Anno 2020 N. 17 LO SCUDISCIO

COPIA GRATUITA MENSILE DELLA SOCIETA’ OPERAIA MUTUO SOCCORSO “ONESTA’ E LAVORO” Fondato nel 1879 FILADELFIA 9 Aprile 2020 via Garibaldi 35, 89814 Filadelfia «Ciao Luciano». Il ricordo della Società Andrà tutto bene operaia di mutuo soccorso di Filadelfia

Ho pensato a lungo se fosse o meno il caso che Luciano Maiolo entra nella SOMS nel 1978, ricoprendo più volte la il giornale uscisse questo mese. Lo sgomento, carica di presidente e di consigliere,nonché di consigliere regionale. la preoccupazione e la tristezza la fanno da pa- Era una delle memorie storiche della So- drone in questo periodo così buio della storia cietà, appassionato di cultura locale e di italiana, europea, mondiale. aneddoti filadelfiesi, che amava richia- E non è facile concentrarsi in un momento in mare nelle sue abituali conversazioni. Da cui si vive una dimensione surreale… dalla bravo socio, sposò in pieno gli ideali ere- quale si aspetta solo di uscire, bene e il prima ditati dal sodalizio, mettendoli costante- possibile. Ci ho pensato, ma poi, confrontando- mente in pratica, non risparmiandosi per mi con chi assieme a me si è cimentato in que- la Società, oltre che per la comunità.Tra sta “avventura” sin dall’inizio, ho capito che le tante iniziative intraprese da presiden- sarebbe stato un errore saltare questo numero. te, ricordiamo quella dei festeggiamenti Perché, nel nostro piccolo, anche noi deside- per il 120° anniversario della SOMS, riamo contribuire a lanciare un messaggio di svoltisi l’8 agosto del 1994. La manife- speranza. E questo è il nostro modo per farlo. stazione inizia con il raduno alla sede sociale per la posa della lapide Il numero di Pasqua de “Lo Scudiscio” non commemorativa, recante la data della fondazione, donazione della poteva che dar voce alle nostre profondamen- ditta Alfano. A seguire, il corteo dei convenuti, giunge alla chiesa te sentite tradizioni, che tanto mancheranno al della Madonna del Carmine, dove si celebra la santa messa. Per nostro paese in questa Settimana Santa, alle l’occasione, viene anche pubblicato il libro che raccoglie la storia iniziative portate avanti dalla nostra comunità del sodalizio e istituito il premio “Onestà e Lavoro” assegnato, in negli ultimi tempi, ma anche a quelle dei pae- quell’anno, all’azienda agricola Fratelli Giampà, distintasi nel nostro si vicini, alla nostra storia, agli eventi sportivi. territorio, per impegno, lavoro e grande senso di imprenditorialità, Insomma, alla nostra vita quotidiana. divenendo punto di riferimento per molti. E, a conclusione della se- E non poteva che aprirsi con il nostro saluto rata, i giochi pirotecnici in piazza Serrao.Negli anni, numerosi sono a chi era tra i depositari delle nostre antiche stati i progetti realizzati da Luciano Maiolo insieme ai soci e al Diret- tradizioni, il ragioniere Luciano Maiolo. Me- tivo, oltre alle proposte per i corsi di formazione professionale, le se- morie che non custodiva gelosamente ma che, rate d’intrattenimento all’interno dell’agosto filadelfiese, le gite fuori al contrario, amava condividere e, soprattutto, porta, la ristrutturazione della sede, le mostre, la riorganizzazione trasmettere ai giovani, perché ne facessero te- dell’archivio, la collaborazione agli esordi del nuovo Scudiscio. Per soro per poi tramandarle, a loro volta, alle ge- le giornate FAI ha fatto da cicerone per la Società operaia, trasmet- nerazioni successive. tendo con passione le sue conoscenze quarantennali sul sodalizio. Caro ragioniere, ci manca. In questi giorni così Da sempre vicino ai giovani, li ha constantemente sostenuti nelle cupi e interminabili, mi piace ricordare il suo loro iniziative, non ultima la collaborazione ai musical organizzati sorriso, sempre rassicurante e gioioso, il suo nel 2012 e nel 2014, ma anche con le sue narrazioni a scuola per tra- amore e la sua dedizione per il nostro paese e mandare ai ragazzi la storia del proprio paese.Una persona perbene, per le sue “tante cose belle”. E, poi, la sua sim- un socio disponibile e affabile, sempre pronto alla collaborazione, patia, la sua ironia e le nostre chiacchierate, instancabile nella sua voglia di fare, di promuovere e far conoscere talvolta brevi, talvolta più lunghe, ma sempre la Società operaia e Filadelfia. accomunate da un unico denominatore: Fila- Ci mancherà. Mancherà a tutti coloro i quali hanno avuto modo di delfia. Da quando ci ha lasciato, la nostra co- conoscerlo e di apprezzarne le sue qualità di oratore, di narratore, di munità è certamente più povera. archivio vivente. Marianna Barone Il Direttivo Editore: Società Operaia di Filadelfia - Registrazione Tribunale di Lamezia Terme (CZ) N. 77/2018 - Direttore Responsabile: Marianna Barone - Responsabile grafica: itoV Destito - Stampa: SOMS - Contatti: [email protected] 1 9 Aprile 2020 N. 17

Dopo 17 anni la comunità torna a celebrare il suo “Carnevaletto”

Dopo anni, torna a Filadelfia l’antica tradizione del “Carnevaletto”: «Morìu Carnalivari». ’eventoL ha ridato luce a una mani- festazione esclusiva della nostra cittadina, che affonda le sue radici in tempi lontani. Sembra, infatti, che le sue prime edizioni si svolgono negli anni del dopoguerra. A Filadelfia, ormai, mancava da ben 17 anni. La festa, che solitamente si svolge il martedì successivo al Carnevale, celebra la personificazione di “Car- nevale”: un personaggio grassoccio e ubriaco che, dopo aver consumato un abbondante pasto, accusa un ma- lore. In questo quadro, si inserisco- no i personaggi tipici: la vedova, il medico, gli infermieri e i portantini. Mentre la banda intona una marcia funebre, Carnevale viene portato, sofferente, in piazza su una barella. Segue, dunque, un lungo intervento chirur- gico, durante il quale il corpo di Carnevale continua a essere idratato da una flebo di vino. Ma i soccorsi sono vani e il medi- co decreta la sua morte, con uno scambio di battute con la vedova, che si sono tramandate negli anni: «Dottori, o mio dottori. A voi mi affido. Guariti, si potiti cu lu ncienzu, ca l’amuri mio catta malatu. Ca notta e juarnu non aju ccchju abbien- tu…». Ma, all’appello accorato della signora, il chirurgo rispon- de: «Io sugnu don Raffaele spacca panza, dottori laureatu in chirur- gia.. signora mia, l’operazione riusciu, ma u’ malatu moriu!». Ecco, allora, disposta l’autopsia: dal corpo di Carnevale, vengono estratti cibi tipici della nostra tradizione, come braciole e salsicce, oltre alle interiora del povero paziente, che ormai giace inerme sulla barella. La manifestazione continua con un lungo corteo funebre, che ripercorre le vie interne del paese, passando per le quattro chiese, per poi terminare in un campo in cui il fantoccio di Carnevale viene bruciato, tra le urla strazianti della vedova e le benedizioni del prete. «L’idea di riproporre il “Carnevaletto” è nata la sera prima di Carnevale, in maniera spontanea e totalmente improvvisa – rac- conta Francesca De Nisi, che ha curato la regia – ma è stato un pensiero che ci ha messo in moto immediatamente. Abbiamo contattato diversi amici, in modo da mettere a punto tutta la rappresentazione, cercando di mantenere fede il più possibile alla tradizione, guardando foto e video delle edizioni precedenti. Abbiamo voluto, comunque, inserire qualche piccola novità come i personaggi di “Mariuzza Sdocchiamuarti”, interpretato da Caterina Diaco, la prima donna entrata a far parte del cast, e dell’“Aciedu do Malaguriu”, interpretato da Bruno Caruso. Si è deciso di mantenere quale punto di ritrovo la falegnameria Destito, dove abbiamo trovato una valigetta del dottore risalente alle edizioni preceden- ti, che siamo stati ben lieti di utilizzare, e vecchi costumi di scena. Ringrazio tutti i partecipanti tra cui Matteo Michienzi (Car- nevale), Pino Bruni (la vedova), Francesco Rondinelli (il prete), Alessandro Lucia (il chirurgo), tutti gli interpreti, la banda, e tutti coloro che hanno contribuito a realizzare un piccolo sogno. Con la speranza che sia si possa trasformare nuovamente in un appun- tamento fisso».

Simona Gugliotta

2 9 Aprile 2020 N. 17

I riti della Settimana Santa tra teologia, pietà popolare e tradizione

I riti della Settimana Santa rappresentano da sempre momenti di profondo coinvolgimento spirituale. Dal significato più intimo e autentico della Passione e Resurrezione emergono nel tempo le forme espressive della nostra tradizione, a volte non in linea con i tempi della liturgia, perché più lenti, più resilienti al rinnovamento. Dalla complessità ed evoluzione cronologica dei riti religiosi, sono stati evidenziati alcuni piccoli saggi della pietà popolare. La Settimana Santa si apre con il rito della processione dei misteri - un tempo si svolgeva “Giovedì Santo”, nel pomeriggio, e dalla Chiesa del Carmine si snodava per le vie del paese, aperta dalla croce dei misteri. Dopo la fase preliminare dell’incanto, i fedeli portavano “a spalla” le statue “Ecce Homo”, “Cristo che porta la croce”, “Cristo sotto le piante d’ulivo (Cristu a’ liva)”, “Bara col Cristo Morto”, seguita da un portatore con una croce nera avvolta da un panno bianco (sudario), “San Giovanni Apostolo”, “Maddalena” e “Madonna Addolorata”. Ma la funzione più commovente, profondamente sentita nei nostri cuori, era ed è ancora quella notturna di Venerdì Santo. Aveva (ed ha luogo) lungo il corso Castelmonardo, illuminato a giorno da migliaia di lampadine applicate ai balconi di tutti gli edifici che prospettavano su di esso, o da can- dele, da lumi alimentati con petrolio, da candelabri di bronzo alimentati con olio, mentre incedeva a passi lenti la bara con le pareti di vetro, contenente le spoglie del Cristo, seguita dalla statua della Mater Dolorosa in gramaglie, cui faceva ala una popolazione commossa ed orante accompagnata dalle note della marcia funebre di Chopin, intonata dalla banda locale. La processione della vara si conclude anche oggi con la visita ai sepolcri che vengono addobbati con particolare cura nelle varie chiese, specie in quella dedicata alla Madonna del Carmine, il cui grande portone d’accesso dall’ampia scalinata in pietra viva, secondo quanto viene tramandato dagli antichi, restava aperto per tutta la notte, in maniera che anche coloro che vivevano alla macchia, scendendo dalla montagna e guidati dalla fioca luce delle lampade, potessero visitare il sepolcro. Altro rito suggestivo era quello della processione mattutina del Sabato Santo che procedeva dalla chiesa di San Francesco fino al Calvario. Dopo la predica e la consegna del Crocifisso nelle mani della Madonna, le statue di San Giovanni, di Maria Maddalena e della Madonna Addolorata, portate a spalla col medesimo sistema dell’incanto, rientravano nella chiesa di San Francesco precedute dalla “Croce dei Misteri”. Alle 11, tutte le campane annunciavano la Resurrezione (sona ‘a Gluoria) e tutti i bambini erano pronti ad appendersi penzoloni ai balconi delle case o ad altre strutture, incoraggiati dai genitori che dicevano così: “pendulijativi quandu sona ‘a Gluoria e’ ccussì crisciti, diventati ati!”. Domenica di Pasqua è il giorno della rappresentazione della Comprunti, che affonda le sue radici nelle forme devozionali che si svolgevano secoli fa nell’antica Castelmonardo. Ancora oggi, i cittadini si radunano in piazza Serrao per rinnovare il mistero della Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Un portatore entra innalzando il pallio, un vessillo alto 5 metri circa; si porta nel punto centrale da dove darà il via alle successioni delle partenze con le alzate, l’ultima delle quali verrà segnalata con tre movimenti in verticale. Intanto, dalla chiesa di San Francesco di Paola, dell’omonima Confraternita, portate a spalla dai fedeli, escono le statue della Madonna Addolorata, vestita ancora a lutto, la statua di San Giovanni Apostolo e quella di Maria Madda- lena. San Giovanni inizia il primo viaggio verso il sepolcro; ritor- na nel punto dove attendono l’Addolorata e la Maddalena. La terza volta il santo compie il percorso assieme alla Maddale- na; si recano dal Risorto; ritornano indietro per dare l’annun- cio alla Madonna. San Giovanni, la Maddalena e la Madonna si muovono, mentre nel contempo si muove anche Gesù Cristo Risorto; procedono a passo svelto, quasi di corsa, in entram- be le direzioni e alla fine si incontrano al centro della piazza. Le quattro statue si inchinano mentre le campane suonano a festa; la Madonna lascia cadere le gramaglie e mostra un ve- stito splendente, la chioma fluente fatta di capelli veri, do- nati da donne devote; la banda intona una marcia allegra. Quando la svelata non riesce bene, si paventano calamità e sciagure. A memoria d’uomo, l’ultimo intoppo è avvenuto nel 1939, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Al termine della Cumprunti le statue vengono portate nella chiesa di San Francesco dove si celebra la messa solenne. Un tempo, la rappresentazione proseguiva con una processione per le vie del paese. Vito Rondinelli Roberta L’Abbate

3 9 Aprile 2020 N. 17

La Valle dell’Angitola, un sogno che diventa realtà

Parlare di territorio e, in particolare, di una delle zone più belle della assume dei connotati molto importanti. La Valle dell’Angitola è uno dei luoghi più suggestivi, ricchi di beni culturali materiali e immateriali che potrebbe aiutare al risanamen- to economico della Calabria.

Con questi obiettivi è nata la Consulta delle associazioni “Valle dell’Angitola”, che aveva iniziato a muovere i primi passi già nel mese di giugno scorso, quando le associazioni culturali di e avevano deciso di collaborare, mettendo da parte i campanilismi. Da questo incontro è nata l’iniziativa tenutasi la scorsa estate a Monterosso Calabro sulle infrastrutture Borboniche e si è allargata alle altre associazioni del territorio già da settembre dell’anno passato. A partecipare sono associazioni provenienti da 9 paesi: Filadelfia, Francavilla Angitola, Polia, Monterosso Calabro, Capistrano, San Nicola da Crissa, , e . Nel mese di gennaio, i rappresentanti delle associazioni hanno nomina- to un consiglio direttivo guidato dal presidente Antonio Parisi. Dell’esecutivo fanno parte anche Bruno Congiustì, don Vincen- zo Barbieri, Manuela Costa, Carmelina Ielapi, Caterina Callipo e Foca Accetta. Consulta delle associazioni che si è dotata di uno statuto, che tra l’altro, oltre alla promozione del territorio, mira a preservalo da possibili fattori di contaminazione esterna che, a vario titolo, avrebbero intenzione di sfruttarlo a proprio piacimento. Il logo, è stato invece realizzato da Antonio Bova. Il lavoro delle associazioni è molto importante, ma serviva una rete per mettere insieme idee necessarie per la crescita e la co- noscenza. Già dai primi mesi, la Consulta ha lasciato le proprie impronte dialogando con gli enti presenti sul territorio. Il primo risultato è la cartellonistica stradale per la segnalazione del patrimonio e gli itinerari presenti all’interno della Valle dell’An- gitola, che si doterà di 5 cartelli descrittivi in due lingue, italiano e inglese, posti nei punti strategici quali uscite autostradali e altre vie di comunicazione, realizzato dal Parco regionale delle Serre, con il commissario Pino Pellegrino che ha accettato fin da subito la proposta. Il patrimonio dei 9 paesi sarà così segnalato al turista, ma è solo il primo punto. Infatti, nell’ultimo incontro che si è svolto a San Nicola da Crissa, ospiti della “Filitalia International chapter” di , si è parlato di come raggiungere il turismo e portare i primi gruppi a visitare la Valle dell’Angitola. Con la collaborazione del Club “Vallelonga – Monserrato”, che sta svolgendo il progetto della Regione Calabria “Il tempo della memoria e del viaggio dalla Calabria alle Americhe con la risco- perta dei borghi” attraverso l’ex legge 8/2018, si stanno promuovendo i borghi e si parla dell’emigrazione in positivo, attraver- so iniziative e incontri mirati a Toronto, Philadelphia e Avana. Per l’occasione, il Club “Vallelonga-Monserrato” ha realizzato una guida in tre lingue: italiano, inglese e spagnola e nelle proprie iniziative, con studenti, imprenditori ed esperti di turismo ha illustrato il patrimonio Angitolano. Nicola Pirone

4 9 Aprile 2020 N. 17 Il “ritorno” dell’emigrante alla base del programma culturale della Consulta

Uno dei problemi più preoccupanti per il nostro territorio oggi è il fenomeno dell’abbandono dei luoghi. Si sa che la nostra esperienza collettiva ha scritto un capitolo fondamentale nella storia dell’emigrazione. Conosciamo i flussi di uomini e donne che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, affrontarono i viaggi della speranza per migliorare le condizioni di vita, cadenzate da sofferenze e da stenti. La miseria spingeva molti emigranti a cancellare il ricordo di una storia collettiva che andava dimenticata, recidendo i fili che, in qualche modo, tenevano insieme il rapporto con una cultura millenaria. A distanza di tempo, venuti meno i legami delle famiglie e i vincoli con i parenti rimasti, è riemersa una nostalgia della terra natia, che implicava una forte attrazione verso un punto di riferimento che mancava. Il ritorno dell’emigrante, ma spesso del figlio o nipote dell’emigrante, diventava una “scoperta” che rivalutava i territori e la cultura con la quale tentavano di recuperare il rapporto. Era l’inizio del viaggio del ritorno, alla ricerca dei valori identitari. Ma anche da questa sponda del vecchio mondo, iniziava un viaggio al contrario, un viaggio mentale attraverso il quale chi era rimasto cominciava a seguire con altrettanta nostalgia la linea seguita dai parenti in fuga, di chi non era più tornato e si era immerso nella marea umana del nuovo mondo. Di tutti loro erano rimasti i volti tristi, ritratti in qualche fotografia ingiallita, figure sfuocate e confuse nella drammatica diaspora italiana. Una fiumana silenziosa che ha sconfitto con la determinazione il marchio d’infamia e il pregiudizio, come da sempre hanno sperimentato le classi subalterne, ma che sono state capaci, poi, di innervare di grande umanità i paesi del loro destino di vita. Questa reciprocità di sentimenti, che oggi affiora con sempre più energia e consapevolezza, viene tradotta in un programma culturale che vede protagonisti nove comuni della valle dell’Angitola. Un territorio che si propone come peculiarità culturale, geografica e storica, che aspira a diventare punto di interesse non solo per chi ha una matrice italiana, ma per molti americani che sono rimasti affascinati dalla nostra cultura. Visita al laboratorio di tessitura - (da destra a sinistra) Anto- nio Parisi, Vito Rondinelli, Ricinger Stuart, Sue Muldoon, Elisa Masdea, Manuela Costa, Nicola La Gala L’Istituzione comunale Castelmonardo, impegnata da anni nella creazione di legami con figure del volontariato e della cultura dei comuni vicini, ha sostenuto la formazione di uno strumento associativo finalizzato alla coesione del territorio. E’ nata, pertanto, la Consulta “Valle dell’Angitola” Poco più di un mese fa, abbiamo ricevuto la visita di alcuni profes- sionisti statunitensi, Sue Muldoon e Reininger Stuart, i quali sono rimasti colpiti dalla storia del territorio e dal nostro laboratorio di tessitura. In particolare, Sue parla con la sua macchina fotografica: ciò che per un pittore è il pennello, per Sue è lo scatto foto- grafico. In questo mese di permanenza qui fra noi, dividen- dosi fra Monterosso, Filadelfia, Polia, San Nicola Da Crissa, Sue ha dedicato 4000 fotografie ai nostri paesi, mettendo in evidenza il nostro artigianato tradizionale. Nel suo paese, gli Stati Uniti, Sue insegna artigianato, mantenendo viva l’antica tradizione dell’impagliatura delle Sedie e dell’intreccio dei canestri. Sue si interessa anche della grafica; è una bravissima creatrice di siti web. La sua carriera è sempre stata creativa; dalla deco- razione degli interni con carta da parati o con la pittura, a una lunga carriera nell’industria floreale come designer, dal lavoro di intarsio del legno, al riciclaggio degli arredi in forme nuove, usando materiali unici, come cinture di cuoio, cravatte e lana alpaca. Tutto questo ha reso unica la sua arte di impagliatrice di sedie, rispetto a quella fatta con metodi tradizionali. Dove alcuni vedono solo una sedia, Sue vede la Storia di una famiglia. Vorrebbe far rivivere l’artigianato tradizionale dei nostri paesi. La sua idea è quella di portare piccoli gruppi in Calabria e dare loro la possibilità di fare esperienza col nostro artigianato. Nel momento in cui lei insegna negli Stati Uniti, lancia ai suoi alunni il messaggio sulla Calabria che viene raccol- to attraverso le bellissime fotografie che ha scattato nei nostri paesi. Sue, per il suo amore verso la Nostra Regione, per il suo interesse nel far rivivere il nostro artigianato e per la sua grande sensibilità, può essere considerata Ambasciatrice della Valle dell’Angitola. Questo incontro molto significativo ci ha indotti a concordare delle visite guidate con la partecipazione a laboratori per il primo gruppo di visitatori americani. Questa iniziativa è uno dei tanti segni che ci inducono a programmare in termini di territorio, valorizzando, attraverso sinergie forti, quei tratti comuni che costituiscono una valida risorsa per lo sviluppo delle nostre comu- nità. Vito Rondinelli presidente Istituzione comunale Castelmonardo

5 9 Aprile 2020 N. 17

Francavilla Angitola festeggia il suo protettore, San Foca, tra consuetudini e valori antichi

“Santu Foca quand’era n’infedeli ed era de la Curti bon sordatu…” Inizia così il canto della Raziuoni, la solenne preghiera che da generazioni viene rivolta dai devoti francavillesi, e un tempo anche da quelli dei paesi vicini, al protettore di Francavilla Angitola, la cui festa viene celebrata il 5 marzo e replicata per gli emigrati nella seconda domenica di agosto. Un racconto della sua vita modellato sulla base di alcuni panegirici tramandati da grandi autori come il cardinale Baronio, Gregorio di Tours, Eusebio e altri ancora, raccolti negli antichi martirologi che riferiscono del soldato Foca che, abbandonato l’esercito, si converte al Cristianesimo e si dedica alla sua attività di giardiniere (gli valse per questo il titolo di Ortolano), e a offrire ospitalità ai viandanti. Denunciato come cristiano viene ricercato per essere ucciso. Così, dopo aver accolto e rifocillato i suoi aguz- zini che non lo conoscevano di persona, si consegna nelle loro mani invitandoli ad eseguire gli ordini ricevu- ti dall’imperatore Traiano. Buttato in una fossa di serpi velenosi, ne esce incolume con un serpente attorcigliato al braccio. Vedendolo resistere ai loro piani di morte, i suoi aguzzini decidono allora di decapitarlo. Il martirio di Foca, nativo di Antiochia, si diffonde per l’intero Oriente e la sua figura insieme al suo eroismo di fede diviene oggetto di culto anche in Occidente. Tra le testimonianze più antiche non possiamo non ricordare il bel mosaico che lo raffigura nell’atrio della Basilica di San Marco a Venezia (sec. XIII). Notizie si hanno anche di una chiesa a lui intitolata, nel Foro Romano, andata distrutta in un incendio. Mentre una reliquia del Santo, sempre a Roma, è tutt’ora conser- vata nella antica Basilica di San Marcello al Corso. E proprio da qui, come riferisce il prof. Onofrio Simonetti nel suo “Cenno biografico sovra l’antiocheno Martire San Foca, Protettore della città di Francavilla in Ca- labria Ultra 2°” proviene la statua che oggi si venera nella chiesa principale del paese e che inizialmente era a figura intera. E’ padre Simpliciano Cilurso a portarla da Roma nel 1663 e a custodirla presso il locale convento degli Agostiniani per cederla alla comunità francavillese vent’anni dopo. Il Simonetti, medico ed erudito, nativo della stessa Francavilla, tra le tante notizie sul Santo, ci dice che prima di San Foca erano protettori del paese, San Nicolò di Mira e Santa Maria Maggiore. Dopo la fondazione del convento dei Padri domenicani, diventa compatrona Santa Rosa da Lima. Momenti di profonda religiosità e di fede sono quelli che la comunità di Francavilla vive ancora oggi con sentimenti immuta- ti verso il suo protettore San Foca. Un legame strettissimo che viene trasmesso da padre in figlio e che si manifesta con gesti spontanei come quello di partecipare alla processione a piedi scalzi, offrire i tradizionali dolci chiamati “tarajhi” a forma di serpenti, tenere accesa sui balconi o alle finestre una lampada votiva con l’effigie del Santo per tutta la durata della novena. In passato era pure possibile vedere fedeli percorrere in ginocchio lo spazio che dall’ingresso della chiesa portava fino alla sacra immagine situata nella zona absidale. Consuetudini e valori antichi che si tramandano con orgoglio e che con la memoria di ricordi rappresentano la storia di una pic- cola comunità, quella di Francavilla Angitola. Una comunità che merita di essere valorizzata e fatta conoscere, gelosa custode di segni di un’identità genuina di cui andare fieri e verso cui è necessario rivolgere ogni nostra attenzione e promettere il nostro rinnovato impegno. Ai miei zii Mario e Armando, con immenso affetto Giuseppe Torchia

6 9 Aprile 2020 N. 17

Nel 1960 il tentativo di gemellaggio tra Filadelfia d’Italia e Philadelphia d’America

L’onorevole Antonio Capua, medico chirurgo calabrese di Melicuccà (1905 – 1996), iscritto al gruppo parlamentare Liberale, deputato alla Camera, chiedeva (Atti Parlamentari - 13776 - Camera dei Deputati - Discussione - Seduta del 5 maggio 1960) al ministro degli Affari esteri, di investire l’addetto alla cultura della Repubblica italiana in U.S.A. per avviare la trattativa di gemellaggio tra Filadelfia d’Italia (all’epoca in provincia di ) e Philadelphia di Pennsylvania. A tal proposito, la pratica, per iniziativa di alcuni cittadini di Filadel- fia, con a capo il sindaco Rosario Chiriano, veniva inviata al Console generale americano di Napoli e avvallata dalla Prefettura di Catan- zaro. Espletati i dovuti passaggi, con opportune motivazioni ben precise - grazie all’azione fattiva e operosa dell’avv. Giovandomenico Barone -, l’approccio poteva ritenersi verosimile, soprattutto, per le profonde analogie tra le due città.Ed ecco i presupposti illustrati dal parlamentare Antonio Capua, in accordo con il comitato promotore della nostra cittadina per raggiungere un accordo di gemellaggio: 1) Filadelfia venne fondata il 1783 da Giovanni Andrea Serrao, figura patriottica di primo piano, successivamente ucciso a Potenza dai Sanfedisti, esponente del gruppo partenopeo della Repubblica1789. Il fondatore diede alla cittadinanza il nome di Filadelfia per il significato liberale della parola ed in omaggio all’importanza in cui era assurta presso i patrioti nostri la consorella degli Stati Uniti, culla della ribellione dei popoli contro gli oppressori; 2) il richiamo di Philadelphia presso i fondatori della cittadina calabrese ci viene, inoltre, fornito dall’identica costruzione planimetrica delle due città. Come in Philadelphia vi è una regolare pianta a scacchiera, donata dall’incrocio della Broodway con la Market Street nella Penn Square, così in Filadelfia abbiamo i due corsi principali (Serrao e Indipendenza), che si intersecano perpendicolarmente nella vasta piazza dedicata a Giovanni Andrea Serrao; nell’insieme, poi, le due città si presentano costruite a perfetta croce greca; 3) come Philadelphia fu quartiere generale degli insorti contro gli inglesi, così Filadelfia ospitò nel 1848 gli insorti calabresi del gene- rale Francesco Stocco contro i Borboni e nel 1870 fu “Repubblica Universale di Filadelfia” per iniziativa e opera di Ricciotti Garibaldi. Attese, quindi tali notizie storico-geografiche, sarebbe oltremodo necessario che i nostri rappresentanti diplomatici in U.S.A. adottas- sero analoga iniziativa per garantire un sicuro successo al gemellaggio, suscettibile di positivi sviluppi per le relazioni tra le città ed i popoli. Ecco cosa scriveva l’avvocato Giovandomenico Barone, corrispondente del giornale “Il Tempo” in un articolo comparso il 24 aprile 1960: «Dopo alterne vicende sembra che si giungerà al gemellaggio tra la nostra cittadina e Philadelphia di Pennsylvania (USA) grazie all’interessamento delle Autorità presso il Console di Napoli [...] l’idea del gemellaggio ebbe il suo primo assertore nel comm. Domenico Carnovale, nel 1946, allorché egli resse le sorti del nostro . Successivamente l’iniziativa venne ripresa dalla sezione liberale, tramite il suo Segretario dott. Giovanni Barone, noto esponente della Segreteria Generale del Partito, il quale instaurò una corrispondenza in proposito con il dott. Bottino, addetto culturale a Napoli dell’United States Informazion Service (USIS), rimettendo al diplomatico un dettagliato promemoria. Infine, recentemente anche il Prefetto di Catanzaro, dott. Ravelli, ha rivolto la sua attenzione alla positiva azione dei locali, intervenendo presso il Consolato di Napoli. Ovviamente (continuava Barone) la popolazione segue con vivo interesse e trepida speranza lo svolgimento della pratica nella certezza che essa varrà a sollevare le sorti economiche del paese non eccellenti, ed a valorizzare finalmente il turismo nostrano, dato che Filadelfia merita alta ed altra considerazione per le sue condizioni climatiche estive [...] Cosicché le due mani del nostro stemma, che si stringono come pegno di fraterno amore tra i locali, possano innanzi significare il vincolo di spirituale coesione degli abitanti delle due Città, i quali supe- rando l’Oceano, si stringeranno in perpetuo gemellaggio».L’interpellanza, depositata agli Atti Parlamentari n. 5222 della Camera dei Deputati (III Legislatura - Discussioni - Seduta del 7 giugno 1960), a firma del Sottosegretario di Stato Russo, ebbe la seguente risposta: «Agli atti di questo Ministero non vi sono precedenti relativi alla pratica di gemellaggio tra Filadelfia d’Italia (Catanzaro) e Filadelfia di Pennsylvania (U.S.A.). Per altro, in genere, tali rapporti intercorrono direttamente tra i comuni che ne prendono l’inizia- tiva senza preliminari intese con questo Ministero. Nel caso in specie il Ministero degli esteri non può che compiacersi, per i legami esistenti fra i due comuni sul piano della tradizione storico-geografica, della manifestata intenzione che si stabilisca un rapporto di gemellaggio fra le due Filadelfie, ma non sembrerebbe che della questione debba essere investito ufficialmente l’addetto culturale presso la nostra ambasciata in Washington». Il gemellaggio tra i due paesi, non andò a buon fine. Oggi, a 60 anni esatti da quel pri- mo tentativo, è il caso di suggellare un patto di fratellanza tra le due città? L’auspicio è che i nostri amministratori pubblici dedichino un po’ di tempo e un po’ di attenzione alla creazione di un legame di gemellaggio con Filadelfia d’America, che fi certo sarebbe un valore aggiunto per la nostra comunità. Antonio Paolillo

Antonio Capua Deputato 7 9 Aprile 2020 N. 17

Grinta, passione e determinazione: gli ingredienti vincenti della “A.s.d. Futsal Club Filadelfia” under 19 Per la terza volta consecutiva la A.s.d. Futsal Club Filadelfia under 19 vince il suo girone con 6 punti di distacco dalla seconda, accedendo direttamente alla fase finale. I leoncini dei mister Francesco Panzarella e Francesco Conidi hanno dimostrato duran- te tutto il campionato di essere i più forti, mantenendo la vetta della classifica già dalla prima giornata. Trascinatore della squadra, Giuseppe Giampà che, con i suoi 35 gol, si posiziona primo nella classifica marcatori. Caratteriz- zata da tanta determinazione, questa squadra ha imposto il suo bel gioco su tutti i campi. Dimostrando di saper anche soffrire, con intelligenza tattica, ha sempre studiato gli avversari per poter, in un secondo momento, attaccare i loro punti deboli. Si attende ora l’esito dei playoff dei gironi per capire chi sarà la prossima avversaria, il prossimo ostacolo verso la finale regio- nale. Abbiamo intervistato uno degli allenatori, Francesco Panzarella: Mister Panzarella, una gran bella soddisfazione guidare questi ragazzi. Sono molto orgoglioso di loro. Sono ragazzi giovani, ma dimostrano di voler migliorare a ogni allenamento, partita dopo parti- ta. Hanno energia da vendere, data la loro età, ma anche la passione e la grinta giusta per affrontare le partite più difficili. Terzo anno consecutivo come vincitori del girone. Riuscirete nell’impresa regionale? C’è qualche squadra che vi preoc- cupa più di altre? Noi ce la metteremo tutta, come sempre. Si dice che la terza volta è quella buona. Staremo a vedere. Le squadre che arrivano a questo punto è perché lo hanno meritato durante il campionato, superando anche i playoff. Sono tutte squadre e giocatori validi, ma noi conosciamo la nostra forza e siamo determinati a vincere. Rispetto per tutti, paura di nessuno. Da leader e bomber della Futsal Club Filadelfia a Mister dell’under 19. Sui campi da calcetto riesce a vincere in qualsi- asi ruolo? Amo questo sport fin da ragazzino, ci metto tanta passione sia da calciatore che da allenatore. Ho giocato su tanti campi e contro tantissimi avversari, anche molto forti. Cerco di trasmettere la mia esperienza a questi ragazzi, ma soprattutto cerco di insegnare loro il senso di squadra. Nel calcio bisogna saper giocare con e per gli altri. Voler diventare il più forte è fondamen- tale per crescere, ma in questo sport, senza l’aiuto dei compagni, non si va da nessuna parte. E’ per questo motivo che ringra- zio sempre i miei compagni e la società che hanno creduto in me e mi sono stati sempre vicini durante questo mio percorso, da giocatore prima e da allenatore dopo. Siamo come una famiglia e condividiamo vittorie e sconfitte Gianluca Comerci RUBRICA SANITARIA Psicologia e turismo: la motivazione che ci spinge a viaggiare

Respirare l’aria speziata di Marrakech, stupirsi del coloratissimo tramonto a Santorini, affacciarsi dalla balconata di per ammirare la chiesa dell’isola o gustarsi un aperitivo ad agosto nella fresca piazza di Filadelfia: qualsiasi sia la nostra meta, se siamo in vacanza vuol dire che qualcosa ci ha spinto a viaggiare e a scegliere questa o quella meta. Si chiama motivazione. Che sia una breve gita fuori porta o un viaggio lungo settimane, se siamo in vacanza si attiva una condizione psicologica tale che coinvolge i nostri bisogni. Da quando pensiamo alla meta, siamo mossi da precise motivazioni consce o inconsce che ci spingono a voler evadere, esplorare e attivare il comportamento turistico. Questo assume grande interesse per la psicologia, in quanto le persone vi investono significati simbolici e pragmatici estremamente ricchi. Si configura come un insieme di azio- ni in cui la motivazione e la decisione giocano un ruolo fondamentale, sia nel processo di generazione delle intenzioni sia in quello di scelta del luogo di vacanza e, infine, nel vissuto del singolo o del gruppo. Ci sono diverse teorie che hanno spiegato la motivazione ed è possibile avvalersi di tutte per descrivere chi ha sempre la valigia pronta o chi ama viaggiare in solitaria in terre estreme. Secondo il Modello Crompton, la scelta turistica è determinata dal desiderio di porre fine a una situazione spiacevole grazie al raggiungimento della meta turistica. Processo che si svolge spesso in maniera inconscia e si raggiunge in sette modi. Evasione dal quotidiano, percepito ricercando luoghi diversi da dove si abita; esplorazione di sé stessi in nuove occasioni che portano la conoscenza del sé; rilassarsi fisicamente e mentalmente; ricerca di prestigio nel viaggio come mezzo di promozione sociale; regressione in comportamenti meno razionali; miglioramento delle relazioni familiari; miglioramento delle interazioni sociali. L’autore ha inoltre evidenziato due forze principali che spingono a viaggiare: si può parlare dei fattori push e dei fattori pull, cioè fattori di spinta e di attrazione. I primi riguardano le motivazioni socio-psicologiche e spiegano la voglia di andare in vacanza, mentre i secondi riguardano le motivazioni culturali di avventura e novità nella scelta del luogo. Due fattori che agiscono influenzandosi l’un l’altro, costantemente. In pratica, chi è motivato prevalentemente da fattori pull viaggia verso destinazioni con caratteristiche ben determinate ed è interessato alle mappe intermedie del viaggio. Chi è moti- vato dai fattori push, invece, è orientato verso località dotate di confort, indipendentemente dalla loro determinazione geografi- ca. Le regole di comportamento in vacanza si allentano, fare amicizia è più facile, il modo di porsi è meno aggressivo. In pratica, come direbbe la psicanalisi, c’è una tregua, un patteggiamento con il super-io e, indipendentemente, se siamo attrat- ti dal viaggio o dalla meta, se viaggiamo in solitaria o con un gruppo, diventiamo piccoli Ulisse o piccoli Marco Polo. Dott.ssa Elena Fortuna Psicologa 8