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brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 1 BRIXIA SACRA MEMORIE STORICHE DELLA DIOCESI DI BRESCIA COMUNICAZIONE Si informano i soci che l’Assemblea generale annuale dell’Associazione per la storia della Chiesa bresciana è convocata sabato 8 aprile 2017, dalle ore 10.00 alle ore 12,00, presso la sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia (via Trieste, 17), e che l’ordine del giorno è disponibile sul sito www.brixiasacra.it. Durante l’incontro sarà possibile rinnovare l’adesione all’Associazione e alla rivista «Brixia sacra»; la quota associativa annuale – che dà diritto a ricevere il periodico – anche per il 2017 resta ferma a € 30,00, da versare sul conto corrente postale nr. 18922252, intestato a: Associazione per la storia della Chiesa bresciana, via Gasparo da Salò, 13 - 25122 Brescia. brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 2 brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 3 Premessa La storia è in crisi. Lo si dice da varie parti e sarà pure vero se si guarda a ciò che si studia, si insegna e si impara nelle scuole e nelle università dove i gio- vani sembrano sempre meno attratti dalle discipline dirette a ricostruire il passato. Il contesto generale, del resto, piegato sull’attualità frenetica e in- teressato più alla comunicazione effimera dei “social” che a visioni prospet- tiche sul futuro, avvalora tale impressione. Se si guarda però alla variegata produzione mediatica, alle fiction televisive e cinematografiche, ai giochi di ruolo che appassionano grandi e piccoli o alle rievocazioni in costume, talu- ne improvvisate ma altre realizzate con rigore filologico, che interessano l’intera penisola, specie nel periodo estivo, l’impressione è molto diversa. Viene da chiedere perché occuparsi ancora della storia e nello stesso tem- po perché interrogarla cercando delle risposte di fronte ai fatti – naturali, ambientali, socio-economici o politici – che investono il presente senza tro- vare un’immediata e plausibile spiegazione. Occuparsi del passato, in realtà, è un’esigenza della natura umana, è un modo per dare senso e riconoscimen- to alle persone e alle comunità, alla loro esistenza e alle ragioni profonde che le rendono uniche. Fare storia è quindi un’esigenza connaturata con la fede cristiana che nell’annuncio del vangelo continua ad inverare il messaggio della rivelazione. Senza la storia non ci sarebbe la Chiesa e neppure un po- polo di credenti in cammino verso la salvezza. Non si tratta di una disciplina riservata agli studiosi, ma di un tratto fondamentale della formazione di ogni pastore e di ogni fedele. Come è possibile raccontare l’esperienza della fede senza fare storia? Come pre- dicare senza conoscere il contesto dell’annuncio, conservare il patrimo- nio religioso – e poi anche storico-architettonico ed artistico – costituito da una chiesa, da una basilica o da una semplice santella senza i riferimen- ti informativi primari? E ancora, come preservare le memorie d’archivio di secoli di vita cristiana se non si hanno almeno le nozioni elementari del 3 brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 4 B RIXIA SACRA loro significato documentario, linguistico e culturale? Come salvaguar- dare lo scrigno d’arte sacra di un santuario se si perde il significato della sua erezione, dei suoi arredi, della sua tradizione liturgica e devozionale? Non bisogna stupirsi se, interrompendosi il dialogo tra presente e passa- to e venendo meno la percezione del valore della storicità della fede, di- ventiamo più vulnerabili alle mode, aperti alle forme di sincretismo e in- clini alla relativizzazione etica. La storia non è un tribunale e ancor di meno lo è quella ecclesiastica, al contrario è lo sforzo intellettuale di comprendere le ragioni dei fatti, delle cose e degli uomini, dai quali dipendono la crescita dei territori e il loro sviluppo. È quello che, da punti anche molto diversi e con metodi propri, si racconta in questo numero di «Brixia sacra» a conclusione di un anno denso di attività, ma segnato dalle contingenze che limitano inevitabilmente l’attività editoriale. Un volume che si apre con uno spac- cato sulle origini della Chiesa in ambito settentrionale, in cui le più anti- che testimonianze patristiche forniscono l’immagine di una comunità cultuale, dove la celebrazione dei “Divini Misteri” è la chiave di volta dell’esperienza memoriale. Ma l’uso delle fonti, quelle cronachistiche o documentarie, come quelle artistiche o archeologiche, è lo strumento per capire le modalità attraverso le quali le singole comunità hanno in- terpretato la loro appartenenza religiosa negli edifici sacri, nello studio della tradizione liturgica, nella sistemazione museografica e nella conti- nuità dei valori cristiani condivisi. La formazione ai primi rudimenti della fede, passando attraverso i con- tenuti letterari o musicali in precisi contesti territoriali e religiosi, come pu- re nelle disposizioni canoniche o sinodali è un altro tratto che trova spazio nel volume, insieme a quei lacerti storico-artistici che consentono di mi- gliorare i contenuti informativi su chiese, monumenti sacri e arredi liturgi- ci. Anche il recupero anniversario, come l’atteggiamento del clero brescia- no di fronte alla prima guerra e nella resistenza, dà conto di fonti importan- ti che con la loro pubblicazione attesta l’impegno, non di parte, della Chie- sa e dei suoi pastori in momenti assai difficili, sempre principalmente indi- rizzato verso i compiti pastorali svolti nella carità verso tutti: l’annuncio della parola e la distribuzione del pane consacrato in memoria del Signore. 4 brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 5 CESARE ALZATI UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE Pane, memoria, mistero nelle tradizioni ecclesiali dell’Italia Settentrionale Tempo e memoria rituale della salvezza L’inserimento del cristianesimo nel Mediterraneo ellenistico-romano com- portò per quanti lo accolsero un mutamento profondo nella comune per- cezione della dimensione temporale. L’interpretazione antropologica del tempo, come riproporsi immutabile di medesime situazioni, per cui luce e tenebre, vita, morte e rigenerazione costantemente si susseguono, venne sostituita dalla lettura che del tempo delinea la Torah ebraica e, sulla sua scia il Nuovo Testamento, lettura per la quale tale dimensione della realtà costituisce l’ambito entro cui Dio dialoga con l’uomo e, tramite eventi uni- ci e irripetibili, viene progressivamente realizzandone la salvezza. «In prin- cipio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1); «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio» (Gal 4,4); «Come la folgore (...) così sarà la venuta del Figlio dell’uomo» (Mt 24,27): inizio del tempo – pienezza del tempo – fine del tempo. Ma, fin dalla stessa Torah, la salvezza realizzata dagli interventi di Dio nella storia degli uomini non appare limitata a quanti sono stati direttamen- te investiti da tali interventi, legati a precise coordinate spazio-temporali: è salvezza in cui ogni generazione è chiamata a inserirsi. In merito alla cele- brazione pasquale, Esodo afferma: «Osservate la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d’Egitto; osserverete tale giorno di generazione in generazione come rito perenne» (Es 12,17). Al riguardo Rabbi Gamaliel così osservava: «In ogni generazione ci si deve considerare come se si fosse noi stessi coloro che uscirono dall’Egitto; per questo sta scritto: “In quel giorno tu dirai a tuo fi- glio: È a causa di ciò che il Signore ha fatto per me quando uscii dall’Egitto (Es 13,8)”. Per questo siamo tenuti anche noi a ringraziare, a glorificare, a lodare Colui che per i nostri padri e per noi ha operato tali prodigi. Egli ha tratto noi dalla servitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dalle tenebre a una gran 5 brixia sacra_1-4_2016_OK_Layout 1 01/02/2017 17:02 Pagina 6 B RIXIA SACRA luce, dalla schiavitù alla redenzione»1. Per questo il Targum in Esodo, 12,42, del Codex Neophyti I, può dichiarare della notte della Pasqua ch’essa è «not- te fissata e riservata per la salvezza di tutte le generazioni d’Israele»2. Gli scritti neotestamentari additano in Gesù di Nazareth colui nel quale il tempo ha raggiunto la sua pienezza3 e la storia della salvezza delineata nella legge e nei profeti d’Israele ha trovato la sua compiuta realizzazione4, dilatandosi ad abbracciare ogni uomo di ogni luogo e di ogni tempo. Que- sta estensione è ben indicata dalle parole del veggente di Patmos: «Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti (...) gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello»5. E ancora una volta tale condivisione della salvezza è venuta configuran- dosi quale esperienza che, di generazione in generazione, si ripropone oltre lo spazio e il tempo tramite la memoria cultuale: «Il Signore Gesù, nella not- te in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me; Que- sto calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne be- vete, in memoria di me»6. All’azimo è, dunque, subentrato il pane spezzato; al sangue della prima Alleanza7 è subentrato il sangue della nuova Alleanza, indicata dalla Lettera agli Ebrei quale Alleanza eterna8; e la memoria rituale (μνημόσυνον / zikkaròn) della Pasqua mosaica9 è indicata compiutamente 1 Pesahim, X, 5, ed. L. Goldschmidt, Der babylonische Talmud, II, Berlin-Wien 1925, pp. [116a-116b] 727-728; cfr. ed. I. Epstein, angl. transl. H. Freedman, London 1983 (Hebrew- English Edition of the Babylonian Talmud), pp. 116ab. 2 Ed. A. Díez Macho, Neophyti I. Targum Palestinese ms. de la Biblioteca Vaticana, II.