Lo Scudiscio

Lo Scudiscio

Anno 2020 N. 17 LO SCUDISCIO COPIA GRATUITA MENSILE DELLA SOCIETA’ OPERAIA MUTUO SOCCORSO “ONESTA’ E LAVORO” Fondato nel 1879 FILADELFIA 9 Aprile 2020 via Garibaldi 35, 89814 Filadelfia «Ciao Luciano». Il ricordo della Società Andrà tutto bene operaia di mutuo soccorso di Filadelfia Ho pensato a lungo se fosse o meno il caso che Luciano Maiolo entra nella SOMS nel 1978, ricoprendo più volte la il giornale uscisse questo mese. Lo sgomento, carica di presidente e di consigliere,nonché di consigliere regionale. la preoccupazione e la tristezza la fanno da pa- Era una delle memorie storiche della So- drone in questo periodo così buio della storia cietà, appassionato di cultura locale e di italiana, europea, mondiale. aneddoti filadelfiesi, che amava richia- E non è facile concentrarsi in un momento in mare nelle sue abituali conversazioni. Da cui si vive una dimensione surreale… dalla bravo socio, sposò in pieno gli ideali ere- quale si aspetta solo di uscire, bene e il prima ditati dal sodalizio, mettendoli costante- possibile. Ci ho pensato, ma poi, confrontando- mente in pratica, non risparmiandosi per mi con chi assieme a me si è cimentato in que- la Società, oltre che per la comunità.Tra sta “avventura” sin dall’inizio, ho capito che le tante iniziative intraprese da presiden- sarebbe stato un errore saltare questo numero. te, ricordiamo quella dei festeggiamenti Perché, nel nostro piccolo, anche noi deside- per il 120° anniversario della SOMS, riamo contribuire a lanciare un messaggio di svoltisi l’8 agosto del 1994. La manife- speranza. E questo è il nostro modo per farlo. stazione inizia con il raduno alla sede sociale per la posa della lapide Il numero di Pasqua de “Lo Scudiscio” non commemorativa, recante la data della fondazione, donazione della poteva che dar voce alle nostre profondamen- ditta Alfano. A seguire, il corteo dei convenuti, giunge alla chiesa te sentite tradizioni, che tanto mancheranno al della Madonna del Carmine, dove si celebra la santa messa. Per nostro paese in questa Settimana Santa, alle l’occasione, viene anche pubblicato il libro che raccoglie la storia iniziative portate avanti dalla nostra comunità del sodalizio e istituito il premio “Onestà e Lavoro” assegnato, in negli ultimi tempi, ma anche a quelle dei pae- quell’anno, all’azienda agricola Fratelli Giampà, distintasi nel nostro si vicini, alla nostra storia, agli eventi sportivi. territorio, per impegno, lavoro e grande senso di imprenditorialità, Insomma, alla nostra vita quotidiana. divenendo punto di riferimento per molti. E, a conclusione della se- E non poteva che aprirsi con il nostro saluto rata, i giochi pirotecnici in piazza Serrao.Negli anni, numerosi sono a chi era tra i depositari delle nostre antiche stati i progetti realizzati da Luciano Maiolo insieme ai soci e al Diret- tradizioni, il ragioniere Luciano Maiolo. Me- tivo, oltre alle proposte per i corsi di formazione professionale, le se- morie che non custodiva gelosamente ma che, rate d’intrattenimento all’interno dell’agosto filadelfiese, le gite fuori al contrario, amava condividere e, soprattutto, porta, la ristrutturazione della sede, le mostre, la riorganizzazione trasmettere ai giovani, perché ne facessero te- dell’archivio, la collaborazione agli esordi del nuovo Scudiscio. Per soro per poi tramandarle, a loro volta, alle ge- le giornate FAI ha fatto da cicerone per la Società operaia, trasmet- nerazioni successive. tendo con passione le sue conoscenze quarantennali sul sodalizio. Caro ragioniere, ci manca. In questi giorni così Da sempre vicino ai giovani, li ha constantemente sostenuti nelle cupi e interminabili, mi piace ricordare il suo loro iniziative, non ultima la collaborazione ai musical organizzati sorriso, sempre rassicurante e gioioso, il suo nel 2012 e nel 2014, ma anche con le sue narrazioni a scuola per tra- amore e la sua dedizione per il nostro paese e mandare ai ragazzi la storia del proprio paese.Una persona perbene, per le sue “tante cose belle”. E, poi, la sua sim- un socio disponibile e affabile, sempre pronto alla collaborazione, patia, la sua ironia e le nostre chiacchierate, instancabile nella sua voglia di fare, di promuovere e far conoscere talvolta brevi, talvolta più lunghe, ma sempre la Società operaia e Filadelfia. accomunate da un unico denominatore: Fila- Ci mancherà. Mancherà a tutti coloro i quali hanno avuto modo di delfia. Da quando ci ha lasciato, la nostra co- conoscerlo e di apprezzarne le sue qualità di oratore, di narratore, di munità è certamente più povera. archivio vivente. Marianna Barone Il Direttivo Editore: Società Operaia di Filadelfia - Registrazione Tribunale di Lamezia Terme (CZ) N. 77/2018 - Direttore Responsabile: Marianna Barone - Responsabile grafica: itoV Destito - Stampa: SOMS - Contatti: [email protected] 1 9 Aprile 2020 N. 17 Dopo 17 anni la comunità torna a celebrare il suo “Carnevaletto” Dopo anni, torna a Filadelfia l’antica tradizione del “Carnevaletto”: «Morìu Carnalivari». ’eventoL ha ridato luce a una mani- festazione esclusiva della nostra cittadina, che affonda le sue radici in tempi lontani. Sembra, infatti, che le sue prime edizioni si svolgono negli anni del dopoguerra. A Filadelfia, ormai, mancava da ben 17 anni. La festa, che solitamente si svolge il martedì successivo al Carnevale, celebra la personificazione di “Car- nevale”: un personaggio grassoccio e ubriaco che, dopo aver consumato un abbondante pasto, accusa un ma- lore. In questo quadro, si inserisco- no i personaggi tipici: la vedova, il medico, gli infermieri e i portantini. Mentre la banda intona una marcia funebre, Carnevale viene portato, sofferente, in piazza su una barella. Segue, dunque, un lungo intervento chirur- gico, durante il quale il corpo di Carnevale continua a essere idratato da una flebo di vino. Ma i soccorsi sono vani e il medi- co decreta la sua morte, con uno scambio di battute con la vedova, che si sono tramandate negli anni: «Dottori, o mio dottori. A voi mi affido. Guariti, si potiti cu lu ncienzu, ca l’amuri mio catta malatu. Ca notta e juarnu non aju ccchju abbien- tu…». Ma, all’appello accorato della signora, il chirurgo rispon- de: «Io sugnu don Raffaele spacca panza, dottori laureatu in chirur- gia.. signora mia, l’operazione riusciu, ma u’ malatu moriu!». Ecco, allora, disposta l’autopsia: dal corpo di Carnevale, vengono estratti cibi tipici della nostra tradizione, come braciole e salsicce, oltre alle interiora del povero paziente, che ormai giace inerme sulla barella. La manifestazione continua con un lungo corteo funebre, che ripercorre le vie interne del paese, passando per le quattro chiese, per poi terminare in un campo in cui il fantoccio di Carnevale viene bruciato, tra le urla strazianti della vedova e le benedizioni del prete. «L’idea di riproporre il “Carnevaletto” è nata la sera prima di Carnevale, in maniera spontanea e totalmente improvvisa – rac- conta Francesca De Nisi, che ha curato la regia – ma è stato un pensiero che ci ha messo in moto immediatamente. Abbiamo contattato diversi amici, in modo da mettere a punto tutta la rappresentazione, cercando di mantenere fede il più possibile alla tradizione, guardando foto e video delle edizioni precedenti. Abbiamo voluto, comunque, inserire qualche piccola novità come i personaggi di “Mariuzza Sdocchiamuarti”, interpretato da Caterina Diaco, la prima donna entrata a far parte del cast, e dell’“Aciedu do Malaguriu”, interpretato da Bruno Caruso. Si è deciso di mantenere quale punto di ritrovo la falegnameria Destito, dove abbiamo trovato una valigetta del dottore risalente alle edizioni preceden- ti, che siamo stati ben lieti di utilizzare, e vecchi costumi di scena. Ringrazio tutti i partecipanti tra cui Matteo Michienzi (Car- nevale), Pino Bruni (la vedova), Francesco Rondinelli (il prete), Alessandro Lucia (il chirurgo), tutti gli interpreti, la banda, e tutti coloro che hanno contribuito a realizzare un piccolo sogno. Con la speranza che sia si possa trasformare nuovamente in un appun- tamento fisso». Simona Gugliotta 2 9 Aprile 2020 N. 17 I riti della Settimana Santa tra teologia, pietà popolare e tradizione I riti della Settimana Santa rappresentano da sempre momenti di profondo coinvolgimento spirituale. Dal significato più intimo e autentico della Passione e Resurrezione emergono nel tempo le forme espressive della nostra tradizione, a volte non in linea con i tempi della liturgia, perché più lenti, più resilienti al rinnovamento. Dalla complessità ed evoluzione cronologica dei riti religiosi, sono stati evidenziati alcuni piccoli saggi della pietà popolare. La Settimana Santa si apre con il rito della processione dei misteri - un tempo si svolgeva “Giovedì Santo”, nel pomeriggio, e dalla Chiesa del Carmine si snodava per le vie del paese, aperta dalla croce dei misteri. Dopo la fase preliminare dell’incanto, i fedeli portavano “a spalla” le statue “Ecce Homo”, “Cristo che porta la croce”, “Cristo sotto le piante d’ulivo (Cristu a’ liva)”, “Bara col Cristo Morto”, seguita da un portatore con una croce nera avvolta da un panno bianco (sudario), “San Giovanni Apostolo”, “Maddalena” e “Madonna Addolorata”. Ma la funzione più commovente, profondamente sentita nei nostri cuori, era ed è ancora quella notturna di Venerdì Santo. Aveva (ed ha luogo) lungo il corso Castelmonardo, illuminato a giorno da migliaia di lampadine applicate ai balconi di tutti gli edifici che prospettavano su di esso, o da can- dele, da lumi alimentati con petrolio, da candelabri di bronzo alimentati con olio, mentre incedeva a passi lenti la bara

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