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1 Questo volume nasce dal convegno “Mezzo secolo da La dolce vita”, tenuto a Rimini, al Teatro degli Atti, nei giorni 14 e 15 novembre 2008 Cura editoriale Giuseppe Ricci Traduzioni in inglese Robin Ambrosi Progetto grafico Lorenzo Osti, Mattia Di Leva per D-sign Fotografie Pierluigi (© Reporters Associati / Cineteca di Bologna) © 2009 Edizioni Cineteca di Bologna via Riva di Reno 72 40122 Bologna www.cinetecadibologna.it © 2009 Fondazione Federico Fellini via Nigra 26 47923 Rimini www.federicofellini.it 2 MEZZO SECOLO DI DOLCE VITA a cura di Vittorio Boarini e Tullio Kezich Texts in English and Italian 3 4 INDICE Tullio Kezich Testimone oculare 13 Eyewitness 17 Sergio Zavoli La dolce vita compie cinquant’anni 21 La dolce vita celebrates fifty years 27 Gianfranco Mingozzi Sul set con Fellini 33 On set with Fellini 41 Gianni Rondolino La dolce vita e il cinema degli anni sessanta 49 La dolce vita and the cinema of the sixties 57 Francesco Lombardi Il paesaggio sonoro della Dolce vita e le sue molteplici colonne sonore 65 The sound landscape of La dolce vita and its multiple soundtracks 71 John Francis Lane Fellini e il doppiaggio. L’amara fatica di doppiare in inglese La dolce vita 77 Fellini and dubbing. The bitter struggle to dub La dolce vita in English 83 Irene Bignardi La moda e il costume 89 Fashion and customs 93 Virgilio Fantuzzi L’atteggiamento della Chiesa nei confronti della Dolce vita 97 The Church’s position on La dolce vita 103 5 Maurizio Giammusso Il teatro negli anni della Dolce vita 109 Theatre during the Dolce vita years 113 Gino Zucchini Fellini “psicoanalista”? 117 Fellini a “psychoanalyst”? 123 Fabio Rossi La partitura acustica della Dolce vita. Dalle parole al rumore 129 The acoustic score of La dolce vita. From the words to the noise 141 João Bénard da Costa La dolce vita a Lisbona, La dolce vita a Roma 153 La dolce vita in Lisbon, La dolce vita in Rome 157 Jean Gili L’accoglienza della Dolce vita a Parigi. Stampa, censura, pubblico 161 The reception of La dolce vita in Paris. Press, censorship, audiences 171 Ellen M. Harrington La dolce vita in America. Il peccato, il sensazionalismo e gli Oscar 181 La dolce vita in America. Sin, sensationalism and the Oscars 191 Román Gubern Le tribolazioni della Dolce vita nella Spagna di Franco 201 The troubles of La dolce vita in Franco’s Spain 205 Note sugli autori 211 About the authors 217 6 TITOLO CAPITOLO 7 Con questo volume si inaugura una nuova collana editoriale che la Cineteca di Bologna ha progettato e realizzato assieme alla Fondazione Fellini di Rimini. È un evento importante per la regione Emilia-Romagna, dove la cultura cinematografica gode di grande prestigio, e per i lettori di tutto il mondo (i testi sono bilingui, italiano e inglese) che amano il cinema, nonché il cinema di Fellini. La nuova iniziativa, infatti, è dedicata al grande regista riminese e potrebbe definirsi una collana di studi felliniani. Significativamente la nuova impresa inizia con un libro dedicato a La dolce vita, che esce esattamente quando il capolavoro di Fellini compie cinquant’anni. Il film, infatti, uscì nelle sale nel febbraio 1960, ma fu terminato e proiettato agli addetti ai lavori nel novembre 1959. Anticipando questo anniversario, la Fondazione Fellini promosse, nel novembre 2008 in occasione del Premio che la Fondazione stessa assegna ogni anno a un cineasta di fama internazionale, un convegno dedicato al film che aveva dato a Fellini gloria e onori in tutto il mondo. Fu l’anno in cui, contrariamente alla regola che vuole premiato un regista e uno soltanto, il Premio fu assegnato oltre che al grande portoghese Manoel de Oliveira, anche a Tullio Pinelli, che era stato lo sceneggiatore principale della Dolce vita. Il convegno, presieduto dal compianto Tullio Kezich (scomparso il 17 agosto scorso), universalmente considerato il maggior studioso di Fellini, ha visto la partecipazione qualificata di specialisti italiani e stranieri, nonché la testimonianza di alcuni che al film avevano preso parte. Al termine dei lavori, Kezich considerò che essi costituivano un contributo molto importante per una ricostruzione storico-critica, a distanza di mezzo secolo, di un’opera che non solo ha segnato profondamente la storia del cinema, ma anche il costume e il modo stesso di concepire la realtà storico-sociale. Si chiese pertanto ai relatori di rivedere i loro interventi e di redigerli in vista di una pubblicazione che avesse l’organicità di uno studio collettivo. Il risultato finalmente viene sottoposto al giudizio dei lettori quale evento inaugurale di un’iniziativa che ci auguriamo ricca di futuro. 8 This volume inaugurates a new book series that the Cineteca of Bologna has planned and realized with the Fellini Foundation of Rimini. It is an important event for the Emilia-Romagna region, where cinema culture enjoys great prestige, as well as for readers across the world (the texts are in two languages, Italian and English) that love cinema and Fellini’s cinema in particular. The new initiative is in fact dedicated to the director from Rimini and it could be defined as a series on fellinian stud- ies. Significantly this new endeavor begins with a book dedicated to La dolce vita, which will be published when Fellini’s masterpiece celebrates fifty years. The film was released in Feb- ruary 1960, but it was completed and screened for the first time in November 1959. The Fellini Foundation, anticipating this anniversary, promoted in November 2008, on the occasion of the Fellini Foundation Award, awarded every year to an internationally re- nowned filmmaker, a conference dedicated to the film that brought Fellini glory and esteem throughout the world. It was the year in which, contrary to the rule that states that only one director is selected, the Award was assigned to the great Portuguese director Manoel de Ol- iveira, and to Tullio Pinelli, who was the main scriptwriter of La dolce vita. The conference, chaired by the late Tullio Kezich (he died on 17 August 2009), univer- sally considered the greatest scholar on Fellini, was attended by Italian and international specialists as well as by those that had taken part in the film. At the end of the conference, Kezich believed that the talks constituted a very important contribution to the historical and critical reconstruction of a work, after half a century, that not only profoundly marked the history of cinema, but also the tradition and method of con- ceiving the historical and social reality. The speakers were therefore asked to review their talks and prepare them for a publication that was going to have the organic unit of a collective research. The result is finally submitted to the judgment of the readers, as the inaugural event of an initiative that we hope will have a bright future. 9 10 11 12 TULLIO KEZICH Tullio Kezich TESTIMONE OCULARE Qualcuno sa, probabilmente, che ho seguito la lavorazione della Dolce vita quasi giorno per giorno e ne ho tratto un diario, che è stato stampato varie volte – l’ultima nella recente edizione accresciuta e migliorata pubblicata da Sellerio – e quindi sono più che altro un testimone di questa vicenda. Si è sentito spesso accennare al rispecchiamento degli eventi reali nel film di Fellini. Rispecchiamento che Fellini ha sistematicamente negato, dicendo sempre: «Ma no, quello non c’entra, ma quel fatto di cronaca era un’altra cosa, ma per carità, questa cosa l’ho inventata io», eccetera. Invece io, proprio rivedendo il film, ho annotato le fonti vere di alcuni episodi. Non voglio parlare di quelli riguardanti il privato dell’autore, come il tempestoso rapporto fra Marcello ed Emma, baci e botte, sul quale già all’epoca delle riprese circolarono dei saporiti pettegolezzi, e nemmeno della visita del padre, perché non sappiamo se il signor Urbano Fellini andò veramente a Roma e se le cose andarono come si vede nel film. Mi riferisco solamente agli eventi pubblici che sono rispecchiati nel film. Il primo maggio del 1956 una statua del Cristo lavoratore venne effettivamente trasportata con l’elicottero e calata in Piazza San Pietro. Nel settembre ’58 il settimanale “Tempo” pubblica un servizio fotografico di Pierluigi con Anita Ekberg che alla prima luce del giorno entra vestita a zampettare nell’acqua della Fontana di Trevi. Era un servizio fotografico improvvisato da Pierluigi con Anita che, mi pare, si doveva lavare un piede e si era ferita camminando scalza. Questo pubblicato su “Tempo” faceva parte di una panoplia: lo so perché la prima volta che parlai con Federico della Dolce vita alla Safa-Palatino lui stava su una scrivania larga e dietro aveva una panoplia con tutte le fotografie di cronaca dei mesi precedenti, quando era scoppiata la grande estate di via Veneto. C’erano veramente le testimonianze dei fatti che lo stavano ispirando per il film. Ad esempio, la scena in cui all’alba in Via Veneto, Lex Barker prende a schiaffi Anita è la riproduzione esatta dello scontro reale, avvenuto credo nello stesso luogo o comunque nella stessa situazione, fra la diva e il suo manesco consorte Anthony Steel. Tutti i comportamenti, le mosse dei paparazzi, fra i quali l’assalto collettivo ai vip si articolava come in una coreografia, risalgono alle esperienze e alle testimonianze, insieme alle foto che si scattavano a vicenda, di Tazio Secchiaroli, Pierluigi Praturlon, Guglielmo Coluzzi, Sandro Vespasiani, Marcello Geppetti, e altri campioni di questo scatto a scippo. Tra giugno e luglio del ’58 a Latteria di Maratta Alta, che è una piccola località a cinque 13 chilometri da Terni, due bambini, Gino e Paola, raccontano a tutti di essere stati miracolati, avendo avuto vari appuntamenti successivi con la Madonna.