Biografia Cronologica De' Bellartisti Senesi Dal
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Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ BIOGRAFIA CRONOLOGICA DE’ BELLARTISTI SENESI DAL SECOLO XII A TUTTO IL XVIII DIVISA IN XII VOLUMI CON UN INDICE GENERALE CONTENUTO NEL VOLUMETTO XIII OPERA D ’E TTORE ROMAGNOLI SENESE MEMBRO DELLA SOCIETÀ COLOMBARIA FIORENTINA AUTOGRAFI DONATI ALA BIBLIOTECA DI SIENA DALLO SCRITTORE NEL 1835 c. III Prefazione a questo t. II. Anno 1300 al 1350 Con minore precisione e calore scrisse il Lanzi dei pittori senesi vissuti nel mezzo secolo di cui tratto e tutto l’intiero 300 e 400 in una sola epoca racchiuse. Se si eccettuano le lodi che tributa alle famiglie artistiche dei Lorenzetti e dei Bartoli si può dire che egli giunge al secolo di Leone X a giganteschi passi. Non è però, o lettore, che la prima metà del secolo XIV fu nell’arti nostre se non il tempo più florido (come lo fu per Siena [c. IV] riguardo alla popolazione) certamente fu tale da non cedere al confronto delle vicine scuole di Pisa e di Firenze. Siena retta a governo semiaristocratico avea distrutti i vicini feudali, sottomesse castella ed acquistato un luminoso posto tra le italiche dominazioni. Dové essa questo accrescimento di potere all’alleanza guelfa colla vicina Firenze e mantenuta costante per più di mezzo secolo. Il dovè pure per aver ammesso al governo i ricchi cittadini lasciati a lor talento brigare nel contado, i Tolomei coi Salimbeni, i Malavolti coi Piccolomini. Lo studio floridissimo aperto, i grandi edifici inalzati [c. V] l’immensa popolazione urbana, ricca e manifatturiera ci dicono che questa fu l’epoca luminosa della città dell’Arbia. Infatti era Talamone allora un ricco emporio malgrado gli scherni dell’Alighieri. Grosseto e Massa cadean sotto il giogo senese. I Pisani, i Perugini e gli Orvietani erano deboli nemici per una città alleata di Firenze. Arrigo VII non fu più temibile di costoro per la lega Guelfa, e morte li colse nel 1313 in Buonconvento. ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ La formidabil Lega più paventò d’un Uguccione Ghibellino che d’un Arrigo imperatore e più d’un Castruccio e d’un Pietramala che è un Lodovico V il Bavaro. Se Siena vide le sue legioni debellate a Montecatini [c. VI] e all’Altopascio trovò la sua salvezza nell’avere tra lei e quei potenti (per poco fortunati) l’amica Firenze e nel commercio il mezzo onde riparare ai danni del furibondo Marte. L’egregio Lorenzo Ghiberti ne’ suoi commentari mostra un luminoso prospetto dell’arte senese pittorica del secolo XIV e nel capitolo V del libro III, t. III il Cicognara disvela i pregi della scultura nostra ad alto punto condotta per opera dei fratelli Agostino e Angelo, che nella prefazione del volume io rammentai, e nei loro articoli con giustizia encomiai. Tra gli scolari di questi due eccellenti maestri si debbono contare oltre Giovanni figlio di [c. VII] Agostino (di cui scrivo nella terza decade) Matteo Gano scultore e Lando di Pietro architetto e orafo. Lando serviva già la corte di Napoli allorché fu chiamato in Siena a dirigere la magnifica aggiunta, che la universale sventura Italiana del 1348, restar fece incompleta. Presso costoro ci si presentano i figli dell’egregio Maitani Niccola e Vitale e con essi un numero considerevole di artefici tutti concorsi ai lavori di Orvieto, mercé le cure del Maitani stesso, creatore di quella basilica ammiranda. In Siena già incominciano a prender nome le famiglie dei [c. VIII] Bartoli, dei Lorenzetti, dei Minella; e come han principio da piccole vene i reali fiumi, così noi veggiamo sorgere quelle artistiche casate. Infatti Fredi, Lorenzo e Giovanni furon meschina cosa in confronto dei Bartoli, dei Lorenzetti e dei Minella che da Essi derivarono. Non inferiore ai migliori che adopravano il compasso e il pennello nel maneggio della sgurbia e del tassello era Giovanni d’Ammannato. Operatore del gran coro del Duomo d’Orvieto, maestro affatto incognito in patria. Ambrogio e Pietro Lorenzetti furono contati tra i principali pittori italiani del secolo per giudizio del rammentato Lorenzo Ghiberti, che vide le opere loro [c. IX] fresche e ben conservate, lo che al presente nol sono, se si eccettuano quelle del Camposanto pisano. A intatte ed ammirabili ci si mostrano le belle statuine e gli smalti del Reliquario Orvietano, condotti dall’egregio Ugolino di Vieri, mentre la Porta Pispini di Siena e la Rocca della pubblica torre architettava Moccio, ideava Cellino di Nese il San Giovanni rotondo di Pistoia e scolpiva il cenotafio del famoso legista Cino Angibolgi [Singibuldi]. Tra i più valenti miniatori dobbiam riporre Niccolò Tegliacci, uomo di genio più popolare che aristocratico e primo Capitano del Popolo senese di patria non straniera. Né questo solo tra i ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ cittadini non volgari erasi dato [c. X] alle arti in Siena: Giovanna Petroni di casata nobilissima, come Bartolommeo Bulgherini furon pittori e miniatori. D. Galgano Baracci architetto dell’antica certosa di Bologna e fra’ Gaddo Ceccarelli di cui abbiamo opere in Fermo nella Marca segnano il confine della metà del secolo XIV Volume II c. 3 Secolo XIV Bindo di Viva. Miniatore e scultore Nato Fiorito Morto 1301 Non si confonda Bindo di Viva con Bindo di Guido fiorito nel 1284. Il t. n. 99 dei camarlinghi della Biccherna (classe =B= dell’Archivio delle Riformagioni) a c. 296 ci fa conoscere questo miniatore: “ Anno 1301 a Bindo miniatore per 49 quinterni di carta dipenta a ragione di … per quinterno … per scrivere le condonazioni … per una carta grande, la quale bisogna per altri fatti …”. Il t. 114, anno 1316 a c. 40 contiene la presente partita: “A Bindo miniatore per 190 quaderni di carta pecora si comprano a la ragione di soldi 4 l’uno, altri 20 quaderni per alfabeto si comprano da lui a ragione [c. 4] di 9 soldi per quaderno 5 altri quaderni a 7 soldi per quaderno e altre carte grandi per le coperte dei libri.” Nel 1319 (t. 120) si legge “soldi 15 a maestro Bindo miniato per trentasei quadroni di carta pecora da statuto, di pecora da coverte … per quaderno. Nel 1320 come leggesi nel volume n. 187 riceve “lire 382 per miniatura e scrittura fatta di tre volumi del nuovo statuto del comune di Siena”. Il volume 123 anno stesso accenna “ al dì ultimo giugno, si pagano a fra’ Bindo di Viva e a fra’ Sozzo di Stefano lire 4 perché stettero più giorni d’ordine de’ Signori Nove a stimare i libri degli scolari”. Scrive il Malavolti che in quest’anno si principiò in Siena lo studio conducendo molti dottori di diverse facultà, per opera di Bartolommeo Tegolei, Biagio Montanini e Simon del Tondo deputati a questo, riducendo la Casa della Misericordia (già fondata dal Beato Andrea Gallerani) in servizio de’ dottori e degli scolari e perciò si domandò appresso la Sapienza. [c. 5] Nel 1321 il volume 126 nota che Bindo di Viva miniatore consegna 21 quaderno di cartapecora e due carte grandi a ragione di soldi due del quaderno nel 26 agosto. ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ Nel 1337 si conosce costui come scultore. Il t. 170 accenna “Venerdì 22 di magio a messer Bindo Viva maestro di statue per una statua che comprò da lui el notaro de’ la carne per cagione del suo ufficio per poliza del Capitano del Popolo lire 1”. [Lateralmente: io ho sottocchio la partita, la quale dice così Item magistro Bindo magistro stadearum pro una stadera quam emit ab eo notarius carnium occasione sui offitii per apodixam capitanei. Qui si parla di stadere non di statue; e ciò mostri come a chi è poco o niente pratico delle scritture, sia facile il cadere in abbagli ed errori spesso gravi]. Nel libro debitori e creditori del Comune classe =C= n. 33 lessi: “Anno 1339 maestro Bindo miniatore dè dare a dì 16 d’otobre per lo statuto demo contanti in moneta lire vinti. Diè dare adì 7 dicembre demo contanti in moneta lire 10 conte in sua mano. E diè dare adi 17 dicembre demo conto a fra’ Andrea a dì 24 dicembre demo in sua mano lire 55 soldi 8. E diè dare adì 3 dicembre lire 4 soldi 13 denari 4 demo a Minuccio del Mazza, appare per sua scritta. E diè dare adì 17 genaio e quali diè per noi Francesco Di Meo Fogliani vinti fiorini d’oro. c. 6 A dì 23 ferraio e per lui Andrea d’Ugo Ruggieri. A dì detto a f. 34 fra’ Andrea. E diè dare a dì 8 marzo e quali diè per Luca della Baja due fiorini d’oro. Adì 11 marzo e demo per lui a Francesco di fra’ Mino cartaio”. Il volume 34 della stessa classe =C= anno 1341 nota: “Fra’ Bindo miniatore a dì 10 di novembre riceve per Bencivenni Gucci fiorini 153 lire 1 soldi 2…”. “Fra’ Bindo miniatore diè adì 5 dicembre fiorini 394 per … forniti sono a uscita e dielli per nui Bencivenne Gucci fiorini 270 anco auti 25 magio, contati in sua mano fiorini 13 lire 6” Adì 6 luglio contati fiorini 5 d’oro 21 agosto dati in sua mano fiorini 3 d’oro Anco 24 decembre in mano del suo figliolo fiorini 11, posto che gli abia avere, posto ansi a foglio 25 Fra Bindo miniatore per 3 statuti di 39 quaderni l’uno, per scrittura, correggitura, raditura, rimettitura, miniatura di pennello e di penna, legatura [c.