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Figurini sull’Aria Angela Pampolini © 2012 - Edizioni del Comune di Copparo

Angela Pampolini, Figurini sull’Aria catalogo della mostra

Ridotto del Teatro Comunale De Micheli, 29 marzo - 28 aprile 2012 allestimento mostra a cura di Veronica Cestari, animazioni video Nicola Covezzi progetto a cura di Angela Pampolini e Patrizia Lucchini progetto grafico catalogo Giuliano Giubelli fotografie di Nicola Bortolotti consulenza musicale di Valentino Sani Una mostra in una scatola di Giovanni Guerzoni

Leggiadre Signore, gentili Signori, la curiosa esposizione che Vi apprestate a visitare la conosco già. Ho avuto la ventura di vederla come Voi non la vedrete forse mai. E ora Vi racconto come è andata. Qualche tempo fa stavo rincasando a tarda ora dopo aver trascorso la serata in compagnia di certi amici. Le strade della città erano deserte, la neve caduta qualche giorno prima si era assestata sul selciato e il lamentoso scricchiolio con il quale rispondeva ad ogni affondo del mio passo era l’unico rumore a violare il silenzio notturno. Almeno sino a quando un suono, una musica indistinta e lontana attirò la mia attenzione. Non ero in quel momento molto distante dal teatro cittadino e molto presto mi accorsi che quella musica aumentava man mano mi ci avvicinavo. I portoni del teatro erano naturalmente ben serrati, ma aggirando l’edificio vidi una lama di luce uscire da una porticina socchiusa, di sicuro un’entrata secondaria per gli artisti. In breve capii che quella musica altro non era che l’orchestra al suo risveglio, il momento incan- tato in cui ogni strumento e ogni voce suonano per sé per poter poi suonare con tutti. Un flusso imponente senza capo né coda, attraversato da scariche improvvise e irregolari come di artiglieria, dal crepitare di legni, acuti stridenti, rimbombi di temporale. Il grande accordo totale e assoluto, melodia sferica, il vagito dell’universo che attende il momento in cui il direttore con pochi e sicuri gesti decida quando e a chi imporre i silenzi, sì da ricavare da quella materia fusa forme armonie e ritmi. E ancora non so dire perché quel suono, sempre uguale ogni volta, ogni volta mi commuove. Curioso, pensai, una prova d’orchestra in piena notte. Quella porta socchiusa mi sembrava un invito esplicito, e poi chi mai si sarebbe accorto di me accucciato nel buio di un palco. Così entrai. Quello che vidi non me l’aspettavo affatto. Invano ho atteso il battere nervoso di una bacchetta di legno a zittire tutto e tutti. Quel bordone seducente e incessante, per l’appunto, non cessava. Non vidi musicisti, non vidi cantanti. In un ambiente polveroso e reso incerto dalle fiamme dei lumi a petrolio un gruppo di bizzarri personaggi, figurini in carte e ossa, talmente affaccendati nei loro mestieri che mai si sarebbero accorti della mia presenza. Per sicurezza mi nascosi dietro una pesante tenda di velluto rosso e cominciai a gustarmi lo spettacolo. Organze e taffetà volavano da un capo all’altro della stanza, paniers d’ogni foggia indossati a giorno mostravano impudichi i nastri colorati delle braghesse; chi stava in disparte ad aggiu- starsi il farsetto, chi sceglieva una marsina dall’armadio, chi appoggiava uno jabot alla camicia per controllarne l’effetto, chi lucidava un paio di stivali, chi cuciva un bottone alla finanziera, chi si azzimava i capelli con monumentali acconciature. Ma c’era anche chi si spintonava con dispetto, chi faceva roteare parrucche, chi improvvisava un tiro alla fune per impossessarsi di una ruche; dietro un paravento due fanciulle si accapigliavano al grido di è mio!, da un capo si sentiva minacciare: ma se mi toccano dov’è il mio debole... e dall’altro rispondere: da quel dì che t’incontrai..., infine una servetta seduta a un tavolino scriveva ad alta voce una lettera a un monsignore della marca trevigiana, protestando di non voler sposare un inserviente se pur saggio, almeno un paggio bello e intraprendente! Dunque non aveva torto io bambino a pensare che di notte il mio esercito di soldatini continuas- se a battagliare anche senza essere schierato dalle mie mani... Confesso che all’inizio mi accalorai parecchio poiché mi parve di trovarmi, sol uomo, nello spoglia- toio di un gineceo. I rossi pomelli dei volti, le labbra carnose, il fare ammiccante, l’eccentricità delle vesti forse fecero sì che anche i personaggi il cui nome il dizionario rubrica di genere maschile, mi sembrassero maliziose garçonnes. Ma in quel vociare indistinto dal quale ogni tanto emergeva un vagheggiar, in guisa tal, un crudel cimento, tripudi di deh, vezzose, mercé, speme, sorti crude e ru- belle, un risentito cospetto!, alcune grida uscivano di gola assai stridule e impostate, con un suono di raspa in controcanto. L’austero profilo di una bella dama che osservava la strada con circospezione da dietro una tendina attirò la mia attenzione, ma quando a un certo punto venne richiamata in una lingua aspra e marziale, voltandosi repentinamente verso quella voce, spostando il lato destro del suo volto dalla penombra alla luce, esibì un indiscutibile favorito e il relativo mustacchio. Insomma un magnifico consesso diMerveilleuses e di Incroyables che si scambiavano le parti. Non saprei dire quanto tempo trascorse, ma ormai avevo la mandibola indolenzita a furia di tenere la bocca spalancata. Poi, a un certo punto, quando ogni figurina di quello stravagante carnevale sembrò soddisfatta di come aveva accordato giustacuore e rhingrave, cappellino e scarpette, divine piume e trine, tutte, insieme, quasi obbedendo a un silenzioso comando, chi dandosi un’ultima occhiata di sbieco nello specchio, chi sistemandosi i ciuffi atirebouchon , chi stirandosi il collo e sollevando il mento per allentare la stretta di una gorgiera, si incamminarono lentamente in fila indiana verso una vecchia scatola di cartone stampato, e ci si infilarono den- tro adagiandovisi con precisione e naturalezza. Quando il coperchio della scatola si richiuse su quella compagnia di primedonne udii ancora una voce sentenziare tutto è follia nel mondo, ma non il seguito che si affievolì nel buio. E la musica cessò. Mi avvicinai, ma solo di qualche passo, e riconobbi quella scatola. Era quella da cui mia nonna traeva un’infinità di ritagli, scarti, fili, passamanerie, scampoli, bottoni, alamari, fettucce, fibbie, spilloni e gradi militari grazie ai quali inventava, agghindava e aggiustava o, per meglio dire, trasformava ogni tipo di abito. Da quella scatola trovava il modo di mandarmi a scuola senza che mi potessi vergognare di polsini e colletti lisi, gomiti sdruciti, ravvivati da fettuccine colorate, pezze striate, inserti damascati che mi guadagnavano l’invidioso dileggio di molti compagni benestanti, ma anche la incuriosita ammirazione delle classi della sezione femminile. Ritornato in strada, è inutile che Ve lo dica, albeggiava. Figurini che si danno delle Arie di Maurizia Torza

Danzano leggere e si librano nell’Aria, con vezzose scarpette adorne di fiocchi e coccarde, o con preziose ballerine trapuntate d’oro, le creature fatate di Angela Pampolini. Fanno compiaciuta e, perché no?, talora sfrontata esibizione di sé, forti della perfezione di ogni raffinatissimo dettaglio haute couture che indossano. Tra pizzi e piume, rasi e sete cuciti a mano con sapiente perizia, l’osservatore scopre le espressioni dolci, maliziose, felici, malinconiche, crudeli di fanciulle incantevoli. Susanna che volteggia sulle note de Le Nozze di Figaro, Papagena de Il Flauto Magico, la Maga e la Fata Manto e, ancora, tra le altre, le verdiane Violetta e Maddalena, tutte sono protagoniste di un teatro in cui la musica dà loro vita, sentimento e carattere, raccoglien- dole in questa inconsueta galleria, dove trionfano levità e grazia. I quindici figurini dallasilhouette piatta ritagliata con mano sicura nella carta e nel cartone, con linearismo semplificato in efficace sintesi formale, nascono da idee fissate prima in schizzi e disegni preparatori che pure rivelano, nel rigore del tratto pulito e della stesura pittorica, la felicità inventiva, la sottile ironia e la sicurezza esecutiva dell’artista. Angela Pampolini crea personaggi e costumi di scena, manipola e assembla con cura, in suggestivi accostamenti, tulle e velluti cangianti, trine e merletti, nastri e passamanerie d’epoca, lini sottili e morbide lane. Tratta con amore le stoffe, che, gelosamente conservate in anni di ricerca e di raccolta, hanno finito anche per racchiudere segreti e ricordi della vita dell’artista, caricando di ulteriore fascino le mises delle sue ballerine. Costruisce poi per loro eccentrici cappelli e parrucche addobbate come autentico pouf au sentiment, o “sgabello del sentimento” per usare la curiosa espressione in voga nel Settecento, quando, appunto, le dame mettevano in mostra sul capo tutto ciò che volevano dichiarare di amare. Qui troviamo inseriti con disinvoltura, in complicate acconciature, pen- nelli, spartiti musicali, cuori, fiori, soli e putti danzanti, a dar vita a straordinari monumenti alla vanità, veri e propri “luoghi delle meraviglie” da indossare. Nelle morbide curve dei figurini si avvertono echi di Matisse, di Lele Luzzati nei volti e negli sguardi, delle bizzarrie futuriste di Depero, richiami al Baj polimaterico e a certa sperimentazione Bauhaus, per citare alcuni dei riferimenti culturali dell’artista, che riesce a mantenere la medesima eleganza di segno e di resa materica, sia nell’economia degli au- steri mezzi della sua produzione più propriamente pittorica, sia nella esuberanza e varietà di tecniche e materiali utilizzati per questi raffinati lavori, quale testimonianza di una felice e originale conciliazione degli opposti. Sulle ali dell’aria di Valentino Sani

Firenze, palazzo Pitti, 6 ottobre 1600: in occasione delle nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia va in scena l’Euridice di Jacopo Peri e Giulio Caccini su testo di Ottavio Rinuccini. La nostra storia dell’ comincia da qui, dal primo spettacolo del quale ci siano giunte integral- mente, oltre al libretto, anche le musiche. In breve l’opera italiana conquista le corti della nostra penisola e viene esportata nei principali centri dell’Europa occidentale, diventando lo spettacolo più ambito, il divertissement più richiesto, l’oggetto del desiderio di nobili e potenti. Di lì a poco il grande salto, con l’apertura a Venezia, nel febbraio del 1637, del Teatro S. Cassiano, il primo tea- tro pubblico a pagamento dell’occidente. Dalle favole pastorali ai miti dell’antichità, le storie del passato irrompono sui palcoscenici illustrate da artifici meccanici e spettacolari scenografie, diventando occasione per sognare a occhi aperti e tessere intricate trame eroicomiche e sen- timentali segnate dall’inevitabile lieto fine. Gli attori e le attrici della commedia dell’arte si fanno cantanti e poi divi della ribalta operistica e tra la fitta selva dei recitativi si libra e prende corpo, a poco a poco, lo spazio della poesia in musica: l’aria d’opera italiana. Per noi sarà, dapprima, il regno immaginifico dell’illusione e della meraviglia barocche; poi il gioco sottile e ammiccante dell’opera buffa contrapposto alla rigorosa disciplina dei sentimenti dell’opera seria; in seguito la commedia borghese di fine Settecento e il melodramma romantico ottocentesco, vero e proprio collante identitario nazionale della nostra storia, dal quale prenderà corpo e forma l’Ita- lia. Fuori dalla nostra penisola il viaggio dell’opera non conoscerà soste, dalla Francia ai paesi di lingua tedesca, dall’Inghilterra alla Spagna alla Russia, ogni età avrà la propria opera, ogni mondo la propria rappresentazione. Di questa affascinante e inesauribile stagione musicale, pittorica, letteraria e mondana che è stata la storia dell’opera, i figurini di Angela Pampolini rappresentano una preziosa testimonianza. Creature frutto di un artigianato artistico intelligente e sensibile, ci conquistano subito con la grazia colorata e la sognante leggerezza dei loro mate- riali, delle loro pose e dei loro costumi, frutto di un appassionato e ispirato lavoro di selezione ed assemblaggio. Ed eccole prendere corpo e sfilare davanti ai nostri occhi, frammenti di un’unica immaginaria scena ideale che abbraccia e attraversa i secoli, da Monteverdi a Rameau, da Händel a Mozart, da Rossini a Beethoven fino al grande melodramma romantico del nostro Risorgimento con Donizetti e Verdi. Quella creata dall’artista tra i suoi figurini e le loro arie è un’assonanza diffusa, in grado di evocare tutti i timbri sonori di cui essi vibrano e risplendono, resa attraverso una sottile gamma di sfumature e definizioni capace di restituirci con pienezza il carattere distintivo di ogni singolo personaggio. E allora lasciamoci condurre per mano nel mondo incantato e fiabesco, tutto al femminile, dei figurini di Angela Pampolini, cercando di catturare ogni dettaglio delle sue dorabelle, susanne, leonore, papagene, alcine, maddalene e violette. Sarà come volare, di scena in scena, di palco in palco, sulle ali dell’aria. 1. La Musica, da L’Orfeo, favola in musica di Claudio Monteverdi (1607), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, carta da regalo, carta originale del XVI secolo, carta fotocopiata, cencio di nonna, passamaneria, rete di lycra, damasco di velluto; 2. La Pittura da Les Arts Florissants, idylle en musique di Marc- Antoine Charpentier (1685), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, foglia d’oro, cencio di nonna, passamaneria di velluto, seta, damasco di velluto, shantung di seta, pennello, piume, bottone ricoperto di stoffa; 3. , da , dramma per musica in tre atti di Antonio Vivaldi (1727), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, pelle, shantung di seta, damasco di velluto, garza di cotone, lino, pizzo, paillettes, piume; 4. Il Sole da Le Ballet de Sens, opéra ballet in cinque atti di Jean-Joseph Mouret (1732), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, pelle, shantung di seta, garza di cotone, stoffa Fornasetti, stoffa tappezzeria, pizzo, carta da regalo decorata con numeri settecenteschi; 5. Alcina da Alcina, dramma per musica in tre atti di Georg Friedrich Haendel (1735), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, pelle, shantung di seta, damasco di velluto, filo di cotone, pietre dure; 6. L’Amore da Les Voyages de l’Amour, opéra ballet di Joseph Bodin de Boismortier (1736), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, pizzi, garza di cotone, passamanerie, pelle, damasco di seta, filo di cotone, carta fotocopiata, carta con putti riprodotti in quadricromia; 7. La Fata Manto da Les , comédie lyrique di Jean-Philippe Rameau (1760), cartoncino, colla vinavil e collaprene, ferma- campioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, nastro di seta, garza di cotone, lino, stoffa Falconetto, tulle, filo di cotone, paillettes, piume; 8 . Susanna da Le Nozze di Figaro, dramma giocoso in quattro atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1786), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, passamanerie, pelle, shantung di seta, paillettes, garza di cotone, pizzo, carta da regalo decorata con numeri settecenteschi, vetro colorato; 9. Regina della Notte da Il Flauto Magico, singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1791), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, passamanerie, seta, stoffa tappezzeria, paillettes, velo di lycra, garza di cotone, pizzo, filo di ferro, carta stagnola, madreperla, strass; 10. Papagena da Il Flauto Magico, singspiel in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart (1791), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, nastro di velluto, stoffa tappezzeria, stoffa Falconetto, filo di cotone, filo di seta, piume; 11. Leonore da Fidelio, singspiel in due atti di Ludwig van Beethoven (1805), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cera, cencio di nonna, passamanerie, seta, maglia di cotone, pelle, filo di cotone; 12. Rosina da Il Barbiere di Siviglia opera buffa in due atti di Gioacchino Rossini (1816), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, passamanerie, chiffon, stoffa tappezzeria, garza di cotone, velluto di seta, bottone; 13. Linda da Linda di Chamounix, melodramma semiserio in tre atti di Gaetano Donizetti (1842) cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, passamanerie, chiffon, stoffa tappezzeria, stoffa Fornasetti, pelle; 14. Maddalena da Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi (1851), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, passamanerie, shantung di seta, tappezzeria seta, chiffon, piume, pelle; 15. Violetta da La Traviata, opera in tre atti di Giuseppe Verdi (1853), cartoncino, colla vinavil e collaprene, fermacampioni a punta tonda, tempera acrilica, china, cencio di nonna, mussola di cotone, garza di lino, passamanerie, chiffon, velluto, filo di cotone, paillettes, perline, bottone, pelle. Finito di stampare nel mese di marzo 2012 da FlyerAlarm per le Edizioni del Comune di Copparo Angela Pampolini è nata a Copparo (Ferrara) il 13 novembre 1964. Ha conseguito la maturità artistica nel 1982 presso il Liceo Artistico di Bologna: fra i suoi insegnanti i pittori Mario Nanni, Maria Grazia Bertacci, Enrico Mulazzani, Giovanni Pintori e lo scultore Francesco Brunetti. Si è laureata nel 1989 in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Facoltà di Let- tere, all’Università di Bologna, con una tesi sull’Architettura teatrale ferrarese in età barocca. Ha pubblicato articoli e curato mostre su argomenti di carattere storico-artistico ferrarese e sulla didattica dell’arte. Nell’ambito del teatro d’animazione ha collaborato, dal 1985 al 2002, con la compagnia del “Teatrino dell’ Es” di Vittorio Zanella progettando e realizzando burattini, ombre, pupazzi, bozzetti e scenografie. Impegnata nella ricerca pittorica, partecipa a mostre personali e collettive. Insegna storia dell’Arte al Liceo Classico Ariosto di Ferrara.

Mostre personali 1992 “Figure da un Teatrino” mostra di scenografie, bozzetti e figurini, Centro culturale polivalente di Vigarano Mainarda (Ferrara), presentazione di Paola Mingozzi; 2007 “Lunario” mostra di pittura, Casa Frabboni parco culturale di San Pietro in Casale (Bo), catalogo a cura di Giorgia Govoni, testi di Gilberto Pellizzola, Graziano Campanini e Maurizia Torza; 2007 “Distesepianure” mostra di pittura, Chiesa romanica di San Venanzio di Copparo (Ferrara) patrocinata dal Comune di Copparo, catalogo a cura di Luciano Giuriola, testi di Nicola Bortolotti e Giovanni Guerzoni; 2008 “Infinito tascabile” mostra di pittura, Galleria Comunale d’Arte di Brisighella, catalogo con testo di Walter Loddi.

Mostre collettive 1990 “L’assoluto quotidiano”, collettiva di artiste ferraresi, Capodistria (organizzata dal Co- mune di Ferrara-UDI), a cura di Paola Mingozzi; 2007-2008 “Difformi Forme” l’arte ferrarese contemporanea per il collezionismo, presso la Galleria d’Arte Marchesi di Ferrara a cura di Sergio Altafini; 2009 “Arte per Emergency”, Galleria del Carbone Ferrara , a cura di Paolo Volta, testo in catalogo di Michele Govoni; 2009-2010 “Il cielo alla rovescia-Il cielo in scatola” omaggio a Galileo, Galleria del Carbone Ferrara-Casa dell’Ariosto di Stellata, a cura di Valeria Tassinari; 2010 “Premio Niccolini” IX edizione, Padiglione d’Arte Contemporanea Ferrara, a cura di Chiara Toschi Cavaliere.