Accademia dei Rozzi

Anno XXVII/2 - 2020 - N. 53 1. Gaetano Brunacci (?), decorazione del soffitto della sala da tè, 1904.

2 Il volto nuovo dell’Accademia agli inizi del Novecento

I - Le stanze dell’Accademia: splendidi esempi di decorazioni veramente artistiche di Felicia Rotundo

Il recente restauro del soffitto della sala da tè schi, lungo le pareti, rappresentanti scene bibliche dei Rozzi offre lo spunto per ripercorrere la sto- racchiuse entro cornici e lesene a stucco; la sala fu ria della sede dell’Accademia, oggetto fin dalla sua infine arricchita da molte lumiere pendenti dal sof- nascita di numerose trasformazioni fino a configu- fitto e da bracciali appesi alle pareti. Di questa ori- rarsi come l’elegante palazzo che oggi ammiriamo ginaria decorazione non rimane traccia perché la e che connota l’intero isolato delimitato da via di sala è andata soggetta a successive trasformazioni: Città, piazza Indipendenza, via di Diacceto e via una prima volta nel 1789 quando fu deciso di in- di Beccheria. stallarvi 12 specchi “sopra i quali fu fatta una cor- nice nuova dorata ad uso di placca”; altri interventi La data “MDCCCCIV” che si legge in uno si susseguirono nella seconda metà dell’Ottocento dei cartigli del soffitto della sala oltre ad indicare il fino a quello del 1906, reso urgente dal crollo del termine temporale della sua esecuzione testimonia soffitto, che le ha conferito l’aspetto attuale. altresì una delle fasi più significative di una lunga Bettino Marchetti2 in una relazione presentata e ininterrotta impresa decorativa iniziata già nel 3 1727 con la costruzione del palazzo, sul luogo di al Consiglio direttivo in data 4 marzo 1906 ri- antiche case e botteghe poste di fronte all’antica feriva circa l’opportunità, data la crescita dei soci chiesa di San Pellegrino, e conclusasi negli anni ’30 e il prestigio raggiunto dall’accademia, di amplia- del Novecento. re e di decorare la sala, eliminando quel “tritume delle ornamentazioni accampate in fondi dorati” Fin dall’inizio i Rozzi si preoccuparono infatti da taluni accademici considerato peraltro di valore di dare alla loro sede quell’apparenza, e quel deco- artistico4. I lavori diretti da Vittorio Mariani, im- ro, adeguati al ruolo che ormai essi si erano con- pegnarono numerosi artisti e artigiani tra i quali quistati, in oltre due secoli di attività, nell’ambito gli scultori della ditta Enrico Vittori e C., che ese- della cultura letteraria e teatrale senese. Oltre alla guirono le “decorazioni modellate per la sala degli facciata del palazzo, inizialmente fu soltanto la sala Specchi” e i fratelli Tito e Fulvio Corsini5: il primo principale, inaugurata con una fastosa cerimonia e il maggiore tra i due, intagliatore, fece quattro nel giugno del 17311, ad essere oggetto di una ric- tavole di legno intagliate e la balaustra dell’orche- ca ornamentazione costituita da un quadro con stra, il secondo modellò le figure decorative sulla l’Immacolata Concezione donato dal socio accade- porta grande e quelle sull’orchestra. Alla decora- mico e pittore Antonio Buonfigli, da medaglioni zione della sala presero parte alcuni artigiani tra cui a chiaro-scuro ai lati con Adamo ed Eva e da affre- Giuseppe De Ricco e i doratori Corsi e Franci6.

1 E. Pellegrini, P. Ligabue, Cinque secoli all’ombra della 4 Si riferiscono a questo progetto i disegni conservati in Sughera, 2019, pp. 23-27. Si veda anche A. Liberati, R. AAR (Archivio dell’Accademia dei Rozzi), Sez. XVII Locali, Accademia dei Rozzi in Siena (Ricordi e memorie), in “Bulletti- 9. Piante e Progetti vari, nn. 12 e 13. no Senese di Storia Patria”, XLIII (1936) fasc. IV, p. 392; M. 5 Su questo scultore si veda C. Sisi, E. Spalletti, La cultura De Gregorio, La Sala dell’Accademia. All’origine degli “Spec- artistica a Siena nell’Ottocento, Cinisello Balsamo 1994, pp. chi”, in “Accademia dei Rozzi”, n. 13, (2000), p. 1-10. 547-550. 2 Su Bettino Marchetti si veda la scheda biografica a cura 6 AAR, Sez XVIII Contabilità: Libro Mastro n. 33 di M. Dei in Architettura nelle terre di Siena. La prima metà (1907) Si riporta elenco delle spese: a Vittorio Mariani per del Novecento, a cura di Luca Quattrocchi, Cinisello Balsamo la direzione dei lavori compresa la ricostruzione della soffitta, – Milano 2010, pp. 221-224. disegni, relazione assistente e spese per i disegnatori, furono 3 La relazione di Bettino Marchetti è pubblicata da De date lire 1000, a Enrico Vettori e C. lire 900, a Fulvio Cor- Gregorio, La sala, p.9. sini lire 400, al fratello Tito lire 725, agli eredi di Giuseppe 3

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 Contestualmente alle trasformazioni della sala dello studio associato che tennero insieme fin dal degli Specchi anche le stanze ‘di Conversazione’ e 1895. Essi elaborarono congiuntamente i progetti ‘di Giuoco’ dell’Accademia furono interessate, a per la riorganizzazione interna dei locali dell’Acca- partire dall’ultimo quarto del XIX fino al primo demia. Alla morte di Corbi, nel 1901, fu Mariani decennio del XX secolo, da particolari cure da da solo ad assumere la direzione dei lavori in Ac- parte dei Rozzi rivolte sia al restauro sia alla de- cademia, ruolo questo che detenne per i decenni corazione e all’arredo. Nei registri contabili sono successivi, in aggiunta a quello di provveditore: nel annotati i pagamenti alle svariate maestranze, ar- 1901 presentò un progetto per il riordinamento tigiani e pittori, capi maestri muratori etc., coor- della facciata su via Diacceto, nel 1904 una perizia dinati dagli architetti Giuseppe Partini7, Augusto sullo stato delle fondazioni del palazzo sul lato di Corbi8 e Vittorio Mariani9 che si avvicendarono Via di Città, nel 1926 eseguì il cavalcavia su via di nella direzione dei lavori. Il ruolo di questi ultimi Beccheria che unisce il palazzo dell’Accademia con non fu soltanto quello legato alle trasformazioni lo stabile Ricci dove troveranno posto la sala del architettoniche bensì essi furono dei veri e propri biliardo e le sale da gioco12. imprenditori che si occuparono sia della proget- Dai documenti d’archivio emerge il ruolo che tazione complessiva come pure della decorazione Mariani svolse per l’Accademia occupandosi oltre e dell’arredo delle stanze avvalendosi, per la loro che dei lavori di architettura, anche della decora- realizzazione, di stretti collaboratori di fiducia (pit- zione e dell’arredo dei locali. Per queste opere egli tori, decoratori e artigiani) secondo una prassi di si affidò a maestri d’intaglio, del ferro, e a pittori cantiere consolidata. suoi stretti collaboratori formatosi come lui presso Accanto al Corbi, fin dalla ristrutturazione del la scuola di Ornato istituita nel 1841 in seno all’I- teatro eseguita tra il 1873 ed il 1875, troviamo co- stituto di Belle Arti, e partecipi di quella cultura stantemente nei registri contabili dell’Accademia purista impressa da Luigi Mussini dal 1851, con- il pittore Giorgio Bandini10 che, come noto, ave- traddistinta dalla riproposizione dei modelli cultu- va eseguito l’affresco nel soffitto della platea così rali del passato, medievali, gotici e rinascimentali. come altre maestranze quali il decoratore Giuseppe Essi si fecero interpreti di un nuovo ed originale De Ricco e il capo maestro muratore Ulisse Corsi. linguaggio purista, appunto, e contribuirono a fare Questi furono gli esecutori materiali della ristruttu- di Siena un vivace centro di produzione artistica razione e della decorazione dei locali dell’Accade- che si conquistò un mercato anche fuori d’Italia. mia durante tutto l’ultimo quarto del secolo XIX; I pittori, gli scultori e gli artigiani riuniti in équi- Giorgio Bandini, in particolare, è citato dal 1876 al pe dettero così vita ad una feconda stagione artistica 1893, in riferimento a lavori e a restauri in molte che trovò espressione in tanti complessi decorativi stanze e alla decorazione ex-novo di alcuni soffitti 11 realizzati in città su committenza di enti e privati per tra cui quello della sala d’ingresso dell’ Accademia . 13 dare un volto nuovo a palazzi pubblici e privati . A partire poi dal 1890 in collaborazione con il Ed è a questo ambito culturale cui dobbiamo Corbi, compare Vittorio Mariani, in virtù anche riferirci per inquadrare gli interventi decorativi

De Ricco lire 1000, ai doratori Corsi e Franci vennero pagate La cultura artistica, pp. 547-550. Nel 1883 assunse l’incarico lire 3750, ad una ditta Sivy Chamon e C. di Milano per 12 di dirigere la scuola di ornato sorta nel 1841 in seno all’Istituto bracciali a oro matto a sette fiamme lire 950 e lire 160, a Carlo di Belle Arti. Bartolozzi per il restauro della grande lumiera centrale esegui- 11 AAR, Sez XVIII Contabilità: Libri mastro n.2 (1876), ta dallo stesso alcuni anni prima. Oltre agli artisti citati una n.4 (1878), n.5 (1879), n.7 (1881), n.9 (1883), n.10 (1884), annotazione riguarda anche la fornitura di 205 metri di stoffa n.11 (1885), n.13 (1887), n.18 (1892), n.19 (1893). Man- damascata in seta verde pagata lire 2000, occorsa per i divani e tenimento stabili e affissi. Si riportano i pagamenti effettuati i panneggiamenti delle finestre. Giorgio Bandini, citato come pittore, cav. o prof, dal 1976 fino 7 M. De Gregorio, Ristrutturazione dei locali dell’Accademia al 1899: nel 1876 lire 340, nel 1878 lire 230 per lavori eseguiti dei Rozzi. 1862 in Giuseppe Partini (1842-1899). Architetto del nelle ns stanze e poi altre lire 40; nel 1879 lire 16; nel 1881 lire Purismo senese, Catalogo della mostra a cura di G. Morolli, Fi- 20 per diversi lavori; nel 1883 a novembre date lire 125 per la renze 1981, pp. 142-144. decorazione di una delle stanze dei ns. locali; 1884 lire 86 per 8 Augusto Corbi (1837-1901) oltre che all’ammoderna- i restauri di decorazione di alcune stanze dei ns. locali; 1885 mento del palazzo dell’Accademia, fu impegnato negli anni lire 74 per la decorazione del soffitto della sala d’ingresso alle 1873-75 nella radicale ristrutturazione del teatro coadiuvato stanze di questa R. Accademia; 1887 Lire 225 per decorazione da numerosi artigiani e decoratori fra i quali Giorgio Bandini di un soffitto; 1892 date lire 240 per lavori vari e infine lire che eseguì l’affresco del soffitto. 160 nell’anno 1893. 9 Su Vittorio Mariani si veda M.A. Rovida, L. Vigni, Vitto- 12 Relativamente ai lavori eseguiti per l’Accademia da Vit- rio Mariani. Architetto e urbanista. 1859-1946. Cultura urbana torio Mariani si veda Rovida, Vigni, ci Vittorio Mariani, pp.72, e architettonica fra Siena e L’Europa, Firenze 2010. 73, 74, 76, 188-191. 4 10 Su Giorgio Bandini (1830-1895) si veda Sisi, Spalletti, 13 Su questo argomento fondamentale il contributo di N. 2. Gaetano Brunacci (?), decorazione del soffitto della Sala Verde, oggi sala della televisione, 1904. 5 6 3 e 4. Gaetano Brunacci, Soffitto della Sala Rinascimento, particolare della decorazione, 1902. promossi dai Rozzi per l’adeguamento e il restauro Significativa è la denominazione di “Sala Rina- delle stanze da giuoco tra le quali anche quella che scimento” a testimonianza del gusto diffuso all’e- affaccia su via di Città e che è stata oggetto di un poca del quale si fece interprete Gaetano Brunacci, intervento di restauro nel luglio di questo anno. La lodato per quest’opera sulla stampa locale17. Egli decorazione di questa sala si inserisce infatti in un impiegò nella decorazione della sala i motivi tipici vasto programma di interventi decorativi e di arre- della tradizione rinascimentale come i festoni che si do delle sale dell’Accademia, realizzato nel primo raccordano a vasi nelle cornici perimetrali, le cande- decennio del Novecento. labre con gorgoni alate e la sughera simboleggiante l’Accademia, i mascheroni, i bacili, le conchiglie e Di questo programma si fece portavoce Vitto- i delfini, i girali e i dentelli geometrici che ricor- rio Mariani che, in veste di provveditore, in una rono nelle fasce che dividono i quattro scomparti seduta del Consiglio del 1902, denunciando come recanti una campitura a fiori stilizzati, ed infine i le sale accademiche si trovassero “in una condizio- due puttini raffigurati nel riquadro centrale, recanti ne poco decorosa”, presentò il progetto coi relativi 18 una corona di fiori, forse alludente alla primavera . bozzetti per restaurare la sala che precede la segre- teria facendola a stile del Rinascimento e propose Negli anni successivi il programma di restauro inoltre che poco alla volta tutte le sale “dovesse- si estese dunque ad altre due sale come appare nel- ro” ridursi in vere opere d’arte, e ciò per maggiore le Deliberazioni del Consiglio in una delle quali si splendore e decoro della nostra Accademia”14. legge che “veduta la relazione tecnica e finanziaria rimessa dal Provveditore dell’Accademia di due sale La prima stanza ad essere rinnovata fu dunque attigue a quella stile Rinascimento, consideran- quella da gioco detta “Sala Rinascimento” oggi sala do che quelle medesime si trovano in deplorevoli ristorante per la quale fu dato incarico ad uno dei condizioni estetiche sia per la tappezzeria che per più quotati intagliatori del legno, Carlo Bartolozzi, il mobilio non che per le pareti e il soffitto oggi di eseguire i sedili addossati alle pareti con braccioli a 15 completamente annerito per il continuo uso del- forma di sfingi . La decorazione del soffitto fu inve- le stanze stesse a uso di giuoco”, approvarono la ce allogata a Gaetano Brunacci (1853-1922), pittore proposta del Provveditore “diretta a trasformare ‘fecondo e geniale’ che aveva ereditato il ruolo di de- la stanza attigua a quella Rinascimento con una coratore già rivestito da Giorgio Bandini del quale verniciatura in verde chiarissimo con grandi fasce era stato prima allievo, poi stretto collaboratore e al laterali in stile floreale non che con la sostituzio- quale era, infine, subentrato nel 1895 nella direzione 16 ne di un mobiliare nuovo adatto allo stile mede- della Scuola di Ornato . simo” come pure quella “della sala successiva con Entrambi questi artisti appartenevano ad una verniciatura delle pareti e soffitto in bianco con tipologia dei “pittori di stanze” dediti proprio alla lumeggiature in oro e la sostituzione di un mobi- decorazione pittorica che divenne con il purismo, liare più comodo ai giocatori da ricoprirsi in stof- elemento indispensabile nella ricostruzione in stile fa di lino bianco e marrone”19. L’autorizzazione di un edificio. del Corpo Accademico accordata nella seduta del

Fargnoli, La decorazione a Siena fra Ottocento e Novecento, all’arredo della Sala della Deputazione del Monte dei Paschi in Siena tra Purismo e Liberty, Catalogo della Mostra Siena, di Siena inaugurata nel 1897 come pure aveva eseguito la Palazzo Pubblico, Magazzini del Sale, 20 maggio-30 ottobre grande lumiera nella Sala degli Specchi. 1988, Milano-Roma 1988, pp. 175-185. 16 Su Giorgio Bandini e Gaetano Brunacci si veda Far- 14 AAR, Deliberazioni Del Consiglio Direttivo, sez. IV gnoli, La decorazione, pp. 175-185. n.5 n.a.112 (1902) – Proposta di restauro di una sala. “Il 17 Il Libero Cittadino, n. 80, 5 ottobre 1902. Provveditore Mariani partendosi dal fatto che le nostre sale 18 Sisi, Spalletti, La cultura artistica, p. 557. accademiche si trovano in una condizione poco decorosa, e 19 AAR, Deliberazioni del Consiglio Direttivo, sez. IV n. dal desiderio da alcuni espresso di rendersi il nostro un locale 5 (n.a. 112) Consiglio Direttivo 6 settembre 1904 – Propo- artistico presenta un progetto coi relativi bozzetti per restau- sta di restauro di due sale accademiche. “Il Consiglio vedu- rare la sala che precede la segreteria facendola a stile del Ri- ta la relazione tecnica e finanziaria rimessa dal Provveditore nascimento, la cui spesa secondo i preventivi fatti da diversi dell’Accademia di numero due sale attigue a quella stile Ri- artisti senesi potrebbe ascendere a circa lire 4000, e dice poi nascimento considerando che quelle medesime si trovano in che con il decorso degli anni, a poco per volta tutte le sale deplorevoli condizioni estetiche sia per la tappezzeria che per dovrebbero ridursi in vere opere d’arte; e ciò per maggiore il mobilio non che per le pareti e il soffitto oggi completa- splendore e decoro della nostra Accademia”. mente annerito per il continuo uso delle stanze stesse a uso di Per questo lavoro a Brunacci vengono corrisposte lire giuoco Approvando completamente la proposta del Provve- 500. (AAR, Contabilità sez. XVIII, a. 1902 Mantenimento ditore diretta a trasformare la stanza attigua a quella Rinasci- stabili e affissi). mento con una verniciatura in verde chiarissimo con grandi 15 F. Rotundo, Carlo Bartolozzi, nota storica e documenti, fasce laterali in stile floreale non che con la sostituzione di in “Accademia dei Rozzi”, anno XXI (2014), n. 41, pp. 3-10. un mobiliare nuovo adatto allo stile medesimo. Approvando Questo intagliatore aveva collaborato con altri intagliatori del pari la proposta della trasformazione della sala successiva 7 29 Settembre 190420, fu subordinata all’accogli- da cui fuoriescono frutti e altri oggetti, alludenti mento dei suggerimenti soprattutto in merito allo forse alle quattro stagioni, mentre negli otto spic- stile da scegliere per la decorazione e per il mobilio chi angolari ricorre all’interno di cartigli il motto: delle sale. Uno degli accademici espresse infatti un “chi qui soggiorna acquista quel che perde”, l’iscri- forte dissenso sui disegni ‘stile floreale’ presentati, zione “Accademia dei Rozzi” e la data di esecuzio- osservando come quest’arte nuova costituiva “una ne già ricordata in apertura di questo articolo22. aberrazione del senso artistico” e che l’Accademia, Nei documenti in nostro possesso non si fa sarebbe in contraddizione colle sue gloriose tradi- alcun riferimento al nome dell’autore di queste zioni se avesse dato nel suo locale un esempio di stanze che possiamo in via ipotetica e per confron- incoraggiamento di questo “andazzo destinato ad ti stilistici identificare nello stesso Brunacci, che avere breve durata”. Fu adottato così lo ‘stile tra- in queste come in altre opere, ben riflette la sua dizionale’ di cui Siena mostrava “tanti splendidi forte inclinazione per i modelli neorinascimentali esempi veramente artistici”, e, nell’autunno del interpretati con rinnovata monumentalità, in pie- 1904, i lavori iniziarono sotto la direzione dello 21 na aderenza con il clima culturale purista senese stesso Mariani . dell’epoca. Le stanze in questione sono quelle poste sul Egli elaborò uno stile personalissimo, uno stile lato di Beccheria e via di Città: la prima reca in il suo distinto da quello del suo maestro Giorgio effetti una decorazione a stucco bianco e dorato Bandini, pur derivante dalla medesima matrice su fondo verde chiaro con motivi ornamentali a culturale, in cui alla struttura compositiva tradi- candelabre e tondi con testine di putti; la seconda zionale fa riscontro un repertorio ornamentale di è da identificare con quella che più ci interessa, in grande varietà animato da mostri e animali fan- angolo tra via Beccheria e via di Città, recante sulla tastici, insieme ad intrecci vegetali di grande sug- volta a padiglione una fitta ed elegante decorazio- gestione. ne monocroma con figure di grifi, gorgoni alate, sfingi, girali originati da anfore, su fondo giallo Per quanto riguarda le stanze dei Rozzi esse ocra nei quattro scomparti centrali della volta e su mostrano strette analogie, sia nella composizione fondo terra rossa negli spicchi e nelle lunette. Negli che negli elementi ornamentali, con altre impre- scomparti centrali entro piccoli riquadri o cartelle se decorative di questo artista23 e particolarmente vi sono puttini alati affrontati ai lati di un tripode con la volta della Sala di Deputazione del Monte

con verniciatura delle pareti e soffitto in bianco con lumeg- nella nostra Siena tanti splendidi esempi di decorazioni ve- giature in oro e la sostituzione di un mobiliare più comodo ramente artistiche. …….. Chiusa la discussione viene for- ai giuocatori da ricoprirsi in stoffa di lino bianco e marrone. mulata la seguente proposta diretta a conciliare la necessità Preso atto che l’ammontare delle perizie stesse ascende a lire di eseguire i restauri di alcune sale con le osservazioni prece- 2083,34 per la prima stanza e in lire 1479 per la seconda e denti: il Corpo Accademico autorizza il Consiglio Direttivo così in complesso £ 3562, 34 delibera di proporre al corpo a ripulire il maggior numero di sale che sarà possibile con la accademico che venga autorizzato il restauro delle sale mede- somma che rimarrà disponibile dopo prelevato il fondo per sime approvando il preventivo di spese superiormente indi- i lavori del Teatro e una riserva di Lire 5000 al seguito della cato, rilasciando al consiglio l’esecuzione dei lavori secondo i operazione finanziaria che sarà per essere eseguita”. criteri di dettaglio che riterrà più opportuni e convenienti”. 21 AAR, Sez. IV Deliberazioni del Consiglio Direttivo, 20 AAR, Sez II Deliberazioni del Corpo accademico n.9 n.5 n.a.112 (1904) – Lavori di Restauro alle sale accademi- n.a. 101 Deliberazioni del Corpo Accademico dal dì 15 febbra- che, Esecuzione. “Il Consiglio al seguito dell’autorizzazione io 1901 al dì 18 marzo 1910 - 29 settembre 1904 - Lavori riportata dal corpo accademico del 29 settembre 1904, ordi- di restauro alle Sale Accademiche. “Il Segretario espone che il na l’esecuzione dei lavori di ripulitura delle sale accademiche Consiglio Direttivo, ….. deliberava di proporre all’Assem- nei limiti della somma stanziata in lire 5000 affidandone la blea il restauro delle sale abitualmente occupate da giuoca- direzione al suo provveditore” tori e di quella attigua che si trovano in stato poco decente. 22 In una pianta del primo piano di Vittorio Mariani Viene presentato il progetto completo con disegni e perizie questa sala risulta essere stata destinata a Segreteria dell’Ac- compilato a cura del Provveditore, concretato nella spesa non cademia in sostituzione probabilmente di quella precedente superiore alle lire 3000,00. L’accademico Bartalini Cesare …. posta all’estremità sullo stesso lato di via Beccheria a fianco propone che nel caso che venisse approvato si ricorra alla lici- della Sala Rinascimento. tazione privata fra i manifattori idonei per l’esecuzione della 23 Tra le opere di Gaetano Brunacci ricordiamo: la Sala spesa stessa. La proposta è accettata”. In aggiunta a sottoline- della Deputazione del Monte dei Paschi, di cui non solo di- are il dissenso, “l’accademico Lisini Alessandro, esaminati i pinse la volta, ma eseguì pure i disegni dei mobili, e del para- disegni stile floreali presentati per i mobili delle sale, osserva to di stoffa che copre le pareti; poi, benché in ordine non cro- che quest’arte nuova secondo la sua opinione costituisce una nologico son da ricordare: il Teatro dei Rinnovati e dei Rozzi aberrazione del senso artistico e dice che la nostra Accademia di Siena; le decorazioni della Sala Monumentale nel Palazzo sarebbe in contraddizione colle sue gloriose tradizioni se des- Comunale di Siena (1906), varie cappelle nella Basilica di se nel suo locale un esempio di incoraggiamento di questo S. Clemente ai Servi di Siena, un Trittico per la Cappella di 8 andazzo destinato ad avere breve durata, mentre abbiamo Valenzano (allora villa Bastogi) e le decorazioni per le sale 5. Gaetano Brunacci, Soffitto della Sala Rinascimento, 1902. dei Paschi di Siena, già ricordata, risalente a set- databile entro il primo decennio del Novecento, te anni prima, della quale esiste un bozzetto nel quest’ultima simile negli elementi ornamentali, e Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona e per nella composizione alla sala verde dei Rozzi. la quale Brunacci eseguì, sembra, anche i disegni 24 Durante tutta la sua carriera costellata di mol- dei mobili , e la più tarda Sala Monumentale nel tissime opere Brunacci restò fedele al suo credo Palazzo Comunale di Siena (1906) per la quale saldamente ancorato alla tradizione: egli fu il conti- ricevette il plauso della Commissione edilizia e nuatore di quello stile eclettico che prevarrà fin ol- l’apprezzamento dello stesso Mariani come pure tre il primo decennio del Novecento impedendo di la piccola volta d’ingresso del palazzo Spannocchi fatto la penetrazione a Siena del nuovo stile Liberty.

Ringrazio Paolo Bruschetti, Conservatore dell’Accademia Etrusca di Cortona, per avermi permesso di consultare la raccolta di disegni di Gaetano Brunacci

della villa stessa. Una biografia del pittore scritta dal nipote to F.Ceccherini, La decorazione pittorica nei locali della sede Gilberto si trova presso l’Accademia Etrusca di Cortona nel storica della Banca Monte dei Paschi di Siena. Un’espressione Fondo Brunacci. del Purismo di Alessandro Franchi, Giorgio Bandini, Gaetano 24 Per il Monte dei Paschi di Siena Brunacci eseguì anche Brunacci, in La sede storica della Banca Monte dei Paschi di la decorazione della Galleria Peruzziana che lo impegnò per Siena. L’architettura e la Collezione delle opere d’arte, a cura di molti anni a partire dal 1902 e che può essere considerata L. Bellosi, Siena 2002, pp. 89-119. l’opera conclusiva della sua carriera. Si veda a tale proposi- 9 7. Fessurazioni.

10 8. Fessurazioni. II - Il restauro della volta dipinta della sala da tè di Roberta Gori

La struttura del soffitto della sala da tè, al pri- con pennellesse a setola morbida e dopo pulita mo piano dell’Accademia dei Rozzi è composta con spugne Wishab procedendo per campiture. da laterizio e si sviluppa in una volta a padiglione. Quest’operazione ha ridato luce e brillantezza alle La superficie intradossale è rifinita con una malta tonalità cromatiche, ma purtroppo ha messo in di calce e sabbia lisciata a fratazzo e riccamente evidenza i vecchi ritocchi che già si percepivano. decorata con pitture. Alcune ridipinture, quelle che sormontavano Ad una indagine autoptica, le decorazioni mo- la pittura originaria, sono state rimosse in fase di strano le caratteristiche tecniche di una pittura a pulitura con acqua e piccole spugne, altre, quelle calce e caseina con pigmenti naturali. I soggetti su stuccature, sono state sottoposte ad un riordi- monocromi (grifi, nastri, sfingi, foglie a girali, no estetico, in quanto la malta delle stuccature puttini) che compongono la ricca struttura de- è a base di calce e mantengono ancora un buon corativa dei moduli che si ripetono in maniera ancoraggio. speculare e simmetrica ad imitare stucchi ornati In alcune zone ben circoscritte intorno alle fes- in altorilievo, sono stati trasferiti e ripetuti dal pit- surazioni è stato necessario ristabilire dei distacchi tore nella volta e nelle lunette parietali con l’antico tra intonaco ed intonachino pittorico, tramite sistema dello spolvero. iniezioni di resina acrilica in emulsione e PLM I. La superficie dipinta si presentava in un note- La stuccatura delle lesioni è stata eseguita in vole disordine estetico offuscata da un uniforme più riprese con un impasto di stucco che potesse deposito superficiale di materiale coerente ed in- mantenere una certa elasticità (Polyfilla) e sabbia terrotta sia da alcuni ampi ritocchi alterati, facenti di fiume setacciata per raggiungere una granulo- parte di un vecchio intervento di restauro sia da metria simile a quella originaria. fessurazioni, dovute ad un remoto assestamento strutturale. In accordo con la Direzione dei Lavori è stato scelto un tipo di reintegrazione mimetica, che è Dopo aver verificato l’ottima resistenza della stata effettuata con latte di calce e pigmenti na- materia pittorica a leggere sollecitazioni mecca- turali. niche, tutta la superficie è stata prima spolverata

9. Ritocchi alterati e fessurazioni. 11 10. Saggio di pulitura 2.

11. Tassello di sporco.

Il restauro è stato eseguito da Roberta Gori Direzione lavori - Accademia dei Rozzi: Felicia Rotundo Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e . Responsabile procedimento: Letizia Nesi, funzionario restauratore (Autorizzazione del 02/07/2020 prot.0014484-P)

Referenze fotografiche: la foto n. 1 è di Claudio Giusti (Firenze); 12 le foto nn. 2-3-4-5 e 6 sono di Marco Donati (Siena) 12. Iniezioni di resina acrilica.

13. Iniezioni di resina acrilica. 13 1 e 2. Piazza Indipendenza nella sistemazione successiva al 1879, con il loggiato, il monumento ai caduti, la torre dell’Orsa, e l’antico Palazzo dei Gallerani, prima e dopo il restauro.

3. Siena, Piazza dell’Indipendenza (incisione ripresa dal volume: La Patria - Geografia dell’Italia. Provincie di Arezzo-Grosseto- Siena, a cura di G. Strafforello, Torino 1895).

14 L’area della chiesa di S. Pellegrino e di piazza Indipendenza Dall’età romana al secolo XIII di Roberto Cresti

L’area di piazza Indipendenza e i suoi dintor- ni in età romana Secondo i più recenti studi sulla struttura urbana di Siena in età etrusco-romana, l’area oggi occupata da piazza Indipendenza si sareb- be trovata all’esterno dell’ipotetica cinta mura- ria della colonia militare Saena Iulia (29 a. C.)1. Questa, infatti, si sarebbe formata mediante l’aggregazione di due distinti poli insediativi: quello di Castelvecchio, di età preromana, e quello dove più tardi sarebbero state costrui- te la chiesa e la sede del vescovo, sviluppatosi intorno al II-I secolo a. C. Entrambi sorti so- pra ampi terrazzamenti artificiali, realizzati sul terreno vergine, ben presto dovettero estender- si anche alle direttrici costituite dalle odierne vie di Città e di Stalloreggi e dalle vie di San Pietro e del Capitano, le quali, incrociandosi in piazza Postierla, come oggi, avrebbero cuci- to i due nuclei di popolamento all’interno di un organismo urbano unitario, progettato per adattarsi ad una situazione geomorfologica as- sai complessa. La cortina di mura a difesa della colonia, dunque, giungendo da Castelvecchio attra- 4 e 5. Pozzetto votivo rinvenuto nei pressi di via dei Fusari con verso il vicolo del Verchione, sarebbe passata resti di canidi e di un cavallo. approssimativamente dagli orti del Fosso di Sant’Ansano, dietro la facciata degli edifici sul 2 lato ovest della piazzetta della Selva e su quello di Città . In virtù di tale ricostruzione, l’area nord di via di Vallepiatta (attraverso il vicolo dell’odierna piazza Indipendenza sarebbe ri- delle Carrozze, via Franciosa e dei Fusari), per masta al di fuori delle mura romane, sebbene poi proseguire sotto la collina del Duomo e via in prossimità di due porte urbiche molto im-

1 Oltre al classico, ma ancora utilissimo, Siena: le origini. e Chiusi dall’età del Ferro all’età romana, Oxford 2012; Testimonianze e miti archeologici, catalogo della mostra (Siena, G. Castiglia, e Siena a confronto: trasformazioni urbane dicembre 1979 - marzo 1980), a cura di M. Cristofani, Firen- nella Tuscia annonaria dall’età classica alla fine dell’altomedioe- ze 1979, si rimanda in particolare a: F. Cantini, Archeologia vo, in “Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge”, urbana a Siena. L’area dell’Ospedale di Santa Maria della Scala 128-1 (2016), pp. 31; J. Tabolli, Il crollo dei modelli. Domande prima dell’Ospedale. Altomedioevo, Firenze 2005; S. Pallecchi, in cerca d’autore su Siena etrusca, in Gli Etruschi tra Chianti e Il palinsesto di una città medievale. Metodi e problemi dell’arche- Monte Maggio, atti del convegno (Castellina in Chianti, 21 ologia urbana a Siena, in “Città e Storia”, I (2006), 2, pp. 583- settembre 2018), a cura di M. Firmati, Siena 2019, pp. 23-29. 594; V. Acconcia, Paesaggi etruschi in terra di Siena. L’agro tra 2 Cantini, Archeologia urbana a Siena, pp. 18-24. 15

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 portanti, e dunque in una zona suburbana co- munque abitata. Di uno di questi accessi alla colonia sono state rinvenute le tracce nel 2001, al di sotto dei locali del Duomo verso via dei Fusari, dove, d’altra parte, anche gli studi to- pografici più antichi avevano sempre sostenuto dovesse passare un tratto del circuito fortificato di epoca romana. Si tratta, nel dettaglio, di una imponente struttura in muratura, formata da pezzame di calcare cavernoso e grosse bozze li- tiche, legate con abbondante dose di calce, pro- babilmente risalente alla prima età imperiale. A conferma di questa interpretazione soccorrono due elementi. In adiacenza al pilastro, e ad esso collegato, è riemersa una antica rampa scava- ta nell’arenaria vergine, che doveva consentire l’accesso alla parte più alta del colle almeno dal III secolo a. C. Inoltre, a breve distanza è stato individuato un pozzetto quadrangolare scava- to nelle sabbie plioceniche, al cui interno sono state ritrovate le sepolture di tre canidi e di un cavallo in ottimo stato di conservazione, data- 6. Stemma della compagnia di Porta Salaria. bile alla metà del I secolo d. C. Considerata la disposizione delle ossa e la tipologia dell’inu- mazione, sembra verosimile che si tratti di un tipico rito propiziatorio legato alla fondazione fare da ideale collante. Proprio qui, infatti, si delle mura o delle porte della città, anche per sarebbero intersecati il decumanus maximus (la la presenza, agli angoli del pozzetto, di quattro strada con orientamento est-ovest ancora oggi buche di palo che lasciano ipotizzare fosse co- percepibile nelle vie di San Pietro e del Capi- perto con materiali deperibili3. tano) e il cardus maximus (l’asse orientato a nord-sud, riconoscibile nelle attuali vie di Città e di Stalloreggi), che collegavano i due insedia- Di fronte a piazza Indipendenza: la porta Sa- menti primigeni. Alle quattro estremità delle laria strade sorgevano le relative porte, con quella Della seconda porta di accesso alla colonia scoperta sotto il Duomo presumibilmente da Saena Iulia, che si sarebbe situata proprio di riferire al decumano. Sul cardo, invece, una do- fronte a piazza Indipendenza, invece, non esiste veva trovarsi in via di Stalloreggi, dove le cosid- alcuna evidenza archeologica; ciononostante dette “Due Porte” (la porta Stalloreggi di età molti elementi rendono plausibile la sua pre- medievale), seppur ricostruite tra la fine del XII senza. Come già accennato, forse intorno al II- e i primi del XIII secolo, si presentano ancora III secolo d. C. i due originari poli insediativi, con un arco gemello a tutto sesto, ossia in una entrambi racchiusi da fortificazioni autonome, veste architettonica tipicamente riferibile alla dovettero fondersi in un nucleo abitativo uni- tarda romanità, mentre per tutto il Medioevo 4 tario, con l’area dell’attuale piazza Postierla a fu ben poco utilizzata . Sul versante opposto

3 M. A. Causarano, R. Francovich, M. Valenti, L’interven- 4 Nella cinta di Roma costruita sotto l’imperatore Au- to archeologico sotto il duomo di Siena; dati e ipotesi preliminari, reliano (270-275 d. C.), le cosiddette “mura aureliane”, gli in Sotto il duomo di Siena. Scoperte archeologiche, architettoni- ingressi situati sulle principali vie di collegamento con il nord che e figurative, a cura di R. Guerrini, con la collaborazione di e il sud della penisola, nonché con i porti annonari dell’Urbe, M. Seidel, Cinisello Balsamo 2003, pp. 153-167; Pallecchi, come le porte Appia, Ostiense, Portuense e Flaminia, furono Il palinsesto di una città medievale, p. 591; Castiglia, Lucca e realizzati di norma in travertino e ad arco gemello, con torri Siena a confronto, pp. 9-10; Cantini, Archeologia urbana a Sie- semicircolari ai lati. Tale soluzione architettonica, peraltro, na, p. 24. La sepoltura è stata datata intorno alla metà del I non fu esclusiva solo di Roma, ritrovandola nella porta Nigra secolo d. C., perché nei livelli in fase con i resti animali, sono di Treviri in Germania, edificata tra il 258 e il 267 d. C., nella state rinvenute tre lucerne a volute con motivi decorativi di porta Palatina di Torino, a Verona e a Salonicco. Durante le 16 derivazione attica riferibili a quell’epoca. invasioni barbariche del V-VI secolo uno dei due archi fu qua- doveva localizzarsi porta Salaria, nell’odier- una via ancora oggi eloquentemente detta delle na via di Città alla sommità della Costarella, Terme, e forse attraversando lo spazio di nostro anch’essa testimoniata non prima del secolo XI, interesse7. ma la cui denominazione sembra tradire una Tra la fine del V e la prima metà del VI seco- possibile origine romana, che a sua volta doveva lo, in coincidenza con le invasioni barbariche, caratterizzarsi per il doppio fornice. Come ha la conseguente caduta dell’Impero Romano notato Paolo Brogini, infatti, l’omonima com- d’Occidente e la sanguinosa guerra gotica-bi- pagnia urbana, costituitasi nel primo Trecento, zantina, anche Siena fu investita da una crisi sfoggiava un vessillo in campo rosso recante epocale, che provocò la ruralizzazione e disar- una porta a due archi sormontata da un gallo ticolazione del precedente assetto urbano. Per bianco, come d’altra parte doveva strutturarsi questa ragione la città si retrasse intorno ad un la porta ancora in età medievale, prima del suo nucleo fortificato ubicato in posizione strategi- abbattimento5. Proprio dalla porta Salaria di età ca, una sorta di città-fortezza edificata sui resti romana usciva una strada diretta verso nord che del preesistente oppidum etrusco-romano, che doveva lambire, se non addirittura attraversa- più tardi verrà identificata con la significativa re, lo spazio della futura piazza Indipendenza. denominazione di Castelvecchio, la cui prima Lungo questa viabilità si ubicavano le necropoli attestazione risale ad un atto del 1010. Al suo venute alla luce all’altezza di via del Cavalleriz- esterno rimaneva la parte vecchia (la città rup- zo e di Camollia, ma anche edifici e piccoli nu- ta), abbandonata e in rovina, come dovevano clei insediativi staccati dal territorio urbano, le presentarsi sia le mura romane che circonda- cui tracce sono state ritrovate in Banchi di sotto vano i poggi di Castelvecchio e della futura e in via dei Montanini6. È, inoltre, possibile che Cattedrale, sia i percorsi del decumano e del un altro percorso si sia staccato dal principale cardo. Anche il sistema di smaltimento delle per dirigersi verso l’area di Camporegio, dove acque eseguito in epoca imperiale intorno alla si sarebbero trovati uno o più impianti termali, collina del Duomo, dovette essere abbandonato ricalcando approssimativamente il tracciato di ed obliterato in età tardoantica, come testimo-

si sempre chiuso per esigenze difensive, ciò che decretò la fine nome di via delle Terme, che da via di Città transita per piazza di questo modello architettonico. Si può, quindi, ipotizzare Indipendenza per poi proseguire verso via della Sapienza e il che le “Due Porte” fossero un accesso alla Siena di età romana colle di Camporegio, è sempre stato interpretato dagli studiosi costruito intorno al III secolo d. C. e ancora esistente nella se- come la prova che entro questa ampia area dovessero esistere conda metà del XII secolo, magari in stato di rudere, quando impianti termali di età romana, dei quali, però, non è stata venne ricostruito e ristrutturato secondo caratteri formali e rintracciata alcuna evidenza. Almeno tre elementi rendono architettonici tipici dell’epoca, ma conservando l’impianto a attendibile questa tesi. Intanto la precocità dell’odonimo, doppio arco di ispirazione romana. Si veda R. Cresti, Siena e i attestato già in un atto del 16 novembre 1084, con il quale suoi personaggi nei secoli, vol. II, Pisa 2018, pp. 14-17. viene affittato un terreno situato nel luogo del “Sasso detto di 5 P. Brogini, L’individuazione della Siena romana ed alto- Camporegio” (“a la Sassa qui dicitur a Camporegi”), presu- medioevale: alcune considerazioni e nuove ipotesi, in “Accademia mibilmente non troppo distante dal colle di San Domenico, dei Rozzi”, anno X, 18 (2003), pp. 6-14. A suffragare la strut- confinante su un lato con il “fossato de r(++) Terme” (per il tura ad arco gemello della porta Salaria concorre, in effetti, regesto del contratto si veda G. Prunai, I Regesti delle pergame- un documento del 21 giugno 1259, dove una casa situata nei ne senesi del fondo diplomatico di S. Michele in Passignano, in pressi della stessa, posseduta per la quota di 5/16 da Iacopo “Bullettino Senese di Storia Patria”, LXXXII-LXXXIII (1975- del fu Angioliero, confinava su un lato con la “via qua itur per 76), pp. 321-359, doc. 77, p. 357). Inoltre va ricordato che duas portas in Campum Fori”. Riguardo al suo abbattimento, le terme romane erano di norma ubicate in aree suburbane e già il Constituto del 1262 prevedeva che sia la porta Salaria comunque esterne alle città, come sarebbe il caso senese. Infi- “nuova”, la quale era stata edificata intorno alla metà del XII ne, giova far notare che sin dalla fine del secolo XII, in prossi- secolo in via di Fontebranda, sia la “vecchia” alla Costarella mità di via delle Terme, è testimoniata una “via de Termine”, venissero rimosse, in modo da migliorare il pubblico transito. tutt’oggi esistente, e una “contrata de Termine”. Ebbene in L’ordinanza fu attuata pochi anni dopo: nel 1267 Compagno varie località italiane, luoghi con quest’ultimo nome erano di Biliotto ricevette prima 40 soldi per aver pagato i maestri localizzati proprio nelle vicinanze di stabilimenti termali, con e la manovalanza “qui destruerunt portam Salariam”, e poi l’esempio più eclatante rintracciabile a Roma, dove la Stazione altri 110 denari da distribuire a coloro che “dissipavit portam Termini deve la sua denominazione proprio alle vicine terme Salariam”. Per tutte queste notizie sulla porta Salaria vecchia di Diocleziano. Questo fenomeno è probabilmente causato e nuova, si veda Cresti, Siena e i suoi personaggi nei secoli, pp. dalla commistione avvenuta nel tempo sui significati di due 32-35. vocaboli latini in realtà ben distinti (thermae = terme, e termen 6 Pallecchi, Il palinsesto di una città medievale, p. 592, fig. = limite, confine), rendendo verosimile che anche a Siena, 7; Castiglia, Lucca e Siena a confronto, p. 9, fig. 4; Cantini, come a Roma o Termini Imerese (Thermae Himerae), vi fosse- Archeologia urbana a Siena, p. 24. ro degli importanti impianti termali nei pressi della contrada 7 Cantini, Archeologia urbana a Siena, p. 18. L’antico del Termine, e quindi di piazza Indipendenza. 17 niano i materiali di riempimento di due pozzi da proprietari di terreni, artigiani, mercanti ed recentemente rinvenuti in via Stalloreggi e in esponenti del clero riformato, che guiderà il via di Città, in fondi sottostanti la sede dell’Ac- Comune cittadino tra il XII e la prima metà del cademia dei Rozzi8. XIII secolo, e da cui scaturiranno le principali famiglie a vocazione mercantile e bancaria della L’area intorno a piazza Indipendenza dopo Siena del Duecento. Non a caso, durante que- l’anno Mille sto periodo le principali magistrature comunali ebbero sede in locali annessi a tre chiese che La situazione di crisi durò relativamente erano state costruite proprio nel borgo, a breve poco: con l’insediamento longobardo del VII- distanza l’una dall’altra, documentate già nella VIII secolo, la città tornò ad ampliarsi, occu- seconda metà del secolo XI. Si tratta della chie- pando di nuovo la porzione abbandonata nei sa di San Paolo, menzionata dal 1081, che si secoli bui. La Siena alto-medievale, dunque, ubicava nel luogo dove oggi si trovano le Logge avrebbe avuto sostanzialmente la stessa esten- della Mercanzia, di San Cristoforo (1088), l’u- sione della colonia Saena Iulia. Seguendo que- nica ancora esistente, seppur assai rimaneggiata sta ipotesi, si spiega anche perché le preesistenti nei secoli, e di San Pellegrino, la quale sorgeva porte di Stalloreggi e Salaria, ridotte presumi- sul lato di piazza Indipendenza, dove oggi è il bilmente a ruderi, siano state recuperate e ri- loggiato ottocentesco. attivate. All’inizio del secolo XI la civitas circondata Le origini della chiesa di San Pellegrino da mura era ancora abbarbicata sui colli di Ca- Secondo Girolamo Macchi, la prima atte- stelvecchio e del Duomo, anche se fu proprio al- stazione della chiesa di San Pellegrino risalireb- lora che al suo esterno cominciarono a formarsi be al 1050, quando era un romitorio; solo più diversi insediamenti abitativi, disposti lungo il tardi sarebbe diventata parrocchia cittadina. tracciato della via Francigena. Non a caso, la Della stessa opinione è anche Girolamo Gigli, prima menzione di un “borgo della città” (il che aggiunge un dettaglio di un certo interes- burgus civitatis), ormai tanto esteso da distin- se: il suo curato sarebbe stato il proposto della guersi dalla città murata (la civitas), è contenuta in un contratto di livello dell’ottobre del 10429. Si tratta della prima fase del processo di slit- tamento della struttura urbana verso valle, che giungerà a maturazione nei due secoli seguenti. Questo borgo, che venne incluso all’interno del primo ampliamento della cinta muraria poco dopo la metà del XII secolo, si costituì lungo i tracciati di tre strade: la Francigena, quella di- retta a Chiusi e quella che si inoltrava nel cuore della civitas, ancora oggi chiamata via di Città, le quali si incrociavano nelle immediate adia- cenze di piazza Indipendenza (il “Triventum”, documentato già nel 1029), proprio di fronte 5. Profilo dell’imperatore Filippo l’Arabo a porta Salaria. Nel burgus civitatis si stanziò riprodotto su un sesterzio di metà del III soprattutto quel ceto sociale nuovo, formato secolo d. C.

8 Per il pozzo di via di Città rinvenuto e svuotato fra il recanti addirittura il nome del fabbricante), insieme a molti 2000 e il 2002, si rimanda a A. Voltolini, Importanti reperti oggetti di uso quotidiano (spille per capelli in osso, un peso della Siena romana nelle cantine del palazzo sede dell’Accade- da telaio, parte di una macina per granaglie) ed a varie tessere mia dei Rozzi, in “Accademia dei Rozzi”, anno IX, 16 (2002), da gioco e per mosaico. All’interno del pozzo sono state rin- pp. 23-24, e a D. Barbagli, Relazione preliminare sull’inter- venute anche una quindicina di monete in bronzo, fra cui vento compiuto nei fondi di proprietà dell’Accademia dei Roz- un sesterzio dell’imperatore Filippo l’Arabo (244-249 d. C.) zi, in “Accademia dei Rozzi”, anno X, 18 (2003), pp. 37-42. e forse un follis ridotto di Costantino I (306-337 d. C.). Il L’intervento, condotto dal Centro Studi Farma Merse sotto materiale venuto alla luce, dunque, può essere collocato fra il la direzione di Debora Barbagli, ha consentito il recupero di II e il IV secolo d. C. una grande quantità di materiale ceramico, per lo più fram- 9 Prunai, I Regesti delle pergamene senesi, in “Bullettino mentato (pezzi di tegole, coppi, parti di anfore per liquidi, Senese di Storia Patria”, LXXIII-LXXV (1966-68), pp. 200- 18 coppe, piatti e brocche con bocca rotonda, lucerne, alcune 236, doc. 11, pp. 222-223. Cattedrale di Santa Maria, privilegio che San Pellegrino aveva mantenuto ancora ai suoi tem- pi (inizio Settecento), “essendo l’unico di quel Capitolo ad aver Cura d’Anime”10. Nonostante la data del 1050 non sia comprovata da alcun documento, le notizie offerte dai due eruditi sull’origine della chiesa risultano attendibili, dato che certamente era già officiata nel di- cembre del 1070. Risale, infatti, a quella data l’atto con il quale il visconte Guido di Guido donò, “pro remedio anime”, ai sacerdoti Gui- do, “presbitero da Sancto Peregrino”, Bonfiglio, “presbitero da Sancto Donato”, e Azzone del fu Giovanni “qui dicitur de la Porta”, un appezza- mento di terreno con vigna e una casa nei pressi della chiesa di San Basilio, poco fuori porta Ca- mollia, allo scopo di fondarvi uno xenodochium “ad recipiendum pauperes et peregrinos”11. Stabilita, dunque, l’antichità di San Pel- legrino, costruita appena fuori dalla porta Salaria, assai più complesso è capire chi fosse esattamente il santo al quale è intitolata la chie- sa e perché fu scelto. Sia Macchi che Gigli ri- 6. Achille Pinelli, La chiesa di San Pellegrino in Vaticano, acqua- portano la notizia che la festività parrocchiale rello, 1834. cadeva il 1 settembre. Nel Diario Sanese il se- condo aggiunge che in questo giorno, nel quale al 1140 al tempo del vescovo Ranieri, colloca venivano commemorati i SS. Egidio, Regolo e in questa data la festività di papa Lucio I, Ge- Pellegrino, vi era “Festa alla parrocchiale di S. nesio, Ponziano, Eusebio, Pellegrino e Vincen- Pellegrino nell’Arte di Lana, dove il Pubblico 12 zo, mentre il 1 settembre ricorda solo Regolo e manda libre 12 di cera” . La notizia trova con- Prisco14. ferma nell’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensium, che allarga la platea dei santi martiri festeggiati È, tuttavia, improbabile che la Chiesa me- il 1 settembre: Prisco, Regolo, Pellegrino (“Pe- dievale senese abbia dedicato un luogo di culto regrino”), Fedele ed Egidio confessore13. Que- così importante ad un quasi sconosciuto marti- sto Pellegrino, in particolare, sarebbe il rap- re del II secolo, mentre è assai più plausibile che presentante di un gruppo di santi martirizzati il Pellegrino in questione sia il prete “Peregri- a Roma sotto l’Imperatore Commodo intorno nus” primo vescovo di Auxerre, territorio dove al 192, del quale farebbero parte anche Euse- sarebbe stato inviato da papa Sisto II (257-258) bio, Ponziano e Vincenzo. In altre città, come per convertire i molti pagani lì presenti, salvo Lucca, essi venivano celebrati il 25 agosto, in- essere imprigionato, torturato e decapitato per sieme a San Genesio. Infatti anche il Kalenda- ordine dell’Imperatore15. Ciò perché il culto nei rium Ecclesiae Metropolitanae Senensis, redatto suoi confronti fu largamente diffuso in Italia dai canonici lucchesi di San Frediano intorno da papa Leone III (795-816), che ottenute al-

10 G. Gigli, Diario Sanese in cui si veggono alla giornata medievale senese, che scandiva in modo certosino e precettivo tutti gli Avvenimenti più ragguardevoli spettanti sì allo Spiritua- le ore canoniche di ogni giornata e le liturgie celebrate dalla le, sì al Temporale della Città, e Stato di Siena, parte seconda, Cattedrale nel corso dell’anno. Lucca 1823, pp. 142-143. 14 Kalendarium Ecclesiae Metropolitanae Senensis, in Re- 11 Prunai, I Regesti delle pergamene senesi, in “Bullettino rum Italicarum Scriptores. Raccolta degli storici italiani dal cin- Senese di Storia Patria”, LXXXII-LXXXIII (1975-76), doc. quecento al millecinquecento ordinata da L. A. Muratori, Tomo 42, pp. 335-336. XV, parte VI, (Cronache Senesi), a cura di A. Lisini, F. Iaco- 12 Gigli, Diario Sanese, p. 142. metti, 1931-1939, pp. 3-38, p. 24. 13 Ordo Officiorum Ecclesiae Senensis ab Oderico eiusdem 15 Secondo altre fonti, invece, a spedire il prete Pellegrino Ecclesiae Canonico, a cura di G. C. Trombelli, Bologna 1766, nella città francese per aiutare i cristiani perseguitati, sarebbe p. 361, Cap. CCCC. L’Ordo Officiorum Ecclesiae Senensium, stato papa Sisto III (432-440), posticipando, così, di due se- risalente intorno al 1215, era il libro liturgico della Chiesa coli gli avvenimenti. 19 cune reliquie del santo, le depose nella piccola di Lambertino, Macone, Dono, Caulo di Car- chiesa romana di San Pellegrino in Naumachia, dino e Berlingeri, nonché ai due “provveditori” situata lungo la Francigena presso l’“Hospitale Gregorio e Ordelaffo. Francorum”, destinato ai pellegrini francesi. Da In verità i consoli e la Biccherna dovevano allora quel tratto di strada fu chiamato via San risiedere presso la chiesa già da qualche tem- Pellegrino, nome più tardi assunto anche dalla po, come sembrano provare due documenti vicina porta della città del Vaticano nelle mura risalenti al biennio 1163-64, anche se in essi leonine. Proprio l’ospizio romano segnò la for- manca un’esplicita menzione della Curia. Nel tuna del santo di Auxerre, a dispetto della sua dicembre del 1163 Ugo di Ruggeri, capostipite figura, non dissimile dai tanti evangelizzatori degli Ugurgieri, e la seconda moglie Bellacara martirizzati nei primi secoli del cristianesimo. cedettero al popolo di Siena e ai quattro conso- Da allora, infatti, le fondazioni pellegriniane si li Ugo di Bosta, Mariscotto, Arrigolo e Guido moltiplicarono, diventando a loro volta mete Maizi, una vigna “ad Castagnetum” per la cifra di pellegrinaggio. Come nel caso del santuario di 25 lire. L’atto fu rogato dal giudice Stradigot- di San Pellegrino in Alpe, in Garfagnana, sgan- to in San Pellegrino, e a sottoscrivere la com- ciatosi ben presto dall’apostolo della Borgogna pravendita, oltre a numerosi cittadini, era pre- per strutturarsi attorno ad un leggendario santo sente anche il camerlengo del Comune, Conte “autoctono”: Pellegrino, figlio del re di Scozia di Barota, membro della magistratura di Bic- Romano, fattosi eremita sui monti tra Lucca cherna assieme ai provveditori. Due mesi più e Modena. Alla luce di quanto esposto, anche tardi, poi, nel febbraio del 1164, i medesimi nel caso della chiesa senese, la cui fondazione quattro consoli presenziarono alla donazione, in adiacenza alla via Francigena potrebbe essere ratificata di nuovo “ante Sanctum Pelegrinum”, anticipata all’età carolingia, dovette esservi un con la quale Paganello e Rustico dei conti Soar- mescolamento di culti e di tratti identificativi zi trasferirono al vescovo di Siena Ranieri i pro- fra antichi santi omonimi, che finì per “trasfor- pri diritti sui castelli di Monteagutolo, Mon- mare” il Pellegrino vescovo di Auxerre (la cui temaggio e Montecastelli. La Biccherna intesa festività cade il 16 maggio) nel martire ucciso come edificio, invece, sembra attestata in un sotto Commodo a colpi di frusta, di norma documento del 13 gennaio 1211, che fu rogato commemorato insieme ad altri evangelizzatori nella “Bicherna Sancti Peregrini”. che subirono la stessa sorte.

L’insediamento dei Gallerani nel “podio Sancti La “Curia dei consoli” e la Biccherna presso la Pelegrini” e la costruzione del “ponte nuovo” chiesa di San Pellegrino Probabilmente non è solo una coincidenza Come accennato sopra, poco dopo la metà se, negli stessi anni, intorno a San Pellegrino del XII secolo presso la chiesa di San Pellegrino si insediarono alcuni rappresentanti proprio venne instaurata la Curia, sede delle principa- di quel ceto consolare che di lì a poco avrebbe li magistrature cittadine, dove si insediarono cominciato a praticare l’attività bancaria e mer- sia i consoli del Comune sia i “Provisores”, o cantile con grande fortuna. È il caso dei Gallera- “Provveditores”, di Biccherna, l’ufficio contabi- ni, che durante tutto il Duecento costituirono, le e finanziario dell’ente senese. La sua prima anche con membri estranei alla consorteria, di- menzione certa risale ad una donatio inter vivos verse società commerciali e finanziarie operanti del 15 settembre 1168, che fu stipulata “ante 16 in tutta Europa, testimoniate sin dal 1226 . Il ecclesiam Sancti Pellegrini, in curia consulum”, loro stanziamento nei pressi della chiesa risale con cui Ildebrandino di Cacciaguerra dei conti anch’esso al 1168, e i promotori furono Galle- Scialenghi, ottenuto il consenso di sua moglie rano e Mariano di Pero, il quale, forse già con- Guilla, offrì il castello d’Asciano, con piazze e sole comunale nel 1186 insieme a Guido Mai- borghi, al popolo e al Comune di Siena, ai suoi zi, ricoprì sicuramente tale incarico tra il 1196 consoli Ormanno di Squarcialupo, Matusalem e il 1197. I due abitavano nell’area della Catte-

16 M. Tangheroni, Siena e il commercio internazionale nel contro Ruggeri, Ranieri Salimbeni, Bernardino Piccolomini, Duecento e nel Trecento, in Banchieri e mercanti di Siena, Roma Ugo Bencivenni e Ranieri di Rolando, risultano creditori del- 1987, pp. 21-105, p. 80. Quell’anno Ildebrandino Gallerani, la municipalità di Colonia per una somma di 300 marchi. Nel 20 associato agli altri banchieri senesi Palmiero Donati, Bonin- 1229 il credito era ancora da saldare. 7. Il Ponte di Diacceto su via di Fontebranda intorno al 1880.

3. Porta Stalloreggi (Le Due Porte). 21 drale, in una “domus murata” di proprietà della delle acque meteoriche. Sembra plausibile che canonica di Santa Maria, che alla fine del secolo la struttura, inizialmente in legno, sia stata co- XI era stata la dimora di Pietro Fastello e della struita sempre in quel periodo, e fosse di fresca moglie Bellicca17, così prossima alla residenza data nel 1175, quando un atto di compravendi- canonicale da essere appoggiata al muro della ta del 17 novembre fu stipulato in Siena “iuxta sua cucina e confinante con il chiostro, dunque Pontem Novum”19. Fu sostituita con un’opera verso via dei Fusari18. L’intenzione di Gallerano in pietra, il ponte di Diacceto come lo vediamo e Mariano, però, era quella di trasferirsi nella ancora oggi, intorno al 1226, dato che nel no- parte nuova della città e costruire un complesso vembre di quell’anno il Comune pagò 12 soldi dove riunire tutti i rami familiari. Per questo, a Ranuccio di Bulio, che li riscosse anche per insieme ai cugini Grugamonte e Gianni, il 21 conto del tintore Guidone, del “chalzolario” luglio 1168 stipularono un atto nel poggio di Ruberto e del “Piczicaiuolo” Salvano, tutti “po- San Pellegrino (“in podio Sancti Pelegrini”) al sitis super facto pontis de Cavina, qui ibi fieri fine di accorpare le rispettive proprietà fondia- debet secundum formam Constituti”20. rie lì situate, sulle quali avrebbero costruito una torre consortile. La piazza e la chiesa di San Pellegrino nel Dalla confinazione del lotto di terreno risul- Duecento tante dall’atto, si evince che l’area in questione Con l’innalzamento della torre consortile era sì ancora suburbana, ma ormai densamente e la successiva edificazione di diversi altri casa- abitata, venendo citate le “domus” dei figli di menti, fra la fine del XII e i primi del XIII se- Alamanno, dei Guarneri e degli Scriccioli, oltre colo i Gallerani si trasferirono definitivamente alla “terra” e ad un “orto” di San Pellegrino, cer- dall’area della Cattedrale al poggio di San Pelle- tamente di pertinenza della chiesa. Proprio per grino. A confermarlo soccorre anche il fatto che tale ragione, oltre che per il ruolo “civico” ormai nel 1207 la domus dove avevano dimorato in acquisito da San Pellegrino, si ritenne necessario passato, risulta già rientrata nella piena dispo- collegare direttamente l’area della futura piazza nibilità dei canonici di Santa Maria. Contraria- Indipendenza con il complesso vescovile, che in mente a quanto parrebbe ragionevole pensare, quegli stessi anni si stava trasformando da cit- per alcuni studiosi la torre iniziata nel 1168 non tadella polifunzionale fortificata (il “castellum sarebbe quella ancora oggi detta “dell’Orsa” (poi Sancte Marie” più volte citato tra il 1012 e il passata alla famiglia Ballati), che spicca sopra la 1164) ad area aperta ospitante edifici adibiti a loggia della piazza, ma un’altra che nell’Estimo scopi non solo cultuali o assistenziali, ma anche redatto ai primi del Trecento era indicata come di pubblica rappresentanza. La nuova viabilità, torre “vecchia” dei Gallerani. Purtuttavia, il fat- tuttavia, si scontrava con un ostacolo non da to che di quest’ultima non resti traccia e non poco: i due poggi erano separati dalla profonda venga menzionata da Giovanni Antonio Pecci gola di Fontebranda, che poteva essere superata nel suo repertorio delle torri senesi, compilato solo con un ponte da realizzare sopra la Costac- nel 1765, lascia, al riguardo, qualche perples- cia (l’odierna via di Fontebranda), che allora 21 sità . Infatti, se quanto sopra ipotizzato fosse fungeva da “cavina” per lo smaltimento a valle

17 Sulla figura di Pietro Fastello, personaggio eminente ai due fratelli la concessione in perpetuo della casa contro il nella Siena dell’epoca che si professava di legge longobarda, pagamento di un fitto annuo pari a 15 denari, pretendendo, “uno dei pochissimi casi documentati di un segmento di altresì, che versassero anche 10 soldi per risarcirli della man- cittadinanza non nobile, ma asceso socialmente ed economi- cata corresponsione, da diversi anni, del censo pattuito a suo camente nei decenni centrali del secolo XI”, si rimanda a P. tempo. Cammarosano, Élites laiche e fondazioni religiose a Siena nel 19 Carte dell’Archivio di Stato di Siena Opera Metropolita- secolo XI, in La chiesa di San Pietro alla Magione nel Terzo di na, p. 177. Camollia a Siena. Il monumento-l’arte-la storia, a cura di M. 20 Libri dell’entrata e dell’uscita della Repubblica di Siena Ascheri, Siena 2001, pp. 1-6, p. 5. detti del Camarlingo e dei quattro Provveditori della Biccherna, 18 Carte dell’Archivio di Stato di Siena Opera Metropoli- a cura della Direzione del R. Archivio di Stato di Siena, Libri tana (1000-1200), a cura di A. Ghignoli, Siena, Accademia Primo (1226) e Secondo (1229), Siena 1914, p. 79. Senese degli Intronati, 1994, pp. 185-188. Si veda anche A. 21 G. A. Pecci, Delle torri tanto esistenti che demolite dentro Giorgi, S. Moscadelli, Costruire una Cattedrale. L’Opera di la città di Siena. Monografia inedita del Cav. Giovanni Antonio Santa Maria di Siena tra XII e XIV secolo, Monaco di Baviera Pecci di Siena scritta l’anno 1765, in “Miscellanea storica sene- 2005, p. 53, nota 22, e pp. 55-56. Ciò si deduce da un atto se”, II (1894), pp. 17-25. Secondo l’erudito la torre dei Gal- 22 di livello del 19 giugno 1182, con cui i canonici rinnovarono lerani sarebbe proprio quella detta dell’Orsa: “a S. Pellegrino, vero, l’abbattimento della “vecchia” sarebbe to, perché ad essi, presumibilmente sempre tra necessariamente da collocare a prima del Set- la fine del XII secolo e l’inizio del successivo, tecento, se non, addirittura, del Seicento, non si aggiunsero anche i Codennacci25. In quegli sembrando presente neppure nella pianta di anni i membri di questa famiglia dovettero Siena disegnata da Francesco Vanni (1595-97). consolidare i propri, numerosi possedimenti Anche perché la torre dell’Orsa risulta già eret- intorno alla piazza, oltre che nella zona di San ta negli anni venti del XIII secolo, come con- Desiderio, dato che nel 1222 risultano proprie- fermano i numerosi pagamenti versati ai suoi tari di una casa con vigna nei pressi del “Ponte”, custodi sin dal più antico Libro della Biccherna quindi in Diacceto, e venti anni dopo di altri conservato, risalente al 1226-27. Completa- fabbricati “extra portam Salariam”, confinan- mente costruita in pietra calcarea, nonostante ti anche con il “Campus fori”. Quest’ultimi gli sbassamenti intervenuti a più riprese, a metà sorgevano probabilmente dove oggi è la sede del Cinquecento e nel 1724, si distingue ancora dell’Accademia dei Rozzi, che sappiamo realiz- oggi come una delle più elevate del panorama zata su antiche proprietà dei Gregori, visto che urbano, con i suoi trentasei metri di altezza, la il 1 maggio 1242 Nepoleone, Ranieri e Spinello pianta quadrata di più di otto metri di lato e Codennacci li vendettero a Guglielmo Gollucci uno spessore delle murature di quasi due metri e, appunto, a Gregorio di Guido Gregori. Al e mezzo22. Per la sua posizione al centro della 2 aprile 1232, invece, risale una disposizione città, proprio nel punto di incrocio dei Terzi, e testamentaria molto interessante, perché per la la vicinanza alla chiesa di San Pellegrino, sede prima volta viene citata la torre di famiglia26. di importanti magistrature pubbliche, ma cer- Essa svettava ad un angolo della piazza San Pel- tamente anche per la notevole altezza originaria legrino e, in origine, doveva essere elevatissima. (è stato plausibilmente calcolato che potesse Verosimilmente non meno di quella, assai pros- raggiungere quasi i sessanta metri)23, intorno sima, dei Gallerani, poiché queste ardite strut- alla metà del Duecento anche la torre dell’Orsa ture verticali erano espressione del prestigio e rivestì un significativo ruolo civico, alloggiando del potere politico ed economico dei casati, per diversi anni la “campana Comunis”, prima che si sfidavano anche sulla loro altezza. Lo si della realizzazione della Torre del Mangia24. evince dalla pianta del Vanni, dove la torre dei Codennacci appare decisamente più elevata di I Gallerani non furono i soli rappresentanti quella dell’Orsa e dei Mignanelli, che all’epo- del ceto consolare a scegliere il “podium Sancti ca erano già state cimate. Essa, invece, venne Pelegrini” come proprio luogo di insediamen-

la Torre de’ Gallerani, oggi de’ Ballati, detta dell’«Orsa» dove campana”, in Libri dell’entrata e dell’uscita, Libro Settimo abitavano gli Ebrei, abbassata la prima volta dal B. Andrea (1246-47), Siena 1931, p. 50. Nel dicembre del 1249 il Co- per fabbricare lo Spedale della Misericordia e ultimamente mune pagò la stessa cifra a Rinaldo Alessi e Bonfiglio Gallera- poch’anni sono da Francesco d’Ascanio Ballati”. ni, “rettori” della torre dell’Orsa, per l’affitto semestrale della 22 V. Castelli, S. Bonucci, Antiche torri di Siena, con una medesima “in qua detinentur campane Comunis”. I due, introduzione di D. Balestracci, Siena 2005, pp. 66-74 e 174- inoltre, furono risarciti di una somma pari a 4 lire per i danni 177; F. Gabbrielli, Siena medievale. L’architettura civile, Siena arrecati alla struttura in occasione della posa della “campana 2010, pp. 20-21 e p. 33, nota 25. A differenza di quasi tutte le minori”, in Libri dell’entrata e dell’uscita, Nono Libro (1249), altre coeve, solitamente prive di monofore lungo il corpo edi- Firenze 1933, pp. 146-147. Dopo essere state aggiustate nel lizio, la torre dell’Orsa, alla quale si accede dal n. 3 di via dei 1267 e nel 1268, le campane comunali restarono nella torre Termini, presenta un’apertura a tutto sesto, oggi tamponata, a dell’Orsa fino al 1271. circa dodici metri di altezza, e due piccoli portali. Uno di que- 25 Un membro del casato, Orlando, compare nel colle- sti, a sesto acuto situato ad una quota di quasi dieci metri, col- gio consolare straordinariamente nominato nel 1209-10, in- legava presumibilmente il primo piano della torre al palazzo sieme al noto Guido d’Ildibrandino Bandinelli “de Palatio”, adiacente. Al livello sottostante, separato da un solaio ligneo in funzione di priore, Ranieri di Gualtieri, Ciampolo d’Ugo oggi scomparso, su cui doveva trovarsi una botola, vi era un Ruggeri e Leonardo di Guido Marescotti. L’anno seguente, altro angustissimo portale, sopraelevato di circa un metro dal invece, tornò ad essere eletto un podestà, e l’incarico fu af- piano stradale e apribile solo dall’interno, per consentire l’u- fidato a Magiscolo di Codennaccio, che peraltro fu l’ultimo scita dalla torre senza dover passare dall’edificio. Largo appena cittadino senese a rivestire quell’ufficio (1210-11), dal 1212 55 cm. per un’altezza di 2,65 metri, esso è coperto da un arco sempre appannaggio di una personalità forestiera. a sesto acuto ed è dotato di architrave monolitico che poggia 26 Aringhieri, figlio dell’ex podestà Magiscolo, ormai su due mensole arrotondate. morto, oltre a vari legati destinati all’ospedale di Santa Maria, 23 Castelli, Bonucci, Antiche torri di Siena, p. 67. al fratello Scolario e alla moglie Iacobina, lasciava alla sorella 24 Nel maggio del 1247 gli ufficiali di Biccherna pagarono Galiana, nel caso fosse sopravvissuta al marito, l’abitazione nel 7 lire e 10 soldi a Pero di Gianni Gallerani e Boninsegna Alessi palazzo “iuxta turrim”. “dominis turris Urse, pro pensione dicte turris, ubi moratur 23 10. Peter de Jode, su disegno di Francesco Vanni, Sena Vetus Civitas Virginis (pianta di Siena), 1595-1597, edizione di Lazzaro Bonaiuti, Firenze, 1873: Particolare dell’area dell’antica piazza San Pellegrino, con la torre dei Codennacci a fianco della chiesa (identificata con il n. 75) e dietro quelle dei Gallerani e dei Mignanelli.

prima sbassata nel 1772 perché pericolante e Termini (qui denominata significativamente poi, ai primi dell’Ottocento, inglobata nella “via antiqua de Termine”), e soprattutto che era tessitura muraria del palazzo allora di proprietà già stata tracciata una strada che la congiungeva dei Bichi-Borghesi, all’angolo fra via delle Ter- con il ponte, fiancheggiando la chiesa e i pos- me e piazza Indipendenza. Si notano ancora il sedimenti delle due potenti famiglie (“via que corpo edilizio della torre in pietra calcarea e il a Sancto Pelegrino vadit ad pontem”). Questa paramento murario a fasce alternate di pietra e “via nova”, l’odierna via di Diacceto, prima di laterizio dell’adiacente dimora di famiglia. giungere al ponte attraversava un terreno col- tivato, a testimoniare che l’area di fronte alla Nella prima metà del Duecento, dunque, chiesa aveva ancora una connotazione essen- la piazza San Pellegrino stava cominciando a zialmente agricola27. L’accesso di via dei Termi- prendere forma: al centro la chiesa, con l’abside ni sulla piazza, tuttavia, doveva essere piuttosto addossata al palazzo e alla torre dei Gallerani, stretto tant’è che proprio al fine di ampliarlo, la quale, considerato anche il sagrato rialzato pochi anni dopo, con atto del 3 agosto 1221, da una piccola scalinata, occupava buona parte il rettore di San Pellegrino Nicola e suo nipote dell’attuale piazza Indipendenza; a lato troneg- Ranieri di Bartolomeo del Prete, chierico della giavano la dimora e la torre dei Codennacci. medesima, che di lì a poco ne sarebbe divenuto Nei pressi della chiesa si trovava anche una “ci- parroco, vendettero parte di una casa annessa terna” (cisterna, pozzo), attestata sin dal 1197. alla chiesa a Gianni Gallerani e Nicola di Ni- Da un prezioso documento del 6 febbraio cola, compratori per conto del Comune e di 1215, inoltre, sappiamo che già esisteva via dei

27 Il documento in questione è il contratto di nozze sti- stata pari a 375 lire. Si obbligava, altresì, di darle in pegno i pulato tra Gianni Gallerani e Verderosa di Ventura Arzocchi, suoi possedimenti nella valle di Tressa e ciò che aveva nella moglie di suo figlio Pero. Il potente capo della famiglia le do- contrada del Termine (“totum quod habeo in Termine”) fino nava propter nuptias la somma di 40 lire, che avrebbe dimi- alla “cavina” di Fontebranda. 24 nuito di 25 lire se la dote concessa dal padre della sposa fosse tutti gli uomini “contrade de Termine”. Fino nacci fu incaricato di occuparsi del carcere “ma- ai primi dell’Ottocento, invece, è rimasto par- leficiorum”30. Infine, con l’avvento del governo ticolarmente angusto l’imbocco sulla piazza da popolare e l’istituzione del Capitano del Popolo via di Città, proprio per la presenza, all’angolo nel 1254, la chiesa divenne sede delle riunioni con via delle Terme, della massiccia torre dei del Consiglio del Popolo. Per questi motivi il Codennacci, alla quale era stato appoggiato un Comune riversò grande attenzione su di essa, cavalcavia, popolarmente denominato arco di riparandone a più riprese il tetto (1250 e 1257) San Pellegrino, che la collegava al fabbricato e adornandola nel 1250 con pitture, non me- posto sull’altro lato, dove oggi sorge il palazzo glio descritte, affidate a Gilio di Pietro31. Inol- dell’Accademia dei Rozzi. tre il 1 settembre, in occasione della festività di San Pellegrino, inviava un cero di 25 libbre Nel corso del secolo la chiesa di San Pelle- e versava al suo rettore una somma di denaro grino aggiunse altri uffici comunali a quelli che equivalente alla quantità di olio destinata ogni già ospitava. Da un atto del 13 luglio 1236 si anno alla chiesa32. evince che il governo dei Ventiquattro, appena costituitosi, teneva qui le proprie adunanze28, e L’uso “civico” della chiesa di San Pellegri- continuò almeno fino agli anni cinquanta del no cominciò a scemare già a partire dagli anni secolo, mentre i coevi Libri della Biccherna in- sessanta del Duecento, quando il governo dei formano che nella chiesa e negli edifici attigui Ventiquattro preferì adunarsi in dimore priva- stavano in affitto, oltre agli ufficiali della stessa te, e si interruppe definitivamente fra la fine del Biccherna, la Curia del Podestà, i Consoli delle XIII e i primissimi anni del successivo con la donne, i collettori delle decime, delle condanne costruzione nel Campo del Palazzo del Comu- e del dazio vecchio29. Sin dal 1226 risiedevano ne (“palatium comunis Senensis”), voluto pro- in San Pellegrino anche i Castaldi, i Pretori e prio per concentrarvi tutti gli uffici e le magi- altri ufficiali del Comune, ed è interessante far strature pubbliche. notare che quello stesso anno Ranieri Coden-

28 Nel documento vengono citati Ranuccio di Grosseto, 31 Libri dell’entrata e dell’uscita, Decimo Libro (1249-50), Arrigo di Cappello e Bonaccorso di Adalicca, qualificati come Firenze 1933, p. 135: “Item XXVI libr. minus I den. quos ha- “Priores Viginti quatuor servitorum et rectorum Populi Se- buerunt magister Gilius pictor et sotii et manuales et magistri nensis”, che erano riuniti (“congregati”) “more solito, in eccle- lignaminum pro pictura et attatura Curie Sancti Peregrini et sia Sancti Peregrini ubi fit Consilio XXIIII”. pro coloribus et rebus aliis emptis et habitis pro dicta pictura”. 29 Libri dell’entrata e dell’uscita, Libri Quinto (1236) e Il pittore e miniatore Gilio di Pietro è documentato a Siena Sesto (1246), Siena 1929, p. 105: nel dicembre del 1246 il tra il 1247 e il 1261, quando risulta defunto. Il suo nome è rettore di San Pellegrino Ranieri venne pagato 19 lire e 10 legato soprattutto alla “Tavoletta di Biccherna” del secondo soldi “pro pensione Curie Potestatis, Biccherne, Consulum semestre del 1258, la più antica tra quelle conservate, che rap- dominarum et illorum qui recolligunt condempnetiones et presenta il camarlingo don Ugo, monaco dell’abbazia cister- illorum qui sunt exbannitos et illorum qui colligunt datia”. Si cense di San Galgano, seduto al banco di lavoro e in atto di veda anche Libri dell’entrata e dell’uscita, Libro Settimo (1246- esaminare un registro. Per questa opera Gilio fu pagato 5 sol- 47), p. 35. di. Sempre lui aveva realizzato anche la copertina del registro 30 Libri dell’entrata e dell’uscita, Libri Primo (1226) e Se- risalente al secondo semestre del 1257, oggi perduta. Luciano condo (1229), p. 72: nel novembre del 1226 il rettore Ranieri Bellosi ha attribuito a Gilio le opere di un pittore anonimo ricevette 15 lire “pro pensione Curie Potestatis et Quattuor et noto come Maestro dei Santi Cosma e Damiano, ma l’ipotesi Chastaldiorum et Pretorum et aliorum officialium Comunis, è ampiamente controversa. qui morant ad Sanctum Peregrinum”. Ranieri Codennacci, 32 Libri dell’entrata e dell’uscita, Libri Primo (1226) e Se- invece, fu ricompensato con 30 soldi in quanto “posito pro condo (1229), p. 72: “Item XVII sol. Rectori ecclesie Sancti faciendo et ordinando carcerem maleficiorum, secundum te- Peregrini dicto, pro una mensura olei quam annuatim dicta norem Constituti”; è possibile che l’incarico sia stato affidato ecclesia solita est habere”. ad un Codennacci, perché anche la torre di famiglia venne utilizzata a tale scopo negli anni seguenti. 25 1. Immagine 1.

1. Papa Silvestro con l’imperatore Costantino al suo servizio (Roma, Basilica dei Santi Quattro Coronati). Affresco del 1248 che realizzava il sogno di Alessandro III (richiamato dai colori dell’Aragona); per Innocenzo IV, ispiratore dell’iconografia, era una legittimazione della sua fiera opposizione a Federico II.

26 Papa Alessandro III un grande senese… scomodo!

I - Un papa per un nuovo mondo di Mario Ascheri

Alessandria e Siena sono unite da uno dei più scuola presso l’episcopato, ad esempio, diciamo in- grandi personaggi del Medioevo e in modo singo- torno al 1120/30. Ma non certo è che sia stato poi lare tutte e due. Alessandria per via del nome, la a Bologna intorno al 1130/35 studente del gran- Civitas Nova che il Barbarossa aveva voluto chia- de Graziano, il monaco e vescovo di Chiusi ora mare in proprio onore Cesarea, la città riportata al centro di un volume di “Studia Gratiana” edito come fondazione al 3 maggio 1168, anche se in dalla Biblioteca Apostolica Vaticana: lui realizzò la area da tempo esistevano fiorenti centri abitati tra prima grande opera duratura di diritto canonico, il i quali Bergoglio (divenuto cognome ben famoso e Decretum (testo rimasto per qualche verso utilizza- in argomento), favoriti dalla confluenza di Tanaro bile fino alCodex iuris canonici del 1917!), e godé e Bormida e dalla Francigena che, come per Asti, della grande ammirazione dello stesso Dante. collegava la Francia da un lato con Roma dall’altro. Certo, se Rolando fu effettivamente un Ban- Per Siena è di nuovo singolare la storia perché dinelli non è affatto da escludere che potesse farsi dovrebbe aver dato i natali ad Alessandro, il cui mandare a Bologna per studiare, visto che la città vero nome era Rolando figlio di Ranuccio, nome era già famosa da alcuni decenni per l’insegna- che tornerà periodicamente nella famiglia. Ad mento giuridico, come lo era Parigi per quello esempio nel Novecento con il celebre archeologo teologico, e che i Bandinelli erano tra le poche fa- Ranuccio Bianchi Bandinelli, già famoso in epoca miglie che in quegli anni potevano ritenersi di un fascista e poi eminente tra gli studiosi nel primo lignaggio nobile: loro avevano di sicuro signorie Dopoguerra. Certo, sempreché Bandinelli fosse fondiarie e attività mercantili, in grado di aiutare veramente la famiglia di appartenenza, visto che questo come gli altri figli. Rolando sarebbe stato per gli anni in cui nacque, all’inizio del 1100, la subito professore, ma di teologia (allora fortemen- documentazione di prima mano è scarsissima: solo te intrecciata al diritto canonico in formazione) il Ciacconio, il domenicano del ‘500 storico dei e perciò gli vengono tradizionalmente attribuite papi, lo assegnò ai Bandinelli che si erano detti sin delle opere come lo Stroma (cioè il panno, il tap- dal ‘200 Paparoni a Siena, perché esiste un cenno peto che raccoglie) e le Sententiae in cui corresse chiaro alla sua senesità – come si dirà – ma non opinioni erronee addirittura di Abelardo. Ma ora alla sua famiglia. Comunque sia, a Siena la sua sin- queste opere gli sono contestate ed attribuite da golarità è grande: cioè che il papa senese fu tutto taluni studiosi a un altro Rolando: comunque sia, preso dai suoi grandi ideali di servizio per la Chiesa certo dovette impratichirsi di diritto. contro la sua stessa patria quando fu il caso. La sua fortuna come ecclesiastico però comin- Ma seguiamone la vita rapidamente, perché al- ciò solo quando arrivò a Pisa prima del 1150, dove meno da un certo punto diventa ben nota dato che divenne prete di quella chiesa arcivescovile allora gode di una approfondita ricerca internazionale. I molto potente – aveva già eretto la piazza dei Mi- fatti principali vanno ricordati perché testimonia- racoli… Da Pisa passò direttamente a Roma senza no le difficoltà della vita pubblica del tempo e del passaggi intermedi, meno che mai a Siena dove velocissimo processo che portò la Chiesa di Roma c’era da anni il valido vescovo Ranieri. E a Roma si a primeggiare come mai prima in una Europa i cui segnalò tanto da divenire presto cardinale e soprat- vari centri di potere cominciarono a riconoscere il tutto Cancelliere di Santa Romana Chiesa. suo primato. Siamo nel 1153. Voleva dire allora essere una Dunque, Alessandro è ben possibile che abbia specie di ministro plenipotenziario, autorevole, studiato dapprima a Siena, che poté avere una bella del Papato in un’epoca in cui il Papato era spesso 27

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 contestato dall’Impero, nonostante l’umiliazione ebbe 12 voti su 23 cardinali presenti, ma rifiutò di Canossa inferta da Gregorio VII, e dai nobili ro- la designazione (non sappiamo perché) per cui mani che riuscivano ancora a controllare l’elezione quello eletto dalla minoranza fu incardinato nella papale viste le regole elettorali assai incerte vigenti. carica. Alessandro alla fine decise, però, e accettò Ma il Concordato di Worms aveva almeno avviato il manto che fece divenire aperto il dissenso: lui le condizioni per un accordo con l’Impero e l’asce- dovette rifugiarsi nel castello del Vaticano, da dove sa dei Normanni, fatti re del Regno di Sicilia nel fu liberato dal ‘popolo’ guidato da un Frangipane 1130 col quale si era creato un baluardo importan- e fu poi finalmente consacrato a Ninfa, mentre te per il Papato. Il nostro Cancelliere era sicuro che l’avversario lo fu nella cornice grandiosa di Farfa, l’alleanza con i Normanni del Regno meridionale abbazia imperiale. e di Inghilterra andava rafforzata, semmai, presidio L’orientamento europeo era ormai a favore di sicuro contro le pretese del Barbarossa. Alessandro, per cui Federico convocò un concilio A Besançon i due grandi nel 1157 si incrocia- a Pavia, capitale del Regno d’Italia, per il gennaio rono per la prima volta violentemente. Rolando gli 1160 cui naturalmente Alessandro non partecipò; ricordò un dato ormai tutt’altro che scontato: “Da visto che vi fu confermato l’antipapa, procedé da chi avrebbero avuto i poteri gli imperatori se non Roma con la scomunica di tutti, sciogliendo i sud- dal Papa”? Un conte palatino presente lo avrebbe diti dell’Impero dall’obbligo di fedeltà. A livello in- voluto colpire con la spada per punirne l’arrogan- ternazionale lui fu riconosciuto anche da città emi- za, ma il Barbarossa lo trattenne e rinviò Rolando nenti come Venezia, Milano e Genova, oltreché da dal suo papa a Roma, escludendogli rapporti con ordini religiosi ormai potenti come i certosini e i il clero tedesco durante il rientro, perché i vescovi cistercensi. soprattutto dovevano tutto al proprio re e non do- Il ritorno a Roma fu però difficile: i nobili gli vevano dubitare della sua supremazia assicuratagli erano contrari, per cui finì per fuggire in Francia dall’antica tradizione imperiale bizantina. dopo un viaggio di mare avventuroso (ma più Alla morte del papa di Rolando, Adriano IV, veloce della Francigena). In Francia, anche con due anni dopo, i rapporti entro la Chiesa erano l’intervento dei re di Francia e di Inghilterra, con- così tesi che si battagliò già soltanto per decidere vocò fino all’inizio del 1162 vari concili locali per dove tenere il conclave e un tentativo di pace fal- ribadire la propria legittimità, pur con difficoltà e lì. Si dovette passare al voto: Rolando/Alessandro rifiutando sempre le mediazioni.

28 2. Spinello Aretino, Consacrazione dell’antipapa Vittore IV (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena). 3. Spinello Aretino, Incoronazione di Papa Alessandro III (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena).

Morto un antipapa se ne fece un altro, ma Legnano e dei primi incontri di pace tra papa e le fortune di Alessandro si consolidarono: venne imperatore ad Anagni. Essi sconcertarono alcune chiamato dalla stessa Roma nel 1164. Dopo l’ap- città: l’anno dopo l’imperatore dovette umiliarsi a poggio di Enrico II, il grande re d’Inghilterra, andò Venezia dove il papa giunse in nave. Raggiunta la a Palermo ad acquisire il consenso del re norman- pace (mentre le città concessero solo una tregua), no: fu di nuovo a Roma nel 1165, mentre persino Barbarossa dovette baciare il piede del papa e gli in Germania alcuni vescovi gli divenivano fedeli, fece da staffiere: Alessandro fu il vincitore per tutta e riuscì a difendere la città con l’aiuto normanno l’Europa anche nel potere temporale! dall’attacco del Barbarossa da Monte Mario. Alla Nello stesso anno Roma anche dovette capi- fine Barbarossa prese S. Pietro, per cui si tentò una tolare e nel ’78 Alessandro rientrò trionfalmente mediazione ancora una volta rifiutata da Alessan- dopo dieci anni di esilio e con difficoltà a farsi dro. Egli fuggì da San Paolo con una barca, come strada entro la folla raggiunse il palazzo del Late- poi molti cardinali, arrivando infine a Benevento. rano solo la sera. Poi perdonò l’antipapa a Tuscolo, La peste che decimò l’esercito del Barbarossa in- indennizzò per i danni di guerra e rimborsò i cre- tervenne provvidenziale: l’imperatore dovette rien- ditori. trare in Germania. Intanto era avvenuta la solenne creazione di Alessandria in polemica con il mar- Era tempo di un grande concilio. Ebbe luogo chese del Monferrato fedele al Barbarossa, titolare nel ’79 e con oltre trecento vescovi per la prima dei diritti pubblici in quell’area, e a Ferrara le città volta in Occidente. Le regole elettorali furono si erano alleate ufficialmente per difendere la di- nuove e importanti: 2/3 dei cardinali presenti gnità della Chiesa contro l’imperatore. avrebbero reso valida l’elezione del papa; norme valide tuttora! Molto fu deciso contro l’usura, la Con Enrico II ci furono problemi di controllo simonia, i Catari, il cumulo dei benefici ecc.… la delle chiese che portarono all’incredibile assassinio canonizzazione dei santi fu riservata al papa (la fece in chiesa di Thomas Becket nel 1170, seguito dal per S. Bernardo e Thomas Becket), furono sanci- pentimento del re nel 1172 che si riconobbe vas- te gratuite le università per i chierici ed eseguite sallo del papa: un successo enorme! Nello stesso fondazioni episcopali in luoghi che fino ad allora anno il papa era a Segni, perché il ‘popolo’ roma- ne erano stati privi, come Uppsala, furono avviate no era in rivolta. I problemi continuarono fino al missioni in Asia ecc. Il papa, Signore del mondo, 1176, anno della vittoria della Lega lombarda a riconobbe anche le conquiste di Alfonso del Porto- 29 gallo e lo fece re in cambio di un censo, legittiman- zo secolo prima, Siena aveva partecipato con propri do un nuovo Stato nella penisola iberica. militari alla spedizione guidata da Pisa che aveva liberato le Baleari dal dominio islamico rendendo Sue 1500 lettere sono conservate e basterebbe- sicura almeno per qualche anno la navigazione in ro a testimoniare la venerazione di cui fu circon- quelle acque così importanti per i collegamenti con dato: centinaia di queste lettere sono speciali, cioè la Catalogna e aveva trionfato assieme a Firenze che ‘decretali’, quelle che poi confluirono nelleDecre - però, si badi, ne aveva ricevuto in regalo le colon- tali di Gregorio IX. Perché? Perché lui fu il pri- ne che impreziosiscono il famoso battistero. Ma i mo papa a porsi concretamente il problema della buoni rapporti tra le due città si erano presto gua- applicazione del grande Decretum di Graziano nei stati e pochi anni dopo, nel 1124-25, si sa di una tribunali ecclesiastici e nella prassi amministrativa guerra grave, mentre anche i rapporti con Arezzo si della Chiesa: ogni volta che a livello locale sorgeva erano di nuovo aggravati per la questione pluriseco- un problema ci si rivolgeva alla curia papale per lare ormai del controllo di alcune pievi di confine, istruzioni e il papa mandava una lettera con cui in particolare nel Chianti. L’espansione senese nel decretava, ossia ordinava, come andare avanti per territorio circostante si scontrava ormai soprattutto chiudere il caso. Perciò ogni lettera era una spe- con Firenze, destinata a divenire la capofila dello cie di pre-sentenza o favoriva un arbitrato con un schieramento filo-papale in Toscana. Agli occhi principio che conveniva conservare per i casi futuri dell’Impero, Siena poteva ben apparire – come in in modo da risolverli in maniera analoga. Così fu passato - un importante avamposto verso Roma, fatto: si costruirono dei registri dai quali appunto importante anche per il controllo della Francigena furono tratte le regole per le future collezioni di e delle coste maremmane che, come l’Argentario diritto canonico. e Grosseto, potevano offrire approdi utili per ogni Morì di vecchiaia, dicono, nel 1181 a Civita evenienza quando le strade non erano praticabili – Castellana, fuori Roma per i soliti trambusti. come avveniva spesso nei mesi invernali. Siena lo ricordò con un grande ciclo di affre- Per di più Siena stava scoprendo importanti schi di Spinello Aretino solo nei primi anni del miniere nelle Colline Metallifere che Volterra non ‘400 a Palazzo comunale, mentre Alessandro VII aveva saputo valorizzare e perciò aveva comincia- lo ricordò con un’edicola tuttora esistente in Late- to a coniare moneta, una prerogativa regia della rano fatta edificare dal Borromini. quale desiderava il riconoscimento ufficiale: che Perché questo ritardo? Perché già nel 1158 Sie- infatti verrà nel 1186. Già nel 1167 comunque il na collaborò con il Barbarossa all’assedio di Mila- rappresentante dell’imperatore aveva confermato le no acquisendo importanti privilegi per il governo tradizionali prerogative della città. Tutto ciò fece sì del territorio. Perciò quando ci fu lo scisma con che Siena finisse per schierarsi dalla parte sbagliata l’elezione dell’antipapa filo-imperiale Siena parteg- nello scontro col Barbarossa e che finisse quindi per giò per esso, e fu quindi interdetta sotto un papa trascurare il suo grande papa, la cui memoria imba- senese, trovandosi contro il vescovo Ranieri che razzava anziché inorgoglire. era favorevole, come la maggior parte dei vescovi C’è un segnale preciso: ai tempi del vescovo Ra- italiani, ad Alessandro. Avvenne nel 1168, proprio nieri fu iniziato un calendario della chiesa senese in nell’anno di Alessandria, dopo che le autorità se- cui i canonici ogni giorno dell’anno segnavano cose nesi avevano incarcerato alcuni preti fedeli al papa. notevoli. Il Concilio Lateranense fu naturalmente Ranieri dovette rifugiarsi a Benevento, cui seguì ricordato, ma c’è una strana omissione se ho con- poco dopo la sua morte a Veroli. trollato bene: manca la morte di Alessandro che pe- Le tensioni però erano cominciate prima. Dal raltro, nelle poche annotazioni che lo riguardano, 1164 infatti il vescovo non compare più negli atti non è ricordato come ‘senese’. Com’è possibile? C’è con cui Siena assumeva la protezione di signori forse una spiegazione semplice: i canonici erano e castelli del territorio circostante fino all’Amiata espressione delle grandi famiglie, quelle bellicose e alla Maremma: i diritti erano stati acquisiti alla che vinsero a Montaperti nel 1260 contro i guelfi e città tramite il vescovo e la chiesa di Santa Maria che rimasero di cultura ghibellina. come chiesa cattedrale fino ad allora. La crisi filo- Alessandro era la personificazione del guelfi- imperiale determinò una rottura solo temporanea smo: il suo capo spirituale, l’ispiratore. tra la Chiesa e la città, ma la clamorosa crisi avviò A Siena doveva avere poco spazio… anche in un nuovo modo di rapportarsi tra i due poteri. tempo di alleanza con Firenze! Certo, Siena aveva i suoi buoni motivi per schie- 30 rarsi con l’Impero. Ancora all’inizio del 1100, mez- II - L’Opus di Spinello e l’immagine di un papa teocratico di Vinicio Serino

Alessandro III è il grande papa senese passato sandro, quando ancora era Rolando, aveva dun- alla storia per l’aspro conflitto che lo oppose all’Im- que fatto sua l’idea di un “papato teocratico” in peratore Federico Barbarossa. La sua figura aveva forza del quale il romano pontefice era “deciso a cominciato ad emergere già da quando, diventato presentarsi come signore sugli stessi re della terra” nel 1153 cancelliere pontificio, si era adoperato come fa osservare Franco Cardini. per liberare dalla prigionia il Vescovo Esquilo di E’, questa, in estrema sintesi, la linea rossa che Lund alla quale lo avevano costretto, dopo averlo ispira la vita e le opere di quest’uomo straordinario derubato, cavalieri imperiali. Lo aveva fatto a Be- che visse con coraggio indomabile e con assoluta sancon, innanzi al Barbarossa. In quell’occasione dedizione ai propri principi uno dei periodi più avrebbe dichiarato: “A quo ergo habet, si a domno difficili per laRes Publica Christiana. Ed è proprio papa non habet, imperium?“ Ossia. “Da chi dun- questa sua idea ”alta” del Vescovo di Roma, auto- que il principe tiene l’impero se non dal Papa” ? rizzato, nel nome di Dio, ad imporre la propria Una affermazione che ribadiva la supremazia della autorità su tutti i sovrani dell’orbe terracqueo, Chiesa sull’Impero, in nome dell’antico insegna- Imperatore compreso, che si può cogliere da uno mento di Paolo di Tarso: “Non est enim potestas nisi splendido racconto per immagini realizzato, agli a Deo”. Si ispirava, in questo, ad un grande ponte- inizi del ‘400 - ossia oltre duecento anni dopo gli fice non “tecnicamente” senese, ma nato da queste eventi di cui fu (autorevole) protagonista - dal pit- parti, a Sovana, Contea Aldobrandesca, Gregorio tore Spinello Aretino nella sala di Balia del Palazzo VII che, nel suo Dictatus Papae del 1075, aveva Pubblico di Siena. Un ciclo pittorico palesemente rivendicato la supremazia sull’Imperatore, ben utilizzato per esaltare l’autorità dell’Uomo, come espressa al XXVII ed ultimo assioma: “Quod a fi- pontefice e come senese, in un tempo – il quat- delitate iniquorum subiectos potest absolvere”. Ales- trocento - in cui si era appena conclusa la fase del

4. Spinello Aretino, Alessandro III, vero papa, riconosciuto a Ninfa nelle vesti di monaco (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena). 31 5. Spinello Aretino, Rogo dei quattro antipapi (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena).

32 6. Spinello Aretino, Fondazione di Alessandria (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena). dominio visconteo sulla città: un succedersi tu- all’epoca doveva avere quasi sessant’anni … Non multuoso di eventi che aveva portato allo scontro poco per quei tempi dove l’età media raramente – vittorioso – in quel di Brescia, di Gian Galeazzo superava i 40/45 anni … Visconti su Roberto di Baviera, re dei Germani, E’ iconologicamente molto significativa la rap- solo formalmente anche Rex Romanorum. Siena presentazione di Alessandro in quel di Ninfa, dove aveva sostenuto il suo Signore mentre Firenze ave- compare nella veste – dimessa eppure solenne – di va parteggiato per Roberto. La morte improvvisa un monaco immerso nella lettura e che, ricono- di Gian Galeazzo (1402) aveva comportato la ra- sciuto, viene omaggiato dai fedeli: uno dei quali pida dissoluzione del suo dominio e Siena era ri- si inginocchia innanzi a lui, per il rito del bacio tornata stato sovrano, riuscendo addirittura a con- della sacra pantofola, simbolo di obbedienza e di cludere la pace con l’odiata Firenze. sottomissione. Sembra allora verisimile che la realizzazione Oggi quella città, di cui nel lavoro di Spinello si dell’affresco di Spinello nella Sala di Balia del pa- intravedono le architetture, non esiste più: in pas- lazzo Pubblico (a. D. 1408) possa rappresentare il sato già sommersa dalla palude e da una fittissima richiamo ad una gloria senese, un papa in questo vegetazione è diventata ora uno splendido giardi- caso, che aveva saputo opporsi vittoriosamente ad no all’inglese … un Imperatore, il Barbarossa. Esattamente come la città, per altro sottomessa ai Visconti, aveva con- Oltre a Vittore IV, Alessandro III dovette fare corso a battere un altro Imperatore, per altro mai i conti, con altri tre antipapi, Pasquale III, Calli- incoronato, Roberto della dinastia Wittelsbach, sto III, Innocenzo III, anche questi tutti di parte già elettore Palatino … imperiale. A differenza di quello che fa intende- re Spinello nella sua ricostruzione per immagini, Non possiamo altresì non rilevare che la città però, nessuno subì il rogo, la pena spettante agli non aveva di certo gratificato, lui vivente, il suo eretici, dei quali, appunto, non doveva restare che illustre figlio: molto verosimilmente perché si era la polvere … schierata dalla parte dell’Impero, in contrapposi- zione a Firenze che invece parteggiava per il Papa, nonostante la sua senesità … Una scelta politica, I tre luoghi fatidici quella di Siena, sicuramente motivata dai vantaggi Nella vicenda personale ed istituzionale di territoriali che questa opzione comportava come, Alessandro III tre sono i luoghi più significativi. in particolare dice Mario Ascheri, “il divieto per Alessandria, Legnano, Salvore. Dal 1168 Alessan- chiunque di costruire castelli entro alcune miglia dria si chiamerà così in onore del papa anche se, dalla città in modo da evitare (pericolose) teste di dice Umberto Eco, “non è stata fondata da un ponte”, e quindi a garanzia della propria sicurezza. giorno all’altro come vuole la leggenda”, perché Singolare davvero, ma perfettamente in sintonia “frutto” della fusione di borghi preesistenti, Ga- con lo spirito dei tempi: Siena contro un papa suo mondio (Castellazzo), Marengo e Bergoglio. Il figlio … Barbarossa avrebbe voluto chiamarla … Cesarea, Il racconto che Spinello propone, per immagi- in suo onore. Invece fu Alessandria … ni, delle vicende di Alessandro III è straordinaria- La città cresceva ed il Pontefice senese la ele- mente espressivo, perché riesce ad illustrare bene vava, intanto, al rango di Diocesi, consacrando il le (tante) difficoltà a cui quell’uomo dalla energia suo primo vescovo, Arduino. Malignamente ma, inesauribile andò incontro con l’incoronazione al forse realisticamente, il popolo mormorava: “Dice soglio di Pietro, nell’anno del Signore 1159, dopo papa Alessandro Terzo:/ dall’Alto la città è protet- la morte di Adriano IV. E il primo dei sedici ri- ta,/ quanti beni a noi, ha terso,/ con la sua mano quadri che compongono la storia di Rolando di- benedetta!”. Era l’anno del Signore 1175. ventato Alessandro non tratta di lui, ma del suo concorrente, l’antipapa Vittore IV che, sostenuto Spinello racconta quell’evento attraverso l’im- da una minoranza di cardinali filo-imperiali, era magine del cantiere in pieno fermento, col magister riuscito comunque a farsi consacrare nella Abbazia che illustra al papa ed al suo seguito l’andamento imperiale di Farfa, in Sabina. dei lavori, mentre le maestranze sono impegnate nelle diverse mansioni tipiche dei costruttori. Ar- Il Bandinelli sarebbe stato consacrato pon- duino viene consacrato Vescovo con l’imposizione tefice solo un anno dopo la sua elezione e non a della mitra. Roma, da dove era fuggito, ma a Ninfa, ai confini col regno di Sicilia. Spinello lo rappresenta come Col Barbarossa non è … cosa. Alessandro lo un uomo ancora (relativamente) giovane anche se scomunica, per l’appoggio dato agli antipapi, e 33 per questo è costretto lontano da Roma, dove sa- Il Barbarossa aveva approntato una flotta di rebbe tornato solo nel 1178. settantacinque galee, con il supporto di Genova e Pisa, per attaccare Venezia, altra Repubblica ma- Il conflitto si farà particolarmente aspro quan- rinara, che si era invece accordata col Papato, forte do Alessandro, anche per riconfermare le regole di appena trenta galee. Spinello enfatizza la con- stabilite dal Concordato di Worms (1122) in base segna, da parte di Alessandro, della spada (della alle quali solo il papa poteva assegnare il pallio ve- futura vittoria) al Doge Ziani: è una legittimazione scovile, si alleerà con i comuni della Lega Lom- e, al tempo stesso, un formidabile auspicio. La sce- barda. E sarà Legnano: a. D. 1176 … Curioso, na è solenne: vi assistono, perfettamente armati, i ma spiegabile: nel ciclo di Spinello non c’è alcun militi della Serenissima. riferimento alla (epica) battaglia di Legnano, nel- la quale il Barbarossa venne sconfitto dalle milizie Davvero notevole per la forte espressività è la della Lega Lombarda. Chiaro: se Alessandro III descrizione per immagini della battaglia con l’aqui- sosteneva – per evidenti ragioni politiche – le cit- la dell’imperatore che combatte contro il leone di tà lombarde, Siena però era dalla parte opposta, San Marco. Spinello ha voluto e saputo significati- la parte perdente. E ne avrebbe quindi subito le vamente rappresentare il momento in cui gli im- conseguenze, tanto da dover ”accedere ad una risi- periali stanno per cedere all’impeto dei veneziani. stemazione del confine sul Chianti, verso Firenze, E poi, anticipazione della vittoria, la consegna ad essa sfavorevole …” dice appunto Mario Asche- al Doge di un prigioniero, riconoscibile per l’aqui- ri. Non sarebbe stata l’unica volta … Meglio non la imperiale, vigorosamente sospinto verso di lui ricordare l’episodio. da un gruppo di armigeri della Serenissima.

Un’epica battaglia sul mare C’è un’ altra scena che ricostruisce la cattura di un imperiale, un giovane che potrebbe anche Viceversa è molto ben rappresentata un’altra essere Ottone, il figlio del Barbarossa … battaglia, consumata non sulla terra ma sui mari, Notevoli anche le scene del combattimento, quella di punta Salvore, combattuta nel 1177, un con uso non solo delle armi ma anche delle sole anno dopo la grande vittoria della Lega Lombarda mani nude … … Venezia contro l’Impero …

34 7. Spinello Aretino, Alessandro III consegna al Doge Ziani la spada della vittoria (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena). 8. Spinello Aretino, Battaglia di Salvore (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena).

Spinello ha ricostruito, con toni epici, quell’e- Venezia per il sostegno offertogli nel conflitto col vento che avrebbe portato alla sottomissione del Barbarossa. “Desponsamus te, mare. In signum veri Barbarossa in ginocchio al cospetto di Alessandro perpetuique dominii …” III e della sua corte, e sotto lo sguardo compiaciuto L’Imperatore sarà perdonato, ma al prezzo del- del Doge Sebastiano Ziani, garante – e beneficia- la sua umiliazione, completamente disteso al co- rio - della pace. spetto di Alessandro e della sua Corte, sia pure con Di quella straordinaria vittoria, celebrata secoli la faccia rivolta verso l’alto, così da incrociare lo dopo anche dal Tintoretto, rimase traccia in un’e- sguardo col proprio irriducibile nemico. pigrafe in latino, ora perduta, incisa sulla facciata Finalmente, il 12 marzo del 1178, il papa rien- della chiesa di San Giovanni Battista: “O popoli, trava a Roma. Ma non sarebbe durato molto … celebrate questo luogo, che un tempo il pastore Il suo ultimo capolavoro sarebbe stato il concilio Alessandro III arricchì di celesti doni (indulgen- Lateranense (1179), dove venne stabilita la norma za). Infatti in questo braccio di mare per opera – in vigore ancora oggi – in forza della quale l’ele- divina rifulse la vittoria della flotta veneta, e fu vazione al soglio di Pietro è valida solo con la mag- prostrata la superbia del grande Imperatore Fede- gioranza dei 2/3 dei cardinali elettori. Subito dopo rico e fu restituita alla Santa Chiesa l’alma Pace. il Comune di Roma lo costringeva ad abbandona- Nel tempo in cui l’eccelso portatore di pace dava re la città. Non vi avrebbe fatto più ritorno. 1177 (anni) dal principio della sua incarnazione”. Interessante anche la spiegazione che, tradizional- mente, viene proposta per il toponimo Salvore: os- Exitus sia Salvo re perché Ottone, il rampollo del Barba- Il 30 agosto del 1181, quel grande figlio di Sie- rossa, sarebbe scampato ai veneziani nascondendo- na, moriva a Civita Castellana. Ex ansere custode, si proprio nella cisterna della Chiesa del Battista. ossia “custode dell’oca”, lo chiama Malachia di Vuole poi la leggenda che il rito, di forte valen- Armagh nella sua celebre “Profezia” sui papi. Oca za simbolica, dello sposalizio del mare, già in uso a Siena è il … papero, parola prossima, anche se dagli inizi dell’XI secolo, avesse assunto il crisma solo nel suono, a papa … Da qui Costa Paparo- della sacralità proprio per volere di Alessandro III, ni dove sarebbe nato Rolando prima di diventare che avrebbe inteso compensare in questo modo Alessandro … 35 9. Spinello Aretino, Battaglia di Salvore, la consegna al Doge di un prigioniero imperiale, particolare (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena).

10. Spinello Aretino, resa di Federico Barbarossa (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena).

36 11. Spinello Aretino, il perdono concesso a Federico Barbarossa (Sala di Balia, Palazzo Pubblico di Siena). BIBLIOGRAFIA Girardi M. (a cura di), Battaglia di Salvore: Cristoforo Tentori. 3° Dissertazione sulla vittoria Per questo articolo, entro una bibliografia navale ottenuta dai Veneziani contra la Flotta di Fe- enorme, è sufficiente segnalare alcuni volumi più derico Barbarossa nell’anno 1177, in le:///C:/Users/ usati dai quali si risale agevolmente a studi prece- Samsung/Desktop/Alessandro%20III/Vittoria%20 denti: navale; Ascheri M., Storia di Siena. Dalle origini ai Liotta F. (studi raccolti da), Rolando Bandinel- giorni nostri, Pordenone 2013; li, Papa Alessandro III, Accademia degli Intronati, Bellosi L., Da Spinello Aretino a Lorenzo Mona- Siena 1986; co, in Come un fiorito. Studi sull’arte tardogo- Kelly J.N.D., Grande dizionario illustrato dei tica, Milano 2000, pp. 33-50; papi, Milano 1992; Brandi C. (a cura di), Palazzo pubblico di Siena. Noonan J.T. Jr., Who was Rolandus?, in Law, Vicende costruttive e decorazione, Cinisello Balsamo Chuch, and Society. Essays in honor of Stephan Kutt- 1983; ner, eds. K. Pennington, R. Sommerville, Pennsyl- Brunetti M., Sposalizio del mare, Enciclopedia vania, Philadelphia 1977, pp. 21-47; Italiana, Roma 1936; Pellegrini M., Chiesa e città. Uomini, comunità Cairo G., Dizionario ragionato dei simboli, Bo- e istituzioni nella società senese del XII e XIII secolo, logna 1967; Roma, Herder, 2004 (Italia Sacra 78); Cardini F. , Il Barbarossa. Vita, trionfi e illusioni Tartuferi A., Profilo storico-critico di Spinello di Federico I imperatore, Milano 2018; Aretino e schede delle sue opere, in “Sumptuosa ta- Ceppari M.A., La Signoria di Gian Galeazzo bula picta”, catalogo della mostra di Lucca, Livor- Visconti, in Storia di Siena, a cura di R. Barzanti, no 1998; G. Catoni, M. De Gregorio, I, Siena 1996, pp. Weppelman S., Spinello Aretino e la pittura del 321-326; Trecento in Toscana, Firenze 2011. Eco U., Baudolino, Milano 2000; Per l’opera canonistica utile Fusai L., Mille anni di storia attraverso le vicende il link https://amesfoundation.law.harvard. della famiglia Cerretani Bandinelli Paparoni, Pisa edu/BioBibCanonists/general_search.php. 2010

Questo contributo accoglie le relazioni di M. Ascheri e V. Serino presentate all’incontro svoltosi il 4 giugno 2019 ad Alessandria, nel nome di Alessandro III, tra i Lions club della città piemontese e di Siena, rispettivamente sotto la presidenza di Marco Bagliano e di Franco Stanghellini, alla presenza del governatore del Distretto Lions 108 IA2 Alfredo Canobbio, del Sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco e di mons. Fabrizio Casazza, cancelliere della Diocesi di Alessandria e Preside dell’Università Teologica Piemontese. Il ciclo di Spinello è commentato nella parte di V. Serino, che è anche autore delle didascalie.

Le foto nn. 2-3-4-5-6-7-8-9-10 e 11 relative agli affreschi con Storie di Alessandro III di Spinello Aretino nella Sala di Balia del Palazzo Comunale di Siena sono riprodotte su gentile concessione del Comune di Siena. Si avverte che ne è vietata la ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo.

37 1. Pacino da Bonaguida, La battaglia di Montaperti, miniatura del XIV secolo. (da: Nova Cronica, di , BAV, mano- scritto Chigiano L VIII 296).

2. Manfredi incoronato re di Sicilia, miniatura del XIV secolo (da: Nova Cronica, di Giovanni Villani, BAV, manoscritto Chigiano 38 L VIII 296). Da Montaperti a Campaldino: Guelfi e Ghibellini nella Divina Commedia di Stefano Pasquini

“O Tosco che per la città del foco lo strazio e ‘l grande scempio vivo ten vai così parlando onesto, che fece l’Arbia colorata in rosso piacciati di restare in questo loco. La tua loquela ti fa manifesto Proprio in mezzo a questa carneficina si erge di quella nobil patrïa natio, la grande figura morale e politica di Farinata de- a la qual forse fui troppo molesto”. gli Uberti. Subitamente questo suono uscìo d’una de l’arche; però m’accostai, Ma fu’ io solo, là dove sofferto temendo, un poco più al duca mio. Fu per ciascun di tòrre via Fiorenza Colui che la difese a viso aperto Ed el mi disse: “Volgiti! Che fai? Vedi là Farinata che s’è dritto: da la cintola in sù tutto ’l vedrai”. Al Congresso dei ghibellini ad Empoli, Fari- Io avea già il mio viso nel suo fitto; nata impedisce da solo che Firenze venga distrut- ed el s’ergea col petto e con la fronte ta dalle sue truppe ghibelline. In mezzo ad una com’avesse l’inferno a gran dispitto. guerra fratricida, per la supremazia cittadina, Farinata esprime una morale superiore. Il bene della città è preminente rispetto a quello delle Con questi versi siamo nel Canto X dell’In- fazioni. ferno, nel Sesto Cerchio, quello degli epicurei, Farinata degli Uberti è una figura monumen- dei materialisti, degli eretici e degli atei. È una tale, un personaggio analizzato da tanti critici e valle piena di tombe infuocate e, da una di que- al centro anche di varie teorie interpretative. Per- ste, si erge Farinata degli Uberti (1212-1264), ché Farinata da uomo storico diventa anche sim- ghibellino, comandante degli esuli fiorentini alla bolo del valore politico del bene pubblico. Battaglia di Montaperti. All’epoca molti ghi- bellini fiorentini si erano rifugiati come esuli a Quando si parla dei guelfi e ghibellini nel- Siena. la Divina Commedia non bisogna dimenticarsi che la Commedia non è un libro di storia. Il si- La Battaglia di Montaperti si svolse il 4 set- gnificato che per Dante assume il conflitto fra tembre 1260. Dante non era ancora nato. Gli guelfi e ghibellini può essere compreso solo se schieramenti furono i seguenti: da una parte Sie- lo si inquadra nella complessa architettura della na, le truppe imperiali di Manfredi di Svevia e i Commedia. In questo modo tale conflitto as- ghibellini fiorentini, dall’altra parte la Repubbli- surge ad un valore che va oltre il semplice dato ca di Firenze e cioè i guelfi. storico. La vittoria arrise ai ghibellini, che si lanciaro- Credo che il più grande contributo per capire no poi in enorme massacro dei vinti, durato fino il senso della storia nella Divina Commedia sia all’arrivo della notte. Si calcola che le perdite in stato dato da Erich Auerbach (1897-1957) con campo guelfo siano ammontate a 10.000 morti il suo concetto di «realismo figurale». Vediamo e 15.000 prigionieri. Per l’epoca si trattava di ci- di capire questa teoria. fre enormi, del tutto inusuali. Il grande filosofo tedesco G.W.H. Hegel Dante ricorda il massacro che seguì la batta- (1770-1831) ha scritto nelle sue Lezioni di este- glia in questi versi: tica che i personaggi di Dante costituiscono «esi- 39

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 stenze immutabili». Esistenze perché le anime Dio ha non solo schierato le anime secondo cate- sono ancora immerse nelle passioni della loro gorie e le ha poi ripartite nelle regioni dei tre regni vita terrena; immutabili perché la loro vita non ultraterreni, ma ha assegnato a ciascuno una par- è più modificabile e quindi sono rimasti come ticolare condizione eterna, non distruggendo l’in- bloccati nella loro personalità. Sulla base di que- dividualità di ciascuna, ma al contrario fissandola sto concetto hegeliano di “esistenze immutabili”, nell’eterno giudizio3. ha impostato la propria teoria Erich Auerbach. La figura evolve in compimento a seguito del giudizio divino. La figura di Paolo e Francesca è Per il fatto che la vita terrena si è fermata, sic- il loro amore terreno, ma, a seguito del giudizio ché nulla più di essa può avere sviluppo e muta- divino, si forma il loro compimento, che è l’esse- mento, mentre ancora continuano le passioni e gli re sbattuti dal vento infernale. La figura di Ulisse stimoli che la mossero, senza che si possano scaricare è quella dell’esploratore desideroso di conoscen- nell’azione, nasce per così dire un’enorme accumu- za solo razionale, ma, dopo il giudizio divino, lazione; diviene visibile la figura di ogni singola il suo compimento diventa l’essere rinchiuso in individualità, sublimata e fissata per l’eternità, in una lingua di fuoco. proporzioni smisurate, quale non sarebbe mai stato possibile incontrare, con simile purezza e rilievo, in L’aldilà è l’atto realizzato del piano divi- nessun momento della trascorsa vita terrena (…). no. Soltanto nell’aldilà le anime conquistano il compimento, la vera realtà della loro persona. Il Nel mezzo dell’Inferno, Farinata è più grande, compimento è il fine dell’esistenza e dunque è più gagliardo e più nobile che mai, poiché nella molto più importante della figura. vita terrena mai aveva avuto una simile occasione di mostrare la sua forza d’animo; i suoi pensieri e le Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, sue aspirazioni ancora s’aggirano immutati intorno nepote di Costanza imperadrice; a Firenze e ai Ghibellini, intorno ai meriti e agli ond’io ti priego che, quando tu riedi, errori della sua azione passata1. vadi a mia bella figlia, genitrice Le passioni continuano nell’aldilà ma non de l’onor di Cicilia e d’Aragona, possono più scaricarsi nell’azione. Nasce così e dichi ’l vero a lei, s’altro si dice. un’accumulazione di energia che rende i dannati quasi dei monumenti di se stessi. Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei, Dante non vede la storia solamente come evo- piangendo, a quei che volontier perdona. luzione terrena, come sistema di avvenimenti sulla Orribil furon li peccati miei; terra, bensì in continua correlazione con un piano ma la bontà infinita ha sì gran braccia, divino, che è la meta a cui continuamente volge che prende ciò che si rivolge a lei». l’accadere umano2. In questi versi colui che parla è Manfredi di Piano terreno e piano divino: la storia si svol- Svevia, l’imperatore che ha mandato le truppe a ge su entrambi i piani. Piano terreno e piano Montaperti. Siamo nel Purgatorio, il Canto Ter- divino si ritrovano, per Auerbach, anche nella zo degli scomunicati storia individuale di ogni singolo personaggio. Manfredi nel Purgatorio? È uno scandalo E come? perché tutti lo credevano all’Inferno. Infatti lo I suoi concetti base sono due: figura e com- stesso imperatore ammette le sue colpe: «Orribil pimento. La “figura” è la personalità nella vita furon li peccati miei». Venne scomunicato più terrena, il “compimento” la personalità nella vita volte, era un epicureo dedito ai piaceri del corpo. eterna. La “figura” di Farinata è la sua vita ter- I guelfi gli attribuivano addirittura l’uccisione rena di ghibellino, esule e comandante militare. del padre infermo e del fratello. Per questo tutti Il “compimento” di Farinata è la sua sepoltura lo pensavano all’Inferno. negli avelli degli eretici pur mantenendo il di- Subito l’imperatore parla della sua morte. sprezzo della sua morale superiore. Dante dà credito a tradizioni orali secondo le

1 Erich Auerbach, Mimesis, Giulio Einaudi, Torino 1956, 2 Auerbach, Mimesis, p. 200 40 p. 199-200 3 Auerbach, Mimesis, p. 200 3. , sala di Dante nel Palazzo Comunale: lo scontro tra due cavalieri, particolari degli affreschi di Azzo di Masetto, 1289.

quali Manfredi si era pentito in punto di morte stesso Carlo d’Angiò. Poi successe però qualco- («Poscia ch’io ebbi rotta la persona/di due pun- sa di terribile. Il Papa ordinò che le spoglie di te mortali, io mi rendei,/piangendo, a quei che Manfredi, come scomunicato, venissero dissep- volontier perdona») e per questo lo colloca nel pellite e portate di notte fuori dal regno e sepolte Purgatorio. di nuovo vicino ad un fiume, il Verde (l’antico Liri). L’attaccamento di Manfredi al proprio cor- Dopo la Battaglia di Montaperti del 1260, po rappresenta il legame profondo delle anime si verificò quindi la Battaglia di Benevento nel con la vita terrena. Dalle sue parole traspare un 1266. Dante era nato da appena un anno. Gli forte dolore per le sue povere membra abban- schieramenti videro fronteggiarsi da una parte donate alla pioggia ed al vento. C’è un legame gli Angioini francesi e varie truppe guelfe italiane viscerale dell’anima col mondo terreno e questo e dall’altra i ghibellini guidati da Manfredi. La legame è rappresentato dal proprio corpo. battaglia si svolse il 26 febbraio 1266 vicino ad un ponte. Vinsero i guelfi proprio perché Man- Riappare dunque la dialettica, valorizzata da fredi fece l’errore di passare per primo il ponte, Auerbach, fra la “figura”, la personalità nella vita scoprendosi alle frecce degli arcieri nemici. terrena, ed il “compimento”, la personalità nella vita eterna. La figura di Manfredi è quella del Manfredi morì in battaglia e le sue spoglie ghibellino epicureo che però si pente all’ultimo furono seppellite all’estremità del ponte dallo 41 4. San Gimignano, sala di Dante nel Palazzo Comunale: scena di caccia, particolari degli affreschi di Azzo di Masetto, 1289.

minuto. Il compimento di Manfredi è quello Leggiamo nell’Etica nicomachea: dell’uomo sorridente che espia la sua colpa nel Purgatorio, con la malinconia per il suo corpo Può essere definito felice solo ‘chi vivrà e morirà abbandonato. in modo corrispondente’, poiché la felicità è un fine, La figura è un fatto storico che diventa sim- e un fine sotto ogni aspetto assolutamente compiuto4. bolo. Questo è il cuore del realismo figurale. Le figure acquistano un significato religioso ma non In Aristotele dunque troviamo in nuce la dia- perdono il loro carattere storico e quindi di re- lettica fra figura e compimento. altà. Pensiamo alla figura di Cristo: è il figlio di Dio ma resta anche un uomo storico, reale. In Tommaso d’Aquino questo diviene ancora più evidente. Nella visione tomistica l’uomo è Le categorie di “figura” e “compimento” l’unico ente che fa parte sia del mondo fisico, nell’esegesi dantesca corrispondono altresì a con- sia del mondo spirituale. Leggiamo nella Summa cetti fondamentali della filosofia di Aristotele e teologica: di Tommaso d’Aquino.

Cos’è la realizzazione per Aristotele? Cos’è il La perfetta beatitudine è naturale soltanto per compimento? È la εὐδαιμονία, che significa fe- Dio, per il quale “essere” ed “essere beato” sono la licità, realizzazione. Questa si raggiunge solo in stessa cosa. Per tutte le creature umane invece essere una vita compiuta: βίος τέλειος. beate non rientra nella loro natura, ma è il loro ultimo fine5.

4 Aristotele, Etica nicomachea, Bompiani, Milano 2014, 5 Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, San Paolo Edi- 42 Libro I, p. 10. zioni, Roma 1999, Seconda parte, Prima sezione. La natura umana non è nella perfetta beatitu- Andiamo dunque avanti con la nostra storia. dine ma vi tende come suo compimento essen- Nel 1267 ci fu la discesa in Italia dell’imperato- zialmente nell’aldilà. re Corradino di Svevia per riconquistare il sud Italia all’impero. Il 23 agosto 1268 Corradino Tale impostazione corrisponde ai concetti di Svevia si scontrò con Carlo d’Angiò a Taglia- aristotelici di potenza e atto: cozzo in Abruzzo. Ancora una volta il successo - potenza è la vita umana che si dispiega nel arrise alle truppe angioine. Il 1268 fu dunque tempo: un uomo contempla, compie azioni giu- l’anno cruciale per la lotta fra guelfi e ghibellini. ste o azioni valorose, Tagliacozzo significò la sconfitta definitiva dei - atto è invece il suo compimento, che fa di ghibellini: in Italia non c’era più la presenza di un uomo un filosofo, un uomo giusto, un uomo un’autorità imperiale. valoroso, ecc. La Divina Commedia dunque porta a sistema Io fui uom d’arme, e poi fui cordigliero, l’intera filosofia aristotelico-tomistica, fornen- credendomi, sì cinto, fare ammenda; do, attraverso la poesia, una summa dell’intero e certo il creder mio venìa intero, pensiero antico e medievale. Il poema dell’aldilà espone compiutamente il rapporto fra il piano se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!, umano ed il piano divino, fra figura terrena e che mi rimise ne le prime colpe; compimento ultraterreno, ponendosi come e come e quare, voglio che m’intenda. summa del pensiero aristotelico-tomistico che aveva dominato la concezione del mondo nel Con questi versi siamo nel Canto XXVII periodo antico ed in quello medievale. dell’Inferno, Girone dei consiglieri fraudolenti, Dante è l’intellettuale che compie un’enorme che stanno all’interno di lingue di fuoco. Dante operazione culturale, quella di elaborare com- e Virgilio hanno appena lasciato Ulisse quando piutamente il sistema teologico-morale della incontrano un’altra lingua infuocata dalla quale filosofia aristotelica e della religione cristiana e esce una voce. È quella di Guido da Montefel- renderlo in forma di poema immortale. tro (1220-1298), grande ghibellino, padre di Bonconte da Montefeltro, ghibellino In questo quadro acquista significato la lotta aretino. fra guelfi e ghibellini.

5. San Gimignano, sala di Dante nel Palazzo Comunale, lo scontro tra due cavalieri, particolare degli affreschi di Azzo di Masetto, 1289. 43 Guido da Montefeltro era famoso per la sua Il diavolo lo vuole perché ha dato il consiglio furbizia («l’opere mie / non furon leonine ma di fraudolento a Papa Bonifacio VIII. C’è qualcosa volpe»). Nella vecchiaia però si fece frate france- che non torna: il Papa non lo aveva assolto? L’as- scano («cordigliero») per pentirsi dei suoi peccati soluzione del Papa non vale per motivi di logica. ed assicurarsi il Paradiso. Così ce lo spiega lo stesso diavolo: Il Papa dell’epoca, Bonifacio VIII, aveva però “ch’assolver non si può chi non si pente, un grosso problema. Non riusciva ad espugnare né pentere e volere insieme puossi la fortezza di Palestrina dove si era asserragliata per la contradizion che nol consente”. l’odiata famiglia rivale dei Colonna. Al Papa allo- ra venne l’idea di rivolgersi a Guido, condottiero astuto, per chiedergli un consiglio sul modo in Siamo in piena logica aristotelica: il principio cui espugnare la Fortezza. Guido da Montefeltro di non contraddizione. Non si può assolvere chi esitava a dare un consiglio militare al Papa poi- non si pente. La volontà è una e non può con- ché, essendo ormai frate, voleva pentirsi dei suoi temporaneamente, con lo stesso atto, peccare e peccati e garantirsi così la salvezza nell’Aldilà. pentirsi. Il diavolo a questo punto getta la ma- schera: Bonifacio VIII allora lo convince in questo modo: Oh me dolente! come mi riscossi quando mi prese dicendomi: “Forse E’ poi ridisse: “Tuo cuor non sospetti; tu non pensavi ch’io löico fossi!”. finor t’assolvo, e tu m’insegna fare sì come Penestrino in terra getti. Addirittura il diavolo qui diventa un logico aristotelico! Avvalendosi dei suoi poteri il Papa dichiara di assolvere fin da subito Guido dal peccato di dar- Allora Guido fa una brutta fine. gli il consiglio fraudolento. Guido allora cede: A Minòs mi portò; e quelli attorse e dissi: “Padre, da che tu mi lavi otto volte la coda al dosso duro; di quel peccato ov’io mo cader deggio, e poi che per gran rabbia la si morse, lunga promessa con l’attender corto ti farà trïunfar ne l’alto seggio”. disse: “Questi è d’i rei del foco furo”; per ch’io là dove vedi son perduto, e sì vestito, andando, mi rancuro”. Ecco il consiglio fraudolento: «lunga pro- messa con l’attender corto» e cioè “promettere e Guido, l’astuto condottiero ghibellino, viene non mantenere”. ingannato dal Papa, che è stato ancora più furbo di lui. Anche qui c’è il gioco figura-compimento. Come risulta dalle Cronache del Villani, Bo- Figura è la personalità di Guido nella vita ter- nifacio VIII ottenne la resa della Fortezza di Pa- rena, quella di un astuto condottiero che però lestrina in cambio della promessa di revoca della alla fine si fa beffare dal Papa. Compimento è la scomunica e di accordo pacifico. Poi fece radere sua personalità nella vita eterna, che si nutre di al suolo la Fortezza e perseguitò i Colonna6. rabbia e rancore. Cosa succede allora a Guido da Montefeltro? Il compimento dà ordine alle cose umane; Egli stesso ci racconta l’istante successivo alla sua inserisce le singole personalità nel disegno divi- morte. no, conferendo a ciascuno la propria dimensione Francesco venne poi, com’io fu’ morto, definitiva. Esprime la trasformazione da essere in per me; ma un d’i neri cherubini potenza ad essere in atto. La vita eterna cristalliz- li disse: “Non portar; non mi far torto. za l’esperienza terrena, dando a ciascuno il pro- prio ruolo definitivo. Venir se ne dee giù tra ’ miei meschini perché diede ’l consiglio frodolente, dal quale in qua stato li sono a’ crini

6 Giovanni Villani, Nuova Cronica, Guanda, Milano 44 2007, Libro IX, XXIII Poi disse un altro: “Deh, se quel disio La battaglia era decisa. si compia che ti tragge a l’alto monte, Caddero i comandanti ghibellini, fra i quali con buona pïetate aiuta il mio! Bonconte da Montefeltro. Il cadavere di Bon- conte però non fu ritrovato. Da qui la domanda Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; di Dante sulla sepoltura di Bonconte. Comin- Giovanna o altri non ha di me cura; cia allora la narrazione dello stesso Bonconte. Si per ch’io vo tra costor con bassa fronte”. tratta di un racconto immaginario, creato dalla fantasia di Dante. Siamo nel Canto V del Purgatorio, nell’An- Il condottiero ferito scappa dalla battaglia e tipurgatorio, dove stanno le anime di morti arriva al punto di confluenza fra i fiumi Archia- violentemente. Colui che parla è Bonconte da no e . In punto di morte pronuncia il nome Montefeltro, condottiero ghibellino di Arezzo, di Maria. figlio di Guido da Montefeltro Ecco cosa succede dopo la sua morte. Come lo incontra, subito Dante gli fa una domanda precisa: Io dirò vero, e tu ’l ridì tra ’ vivi: l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno E io a lui: “Qual forza o qual ventura gridava: “O tu del ciel, perché mi privi? ti travïò sì fuor di Campaldino, che non si seppe mai tua sepultura?” Tu te ne porti di costui l’etterno per una lagrimetta che ’l mi toglie Questo perché si narra che, dopo la battaglia, il corpo di Bonconte non fu ritrovato. «Lagrimetta» è dispregiativo. Il diavolo critica La Battaglia di Campaldino si svolse nel l’angelo perché, di fronte ad una vita da peccato- 1289. Dante partecipò alla battaglia, a 24 anni, re, ha dato peso ad una singola parola, «Maria», come cavaliere schierato in prima linea. pronunciata in punto di morte, portandosi con sé la sua anima («l’etterno»). L’11 giugno 1289 era una giornata afosa. Il giovane Dante se ne stava inquadrato nei ranghi Il destino di Bonconte è esattamente inverso delle milizie fiorentine, in prima linea, e guar- a quello del padre Guido. Lì era il diavolo ad dava preoccupato lo schieramento ghibellino di averla vinta, qui l’Angelo. Conta più la pronun- fronte a lui. Improvvisamente partì l’attacco di cia del nome di Maria dell’assoluzione che il trecento cavalieri aretini, diretti proprio verso il Papa aveva concesso al padre. Ancora una volta centro dello schieramento guelfo, dove stava il ha maggior valore la religione dell’anima di quel- poeta. In cima ai cavalieri che attaccano chi c’e- la delle gerarchie. ra? Bonconte da Montefeltro. Tu te ne porti di costui l’etterno In effetti l’impatto fra le due cavallerie fu per una lagrimetta che ’l mi toglie; violento, i feditori guelfi serrarono le fila e ri- ma io farò de l’altro altro governo!”. cevettero i cavalieri aretini in pieno. I fiorentini vennnero quasi tutti disarcionati ma continuaro- no il combattimento appiedati, con asce, spade Il diavolo si arrabbia e annunncia la sua ven- e mazze. Lo scontro divenne disordinato: si fran- detta sul corpo: «io farò de l’altro altro governo». tumò in zuffe e duelli. Non sappiamo bene cosa «L’altro» è il corpo rispetto all’anima («l’etter- successe a Dante in questo terribile momento. no»).Questo è un diavolo violento mentre quel- Comunque l’esito della battaglia era ancora in- lo incontrato dal padre Guido era un logico, un certo. intellettuale. Fu decisivo un atto di insubordinazione di Il diavolo, per vendicarsi sul corpo, scatena , che, al tempo podestà di , una tempesta. Anche se non confermato dalle stava in disparte con i suoi cavalieri poiché era cronache, si dice che dopo la battaglia, al ter- una forza di riserva. Senza aver ricevuto alcun or- mine di una giornata afosa, si scatenò un forte dine, caricò con i suoi cavalieri, in maggioranza temporale, che Bonconte ci descrive attraverso i pistoiesi, verso il fianco destro dei ghibellini con versi danteschi. grandissima efficacia perché separò i cavalieri dai fanti. 45 Il diavolo scatena dunque una grande tempe- Dante è un intellettuale del medioevo ma è sta che finisce per ingrossare i fiumi proprio con anche un uomo che vive in una realtà sociale che lo scopo di martirizzare il corpo di Bonconte. sta evolvendo verso l’Umanesimo ed il Rinasci- mento. Lo corpo mio gelato in su la foce trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse Senza dubbio (tutti i personaggi della Comme- ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce dia) sono profondamente inseriti nell’ordine divi- no e senza dubbio un grande poeta cristiano ha il ch’i’ fe’ di me quando ’l dolor mi vinse; diritto di conservare l’umanità terrena nell’aldilà, voltòmmi per le ripe e per lo fondo, la figura nel compimento e di completarla secondo poi di sua preda mi coperse e cinse”. le sue forze.Ma la grande arte di Dante si spinge tanto oltre che l’effetto si riversa nel terrestre e il La corrente prende di peso il corpo del de- personaggio nel suo compimento afferra troppo gli funto e lo getta nell’Arno, sciogliendo la croce ascoltatori; l’aldilà diventa teatro dell’uomo e delle che avevano formato le braccia in punto di mor- sue passioni 7. te. “Voltommi” ha come soggetto la piena del Si assiste quindi ad un rovesciamento. Og- fiume ed esprime tutta la violenza di cui è vittima getto della Commedia è l’Adilà ma il poema fi- il povero corpo di Bonconte. Ce lo immaginia- nisce invece di parlare eminentemente della vita mo mentre viene trascinato nel fondo del fiume, terrena, dell’uomo e delle sue passioni. Il compi- per poi ricomparire nella riva e poi di nuovo nel mento, la vita ultraterrana, resta in ombra rispet- fondo e così via incessantemente, rotolandolo to al grande spazio sempre dedicato alla figura, la all’infinito. Fino a quando il fiume lo seppellisce vita terrena, che costituisce il vero soggetto della dentro se stesso. La narrazione diventa dramma- poesia dantesca. tica. La presenza dell’anima nel Purgatorio non allevia per nulla il dolore che prova al ricordo di Proprio per averla espressa con tanta potenza quella violenza straziante. Anzi “voltommi” indi- e tale realtà, Dante aprì la strada all’autonomia ca l’immedesimazione di Bonconte col proprio dell’essenza terrena; egli creò nel mezzo dell’aldilà corpo quasi più che con la propria anima. un mondo di personaggi e di passioni terrene, che Torna la dialettica fra figura e compimento. esce dalla cornice e diventa indipendente. A questo punto dobbiamo però registrare, La figura supera il compimento o, meglio, il con Auerbach, una contraddizione. Al contrario compimento serve a dare ancora maggior rilievo di quanto abbiamo detto fino ad ora, dobbiamo alla figura. La terribile condizione dei dannati ser- riconoscere che nelle storie che abbiamo narrato ve soltanto quale mezzo per accrescere l’effetto di la figura terrena è stata preponderante sul com- questi sentimenti del tutto terreni 8. pimento ultraterreno. Dante si occupa molto delle vicende terrene e poco della condizione dei Ecco il rovesciamento, ecco la grandissima dannati nell’aldilà. Per ogni personaggio l’atten- operazione culturale di Dante: aver portato a zione è centrata sui suoi sentimenti terreni, sulle compimento il mondo antico e contestualmente sue passioni da vivo, e poco sull’esperienza ultra- aver fondato quello moderno. La novità culturale terrena. Perché questa preponderanza della vita e sta proprio in quella «autonomia dell’essenza ter- delle passioni terrene in un poema che ha come rena» che rivoluziona la concezione del mondo fine la rappresentazione del mondo ultraterreno? finora espressa dall’universo classico-cristiano. È successo qualcosa nel processo compo- La Commedia è uno spartiacque nella sto- sitivo. Abbiamo visto che Dante ha portato a ria culturale dell’occidente: certifica il passaggio compimento nella Commedia la concezione del dalla concezione aristotelico-tomistica, propria mondo aristotelico-tomistica. Nel far questo del mondo antico, che vede al centro Dio, alla però la sua sensibilità umana ha preso il soprav- moderna visione del mondo, umanistica e rina- vento sull’impostazione ideologica. scimentale, propria dell’età moderna, che vede al centro l’uomo.

46 7 Auerbach, Mimesis, p. 209-210 8 Auerbach, Mimesis, p. 208 6. San Gimignano, sala di Dante nel Palazzo Comunale, veduta generale (a destra ciclo degli affreschi di Azzo di Masetto dedicati a Carlo II d’Angiò 1289 a sinistra la Maestà di Lippo Memmi del 1317).

Questo è il giudizio finale di Erich Auerbach. La Divina commedia, oltre che una mirabile opera di poesia, rappresenta un punto di svolta In questa immediata e ammirata partecipazio- nella storia del pensiero occidentale. Al suo in- ne alla vita dell’uomo, l’indistruttibilità dell’uomo terno due concezioni del mondo si consegnano storico e individuale, stabilita dentro l’ordine divi- il testimone in un’ideale staffetta. no, si dirige contro quello stesso ordine divino, lo fa suo servo e l’eclissa. L’immagine dell’uomo si pone davanti all’immagine di Dio. L’opera di Dante ha realizzato l’essenza figurale-cristiana e nel realiz- zarla l’ha distrutta 9.

Si ringrazia il Comune di San Gimignano, ed in particolare Valerio Bartoloni e Vanessa Chesi, per aver concesso la riproduzione delle immagini della Sala di Dante.

9 Auerbach, Mimesis, p. 210 47 1. Ottorino Lorenzoni - Ritratto di Federigo Tozzi (collezione famiglia Tozzi).

48 Le opere di Federigo Tozzi come testimonianza storico-archeologica di luoghi ormai scomparsi di Laura Perrini

In molti lavori di Federigo Tozzi il paesaggio è opere di Tozzi sono, oggi, a mio avviso, ancora più un elemento fondamentale e accompagna costan- preziose rispetto al passato. temente le traversie che scandiscono le vite dei suoi personaggi. Siena: un centro storico rimasto quasi intatto e Troviamo molte descrizioni paesaggistiche sia una campagna fuori dalle mura della quale si sta nelle opere ambientate a Siena, sua città natale, sia perdendo il ricordo. in quelle che hanno come sfondo Roma, dove lo scrittore si trasferì a trentun’anni, con la moglie e il Il centro storico di Siena – con i suoi vicoli figlio, nella speranza di poter far strada al proprio e i suoi palazzi antichi – è ancora molto simile a talento. quello dove visse lo scrittore, sebbene siano molto Usando la penna come un pennello, Tozzi ri- cambiati gli abitanti e le attività che si svolgevano, trae molti angoli delle due città e, radunando le un tempo, lungo le strade dove, al posto dei calessi sue immagini, otteniamo un vero e proprio album e dei carri trainati dai buoi, transitano oggi mac- di fotografie, dove alcune sono nitide e ci permet- chine, autobus e motorini. tono di distinguere ogni particolare, mentre altre Nel romanzo “Il podere”, troviamo una bellis- sono molto sfocate, ma tutte ugualmente utili per sima descrizione del vicolo di San Paolo, uno degli ricostruire l’antico paesaggio e le attività che si ingressi alla Piazza del Campo dove, un tempo, svolgevano un tempo sia all’interno, sia fuori dalle c’erano delle botteghe simili a spelonche e gli arti- cinte murarie. giani erano costretti a lavorare all’esterno, davanti Lo scrittore aveva l’abitudine di compiere lun- alla porta del negozio, come il sellaio che “lavorava ghe passeggiate solitarie, portando sempre con sé su uno scalone, cavalcioni alla tavola a morsa e la lesi- un taccuino per annotare le proprie impressioni e na in bocca o in mano”, “perché in bottega mancava riutilizzarle, in seguito, durante la stesura dei suoi sempre la luce”1. scritti. Anche le immagini del Santa Maria della Scala Così, senza volerlo, con i suoi quaderni di ap- (fig.2) appartengono ad un mondo ormai scom- punti (pubblicati dal figlio Glauco nella raccolta parso, quando il Polo Museale ancora non esisteva “Cose e Persone”), ci ha lasciato dei veri e propri e la grande struttura ospitava all’interno file di letti diari di scavo, come quelli che vengono fatti nei con i malati, e, sui sedili in pietra della facciata, cantieri archeologici, per documentare luoghi e non si riposavano i turisti, ma si poteva incontrare reperti, prima di consegnare l’area alle società edi- “un medico vestito con la sua cappa bianca” che lizie che, con la costruzione di nuovi edifici, can- “chiacchierava con un’infermiera” e dalle finestre celleranno per sempre zone dove hanno vissuto i “si vedevano lumi a petrolio coperti da paralumi gruppi umani del passato. di carta”2. Poiché ci offrono importanti informazioni su Molto diversa anche la piazza di San Dome- territori che non esistono più o che sono stati com- nico, oggi luogo di arrivo dei pullman carichi di pletamente trasformati dalla viabilità moderna, le turisti, che, a quel tempo, aveva al centro un abe-

1 F. Tozzi, Il podere, Ecra, Roma 2015, p. 124. 2 F. Tozzi, Cose e Persone, a cura di G. Tozzi, Vallecchi, Firenze 1981, p. 204. 49

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 te, sul quale si arrampicavano “i monelli” e, su un di pomodoro quando le donne ripulivano le pentole lato, una cancellata in legno, dietro la quale “erano e i piatti 5. ammucchiati i fastelli di granturco e di saggina per Anche la zona subito fuori Porta Camollia è le mucche”3. oggi molto cambiata e, nel romanzo “Il podere”, Scendendo verso Fontebranda, Tozzi ci descri- l’autore ci ha lasciato ben quattro pagine con la de- ve i “carrettoni” diretti ai macelli, “tirati ciascuno scrizione della fiera del bestiame (fig.3) che si svol- da tre cavalli” e i conciatori, “con i piedi nudi den- geva “il primo lunedì del mese”, “fuor di Porta Ca- tro zoccoli di legno”, a lavoro, all’interno di lunghe mollia”, della quale riportiamo qui le prime righe: stanze, davanti a grandi vasche piene di pelli4. “Il prato a sterro, dinanzi alle prime case del Borgo, era pieno fino in fondo: i bovi e i vitelli pigliavano Preziose soprattutto le immagini del rione di tutto il mezzo; i cavalli e gli asini erano legati alla file Salicotto (fig.4) – completamente ricostruito negli

2. L’Ospedale di Santa Maria della Scala (collezione Massimo Righi).

anni trenta – del quale Tozzi, nel romanzo “Tre degli alberi, da una parte; i maiali grufolavano lungo croci”, ci consegna una dettagliata descrizione il muro del Tiro a Segno”6. delle case fatiscenti che si affacciavano un tempo Continuando lungo il percorso, che da Porta sulla Valle di Porta Giustizia, dove la vegetazio- Camollia conduce al Palazzo dei Diavoli, si arriva ne nascondeva mucchi di immondizia, lasciati a alla strada dei Cappuccini, lungo la quale si trova marcire, in attesa che si trasformassero in concime il Podere di Castagneto, indimenticabile scenario per orti e campi. “[…] andava a riposarsi in via del del tormentato amore di Pietro per la contadina Sole, sotto le case di Salicotto, e doveva stare attento Ghìsola, nel romanzo “Con gli occhi chiusi”. In che i cenci tesi alle finestre, legati alle forcelle di legno quest’opera troviamo una bella immagine della via e i fili di ferro, non gli sgocciolassero addosso. E, poi, che portava al convento: “Per la strada passavano, c’era caso che lo colpissero su la testa con qualche scar- di solito, a seconda delle ore, qualche cappuccino la pa vecchia, attraventata giù, o magari con le bucce mattina, i contadini e i loro carri sempre; tutti i gio-

3 F. Tozzi, Il primo amore, Le novelle, BUR, Milano 2003, p. 19. 5 F. Tozzi, Tre croci, Ecra, Roma 2015, p. 156. 4 F. Tozzi, Paolo e Adele, a cura di M. Marchi, Le Lettere, 6 F. Tozzi, Il podere, p. 142. 50 Firenze 2018, pp. 85-86. 3. La fiera del bestiame in Piazza d’Armi (collezione Massimo Righi).

vedì, verso mezzogiorno, i mendicanti che andavano a mangiare la zuppa del convento”7. Il Podere di Castagneto, con i suoi campi e con gli assalariati che li lavoravano, è presente anche in diverse novelle. Tra le zone descritte da Tozzi, quelle che hanno subito maggiori cambiamenti sono sicuramente la strada di Pescaia e la Valle della Tressa, attraversate, un tempo, da due corsi d’acqua, oggi in parte inca- nalati sotto l’asfalto e in parte nascosti dal percorso della tangenziale. Nel romanzo “Tre croci”, l’autore ritrae così la Pescaia: “Un torrente affossato, strosciando giù per le gorate, veniva dalla sua collina fino alla strada, tra un arruffio tremolante di pioppi storti e arrembati; impolloniti”8. Sia la strada di Pescaia, sia la strada Massetana Romana sono oggi trafficate arterie ai piedi della città, mentre, all’inizio del Novecento, erano fre- quentate soltanto dai contadini e dai pastori che abitavano nella campagna intorno: “I contadini seduti presso la porta della stalla calda, si tagliano gli zoccoli o fabbricano quelle scale rozze e ritorte che serviranno a cogliere le frutta”; “Un gregge scende la strada di Pescaia, continuamente incitato dal suo pa- 4. Via del Sole prima della ristrutturazione (collezione Massimo Righi).

7 F. Tozzi, Con gli occhi chiusi, Mondadori, Milano 2012, p. 7. 8 F. Tozzi, Tre croci, p. 46. 51 5. L’Auditorium all’Augusteo durante i lavori di demolizione.

store. Le pecore belano senza tregua. In su, verso la dipinti antichi e nelle cartoline di “Roma sparita”. città, salgono dieci carri tratti da bovi”9. Leggendo le opere di Tozzi veniamo a cono- Tra le numerose scene campestri, quella che scenza di edifici che non esistono più, come la sala troviamo ne “Il podere”, relativa alla Chiesa del concerti all’Augusteo (fig.5) che, vent’anni dopo, Colle di Malamerenda, lungo la via Cassia fuori verrà annoverata tra le strutture da demolire e Porta Romana, ci offre una vera e propria cartolina riacquisterà la sua funzione originaria di monu- di una domenica mattina in campagna: “I contadi- mento funerario, innalzato per custodire le spoglie ni pigliavano anche attraverso i campi, per i viottoli; dell’imperatore Augusto e dei suoi familiari. e alcuni dovevano guadare la Tressa. La Chiesa di Anche la cosiddetta “Spina di Borgo”, quell’in- Colle, in cima a un poggetto aguzzo, tra quattro ci- sieme di edifici antichi - che c’erano un tempo di pressi alti, con le fronde soltanto in punta, come pen- fronte a Piazza San Pietro, prima che venisse aperta nacchi rotondi, suonava”10. via della Conciliazione - è presente nelle descrizio- ni di Tozzi che ci mostra botteghe di robe vecchie e Roma sparita: come si presentava l’Urbe prima vicoli pieni d’immondizia. Anche davanti alla basi- che gli imponenti lavori urbanistici, realizzati tra lica, vicino al colonnato del Bernini, troviamo un i due conflitti mondiali, ne ridisegnassero il volto. carretto carico di “pezzi di ferro vecchio, sbrindelli di cuoio, scarpe rotte e scatole di maiolica”11. Al contrario di Siena che, all’interno delle sue Lo scrittore, osservando la città che lo circonda, mura, ha conservato quasi intatto l’aspetto antico, descrive spesso le case sventrate e, nella novella “Il la Roma dell’inizio del Novecento è stata comple- Crocifisso”, il protagonista, in un pomeriggio do- tamente alterata dai lavori di sbancamento messi menicale, si sofferma a guardare Una“ fila di case in atto negli anni tra i due conflitti mondiali, per quasi tagliate nel mezzo, perché avevano buttato giù eliminare le abitazioni fatiscenti e mettere in luce i due o tre strade. Si vedevano le stanze, luride; con i monumenti dell’Età imperiale. loro colori sbiaditi e ricolati giù per i muri di fuori”12. Così, grazie alle numerose novelle e al roman- Parlando della capitale, non potevano certo zo “Gli egoisti”, abbiamo la possibilità di rivivere mancare le descrizioni dei ruderi romani; a quel in angoli dell’Urbe che esistono, oggi, soltanto nei tempo, l’area dei Fori Imperiali sprigionava un

11 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 220. 9 F. Tozzi, Assunta, Le novelle, p. 4. 12 F. Tozzi, Il Crocifisso,Novelle romane, a cura di R. Ca- 10 52 F. Tozzi, Il podere, p. 207. stellana, Betti, Siena 2019, p. 163. senso di decadenza e di abbandono e non c’era soltanto il nome delle stazioni della metropolitana. traccia dei turisti che invadono, oggi, i siti arche- Fortunatamente, grazie alla realizzazione del ologici. Parco regionale dell’Appia Antica – all’interno Sempre nella novella “Il Crocifisso” Tozzi ci del quale è stato inserito Il Parco degli acquedotti dice che “dietro il muro di una chiesa, c’è un muc- (che comprende sia le strutture romane, sia quel- chio di cocci e di spazzatura”13, facendoci capire le di epoca papale) - una parte di quest’area verde che, a quei tempi, non c’era nessuna differenza tra è stata risparmiata dalla speculazione edilizia e ha i frammenti di ceramica antica e i mucchi di spaz- permesso di conservare mausolei, sepolcri e ruderi zatura: uguale immondizia da buttare via, solo di monumentali, disseminati lungo il percorso della epoca diversa. strada antica. Nei suoi taccuini troviamo numerosi appunti Anche a Roma, come a Siena, ritroviamo spes- relativi alla via Appia Nuova (fig.6) che, all’inizio so il fiume protagonista delle descrizioni della città. del Novecento, era percorsa soprattutto da cavalli Questa volta è il Tevere, lungo il quale incontria- e greggi, immortalati spesso dallo scrittore men- mo i pastori che accompagnano i greggi di pecore tre si fermavano a dissetarsi agli abbeveratoi. Il a bere, facendoli scendere lungo il greto fangoso, i paesaggio, sullo sfondo, era ornato soltanto dagli lampionai “con la giubba turchina, la scala in spalla archi degli acquedotti, una delle immagini della e il carrettino con gli attrezzi” e la “draga elettrica, campagna romana che stava più a cuore a Tozzi: che ripulisce il fondo del fiume tutto limaccioso”15. “gli acquedotti verdastri, quasi del colore dei campi; Ci sono anche i ponti, alcuni antichissimi - e, dietro, i monti turchinicci; acquedotti rossi. Ruderi come il ponte che collega l’Isola Tiberina ad una e tronconi aguzzi di archi”14. delle due sponde del Tevere (“sul Ponte di Fabri- Quegli stessi acquedotti che, oggi, lungo vari cio, vedo un carro funebre davanti allo spedale”16) e tratti, sono assediati dai casermoni popolari e dal- quelli appena costruiti, come il ponte del Risor- le aree artigianali della periferia romana, in zone gimento dove incontriamo i “ragazzi acetosari”17, dove i toponimi antichi, per i nuovi abitanti, sono ambulanti che vendevano per le strade di Roma

6. La Via Appia (archivio Laura Perrini).

13 F. Tozzi, Il Crocifisso,Novelle romane, p. 166. 16 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 254. 14 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 210. 17 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 412. 15 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 211. 53 l’acqua terapeutica della Fonte dell’Acqua Aceto- Tra gli appunti dei suoi taccuini è stata trovata sa (fig.7), un’antica sorgente ai piedi dell’attuale anche la descrizione di una strada che non esiste quartiere Parioli. più “via dell’Arco Oscuro”, un sentiero così chia- mato per la presenza di una galleria scavata nel Le zone di Roma che più stavano a cuore a banco di arenaria che ricalcava, in parte, il tracciato Tozzi erano quelle fuori dalla cinta muraria aure- dell’attuale via di Villa Giulia, passando tra i muri liana dove, all’inizio del Novecento, erano ancora di cinta che costeggiavano le vigne e le grandi ville presenti numerosi casolari e sentieri sterrati e dal- dove i nobili romani si ritiravano durante la bella le osterie arrivava il suono dei mandolini e degli stagione. organetti. Proprio allora iniziavano ad asfaltare le strade e a costruire le prime palazzine di quei quar- tieri che, presto, avrebbero cambiato l’aspetto della I paesaggi tozziani: la città avanzava ingloban- città, come il quartiere Prati, oggi sede di uffici, do la campagna o la campagna avrebbe voluto studi e abitazioni che, ai tempi di Tozzi, era chia- riprendersi i suoi spazi? mato ancora “Prati di Castello” (fig.8) ed era una vasta zona verde, che si estendeva lungo il Tevere, Nelle descrizioni paesaggistiche della campa- intorno a Castel Sant’Angelo. gna senese che ci ha lasciato Tozzi, a volte, si ha Fuori dalle mura, villini e caseggiati comincia- l’impressione di questa voglia riappropriarsi degli no, in questo periodo, ad alternarsi ad orti chiusi spazi verdi che un tempo le appartenevano. Nello da reti metalliche e a campi coltivati con l’aratro, stesso tempo, viene in luce il grande amore per la come leggiamo nella raccolta “Cose e Persone”, propria città, come nel famoso passo del roman- dove – fuori Porta San Giovanni - incontriamo zo “Con gli occhi chiusi”: “E, attorno alla città, gli “Quattro contadini con gambali di pecora” venuti olivi e i cipressi si fanno posto tra le case; come se, “ad accomodare la siepe che cinge una piantagione venuti dalla campagna, non volessero più tornare in- di cavoli”18. dietro”21. I palazzi in costruzione e quelli appena co- Nelle opere ambientate a Roma traspare, inve- struiti in mezzo alla campagna colpiscono spesso ce, un senso di desolazione davanti ai nuovi palazzi lo scrittore che li nomina in varie occasioni, come che stanno prendendo il sopravvento sugli orti e nella novella “La mia amicizia”: “Le case bianche sui campi coltivati. Lo scrittore appare rassegnato come il gesso, alte e rettangolari, lasciate lì senza com- di fronte ai lavori di edilizia intensiva che, in poco pagnia, avevano ombre verdognole sopra le finestre”19. tempo, muteranno completamente l’aspetto del- le aree fuori dalla cinta muraria aureliana. Il suo Le Porte urbane che troviamo nelle opere di sguardo viene catturato continuamente dagli edi- Tozzi segnavano, a quel tempo, il confine tra la cit- fici avvolti dalle impalcature e dai palazzi ancora tà e la campagna, mentre oggi sono incastonate in in costruzione “con enormi facciate bianche bucate mezzo ai palazzi e al traffico cittadino. dalle finestre”22. La Porta Salaria (Fig.9), invece, è stata comple- L’ “ opera tozziana” – scrive Carlo Fini – ci offre tamente demolita per migliorare la viabilità nella “una campionatura di immagini”, relativa a nu- zona dell’odierna piazza Fiume; c’è da dire, però, merosi luoghi, che “rappresenta un ambiente ora che – quando venne rasa al suolo - non era più immerso in una cupa ombra di tristezza, ora acca- l’antica Porta costruita dai Romani per far entrare rezzato dal fascino splendente delle sue architetture, il sale a Roma, ma risaliva al 1873 perché, tre anni quasi una apparizione vicina e irraggiungibile, luogo prima, era stata gravemente danneggiata dai colpi costante della sua mente e del suo cuore”23. di cannone, durante la famosa “breccia di Porta Pia”. Le pagine dei suoi libri delineano, infatti, il profilo di due città spettrali ma, nello stesso tem- Anche le immagini delle zone intorno a Villa po, piene di fascino e ogni immagine si presen- Borghese e a Valle Giulia ci mostrano dei luoghi ta come uno specchio fedele che riflette l’animo ancora completamente immersi nel verde, come complesso e tormentato dell’autore. nella novella “La specchiera”: “Ella udiva i grilli e le raganelle” e “vedeva le lucciole come se fossero per spegnersi nel plenilunio”20.

18 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 217. 19 F. Tozzi, La mia amicizia, Novelle Romane, p. 169. 22 F. Tozzi, Cose e Persone, p. 218. 20 F. Tozzi, La specchiera, Le novelle, p. 508 . 23 C. Fini, Prefazione, in L. Perrini, Per mano a Federigo 54 21 F. Tozzi, Con gli occhi chiusi, p. 123. Tozzi, Betti, Siena 2018, p. 5. 7. La fonte dell’Acqua Acetosa.

8. I Prati di Castello.

9. La Porta Salaria. 55 56 1. Ritratto di Vittoria Gazzei Barbetti. Vittoria Gazzei Barbetti Un’intellettuale senese amica di Federigo Tozzi di Simonetta Losi

La giovine violinista Enrichetta Gastinelli entrò. è conosciuta e un’istruzione superiore: un diploma Avrebbe voluto salutare sorridendo, in Lettere, in Storia della Musica e in Composizio- ma non le riuscì a motivo dell’emozione. ne (violino). Già la sua protettrice, Vittoria fa parte di una piccola cerchia di don- la vecchia professoressa Bice Setti ne intellettuali senesi del primo Novecento, assi- che l’accompagnava al piano ci aveva detto, due frequentatrici della Biblioteca degli Intronati. mentre l’aspettavamo nel piccolo salotto, Fra queste la bellissima Anita Renieri – moglie dello scultore Fulvio Corsini5 - Bruna Guarducci, che aveva dovuto a forza di moine farla alzare dal letto Luigia Cellesi, Lina Tamburini: un cenacolo cul- turale che arriva idealmente a Dina Cucini, con dove si era buttata tutta stesa relazioni e contatti interessanti che travalicano la e vestita a piangere perché s’era stroncato, città e che merita di essere studiato e approfondito. provando una sonata, l’archetto del violino1. Vittoria Gazzei Barbetti vive nella sua casa di via dei Rossi un’esistenza dignitosa, “lavorando in- Introduzione tensamente in francescana povertà”, fatta di pochi Si ispira alla violinista senese Vittoria Gazzei svaghi e pochi spostamenti6. È amica di Federigo Barbetti il grande Federigo Tozzi, quando, fra il Tozzi e anche della moglie Emma: è una delle po- 1914 e il 19202, scrive la novella “Dopo il con- che donne delle quali Emma Palagi non è gelosa, certo”3. dati la sua religiosità7, il suo disinteresse per gli uo- mini e un sospetto, non sappiamo quanto fonda- Vittoria Gazzei nasce a Siena il 25 ottobre to, di omosessualità. 1892. Intelligente e capace nello studio, dimostra un talento precoce per la musica. Per motivi che Vittoria Gazzei Barbetti si spegne improvvisa- non conosciamo, forse legati alle condizioni eco- mente il 30 marzo 1934, un Giovedì Santo, dopo nomiche familiari che non permettevano di farle due mesi di malattia, lasciando costernati tutti gli continuare gli studi, i suoi genitori - Gaetano ed amici, fiduciosi in una sua guarigione. La musici- Emma Mazzi - si convincono a darla in adozione a sta scrittrice8 era molto conosciuta in Città e sono Maria Barbetti, insegnante di pianoforte4. Con lei moltissimi i biglietti, le lettere, i telegrammi di Vittoria acquisisce il doppio cognome con il quale condoglianze. Dai documenti9 vediamo che fra i

1 F. Tozzi, Dopo il concerto, in “Le Novelle”, a cura di G. isolata dal mondo, per acquistare maggiori esperienze, più ampie Tozzi, BUR, Milano 2003. cognizioni, per allargare la visione esteriore della vita”. In L. Mar- 2 Puntuali informazioni sulle vicende redazionali, la da- ri Martini (?), Vittoria Gazzei Barbetti, nel primo anniversario tazione e le vicissitudini editoriali della novella si trovano in della sua morte. Dattiloscritto anonimo. Biblioteca Comunale F. Tozzi, Novelle postume, a cura di M. Tortora, Pacini, Siena degli intronati, Fondo Gazzei-Barbetti, P. VII. 23, p. 5. 2009. Introduzione p. CLXVI- CLXVII; p. 439-444. 7 Indicata scherzosamente anche come Suor Melodia e 3 F. Tozzi, Dopo il concerto. Suor Vittorina da Siena. In La Biblioteca delle Signorine Sala- 4 È lei la Bice Setti descritta nella novella di F. Tozzi Dopo ni, autori e illustrazioni. il concerto. 8 Le opere salienti citate nella presente ricerca non co- 5 Sulla figura di Anita Renieri, della quale Tozzi si era inva- stituiscono la bibliografia completa dell’Autrice. Per questa si ghito, v. R. Barzanti, Federigo Tozzi e Anita Renieri: la passione, rimanda a www.siusa.archivi.it. i libri, in “Accademia dei Rozzi”, 2014, anno XVII, n. 33, pp. 9 La Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena ha ri- 44 - 48. cevuto, nel 1941, un lascito testamentario da parte di Maria 6 “Avrebbe avuto bisogno di viaggiare molto, di lasciare un Barbetti, madre adottiva di Vittoria: una donazione di circa poco la sua casa pura e sana ma un po’ ristretta e solitaria, un po’ cinquecento pezzi fra opere a stampa, opuscoli e manoscritti. 57

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 messaggi rivolti in primo luogo alla madre adottiva La fama di Vittoria e il dolore per la sua scom- Maria Barbetti distrutta dal dolore e al padre - che parsa travalicano le mura cittadine: messaggi qualcuno ricorda, ma che appare come una figura giungono da Agrigento, Bologna, Brescia, Napo- piuttosto defilata - ci sono firme di senesi illustri10. li, Roma, Venezia, Verona. Scrivono le direttrici, le collaboratrici e le case editrici, scrivono perso- ne dalle quali era benvoluta e apprezzata; scrive il suo medico chirurgo, Giuseppe Pacciani11. Scrive anche il violoncellista senese Arrigo Provvedi12 – autore, tra l’altro, di una biografia di Rinaldo Franci13 – inviando, l’11 maggio 1934, una lettera accorata a Maria Barbetti, nella quale riconosce e loda le doti di Vittoria14. La madre sopravvivrà cin- que anni alla morte della figlia amatissima: imma- giniamo cinque anni di rimpianto, di solitudine e di grande sofferenza. Una sofferenza che si unisce a quella dell’amica di sempre, Francesca (Fanny) Dini15. Pochi mesi dopo la scomparsa di Vittoria, la studiosa Lilia Marri Martini scriverà un ricordo dolente e affettuoso, dandoci notizie preziose sulla personalità e l’opera della defunta16.

Una promessa mancata Allieva di Rinaldo Franci, musicista promet- tente, interprete sensibile, Vittoria Gazzei Barbetti si esibisce nei salotti senesi, che la accolgono con grande favore e con calda simpatia. Vittoria suo- na, compone musica e testi musicali, fra i quali operette, marce, canzoni17. Ricordiamo, fra le altre 18 2. Copertina, 1934. composizioni, gli Stornelli sentimentali di delicata

Cinque faldoni raccolgono ciò che resta della vita di Vitto- lodare quelli che non sono più non bisogna dimenticare i vivi. ria Gazzei Barbetti e della sua morte. Il materiale del Fondo E io penso spesso alla sua mamma che ha saputo infondere Gazzei-Barbetti è ordinato e suddiviso in faldoni numerati da in lei tanta passione per ciò che è bene e generoso: è proprio P.VII.22 a P.VII.26. la sua mamma che l’ha educata, questa figliola, com’è dato a 10 Fra le altre, quelle di Bettino Marchetti, Alessandro poche mamme elette, cara e buona signora Maria, tante cose Bichi Ruspoli Forteguerri, del conte Guido Chigi Saracini e mi ha fatto tornare in memoria la immatura dipartita della sua di nobildonne dell’aristocrazia senese come Annita Avanzati, figliolina, e tante cose mi ha fatto pensare, per la mia abitudine Lina Delle Piane, Maria Cinughi De’ , Giacinta Grotta- ragionevole e riflessiva! Inutilmente. Intanto Dio ha veduto e nelli De’ Santi, Lucrezia Ottieri Della Ciaia Lucioli. vede. In tutto quanto egli vuole che io possa, disponga di me, 11 Lettera manoscritta del 3 aprile 1934. Biblioteca Co- che sarò ben lieto di essere utile in qualche cosa. Con affetto munale degli Intronati, Fondo Gazzei-Barbetti, P.VII. 25. devoto. Arrigo Provvedi”. Manoscritto. Biblioteca Comunale 12 Arrigo Provvedi nasce a Siena nel 1883. Allievo dei degli Intronati di Siena, Fondo Gazzei Barbetti, P. VII. 26. Maestri Giuseppe Mancini e Francesco Serato, insegna all’I- 15 In una cronaca della malattia e della morte di Vitto- stituto Musicale Morlacchi di Perugia e intraprende la carriera ria, probabilmente redatta dalla madre, inconsolabile, si legge: concertistica. Fonda, a Siena, il famoso Trio Senese, con Emma “Fanny Dini, la buona e fedele amica della cara scomparsa, Dominici al pianoforte e Fanfulla Lari al violino. Successiva- corse al letto di dolore e confortò anch’essa con il suo gran- mente costituisce un quartetto di soli violoncelli. Il Provvedi de affetto, gli ultimi istanti della diletta scomparsa. La morte – chiamato dagli ammiratori il Paganini del violoncello - ottie- compose a serenità il bel volto pieno di calma celeste, il sorriso ne notevole successo, anche internazionale. Ha lasciato, oltre a impercettibile le rimase a rasserenare l’immenso dolore di chi molti componimenti musicali, vari libri di musicologia e studi la amerà e piangerà per tutta la vita”. Manoscritto anonimo, vari. In tempi recenti è anche stata pubblicata, postuma, una databile 1934. Biblioteca Comunale degli Intronati, Fondo sua composizione letteraria, La sposa ritrovata, opera giudicata Gazzei-Barbetti, fascicolo P. VII. 23. 16 molto favorevolmente. In M. Falorni, Senesi da ricordare, Pe- L. Marri Martini, Scrittori senesi, Vittoria Gazzei Bar- riccioli, Siena 1982. betti, in “La Diana” IX, 1934, pp. 268 - 274. 17 13 A. Provvedi, Il violinista senese Rinaldo Franci di Arrigo Interessante l’Inno della Vittoria (marcia), datato 4 di- Provvedi con disegni di Ferruccio Pasqui, Tip. Ed. San Bernardi- cembre 1918, forse eseguito in occasione di qualche manifesta- no, Siena 1910. zione cittadina ufficiale. Biblioteca Comunale degli Intronati 14 di Siena, Musica manoscritta, CLVIII, 1788. “Cara e buona signorina, ho letto con commozione le 18 ultime pagine del romanzo della sua povera figliolina: ma il V. Gazzei Barbetti, Stornelli sentimentali. Testo e musi- 58 quadro, la descrizione, ogni tratto è di artista vera e grande. Nel ca, 1918 ca. (manoscritto di archivio privato). levità, oggetto di una recente riscoperta da parte di voce tutta cuore, e suona come se parlasse, senza pose, chi scrive19. Ne riportiamo il testo, che parla d’a- senza pompa, senza ostentate linee di superiorità. Ha more e di emozioni dolcissime: la cavata forte e sicura che ricorda Rinaldo Franci e più fa sue le melodie, i canti appassionati, le nenie che san di palpiti e di culle, che gli acrobatismi virtuosi i Viene tra mille sussurri la voce lontana quali meno la interessano e che forse le sue mani non che parla di fior sopportano a lungo. Le sue mani, quelle povere mani Voce che sorge tra i pioppi laggiù, travagliate che la costringeranno poi ad abbandonare voce che parla d’amore il violino per la penna. Ma che importa se tace la voce E dice fior di prato, dice fior d’ogni fiore del violino, quando il canto sgorga irrompente, sorgi- 20 Con la medaglia si aspetta al soldato vo, incontenibile dallo spirito anelante? . una carezza, un cuore… Vittoria Gazzei Barbetti e gli scritti senesi Sogno una bianca perduta nei boschi, Vittoria, sostenuta da una grande fede religio- protetta dal mar sa, non si perde d’animo e non potendo più dedi- Una campana d’argento lontan, carsi alla musica, se non per sporadiche esecuzioni che all’alba ci saluti private che poi si interromperanno del tutto, segue Fiore di primavera, piccolo bianco fiore l’altra vocazione, quella di scrittrice che - come ve- E ci sorprende squillando la sera serrati dremo - più volte la riporterà su temi ed atmosfere cuore a cuore… legate alla musica. Collabora con entusiasmo con tutti i giornali Quando tu fosti lontana sentivo e le riviste senesi del proprio tempo, affrontando i che tutto mancava quaggiù temi più vari e affilando la penna, di volta in volta sentimentale e seria, scherzosa e pungente. Oh! Non lasciarmi sì a lungo mai più: è nel tuo amore la vita O fiorellin di riso, o fiore di malìa Per le tue labbra che sanno il sorriso darei la vita mia…

Oh! Com’è dolce il tuo nome, più dolce dei fiori men belli di te Io tremo sempre (e sai dirmi perché?) quando ti chiama il mio cuore. O fiore di mimosa, o fiore di verbene Quando diranno le labbra di rosa: “Ti voglio tanto bene!”.

Purtroppo la giovane musicista vede infran- gersi dolorosamente i propri sogni: una malattia alle mani le rende impossibile suonare. Seguiamo la sua vicenda nelle parole partecipi di Lilia Marri Martini: Impossibile seguire la scrittrice nella sua molteplice attività in quegli anni che vanno dal 1919 al 1924. Il suo violino rende la sua anima scintillante e la sua 3. Illustrazione, ne Il giglio nel roveto, 1931.

19 La disponibilità di Duccio Gazzei - parente di Vittoria lingua ‘senese’ di Federigo Tozzi. Duccio Gazzei ha dedicato per Gazzei Barbetti - nel mettere a disposizione testo e spartito, ha primo un articolo a Vittoria Gazzei Barbetti: D. Gazzei, La reso possibile l’arrangiamento e l’esecuzione del brano da parte riscoperta di Vittoria Barbetti Gazzei, in “Il Carroccio di Siena”, di Franco Baldi, all’interno di una serie di video documenta- Anno XXIV, n. 138, (novembre/dicembre 2008), pp. 19-21. ri ideata, scritta e condotta da Simonetta Losi, dal titolo: La 20 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 59 Non c’è giornale cittadino che non abbia articoli e di represso dolore. Di tratto in tratto appaiono sui suoi con strani pseudonimi; (…) Si fa piccina e pet- migliori giornali profili di artisti nostrani e la interes- tegola per il foglio volante umoristico che le accetta sa, come per parentela, l’opera di Federigo Tozzi, ed è la poesiola scherzosa sulle belle senesi, sulle normaliste amica dello scultore Gallori. Più dei ‘Racconti senesi’ civettuole; si fa fiammante di sarcasmo nelle lamente- che ci dicono fantasiose leggende di tradizione colta e le anonime, serena di umorismo nei sonetti vernacoli che portano anche alla ribalta dipintori, musicisti e per Siena a firma “Il pòro Beppe”. I migliori quo- Madonne della Civitas Virginis, ritroviamo il costu- tidiani le pubblicano critiche e impressioni musicali me senese nelle novelle che pubblica via via, come il firmati Vittorio De Vitte, oppure Vty, o più facilmen- ‘S. Antonio nel Pozzo’ 25, di autentica ed originale vita te – come in “Fiamma viva” di Milano – Vittorina contradaiola”26. da Siena. Ma il suo vero pseudonimo per la poesia di Molto legata a Siena, dunque27, la già nota e quegli anni giovanili è Vezio Zari-Gatti e non sono apprezzata Vittoria dedica alla sua città un volu- davvero vuote e prive di significato quelle composi- me: Racconti senesi 28. Vi troviamo una lingua che, zioni sottili e malinconiche che oscillano fra il Pascoli per ricercare vitalità ed espressività, utilizza termini e il Gozzano e che talvolta s’impongono alla nostra del vernacolo come il tozziano29 ‘arrembato’30, ol- attenzione e alla nostra memoria come la novelletta ‘La campana caduta’..21. Queste le parole di Lilia Marri Martini, che a dimostrazione di ciò che afferma riporta i versi della citata novelletta: “L’ultima nota tintinnò per poco; / mentre l’onda sonora / vibrò, per un momento, / nella coppa canora, / esalando un tormento / che il vento ripercosse fioco fioco”..22. Impossibile, per qualunque scrittore senese e più in generale per chiunque scriva di Siena, non imbattersi nella gigantesca figura di Caterina Be- nincasa. Così è stato per Federigo Tozzi, che nel 1918 pubblica Le cose più belle di Santa Caterina da Siena23 e così è stato, molto probabilmente con spirito di emulazione per l’amico scrittore tanto ammirato, anche per Vittoria Gazzei Barbetti, con l’edizione di Medaglioni cateriniani 24 che, come ve- dremo più avanti, contribuiscono a lanciarla nel panorama letterario nazionale. La Città è sempre fonte di ispirazione e di spunti intellettuali interessanti: “È sempre Siena, il suo territorio e i suoi popolani, i suoi Santi, le sue Contrade che parlano un linguag- gio vero e caldo nei suoi scritti spesso soffusi di tristezza 4. Copertina, 1924.

21 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 26 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 22 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 27 “E come ogni senese, amava così appassionatamente la sua 23 F. Tozzi, Le cose più belle di Santa Caterina da Siena, città, da trovare intimo orgoglio per ogni sua gloria, scoramento Carabba, Lanciano 1918. per ogni suo dolore, infinita tenerezza per ogni sua canzone”. In 24 V. Gazzei Barbetti, Medaglioni cateriniani (leggende po- V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi, Società Editrice Internazio- polari sulla vita di S. Caterina), Società Editrice Internazionale, nale, Torino 1924, p. 108. Torino 1924. 28 V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi. 25 Si rifà all’aneddoto dell’immagine di Sant’Antonio 29 Arrembato significa sopraffatto. Si dice di persona o gettata nel pozzo nel 1896 da un contradaiolo, a causa della animale che si trascina a stento, con il corpo spostato in avanti delusione per un Palio perso. A questo atto seguì un perio- e squilibrato. Per l’uso che ne fa Tozzi, vedi S. Losi, La lingua do incredibilmente sfortunato, finché nel 1910 un gruppo di ‘senese’ di Federigo Tozzi, Betti, Siena 2018. donne di San Marco chiese e ottenne il prosciugamento del 30 “Però il trotterello era sempre lo stesso, e ora che la stra- pozzo, il recupero e il restauro dell’immagine di Sant’Antonio. da si stendeva piana come un nastro, pareva che la notte pure Nel 1911 la Chiocciola riportò una strepitosa vittoria, ma il trotterellasse dietro il barroccino, in un cavalluccio arrembato, gesto sacrilego le valse il soprannome di ‘Affogasanti’, che è perché non arrivava mai ad oltrepassarlo, per andare a spengere 60 tutt’oggi il titolo del giornale della Contrada di San Marco. quello sfacciato di fiocchettino rosa, che seguitava ad impen- tre a molti altri termini e modi di dire colloquiali Per la descrizione della campagna utilizza un che fanno parte del vernacolo senese, come ‘lem- lessico specifico: ‘motoso’51, ‘greppo’52, ‘borriciatto- me lemme’31 che richiama la lentezza, ‘un piatto lo’53; parla della fiera del bestiame che si teneva in di buon viso’32, che indica una cordiale ospitalità, Piazza d’Armi54 e dei santuari che si usano mettere oppure ‘quell’uomo’ e ‘o quell’òmo!’ per riferirsi a a guardia dei campi55. Descrive, senza nominarli, un interlocutore sconosciuto33. Emergono anche due treccoloni56, chiamando il personaggio ‘mer- tentativi di scrittura vernacolare con l’espressione ciaiolo’57. tratta dal parlato ‘caro ‘l mi’ omo’34 e il riferimento Siena, ne Il cavallino maremmano – novella di a giochi ormai dimenticati, come il ‘nocciolino’35. costumi senesi 58 è descritta con toni aulici: “Siena, la Alcune parole ed espressioni - come ‘avvezza- città del suo sogno, la città tutta un ricamo di cam- ti’36, ‘dirozzarla’37, ‘capoccia’38, ‘caldura’39, ‘verzura’40, pane dall’armonia ampia”, dove si trova anche una ‘merendato’41, ‘conosce i suoi polli’42, ‘gli acini tur- storia fantasiosa di Palio. Qui termini come ‘bren- gidi buttavano bene’43 - fanno parte della lingua na’, ‘mossa’, ‘mortaretto’, ‘colonnino’59, indicano della campagna; altre ancora richiamano quei una familiarità con la Festa reale. In un ambiente saperi particolari che appartengono alla cultura decisamente medievaleggiante, che segue in quegli contadina nella previsione del tempo – ‘quando anni la riscoperta del medioevo, trova il proprio l’Amiata mette il cappello, ci vuole l’ombrello’44 – posto anche la Pia dei Tolomei60. oppure che rimandano ad uno stretto e antico rap- All’interno degli scritti di ambiente senese che si porto con gli animali e alla tradizione venatoria: riferiscono alla carriera musicale di Vittoria Gazzei ‘prenderlo alla lacciaia’45, ‘il cavallino incensava’46, Barbetti si distingue la novella Il liutaio folle, che de- ‘fucile a pallini’47. nota una profonda conoscenza del violino e dove, Vittoria Gazzei Barbetti utilizza toponimi di verosimilmente in omaggio al maestro Franci, il Siena48 e dei suoi dintorni49, ma anche luoghi speci- protagonista si chiama Rinaldo61. La novella Un fici dei quali si è in gran parte perduta la memoria50. concerto (dal vero) racconta invece delle vicissitudini

48 Salita dei Servi, Piazzale San Girolamo, Duomo, via nacchiare le cime già brune dei castagni di Monte Maggio”. In della Galluzza, San Domenico. In Gazzei Barbetti, Racconti Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 16. senesi. 31 “E se ne tornava lemme lemme, al passo ritmato della 49 Come Monteroni d’Arbia, Santa Colomba, il Mon- sua vecchia Storna”. In Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 15. te Maggio, Collealto, Castelnuovo, Monte Oliveto, il Pian 32 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 82. dell’Orcia, il Chianti, Belcaro, Monte Aperto. In Gazzei Bar- 33 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 83; p. 87. betti, Racconti senesi. 34 “Si vede che voi non siete pratico di queste parti, caro ‘l mi’ 50 I vigneti di pian della Giuncaia p. 16, la proprietà detta omo”; “E dove volete ripararvi, con queste crete, caro ‘l mi’ omo?” del pino p. 15, il ponte del Mulino e la salita del Vannoni. In In Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 83 e p. 86-87. Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 17. 35 Il gioco, in questo caso specifico fatto con noccioli di 51 “Dopo sembrò che il cielo, squarciato di colpo dagli pesca, deriva dall’equivalente ‘nocino’, che consiste nel tira- enormi tagli delle lame infocate, rovesciasse il suo pianto, e il re con una noce ad altre noci o a un gruppo di quattro noci suo strazio tutto insieme, e l’acqua, mista a grandine, si abbatté (detto cappa), cercando di colpirne quante più è possibile. In violenta nei poggi brulli di terra screpolata, sulla scarsa vegeta- Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 2. zione, arsa e intristita, su le due creature spaventate, sgomente, 36 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 19. sole ed impotenti dinanzi alla infinita strada senza riparo, dal 37 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 66. terreno motoso, sdrucciolante, diventato d’improvviso, per il 38 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 67. rovescio violento, un rigagnolo di fanghiglia color di sangue 39 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 81. aggrumato”. In V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 88. 40 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 82. 52 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 89. 41 “Il vecchio se lo vide venire accanto fresco e colorito 53 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 96. come al mattino, e gli sorrise, e gli porse un bicchiere di vinello 54 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 66. frizzante – quel leggiero vinello frizzante delle colline senesi – 55 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 89. ché lui e il sagrestano avevano merendato aspettando di dargli 56 “Si vedeva subito che i due erano di quei venditori am- la sua parte”. In Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 85. bulanti che si aggirano per la campagna senese vendendo di 42 “Malgrado che il signor Olinto, da quel pratico buon tutto un po’. Un sacco in spalla, una bisaccia, un bastone: e papà che conosce i suoi polli e le sue stie, ammonisse che forse quando quel sacco spalanca la sua bocca, e la pratica mano fru- il nostro programma non sarebbe stato compreso, e ci andasse ga nella profondità del suo mistero, le cose che ne sortono sono cantando in tutti i toni che si sarebbe ottenuto di più dando i tante, e così svariate, che pare impossibile vi debbano rientrar nostri risparmi, volemmo andare in fondo ad ogni costo…”. tutte”. In Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 81. In V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 50. 57 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 82. 43 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 78. 58 Gazzei Barbetti, Racconti senesi. 44 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 83. 59 Riguardo al Palio si trovano anche ‘rinculare’ e ‘bren- 45 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 19. na’. In Gazzei Barbetti, Racconti senesi, pp. 101 - 104. 46 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 97. 60 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 100. 47 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 24. 61 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 12. 61 dell’organizzazione di un concerto in un posto di la, istituzioni che insieme erano chiamate a forma- campagna, dove “Teresita, la non più giovane signo- re ottime spose e ottime madri italiane: miti, mo- rina, quella che ‘lidaborelleggiava’’ 62 magnificamente, derate, dedite alla famiglia, colte, buone cittadine. si offriva per un numero di quadri plastici”63. Scrive Lilia Marri Martini che “per consolarsi del Fra i manoscritti conservati nella Biblioteca suo violino quasi abbandonato, scrive continuamente Comunale64 ce n’è uno, quasi sicuramente inedito, di musica e di musicisti; la interessano gli amori de- con quasi tutte le pagine barrate, che si intitola La gli eccelsi ch’essa vede da un punto di vista tutto per- matta di via del Giglio. Non sappiamo se si sia trat- sonale, ch’essa presenta sotto aspetti nuovi e Wagner, tato di coincidenza o emulazione; tuttavia una pri- Paganini, Beethoven le sono famigliari perché sentiti ma lettura suggerisce un’associazione con i temi e e conosciuti attraverso le vibrazioni dell’archetto”72. i personaggi descritti da Federigo Tozzi65, del quale Vittoria Gazzei Barbetti collabora ormai all’I- Vittoria Gazzei Barbetti era fervente ammiratrice. talia, all’Avvenire d’Italia, a Matelda, all’Alba, all’Il- lustrazione Toscana, a Il Solco. Abbiamo rinvenuto, Le riviste e le opere di respiro nazionale in quest’ultima rivista, nella sezione ‘Lettere, storia e arte’, un suo interessante articolo di critica mu- È nell’ambiente cattolico di Milano che, in sicale, scritto con rigore e con piglio sicuro73: qui seguito alla pubblicazione dei Medaglioni Cate- troviamo la sintesi della violinista, della scrittrice e riniani66, Vittoria Gazzei Barbetti ottiene il rico- dell’intellettuale, capace di fare analisi approfondi- noscimento del proprio talento letterario, con la te e riflessioni articolate. A titolo esplicativo ripor- collaborazione alle riviste Fiamma Viva, Vita e Pen- tiamo un brano che parla dell’opera di Veretti Il fa- siero67, Pro Familia. Nei suoi scritti68 troviamo pen- vorito del Re, dopo il debutto dell’opera alla Scala: sieri edificanti, ammaestramenti morali, moniti (…) Il lavoro è di sapore modernissimo; ecco, soprattutto per i bambini e i ragazzi, proponimen- dunque, un’audacia del tutto nuova nel campo del ti, motti, preghiere69, insieme a tutta una serie di melodramma e, come tale, pericolosa sempre. La tematiche che negli ultimi anni di vita, più maturi, musica, con il Veretti, ha un compito complesso: non cominciano ad andarle strette70. quello del commento, dello sfondo, della coloritura, Si contano molte collaborazioni a testate di dirò così, degli stati d’animo o anche della rivelazione diffusione nazionale, comeCordelia 71 - una rivi- di uno stato d’animo stesso nel senso, del resto tutto sta culturale alla quale ha collaborato, tra gli altri, ottocentesco, che abbiamo saputo fino ad ora, bensì anche Carlo Collodi - rivolta alle bambine e alle quello della rivelazione di una psicologia studiata nel ragazze borghesi che avevano la possibilità di stu- profondo e alla superficie, descrivendo un pensiero, diare o che avevano terminato i loro studi. I temi un atteggiamento, una ragione di pensare e di agire centrali ruotavano intorno alla famiglia e alla scuo- secondo il senso morale, la vita sociale, la capacità di

62 V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 49. Questo curio- lievità trasparente la cui materialità è data soltanto dai colori so verbo deriva dal nome della bellissima attrice Lyda Borelli, e dal profumo dei fiori. Una vita poetica della Santa narrata diva del teatro, del cinema muto del primo Novecento, poi nell’estasi”. In L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. moglie, nel 1918, del conte Vittorio Cini. L’imitazione di Lyda 67 La rivista di Padre Agostino (Edoardo) Gemelli. si trasforma in un vero e proprio fenomeno di costume che si 68 Di Vittoria Gazzei Barbetti esistono vari inediti in Bi- riflette anche nella lingua: nascono ad esempio i termini ‘bo- blioteca Comunale degli Intronati, Fondo Gazzei-Barbetti, P. relline’, per indicare le fanciulle che ondeggiano nelle strade, VII. 22-26. Fra questi, in un quaderno si trova una cronaca e ‘borelleggiare’, per riferirsi alle donne che prendono a modello dal titolo Movimenti sismici del cuore umano, datato 13-14 set- le pose estetiche e leziose della futura moglie del Cini. Donna tembre 1911. Prende spunto da un terremoto avvertito alle emancipata, moderna e determinata, appassionata anche di 11.00 del 13 settembre 1911 “per biasimare la bestemmia, fotografia, ella rappresenta per il Futurismo una sorta di musa. piaga dell’Italia”. Si registra una scossa “durata 9 secondi, dire- Vedi i siti www.lydaborelli.it, www.cini.it, oltre che R. Valan- zione nord ovest, intensità 8 grado scala Mercalli”. Il manoscritto dro, Il solario Giorgio Cini in Monselice 1936-1981. Monseli- contiene il racconto del momento spaventoso. Tra gli inediti ce 1981; F. Rossetto, Da Monselice a Mauthausen. Monselice c’è il dattiloscritto del romanzo La città innamorata, in corso di 2005. pubblicazione a cura di S. Losi. 63 Gazzei Barbetti, Racconti senesi, p. 50. 69 Un esempio è V. Gazzei Barbetti, Un’eco del Cielo”, 64 Nel faldone contrassegnato con P. VII. 23. si trovano Alma Christi, 16 dicembre 1911. frammenti e manoscritti autografi senza titolo, fra i quali Glo- 70 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. rie italiane, Un prestito, La sentinella – Cor magis tibi Sena pan- 71 AA.VV. “Cordelia - rivista mensile diretta da Rina Ma- dit, Un doloroso Alfredo Cataliani [?]. ria Pierazzi: arte, letteratura, la donna nella vita e nella casa”. 65 Si veda per esempio la figura di Anna Franchi, nella no- Firenze 1881-1942. vella La matta. In F. Tozzi, Le novelle, vol. II, BUR, Milano 2008. 72 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 66 Secondo Lilia Marri Martini quest’opera rivela in lei 73 V. Gazzei Barbetti, Novità musicali; Veretti, Casella, “oltre che un forte sentire, un profondo pensare e scrutare nella Marinuzzi, in “Il Solco”, anno 7, fascicolo 5, (maggio 1932), 62 grande verità delle grandi cose. È un libriccino aureo di una pp. 294-298. intendere e di sentire di ciascun personaggio attraver- ispirati dalla propaganda fascista finché, nel 1926, so la vita vera o falsa che egli vive: compito di scrit- la rivista interrompe bruscamente le pubblicazioni. tore questo, dunque, più che di musico; letteratura Abbiamo scelto questi versi di Vittoria Gazzei con tutto il suo complesso filosofico, poetico, critico, Barbetti, tratti da Cuor d’oro, emblematici del suo umoristico più che musica quale la si è intesa fino stile78: ad oggi. Uno scrittore che esamina profondamente il suo personaggio cessa di diventare narratore per esse- re quasi esclusivamente psicologo, e questo non nuoce “Pastorale” nell’opera letteraria né, tanto meno, distrae il lettore Il cielo lontano lontano dal tema ma, anzi, lo fa vivere più profondamente s’accende: nel tema stesso (…) 74. le nebbie combattono invano, un nastro di rosa si stende, si fonde con l’aria. Stamane le capre son tante… son cento! Ed hanno la lana stillante di piccole goccie d’argento. La strada non varia; è quella che porta in Maremma e il bimbo ch’è dietro lo sa: ma quella collina che fa? perché di rubini d’ingemma? Il piccolo guarda sorpreso il gregge che sale, che sale, con moto ondulante, ineguale, fin dove quel fuoco s’è acceso… A un tratto – le poche parole son gridi – si lancia affannato… “Pastore!... Il gregge è cascato nel sole!”

Non adeguatamente valorizzata a Siena, Vitto- ria è apprezzata e ammirata fuori delle mura, anche 5. Copertina, 1932. per una intensa produzione di romanzi79, la mag- gior parte a carattere storico: Tre voci nell’ombra, A sfondo azzurro, La forza del silenzio. Il destino Interessante la collaborazione di Vittoria Gaz- ricambia il suo entusiasmo e la sua ispirazione con zei Barbetti alla rivista Cuor d’Oro75, quindicinale la sofferenza. Sostenuta dalla fede, Vittoria Gazzei di ispirazione cattolica per bambini, che iniziò le Barbetti “tace dolorosamente per due anni e soffre pubblicazioni il 15 marzo 192276. Tra i suoi col- nella carne martoriata dal male che mai l’abban- laboratori troviamo anche Salvatore Quasimodo, donerà e che le fa guasto il sangue, rovinando le sue che nel primo numero pubblica un racconto, I Tre agili mani, insanguinando i suoi poveri occhi, finché Pierrots. La rivista era illustrata dai più grandi di- – vittoriosa e signora delle sue pene, dell’avversità, di segnatori dell’epoca77. Tuttavia negli anni la qualità quella stessa irrequietezza di ricerca - scrive il roman- editoriale peggiora: trovano spazio racconti e scritti zo ritenuto il più bello (io sono incerta fra questo e ‘Il

74 Gazzei Barbetti, Novità musicali. Massimo Quaglino, Teonesto Deabate, Carlo Bergoglio, Enri- 75 Gli scritti che siamo riusciti a reperire sono: V. Gazzei co Giamnieri, Mario Pompei, Filiberto Scarpelli, Edina Altara. Barbetti, Le lacrime della notte, in “Cuor d’Oro”, anno II, n. 2; 78 V. Gazzei Barbetti, Pastorale. In Cuor D’oro, anno II, V. Gazzei Barbetti, Novelletta d’estate, in “Cuor d’Oro”, anno n. 17 p.1. II, n. 16; V. Gazzei Barbetti, Pastorale, in “Cuor d’Oro”, anno 79 “Tre primi romanzi di fine argomento, di contenuto II, n. 17; V. Gazzei Barbetti, La campana caduta – novelletta, in elevato, sono piacevolmente letti e la rendono nota nel mondo “Cuor d’Oro”, Natale 1923. femminile italiano del 1925”. In L. Marri Martini, Scrittori 76 AA.VV. Cuor d’Oro, Torino, Giani, (1922-1926). senesi, pp. 268 - 274. 77 Attilio Mussino, Giulio Boetto, Giulio da Milano, 63 bosco che canta’): ‘Amore di tempi lontani’, edito da Le opere di Vittoria Gazzei Barbetti, che spesso Le Monnier ed esaurito nella prima edizione”80. hanno una bellissima copertina82, riportano fre- quentemente dediche a donne83 che erano eviden- Amore di tempi lontani ci riporta nuovamente te oggetto di ammirazione e ispirazione, perché in- a Siena, vicino a Santa Caterina, con una scrittura carnavano idee di emancipazione femminile: colte che negli anni si è fatta più sicura, matura, armo- e padrone di sé stesse, coraggiose e ribelli, anticon- niosa, con una tensione verso il misticismo. L’amica formiste e affascinanti, perfettamente calate nello Lilia Marri Martini ne fa una stringata recensione: spirito del proprio tempo. “Non è facile dare in poche parole la sintesi di questo romanzo trecentesco d’ambiente senese, studiato senza Una di queste è proprio Fanny Dini - autrice, fra goffaggini e senza anacronismi. Trama elaborata ma l’altro, di un articolo sul Palio84 - che nel 1917 scrisse chiara, trasparente, cristallina, lotta ben delineata di un elogio85 del libro di Filippo Tommaso Marinet- anime ardenti e doloranti dominate dalla visione con- ti Come si seducono le donne 86. Squadrista di punta, tinua di Santa Caterina. Romanzo a triste fine, con- nel 1922 partecipò alla Marcia su Roma. A Fanny clusione di sorrisi e di lacrime che la Santa riassume Vittoria Gazzei Barbetti dedica il romanzo Racconti sotto l’ala immensa del suo manto nero”81. Senesi 87, La Madonnina 88, La Casina delle Ombre 89.

6. Copertina, 1923.

80 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. 85 “[Marinetti] era riuscito a vedere le donne come sono: 81 L. Marri Martini, Scrittori senesi, pp. 268 - 274. le creature più felinamente e più voluttuosamente animali che 82 La copertina di almeno uno dei libri di V. Gazzei Bar- esistano”. F. Dini in L. L. Rimbotti, “Femminilità metallica”: le betti, Il giglio nel roveto, pubblicato da Salani nella storica col- forme del Futurismo, in “Linea”, 17 gennaio 2010. lana Biblioteca delle signorine, porta la firma di Alberto Micheli 86 F. T. Marinetti, Come si seducono le donne, Edizioni da Pellegrini, noto pittore ritrattista e paesaggista, illustratore, al- Centomila Copie, Firenze 1917. lievo di Giovanni Fattori e appartenente alla corrente dei Post 87 “A Fanny Dini, forte anima di vittoriosa questi palpiti di Macchiaioli. Siena mia dedico”. In V. Gazzei Barbetti, Racconti senesi. 83 Giovanna Canuti, Camilla Del Soldato, Fanny Dini, 88 V. Gazzei Barbetti, La Madonnina, Casa Editrice Pro Rina Maria Pierazzi. Familia, Milano 1930. 84 F. Dini, Le belle tradizioni popolari italiane: il Palio di 89 “A Fanny Dini, con affetto”. In V. Gazzei Barbetti, La Ca- Siena nella novissima ricostruzione storica, in “L’Illustrazione sina delle Ombre – romanzo per ragazzi, Bemporad, Firenze 1930. 64 Toscana, July 1928”, pp. 10-12. 7. Copertina, 1932.

Di grande rilievo e di grande successo sono i Vittoria scrive, scrive, fino alla fine, dal suo let- romanzi del 1931: Il giglio nel roveto 90, Il bosco che to di tormenti, per completare la sua ultima opera, canta 91, Amore di tempi lontani 92, che piacque mol- Il sole sulla soglia, dando vita a Lucia, una figura to a Ugo Ojetti. Segue Il castello della solitudine 93 e, potente di donna semplice che spicca sulle altre nel 1933, La casa delle cento porte 94. Nel 1934, pri- protagoniste dei romanzi della scrittrice senese e ma della morte, Vittoria Gazzei Barbetti ci lascia che si erge a emblema di una condizione femmini- Il dono ardente 95. Sono postumi i due romanzi La le universale vessata e spesso dolente. Ci resta di lei valle degli incantesimi 96 e Il sole sulla soglia 97, uscito l’impressione di una creatura intelligente e tenace, a puntate sulla rivista per signorine Matelda, della segnata dalla malattia e dolente nel dissolversi dei quale fu per soli tre mesi direttrice. sogni giovanili.

Immagini: Archivio Gazzei Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, Fondo Gazzei Barbetti. Ringraziamenti: Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena Duccio Gazzei

90 V. Gazzei Barbetti, Il giglio nel roveto, Salani, Firenze 1931. 94 V. Gazzei Barbetti, La casa delle cento porte, Sales, Roma 1932. 91 V. Gazzei Barbetti, Il bosco che canta, Cappelli, Bologna 95 V. Gazzei Barbetti, Il dono ardente, Pro Familia, Milano 1930. 1932. 92 V. Gazzei Barbetti, Amore di tempi lontani, Le Monnier, 96 V. Gazzei Barbetti, La valle degli incantesimi, Manetti, Firenze 1928. Torino 1934. 93 V. Gazzei Barbetti, Il castello della solitudine, Pro Fami- 97 V. Gazzei Barbetti, Il sole sulla soglia, Pro Familia, Mi- lia, Milano 1932. lano 1934. 65 1. Ritratto di John Florio, incisione di William Hole. Dal suo Dizionario del 1611, con il “motto” di John Florio, “Chi si contenta gode” nel lato destro, e il suo “emblema”, un “girasole” in alto, simbolo della “modernità” rappre- sentata dalla “nuova teoria eliocentrica” tanto cara al suo fraterno amico Giordano Bruno. La corolla del girasole “ruota” in modo da avere sempre il “sole” al proprio “centro”.

66 Dal Rozzo Angelo Cenni il Risoluto al Resolute John Florio a cura di Istituto Studi Floriani

Dopo l’articolo (Michelangelo e John Flo- rio: che rapporto con Shakespeare?), pubblicato in questa Rivista (n.51/2019), l’Istituto Studi Floriani (fondato da C. Panzieri e S. Gerevini) torna a fornire una sorta di “aggiornamento”, segnalando un recente studio di M. O. Nobi- li1, secondo cui John Florio avrebbe assunto il “nome accademico” di “Risoluto” (“Resolute”, in inglese), già utilizzato da uno dei più importan- ti fondatori della Congrega dei Rozzi, Angelo Cenni. Anzitutto, si premette che la candidatura di John Florio, quale autore “ghost-writer” delle opere shakespeariane è, oggi, sostenuta pure da accademici, anche stranieri2, poiché Florio era l’unico, a Londra, al contempo: 1) capace di comprendere appieno le numerose opere del Rinascimento italiano e delle Accademie italia- ne (fonti indiscusse dell’opera shakespeariana), che si esprimevano in un assai difficile italia- no volgare dialettale, comprensibile (a Londra) solo a un professionista lessicografo come il Florio; e, 2) capace di rielaborare, in un perfet- to inglese, le infinite varie trame e suggestioni di tali opere. 2. Emblema del Risoluto (Si veda http://www.accademiadeiroz- zi.it/wp-content/uplo ads/2017/11/Rivista-n.-46.pdf p. 22). E’ incontrovertibile che nel 1591, Florio, nell’epistola “To the Reader” del suo secondo manuale linguistico, Second Frutes, cominciò ad apporre accanto alle proprie iniziali il nuovo Nobili sostiene che J. Florio, con quell’ap- appellativo di “Resolute”. pellativo “Resolute” (1591), avesse voluto mar- L. Orsi3 ritiene che si tratti di “un nome ‘acca- care la sua fondamentale “decisione” di scendere demico’ vero e proprio”, quello “che John Florio usa”. anche nell’agone delle opere teatrali inglesi!

1 M. O. Nobili, Da Angelo Cenni il Risoluto al Resolute de France, 2015, n° 7, pp. 136-150, in https://bbf.enssib.fr/ John Florio, 2020, in http://www.shakespeareandflorio.net/ matieres-a-penser/john-florio-sous-le-masque-de-shake-spea- 2 Oltre gli studi di L. Tassinari e L. Orsi, già cit. in questa re_66374 ; D. Bugnoux, Shakespeare, le Choix du spectre, Les Riv. n. 51/2019, p. 90 (n. 5-6): M. Goldschmit, John Florio Impressions Nouvelles, 2016. sous le masque de Shake-speare, in Bulletin des bibliothèques 3 L. Orsi, op. cit. p. 215. 67

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 studiosi provetti del volgare dialettale italiano cinquecentesco. Questa, secondo Nobili, fu la grande e ge- nerosa “decisione” che John Florio annunciò, con l’assumere il “nome accademico” di “Reso- lute” nel 1591! Era il suo grande dono all’intera umanità, poiché l’arte vera, universale, non conosce né confini, né nazionalità. Quasi coevamente (nel 1593, solo due anni dopo) il nome Shakespeare appare per la pri- ma volta nella dedica del poemetto Venus and Adonis e questa sostanziale contemporaneità con la “resolution” di Florio” non appare affat- to, secondo L. Tassinari6, potersi considerare una casualità, dato che “l’appellativo di Resolu- te ... sta a indicare la volontà decisa di portare a termine un’impresa non comune, grandiosa... Infatti, é esattamente nel momento in cui John afferma pubblicamente la propria ‘risoluzione’, che si manifesta sulla scena londinese il progetto Shake-Speare”. John Florio aveva una biblioteca vastissima (comprendente 340 volumi in italiano, france- 3. Emblema dell’accademico ‘Pronto’, Bartolomeo di Francesco, pittore. se e spagnolo, di cui parla nel testamento del 1626) ed elencò tutti i libri in volgare italia- no, da lui letti per predisporre il dizionario del 1611: sono ben 252 citazioni bibliografiche7, Ovviamente, per diffondere nei teatri ingle- ove si trovano tutte le fonti italiane che servi- si (e poi d’oltre-oceano), opere teatrali oggettiva- rono a scrivere, in inglese, le opere shakespe- mente appartenenti alla letteratura inglese, “Non ariane! avrebbe potuto emergere lui, un italo-inglese, ma avrebbe dovuto lasciar emergere un inglese ‘puro- John Florio, che aveva letto tante opere delle sangue”4. Accademie italiane, non poteva, assolutamente, esimersi dall’assumere, come autore (anche se John avrebbe potuto, comunque (sebbe- “ghost-writer”) di opere teatrali, un “nome acca- ne solo come “ghost-writer”) creare capolavori demico”, come avevano fatto tutti i soci di tali teatrali in un perfetto inglese e far così cono- Accademie, dediti, anch’essi, allo studio e alla scere in tutto il mondo, tramite la lingua in- composizione di opere teatrali. glese - che “stava proprio iniziando la sua ascesa come lingua universale (‘global’) come è oggi”5 - le Peraltro, il padre di John, un uomo di gran- meravigliose e argute opere teatrali del Rinasci- dissima cultura come Michelangelo Florio, frate mento italiano e delle tante Accademie italiane, francescano nel convento di Santa Croce in Fi- destinate, diversamente a essere conosciute e renze (di cui diverrà addirittura il “Guardiano”), comprese appieno solo da una sparuta élite di sede di una delle più importanti biblioteche

4 L. Orsi Il Caso Shakespeare. I Sonetti, in Shakespeare, I florio/012small.html M. Wyatt, La biblioteca in volgare di J. Sonetti, 2016, p. XXX. Florio, in https://www.jstor.org/stable/24333802 5 J. Florio, A Worlde of Wordes, by H.W. Haller, 2013, p. ix. 8 Voce, Cenni, Angelo, detto il Risoluto, in https://www. 6 Tassinari, cit., 2008, p.57. treccani.it/enciclopedia/cenni-angelo-detto-il-risoluto_(Dizio- 68 / L’elenco è in http://www.pbm.com/~lindahl/ nario-Biografico)/ d’Europa, doveva aver necessariamente avuto Cenni, però, affermava, a Siena, l’assoluta rapporti con la Congrega senese dei “Rozzi” e necessità di assumere un atteggiamento “risolu- Angelo Cenni, uno dei personaggi più rappre- to”, proprio per vincere i dubbi, e superarli, nel sentativi di essa, doveva essere assolutamente a modo migliore! lui ben noto! Un esempio autorevole, che anche il “Reso- Per I. Calabresi8, “La fondazione, insieme con lute” John Florio, a Londra, secondo la tesi qui altri, della Congrega dei rozzi a Siena [nell’ott. prospettata, volle senz’altro seguire! 1531], è l’evento principale della vita del Cenni... ricoprì la più alta carica della Congrega (quella di ‘signor Rozzo’) nell’ott. 1531, nel mag.-giu. 1532, nel feb.-mar. 1534, nel sett.-nov. dello stesso anno, nel mar.-apr. 1548 e nel mar.-apr. 1552...Il teatro costituisce la produzione del Cenni su cui la critica si è soffermata più volentieri, passando...infine al riconoscimento della sua importanza storica”. John Florio, a sua volta, assumendo il “nome accademico” di Angelo Cenni, il “Risoluto” (uno dei 12 fondatori della Congrega dei Rozzi), san- civa l’intendimento di iniziare l’attività di auto- re di opere teatrali in Inghilterra, proprio come Angelo Cenni, il “Risoluto”, aveva fatto in Italia, a Siena! John gettava, in tal modo, un vero e proprio significativo “ponte” di collegamento fra le “sue” opere teatrali e le fonti di tali opere, le importan- ti opere teatrali nate in Italia! Nella biblioteca Corsiniana in Roma, è con- servato l’emblema di A. Cenni il “Risoluto”, con il suo “motto”: “Così in dubio risoluto vivo”. Cenni, cioè, non negava affatto di essere an- gosciato dai dubbi, che le scelte della vita ci pon- gono continuamente! 4. Emblema dell’accademico Alessandro di Donato, spadaio.

Gli ‘emblemi’ sono significativi perché probabilmente suggeriti direttamente dai titolari. Il contenuto del manoscritto è stato edito da Claudia Chierichini nei numeri 46 e 50 di questa rivista e per la sua importanza nella storia dei Rozzi sarà oggetto di un incontro internazionale di studi, previsto entro il 2021.

69 1. Oratorio della Nobile Contrada dell’Oca dedicato alla Patrona Santa Caterina da Siena (Archivio Mario Appiani).

70 Contrade: i tesori d’arte e le memorie di Senio Sensi

La tutela e la promozione del patrimonio artisti- nei suoi principali monumenti, rilevante anche nei co, culturale e storico delle Contrade e del Palio confronti di tante città italiane, ma soprattutto in quelle sue particolarissime realtà che sono le Con- Qualcuno ha detto che “si usano gli specchi per trade. Queste entità territoriali si sono assunte il guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. compito di attente e gelose custodi di un patrimo- Se così è, come è, nessuno può permettersi di oscu- nio d’arte figurativa e decorativa che secoli di senti- rare la propria anima, o ciò che le somiglia, specie menti religiosi e civici, grazie anche alla presenza di se consideriamo l’assoluta materialità del mondo una organizzazione logistica di “botteghe”, hanno attuale che troppo spesso ci priva di meditazioni costantemente prodotto. profonde sul “bello” sull’ “utile” sul “sublime”. La storia di queste istituzioni, sicuramente sorte Per continuare a farlo occorre produrre arte da - come primo nucleo - nel medioevo, ma che han- parte di chi può – e qui potremmo iniziare una no cambiato faccia e significato più volte nei secoli, diatriba infinita, che vi risparmio, su cosa è l’arte e dimostra che non è mai venuto meno il valore forse chi può considerarsi artista – e soprattutto conser- fondamentale che è appunto la difesa del posseduto vare, tutelare e promuovere le opere d’arte esistenti e l’apertura a nuovi filoni d’arte. Arte da conoscere affinché tutti possiamo continuare a specchiarci sempre meglio e quindi apprezzare, tutelare e pro- “dentro”. E non solo per questo, ovviamente. Un muovere. popolo che non vive, tutela e promuove l’arte è de- Gli Oratori delle singole Contrade, che quasi stinato all’imbarbarimento; in questo senso anche i sempre fanno parte della vicenda storica delle 17 recenti avvenimenti nel mondo ci danno una atro- Consorelle, posseggono un patrimonio ricchissimo ce conferma. entrato a far parte integrante delle singole tradizio- ni tanto che alcune delle immagini conservate sono Tutelare vuol dire anche difendersi; da cosa? Di legate indissolubilmente alla storia e al mito di ogni certo dallo scontato, puntuale e inevitabile degra- Contrada. do che vive ogni oggetto in quanto tale, ma anche dalla cattiva informazione, da chi pretende l’ omo- Basti solo citare alcuni nomi di grandi artisti, logazione, dall’ignoranza, dalle diatribe di origine antichi o moderni, che hanno lasciato la loro im- personale o di gruppo che per un malinteso senso pronta e il loro messaggio attraverso opere di pit- del dovere, gelosamente nascondono – e quindi of- tura o scultura che il mondo ci invidia: Il Sodoma, fendono – cose appartenenti al mondo. Sano di Pietro, Neroccio di Bartolomei Landi, Vin- cenzo Rustici, Francesco di Giorgio, Alessandro A Siena è indispensabile, da parte di molti cit- Casolani, Bernardino Mei, Luca di Tommé, Nicola tadini e anche di qualche istituzione, abbandonare Nasini, Domenico Beccafumi, Ventura Salimbeni, la nostra atavica convinzione che siamo autosuffi- Sebastiano Folli, Astolfo Petrazzi, Arturo Viligiardi, cienti, in tutto, e che grazie ai doni della natura e Raffaello Vanni; e poi gli Artisti contemporanei che dell’impegno di chi ci ha preceduto nei secoli, ci sono talmente tanti che mi sento esonerato dalla sia anche oggi, da qualche parte, un Santo o più citazione, ma che ricordo per come, spesso gratu- Santi protettori garanti del nostro futuro. Occorre itamente, hanno contribuito a proseguire la strada uscire dai nostri egoismi e da quell’autolesionismo, dei grandi maestri del passato. anch’esso storico, che vorrebbe confinare tutto ciò Tra le altre perle sono da non dimenticare al- che non ha il marchio indelebile della senesità al di cuni organi costruiti nei secoli XVII e XVIII, e fuori delle storiche porte. mantenuti efficienti da orgogliosi e lungimiranti restauratori. Alla salvaguardia del posseduto talvol- Le ricchezze nelle Contrade ta provvede la Contrada stessa, tramite sottoscri- zione degli aderenti; in altri casi sono intervenute E buon per noi che la peculiarità del patrimo- organizzazioni quali i Lions, il Rotary ma anche nio artistico senese non risieda solo nella pur co- banche come il Monte dei Paschi, specie in passato, spicua testimonianza di arti figurative conservate a finanziare parzialmente restauri e ristrutturazioni. 71

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 da diverse generazioni, o anche opere di alto arti- gianato altrettanto significative, assieme a ogget- ti della memoria, di culto e ludici. E cito appena come “gioco” il Palio con la consegna ai vincitori del drappellone la cui pittura, ormai da molti anni, oltre che a valenti pittori senesi, è affidata a grandi artisti di fama nazionale e mondiale. Basti citarne alcuni: Mino Maccari, Emilio Montagnani, Re- nato Guttuso, Corrado Cagli, Dino Decca, Ugo Attardi, Sho Shiba, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Domenico Purificato, Antonio Possenti, Valerio Adami, Renzo Vespignani, Bruno Caruso, Leonar- do Cremonini, Riccardo Tommasi Ferroni, Salva- tore Fiume, Gérard Fromanger, Eduardo Arroyo, Sandro Chia, Joe Tilson, Emilio Tadini, Fernando Botero, Igor Mitoraj ed altri: opere già di per sé in grado di dare l’immagine di una ricchezza inesti- mabile. I 17 Musei rappresentano un circuito che non ha eguali nel mondo: per i locali e per le opere 2. Statua lignea policroma: Madonna con Bambino che tiene d’arte che discendono da generosi lasciti o attenti in mano una mandorla, per questo fu detta “Madonna della acquisti in tempi in cui le risorse economiche era- Mandorla”. Si trova attualmente nel Museo della Contrada no minori e pertanto, quanto fatto rappresenta un della Pantera ed ha forti affinità con due altre opere attribuite a ancor maggior merito. Apprezzate opere di pittu- Jacopo della Quercia (Archivio Mario Appiani). ra contemporanea completano l’inventario di tale ricchezza, al mantenimento della quale sono chia- mati contradaioli, gelosi custodi e attenti ed infles- All’arricchimento del patrimonio provvedono sibili tutori. E poi la carrellata di monture storiche anche dirigenti di Contrada e semplici contradaioli scientificamente conservate ed esposte, alcune delle che segnalano e possibilmente acquistano, oggetti quali utilizzate oltre 120 anni fa ma mantenute con e opere, quali bozzetti di costumi, opere pittoriche rispetto e profonda attenzione. e scultoree raffiguranti il proprio territorio, docu- menti, volumi da sottrarre al mercato privato e I rioni sono ricchi di “opere in strada” quasi riportare nella loro sede naturale da cui, diciamo sempre per volontà delle Contrade; ad esempio i improvvidamente, erano fuggiti. tabernacoli, commissionati dalle dirigenze ad arti- sti di chiara fama, moderni e antichi, dedicati alla Nel tempo abbiamo assistito a vere e proprie tradizione religiosa e ai Santi protettori del Rione. “battaglie” a base di sommosse per acquisire oggetti Tabelle di possesso raffiguranti stemmi di famiglie di culto o pretendere la concessione di opere sco- nobili o che ricordano le Compagnie Religiose e perte dagli stessi abitanti del rione. Emblematico laicali che hanno fatto parte integrante della storia il caso della statua lignea policroma, raffigurante delle nostre istituzioni. Altra operazione di assoluto Santa Caterina da Siena, non attribuita ma sicu- rilievo culturale: quasi tutte le consorelle, nel cor- ramente opera del XVI secolo che, scoperta casual- so degli ultimi 60 anni, hanno commissionato a mente in una nicchia di Fontebranda nel 1970, fu scultori senesi una propria fontanina con la rappre- consegnata alle autorità competenti, restaurata a re- sentazione del proprio simbolo, il bestiario: presso gola d’arte e poi destinata a far bella mostra di sé in di esse viene compiuto il battesimo laico dei nuo- uno dei Musei senesi. Gli Ocaioli ne rivendicarono vi contradaioli. I territori si sono così arricchiti di non dico il possesso ma almeno la collocazione nel sculture fruibili da tutti. loro Oratorio. Non fu semplice convincere So- printendenza, Arcivescovado, Comune ed altri ma Un capitolo a sé meritano i ricchi archivi che da una protesta piuttosto movimentata riuscì a sortire soli costituiscono un patrimonio storico -culturale l’esito sperato: la Santa Caterina con il fazzoletto di grande interesse e dal quale, essendo strutture dell’Oca è esposta, coccolata e protetta nella Sa- aperte, attingono notizie studiosi di cose senesi e grestia ‘ dell’Oratorio dedicato alla Santa. Fu detto studenti universitari. Gli archivisti, figure impor- ...”in via provvisoria”, ma chissà se e quando potrà tanti per preservare e ordinare tale patrimonio, an- uscire dalla sua sede ritenuta “naturale”. che a seguito di corsi formativi tenuti da specialisti della materia, sono riusciti ad ordinarli e pubblicare A fianco degli Oratori i Musei contengono al- inventari. Tutto ciò permette di risalire ad avveni- trettante opere pittoriche e scultoree tramandate 72 menti anche extracontradaioli locali e nazionali; è auspicabile un collegamento con le biblioteche Siena, da tanti criticata – abbiamo il primato anche pubbliche senesi per una completa fruizione. Le in questo: la lamentela congenita – ma da molti foto, antiche e più recenti, sono anch’esse prezio- utilizzata. Ha favorito il restauro di beni privati e sa fonte informativa: immagini che raccontano pubblici e le Contrade vi hanno attinto copiosa- quanto diversa, nello scorrere del tempo, fosse sta- mente perché garantiva il finanziamento gratuito ta la vita, peraltro sempre uguale per sentimenti e del 60% delle spese sostenute, previa presentazione valori. Nel patrimonio storico hanno pieno diritto della documentazione. Le dirigenze contradaiole, di cittadinanza, ben oltre gli scritti, valori come la lungimiranti e preparate, hanno approfittato della solidarietà, la democrazia diretta, il rispetto istitu- legge, più volte rifinanziata, per sistemare Musei ed zionale, la pacifica convivenza, l’amor di patria. Sì Oratori e in qualche caso restaurare appartamenti la Contrada come piccola Patria con i suoi simboli di proprietà affittati, ad equo canone, a contrada- tra cui la bandiera, il fazzoletto, le coccarde; tutto ioli. I lavori effettuati successivamente, minori nel un patrimonio che illustra ai giovani il significato di numero rispetto al passato, hanno scaricato l’onere appartenenza, di identità. Tutto questo ha un fon- sulle casse delle Contrade costrette a chiedere finan- damentale valore, ampiamente sotto tutela, come ziamenti alle Banche a tassi agevolati ma sempre da nessuna altra parte al mondo. con un indebitamento protratto nel tempo, foriero Altro elemento importante è l’editoria contra- di qualche difficoltà e sicuramente non ripetibile daiola: chi colleziona le pubblicazioni delle 17 con- per molti decenni. sorelle possiede una biblioteca speciale; in partico- Se è vero, come è vero, che le nostre storiche isti- lare dalla fine dell’ ‘800, le Contrade hanno scritto tuzioni sono apprezzate nel mondo per una serie di e pubblicato le loro storie, hanno raccontato i per- motivazioni qui già enunciate, credo che l’Europa sonaggi più significativi, hanno ricordato le acqui- debba intervenire per garantire che una ricchezza sizioni e le ristrutturazioni di locali, le feste, la storia così variegata possa essere salvaguardata. Le occasio- delle opere d’arte presenti in museo e negli oratori e ni non mancano a partire dal finanziamento, alme- di questi le loro vicende costruttive. Un occhio sul no parziale, dei costumi del Corteo Storico – che passato, ma anche sul presente, che rappresenta una ormai hanno quasi quattro lustri di vita – il cui iter specie di diario delle attività e della vita delle istitu- per la realizzazione dovrà partire entro breve tempo. zioni. Da un po’ gli archivi delle immagini si sono Nei rinnovi del secolo XIX interveniva il Comune arricchiti, grazie ai moderni mezzi multimediali, di con somme poco significative e spettava alle diri- una quantità impressionante di dati, momenti ed genze e ai popoli coprire le spese. Nei quattro rin- emozioni a conferma che le Contrade non vivono novi del secolo ventesimo, compresi i rinnovi del solo del loro passato ma utilizzano, in favore di un 2000, il Monte dei Paschi ha offerto finanziamen- futuro altrettanto radioso che il presente, anche le tecnologie più avanzate. Ogni Contrada possiede il suo sito web dove tutto parla della vita sociale, culturale, storica di una intera comunità. Un angolo importante è in genere riservato alle bandiere antiche, magari vittoriose, che di anno in anno preziose mani di “bandieraie” mantengono in vita. Fin qui una esposizione, ovviamente non esau- stiva, delle ricchezze che i rioni hanno creato nei se- coli con alcuni riferimenti alla salvaguardia dell’in- gente patrimonio materiale e immateriale che altro non è che una delle più importanti ricchezze della città; fatto unico in Italia, con aspetti sociali e iden- titari da mantenere intatti e che magari sarebbe bel- lo fosse riprodotta su più vasta scala nel Paese che ha bisogno di valori oltre che di nuova ricchezza economica. Per garantire la fruibilità nel tempo non sono più sufficienti le sottoscrizioni dei 17 popoli, men- tre le sovvenzioni di enti, banche e associazioni si sono, nei tempi recenti, molto assottigliate. Dagli anni ‘60 del precedente secolo e fino alla conclu- 3. Costumi ed armi del Corteo storico della Contrada della sione dello stesso, era vigente la Legge Speciale per Selva. Come quelli di tutte le altre Contrade risalgono all’anno 2000 (Archivio Mario Appiani). 73 ti a fondo perduto quasi pari alle spese sostenute. ze. Sono forme di imbarbarimento mutuate dal Sappiamo che non potrà essere più così ed allora le mondo dei partiti ma che niente hanno a che fare dirigenze contradaiole dovranno attivarsi – seppure con la nostra tradizione. Le Contrade vivono pe- in piccola parte lo stanno già facendo – per reperire rennemente una compiuta democrazia diretta, in fondi perché i velluti, le sete, le preziose pelli si stan- virtù della quale basta un numero esiguo di ade- no deteriorando e il rischio di offrire per i Palii uno renti per porre la questione di fiducia per l’intero spettacolo indecoroso è tutt’altro che lontano. Seggio e sottoporre a votazione il loro operato. Non si capisce quindi il perchè di contestazioni espresse I beni immateriali anche al di fuori delle assemblee e dei confini delle singole Contrade. Questo è un virus di facilissimo C’è poi una tutela del patrimonio immateriale contagio ed è l’esatto contrario della nostra storia che fa carico esclusivamente ai popoli e alle loro di- fatta di rispetto per chi, con sacrificio e passione, rigenze. E’ pleonastico affermare che le giovani ge- dirige i popoli. nerazioni debbano essere istruite e seguite nella loro crescita alimentando la passione, l’amore, l’identità, I valori del palio e la loro tutela la solidarietà e il sacrificio: tutte ricchezze esistenti che, raccontate con semplicità e dedizione, vengo- Il Palio raccoglie e amplifica tutte le motiva- no assimilate velocemente perché di tutto questo zioni che sottostanno alla vita di Contrada. Non è c’è un bisogno estremo, oggi più di ieri. Il lavoro certo questa la sede per fare una valutazione storica educativo svolto dai “gruppi addetti ai Giovani” è e antropologica di questo fenomeno che vive da pregevole, così come lo sono le iniziative del Co- secoli e che quindi deve avere, come ha, profonde mitato Amici del Palio che, attraverso esperti, rag- radici, grandi motivazioni, granitici convincimenti giungono i bambini e gli adolescenti nelle scuole nell’anima del popolo di Siena. con la rappresentazione del mondo dei sentimenti La nostra Festa ha subito, soprattutto negli anni e dei simboli. recenti, importanti modificazioni che talvolta han- Eppure non tutto è perfetto: mi soffermo bre- no fatto supporre cambiamenti radicali pericolosi vemente su un vizio tutt’altro che innocuo, anche per la continuazione di una storia unica. Le misure se espresso da una minoranza: il disprezzo dei sim- adottate per la tutela dei cavalli sono state il massi- boli, colori ed emblemi, tra avversarie: inorridisco mo possibile: Siena ha compiuto passi da gigante quando, magari durante i cortei della vittoria, faz- con iniziative di salvaguardia uniche nel mondo. La zoletti e bandierine vengono offese fino a bruciare coscienza dei senesi è tranquilla, certi che tutto il o calpestare non un pezzo di stoffa ma l’anima, il possibile è stato messo in atto e chi chiede ancora valore principale che denota l’appartenenza. Le modificazioni lo fa solo perché pretende un impos- dirigenze sono talvolta inascoltate come quando sibile stop. I nemici della nostra Festa spesso sono si scatena una forma di violenza che non fa parte tali per incultura, per pressappochismo, per igno- della nostra storia. Altro è il “fronteggiamento” o ranza ed hanno lo scopo di sfruttare la notorietà la “scaramuccia” dove si scaricano tensioni e delu- che il Palio ha per ampliare la portata delle loro pro- sioni paliesche, fatti questi che dovrebbero sorgere teste. Manifestazioni pubbliche recenti sono mise- e concludersi in pochi attimi. C’è da tenere anche ramente fallite a conferma che certe critiche non conto del momento storico che stiamo vivendo e sono sostenute da valide argomentazioni. Se poi le della attenzione che forze dell’ordine e Magistratu- iniziative per riproporre presso l’Unesco la nostra ra hanno ora per l’ordine pubblico. Mai oltrepas- Festa quale Patrimonio Intangibile dell’Umanità sare la soglia del “confronto” che però dovrà essere avranno miglior fortuna di quella di alcuni anni fa compreso anche da chi emette eventuali giudizi ai (stroncata soprattutto per l’insistenza di un Mini- quali va spiegato che non si tratta di risse da stadio stro dello Stato Italiano povero di cultura e ricco nate senza un perché. di immotivati risentimenti) sarà certo ancora più facile proteggerla . Il Magistrato delle Contrade, che raggruppa o organizza le 17 Consorelle, non ha poteri coercitivi La realizzazione del Museo del Palio di cui si per la generalità dei popoli, ma una volta approva- parla da anni ma che tarda a decollare per motivi ti ad unanimità (e accade spesso) rituali, delibere solo in parte comprensibili rappresenta una oppor- di varia natura, impegni formali e disposizioni per tunità da cogliere. iniziative congiunte, nessuno può pensare di non Il racconto della nascita del Palio, i suoi svi- rispettarle. Infine uno spettro si sta manifestando luppi, la straordinaria bellezza del suo svolgersi, all’orizzonte, nemmeno troppo lontano: partendo assieme a documenti sonori dei quattro giorni, rap- dal concetto che oggi tutto è contestabile e tutti presenteranno una opportunità per meglio capire sono criticabili, si nota una aggressività crescente, i valori che animano la Festa rendendo un servizio 74 mai manifestata prima, nei confronti delle dirigen- alla città. 4. Sala delle Vittorie e delle Assemblee della Contrada di Valdimontone; opera dell’architetto Giovanni Michelucci fu inaugurata nel 1997 (Archivio Mario Appiani).

C’è poi il problema della Tutela delle Immagi- diffondere progetti propri aventi per oggetto la sto- ni come dei simboli delle Contrade egregiamente ria, le peculiarità, la portata sociale di tutto ciò che svolta, da oltre trenta anni, dal Consorzio per la Tu- accade in questa città, piccola per il suo territorio, tela del Palio di Siena. Ogni oggetto prodotto, raffi- ma grande per il messaggio che trasmette a chi ha gurante simboli e colori delle Contrade, deve esser intelligenza e cuore per capire. approvato dal Consorzio anche se, vista la vastità Ma tutto ciò non conta nulla se i primi che deb- della produzione in materia di gadget, può succe- bono custodire gelosamente questo microcosmo, dere che dalle strette maglie ne sfugga qualcuno. cioè alcuni senesi, non riacquisteranno sobrietà e Dal 1994, per una convenzione tra Comune rispetto verso questo mondo che dicono di amare e Magistrato delle Contrade, il Consorzio gestisce così tanto. Ed allora, a partire da un uso scriteria- tutte le immagini che riproducono le Contrade sia to e sovradimensionato del web con diffusione di in tempo di pace – come suole dirsi – cioè nel nor- messaggi e immagini distruttive fino a raggiungere male svolgimento delle loro attività sociali, sia in il mancato rispetto di uomini e decisioni assunte tempo di guerra e cioè nel Palio. all’interno dei singoli rioni, occorre un ripensa- mento profondo del singolo agire magari ponen- La trasmissione televisiva del Palio è stata, in un dosi la domanda se i più pericolosi denigratori non recente passato, criticata aspramente da una parte risiedano, certo involontariamente, tra chi dice di del mondo contradaiolo che riteneva negativo offri- amare e voler custodire gelosamente, questo parti- re al grande pubblico motivi di attacco alla Festa. Il colare mondo. dibattito sembra almeno in parte superato conside- rato che i moderni strumenti consentono a migliaia Alla fine di un percorso che è stato necessaria- di spettatori di diffondere sul web ed in tempo reale mente incompleto si può trarre la conclusione che immagini parziali colte con spirito aprioristicamen- le ricchezze generosamente consegnateci dal pas- te critico e dissacrante. Le trasmissioni prodotte dal sato sono di norma in buone mani e che, pur in Consorzio Tutela Palio e trasmesse dalla tv di Stato tempi con tante criticità e problematiche, i tutori raccontano non solo gli ottanta secondi della cor- sapranno migliorare il loro operare per il bene co- sa ma forniscono informazioni e approfondimenti mune come è sempre accaduto in passato. Occorre preziosi per chi vuole effettivamente capire il feno- un maggiore sforzo anche di fantasia affinché i beni meno Palio. materiali abbiano le garanzie di durata e quelli im- materiali siano valutati e difesi per quello che sono: Con l’obbiettivo di promuovere sempre più e una stupenda realtà, unica al mondo. sempre meglio la nostra immagine in Italia e all’e- stero è ormai indispensabile pensare, realizzare e 75 1. Frontespizio della Oratione di Monsignor Claudio Tolomei ambasciatore di Siena...

76 T r a b i b l i o fi l i a e r i c e r c a s t o r i c a Il recente contributo di Ettore Pellegrini sulla Guerra di Siena di Margherita Anselmi Zondadari

I drammatici anni della Guerra di Siena - dalla liana – Roma, Antiquarius, 2018 –, la cui capillare costruzione della fortezza imperiale nel 1552 alla rassegna bibliografica segnala poco meno di dieci pace di Cateau Cambresis che nel 1559 avrebbe suoi saggi, destinati a rappresentare un’esaustiva e sancito la fine dell’autonomia repubblicana senese soprattutto inedita panoramica sulla produzione - hanno attratto l’attenzione di moltissimi cultori incisoria di piante e di vedute relative a Siena e al di storia, autorevoli studiosi impegnati per dove- suo antico Stato. Ma non deve meravigliare, per- re professionale o semplici cittadini curiosi di co- ché tra queste carte alcune sono esemplari unici, noscere le vicende patrie. Esiste, però, anche una vale a dire i soli superstiti dell’originaria tiratura terza categoria, certamente assai meno affollata ed scampati all’usura del tempo e non presenti in al- appariscente, costituita da persone che si dedicano tre collezioni private o pubbliche italiane. Inoltre, a ricercare e collezionare libri, indagando per set- in più specifico riferimento al nostro tema, queste tori più o meno specifici di ricerca tra produzioni stampe offrono descrizioni figurate di varie fasi editoriali di tutti i tempi e di tutte le espressioni della Guerra di Siena, tanto suggestive, quanto culturali: quella dei bibliofili. Ettore Pellegrini è un utili per affiancare e avvalorare con la concretezza appassionato bibliofilo senese ed è pure autore di dell’immagine le fonti letterarie coeve e i successivi alcuni saggi su questa importante fase della storia studi storici. di Siena, non solo per amore verso la città, ma an- La più antica di queste stampe è una rilevazio- che per aver tratto interessanti elementi di cono- ne topografica del territorio senese risalente all’e- scenza dai testi e dai documenti grafici della sua in- poca della prima spedizione asburgica contro la gente raccolta. Pellegrini, infatti, ha compiuto fin Repubblica di Siena, rea di essersi ribellata ai voleri da giovane sistematiche perlustrazioni in librerie e dell’imperatore Carlo V e di aver stretto alleanza mercati antiquari alla ricerca di libri antichi e mo- col re di Francia Enrico II; una campagna che si derni sulla vicenda storica di Siena nelle sue varie svolse nel primo semestre del 1553 e si concluse dimensioni disciplinari: dal Palio alla cultura arti- con la debacle della poderosa armata imperiale stica ed ingegneristica, dalla vita religiosa alla storia comandata dal vice re di Napoli, don Garzia de naturale, allargando in seguito il suo interesse an- Toledo, e assistita logisticamente da Cosimo de’ che ai rilievi iconografici e topografici. Sostenuto Medici, quando oltre 20.000 uomini tra fanti e da un forte interesse per la storia patria e guidato cavalieri, rinforzati da 20 pezzi d’artiglieria, furono da un’organica pianificazione degli obbiettivi di ri- respinti sui bastioni della fortezza di Montalcino cerca, il suo amor librorum è stato coronato dall’ac- da 3000 difensori franco senesi, che arrestarono quisizione di soggetti di assoluta rarità e, talvolta, la loro avanzata verso Siena. La clamorosa riti- di notevole importanza documentale, che hanno rata asburgica avvenne a metà giugno del 1553, progressivamente accresciuto la sua collezione: sia ma prima di iniziare l’assedio di Montalcino, nel la biblioteca, imponente per consistenza numerica mese di febbraio l’esercito imperiale aveva dovuto e soprattutto per qualità dei volumi, onorata spes- affrontare l’ostacolo di un altro avamposto sene- so da richieste di consultazione avanzate da illustri se, il castello di , il presidio del che studiosi; sia la raccolta di stampe, che nella sezione aveva contrastato coraggiosamente gli attacchi de- della cartografia cinquecentesca comprende sog- gli assedianti, respingendo massicci assalti di fan- getti relativi agli anni della Guerra di Siena, tra i teria e incessanti cannoneggiamenti, costretto ad quali ne troviamo alcuni assai pregiati per qualità arrendersi onorevolmente dopo quasi un mese per incisoria e per l’assoluta rarità. mancanza di munizioni. La puntuale segnalazione Basti pensare che Pellegrini è più volte citato dell’assedio di Monticchiello che impreziosisce la per questi suoi gioielli antiquari nel ponderoso Ca- carta sia con il dettaglio grafico di una piccola sce- talogo Ragionato della Cartografia e Topografia Ita- na guerresca composta da tende e cannoni, sia con 77

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 Chorographia Tusciae: il fortunato modello di car- ta geografica della Toscana, pubblicato nel 1536 dall’ingegnere senese Girolamo Bellarmati - una grande xilografia di cui si conserva un solo esem- plare nell’Archivio di Stato fiorentino - e poi a lun- go riprodotto, oltre che dal nostro problematico Francesco Tommaso di Salò, da editori italiani e stranieri fino all’aggiornamento delle tecniche di rilevazione geografica avvenuto nel secolo dell’Illu- minismo. Lo stesso Pellegrini, che ha più volte ri- prodotto la tavola a corredo di articoli sulla Guerra di Siena, ha parlato della invero poco chiara ori- gine del soggetto e ne ha illustrato le apprezzabili caratteristiche topografiche nel saggio Un rarissimo documento cartografico nella Guerra di Siena del 1553, pubblicato in “Honos alit artem. Studi per il settantesimo compleanno di Mario Ascheri” (a cura di Paola Maffei e Gian Maria Varanini, Fi- renze, University Press, 2014, pp. 395-400). Un articolo utile sia per dare adeguato risalto a Girola- mo Bellarmati come importante figura di scienzia- to rinascimentale: erede legittimo dell’alta scuola ingegneristica senese del XV secolo e geografo ca- pace di realizzare un rilievo dal vero della Regione 2. Frontespizio della Naratione della gran scaramuzza ... utilizzando, primo nella storia, una metodologia geometrica strumentale; sia, in più specifico rife- la sintetica ma significativa definizione del topo- rimento alla preziosa carta della collezione Pelle- nimo “ase[dio] d[i] Montic[ch]iell[o]”, consente grini, a fornire una testimonianza grafica dell’in- una quasi sicura datazione dell’opera, che, per ovvi teresse suscitato, anche lontano dalla Toscana, dai motivi, non poteva essere stata prodotta prima drammatici eventi guerreschi che sconvolsero Il dell’evento descritto, e non successivamente ad al- territorio senese. tri episodi bellici di maggiore importanza avvenuti Oltre a questo prezioso documento topogra- nelle fasi successive della guerra - conclusasi dopo fico, Ettore Pellegrini possiede altre due serie di il successo degli imperiali a Marciano con la caduta rappresentazioni a stampa di fasi cruciali della di Siena nell’aprile 1555 - dei quali non troviamo Guerra di Siena, certamente meno rare del sogget- alcun riferimento specifico, essendo rilevati solo to appena ricordato, ma non meno importanti in generici spostamenti di truppe e di cannoni nel ordine alla documentazione figurata degli episodi cuore della Toscana. descritti. La serie più antica, destinata a illustrare D’altra parte, quella dell’assedio di Montic- un importante volume di architettura militare: Della fortificazione delle città chiello è l’unica indicazione decifrabile sulla carta , di Girolamo Maggi in merito alla sua vicenda editoriale, non essendo e Jacomo Fusti Castriotto – Venezia, Borgominie- corredata dei dati tipografici e mancando la firma ro, 1564 –, consta di tre grandi xilografie incise su dell’autore, che il citato Catalogo (p. 1197, tav. disegno del Castriotto, che offrono una felice sin- 1001) ipotizza per uniformità stilistica con altre tesi grafica dei cannoneggiamenti, rispettivamen- mappe prodotta da uno scarsamente attestato te, delle mura di Monticchiello - in occasione del Francesco Tommaso di Salò, mentre conferma la citato assedio -, di quelle di Montalcino, avvenuti tiratura della stampa negli anni centrali del XVI se- nella successiva fase della guerra, e delle fortezze colo, probabilmente ad opera di un’officina calco- di Castiglione e Tintinnano in Val d’Orcia: tutti grafica veneziana e segnala l’appartenenza dell’uni- momenti della spedizione ordinata da Carlo V co esemplare conosciuto alla collezione Pellegrini. contro la Repubblica di Siena nel 1553 e conclu- sasi, come detto, con il ritiro dell’armata imperiale. Oltre che alla rarità, l’importanza del sogget- Quasi sicuramente ricavate da disegni preliminari to è dovuta al ruolo svolto nell’ambito della proto che il Castriotto, in qualità di ufficiale al segui- produzione cartografica italiana del XVI secolo, sia to dell’esercito asburgico, poteva aver ripreso dal per la qualità topografica del rilievo, sia per essere vero, le tre stampe mostrano dettagli di particola- una delle prime, fedeli riproduzioni a stampa della 78 re interesse in merito alle dinamica degli scontri, in linea con quanto si legge nei relativi resoconti favorire la ricerca di nuovi elementi conoscitivi storici riguardo, ad es., alla strategia degli attacchi, o, in subordine, sostenere situazioni note con la al posizionamento delle artiglierie, alle traiettorie forza delle immagini, e funzionale pure allo studio dei colpi e agli obbiettivi mirati, ai danni riportati della vicenda architettonica dei castelli raffigurati, dalle fortificazioni bombardate, esibendo sempre che Castriotto ritrae con sintesi grafiche succinte un forte senso di realismo, chiarezza figurativa e ma efficaci nell’ esprimere un senso di realismo correttezza del rapporto scalare. davvero sorprendente, se consideriamo l’epoca in cui furono realizzate e la maniera primordiale della Anche a queste Pellegrini ha dedicato alcuni vedutistica, all’epoca ancora legata a schemi sim- scritti al fine di sottolineare il pregio dei dettagli bolici e di fantasia. iconografici rilevati e meglio inserire gli eventi bel- lici rappresentati nella dinamica storica di cui fer- Ben altra notorietà caratterizza la seconda serie mano sulla carta momenti importanti. Con Iacopo di rilievi relativi ad episodi della Guerra di Siena, Fusti Castriotto e Girolamo Maggi nell’architettura che fu data alle stampe una ventina d’anni dopo militare italiana del XVI secolo (- in “Arte Architetti quella nata dai disegni di Jacomo Castriotto e, a Architettura”, Sinalunga, Rossi per Soc. Bibliogra- differenza di questa, destinata a formare un volu- fica Toscana, 2018 -) l’Autore contribuisce a per- me di sole incisioni, edito, in prima tiratura, da fezionare il quadro delle conoscenze sull’opera del Philip Galle ad Anversa nel 1583 con il titolo Me- Castriotto e a dare dimostrazione del valore docu- diceae Familiae Rerum Feliciter Gestarum Victoriae mentale ad essa riconoscibile, colmando così una et Triumphi. L’opera consta di una ventina di ta- non lieve lacuna critica dovuta al fatto che quasi vole, sette delle quali attengono al conflitto sene- tutti gli studiosi e i commentatori di questa fase se per celebrare le imprese vittoriose delle armate storica hanno svolto le loro ricerche e i loro ap- medicee ed i successi conseguiti dai generali di profondimenti sulle documentazioni d’archivio, Cosimo dei Medici, Gian Giacomo Medici, det- come cronache coeve, epistolari dal campo, rap- to il Marignano, e Alessandro ‘Chiappino’ Vitelli porti delle diplomazie accreditate a Siena e a Firen- in vari episodi della campagna contro Siena: dalla ze, ma mai hanno preso in considerazione quella presa di Porta Camollia alla battaglia di Marciano, grafica come una potenziale fonte di notizie. Una negli scontri sotto le mura senesi come negli assedi fonte da non sottovalutare, in quanto utile per di Monteriggioni, Casole e Porto Ercole.

3. Pianta del territorio senese nel 1554. 79 80 4 e 5. Vedute xilografiche dell’attacco a Castiglion d’Orcia e dell’assedio di Monticchiello, da Maggi & Castriotto. Non modesta fama e una positiva fortuna cri- evidenziata dal ricercato rispetto della correttezza tica accompagnano l’autore dei rilievi grafici, il icono-topografica. fiammingo Jan Van der Straet, nome italianizzato In tale ambito disciplinare egli si è più volte ci- in Giovanni Stradano, che, quale primario col- mentato, offrendo il suo talento ad un moderno laboratore di Giorgio Vasari, ha lasciato una im- genere di disegno che proprio nel tardo Rinasci- pronta chiara e personale in molti dipinti affrescati mento si sta affermando in Europa, sospinto dal- dal maestro aretino nelle sale di Palazzo Vecchio a la diffusione delle opere a stampa e dalla sempre Firenze: grandiose scenografie di battaglie campali, maggiore importanza conseguita dalla produzione scaramucce e assedi, che trovano nei disegni pre- di atlanti, volumi sontuosi per struttura editoriale paratori del fiammingo lo stesso archetipo grafico e qualificazione enciclopedica. Tuttavia, sia le carte delle stampe poi edite dal Galle nella sua brillante geografiche, sia le vedute di città non riescono an- trasposizione incisoria. cora ad esprimere un corretto rapporto scalare tra La figura dello Stradano s’impone tra i molti il vero e il rilevato di distanze e volumetrie, sebbe- artisti nord europei che lavorano in Toscana nel se- ne risulti chiara la tendenza a migliorare la qualità condo Cinquecento quale pictor et inventor colto, del disegno e la fedeltà delle rilevazioni. Ricorda meticoloso e raffinato, assai apprezzato per il rigore Pellegrini che, nel corso del XVI secolo, “rispetto descrittivo che caratterizza la sua maniera, sia in alla produzione di carte topografiche, frutto ormai pittura che nel disegno. Accorto conoscitore delle della rilevazione iusta et misurata di un territorio, armi e delle armature, che ritrae con la precisione quella di vedute urbane aveva subìto una matura- di un miniatore anche negli apparati tecnici, nei zione più lenta e meno efficace, in quanto meno particolari meccanici e perfino nei fregi decorativi, sostenuta da esigenze pratiche e ancora subordina- proprio in queste tavole rappresenta con suggestiva ta alla preferenza accordata non ai rilievi realistici, efficacia gli opposti schieramenti che si confronta- ma ai paesaggi d’ invenzione: genere che premiava no in battaglia. La sua accurata ricostruzione degli la creatività degli autori ed al quale, infatti, veni- eventi bellici evidenzia il ricco abbigliamento degli va comunemente attribuito un maggiore pregio ufficiali comandanti come l’elegante incedere dei artistico. Solo lo spirito del Rinascimento aveva cavalieri, lo schieramento degli squadroni di fante- favorito una sorta di parallelismo tra le due tipolo- ria come il posizionamento delle artiglierie; senza gie grafiche - riproduzione fedele di un paesaggio tuttavia dimenticare una lunga serie di personaggi e trasposizione geometrica di un territorio - verso minori: paggi portainsegna, tamburini, addetti ai la realizzazione di opere sempre più accurate”. Nel pezzi, guastatori, bovari. Di tutti ritrae l’arma- tardo Rinascimento questo processo disciplinare mento e la divisa, determinati dai diversi compiti della cartografia affronta una fase di crescita ten- operativi durante le azioni d’attacco, sia in campo dente a rappresentare il paesaggio reale su basi spe- aperto che negli assedi. Con agile, moderno trat- cialistiche, che migliorano la qualità dei rilievi gra- to mostra il movimento dell’esercito in marcia ed zie anche - sostiene Pellegrini - al contributo offer- il trasferimento dei pezzi d’artiglieria trainati da to dallo Stradano in alcuni dettagli di architetture pariglie di buoi con le ceste di munizioni porta- delineati nelle tavole della raccolta in esame. Per te a dorso di mulo, infondendo alle immagini un quanto l’artista fiammingo non possa essere defi- originale effetto dinamico che evolve la naturale nito uno specialista della nascente iconografia pa- staticità della grafica. Insomma Stradano affida esaggistica, dal momento che questa non sempre a queste stampe uno straordinario patrimonio di fu una componente primaria delle sue opere, ap- particolari tecnici, una credibile, ampia testimo- pare tuttavia evidente come nei disegni preparatori nianza dell’arte di guerreggiare nel XVI secolo, considerati egli si preoccupi di rilevare il paesaggio oggi assai apprezzata dai cultori di storia militare, nel modo più verosimile possibile e si mostri con- ai quali l’acribia descrittiva del fiammingo fornisce sapevole di come ciascun rilievo, per acquisire l’ef- un insostituibile patrimonio di informazioni. Au- ficacia descrittiva di un documento storicamente torevoli scrittori hanno già evidenziato questa cura credibile, non possa prescindere dal rappresentare del particolare, tanto maniacale quanto raffinata, il soggetto ritratto con adeguato realismo. Ricorda mostrata dallo Stradano, ma, come annota Pelle- ancora Pellegrini che l’Artista imposta la realizza- grini in un altro suo scritto - La rappresentazione zione di queste tavole in base a disegni preliminari del paesaggio ‘vero’ nella grafica di Giovanni Strada- tratti dal vero – è noto al riguardo la commissione no, in “Le Pompe dei Medici”, Sinalunga, Rossi di tali rilievi a Michele di Ridolfo del Ghirlanda- per Soc. Bibliografica Toscana, 2017 -, hanno in- io – dopo aver attentamente studiato ed elaborato giustamente lasciato in ombra un’ulteriore speciale “i dettagli relativi al paesaggio, che in molti casi attitudine dell’artista, che lo studioso individua costituiscono molto più di un semplice appara- nella componente ambientale delle sue opere, ben to di contorno o di completamento del disegno, 81 proprio perché servono a bilanciare con figure og- zona esterna di Camollia; agli apparati bastionati gettive e verificabili nella realtà il ricorso alla sua che rinforzano le mura di Monteriggioni e di Ca- personale immaginazione. Quando, infatti, egli sole; ai fortilizi eretti a supporto reciproco attorno deve trasformare le parole in illustrazioni per de- alla baia di Portercole - e che, in molti casi, co- scrivere fatti e personaggi dei quali non possiede stituiscono l’unica testimonianza visiva di apparati alcun riferimento figurato, ma solo informazioni militari poi scomparsi a causa delle distruzioni bel- verbali o notizie generiche desunte dalle cronache, liche o per l’incuria dell’uomo. Offre non modesto la fedeltà all’esistente del paesaggio rilevato diviene interesse, ad esempio, il dettaglio dei baluardi che lo strumento che certifica la correttezza della sua trasformano il cenobio benedettino del Monastero interpretazione e salvaguarda la credibilità storica di S. Eugenio in una poderosa fortezza e che l’arti- della sua opera”. D’altra parte è facile concludere sta ritrae con semplici tratti, sufficienti tuttavia per come proprio il realismo iconografico delle tavole dare una precisa rappresentazione dell’ avamposto, realizzate dallo Stradano ne avvalori l’importanza, attorno al quale nei giorni dell’assedio fu dura- specialmente in considerazione del compito ce- mente combattuto tra l’esercito franco senese co- lebrativo loro affidato che non poteva basarsi su mandato da Piero Strozzi – ben consapevole della ricostruzioni di mera fantasia. sua rilevanza nella strategia difensiva della città – e le truppe imperiali che l’assediavano; ma del quale, La successiva descrizione delle sette stampe finita la guerra, si era persa ogni traccia, rendendo relative alla Guerra di Siena analiticamente svolta assai difficile il tentativo di ricostruirne l’assetto da Pellegrini, oltre a contestualizzarle negli eventi edilizio e la dislocazione complessiva sul limitro- storici rappresentati e a precisarne le caratteristiche fo colle di San Bartolomeo. Degli scontri e delle editoriali, è finalizzata proprio ad evidenziare l’im- scaramucce avvenute nella primavera del 1554 sui portanza dei dettagli architettonici ed urbanistici poggi intercorrenti tra Monastero, la cappella di che Stradano delinea con precisione - basta pen- Sant’Apollinare e la limitrofa vallata della Tressa, sare alla raffigurazione delle difese di Siena nella parlano più o meno diffusamente anche i resocon-

82 6. Incisione su rame con la veduta di Siena durante l’assedio del 1554-1555. 7. Giovanni Stradano: Assedio di Monteriggioni, incisione su rame. ti coevi e i successivi studi storici, ma l’accuratezza andamento collinare, dove risalta l’articolata tessi- descrittiva espressa dallo Stradano in questa tavola tura urbana dominata da una fitta corona di torri e contribuisce significativamente all’apprendimento dove è possibile riconoscere diversi elementi archi- di elementi tecnici e tattici, altrimenti difficilmen- tettonici primari come il “Domo”, la “Tore del Pa- te decifrabili, che li avevano motivati. lazo di Signori”, l’alto campanile di San Domenico - allora sormontato da una vistosa cuspide gotica Oltre a questa stampa che ritrae una fase - e quelli di “S. Fransisco” e di “el Carmini”. Non dell’assedio del Monastero di Sant’Eugenio, com- minore cura rilevatoria è dedicata agli apparati di- pongono la serie in esame i rilievi relativi all’attac- fensivi antichi, come le porte urbiche e il circuito co notturno contro Porta Camollia del 25 gennaio murario - caratterizzato dall’ininterrotta merlatura 1554; gli scontri avvenuti vicino a Marciano negli - e quelli predisposti nei preliminari dell’assedio, ultimi giorni del luglio 1554; l’epica giornata di che sono rilevati con estrema chiarezza, incentra- Scannagallo del successivo 2 agosto; gli attacchi a ti sulle fortificazioni della vulnerabile area setten- Monteriggioni e a Casole, avvenuti rispettivamen- trionale: la “Citadella”, il complesso di “Forti de te il 27 agosto e il 25 ottobre dello stesso anno; sanesi” eretti sul fianco orientale della Castellaccia l’assedio, infine, di Porto Ercole iniziato alla fine di Camollia e le tre batterie poste davanti all’An- di maggio del 1555. Ma insieme a questa prezio- tiporto, giustamente denominate dal Cock “Forti sa documentazione grafica della Guerra di Siena, de li imperiali” in quanto conquistate in occasione non può non essere citata un’altra grande veduta del primo attacco il 25 gennaio 1554. della città stretta nell’assedio imposto dalle armate di Carlo V e Cosimo dei Medici, che Hieronimus Il soggetto è stato recentemente acquistato dal Cock - lui pure celebre peinteur graveur fiammingo Bibliofilo sul mercato antiquario, proveniente dal (Anversa 1510-1570) - rappresenta in una grande Convento degli Agostiniani di Monaco di Baviera stampa a doppia pagina e sottoscrive col suo nome ed è l’unico oggi conosciuto in Italia, perché non e con la data: 1555. risulta catalogato in nessuna raccolta pubblica di grafica antica e nemmeno si ha notizia della pre- L’opera mostra il rilievo totale della città, ripre- senza di altre copie in collezioni private. Era pure so da nord e esposto efficacemente nel suo tipico 83 sfuggito alla prima rassegna di iconografia senese al Cantagalli, è definita “rarissima” dal *Moreni (in che lo stesso Pellegrini aveva pubblicato nel 1986 Bibliografia storico agionata della Toscana, II, Firen- - L’Iconografia di Siena nelle opere a stampa, Siena, ze, Ciardetti, 1805, p. 395) e analiticamente de- Lombardi, 1986 - e quando venti anni dopo era scritta nella Bibliografia di Claudio Tolomei di Luigi stato descritto in un ponderoso volume di vedu- Sbaragli (Siena, Accademia per le Arti e le Scienze, te senesi - R. Barzanti, A. Cornice, E. Pellegrini, 1939, p. 206). Iconografia di Siena, Città di Castello, Vella per – Sucesso DELLA GIORNATA et vittoria Monte dei Paschi, 2006, p. 40 - era stato citato il havuta contra il Strozzi in Thoscana. In calce: In solo esemplare allora conosciuto, quello conserva- MILANO Per Francesco & Simone Moscheni fratel- to presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Sem- li. Cc. 4, n. n., in 4° antico, senza data. Preziosa pre Pellegrini aveva scoperto l’esistenza di questa cronaca della spedizione franco senese nella Val di incisione dopo averne studiato un rifacimento Chiana fiorentina tra la fine di luglio e i primi d’a- successivo di circa venti anni, edito a Roma da gosto del 1554, con i preliminari della celebre bat- Antonio Lafreri, e ne aveva tratto una scheda che taglia di Scannagallo, dove l’armata condotta da confermava, con la rilevanza documentale, la gran- Piero Strozzi fu severamente sconfitta dall’esercito dissima rarità della stampa, non immaginando, imperiale al comando del marchese di Marigna- per tale motivo, che sarebbe in seguito riuscito ad no. La cronaca non aggiunge particolari elementi acquistarne un esemplare. D’altra parte, come già di novità alle Notizie della vittoria riportata dagli osservato nella pagina introduttiva, nella biblioteca imperiali presso Marciano pubblicate sull’ Archivio di Pellegrini non mancano nemmeno notevoli ra- Storico Italiano (Firenze, Viesseux, 1842, II, da p. rità librarie e la constatazione che alcuni testi siano 585), ma consolida opportunamente quanto già si sfuggiti alla meticolosa compilazione bibliografica sapeva sull’andamento e sull’esito della battaglia. relativa alla storia del conflitto senese eseguita da Rarissimo opuscolo del quale esiste un esemplare Roberto Cantagalli in La Guerra di Siena - Siena, nella collezione di Alessandro Leoncini, ma non Accademia Senese degi intronati, 1968, pp. XI-LV censita in nessuna biblioteca pubblica e sconosciu- - ne certifica questo pregio. Si tratta di alcune pic- ta sia al Moreni (op. cit.) che al Cantagalli. cole edizioni pubblicate tra il 1553 e il 1560, già accuratamente descritte tra le pagine di “Accade- - NARATIONE della gran scaramuzza fatta tra mia dei Rozzi” (n. 40/2014, pp. 103-107). l’Illustre Signore Pietro Strozzi, & l’Illustre Signor’ Marchese di Marignano; Con il numero delli Co- – ORATIONE DI MONSIgnor Claudio Tolo- lonnelli; Signori & Capitani; Luocotenenti, & Alfi mei Ambasciatore di Siena recitata dinanzi ad Hen- eri fatti pregioni, con il numero delle genti morte, da rico II Chistianissmo re di Francia; Sotto il titolo, piedi, e da Cavallo de l’una, & l’altra *parte, come ritratto del Tolomei in xilografia, segueCon licen- legendo intenderesti; segue una scena di battaglia in tia delli superiori. Cc. 4 n.n., in 4° antico, senza xilografia, che occupa l’intera metà pagina infe- dati tipografici. La figura xilografica col ritratto del riore. Nell’ultima pagina la sigla dello sconosciuto Tolomei, proposta dal Blado al frontespizio di un autore: P. B.; cc. 4 n., in 4° antico, senza data, senza altro libro dell’erudito, induce a ritenere che que- dati tipografici. Dettagliata cronaca della battaglia sto editore romano avesse pure prodotto l’opera di Scannagallo, presso Marciano - cui fa riferimen- in esame, senza apparire per timore di ritorsioni to anche il titolo precedente - che segnò la grave da parte dei rappresentanti asburgici. A Roma, in- sconfitta dell’armata franco senese di Piero Stroz- fatti, il Blado avrebbe potuto facilmente ricevere zi da parte dell’esercito imperiale al comando del il testo dell’Oratione per la sua stampa, che è da marchese di Marignano. Il testo in esame, tuttavia, ritenersi di poco successiva ai giorni in cui il diplo- trascurati gli antefatti, si concentra esclusivamente matico fu accolto da Enrico II a Compiègne, nel sulle varie fasi dello scontro campale che lo scono- dicembre del 1552, per ricevere il formale attestato sciuto autore P. B. apprende da un certo “Capitano di riconoscenza rivolto dai senesi al sovrano, che Lione, che s’è ritrovato in fatti”. Quindi un’opera aveva favorito il ribaltamento della loro alleanza diversa dalla precedente nella narrazione, come con l’Impero asburgico, ormai degradata al punto nelle caratteristiche editoriali, ma simile nella fina- di soffocare la libertà della Repubblica. Mentre la lità di favorire la diffusione dell’importante noti- diplomazia francese in Italia appoggiava l’organiz- zia tra le file del partito asburgico in Italia. Anche zazione della congiura che avrebbe fomentato la questo opuscolo è sconosciuto alle bibliografie del ribellione dei senesi e provocato la cacciata della Moreni e del Cantagalli (opp. citt.). guarnigione imperiale, Enrico finanziava l’invio di un esercito a difesa della città contro le prevedibili – CAPITOLI FATTI dallo Illustrissimo Signor rappresaglie imperiali, espressamente richiesto dal Duca di Fiorenza, in nome della sacra Maesta di Carlo quinto Imperatore, con la Illustrissima Repub- 84 Tolomei nella sua oratione. L’edizione, sconosciuta blica di Siena, sotto il 17. d’ Aprile 1555. con il nu- granduca di Toscana per l’ annessione del dominio mero delle Fanterie Spagnole e Tedesche, quali sono senese a quello fiorentino col titolo di Stato Nuo- accettati dalli Signori Senesi. Cc. 8, n. n., in 16°, vo. Piccola pubblicazione consultabile presso la Bi- senza data, senza dati tipografici. Rarissima edizio- blioteca Comunale degli Intronati di Siena e pre- ne di alcuni documenti relativi all’assedio di Sie- sente nelle collezioni di Paolo Tiezzi Maestri; citata na e alla sua conclusione, avvenuta nell’aprile del dal Moreni (op. cit.,I, p. 487), ma di non facile 1555 non con la forza delle armi ma per via diplo- reperibilità sul mercato antiquario più selettivo. matica, sulla base del trattato tra gli ambasciatori Ovviamente Pellegrini possiede anche molti senesi e Cosimo dei Medici, che qui è pubblicato altri volumi relativi alla Guerra di Siena: le mo- insieme alla lettera inviata alla Balia dal marchese

8. Giovanni Stradano: Assedio di Casole, incisione su rame. di Marignano, comandante dell’armata imperiale, nografie e buona parte della congerie di articoli e il 9 gennaio dello stesso anno per intimare la resa brevi saggi, tutti puntualmente segnalati da Can- della città e della relativa orgogliosa risposta senese. tagalli nella sua citata bibliografia: accuratissima e Pubblicazione prodotta, molto probabilmente, da indispensabile fonte di conoscenza, che, ferman- un tipografo ambulante, non conoscendosi opere dosi agli anni Sessanta dello scorso secolo, inevi- stampate da editori locali negli anni della guerra, tabilmente perde un numero consistente di nuovi ignorata dalle bibliografie del Moreni e del Canta- contributi relativi alle dinamiche, non solo con- galli (opp. citt.), e non reperibile nelle biblioteche flittuali, della vicenda. Successivamente, infatti, pubbliche italiane. diversi studiosi hanno indagato nella turbolenta e caotica situazione politica della città, che nei primi – Investitura Senensis M.D.LVII. Pp. 53 n., in decenni del XVI secolo risulta degradata econo- 24°; senza dati tipografici. Atto di concessione in micamente, lacerata dalle fazioni interne e altale- feudo della città e stato di Siena sottoscritto da Fi- nante nei rapporti diplomatici, per poi produrre lippo II di Spagna, succeduto a Carlo V, in favore analisi innovative che, oltre alle motivazioni mili- di Cosimo de’ Medici, duca di Firenze e in seguito 85 9 e 10. Giovanni Stradano: Attacco all’Abbazia di Monastero; Battaglia di Marciano, incisioni su rame.

86 tari, espongono altre interessanti chiavi di lettura il sostegno del re di Francia e creato le condizioni di quel periodo storico. Nelle sue ricerche librarie organizzative per la spedizione di un forte contin- Pellegrini ne ha individuate diverse, contenute gente militare che, entrato in città da Porta Tufi, in opere che annota puntualmente redigendo un aveva innescato il sollevamento armato della citta- capitolo di aggiornamento alla citata Bibliografia dinanza e dopo serrati combattimenti per le strade critica del Cantagalli intitolato Aspetti ideali e cause e perfino dentro le case aveva costretto le truppe reali della caduta della Repubblica di Siena – Note imperiali a rifugiarsi dapprima nella nuova citta- per un itinerario bibliografico (in “La caduta della della eretta sul poggio di S. Prospero e quindi ad Repubblica di Siena” - I, Siena, Nuova Immagine abbandonare la città. per Università Popolare Senese, 1991, dove alcuni La vittoriosa insurrezione dei senesi se, da una articoli di non facile reperibilità sono riproposti parte, poneva fine alla pesante ingerenza asburgi- integralmente ed altri apparsi in riviste straniere ca nei loro affari di stato, dall’altra, instaurava una nella utile traduzione in italiano). In un successi- sorta di protettorato della monarchia francese su vo volume integrativo del precedente: La caduta Siena, suggellato dalla formale riconsegna della della Repubblica di Siena - II: La guerra - Siena, cittadella da parte del rappresentante di Enrico II, Nuova Immagine per Università Popolare Senese, Louis de Lanssac, al Capitano del Popolo ed asso- 2007- Pellegrini esamina le varie fasi della guerra, lutamente non tollerato da Carlo V non solo per ricercando le motivazioni politiche che le avevano l’affronto subito dal suo regale orgoglio, ma anche determinate e descrivendo le variabili strategiche e più concretamente a seguito della perdita di un che ne avevano regolato l’andamento: dalla prima territorio di fondamentale importanza strategica spedizione condotta per conto dell’imperatore per i suoi programmi egemonici sull’ Italia. Non Carlo V dai Toledo, vice re di Napoli, nel primo pochi tra i rivoltosi senesi pensavano e dichiarava- semestre del 1553, alla seconda, quando l’armata no pubblicamente di essersi solo voluti liberare del- imperiale agli ordini dal marchese di Marignano e le perniciose iniziative di don Diego de Mendoza, sotto la direzione di Cosimo dei Medici stringerà la l’ambasciatore asburgico a Siena, ma di non voler città in un ermetico assedio fino al 17 aprile 1555. rinunciare all’alleanza con l’Impero; conseguente- Anche in questa pubblicazione l’Autore presenta la mente, nel proseguo dell’estate, non fu ostacolata ristampa o la traduzione di testi poco noti, ma in la campagna diplomatica volta a ristabilire lo statu Da Camollia a Marciano: una riconsiderazione con- quo esistente in Toscana prima della sommossa e la duce in prima persona l’esame critico di aspetti del serie di negoziati che, pur favoriti dal papato, non conflitto, a suo parere, non del tutto chiariti dalla approdarono però a nulla. D’altra parte le truppe storiografia ufficiale ed ancora avvolti nell’ombra imperiali, che non avevano completamente ab- del dubbio o nell’incertezza di spiegazioni insod- bandonato il territorio senese, mantenendo alcuni disfacenti. Zone d’ombra da illuminare con nuovi reparti asserragliati ad Orbetello - piazzaforte co- studi e più approfondite ricerche documentali, che stiera strategicamente nevralgica in funzione della l’Autore individua nell’ambiguo atteggiamento del probabile ripresa delle operazioni militari in Tosca- rappresentante di Enrico II a Siena, il cardinale Ip- na - fornivano un ottimo alibi allo stato maggiore polito d’Este, quando essendo responsabile della dell’esercito francese insediatosi a Siena per giusti- difesa della città aveva impedito di combattere il ficare la predisposizione di un’adeguata strategia primo attacco condotto dalle truppe del Marigna- difensiva contro la vendetta di Carlo V: un’azio- no contro le fortificazioni esterne di Camollia; op- ne militare che molti stimavano tanto inevitabile, pure nei troppo grossolani errori tattici compiuti quanto pericolosamente imminente. Infatti la ri- dallo Strozzi prima e durante la battaglia di Mar- conquista di Siena rappresentava un obiettivo pri- ciano. Ma non solo, perché in più recenti studi oritario nell’agenda dell’imperatore, che non pote- Pellegrini espone un’altra sostanziale contraddizio- va rinunciare alle comode basi terrestri e marittime ne che emerge dalle fonti storiografiche e che egli senesi, indispensabile punto d’ appoggio per le sue rileva in riferimento ai piani di difesa territoriale campagne militari nell’Italia centrale e i coman- varati nel 1553 dallo stato maggiore francese d’ac- danti francesi, che ne erano ben consapevoli, ri- cordo col governo di Siena per affrontare i rischi di volgevano motivate e preoccupate attenzioni agli una guerra ormai incombente. apparati fortificati della città e dei principali castelli Negli ultimi giorni di luglio del 1552 a Siena disposti nei punti sensibili del Dominio, che non la popolazione si era ribellata contro l’opprimente risultavano allora militarmente attrezzati, né archi- presidio imposto alla città da Carlo V, sulla base tettonicamente adeguati a sostenere l’attacco di un della plurisecolare alleanza tra la Repubblica e l’im- poderoso esercito, cui, certamente, non sarebbe pero. Una congiura tramata nel massimo segreto mancato il sostegno delle moderne artiglierie. Ef- da elementi del Monte del Popolo aveva ottenuto fettuate accurate ispezioni alle piazzeforti confina- 87 rie e considerata l’importanza, anche economica, strategia difensiva ordita dal Termes ed adottata sia di vaste aree del dominio senese, il generale Paul dagli Otto di Guerra agli inizi del conflitto, sia dal- de Termes propose agli Otto di Guerra un piano lo Strozzi nelle fasi successive, come un provvedi- strategico assai elaborato e complesso, in quanto mento categorico e inflessibile, per quanto corretto fondato sull’individuazione degli avamposti più ai sensi dell’arte militare del tempo e privo di alter- adatti per posizione topografica e configurazione native per opporre resistenza allo strapotere dell’ar- architettonica a costituire un sistema organico e mata imperiale: la maggiore macchina da guerra interattivo di difesa territoriale in un’area che per attiva allora in Italia, per di più favorita dall’allean- ampiezza era altrimenti indifendibile. Quasi ovun- za col duca Cosimo dei Medici, che assicurava allo que le fortificazioni ispezionate, generalmente mal schieramento asburgico non solo uomini e canno- mantenute e stilisticamente obsolete, condizio- ni, ma anche la costante assistenza logistica di di- narono le decisioni del Termes, imponendogli di verse basi d’appoggio dislocate nel limitrofo terri- selezionare solo quei centri la cui sicurezza poteva torio fiorentino. Anche Pellegrini si è più volte in- essere migliorata con strutture rispondenti ad ag- teressato al piano del Termes in scritti recenti come giornati schemi di architettura militare, ma realiz- Lucignano della Chiana. Un caso esemplare per la zabili in breve tempo, perché l’attacco imperiale storia dell’architettura militare italiana (in “Fortifi- era considerato ormai incombente. care con arte”, I, Siena, Pistolesi per Accademia dei Rozzi, 2009) e Le fortificazioni di Montalcino nella La selezione degli avamposti rispondeva all’e- Guerra di Siena (in “Fortificare con arte”, II, Siena, sigenza strategica allora prioritaria di evitare l’ec- Pistolesi per Accademia dei Rozzi, 2010), o recen- cessiva, controproducente frammentazione dell’e- tissimi, come Il nucleo urbano di sercito, individuando una serie di fortezze dove e le sue fortificazioni (in “Montefollonico: storia concentrare le risorse disponibili per controllare le e architettura ai confini dell’antico stato senese”, principali vie di comunicazione e proteggere i cor- Sinalunga, Rossi per Istituto per la valorizzazione pi armati necessari per ostacolare i movimenti del delle abbazie storiche toscane, 2019) e La “Badia a nemico. Fortezze a cui erano assegnate anche fun- Monistero” e altri edifici religiosi foranei nell’assedio zioni logistiche di carattere civile per accogliere gli di Siena del 1554-5 (in “Fortificare con arte - La abitanti dei centri ritenuti indifendibili, concen- Fede fortificata”, VII, Sinalunga, Rossi per Istituto trare greggi e armenti, immagazzinare scorte ali- per la valorizzazione delle abbazie storiche toscane, mentari, con la conseguenza dolorosa e impopola- 2019) per rilevarne le difficoltà di applicazione e re di costringere gli abitanti dei centri abbandonati cercare di colmare - anche in questa fattispecie - a lasciare, con la propria casa, i beni e il lavoro che alcune lacune conoscitive che la critica storica non davano loro da vivere. era stata capace di inquadrare in modo esauriente. Dunque, non poche difficoltà caratterizzarono Per la verità Cantagalli aveva già annotato la pianificazione di questa strategia difensiva, sia come l’opposizione degli abitanti di alcuni bor- per gli aspetti tecnici richiesti dall’aggiornamento ghi all’ordine di evacuazione degli stessi impartito delle fortificazioni, che impegnò i migliori achi- dagli Otto di Guerra mostrasse un chiaro limite tetti militari al servizio della Repubblica; sia per la operativo di questo programma, che ne metteva in comprensibile indisponibilità ad ubbidire agli or- crisi l’efficienza e segnalava al riguardo il doloroso dini governativi da parte delle popolazioni costret- caso di Lucignano: la piazzaforte chianina che a se- te ad abbandonare i borghi lasciati senza misure guito di una convulsa serie di ordini e contrordini di protezione. Non fa meraviglia, pertanto, che al era rimasta sguarnita e offerta al nemico per una termine del suo complesso lavoro preparatorio ed facile conquista. Cantagalli registrava pure come organizzativo il Termes avesse selezionato soltanto analoghi casi di insubordinazione si fossero verifi- sedici piazzeforti, ritenute affidabili per sviluppare cati in altri centri, creando seri problemi al governo il massimo sforzo di contenimento del previsto at- senese per la disaffezione e la rabbia che provoca- tacco imperiale, sulle quali furono adottati congrui vano in popolazioni prima fedeli alla Repubblica, provvedimenti di consolidamento dei presidi mi- nonché favorendo la progressiva occupazione del litari e di accumulo delle scorte necessarie in caso territorio senese da parte degli imperiali; tuttavia, di assedio, mentre erano avviate frenetiche attività ne’ lo studioso, né altri scrittori si sono soffermati di miglioramento edilizio e funzionale delle forti- ad indagare le modalità d’applicazione del piano, ficazioni. che di fatto evidenziavano anche una terza cate- Seguendo il Pecci, anche l’attento Cantagalli goria di avamposti. Come rileva Pellegrini nei ci- - op. cit., p. 197 -, Pepper & Adams, autorevo- tati saggi, numerosi castelli esclusi sulla carta dai li storici dell’architettura militare, e altri studiosi provvedimenti difensivi ordinati dal governo sene- moderni della Guerra di Siena, hanno annotato la 88 se erano invece riforniti di armi e di munizioni, dotati di presidio militare non solo con uomini del piano generale di difesa. Come osserva Pellegri- delle bande del dominio, ma anche con truppe ni, sarebbe opportuno indagare tra le pagine delle regolari e finanziati per il consolidamento di appa- antiche cronache e tra i documenti d’archivio per rati fortificati; forse non tutte le disposizioni era- saperne di più. Probabilmente non si troverà un no eseguite a causa delle incalzanti vicende della secondo piano, alternativo o integrativo di quello guerra, ma se ne trovano numerosi, chiari attestati del Termes, e forse sarà opportuno ricercare caso nelle cronache e, soprattutto, negli atti governativi per caso, traendo esempio dalle decisioni prese per relativi a centri come, ad es., Torrita, Montefollo- Pienza, che, scartata inizialmente in quanto facil- nico, Trequanda, Rapolano, Poggio Santa Cecilia. mente vulnerabile dall’artiglieria, fu poi ripresa in Inoltre abbiamo precise notizie di scontri avvenu- considerazione a seguito delle insistenti richieste ti per difendere avamposti, pure non considerati dei Piccolomini e fu iniziata la costruzione di un nel piano di difesa, come , Belcaro, An- apparato bastionato sul fronte occidentale della caiano, Cuna, Capraia, San Gusmè, l’Aiola, dove città, quello più esposto ad un eventuale canno- la resistenza, talvolta anche strenua, opposta agli neggiamento, che, però, fu subito interrotta per il attaccanti imperiali comprovava la presenza di un sopraggiungere delle truppe nemiche. presidio e un non casuale approntamento difensi- Nel chiudere questa rassegna dei saggi di Et- vo delle piazze. Dunque, oltre alle sedici fortezze tore Pellegrini relativi all’epica vicenda terminale selezionate da Termes e a quelle colpite dall’ordine della Repubblica senese, dobbiamo ricordare il di abbandono - che teoricamente dovevano essere suo recente contributo su Ascanio della Corgna: tutte le altre, almeno nelle aree di guerra più tor- Un condottiero sfortunato nella Guerra di Siena (in mentate, come la Val di Chiana e la Val d’Orcia “Ascanio della Corgna. I Turchi e la battaglia di - troviamo una serie consistente di avamposti: bor- Lepanto”, Perugia, Fabbri, 2016, pp. 38-55) non ghi fortificati, castelli, semplici torri di guardia, che una biografia completa del generale perugino, ni- potevano essere lasciati in mano al nemico senza pote di papa Giulio III Ciocchi del Monte, ma un opporre resistenza e che invece furono al centro di approfondito ed inedito racconto della sua parteci- furenti attacchi da parte degli imperiali e di vigo- pazione tra le file dell’esercito asburgico al conflitto rose reazioni da parte dei difensori franco senesi. senese, che, per altro, lo vide sfortunato protago- E’ vero che la seconda fase del conflitto, sviluppata nista per aver riportato due gravi ferite rispettiva- a stretto contatto con Siena, rispetto alla prima in- mente negli assedi di Monticchiello e di Montal- dividuava un teatro di guerra diverso e proponeva cino ed essere caduto prigioniero nella battaglia di nuove esigenze tattico strategiche, tuttavia allo sta- Chiusi, dove le truppe imperiali riportarono una to delle conoscenze è difficile motivare meno -ge clamorosa sconfitta e Siena trovò l’ultima, impor- nericamente questo evidente contrasto applicativo tante vittoria della sua storia.

11. Jacob Schrenck von Notzing, Der Aller Durchleuchtigsten und Grossmächtigen Kayser..., Innsbruch, Baur, 1603. 89 1. Questa cartolina, della ditta S. Venturini di Siena, reca sul 2. ‘Palazzo Pubblico’ compare tardi in modo documentato, retro la dizione ‘Palazzo comunale (Già del Governo)’; Pier ci dice Pier Guido Landi: 1911. Guido Landi, che la possiede, riporta al 1931 la prima com- parsa a lui nota di questa dizione. Avverte, però, segnalandoci anche le prime comparse delle altre cartoline nella sua raccol- ta, che non sono naturalmente escluse comparse anteriori.

3. ‘Palazzo comunale’ è, a giudicare dalle cartoline conserva- 4. ‘Palazzo Municipale’ ha relativa frequenza, almeno dal 90 te, la dizione più diffusa. 1904 e ritorna nell’Attestato del Comune di tav. 9’. A Siena tra palazzi comunali vecchi e ‘nuovi’ Dire Palazzo Pubblico, della Signoria, del Comune o della Repubblica? di Mario Ascheri

Premessa di metodo e delle precisazioni cronologiche indicate nelle didascalie: tutto fornito dallo stesso Landi, la Ogni lavoro storico è per definizione prov- cui competenza è vasta come la ricchezza della visorio. Si può ripensare al problema già esami- sua raccolta, degna di un grande museo. nato, oppure può venir fuori una nuova ‘fonte’ sul tema, documentaria o meno, e il quadro si Possiamo allora entrare in medias res. complica – quando non si offusca o annulla ad- Premessa generale dirittura… e bisogna ripartire. Le designazioni di qualunque tipo come tut- Il mio caso mi permetto di ricordarlo solo ti sanno hanno una loro storia. Non si intitola a perché è addirittura interno a questa rivista. caso un ente, una istituzione o un libro, ovvia- Nel cittadinoonline.it, il giornale facilmen- mente, così come non si dà un nome a un figlio te accessibile e, soprattutto, senza problemi di a caso: si esprimerà sempre coscientemente o bytes eccessivi (l’ossessione di chi si rivolge ai meno la propria cultura. Per i nomi delle strade media cartacei), il 10 marzo scorso, proprio si sa quanti contrasti possono sorgere, facendo- ne veri e propri problemi politici. Per intitolarle mentre entravamo nella sempre aperta stagio- oppure per cambiare loro il nome: non si fa se ne del Covid 19, pubblicavo un articolo sulla non c’è un motivo serio. Del resto non si parla denominazione corrente ‘Palazzo Pubblico’ per – per venire a cosette anche più interessanti a il palazzo comunale. La presentavo come errata Siena - di ‘contrade’ o di ‘compagnie’ sempre dal punto di vista del lessico medievale senese nello stesso modo nel corso dei secoli. E a livel- e ne davo notizia il giorno stesso in Facebook, lo generale bisogna sempre sapere distinguere, sperando - come faccio di solito – che venisse come per nozioni generiche ma dense di signifi- qualche contributo per approfondire la que- cato come ‘popolo’, ‘democrazia’, ‘nobiltà’ ecc.: stione dai lettori. sono tutti scatoloni che sono stati utilizzati in L’approfondimento venne invece dall’ar- modo diverso attraverso i secoli. ticolo di Simonetta Losi dedicato a Tozzi nel E utilizzati anche spesso in modo strumenta- numero 52 della rivista, che si apriva con una le, per raggiungere certi fini, più o meno nobili. bella cartolina a piena pagina della ‘Cappella del Palazzo della Signoria’: non era una con- Un altro esempio istruttivo è appunto dato ferma inedita della mia tesi? Simonetta non dal ‘Palazzo Pubblico’ che le guide di Siena in poteva immaginare la mia gioia, come non la tutte le lingue del mondo conoscono con que- poteva immaginare Pier Guido Landi, il pos- sto nome oggi, ma che è discutibile che possa sessore della cartolina da lei riprodotta: io ero essere così chiamato, almeno per il Medioevo. messo sulla strada giusta per acquisire nuo- E si può anche supporre perché le denomina- vi elementi. E ora li trovate raccolti nelle due zioni precedenti siano venute meno. pagine illustrate di questo articolo grazie alla La denominazione del Palazzo è stata flut- cortese concessione delle cartoline riprodotte tuante fino a tempi recenti, come le cartoline 91

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 qui riprodotte suggeriscono, ma la precisazione lazzo pubblico. Nel 1297 si parla di un palatium oggi usuale, di ‘pubblico’, sembra comunque da et domus Comunis Senensis, in modo endiadico, doversi escludere per l’età d’oro di Siena. Non a così come nel ‘99, a maggio, quando si delibera caso Luigi Sbaragli nel 1932 aveva dedicato un di fare le volte laddove è la Biccherna. Di domus elegante (per il tempo) libro a Il Palazzo del Co- Comunis parlano allora anche i Viarii, l’ufficio mune di Siena (probabilmente la prima mono- governativo per la viabilità nella Repubblica, e grafia su di esso), riferendosi a quello oggi detto testi ricordati dallo studio specifico sul mercato Palazzo Pubblico senza affrontare il problema nel Campo di Maurizio Tuliani4. della denominazione come pure della localiz- Con i Nove e dopo… zazione del palazzo più antico, che è anch’esso finito in ombra1. Con i Nove però si nota una prima svolta: si comincia a parlare5 di Palazzo dei Signori e Entrando nel merito di Palazzo della Signoria per indicare la parte Si sa che i Nove (al governo dal 1287) si più importante di quello ora chiamato Palazzo insediarono stabilmente a Palazzo nel 1310, ma Pubblico, quello della sala del Mappamondo, cosa si fosse costruito prima è assai meno noto del Buongoverno ecc. Già, era per distinguer- ed è chiaro che i Nove non avessero interesse a lo dal Palazzo del podestà accanto alla Torre e conservare la memoria dell’età precedente. Da dal Palazzo di sotto lungo Salicotto, dedicato al guelfi e filo-angioini avevano tutto l’interesse a salone dei Consigli e, sotto, alle carceri. Ma il proclamarsi ‘nuovi’ rispetto alla Siena ghibelli- palazzo che contava, dove si decideva, era il pa- na. Ma noi dobbiamo ancora oggi vivere dei lazzo dei Signori che erano infatti prevalenti in loro interessati pregiudizi? città: i Nove (soli al governo fino al 1355). Ben prima del palazzo dei Nove, sulla scorta Palazzo Pubblico è quindi, probabilmente, del libro sempre utile curato da Cesare Brandi2 una novità umanistica, un uso consolidato- ho segnalato da tempo3 che al 1220-30 risale la si quando il Comune era ormai in crisi? Un notizia di una domus propria del Comune sotto cronista-storico ricordato nel volume curato il Campo di San Paolo; che nel 1226 si sa di da Brandi parla intorno al 1500 di Publicum maestri che lavorarono tra l’altro a terminare il palatium, ma non escludo affatto che si ritro- Palatium Comunis; che al 1246 risale una domus vi anteriormente la designazione. Certo, se ne nova, e si parla di domus Comunis l’anno dopo. parla poi, ad esempio nel settembre del 1600, Nel 1258 si parla di fare un Palatium Comunis per una pittura disposta dalla Signoria nell’au- apud Doganam (diverso dal Bulgano). Molti la indicata come “del loro palazzo pubblico”. i riferimenti successivi: nel 1296 ad esempio Ma nel 1682 per i grandi e ben noti lavori del si paga il pittore di un S. Cristoforo in domo Fontana si parla di “palazzo della Signoria”, che Comunis Senensis in curia dominorum Novem: è designazione in armonia con il fasto di chi cioè, allora c’era già un palazzo del Comune viveva a Palazzo e con il preteso (e in parte vero) sede del governo (curia dei Nove), non un Pa- perdurante potere di Siena in epoca medicea.

1 Significativo che anche uno specialista come Fabio Gab- città-Stato del Medioevo italiano, Betti, Siena 2003, pp. 25-44 brielli abbia trascurato costruzioni precedenti scrivendo di (purtroppo non ricordato da F. Gabbrielli, Siena medievale. “quando, sul finire del secolo (XIII, n.d.r.), il Comune decise L’architettura civile, Protagon-Fondazione MPS, 2010, e forse di realizzare uno specifico palazzo per le proprie funzioni…”: per questo neppure da G. Piccinni, Nascita e morte di un quar- in L’ultimo borgo di Siena e il piano di ridefinizione urbana tiere medievale. Siena e il Borgo Nuovo di Santa Maria a cavallo prima e dopo la peste del 1348, in “Bullettino senese di storia della peste del 1348, Pacini, Pisa, 2019). patria”, 126 (2019), p. 533. 4 Il Campo di Siena. Un mercato cittadino in epoca co- 2 Palazzo pubblico di Siena, Silvana, Milano 1983. munale, in “Quaderni medievali”, 46 (1998), pp. 59-100. 3 In Le più antiche norme urbanistiche del Comune di Sie- Gabbrielli, Siena medievale, pp. 167-204, dedicate al Palazzo na, in La bellezza della città. Stadtrecht und Stadtgestaltung, im Pubblico. Italien des Mittelalters und der Renaissance, eds. M. Stolleis-R- 5 Ad esempio in alcuni testi citati da Piccinni, L’ultimo Wolff, Niemeyer, Tübingen, 2004, pp. 241-267, atti di un borgo di Siena, (la carta orientativa fondamentale per i lettori convegno; perciò nella loro attesa pubblicato prima a Siena, del libro parla però di ‘Palazzo Pubblico’, p. 70 s., e nel testo 92 perché non sfuggisse al pubblico locale, nel mio Siena e la prevale il ‘Palazzo Pubblico’: pp. 109, 150, 180-185, 193). 5. ‘Palazzo della Signoria ora Comunale’ è quello storicamente 6. ‘Palazzo del Comune’, attestato nelle cartoline dal 1909 più corretto: usato almeno dal 1900. almeno.

7. ‘Palazzo della Signoria’, attestato almeno dal 1902. 8. ‘Palazzo della Repubblica’, attestato dal 1902. 93 9. Attestato ufficiale per la Contrada vittoriosa del Palio (opera 8. Esemplare del libro di Luigi Sbaragli con dedica di Dario Neri) rilasciato dal Comune intorno agli anni ‘30; dell’omaggio a Carlo Ciampolini, Sindaco di Siena è esposto, completo dei dati pertinenti, in alcuni musei di liberata (Collezione M. Ascheri). Contrada.

Già, e appunto in quest’epoca non si parla le cartoline? Quanto meno si dovrebbe pensare più di palazzo del Comune: meno si ricordava a una bella iscrizione per l’entrone dalla parte il Comune dall’età medicea in poi e meglio era. della Lupa: Palazzo Comunale, già Palazzo della Un generico ‘pubblico’ come qualsiasi ufficio Signoria della Repubblica di Siena. era meno pericoloso e meno carico di memoria, Con ciò si ricorderebbe la bella denomina- ad esempio anche per Pietro Leopoldo (“palaz- zione comparsa quanto meno in una cartolina zo del pubblico”): il Palazzo della Signoria non del 1902 dello storico negozio d’arte Lombardi era bene riservarlo a Firenze? alla Costarella, davvero intrigante, specie tenu- La denominazione pone quindi un proble- to conto del periodo monarchico da poco fune- ma di identità. Come si rimedia oggi di fronte stato dal regicidio. alle ben sette diverse denominazioni che si sono Chi ha elementi per spiegare questa audacia? alternate tra il 1902 e il 1931, come attestano

Ormai in bozze leggo l’importante contributo di Rosa Maria Dessì, Rituali civici senesi: celebrare la Maestà dipinta e il sovrano, in La cattedrale nella città medievale: i rituali, a cura di V. Lucherini e G. Boto Varela, Roma, Viella, 2020, che reca altre testimonianze interessanti del nostro assunto.

94 Sommari/Abstracts

Felicia Rotundo e Roberta Gori, Il volto nuovo consacrazione dell’antipapa; sull’esilio in quel di Ninfa e sul dell’Accademia agli inizi del Novecento rogo degli antipapi. Commenta anche due dei luoghi ‘fatidici’ del papa: Alessandria con la costruzione della Cattedrale e la Il recente restauro della sala da Tè dell’Accademia dei Rozzi sua elevazione a Diocesi e, vero capolavoro, la battaglia navale ha offerto lo spunto per ripercorrere la storia costruttiva e di Salvore, dove Venezia, alleata del Papato, sconfisse la flotta decorativa della stanze iniziata nel 1727 e conclusasi nel primo dell’Imperatore. Negli affreschi, per quanto premesso, non si Novecento. menziona la battaglia di Legnano, in cui la Lega dei Comuni La decorazione della Sala realizzata nel 1904 fa parte infatti lombardi, sostenuta da Alessandro, inflisse una sonora sconfitta di un lungo e articolato programma che vide all’opera i due agli imperiali., Meglio non rievocare quell’episodio: anche allora maggiori rappresentanti della “pittura di stanza”, Giorgio la comunicazione “istituzionale” era prudente… Bandini prima e Gaetano Brunacci poi, entrambi formatisi Ascheri presents the Pope, who had been early brought back to presso la Scuola di Ornato nata in seno all’Istituto di Belle Arti, Siena by the Bandinelli Paparoni after a considerably long period vera e propria fucina del Purismo Senese. of unpopularity in his local surroundings due to his attributed The recent restoration of theAccademia dei Rozzi’s Tea Room gives leadership of the pro-Florentine « pars Ecclesiae » whom Siena us the perfect excuse to rediscover all the different decorative and and the Barbarossa were against: He was actually Pope (the Great constructive phases it has gone through since the work had started Organiser) of the Papal Primacy in Europe and Siena, who ended in 1727 up to the early 20th century. The long and complex Room up recognising his greatness in the 15th century. This in fact came decorating process (which took place in 1904) was also impacted by about a century and a half later by virtue of the frescoes, represented these two consecutive influential room decorators Giorgio Bandini in the « Balia » room in the Palazzo della Signoria in Siena, at and Gaetano Brunacci. They had both qualified at theScuola di the beginning of the 15th century, by Spinello Aretino depicted Ornato which had grown out of the Institute of Fine Arts which when the long lasting threefold government was established. Serino also contributed towards Sienese Purism. was the main contributor for these frescoes: He did Alessandro’s coronation and the consecration of the Antipope; the Ninfa’s L’area della chiesa di S. Pellegrino e di piazza Roberto Cresti, exile and the Stake of the Antipope. He also commented on two Indipendenza « fateful » places of the Pope: Alessandria with the construction Il pezzo si propone di delineare le vicende storiche che hanno of the Cathedral and its elevation at Diocesi, which was a real caratterizzato l’area dell’odierna piazza Indipendenza e gli masterpiece, and the naval battle at Salvore, whereby Venice, spazi circostanti dalle origini della città di Siena fino a tutto allied with the Papacy, had defeated the Emperor’s fleet. However il Duecento. L’articolo si occupa soprattutto delle origini the was not mentioned in the frescoes and was della chiesa di San Pellegrino, per secoli presente nella piazza not to be recalled in any way at the time either. In this battle the prestandole l’antico nome, che ebbe una funzione pubblica di Lombard League, supported by Alessandro, had radically defeated fondamentale rilievo nella prima età comunale, ospitando quasi the imperials. tutte le sue magistrature, e dell’insediamento in prossimità della stessa di due famiglie magnatizie, i Gallerani e i Codennacci, Stefano Pasquini, Da Montaperti a Campaldino: Guelfi e che costruirono altissime torri a lato e nella parte retrostante Ghibellini nella Divina Commedia dell’edificio sacro (una, cosiddetta dell’Orsa, ancora esistente), di L’articolo ricostruisce la storia del conflitto fra guelfi e ghibellini, cui vengono tratteggiate le vicende costruttive per sommi capi. come narrato nella Divina Commedia, attraverso l’analisi di The piece aims to outline the historical events that have quattro canti. In progressione cronologica si va dal canto X characterized the area of today’s Piazza Indipendenza and the dell’Inferno con protagonista Farinata degli Uberti, comandante surrounding spaces from the origins of the city of Siena up to ghibellino nella battaglia di Montaperti, al canto III del the entire thirteenth century. The article deals mainly with the Purgatorio dove compare l’imperatore Manfredi, deceduto origins of the church of San Pellegrino, present for centuries in the nella battaglia di Benevento, al canto XXVII dell’Inferno con square lending it its ancient name, which had a public function of il furbo e rancoroso Guido da Montefeltro, fino al canto V fundamental importance in the early communal age, hosting almost del Purgatorio con Bonconte da Montefeltro e la battaglia di all its magistracies, and the settlement in proximity of the same Campaldino, che vide fra i protagonisti anche Dante. of two magnate families, the Gallerani and the Codennacci, who Attraverso l’interpretazione di Erich Auerbach, viene messo built very high towers at the side and in the rear part of the sacred in rilievo il carattere simbolico che acquista la lotta fra guelfi building (one, the so-called Orsa, still existing), whose construction e ghibellini nel poema dantesco, dove piano umano e piano events are outlined in brief. divino si intrecciano in una visione complessiva del mondo che evolve dall’impostazione aristotelico-tomistica verso il più Papa Alessandro III, un Mario Ascheri e Vinicio Serino, moderno umanesimo. grande senese... scomodo! This article recounts the story of the battle between the Guelphs Ascheri ha presentato il papa presto rivendicato a Siena and the Ghibellines, in the same way as it was done in the Devine dai Bandinelli Paparoni, ma rimasto per tanto tempo poco Comedy via the analysis of four songs. In chronological order it gradito in città per essere stato il leader indiscusso della ‘pars goes from song X from the Inferno with Farinata degli Uberti Ecclesiae’ filo-fiorentina contro la quale Siena era schierata as main protagonist, the Ghibellini commander in the battle sostenendo il Barbarossa. Ma fu papa grandissimo organizzatore at , to song III from Purgatorio where the emperor del primato pontificio in Europa e Siena riuscì, infine, nel Manfredi, who dies in the , appears, to song colto Quattrocento, a riconoscerne la grandezza. Avvenne XXVII from Inferno with the clever but resentful Guido from con gli affreschi che, all’inizio del ‘400, ossia oltre un secolo Montefeltro, up to song V from Purgatorio with Bonconte from e mezzo dopo gli eventi, Spinello Aretino rappresentò nella Montefeltro and the , in which Dante also Sala di Balia del Palazzo della Signoria di Siena, quand’era ora appears. Via Erich Auerbach’s interpretation, much symbolic stabilizzato il governo ‘trinario’ tanto duraturo. Sugli affreschi importance is given to the battle between the Guelphs and the si è concentrato Serino: sulla incoronazione di Alessandro e la Ghilbellines in Dante’s poem whereby the human level intertwines 95 with the devine one giving a complex view of the world that racchiudono tesori di inestimabile valore culturale. Tutto questo advances from an Aristotelian-Thomistic surrounding towards a è frutto di decenni – se non secoli – di attenta acquisizione, more modern and human one. conservazione e valorizzazione. Una attenzione particolare e riservata agli antichi costumi utilizzati per il Corteo Storico e ai Laura Perrini, Le opere di Federigo Tozzi come testimonianza drappelloni vinti sul Campo, opere dei più grandi pittori locali, storico-archeologica di luoghi ormai scomparsi nazionali e mondiali. In diverse opere di Federigo Tozzi molte descrizioni Esistono poi beni immateriali (non solo il Palio) che necessitano paesaggistiche offrono importanti informazioni su luoghi che costantemente di divulgazione specie alle nuove generazioni. non esistono più, permettendoci di ricostruire attività che si Nonostante le mille difficoltà le Contrade riescono nel loro svolgevano un tempo dentro e fuori dalle cinte murarie sia intento che è quello di difendere scrupolosamente storia e di Siena, città natale dello scrittore, sia di Roma, dove Tozzi civiltà di una città apprezzata nel mondo. trascorse gli ultimi anni della sua vita. Those small microcosmic details which represent the Contradas in In various intellectual works by Federigo Tozzi many landscape Siena, not only conserve much history and many historical finds, description offer important information on places which don’t exist but also an impressive and unique world heritage; the Museums anymore. They allow us to reconstruct activities that once took place and Oratories contain the most unimaginable valuable cultural inside and outside the city walls, both Siena (writer’s home town), treasures. This is all thanks to many years, if not centuries, of careful and Rome, where Tozzi spent the last years of his life. collecting, conservation and evaluating. Significant attention is also given to the traditional costumes used during the Palio’s Historical Simonetta Losi, Vittoria Gazzei Barbetti Parade and to all the « drappelloni » (Palio trophy drapes) won in Nel contributo si tratteggia la figura di Vittoria Gazzei Barbetti, the square: these were all works of art done by great local, national violinista e scrittrice senese, figlia adottiva della pianista Maria and worldwide painters. Barbetti. Si evidenzia il suo legame con Federigo Tozzi e con There are also some intangible findings (not only the Palio) and gli intellettuali del suo tempo: attraverso le parole della sua these especially need to be disseminated among new generations. amica Francesca (Fanny) Dini la figura di Vittoria Gazzei Barbetti emerge come promessa della musica prima – stroncata Despite many problems the Contradas manage to scrupulously da una malattia alle mani che le impedirà di suonare – e della defend their historical and civilisation views of a town which is letteratura poi, con opere di diffusione nazionale. much appreciated in the world.

Molto legata a Siena, Vittoria Gazzei Barbetti ci lascia Margherita Anselmi Zondadari, Tra bibliofilia e ricerca storica, composizioni musicali, articoli per giornali e riviste locali e il recente contributo di Ettore Pellegrini sulla Guerra di Siena nazionali, romanzi per i bambini e i ragazzi, romanzi e racconti di ambientazione medievale a tema prevalentemente amoroso. La biblioteca di Ettore Pellegrini, ben nota per le numerose rarità librarie e iconografiche possedute, non poteva sfuggire Interessanti sono l’uso della lingua senese e le prove di scrittura all’osservazione critica del bibliofilo, che se ne è avvalso in vernacolare. numerosi contributi di studio apparsi in pubblicazioni di storia In this contribution Vittoria Gazzei Barbetti is featured, she was locale, cartografia antica e non solo: vale ricordare, infatti, che a Sienese writer and violinist and also the adopted daughter of Pellegrini per quasi venti anni è stato l’appassionato curatore della the pianist Maria Barbetti. Her relationship with Federico Tozzi rivista accademica che oggi ospita questo scritto. In particolare and other intellectuals at the times is also made apparent: Vittoria ha attratto la sua attenzione di ricercatore il periodo della Guerra Gazzei Barbetti’s friend Fancesca (Fanny) Dini highlights her figure di Siena, sul quale possiede alcuni esemplari di stampe che sono firstly as a music icon – though supressed by an illness that effected i soli conosciuti, almeno nel nostro paese, e ha scritto saggi her hands and prevented her from playing music – and then as a innovativi che ne hanno messo in luce aspetti ancora oscuri national literature icon. o scarsamente verificati dagli storici, analiticamente censiti e Vittoria Gazzei Barbetti was very fond of Siena and left us with commentati nell’articolo che qui si presenta. her music, articles, newspapers, national and local journals, Ettore Pellegrini’s well known library for its collection of children books, novels, and medieval love stories. iconographic rarities, could not escape from the bibliophile The use of the Sienese language and the evidence of vernacular critical observations from which it clearly benefited considering writings is very interesting here. its numerous contributions which appeared for example in local historical publications or ancient cartography. It is actually worth Istituto Studi Floriani, Dal Rozzo Angelo Cenni, il Risoluto remembering that for at least 20 years Pelligrini was the curator al Resolute John Florio of the academic journal that contains this text. He particularly John Florio, figlio di italiano e uomo di cultura di prim’ordine studied the period of time during the War in Siena which ended up in Inghilterra intorno al 1600, indicato da molti studiosi come being the only known publication in . He also wrote various possibile ‘collaboratore’ di molte opere di Shakespeare (il che innovative and obscure essays which were not entirely historically spiega la sua profonda conoscenza dell’Italia), si dette il nome di proven which were nevertheless formally registered and commented ‘Resolute’. Molto probabilmente recepì la designazione usata da in the present article. un celebre fondatore dei Rozzi, Angelo Cenni, il ‘Risoluto’. Mario Ascheri, A Siena tra palazzi del Comune vecchi e ‘nuovi’ John Florio, son of an Italian and a man of great culture in England Il Palazzo comunale attuale, costruito al tempo dei Nove, a fine around the year 1600, is now thought to have somewhat collaborated Duecento-primo Trecento, non è il primo edificato, come si with Shakespeare, (what would also explain his impressively deep ritiene generalmente, e la sua denominazione oggi corrente non è knowledge of Italy) was attributed the name « Resolute ». It is very quella medievale, che bisognerebbe in qualche modo recuperare. possible that he kept this name from one of the famous founders of the Rozzi, Angelo Cenni, « il Resoluto ». The « Palazzo Pubblico » as it is named today is only the most recent communal palace, built between the end of the 13th century Senio Sensi, Contrade: i tesori d’arte e le memorie and early 14th century. More: this name is not its original medieval Quei piccoli particolari microcosmi che sono le Contrade name, and it should in some way be changed with the revival of an di Siena conservano, oltre a storia, documenti e reperti, un its medieval name. patrimonio d’arte unico al mondo; i Musei e gli Oratori

96 Attività culturali dei Rozzi nel primo semestre 2020

Continuano le attività culturali della nostra della città di Venezia, della sua laguna, della sua Accademia dove, dopo l’ottima cena dell’ulti- storia, del suo Carnevale, del suo essere... della mo dell’anno ravvivata dall’ orchestra Manila sua fragilità”. Band che ci ha fatto ballare fino a tarda ora, ab- Per la cena di San Valentino, nella sala degli biamo assistito al primo concerto il 17 gennaio. specchi, i “Falsi d’autore” ci hanno rallegrato Si è esibito il Duo Musizieren composto dalla violoncellista Alice Gabbiani e dalla chitarrista con la loro eccellente musica; il Giovedì Grasso Silvia Tosi che ci hanno deliziato con musiche c’è stata la festa dei bambini ed il sabato succes- di J. S. Bach, Villa Lobos, De Falla, Ravel e con sivo il veglione di gala. i tanghi di Albenz e Piazzolla. Il 24 gennaio Poi... è arrivato il Covid 19 che ci ha co- Roberto Mazzei ci ha raccontato la “Nascita e stretti tutti a casa e non ci ha permesso di conti- sviluppo della Maremma Toscana” impreziosi- nuare il nostro programma, ricco di concerti ed ta con le letture della sempre bravissima Paola interessanti conferenze. Speriamo che questo Lambardi. triste anno bisestile ci permetta, almeno verso Il 7 febbraio per l’inizio delle feste di Car- l’autunno, di riprendere le nostre proposte per nevale, Mario Tassoni ha trattato “Il racconto stare di nuovo insieme.

1. Sala degli Specchi. 97 1 e 2. Due momenti della Conferenza. Sotto nell’ordine: Carlo Ricci arcirozzo, Anna di Bene Soprintendente Belle Arti e Paesag- gio di Siena, Grosseto e Arezzo, Daverio e Felicia Rotundo. 98 Philippe Daverio La forza dell’utopia Brillanti considerazioni ai Rozzi

Il 28 marzo del 2015 il grande intellettuale, A questo punto pensiamo: che tipo di società acuto storico dell’arte, comunicatore affascinante, re- è l’Italia? Ed in particolare, che tipo di comunità centemente scomparso, parlò nella Sala degli Specchi è Siena? chiamato a Siena dalla nostra Accademia a una sala Siena fa oggi poco più di 50mila abitanti, che è gremita di pubblico attento e fitto come raramente è analoga come cifra a quella degli abitanti anteriori avvenuto. alla grande peste della metà del ‘300. I Senesi sono La conferenza, in diretta da Siena TV, era stata quindi rimasti nelle stesse dimensioni. Durante la richiesta su Il Santa Maria della Scala ed i Musei di peste eravate passati da 50mila a 15-17mila abi- Siena come veicoli di crescita culturale e di svilup- tanti, poi durante gli anni è ricresciuta ed è tornata po economico per la città. alle dimensioni fisiologica di allora. Tutto ciò rappresenta un caso strano nella Philippe Daverio iniziò il suo intervento con storia, perché gli abitanti di Siena sono sostanzial- un apprezzamento al pubblico, alla bellissima sala mente analoghi ad un incrocio di strade di Shan- che lo accoglieva, e alcuni ricordi personali. gai. Shangai fa 18 milioni di abitanti circa, eppure Siena, che raffigura quell’incrocio, ha giocato un “La città di Siena in tempi passati aveva anche ruolo importante nella storia. Siena è anche qual- una ricca banca. In essa ho aperto il mio primo cosa di più: siete uno degli ultimi luoghi dove il conto corrente. Studiavo alla Bocconi di Mila- rapporto paesaggio-città-campagna è intatto. Ma, no, facevo il bottegaio e, come può succedere nonostante ciò, Siena, è senza il Monte dei Paschi ad un ragazzo di 21 anni, emisi un assegno sco- di Siena (e non voglio dire altro). perto di 123.00 mila lire al Monte dei Paschi di Siena. Aspettavo un pagamento che non arrivò, Vorrei aggiungere qualcosa sul caso di Santa lasciandomi scoperto di 13 mila lire. L’assegno fu Maria della Scala. Riguardo alla sua genesi. Il pro- mandato dal notaio e mi chiusero il conto. Parlo, getto dell’architetto Guido Canali era formidabi- ovviamente, di molti anni fa. Io gli mandai tante le, poteva diventare una macchina straordinaria. “madonnate” (maledizioni) che però sembrano es- Oggi, ho l’impressione che si faccia fatica a capire sere state efficaci col tempo. quale futuro deve avere. Sei anni fa, feci un ciclo di conferenze di riani- Non ci sono più le risorse economiche che mazione-psicologica alla Popolare di Brescia, erano prima c’erano perché nel frattempo il Monte dei un incrocio tra storia dell’antropologia culturale, Paschi è imploso. sistema bancario e le comunità. Il sistema banca- Un altro argomento che vorrei affrontare con rio italiano ha caratteristiche che gli americani non voi è quello relativo al rapporto Europa-Italia. possono capire. Penso ad esempio alla formidabile L’Europa ha una responsabilità morale e prioritaria storia del Banco S. Giorgio di Genova e al siste- nel salvare l’Italia. Non ci sarebbe l’Europa senza ma bancario delle arti fiorentine del Trecento e del l’Italia. Quattrocento. Per gli americani la banca è un luo- go dove si mettono dei denari per essere investiti. Se l’Europa esiste è perché essa è una culla e In Italia, la banca è un sistema di ancoraggio alla questa culla sta in questo stupido stivale immerso struttura sociale in cui si vive e la banca stessa vive. inutilmente nel mare, ma che ha avuto un passato Quando questo sistema di ancoramento viene tra- formidabile e proprio questo ha formato l’Europa. dito, la banca perde il suo significato. Gran parte Il rapporto Europa–Italia è importante e visto che del sistema bancario italiano ha perso il concetto non c’è più il Monte dei Paschi, ricordiamo che fondamentale che la banca non è una macchina c’è l’Europa. Quindi con l’Europa bisognerebbe per far soldi ma un’espressione articolata del tes- aprire un dialogo e questo dialogo potrebbe essere suto sociale, nella quale è cresciuta (un altro buon fondamentale per l’Italia e il suo sviluppo. Bisogna esempio è la S. Paolo di Torino). capire la strada da intraprendere e bisogna, inoltre, 99

Rivista “Accademia dei Rozzi” XXVII/2 2020 n.53 inventare una politica di contatto e di comunica- L’ideologia porta necessariamente all’obbligo zione. dell’attuazione, l’utopia no. Quest’ultima ha un Vogliamo trovare una soluzione? L’utopia? vantaggio, ovvero, dà una linea di direzione. Io credo che l’utopia sia una cosa molto buona Tutto quello che ho detto fin ora è la premessa per la mente. Noi veniamo da quasi un secolo e alla mia conferenza su Santa Maria della Scala. Se mezzo di ideologia e non abbiamo capito quanto Santa Maria della Scala serve solo per ricreare la l’ideologia faccia male alla salute, sia a quella men- mostra su Duccio, lo stesso Duccio si offendereb- tale che quella fisica. Quindi io opto per l’utopia: be: adesso bisogna fare di più. fa meno male e consente di dare un indirizzo. La radice della questione è: la macchina (il Lancio da un po’ di tempo questa utopia bizzarra: Santa Maria della Scala) può dare un destino di un’utopia di bontà missionaria. Parto da un dato sviluppo alla città? banale che viene fuori da alcuni incontri che faccio Quando si parla di patrimonio culturale non regolarmente con l’ “industria del lusso” (soprat- mi piace neanche parlare di patrimonio, penso che tutto francese). I francesi hanno delle tabelle mol- utilizzare la parola patrimonio sia sbagliato. A me to simpatiche, una di queste è la tabella dei ricchi piace molto di più parlare di eredità, l’eredità la si nel mondo. Per loro il ricco è colui che butta via riceve e la si trasmette, il patrimonio lo si riceve e lo il rimanente di 1 milione di dollari che gli resta si può sciupare (quello che abbiamo fatto). Quindi nell’anno. l’eredità non si può sperperare poiché genera un Ci sono momentaneamente 18 milioni di ric- obbligo morale di manutenzione e di miglioria. chi al mondo e in prospettiva quando i nostri figli Poi c’è un’altra cosa importante: il patrimonio è avranno la nostra età ce ne saranno 60 milioni, fatto di sassi, edifici e cose, l’eredità non è fatta solo perché si aggiungono, crescono in continuazione. di queste cose, ma anche di come si usano queste Hanno delle caratteristiche bizzarre: sono ric- cose. Facciamo l’esempio di un teatro lirico. L’ere- chi ma non sanno vivere. Se vi capita mai di fare dità del teatro non è solo il muro ma è come si usa: un giro ad Hong Kong d’estate, è un posto terri- avere un pubblico non analfabeta. L’eredità è fatta bile, c’è odore di aglio ovunque ma questo odore di sapere, di conoscenza e di percezione”. non si sente non perché mangiano l’aglio, ma per- Philippe Daverio concluse con questa frase il ché ne mangiano troppo. L’ultima volta che ero ad suo intervento. Hong Kong mi sono detto: se avessimo un gruppo Il presentatore della conferenza intervenne co- di missionari che spiegassero loro che con una ca- municando come in questo incontro doveva essere micia di cotone o di lino e mangiando meno aglio presente anche il direttore italiano dei beni cultu- otterrebbero uno stile di vita più accettabile, noi rali “Ugo Soragni” ma a causa di impegni lavorativi avremmo compiuto un gesto umanitario e loro non è stato possibile. Nonostante la sua assenza ha starebbero meglio. Così avremmo salvato una par- fatto recapitare il suo intervento scritto con i saluti, te del pianeta. È in seguito a questa constatazione, letto, in sede, dal dottor Bianchini. Dopo la lettura che mi è venuta l’idea di lanciare un progetto uto- dei saluti del Soragni, Philippe Daverio fa un pic- pico: “ogni italiano deve adottare un ricco”. Detta colo commento, parlando del “Santa Maria della così sembra assurda, però è ovviamente un’utopia Scala”: “Analizzando le parole appena ascoltate mi che dà una linea di indirizzo. soffermo su questa frase: il Santa Maria della Scala La linea di indirizzo in che cosa consiste? Nel gode di una posizione strategica e mentre lo ascol- raccontare al resto del mondo che ci sono dei pa- to dico: però purtroppo non gode più di ossigeno rametri di articolazione della vita quotidiana che la per sopravvivere. Non basta la posizione strategica rendono più possibile. senza dietro un progetto economico”. Questi parametri sono ad esempio: il modo in Concluso l’intervento di Daverio si passa ad cui si mangia, il modo in cui ci si veste, il modo in una serie di ringraziamenti e di ulteriori picco- cui si spende. Abbiamo una missione umanitaria li interventi e saluti da parte dei partecipanti alla davanti a noi: spiegare ai ricchi come si fa a vivere, conferenza come: Massimo Vedovelli, assessore spiegare ai cinesi come si fanno le città. alla Cultura del Comune di Siena, Anna Di Bene, Questo è un progetto utopico, ovviamente, ma soprintendente alle Belle Arti e Paesaggio di Siena, è anche un progetto possibile, soprattutto ha un Grosseto e Arezzo, e Gianfranco Indrizzi, rettore vantaggio: credo tutti vogliono condividere questo dell’Opera della Metropolitana. progetto se vogliamo diventare milionari.

100 La trascrizione della conferenza è stata curata da Larisa Reitano. 3. Intervento di Massimo Vedovelli, assessore alla Cultura del Comune di Siena.

4. Saluti del pubblico a Philippe Daverio.

101 Indice

Felicia Rotundo e Roberta Gori, Il volto nuovo dell’Accademia agli inizi del Novecento I - Le stanze dell’Accademia: splendidi esempi di decorazioni veramente artistiche di Felicia Rotundo ...... pag. 2 II - Il restauro della volta dipinta della sala da tè, di Roberta Gori ...... » 10

Roberto Cresti, L’area della chiesa di S. Pellegrino e di piazza Indipendenza Dall’età romana al secolo XIII ...... » 14

Mario Ascheri e Vinicio Serino, Papa Alessandro III, un grande senese… scomodo! I - Un papa per un nuovo mondo, di Mario Ascheri ...... » 26 II - L’ Opus di Spinello e l’immagine di un papa teocratico, di Vinicio Serino ...... » 31

Stefano Pasquini, Da Montaperti a Campaldino: Guelfi e Ghibellini nella Divina Commedia ...... » 38

Laura Perrini, Le opere di Federigo Tozzi come testimonianza storico-archeologica di luoghi ormai scomparsi ...... » 48

Simonetta Losi, Vittoria Gazzei Barbetti Un’intellettuale senese amica di Federigo Tozzi ...... » 56

Istituto Studi Floriani, Dal Rozzo Angelo Cenni il Risoluto al Resolute John Florio ...... » 66

Senio Sensi, Contrade: i tesori d’arte e le memorie ...... » 70

Margherita Anselmi Zondadari, Tra bibliofilia e ricerca storica Il recente contributo di Ettore Pellegrini sulla Guerra di Siena ...... » 76

Mario Ascheri, A Siena tra palazzi comunali vecchi e ‘nuovi’ Dire Palazzo Pubblico, della Signoria, del Comune o della Repubblica? ...... » 90

Sommari/Abstracts ...... » 95

Attività culturali dei Rozzi nel primo semestre 2020 ...... » 97

Philippe Daverio, La forza dell’utopia Brillanti considerazioni ai Rozzi ...... » 98 Anno XXVII/2 – N. 53 – Dicembre 2020 La rivista è liberamente consultabile dal primo nunero sul sito dell’Accademia: www.accademiadeirozzi.it.

Periodico culturale fuori commercio dell’Accademia dei Rozzi di Siena fondato da Giancarlo Campopiano Direttore responsabile: Renzo Marzucchi Redazione: Mario Ascheri – Maurizio Bianchini – Alessia Campopiano – Piero Ligabue – Simonetta Losi – Andrea Manetti – Ettore Pellegrini – Felicia Rotundo – Vinicio Serino Coordinamento editoriale: Felicia Rotundo

Redazione e amministrazione: Accademia dei Rozzi Via di Città, 36 – Siena Tel. 0577.271466 – [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 597 Reg. Periodici del 9/11/1994 Grafica: Tabata Psillakis Stampa: Industria Grafica Pistolesi – Monteriggioni (Siena)

ISSN 2281 – 8243