le Con- fraternte ripresero vigore. Infatti si legge che, dopo il 1815, in tutte le chiese soggette alla matrice di Villa esisteva una Confraternita di confratelli e una di consorelle del Santissimo Sacramento ossia della Carità cristiana, che riconoscevano come loro superiore il parroco o il suo vicario, oppure il cappellano pro tempore. Queste Confraternite mantenne- ro la loro organizzazione gerar- I paesi della Destra Adige in Val Lagarina in una stampa dell’Ottocento conservata in BCR, chica e rimasero in funzione fin Ms. 66. 4. 3.(85) verso il 1904. Infatti, a partire da quell’anno, i libri che si conserva- Nel Settecento, fino all’epoca della - «recepito li 7 gennaio 1741 il no nell’Archivio parrocchiale di soppressione napoleonica, le Con- capitale delli fiorini n. 20 da Anto- Villa Lagarina, non danno di loro fraternite erano numerose, molto nio Maffei di Sasso con suoi affitti più notizie16. attive e anche molto potenti. sino al giorno d’oggidì. Fatta libe- Secondo la memoria degli anziani Nel decanato di Villa Lagarina razione per rogiti Benvenuti [nota- la partecipazione dei confratelli e oltre alla Confraternita del SS. io] per fiorini 97:10»; delle consorelle alle processioni Sacramento esistevano la Confra- - «recepito li 3 maggio 1750 per la continuò, seppure in modo pro- ternita della Santissima Concezio- sepoltura della consorella moglie gressivamente decrescente, per ne e quella del Santissimo Rosario. di Pietro Cavaler di Piazzo fiorini tutta la prima metà del Novecen- Vi confluivano molti confratelli e 2:5»; molte consorelle non solo di Villa - «recepito li 20 novembre 1752 ma anche di Nogaredo, Sasso, dal nobile Signor Antonio Tonazza 14 La signora Caterina era vedova di un Bettini Noarna, Brancolino, Piazzo, Peder- ragnesi 10 per il Legato lasciato di Nogaredo. Morì a Nogaredo il 5 dicem- sano e Molini. dalla Signora Massenza Tonazza bre del 1744. Il suo cadavere, dopo le ese- Diamo qualche esempio dell’at- di lui consorte». quie celebrate dall’arciprete conte Gerolamo tività della Confraternita del San- Lodron fu deposto “in sepulcro” (dal Libro dei morti dell’A.P. di Villa Lagarina). tissimo Sacramento nel Settecento, Tra le uscite si legge: 15 Libro della Compagnia delle Consorelle ini- come risulta dai Libri delle “entrate - pagato li 8 dicembre 1744 al ziato l’anno 1740 (APV, XIII, C 1). e uscite” conservati nell’Archivio monaco Batta Ambrosi per l’assi- 16 Vedi Registro d’amministrazione dei confra- parrocchiale di Villa Lagarina. Nel stenza prestata nel dare sepoltura telli e consorelle del SS.mo Sacramento di Villa in APV XIII C 6. Il registro finisce col capitolo delle entrate si legge: alla «Domina Catterina vedova 18 dicembre 1904. 8 Quaderni del Borgoantico 10

La lastra tombale posta sul pavimento dell’Oratorio, ai piedi dell’altar maggiore (foto I. Prosser 2009) to17, dopo di che l’antica usanza si è molto ridotta18, senza però scom- parire del tutto, dato che persiste tuttora in occasione della solenne processione per la festa patronale dell’Assunta.

1747. Un’assemblea delle consorelle si svolge, eccezionalmente, nell’Oratorio dei confratelli

Abbiamo poco sopra ricordato che la separazione delle assem- blee dei confratelli da quelle delle consorelle era assai rigorosa, tanto che i confratelli si radunavano a Villa dapprima nell’Ossario e poi nell’Oratorio, mentre le conso- relle si radunavano normalmente a Nogaredo nella chiesa di Santa La parte alta dell’ingresso all’Oratorio con il finestrone soprastante visti dall’aula della cap- Lucia o nella canonica di Villa. pella (foto F. Badocchi 2009) Tuttavia vi fu un’eccezione in Non si sa che cosa sia stato deciso chi la data precisa, tuttavia risulta quanto il 13 ottobre 1747 «per in quell’assemblea, comunque la che l’edificio sacro fu benedet- grazia speciale è permesso alle breve segnalazione è assai impor- to dall’arciprete conte Gerolamo Signore consorelle di fare la loro tante perché da essa veniamo a Masimiliano Lodron20 che fu pie- congrega nell’Oratorio dei Signori sapere che, nel 1747, l’Oratorio dei vano di Villa dal 1731 al 1748. La confratelli19». confratelli era stato eretto e era in citazione si trova nell’Atto visitale funzione. del 2 luglio 1750 allorché l’arci- 17 Vedi 15 agosto, festa dell’Assunta, cin- quant’anni fa ... in “Comunità in cammino” prete Sebastiano Francesco conte n. 8 - Agosto-Sett. 2009, pag 8. 18 In particolare l’usanza della processione col La benedizione dell’Oratorio Santissimo nella seconda domenica del mese 20 L’arciprete Gerolamo [Geronimo] Massimi- è scomparsa. liano conte Lodron morì, all’età di 67 anni, il 19 Libro della Compagnia delle Consorelle, cit., Anche per questo evento, non ho 15 agosto 1748, giorno dell’Assunta (vedi in pag, 6. trovato un documento che certifi- APV Libro dei morti). Quaderni del Borgoantico 10 9

Lodron, succeduto a Gerolamo lastre tombali che ancor oggi sono Infatti, circa quattro anni dopo Massimiliano, scrive testualmen- conservate su detto pavimento. l’erezione della chiesetta, e cioè ad te: «l’oratorio dei confratelli ... iniziare dal 1750, l’edificio sacro fu fu benedetto dal mio antecessore ampliato con l’aggiunta della sede [cioè dal suddetto conte Gerolamo 1750. L’ampliamento della Confraternita che serviva per Massimiliano Lodron]». dell’edificio sacro “per ridurlo a le riunioni dei confratelli e per con- Dato che un edificio sacro veniva miglior stato” servare le insegne e gli indumenti benedetto quando iniziava la sua usati nelle processioni col Santis- funzione, dobbiamo prender atto Il complesso edilizio che stiamo simo nella seconda domenica del che, durante i 17 anni di gover- descrivendo raggiunse la forma mese. no ecclesiale dell’arciprete conte attuale in due momenti diversi Questo intervento edilizio di Gerolamo Masimiliano Lodron, anche se molto ravvicinati tra loro. ampliamento si evince, ancora una fu costruita la chiesetta che forma il nucleo centrale dell’oratorio del quale ci stiamo interessando. Sap- piamo che promotrice dei lavori fu la Confraternita del SS. Sacramen- to che, agendo sotto il patronato dei conti Lodron, completò l’erezione della chiesetta poco prima del 1747. Un luogo sacro che fu utilizzato per celebrare le messe del legato Tonazza e quelle a suffragio delle consorelle e dei confratelli defunti che, per autorizzazione della Supe- riorità ecclesiastica, venivano inu- mati nelle cripte realizzate sotto il pavimento dell’aula dell’edificio sacro. Lo testimoniano le quattro

L’arciprete di Villa Lagarina Gerolamo Massimiliano conte Lodron che, a metà del Settecento, benedisse l’Oratorio (da un di- L’Oratorio di San Giobbe visto da nord. A destra si vedono il campanile della pieve, la cu- pinto conservato nella sagrestia della pie- pola della cappella di San Ruperto e, in primo piano, una parte del monumento alla Pace ve di Villa) (foto I. Prosser 2009) 10 Quaderni del Borgoantico 10

volta, dal suddetto Atto visitale brica, con accesso indipendente, fu 1794. Richiesta di introdurre la del 2 luglio 1750. Infatti, nell’im- usato come sede della Confraterni- Via Crucis minenza della sacra visita, l’arci- ta del Santissimo Sacramento. prete Sebastiano Francesco conte In ogni modo, con questo amplia- In una lettera del 1794 diretta al Vica- Lodron (1722-1773) compilò mento l’oratorio assunse la volu- rio del P.V. Simone Albano Zambaiti, l’elenco delle 38 chiese soggette metria e l’aspetto architettonico l’arciprete di Villa Massimiliano Set- alla parrocchia di Villa Lagarina. che conserva attualmente. timo conte Lodron ricorda, innanzi- Al n° 2 egli segnò «L’oratorio delli tutto, la sua personale premura nel Confratelli del SS. Sacramento21». promuovere la devozione della Via In particolare, l’arciprete scrive: 1768. L’Oratorio è dedicato a Crucis in Villa Lagarina, dimostra- - «accanto alla chiesa matrice vi è S.Francesco di Paola ta con l’erezione delle 13 edicole, l’oratorio delli Confratelli del SS. tuttora presenti e da poco restaura- Sacramento. Ha sua dotte benché Poco tempo prima della visita pasto- te, poste lungo la strada che dalla la Confraternita sia tenuta al Suo rale del 1768, l’arciprete di Villa casa del Giudizio porta alla chiesa mantenimento. Confina con due Lagarina conte Massimiliano Setti- di Santa Lucia. Aggiunge: una Via orti, ebbe il permesso di celebrare mo Lodron compilò un altro elenco Crucis, però, «poco frequentata». la messa della sepoltura dalla Rev. delle chiese soggette al decanato Poi prosegue il suo scritto affer- ma Superiorità, fu benedetto dal della pieve nel quale compare per mando: «ora avendo certa divo- mio antecessore [il suddetto conte la prima volta la dedicazione del ta persona fatto acquisto d’una Gerolamo Massimiliano Lodron]. nostro edificio sacro. Infatti al n° 3 decentissima, e bellissima Via Cru- Presentemente si ritrova in fabri- leggiamo: «S. Francesco di Paola cis, in stampa di Rame, e coi suoi ca per ridurlo in milior stato. Vi [chiesa eretta] nell’Oratorio24 della cristalli, premerebbe che questa sono 18 messe legatarie da cele- Confraternita del SS. Sacramento. per maggior comodo fosse espo- brare lasciate da un signor Tonaza. Niuna campana». sta nella contigua cappella alla Priore è il signor Carlo Tonaza il A conferma di tale dedicazione parrocchiale detta l’oratorio dei quale governa detta Confraterni- ricordo che il mercoledì del 27 apri- confratelli del SS.mo Sagramento, ta22. Vi è un solo altare, che ha la le 1768 don Carlo Premer parroco luogo decentissimo, e capacissimo sua pietra portatile; nella sacristia di Ala visitò l’oratorio pubblico dei per tale divozione ... 27». si ritrova il bisognevole». Confratelli del SS. Sacramento. Egli Il 6 ottobre 1794 il Vicario del Prin- La visita vera e propria fu compiuta ribadisce che tale edificio sacro ha cipe Vescovo così rispose: da don Giuseppe Bertinalli il quale un unico altare25 dedicato a S. Fran- - «al diletto signor Massimiliano lasciò questo scritto: cesco di Paola, la cui ara portatile è conte Lodron ... salute nel Signore. - «visitai la chiesa del SS. Sacra- un po’ bassa e pertanto è da erigere Alle tue preghiere acconsentiamo e mento, nella quale è eretta la più in alto (altius erigenda), ma è col tenore della presente concedia- Confraternita dello stesso nome. dotato di suppellettili sufficienti. mo licenza che nell’Oratorio della Esiste in essa un unico altare con Si precisa che la festa del suddetto Confraternita del SS.mo Sacramento l’ara portatile. Le sacre suppellet- titolare dell’Oratorio, cioè di San della tua parrocchia si possa erigere tili sono sufficienti e belle. Non è Francesco di Paola, cade il 2 aprile. una Via Crucis di uso pubblico28». ancora completa, tanto che ancor Questa dedicazione può sorprende- Di questa preziosa Via Crucis non ho adesso è soggetta a lavori di fab- re, ma si spiega col fatto che in quel trovato altri documenti. Non si sa se brica 23». tempo il Santo calabrese Francesco poi sia stata esposta e che fine abbia A mio avviso, con questi lavori fu di Paola ebbe un periodo di grande fatto, dato che attualmente non esi- aggiunto il corpo di fabbrica del notorietà26. ste né nell’Oratorio, né in chiesa, nè lato nord che fu verosimilmente altrove. Massimiliano Settimo morì completato nel 1751, cioè all’ini- il primo settembre 1796. zio dell’arcipretura del conte Mas- 24 Notiamo che nel 1768 tutto il complesso edi- similiano Settimo Lodron il quale, lizio era chiamato l’Oratorio come nel censi- mento del 1773 e come adesso. come sappiamo, fu arciprete di Villa 25 Sia nel 1750, sia nel 1768 si descrive un unico All’inizio dell’Ottocento dal 1751 al 1796. Tale corpo di fab- altare cioè quello centrale, detto anche altare l’Oratorio del Santissimo maggiore. Si dovrebbe dedurre che le due nic- Sacramento viene dedicato a chie laterali non fossero utilizzate per funzio- San Giobbe 21 ADT, Atti visitali 1750 (57) pag. 64. ni liturgiche, ma avessero soltanto uno scopo 22 Nel 1759 il nobile Carlo Tonazza era massa- ornamentale. ro della Comunità di Villa assieme al notaio 26 Francesco di Paola (Paola 1416-Tours 1507), La coltura del gelso e l’allevamen- Giacomo Benvenuti (Antonio Passerini, in La francescano, visse da eremita con austere to dei bachi da seta hanno rappre- nobile pieve di Villa Lagarina, pag.100). penitenze e mortificazioni, Fondò l’ordine dei 23 ADT, Atti visitali 1750 (57) pag. 58. Si legge: minimi. Canonizzato nel 1519, è festeggiato “Nondum est completa dum etiamnunc fabri- il 2 aprile. Nel 1943 fu proclamato “patrono 27 ADT, Libro B 1794 (87) n° 320. cae sit subiecta”. della gente di mare” italiana. 28 ADT, Libro C 1794, pag 239 v. Quaderni del Borgoantico 10 11

legono per protettori li S. S. Job [Giobbe]29 ed Antonio dichia- rando di solennizzare le loro feste ...». Questa fu la promessa fatta dalle comunità della Destra d’Adige l’8 giugno 1696 allorché fu organizza- ta la straordinaria processione per chiedere l’aiuto divino contro la malattia dei filugelli30. Qualche anno dopo, la popolazione di Villa commissionò al pittore Gio- vanni Abraham Stolz, originario di Praga ma abitante a Rovereto, una tela raffigurante San Giobbe che giacendo su un letamaio, coperto di piaghe e di bruchi [riferimen- to ai filugelli], viene deriso dalla moglie31. La proverbiale pazienza di Giobbe racchiude in sè l’intera questione della sofferenza umana32. Infatti Giobbe è l’uomo giusto che viene colpito da tremende disgrazie per cui perde i suoi beni e anche la salute. Viene a trovarsi quindi in una situazione estremamente dolo- rosa che, però, sopporta con rasse- gnazione, senza ribellarsi a Dio e senza perdere la fede. La tela, di cm. 195 x 127, fu bene- detta ed esposta nella chiesa di Villa Lagarina il 19 giugno 1701. In seguito, come scrive Roberto Adami, l’opera rimase nella par- rocchiale di Santa Maria Assunta,

29 A testimonianza della devozione della gente del luogo, ma non solo, a San Giobbe, ricor- do che nella chiesetta Marzani di Strafalt, prima del furto compiuto nell’inverno tra il 1970 e il 1971, esistevano due dipinti a olio di autore ignoto del Seicento che raffigura- vano rispettivamente “Il sogno di Giacob- be” e un “San Giobbe”. Tele che, malgrado la denuncia fatta, finora non sono state recu- perate. 30 La pala di San Giobbe deriso dalla moglie, opera (inizio Settecento) del pittore Giovanni Vedi don Giacomantonio Giordani in Cenni storici su la chiesa e su i paroci di Villa Abraham Stolz originario di Praga ma abitante a Rovereto (foto F. Badocchi) Lagarina, ristampa Tip. Mercurio 1983, pag. 28. sentato, non solo per i paesi della va e in particolare di San Giobbe, il 31 Nel 1684 Gio. Abraham Stolz aveva restau- Destra Adige, una integrazione dei protettore dei bachi da seta. rato la pala della chiesetta di San Giovanni al Porto di Villa, raffigurante il Battesimo di magri redditi derivati dalla colti- Infatti, a causa della «pessima Cristo, opera del milanese Gerolamo Padu- vazione dei campi. Quando, alla influenza degli cavaleri, i quali la che l’aveva dipinta nel 1582. Vedi Italo fine del Seicento, vi fu un periodo senza saper la causa la mag- Prosser, La chiesetta di S. Giovanni Battista di profonda crisi in questo alleva- gior parte divengono malsani, al porto di Villa Lagarina, in Quaderni del Borgoantico n. 4 pagg. 20-32. mento, la gente decise di ricorrere e vanno al male ... per commis- 32 La Bibbia in lingua corrente, Elle Di Ci Leu- all’aiuto di Sant’Antonio di Pado- sion delle comunità, qualli s’el- mann (To) 1985, pag. 860. 12 Quaderni del Borgoantico 10

proprietaria del quadro, per circa Sacramento «sono senza fondi, ed - nel 1827 per riparazioni fatte un secolo33. entrate e suppliscono alle spese all’oratorio pagati f. 3 e 48 caran- Quando, dopo la rivoluzione fran- con picciole offerte delle cere, suf- tani; cese e la temporanea soppressione fraggi, ed elemosine ai confratelli - nel 1829 per pagare i sacerdoti delle confraternite, vi fu la restau- infermi». che lessero la messa nel giorno di razione asburgica, il quadro di San Nell’Archivio parrocchiale di Villa San Giobbe; Giobbe fu tolto dalla parrocchiale Lagarina sono conservati sei volu- - nel 1833, pagati al muratore Giu- e collocato sull’altare maggiore mi manoscritti che fotografano la seppe Strafelini e a Bortolo Riol- dell’Oratorio. Da quel momento, vita della Confraternita dal Sette- fatti per acquisto di calcina, coppi, cioè verso il 1815, l’edificio sacro cento fino a tutto l’Ottocento. Poco sabbione; che in quel tempo era in buono sopra abbiamo accennato a qualche - nel 1834 pagato al negozio Riol- stato fu dedicato al Santo protet- attività del Settecento, ora trascri- fatti per candele di cera; tore dei bachi da seta e continuò viamo, sempre dai registri delle - nel 1835 per 4 serradure pagate a ad essere custodito ed amministra- «Spendite e Rendite», ossia delle Martino Domenico Marzani; to dalla Confraternita del Santis- uscite e delle entrate, qualche noti- - nel 1837 pagata a Domenico simo34. zia riguardante l’Ottocento. Giordani una piccola somma per Sappiamo che verso 1785 prese - Le entrate derivavano soprat- compensarlo della questua delle avvio, negli stati austriaci, una tutto dalla questua delle gallette galete di San Giobe; serie di leggi che proibivano di fatta a Villa e nei paesi del deca- - il 20 agosto 1837 pagati ad Andrea seppellire i morti in chiesa. Di nato, nonché dalle elemosine. Ad Galvagni per la pala dell’altare, conseguenza, i cadaveri dei soci esempio: come da ricevuta, f. 10; della Confraternita non furono più - nel 1829 furono raccolte in onore - nel 1855 per aver dato il Bianco sepolti sotto il pavimento della di San Giobbe libbre 39.10 di gale- all’oratorio pagati f.11 a Giuseppe chiesetta dell’Oratorio o dell’Os- te “buone” che furono vendute a 28 Straffelini di Sasso; sario, e nel 1836, anno del colera, carantani la libbra; - li 16 agosto del 1855 per aver anche il cimitero adiacente alla - il 10 maggio 1857 per l’elemo- pagato gli Ragazzi che porta le chiesa di Villa cessò ogni funzio- sina di San Giobbe furono raccolti code dell’ stendardo f. 0.50; ne, dato che fu aperto il nuovo fiorini 8 e 27 carantani; - li 3 maggio 1856 per aver paga- cimitero posto a Santa Lucia pres- - il 10 agosto dello stesso anno “per to l’affitto del capitale di f. 62:44 so Nogaredo35. scoli di cera venduti al sacrestano al signor Domenico Gasperini di di Sasso” entrarono in cassa fiorini Piazzo, come da ricevuta, f. 3 e 8 2:45. carantani; 1815. La confraternita si trova Un’altra piccola fonte di entrate - li 16 agosto 1856 per pagare il in difficoltà era costituita dalle multe inflitte sacrestano per salario, f. 12; ai confratelli o alle consorelle che - nel 1856 per vasi e per il Crocifis- Dopo la soppressione degli enti non rispettavano gli obblighi stabi- so dell’altare dell’Oratorio pagati ecclesiastici non produttivi voluta liti dai Capitoli. f. 5; dall’imperatore Giuseppe II (1783) In casi particolari si fecero rac- - 11 aprile 1857 pagato per aggiu- e dopo la bufera napoleonica (1792- colte di elemosine anche nella stare la chiave dell’oratori f. 1; 1815) le Confraternite uscivano da chiesa parrocchiale, ma le entrate - nel 1857 per una chiave nuova e un lungo periodo buio. maggiori e più frequenti derivava- comodare la seradura di la sacre- Infatti, il 3 ottobre 1815 l’arci- no dalla celebrazione delle messe stia dell’oratorio; prete di Villa don Pietro Saibanti in suffragio dei soci defunti e dai - nello stesso anno, per fatura di informava il Vicario del Prin- legati testamentari che gravavano speretti pagato f. 2.6 a Antonio cipe Vescovo che i soci del SS. sugli eredi tanto che si ebbero casi Tos; di cessione dei beni ereditati pur di - 17 agosto 1859 pagato per giusta- estinguere il legato perpetuo. re la lanterna dell’oratorio a Carlo 33 Vedi Roberto Adami, referente storico del pieghevole “I luoghi dell’arte”, stampato per Altre entrate derivavano da inte- Benvenuti bandaro f. 0:87; la mostra allestita in palazzo Libera dal 14 ressi di capitali dati in affitto. Ad - 16 agosto 1864 per pagare il cam- agosto al 6 settembre 1998. esempio il 10 maggio del 1858 si panaro Tos per “il campanò di San 34 ADT, Libro B (174) n° 207 scrive: «incassato da Calliari di Giobe” soldi 36; 35 L’accordo di traslocare il cimitero della chie- sa di Villa Lagarina in “un luogo cinto di muri Pedersano l’affitto del capitale per - li primo novembre 1873 pagato, posto dietro la chiesa di Santa Lucia presso l’anno 1857». come da conto, a Giuseppe Leoni Nogaredo”, fu sottoscritto dai massari delle L’8 agosto 1855 si trovavano in di Nogaredo, Maestro muratore, Comunità di Sasso, Noarna, Nogaredo e Villa cassa fiorini 24 e 34 carantani. per riparazioni fatte all’oratorio di Lagarina nella cancelleria di Nogaredo l’11 gennaio 1807, sotto il governo bavaro (BCR, A questo punto riportiamo anche Santo Giobbe nel coperto e volto f. Archivio Lodron Ms. 3. 51. 14 29). qualche dato sulle uscite: 33 e 52 soldi; Quaderni del Borgoantico 10 13

Il portale d’accesso alla sede della Con- Particolare del portale d’accesso alla sede della Confraternita (foto F. Badocchi 2009) fraternita del Santissimo Sacramento (foto F. Badocchi 2009) timento dell’arciprete don Bortolo i matterassi. Buona cosa che non Cavazzani (originario di Avio) il avvenne alcun caso di servirsene; - nell’agosto 1883 spesi per le fun- quale, tre anni dopo, illustrò il fatto non lasciò peraltro di accusare don zioni in San Giobe fiorini 3 e 98 36 assieme a molti altri che lo avevano Costa in Giudizio, ove fu chiamato, e carantani . “ferito” all’Altezza Reverendissima da dove partì giustificato, ed il Capo il Principe Vescovo di Trento. Della comune protestò di vendicarsene37». lunga lettera trascrivo solo la parte 1836. Il capocomune Federico che riguarda l’Oratorio: Marzani allestisce nell’Oratorio - «Nell’anno del Cholera il Sig. 1839. Si segnalano piccole un lazzaretto allo scopo di Capo Comune Federico de Mar- imperfezioni di alcuni oggetti accogliere i malati di colera zani tentò di formare un lazzaretto liturgici “che non avessero assistenza in nell’Oratorio del SS.mo Sacramento propria casa” di Villa, che trovasi avanti la porta Il 29 settembre 1839 don Bartolo- della chiesa parrocchiale, e che è di meo Cavazzani, arciprete decano Tra il 20 luglio e l’8 settembre del esclusiva proprietà dei Confratelli di Villa Lagarina, per delega vesco- 1836, a Villa Lagarina morirono di per collocarvi que’ collerosi, che vile visitò le chiese curate e filiali colera 61 persone. La prima vittima non avessero assistenza in propria del suo distretto parrocchiale. Per fu Francesco Bontadi di 54 anni: casa. Don Giuseppe Costa [il cap- quanto riguardava l’Oratorio del fu l’ultimo morto che venne sepol- pellano maestro del coro originario Santissimo Sacramento rilevò: to nel cimitero presso la chiesa di della Vallarsa] che in allora era «che eravi un calice che nell’inter- Villa. La seconda vittima del colera Priore della Compagnia, secondo il no della coppa mostra una piccola fu Teresa Scrinzi, una fanciulla di voto del parroco, e dei Confratelli fessura, e la patena tutta machia- 19 anni che morì il 21 luglio 1836: vi si oppose non tanto per sostenere ta, difetti che possono essere levati Teresa Scrinzi fu la prima morta di il diritto di proprietà, che in siffatti con nuova indoratura38» Villa Lagarina che fu «seppolta nel casi omnia sunt comunia, quanto nuovo cimitero di Santa Lucia». pel pericolo d’infettare le vesti dei In quel frangente, il capo comune Confratelli, e gli arredi del sacro 1879. Vengono ritrascritti i Federico Marzani decise di attrezza- luogo, e più ancora pel timore, che Capitoli della Confraternita re a lazzaretto l’Oratorio del SS.mo la popolazione, che dovea entrare, Sacramento nell’intento di dar rico- e sortire dalla Chiesa, non avesse a II 26 maggio 1879 l’arciprete don vero ai colerosi che non potevano contrarre la serpeggiante malattia. Pietro Zortea, «sotto la protezione essere assistiti in casa. L’iniziativa Il capo comune insultò con paro- di San Giobbe e nel suo Oratorio», del capocomune provocò il risen- le ingiuriose don Costa in pubbli- ca piazza; volle per forza le chiavi 37 ADT, Atti visitali 1839 (88) pagg. 399-402. 36 APV, XIII C. (3). dell’Oratorio, ed in esso vi collocò 38 ADT, Atti visitali 1839 (88) pag. 401. 14 Quaderni del Borgoantico 10

ritrascrisse i Capitoli della Confra- In particolare, nella sacrestia ternita del SS.mo Sacramento39. Si dell’Oratorio furono esposti gli tratta di 17 capitoli che erano già arredi liturgici dell’arcipretale, cioè stati pubblicati dall’arciprete Barto- calici, reliquiari, teche, croci, turibo- lomeo Cavazzani l’8 marzo 182940. li, candelabri, messali, pianete, dal- Li trascrivo in parte, allo scopo matiche, ecc., oggetti sacri e indu- di far capire come era organizza- menti per lo più donati alla chiesa ta questa Confraternita, chiamata dalla nobile famiglia Lodron, nel anche Confraternita della Carità: corso dei secoli. Un tesoro di grande - tutti quelli che verranno accettati Villa Lagarina. La processione con la sta- valore storico e artistico attualmen- pagheranno al cassiere la seguente tua dell’Assunta ha imboccato via Cavola- te esposto in palazzo Libera, sede villa per ritornare verso la chiesa. Da una tassa: sotto i 30 anni = carantani 36; cartolina con timbro postale del 1905 che del Museo Diocesano Tridentino, dai 30 ai 40 = 1 fiorino; dai 40 ai 50 si trova in BCR. Ms. 66.4.13. (32) sezione di Villa Lagarina. = 2 fiorini; dai 50 ai 60 = 3 fiorini; Nell’aula della chiesetta fu espo- - annualmente vengono eletti un sto «quanto di meglio possiede la priore e un sottopriore e rispettiva- canonica, la chiesa e il paese di mente una priora e una sottopriora Villa Lagarina in fatto di dipinti. che vigilano sul buon andamento Una dozzina di ritratti [di arcipreti della confraternita, mantengono e di nobili] in grandezza naturale». l’ordine nell’oratorio, ammonisco- Inoltre una serie di dipinti d’arte no i pigri, e propongono al parroco sacra, tra i quali spiccavano un S. l’eliminazione dei cattivi; Antonio opera di Gaspare Antonio - i confratelli e le consorelle debbo- Baroni de Cavalcabò di Sacco, una no intervenire alla processione del pala di autore ignoto che raffigu- Santissimo Sacramento che si fa rava la Madonna in gloria portata ogni seconda domenica del mese; dagli Angeli e in basso S. Cristo- colle vesti e colle candele, sotto foro, S. Stefano, S. Giorgio, S. pena di carantani 3 da pagarsi ad Ruperto, S. Federico e S. Giobbe, ogni contravvenzione; e inoltre l’antica pala del Batte- - i confratelli sono esortati a inter- simo di Cristo, proveniente dalla venire, colle vesti, quando si porta chiesetta di San Giovanni al porto il viatico agli infermi; abbattuta nel 184542. In occasione del Congresso Eucaristico del - quando muore un confratello 1930, la processione col Santissimo esce dal- «La terza sessione, allestita nel o una consorella, ciascun socio la chiesa parrocchiale e attraversa la piaz- vicino asilo infantile, era riserva- dovrà contribuire con 6 carantani za. Sullo sfondo appaiono l’Oratorio di San ta all’arte moderna»43. Esposero i coi quali si farà l’officio ad ogni Giobbe e l’altare progettato dal pittore At- loro dipinti tre artisti di Villa Laga- fratello defunto; tilio Lasta e realizzato dalla ditta Leoni di rina, e cioè il pittore Attilio Lasta, Nogaredo. (Foto ripresa dal “Bollettino del - saranno tenuti i confratelli di por- Congresso Eucaristico decanale di Villa La- il conte Carlo Marzani e il dottor tarsi all’oratorio di San Giobbe in garina dal 31 agosto al 7 settembre 1930”) Gino Marzani. ogni seconda domenica del mese, ed Si precisa che la mostra rimase al secondo segno della Messa par- nimento culturale che suscitò note- aperta una settimana ed ebbe mol- rocchiale, per udire la Santa Messa. vole interesse. Gli oggetti liturgici tissimi visitatori. e i quadri antichi furono esposti in San Giobbe, rispettivamente nella 1912. L’esposizione d’arte sacrestia e nell’aula della chieset- L’Oratorio di San Giobbe allestita nella chiesetta di San ta, mentre i dipinti d’arte moder- durante la Grande Guerra Giobbe e nell’asilo infantile na furono esposti nel vicino asilo 1914-1918 infantile41 allora ospitato, assieme Nell’ottobre del 1912 in occasio- alle scuole elementari, nel vecchio Come scrisse il conte Carlo Marza- ne della benedizione delle nuove palazzo comunale prospiciente la ni44, durante il primo anno di guer- campane, ci fu a Villa Lagarina piazza e recentemente demolito. un’esposizione d’arte ideata dagli 42 Vedi Carlo Teodoro Postinger, L’esposizione d’arte artisti locali. La mostra, composta in Villa Lagarina, in “Procultura” IV, 1913 pag. 86. di tre sezioni, rappresentò un avve- 41 Per quanto riguarda l’asilo di Villa Lagarina 43 Elio Baldessarelli, La vita e l’arte di Attilio chiamato “Asilo infantile Dottor G. Battista Lasta, Edizioni Pizzini, 1980, pag. 18. e Rosa Riolfatti”, si veda Antonio Passerini 44 C. M. [Carlo Marzani], Villa Lagarina duran- 39 ADT, Libro B 681 (1879) n° 1295. in “La nobile pieve di Villa Lagarina”, tip. te la guerra, in “Studi trentini di Scienze Sto- 40 ADT, Libro B 291 (1829) n° 1291. Stampalith Trento 1994, pag. 132. riche a. X, 1929 pagg. 167-169. Quaderni del Borgoantico 10 15

ra in paese c’erano pochi soldati, ma dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria (24 maggio 1915) il paese fu invaso dai militari austriaci che requisirono ogni vet- tovaglia ed occuparono le case dei privati. Da quel momento il paese si trovò a ridosso del fronte ed assunse un ruolo importante per i rifornimenti ai militari che agivano nelle linee avanzate. A ridosso del fianco ovest dell’oratorio fu sistemata la stazione di partenza della teleferica che saliva da Villa a Castellano e proseguiva per il Biaena e la Val di Gresta45. Gli anziani ricordano un grosso masso (ora non più esisten- te) nel quale erano fissati i ganci per sostenere il pilone che reggeva le funi di traino. Si ricorda inoltre che la piccola aula della chiesetta fu usata come officina e deposi- to degli attrezzi utilizzati per la manutenzione dei macchinari della teleferica. Finita la guerra, l’arciprete don Emilio Visintainer si prodigò a riparare, innanzitutto, la parroc- chiale che, come sappiamo, era stata colpita da una granata. Risulta che il 28 ottobre 1923 «la sua chie- sa è bella e finita e sono saldate le spese».

1928. L’Oratorio merita di essere restaurato e restituito al primo splendore

Finito il restauro della parrocchiale, si mise mano anche all’Oratorio. Il piccolo edificio sacro non era stato lesionato da colpi di artiglieria, ma A sinistra appare l’imponente facciata della parrocchiale di Santa Maria Assunta e sullo era mal ridotto da anni di incuria e sfondo il piccolo, ma grazioso, Oratorio di San Giobbe (foto F. Badocchi 2009) di uso improprio. Il 4 ottobre 1926 Angelo Raile, elenco dei danni da risarcire, men- «Egregio Commendator Signor podestà di Villa, segnalava al tre ho potuto vedere alcune lettere Gerola, sopraintendente Giuseppe Gerola dell’arciprete don Visintainer dirette Dovendo in breve dar principio al l’urgenza di una «pronta ripara- al sopraintendente ai Beni culturali lavoro di ristauro dell’Oratorio dei zione per lo meno del tetto, aven- G. Gerola, tra il 1926 e il 1928, per Confratelli, da V. S. ben conosciuto, do anche l’ultime pioggie arrecato ottenere il denaro necessario alla sia compiacente significarmi se sul notevoli danni». Non ho trovato un riparazione dei danni di guerra subi- preventivo posso far assegnamento ti dall’Oratorio «che va ognora in sull’importo già promesso da V. S. deperimento» (lettera del 3/5/1927). con lettera speciale di lire 2.000, 45 Vedi Briciole di Storia della grande guerra a Villa Lagarina e dintorni, di Italo Prosser, in Sul medesimo argomento, ecco una poichè la cifra di lire 5.100 della Quaderni del Borgoantico n. 8, pag. 19. lettera del 17 aprile 1928: R. Direzione di Finanza di Trento 16 Quaderni del Borgoantico 10

fissata, sembra troppo meschina, mentre il concordato parlava di lire 8.000 circa. La chiesetta anti- ca di stile superbo merita assoluta- mente di venir ristaurata, riducen- dola al primiero splendore. Con animo riconoscente La ringrazio del segnato favore, professando i più deferenti ossequi. Don Emilio Visintainer arciprete. Villa Lagarina 17. IV. 1928.» Dopo il via al restauro del 4/5/1928 concesso dal sopraintendente Gero- la che confermava il contributo di lire 2.000, i lavori ebbero inizio, ma il 12 dicembre 1928 l’arciprete don Emilio Visintainer morì improvvi- samente. Tuttavia, da una dichiarazione del suo successore, don Giovanni Goset- La pianta dell’Oratorio rilevata dall’ar- Il monumento ai “caduti e dispersi” in ti, del 18 dicembre 1929 si viene a chitetto conte Pietro Marzani nel 1954, in guerra di Villa Lagarina e di Piazzo, posto sapere che «i lavori di restauro di occasione del restauro dell’edificio sacro nella nicchia laterale sinistra della cappel- San Giobbe per i danni di guerra (da Archivio privato) la dell’Oratorio, entrando. Fu eseguito nel furono portati a termine nell’esta- 1959 su progetto dell’architetto Giovanni Tiella (foto I. Prosser 2009) te del 1928», cioè quando era ancor corpo aggiunto e le coperture del vivo il precedente arciprete. tamburo; di conseguenza anche spensabile per il decoro interno gli intonaci interni e le coloriture della chiesetta «che dopo il presen- ne avevano sofferto. Le cause del 1954. Il restauro realizzato su te restauro potrà essere riaperta al danno si erano molto aggravate nel culto». progetto dell’architetto conte periodo bellico, durante il quale Pietro Marzani. In sostanza, i lavori proposti com- l’amministrazione dell’oratorio portavano il rimaneggiamento si era venuta a trovare in difficili delle coperture in coppi e lamiera Nella relazione tecnica del previsto condizioni economiche. restauro (20 marzo 1954) l’architet- zincata, rappezzi di intonaci esterni Pietro Marzani prevedeva di far ed interni, tinteggiatura interna ed to Marzani segnalava che l’oratorio restaurare le opere più necessarie si trovava in deplorevoli condizio- esterna e coloritura dei serramenti. per la conservazione dell’edificio Si proponeva inoltre l’apertura di ni di manutenzione, specialmente sacro, non escluso il minimo indi- per quanto riguardava il tetto del due ovali nel tamburo, allora mura-

La piazza di Villa Lagarina da una foto del 1931. Si noti il “Monu- La piazza di Villa Lagarina come appariva la mattina del 7 marzo mento alla Madre” eretto a ridosso del muraglione che separava la 1957 dopo “l’impresa dei guastatori” che, nella notte precedente, canonica dalla piazza. Sullo sfondo si vede l’Oratorio di San Giob- avevano demolito il muro e il monumento alla “Madre” (foto Vola- be (foto ripresa da “Mario Sandonà - Adalberto Libera. Due fronti ni, dal giornale l’Adige del 7 marzo 1957) del moderno” a cura di Giovanni Marzari, Silvana Giordani, An- giola Turella, Litografia Stella Rovereto, 2000, pag. 102) Quaderni del Borgoantico 10 17

ti; la rimessa in luce dei contorni di due finestre nelle nicchie laterali, il rifacimento in cotto del pavimento non occupato dalle lastre tombali e il restauro dei banchi. In quell’occasione, a proposito della spesa, don Giovanni Gosetti dichiarò: «il sottoscritto è in pena per non aver fondi che gli diano possibilità di restaurare l’Oratorio di S. Giobbe in progressivo deperi- mento». Perciò presentò domanda all’Ufficio delle Belle Arti che si assunse l’onere della spesa46.

1959. In San Giobbe si erige il monumento a ricordo dei morti, caduti e dispersi in guerra di Villa Lagarina e della frazione di Piazzo

Per ricordare i caduti di Villa Lagarina nella Grande Guerra era stato eretto, a metà degli anni 20 del Novecento47, su progetto di Adalberto Libera (1903-1963), un monumento denominato “La La statua della Madonna Ausiliatrice posta nella nicchia di destra della cappella dell’Ora- torio, entrando (foto F. Badocchi 2009) Madre”, perché rappresenta una figura femminile che mostra i nomi è stato chiesto più volte al Decano vanni Tiella: sopra la mensa dell’al- dei caduti incisi sulle palme delle e al Sindaco ma senza esito; così tare è raffigurata una grande croce mani. abbiamo pensato NOI. ARRIVE- posta tra due lapidi rettangolari su La collocazione dell’opera, appli- DERCI PRESTO al Santo Mont. I cui sono incisi i nomi dei morti e cata al muraglione che divideva la Guastatori!». dispersi nelle due grandi guerre48. piazza di Santa Maria Assunta dal Ovviamente, oltre alla muraglia alta Sull’antipendio dell’altare si legge cortile della canonica, fo oggetto di circa 4 metri e costruita in sassi fuga- a grosse lettere: «Villa Lagarina / qualche critica. ti dello spessore di circa 60 cm., fu ai suoi morti / caduti e dispersi / Col tempo si andò formando una demolito anche il monumento a «La in guerra». vera protesta che sfociò in un atto Madre», che fu recuperato e trasporta- vandalico. Infatti, nella notte tra to in un giardino privato a Sant’Ilario. il sei e il sette marzo del 1957 un A questo punto, Villa Lagarina non 48 Sul marmo che sta a sinistra della croce entran- comitato di cosiddetti “guastatori” aveva più un monumento che ricor- do, appare l’elenco dei Caduti della guerra demolì il muraglione contestato. 1914-1918: Agostini Luigi, Baldessarini Giu- dasse i caduti in guerra e pertanto, seppe, Baldo Cesare, Baldo Giuseppe, Bol- L’Adige del 7 marzo diede la noti- dato che nel frattempo era passata ner Angelo, Bolner Silvio, Chiusole Aniceto, zia con questo titolo: “Demolito in anche una seconda guerra mondia- Coraiola Ferdinando, Galvagni Giuseppe, poche ore un alto muraglione da una le, nasceva la necessità di erigerne Piazzini Enrico, Piazzini Guido, Piazzini Quin- squadra di nottambuli guastatori”. to, Scrinzi Alfonso, Todeschi Adolfo, Tonini uno nuovo per ricordare i morti sia Enrico. Segue l’elenco dei Caduti della guerra Sul posto si trovò un cartello con il della prima, sia della seconda guer- 1940-1945: Pizzini Aldo, Pizzini Bruno. seguente messaggio: ra mondiale. Sulla lapide che sta a destra della croce si «A togliere le brutture della piazza legge: Dispersi della guerra 1940-1945: Libe- Animatore del nuovo monumento ra Sforza, Tonini Ezio, Tonini Luigi. Subito fu il marchese Anselmo Guerrieri sotto si legge: Frazione Piazzo Caduti della 46 Ufficio Belle Arti, Trento via Roma, Fasci- Gonzaga. Il luogo per collocarvelo guerra 1914-1918: Curti Arcadio, Gasperotti colo “Oratorio San Giobbe Villa Lagarina”, fu individuato nella nicchia di sini- Luigi, Rossi Primo, Rossi Silvio, Sandonà Lettera del 21 marzo 1954. Cirillo. Seguono i Dispersi della guerra 1940- 47 Vedi Mario Sandonà - Adalberto Libera, Due stra della chiesetta di San Giobbe. 1945: Petrolli Gino. fronti del moderno, a cura di Giovanni Mar- Autore del progetto, che fu realiz- In proposito si veda anche Cristina Fiammen- zari, Silvana Giordani, Angiola Turella. Nico- zato nel 1959, fu l’architetto Gio- go 1918-2008 in Quaderni del Borgoantico n. lodi Editore 2000, pag. 139. 9, pag. 23 e seguenti. 18 Quaderni del Borgoantico 10

La piccola lapide murata all’esterno dell’Oratorio per ricordare il restauro del- la cappella di San Giobbe promosso, nel 1998, dal Gruppo Alpini di Villa Lagarina (foto F. Badocchi)

Il monumento è curato dalla sezio- ne degli Alpini di Villa, che orga- nizza una cerimonia di ricordo il 4 novembre di ogni anno. Un angolo di Villa Lagarina, oggi: in fondo, l’Oratorio di San Giobbe; a sinistra, la chiesa di S. Maria Assunta; a destra, il nuovo municipio in costruzione. Sullo sfondo la Cimana il- luminata dagli ultimi raggi del sole (foto I. Prosser luglio 2007) L’utilizzo dell’Oratorio in tempi L’ultimo trstauro è ricordato da Libera dal titolo I Luoghi dell’arte recenti e gli ultimi restauri una piccola lapide, applicata sul che rimase aperta dal 14 agosto al muro esterno dell’Oratorio su cui 6 settembre. Nella seconda metà del Novece- si legge: “Questa cappella di San no l’Oratorio venne utilizzato per Giobbe / fu restaurata nell’anno varie iniziative parrocchiali. 1998 / Cooperante Gruppo Alpini / Qualche considerazioni finale Tra il 1960 e il 1970 la piccola di Villa Lagarina / nel XXX di fon- sacrestia fu sede della biblioteca dazione”. L’Oratorio, di stile elegante, abbel- parrocchiale. Da parecchio tempo lisce l’estremità nord della Piazza la nicchia di destra della cappella di Villa da oltre 250 anni ed è stato è occupata dalla statua dell’ Assun- 1998. Viene restaurata la pala di spettatore degli avvenimenti che in ta che viene solennemente porta- San Giobbe questo lasso di tempo hanno carat- ta in processione il 15 d’agosto. terizzato la vita del Borgo antico. Come abbiamo appena accennato, Un primo restauro della pala di San Da oltre mezzo secolo non ci sono più la Sezione locale degli Alpini si Giobbe fu eseguito verso il 1913. bachi da seta da proteggere, tuttavia la interessa del monumento ai “cadu- Non si trattò di un buon restauro, tela di San Giobbe, dopo il restauro, fa ti e dispersi” di entrambe le guerre dato che risultarono alterati i colori bella mostra di sè sull’altare maggiore mondiali. originali. della chiesetta dell’Oratorio a ricordo A ricordo degli anziani la sala Successivamente la tela superò senza di un tempo in cui la bachicoltura dell’Oratorio fu sede delle adu- danni la Grande Guerra. Da ultimo, rappresentava un’importante fonte nanze dei giovani dell’Azione cat- verso il 1993, furono iniziate le pra- di integrazione economica per gran tolica e per le prove di canto del tiche per sottoporre il dipinto ad un parte della nostra gente. coro parrocchiale di Villa come è restauro fatto a regola d’arte. Da parecchio tempo non ci sono confermato dalle numerose foto Il lavoro fu affidato ed eseguito neppure Confraternite istituzional- del coro, oggigiorno incorniciate e dall’«Opus restauri» di Cristina mente inquadrate da ospitare den- appese sulle pareti della stanza. Gasperotti e Lucia Villano con tro o fuori l’Oratorio, tuttavia nella Ora l’Oratorio è utilizzato da un sede a Rovereto. festa dell’Assunta alcuni volontari, gruppo di volontarie che raccolgo- Nel 1998, a opera ultimata, la indossata la tunica bianca e posta no i doni peril Vaso della fortuna tela raffigurante San Giobbe deri- sulle spalle la mantellina rossa, par- organizzato ogni anno per la festa so dalla moglie, assieme a quella tecipano, ancor oggi, alla solenne dell’Assunta. del S. Giovanni ritrovato49, furo- processione portando per la piazza Autore del penultimo restauro, no esposte nella mostra a palazzo della chiesa e per le vie del Borgo quello del 1983, è stato l’architetto antico i gonfaloni che furono della Sandro Aita. I lavori interessarono 49 Si tratta della pala cinquecentesca dell’alta- nobile Confraternita del Santissi- il rifacimento delle gronde, dei plu- re della chiesetta di San Giovanni al Porto mo Sacramento. viali e le coperture in rame e coppi. abbattuta nel 1845. Quaderni del Borgoantico 10 19

La cooperazione di consumo e di credito di Villa Lagarina ha (almeno) 102 anni di vita

di Antonio Passerini

Premessa per chiarire i termini regolarmente affiliata alla Federa- della questione zione. Notiamo: “di credito e con- sumo”, cioè cassa rurale e famiglia Questa non vuole essere la “storia” cooperativa insieme. Come sarà della Famiglia cooperativa di Villa. nel 1921, solo che allora la socie- Vogliamo solo fornire materiale che tà sarà autonoma. Referente-fidu- documenti alcuni passaggi cruciali ciario in loco per la presidenza di della sua storia, in modo che soci Trento nell’operazione di apertura e cittadini conoscano più a fondo del “Magazzino” del 1907 a Villa le vicende della società e sappiano figura Pietro Galvagnini, che sarà apprezzare gli sforzi e i rischi che tra i fondatori (e poi anche presi- affrontarono i fondatori e coloro dente) della società del 1921, ma che vennero dopo di loro. amministratore anche di quella del Vogliamo fare anche qualche 1935. Dunque Galvagnini, di cui ragionamento. Per esempio que- parliamo più ampiamente in un sto. “Ufficialmente” come anno di altro capitolo di questo “Quader- nascita della Cooperativa è indi- no”, è una sorta di filo rosso che cato il 1921, anche se in verità il lega le tre società, ma probabil- consorzio fondato nel 1921 viene mente ci sono tante altre persone messo in liquidazione nel 1935. Un che danno “continuità storica” tra gruppo di vecchi soci fonda però la realtà cooperativistica del 1907 e subito una nuova cooperativa, e per quella del 1921, anche se la guerra Dalla rivista “La Cooperazione trentina” questo si ritiene valido considera- probabilmente ha fatto chiudere lo del febbraio 1907 re “il nuovo” come continuità “del spaccio aperto nel 1907. vecchio”. La conclusione è sicura- Insomma si può affermare che verà informazioni più precise sia mente valida e legittima. l’attuale Famiglia Cooperativa di rispetto ai fatti sia rispetto alle per- Di per sé però c’è un salto di “qua- Villa è la ideale, logica e popolar- sone, soprattutto in riferimento al lità” tra il vecchio e il nuovo, per- mente radicata continuazione del periodo precedente la prima guerra ché la società fondata nel 1921 è “Magazzino” del 1907. Il solco mondiale). a garanzia illimitata e si configura nel quale si muove da oltre cento sia come cooperativa di consumo anni la cooperazione di consumo di sia come cassa rurale (ed è questa Villa è sempre quello tracciato da 1907: viene costituito in paese seconda dimensione che la mette don Lorenzo Guetti, da Emanuele un “Magazzino sociale” con 100 principalmente in crisi), mentre Lanzerotti, da don Gio Batta Paniz- soci aderenti quella fondata nel 1935 è solo za, e da tanti altri (magari con opi- cooperativa di consumo e prevede nioni piuttosto diversificate tra loro Riportiamo un brano tratto dalla responsabilità del socio solo per la ma con identico “spirito”), anche rivista “La Cooperazione trentina”, quota versata. se poi nel corso dei decenni a Villa organo del Sait e della Federazione Dunque sono le persone (le “stesse si è cambiato... aratro. dei consorzi cooperativi, del feb- persone”) a dare continuità storica Il discorso è più complicato e meno braio 1907. alle due istituzioni. lineare per la cooperazione di cre- “Il ‘Magazzino sociale’ di Villa Ma allora tanto vale anticipare la dito di Villa, fermo restando che il Lagarina venne costituito la sera data di nascita della “Cooperativa”, “Magazzino” del 1907 e l’“Unio- del 9 corrente mese coll’interven- intesa in senso più lato, al 1907, ne” del 1921 sono anche “casse to del nostro segretario federale anno in cui viene fondata a Villa rurali”. (Giuseppe Margoni). L’adunanza una filiale dell’Unione cooperati- (Chi avrà la pazienza di fare ricer- ebbe luogo nei locali del Circolo di va di credito e consumo di Trento, che negli archivi sicuramente tro- lettura (probabilmente situati nella 20 Quaderni del Borgoantico 10

Gadotti, Agostino Molinari. Aprì rappresentate da Carlo Odorizzi, vari spacci nella città di Trento e “che prende la parola per Villa”, alcune filiali sul territorio provin- ci dice la rivista “La cooperazione ciale (Sardagna, Flavon, Villazzano, trentina” (n. 1, 1914). Romagnano, Pranzo, Povo...). Tra Gli spacci dell’“Unione” furono queste filiali ci fu quella di Terra- ceduti al Sait nel 1935. gnolo, aperta nel 1906 nel contesto Sappiamo ancora da “La coopera- della lotta alla pellagra che infieriva zione trentina” (n. 2, 1914) che a in modo particolare in quella valle. Villa Lagarina nel 1914 c’è come Nel 1907 quella di Villa e qualche magazziniere-contabile Fulvio tempo dopo ne fu aperta una anche Battisti. a Pomarolo. All’inaugurazione, avvenuta il 30 Le Famiglie cooperative del cir- gennaio 1914, del nuovo Magazzi- condario di Villa Lagarina fondate no Sait a Rovereto presso le Canti- prima del 1907 sono le seguenti ne riunite (è il magazzino che esiste (tra parentesi è indicato il numero ancora oggi, 2009, nell’angolo nord dei soci alla fine dell’anno 1909): Giuseppe Margoni (da “Le radici della co- formato dall’innesto di Via Matteo Nomi 1895 (162 soci); Nogaredo operazione di consumo tentina”) del Ben su Via Brennero; al posto 1896 (115); Pedersano 1900 (123; della cantine invece c’è parte del anche la Cassa Rurale di Pedersa- casa Agostini in via Garibaldi, ex grande edificio dell’Azienda elet- no è del 1900 mentre e la Cantina Beneficio Frapporti), presenti una trica), le tre filiali dell’“Unione”, sociale è del 1905); Castellano 1905 sessantina dei cento soci aderenti. Villa, Pomarolo e Terragnolo, sono (91 soci); Patone 1905 (48 soci). Disse belle parole d’incoraggia- mento il Rev.mo Decano del luogo (don Giovanbattista Zorzi). Il segretario federale spiegò i singo- li paragrafi dello statuto elaborato per cura del Comitato promotore, statuto che venne accolto integral- mente ad unanimità. Anche la prima Direzione di questo nuovo Consorzio è stata nominata per acclamazione accettando ad unanimità le proposte del Comi- tato promotore, e riuscì composta di persone serie, attive, che danno affidamento di condurre l’ammini- strazione loro affidata in piena con- formità alle leggi ed allo statuto. Il Consorzio aderì alla Federazio- ne...”. Da altre fonti sappiamo che que- sto “Magazzino” era una filiale dell’“Unione cooperativa trentina di credito e consumo” con sede a Tren- to, società nata nel 1904 dalla fusio- ne di una coooperativa di consumo con una cassa di credito. Iscritta in Tribunale nel gennaio 1905 ebbe la seguente prima direzione: Giusep- pe Margoni presidente (era anche segretario del Sait) Domenico Amech vicepresidente, consiglieri: Valeriano Frizzera, Cornelio Lei- Il verbale del “Comitato promotore”. Le firme sono di Quirino Bolner, Riccardo Miorando, tempergher, Luigi Corradi, Angelo Francesco Piffer, Arturo Ambrosi, Angelo Mattei, Pietro Galvagnini (dall’Archivio della Fe- Bones, Giacomo Tasin, Francesco derazione; anche i documenti seguenti) Quaderni del Borgoantico 10 21

1921 nasce l’Unione di consumo aiuto in tal proposito, ed in ispecie di nascita della cooperativa, men- e credito quello di promuovere questa buona tre il 10 dicembre 1921 è la data idea fra gli altri compatriotti di loro del “battesimo”, cioè della regi- Riportiamo subito il contenuto di ben meritata fiducia, e dichiarano strazione in tribunale). alcuni documenti, in parte riprodotti di riunirsi entro 10 giorni coglie I formatari dell’atto di adesione dei anche in immagine, che riguardano eventuali nuovi aderenti per la 23 Ottobre sono stati invitati per la fondazione della nuova società costituzione formale del consor- oggidì ad una riunione allo scopo (fonte: Archivio della Federazione zio, colla lettura ed approvazione di costituire formalmente il Con- dei consorzi cooperativi, Trento, dello statuto e nomina della prima sorzio Unione di Consumo e Cre- “Unione consumo e credito Villa Direzione.” dito di Villa Lagarina e dintorni Lagarina”, I/466 F. 1360-1362/A). Villa Lagarina 11 novembre 1921 (questo è il nome ufficiale) con Firme: Pietro Galvagnini, Quiri- Sede in Villa Lagarina – Consorzio no Bolner, Riccardo Miorando, economico registrato a garanzia 1921, 11 novembre: decisione Francesco Piffer, Arturo Ambrosi, illimitata – mediante approvazione del “comitato promotore” Angelo Mattei del relativo statuto e nomina della prima Direzione. Protocollo (verbale della seduta). “I Sono presenti N° 31 soci aderenti. sottofirmatari riuniti oggi nel loca- 1921, 20 novembre: fondazione Deliberazioni le del Circolo di Lettura di Villa della società 1. A voti unanimi si approva lo Lagarina in comitato promotore statuto proposto dal Comitato per l’impianto di un consorzio coo- Protocollo di costituzione. promotore, dichiarando formal- perativo di Consumo e Credito, si Atto assunto in Villa Lagarina li 20 mente costituito in base allo promettono vicendevolmente ogni novembre 1921 (questa è la data stesso il consorzio economico

Il verbale dell’Assemblea di fondazione della cooperativa e di elezione della prima direzione 22 Quaderni del Borgoantico 10

registrato a garanzia illimitata. Pezzini Giovanni a Presidente Marinelli Angelo a Revisore 2. Con riferimento allo statuto Torresani Cornelio a Vice Presi- Micheletti Celeste a Revisore testé approvato vengono nomi- dente Bortolotti Clemente a Revisore nati verificatori e firmatari del [...] presente protocollo i Signori Marzadro Augusto a Consigliere Arturo Ambrosi e Bortolotti Galvagni Andrea a Consigliere Aggiunte Clemente. Frapporti Antonio a Consigliere La tassa d’ingresso viene fissata in 3. A membri della prima Direzio- Mattei Angelo a Consigliere lire una ne vengono proclamati eletti i Todeschi Silvio a Consigliere Si determina di aderire alla Fede- seguenti soci (tutti con 30 voti Riolfatti Augusto a Consigliere razione dei consorzi economici in su 31 votanti): Sighele Giuseppe a Consigliere Trento La Presidenza viene incaricata di trattare ed eventualmente con- chiudere coll’Unione Cooperativa Trentina in Trento la cessione della sua figliale di Villa Lagarina. Firmano i verificatori Bortolotti Clemente e Ambrosi Arturo Galvagnini Pietro Preside (nel senso di presidente dell’assem- blea) Galvagnini Federico Secretario

(Primo gerente-contabile della società è Giovanni Manica al quale subentra nel 1924 Silvio Nascivera. Questi è coadiuvato dall’apprendi- sta Ida Bolner).

1923, sabato 17 febbraio: nuovo consiglio (eletto presidente Angelo Mattei)

L’assemblea generale si riunisce nella sala del Circolo di lettura. Sono presenti 13 dei 76 soci iscritti. Preside il vicepresidente Cornelio Torresani. Si ricorda il consiglie- re defunto Giuseppe Sighele. Si approva il bilancio del primo eser- cizio (1922) che presenta un utile di 172,58 lire. L’intero consiglio è dimissionario, per cui si rinnovano le cariche: presidente Angelo Mattei vicepresidente Cornelio Torresani consiglieri Vigilio Baroni, Augu- sto Marzadro, Antonio Frappor- ti, Clemente Bortolotti, Augusto Riolfatti, Francesco Piffer, Basilio Manica revisori dei conti: Pietro Galva- gnini, Celeste Micheletti, Arturo Ambrosi Dopo “lunga e animata discus- L’elezione a presidente di Angelo Mattei nell’assemblea del 17 febbraio 1923 sione” si decide all’unanimità di Quaderni del Borgoantico 10 23

casse rurali – allo scopo di assume- re esattorie e di allargare il raggio d’azione anche a Pomarolo; poi (9 ottobre) di aggregarsi al costituen- do Consorzio di casse rurali, con sede a Villa, per assumere esattorie comunali e di nominare come rap- presentante in seno al Consorzio Pietro Galvagnini.

L’assemblea generale ordinaria dei soci convocata per il giorno 19 aprile 1925 viene aggiornata al 3 maggio perché sono presenti solo 7 soci degli 83 iscritti.

1925, 3 maggio: Giuseppe Dorigotti fu Domenico nuovo presidente

Il 3 maggio 1925 l’assemblea Ex casa Ambrosi: al piano terra c’è stata la Cooperativa fino all’inizio degli anni Settanta generale si raduna (nella sede sociale) per eleggere il nuovo pre- aggregarsi alla Federazione, al Sait Per la firma del compromesso e sidente al posto di Angelo Mattei e alla Banca Cattolica acquistando documento vengono incaricati il che nel frattempo è morto. Sono 100 azioni della stessa. Presidente Mattei Angelo e il Con- presenti 37 soci degli 83 iscrit- sigliere Bortolotti Clemente”. ti. Per acclamazione viene eletto 1923, 9 marzo: acquisto della nuovo presidente Giuseppe Dori- casa Ambrosi (“dopo animata In due assemblee straordinarie del gotti fu Domenico. discussione”) 1923 (1° settembre e 9 ottobre), alla presenza di 9 soci dei totali 79-80 In quell’assemblea il vicepresi- Un’importante decisione viene iscritti si decide dapprima (1° set- dente Cornelio Torresani parla di assunta il 9 marzo 1923, nel corso tembre) di modificare lo statuto per “grave situazione” della società a di un’assemblea straordinaria. potersi consorziare con altri enti – causa della “poca fedeltà dei soci” Sono presenti 24 dei 76 soci. “Il Presidente riferisce che il Giuseppe Dorigotti (1887-1968) nel 1946 diven- Signor Giulio Ambrosi è entrato ta sindaco del “grande comune” di Villa Lagarina in trattative per la vendita della (che comprende anche Nogaredo, Piazzo, Peder- Casa col Signor Elvino Miorando sano, Castellano, Brancolino, Sasso, Noarna). per il prezzo di lire 60.000, paga- Le elezioni si tengono il 7 aprile e viene votato bili entro 3 mesi. In base al nostro il consiglio; i 20 consiglieri eletti si riuniscono contratto di locazione la nostra alcuni giorni dopo ed eleggono a loro volta il società ha il diritto di prelazione, sindaco, appunto Giuseppe Dorigotti. Il sinda- il che vuol dire che al medesimo co Dorigotti rimane in carica fino al 20 febbraio prezzo può comperare essa la 1955, allorché si dimette con tutto il consiglio casa. per fare posto ai commissari. Questo succede in Dopo animata discussione, consi- conseguenza della legge regionale del 14 febbra- derato il pro e il contro, si venne io 1955 che prevede la costituzione del nuovo alla votazione a schede secrete. comune di Nogaredo, con Brancolino, Sasso e Noarna. Commissario Votarono per la compera N° 16 straordinario per Nogaredo è Giovanni Bettini; invece per Villa è Ferdi- (sedici) e contro N° 8 (otto). nando Palmarsan, poi Augusto Marteri per un breve periodo, infine per In seguito a questa votazione resta alcune settimane Carlo Baldessarini, che poi diventa sindaco in seguito stabilita la compera della Casa alle elezioni che si tengono il 27 maggio 1956. Ambrosi in Villa Lagarina N° 49 e (Fonte: “Il Notiziario”, n. 14, inserto sui consigli comunali a cura di 50 per il prezzo di lire 60.000 (ses- Roberto Adami) santamila). 24 Quaderni del Borgoantico 10

e invita tutti a pronunciarsi sull’ipo- 1929: i vecchi debiti stanno per rendere ancor più disagiata la vita. tesi di “troncare” l’attività. esaurirsi (ma la casa ha perso Ogni famiglia ha pensato a strin- I soci si dichiarano per la continua- valore) gere anche le spese, limitandole al zione, ma sono chiamati a votare puro necessario...”. un bilancio (quello del 1924) che Il revisore federale Silvio Gasperi è in perdita per 1.676 lire alle quali redige in data 25 novembre 1929 la 1930. L’Unione di consumo e credi- si aggiungono 384 lire di perdita relazione della sua ispezione fatta to di Villa, come quasi tutte le altre del 1923. L’assemblea decide di ai conti della società. cooperative del Trentino, partecipa ripartire i debiti della società in Scrive tra l’altro Gasperi: “Col al Congresso dei Cooperatori Tren- ragione di 220 lire a carico di cia- bilancio 1929 è da sperarsi che la tini. A Trento nella primavera del scun socio. Naturalmente il socio rimanente perdita degli esercizi 1930 arriva il presidente dell’Ente per il momento non paga, perché il 1923 e 1924 risulterà coperta per nazionale fascista della coopera- debito della società resta congelato intiero, ciò che sarà di particolare zione, on. Bruno Biagi, e vi par- e “passato” al bilancio dell’anno sollievo per i soci e per gli ammi- tecipano anche i “gerarchi” locali, seguente. Il socio pagherebbe inve- nistratori. Se con ciò la situazio- mentre il “duce” Mussolini manda ce quella quota di debito se deci- ne economica si può considerare un telegramma... Villa è rappresen- desse di lasciare la società. migliorata, sarebbe tuttavia inop- tata da Giovanni Manica. La rivista Il bilancio 1925 registrerà un atti- portuno cullarsi in un impruden- “La Cooperazione trentina” , sui n. vo di 369 lire, e anche per parecchi te ottimismo, specialmente se si 6-8, 1930, dà un forte taglio poli- anni seguenti si chiude l’annata con tiene conto del forte investimento tico all’avvenimento dedicandogli i conti di gestione in attivo e così immobilizzato nella casa sociale, pagine su pagine. Tra l’altro scrive gli utili vanno a coprire il debito alla quale non si può certo attribu- che le istituzioni cooperativiste in congelato. ire attualmente il valore cui risulta Trentino sono 582, così suddivi- Nel 1926 è assunto come direttore esposta”. (Sulla diminuzione dei se: 236 famiglie cooperative, 207 del consorzio Giovanni Manica. prezzi e dei salari di quel periodo casse rurali, 23 cantine sociali, 21 si veda il saggio di Gianni Bezzi consorzi elettrici, 19 cooperative riportato in questo “Quaderno”). industriali (cioè di qualche tipo di Notizie e curiosità dalle Tra i provvedimenti che Gasperi lavoro/produzione, 14 latterie, 12 assemblee generali indica alla società di adottare, c’è essicatoi di bozzoli...” anche quello che riguarda i soci Anche l’assemblea generale con- “infedeli” (sono 21): “saranno vocata per l’11 aprile 1926 viene redarguiti e minacciati di espul- 1933: i dissesti bancari si annullata “visto il numero irrisorio sione se non ritorneranno fedeli al ripercuotono anche su Villa dei soci comparsi” (7 su 85 iscritti). Consorzio”. Il 2 maggio seguente i soci presenti Anche il 1929 si chiude bene: Il bilancio del 1931 si chiude con saranno 28 su 85. 539,17 lire di utile netto. Ne prende un utile netto di 648,62 lire. L’assemblea generale del 1927 atto con soddisfazione l’assemblea Dalla relazione dei revisori della (26 giugno) si tiene “nella casa dei dei soci riunitasi il 16 febbraio 1930 società (Giuseppe Marzani, don Signori Fratelli Bolner, gentilmen- “in un locale della casa sociale al II Angelo Zorrer – che sarà segreta- te concessa”. Sono presenti 14 soci piano”, presenti 15 dei 91 soci. rio comunale, oltre che parroco di su 88 iscritti. Si approva il bilancio Peraltro nella sua relazioni ai soci Pedersano – Cornelio Torresani) 1926 chisuo con un utile di 163,37 il presidente Dorigotti si sofferma relativa al bilancio 1932 si viene lire e viene riconfermato per accla- a lungo sulle condizioni econo- a sapere che dai quartieri affittati mazione a presidente Giuseppe miche e finanziarie del paese che si ricavano circa lire 1000 nette Dorigotti. “da diversi anni non sono da dirsi all’anno e che “il conto perdite a Il bilancio del 1927 si chiude con rosee” (anche su queste proble- carico dei soci, che si ammortizza un utile di 127,98 lire e viene matiche si veda il testo di Bezzi). un po’ all’anno secondo le possibi- approvato nell’assemblea del 25 “L’inverno scorso troppo rigido e lità di bilancio, è ridotto a poco più marzo 1928, presenti 14 soci dei secco causò grande mortalità nelle di 4.000 lire”. 90 iscritti. viti, e per il rimanente della ven- Intanto avviene il cambio di presi- I 13 soci presenti all’assemblea demmia, se non si può dire deprez- denza. Nell’assemble adel 12 marzo del 17 febbraio 1929, su 96 iscritti zato, si dirà di avere ricevuto un 1933 la massima carica è affidata a (quindi il numero dei soci è aumen- minimo prezzo. La persistente Pietro Galvagnini (dal 1932 vice- tato di 6 unità nel corso del 1928), siccità nei mesi di giugno e luglio presidente è Arturo Bolner). approvano il bilancio 1928 in atti- non lasciò ricavare nissun raccol- vo per 435,51 lire e rieleggono a to e aggiungasi la scarsa richiesta Il bilancio del 1933 chiude con una presidente Giuseppe Dorigotti. di mano d’opera, contribuirono a perdita di 981.84 lire. Scrivono, a Quaderni del Borgoantico 10 25

Estate 1935: si scioglie l’“Unione” e si fonda (11 agosto) la “Società anonima cooperativa di consumo”

Le cose precipitano. Il 24 giugno (1935) la direzione della società si orienta per lo scioglimento e con- voca l’assemblea generale. In data 26 giugno 1935 il presiden- te Pietro Galvagnini, a nome della direzione, invia alla sezione di Trento dell’Ente nazionale fascista della Cooperazione (ex Federazio- ne) e alla Federazione delle Casse Rurali la seguente lettera: “Pregio- mi avvertire codesto Spett. Ente che in seguito alla deliberazione dei 24 corrente mese della dire- La carta intestata del Consorzio nel 1934 zione di questo Consorzio misto “Unione di consumo e credito”, commento, i revisori della società subito particolarmente difficile la mercoledì 3 luglio alle ore 8 pome- (nel collegio c’è ora Antonio Maf- situazione del consorzio... ridiane di I convocazione ed alle 9 fei al posto di Giuseppe Marzani): pomeridiane di II convocazione, “Il disagio economico nell’anno L’anno dopo i revisori della società presso un locale della Trattoria 1933 si è fatto sentire ancora più nella relazione di esame del bilan- all’amicizia, Piazza della Chiesa, acutamente del solito, ed in modo cio del 1934 (perdita di 514,32 sarà tenuta una assemblea generale particolare i dissesti bancari avve- lire), scritta con data 30 aprile 1935, straordinaria dei soci per discutere nuti in questo anno oltre al danno devono ammettere che il disaccordo e deliberare su il seguente ordine materiale della perdita delle azio- esiste ancora ed anzi è peggiorato. del giorno: ni della Banca del Trentino Alto Sette soci, tra i quali alcuni ammi- proposta della presidenza dello Adige per 1.200 lire e di una parte nistratori, hanno dato disdetta dalla scioglimento del consorzio ‘Unio- non precisata di denaro depositato società e questo fatto è ritenuto di ne di consumo e credito di Villa presso la stessa, perdita che potrà “una gravità eccezionale”. Lagarina’. Sarebbe desiderabile aggirarsi sulle 2.000 lire, portaro- “Rimane quindi il quesito da che un rappresentante di codesto no a questa società anche un danno sciogliere, e cioè se sia oppor- Lodevole Ente partecipasse a detto morale molto più grande di quel- tuno, ragionevole e giusto che congresso, trattandosi di cosa della lo materiale, ossia la perdita della sette soci, fra i migliori per con- somma importanza.” fiducia dei depositanti...” dizioni economiche, si svincolino Pur non avendo uno specifico ver- I revisori raccomandano poi di eli- dall’onere della garanzia statuta- bale di quell’assemblea, si può minare i dissidi interni alla società. ria senza dare il contributo che la affermare che molto probabilmente Nel novembre del 1934 scrive il revi- direzione ha già fissato in lire 500 lo scioglimento viene deciso quel- sore federale Ottorino Mancina: per ogni socio, oppure se non sia la sera, o altrimenti qualche giorno “Questo consorzio, a forma mista, meglio deliberare provvedimenti dopo, tant’è che in agosto, il giorno è stato costituito nell’immediato più gravi, non escluso lo sciogli- 11, viene fondata la “Società ano- dopoguerra allo scopo di raccoglie- mento del Consorzio...” nima cooperativa di consumo, Villa re il piccolo risparmio, concedere I revisori stilano un dettagliato Lagarina”, società anonima per prestiti ad enti ed a privati, soste- bilancio e mettono sull’avviso tutti: azioni, alla quale la vecchia socie- nere iniziative utili alla classe agri- “Se per la testardaggine di pochi tà cede la merce, l’attrezzatura e, in cola, distribuire generi necessari soci si dovesse venire allo sciogli- uso, i vani del negozio. La sede è in alla economia domestica e rurale. mento della società, è doveroso far Piazza Italia ai numeri 49/50. I soci L’immobilizzo di un forte capita- presente, perché nessuno si illuda, fondatori sono 25. Presidente della le nell’acquisto della sede sociale che bisogna assumersi una perdita nuova società è Arturo Bolner, quando il consorzio era all’inizio di 39.000 lire”. (I soci sono un’ot- vocepresidente Pietro Gavagnini. del suo lavoro e non aveva adegua- tantina: ecco perché è stata fissata Tra i consiglieri ci sono Arturo te riserve, ed una rilevante perdita la quota di 500 lire da pagare per Ambrosi, Egidio Galvagni e Augu- incontrata nei primi tempi, resero chi volesse farsi da parte). sto Riolfatti; tra i sindaci Cornelio 26 Quaderni del Borgoantico 10

L’Unione è in liquidazione; il liquidatore capo è Pietro Galvagnini

Il presidente Pietro Galvagnini convoca l’assemblea straordinaria di La dirigenza della Società Anonima Cooperativa “scioglimento”

Il presidente Arturo Bolner

“Carta d’identità” della nuova coopera- tiva Quaderni del Borgoantico 10 27

Torresani e Clemente Bortolotti; sindaci: (eletti il 24 febbraio 1940) tano questo tipo di notizie storiche segretario è Giovanni Boratti. don Giovanni Gosetti, Giuseppe desumendole dalle relazioni prece- La liquidazione della vecchia Dorigotti e Quirino Bolner; denti dei revisori o ascoltandole da società dura parecchi anni. Liqui- probiviri: (in carica dalla costitu- qualche dirigente della società) e datore capo è dapprima Pietro Gal- zione ma rieletti ogni anno) dott. avente forma mista di Cassa Rura- vagnini, poi Cornelio Torresani. Enrico Scrinzi, Ernesto Frapporti e le e Cooperativa di Consumo. In Nel 1939 i crediti da incassare sono Augusto Marteri. seguito all’intimorimento sorto fra di 34.358 lire, mentre i debiti da i soci per la liquidazione di alcune coprire ammontano a 80.359. Ma Casse Rurali avvenuta nei dintor- c’è sempre la casa, che sarà ven- Dalla relazione in data 21 ni, ve ne furono parecchi tra essi duta. maggio 1941 dei revisori federali che chiesero insistentemente di La chiusura della liquidazione Gabrielli e Andreazzi recedere, onde evitare eventuali avviene nell’assemblea del 13 garanzie prevedute dallo statuto in dicembre 1942; la cancellazione La S.A. Cooperativa di Villa Laga- caso di fallimento. La maggioran- della società avviene il 25 marzo rina è sorta l’11 agosto 1935, in za dei soci si oppose, ma visto che 1944 e la notifica della cancella- seguito alla liquidazione volonta- ogni insistenza era vana, si decise zione il 26 maggio 1944. ria della Unione di consumo e di lo scioglimento volontario del con- Credito. Quest’ultima era un cor- sorzio. 1941: nel mese maggio le cariche sorzio economico a garanzia illimi- Così, in seguito alla propaganda dei risultano così assegnate: tata, fondato negli ultimi anni del soci volonterosi del vecchio con- presidente: Cornelio Torresani fu secolo scorso (nota di commento: sorzio, venne creato questo nuovo Michele, eletto il 24 febbraio 1940; questa affermazione suscita molte ente, a forma anonima, senza nes- vicepresidente: Pietro Galvagnini perplessità: possibile che ci si sia suna garanzia personale oltre la fu Giuseppe, eletto il 24 febbraio già dimenticati della fondazio- quota sottoscritta... 1940; ne della società avvenuta solo 20 Col 1° dicembre 1940 la Socie- consiglieri: Egidio Galvagni fu anni prima? Oppure si fa riferi- tà aprì uno spaccio in Nogaredo, Giovanni eletto nel 1935 al momen- mento anche ad iniziative analo- frazione di Villa (ricordiamo che to della costituzione della socie- ghe, includendo il “Magazzino” dal 1929 al 1956 Nogaredo ha tà; Augusto Riolfatti fu Bortolo, del 1907 e magari qualche altra fatto parte, con Brancolino, Sasso, anche lui eletto nel 1935; Enrico “cooperativa” precedente di cui al Noarna, Pedersano e Castellano, Giordani fu Innocente, eletto il 24 momento noi non abbiamo notizie? del grande comune di Villa Laga- febbraio 1940; I revisori federali, in genere, ripor- rina), negli stessi locali della ex Cooperativa di consumo di Noga- redo tuttora in liquidazione... I soci della Cooperativa appar- tengono per la maggior parte alla classe degli agricoltori, eccezione fatta per qualche operaio e pro- fessionista. Alla costituzione della società erano in numero di 16, che andarono via via aumentando fino al 1939, nel quale raggiunsero il numero di 37. Nell’ultimo anno nessuna variazione è avvenuta: ciò dipende da diverse cause, prima fra queste la completa mancanza di spirito cooperativo tra gli abitan- ti (suscitato probabilmente dalla liquidazione della vecchia coope- rativa e degli altri enti cooperativi, cui si è già accennato). Sarà perciò difficile, almeno per il momento, che il numero dei soci possa essere aumentato”.

Il presidente Bolner comunica a Trento che i Regi Carabinieri vogliono intervenire alle as- semblee generali della Cooperativa 28 Quaderni del Borgoantico 10

Il presidente Mario Scrinzi (Propr. Luisa Bettini Zandonai)

Cooperativa di quel paese. Negli anni che seguono alla guerra si apro- no altri spacci: a Villa in Cavolavil- la e a Sasso. Poi si apre una filiale anche a Noarna. Così si arriva a 5 spacci, comprendendo la sede che è sempre in Piazza Riolfatti. A causa della prevalenza delle spese sui ricavi, tra il 1963 e il 1965 si chiudono tutte le filiali. (Non faccia- mo cenno alle filiali che si apriran- no nei decenni seguenti). A propo- sito di ciò in un’asseblea nei primi anni Sessanta tenuta all’Albergo al ponte, il delegato della Federazio- ne Fronza sostenne la necessità di Carta intestata nel 1944. Il presidente Cornelio Torresani chiede alla Questura di Trento il chiudere le filiali che comportava- nulla osta per la convocazione dell’assemblea generale mo un insostenibile carico di spese, ed a chi osservava che ciò significa- 1947: la Società anonima biamento istituzionale dell’Italia, va “andare indietro”, egli risponde- diventa Famiglia Coperativa passata, con ilreferendum del 2 va “Dovete fare come i buoi quando Villa Lagarina giugno 1946, dalla monarchia alla tirano il salita...: vengono lasciati repubblica. riposare, fanno un passo indietro e Verso la fine della guerra, nel febbraio La Società anonima fondata nel poi riprendono il cammino”. 1945, i dipendenti della società sono: 1935, che non prevede per i soci Poi è la volta del cambiamento Mario Tabarelli de Fatis come geren- responsabilità se non per la quota della sede, perché la “vecchia”, te, Laura Marzani come commessa, versata, diventa Famiglia Coopera- pur posizionata ottimamente nel Bice Galvagni come aiuto commes- tiva Villa Lagarina a responsabilità cuore del paese, col passare del sa e Sergio Petrolli come apprendi- limitata. tempo è sempre più inadeguata sta. La sede è a Villa in Piazza Italia alle crescenti esigenze della clien- e c’è la filiale di Nogaredo. tela. Sulla necessità di reperire una Il nome della società, e in parte Le filiali fino agli anni Sessanta nuova sede, più ampia e funziona- la sua natura, vengono cambia- e cambio della sede le, insistono anche i revisori fede- ti nell’assemblea del 7 settem- rali. Il revisore Pietro Trotter aveva bre 1947 convocata per adeguare Con il 1° dicembre 1940 si apre una scritto nel 1955: “Nonostante gli lo statuto al nuovo codice civile filiale a Nogaredo negli spazi che sforzi fatti, la Cooperativa non redatto in seguito al radicale cam- erano stati della vecchia Famiglia riuscì mai a dotarsi di una propria Quaderni del Borgoantico 10 29

sede.” (Ciò significa che la sede di Piazza Riolfatti, in casa Ambrosi, acquistata dall’Unione di consu- mo e credito, è stata venduta dopo il 1935 per ripianare i debiti). Ma saranno i revisori degli anni Ses- santa a fare pressione perché si acquisiscano spazi adeguati. Il passaggio da Piazza Riolfatti a Via 25 aprile avviene dopo che nel 1970 sono stati acquistati i locali nel condominio Piffer, successivamen- te ampliati nell’area adiacente. Infine nel mese di ottobre 2007 avvie- ne il trasloco nell’attuale spaziosa sede, situata nell’angolo d’incrocio tra Via 25 aprile e Via Zandonai.

FAMIGLIA COOPERATIVA Il presidente Giuseppe Leoni Il presidente Marco Giordani DI VILLA LAGARINA Presidenti della “Famiglia Coo- Giovanni Boratti Presidenti dell’“Unione di con- perativa” (dal 1947 in poi) Mario Tabarelli de Fatis suno e credito” (1921-1935) Arturo Bolner Dario Lucianer Giovanni Pezzini (1921-23) Mario Scrinzi Luigi Zandonai Angelo Mattei (1923-25) Giuseppe Leoni Giovanni Bolner Giuseppe Dorigotti (1925-33) Marco Giordani Mario Baldo Pietro “Pierino” Galvagnini (1933-35) Silvano Piazzini Fausto Valduga Walter Longhi Presidenti della “Società anoni- Alessandro Campolongo ma cooperativa”(1935-1947) Gerenti-contabili-direttori (dal Stefano Cobbe Arturo Bolner 1921) Daniela Dorigoni (facente fun- Cornelio Torresani Giovanni Manica zione) Arturo Bolner Silvio Nascivera Corrado Piffer (distaccato dal Sait)

Sabato 17 ottobre 2009: foto di gruppo con amministratori e personale in occasione della festa del 2° compleanno della nuova sede. Al cen- tro il presidente Silvano Piazzini 30 Quaderni del Borgoantico 10

… balonzina, che passione!

di Giacomo Bonazza

della corona mondiale dei pesi massimi. È pur vero che il decollo del foot- ball in terra trentina è faticoso sin dagli albori, avendo a che fare, que- sto sport di origine anglosassone, con la concorrenza degli italianis- simi e già affermati Giochi Popo- lari – tamburello, bocce, pallone al bracciale, palloncina (balonzi- na), palla piombina -, rilanciati a ragion veduta dal regime fascista attraverso il formidabile apparato organizzativo dell’Opera Naziona- le Dopolavoro (OND), “eretta” tra il ’25 e il ’26, e che nel 1934 conta in ambito lagarino ben 65 dopola- voro con 5782 iscritti. Gli stadi che si riempiono a Tren- to e a Rovereto non sono però né Diploma di I Premio al Dopolavoro di Villa nel Campionato provinciale 1931 (18 ottobre) il Briamasco, costruito nel 1922, (Prop. Santino Li Destri) né il campo sportivo di via Giardi- ni (attuale via S. Giovanni Bosco), Intorno al 1934 va umana” Learco Guerra e della costruito un anno prima nella Città caduta rovinosa della “quercia di della Quercia, ma lo sferisterio Nonostante la grande vittoria nel Sequals” Primo Carnera, giusto di piazza Fiera nel capoluogo e la Mondiale di Roma, la prima delle un anno dalla trionfale conquista piazza Filzi a Borgo Sacco, auten- due della Nazionale allenata con rigore sabaudo dall’alpino-giornali- sta Vittorio Pozzo e illuminata dalle giocate magistrali del “balilla” Pep- pino Meazza, testa sempre lucida di brillantina, l’Italia del 1934 non è ancora finita completamente nel pallone, come accadrà più tardi e fino ai giorni nostri quando la monocultura del calcio imporrà la sua tirannide inesorabile. Le radiocronache di Nicolò Caro- sio, che proprio in quell’occasio- ne inizia la sua mitica carriera di commentatore della prodezze bali- stiche nazionali, sono ancora per pochi fortunati. Arrivano comunque dalle nostre parti anche gli echi della vittoria al Giro d’Italia della “locomoti- Piazza di Sacco: i giocatori a consulto dall’arbitro (1933?-1934?) Quaderni del Borgoantico 10 31

tici templi dei giochi del pallone rabilmente più eleganti dei colleghi se racchiuso dentro l’abbraccio al bracciale prima, della “balonzi- pedatori dai mutandoni esagerati; rassicurante e amico delle case che na” poi, ad arrivare almeno fino al pochi gesti di grande forza pla- vi si affacciano. Saranno lagarine secondo dopoguerra. Se la storica stica e l’immediato verdetto del tra le migliori squadre di questa piazza trentina, detta anche “delle “ciamadór” che con le sue “chia- disciplina, a partire dal Nomi più Mura”, è il Maracanà nostrano dei mate” ritma la contesa fino al suo volte campione provinciale prima giochi popolari, la “Scala della pal- epilogo. È la magia della pallonci- e dopo la seconda guerra mondiale, loncina” non può che essere l’antica na che anche in Vallagarina vive la il piccolo-grande Tierno campione piazza saccarda in riva all’Adige. sua stagione d’oro nel cuore degli provinciale 1938, la squadra del A metà degli anni trenta la crisi del calcio nei due centri cittadini rag- giunge il suo apice “… tanto che si sono visti 30-40 centimetri di erba sia sul campo di via Giardini che del Briamasco, così onusti di storia e di gloria calcistica”, come annota uno sconsolato cronista dell’epoca, stigmatizzando già da allora “… la virtuosità di uno sportismo che minaccia di divenir professionale”. Niente di tutto questo per gli sport dell’“altra” palla, poveri ma belli nella loro semplicità di esecuzione e di imitazione, amati senza distin- zione dal popolo verace e dalle elite raffinate; i premi per i vinci- tori quasi sempre in natura, siano essi delle fiammanti biciclette, orologi di un certo valore o l’ulti- mo modello di fucile da caccia, in occasione dei tornei più prestigio- Lo straordinario scenario della piazza di Sacco si; per tutti il momento conviviale a fine partita nelle trattorie e nei bar anni trenta: da Lizzanella a Tierno, Villa Lagarina, a noi massimamen- che circondano la piazza. da Sacco a Isera, da Villa Lagarina te cara, che proprio nel settembre Non c’è calcio che tenga difronte a Nomi, da Ala a Chizzola, ogni del 1934, con la conquista del tito- allo spettacolo degli atleti con i pan- slargo di paese diventa un poten- lo provinciale sulla gremitissima taloni bianchi “n’piega”, incompa- ziale campo di gara, tanto meglio piazza di Sacco, corona una supre- mazia mai più raggiunta negli anni successivi.

L’idea di una mostra

La gita primaverile di Borgo- antico nelle Langhe del Barolo con la visita un po’ fortuita alla mostra fotografica “I Campioni del Balon”, allestita nel centro stori- co di Monforte d’Alba, un riusci- to omaggio allo sport principe di Langa, il pallone elastico, ci raffor- za nell’idea di un’iniziativa simile anche per Villa Lagarina, in vista della tradizionale festa settembrina che tocca la sua decima edizione. Le squadre di Villa e Sacco posano insieme prima delle finali del campionato 1934 (?), vin- Particolarmente graditi e utili ci to da Villa sono i suggerimenti del presidente 32 Quaderni del Borgoantico 10

tura della piccola palla ricoperta di “bombas” (cotone) e dei suoi eroi. Tra le più gettonate gli splen- didi scorci di pazza Filzi a Sacco con i giocatori in azione circon- dati da una folla strabocchevole e, per non venir meno a un sano campanilismo, quelle dei trionfi della compagine di Villa Lagarina targati 1929 e 1934. A completare ed arricchire il percorso espositivo una bacheca contenente, a mo’ di reliquie, una delle schioppe vinte dal quartetto nostrano in un torneo disputato sulla piazza di Villa, due bracciali e due “balonzine” prove- nienti da Nomi e i diplomi originali delle vittorie della squadra di casa ai campionati provinciali 1931 e 1934. Parte della mostra in una sala al piano terra del Municipio (foto Isidoro Paissan) della locale Associazione Cultura- memoria, riguardante uno sport L’idea di un video le Monfortearte, Adolfo Ivaldi, che estinto, confinato nei ricordi degli con i suoi volontari ha curato l’ori- ultimi protagonisti ormai ultraot- La fissità di quelle immagini, sep- ginale percorso espositivo lungo le tantenni. pure evocative ma troppo lontane stradine del suggestivo borgo colli- Una sfida da cogliere, comunque, nel tempo, reclama qualcosa di più nare. Un’idea senz’altro da espor- confortati dal materiale iconogra- vivo che le possa accostare, che tare, tenendo conto ovviamente dei fico a nostra disposizione, forni- avvicini la narrazione in maniera diversi contesti territoriali dove per toci gentilmente in gran parte dal più dinamica e coinvolgente. Si gli amici langaroli parlare di pal- giornalista pubblicista Sergio Ber- pensa ad un video-documentario, lone elastico, diventato oggi nel tolini di Isera, autore di un agile cercando di raccogliere le testi- linguaggio sportivo moderno pal- volumetto edito dalla roveretana monianze degli ultimi protago- lapugno, significa far riferimento Osiride 1993 “C’era una volta il nisti della stagione gloriosa della ad uno sport tuttora giocato, con gioco della palloncina”, e da alcuni “balonzina”, delimitandone il tanto di campionati e federazione cittadini di Villa. Dal 18 al 20 set- campo d’indagine alla sola Valla- tra Piemonte meridionale e Ligu- tembre, durante il festoso weekend garina. Determinante in tal senso ria di Ponente, mentre per noi un di Borgoantico, 21 gigantografie, il contributo vivacissimo e appas- reportage fotografico sulla storia ben collocate dentro il cortiletto sionato di Renato “Renè” Cara- della “balonzina” in Vallagarina interno del palazzo municipale, cristi, classe 1926, giocatore del verrebbe a configurarsi primaria- racconteranno ad un pubblico dav- Sacco nel secondo dopoguerra, mente come un’operazione della vero numeroso e attento l’avven- instancabile organizzatore delle

Le gigantografie esposte nel cortile del Municipio (foto Isidoro Paissan) La “copertina” del video Quaderni del Borgoantico 10 33

rispettivamente del grande Danilo Calliari, il “Mazzola dela balonzi- na”, e Domenico Galassi, “l’unico che bateva de manganèl”, autenti- che colonne del piccoloTierno; di Angelo Frisinghelli di Lenzima; di Edoardo Leoni, campione della seconda generazione del Villa; dei fratelli Ganassini e di Silvio Petrolli, spericolati raccattapal- le sui tetti delle case intorno alla piazza S. Maria Assunta di Villa; del giovanissimo Sandro Cane- strini che assiste col padre alla finalissima del campionato pro- vinciale 1934 fra Villa e Sacco. A far da sfondo musicale del buon swing all’italiana che ci riporta immediatamente nel clima di que- Da sin., Fausto e Paolo Bortolotti indicano i rispettivi padri Luigi “Gino” e Silvio (foto Isi- gli anni, certamente travagliati da doro Paissan) punto di vista sociale e politico, ma con un gusto della comunità partite rievocative all’inizio degli documentario che vedrà sfilare, ancora forte e diffuso. anni 80 sempre sulla piazza di tra immagini di repertorio e prese “… balonzina, che passione!”, que- Sacco, che ci fornisce del prezio- in diretta, le piazze/stadi di Borgo sto il titolo del video di 35 minuti so materiale audiovisivo girato in Sacco, Lizzanella, Tierno, Nomi, curato nella parte tecnica da San- occasione delle stesse, oltre indi- Villa Lagarina; i ricordi a viva dro Boni, vuole raccontare di que- rizzarci ai personaggi “giusti”, voce di Bruno e Rino Festi, indi- ste piazze piene e festose, di uno avendo come pochi la conoscen- menticati campioni dello squadro- sport ancora pulito e disinteressa- za del pianeta palloncina. Sarà la ne di Nomi fine anni 40; di Car- to, di gente semplice e di campioni sua intervista il filo conduttore del men Calliari e Oscar Galassi, figli galantuomini. Buona visione.

Sulla piazza di Villa

Pubblichiamo un testo scritto sugli spioventi prospicienti la piaz- la mano protetta dal bracciale di tanti fa dal maestro Elio Todeschi za delle case Baldo, Fedrigolli (ora legno il pallone lanciatogli in alto (1919-2001), grande appassion- Ganassini), Pizzini (ora Tezzele) e da un compagno di gioco, “l’alza- ato della storia del suo paese, ma Todeschi furono collocate, al posto dór”. anche di alcune specialità sportive. dei coppi, grandi piastre di ardesia Dopo la prima guerra mondiale (Un suo breve profilo è riportato del peso di 250 grammi, perché i il gioco del pallone si alternò con nel “Quaderno” n. 7, pag. 59). primi erano continuamente frantu- quello della palloncina, finché il mati dai colpi del pallone. primo andò scemando fino a cessa- Fin dagli anni di fine 1800 si pra- Il campo da gioco era delimitato re completamente verso il 1926. ticava in quel di Villa il gioco del dalle case accennate, nonché sul Il campo da gioco rimase lo stesso pallone “de coram” ed i maggiori lato opposto da una linea, segnata ma le segnature si fecero con calce esponenti erano i fratelli Silvio e da carbonella bagnata, che dallo spenta liquida. Vittorio Fedrigolli e soprattutto spigolo di casa Todeschi arrivava Nel 1929 il campo fu suddiviso a Guido Baldo, più volte designato a quello della chiesa. Il campo era metà anche da una corda (cordim) campione provinciale. diviso a metà da un’altra linea. e più tardi da una rete (redesim) Si giocava in piazza della chiesa a Il battitore scendendo di corsa alta 40-50 cm. attaccata al cordim, pallone “de brazal” e ciò è stato a da un’apposita pedana “trampo- disteso a circa un metro d’altezza. suo tempo dimostrato dal fatto che lim” di circa 3 metri, colpiva, con Questo espediente fu adottato per 34 Quaderni del Borgoantico 10

il 15 agosto del 1931 una formazi- one composta dai quattro migliori giocatori del momento. La sfida fu denominata “Nomi contro il resto del mondo” ma finì con una sonora sconfitta dei superbi campioni di Nomi che realizzarono solo 3 punti contro i 23 degli avversari. Il Villa giocò e vinse molte partite sulla piazza S.Carlo di Rovereto e su quella delle Mura a Trento. Fu campione provinciale negli anni 1931-1932-1934. Nel 1935 nasceva la squadra dell’I.N.A. di Mori (Montecatini) che prese i più forti giocatori delle varie squadre offrendo il posto alla Montecatini. Fra gli altri se ne andarono: Mariano (Gobat) e Gio- vanni (Calièr) del Villa, per cui la squadra, indebolita, perse qualche Titolari e riserve della squadra di Villa. Da sin., in piedi: Olivo Baldo (Banda), Giovanni Bal- incontro fino al 1941, pur soste- dessarini (Calièr)?, Giuseppe Piazzini (Bepòt), Giovanni Leoni (Oco); accosc.: Guido Riol- nuta da nuove leve come Luigino fatti (Zuc), Mariano Giordani (Gobàt), Mario Piazzini (Mariòt), Gino Bortolotti (Rana) Manica (Manegòt) (?). Nel dopoguerra però il gioco della obbligare i veri contendenti a non Tierno, Lizzanella e Villa. Dopo i palloncina riprese ancora quota schiacciare a terra la palla. vari spareggi arrivarono in finale il con formazioni nuove riportando Il periodo più fulgente della squadra Villa e l’Aldeno, che fu sconfitto. nuovi allori. di palloncina a Villa fu dal 1927 al Nello stesso anno il Villa vinse il Nel settembre del 1945 la compag- 1934, quando la squadra era com- Campionato provinciale. Disputò ine di Villa Lagarina composta dai posta dai seguenti giocatori: molti incontri sia a Villa che nella giocatori Fabio Baldo (Meches), Gulido Riolfatti (Goio) – Mariano piazza di Sacco, Aldeno, Nomi, Luigino Manica, Italo Todeschi, Giordani (Gobat) – Silvio Bortolot- Lizzanella, risultando vincitrice Edoardo Leoni, vinse il primo tor- ti (Rana) – Mario Pizzini (Mariot) molte volte particolarmente contro neo post-bellico di palloncina orga- – Giuseppe Pizzini (Bepot) – Gio- Sacco, Lizzanella e ed Aldeno. nizzato dal G.S. Battisti di Cognola, vanni Baldessarini (Calier) e più Il Nomi si reputava la squadra intitolato a Natale Ceschi, giovane tardi Ennio Pizzini – Egidio Rigotti “migliore del mondo” e sfidò a Villa del luogo, imprigionato e morto – Giovanni Giordani (taliam). Nel 1928 la squadra di Villa fu sconfitta dopo due incontri, uno vinto e l’altro, decisivo, perso, con- tro la compagine di Nomi compos- ta da Franco Bari, Ruggero Festi, Mario e Dario Grigoletti. In palio quattro biciclette da corsa “Petit Breton” rosse acquistate da Alber- to Zanon, venditore di biciclette con negozio in Via Dante a Rov- ereto. La squadra di Villa, giunta seconda, ebbe in premio 4 orologi da taschino. Nel 1929 sulla piazza di Villa si disputò un torneo con in palio 4 schioppe da caccia calibro 12 e molte coppe e medaglie. Allo stesso parteciparono le squadre di Aldeno, Nomi, Borgo Sacco, Isera, La squadra di Villa a Sacco, con gli avversari di turno (Propr. Ines Riolfatti) Quaderni del Borgoantico 10 35

Da sin., Luigino Manica e Dario Riolfat- Le squadre del Villa (Montecatini?) e del Lizzanella verso il 1940 ti, “nuove” leve della palloncina (Propr. Ines Riolfatti) Alcuni di essi rientrati a casa Questi i principali giocatori di Villa divennero validi giocatori nella da ricordare: in un lager nazista. Nella finale il squadra del proprio paese. Fra i Baldo Guido – Baldo Fabio – Bor- Villa superò la squadra degli orga- più noti sono da ricordare: Mar- tolotti Silvio – Bortolotti Lino – nizzatori di Cognola. cello Tomasini, battitore e poi Bortolotti Gino – Leoni Edoardo Nel 1946 lo stesso torneo fu vinto giocatore del Lizzanella, Mario – Marzadro Mariano – Giordani dal Nomi con i giocatori: Rino Adami poi giocatore del Nomi, Mariano (Gobat) – Baldessarini Festi, Bruno Festi (Cica), Ruggero Carlo Calzà, Silvio Calzà (fratel- Giovanni (Calièr) – Piazzini Mario Festi (nonno) e Giuseppe Giuliani lo di Carlo). Detta compagine non – Piazzini Giuseppe (Bepòt) – Piaz- che sconfisse nel finale la squadra partecipò ufficialmente ai diversi zini Ennio – Lino Tonini – Baldo di Lizzanella nelle cui fila giocava campionati provicialli, ma dis- Olivo – Rigotti Egidio – Manica Danilo Vettori che aveva furoreg- putò partite e sfide di alto livello Luigino – Riolfatti Guido (Goio) – giato nei tornei disputati con la contro le più quotate squadre di Riolfatti Quirino – Todeschi Italo squadra del Tierno prima della Villa, Sacco e Lizzanella. – Ennio Fiorini. guerra. Il Villa fu poi rinforzato anche dal giocatore Lino Bortolotti, rien- trato dalla prigionia e con questa formazione la squadra giocò fino al 1953, quando cessò completa- mente sulle piazze dei nostri paesi il gioco della palloncina. Nel 1947 la squadra di Pederzano composta da: Edoardo Leoni, dai due fratelli Giuseppe ed Edoardo Anzelini e da Grandi Valerio, vinse il campionato Provinciale di palla piombina davanti a Villa, Aldeno, Borgo e Castelnuovo. Nel 1929 – ’30 – ’31 anche l’Istituto Provinciale di S. Ilario ebbe la sua brava squadra di pal- loncina formata da elementi della scuola professionale tipografi. Fase di gioco nella piazza di Nomi 36 Quaderni del Borgoantico 10

Come si viveva a Villa Lagarina negli anni d’oro della “balonzina” 1929 - 1939

di Gianni Bezzi

Ringraziamenti personale della Biblioteca (soprat- che mi ha seguito con professiona- La parte di introduzione generale tutto del reparto conservazione e lità e cortesia. e quella che riguarda il Trentino documantazione), per il cortese Infine – ma non meno importante – sono state tratte da libri facilmente appoggio. un grazie a mia moglie Lia ed agli reperibili in ogni biblioteca (in par- Per la parte che riguarda più specifi- amici Sandro Giordani e Antonio ticolare le opere del prof. Andrea catamente Villa Lagarina, ho potu- Passerini che hanno letto la “brutta Leonardi, molto documentate sotto to accedere agli archivi comunali copia” di questo lavoro e sono stati l’aspetto economico e sociale); per che, con mia sorpresa, conservano prodighi di ottimi consigli. quanto riguarda i dati di fonte gior- una documentazione ricchissima nalistica del periodo, ricordo che su tutta l’attività del nostro munici- presso la Biblioteca di Rovereto pio, fin da metà dell’ottocento; un Introduzione generale esistono molti giornali e pubblica- grazie, quindi, di cuore, al sig. Sin- zioni periodiche del periodo (spes- daco Alessio Manica ed al custode Accanto alla storia sul gioco della so in formato microfilm): grazie al degli archivi ing. Roberto Adami “balonzina” nel nostro paese, ci è

Trebbiatrice in piazza Quaderni del Borgoantico 10 37

sembrato interessante aggiungere vale a dire 90 Lire per una sterlina), chi, come l’Italia, aveva bisogno un piccolo studio (senza nessuna più per motivi di prestigio che di di esportare (soprattutto le proprie pretesa di scientificità), su come sostanza e si erano ridotti drastica- eccedenze agricole) per importare viveva la gente in quegli anni e mente i salari ed i prezzi, penaliz- prodotti energetici (allora si parla- più precisamente durante gli Anni zando quindi la produzione agri- va di carbone, non di petrolio, ma Trenta. Scorrere queste note per cola che a quel tempo costituiva la sostanza era la stessa) e prodotti qualcuno sarà un ricordare i rac- la parte assolutamente preminente industriali. conti dei genitori o dei nonni, per dell’economia italiana). Così anche l’Italia scoprì il pro- i più – forse – la scoperta di un Come quella di oggi, anche la crisi tezionismo esasperato (allora si modo di vivere – o di sopravvive- del ’29 si originò negli Stati Uniti chiamò “autarchia”), puntando da re – difficile da capire per chi non e – proprio come ai nostri giorni – una parte sull’autosufficienza ali- l’ha conosciuto sulla propria pelle. per alcuni mesi anche il governo mentare (le grandi bonifiche e la Per tutti, speriamo, un momento italiano si cullò nell’illusione che “battaglia del grano”, convertendo di riflessione sul grande cammino la crisi sarebbe rimasta circoscritta a coltivazioni di grano anche ter- compiuto in questi 70 anni, con all’America (o almeno lo disse e reni assolutamente inadatti o che tanti miglioramenti (economici ma lo scrisse su tutti i giornali sottoli- sarebbero stati molto più produttivi anche sociali e nei rapporti interfa- neando che la crisi era un prodotto se coltivati, ad esempio ad agrumi miliari), e qualche rimpianto per un dell’esagerazione “liberista” ame- o vigneti), dall’altra premiando la ritmo di vita più “umano”. ricana), poi, quando fu impossibile sostituzione di prodotti stranieri Anche se il nostro obiettivo è nascondere che era arrivata anche con quelli nazionali (anche qui con descrivere la “storia minore”, la vita da noi, ci si consolò dicendo che grande spreco di denaro e risultati di tutti i giorni della gente comu- comunque in Italia era più leggera qualitativi molto modesti, perché, ne, abbiamo pensato di premettere che negli altri Paesi ed il governo, visto che c’era la protezione doga- un’introduzione che spieghi un poco usando ampiamente la possibilità nale esasperata, non occorreva fare il contesto politico ed economico di far scrivere ai giornali quello le cose bene, tanto i consumatori in cui si muovevano questi nostri che voleva, minimizzò i problemi avrebbero dovuto comprare quello “fratelli e sorelle maggiori”, anche nazionali, puntando i riflettori sui che c’era… ed ai prezzi che veniva- perché, senza questa cornice, sareb- guai altrui. no fissati dagli industriali, diventa- be ancora più arduo comprendere A proposito, penso che solo i più ti ormai altrettanti piccoli e grandi i loro sogni ed i loro patimenti, le anziani ricorderanno che proprio monopolisti senza concorrenza). durezze della vita di ogni giorno ed i allora si inventò (nel gergo giorna- Anche in campo industriale l’in- grandi e piccoli ideali che ognuno si listico) la parola “velina” che non tervento statale fu massiccio: con portava nel cuore, capire che al di là era riferita alle ragazze di “Striscia la nascita dell’IRI (Istituto per delle apparenze, erano e sono molto la notizia”, ma molto più semplice- la Ricostruzione Industriale), lo più simili a noi di quanto le vecchie mente alla carta velina su cui erano Stato divenne il principale o unico fotografie ci portino a pensare. scritte dal “Minculpop” (abbrevia- azionista di una parte consistente È un periodo economicamente zione – fonte di infinite barzellet- dell’economia nazionale, acqui- difficile che si apre con un dram- te – che stava per Ministero della stando le più importanti imprese a ma che ricorre ancora (soprattutto Cultura Popolare, responsabile mano a mano che la crisi si faceva in questo periodo) nella memoria anche della stampa) e diffuse in pesante, dalla siderurgia alla can- di tutti: la crisi di Wall Street, la ogni redazione di giornale le dispo- tieristica, dalla meccanica alle ban- “Grande Crisi”. sizioni quotidiane su cosa stampare che, dagli idrocarburi al trasporto Il 29 ottobre del 1929 crollò la e cosa tacere, su quali foto pubbli- marittimo ed aereo. Gli economi- Borsa di New York e, come le care e quali no, perfino sul carattere sti calcolano che, nel 1939, dopo onde di un maremoto, i suoi effetti di stampa da usare per sottolineare la Russia Sovietica, l’Italia era il si sparsero per il mondo intero, con certe notizie. paese in cui lo Stato possedeva la una grave diminuzione della pro- Intanto la crisi galoppava e le quota più rilevante dell’economia duzione e dei redditi. prime reazioni (non diversamen- nazionale. In Italia, dove il Regime Fascista te da oggi) si tradussero in politi- La cosa più triste che resta da ricor- era ormai ampiamente consolidato che “protezionistiche” da parte di dare è che l’Italia uscì dalla crisi, (la Marcia su Roma è dell’ottobre tutti gli Stati: ognuno cercava di almeno parzialmente, con la guer- 1922) la situazione economica era difendere la produzione nazionale ra: la conquista dell’Etiopia (1935- già parzialmente compromessa erigendo barriere doganali sempre 1936), con i richiami alle armi, le dal 1926, quando era stata fatta più pesanti per impedire l’importa- militari e le grandi spese una forte politica deflazionistica zione di merci estere che facessero per investimenti nei territori africa- (per aumentare il valore della Lira concorrenza alle proprie, ma que- ni conquistati, alleviò la disoccu- e portarla alla famosa “quota 90” sto gioco diventava perdente per pazione e mise in moto un circolo 38 Quaderni del Borgoantico 10

economico espansivo (certo vizia- seguito al passaggio dall’Austria lira italiana – furono pagati solo 40 to dall’indebitamento statale sem- all’Italia: in sintesi se prima era- centesimi di Lira, poi aumentati a pre più imponente e da una politica vamo la parte meridionale di un 60, dimezzando sostanzialmente la di potenza che ci avrebbe portati, grande impero centro-europeo ricchezza detenuta sotto forma di quasi come una logica conseguen- (con alcune produzioni agricole, depositi bancari o denaro contante. za, alla guerra di Spagna e poi alla come il vino e la seta, che trovava- Nell’insieme possiamo dire che la seconda guerra mondiale): l’anno no facile smercio all’interno della nostra provincia si presentò all’ap- 1939 segnò il culmine della ripresa, monarchia austro-ungarica), ci tro- puntamento con la crisi del 1929 ma anche l’inizio della catastrofe, vavamo ora in un Regno d’Italia in una situazione di particolare tanto che bisognò aspettare il 1953 già sovraccarico di vino e di ogni fragilità, con un’agricoltura a pro- per superare – a livello nazionale – tipo di produzione agricola. prietà molto frazionata e destinata la produzione del ‘39. Un altro grave peso per la nostra quindi soprattutto all’autoconsumo In qualche modo, anche l’Italia popolazione – per tutti gli anni ed una struttura industriale quasi dopo il 1934 (certo senza ammet- ’20 – fu costituito dal recupero dei inesistente (al di fuori del polo di terlo) seguì gli indirizzi di politi- danni di guerra che si trascinò fino Rovereto) tranne che per produ- ca economica che in quegli anni al 1925-26; seppure con ritardi e zioni semi-artigianali destinate al enunciava Keynes in Inghilterra, difficoltà burocratiche, fu possibi- consumo locale. cioè forti spese statali (soprattut- le ricostruire – grazie ad un mas- La “Grande Crisi” in Trentino si to in infrastrutture) per alleviare siccio intervento statale – il patri- fece sentire soprattutto negli anni la disoccupazione ed aumentare i monio immobiliare e le infrastrut- dal 1931 al 1934; basterà esamina- consumi e di conseguenza la pro- ture, mentre risultarono vani tutti i re brevemente i vari comparti per duzione, anche a costo di deficit tentativi di recuperare – almeno in rendersene conto. statale (e quindi debiti per il futuro) parte – le ingenti somme (almeno e pericoli di inflazione. 500 milioni di corone) investite Agricoltura La stessa cosa avveniva negli Stati dai trentini (singoli risparmiatori, Malgrado una situazione geogra- Uniti (la famosa bonifica della ma anche enti pubblici e banche) fica assai difficile (quasi il 70% Valle del Tenessy), in Inghilterra in titoli di stato austriaci ed unghe- del territorio si trova ad oltre 1.000 (la costruzione delle “new town” resi: i nuovi stati sorti dal disfa- metri di altitudine e solo l’8,5% a città nuove per alleggerire i proble- cimento dell’impero absburgico, meno di 500 metri), l’agricoltura mi del sovraffollamento delle aree non si ritennero infatti responsabili costituiva (ed avrebbe continuato urbane) ed in Germania (anche se dei titoli emessi dal passato gover- a costituire fino agli anni ’50), il qui, vicino al grandioso program- no. Anche il cambio della moneta settore primario di attività eco- ma di costruzioni autostradali risultò molto pesante per il Tren- nomica, anche perché assorbiva molto venne fatto nello sviluppo tino: per una corona austriaca – circa il 65% della popolazione delle industrie degli armamenti); prima della guerra equivalente alla attiva utilizzando circa 100.000 con il senno di poi, sarebbe facile dire che anche l’Italia avrebbe fatto meglio ad investire in infrastruttu- re in una “Africa” che avevamo in casa, cioè nel meridione ed anche in molte aree del Nord e Centro Ita- lia (Trentino compreso), con spese infinitamente minori e risultati più duraturi, ma, come si usa dire … questa è un’altra storia.

Il Trentino degli anni ’30

Il Trentino era uscito dalla Grande Guerra con molti problemi econo- mici dovuti in parte alle distruzioni nella zona direttamente interessa- ta dagli eventi bellici (Vallagarina e Valsugana in particolare), ma soprattutto per il mutamento com- plessivo del quadro economico in Aratura Quaderni del Borgoantico 10 39

ettari di superficie agraria com- in difficoltà dalla caduta dei prezzi uno Stato disposto ad accogliere plessiva. (mediamente del 70% tra al 1925 lavoratori stranieri vista la propria Il problema che salta immediata- ed il 1933) causa la concorrenza situazione interna. mente agli occhi è dato dall’enorme estremamente aggressiva di paesi numero di aziende agricole (circa come l’Austria, la Jugoslavia e la Industria 75.000 di cui oltre 70.000 a condu- Russia. Abbiamo già detto che il Trentino zione diretta) che quindi avevano Si mantenne stabile la produzione non aveva una struttura industria- una estensione media di appena del frumento e dei cereali in genere, le rilevante (i censimenti davano 1,3 ettari (spesso frazionati in vari non certo per la riuscita della “bat- circa un 16-20% della popolazione minuscoli appezzamenti, frutto taglia del grano” come si volle far attiva impiegato nel secondario), delle continue divisioni eredita- credere, ma piuttosto come segno che si componeva di molte piccole rie); difficile in queste condizioni di necessità di autoconsumo e di e piccolissime aziende (soprattutto pensare a miglioramenti sostanzia- sostituzione di colture specializza- nel comparto delle costruzioni e li delle tecniche di coltivazione o te come quella della vite ormai non delle produzioni alimentari); solo ad introdurre la meccanizzazione: più redditizie. il distretto di Rovereto vantava tutti gli sforzi erano concentrati In tale situazione, qualsiasi azien- solide tradizioni industriali, sia di nella produzione di quanto serviva da avrebbe ridotto nettamente la proprietà pubblica (la Manifattura al consumo familiare (tranne qual- sua attività, risparmiando sui costi Tabacchi di Borgo Sacco impiega- che prodotto come il vino o i boz- ed aspettando tempi migliori, ma va oltre 1.000 dipendenti, in mag- zoli in certe zone o i derivati del l’agricoltura non può fermarsi se gioranza donne), sia privata (circa latte in altre) e giustamente qualcu- non vuole perdere anche il “capi- 70 imprese che andavano dal tes- no ha parlato del coltivatore diretto tale” del terreno coltivato: per sile alla cartaria, dal pastificio alla del tempo come una “condizione questo ed anche per la mancanza conceria, dall’oleificio alla chimi- sociale e culturale complessiva, di qualsiasi valida alternativa di ca ed alla meccanica). una società semplice dove esiste lavoro (vista la crisi generale), gli Nel primo dopoguerra a questa strut- una tecnologia produttiva e dome- agricoltori trentini furono costret- tura si erano aggiunte un paio di ini- stica che non muta da una genera- ti a produrre, anche in perdita, a ziative di rilievo: il grande cotonifi- zione all’altra e che si pone come livelli non molto inferiori rispetto cio Pirelli a S.Giorgio di Rovereto obiettivo primario la semplice sus- agli anni precedenti. Bisogna ricor- (popolarmente chiamato “Piave”) e sistenza della famiglia”. dare, infatti, che anche la tradizio- la fabbrica di alluminio della Mon- Per vedere più da vicino le produ- nale “valvola di sfogo” costituita tecatini a Mori (a Trento negli stessi zioni “commerciabili”, ricordiamo dall’emigrazione si era chiusa: anni anche la Michelin aveva aperto che l’uva subì una drastica riduzio- la crisi e la disoccupazione erano un grande stabilimento). ne (media dei prezzi per quintale presenti in tutto il mondo ed, anche La crisi colpì in modo pesante 1928 Lire 93.47, 1929 Lire 75.75, volendo, non si sarebbe trovato anche l’industria (e non poteva 1930 Lire 51.52, 1931 Lire 36.17) e già i prezzi del 1928 erano consi- derati molto bassi (in termini reali) rispetto a quelli di prima della guerra. Crollò pure il prezzo dei bozzoli scendendo da Lire 15,18 al Kg. del 1929 a Lire 6,96 del 1930 e Lire 4,86 del 1931: di conseguenza dimezzò anche la produzione (ormai non più remunerativa) che dal 1930 al 1931 passò da 1.449.786 a 799.119 kg., segnando il primo passo della definitiva scomparsa dal Trentino della gelsibachicoltura, ma anche dell’industria serica ad essa colle- gata. Anche il settore forestale (in Tren- tino quasi interamente di proprie- tà pubblica, ma che in certe zone permetteva una buona occupazio- ne di manodopera) venne messo Operaie della manifattura 40 Quaderni del Borgoantico 10

essere diversamente vista la situa- Anche le Cooperative di Consu- tuite tra la fine dell’ottocento ed i zione generale): i dipendenti occu- mo (compresa quella di Villa) che, primi anni del novecento, diffuse pati nel settore industriale scesero soprattutto nei piccoli centri, erano in tutti i paesi, anche i più sperduti da 15.174 del luglio 1930 a 11.436 diventate una componente impor- delle nostre vallate. della stessa data del 1931, mentre tante del commercio, attraversaro- Questo sistema aveva superato il numero delle imprese scendeva no un periodo difficile, soprattutto la prova della guerra e del primo da 921 a 846. perché erano state molto permissive dopoguerra con un certo affanno I comparti più colpiti furono quello nella concessione di credito ai soci (soprattutto per i problemi legati delle costruzioni (nel 1931 il Con- (normalmente contadini che realiz- al cambio della moneta con conse- siglio Provinciale dell’Economia zavano l’intero reddito annuale al guente danno patrimoniale ed alla valutava che gli addetti fossero scesi momento della raccolta), che poi perdita totale delle forti somme ad un quarto di due anni prima), non erano stati in grado di paga- investite in titoli del debito pubbli- con le ovvie conseguenze su tutto re; nel periodo che va dal 1929 al co austro-ungarico), ma nel corso l’indotto (di carattere soprattutto 1931, le vendite si contrassero del degli anni ’20 si era ripreso facen- artigianale) ed il comparto tessile 20% e molte si trovarono in cre- do fronte ai bisogni finanziari delle (serico in particolare) per la diffi- scenti difficoltà che si ripercosse- comunità. coltà di trovare sbocchi di mercato ro, a catena, sulla Casse Rurali che Le ripercussioni della crisi non si (sia nazionale che estero). le avevano largamente finanziate. fecero attendere: il primo segnale Un ovvio riflesso si trova nella sta- Il settore turistico – sul quale si fu la consistente diminuzione dei tistica sul numero dei disoccupati erano appuntate grandi speranze di depositi (bancari e postali) che (in gran parte provenienti dal com- sviluppo negli anni tra il 1927 ed scesero dalla punta massima di parto industriale) che passò dalle il 1930, quando le giornate di per- 696 milioni del 1930 ai 504 del 1.557 persone registrate nel 1927 manenza erano salite da 869.580 a 1933 ed ai 385 del 1934; in mezzo alle 7.710 del 1931, alle 9.098 del 1.410.634 – resse abbastanza bene c’era stata la chiusura della piccola 1933 ed alle 11.183 del 1934. alla crisi, mantenendo nei quattro Banca Mutua Popolare di Rovere- anni successivi un numero di circa to (marzo 1933) e quella ben più Commercio e Turismo un milione e mezzo di presenze, grave della Banca del Trentino La forte riduzione dei redditi agri- ma con un drastico calo della com- Alto Adige (giugno dello stesso coli e la perdita di posti di lavoro ponente di stranieri, passata dal 22 anno), che innescò – quasi una rea- nell’industria si riflessero, come all’8% del totale. zione a catena, sia per il panico che ovvio, sui consumi delle famiglie si diffuse tra i depositanti, sia per- che si ridussero al minimo indi- Credito ché presso la Banca del Trentino spensabile, mettendo in crisi l’in- Due parole infine sul credito, non Alto Adige erano depositate molte tera rete commerciale fatta soprat- solo per la sua indiscutibile impor- somme delle altre banche – la crisi tutto di piccoli esercizi (nel solo tanza come motore dello sviluppo e la chiusura di 47 Casse Rurali. 1931, vennero chiuse 194 imprese economico, ma anche perché in Soprattutto i fallimenti delle Casse commerciali). quel periodo nel nostro Trentino Rurali lasciarono uno strascico subì una clamorosa serie di dissesti penoso che influì a lungo nell’eco- che colpirono fortemente sia l’eco- nomia delle famiglie (ed ancor più nomia produttiva che le famiglie e nella loro fiducia) poiché, essendo lasciarono una memoria indelebile – allora – società a responsabilità in tutta una generazione. illimitata, i singoli Soci vennero La struttura creditizia (a parte alcu- chiamati a rispondere del passivo ne filiali di banche nazionali a Tren- della Cassa con tutti i loro averi. to e Rovereto), agli inizi degli anni Le motivazioni di questa crisi sono ’30 si basava sulle storiche Casse abbastanza evidenti: scarsità di di Risparmio di proprietà pubbli- liquidità (per la continua emorragia ca (quella di Trento, fondata nel di depositi a causa delle difficol- 1855 e quella di Rovereto, nata nel tà economiche delle famiglie che, 1841, che si fonderanno nel 1934 lungi dal poter risparmiare, erano dando vita alla Cassa di Risparmio costrette ad attingere ai risparmi di Trento e Rovereto), sulla Banca precedenti) e difficoltà di rimborso del Trentino Alto Adige (una banca dei prestiti da parte delle aziende, privata nata nel 1927 dalla fusione tutte più o meno in situazione di della Banca Cattolica e della Banca crisi. Vale anche la pena sottolinea- Cooperativa) e su 209 piccole e re che, anche quando i prestiti erano Calzolaio piccolissime Casse Rurali, costi- garantiti da ipoteca, quasi sempre al Quaderni del Borgoantico 10 41

ANNO COEFFICENTE 1929 1.520,44 1930 1.570,21 1931 1.738,09 1932 1.784,88 1933 1.897,03 1934 2.000,27 1935 1.972,27 1936 1.833,76 1937 1.675,23 1938 1.555,77 1939 1.489,96

Così le mille Lire al mese del 1929 valgono ora Euro 785,24 (1.000 x 1.520,44 diviso 1.936,27), nel 1934 (punto più alto del valore della Lira in quel decennio) il loro valore sale ad Euro 1.033,05 (1.000 x 2.000,27 diviso 1.936,27) ed infi- ne le 1.000 Lire del 1939, valgo- no Euro 769,50 (1.000 x 1.489,96 diviso 1.936,27). Non erano poi sogni “stratosferici” quelli che facevano i nostri papà ed i nostri nonni, sperando di avere le La sede della Banca Cattolica a Rovereto tra le attuali via Garibaldi e via Tartarotti mille Lire al mese, ma ovviamente bisogna anche vedere quale era il momento dell’esecuzione la Cassa ma, a sua volta, ne moltiplicò ed livello dei prezzi, cioè il costo della non riusciva a recuperare il proprio aggravò gli effetti. vita di quegli anni. credito in quanto il valore degli Ci aiutano, in questo compito, le immobili era sceso a circa un terzo rilevazioni del Consiglio Provin- di quello “ante crisi” e, anche a que- Mille lire al mese ciale dell’Economia (la denomi- sti prezzi “stracciati” difficilmente si trovavano compratori. “Se potessi avere Mille Lire al Soprattutto nel caso della Banca mese…” era una canzonetta molto del Trentino Alto Adige, che sicu- in voga negli anni trenta, espressione ramente per le dimensioni loca- scherzosa, ma non troppo, di un sen- li poteva essere considerata una tire comune della gente, desiderosa “grande banca”, furono molti a di una vita semplice e senza troppe ritenere che il governo avreb- preoccupazioni, molto lontana dalle be potuto intervenire (attraverso parole d’ordine roboanti della retori- l’IRI, come fece per molte banche ca fascista che ci voleva un popolo nazionali) e quindi si sospettarono di guerrieri, di eroi, di martiri, con oscure manovre per mettere in crisi lo sguardo duro sempre fisso ad un una banca che si considerava – giu- orizzonte lontano di gloria. stamente – emanazione della Curia Ma cosa voleva dire, Mille lire al trentina e del movimento coopera- mese, in quegli anni? Ecco le tabelle tivo (entrambi poco ben visti dal dell’ISTAT per tradurre il valore di movimento fascista), ma… anche una Lira di quegli anni in “lire” dei qui, inutile perdersi in ipotesi, la nostri giorni (ovviamente bisognerà realtà è che la crisi del credito tren- poi dividere il prodotto ottenuto per tino fu figlia della crisi generale, 1.936,27 per ottenere i nostri Euro). Fucina del fabbro 42 Quaderni del Borgoantico 10

Rilevazione dei prezzi al dettaglio praticati sulla piazza di Trento nazione che in quel periodo aveva PREZZI PREZZI PREZZI assunto la Camera di Commercio) 1929 1934 1939 che pubblicava sul suo Bollettino, DESCRIZIONE LIRE EUR LIRE EUR LIRE EUR i prezzi dei generi di utilizzo cor- MERCE 1929 2009 1934 2009 1939 2009 rente rilevati sulla piazza di Trento: anche se non sono specificatamen- Burro KG 14,50 11,39 9,29 9,60 14,00 10,77 te riferiti a Villa Lagarina, ritenia- Caffè HG 2,38 1,87 2,73 2,82 3,30 2,54 mo comunque che questi dati siano abbastanza illuminanti per valuta- Formaggio nostrano KG 9,50 7,46 9,50 9,81 11,00 8,46 re i costi dei generi al dettaglio in confronto a quelli attuali. Formaggio reggiano KG 16,70 13,11 11,70 12,09 15,40 11,85 Abbiamo elaborato una tabella con le rilevazioni relative a tre momenti Farina bianca KG 2,00 1,57 1,55 1,60 2,00 1,54 tipici del decennio: i mesi di settem- Mele KG 3,90 3,06 3,90 4,03 bre del 1929, 1934 e 1939, vale a dire subito prima del crollo di Wall Street, Farina polenta KG 1,22 0,96 0,87 0,90 1,70 1,31 nel culmine della crisi ed alla vigilia della seconda guerra mondiale. Olio oliva KG 8,00 6,28 5,94 6,14 8,20 6,31 Per ogni anno abbiamo esposto i Olio semi KG 5,00 3,93 5,00 5,17 prezzi in Lire correnti del momen- to e la loro rivalutazione in Euro Patate KG 0,62 0,49 0,45 0,46 0,60 0,46 attuali secondo la modalità che abbiamo descritto sopra. Pasta comune KG 2,59 2,03 2,18 2,25 2,65 2,04 Riso comune KG 2,12 1,66 1,24 1,28 2,25 1,73 La prima cosa che salta all’occhio è la diminuzione generale dei prezzi del Vino rosso comune LITRO 1,25 0,98 1,25 1,29 1,20 0,92 1934 (proprio come ai giorni nostri, la crisi dei consumi imponeva poli- Vino marzemino LITRO 1,84 1,44 1,84 1,90 tiche commerciali meno “esose”), Zucchero KG 6,25 4,91 6,25 6,46 6,65 5,12 ma tradotti in Euro dei nostri gior- ni, questi cali sono meno sensibili Carne bovina kG 9,20 7,22 7,95 8,21 7,80 6,00 a causa dell’aumentato valore della Lira di quel momento (come ricorda- Carne suina kG 6,60 6,82 8,00 6,15 to sopra, era leggermente superiore Pane comune KG 1,70 1,33 1,25 1,29 2,00 1,54 al valore dell’Euro di oggi). Lasciamo alle massaie il valutare i Latte intero LITRO 1,00 0,77 singoli prezzi in confronto a quelli di oggi, mi sembra però che il livel- lo generale sia piuttosto elevato (a parte forse il vino – che non era certo il DOC che vogliamo sulle nostre tavole – e la carne); costoso sicuramente il burro (che pure veni- va prodotto localmente) ed il caffè (la conquista dell’Etiopia non sem- bra abbia favorito i consumatori!). Ma i prezzi direbbero poco se non fossero accompagnati dal livello dei salari: ecco quindi una seconda tabel- la che espone (sempre per gli stessi anni 1929-1934 e 1939) la paga ora- ria di alcune categorie significative di lavoratori per dare una immediata sensazione di cosa si poteva compe- rare con un’ora di lavoro. Anche qui, come per i prezzi, la com- Manifattura pressione in termini monetari del 1934 Quaderni del Borgoantico 10 43

Salari orari medi per lavoratori agricoli ed industriali in provincia di Trento ni governative (non c’era bisogno SALARI SALARI SALARI di molti referendum o discussioni 1929 1934 1939 tra i vari interessati), erano stati raggruppati molti comuni trentini LIRE EUR LIRE EUR LIRE EUR (al posto degli attuali 223, erano Categoria 1929 2009 1934 2009 1939 2009 stati creati 128 Comuni); erano Bracciante agricolo spariti, ad esempio, Borgo Sacco, Uomo 1,55 1,22 1,19 1,23 1,57 1,21 Noriglio, Marco e Lizzana (uniti a Rovereto), mentre dal 10/01/1929 Donna 0,75 0,59 0,69 0,71 0,97 0,75 erano stati uniti a Villa gli ex- Ragaz. 1,00 0,79 0,87 0,90 1,10 0,85 comuni di Castellano, Noarna, Nogaredo, Pedersano e Sasso. Muratore 2,70 2,12 2,40 2,48 3,36 2,58 Nella relazione preparatoria alla fusione, il segretario comunale Manovale 1,95 1,53 1,45 1,50 3,14 2,42 Pietro Galvagnini scriveva che Fabbro/falegname 2,90 2,28 2,50 2,58 3,30 2,54 “…a Villa Lagarina la popolazione si può dividere in tre categorie di Operaio meccanico 2,75 2,16 2,14 2,21 2,85 2,19 uguale entità: a) proprietari diretti coltivatori delle proprie terre; b) Operaio tessile 1,12 0,88 0,97 1,00 1,33 1,02 esercenti di un’industria, commer- cio o arte; c) operai e artigiani che prestano in massima la loro opera è parzialmente compensata dal mag- per renderci conto che il lavoratore nella confinante città di Rovereto.” giore valore della Lira in quel perio- degli anni Trenta riusciva a stento a I servizi di cui disponeva il paese do; salta agli occhi la remunerazione pagare l’affitto e dar da mangiare alla (che nel 1924 aveva perso la pre- proporzionalmente “alta” dell’edili- propria famiglia; gli extra… erano tura, erede del vecchio “Giudizio” zia, ma bisogna ricordare come trat- l’osteria, forse qualche rara volta al austriaco) erano numerosi: ufficio tasi di un lavoro stagionale e – a quei cinema ed il ballo (magari organiz- postale con telefono e telegrafo, tempi – senza alcun “ammortizzatore zato dal Dopolavoro) ed i sogni… se stazione dei Reali Carabinieri, sta- sociale” per compensare il fermo dei potessi avere Mille Lire al mese! zione ferroviaria con scalo merci lavori nel periodo invernale. (nel comune di Rovereto), farma- In ogni caso, la considerazione cia, una filiale della Banca Mutua generale è che con un’ora di lavoro Villa - il comune grande Popolare di Rovereto, una Cassa si poteva comprare ben poco: basta Rurale (l’Unione di Consumo e pensare ad un chilo di carne o, peggio Negli anni ’30, Villa Lagarina era Credito), un forno essicatoio per ancora, un chilo di burro e calcolare un comune molto più grande di bozzoli, tre cantine per produzione quanto “salario orario” costano oggi quello attuale: a seguito di decisio- e vendita all’ingrosso di vini, un albergo, una trattoria, un’osteria ed il Dopolavoro, scuola materna, scuola elementare, acquedotto (dal 1911) e illuminazione elettrica (dal 1912), medico, ostetrica e veterina- rio. Ricca e varia anche la presenza di artigiani: 1 ceramista, due calzo- lai, 1 maniscalco, 1 ruotaio, 1 latto- niere, 1 sarto, 2 barbieri, 1 fabbro ed 1 falegname. Al momento della fusione, Villa contava 686 abitanti, Castellano 802, Pedersano 648, Noarna 280, Nogaredo con Brancolino e Molini 740 e Sasso 176; nel paese di Villa vennero censite 47 famiglie con figli in età scolare: 1 con 9, 3 con 8, 2 con 7, 9 con 6, 11 con 5, 12 con 4, 8 con 3 e 1 con 2 (il mito del figlio unico Falegname era ancora lontano, come si vede); 44 Quaderni del Borgoantico 10

ni e una volta e mezzo quella sui fabbricati). Così il Comune di Villa in quell’an- no aveva riscosso Lire 73.708 di sovrimposta sui terreni e L. 10.896 di quella sui fabbricati, ma non basta: il dazio sui consumi (chi si ricorda più di questa imposta che colpiva le merci all’entrata di ogni Comune con i “dazieri” sempre all’erta all’imbocco dei paesi e tutte le traversie tragiche o ridicole per “farla franca”), aveva fruttato oltre 40.000 Lire, seguiva l’impo- sta di famiglia con L. 24.835 e via via con tante altre tasse che ora ci sembrano ridicole (sui bovini L. Il dottor Beniamino Condini al lavoro in ambulatorio 13.973, sulle capre L. 843, sui cani L. 2.085, sulle vetture e domestici nello stesso momento, venivano dere o riflettere) lo stesso Prefetto L. 280, sugli esercizi commerciali censiti, sempre a Villa 40 bovini, 2 chiede di sapere se la macchina da L. 7.042, sulle licenze dei pubblici ovini e 10 caprini (non molto se si scrivere che il Comune ha chiesto di esercizi L. 300 e, dulcis in fundo, pensa che nella frazione di Castella- poter acquistare è di produzione ita- la tassa sulle macchine del caffè no c’erano 160 bovini, 20 ovini e 30 liana o straniera e, in quest’ultimo espresso L. 150). caprini, segno evidente che a Villa caso, quali motivazioni il Comune Cosa facevano a quei tempi gli solo una parte della popolazione era può addurre per giustificare la scelta abitanti di Villa? Abbiamo visto formata da contadini). di un prodotto estero. nella relazione di Galvagnini le Il Comune aveva una superficie La rilevazione del Consiglio Pro- tre categorie: innanzi tutto, ovvia- catastale di 2.670 ettari, di cui uti- vinciale dell’Economia di quell’an- mente, i contadini, poi gli operai lizzati 2.495 (soltanto 880 erano no è molto dettagliata sotto l’aspet- (magari contadini-operai perché però catalogati come agricoli, ben to finanziario: si specifica, infatti, continuavano a curare il picco- 1.427 boschi e foreste e 190 pasco- che su 128 Comuni trentini, solo lo appezzamento di terra nelle li montani); la popolazione all’ini- 51 si possono considerare in buone ore libere dal lavoro in fabbrica zio del 1929 era di 3.442 abitanti condizioni finanziarie, mentre tutti o anche, in altro modo, famiglie e nel corso dell’anno con 82 nati gli altri (Villa è tra questi) sono stati contadine-operaie, quando uno o e 70 morti (emigrati 8 compensati costretti a stabilire delle sovrimpo- più membri della famiglia conta- da altrettanti immigrati) aveva rag- ste sui terreni e sui fabbricati fino dina avevano trovato lavoro nelle giunto al 31.12.1929 il numero di al massimo consentito dalla Legge fabbriche di Rovereto e portando il 3.454 residenti (i matrimoni erano (6 volte l’imposta statale sui terre- loro reddito in famiglia, riuscivano stati 20). Gli impiegati comunali erano sei: 1 Segretario, 2 Applicati e 3 Salariati (una dattaligrafa, un messo comu- nale ed un custode forestale); va detto che subito dopo la fusione, una lettera del Prefetto chiedeva al Sindaco di verificare se tutti gli impiegati erano stati assunti con regolare contratto e, in caso contra- rio, allontanare eventuali “irregola- ri” (che forse avevano approfittato del momento della fusione per cer- care una sistemazione: il problema dei “precari” evidentemente non è esploso nei nostri tempi). Con un’altra lettera dello stesso periodo (che forse ci può far sorri- Schiacciatura con cavallo Quaderni del Borgoantico 10 45

a compensare in parte la penuria no doveva svolgere per il benesse- le raffinatezze; a seconda delle sta- – soprattutto di denaro contante – re della famiglia, all’interno della gioni (ad esempio nel tardo autun- che ha sempre afflitto la famiglia quale c’era anche il proprio benes- no quando si uccideva il maiale) contadina) e poi non pochi “addetti sere e la propria sicurezza. la dieta poteva essere diversa, ma al terziario” come si definirebbero La terra (poca, per lo più, come normalmente molto monotona, adesso: commercianti (Villa è sem- abbiamo visto, ma normalmente visto che si consumava quello che pre stata, come punto focale della di proprietà, magari integrata da c’era (e bisognava evitare che il destra Adige, ben fornita di servizi qualche appezzamento a mezza- cibo andasse a male, visto che non commerciali, dalle osterie alla far- dria), era la base economica su cui esistevano frigoriferi); si mangiava, macia, dai negozi di alimentari alle si reggeva tutto: nella terra c’era in genere, al mattino presto quando macellerie, ecc.) ed addetti ai pub- anche la continuità, la sensazione si andava nei campi, poi il pranzo blici servizi (Posta, Banca, Uffici di stabilità e sicurezza per il futuro (tra le 11 e le 12, spesso consumato Comunali, medici, levatrice, ecc.); ed il legame fortissimo con il pro- sui campi stessi) e poi la cena alla tutto un mondo variegato dal quale prio paese. sera prima di andare a dormire. abbiamo cercato di enucleare due Le condizioni economiche di queste Mosa, crauti, polenta, rape, pata- tipi di famiglia caratteristica del famiglie non erano mai state flori- te, orzo (non solo come farina, ma tempo e cioè quella contadina e de: già nel corso dell’ottocento, il anche - tostato - per fare il caffè) quella operaia, anche perché nelle continuo spezzettamento fondiario erano la base di ogni giorno; rara loro storie ci sembra di poter tro- e l’aumento progressivo della popo- la carne (a parte il maiale, conigli vare più compiutamente la vicenda lazione avevano creato un “precario e galline o qualche pezzo di castra- umana di gran parte della popo- equilibrio” tra risorse e popolazione to, erano le prelibatezze di qualche lazione del nostro paese in quegli cui si era trovato risposta soprattutto giorno di festa); chi aveva qualche anni. nell’emigrazione (stagionale verso i vacca in stalla poteva contare sul Paesi europei dapprima, permanen- latte (se non bisognava venderlo per te e transoceanica poi), ma è chiaro avere qualche soldo) e si produce- Vita da contadini che a fronte della crisi del ’29, come va da solo il burro ed il formaggio; abbiamo visto, chiusa la possibilità frutta, ovviamanete, solo “di sta- Essere contadino negli anni ‘30 (lo dell’emigrazione e crollati i prezzi gione” se si coltivavano uva, mele era da centinaia di anni e sarebbe dei prodotti agricoli (unica fonte di o ciliege; bevanda normale il vino, continuato così fino all’avven- reddito “monetario” della famiglia ma non il nostro “DOC” perché gran to della motorizzazione, dopo la contadina), si dovette forzatamente parte dell’uva doveva essere vendu- seconda guerra mondiale), era contenere i consumi (già modesti) e ta e quindi per la famiglia, si faceva qualcosa di più e di diverso che cercare di produrre tutto quello che il “vin picol” allungando con acqua fare un mestiere come un altro: poteva essere direttamente consu- o addirittura il “terzo vino” usando voleva dire far parte di un modo di mato. solo acqua e le “graspe”. vivere che “guardava indietro”, si I racconti del tempo parlano di una Gnochi, brò brusà, fregoloti, tripe, rifaceva cioè a una serie di abitu- dieta molto semplice e poco varia- tortel, la beca… a noi magari sug- dini, di modi di pensare, di abilità ta: “... avevamo due bestie in casa, geriscono piatti “sfiziosi” da giorni che si erano venute strutturando eravamo autosufficienti perché di festa, ma dobbiamo ricordare durante secoli e che privilegiavano avevamo le patate, i crauti e l’uva… che anche per i nostri nonni erano l’anzianità come fonte del sapere; avevamo il latte e facevamo il for- piatti rari e, soprattutto, non erano non è che non ci fossero modifiche maggio... potevamo vivere senza “conditi” come possiamo fare noi e novità, ma queste avvenivano e si dipendere da nessuno… non come ed accompagnati da contorni vari. diffondevano con grande lentezza. si vive oggi nell’abbondanza, ma E i vestiti? Quello della festa pote- Il modello familiare più diffuso insomma ci arrangiavamo…” va durare una vita (spesso era il era ancora quello della famiglia “… Noi eravamo una famiglia con- “vestito da sposo”), si rattoppava patriarcale: ad un tempo vincolo tadina, papà, mamma, quattro figli quando era necessario e possibil- affettivo e azienda, in cui convivo- nati prima della guerra e quattro mente si passava ai figli. D’inver- no varie generazioni; sotto la guida dopo, poi c’erano due fratelli di no un “tabarro” era un capitale da assoluta di un patriarca abitano mio padre e due sorelle con i figli: conservare con cura. Per il lavoro, anche le famiglie dei figli (maschi) siamo arrivati a trenta, e tutti abita- tela grezza e biancheria di lana per già sposati ed i loro figli: un grup- vamo nello stesso maso, si coltiva- l’inverno o di cotone per l’esta- po sociale molto solido, nel quale va di tutto: vigna, cavaleri, tabac- te (spesso preparata direttamente non sono ammessi individualismi co, zaldo e bestie…” dalle donne di casa) e, ai piedi, le o autonomia personale; la vita, fin Il primo problema era quello di famose “sgalmere”, zoccoli fatti in da piccoli, poteva essere definita riempire lo stomaco, non c’era spa- casa; i bambini, tranne l’inverno, un lavoro responsabile che ognu- zio per la qualità, men che meno per spesso a piedi nudi. 46 Quaderni del Borgoantico 10

L’unico locale riscaldato della casa (a parte la stalla – le mucche fungevano da termosifoni – dove d’inverno ci si trovava per il filò), era la cucina, di solito molto gran- de e dove si svolgeva tutta la vita familiare: si preparava il cibo e si mangiava (spesso gli uomini con il cappello in testa), i bambini gio- cavano e facevano i compiti e le donne (quando non erano in stalla o sui campi) si industriavano a fare le lavandaie, le sarte, le maglieri- ste, le rammendatrici e mille altri lavori; erano sempre le prime ad alzarsi per accendere il fuoco e le ultime ad andare a letto. Con dieta ed abiti di questo genere e soggetti ad una vita di grandi fati- che fisiche (nei campi, nella stalla e in casa si faceva tutto a mano), non c’è da stupirsi che la vita media fosse più breve della nostra: a cominciare dalle donne, prostrate da numerose gravidanze (che spes- so dovevano passare a lavorare nei campi), per continuare con i bam- Impagliatura sedie bini (che ancora piccoli dovevano “partecipare” al lavoro dei grandi), certa “accettazione religiosa” della anziani non venivano emarginati in per tutti la vita era dura e, vista propria esistenza ed a questa ci si “case di riposo” ma rimanevano in anche la difficoltà di curarsi (si conformava; se poi pensiamo che famiglia, spesso in posizione privi- chiamava il medico praticamente solo dieci anni prima c’era stata la legiata, sempre comunque rispetta- solo in pericolo di vita), certamente guerra mondiale con il suo strasci- ti ed accuditi fino alla fine. solo fisici fondamentalmente sani e co di lutti, patimenti, fame e mise- Il ricordo più ricorrente di chi ha robusti, potevano sopravvivere. ria, comprendiamo che i contadini vissuto quel periodo è una certa La crisi acuiva anche la ben nota di Villa degli anni Trenta sapeva- “serena semplicità” che sembra abilità contadina di “arrangiarsi” in no stringere i denti (e la cinghia) avvolgere quegli anni pur con molte attività: “… mia madre con ed accontentarsi di poco. Era una tutte le miserie: effetto del tempo le foglie di granturco ricavava una vita semplice e dura, scandita dal che addolcisce ogni cosa e colora specie di corda con la quale impa- mutare delle stagioni e, con esse, di rosa anche i momenti più neri? gliava sedie, ricavandone qualche dei lavori agricoli, in cui si con- Forse, ma anche, credo, un ritmo soldo o, più spesso, indumenti sumava, quasi senza cambiamenti di vita meno convulso del nostro usati per noi bambini; mio padre avvertibili, la vita di intere gene- che concedeva momenti di pausa e preparava legna da ardere che poi razioni, che nascevano, cresceva- di serenità (i famosi filò nelle stal- d’inverno vendeva a Rovereto in no e morivano sempre nel piccolo le dei mesi invernali, ma anche le cambio di farina gialla e qualche cerchio della casa, dei campi e del serate estive passate sull’aia men- pezzo di formaggio…” paese. tre qualcuno raccontava favole o Una vita “impossibile”? No certa- C’erano anche dei lati positivi, aneddoti (o leggeva qualche pagi- mente, anche se per le abitudini di rispetto ai nostri, che non dobbiamo na di libro), gli adulti aggiustava- oggi sembra inconcepibile; biso- dimenticare; la famiglia patriarca- no attrezzi agricoli o fabbricavano gna ricordare innanzi tutto che “di le, spesso giustamente criticata per sgalmere, le donne lavoravano a quello che non si conosce, non si la rigida gerarchia ed il rispetto dei maglia, ci si scambiava i pette- sente la mancanza” e quindi tutte le ruoli (con i giovani e le donne sem- golezzi del giorno (ma anche le comodità inventate nel dopoguer- pre in posizione subalterna), aveva conoscenze pratiche della vita ed ra non potevano nemmeno essere però una grande coesione interna: una certa “moralità” dei comporta- immaginate; le generazioni passa- i bambini erano accuditi oltre che menti), ed i giovani, magari con la te avevano trasmesso anche una dalle madri, dalle nonne e zie e gli scusa di provare qualche comme- Quaderni del Borgoantico 10 47

diola, cercavano la maniera di farsi vicenda di una donna di Nomi che la scuola? “… ai maestri non è che una discreta “corte”: una sensazio- ricordava come (all’età di dodici interessasse poi molto il non veder- ne concreta di una coesione fami- anni e mezzo) “… quelli che ave- ci, sapevano che noi eravamo in gliare e di comunità paesana che vano veramente bisogno andava- giro a lavorare e che erano i nostri abbiamo perduto. no come me a servizio: mi ricordo genitori a mandarci…” che mio padre ha fatto il contratto Dopo i tredici, quattordici anni, “Per vito e per vestito...” con quel contadino e mi ha man- i maschi di solito rientravano All’interno della famiglia con- dato in cambio di ‘vito e vestito’, in famiglia (il loro lavoro veni- tadina, qualche accenno bisogna queste parole me le ricorderò sem- va quindi considerato “produtti- fare ad un fenomeno molto diffu- pre…” vo”), mentre spesso per le ragazze so – in quei tempi e fino agli anni Questa particolare situazione (dei cominciava una nuova vita, quella ’50 – ma poco studiato, vale a dire giovanissimi – sia maschi che fem- della “serva” nella casa di qualche quello delle giovani donne impie- mine – che prima ancora di com- famiglia “di città” (stranamente, gate come domestiche (le serve di pletare l’obbligo scolastico erano molte intervistate hanno fatto nota- allora, le colf di oggi). impiegati come “faméi” cioè servi re che era molto raro che le figlie Dobbiamo essere grati al grup- agricoli) era abbastanza diffusa degli operai andassero “a servi- po che negli anni tra il 1979 e il anche in Vallagarina, soprattutto in zio” anche se il loro tenore di vita 1990 ha pubblicato in “Materiali periodi di crisi: “… quando il nume- poteva essere inferiore a quello dei di Lavoro” una serie di indagi- ro di coloro che vivevano nella contadini, ma evidentemente c’era ni storiche sulla Vallagarina che stessa casa era superiore alle risorse qualche “vincolo sociale” a fare la si qualificano soprattutto per la disponibili per il loro mantenimen- differenza). particolare ottica centrata sui pro- to, la famiglia spesso adattava la Rovereto, Trento, Verona, Reggio blemi sociali e che si avvalgono propria dimensione… magari non Emilia, Milano, Roma (ma anche soprattutto di interviste ai diret- portavano a casa niente, ma almeno all’estero in Svizzera, Germania e ti interessati: in particolare nel erano fuori a mangiare, o, come si Francia), era un’emigrazione cer- numero 14 del 1981 c’è un’in- diceva, zó da le spése…” tamente di ampie proporzioni ma teressante indagine sul fenome- Il lavoro dei bambini determinava sulla quale non vi sono dati fino no che stiamo esaminando ed ha talvolta la differenza tra sopravvi- agli anni ’50, quando si comincia- per titolo proprio “per vito e per vere e morire di fame e quindi era rono a fare le prime indagini: in vestito”, facendo riferimento alla accettato come un fatto naturale; e quegli anni venne calcolato che le domestiche trentine fossero almeno 7.000 con una provenienza soprat- tutto da Valsugana, Giudicarie, Terragnolo, Cembra, Pinè, Folga- ria; cifre sicuramente inferiori alla realtà, visto che non esisteva alcun obbligo di registrazione da parte dei datori di lavoro. Qui non siamo più al “vito e vesti- to”, certo il lavoro è duro e non vi sono orari, ma c’è da mangiare in abbondanza (è la prima cosa che le domestiche riferiscono a casa) e c’è una paga (negli anni trenta da 50 Lire al mese di Rovereto alle 150 di Milano, anche se bisognerà arrivare al 1974 per vedere il primo Contratto Nazionale di Lavoro), ma c’è soprattutto il contatto con una realtà completamente diversa, paurosa, forse, all’inizio, ma poi stimolante ed arricchente “… se ho imparato qualcosa è stato proprio a Milano, perché quando sono arri- vata, non sapevo neanche leggere le ore dell’orologio… sono par- Stalla con vitelli e donna tita per avere la soddisfazione di 48 Quaderni del Borgoantico 10

te avranno dato ampia sorgente alle Come riportato nel bel volume critiche ed ai pettegolezzi. “Rovereto 1919-1939” (edito nel 2000 a cura del Laboratorio di Storia di Rovereto), già nel 1930 Vita da operai la Confederazione dei Sindacati Fascisti segnalava che “nulla era la Villa Lagarina, come noto, non ricerca di manodopera nelle indu- aveva allora alcuna struttura che strie”, dal momento che la Serica, potesse definirsi “industriale”, ma la Scac, le Fonderie S. Giorgio, le la vicinanza a Rovereto (da decen- Officine Ferroviarie, il Nastrificio, ni il “polo” industriale del Trenti- la Fellemberg e la Montecatini no), consentiva ad un buon numero lavorano ad orario ridotto, men- di “vilani” di trovare lavoro nelle tre la fabbrica di birra Maffei, il industrie vicine; un’inchiesta del Nastrificio Kargl e le Cantine Riu- Comune di Rovereto del 1929 nite hanno chiuso la loro attività. rileva che su quasi 5.000 operai La Manifattura Tabacchi passò da impiegati nelle industrie cittadine, 1.028 operai (1929) a 800 (1935), solo meno di 2.000 risiedono nel la Montecatini da 600 (1931) a 464 Comune di Rovereto (questa stati- (1934) e l’industria tessile rovere- Manifattura stica era stata fatta per dimostrare tana, nel suo complesso, dimezzò quanto il Comune fosse “squili- gli occupati tra il 1927 e il 1935. guadagnare qualcosa alla fine del brato” sotto l’aspetto fiscale, non In una situazione del genere (e con mese e anche per girare… è stata avendo alcuna entrata da questi l’aggravante che gli scioperi erano una scelta di libertà anche…”. In operai “del contado”). vietati per legge ed il Sindacato genere erano le prime del paese che Il problema delle famiglie operaie fascista – unico consentito – non poi trovavano il lavoro per altre, negli anni ’30 (spesso entrambi i brillava certo per combattività), era oppure era il parroco o il Comune: coniugi erano operai, vista la pre- evidente che chi aveva un lavoro lo il passa parola funzionava allora senza di numerose aziende – Mani- teneva a qualsiasi costo ed infatti come ora tra gli immigrati. fattura Tabacchi e Cotonificio in salari e condizioni di lavoro peg- Due aspetti dunque emergono da primis – con manodopera preva- giorarono sensibilmente: nel 1927 queste indagini: il motivo economi- lentemente femminile) è costituito un operaio meccanico di I catego- co (e quindi il sostegno alle fami- sostanzialmente da un ridursi dei ria, guadagnava 3 lire all’ora ed glie rimaste nel paese) e la scoperta salari e dallo spettro della disoccu- un’operaia dello stesso livello lire delle “novità e libertà” che queste pazione. 1,10; una tessile di I categoria lire ragazze trovano in città:”… névem zó poiate e vegnìvem su galine…” bellissima espressione che spiega il cambiamento di mentalità, di capacità, di valutazione di sé stes- se che usciva da questa esperienza: da povere “poiate” spaurite a “gali- ne” che sanno il fatto loro e sono in grado di difendersi. Cosa avrà voluto dire per una di queste donne ritornare nel loro ambiente paesano dopo 10, 15 o 20 anni di lavoro in città? Molte si sposavano in città e non vole- vano più tornare ad una vita non solo economicamente grama, ma soprattutto incentrata su rappor- ti familiari molto severi (il padre/ marito veramente padrone), ma anche rapporti sociali rigidi e sta- tici in cui le abitudini di parziale “libertà” acquisite in città (siamo sempre negli anni ’30), sicuramen- Giovane apprendista Quaderni del Borgoantico 10 49

1,20 ed un bracciante agricolo L. vano di qualcosa, ma se uno non famiglia operaia allora stesse peg- 1,55 (se donna da L 0,66 a 0,77); aveva niente, era anche denutrito, gio di una famiglia contadina…” nel 1935 il Comune di Rovereto non aveva neanche la forza per Paesani (quindi contadini-operai calcolò che i salari reali (compre- resistere a quel lavoro…” che si accontentavano di salari più sa quindi la riduzione del costo Un’operaia della Manifattura: “In bassi per integrare il reddito agri- della vita) si erano ridotti del 25% fabbrica c’era un sistema disci- colo), donne, ragazzi e ragazze costringendo la popolazione ope- plinare molto rigido: quando un divennero protagonisti involontari raia ad una drastica riduzione dei superiore dava un ordine, bisogna- di una riconversione industriale consumi alimentari (la principale va rispondere “sissignore” senza imposta (col ricatto della disoccu- voce di spesa seguita poi dall’affit- discutere. I ritmi di lavorazione pazione) allo scopo di diminuire to di casa) a livelli che mettevano erano estenuanti e misurati da un il costo del lavoro estendendo la in serio pericolo la salute. cottimo altissimo, al mattino ci giornata lavorativa: la disponibi- Una relazione di fonte Confindu- davano tanto peso di tabacco per lità di abbondante manodopera, la stria del 1937 (quindi già posteriore fare l’interno dei sigari e tanto per connivenza dei sindacati e delle al periodo più difficile della crisi) fare la copertina e non si doveva autorità pubbliche, resero possibi- rileva che il salario medio di un avanzare niente. Per arrivare a fare le una pressione fin allora ritenuta operaio (Lire 300) è assolutamente il cottimo bisognava fare 750 sigari impensabile. insufficiente per il mantenimento al giorno, 25 ogni quarto d’ora… di una famiglia che abbia più di era una guerra contro il tempo… la quattro componenti e che è quindi paga era di 5 Lire al giorno, ma se La scuola necessario che anche la moglie (o non arrivavi al cottimo ne perdevi un altro componente della fami- 1 o 2… pensate che un paio di scar- A Villa, come abbiamo visto, c’era glia) lavori. pe costavano 35 Lire.” la scuola materna e quella elemen- Ricorda una giovane operaia tes- Ed un’altra terribile testimonian- tare: l’Asilo (intitolato a Giobatta e sile di allora: “Mio padre, mia za di un operaio, padre di sei figli, Rosa Riolfatti) era allora sistemato madre, io e la mia sorella maggiore rimasto disoccupato che scrive al nella casa di Zandonai Severino al lavoravamo in fabbrica… finché Sindaco per un sussidio: “… solo numero civico 102 (la “villa” pres- sono rimasta in casa ‘ghe névem la figlia maggiore di 16 anni, lavo- so la Madòna mòra) ed era tenuto fóra’ con quello che prendevamo, ra al Cotonificio 3 giorni alla set- dalla “signorina Maestra Pedrotti non era che avanzassimo niente… timana con una paga appena suffi- Viola” come ci informa l’avviso di si portava tutto in casa, ma, a dir ciente a mantenere essa sola. Con apertura delle iscrizioni per l’an- la verità non arrivavano neanche questo io, mia moglie e gli altri no scolastico 1929-30; possono in casa perché servivano a pagare figli dobbiamo vivere; molte volte venir iscritti i bambini (di Villa e di quello che avevamo già comperato si devono saltare i pasti e i fratel- Nogaredo) che abbiano compiuto i e mangiato durante il mese… certo li minori si devono privare anche 3 anni; la tassa annua è di Lire 5 che era magra e oltre al lavoro di di un pezzo di pane per consentire e la tassa di frequenza di Lire 3 al fabbrica non si faceva altro perché alla sorella di mangiare abbastanza mese. si arrivava alla sera stanchi morti, per avere la forza di andare in fab- La scuola elementare (con le famo- qualche volta si dovevano fare brica…”. se 8 classi – le cui ultime 3 erano anche due turni filati, sedici ore, “… ero ragazzino e, tornando poco più che un “parcheggio” o andavo la mattina alle sei e tornavo da scuola, passavo in fondo alla una ripetizione della classe quin- alle 10 di sera…”. Caserma del Follone; all’ora del ta, per portare i ragazzi ai 14 anni Un’altra operaia del Cotonificio rancio molte persone aspettavano canonici necessari per entrare nel Pirelli (il Piave come veniva chia- in fila e in silenzio; gli avanzi della mondo del lavoro), era diretta in mato): “... dove lavoravo io c’era pasta, sul fondo delle marmitte, quegli anni dal maestro-fiduciario molta umidità perché dall’alto venivano distribuiti tra di loro: un Mario Deflorian di cui abbiamo spruzzavano acqua sul cotone se soldato con un mestolo versava la trovato un’abbondante corrispon- no si seccava e spezzava… era pasta in vasi di latta della conserva denza con il Comune; si tratta di sempre bagnato per terra e la pren- con un manico di fil di ferro, allun- cose “minime” se viste con i nostri devi anche sulle spalle… molti si gati attraverso la sbarre del cancel- occhi, ma che danno il senso della ammalavano… anch’io ho preso lo…” vita di allora. la pleurite… in fabbrica c’era il E se, come abbiamo visto sopra, Cominciamo con il problema dei medico: una pastiglia e via… e poi le condizioni di vita dei contadini libri di testo e dei quaderni; sono ti veniva la tubercolosi…” erano dure, ecco un’ultima testi- molte le famiglie che scrivono al Ed un altro: “… In Montecatini ci monianza: “… Noi come contadini, maestro (che poi le gira al Comune) volevano sforzi fisici… gente che abbiamo sempre avuto l’occorren- richieste di sostegno: “… l’umile erano anche contadini e si nutri- te per mangiare… io penso che una sottoscritto prega caldamente l’Il- 50 Quaderni del Borgoantico 10

Forse quello dell’accattonaggio infantile non era un problema di Villa, ma quello del lavoro dei bambini certamente si: se erano figli di contadini dovevano alzarsi all’alba per aiutare nella stalla e, prima della scuola, fare il giro delle case a consegnare il latte; non c’è da stupirsi se poi – come scrive una maestra – non si riesce non solo a tenerli attenti, ma spesso nemmeno svegli, stanchi come sono. Il problema dei figli degli operai è invece quello della fame: spesso arri- vano a scuola senza colazione e con il dubbio di trovare qualcosa anche Scuola per il pranzo; le condizioni comples- sive di questa parte di scolari sono lustrissimo signor Commissario poveri e 13 orfani o figli di invali- molto preoccupanti se come rileva- Prefettizio (in attesa della nomina di: a tutti questi, pagella gratis! va il medico condotto di Rovereto del Podestà, il Comune era retto Tutte queste ci sembrano “facezie” Beniamino Condini “… il 20% degli da un Commissario nella persona che nascondono però il vero proble- scolari presenta anomalie fisiche cer- del rag. Dalbosco Lodovico), acciò ma della scuola di quegli anni: la tamente dovute a denutrizione…” e volesse concedere gratuitamente i difficoltà di fare opera educativa in chiedeva uno stanziamento a favore libri…” “… sicome mi trovo nella un mondo così oppresso dalla mise- della “refezione scolastica” (riserva- più completta impossibilità di prov- ria dove – come viene riportato in ta ai bambini più bisognosi), anche vedere a mio figlio i libri…” “… si molte relazioni dei maestri di Rove- a costo di diminuire quello previsto degnasse di concedere al proprio reto – i bambini vengono impiegati per le colonie marine e montane, così figlio i libri e i quaderni…”. Alla in lavori domestici, ma spesso anche propagandate dal Regime (“... sono fine il Comune concede i libri e i in lavori extra-domestici o peggio utili, ma se poi per gli altri undici quaderni gratuiti (“… però il stret- nell’accattonaggio: “… i genitori mesi dell’anno il bambino non ha da to necessario...”) a 12 scolari di non hanno lavoro perciò mancano mangiare…”). Villa. persino del cibo; fanno due pasti Il 20% !!! Un bambino ogni 5 !!! Poco dopo c’è il problema delle al giorno, mangiando minestrone Forse a Villa la percentuale non sarà “maglie regolamentari dell’Opera allungato o polenta e verdura senza stata così alta, visto il gran numero Nazionale Balilla”, necessarie per condimento; molti fanno mancare i di contadini, ma resta comunque partecipare al “convegno di gin- figli da scuola per mandarli per cari- un dato terribile, da Terzo Mondo, nastica”; il maestro segnala che tà sulle vie o nelle case…”. vorremmo dire. malgrado la continua propaganda fatta presso le famiglie, ci sono ancora 60 “alunni poveri” che ne sono sprovvisti ed il costo (Lire 6 cadauna) è troppo pesante: anche questa volta il Comune, dopo un po’ di tira-molla, cede e concede. Altra “grana” del maestro Deflo- rian: la pagella per ogni alunno costa 5 Lire ed anche qui ci sono le famiglie povere che non sono in grado di pagare; il Comune chie- de lumi al Prefetto di Trento che risponde: la pagella è gratuita per gli orfani di guerra e dei figli di invalidi di guerra e del lavoro, per i poveri ci pensi il Comune. Segue elenco (redatto dal Segretario Comunale) che enumera 13 alunni Mensa scolastica Quaderni del Borgoantico 10 51

E allora proviamo anche noi ad ressano, nella carica di presidente cui la Congregazione dovette subi- entrare in una di queste classi delle si sono alternati Scrinzi Enrico, re una perdita consistente di circa elementari di Villa (magari insieme Berti Giovanni, Baroni Vigilio e 40.000 Lire, con l’ovvio strascico al maestro Deflorian che accompa- Curti Elio (quest’ultimo divente- di indagini del Prefetto alla ricerca gna il medico condotto dott. Scrin- rà nel 1935 presidente dell’ECA dei colpevoli di una “speculazione zi alla visita annuale di controllo) e quando questo sostituirà la Con- finanziaria” assolutamente vietata cerchiamo, anche noi negli occhi di gregazione). dallo Statuto della Congregazione questi 30-35 o 40 bambini lo sguar- Il Comune, oltre che intervenire e numerose lettere dei vari Presi- do della fatica, della fame, della direttamente nella scelta del pre- denti e “patroni” che o “si chiama- stanchezza e ricordiamo che sono sidente e dei “patroni”, sosteneva no fuori” o “non potevano sapere” gli occhi dei nostri genitori e dei finanziariamente la Congregazio- o incolpano la banca che non ha nostri nonni, delle persone care che ne (e poi l’ECA) con un contributo dato le informazioni corrette (nien- ci hanno seguito durante la nostra annuale che nel 1929 era di Lire te di nuovo sotto il sole, dunque, vita e pensiamo con gratitudine a 17.000 e negli anni successivi dimi- sembra di leggere le cronache dei tutto il bene che ci hanno trasmes- nuirà fino a Lire 13.000 (malgrado nostri giorni). so e lasciato, malgrado le terribili le rimostranze della Congregazio- Questa grossa perdita mise in crisi prove che hanno dovuto affrontare ne che, ovviamente, si trovava tra l’equilibrio finanziario della Con- fin dalla prima infanzia. l’incudine della miseria dilagante gregazione, tanto che nei mesi suc- ed il martello delle risorse sempre cessivi si aprì un lungo contenzioso minori). con l’Ospedale Ricovero di Nomi “… Chiedo perdono se oso…”: Le maggiori risorse, la Congre- che, a fronte di un debito di oltre la Congregazione di Carità gazione le ricavava dalla gestione 42.000 Lire, scriveva alla Congre- del patrimonio (terreni agricoli gazione che non avrebbe più accet- In questo quadro di diffusa mise- dati in affitto, case di abitazione tato ricoveri mandati dalla Congre- ria ci sembra doveroso un accenno egualmente affittate e denaro dato gazione di Villa, minacciando anzi alla Congregazione di Carità, l’En- in prestito o depositato in banca); di dimettere forzatamente anche te che in quegli anni – prima della il primo obiettivo dei gestori era quelli già ricoverati. costituzione dell’Ente Comunale quello di mantenere l’integrità di Esaminando le carte del periodo, di Assistanza ECA – era incaricato questo patrimonio (o possibilmen- saltano subito all’occhio alcune dal Comune degli interventi assi- te aumentarlo), destinando all’as- direttrici di fondo: da un lato le stenziali e caritatevoli. sistenza solo “i frutti” che matura- rendite diminuiscono, non solo La Congregazione di Carità era vano anno per anno; in effetti, nel il contributo del Comune, come stata costituita in tutti i Comuni 1929 il patrimonio complessivo abbiamo visto, ma anche gli affitti durante il dominio napoleonico per veniva valutato a bilancio in L. delle case e dei terreni (i contadini raggruppare in un unico Ente (con- 113.306, che salivano a 148.279 si lamentano sia del calo dei prez- trollato direttamente dal Comune nel 1930 per scendere leggermente zi della produzione agricola, sia stesso) tutti gli Enti Assistenzia- a 147.597 nel 1931 e calare vistosa- di malattie come la filossera della li, i Fondi, i Legati e i Lasciti che mente a L. 111.578 nel 1934 (man- vite o di eventi atmosferici come nel tempo erano stati costituiti e cano i bilanci del 1932 e 1933) e la siccità e la grandinata: insomma che avevano ciascuno una propria mantenersi su questa cifra negli non si riesce a pagare e la Congre- gestione (normalmente affidata alla anni successivi. gazione nel 1934 delibera quasi un Chiesa o ad altri Enti religiosi). Va detto subito che il vistoso calo dimezzamento dei canoni mentre Così, anche a Villa, la Congrega- evidenziato nel 1934 non dipende gli affittuari delle abitazioni fanno zione di Carità gestiva il patrimo- da “improvvisa generosità” verso i notare che con la crisi economi- nio di numerose entità: dal vecchio poveri del paese (i sussidi – malgra- ca, tutti i prezzi sono calati, anche Monte di Pietà alle Fondazioni do l’acuirsi della crisi e l’aumen- gli affitti e la Congregazione deve Lodron, da singoli Legati testamen- tare esponenziale delle richieste adattarsi), ma la cosa più impres- tari che prevedevano o il manteni- – si mantengono sostanzialmente sionante è l’aumento delle lettere mento di orfani o la costituzione di costanti nel periodo e riguardano di richiesta di assistenza, meglio dote per il matrimonio di ragazze una ventina di famiglie), ma dal sarebbe dire le suppliche. povere, o l’assistenza agli infermi fatto che la Congregazione venne È questa la parte che va al di là delle poveri e così via. coinvolta nel fallimento della fredde cifre e prende veramente il La struttura di questo Ente era for- Banca del Trentino Alto Adige cuore: tante lettere in cui oltre alle mata da un Presidente ed alcuni presso la quale era stato fatto un frasi di prammatica (… mi rivolgo “patroni” che annualmente davano deposito di titoli di Stato che all’at- a questa Lodevole Congregazione conto al Comune della loro ammi- to pratico si rilevò poi un contratto ... confido che la mia umile sup- nistrazione; negli anni che ci inte- di vendita dei titoli “a premio” per plica verrà accolta..), traspare la 52 Quaderni del Borgoantico 10

disperazione di tante persone che perso il lavoro… chiedo umilmente furto di pesce da un allevamento si trovano veramente alla miseria a questa Lodevole Congregazione, di trote di Rovereto), o i ripetuti ed alla fame. di essere messo al Ricovero… lamenti sui troppi bambini che si … chiedo perdono se oso inviare … nella mia lunga vita di lavo- assentano frequentemente dalla questa mia supplica, ma trovando- ro non avrei mai pensato di poter scuola perché “usati” dai genitori mi in estremi bisogni… giungere a tanta miseria… in lavori o domestici o rurali. … ho sei mesi di affitto da paga- E così avanti per lettere e lettere, La “Relazione Statistica Provin- re, sono vecchio e lavoro non se tutte eguali e tutte diverse, uno ciale per il 1932” è costretta a ne trova da nessuna parte essendo spaccato tragico degli anni trenta segnalare “… l’aumento dei delit- anni assai miseri… (la Congrega- anche qui a Villa, perché queste ti contro la proprietà… a seguito zione risponde che il suo compito “grida di dolore” non vengono da della disoccupazione e del disagio non è quello di trovare lavoro ai un Terzo Mondo lontano, ma dal economico attuali...”; in effetti disoccupati e che quindi si rivolga nostro paese, dalla nostra gente, anche isolando l’attenzione ai soli altrove). sono solo di settant’anni fa, qual- processi tenuti a Rovereto per con- … spero almeno di ricevere un cuno di noi, forse, le ha viste scri- trabbando di tabacco, vino o grap- poco di legna per la stagione inver- vere da una mamma o un papà pa (tipiche “devianze” da miseria), nale… disperati. si nota come di 122 che si tennero … sola con due bambini di 6 e 2 dal 1923 al 1939, ben 88 (quindi anni, non so più in che modo prov- oltre due terzi) vennero celebrati vedere al sostentamento di queste Povertà e devianza tra il 1932 e il 1937. creature e a quale Santo votarsi per Anche a Villa in quegli anni si assi- non vederle languire di fame… (la Dunque miseria diffusa nel mondo ste ad un aumento di piccoli reati, Congregazione concede un sussi- operaio e contadino degli anni ’30, in particolare contro il patrimo- dio di 20 Lire mensili, ma solo per con alcuni fenomeni sociali che da nio pubblico formato dai boschi: sei mesi, e poi…?) marginali diventavano importanti sono numerosissime le “Ordinan- … se la mia povera figlia avesse e preoccupanti anche per le auto- ze penali” segnalate dalla Milizia potuto continuare a lavorare, non rità: nel 1932, ad esempio, si notò Forestale al Comune (e da questo sarei mai giunta a questo passo, un forte aumento di “lavoro nero”, diligentemente raccolte ed archi- ma oggi purtroppo non mi rimane effetto di molti operai rimasti viate), con le quali si colpiscono altra via per non vedermi morire di disoccupati che si improvvisavano individui (soprattutto giovani e fame… “artigiani”, ma anche la scoperta di giovanissimi) sorpresi a danneg- … da mesi vivo a carico del mio una delinquenza minorile (come la giare il bosco. figliolo che fatica già tanto a man- “banda” formata da ragazzi dagli … per aver tagliato una pianta di tenere la propria famiglia ed ora ha 11 ai 14 anni accusata nel 1931 di tremoli, condannato a Lire 5 di ammenda o 12 ore di arresto… … condannato a Lire 20 (o due giorni di carcere) per aver pasco- lato 4 bovini nel bosco con novel- lame… … per aver asportato 12 piantine di larice dal vivaio, si condanna a Lire 20 di multa o 2 giorni di car- cere… … pigliava uccelletti con 6 bac- chette vischiate, si condanna a Lire 20 di multa o 2 giorni di arresto… … sorpreso a tagliare una pianta di nocciolo, si condanna a Lire 15 di multa o 36 ore di arresto… E via di questo passo! Due riflessio- ni: da un lato ci chiediamo quante di queste multe saranno state paga- te in contanti o quante invece con gli arresti (5 Lire rappresentavano la paga giornaliera di un dipen- dente della Manifattura Tabacchi, Pranzo familiare facile immaginare che un dispera- Quaderni del Borgoantico 10 53

colosi (6,18%) ed i tumori (circa il 6%). Un altro segnale preoccupante – stavolta riferito agli anni trenta – è quello riguardante la mortali- tà infantile: a fronte di un numero di nascite che dalle 378 del 1929 arriva alle 376 del 1939 (con la punta massima dei 477 del 1936), il tasso di mortalità nel primo anno di vita che era dell’8,99 all’inizio del periodo, diminuisce fino al 3,01 del 1932, per poi risalire fino all’11,73 del 1938 e ridiscendere al 7,98 del 1939. Un decennio difficile anche sotto questo aspetto, dunque, e questo malgrado le realizzazioni pratiche del Regime nel campo della pro- tezione della maternità e dell’in- Giovane apprendista fanzia (d’altra parte ampiamente “sbandierate” con ogni mezzo); to costretto a rubare una pianta di Malnutrizione, lavoro minorile, era stata emanata una legislazione nocciolo, ben difficilmente avrà case spesso malsane, umide, poco molto avanzata (anche se spesso avuto la possibilità di pagare); soleggiate, talvolta sovraffollate, non applicata) ed erano state aperte dall’altra, anche da questi piccolis- tanti ingredienti di una situazione le “Case della Madre e del Bam- simi episodi, salta all’occhio come che portava facilmente alla malat- bino” che fungevano da dispensari era più facile colpire con severità la tia e spesso alla morte: dai dati pediatrici gratuiti; una di queste devianza (soprattutto se miserabile dell’Ospedale di Rovereto, risulta aveva iniziato ad operare anche a come quella che abbiamo descrit- che negli anni tra il 1919 ed il 1939 Rovereto e, nel 1929, il Commissa- to), che comprendere che questa l’età media dei deceduti (in ospe- rio Prefettizio di Villa è orgoglioso non nasceva da cattiveria o mala- dale) era di anni 49,72, mentre per di annunciare che anche le madri nimo, ma solo da una miseria senza le cause, erano in testa le cardiopa- del nostro Comune potranno utiliz- speranza. tie (11,58%), la senilità (10,92%), zare questo nuovo servizio. l’emoraggia cerebrale (7,45%) la broncopolmonite (7,11%), la tuber- Lavoro minorile e malattia

Anche il lavoro minorile assu- meva proporzioni allarmanti (nel solo 1935, sempre a Rovereto, su richiesta degli industriali e con l’appoggio del Comune che chiese una deroga all’Ufficio del Lavo- ro, furono rilasciati 171 libretti di lavoro a “fanciulli e fanciul- le” dai 12 ai 15 anni – che quindi avrebbero dovuto essere ancora a scuola – 111 femmine impiegate nel settore tessile e 60 maschi in quello metalmeccanico), mentre i dati relativi al consumo di carne (che nel dopoguerra avevano con- tinuato a crescere fino al 1926), continuarono a diminuire fino al 1937, segnale non equivoco di impoverimento generale. Nido della manifattura 54 Quaderni del Borgoantico 10

Conclusione carico di insidie ed ecco quindi Vorrei terminare con una poesia perché abbiamo voluto descrive- perché credo che in questa forma Abbiamo cercato di tratteggiare la re – o almeno cercare di farlo – d’arte (come nella pittura o nella vita di chi viveva a Villa Lagarina l’ambiente economico e sociale di musica) ci sia l’incredibile capa- durante gli anni ’30: nostalgia? quegli anni, sperando che questo cità di sintesi, di concentrare in angoscia? commiserazione? invi- possa aiutare le nuove generazio- poche righe (come in un quadro dia? Ognuno può trovare in queste ni a guardare a quei periodi ed a o in poche note musicali) qualche pagine motivo di riflessione; quel- quelle persone con grande rispetto cosa di più e di meglio delle molte lo che a noi importava era cercare e, speriamo, con un poco di parte- parole spese fin qui: la poesia di salvare dall’oblio non i grandi cipazione e commozione. (quando è vera) insieme al cervel- avvenimenti di quel tempo, ma la Una volta le “memorie” scritte lo tocca il nostro cuore, pensiero vita semplice, di ogni giorno, della erano quelle dei personaggi impor- e sentimento diventano tutt’uno gente qualsiasi. tanti o di fatti memorabili, perché la ed entriamo veramente in sintonia gente comune sembrava non avere con l’autore. C’è infatti un fenomeno abbastan- storia, visto che la vita si ripeteva Silvano Forti, un poeta dialettale za diffuso nei nostri giorni ed è quasi uguale per decenni interi ed trentino nato nel 1927 a Romagna- quello della “perdita della memo- il ciclo della vita di una persona no da una povera famiglia conta- ria”: abbiamo tutti gli strumen- poteva rispecchiarsi in quello dei dina, ha recentemente pubblicato ti tecnologici per “fissare” ogni suoi genitori o dei suoi figli senza questa composizione che ricorda momento della vita, ma stiamo sostanziali cambiamenti, ma noi (anche nel titolo) la dura realtà del perdendo l’abitudine a ricordare abbiamo vissuto in questi ultimi 1936 quando perse il padre e si quello che era successo solo ieri, settantanni un tale rivolgimento trovò – bambino di 9 anni – a cer- ai nostri genitori o ai nostri nonni, della vita di ogni giorno che vera- care di essere di aiuto alla madre ed senza riflettere che è dalla loro mente ci è parso importante “fer- ai tre fratellini più piccoli, affron- vita, dalle loro esperienze, dalle mare” quei tempi, prima che i testi- tando, giorno per giorno, le durezze loro fatiche, che vengono il nostro moni spariscano e di quel mondo di una vita che “non faceva sconti” benessere ed anche i nostri proble- rimanga solamente la fotografia a nessuno e che gli oltre 70 anni mi di oggi. ingiallita di due nonni, impacciati trascorsi non riescono a cancellare Ci siamo resi conto, anche, che è davanti all’obiettivo, il giorno del perché solo chi non ha vissuto que- quasi impossibile – raccontando loro matrimonio. gli anni può chiamarli “destrani”. un singolo episodio – farne com- prendere veramente l’essenza a chi non lo ha vissuto: troppo difficile Sgrébeni del ‘36 Traduzione letterale costruire in poche parole tutto il Quei che i à magnà la sé Campi sassosi del ’36 contesto che da solo può rendere sui sgrébeni del ‘36 Quelli che hanno mangiato la sete compiutamente lo stato d’animo, tra le predare / sui campi sassosi del ’36 / tra le la meraviglia davanti alle novità amare, pietraie / amare, / calpestando la o la paura di un domani sempre tripolando la furia del sol furia del sole / e la rabbia dei ser- e la rabia dei bissi, penti, / con le braccia in croce per coi brazzi ‘n cros per aria a aria a sbrogliare / il vento tra le per- desgartiar gole / attorcigliate, con un vimine el vènt entrà le pèrgole in bocca / da mordere e succhia- entortolade, con na stròpa en boca re / per soffocare le bestemmie; da morder e ciuciar / quelli che hanno ammazzato la per stofegar biasteme; sete / sui campi sassosi del ’36 / quei che i à copà la sé con una borraccia d’acqua / fredda sui sgrébeni del ‘36 di ruscello, stemperata dall’aceto / con na ciùtera de aqua forse potrebbero dirti / come era e freda de roza, rota da l’asé, come è adesso / la vita. Però mai forse i poderìa dirte / potrai capire / l’agonia di quegli come la era e come l’èi adès anni / disperati, / che coloro che la vita. Però mai non sanno chiamano nostalgia. te capirai l’agonia de quei ani disperadi che quei che no sa i ghe ciama Nonna con gatto destrani Quaderni del Borgoantico 10 55

Contadini e mezzadri a Villa: razza pressoché estinta

di Antonio Passerini

Una foto del 1986 con le mucche dei fratelli Zanini è già diventata “storica”

Quando nell’estate del 1986 foto- grafai la stalla della famiglia Zani- ni, al piano terra della casa da loro abitata, situata tutta sola tra il campo sportivo e la cartiera, per un servi- zio pubblicato poi sul quotidiano “Aldo Adige”, non ho pensato che stavo scattando un’immagine “sto- rica” per Villa Lagarina. Quella infatti è stata l’ultima stalla in atti- vità nell’“antico borgo” e quelle quattro mucche sono state gli ulti- mi esemplari dei preziosi mammi- feri che lungo i secoli hanno costi- tuito una ricchezza e un’ancora di salvezza per quasi tutte le famiglie dei contadini. Da sin., Lino e Mario Zanini nella loro stalla nel 1986 Sulla foto vediamo tra le mucche i due fratelli Lino e Mario Zani- ni. Lino è morto da qualche anno, Mario invece è ancora molto in gamba. La famiglia Zanini provie- ne da Borghetto. Nel 1911 (dun- que quasi cento anni fa) il papà di Lino e Mario si trasferì a Sacco per lavorare presso il Baron Todeschi. Lì conobbe l’amministratore del barone, il quale propose a Zani- ni di trasferirsi a Cesuino (allora in parte compreso nel comune di Pedersano e in parte in quello di Pomarolo), sempre per lavorare le campagne Todeschi. Fu trovato un accordo (c’era di mezzo anche il matrimonio), e così il giovane Zanini iniziò la vita di “manente”. In sostanza egli lavorava la campa- gna del barone, ricevendo l’allog- gio ed una paga mensile. Il Baron Todeschi possedeva a Cesuino 56 etteri tra campagna e boschi e per lui lavoravano 12 famiglie. Agli Anno 1967. Si inizia a preparare il terreno per la cartiera. Al centro, verso il bordo sinisitro, inizi degli anni Sessanta i fratelli è evidenziata la casa-maso abitata dalla famiglia Zanini 56 Quaderni del Borgoantico 10

Zanini si spostarono a Villa, a fare lo esibivano gratis, allora, purché i conti con la limitatezza dei terreni i mezzadri per le “Libere” (le sorel- i prati venissero falciati”, dice coltivabili sul territorio comunale le Libera, Caterina, Maria Teresa e Mario), furono invece vendute nel (non ne parliamo di quanti ne sono Margherita) lavorando la “cesura” 1988 allorché Mario dovette subire rimasti oggi!, anzi sì, ne facciamo i cui terreni saranno occupati poco una seria operazione. cenno più avanti). Ciononostan- tempo dopo quasi totalmente dalla te l’agricoltura è stata, soprattut- cartiera e andando ad abitare nella Oggi quell’immagine delle quat- to negli ultimi due decenni del casa-maso che si trovava in quel- tro mucche risulta particolarmente “tempo dell’Austria” fino allo la campagna. Già nel 1963 infatti preziosa nel parlare, in linea gene- scoppio della guerra (1890-1914), iniziò l’iter per l’acquisizione della rale e senza particolari pretese, di un settore importante quantomeno grande area (oltre 43.000 metri contadini (proprietari e mezza- per la produzione di uva (mosto, quadri) sulla quale sorse negli anni dri) presenti a Villa nel secondo vino...). È stato però un settore seguenti la fabbrica. (Notizie detta- dopoguerra. (Riguardo al periodo che ha occupato una parte limita- gliate sulla nascita della cartiera di tra le due guerre si veda in questo ta della popolazione, a differenza Villa si trovano nel n. 9 dei “Qua- “Quaderno” il contributo di Gianni di quanto succedeva a Pedersano derni del Borgoantico). Anche la Bezzi). e Castellano, tanto per rimanere casa e i terreni rimasti a coltivazio- Perché i contadini? Nel “Quader- entro i confini dell’attuale comune ne, sempre con contratto di mezza- no” dello scorso anno (n. 9) abbia- di Villa, dove la quasi totalità della dria, passarono in proprietà della mo raccolto notizie e immagini gente era contadina. cartiera (e nella cartiera Mario andò degli esercizi commerciali e delle anche a lavorare) e lo sono anche attività artigianali presenti nell’ul- oggi, anche se ai Zanini (a Mario timo secolo nel centro storico. Un breve sguardo al passato: e alla vedova del fratello Lino) è Abbiamo fatto cenno anche alle tanti contadini e servi nel 1773 rimasto il diritto di abitarvi finché attività di professionisti. Questa campano. Nel novembre del 1965 volta dedichiamo un po’ di atten- Per dare brevemente riscontro (erano iniziati gli sbancamenti per zione al mondo rurale, in modo da dell’importanza del commercio la cartiera) la casa subì gravi danni “chiudere il cerchio”. dell’uva e dei suoi derivati per a causa di un incendio, e le muc- Dall’analisi dei dati storici dispo- Villa e la Destra Adige, ricordia- che di allora trovarono ospitalità nibili emerge che il settore terzia- mo che agli inizi del Novecento, nella casa dei Gobàti, nel centro rio (quello dei “servizi”) è sempre su sollecitazione della “Delega- del borgo. Le quattro mucche della stato particolarmente forte a Villa, zione del ponte” guidata dal baro- fotografia, che venivano mantenu- centro principale della Destra ne Francesco Moll capocomune te con il fieno che si poteva fare in Adige, soprattutto a partire dal di Villa e Nomi, furono costruiti abbondanza a Torano, in Cimana e 1880 circa. presso la stazione ferroviaria di in altri luoghi della montagna (“Te L’agricoltura invece ha dovuto fare Villa magazzini-depositi proprio a questo scopo. La “Delegazione del ponte” era un organismo che rap- presentava i comuni della Destra Adige che gravitavano sul ponte di Villa per attraversare il fiume Adige. Era stata costituita nel 1844 per la costruzione del primo ponte, (1845-46), e poi per la sua gestio- ne e per la manutenzione delle vie di accesso al ponte stesso sulla sponda destra, ed era stata presie- duta fin dall’inizio da Giuseppe Moll, figlio del celebre Sigismon- do, membro (Giuseppe) negli anni Settanta della sezione di Trento del Consiglio provinciale d’agricoltu- ra del Tirolo, e poi da suo figlio, il citato Francesco. Dati e notizie sulla “Delegazio- ne del ponte”, sulla costruzione del primo ponte di Villa e sugli Anno 1875. Diploma di premio per una “manza” dei baroni Moll altri ponti che si sono succedu- Quaderni del Borgoantico 10 57

Nella parte bassa, a sinistra, la località Quarta ti nel tempo, si possono trovare re, 1 costruttore di botti, 1 medico capoluogo Innsbruck) assunta in La nobile pieve di Villa Laga- fisico, 1 architetto, 1 scritturale. nel 1848, recepita da Vienna, con rina, pagg. 109-122, e nel n. 4 modifiche, nell’agosto del 1849 dei “Quaderni del Borgoantico”. Particolarmente consistente è la e realizzata a gradi entro il 1853, Alcuni dati sull’economia di Villa presenza di servi e serve: ben 35 riguardante l’ abilizione delle deci- nell’Ottocento e nel Novecento si persone al servizio della folta me e delle quarte. La “decima” era possono trovare alle pagg. 144- schiera di famiglie nobili o borghe- una tassa di antica origine feudale 150 de La nobile pieve di Villa si benestanti. che gravava su certi campi e che Lagarina. Quanto agli animali, i dati sono consisteva nella decima parte del Dal n. 2 dei “Quaderni del Bor- questi: 9 cavalli, nessun mulo o raccolto, che il contadino conse- goantivo” (pag. 5) riproponiamo asino, 12 coppie di buoi, 23 vac- gnava al beneficiario che di solito invece una tabella che ci presenta che distribuite su 17 proprietari, 5 era la chiesa, o il “signore” giuri- il mestiere dei maschi residenti a vitelli, 3 pecore. sdicente, tipo i Lodron, o i nobili, Villa nel 1773. La popolazione era o qualche istituzione di carità. La di circa 520 persone, di cui un buon “quarta” era la quarta parte della numero di “servi” in gran parte Abolizione delle decime (1848- decima, anch’essa da destinate a provenienti da fuori paese. 1853), un grave peso per i determinati beneficiari (a Villa c’è Ecco i dati: 53 contadini, 17 eccle- contadini la località Quarta, oggi Via Doni- siastici, 7 dottori in legge, 7 studen- zetti dove ci sono anche le case dei ti, 6 tessitori, 5 falegnami, 5 calzo- Merita un cenno, in fatto di storia “Bergamaschi”). Le persone inca- lai, 5 amministratori di beni propri o dei contadini, l’importantissima ricate dai beneficiari a raccogliere altrui, 5 in servizio militare, 4 fabbri, decisione della Dieta di Innsbruck la decima era detti “decimadri”. 4 sarti, 3 agrimensori, 3 chirurghi, 3 (il “Consiglio provinciale” della Erano frequenti le denunce al tri- notai, 2 muratori, 2 operai, 2 botte- Provincia del Tirolo-Vorarlberg, bunale di Nogaredo di tentativi per gai, 2 farmacisti, 1 vetraio, 1 barbie- compreso il Tirolo italiano, con sfuggire in parte alla decima, per 58 Quaderni del Borgoantico 10

esempio facendo raccolti o ven- demmie in anticipo o di nascosto. Celebri e “contestati” decimadri per conto dei Lodron in Destra Adige nei decenni a cavallo del 1750 furono i Madernini. Alla decisione del 1848 della Dieta di Innsbruck di abolire le decime si oppose il clero, che era un “ceto” che aveva diritto ad un certo nume- ro di suoi rappresentanti all’interno della Dieta stessa. La motivazione a favore della legge che fu data in aula da un deputato (peraltro con- servatore) fu la seguente: “L’opi- nione pubblica si è dichiarata, sia nel passato che nei tempi odierni, in misura crescente contro l’istituto delle decime, che considera come una catena per l’agricoltura e come l’ostacolo principale ad ogni miglio- ramento del suolo, essendo questo tributo applicato all’utile lordo e Metà mappa di Villa del 1860, con i nomi delle località non a quello netto della produzione all’origine, tassando per così dire la Armando, classe 1930, subito te da Enrico e Luigi Giordani; quelle diligenza che l’agricoltore impiega dopo la guerra, a 17 anni di età, situate nella località “Oratorio” (cioè per far fruttare il suo campo, così la è andato a servizio dal Conte Pie- alle spalle dell’“oratorio” - cappella quota del tributo sale coll’aumento tro Marzani di Villa e da allora è di San Giobbe, dove oggi sorgono le dell’utile, senza che il proprietario sempre stato fedele al suo datore scuole) da Massimo Todeschi, quel- contribuisca alle spese di produzio- di lavoro. Anzi è ancora “legato” le a Pomarolo da Giuseppe Maffei e ne...” (da Richard Schober, Storia alla famiglia Marzani: egli infatti da Enrico Zaffoni. della Dieta Tirolese 1816-1918, abita, con la moglie Regione autonoma Trentino Alto Silvia Amadori (la Adige, 1987). loro figlia, sposata, Ai contadini in verità quel “laccio” non è più con loro) non fu tolto gratuitamente, ma essi in un’ala della casa- dovettero “riscattare” le decime palazzo Marzani, e pagando ai beneficiari determinate lì potrà rimanere fin- quote di indennizzo, però in questa ché vivrà. operazione essi furono aiutati dallo Dopo un primo Stato. periodo di “appren- distato”, Armando è diventato l’uomo Dopo la seconda guerra di fiducia del conte mondiale: una ventina di Pietro. contadini proprietari e alcuni Il suo compito prin- mezzadri (la testimonianza di cipale, e più delicato, Armando Candioli) era quello di tenere i rapporti con i mezza- Della vita dei contadini negli anni dri che coltivavano le Trenta, come già segnalato, parla in campagne del conte. questo “Quaderno” Gianni Bezzi. Quelle alla Sega Andiamo al secondo dopoguerra, (dove oggi ci sono periodo su cui abbiamo raccolto il ristorante “Dal notizie dalla viva voce di un testi- Barba”, una parte di Coppia di buoi nella piazza di Villa, oggi piazza Riolfatti; si ve- mone particolare e importante: cartiera e il caseificio dono i fratelli Giordani “Gobàti”, Bruno, a sin., e Silvio (Pro- Armando Candioli. ex-Sav erano coltiva- pr. Viola Rovro Giordani) Quaderni del Borgoantico 10 59

I prodotti principali della terra chiesa di Villa, dove la “machi- Poi piano piano “i a tòlt fóra tute le erano frumento, granoturco, pata- na da bàter” si fermava per alcuni campagne a Vila, per far strade, ca, te, uva. Importante era la foglia giorni di seguito. Le pannocchie condomìni, fabriche...; i ga dat ‘na dei gelsi (“murèri” o “morèri”), di granoturco invece, dopo essere s-ciarìa de quele giuste ale campa- presenti in abbondanza al limitare rimaste esposte al sole per l’essi- gne...”. della campagne, per l’allevamento catura dei chicchi, venivano sgra- Oggi ne sono rimasti pochi di ter- dei bachi da seta. nate con un’apposita macchina. reni da coltivare e nessuno natu- Il contratto di mezzadria prevedeva L’uva veniva portata alla cantina ralmente fa il contadino a tempo la spartizione a metà tra il proprie- della Sav... pieno, perché gli bastano alcune tario e il contadino sia delle spese C’erano altri terreni lavorati a mez- ore dopo il lavoro...” sia dei raccolti. zadria nel comune di Villa? Dopo 35 anni di servizio, Armando Ovviamente i contadini potevano “Sì. C’erano per esempio quelli Candioli (che svolgeva anche tante essere ripagati del loro gran lavora- della famiglia Libera (citata all’ini- altre mansioni per il conte Pietro, re solo se i raccolti andavano bene. zio) nella zona dell’attuale cartiera nell’orto, nel giardino, nella cantina, Se invece erano anni di magra, a o quelli del conte Giorgio Marza- nel maso in Bellaria...) è andato in volte chiudeva un occhio anche il ni proprietario della “Campagna pensione, ma con la famiglia Mar- padrone. Ed era comunque una vita Comòra”, a sud di Cavolavilla, zani è sempre rimasto “di casa”. dura. dove oggi sorgono le case di via Gli attrezzi, i mezzi e gli animali Bezzi e via Prati, con le famiglie dei Chiudiamo questo capitolo con un per lavorare la campagna erano di mezzadri che abitavano nel casola- cenno alle riforme della mezza- proprietà dei contadini. L’animale re isolato, presso l’attuale bivio per dria. utilizzato per l’aratura, l’erpicatura, Nogaredo (Via Zandonai, 10).” Nel 1964 lo Stato italiano con la solcatura dei campi e per il traino E i contadini proprietari della loro un’apposita legge (n. 756 del 15 dei carri era quasi esclusivamente il campagna? settembre) vietò la stipulazione di bue (quindi non asini, non muli, non “Saranno stati una ventina, prima nuovi contratti di mezzadria a par- cavalli). Poi sono arrivati i trattori. che si cominciasse a utilizzare i tire dal 23 settembre 1974 (quindi Anche gli animali allevati nelle terreni per altri scopi. Coltivavano a partire da dieci anni dopo). Un stalle erano dei contadini. la loro terra e in genere avevano ulteriore passo si fece nel 1982 Armando Candioli era incaricato tutti qualche mucca nella stalla. Il con un’ altra legge (n. 203, 3 mag- dal conte Pietro di consegnare ai latte spesso veniva venduto alle gio): essa prevedeva che i contrat- mezzadri le sementi, i concimi e famiglie del paese. C’era anche ti di mezzadria potessero essere altra “materia prima” che riguar- qualche capra (anche a casa nostra trasformati in contratti di affit- dasse le coltivazioni, di tenere ne avevamo due e ci pensava mia to su richiesta anche di una sola tutto annotato, di effettuare visite madre), oltre agli altri animali da delle parti. In pratica la mezzadria e controlli alle campagne, da solo allevamento e da cortile. scomparve. o in compagnia del conte stesso, il quale dal canto suo curava per- sonalmente l’amministrazione del patrimonio della famiglia e parte- cipava attivamente alla vita delle associazioni che in qualche modo riguardavano l’economia agricola (socio della Sav – Società agricol- tori della Vallagarima, presidente del Consorzio irriguo di Villa Laga- rina...; peraltro lo stesso Armando ha fatto parte per un periodo del consiglio di amministrazione della Sav, e questo la dice lunga sulla sua competenza e sulla considerazione in cui era tenuto). Momento “delicato” era quello del raccolto, perché quello era il momento della spartizione dei pro- dotti della terra. Il frumento veniva portato per Anno 1934. Diploma di medaglia di bronzo per l’allevamento di bachi da seta di Alfonso Bal- la trebbiatura nella piazza della dessarini (Propr. Santino Li Destri) 60 Quaderni del Borgoantico 10

Attività commerciali e artigiani del Borgo antico di Villa

di Sandro Giordani

Carleto, giovane in tuta da lavoro La “villa” appena terminata, con l’ampia scalinata d’accesso ancora da costruire

Sul numero 9 del “Quaderno del Borgoantico” abbiamo riportato testi e immagini di una lunga serie di attività commerciali e artigia- nali che hanno animato o animano ancora il paese di Villa. Siamo ora ben felici di pubblicare alcune interessanti “integrazio- ni”.

Lampade artistiche dalle mani del “Carléto”

Carlo Pizzini, detto Carléto (1920- 1995), il fabbro-ferraio passato alla storia del paese per aver realizzato le lampade artistiche dell’illumina- zione pubblica di Villa Lagarina. Carlo, ultimo di nove fratelli (per questa ragione prese il diminutivo di Carléto, anche se, al contrario del vezzeggiativo, era un uomo grande e grosso), ha iniziato la sua “carriera” di fabbro-ferraio presso la ditta Piccolroaz di Rovereto sul La “villa” come appare oggi Quaderni del Borgoantico 10 61

Paganim imparando ad aggiustare serrature e riprodurre chiavi. Ma la sua specializzazione la acqui- sisce frequentando i corsi serali e successivamente lavorando presso la ditta Colombo, sempre di Rove- reto. Abitava alla “villa” presso la “Madòna Mòra”, dove aveva anche l’officina.

Due ufficiali austroungarici, uno dei qua- Maurizio Broseghini al lavoro li è il colonnello ungherese Flaim che fece costruire la Villa Lasta, di professione macellaio, e da gestisce insieme alla moglie Maria sua moglie Maria, genitori di Gino, Adele il negozio fin dal lontano Uomo sempre disponibile e mite, che in quella casa è nato. (Abbiamo 1968, fu in quell’anno infatti che il amava la sua professione, che eserci- parlato della famiglia Lasta nel n. 9 comune di Villa Lagarina rilasciò tava con competenza ed accuratezza, dei “Quaderni”; il padre di Clemen- la licenza di vendita. La macelleria anzi era un “artista” nel suo genere, te, Giuseppe, macellaio e titolare di via 25 aprile situata presso casa tanto che il comune di Villa negli dell’Albergo all’Agnello situato in Frapporti si configura quindi come anni Settanta gli ha commissionato casa Lasta sull’attuale via Garibal- una delle attività commerciali in la realizzazione delle lampade arti- di, ebbe sette figli: Clemente, Maria, attività più “antiche” del borgo. stiche dell’illuminazione pubblica Attilio il pittore, Gino, Luigi anche In questi ultimi anni si è assistito ad per il centro storico del paese. lui macellaio, Rita, Vittorio). una “rivoluzione” nel settore com- La villa fu successivamente vendu- merciale con la presenza di 3 super- Brevi note storiche sulla “villa”. I ta alla famiglia Zandonai di Peder- mercati a distanza di 200 metri dalla lavori per la costruzione della villa sano ed infine nel 1946 fu acquista- macelleria stessa; ad ogni apertura iniziarono nel 1908 e finirono nel ta dai Pizzini, tutt’ora proprietari. di questi grandi empori era opi- 1910. Titolare della ditta costruttri- Nei primi anni Trenta la villa ospi- nione diffusa che la macelleria di ce era Lorenzo Leoni di Nogaredo, tò per un periodo l’asilo infantile. Maurizio dovesse chiudere e inve- zio di otto nipoti, tra cui Mario, ce l’attività prosegue viva e vegeta Elio, Francesco e Pierina tutt’ora più che mai. Non deve sorprendere vivente, ultracentenaria. Broseghini, ovvero carne di più di tanto se la clientela invece di La villa si chiamò “Villa Flaim”, qualità ridursi aumenta, il segreto sta nel dal nome del suo proprietario che fatto che la gestione familiare ha commissionò l’opera, un colon- Broseghini Maurizio: il macellaio minori costi dei supermercati oltre nello dell’esercito austroungarico di qualità, che resiste ancora nono- al fatto che la qualità del prodotto e di origine ungherese. L’edificio fu stante i profondi cambiamenti nel del servizio proposto ai clienti non in seguito acquistato da Clemente settore del commercio, Maurizio ha paragoni. 62 Quaderni del Borgoantico 10

“Sale e tabacchi” e giornali di una certa età, e così Marteri dovet- Villa compiono 90 anni te smettere la divisa. Augusto e Maria gestirono quin- Quando a Villa si vanno a com- di la rivendita di “sale e tabacchi” prare i giornali o si acquistano insieme a quella del bar. Inizial- le sigarette, poche persone sanno mente l’attività era collocata in che tale attività è molto più vec- piazza della grande fontana, sul chia degli stessi clienti (a parte lato sud-ovest dove oggi c’è l’in- qualche eccezione); la rivendita, gresso dello studio tecnico Marza- che è gestita da qualche anno dalla ni Potrich, un po’ più a monte del signora Elide, compie quest’anno negozio di frutta e verdura della 90 di vita. famiglia Zandonai (si veda il “Qua- L’attività ebbe inizio nel 1919- derno” n. 9, pagg. 85-86). 20 su iniziativa di Clotilde Batti- Solo dopo la seconda guerra mon- sti, vedova Piazzini. Il marito era diale la rivendita, arricchitasi suc- morto infatti nella guerra mondiale cessivamente anche di barbieria, si 1914-18, e lei, in qualità di vedova trasferisce nella sede attuale, dove di guerra ottenne la licenza della oggi si trova il bar Roma gestito da rivendita di “Sali e tabacchi”. Roberto Zorzi, sua moglie Gloria e Nonna “Tilde”, così veniva affet- suo figlio Massimiliano. I coniugi Marteri festeggiano i 60 anni di tuosamente chiamata dai nipoti, Augusto Marteri ha svolto anche matrimonio portò avanti l’attività per molti attività pubblica in qualità di com- anni, aiutata più tardi anche dalla missario di Villa Lagarina nella to in seguito da Angelo Bolner. figlia Maria che nel 1922 sposò il fase di separazione (1955-56) dei Ricoprì pure la carica di proboviro carabiniere Augusto Marteri. Le comuni di Villa e Nogaredo. Fu nella Famiglia cooperativa, della regole dell’Arma però non consen- anche giudice di pace, subentrando quale si parla ampiamente in que- tivano allora di sposarsi prima di a Giuseppe Dorigotti, ruolo assun- sto “Quaderno”.

Nonna “Tilde” con in braccio una nipote Quaderni del Borgoantico 10 63

Da Villa Lagarina agli Stati Uniti, da Tremosine al CERN di Ginevra 500 anni di vicende storiche della famiglia Benvenuti (Cantarìni) di Villa Lagarina

di Roberto Adami

Premessa

Nella primavera del 2004 venni contattato dalla signora Antonia Benvenuti Tissoni di Milano, la quale stava svolgendo delle ricer- che riguardanti i suoi avi. Per la verità la ricerca genealogica la stava portando avanti un suo lon- tano cugino, John Benvenuti, il quale, benché residente negli Stati Uniti, e senza muoversi di là, aveva potuto consultare i registri anagra- fici della parrocchia di Villa Laga- rina, compilando l’albero genea- logico dei suoi antenati dal secolo XVI in poi1. In quell’occasione ho approfondi- to la mia conoscenza sulla fami- glia Benvenuti di Villa Lagarina, della quale fino ad allora sapevo solo che era presente in paese fin Casa Benvenuti di Villa Lagarina dalla prima età moderna, e che lo è ancora oggi con le sorelle Cor- a Villa Lagarina nel ’500 e Federi- Sul finire di quel secolo il cognome nelia e Ilda Benvenuti, che vivono co e Benvenuto che vissero in que- Benvenuti era presente in almeno nella casa paterna di Via Garibaldi sto paese nell’800 e ’900, e lontane quattro diverse comunità lagarine. (di fronte a Palazzo Libera), sulla anche come contesto geografico Innanzitutto a Chiusole, dove asso- facciata della quale campeggia come Ferdinando e Giacomo di ciato alla denominazione cognomi- la scritta «F. Benvenuti», chiaro Toscolano (Brescia), abbiano avuto nale Chiusole risulta documentato, retaggio di un’attività commercia- come filo conduttore della propria caso assai raro, fin dai primi decen- le ormai conclusasi, ma un tempo vita la musica. ni del ‘3002. Inoltre a Pomarolo e assai fiorente. Nomi, dove, quasi sicuramente, si A distanza di qualche anno, trovan- erano trasferiti nel corso del ‘400 dosi la rivista di Borgoantico a par- I primi Benvenuti di Villa membri del clan famigliare Ben- lare (anche) dei Benvenuti, propon- Lagarina venuti di Chiusole. Infine a Villa go nel presente articolo le notizie Lagarina, dove alla fine del ‘400 in mio possesso su questa casata. È cosa assodata che le denomi- è documentato un «Benvenuto q. Si tratta di una vicenda famigliare nazioni cognominali iniziano a Antonii de Castellano habitatore in come tante altre dei nostri paesi; formarsi e fissarsi in forma stabi- villa Ville»3, che dovrebbe essere il ma come tante altre ricca di spe- le e diffusa proprio nel periodo di capostipite dei Benvenuti di Villa cificità, corrispondenze e relazioni passaggio dall’epoca medievale a Lagarina, anche se il condizionale che, fossero anche casuali, risul- quella moderna. Anche per i nostri in questo caso è d’obbligo, data la tano spesso molto suggestive. Nel paesi dunque, possiamo parlare di frequenza con cui questo cognome caso specificio, comunque, non famiglie, o quantomeno di clan compare nei documenti, frequenza credo sia un caso che figure lonta- famigliari contraddistinti da un dovuta al fatto che trae origine da nissime fra loro in senso temporale vero e proprio cognome, soltanto a un nome proprio molto usato in come Antonio Cantarìno che visse partire dal ‘400. ogni epoca e paese4. 64 Quaderni del Borgoantico 10

Questo Benvenuto figlio di Anto- nio da Castellano fece testamento nella sua casa di Villa Lagarina il 22 giugno 1523, avanti al notaio Gio Francesco da Cologna. In esso lasciò eredi universali in parti uguali i 5 figli maschi: Antonio, Giovanni, Guglielmo, Pietro e Bartolomeo. In Atto di battesimo di Antonio Benvenuti Cantarino (1623) seguito compaiono nei documenti Guglielmo, che faceva il calzolaio: lui soprannominato «Cantarìno», aprile 1729, nella casa del padre a «magistrum Gelmotum cerdonem morì a Villa Lagarina il 7 luglio Villa Lagarina gli venne assegnato filium ser Benvenuti de villa Ville» 1663, lasciando dopo di se i figli il patrimonio clericale, consistente (Gelmoto è diminutivo di Gelmo, maschi Antonio e Nicolò; e le fem- in diverse pezze di terra giacenti voce dialettale per Guglielmo) e mine Margherita e Lucia. nel territorio di Villa Lagarina. Don Pietro: «Pietro fillio q. Benvenuti Antonio Benvenuti nacque a Villa Cristoforo morì a Villa Lagarina il q. Antonii de Castellano habitato- Lagarina il 14 ottobre 1623 e, 12 giugno 1760. re supradicte Ville». Nel 1544, tra secondo tradizione, gli venne dato Il terzo figlio maschio di Antonio i capifamiglia di Villa Lagarina il nome del nonno paterno. Il suo nacque a Villa il 18 dicembre 1698 intervenuti al noto atto di riforma atto di battesimo la dice lunga su e venne chiamato Giacomo, come dei capitoli del Comun Comunale come i Benvenuti fossero cono- il bisnonno ed un fratello del padre, è ricordato soltanto Pietro Benve- sciuti e chiamati in paese, in quan- morto a nove anni nel 1664. nuti. to il sacerdote che lo stese scrisse il cognome del padre nella forma del soprannome: «Giacomo Can- I notai Giacomo e Cristoforo I Benvenuti «Cantarìni» tarìno», salvo poi correggerlo in Benvenuti «Benvenuti» sopra la riga. Dopo una lacuna di circa 25 anni, Antonio morì poco dopo il padre (21 Si è visto in precedenza che Anto- i Benvenuti di Villa Lagarina tor- agosto 1663) senza lasciare figli, e nio Benvenuti esercitava la pro- nano a lasciare traccia nei docu- così la stirpe dei Benvenuti venne fessione di negoziante a Villa menti. Il 15 gennaio 1570, infatti, continuata da Nicolò (1628-1709), Lagarina. Questo gli permise di nella chiesa parrocchiale di Villa al quale venne invece imposto il raggiungere una discreta agiatezza Lagarina, viene battezzata «Anna nome del nonno materno. Nicolò si e di consentire ai figli di seguire le figliola de Antonio di Benvegnù de sposò con Antonia, di cui si ignora proprie vocazioni, fossero queste Villa». Con tutta probabilità que- la provenienza, dalla quale ebbe tre religiose, come nel caso di Cristo- sto Antonio era figlio del calzolaio figli tra cui il primogenito Antonio, foro, fossero indirizzate verso gli Guglielmo, perché in un atto del nato il 28 novembre 1654, di cui studi giuridici, come nel caso di notaio Vincenzo Figaroli compare non si sa molto se non che eserci- Giacomo. un «magistro Antonio q. Gelmo- tò l’attività di negoziante («botte- Completati gli studi in legge, Gia- ti de Benvenutis Ville», ed è pro- ghér») a Villa Lagarina e visse a como Benvenuti chiese al conte babile che esercitasse anch’esso lungo, perché morì (a 86 anni) il 5 Girolamo Giuseppe Lodron, tito- l’arte paterna, in quanto il termine febbraio 1740. Dalla moglie Anna, lare della giurisdizione Lodron di latino «magistro» o quello volgare della quale non si conosce la fami- Villa Lagarina e Nogaredo, di esse- «maistro», con cui risulta solita- glia, morta l’11 agosto 1717, ebbe re ammesso all’ufficio di notaio mente citato, era attribuito a per- diversi figli. nella giurisdizione stessa. Il conte sone che esercitavano un’arte, una Nicolò (1686-1762) il primoge- acconsentì a patto che prima venis- professione. Ma Antonio doveva nito, che, naturalmente, portava il se esaminato dal vicario e dal can- avere anche un’altra caratteristica nome del nonno paterno, si sposò celliere della giurisdizione, rispet- importante, una qualche predispo- con Domenica ed ebbe un unico tivamente il dottore in legge Pari- sizione al canto, perché in paese, figlio, Antonio, morto bambino il de Madernini e il notaio Antonio e negli atti di battesimo di alcune 29 gennaio 1748. Gasparini. A conclusione dell’esa- sue figlie, piuttosto che Antonio Il secondogenito di Antonio Ben- me, avvenuto in data 29 dicembre Benvenuti, viene chiamato «Tòni venuti nacque dieci anni dopo 1726, Madernini e Gasparini giu- Cantarìn». il primo, il 6 ottobre 1696, e gli dicarono il Benvenuti «sufficien- Antonio ebbe diversi figli tra cui venne imposto il nome di Cristofo- ter instructum» e quindi idoneo ad Giacomo che il 3 giugno 1619 si ro. Intraprese gli studi teologici e esercitare l’arte notarile. L’assenso sposò con Bona figlia di Nicolò divenne sacerdote. In vista dell’or- definitivo del conte Lodron avven- Marchi di Piazzo. Giacomo, anche dinazione sacerdotale, il primo ne il 13 luglio 1727; così in data 17 Quaderni del Borgoantico 10 65

agosto 1727, nella sua abitazione di Villa Lagarina, Giacomo poté rogare il suo primo atto notarile. Il 7 marzo 1742 i tre fratelli Ben- venuti: don Cristoforo, il dottor Giacomo e Nicolò, passarono alla divisione dei loro beni. Per quanto riguarda la casa, che dal documento redatto dallo stesso Giacomo non si riesce a capire dove fosse situata, venne divisa in tre appartamenti e: «al dottor Giacomo è tocata la terza parte di casa verso Trento; Nicolò quela di mezo; la prima parte, cioè l’apartamento verso la porta mae- Segno di tabellionato del notaio Cristoforo Benvenuti stra di casa al molto illustre e reve- rendo signor don Cristofolo». rina, appartenente ad una casata Esercitò la professione per ben 48 Giacomo esercitò l’arte notari- della piccola nobiltà locale, che gli anni, dal 1762 al 1810, anno in cui le esattamente per 40 anni, pra- diede diversi figli, tra cui quattro (18 ottobre) morì. Anche i rogiti ticamente fino al momento della maschi. di Cristoforo sono oggi conservati morte avvenuta il 5 ottobre 1767. Antonio (1735-1797), il primoge- presso l’Archivio di Stato di Tren- Nel corso di questa lunga attivi- nito, fu per 30 anni sagrestano della to, accanto a quelli del padre, con tà professionale stese una grande chiesa parrocchiale di Villa Laga- cui per 5 anni, dal 1762 al 1767 si quantità di atti, oggi conservati in rina e rimase celibe. Pietro (1736- trovò in “concorrenza” professio- 6 grosse buste presso l’Archivio di 1802) si occupò della conduzione nale. Come «signum tabellionis» Stato di Trento (Archivio Notarile, delle proprietà della famiglia. Si Cristoforo aveva scelto lo stem- Giudizio di Villa Lagarina). Come sposò con Beata Maria Conzatti ma nobiliare (al cane collarina- segno di tabellionato (simbolo gra- (vedova Festi) ma non ebbe figli. to nascente da una partizione di fico apposto dal notaio accanto alla Giacomo, l’ultimo nato (1741), triangoli) che la nobile famiglia de sua sottoscrizione in calce al docu- nella descrizione delle famiglie Chiusole aveva ottenuto dall’im- mento) aveva scelto un cuore con di Villa Lagarina del 1773 risulta peratore ancora nel 1558, quasi a la sigla «I. B. N.», che si scioglie assente dal paese e dimorante in voler suggerire un affinità (che in in: «Iacobus Benvenuti Notarius». Londra. Di lui i documenti non realtà non c’era) tra i Benvenuti Giacomo, che in vita veniva chia- dicono altro. di Villa Lagarina e i Chiusole. Il mato con il soprannome di fami- La discendenza del notaio Giaco- segno è completato dalla sigla «C. glia: «Cantarìno», si era sposato mo venne portata avanti da Cri- B. N.» che, naturalmente si scio- (22 gennaio 1728, appena ricevu- stoforo, il terzogenito, nato a Villa glie in «Cristophorus Benvenuti ta l’abilitazione alla professione il 21 luglio 1738, che al pari del Notarius». notarile) con Margherita figlia di padre intraprese gli studi giuridi- Giampietro Comoro di Villa Laga- ci, divenendo a sua volta notaio. La casata si ramifica

Il notaio Cristoforo Benvenuti si sposò con Anna Martini di Trento, dalla quale ebbe almeno 13 figli, alcuni dei quali morti bambini. Cin- que maschi raggiunsero comunque l’età adulta, dando inizio ad altret- tante famiglie. Giovanni Battista (1778-1848), il primogenito, detto Bìna, nato a Trento in casa della madre, eserci- tò la professione di agrimensore a Villa Lagarina. Si sposò con Orsola Scottini di Lizzana dalla quale ebbe diversi figli, dei quali raggiunsero Segno di tabellionato del notaio Giacomo Benvenuti l’età adulta soltanto tre femmine: 66 Quaderni del Borgoantico 10

Anna (1807) spostasi con Pietro io Cristoforo e della moglie Anna sione per tutta la vita fu la musi- Malfatti di Mori; Rachele (1809) Martini: Giuseppe, che rimase a ca, che studiò, coltivò e insegnò che si sposò con Giulio Fedrigolli Villa Lagarina e Cristoforo che si fino agli ultimi anni. Ha lasciato di Villa Lagarina e Celeste (1812) trasferì a Tremosine, comune spar- anche qualche composizione, ma che si sposò con Giovanni Fiorolli so della riviera orientale del Lago non potè realizzare il sogno della di Chiarano d’Arco. di Garda (Brescia). sua vita: diventare direttore d’or- Antonio (1788-1860), il terzoge- chestra. Benvenuto, al quale nel nito del notaio Cristoforo, ereditò presente quaderno dedica un con- il soprannome di famiglia: Canta- Il ramo di Villa Lagarina tributo Antonio Passerini, è morto rìn. Si sposò con Marianna Dadò proprio quest’anno (6 marzo 2009). di Pomarolo dalla quale ebbe sette Giuseppe di Cristoforo Benvenu- Non aveva figli e così il ramo Ben- figli, tra cui i maschi Giovanni ti e Anna Martini, detto Pàntele, venuti di Villa Lagarina è destinato Battista (1818) che si sposò con nacque il 19 giugno 1791 a Villa ad estinguersi. Domenica Bontadi di Mori ed ebbe Lagarina e morì in questo paese Le altre due figlie di Federico sono un’unica figlia femmina Ermelin- il 6 novembre 1861. Sposatosi Cornelia, nata il 17 dicembre 1919 da; Giuseppe (1821) che si sposò con Margherita Fedrigolli, pure di e Ilda, nata il 6 giugno 1925, le due con Anna Mattei di Villa Lagarina Villa, ebbe quattro figli maschi. anziane signore che vivono oggi ed ebbe i figli maschi Pietro (1855) Luigi (1838-1863), il figlio più gio- nella casa Benvenuti, al numero 9 ed Eustachio (1858), i quali ebbero vane, studente di medicina a Vien- di Via Garibaldi. invece solo figlie femmine; Anto- na, «morì caduto da un terzo piano nio (1824) che si chiamava come il e fu sepolto il 23 ottobre nel cimi- padre e sposò Anna Maria Demar- tero di Wärnig presso Vienna». Il ramo di Tremosine tin di Villa Lagarina, dalla quale Carlo (1815-1874), il primogenito, ebbe cinque figli tra cui i maschi esercitò l’arte del vetraio in paese Cristoforo di Cristoforo Benvenu- Giulio (1858), morto senza eredi, e e si sposò con Illuminata Vettori di ti e Anna Martini nacque a Villa Luigi che dalla moglie Edvige Con- Nogaredo dalla quale ebbe 8 figli, Lagarina l’8 settembre 1785. Di lui trini ebbe un’unica figlia: Antonia, tra cui Olindo (1844-1903), nessuno non si sa praticamente nulla, se non morta a Rovereto nel 1974. dei quali, però, lasciò discendenza. che in data 17 novembre 1809 pre- Pietro (1790-1864), quarto figlio Innocente (1823-1869) si sposò con sentò istanza all’Ufficio Vicariale maschio del notaio Cristoforo e di Gioseffa Luzzi di Patone dalla quale di Nogaredo affinché fosse ricono- Anna Martini, a sua volta chiamato ebbe 4 femmine e un maschio: Sil- sciuto maggiorenne e liberato dalla con il soprannome di famiglia Can- vio (1864), negoziante nella bottega tutela cui era sottoposto: «Avendo tarìn. Si sposò con Domenica Festi Benvenuti con lo zio Giacomo che Cristoforo figlio del notajo Cristo- di Noarna dalla quale ebbe le figlie poi diventerà suo patrigno. foro Benvenuti di Villa dimostrato Maria e Salesia, e i maschi Andrea Giacomo (1830-1903), terzo figlio col legale documento battesimale (1812), Candido (1813) e Alessandro di Giuseppe Pàntele, fu negozian- di essere uscito dalla minorenne (1817). Andrea (1812) sposò Ange- te nella bottega di Villa Lagarina età col dì 8 settembre ultimo scor- la Riolfatti di Villa Lagarina dalla (oggi Via Garibaldi). Alla morte so, ed attese le informazioni prese quale ebbe diversi figli in gran parte del fratello Innocente sposò la dal suo curatore Pietro Marzani di morti in giovane età e altri (Pietro, cognata Gioseffa Luzzi, dalla quale Villa della capacità di poter da se nato nel 1839 e Artedoro o Teodoro, ebbe diversi figli, in parte morti in stesso amministrare li propri affa- nato nel 1845) dei quali nei registri giovane età, tra cui Federico, nato ri, gli viene rilasciato il presente anagrafici di Villa Lagarina si perdo- il 24 aprile 1874, che portò avanti decreto della maggior età, e con ciò no le tracce. Candido (1813-1863) il negozio di famiglia fino al 1935, viene abilitato a poter da se stesso secondogenito di Pietro «Cantarìn» e Amelia, nata il 25 aprile 1875. in avvenire amministrare general- e Domenica Festi si sposò con Tere- Federico ereditò dai Benvenuti la mente li propri affari, immetten- sa Agostini, vedova Tartarotti, da passione per la musica e fu valen- dolo nel possesso dei suoi beni ed cui ebbe alcuni figli tra cui Albano te presidente della Banda di Villa assolvendo il curatore Pietro Mar- (1844-1903) emigrato in Argentina Lagarina. Morì a Villa Lagarina zani presente da ulterior curatella (Rosario, capoluogo della provincia il 10 giugno 1953. Si sposò con ed administratione, salvo del ren- di Santa Fe) e Placido (1850-1920) Alessandrina Baldo di Villa Laga- dimento di conto di quanto potesse trasferitosi a Cittanova. Infine Ales- rina dalla quale ebbe tre figli. Ben- avvere sino qui amministrato»5. sandro (1816-1878) si sposò con venuto, primogenito, nato il primo Emancipatosi dalla famiglia Cristo- Anna Bonapace ed ebbe un’unica maggio 1915 si sposò con Anna foro lasciò ben presto Villa Lagari- figlia Anna (1853). Maria Bonfante di Avio e nel 1958 na, poiché in data 11 luglio 1812 lo La stirpe dei Benvenuti venne con- si trasferì a Trento. Era maestro ritroviamo a Tremosine (frazione tinuata dagli altri due figli del nota- elementare, ma la sua grande pas- Pieve), comune sparso della sponda Quaderni del Borgoantico 10 67

nord-occidentale del lago di Garda la predisposizione alla musica, la Chimeri), quindi si perfezionò a in provincia di Brescia, dove nella stessa che aveva contraddistinto i Vienna. Dal 1919 al 1926 organiz- chiesa di S. Giovanni Battista sposò primi Benvenuti di Villa Lagarina, zò ed eseguì numerosi concerti di Antonia Luscia di Tremosine, più tanto da essere conosciuti con il musiche italiane inedite, antiche e anziana di lui di circa 5 anni. soprannome di Cantarìni7. moderne, si in Italia che all’este- In mancanza di documenti precisi, Cristoforo, figlio di Ferdinando ro (Parigi, Londra). Collaborò le cause che spinsero il Benvenuti Benvenuti nacque a Tremosine inoltre come pianista in numerose a lasciare la Valle Lagarina posso- l’11 ottobre 1851. Intraprese gli tournèes. Si dedicò poi all’inse- no essere soltanto ipotizzate6. In tal studi musicali all’Accademia Tadi- gnamento del canto ed ebbe allievi senso credo che sia fondamentale ni di Lovere (Brescia), dove fu italiani e stranieri che in seguito si ricordare il periodo storico in cui allievo di pianoforte dello Zucchi fecero onore sulle scene interna- questa emigrazione avvenne. Cristo- e vinse il primo premio. Passato zionali. Morì a Gardone Riviera il foro lasciò il paese dopo il mese di a Milano al Conservatorio per lo 24 luglio 1964. Si era sposato due novembre 1809, quindi presumibil- studio dell’organo con Fumagalli, volte, ma non aveva avuto figli. mente nella primavera o nell’estate vi rimase tre anni, conseguendo il Giacomo Benvenuti nacque a del 1810. Dopo la pace di Parigi del diploma di magistero per il piano- Toscolano il 16 marzo 1885. Dota- 28 febbraio di quell’anno, seguita forte e l’organo. to di squisita sensibilità, venne alla battaglia di Wagram vinta da Vinse quindi il concorso per orga- subito indirizzato agli studi musi- Napoleone sull’esercito austriaco, nista a Toscolano (oggi Toscolano- cali, dapprima presso il padre il Tirolo meridionale, in pratica l’at- Maderno), paese in cui si trasferì a stesso, quindi a Brescia e infine al tuale Trentino senza Primiero e con vivere e dove esercitò il suo lavoro Liceo Musicale di Bologna, dove la zona di Bolzano, venne assegna- di maestro di scuola elementare. nel 1909 si diplomava in composi- to al Regno d’Italia (di Napoleone); Lasciò parecchie composizioni zione. In seguito iniziò un’intensa la parte rimanente della provincia da chiesa, rimaste inedite, e fu il attività di compositore scrivendo tirolese ritornò invece alla Bavie- primo maestro ai figli Giacomo e pezzi per pianoforte per la Casa ra. Escludendo una emigrazione Ferdinando, che dovevano avere Schott di Magonza e composi- per motivi di lavoro, visto il buon tanta notorietà nel campo musicale, zioni canore per la Casa Pizzi di stato sociale che la famiglia Ben- sia storico che strumentale. Morì a Bologna. Dimostratosi, oltre che venuti aveva, è probabile che Cri- Tremosine il 4 settembre 1929. valente organista, ottimo direttore stoforo lasciasse la sua terra proprio Cristoforo si sposò con Antonia d’orchestra, nel 1912 vinse un con- per motivi militari. In tal senso può Cozzaglio di Tremosine, dalla corso con una Ouverture a grande essere significativo notare come un quale ebbe cinque figli, tra cui i orchestra. A questo punto rallentò corpo scelto dell’apparato militare maschi Ferdinando e Giacomo. molto la sua produzione, cercando francese dell’epoca, le cosiddette Ferdinando (Nando) Benvenuti per ogni composizione la perfezio- Guardie d’onore, per gli arruolati nacque a Toscolano il 24 febbraio ne. Ebbe molto successo con un del Dipartimento dell’Alto Adige 1883. Intraprese gli studi musica- «Quartetto» eseguito in tutta Euro- (comprendente anche i nostri paesi) li a Brescia (dove fu allievo del pa; quindi con l’opera «Juan Josè», avessero come destinazione la com- pagnia di Brescia. Cristoforo morì nell’ospedale di Brescia il 30 giugno 1875, alla bella età di quasi 90 anni. Di Cristoforo e Antonia sono noti alcuni figli tra cui i maschi Ferdinan- do (1813-1875) e Alessandro (1819- 1865). Ferdinando nacque a Tremo- sine l’8 dicembre 1813; nel 1838 si sposò con Maria Collini di Boglia- co dalla quale ebbe alcuni figli tra i quali Cristoforo e Annibale.

I Benvenuti musicisti di Tremosi- ne e Toscolano

In terra bresciana riemerse tra i Il musicista Ferdinando Benvenuti (Toscola- Il musicista Giacomo Benvenuti (Toscolano, membri della stirpe dei Benvenuti no, 1883 - Gardone Riviera, 1964) 1885 - Salò, 1943) 68 Quaderni del Borgoantico 10

vincitrice del concorso del «Seco- Cristoforo Benvenuti del CERN zioni fondamentali nel risparmio lo», che Benvenuti non lasciò né di Ginevra energetico e in molti altri ambiti eseguire, né pubblicare, in attesa tecnologici di uso comune, quali i di alcuni ritocchi che non avrebbe Giacomo Benvenuti aveva sposato futuri schermi televisi, che potreb- fatto mai più. L’opera rimase così la bresciana Cornelia Foresti, che bero essere assolutamente piatti. inedita, come molte altre del musi- gli diede i figli Antonia (1935) e Come si diceva in precedenza da cista. Cristoforo (1940). Antonia, sposa- due anni Cristoforo ha cessato la A questo punto avvenne nella per- tasi con Roberto Tissoni è nata a sua collaborazione con il CERN, sonalità musicale di Giacomo un Milano, ma oggi vive per lo più a ma continua ad occuparsi di vuoto, profondo cambiamento ed egli Genova. È la signora con cui sono ed in particolare delle sue applica- lasciata, non senza rammarico entrato in corrispondenza e che mi zioni nei pannelli solari. Cristofo- dei colleghi e dei maestri, la stra- ha gentilmente fornito le notizie ro vive a Ginevra. È sposato con da della composizione, iniziò ad biografiche del padre, dello zio Fer- Bianca Redaelli di Cremona che occuparsi di ricerca e trascrizio- dinando e del nonno Cristoforo. gli ha dato i figli Giacomo (1969) e ne di antiche partiture, alle quali Anche Cristoforo è nato a Milano, Alessandra (1971). Giacomo, spo- è legata la sua maggiore fama. ma la sua casa è stata per molto satosi con Lucia Torre di Genova è Nacquero così le prime trascrizio- tempo il CERN di Ginevra. Cristo- padre di tre maschietti: Elia (2000), ni di opere inedite di Sammartini, foro Benvenuti è infatti (anche se Matteo (2003) e Gabriele (2008); Frescobaldi, Cavazzoni e le prime da un paio di anni si è ritirato dal come dire che il ramo di Tremosi- ricerche sui polifonisti della scuo- lavoro) uno dei più grandi fisici del ne dei Benvenuti non si estinguerà la veneta. Contemporaneamente vuoto a livello mondiale. Dopo la tanto presto. Giacomo svolse un intensa attivi- laurea in Fisica a Milano, Benve- tà d’interprete musicale, istruendo nuti vinse una borsa di studio per orchestre e cantanti per esecuzioni lavorare sul vuoto a Ispra, pres- I Benvenuti d’America di musiche antiche, dirette da lui so Varese, dove si trova il Centro stesso o da altri; dando concerti Ricerche dell’ENEA (all’epoca Come si è visto in precedenza, Fer- per organo, che ebbero però scar- CNRN, Comitato Nazionale per dinando Benvenuti, figlio del Cri- so successo. Particolare cura e fer- le Ricerche Nucleari). Nel 1966 stoforo che nel 1810 lasciò Villa vore Benvenuti mise nello studio Cristoforo approdò al CERN di Lagarina per Tremosine, oltre al e nell’analisi delle opere teatrali di Ginevra, il più grande laboratorio sopra citato, omonimo Cristoforo, Monteverdi. al mondo di fisica delle particelle. ebbe altri figli, tra i quali Anniba- Negli ultimi anni della sua vita Da allora le sue ricerche sul vuoto le nato a Pieve di Tremosine il 27 si accinse, nella piena maturità hanno prodotto risultati innovativi agosto 1856. e ricchezza di mezzi tecnici e di e invenzioni brillanti che gli hanno Annibale si sposò con Domenica esperienza musicale, all’impresa fruttato riconoscimenti interna- Bertella nata a Costa di Gargnano di una grande raccolta di musica zionali: il più recente, il «Gaede- il 20 giugno 1859, trasferendosi a italiana antica. A tal fine, convinto Langmuir Award», considerato il vivere a Gargnano. Ebbe diversi Eugenio Bravi a finanziare il pro- Nobel del vuoto, gli è stato asse- getto, fondò “I Classici musicali gnato nel 2002 dalla prestigiosa italiani”, pubblicazione in sessan- «American vacuum society». Per ta volumi. Negli anni 1941-1942 intenderci, Benvenuti è riuscito a Giacomo riuscì a pubblicare i creare un vuoto più spinto di quel- primi 15 volumi (6 curati perso- lo che regna nel sistema solare nel nalmente da lui). Nessuno è poi famoso acceleratore di particelle riuscito a completare quell’impre- LHC (Large Hadron Collider), la sa monumentale. macchina in cui si creano gli scon- Giacomo, organista, direttore tri tra protoni partita con uno strepi- d’orchestra, compositore, mae- toso successo il 10 settembre 2008 stro di canto e musicologo, fu la e poi guastatasi, e dopo un anno di personalità musicale più notevole riparazioni, proprio in questi giorni, della stirpe dei Benvenuti. Morì il pronta per essere rimessa in attività 20 gennaio 1943 a Barbarano di e riprendere la sua caccia al bosone Salò, sulla riviera gardesana, men- di Higgs (la famosa “particella di tre era intento alla realizzazione Dio”) e all’origine dell’Universo. dell’Oratorio della SS. Trinità di Per quanto riguarda gli aspetti più Scarlatti. pratici, gli studi sul vuoto di Ben- venuti potrebbero avere applica- Annibale Benvenuti (Tremosine, 1856-1935) Quaderni del Borgoantico 10 69

figli tra cui i maschi Ferdinando annessa al Regno d’Italia, partirono Nord America, in particolare le (1889-1968), Giacomo (1891- in questi anni moltissime famiglie, cittadine industriali della costa 1981) ed Emilio (1898-1978). la cui sopravvivenza in patria era nord-orientale (il cosiddetto New La seconda metà dell’800 è stata messa a dura prova dalle malattie England): North Adams (Massa- caratterizzata in tutta Europa da che avevano messo in ginocchio i chussets); Solvay-Syracuse (la una emigrazione transoceanica di due principali settori produttivi città della soda) e Wappingers Falls proporzioni enormi. La popolazio- della società agricola di allora: la (nello stato di New York); Read- ne, provata dalle precarie condizio- viticoltura e la bachicoltura; dalle sboro (Vermont); Alliance (Ohio). ni economiche e sociali, trovò nella nuove imposte fondiarie sui ter- L’emigrazione continuò anche per volontà colonizzatrice di Argentina reni; dal notevole aumento demo- i primi decenni del ‘900, almeno e Brasile, nella nascita degli Stati grafico, al quale faceva riscontro, fino alla metà del secolo, subendo Uniti d’America e nell’affermar- soprattutto nelle vallate prealpine, un primo arresto in corrisponden- si in essi dell’industrializzazione, una ridotta disponibilità di terra da za del primo conflitto mondiale motivi di attrazione assolutamente coltivare. (1914-1918); e un secondo nella irresistibili. Dal Tirolo di lingua Anche da Tremosine, Tignale, Val- grave crisi dell’economia america- italiana e dalla confinante regio- vestino partirono numerose fami- na del ’29. ne del Lombardo Veneto, da poco glie, quasi tutte con destinazione Il primo dei tre figli di Annibale Benvenuti a partire per gli Stati Uniti fu Ferdinando, il maggiore, nato a Gargnano il 3 aprile 1889. Si imbarcò il 12 giugno 1907, a soli 17 anni, sulla nave «La Provence» dal porto di Le Havre in Francia. Sbarcato nel celebre porto di Ellis Island, punto di arrivo per tutti gli emigranti diretti in Nord Ameri- ca, si diresse subito verso North Adams, nello stato di Massachus- sets, dove si trovava una nutrita colonia di immigrati di Tremosine e Valvestino8. Ferdinando visse sem- pre in Adams, dove morì nel 1968. Sposatosi con Maria Demastri ebbe due figli: Raymond Annibale nato a North Adams nel 1911 e morto nel 1987 nella città di Corona (Califor- nia) dove nel 1958 si era trasferito il figlio Roger; Lyle Ernest Benve- nuti nato in North Adams nel 1914, ufficiale della marina statunitense, trasferitosi in seguito nel Connec- ticut dove è morto e dove vivono oggi i suoi discendenti. Il 16 luglio 1910, anche Giaco- mo Benvenuti, secondogenito di Annibale, nato a Gargnano l’11 dicembre 1891 si imbarcò per gli Stati Uniti a bordo della nave «La Lorraine», sempre dal porto fran- cese di Le Havre. Raggiunto il fra- tello Ferdinando a North Adams, si stabilì in questa città, dove morì il 26 aprile 1981. Si sposò con Nellie Marie Crosina (1921), dalla quale ebbe tre figli: Lois (1926), John Maria Demaistri con in braccio il piccolo Raymond, il marito Ferdinando Benvenuti e il cognato (1930) e Roberta (1932). John Giacomo Benvenuti a North Adams (Massachussets) nel 1912 (Robert) Benvenuti, figlio di Gia- 70 Quaderni del Borgoantico 10

Robert II (nato proprio a Vicenza nel 1957) e Susan Ann. Ritiratosi nel 1982 dall’aviazione ha preso servizio presso l’industria spaziale. Oggi è un tranquillo pensionato di Hobe Sound, in Florida. Il 13 dicembre 1913 anche Emi- lio, il figlio più giovane di Anni- bale Benvenuti, lasciò Gargnano per gli Stati Uniti. Aveva solo 15 John e Lois Benvenuti con una copia anni, essendo nato a Gargnano il dell’albero genealogico di famiglia 23 marzo 1898, e venne accom- pagnato dal padre Annibale che si imbarcò con lui dal porto di Note 1 La necessità di John di ricorrere alle fonti Genova sulla nave «Cincinnati». archivistiche originali, era dettata dal fatto Raggiunti i figli a Norh Adams, di non riuscire a leggere alcuni documenti Annibale tornò in patria dove morì decisivi per lo sviluppo del suo albero genea- il primo gennaio 1935. Emilio logico. Colgo l’occasione per spiegare breve- mente, a quanti non ne fossero a conoscenza, Giacomo Benvenuti (Gargnano, 1891 - rimase presso i fratelli, prestan- come sia possibile per un ‘americano’ svolge- North Adams, 1981) do servizio negli anni 1927-1937 re ricerche genealogiche su tutte le famiglie come capocuoco in diversi risto- trentine (e non solo) senza venire in Trentino. como, nato il 18 ottobre 1930, è il ranti. Nel 1924 si sposò con Emma Nel 1985 La Società genealogica dello Utah signore con il quale sono entrato (Stati Uniti), che fa capo alla Chiesa di Gesù Colò, di chiare origini italiane, Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (comune- in corrispondenza e che, con pas- residente a Readsboro (Vermont). mente nota con il termine di Chiesa dei Mor- sione e determinazione, ha rico- In seguito, sempre aprendo nuovi moni), propose alla Curia di Trento la micro- struito l’intero albero genealogico ristoranti si spostò in varie città: filmatura di tutti i registri anagrafici delle par- dei Benvenuti, fornendomi tutte rocchie trentine a proprie spese. Il progetto Sharron (Pennsilvania); Chicago venne accettato e portato a termine nell’arco le notizie sul ramo americano. (Illinois, dove nel 1940 si risposò di due anni (1985-1987). Da allora una copia Conclusi gli studi universitari si è con Mary Haggerty); Youngstown su microfilm di tutti i registri anagrafici (libri arruolato nell’aviazione militare (Ohio, 1942); Phoenix (Arizona, dei nati, morti e matrimoni) è a disposizione statunitense, prestandovi servizio per la consultazione presso l’Archivio Dioce- 1947) e finalmente Los Angeles sano Trentino (Piazza Fiera). Una copia iden- per 30 anni, nel corso dei quali è (California, 1949), dove si trasferì tica, anzi due, si trovano naturalmente anche stato in molte basi degli Stati Uniti, definitivamente e dove il 10 genna- negli archivi della Società genealogica a Salt ma anche della Germania e dell’Ita- io 1979 morì. Lake City (Utah), e precisamente in due cen- lia (Aviano, Ghedi, Taranto, Livor- tri di calcolo sotterranei gemelli: uno tra le Oggi i discendenti dei tre fratel- montagne vicino alla città e uno sulla costa no e Vicenza). Ha due figli John li Benvenuti, e sono tanti, vivono est del paese. in varie città degli States, ma ogni Ma perché la Società statunitense propose anno si ritrovano in Florida, a casa alla Curia trentina la microfilmatura? Nel pensiero escatologico del mormonismo, gli di John, il perché ce lo dice lui spiriti delle persone decedute non cessano stesso, nel suo bellissimo italiano, di esistere, ma vanno a dimorare nel “mondo retaggio del padre Giacomo e, pro- degli spiriti”, e tutti gli esseri umani hanno babilmente, anche dei suoi periodi la possibilità di ascoltare e accettare, o meno, il vangelo e le ordinanze di Gesù celebrate di permanenza nelle basi militari secondo l’ordine del sacerdozio divinamen- americane in Italia: te rivelato ai santi degli ultimi giorni, sia che «Ogni primavera in mese di marzo questà possibilità venga loro offerta nella vita ho una riunione di famiglia di Ben- mortale, che in quella dell’aldilà. Poiché, secondo il credo dei santi degli ultimi giorni, venuti a mia casa in Florida. Ogni per celebrare le ordinanze di salvezza, come il anno i membri di famiglia vengo- battesimo, è necessario che il ricevente abbia no dalla California, Florida, Ver- un corpo, gli spiriti possono beneficiare delle mont, Massachussets, New York e ordinanze svolte in loro favore tramite perso- ne viventi che si sottopongo alle ordinanze in Connecticut e riunire a mia casa a loro vece, per procura. Fondamentale è però celebrare la nostra eredità ed a dare la conoscenza del nome e cognome esatto del grazie ai quelli 3 giovani, Ferdinan- defunto. Questa credenza ha spinto la Chiesa do, Giacomo e Emilio che hanno di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni a creare la più grande raccolta di nominativi avuti il coraggio a emmigrare ad di persone vissute nel mondo, con lo scopo di Emilio Benvenuti (Gargnano, 1898 - Los un nuovo mondo». battezzarle (in maniera postuma), e celebra- Angeles, 1979) Non credo serva aggiungere altro. re le altre ordinanze, secondo il rito dei santi Quaderni del Borgoantico 10 71

degli ultimi giorni. Si tratta del più grande sistematico ricorso all’uso delle note per for- Matilde morì a 42 anni il 17 agosto 1855, nel database di nominativi di persone mai creato nire informazioni sulle fonti documentarie corso della terribile epidemia di colera; era nella storia dell’umanità. In tal senso: se siete consultate. Nei lavori di tipo genealogico incinta di 6 mesi. La seguì di un mese (18 set- un po’ in là negli anni e trentini da almeno come il presente, comunque, le fonti docu- tembre) il figlio Felice (di 11 mesi). In seguito un paio di generazioni, sappiate che in questo mentarie sono generalmente costituite dai di questi Benvenuti a Villa Lagarina non si data base ci sono anche i nomi dei vostri geni- registri anagrafici parrocchiali (libri dei nati, trova più traccia. tori; per i più giovani quelli dei nonni, visto morti e matrimoni; anagrafi) e dagli atti nota- 5 Il documento è conservato nell’Archivio che i registri trentini sono stati microfilamti rili dei notai del periodo e della zona interes- Lodron presso la Biblioteca Civica di Rovere- fino all’anno 1925. All’implementazione dei sata (per il presente capitolo, in pratica, i notai to, collocazione 3.4.47.3. In mancanza di altri dati contenuti in questa “banca” contribuisco- del secolo XVI dei Giudizi di Villa Lagarina e documenti risulta incomprensibile il fatto che no 4.600 centri mormoni sparsi nel mondo, Nogaredo, custoditi presso l’Archivio di Stato Cristoforo avesse un curatore, visto che era che raccolgono le fotografie scattate da 200 di Trento e i protocolli del notaio Madernini ancora ben vivo ed attivo (per giunta come “squadre di lavoro” operanti negli archivi di custoditi presso la Biblioteca Civica di Rove- notaio) il padre Cristoforo. Da segnalare che 190 paesi del nostro pianeta (fino ad oggi). reto). all’epoca, stando anche a quanto afferma il Vengono prodotti chilometri di microfilm, 4 Un altro ceppo di Benvenuti, anche se leg- presente atto, la maggiore età si raggiungeva poi digitalizzati mediante software ed appa- germente più tardo (fine ‘500) è documen- al compimento dei 24 anni. recchiature studiate e sviluppate dagli stessi tato a Nogaredo. Questo clan famigliare era 6 Probabilmente qualche informazione potreb- mormoni. Il ritmo di produzione è di circa all’epoca contraddistinto dal soprannome be essere fornita dai registri anagrafici delle 3000 cd alla settimana! pieni di nomi e Consoli. Un ramo dei Benvenuti Conso- parrocchie di Tremosine o dagli atti notarili cognomi sotto forma di fotografie di atti di li passò ai primi del ‘600 a Villa Lagarina. dell’epoca, lo spoglio dei quali avrebbe richie- battesimo, matrimonio, morte, etc., che vanno Ad esso apparteneva, ad esempio, Domenica sto un notevole dispendio di tempo, ed è perciò a confluire nei citati centri sotterranei di Salt figlia di Pietro Benvenuti di Villa, detta la stato rinviato ad un’occasione migliore. Lake City. Ci sarà dunque la possibilità, o il Garbara (lavorante alla concia delle pelli), 7 Per la verità anche la casata dei Luscia di pericolo, a seconda dei punti di vista, che il moglie di Nicolò Graziadei di Pedersano, la Tremosine, dai quale esce Antonia, moglie di nome dei nostri predecessori finisca sulla rete quale nel 1647 venne accusata di stregoneria Cristoforo Benvenuti, doveva avere una pre- (Internet)? In parte è già così, perché il sito e per paura di essere incarcerata ed inquisita disposizione verso la musica, se ad un Felice www.familysearch.org, curato dalla Società si gettò nel fiume Adige. Per quanto riguarda i Luscia, professore di violoncello del secolo genealogica mormonese e visitato a tutt’oggi Benvenuti di Villa Lagarina si deve precisare scorso, viene oggi dedicato un locale festival da milioni di persone in tutto il mondo, ripor- che, contemporaneamente al ceppo di cui qui musicale. Le notizie sui Benvenuti musicisti ta già elenchi di persone, ma, per ora, non i si espongono le vicende, i documenti ne ricor- di Toscolano sono ricavate dalla pubblicazio- registri parrocchiali integrali. dano altri in paese. In particolare alla fine del ne di Giovanni Bignami: Enciclopedia dei 2 Sembra che il cognome Chiusole fosse por- ‘500 sono registrate le nascite di alcuni figli musicisti bresciani, Brescia, 1985. tato da una famiglia cittadina di Trento, che di Silvestro Benvenuti di Villa Lagarina. 8 North Adams è una cittadina di grande tra- ancora sul finire del XIII secolo aveva vaste Alla metà del ‘600 invece, fioriva in paese dizione industriale situata nella parte nord- proprietà nell’omonimo paesino lagarino, dal il macellaio Odorico Benvenuti, che ebbe un ovest dello stato del Massachussets (Contea quale finì per derivare il proprio predicato. figlio omonimo citato spesso nei documenti di Berkshire). Posta sulle rive del fiume All’inizio del ‘300 si formò il ceppo locale degli anni 1715-1730. Sicuramente estraneo Hoosac dista parecchie miglia dai maggiori dei Chiusole, il cui capostipite sembra fosse a tutti i Benvenuti fino ad ora considerati, centri urbani e risulta quindi oggi una citta- un Bonaventura, detto Beraldo, il quale ebbe in quanto originario di Nomi e trasferitosi a dina piuttosto tranquilla ed immersa nella un figlio di nome Benvenuto, i discendenti del Villa Lagarina soltanto per esercitare la sua natura. Ha una popolazione di circa 17.000 quale risultano in seguito chiamati nei docu- professione di medico (o forse in seguito al abitanti e dista 133 miglia da New York. Agli menti sia Chiusole, che Benevenuti Chiusole matrimonio), è il dottor Felice Benvenuti, inizi dell’800 lo sfruttamento dell’acqua dei («Benvenuti de Clusolis»), con l’ulteriore registrato nell’anagrafe del 1827 di anni 65, numerosi fiumi e delle vaste foreste contribuì complicazione dovuta al fatto che il de Cluso- con la moglie Gioseffa e 10 figli tra cui il alla nascita dell’industria cartaria e tessile. lis, poteva riferirsi sia ad un generico abitante dottor Pietro di 29 anni. Felice, che era figlio Nel 1820 vi fu costruito il primo mulino per di Chiusole, sia ad un membro della famiglia di Aldrighetto Benvenuti di Nomi e Teresa la stampa del cotone. Nel 1846 sorsero le for- Chiusole. Il primo e, a quanto mi risulta anche Lorenzoni di Cles, morì a Villa Lagarina il 27 naci, le fabbriche di scarpe e l’Hoosac tunnel unico, studioso che accenni al cognome e alle novembre 1829, «uomo di costumi integerri- che, terminato nel 1871, raggiunse il primato vicende di alcune famiglie Chiusole della Val mi e di pietà esemplare (…)». Aveva sposato di galleria stradale più lunga al mondo. Nel Lagarina è il pittore e letterato settecentesco Gioseffa contessa Marzani di Villa Lagarina 1880 furono edificate numerose case popo- Adamo Chiusole, in una breve pubblicazione (che morirà nel 1858). In seguito della fami- lari per la consistente colonia di immigrati dal titolo “Sopra il villaggio detto Chiusole: glia di Felice Benvenuti sono ricordati a Villa franco-canadesi, italiani e irlandesi. Dal 1930 lettera ad un amico”, Verona, 1785. il figlio don Filippo (morto nel 1845) e il al 1940 raggiunse il suo apice di produzio- 3 Essendo il presente articolo una breve saggio figlio dottor Luigi che aveva sposato Matil- ne l’industria calzaturiera (cfr. Gianpaolo di carattere divulgativo, per non appesantire de Tambosi di Rovereto, dalla quale ebbe Zeni: En Merica, l’emigrazione della gente ulteriormente la lettura ho preferito non fare le figlie Virginia e Teresa e il figlio Felice. di Magasa e Valvestino in America, Bagnolo Mella, 2005). 72 Quaderni del Borgoantico 10 Quaderni del Borgoantico 10 73 74 Quaderni del Borgoantico 10

La grande passione per la musica del maestro Benvenuto Benvenuti e di suo padre Federico

di Antonio Passerini

La nascita al suono della banda pea la tragicità di una guerra già come attento esecutore e recitando feroce, ma di cui ancora non si pre- con sicurezza le “battute” in latino “Sóm ‘vignù fóra’ co la banda”, sagivano gli inimmaginabili esiti che i chierichetti dovevano dire soleva dire Benvenuto Benvenuti di infinita catastrofe “mondiale”, nel corso della Messa in risposta al per dare ragione della sua gran- umana e sociale. celebrante, fino agli ultimi tempi de passione per la musica. Quel E per poco in quella catastrofe non che si sono chiusi definitivamente ‘vignù fóra’ stava ad indicare “sono fu fagocitato anche il piccolo Ben- a Trento il 6 marzo di quest’anno, venuto alla luce”, “sono nato”. venuto con i suoi genitori. Infatti, 2009, alla soglia del compimento Era infatti il 1° maggio del 1915 dopo che il giorno 24 di quello dei 94 anni di età. e il corpo bandistico di Villa volle stesso maggio 1915 la dichiarazio- rendere omaggio al suo presiden- ne di guerra dell’Italia aveva aper- Il piccolo Benvenuto cresce respi- te, Federico Benvenuti, diventato to il fronte anche sulle nostre mon- rando “aria di musica”. In casa c’è per la prima volta papà, recandosi tagne, facendo vivere il dramma il pianoforte della zia insegnante sotto le finestre di casa sua a rega- del profugato alla gente dei paesi che lui si diletta a suonare tutto il lare alcune suonate beneuguranti più vicini al confine e mettendo- giorno. Inoltre il papà Federico, che al piccolo nato, alla madre (Ales- ne altri sotto il tiro dei cannoni abbiamo già conosciuto come pre- sandrina Baldo) e al novello padre, italiani, come Villa Lagarina sede sidente della banda, è affascinato persona che amava la musica, che di un importante Comando austro- dal mondo delle note e delle melo- amava il suo paese nel quale la sua ungarico, una di quelle bombe pro- die. Sa suonare qualche strumento, famiglia era radicata da secoli, che venienti dallo Zugna distrusse casa particolarmente la chitarra, ma la “viveva” dal di dentro le vicende Benvenuti. Fortuna volle che i suoi sua grande passione sono le opere. della comunità. abitatori avessero preso delle pre- Se al Teatro sociale di Rovereto, “Suonate beneauguranti” s’è detto, cauzioni, evitando nei momenti di divenuto poi Teatro Zandonai, se in un momento storico che da nove pericolo di rimanere nei piani alti ne rappresenta qualcuna, Federico mesi proponeva sulla scena euro- dell’edificio per rifugiarsi nelle Benvenuti non può assolutamente cantine, proprie o altrui. (L’edificio sarà ricostruito nel 1920).

Dunque già nel giorno della nascita Benvenuto Benvenuti è “immerso” nella musica, ma a leggere quanto scrive Roberto Adami in questo “Quaderno”, pare che la “razza” Benvenuti di Villa avesse qualche cromosoma a forma di nota musi- cale nel suo Dna... Fatto sta che per Benvenuto la musi- ca è stata una “dimensione totaliz- zante” che ha impresso struttura, ritmo e senso a tutta la sua lunghis- sima vita (e alla sua stessa profes- sione di maestro elementare), dai primi anni quando faceva il chie- richetto, seguendo con attenzione i solenni canti del coro parrocchiale accompagnato da quell’organo che Casa Benvenuti distrutta da bomba italiana in seguito avrebbe visto lui stesso Il piccolo Benvenuto con i genitori Quaderni del Borgoantico 10 75

mancare. Non solo, ma quando il figlioletto è un po’ cresciuto, quel che basta per essere capace di per- correre un buon tragitto di strada, perché bisogna camminare, egli lo porta con sé. Così la sera a tarda ora i due “amiconi” se ne tornano a casa a piedi, riassaporando le emo- zioni provate e fischiettando le arie appena ascoltate. Ma Federico merita qualche parola in più.

Federico, uomo che sa assumersi responsabilità pubbliche

Figlio di Giacomo, Federico nasce nel 1874. Nella professione segue le orme del padre Giacomo assu- La famiglia Benvenuti alla fine della prima guerra mondiale mendo la conduzione del negozio di famiglia, dapprima con il fratel- del’“monte di pietà”, popolarmen- “abbellire” il borgo antico, fonda- lo maggiore Silvio, poi da solo. te detto ancor oggi il “santo mont”, ta nel 1900 e rimasta in vita fino Spulciando gli elenchi delle atti- vale a dire il banco dei pegni, che allo scoppio della prima guerra vità commerciali e artigianali di si trovava all’inizio della salita mondiale, sempre presieduta dal Villa redatti dalla Camera di Com- dell’attuale via Garibaldi, nella conte Carlo Marzani e con Eugenio mercio, riferiti all’ultimo decennio strettoia dove da pochi mesi è stata Ambrosi nella mansione di segre- dell’Ottocento e ai primi trent’anni aperta una gelateria, e che rimase tario. del Novecento, troviamo queste in attività fino al 1903). Nel 1915, come già detto, lo trovia- informazioni: 1903: Silvio Benvenuti e fratello mo presidente della Banda. 1890: Giacomo Benvenuti, nego- [Federico]: commestibili, colonia- Nel 1921 è consigliere comunale zio generi misti. li, generi misti; ed osteria; con il sindaco Silvio Todeschi. 1896: Giacomo Benvenuti, pizzi- 1910: Silvio Benvenuti: generi Nel 1925 è nominato vicepresi- cagnolo, vendita petrolio, mercerie misti (commercio) (ma non più dente del neocostituito “Consorzio ed oste, in via del Monte (cioè in via osteria); per la gestione e la rascossione del 1927: Federico Benvenuti: generi Dazio-consumo del Comune di alimentari (commercio). Villa Lagarina”, il cui presidente è Luigi Coser. Federico è un personaggio dai molti interessi e dalla grande disponibili- Ma la carica pubblica che mag- tà per la comunità. giormente lo ha impegnato è stata Tra gli interessi, oltre a quello per sicuramente quella di presidente la musica, è sicuramente inusuale della “Delegazione del ponte”, un e perciò più stupefacente quello consorzio costituito nel 1844 dai per la fotografia: non solo gli piace Comuni della Destra Adige per la fotografare ma si è dotato della gestione del ponte di Villa e della strumentazione per sviluppare le viabilità che ad esso conduceva (ne sue stesse fotografie (anche la pas- parliamo anche nel capitolo dedi- sione per la fotografia è stata tra- cato ai contadini). Fino al 1914 la smessa al figlio Benvenuto). presidenza era rimasta nella mani Quanto alla disponibilità per la del capocomune Francesco Moll, il comunità e alla presenza nel con- quale però allo scoppio della guer- testo sociale e culturale del paese ra s’era trasferito a Gries, presso di Villa, agli inizi del Novecento Bolzano. Rappresentante primo Federico è membro della Società della “Delagazione” divenne allo- Parte della facciata di casa Benvenuti co- per l’abbellimento di Villa, asso- ra Pietro Galvagnini, che ne era me è oggi ciazione che si prende cura di segretario, e la sua gestione durò 76 Quaderni del Borgoantico 10

Al centro Federico Benvenuti Il maestro-tenente Benvenuti dirige le fan- fare militari a Silandro fino al 1920 allorché fu nominato finché nel corso degli anni Trenta il nuovo presidente, nella persona “chiuse” e il locale divenne sede non si vede dalla strada) a intona- appunto di Federico Benvenuti. del Dazio di Villa. re canzoni e arie e che tutt’intorno Egli rimase in carica sei anni e il Federico Benvenuti morì il 10 giu- dagli altri poggioli e dai giardini suo mandato venne a scadere pro- gno 1953. – le case erano allora densamen- prio nel momento di passaggio dai te abitate – gli facciano eco altri vecchi sindaci (eletti dalla gente) ai ragazze e ragazze, unendosi in un nuovi podestà (nominati dall’auto- La musica “salva” Benvenuto solo canto. rità), voluti dal fascismo (maggio- dalla guerra Più avanti frequenta corsi di spe- giugno 1926). Benvenuti aveva già cializzazione, sia per migliorare le annunciato le sue dimissioni dalla Torniamo a Benvenuto, al “mae- sue capacità di strumentista (piano- carica di presidente, per seri moti- stro” Benvenuto, anzi doppiamen- forte e organo, in modo particolare, vi di famiglia, ma dovette portare te “maestro”, perché insegnante ma suona talvolta anche il violino avanti il suo incarico per qualche di scuola elementare e maestro di o qualche altro strumento), sia per mese ancora proprio perché non si musica. approfondire le sue conoscenze nella creassero disguidi in quel momen- La professione di maestro di scuola composizione e nella direzione. to di grosse novità istituziona- la apprende frequentando le magi- Insomma, quando nel 1941, a 26 li. Verso la fine dell’anno però strali, mentre l’arte della musica, e anni di età, in piena seconda guerra (1926) rinnovò presso il podestà più in specifico del pianoforte, nei mondiale, sta per essere mandato Angelo Raile la richiesta di potersi suoi aspetti tecnici (perché l’in- in Grecia, Benvenuto è un musici- dimettere perché non aveva più il dole non la può fornire nessuno), sta provetto e conosciuto. E questo tempo materiale per poter segui- gli è insegnata dai maestri Tullio lo “salva” dalle tragiche brutture re le faccende della “Delegazione Perin (Rovereto 1898 – Pontone di del fronte greco-albanese. Succede del ponte” in quanto la moglie era Verona 1956; pianista e composi- così: egli è di stanza a Silandro, in occupata con la bambina ammalata tore, direttore della Civica scuola Val Venosta, col suo 17° Reggio- di tosse canina (nel 1925 era nata musicale di Rovereto dal 1948 al mento di fanteria, Brigata Acqui, e Ilda, mentre la sorella Cornelia 1956) e Renato Dionisi (Rovigno ormai è tutto pronto per la partenza era nata nel 1919; Ilda e Corne- d’Istria, Croazia, 1910 – Rovereto verso il fronte greco. Ma arriva da lia vivono sempre nella loro avita 2000; insegnante di conservatorio Roma l’ordine di fermare il “tenen- casa di via Garibaldi), e lui era da e compositore). te-maestro Benvenuti” perché è solo nella gestione del negozio che Benvenuto ha una memoria for- annunciato l’arrivo di Sua Altezza lo teneva impegnato dalle 5.30 di midabile e impara tante cose. Ma il Principe Umberto di Savoia, che mattina, orario in cui arrivava il non le tiene tutte per sé: così può deve essere salutato con un gran- pane, fino alle 8 di sera. capitare che il ragazzo si metta sul dioso concerto di fanfare militari, Così Federico potè andare avanti poggiolo di casa (il bel poggiolo la cui direzione è affidata proprio col negozio per alcuni anni ancora, che dà all’interno, che purtroppo a lui. Quaderni del Borgoantico 10 77

Il grande raduno dei reggimenti e il rolo, Rovereto, città questa per lui è maestro unico in classe, e allora “saluto musicale” all’erede al trono indimentcabile perché da studente si ritaglia ampi spazi per insegna- di Casa Savoia mediante l’esecu- ha frequentato l’Oratorio Rosmini re agli allievi tante canzoni e per zione dell’Inno sardo (ricordiamo che lo ha legato, da allora per tutta avviarli alla comprensione della che il nome dei territori sotto la la vita, ad amicizie fraterne con con musica. Nell’ultima parte della car- corona di casa Savoia era proprio tanti altri giovani alcuni dei quali riera può invece insegnare esclusi- il “Regno di Sardegna”), avviene il diventati in seguito delle “perso- vamente educazione musicale, in 22 marzo 1941: installato su un alto nalità”, come Giuseppe Veromesi numerose classi, e allora si sente trespolo in modo da essere visto da e Giovanni Spagnolli, per i quali maggiormente appagato perché tutti i suonatori, Benvenuto Benve- sarà per sempre il “Benve”. sente che quella è la sua “missio- nuti dirige con autorità l’estempo- Insegna anche a Trento, dove sta- ne”. Moltissimi scolari, oggi avanti raneo e mastodontico “complesso bilisce la sua residenza dopo il nell’età, non hanno più dimenticato musicale”. matrimonio nel 1952 con Annama- il “maestro Benvenuto” e lo hanno E così addio Grecia. (Dopo l’8 set- ria Bonfante. dimostrato in varie occasioni man- tembre del 1943, Benvenuto cerca La sua vita è dedicata all’insegna- dando lettere e biglietti. di non farsi “prendere” dai tede- mento, su tanti fronti. Ma egli non È fondatore di cori, come quelli di schi; riesce a scappare e nel 1944 smette mai di apprendere. S’è com- Villa e di Nogaredo, che alla fine torna a casa a Villa, dove rimane perato un’enciclopedi Utet, ed è si fondono, dei quali ovviamente è vivendo nascosto). sempre lì a leggerla, a consultarla, direttore. tanto che le sue conoscenze diven- In chiesa, fin da giovane a Villa e tano un po’ alla volta... enciclope- poi nel resto della vita, suona l’or- Suonare, comporre, dirigere, diche, appunto. gano, e continua anche a frequen- insegnare (e continuare ad Altrettanto vasta e capillare è la sua tare corsi nazionali, come nel 1960 apprendere) conoscenza delle opere. Ne acqui- a Serravalle di Bibbiena e nel 1962 sta i dischi e i libretti, le impara a ad Arezzo. Riassumiamo ora brevemente l’at- memoria, le canticchia con voce Tutti i pezzi da suonare sono affi- tività poliedrica degli ultimi ses- baritonale, magari accompagnan- dati alla memoria. sant’anni del maestro Benvenuti. dosi con il pianoforte... A Trento, dove abita per 54 anni Come maestro elementare fa scuo- Quanto ai fronti dell’insegnamen- in una palazzina la cui proprietaria la in varie sedi, tra cui Villa Laga- to, partiamo dalla scuola elemen- è una signora di stampo austriaco rina, Avio, Lavis, Cembra, Poma- tare. Per molti anni, inizialmente, che passa col musicista maestro

Il grande concerto di fanfare militari in onore del principe Umberto di Savoia. Benvenuto dirige dall’alto di un trespolo 78 Quaderni del Borgoantico 10

Benvenuto ore liete e nostalgiche e Sabbionara nel teatro di Avio in paese lo “tradisce”: quando arriva pensando al Trentino, dà lezione occasione della Festa del risparmio da Trento e vede la “sua” vecchia di pianoforte a bambini dai 3 ai del 1956. Grande successo ha pure scuola rasa al suolo gli sale un 5 anni. Un giorno alla sua scuo- l’operetta “Occhio di Falco” che nodo alla gola... la musicale si presenta un allievo, fa eseguire dal coro di Villa e che Ma faremmo un torto al maestro Stefano Rattini, che il maestro ancora alcuni componenti ricorda- Benvenuto se chiudessimo questa giudica da subito “impareggia- no e cantano con nostalgia. “memoria” con un senso di tristezza bile” per talento e volontà e che Una vita lunga e intensa quella del pensando al dolore che egli provò incoraggia con insistenza: oggi maestro Benvenuto, che però non nel vedere la scuola ridotta a un Rattini è organista titolare della gli fa dimenticare il paese natale. mucchio di macerie. La sua “filoso- Cattedrale del duomo di Trento, Infatti scende spesso a Villa a fare fia” era un’altra, era quella racchiusa concertista in Italia e all’estero, visita alle sorelle Cornelia e Ilda. in una frase che i fratelli Cornelio e docente e compositore. Se la stagione è buona copre il Guido Faccenda di Pressano ascol- Suona, insegna, ma anche com- tragitto in bicicletta (è sempre un tarono quando erano scolari dalla pone, firmandosi “Benve”, messe, ottimo ciclista anche in tarda età), bocca del loro maestro Benvenuto Ave Marie, canzoni sacre e profa- percorrendo la Destra Adige dove (sono state molte le testimonianze ne... Spesso mette in musica testi mantiene amicizie nei vari paesi. di riconoscenza e di stima fatte per- di altri, come “Il Salvadanaio” L’antico borgo gli dà motivo di venire alla famiglia Benvenuti da della poetessa Milly Dandolo che innumerevoli bei ricordi, frutto di ex alunni) e che non dimenticarono viene eseguito con grande succes- tanta dedizione e di tante soddisfa- più: “Quando canti apri il volto al so dalle scolaresche di Vo’ sinistro zioni. Ma qualche anno fa il suo sorriso e l’animo alla gioia”.

Il maestro Benvenuto al piano Foto di femiglia: da sin., Ilda, mamma Alessandrina, Cornelia e Benvenuto Quaderni del Borgoantico 10 79

Pietro Galvagnini (1874-1961) personaggio del popolo dai mille impegni

di Antonio Passerini

Pietro Galvagnini, popolarmen- le deve far da supporto al sindaco te detto “Pierìm”, è un personag- supplente, il maestro Luigi Coser, gio straordinario: ad enumerare in una situazione molto delicata e tutti gli incarichi, alcuni di grossa difficile, perché il paese è occupa- responsabilità, e gli impegni che to da tanti soldati, con tutti i disagi si è assunto, al di là della profes- e qualche pericolo aggiuntivo che sione, sembra un uomo dalle sette ciò comporta per la gente, sia per la vite. Sicuramente non era di salute mancanza di manodopera per colti- cagionevole, tant’è che è vissuto vare i campi, sia per la precarietà e per 87 anni. Ed altrettanto forte la penuria dell’approvvigionamento appare la sua tempra morale. Tan- alimentare della popolazione... tissima gente ricorreva a lui, per un È ancora segretario comunale (lo consiglio, per un aiuto, per sbrigare sarà fino verso il 1930), quando qualche faccenda. Era un uomo del nella seconda metà degli anni Venti popolo “immerso” nella vita del il governo Mussolini decide la ridu- paese, sia istituzionale che associa- zione del numero dei comuni del tiva, sia culturale che economica, Trentino, ed anche di quelli della sia sociale che religiosa. Amava Destra Adige. E allora (luglio 1927) il suo paese, amava la storia del Pietro Galvagnini Pietro Galvagnini si mette di buona suo paese, amava la chiesa del suo lena a redigere una dettagliata rela- paese... Ora ci soffermiamo sugli incarichi zione per “dimostrare” che il paese che più lo hanno impegnato, senza di Villa ha tutte le carte in regola, più Proviamo per prima cosa a stilare la pretesa della completezza. degli altri, per diventare il capoluo- un elenco delle “realtà” nelle quali go del futuro grande comune, come l’abbiamo trovato presente (sicu- di fatto avverrà nel 1929. (Si veda ramente qualcuna ci è sfuggita o Segretario comunale anche l’articolo di Gianni Bezzi in non è documentata) nel raccogliere questo “Quaderno”). notizie sulle vicende del “passato Questa è la sua professione. Diven- prossimo” del borgo antico di Villa ta segretario comunale verso il 1900 Qualcuno ha scritto (libro della Sav Lagarina. con il capocomune Francesco Moll, che citiamo più avanti) che abbia Innazitutto di professione è segre- barone, persona di grandi capacità, fondato anche il “Circolo cultura- tario comunale. spesso assente da Villa per fare gli le”: non abbiamo notizia di questo Poi l’abbiamo trovato nei Pompieri, affari suoi (di imprenditore agrico- Circolo, mentre a Villa è stato atti- nella Società di abbellimento, nella lo) in Italia e in Austria o per adem- vo per qualche decennio il “Circo- Delegazione del ponte, nell’Asilo piere a Vienna ai suoi doveri di lo di Lettura”. Di quest’ultimo non infantile come presidente, in varie ciambellano dell’Imperatore Fran- è improbabile che sia stato uno dei società di tipo cooperativistico cesco Giuseppe. Il vicecapocomune fondatori. Lo troviamo poi anche (Unione di consumo e credito, Sav, è il farmacista Silvio Marzani. Nel membro della Società di abbelli- consorzi, Famiglia cooperativa...), in frequente scambio delle due perso- mento, esistita dal 1900 al 1914. associazioni di tipo economico, nella ne, il segretario è chiamato a dare “fabbriceria” della chiesa... E l’ab- “continuità” all’amministrazione biamo trovato in queste realtà non a comunale, che peraltro è molto Segretario della Delegazione del “far numero”, bensì in qualità di fon- meno complessa di quanto non lo ponte datore, di presidente, di segretario, di sia oggi. Nel periodo della prima revisore dei conti, di rappresentante, guerra però mancano dal paese Il discorso è analogo a quello della di fiduciario..., insomma sempre con sia Moll sia Marzani, e a maggior gestione del comune, perché il pre- ruoli di primo piano. ragione ora il segretario comuna- sidente della Delegazione è sem- 80 Quaderni del Borgoantico 10

pre Moll. Qui però va “peggio”, za antincendio. È stato scritto (libro perativa di credito e consumo di nel senso che quando manca il della Sav) che sia stato comandante Trento nell’operazione di apertura presidente è il segretario che deve dei pompieri. Questo non dobreb- a Villa di un “Magazzino” di quel- accollarsi tutta la responsabilità nel be essere vero (ma ci sono periodi la società (probabilmente la prima guidare questa società di comuni senza dati e quindi tutto è possibi- “cooperativa” e la prima “cassa che gestiscono il ponte e la viabili- le), perché il comandanti sono stati rurale” aperte a Villa). tà. È ben vero che durante la guer- Eugenio Ambrosi dal 1888 (inizio ra l’autorità militare “confisca” il effettivo) fino verso il 1910, poi è ponte e lo mette sotto la propria suo figlio Ferruccio Ambrosi, poi Presidente della Sav conduzione, ma il segretario deve Arturo Bolner, fino al 1929, anno pur sempre “fare gli interessi” degli in cui, con la fusione dei comuni Quella di presidente della Socie- associati. Dopo la guerra Galva- il corpo dei pompieri diventa unico tà agricoltori Vallagarina (Sav) è gnini riprende in mano la situazio- ed il comando passa nella mani di forse la carica di maggior prestigio ne, finche nel 1920 viene eletto un Mario Leoni. Peraltro negli anni e di maggior responsabilità, consi- nuovo presidente, Federico Benve- Venti Galvagnini ha ben altre cose derato che al consorzio fanno capo nuti. Lui comunque continua a fare di cui occuparsi. moltissimi agricoltori della valle e il segretario. che lui guida la società in un perio- do di fortissima crisi economica Cooperative e consorzi generale. Pompiere Stando a quanto riferiscono le cro- Non ci dilunghiamo su questi nache Pietro Galvagnini ha assolto Sulla bella foto (è la prima, che ambiti, rimandando alle notizie egregiamente alla massima carica si sappia; è riportata a pag. 52 del presenti nell’articolo sulla Fami- della Sav, mantenuta per circa dieci libro Pompieri in destra Adige. Le glia cooperativa riportato in questo anni. vicende dei Corpi dei Vigili del “Quaderno”. Diciamo però almeno Data l’importanza della carica, ci Fuoco di Villa Lagarina (1882- che Galvagnini è forse la persona dilunghiamo un po’ di più riportan- 2002) del corpo dei pompieri di che più di ogni altra rappresenta la do di seguito alcuni brani tratti dal Villa, scattata verso il 1910, figura continuità tra le varie forme e isti- libro di Fabio Giacomoni e Claudio anche Pietro Galvagnini, con una tuzioni di cooperazione di consu- Antonelli del 1989 Origini ed atti- medaglia appuntata sul petto. Non mo che si sviluppano a Villa, nelle vità della Società Agricoltori Val- conosciamo il motivo di quella quali egli assume lungo i decenni lagarina – Rovereto – Ottant’anni onorificenza. Sappiamo invece che tutte le cariche, compresa quella di di coperazione (pagg. 65-80). prende parte come pompiere alle presidente. Già nel 1907 lo trovia- ispezioni del camini per la sicurez- mo “fiduciario” dell’Unione coo- Dal 17 agosto 1914, data dell’ulti- ma seduta della Direzione, si arriva al 1° gennaio 1919 prima di trovare un’altra seduta, convocata questa a Villa Lagarina in assenza del presi- dente (don Giobatta Panizza, che ha seguito i profughi drella sua parrocchia di Lizzana) non anco- ra ritornato e presieduta dal con- sigliere Giuseppe Sighele, nella quale si riafferma la volontà decisa di riprendere l’attività della Società ed in attesa di potersi trovar presto con il Presidente, si dettano dispo- sizioni per prendere in consegna i ruderi del molino ancora occupati dal militare…

Eletto nel 1923

Con l’inizio del 1923 cadde amma- lato don Panizza che fu sostituito La sede della SAV tra le due guerre (da “Origini ed attività della SAV”; anche foto seguenti) dal vicepresidente, Pietro Galva- Quaderni del Borgoantico 10 81

Una conduzione prudente ed efficace

Ora elenchiamo in forma telegrafi- ca alcuni passaggi della sua attività di presidente. Nel 1924 si punta a compiere una trasformazione qualitativa passan- do da “società civile” a “consorzio economico”. Per questo si modifi- ca lo statuto. I “gruppi” che compongono la Sav: Rovereto (nuovo), Marco, Lizzana, Volano, Besenello, Villa Lagarina, Nogaredo, Pomarolo e Pedersano. Lavorano forte il molino e la seghe- ria. Pur in un momento difficile per l’economia (mondiale), si registra il godimento regolare degli utili da parte dei soci, ma mediante “com- Interno della segheria della SAV pensi che l’amministrazione non volle mai accrescere oltre la norma gnini di Villa Lagarina. Quest’ulti- la supplenza, aveva mostrato di per non dare ai soci la sensazione di mo, oltre ad attendere alle normali voler imprimere ai suoi organismi uno straordinario vantaggio econo- esigenze della società, operò un un più forte dinamismo… mico. Con saggezza, senza cedere a vigoroso richiamo ai principi dello La direzione era così composta: Pie- facili lusinghe, essa scelse di tenere statuto per evitare che si instau- tro Galvagnini presidente; Gio Batta unite le riserve monetarie per raffor- rasse un pericolo di monopolio da Zandonai fu Luigi vicepresidente zare sempre più la situazione eco- parte di pochi soci. Per la prima (è l’importante personaggio delle nomica finanziaria generale.” Una volta, dalla fine della guerra, si istituzioni cooperative di Pedersa- conduzione lodevole che porta ad decise di convocare l’assemblea no, della Sav, del Sait), consiglieri un ottimo bilancio per il 1926. dei delegati, convocazione fissa- Luigi Pizzini, Quintilio Panizza, Nel 1927 si registra notevole ridi- ta per il 2 novembre 1923. Ma il Francesco Simoncelli, Daniele mensionamento dell’utile causato 5 luglio (1923), dopo un aggrava- Gatti, Damiano Tovazzi, Quinto dalla nuova legislazione. mento della malattia, don Panizza Gasperotti, Teodoro Battisti. Si dispone di concedere le “ferie” si spegne a Lizzana. Il direttore è Cornelio Torresani. ai dipendenti e si fa un primo con- La prima riunione di direzione, dopo la sua scomparsa, decide di dedicare la targa ricordo da affigge- Cornelio Torresani, nato a Campo Tassullo re sulla facciata esterna del molino, in Val di Non il 22 ottobre 1883, si stabili- dove si trova tuttora. Il 6 novem- sce in Val Lagarina – casa Torresani si trova bre si tiene la sessione dei delegati. lungo la “pontèra” che dal ponte di Villa Presiede i lavori Pietro Galvagnini sale a San’Ilario – dapprima come diret- che commemora il compianto pre- tore della Famiglia cooperativa di Lizzana sidente. Poi ricapitola gli ultimi (1905-1913), poi come direttore della Sav avvenimenti interni alla società dal 1913 al 1945. È consigliere del Sait e (ricostruzione del molino che però della Federazione, e amministratore di varie riprende a pieno ritmo solo tre anni società cooperative, sia di consumo sia casse dopo; commercio legnami; sega rurali. Per molti anni fa parte della Coope- veneziana nel 1921). rativa di consumo e credito (poi di solo con- A succedere a don Panizza alla sumo) di Villa Lagarina, di cui è fondatore guida della società fu chiamato il con altri, ricoprendo soprattutto le cariche di vicepresidente, Pietro Galvagnini vicepresidente e poi anche di presidente. Muore il 29 ottobre 1958). di Villa Lagarina che, già durante 82 Quaderni del Borgoantico 10

andamento generale e un indiscusso prestigio. Il revisore federale scrive in riferimento all’anno 1929: situa- zione finanziaria più unica che rara; nessuna crisi commerciale potrà compromettere la solide basi se si prosegue con l’attuale cautela… 1930: gravissimi ribassi, i bozzoli pagati poco, crollo del prezzo del vino, ridotto quello dei grani e il legname non ha smercio per via della crisi edilizia. Ma la Sav tiene botta. 1931: si aderisce al Consorzio delle Latterie trentine. Ora la Sav è una delle più gros- se realtà economiche ad indirizzo cooperativistico nella provincia di Trento. La relazione del 1931 del presiden- te Galvagnini, ormai prossimo a lasciare la carica, viene accolta con il più vivo compiacimento dall’in- La SAV “vista” da Fortunato Depero tera società. tratto di lavoro collettivo per i nazionale (quindi per uso interno e L’assemblea dei delegati del 1932 dipendenti del molino. uso esterno), una serra per la “for- elegge presidente Alverio Raffa- Si acquista un autocarro, si costrui- zatura” delle viti. elli. scono un impianto di distribuzione All’interno della grave cirsi econo- Pietro Galvagnini viene nominato della benzina situato sulla strada mica la Sav può contare su un buon “presidente onorario” della Sav.

Il recupero dei titoli di “arciprete” e “arcipretale” per il parroco e la chiesa di Villa

Una vicenda che vede impegan- questo patrimonio si accumula) e Vescovo to nel ruolo di protagonista Pietro si fa carico della cura dell’edificio di Trento Galvagni tra il 1923-24 è quella del sacro, della sua manutenzione, del recupero dei titoli di “arciprete” suo restauro in caso di necessità. Zelo di religione ed amore di per il parroco di Villa Lagarina, e Qui riproduciamo buona parte della patria, muovono i sottoscritti rap- di conseguenza di “arcipretale” per documentazione, molto interessante, presentanti del popolo a presenta- la chiesa. Qui Galvagnini è nelle che ci ha messo a disposizione Adria- re a Vostra Altezza Reverendissima vesti di “fabbricere e amministra- no Galvagnini, che ringraziamo. sommessa preghiera. tore” della chiesa. “Fabbricere” È da notare lo “stile” sostenuto La chiesa decanale di Villa Laga- significa che è membro della “Fab- del linguaggio, aulico quello della rina, una delle più antiche della brica, o Fabbriceria, della chiesa”, curia vescovile. Valle Lagarina, nominata già nei una commissione parrocchiale documenti del secolo XI e XII che segue gli aspetti economici come ci lascia scritto il Tartarotti, della chiesa (non dimentichiamo, Lettera di supplica al Vescovo ebbe il suo Parroco-Vicario nella tra l’altro, che le chiese dei nostri Persona di Martino, Canonico di paesi risultano nel corso dei secoli Villa Lagarina 28 ottobre 1923 Trento, nel 1212 quale arciprete di eredi di qualche bene immobile – A Sua Altezza Reverendissima Lagaro; il primo che si conosce di soprattutto campi – e che col tempo Mons. Celestino Endici Principe- nome. Quaderni del Borgoantico 10 83

restauri, e mentre altre chiese, per- Con supplica 28 ottobre 1923 le ché monumentali, sono ancora da onorande Comunità di Villa Laga- restaurare, la sua è bella e finita, e rina, Nogaredo, Brancolino e Noar- ne son saldate le spese. na assieme ad altre istituzioni ivi L’opera fu poi compita in questi esistenti ci presentarono insistente ultimi giorni colla rifusione delle preghiera, perché ci degnassimo campane, alle quali ne fu aggiunta di riconfermare alla parrocchia una di più, riducendo il concerto dell’Assunzione di Maria Ss.ma in all’armonia di un organo. Villa Lagarina ed al rispettivo Ret- Viste e considerate le cose anzidet- tore il titolo onorifico di Arcipretu- te, gli scriventi Municipi di Villa ra, rispettivamente di Arciprete. Lagarina, Nogaredo, Noarna e Noi che siamo sempre inclinati a frazione di Piazzo presentano a favorire tutto ciò che torna a lustro Vostra Altezza Reverendissima e decoro delle Chiese della Nostra ossequiente preghiera che all’insi- Diocesi, specialmente delle maggiori gne Chiesa di Villa Lagarina venga e più venerande per antichità e pregi Don Emilio Visintainer (da “Noriglio. riconfermato il titolo di Arcipretale d’arte, considerato che tale onorifico Cronaca della Comunità”) e quello di Arciprete a quello del titolo fu posseduto per benigna con- benemerito M.R. Don Emilio Visin- cessione dei Nostri Antecessori dalla L’arcipretura della chiesa durò tainer e ai suoi successori [...] Chiesa e dal Parroco predetti anche fino al 1804 attraverso duecento- nei tempi passati: considerato anco- trentasei anni continui degli Arci- ra che la Chiesa dell’Assunzione di preti Lodron, salvo l’intervallo La risposta (positiva) del Maria SS.ma in Villa Lagarina per tra il 1636 e il 1689, in cui venne Vescovo (2 febbraio 1924) ricchezza e preziosità di arredi, per la coperta dagli Arcipreti Priamo, magnificenza dei suoi altari e soprat- Bragliardi e Gasperini. Noi Celestino Endrici tutto per la Cappella di San Ruperto, Vostra Altezza Reverendissima è a Per grazia di Dio e della Sede Apo- sontuoso monumento eretto dalla conoscenza del lustro e decoro di stolica generosità dell’Arcivescovo Paride questa magnifica chiesa di Villa Vescovo di Trento e Principe Lodron, è una delle più insigni tra Lagarina e dell’annessavi cappella Prelato domestico di Sua Santità e le chiese diocesane; desiderosi nello di S. Ruperto, sontuoso monumen- Assistente al Soglio Pontificio stesso tempo di dare una pubblica to eretto dall’Arcivescovo Paride Patrizio romano attestazione della Nostra benevolen- Lodron in memoria dei suoi geni- Dottore in sacra teologia e filoso- za all’attuale Parroco Decano Don tori. [...] fia, ecc. ecc. Emilio Visintainer, resosi assai bene- merito speciale per le premure infa- In vista di tanti meriti e di tanta Ad perpetuam rei memoriam ticabili adoperate affinché la Chiesa gloria di arte veramente cristiana (a perpetua memoria dell’evento) a lui affidata fosse rimarginata nelle è ben conveniente che al parroco ferite sofferte per le vicende belliche di questa chiesa venga conservato e ritornata al primiero splendore, di e riconfermato anche il titolo di buon grado abbiamo determinato di Arciprete. esaudire la domanda. E questo poi lo merita in modo speciale l’attuale M.R. Sig. Deca- Perciò in virtù dell’autorità Nostra no Don Emilio Visintainer, il quale ordinaria e di queste lettere voglia- curò sempre con zelo anche il mo e decretiamo che la Chiesa decoro della chiesa a lui affidata. dell’Assunzione di Maria SS:ma Meriti grandi egli si acquistò pure in Villa Lagarina sia decorata durante la guerra accogliendo della dignità di Arcipretale come preziosi arredi sacri delle chiese anche il Parroco Decano pro tem- vicine e salvandoli da certa rovina pore della medesima possa usare assieme a quelli della sua Chiesa. nelle scritture, nei documenti ed Appena scoppiata la bomba nel ogni altro atto l’onorofico titolo di presbiterio della Chiesa di Villa, Arciprete, formando l’augurio che Egli fece puntellare l’arco trion- il ripristino di questa distinzione fale pericolante e riparare il tetto. torni torni di onre a Dio e a bene Appena finita la guerra, di sua La chiesa arcipretale di Villa (foto di F. Ba- dei diletti Nostri diocesani della iniziativa, face eseguire tutti i roni) nuova Arcipretura, sui quali e sul 84 Quaderni del Borgoantico 10

novello Arciprete invochiamo la che degnamente la ressero, sia poi materiale per gli scopi guerreschi, benedizione del Signore. stato abbandonato e negato. ed intervenendo sempre in ogni Infatti dal 1804 in poi i dignitari altra occasione con tutte le forze ecclesiastici che si susseguirono del suo animo virile per tutelare Discorso di Pietro Galvagnini portarono tutti il semplice titolo di chi di tutela fosse bisognoso. “fabbricere ed amministratore parroco-decano e ciò fu, secondo Dopo la guerra con velocità quasi della Arcipretale di Villa me, un errore, poiché le antiche fulminea, si adoperò perché le pia- Lagarina” (10 febbraio 1924) memorie cantan chiaro [...] ghe arrecate alla nostra magnifi- ca Chiesa fossero risanate, senza Ricevuto da Trento il decreto di I comuni che compongono la parroc- aggravare i fondi della stessa ed ripristino dei titolo, pochi giorni chia meritano quindi tutto il nostro arricchendola di nuove campane; dopo viene resa pubblica la cosa plauso per essersi adoperati presso la insomma zelò con tutte le sue forze, in una riunione di popolo (forse in Suprema Autorità Diocesana, affin- con tutta la mente vasta ed eleva- chiesa). Il discorso, lungo e artico- ché il prisco nome di arcipretale sia ta alla maggior gloria di Dio ed a lato, è tenuto da Pietro Galvagnini, restituito di diritto alla nostra chiesa, conservarci il primato nel Trentino che insiste sugli aspetti storici che contemporaneamente all’assegna- delle Chiese belle. fanno da fondamento a determinati zione del titolo di Arciprete all’attua- Quando lo storico di questo mio paese diritti. le suo reggente, l’amatissimo nostro si accingerà a narrare i fasti glorio- decano M.R. Emilio Visintainer [...]. si degli Arcipreti di Villa Lagarina, Signori Ognuno conosce il suo zelo pastorale accanto e non nell’ultimo posto, sarà Non già perché sono di Villa Laga- per le nostre anime; tutti conoscono il messo e splenderà di luce radiosa il rina cercherò di esaltare la mia lavorìo diuturno a cui si sobbarcò per nome del primo Arciprete, dopo più di patria; non già per inutile sfoggio l’incremento e per il culto della Chie- un secolo di dimenticanza, dell’Arci- al natio loco ho creduto opportuno sa; sanno tutti quello che fece prima prete Don Emilio Visintainer. di prendere la parola, ma soltanto della guerra per dotarla del magnifi- “E questo sia suggel che ogni per sfogare la mia interna com- co concerto delle campane, di cui era uomo sganni”. mozione, vedendo ripristinata alla in possesso. nostra parrocchiale, anche formal- Durante il periodo difficile della Pietro Galvagnini chiude dunque mente, il suo antico onore. guerra, con intuito veramente il suo discorso citando un verso È un umile figlio della sua terra ammirabile salvò dalla distruzio- di Dante, che significa “e questo che si entusiasma ai fasti gloriosi ne e dalle rovine quasi tutte le ric- distolga chiunque dal credere altri- della sua magnifica Chiesa; è la chezze delle Chiese dei paesi eva- menti”, una citazione che è confer- pietà filiale e devota che erom- cuati del decanato; si oppose con ma anche dei suoi interessi cultu- pe dall’animo esultante vedendo energica fierezza alla volontà dei rali che vanno a dare completezza ripristinato un titolo che fu gloria, despoti di scoperchiare la Cappel- alla sua personalità votata princi- lustro e vanto di questa Chiesa, e la di San Ruperto, impiegando il palmente all’azione. quindi indirettamente di questo nostro paese […]

Se ben guardiamo alle persone che ressero con dignità ed onore la nostra parrocchia; se guardia- mo come essa assai di frequente sia stata la tappa a più alte dignità ecclesiastiche, noi dobbiamo com- piacercene sinceramente e dobbia- mo dedurne che il posto di Villa Lagarina era tenuto in un conto assai alto dalle Superiori Autorità ecclesiastiche. Non si comprende perciò perché ad un tratto questa dignità di Arci- prete che perveniva indubbiamen- te ai reggenti la Chiesa di Villa Lagarina, dirò così, per diritto di usucapione, se non per formali- tà di decreto e per insigni titolari Le vecchie campane lasciano Villa (Propr. Dina Baroni Marzani) Quaderni del Borgoantico 10 85

Un tempo fare il postino era un posto di lavoro che si poteva “ereditare”

di Antonio Passerini

Angelo senior inizia quando “giacendo in ufficio 15 ore con si sposa con Giuseppina “Beppina” l’ufficio è gestito da Ferruccio grave danno per gli affari e per le Muraro di Terragnolo. La nuova Ambrosi famiglie”. Si chiedeva dunque che famiglia mette radici a Villa, dove la consegna ai destinatari avvenis- le ha tutt’ora. Angelo Canepel prese il posto di se già la sera. Altro punto: l’ufficio Oltre alla “normale” distribuzione postino a Villa nel 1920. Aveva restava chiuso durante lo smista- della posta nella porzione di terri- solo 18 anni. Nato a Isera nel 1902, mento della posta e le persone (per torio assegnatagli, come fanno gli era stato profugo in Boemia duran- lo più “servi”) che attendevano di altri colleghi, ad Angelo è affidato te la prima guerra mondiale. ritirarla personalmente dovevano anche il servizio di “procaccia”. L’ufficio postale era situato nella rimanere fuori al freddo e sotto Questa mansione consiste nel por- piazza della grande fontana, nella la pioggia; si chiedeva perciò che tare al treno la posta in partenza casa che era stata di Gio Batta l’ufficio rimanesse aperto anche in (lettere, cartoline, pacchi...) e nel Riolfati, il grande benefattore della quel frangente. (Si veda La nobile ritirare, sempre dal treno, la posta comunità al quale è intitolata la pieve di Villa Lagarina, pag. 138). in arrivo. “Dal treno”, non “dalla piazza stessa. stazione”, nel senso che il “pro- Titolare dell’ufficio era allora Fer- Torniamo ad Angelo Canepel. Già cacciatore” deve essere pronto sul ruccio Ambrosi (lo sarà fino verso nella prima metà degli anni Venti binaro quando il treno arriva per il 1930), che era coadiuvato nel lavoro dalla vivace sorella Enri- chetta. (Si veda il n. 6 dei “Qua- derni del Borgoantico”). Ferruccio aveva “ereditato” l’im- piego dal padre Eugenio, il quale era morto repentinamente nel 1914, dunque “sotto l’Austria”. E infatti sulla sua lapide, posta nella parte alta del cimitero di Villa-Nogare- do ai piedi delle grandi “edicole” dell’architetto Mario Sandonà, si legge ancor oggi “Imperial Regio Maestro di Posta”, oltre che fonda- tore del Corpo dei pompieri. Detto per inciso, perché non si pensi che gli inizi del Novecen- to fossero tempi in cui il servizio postale era sbrigato in manie- ra approssimativa, desta stupore l’istanza che il consiglio comunale, guidato dal capocomune Francesco Moll, barone, rivolse nel 1905 alla direzione delle Poste e telegrafi di Innsbruck per eliminare alcuni inconvenienti nel servizio. Le let- tere, per esempio, che arrivavano con la corsa del treno delle 19.23 venivano distribuite la mattina seguente alle 8, e di festa alle 11, La sede dalla “Regia Posta” nella piazza di Villa, oggi Piazza Riolfatti 86 Quaderni del Borgoantico 10

Anni Venti. L’interno della Posta, con Ferruccio Ambrosi e la sorella Enrichetta

le missive negli angoli più lontani ché non ce ne siano dell’altra, poi del territorio (chi per esempio deve si dà premura di inoltrarla alle fami- salire fino a Castellano, deve fare glie destinatarie. un bel po’ di strada, e non ci sono Conosce anche molto bene lo stato macchine o moto). di ansia di madri e padri, o mogli, Nello svolgimento del suo servizio che hanno visto partire figli o mari- per Angelo è di fondamentale sup- ti soldati o prigionieri e non ne porto la solida bicicletta con por- conoscono la sorte. E allora quan- tapacchi. do arriva qualche lettera o cartolina Angelo svolge il suo lavoro con da questi “lontani”, per lui quella scrupolo ed è benvoluto dalla è posta “prioritaria”: non aspetta gente. di fare il consueto giro per conse- Dopo l’8 settembre 1943, allorché i gnarla, ma va a portarla subito alle Tedeschi incominciano a deportare famiglie, con sollecitudine, poi in Germania i soldati italiani arre- rientra nella “normalità”. stati e altre persone, il portalettere Angelo vive una sua esperienza di Angelo Canepel in divisa da “Regio Postino” umanità del tutto particolare. Alcuni Nel 1955 “Sandro” subentra al di quei deportati, ammassati dentro padre (ma perché questo strano ricevere nelle sue mani dal “posti- le carrozze piombate, al passaggio “diritto”?) no ambulante” (così è chiamato nelle stazioni del loro treno in corsa l’addetto postale che viaggia sul lanciano dai finestrini dei biglietti, Angelo va in pensione nel 1955 treno), il malloppo in arrivo e per dei pezzi di legno o di altro mate- dopo 35 anni di lavoro: è ancora affidargli il malloppo in partenza. riale, sui quali c’è scritto in qualche giovane, ma è malato e il medico Questo succede più volte al giorno, modo il loro nome, l’indirizzo dei gli consiglia di smettere (godrà la la prima delle quali al mattino pre- loro familiari e possibilmente un pensione per 14 anni, perché mori- stissimo, perché poi i portalettere breve messaggio. Ebbene Angelo rà nel 1969). Il suo posto è preso devono percorrere a piedi chilo- raccoglie quella inusuale “corri- nel 1956 dal figlio Alessandro, nato metri e chilometri per consegnare spondenza” e perlustra il binario, nel 1929 (ha compiuto ottant’anni Quaderni del Borgoantico 10 87

ed ognuno ha ovviamente il suo “giro” da compiere. A Sandro Canepel sono assegnati Villa e Sant’Ilario, allora di compe- tenza dell’ufficio postale di Villa. Nogaredo, Pedersano e Castellano sono affidati a Stofella da Isera, il quale può muoversi con la moto ed in estate deve arrivare fin dentro a Cei e Bellaria. Luigi “Gigioti” Pizzini di Piazzo porta la posta a Brancolino, Sasso, Noarna e Pato- ne mentre Emanuele Galvagni, pure lui di Piazzo, la distribuisce a Piazzo, Pomarolo, Savignano e Chiusole. Ma Sandro deve anche curare il servizio che per oltre trent’anni aveva svolto il padre Angelo: la “procaccia”. Così per tre volte al giorno egli deve presentarsi pun- tuale alla stazione del treno di Villa per la consegna e il ritiro della posta: verso le 6.40 di mat- tina, verso le 13 del primo pome- riggio e verso le 19.30 della sera, La sede della Posta (porta più piccola) in casa Baldo, ex palazzo Lodron in ogni stagione e con ogni tempo. E siccome col passare degli anni nell’agosto scorso), meglio cono- a Villa a ricordare ancora che ogni la quantità della posta continua ad sciuto come “Sandro”, anche se i tanto vedevano sua moglie a distri- aumentare, a Sandro non basta più nipotini preferiscono chiamarlo buire la posta. il portapacchi della sua bicicletta “nonno Sandrìm”). Quando prende servizio Sandro, (come bastava a suo padre) e allo- Come mai esiste questo strano sono Maria Zamboni e Clelia Gal- ra si munisce di un carrettino, che “diritto” di ereditare un “posto vagni a gestire l’ufficio postale, crea sì qualche impaccio ma che pubblico”? Si tratta di una preroga- situato sempre in piazza Riolfatti. è sicuramente più funzionale alle tiva che lo Stato concedeva (oggi I portalettere allora sono quattro, crescenti necessità. non più) alla famiglia del postino a fronte di una garanzia che la fami- glia stessa doveva dare allo Stato, e cioè la famiglia doveva garantire la continuità del servizio. Che cosa infatti sarebbe successo se Angelo si fosse svegliato la mattina alle cinque con 40 gradi di febbre? Avrebbe lasciato passar via il treno delle sei con la posta e più tardi avrebbe avvisato che non poteva svolgere il servizio perché impedito da una febbre da cavallo? No, sarebbe invece successo que- sto: un suo familiare sarebbe anda- to al treno a ritirare la posta, e quello stesso familiare avrebbe poi garantito lo svolgimento di tutto il servzio. Questo è successo più volte a San- dro, tant’è che oggi sono in molti Sandro Canepel nell’ufficio postale di Rovereto 88 Quaderni del Borgoantico 10

Il mestiere di portalettere è per un verso un lavoro duro, specialmente col tempo ostile e con la brutta sta- gione, ma per altro verso è anche un lavoro stimolante, perché permette continui contatti con le persone, per le quali egli diventa un volto noto e rassicurante, a volte il con- fidente, a volte il messaggero atte- so (“Sandro, ghè posta per mi?...” “Sandro, m’ai scrit?”...). Non per caso la figura del postino, almeno di quello tradizionale, è diventata una sorta di “icona”, circondata da un alone di “miticità”, che ha tro- vato un posto specifico nella lette- ratura, nel teatro, nel cinema, nel linguaggio della gente attraverso vari modi di dire...

Verso la fine degli anni Sessanta Sandro non sale più fino a Sant’Ila- rio a portare la posta, in compenso ha preso in consegna Piazzo. Piano piano però egli non si accon- tenta più del “suo” posto, del suo “giro”, dei suoi “clienti”, ma den- tro di lui si fa strada la voglia di fare La sede della Posta in Cavolavilla qualcosa di nuovo, di diverso... sottostante, al primo piano, sede nel tana con le due spine. Ultimo tra- primo dopoguerra di una filiale della sferimento, negli anni Novanta, in Sandro diventa impiegato Banca mutua popolare di Rovereto). via Zandonai, dove è tuttora). L’“esilio” a Cavalese dura un paio Dopo un anno di permanenza a E così Sandro si mette a studiare. di anni, poi il ritorno della residen- Villa Sandro passa negli uffici delle Dopo lavoro corre a Rovereto a za a Villa Lagarina, perché Sandro poste di Rovereto dove rimane fino frequeantare i corsi serali... è stato trasferito a Folgaria. Nep- al 1985, anno della pensione. Oggi È ormai sulla quarantina, ma la voglia pure Folgaria è vicinissima, ma la tradizione familiare della profes- non gli manca. Diventa “impiegato”, lassù ci va anche Ennio Grigoletti sione di “postino” è portata avanti fa il concorso e come prima destina- di Nomi che ha la macchina, così dal figlio. zione si vede assegnare Cavalese. È tutti i giorni Sandro raggiunge il 1968. La nuova sede è piuttosto col motorino il collega a Nomi e lontana, ma il salto di qualità è stato insieme salgono a Folgaria. Dopo fatto ed allora tutta la famiglia Cane- Folgaria viene la sede di Trento pel, vale a dire Sandro, la moglie ferrovia, poi un anno a Villa, con Angelina, i figli Daniela, Angelo Ezio Pedretti in qualità di respon- e Antonella, ma anche la mamma sabile dell’ufficio postale che nel Beppina, lascia il proprio quartiere frattempo è stato trasferito all’ini- che guarda sulla piazza Riolfatti e si zio della piazza della chiesa, in trasferisce nella Val di Fiemme, bella casa Baldo, dentro la porta che si ma fuori mano. (In quell’apparta- trova accanto al portone sormon- mento di piazza Riolfatti, al secondo tato dallo stemma della famglia piano, che è inglobato nel complesso Lodron che nel 1500 avevano delle antiche case Ambrosi, la fami- fatto costruire quella casa-palaz- glia Canepel è andata ad abitare nel zo. (L’ufficio postale verrà poi 1937, dapprima in affitto, poi, dal trasferito nella piccola piazza di 1945, in proprietà. Decenni dopo è Cavolavilla, oggi piazzetta Moll, stato acquistato anche il quartiere con ingresso a lato della bella fon- Sandro Canepel, oggi (foto Sandro Giordani) Quaderni del Borgoantico 10 89

Con Vittorio mónec alla scoperta dei “misteri” della chiesa di Villa

di Italo Giordani

Vittorio Candioli “mónec” 1908 proveniente dalla curazia di (1886-1959) nell’originale Noriglio. A don Visintainer, nato rievocazione del a Cles nel 1852 e morto a Villa “chierichetto” Italo Giordani nel 1928, succede don Giovanni Gosetti, a fianco del quale Vittorio Tra i “personaggi popolari” lavora per 26 anni di seguito. Nel dell’antico borgo di Villa Laga- 1954, infatti, Vittorio va in pensio- rina di cui la gente di una certa ne e don Gosetti viene trasferito età conserva ancora una memo- a Trento nella parrocchia di S. ria viva e riconoscente va anno- Pietro. A Villa arriva don Carlo verato senz’altro Vittorio Can- Berlanda e il nuovo “mónec” è dioli, per tutti “Vitòrio mónec”. Kofler. Il quale però dopo un paio Il termine dialettale “mónec” è di anni muore, e così Vittorio torna molto antico, e significa “sagre- a ricoprire il suo vecchio incarico stano”, ma non è usato in tutto anche nell’ultimo periodo della il Trentino e neppure in tutta la sua vita. Vallagarina. A Villa sì, e Vittorio I vari “obblighi” di sagrestano è stato appunto il sagrestano sull’arco della giornata sono della bella chiesa arcipretale ovviamente i momenti attorno ai per oltre 35 anni. quali ruota tutto il resto della vita Di lui abbiamo la “buona ventura” quotidiana. Al mattino prestissimo di pubblicare una originale, deli- Vittorio Candioli (alle ore 5 in estate, alle 6 in inver- cata, affettuosa memoria di Italo no) c’è da suonare l’“Ave Maria”, Giordani, classe 1946, residen- nio, inizia il servizio di sagrestano alla quale segue mezz’ora dopo te a Panchià in Val di Fiemme, con il parroco don Emilio Visintai- la S. Messa. La campana va suo- figlio di Mario, calzolaio di Villa, ner, giunto a Villa Lagarina nel nata anche a mezzogiorno e alla e di Annetta Todeschi (nel “Qua- sera: quel suono ripetuto tre volte derno” n. 9 abbiamo ospitato un al giorno, oltre ad essere un invi- suo intervento su Attilio Lasta). to a un attimo di preghiera, dà il Qui ci limitiamo ad esporre alcu- ritmo alle giornate dei contadini. ne sintetiche notizie biografiche. Nelle domeniche e nei giorni di Nato il 2 settembre 1886 da festa l’impegno è particolarmen- Lorenzo e Adelina Dorigotti, Vit- te forte perché le Messe sono torio prese parte nel 1914 alla più numerose e nel pomeriggio prima guerra mondiale nelle ci sono i “Vespri” o la “funzione” file dell’esercito austroungari- con l’esposizione del “Santissi- co. Fatto prigioniero dai Russi, mo”. Nel corso dell’anno ci sono i visse la straordinaria avventura battesimi, i matrimoni, i funerali e del “giro del mondo” per tornare vari altri eventi che scandiscono a casa, nel senso che attraver- le ricorrenze liturgiche. Quando sò tutta la Siberia in 40 giorni c’è la scuola, bisogna suonare di treno, fino a Vladivostock di la campanella per la Messa degli fronte al Giappone, e quindi con scolari. C’è da caricare l’orologio. altri 40 giorni di nave arrivò in C’è da pulire il campanile... Italia. Era il 1920. Il resto della giornata Vittorio lo Nel 1921, anno in cui sposa 1952: don Giovanni Gosetti e Vittorio Can- trascorre in vari modi, anche a Maria Galvagnini figlia di Anto- dioli (Propr. Ester Candioli) seconda della stagione. Fa il 90 Quaderni del Borgoantico 10

contadino coltivando campa- ciò che Vittorio mi ha fatto vive- era Vittorio monec: un vecchietto gna della chiesa e tenendo l’or- re. Sto parlando del breve secondo (tale a me allora appariva), picco- to, sempre della chiesa, dove periodo in cui Vittorio, morto nel lo di statura, coi capelli bianchi, oggi sorge il teatro. È apprez- 1959, prestò servizio come sagre- burbero quanto basta per incutere zato “sensèr” (sensale) della stano, quando era arciprete don soggezione a tutti, potente perché legna che arriva sul fondovalle Carlo Berlanda (1954 – 1965), anni in possesso di tutte le chiavi (e che da Castellano. Ha una grande in cui tra il resto la mia presenza chiavi, roba da antiquariato). passione per i funghi... E poi, in paese e in parrocchia, frequen- Devo ricordare che sto parlando del la domenica nel tardo pomerig- tando io il seminario a Trento, era periodo pre-conciliare, quando la gio dopo che in chiesa tutto è ridotta a ben poca cosa. messa non era ancora coram popu- finito (non c’erano allora messe La chiesa di Villa Lagarina mi era lo, le preghiere erano tutte in latino vespertine), la grande soddi- nota ovviamente fin dall’infanzia, e si celebravano una serie di ceri- sfazione di potersi sedere con per averla sempre frequentata, tanto monie di cui ora si ha vaga memo- gli amici ad un tavolo del bar più che abitavo sulla piazza. Ma si ria (le Quaranta Ore, le Rogazio- “Amicizia” dei Todeschi a farsi trattava di una conoscenza per così ni, le processioni col baldacchino qualche bella partita a “dobe- dire superficiale, cioè di ciò che e con i gonfaloni, gli “uffici” per lon”, una specie di scopone che tutti vedono anche oggi: l’esterno i morti, le prediche dal pulpito si gioca con 52 carte... (allora la zona nord però era impre- durante la Quaresima...). Anche Vittorio “mónec” muore il 7 mag- sentabile) e l’interno (compresa la tra i chierichetti vi era una gerar- gio 1959, pochi mesi prima di cappella di San Ruperto). chia: ma le discussioni per stabilire compiere i 73 anni. Quando però finalmente (perché chi doveva portare la croce astile A Villa vivono i suoi figli Corne- era una cosa vivamente desiderata) alle processioni ed ai funerali, chi lio, Ester, Armando e Marco. sono entrato a far parte dei chieri- doveva portare il turibolo (massi- (a.p.) chetti, mi si è aperto un mondo fin ma onorificenza!), chi doveva suo- allora sconosciuto e perciò miste- nare il campanello alla consacra- rioso: era tutto da scoprire con la zione, chi doveva scendere nella Le presenti note, più che una memo- vivace curiosità e l’impertinenza di navata per l’elemosina, etc., erano ria di Vittorio mónec senz’altro sfu- un ragazzino. rapidamente interrotte da Vittorio, mata e deformata dopo tanti anni, che in sagrestia esigeva silenzio, o sono come dei flash sulle emozioni Il custode vigile di questi miste- al massimo un parlare molto sotto- di un ragazzino. Perché questo è riosi segreti della chiesa di Villa voce e per motivi seri.

La parte sinistra del grande edificio della chiesa, con finestre rettangolari, è costituita dalle due sagrestie (da “La nobile pieve di Villa Lagarina”) Quaderni del Borgoantico 10 91

Prestare servizio aveva pure i suoi ganizzazione, ma era anche l’unico monec (oltre al clero) era consen- vantaggi economici (cioè ci si che poteva aprire tutte quelle por- tito toccarli. A noi chierichetti era poteva comperare un gelato alla ticine e quei cassettoni. Ricordo assolutamente vietato, con la chia- Trattoria all’Amicizia dallo zio la meraviglia quando aprì le ante ra motivazione che durante i riti Livio Todeschi!), in particolare del mobile centrale sulla parete essi erano a contatto col Corpo del con la ricercata mancia che si rice- sud, che nella parte alta contene- Signore. Oggi non è più così, ma veva per l’assistenza ai battesimi, va il “tesoro”, costituito da splen- confesso che lo trovavo e lo trove- ai matrimoni e ai funerali. E per- didi calici, pissidi, l’ostensorio, la rei ancora un comportamento cor- ché non accettare di farsi una scar- “Pace”, etc. Un ragazzino come retto; quello che vedevo in Vittorio, pinata fino dalle suore dell’asilo a me, invece di pensare al servizio quando per servizio li prendeva o li Pomarolo per prendere le particole al Signore, andava con la fantasia rimetteva la loro posto. che loro preparavano? La mancia a “L’isola del tesoro”. All’angolo nordorientale della in questo caso era naturalmente Questo dell’armadio con i vasi sagrestia vi era la porta che dava su costituita dai residui della lavora- sacri è un vivo ricordo, perché delle scale. Si poteva scendere, ma zione; in altre parole ci si accon- pochi anni dopo mi dette l’occasio- non l’ho mai fatto per le paure di tentava, ben volentieri, del “pane ne di eseguire il mio primo lavo- un ragazzino che, pur incuriosito, azzimo”. ro di appassionato di storia. Venni tuttavia temeva il pericolo; e Vitto- Entrato a far parte dei chierichetti, infatti incaricato da mons. Igino rio ci aveva messo in guardia: “Ci ho superato per la prima volta la Rogger di predisporre l’inventa- sono gli scorpioni!” Quindi non so pesante porta ferrata che immette rio degli arredi sacri e dei para- tuttora cosa ci sia sotto. alla sagrestia, dietro l’altar mag- menti della chiesa di Santa Maria E si poteva salire. Poco dopo la giore. Mai visto un salone così Assunta di Villa Lagarina; cosa che mia “iniziazione” ho accompagna- imponente, completamente rivesti- eseguii con grande impegno. Non to Vittorio su sua richiesta per aiu- to di mobili con un’infinità di ante, so se tale lavoro sia poi servito a tarlo a prendere dei paramenti per antine e cassettoni e dei grandi qualcosa, ma la copia dattiloscritta una grande festività (quelli dorati quadri agli angoli, con incompren- che avevo tenuto per me purtrop- che riconoscerei ancora). Altra sibili scritte in latino, con austeri po è stata poco dopo erroneamente scoperta: una grande stanza con sacerdoti vestiti di sontuosi para- bruciata da mia mamma. degli armadi, entro i quali erano menti che ti guardavano dall’alto Ed a proposito dei vasi sacri, un ordinatamente riposti i lussuosi in basso (gli arcipreti Lodron). Ma insegnamento mi sono sempre por- paramenti ora al museo (però già lì si entrava per servizio e Vittorio tato nel cuore: il rispetto. Allora gli armadi, come ho scoperto dopo, monec non solo ne sorvegliava l’or- solo al sagrestano, cioè a Vittorio erano pezzi d’antiquariato). Ma per me la cosa più interessante era la porticina della sagrestia supe- riore, sovrastante come posizione la porta d’ingresso della sagrestia inferiore. Aprire quella era ovvia- mente vietato e, altrettanto ovvia- mente come ragazzini (e non come chierichetti) s’aspettava il momen- to opportuno per eludere la vigi- lanza di Vittorio monec. Cosa che un giorno fu possibile, per scoprire che aldilà vi era una scaletta da cui si poteva salire sull’altar maggio- re: proprio lassù in alto, all’altezza delle statue del Benedetti, e anche sul cornicione aggettante che cir- conda il presbiterio e la chiesa all’altezza delle lunette superiori. Oggi mi vengono brividi solo a pensarlo: quanta incoscienza per rischiare l’osso del collo per lo spirito d’avventura; e per di più in chiesa! Ma è bastata quella volta perché, scoperti da Vittorio (che La sagrestia al piano terra (da “La nobile pieve di Villa Lagarina”) da burbero divenne, ai miei occhi 92 Quaderni del Borgoantico 10

d’allora, tremendamente cattivo), pella di San Ruperto. Altra sco- i travi (cosa regolarmente accadu- ci siamo presi una tale lavata di perta: nella grande stanza, in parte ta). In occasione del Venerdì Santo, capo che io quella porticina non decorata (o almeno così mi pare di onde evitare che qualcuno inavver- l’ho più aperta. ricordare), vi era parecchia attrez- titamente suonasse, ho visto Vitto- Quando Vittorio monec usciva nel zatura che di volta in volta veniva rio annodare in alto le corde, che presbiterio (ad esempio col lungo usata nelle varie cerimonie: il bal- così divennero per noi chierichetti accenditoio per le alte candele dacchino, le statue, i candelieri, i irraggiungibili. dell’altar maggiore) o scendeva gonfaloni, etc. E per l’appunto il Ma Vittorio monec, che mi aveva nella navata durante le funzioni “catafalco”, che, senza la coper- preso abbastanza in simpatia, mi e comunque durante il suo servi- tura in velluto, scoprii essere una accompagnò anche per la prima zio, indossava, come d’obbligo, la struttura in legno, senza la bara e volta al locale dove era colloca- veste talare nera con la cotta bian- soprattutto senza il defunto. Devo to il meccanismo degli orologi, ca. E questa è l’immagine che di lui dire che ho espresso a viva voce complesso e imponente (così a ho impressa nella mente. Un gior- la mia delusione (“Ma non c’è il me allora sembrava). Anzi, riden- no, così vestito, mi chiamò perché morto?”), così che Vittorio se la do, mi invitò a girare la grande l’aiutassi a montare il “catafalco” rise di gusto di fronte alla mia inge- manovella per caricare: ruote den- per l’anniversario di un defun- nuità. tate, movimenti strani, rumori di to (l’“ufizi”). La struttura mi era Altro ambiente da scoprire era il ferramenta, che impressionavano nota per averla vista tante volte: locale ai piedi del campanile, dal specie quando si sentiva di sopra una grande base con sopra la par- soffitto del quale pendevano, pas- in modo attutito il coincidente bat- venza di una bara, il tutto coperto sando per dei grossi occhielli di tere delle ore. di velluto nero con i bordi dorati vetro fissati nelle assi, le lunghe Con Vittorio affrontai anche per la e con ai lati i candelieri accesi. La corde delle campane. Se ricordo prima volta, devo dire con grande struttura veniva collocata al centro bene erano sette (sulle otto campa- trepidazione (o forse era proprio della navata poco discosto dai gra- ne che formano l’armoniosa scala paura?), l’ascesa fino alla grande dini che portano al presbiterio. E completa del concerto). Per aiu- cella campanaria, salendo su scale di fino a quel momento pensavo che tare Vittorio al gravoso impegno legno che a me sembrava non finis- effettivamente vi fosse sotto una del suonare, bisognava imparare sero più, ripide, al buio (con qualche bara con dentro, perché no, anche in fretta: non solo a tirare le corde pipistrello) e soprattutto col vuoto il defunto. con maestria, ma anche a far atten- in mezzo dove pendevano le corde. Ho accompagnato quindi Vittorio zione per non lasciarsi trascinare Ma lo spettacolo all’arrivo meritava nella sagrestia a destra della cap- in alto fino a battere la testa contro l’ascesa e la paura. Per un bambino come me il campanone centrale era un gigante enorme a bocca spalan- cata e il battaglio pendente la mazza di un titano. Ricordo che mi colpì il viso l’aria fresca tra i finestroni, così come mi impressionò il vorti- coso girare di tante rondini (ce ne sono ancora?) e il loro garrire; ebbi però un sussulto a causa all’inatte- so battere di una mezz’ora. Me ne stetti fermo tra la struttura portante, mentre Vittorio armeggiava perché si doveva preparare base e tiranti per il campanò in occasione della sagra. In conclusione un breve periodo della mia prima adolescenza per- corso per brevi momenti a fian- co di una persona che, nei miei ricordi e nelle mie emozioni, ha svolto con serietà e vera “pietà” il proprio servizio al Signore. In questo, allora e nella memoria di oggi, Vittorio monec mi è stato di Una statua dell’altar maggiore (da “La nobile pieve di Villa Lagarina”) esempio. Quaderni del Borgoantico 10 93

Quando il campanò creava una contagiosa aria di festa

di Antonio Passerini

Villa, ‘el campanò’ arte da sal- vare, era il titolo di una intervista pubblicata dal quotidiano “l’Adi- ge” sull’edizione del 28 dicembre 2001, fatta da Giuseppe Michelon a Giuseppe “Bepi” Todeschi, defi- nito “l’ultimo erede musicista”. (Nell’occhiello si scrive pure: Da trent’anni sale sul campanile e ‘accorda’ le otto campane secon- do i segreti appresi dal ‘Franzele Slaòt’) Ora però non c’è più neanche lui, perché il Bepi, detto “Bianco” per la sua candida e folta capigliatura, è morto il 14 ottobre 2008 all’età di 81 anni (era nato il 5 maggio 1927). “Borgoantico” però aveva già pronta per il “Quaderno” del 2008 una foto del “Frànzele”, da pubblicare parlando del campanò. Ma si era per il momento sopras- seduto alla cosa, con l’intento comunque di riprenderla. E la riprendiamo appunto quest’anno potendo disporre anche di alcune

Bepi Todeschi sta legando il battacchio. (Le foto che lo riguardano sono di proprietà della Bepi Todeschi famiglia Todeschi) 94 Quaderni del Borgoantico 10

saliti col Bepi sul campanile dove esiste il marchingegno da aziona- re per far suonare le campane, una tastiera artigianale in legno da cui si dipartono una serie di fili di ferro collegati alle otto campane della torre. “Ma prima – dice Giuseppe – biso- gna fermare le campane e posizio- nare i battacchi a 3-5 cm dal bordo dei bronzi: un lavoro di un’ora”. La campana più grande pesa oltre 11 quintali ed è dedicata all’As- sunta. Tutte hanno un nome e un numero, quest’ultimo agli effetti del campanò. Apprendiamo che vi è anche la campana proveniente dal castello di Noarna ed una che non è mai stata tolta dal giorno della sua issazione sul castello. Tutte le altre Il lavoro di preparazione continua invece sono state prelevate il 13 ottobre 1912 dall’Impero austriaco belle immagini scattate nell’agosto sua passione, il suo intuito. Virtù per farne cannoni per la guerra. Le del 2002 di Bepi Todeschi in “piena che da oltre coltiva con passione attuali furono issate sulla torre il 21 azione” sul campanile. Giuseppe Todeschi, l’utimo erede settembre 1923. Date impresse sulla Per prima cosa dunque riportia- di quasta arte, antica quanto... le parete del campanile a piano terra. mo, con intertitoli nostri, il testo campane. “Il campanò si suona – dice il Bepi dell’intervista di Michelon, molto Classe 1927, statura media, capelli – movendo i tasti di legno collegati bella e ricca. bianchi ed occhi espressivi, volto ai battacchi delle campane secondo Poi, facendo leva sui ricordi di sempre sorridente, Todeschi impa- le note delle canzoni da suonare. È Rita Bolner, allarghiamo un po’ il rò l’arte del campanò dal Frànzele come azionare i fili delle marionet- discorso per fare cenno al “Fràn- Slaòt (Francesco Galvagnini). Da te: serve ritmo e velocità. E qui tira zele” e al maestro Rodolfo Bolner, lui apprese i piccoli segreti di come fuori un foglietto scritto a mano, pure lui un vero “patito” delle cam- fermare campane e battacchio, di con una cinquantina di motivi pane e del campanò, e per parlare come collegare i fili alla tastiera sul diversi, religiosi e profani. di un’altra forma di campanò... campanile. Apprese anche i rudi- Per la festa dell’Assunta suona menti della musica indispensabili a “A Te Maria noi supplici”, “Salve suonare canzoni con uno strumento Regina”; per il Corpus Domini La passione e l’intuito musicale tanto inusuale e potente. “Sacro cuore”, “Te lodiamo Trini- tà”. Ma suona anche canzoni come Villa Lagarina - Le campane segna- l’“Inno al Trentino” o “La Dosoli- no lo scorrere del giorno e della Quando si suona il campanò na” e altre. notte, i momenti di festa e di rimem- branza, chiamano a raccolta i fedeli, “Per anni sono salito sul campa- li avvertono di pericoli incombenti nile anche quattro volte al giorno Ora c’è il “telecomando” (ma si (grandine o fuoco). Sono le senti- – ci dice Giuseppe, orgoglioso del chiama “telebattente”) nelle della vita paesana. mestiere – e continuo a farlo oggi Anche a Villa il suono dei bron- nei giorni preposti”. Per alleviare la fatica di dover sali- zi annuncia l’alba, l’ora dei pasti, Sì, perché il campanò si suona a re sul campanile ogni volta, una l’Angelus. Nelle festività le cam- Villa due volte all’anno in occasio- decina di anni fa il Gruppo alpini pane “a stormo” danno un senso di ne del Corpus Domini e della festa ha donato alla chiesa il telebatten- gioia. Se un tempo suonavano “a patronale (15 agosto). Il campanò te, un congegno elettronico che corda” tirate dal campanaro, oggi si suona nei giorni precedenti tali consente di suonare il campanò le muovono complessi congegni feste per ricordare alla comunità il seduti in sacrestia. elettrici a tempo. rispetto di un impegno di fede e per “Ma – dice Giuseppe – il telebatten- Per suonare le campane “a cam- il voto di ferragosto. te crea un suono anomalo ed udibile panò” serve la mano dell’uomo, la Per meglio capire questa arte siamo solo in zona. Tutt’altra cosa quello Quaderni del Borgoantico 10 95

del battacchio che batte i sacri bron- Francesco “Frànzele” Molto prezioso è stato anche il zi, il cui suono si ode lontano”. Galvagnini e il maestro Rodolfo ruolo di Francesco Galvagnini, da Interessante inoltre far notare Bolner tutti conosciuto come “Frànzele come le campane di Villa furono Slaòt” (1877-1961), il “maestro” suonate a corda fino al 1966, dopo Bèpi Todeschi, di professione fale- del Bèpi, anche lui fedele e appa- di che l’arrivo dell’elettrificazion- gname, è stato anche un fedelissi- sionato per decenni a quel ruolo ne mandò in pensione il sistema mo e importante cantore del coro del tutto particolare e unico di manuale. L’ultima volta che suo- parrocchiale, cantore di “vecchia “suonatore” di campanò”, fiero di narono “a corda” fu il 22 gennaio data”: insomma prezioso è stato, portare avanti una tradizione lunga 1966 in occasione delle esequie di per decenni, il suo contributo nel di secoli. Dipendente delle Ferro- suo padre Giovanni. dare “tono” alle feste che la liturgia vie dello Stato, poi per molti anni proponeva (oggi la cosa è un po’ pensionato (muore a 84 anni di età) Rimessa a posto la tastiera scendia- diversa: per esempio Ascensione e e assiduo lavoratore della sua cam- mo dal campanile ed usciamo sul Corpus Domini non si festeggiano pagna, con il suo carattere aperto e piazzale. più di giovedì, oppure il San Giu- bonario ha sempre saputo trasmet- Giuseppe Todeschi è fiero del suo seppe del 19 marzo e i Santi Pietro tere anche nei rapporti con la gente lavoro per la comunità. Ma è anche e Paolo del 29 giugno non sono più quello stesso senso di positivà e di preoccupato. “Quando ho inizia- feste di precetto) e lungo tutto il gioia che il suono del campanò tra- to l’arte del campanò ero giova- corso dell’anno e che la gente sen- smette alla comunità. ne. Adesso ci vorrebbe qualcuno tiva in modo emotivamente forte Altro suonatore di vaglia è stato di buona volontà... a cui affiderei perché, al di là dell’aspetto religio- Rodolfo Bolner (1887-1985), mae- volentieri i segreti insegnatimi dal so, rappresentavano un netto stacco stro di scuola (ne avevamo scritto Frànzele”. con la vita quotidiana, fatta per lo a pag. 10 del “Quaderno” n. 8 par- È una richiesta che al tempo stes- più di tante e lunghe fatiche, per sei lando della famiglia Bolner; sulla so è un auspicio, per non perdere giorni alla settimana, magari con sua figura si veda il “Quaderno” n. un’arte antica che è anche un pezzo poco riscontro economico (anche 7, pagg. 55-56). Trasferitosi come di storia recente di Villa Lagarina. il sabato era giorno pienamente residenza a Rovereto, era rimasto (Giuseppe Michelon) lavorativo). innamorato del suo paese e ci veni-

Bepi ora può suonare il “marchingegno” del campanò 96 Quaderni del Borgoantico 10

a turno, con altre tre campane che ovviamente hanno tutte note diverse. Così si sente “din – don – den – dan”, una di seguito all’altra. È una cosa diversa dal classico campanò che invece riproduce semplici melodie popolari, sacre o profane. La bravura dei suonatori sta pro- prio nel mantenere i singoli colpi ognuno ben distinto dall’altro, sempre nello stesso ordine, sempre a ritmo uguale. Ne esce un’altale- na di quattro note che continuano a rincorrersi in una sequenza infinita, allegra, vivace, che crea atmosfera e che mette di spirito buono coloro che stanno lavorando nelle cam- pagne che circondano il paese (se siamo nelle vigilie) o che stanno “Frànzele” Galvagnini (Propr. Tosca Il maestro Rodolfo Bolner, qui molto avanti tornando a casa o che, nel giorno Giordani Galvagnini) negli anni (Propr. Rita Bolner) di festa, si stanno preparando alle solenni funzioni religiose... va spesso. C’erano poi certe “feste” quindi verso piazza Riolfatti, con alle quali non poteva mancare. le finestre della casa addobbate con Era affascinato – e lo ha ripetuto coperte ricamate... con stupore fino alla fine dei suoi Grande suonate si facevano anche giorni – dal suono a stormo delle il Sabato Santo perché la Messa campane di Villa e per non perdersi della risurrezione, al “Gloria” della l’emozione di ascoltarle anticipava quale le campane rompono il silen- l’arrivo in paese rispetto all’orario zio osservato il Venerdì Santo, si di inizio delle funzioni solenni, celebrava il sabato mattina, e quin- dato che i “segni” di annuncio si di tutto il resto della giornata era incominciava a suonarli tre quarti già vissuto in clima di festa. d’ora prima. (La “Messa cantaa” si celebrava alle 10, ed era quella solenne, mentre al mattino si cele- Gli spericolati suonatori di... brava “Messa prima” verso le 5.30 “din-don-den-dan” e “Messa seconda” verso le 8). Quanto al campanò, quello dell’As- Un fotogramma di quando era sunta era suo (stiamo parlando ragazzina Rita Bolner ce l’ha fisso degli anni fra le due guerre). In in mente in maniera indelebile: lei estate di solito dirigeva la colonia si trova nella piazza della chiesa e di Serrada del comune di Rovereto, “vede” lassù in alto, sporgersi dalle ma a partire dal 12 agosto lui era bifore del campanile, Ezio Petrolli, il immancabilmente a Villa, perché il quale con una mano si tiene afferra- campanò si suonava, a più riprese to alla colonnina della bifora e con sull’arco di tutta la giornata, nei tre l’altra coglie al volo la campana, che giorni che precedevano la grande dondolando sta arrivando con la sua festa della “Madòna de Vila” (15 grande bocca, o coglie il suo battac- agosto) che richiamava grandissi- chio, imprimendo con forza un colpo ma folla da tutto il circondario. che fa sbattere il battacchio sulla Alla festa del Corpus Domini, campana producendo una fortissima che cadeva di giovedì, il campa- nota. Ma sulle altre bifore ci sono nò accompagnava la processione, altri tre “spericolati” (il Bèpi Tode- una lunga processione che saliva schi di cui abbiamo parlato sopra, fino al “Giudizi” e scendeva dalla Ettore Baldo e un altro – forse di Le bifore del campanile dalle quali si spor- “Madòna mòra” in Cavolavilla e Piazzo... – che fanno la stessa cosa, gevano gli spericolati suonatori Quaderni del Borgoantico 10 97

La storia della cartiera è legata a filo doppio ad Augusto Codoni

di Sandro Giordani

Sedici ore di lavoro al giorno Augusto, finiti gli studi in chimica, ma non poteva aprire una conte- entra alle cartiere Pesenti di Nem- sa con i contadini del posto per Sono stato accolto con molto calo- bro, in provincia di Bergamo. Il il reperimento delle aree, oltre al re nella casa di Pomarolo di Augu- senatore Antonio Pesenti, cugino fatto che nella zona di Nembro non sto Codoni. L’incontro era di quel- di Franco Pesenti, gli indica subi- c’era nemmeno un disoccupato. li attesi da molto tempo, da quasi to quale sarà il suo lavoro: “Lei un anno, da quando cioè venne a farà il segretario dell’ing. Guffan- sapere che nel “Quaderno del Bor- ti”. Anselmo “” Guffanti era Da Bergamo al Trentino goantico” n° 9 si era raccontata socio in affari di Franco Pesenti, e la “storia” della Cartiera di Villa così lo rimarrà per parecchi anni. L’attenzione si rivolse quindi al Lagarina, soprattutto nelle fasi pre- La cartiera di Nembro si dimostra- Trentino, zona come si sa ricca di liminari. va troppo piccola per le esigenze acqua. Codoni ricorda che all’ini- Per un caso fortuito ebbi occasione produttive che diventavano sempre zio vi fu una certa rivalità perché d’incontrarlo in farmacia a Villa e maggiori in quel periodo (primi qualcuno dei potenti uomini politici non mancò di ricordarmi che par- anni Sessanta). Erano maturi i trentini di allora avrebbe preferito lare della Cartiera senza aver citato tempi per costruire un’altra cartie- la realizzazione della cartiera nella espressamente le persone, come ra. L’incarico fu affidato proprio zona rotaliana, poi la scelta cadde lui, che la fabbrica l’avevano tecni- all’Ing. Guffanti, affiancato da in Vallagarina, zona più vocata camente “messa in piedi”, era una Codoni. In un primo momento si all’industria, c’era fame di lavoro mancanza grave (avevamo comun- rivolsero al sindaco di Nembro per e soprattutto per la determinazione que parlato del ruolo importante verificare la possibilità di costruire del sindaco Carlo Baldessarini. delle maestranze venute da Berga- la nuova cartiera, in quel comune La richiesta dell’area su cui si dove- mo, come era il suo caso, e di lui vicino a quella esistente, il sindaco va realizzare la fabbrica era stata di avevamo detto che aveva svolto la gli rispose che gli dispiaceva molto 7 ettari, alla fine ne ottennero 4,5. mansione di capo manutenzione e che nel 1976 era diventato direttore della Cartiera). Gli promisi allora che nel “Quaderno” successivo avremmo ripreso l’argomento. Ed ora eccomi qui in casa di Augusto Codoni appunto per riparare a quel “torto” fattogli.

Non nasconde l’emozione Augu- sto quando inizia a parlare della cartiera: “In quell’impresa ci ho messo anima e corpo” ripete più volte. In effetti, come gli ricordava il portinaio Stedile di Trambileno, egli passava in fabbrica una media di 16 ore al giorno. “Tutto tempo sottratto agli affetti familiari”, gli ricorda la moglie Giusi. I coniu- gi Codoni hanno tre figli, due dei quali sono nati a Rovereto, come i cinque nipoti. Ma incominciamo dall’inizio. Augusto Codoni nella sua casa di Pomarolo 98 Quaderni del Borgoantico 10

fatto trivellare una decina di pozzi nell’appaltare lavori di montaggio e lungo l’Adige, ma la portata e le manutenzione alle aziende artigia- caratteristiche dell’acqua, erano le ne del territorio, anzi egli si sente stesse del fiume, non erano idonee di affermare che alcune di esse si alle esigenze della cartiera: soprat- sono ingrandite proprio con la car- tutto la temperatura dell’acqua era tiera. Si sono altresì create, soprat- troppo alta e i pozzi troppo lonta- tutto per i giovani, professionalità e ni. L’incarico della nuova ricerca conoscenze importanti. dell’acqua fu affidata all’impresa Augusto Codoni segue con perse- del geometra Chini di Rovereto. La veranza tutte le fasi della costru- trivellazione diede risultati supe- zione della cartiera, segna perfino riori alle aspettative: fu individuata le tracce dove dovevano passare una falda a 80 metri di profondità i tubi, delimita con precisione il Sgorga acqua abbondante dai pozzi con grande e costante portata alla posizionamento delle macchine, temperatura di 13 gradi. Furono insomma non si risparmia in nes- Codoni inizia a visitare cartiere realizzati 3 pozzi per una portata suna fase del lavoro, anche il più situate all’estero, in Austria in par- totale di 240 mc/h (di cui 80 per piccolo. L’azienda che si stava rea- ticolare, per capire su quali basi la produzione di carta, i rimanenti lizzando doveva essere una cartiera doveva essere costruita la cartiera per il raffreddamento del conden- all’avanguardia in fatto di innova- di Villa. Il compito non era facile satore della turbina. Il geometra zione tecnica e per la qualità del perché l’impresa si dimostrava più Chini sosteneva che tale falda così prodotto finito. Così è stato per complessa del previsto: si dove- abbondante e costante proveniva alcuni anni, il periodo di maggior vano installare nuove tipologie di dall’Adamello. Quella comunque produttività viene registrato negli macchinari con tecniche innovati- fu anche l’occasione per realizza- anni 1973, ’74 e ‘75. ve e la fabbrica doveva essere pro- re un’allaccio all’acquedotto del gettata per produrre una carta di comune di Villa Lagarina. (l’ac- qualità, e altrettanto di prima qua- qua dopo ripetute analisi presso Arrivano i momenti difficili lità doveva essere la materia prima l’istituto di S. Michele era risulta- utilizzata. Codoni si trasferisce ta perfettamente potabile). Per la L’azienda non è sufficientemente a Villa Lagarina definitivamente posa delle pompe e delle relative capitalizzata e gli interessi passi- nel 1967 e va ad abitare a Rove- colonne Codoni aveva incaricato vi raggiungono cifre da capogiro reto. Ricorda come primo lavoro l’idraulico Agostini di S. Ilario, (il 17-18%). L’azienda deve con- la trivellazione di nuovi pozzi (il così come ricorda con orgoglio di vertire la propria produzione per comune di Villa lagarina aveva già avere anche in seguito dato priorità ridurre i costi: vengono effettuati nuovi investimenti sugli impianti per utilizzare invece della cellulo- sa, la cartaccia. Tutto procede bene sul piano produttivo, ma sul fronte finanziario aumentano le difficoltà, l’esposizione con le banche diven- ta sempre più precaria, gli istituti di credito non danno più a Pesenti quella fiducia che invece avrebbe- ro potuto e anche dovuto riporre in lui. Le banche di Bergamo che ave- vano fino a quel momento sostenu- to l’impresa, fecero pressione per- ché tale sostegno fosse proseguito anche dalle banche trentine, dal momento in cui la fabbrica si tro- vava in questa provincia, ma non se ne fece nulla, anche perché non si sono trovate le adeguate azioni di sostegno da parte delle forze politiche e delle istituzioni, tanto più, afferma Codoni con amarezza, Primi tracciamenti della fabbrica che sarebbe bastato ancora un anno Quaderni del Borgoantico 10 99

ne eccetto la manutenzione. Codo- ni insieme ad alcuni operai mise in sicurezza e in conservazione tutti gli impianti. Augusto Codoni non era solo “l’anima e il corpo” dell’azienda: aveva maturato anche altri inte- ressi: È stato, per esempio, con- sigliere comunale a Pomarolo, nella legislatura del sindaco Ugo Tartarotti ed era stato nominato anche in Comprensorio, facente parte della Commissione trasporti quando alla presidenza compren- soriale vi era il compianto Nello Aste. Il ricordo più bello e più emozio- nante Augusto Codoni lo lega ai rapporti umani e professionali intrattenuti con Carlo Baldessarini, il sindaco che si è battuto con tena- cia perché la cartiera si insediasse Capannone locale macchine a Villa. Nel fare tale affermazione Augusto va a prendere un album di tempo per consentire all’azienda Il 12 febbraio 1979 (il passaggio di regalatogli dal sindaco stesso e un di superare le difficoltà perché poi proprietà era stato siglato a Berga- biglietto scritto dall’ingegner Guf- il mercato aveva iniziato a ripren- mo il 17 del mese precedente) lo fanti. Le dediche scritte non espri- dere. stabilimento viene preso material- mono solo la stima, ma anche il Codoni diventa direttore dello stabi- mente in consegna dalla Fabocart, ringraziamento per il lavoro svolto limento nel 1976, dopo avere segui- Codoni però ha già rassegnato le con competenza e passione da una to fin dall’inizio tutte le fasi di rea- dimissioni da un mese. Qualche persona che si è fatta voler bene da lizzazione della fabbrica: la proget- mese prima del passaggio di pro- tutti, perché in quel lavoro ci ha tazione, la costruzione, il montaggio prietà tutte le maestranze erano messo, come detto, “l’anima e il e l’avviamento della produzione. state collocate in cassa integrazio- corpo”.

Codoni (a sinistra) controlla l’impasto 100 Quaderni del Borgoantico 10

Le straordinarie imprese della squadra di tiro alla fune di Villa

di Antonio Passerini

molto pregiato): avrebbero dovuto “incollarsi” al terreno e fare mira- coli. Ma dopo le prime “tirate” gli scarponi si sfasciarono miseramen- te, furono subito levati di mezzo e non si parlò più di “para”. No, più affidabili (prima che si avessero i soldi per procurarsi calzature dif- ferenziate, a seconda del terreno), erano ancora i cari, vecchi scarpo- ni, specialmente se il fondo era in terra più o meno soffice, anche se grossi, anche se “rozzi”: potevano magari essere motivo di derisio- ne da parte dei fans della sponda opposta, come successe ai tiratori di Villa - l’avversario si cerca di fiaccarlo nel morale anche con que- sti mezzucci - ma loro se ne erano fatti un baffo, avevano risposto per Premiazione. A sin. Adriano Baldo, a destra il presidente Lino Tonini (Propr. Famiglia Toni- le rime ed avevano “tirato avanti” ni, come quasi tutte le seguenti) imperterriti. E come sapevano “tirare”! Strattoni Il “testamento” del presidente e brillante, e sempre circondato dalle impressionanti, in perfetta sintonia, Lino Tonini mille attenzioni delle figlie Beatrice, come se a tirare fosse un corpo solo Biancamaria e Annalia. Ma i quasi con potentissime braccia e poten- Il destino (ma forse lui direbbe il 90 anni di età e gli acciacchi hanno tissime gambe... Li chiamavano “volere di Dio”) ha fatto sì che il imposto improvvisamente la loro “i armàri de Vila” (“gli armadi di personaggio che è stato il “punto legge. Ora restano i ricordi, “quei” Villa”, per chi non fosse avvezzo di riferimento” della gloriosa epo- bei ricordi, che abbiamo l’opportu- col dialetto), ed erano temuti da pea che stiamo raccontando non nità e il piacere di condividere con tutti. Del resto erano i risultati a possa essere con noi a commentare la gente di Villa. dare loro ragione: un titolo pro- le gesta dei suoi prodi atleti: Lino vinciale nella categoria “8 pesan- Tonini, il presidente della squadra te” (1977), tre vittorie regionali, di tiro alla fune del Gruppo Alpini Quei ragazzoni detti “armari” tanti successi locali, alcuni secon- di Villa Lagarina ha chiuso defi- (armadi) di posti e altri piazzamenti, su un nitivamente la partita terrena il 7 arco di tempo relativamente breve, luglio scorso, non moltissimi gior- Raccontano le cronache che un perché l’epopea del tiro alla fune, ni dopo che eravamo stati (Sandro giorno i “Navi” (i fratelli Fioren- l’“età d’oro”, almeno della squa- Giordani, Rino Curti e io), per la zo e Silvano Nave), atleti “stra- dra presieduta da Lino Tonini, non seconda volta, a casa sua per farci nieri” del Gruppo Sportivo Ana è durata tantissimo: gli anni Set- raccontare appunto quelle “gesta”. di Tiro alla fune di Villa Lagarina, tanta, togliendone alcuni all’inizio Niente peraltro lasciava presagire si siano presentati alla gara che si e un paio alla fine. che quelle “memorie” che ci stava stava disputando a San Giorgio Ma vediamo chi erano per nome e affidando fossero una sorta di “testa- di Arco con un paio di scarponi cognome quegli “armadi” (titolari mento sportivo”, perché, pur soffe- fatti appositamente “risuolare” e riserve; giovani e meno giova- rente di qualche malanno, era lucido con la “pàra” (caucciù brasiliano ni, autoctoni e stranieri; vecchie e Quaderni del Borgoantico 10 101

nuove leve, in ordine alfabetico...), utilizzando l’elenco dei premiati in occasione della conquista del titolo provinciale del 1977: Adriano Baldo, Ettore Baldo, Fabio Baldo, Giorgio Baldo, Marco Bet- tini, Adriano Candioli, Pio Conzat- ti, Fausto Fumanelli, Mario Gal- vagnini, Renzo Lorenzi, Vittorio Miorandi, Fiorenzo Nave, Silvano Nave, Silvio Petrolli, Rodolfo Pif- fer, Leone Scrinzi, Paolo Zando- nai. Nel corso di quella festa furono dati riconoscimenti anche ai diri- genti (Lino Tonini presidente, Gian Luigi Zandonai vicepresiden- te, Enrico de Zambotti cassiere), ad autorità e collaboratori (Marco Giordani sindaco, Carlo Baldessa- rini ex sindaco, Giovanni Bolner presidente del Gruppo Alpini di Da sin., in piedi: Luciana Vicentini, Umberto Riolfatti, Silvano Nave, Rodolfo Piffer, ?, Fabio Villa Lagarina, Giusto Battistot- Baldo, Mario Galvagnini, Leone Scrinzi; accosc.: Silvio Petrolli, Adriano Baldo, Ettore Baldo ti (per i trofei offerti), Giuliano Nicolodi presidente Tiro alla fune “ENAL” provinciale, Rino Curti arbitro federale, Giovanni Gottardi per la collaborazione finanziaria, per trofei e altro, Silvio Dorigotti per prestazioni collaterali, Carlo Marzani ed Enzo Pancheri presen- tatori.

Uno sport antico quanto il mondo

Il tiro alla fune è probabilmen- te uno sport vecchio quanto il mondo, da quando almeno l’uomo è stato in grado di “socializzare”, ed è vecchio come la lotta, come la corsa, come i salti, come i lanci Mori 1977. Massimo sforzo per la squadra di Villa nelle ultime “tirate” della stagione (di pietre), vale a dire come tutte le espressioni spontanee delle diverse occhi, a distanza ravvicinata, atti- doti fisiche dell’uomo da mettere a mo per attimo... confronto con gli altri per motivi (Di solito gli “avversari” sono squa- di prestigio... Il tiro alla fune è uno dre con un numero vario di tiratori; sport semplice, veramente “popo- quando lo sport sarà codificato, si lare”, che non richiede particolari terrà conto anche del “peso” degli condizioni: basta uno spiazzo, un atleti). qualcosa da tirare, e almeno due Sicuramente anche nei nostri paesi il contendenti. È uno sport spettaco- tiro alla fune è sempre stato pratica- lare perché sa coinvolgere emoti- to, magari con alti e bassi a seconda vamente il “tifoso” nella sfida spa- dei tempi e delle mode sportive. (In smodica (se è equilibrata) tra “due” Vallarsa, per esempio, è una sfida avversari, vissuta sotto i propri che è stata proposta anche quest’an- L’arbitro Rino Curti 102 Quaderni del Borgoantico 10

trofei, meglio se con spuntino fina- le (per... recuperare le forze). Ad un certo punto viene organiz- zato dall’Enal un vero campionato provinciale. E così il Gruppo Alpini di Villa mette in piedi la sua squadra. Siamo, come già detto, negli anni Settanta. La guida della sezione sportiva è affidata a Lino Tonini, e sua figlia Beatrice ne è la madrina. La squadra è formata dai miglio- ri “pezzi da novanta” presenti in paese, ma si accettano anche alcuni atleti “da fuori”. Naturalmente ci si allena, sia per “fare muscoli”, sia per apprendere le tecniche di volta in volta più ido- nee al terreno e alle circostanze, sia soprattutto perché è assolutamente importante “fare squadra”, esse- re cioè affiatati, sentirsi un unico L’“Ottopesante” di Villa con il presidente Tonini, in piedi, al centro, dopo la conquista del titolo provinciale 1977 a Tesero blocco... Ed allora per allenarsi adeguata- no, 2009, in occasione della Sagra le autonome comunità della Destra mente capita anche che si prenda di San Luca, il 18 ottobre). Adige, da Garniga a Isera. uno “sparring partner” del tutto Da alcuni anni a questa parte in particolare: il trattore. Il mezzo va Destra Adige è stato riproposto da una parte e loro a tirate dall’al- nelle manifestazioni del Comun Gli allenamenti con il... trattore tra. Che sforzi! Comunale come rievocazione di Le fatiche sono comunque premia- uno degli antichi giochi nei quali si Dopo la seconda guerra mondiale te, come abbiamo già detto. Arco è misuravano le squadre dei paesi del succedeva che ogni tanto si orga- un luogo di tante soddisfazioni, ma “Comun Comunale”, un’istituzio- nizzassero di queste sfide nei paesi si vince anche a Tesero, a Mori, a ne che si perde nei tempi (sicura- del circondario e che Villa si misu- Lenzima, a Bolognano, a Pomaro- mente era attiva e molto efficiente rasse con Nomi, Pomarolo, Isera... lo e da altre parti. A Santa Barbara prima del 1200) e che raggruppava Ci potevano essere in palio coppe e si vince e si arriva secondi, nella valle dei Laghi terzi... “Che tirae!... El dì drio, ‘pèze Ber- tèli’ per tuti quanti, perché i dolori i è tanti!” La squadra è vincente anche per- ché può contare sul sostegno di un folto e vivace gruppo di suppor- ter, specialmente femminili che la segue in ogni luogo. Se si deve andare lontani si organizza la tra- sferta anche in pullman. E la sera quando si torna, tutti giù nel “bus” degli Alpini (la vecchia sede sotto il municipio che esisteva vicino al semaforo) a commentare la giorna- ta e, spesso, a festeggiare. Non mancano gli aneddoti. Come quello di Povo, dove c’era in palio una maglia di Moser: gli avversari, che avevano alzato un po’ troppo il Si gareggia sulla piazza di Villa Si gareggia ad Arco, con vittoria finale gomito, avevano attaccato la corda Quaderni del Borgoantico 10 103

Altra gara a Santa Barbara (sarà secondo posto, dietro i “Mobili Morandi” di Bolognano)

al palco piantato per la festa, e quel- li di Villa a forza di tirare stavano mandando tutto a gambe all’aria se non li avessero fermati in tempo... Quanto agli avversari, i più “sim- patici” erano senz’altro i “Mobili Morandi”, la squadra di Bologna- no con la quale Villa ha dato vita a sfide all’ultima tirata, ma che sempre sono finite poi a “tarallucci e vino”. I più “antipatici”, dicia- mo così, erano invece quelli dei “Marmi Zoni” di Sacco, perché (a detta dei “Villani”) non sapevano perdere accampando scuse e prote- ste, ed era facile perciò che ci fosse da questionare.

Rino Curti un “signor arbitro”

In effetti ci poteva essere da que- stionare perché il tiro alla fune è uno sport che si presta a sotterfugi, La coppa della vittoria conquistata a Santa Barbara (prima gara) a furberie, a scorretezze. Anche se 104 Quaderni del Borgoantico 10

c’è un direttore-arbitro a dirigere la sfida e a controllare che tutto si svolga secondo le regole. Uno dei più quotati direttori di gara, un “signor arbitro”, è stato senz’altro Rino Curti, cittadino doc di Villa Lagarina. Era stato proprio Lino Tonini a coinvolgerlo nel tiro alla fune (è stato anche arbitro di calcio), dove s’era fatto presto un “nome”. Così lo chiamavano da tutte le parti tanto che ogni due feste aveva sempre qualche gara da dirigere. Particolarmente prestigio- sa è stata per lui in quegli anni la convocazione in qualità di giudice arbitro ai campionati nazionali di tiro alla fune che si tennero in Val di Fassa. Particolarmente delicato per l’ar- Il giudice arbitro Rino Curti dirige una gara “in casa” bitro era il momento di avvio della sfida. All’inizio la corda (di 18-20 metri) è a terra ed i tiratori le sono In chiusura riportiamo un breve sudore in tutte le piazze del Tren- a lato. Poi l’arbitro impartisce gli “pensiero” che il giudice arbitro tino è sempre uscita vittoriosa, ordini: “Impugnare la corda!”, e gli Rino Curti ha scritto di suo pugno tenendo alto il prestigio del nostro atleti afferrano la corda e la alzano; e che ci ha pregato di pubblicare: paese. Un plauso vada al signor “Strappare!”, e gli atleti si mettono “Ricordare alle nuove generazio- Sandro Giordani per l’impegno in posizione di tiro, e qui l’arbitro ni uno sport come il tiro alla fune costante nel ricordare a tutti noi deve controllare che il fazzoletto è fare onore alla squadra di Villa i giochi del nostro vittorioso pas- che indica il punto mediano della Lagarina che con tanta fatica e sato”. corda sia perfettamente perpendico- lare con la linea centrale del campo di gara; “Pronti, via!”, e gli atle- ti incominciavano a tirare – e qui bisognava essere attentissimi che nessuno anticipasse lo strappo... Se le forze non erano equilibrate pote- va succedere che una “tirata” duras- se qualche manciata di secondi, altrimenti si tirava, si tirava... anche per tre minuti di fila e più. Se il campo di tiro era in pendenza allora si faceva un tiro da una parte e uno dall’altra. Insomma si faceva in modo che le due squadre fosse- ro messe nelle stesse condizioni di gara. E intanto tutt’attorno l’atmo- sfera si infuocava tra incitamenti, urla, imprecazioni, risate... Davvero uno sport popolare, il tiro alla fune! E a vedere certe fotogra- fie di quelle gare, scattate anche sulla piazza della chiesa di Villa, con un’ala di gente eccitata dalla sfida, un po’ di nostalgia viene, perché è nostalgia di un qualcosa Il grande sforzo dei due fratelli Nave di Vallarsa; dietro di loro si riconoscono Adolfo Piffer di semplice, di sano, di pulito. e Adriano Baldo Quaderni del Borgoantico 10 105

La “Bellezza” e il “Verde” ci aiutano a vivere meglio, anche nei piccoli borghi Una meditazione a voce alta sul ruolo degli alberi e del verde in genere nell’ambito urbano, in rapporto alla qualità del vivere comune ed alla bellezza, nelle città e nei borghi antichi di Sandro Aita

“È vero, principe, che voi diceste ne del futuro meno opaca e triste, faticosa colonizzazione e civilizza- un giorno che il mondo lo salverà quale la crisi incombente ci propo- zione della montagna. Un rapporto la ‘bellezza’?” ne. che era strettissimo, tra la terra, la (da L’idiota di F.M. Dostoevskij) Uno sguardo che può iniziare già vegetazione, e la vita quotidiana, dal paesaggio lagarino, in Destra che entrava fin dentro le case, nelle “Per quanto bella architettura fac- Adige dove, ai grandi processi aie, nelle cantine e nei fienili, con ciano, naturali originati dal clima e dalla relazioni intense col tempo, le sta- gli uomini non riusciranno mai a morfologia alpina e glaciale (le gioni, le sensazioni e le fatiche di fare una cosa bella come un albe- valli, le creste, le balze rocciose, un sistema complesso. ro”. le foreste, le acque…) si accosta- Un sistema che si è evoluto negli (P.L. Nervi) no i processi antropici che quella anni anche in un rapporto di sintesi pendice montuosa hanno nei secoli tra cultura e natura che ha trovato Forse, in questo tempo di crisi dif- modellato e “addomesticato”, cre- nei giardini e nelle altre dimensioni fusa, parlare di “Verde” e di “Bel- ando pietra su pietra terrazzamenti, urbane di presenza del verde, spe- lezza” può essere considerato un campi e piantagioni, grumi di case cie a partire dal ‘700, un particola- lusso, uno sfizio, inutile e tutto sparse o raccolte in piccoli insedia- re slancio e radicamento, anche in sommato per nulla appropriato, menti che, risparmiando il territo- Destra Adige. Numerosi e di pregio nel discorrere di qualità di vita, di rio coltivabile, lasciavano al verde, sono gli esempi in tal senso, dove benessere e di tutto quello che di spontaneo e coltivato, un ruolo alberi maestosi, a volte di lontana essenziale e davvero importante predominante e testimone della origine e provenienza, si sono negli merita conoscere e capire, qui ed oggi. Grazie anche alla preziosa opera dei “Quaderni del Borgoantico”, si offrono ricerche e riflessioni su quanto dal passato ci giunge come testimonianza di memoria, per una operazione culturale in grado di recuperare il buono, il bello e il vero che il setaccio del Tempo ancora ci dona; in tal senso forse uno sguardo a nuove e antiche dimensioni di bellezza e di armo- nia può essere utile. Armonia e bellezza che nei giardini e nei palazzi, ma anche nei luoghi meno nobili ma affascinanti degli antichi borghi risultano essere come una trama diffusa e apprez- zabile, ancora oggi. Scoprire i segreti di questi equili- bri, a volte inaspettati, tra mondo costruito e mondo vegetale lascia esterefatti nello svelare, a volte, un mondo che sa dire molto di buono e di vero, forse anche di attuale e di utile per uno sguardo, una visio- La finestra e il gelsomino 106 Quaderni del Borgoantico 10

anni imposti alla pubblica visione. migliorando i rapporti tra i cittadi- presenza di aree verdi accessibili e Parchi come quello dei Guerrieri- ni e tra questi e la città costruita, il di qualità allungano le aspettative Gonzaga, di Palazzo Libera, i viali suo nucleo storico e la sua perife- di vita delle classi meno abbienti alberati, gli scorci con glicini o ria, anche nella realtà odierna. Con e abbassano il tasso di mortalità viti rampicanti, palme e magnolie, ciò dando testimonianza di come è per alcune malattie, in particolare conifere e pioppi, cipressi e ulivi, cambiato il gusto del giardino nel quelle cardiovascolari. La ricerca è noci e cigliegi, varietà multiformi e corso degli ultimi due secoli ed il stata effettuata in Gran Bretagna su multicolori hanno reso meno dura rapporto con il verde e con il ter- più di 360 mila persone. I ricercato- e cruda la vita dei nostri progenito- ritorio. ri inglesi non hanno dubbi: il verde ri. E non riguarda, questa passione Secondo recenti ricerche svolte in riduce le differenze tra lo stato di per il “verde”, solo le classi nobili o più paesi, una dotazione adeguata di salute dei diversi ceti sociali. “Gli benestanti: si tratta di una affezione parchi, filari alberati, orti e giardi- ambienti che promuovono la salute che potremmo dire “ancestrale”, di ni, connessi da vie pedonali e cicla- possono essere cruciali nella ridu- ricerca dell’uomo di un rapporto bili, possono contribuire a colmare zione delle disuguaglianze sanita- con la natura e con la vegetazio- il divario fra centro e periferia. In rie”, e commentano: “Le aree verdi ne, i suoi ritmi e i suoi cicli vitali, particolare uno studio dell’Uni- sono un mezzo a disposizione dei che ci dona equilibrio, salubrità, versità di Glasgow, afferma che la governi per ridurre il divario di salute tra ricchi e poveri”. Alla preziosa funzione di spazzino dell’aria, il verde urbano associa benefici anche di natura psico- sociale. “L’uso regolare del verde urbano e degli spazi aperti carat- terizzati da buona qualità estetica è in grado di ridurre ansia, stress e aggressività, attraverso un mecca- nismo di rassicurazione”, spiega Peter Groenewegen, dell’Istituto di ricerche sanitarie di Utrecht, in Olanda, che sta conducendo una ricerca sugli effetti salutari della ‘vitamina V’. “La presenza di spazi verdi diffusi nei quartie- ri funge da attrattore di relazioni sociali positive e da stimolo per l’attività fisica. Forme particola- ri di verde pubblico come gli orti urbani, oltre a fungere da centro di socializzazione soprattutto per gli anziani, conferiscono un vantag- gio di salute che è stato misurato sia in termini di abbassamento dei livelli di colesterolo, sia di pressio- ne arteriosa”. Questa biodiversità urbana, fatta di natura e cultura, negozi e supermarket, uffici, caset- te e condomini, con spazi pubbli- ci, aree gioco, alberi, marciapiedi accessibili e interconnessi, sema- fori intelligenti per pedoni e cicli- sti, è l’ingrediente del rinascimen- to urbanistico che mette al primo posto non i portafogli degli immo- biliaristi ma la salute dei cittadini. (Dall’articolo “Vitamina verde”, di Luca Carra, L’Espresso, gennaio L’ulivo di S. Giobbe 2009). Quaderni del Borgoantico 10 107

Sembrano affermazioni quantome- evoluta, quale ci sembra o abbia- perchè quella bellezza che vive no azzardate e altisonanti, spropor- mo l’ambizione di appartenere. solo di se stessa presto si corrompe zionate alla nostra realtà di provin- Forse i piccoli borghi delle pendici e delude, riamanendo un solo valo- cia e dove, tutto sommato, di verde alpine (qui, in Destra Adige, come re “estetico”. se ne vede molto, e sembrerebbe altrove) possono ambire ad una Ora, la bellezza, termine assolu- diffusa una qualità di vita alta. migliore relazione tra costruito e tamente soggettivo e mutabile, da Certo non siamo un fanalino di infrastrutture, tra natura e vegeta- una cultura all’altra, da epoca ad coda, ma senz’altro – e qui entra in zione, che una più accorta e ocu- epoca e da luogo a luogo, ha però gioco l’altra componete cruciale, la lata gestione faceva e ha fatto, dei nella sintesi felice tra ordine e com- Bellezza – possiamo fare di più e paesaggi della valle dell’Adige, plessità una radice essenziale che si meglio. uno dei luoghi più caratteristici e potrebbe riassumere nella frase di Forse, nella foga del costruire genuini del rapporto tra ambiente Stendhal quando scrisse (ad inizio comunque e dovunque, non si è alpino e urbanizzazione, attenta ‘800) che “la bellezza è una pro- stati a volte attenti a quell’equi- all’identità di contesti e paesaggi messa di felicità”, lasciando peral- librato e armonioso rapporto tra irripetibili. tro saggiamente indefinito (come “natura e cultura” che ci si aspet- Il bello è infatti valore correlato, Dostoevskij) a “quale” bellezza si terebbe da una società avanzata radicato, con il buono ed il vero, riferisse. Infatti osservò anche che

Il pioppo e l’acqua 108 Quaderni del Borgoantico 10

“… esistono tanti stili di bellezza ciliare un mondo, locale e globa- ra, potremo almeno aver fatto del quante visioni della felicità”! le, che a volte sembra teso a lotte nostro meglio per contribuire a Ecco allora aprirsi l’orizzonte e contrasti insanabili, a squilibri costruire un futuro migliore per i dello “stile”, ovvero di quel carat- epocali e planetari ma che deve nostri figli. Anche nelle nostre già tere, di quel sapore e di quell’ar- trovare, appunto in armonia tra le belle borgate. monia che dovrebbe permeare i parti, un nuovo ordine di gover- nostri comportamenti e le nostre no della complessità. La natura, occupazioni concrete. Oggi, nella somma e inarrivabile realtà com- Postfazione crisi, si parla in più occasioni di plessa e pure in sottile e delicato stili di vita, di sistemi e di concetti equilibrio, può ancora venirci in Tratta da un discorso di Aleksandr che richiamano ad un più equili- aiuto, se solo riusciamo ad ascol- Solgenitsin a Stoccolma, citato dal brato e armonioso rapporto tra tare, sia pure da una finestra su un Card. C.M. Martini nel 1999: risorse, territori, economia, cul- parco, su un orto o su un modesto «Il mondo moderno, essendose- tura, ecc. Forse ricordare i saggi ma attraente vaso fiorito, i suoi la presa contro il grande albero pensieri ed aforismi del passa- messaggi e i suoi insegnamenti. dell’essere, ha spezzato il ramo to e le frondose presenze urbane Allora la Bellezza, forse, ci salve- del vero e il ramo della bontà. Solo di molti alberi e di molti luoghi rà davvero e se anche gli uomini, rimane il ramo della bellezza, ed è “belli e armoniosi” dove spesso come il sommo ingegnere Pier questo ramo che ora dovrà assu- si trova equilibrio tra costruito e Luigi Nervi affermò, non riusci- mere tutta la forza della linfa e del vegetazione, può aiutarci a ricon- ranno mai ad eguagliare la Natu- tronco».

Portale e deodara Quaderni del Borgoantico 10 109

Identità e appartenenza Culla e doloroso fronte, realtà e mistificazione

di Antonia Marzani di Sasso e Canova

L’amico Sandro Giordani, simile a be parso poco bello che la casa Crono che si mangia i figli, sostie- dello zio Giorgio Marzani, o casa ne che con questo decimo numero dei Madernini come la chiamava si deve concludere l’avventura dei la mamma, diventasse una banca Quaderni del Borgoantico. Spero o un condominio ITEA. Da allo- che non sia così: detesto le cose ra ho continuamente occasione di che finiscono. attraversare la piazza e così ancora Forse per questo, fin da bambina, molto più di prima penso alla sua ho dedicato un’infinità di tempo, storia ed a quella di tutto il mio “lo butti via” diceva la mamma, paese, ma faccio fatica a chiamarlo senza rendersi conto di essere pro- ancora mio, è troppo cambiato, in prio lei la mia ispiratrice, a riordi- meglio naturalmente, ma io non mi nare la cara casa della mia famiglia ci ritrovo più. in piazza Riolfatti ora 16, ma prima Armando Candioli giovane nel piazzale Il mio paese era avvolto dalle cam- anche 13, 14 e 15 a Villa Lagari- della Rosina del giardino di casa Marzani pagne e le strade erano bianche. na. Perché sentivo che conteneva Nuvole leggere di fiori pronti a tra- una lunga storia, anzi tante storie, dei suoi lavori di ricamo, nelle poe- sformarsi in dolci ciliegie accom- legate alla mia, che non dovevano sie che ricopiava. pagnavano la primavera, le foglie finire. Quando nasciamo delle braccia ci gialle, rosse e amaranto delle viti Armando Candioli, collaboratore accolgono, poi cominciamo a ricono- in ottobre erano a pochi passi dalla della famiglia Marzani fin dal 1947 scere dei volti, a sentire delle parole, porta della scuola e le maestre ce quando io avevo quattro anni, ogni a vedere dei luoghi e a poco a poco le facevano copiare insegnando- anno in occasione delle feste dei prendiamo coscienza di noi stessi e ci ad ammirarne le nervature. Da Santi e dei Morti era incaricato di poi per tutta la vita ci chiediamo se molto tempo non si costruiva nien- addobbare le tombe, quella della noi siamo più quello che si è svi- te di nuovo, eravamo alla fine degli famiglia Marzani nel cimitero di luppato dentro di noi e che abbiamo anni quaranta ed erano passate due Trento e quelle solitarie dello zio fatto o più quel primo abbraccio, quei guerre. Le costruzioni più recen- Pierino a Santa Lucia e della zia volti, quelle parole, quei luoghi. ti erano casa Frapporti, le scuole Violante a Rovereto. Una volta Caro Sandro, i Quaderni del Bor- elementari, l’Albergo al Ponte e tanto tempo fa, forse appesantito goantico parlano di tutto questo, la casa di fronte, la facciata della da quel lavoro che arrivava subito del nascere, vivere e morire in un Chiesa e, purtroppo, il Monumen- dopo le fatiche della vendemmia, tempo ed in uno spazio che ci pla- to ai Caduti. Oltre agli ippocasta- vedendomi intenta nel mio riordi- smano e che a nostra volta plasmia- ni intorno alla fontana di piazza no mi ha quasi rimproverata, come mo: non smettiamo di scriverli. Riolfatti c’era un grande albero in persona che non ricorda la zia Vio- Anche perchè non è una cosa sem- via Roma ed altri alberi ornavano lante, che non va a trovarla sulla plice. Da persone che vivono a la piazza della Chiesa. Fra le case sua tomba. pochi passi di distanza lo stesso la pavimentazione era discontinua, Associazione più azzeccata non ambiente può essere sentito in modi qua e là sopravvivevano dei tratti poteva esserci: fra chi cura le diversissimi e parlare di identità e a sassi di fiume, ma il più era terra tombe, chi conserva la memoria appartenenza è parlare di qualcosa battuta. Non si usava parlare di nelle case, chi racconta il passato di vago e inafferrabile. palazzi, si distingueva soltanto fra in romanzi e poesie, chi inventa Nel 1995, nell’intento fra gli altri case più grandi ed eleganti e case i Quaderni del Borgoantico e fa di difendere l’identità della mia più modeste, ma non per questo ricerca storica, che differenza c’è? cara casa e del mio paese mi sono meno solide, severe e dignitose. Penso di aver risposto ad Armando spinta, acquistandone una parte, Queste per me erano le caratteristi- che la zia Violante io la amo e la nella casa di fronte, al numero che essenziali di Villa Lagarina, la ricordo nella sua stanza, nella cesta 18 di piazza Riolfatti. Mi sareb- concretezza, la severità e il decoro. 110 Quaderni del Borgoantico 10

applaudisse e la salutava con affet- Vecchi di Verona e la figlia Vittoria to e gioia. nostra compagna di giochi assieme Le case di Villa Lagarina erano abi- a Dina De Vigili figlia dell’esatto- tate da un perfetto ventaglio sociale: re, mentre i loro fratellini Guido aristocratici, borghesi intellettuali, de Eccher e Paolo De Vigili erano commercianti e artigiani, contadi- troppo piccoli. ni, operai e naturalmente il clero, Saltuariamente si vedevano in paese con monsignor Giovanni Goset- anche la contessa Marie Marzani ti ed i tre cappellani che si sono Henikstein, madre dello zio Giorgio, succeduti nei miei cinque anni di quasi piegata in due sul suo bastone, scuole elementari, don Mario, don il signor Lamberto Marzani con la Vittorino e don Agostino. moglie Lina Fornaroli di Milano Solo a descrivere le famiglie che proprietari della casa ora ITEA sul abitavano le case che ho definito Santo Monte, che vivevano però a più grandi ed eleganti tra le quali Milano, ed il conte Giulio Marza- la nostra, ma la linea che le separa ni con la moglie Tea de Bavier ed dalle altre è oscillante, ci vorrebbe il figlio Albert, proprietari della un gran tempo, perché neppure l’es- tenuta di Daiano, che nei mesi più sere accomunate dall’essere aristo- freddi, pur abitando ad Innsbruck, cratiche rendeva simili quelle che lo prendevano in affitto dei locali o erano, anzi erano diversissime. nella casa ora ITEA o nella casa Un’Anetta Tonini Baldo sorridente e sen- La baronessa Bice Moll, nata mar- Marzani di via Garibaldi 7. Ricordo za scialle chesa Guerrieri Gonzaga di Man- la zia Tea seduta su un divanetto nel tova, che dopo la morte del marito salotto della mamma, parlare di suoi Così mi sembrava la mia nonna, barone Leopoldo viveva sola, era il parenti ed amici che avevano dovu- così mi sembrava Anetta Tonini top. La famiglia del conte Giorgio to abbandonare le loro case, rimaste nata Baldo-Mechesa che era stata Marzani, anche lui vedovo, con i “drio la coltrina di ferro”. cameriera in casa Marzani molto tre figli, Eleonora, Maria Teresa Non mi è mai capitato di vedere tempo prima che io nascessi. La e Massimiliano affettuosamente tutte queste persone insieme in una vedo ancora, alta e sempre vestita Lori, Sissi e Max, era la più inter- stanza, nella severa Villa Lagari- di nero avvolta in un pesante scial- nazionale, la famiglia Libera con la na e nel rigore postbellico erano le di lana, risalire la piazza da via signora Lucia, nata marchesa Pal- inconcepibili i ricevimenti, si face- Cavolavilla verso il Santo Monte. lavicino di Parma, le figlie Nora vano solo visita e quando s’ incon- La nonna, dalle finestre del suo e Resa e la cognata Elmira era il travano in strada si salutavano con salotto al secondo piano, la chia- regno della conversazione. La gentilezza ed eleganza, mi sembra mava battendo le mani come se la famiglia del conte Pierino Marzani ancora di vedere il gesto vivace e con la mamma Maria, nata baro- festoso del papà che si leva il cap- nessa Menghin di Castel Brez, la pello, e si informavano delle rispet- moglie Adriana dei conti Cesarini tive vicende. Sforza di Trento ed i figli Maria E poi c’erano tutti gli altri. Allora le Beatrice, Carla, Agostino, Lamber- persone camminavano per le stra- ta e Antonia era la più affaccendata de, le piazze erano salotti o centri con il papà impegnato fra archi- del filò, con il punto fisso del lava- tettura, campagne e Filarmonica toio di piazza Riolfatti, ci si cono- e cinque fra bambini e ragazzini sceva e non ci si dimenticava più. che studiavano. La famiglia Scrin- Almeno a me è capitato così anche zi con il dottor Enrico e la moglie se a diciannove anni ho cominciato Elena Likowna di Zabratowoka in ad allontanarmi da Villa Lagarina Polonia, la sorella Bice e la figlia per l’Università e non so se riuscirò Gabriella amava la cucina, della mai a ritornarci del tutto. famiglia Sandonà si vedeva soltan- In casa non si era mai soli. Arrivava to la signorina Bianca, mai di buon il postino che era il signor Canepel umore. Ho un ricordo più sfumato padre ed io sentendo la mamma dire della signora Francesca de Eccher “arriva il Caneppele” credevo che Carnevale 1952: da sinistra Vittoria de Ec- nata de Probizer, di cui ricordo “caneppele” volesse dire postino. cher, Lamberta Marzani e Antonia Marza- meglio il figlio, il farmacista Nino, Arrivavano venditori ambulanti e ni con la preziosa moglie Rita De artigiani. In cucina c’era spesso qual- Quaderni del Borgoantico 10 111

me una continuazione della nostra. O per un motivo o per un altro qual- cuno di loro veniva sempre da noi. Un rito biennale era il trasporto del pianoforte dalla sala grande dove stava d’estate al salotto della nonna dove stava d’inverno e viceversa. Per quell’impresa occorrevano sei uomini. Fra tutti i coloni si distin- gueva per vivacità e brio Richetto Ritratto in piazza Riolfatti dell’ultimogenita di Pierino Marzani, inverno 1949-1950 Giordani-Gobat. Lo ricordo una sera prima di cena in cucina che che persona del paese che passando Irma o Cesarina mi rifacevano la girava intorno alla tavola rivoltan- aveva suonato il campanello ed era pettinatura legandomi un ciuffo di do più e più volte una frittata nella salita a bere un caffè e a fare due capelli con un nastro e se protesta- padella solo facendola saltare. Due chiacchiere. Io ascoltavo i discorsi vo perché mi tiravano i capelli mi dei suoi figli, Silvio e Bruno erano dei grandi e giocavo con le lunghe dicevano: “chi bello vuole appari- bellissimi. La nostra campagna più frange nere dello scialle di Anetta. re, qualcosa deve soffrire”. Andavo vicina a casa era l’Oratorio dietro La nonna aveva le sue amiche anche da Beppina Galvagni, inqui- San Giobbe lavorata da Massimo dette, anche dal papà, babe che le lina in casa nostra con il marito Todeschi e dai suoi figli, Mario, tenevano compagnia tutti i pome- Emilio, giardiniere in casa Moll, e Saverio, Francesco e Pio, mano a riggi. Le più fedeli erano le signo- le quattro figlie Bice, Clelia, Raffa- mano che crescevano. Il carissimo rine Ida e Jerta Torzi, la signorina ella e Luisa, che mi accoglieva e mi Beppi falegname detto Bianco che Bice Scrinzi e la signorina Bianca faceva giocare con un di purtroppo se ne è andato nel 2008, Sandonà, ma venivano anche tutte legno che teneva sulla vetrina. essendo loro cugino andava a volte le altre signore del paese. Da Borgo A quei tempi si poteva passare libe- ad aiutarli in campagna e negli Sacco, a piedi, veniva in visita il ramente dalla casa di una famiglia anni scorsi, quando veniva in casa conte Fedrigotti , sordissimo, e da a quella di un’altra, non si stava Marzani o Madernini a realizzare Marano, sempre a piedi, la signo- ognuno barricato nel proprio appar- in modo impeccabile i miei proget- ra Dell’Adami, la candida Felicie tamento a difendere la privacy, la ti di miglioramento, mi diceva di di Vladivostok, dall’altra parte del filosofia dominante non era che ricordarsi di me da piccola all’Ora- mondo, aveva conosciuto il marito gli altri bisogna lasciarli in pace, torio come di una bambina partico- il colonnello Geza in Giappone, e i giornali avevano meno occasio- larmente sorridente. che ancor più della zia Tea parlava ne di piangere su persone trovate Dopo cena si beveva il caffé nel un misto di dialetto e italiano come morte in casa da sole magari dopo salotto della nonna, ma il papà in poteva, conoscendo già almeno giorni o mesi. genere ci raggiungeva più tardi, per- altre sei lingue oltre al russo sua Le famiglie dei coloni che lavora- ché doveva trattenersi in salotto da lingua madre. vano le nostre campagne erano per pranzo, in un angolo del quale aveva Non avremmo mai chiamato baba la marchesa Lucia Pallavicino e men che meno la baronessa Moll, la quale ricordo forse una sola volta in visita dalla nonna. Ma era una benemerita: ogni anno a Pasqua arrivava il suo autista Lino Tonini, figlio di Anetta, purtroppo scom- parso quest’anno, con un grande uovo di cioccolata per noi cinque. Al calare della sera la nostra casa si immergeva nel buio, ma c’erano tante isole illuminate. Io avevo un pò paura ad andare da una all’altra, ma la mamma mi incoraggiava. E così andavo dalla nonna e dalle sue babe e dalle domestiche, Irma e Cesarina, in cucina o in guardaroba. Lì c’era uno specchio dove mi specchiavo. Casa Marzani vista da casa Madernini, 1997 112 Quaderni del Borgoantico 10

la sua scrivania, a parlare con i colo- il verde avevano un grande spazio care il giovane Sforza, unico figlio ni o con altre persone del paese che vicino alla gente, in cui la gente oltre maschio della marchesa Lucia, venivano da lui o per lavoro o per- al paesaggio fisico, case, fabbriche, aviatore dell’esercito italiano pre- ché lui, in quanto persona “studia- coltivazioni formava anche un pae- cipitato nel Tirreno. Nanni Mar- da” gli sbrigava delle pratiche. saggio sociale molto differenziato zani, unico figlio del signor Lam- Si parlava molto della gente, dai con una ricchezza culturale propria berto e della signora Lina è morto parenti più stretti a tutti gli altri, di ogni gruppo che bastavano i vari proprio in quegli anni, nel 1947, prendendo in giro un po’ tutti, con modi usare il dialetto e l’italiano a di tifo, la mia mamma non parlava quel gusto del descrivere e dell’iro- dimostrare. Di una famiglia one- della morte di sua sorella Antonia , nia senza cattiveria che erano pro- sta, che sinceramente, in tutti i suoi diceva solo “sono contenta di aver- pri della mamma. Anche nel com- membri, auspicava il superamento ti chiamata Antonia”. mentare i giornali l’interesse era di tutte le ingiustizie e che viveva in E ci si dimenticava della quasi più sociologico che politico e nella un mondo, Villa Lagarina, il Trenti- guerra civile ancora in corso in cultura l’argomento principe era la no, l’Italia, in cui si poteva, pur fra altre parti d’Italia e neppure la pre- letteratura, poco la storia, che pure molte mancanze, lavorare serena- senza in paese di una famiglia di la mamma diceva di amare tanto, un mente, finalmente liberati da gover- profughi polesi, nonna, mamma ed po’ l’arte, l’architettura ed il restau- ni reazionari o dittatoriali e pensare il bell’Alvise, ci faceva pensare più ro e la musica. Niente le scienze. a fare l’Europa. che tanto all’Istria e alla Dalmazia A proposito del suo lavoro, delle Ma ognuno vede le cose a modo abbandonate. Io cantavo “Le ragaz- campagne e della Filarmonica, il suo, non credo che i miei stessi ze di Trieste” come se tutto fosse papà si lamentava della sempre più fratelli condividerebbero non dico stato risolto felicemente. incombente burocrazia. questa visione, ma neppure i sem- E così felicemente siamo entrati nel Ben presto ognuno si ritirava o per plici ricordi. boom degli anni Sessanta perdendo andare a letto o per finire i compiti Solo in qualche caso la nostra culla sicuramente una cosa, se veramen- ed allora il papà “passava le mani è il luogo dove si ritrovano le brac- te c’era stata e non era ipocrisia: sul pianoforte”. Era un pianista cia che ci hanno accolto, molto la severità, la coscienza che “chi dilettante, ma pieno di forza, entu- spesso è invece il luogo dove ci si bello vuole apparire qualcosa deve siasmo e passione e gli ultimi pas- confronta nel modo più duro con la soffrire”, cioè ogni obiettivo, per santi in piazza lo ascoltavano. diversità di ognuno da tutti gli altri essere raggiunto, richiede impegno La mamma apriva le finestre per chiu- e con l’incomprensione. e sacrificio. dere le imposte e compariva il cielo Per me il mio papà era un grande Due cose buone fondamentali sicu- blu scuro, scintillante di stelle. L’in- lavoratore e per di più un lavorato- ramente le abbiamo: la possibilità quinamento luminoso era lontano. re disinteressato, che come archi- di istruirsi e la possibilità di curar- In una mattina di primavera, non tetto si faceva pagare meno del si, oltre al benessere economico, avendo ancora cinque anni io non giusto e dedicava molto tempo ad del quale però non so se facciamo ero a scuola, il papà stava davanti un’attività di volontariato come la un buon uso. alla radio e la mamma lo guarda- Società Filarmonica di Rovereto Per il resto vedrei un’alternanza va con apprensione mentre ruota- da lui fondata nel 1921 e presiedu- di elementi positivi e negativi. Più va leggermente le mani in segno ta fino al 1971, eppure poco tempo istruzione, ma molto meno educa- di incertezza. Stava ascoltando i fa una persona in paese mi ha detto zione, stile e buon gusto. Apparta- risultati delle elezioni del 18 apri- che suo padre, vedendolo passare menti e case non per tutti, ma quasi le 1948. Non ricordo il suo respiro sempre svelto ed in ottima salute per ognuno singolarmente e quindi di sollievo, ma lo ricordo più volte anche in età avanzata diceva: “El molto e brutto cemento, strade a in quegli anni dire: “Se Dio vuole sior conte no l’ha miga laorà come iosa, ma spesso brutte anche loro non ci sono più né gli Austriaci, né noialtri” o qualcosa di simile. e pericolose e qualche rotonda di i fascisti, e ci siamo liberati anche C’era quindi un bel solco fra gruppi troppo con ornamenti assurdi. del pericolo dei comunisti.” sociali diversi. E poca o tanta c’era Vestiti e scarpe comode e quindi tutti Io mi sentivo parte di una famiglia miseria, c’erano malattie del corpo vestiti uguali in tuta e scarpe da ginna- aristocratica, con ben chiaro che e dell’anima, e sicuramente ingiusti- stica e magari con la cicca in bocca. questo ha solo un significato stori- zie, soprusi, incomprensioni, disco- Più associazioni e meno famiglia, co essendo il valore legale dei titoli noscimento di valori, ma non sempre più beneficenza e meno accettazio- nobiliari stati aboliti con il passag- e solo nella stessa direzione. ne del prossimo, individualismo e gio dalla monarchia alla repubblica, E tanto dolore. Gli abiti neri di narcisismo alle stelle, meno religio- ma non retrograda né prepotente, Anetta erano il lutto per suo figlio sità, ma non per questo più laicità, con un discreto bagaglio di sapere Ennio disperso in Russia, le con- più possibilità di viaggiare e molti e molta gentilezza e brio, che vive- versazioni di casa Libera non stranieri fra di noi, ma non per que- va in un mondo in cui la natura ed potevano che fingere di dimenti- sto meno provincialismo, anzi. Quaderni del Borgoantico 10 113

Come negli anni sessanta Amintore si identifica con periodi e situazio- celebra Andreas Hofer, anche se per Fanfani è stato rimbrottato da Bruno ni diverse: dalla Lega Lombarda a parlare con lui tutti i non “studiadi” Kessler per aver osato criticare le torri Franceschiello, da Francesco Giu- ed anche qualche “studià” avrebbe- di Madonna Bianca a Trento, così nel seppe ad Andreas Hofer. ro adesso come avrebbero avuto ai 2005 Vittorio Sgarbi è stato attaccato Però io vorrei distinguere tra chi tempi suoi bisogno dell’interprete e da parecchi villalagarinesi per aver considerando la storia dei propri senza pensare che tutti due, roman- osato criticare il nuovo municipio, luoghi privilegia per una sua con- ticamente anche se a distanza di lui che non è di Villa Lagarina. Quin- vinzione storica o semplicemente cent’anni, difendevano veramente di un esperto ed innamorato delle arti per motivi affettivi un periodo del appartenenza e identità, contro la figurative non potrebbe esprimere un loro passato piuttosto che un altro, e globalizzazione napoleonica Andre- giudizio se non su casa sua? Come mi sembra naturale che in un luogo as Hofer e contro la globalizzazione mai tutto il mondo ammira il Parte- di frontiera come il Trentino ci asburgica Cesare Battisti. D’ac- none, dovrebbero poterlo fare solo siano sensi di appartenenza diversi, cordo che Andreas Hofer aveva gli Ateniesi? da chi invece gioca con questi sensi un seguito popolare mentre Cesare Umilmente vorrei dire che bisogna di appartenenza a fini economici. Battisti faceva parte di una mino- stare ben attenti a non confondere Beate tutte quelle persone per le ranza di intellettuali, i quali però l’affetto per la propria culla ed il quali identità e appartenenza in forse avevano, ed avevano avuto nel senso di appartenenza ad essa con realtà contano poco o nulla ma Risorgimento italiano, una visione il considerarla di nostra esclusiva sanno che gli è utile parlarne, che più ampia: prima definire le nazioni proprietà e l’unico luogo degno di sono per la globalizzazione quan- europee e poi fare l’Europa. interesse dell’ universo. do si tratta di cemento, per l’avere Credo di aver scritto molte cattive- A volte penso che si potrebbero coraggio, come si legge su L’Adige rie e mi permetto di concludere con immaginare identità e appartenen- di qualche settimana fa a proposito quest’ultima: Sergio Romano dice za come una serie di anelli concen- di due nuovi edifici che dovrebbero che fra le lettere che riceve per la trici che si intersecano con infini- sorgere al posto della stazione auto- sua rubrica sul Corriere della Sera ti altri riferiti ad un puntino che corriere in corso Rosmini a Rove- ce ne sono molte di argomento sto- siamo noi. reto, e per l’identità invece quando rico nelle quali i Veneti e Friulani I primi anelli sono piccoli, e già in si tratta di storia, di quel pezzettino rimpiangono Francesco Giuseppe quelli ci si scontra, la famiglia e la però o cerchietto o anello della sto- ed i meridionali considerano i Bor- casa, la via o il paese e la chiesa ria che gli fa comodo. Indipenden- boni l’avamposto dell’Illuminismo e poi il territorio immediatamente temente da qualsiasi appartenenza nel Mediterraneo e che dopo averle circostante, la sua storia e le sue e cultura, gli atteggiamenti centri- lette lui va a letto stanco e dorme abitudini e poi, allargandosi sem- fughi possono essere molto utili a male. Confesso che anch’io dormo pre più nel tempo e nello spazio, preservare autonomie e privilegi. un po’ male e mi sento straniera in culture più ampie di cui quelle più Da noi, se convenisse celebra- patria vedendo tutte queste cele- specifiche fanno parte, fino ad arri- re Cesare Battisti si celebrerebbe brazioni di Andreas Hofer, ma mi vare, per noi europei e mediterranei Cesare Battisti, ma dato che con- consolo pensando che rinnegare se alla cultura greco-latina con i suoi viene celebrare Andreas Hofer si stessi è tipico degli Italiani. progenitori mediorientali, della quale non dovremmo dimenticare che anche la Mitteleuropa è figlia. Noi Trentini, abitanti di una zona di confine, ai limiti della lingua ita- liana ed a ridosso di quella tedesca, con tre minoranze linguistiche fra di noi di cui due germaniche ed una neolatina, passando dagli anelli più piccoli ai più grandi ancora di più entriamo in crisi e ci dividiamo. Già il mio “noi Europei e mediter- ranei” a molti non andrebbe bene. All’attuale globalizzazione nel pic- colo mondo italiano e nel minuscolo mondo trentino si affianca un gran parlare da parte di politici e giorna- listi di questo tema, ma ancora una volta ognuno lo sente a modo suo e L’ingresso a Villa Lagarina o a qualsiasi altro paese del mondo? (foto Isidoro Paissan) 114 Quaderni del Borgoantico 10 Quaderni del Borgoantico 10 115 del materiale riprodotto. di cui è interessante, per vari motivi, “fissare” la memoria. a disposizione da numerose persone e famiglie, alcune delle quali hanno Nel limite del possibile abbiamo cercato di indicare i nomi delle persone. Si ringraziano vivamente coloro che hanno gentilmente prestato gli originali un legame con testi pubblicati nel quaderno. Si tratta di documentazione varia Abbiamo raccolto in questo “album fotografico” immagini che ci sono state messe Album fotografico del Borgoantico Inizio 1900. Da sin., Violetta Piazzini, Ester Riolfatti, Diomira Riolfatti, Luigi Riolfatti (davanti), Egidio Rigotti (dietro), Marcello Rigotti (papà di Egidio), ..., Ennio Stoffella il piccolo in braccio alla sorella (?), Enrico Riolfatti (zio di Ines). La foto è stata scattata nel cortile dei Galvagnini, in Valtrompia (Propr. Ines Riolfatti) Primi anni Venti. Gruppo di 65 scolari con la maestra (Propr. Cornelia e Ilda Benvenuti) 1926(?): scolari alla stazione ferroviaria di Villa Lagarina con bandiere e bandierine per salutare il passaggio del Capo del governo Mussolini (Propr. Ines Riolfatti) Coscritti della classe 1923. Da sin., seduti: Luigino Manica, Arcadio Curti, Remo Maffei, Ettore Baldo, Giulio Dorigotti; in piedi: Bruno Scrinzi, Mario Dorigotti, Dario Riolfatti, Mario Scrinzi, Ezio Petrolli, Carlo Baldessarini, Nello Gasperotti 1950-51, gita degli “Aspiranti” (gruppo di “Azione Cattolica”) alla Madòna del Mónt di Rovereto. Da sin.: Giuliano Rossi, Bruno Baldo, Augusto Zambanini, Renzo Grot, Renzo Giordani, Marco Candioli, Enrico de Zambotti, Giuliano Vartig, Renato Kettmaier, Italo Alberti, Mario Toniatti, Bruno Toniatti, Giovanni de Zambotti, Valentino Merighi, Renzo Giordani (?), Gianmario Curti, Antonio Leoni, Mario Salvatori, Luigi Curti, Bruno Grot, Mariano Bortolotti, Pio Todeschi, Umberto Baldo, Remo Giordani (Propr. Ester Candioli)

Anno 1936, cortile di casa Riolfatti. Fila in piedi più alta, da sin.: Bruno de Zambotti, Nino Scrinzi, Giovanni de Zambotti in braccio ad Alda Riolfatti. Fila mediana, da sin.: Giorgio Scrinzi, Dina de Zambotti, Antonietta Decarli, Franco Decarli, Elvira Decarli. Seduti, da sin.: Alfeo de Zambotti, Umberto Riolfatti, Beppino Scrinzi, Alfredo Scrinzi, Arnaldo Riolfatti, Erminio de Zambotti (Propr. Ada Scrinzi) Anno 1936, la famiglia Marteri. Da sin., la mamma Maria, i figli Renato e Italo, il papà Augusto, la figlia Eleonora (Propr. Mario Marteri)

La famiglia Dorigotti. Il papà Giuseppe e la mamma Adele con i loro cinque figli (Propr. Gino Dorigotti) La famiglia Giordani (“Gobàti”), sulla “lòza” (terrazza) Da sin., in piedi Bruno, Anita, Elda (con fiocco nei capelli), Gina, Silvio, Gigiòti (zio); seduti la mamma Giustina e il papà Richeto; Rita con il vestito bianco e il piccolo Livio (Propr. Sandro Giordani) La famiglia Canepel, prima metà anni Trenta. Da sin., in piedi i fratelli Angelo, Romilda, Mario, Giuseppe; seduti Giuseppina “Beppina” moglie di Angelo, papà Giuseppe, il piccolo Sandro, mamma Rosa, Gemma moglie di Giuseppe col piccolo Lanfranco (Propr. Sandro Canepel) Corpo bandistico di Villa in tenuta autunnale (Propr. Dina Baroni Marzani)

Anno 1929, parco Moll (oggi Guerrieri Gonzaga). Si festeggia la vittoria nel torneo di “balonzina”, con in palio quattro “schioppe” (Propr. Ines Riolfatti) Gruppo di suonatori in Cimana (Propr. Ines Riolfatti)

Corpo bandistico di Villa in montagna (Propr. Dina Baroni Marzani) Anno 1930 circa. Da sin., in piedi Gino Riolfatti ed Ettore Tonini; seduti Giuseppe Galvagnini, ?, ?, Egidio Rigotti (Propr. Tosca Giordani Galvagnini) Il gagliardetto del concorso regionale delle fanfare del 1924 (Propr. Santino Li Destri) “Manifesto” del 1º Concorso regionale per fanfare, a Trento, 12 ottobre 1924 (Propr. Santino Li Destri) Diploma con medaglia d’argento per la FanfaraSportiva di Villa Lagarina al concorso regionale del 1924 (Propr. Santino Li Destri) “Primo premio, medaglia vermeille: espressione di ruralità” al Dopolavoro di Villa Lagarina al Concorso Carri allegorici nella Settima Festa Nazionale dell’uva, a Trento il 4 ottobre 1936 (Propr. Santino Li Destri) La “machina da bàter” sulla piazza della chiesa davanti al monumento “Alla Madre”, nei primi anni ’40 (Propr. Ester Candioli)

Anno 1958, gruppo di volontari con un grande rullo utilizzato per livellare la piazza della chiesa in terra battuta e ghiaia. Dina Baroni versa il vino (Propr. Dina Baroni Marzani) Congresso eucaristico a Villa Lagarina, 9 settembre 1956 (presente l’arcivescovo Carlo de Ferrari, non in foto). La grande folla nella piazza della chiesa Folta ala di folla a Villa in piazza della chiesa. Sulla destra l’ex edificio delle Scuole elementari. La squadra a sinistra è quella di Villa. L’arbitro (sulla destra della corda) è Rino Curti (Propr. Rino Curti)

Premiazione della squadra di Villa. Fila in alto, da sin.: Fiorenzo Nave, Adriano Baldo, Mario Galvagnini, Silvio Nave, Adolfo Piffer, Enrico de Zambotti (accompagn.); fila in basso, da sin.: Renzo Lorenzi, Leone Scrinzi, Fabio Baldo, Silvio Petrolli, il presidente Lino Tonini, Carlo Baldessarini già sindaco di Villa (Propr. Famiglia Tonini) Adriano Pizzini, figlio di Carlo, al lavoro nell’officina situata nella “villa”, per fabbricare le lampade che orneranno il paese (Propr. Famiglia Pizzini)

Anno 2002. Bepi Todeschi nella cella campanaria di Villa, mentre suona il campanò (Propr. Famiglia Todeschi) Libretto di lavoro di Clemente Lasta

Sopra: Logo adesivo del Comune di Villa Lagarina, anno 1910 (Propr. Gino Lasta)

Le firme in calce ai documenti sono del vicecapocomune Silvio Marzani Copertina del libretto di lavoro di Clemente Lasta, anno 1910

Sopra: Busta intestata della Macelleria Clemente Lasta di Villa Lagarina Il cassiere che tiene registrati i conti nel libretto è Attilio Lasta (Propr. Gino Lasta)