ALLEGATO 1 Mappatura Degli Ambiti Interessati Dalle “Pietre Verdi

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ALLEGATO 1 Mappatura Degli Ambiti Interessati Dalle “Pietre Verdi ALLEGATO 1 Mappatura degli ambiti interessati dalle “Pietre verdi” Allegato 3 - DGR n.859/2008 .- Relazione tecnica illustrativa. 1. Finalità della cartografia Obiettivo di tale cartografia tematica è quella di fornire ai tecnici degli enti locali e professionisti un livello informativo di riferimento riguardante la mappatura, a scala regionale, delle “pietre verdi”, suscettibili di contenere minerali di amianto, al fine dell’applicazione dei disposti di cui alla DGR 859/2008 recante i criteri di gestione e di utilizzo delle terre e rocce da scavo. 2. Cartografia geologica - litologie significative e metodologia di lavoro Vengono di seguito illustrate la metodologia e le scelte operate nella realizzazione della cartografia tematica oggetto del presente lavoro. La DGR n.859/2008 sopracitata fa riferimento per la definizione di pietre verdi ai litotipi indicati all’allegato n.4 del D.M. n.178/1996, oltre alle coperture e depositi naturali da essi derivati. L’attenzione si è quindi concentrata principalmente sui litotipi, elencati dalla normativa nazionale soprarichiamata, caratterizzati da una composizione mineralogica idonea a sviluppare minerali asbestiformi quali : serpentiniti s.l., prasiniti, eclogiti, anfiboliti, scisti actinolitici, scisti cloritici, talcosi e serpentinosi, oficalciti, in quanto le paragenesi di tali litologie comprendono, tra gli altri minerali, i silicati fibrosi definiti “amianto”: crisotilo, tremolite, actinolite. glaucofane, antofillite. La mappatura del territorio, secondo le differenti litologie sopra elencate, è stata effettuata sulla base dei rilevamenti geologici ad oggi disponibili, come indicato in dettaglio al paragrafo 4. Ha costituito, inoltre, documento di riferimento la cartografia geolitologica alla scala 1:100.000, seppur priva di base topografica ed inquadrata nei soli limiti amministrativi comunali, di cui all’Allegato 1 del “Piano di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto” definito ai sensi dell’art. 10 della L.257/1992, approvato con DGR n. 105 del 20/12/1996. In tale elaborato i litotipi potenzialmente a rischio amianto sono distinti in tre gruppi, a differente potenziale di pericolosià e, oltre a quanto indicato nel precitato allegato 4 del D.M. 178/1996, comprendono i basalti. E’ per tale motivo che nel presente lavoro si è ritenuto opportuno cartografare, distinguendoli con apposito colore, i settori di territorio interessati dai basalti, volendo con ciò indicare all’utilizzatore della carta la necessità comunque di una particolare attenzione anche all’interno di tali formazioni rocciose. Si precisa che in questa fase la mappatura riguarda in particolar modo il substrato roccioso, secondo gli standard metodologici di rappresentazione dei rilevamenti geologici classici (CARG e CGR), ed è, pertanto, relativa alla presenza di amianto in condizioni di “origine primaria”, ovvero nel contesto geologico originario. Per quanto riguarda l’eventuale presenza di amianto di “natura secondaria”, quali quelli di possibile riscontro nei depositi fluviali, gravitativi, coperture detritiche ecc. sono stati, al momento, considerati solo gli accumuli presenti nelle cartografie di riferimento, contenuti all’interno delle litologie considerate potenzialmente asbestifere. Si rileva, comunque, che, generalmente, lo sviluppo e le concentrazioni di minerali asbestiformi all’interno dei litotipi in questione sono essenzialmente legati alla presenza di vene e zone cataclastiche. E’ importante, quindi, evidenziare che i minerali di amianto non sono distribuiti in maniera ubiquitaria all’interno dei litotipi a probabilità di occorrenza di tali minerali dal punto di vista litologico, ma sono spesso associati a faglie o zone di taglio. La ragione principale di queste concentrazioni è sostanzialmente legata alla quantità di fluidi presenti durante il processo di serpentinizzazione delle rocce ultrabasiche (Deer et al., 1997; Robinson et al., 1982), le superfici disgiunte indotte dalle deformazioni per taglio diventano sede preferenziale di circolazione di fluidi. Tale situazione, associata a condizioni metamorfiche di pressione e temperatura, costituisce un ambiente ideale per la cristallizzazione di importanti concentrazioni di minerali asbestiformi. A scala mesoscopica (osservazione dell’intero affioramento di roccia) la frequenza di tali strutture risulta pertanto irregolare e non relazionata all’entità degli affioramenti. La cartografia elaborata segnala, pertanto, gli areali a “probabile” presenza di mineralizzazioni amiantifere all’interno dei quali sono necessari ulteriori approfondimenti geologici per la caratterizzazione specifica in sede locale. In linea generale è comunque da evidenziare che le analisi ed i dati disponibili in letteratura rilevano statisticamente maggiori probabilità di contenere mineralizzazioni asbestosi nelle serpentiniti e nei serpentinosciti ofiolitici, mentre nei basalti, evidenziati in cartografia come aree di attenzione, non risultano rilevate, al momento, nel territorio regionale particolari presenze di tali mineralizzazioni, se non “eventuali” evidenze nelle aree di contatto con gli altri litotipi ofiolitici. Un problema ancora aperto, in questa fase di lavoro, è costituito dalla mappatura o meno delle formazioni derivanti anche dallo smantellamento di rocce basiche ed ultrabasiche. Si fa riferimento, in particolare, alle formazioni appartenenti alle successioni terziarie (es. Formazione dei conglomerati di Molare), che interessano alcuni areali delle provincie di Savona e Genova confinanti con la Regione Piemonte, ed ai così detti Complessi formazionali (es. Complesso di M.Veri, Complesso di Casanova ecc.) comprendenti affioramenti di brecce poligeniche contenenti in subordine clasti di pietre verdi (non distinti nella cartografia di riferimento come olistoliti), che si sviluppano per lo più all’intorno delle “pietre verdi” in areali non molto estesi del territorio provinciale di Genova al confine nord con la Regione Emilia-Romagna. Studi ed analisi recenti (cfr.progetto valutazione rischio ambientale Val di Lemme – Provincia di Alessandria, 2005) hanno evidenziato all’interno delle coperture oligoceniche nel territorio piemontese presenze localizzate di cataclasiti, seppure non abbondanti, contenenti minerali ad abito fibroso. Per tale ragione sarebbe opportuno un approfondimento specifico sul territorio ligure, che in questa fase, non è stato possibile svolgere. Pertanto si rimanda l’approfondimento di tale problematica ad una fase successiva sulla base di ulteriori indagini. In conclusione, è utile ribadire che la cartografia geologica prodotta riporta come informazione di base gli areali in cui, in relazione alle rocce riconosciute in affioramento o subaffioramento, potrebbero rinvenirsi mineralizzazioni asbestiformi, essa però non indica se l’amianto sia presente o meno in una determinata area. La determinazione dell’effettiva presenza o assenza dei minerali classificati come amianto può essere infatti effettuata solo attraverso un rilievo di dettaglio in sito, come verificato in una serie di limitate e puntuali situazioni, talora confermate dall’analisi petrografico-mineralogica e chimica sui campioni prelevati. Si fa presente inoltre che la cartografia prodotta è suscettibile di modifiche sulla base di nuovi e più aggiornati rilievi od integrazioni che si renderanno, nel tempo, disponibili. 3. Dati utilizzati La metodologia seguita per la definizione di tale cartografia tematica è stata quella di utilizzare i rilevamenti geologici in oggi disponibili con particolare riferimento ai rilievi informatizzati che costituiscono la banca dati cartografica (scala 1:25.000) del Progetto di Cartografia geologica Nazionale “CARG” (derivati da rilevamenti acquisiti a scala 1:10.000), nonché ai rilevamenti condotti nell’ambito del Progetto di cartografia geologica regionale con elementi di geomorfologia CGR. Nelle aree non coperte da tali rilievi, sono stati considerati i dati della Carta Geologica d’Italia (storica) forniti dall’APAT in formato shape file, nonché specifichi rilevamenti realizzati a scala locale. La scala di output è 1:25.000, in analogia allo standard della divulgazione della cartografia geologica regionale. In particolare i dati attualmente disponibili riguardano sia i seguenti fogli geologici già pubblicati dei Progetti CARG e CGR: nn. 213 “Genova”, 215 “Bedonia”, 229 “Savona”, 248 “La Spezia”, sia quelli non ancora pubblicati: nn. 211 “Dego”, 214 “Bargagli”, 228 “Cairo Montenotte”, 232 “Sestri Levante”, 233 “Pontremoli”, 247 “Levanto” . Per quanto riguarda la copertura del Foglio n. 212 “Spigno Monferrato”, privo di rilievi CARG e CGR, è stata utilizzata la cartografia edita nel Piano del Parco Naturale Regionale del Beigua realizzata dal DIPTERIS dell’Università degli Studi di Genova (anno 2001), integrata per una piccola parte (zona sud est tavoletta n. 212-3) con i rilievi del Foglio di Cartografia Geologica d’Italia n.81“Ceva”. Altri documenti consultati: - Carta geolitologica Allegato 1 DGR n. 1205/1996 “Piano di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”definito ai sensi dell’art. 10 della L.257/1992” - Mappatura del territorio regionale interessato dalla presenza di amianto nell’ambiente naturale- ARPA Piemonte – Regione Piemonte: (2006) - Valutazione dei rischi ambientali derivanti dalla presenza di amianto allo stato naturale nell’area dell’Alta Val di Lemme
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