Pisciotta, Con Un Caffè

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Pisciotta, Con Un Caffè GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 1984 l'Unità - SPECIALE 13 A ALBA del 9 febbraio di trentanni andare contro la massa operaia?: Li Causi su nella casa. Su commissione del governo, cameroncino a poca distanza dalla cella ' fa, carcere palermitano dell'Uc- non esita a rispondere dalle stesse colonne e con la determinante intermediazione del­ numero quattro. È il vero direttore dell'Uc- i ciardone. Nella cella numero della sua •Voce della Sicilia» su cui appare Quel delitto di Stato e di malia l'alta mafia monrcalese (che ha curato l'o­ clardone. Non c'è richiesta di colloquio, L quattro, dove ha cominciato a la lettera del bandito. «Giuliano, tu sci per­ spitalità del capobanda latitante), è stato non c'è traffico clandestino, non c'è foglia scontare l'ergastolo per la strage di Portel- duto e la tua vita è finita», scrive con lucida ferito mortalmente a pistolettate nel sonno che si muova senza che lui lo sappia, e sen­ la della Ginestra, Gaspare Pisclotta prepa­ premonizione. E precisa: 'Sarai ucciso o a di trent'anni fa all'«Ucciardone» dal cugino, e finito poi con una sventaglia­ za Il suo assenso. Per Pisclotta comincia ra il caffè. Per sé, per 11 padre Salvatore, tradimento dalla mafia che oggi mostra di ta di mitra dal capitano Perenze, l'uomo una stagione difficile. Se ne sta rintanato per la guardia Ignazio Selvaggio che passa proteggerti, o in conflitto dalla polizia'. fidato del colonnello Luca. In cella co) padre, che deve scontare una ogni mattina. Ma quel giorno Selvaggio il Quindi: 'Parla finché sei in tempo, denvncia Ma la versione ufficiale deve essere quel­ pena minore per complicità. Mantiene rap­ caffè non lo vuole: 'Grazie, ne ho già presi alto e forte chi ti ha armatola mano,chi ti ha la del conflitto a fuoco, e tale resta. Accre­ porti stretti solo con qualche gregario fida­ due>. Gaspare serve 11 padre e riempie la indotto a commettere e a far commettere la ditandola in Parlamento, Sceiba ne farà to, uno dei quali ha un gatto che fa qualche sua tazzina. Un po' di zucchero per ciascu­ catena infinita di delitti da cui molto sangue una verità di Stato formalmente ancora og­ volta da cavia al vitto destinato al luogote­ na e giù, prima della sigaretta. è stalo sparso. Inchioda alle loro responsabi­ gi non ritrattata. Altrimenti si dovrebbe nente di Turiddu. Ma gran parte delle lità tutti coloro che ti hanno indotto al delitto spiegare perchè a Giuliano la bocca deve provviste vengono direttamente da casa: il Il tempo di tirare due boccate, mentre caffè, l'olio d'oliva, lo zucchero, le scatolet­ Salvatore Pisclotta sciacqua e ripone le e che ora ti abbandonano» Si chiamava essere tappata ad ogni costo, esattamente come aveva previsto Girolamo LI Causi. te di sardine, il pane del vecchio forno di tasse, e Gaspare ha i primi, violentissimi Giuliano si mostra turbato ma non con­ Annientato il pericolo-Giuliano, natu­ Montelepre, il vino bianco forte delle vigne spasmi. «Mi hanno avvelenato', urla piegato vinto, e reagisce in bilico tra retorica e gua­ alcamesi. In due. La sua immediata reazione e attac­ sconata: 'Io sono un uomo d'onore — ri­ ralmente subito se ne affaccia un altro: Pi­ carsi ad un fiasco d'olio, e vuotarlo a gran­ sponde vergando con scrittura elementare sciotta. Ma a complicare le cose c'è la furi­ di, disperati sorsi. Scatta l'allarme tra le una seconda lettera a Li Causi — e non bonda rivalità tra polizia e carabinieri. Ve­ ASPARINO cova la rabbia in silen­ vecchie mura del carcere borbonico, ma faccio la spia. Piuttosto ini faccio giustizia ro è che questi non hanno nessuna inten­ zio. Si sente non solo tradito ma passa un'ora prima che arrivi un medico: con le mie mani'. Anche questa lettera ap­ Pisciotta, zione di onorare gl'impegni assunti con braccato. Forse ripensa ai moniti quando non c'è più che 11 tempo di un ulti­ pare sulla «Voce», e sotto c'è un nuovo mo­ Gasparino, ma ora ne proteggono — ne G che Mommo Li Causi aveva inu­ mo rigurgito di schiuma oleosa, ancora un nito del prestigioso capo del comunisti sici­ continuano a proteggere — Interessata­ tilmente lanciato a suo cugino. Certo c'è rantolo, poi una flebile scossa e la morte. liani. 'Perchè continui a fare minacce contro mente la latitanza. E la polizia, tagliata un lungo tlra-e-molla con il suo avvocato: uomini che non potrai mai colpire? Ti vuoi fuori per qualche mese dalle operazioni, lo convoca spesso, confabulano a lungo in All'autopsia, nelle budella del cugino, prepara la contromossa: ora è questa a parlatorio, è difficile rassegnarsi all'erga­ poi luogotenente e Infine assassino di Sal­ convincere che lo scopo del governo è di farti stolo dopo tante promesse, ma è più diffici­ uccidere e non di catturarti vivo perchè de e trattare con la mafia la cattura di Gaspari­ vatore .Giuliano, troveranno venti milli­ lo uccisero no, senza il quale l'imminente processo per le che chi se ne è servito, e teme la chiama­ monarchici temono che tu riveli i rapporti grammi di stricnina, una dose da stronca­ la strage di Portella rischierebbe di tradur­ la di correo, si appaghi di vederlo rinchiu­ re un bisonte. Chi ha messo il veleno nel che essi hanno avuto con te?». E Giuliano: so nel carcere a vita. caffè di Gaspare Pisciolta? Il padre e la «Ne sono convinto. Lo scopo principa/e è quel- si In una sfilata di sole comparse, l gregari guardia saranno sospettati, incriminati, Io di eliminarmi perchè pensano che qualche della banda, senza un'ombra di credibilità. Improvvisamente il 6 febbraio '54 — era processati, alla fine prosciolti. Il mistero giorno ne potrò diventare il loro pericolo nu­ E così che, esattamente cinque mesi do­ un sabato, gli uffici giudiziari in chiusura dura da trent'anni. Ma anche quella tazzi­ mero uno». Conviene anche, il bandito, e po la orrida farsa di Castelvetrano, Gaspa­ — Pisciotta manda a chiamare un magi­ na di caffè viene da lontano, e sigla sette, per la prima volta, sulla necessità di vuota­ rino Pisciotta viene catturato dal questore strato, «uno qualsiasi; della Procura di Pa­ otto anni roventi In cui c'è la chiave per re il sacco. Ma ne rinvia il momento: «A'e con un caffè di Palermo, Carmelo Marzano. È una ope­ lermo. 'È urgente», manda a dire. In procu­ intendere come, quanto e perchè l'intreccio riparleremo quando l'ora matura». Poi tace. razione delicata, che ha momenti Imbaraz­ ra c'è solo un sostituto di mezza età, quello tra poteri criminali e apparati pubblici sia zanti. Come quando un vecchio e consu­ di turno per furti, rapine e omicidi del gior­ poi diventato pane quotidiano della crona­ Avvelenato con la stricnina quando si seppe che voleva mato maresciallo del carabinieri, di fronte no. Il sostituto ha da sbrigare un po' di ca politica Italiana. A È UN silenzio gonfio di perico­ alla snervante attesa dietro il doppio fondo lavoro, decide di passare da solo all'Ucciar- Tutto comincia nell'autunno del '46, li per chi gli ha armato la ma­ ancora parlare - Aveva già rivelato incontri con ufficiali d'una parete dietro la quale è nascosto il done prima di andare a casa per cena. Mail mentre la Sicilia è scossa dalla bufera se­ no. Ed ecco che lentamente e colloquio a quattr'occhi dura a lungo e con prudenza, ma con precisa luogotenente di Giuliano, propone di an­ prende evidentemente una piega inattesa paratista, tra torbide manovre reazionarie M dei carabinieri e dei servizi segreti - Con essi concordò dare per le splcce, risolvendo tutto con una e forti spinte rinnovatrici. In questo clima determinazione, comincia ad essere intes­ se il sostituto procuratore decide di torna­ suta quella trama che deve tappare una scarica di mitra, «lo. i banditi li prendo vivi; re al carcere, da Pisciotta, qualche giorno tormentato, un ruolo di punta assume un l'eliminazione del cugino e capo banda Salvatore replica Marzano. giovanotto di Montelepre, fattosi assassino volta e per tutte, e prima che sia troppo dopo con un cancelliere per verbalizzarne perchè scoperto a contrabbandare un sac­ tardi, la bocca di Turiddu Giuliano. Lo Giuliano - La farsa nel cortile di Castelvetrano Ora il processo di Viterbo può comincia­ le dichiarazioni di cui nessun altro al mo­ co di grano. È Salvatore Giuliano. Sui Stato In prima persona gestisce e protegge re. Ma con esso cominciano anche le sor­ mento conosce la natura. Ma prima del monti alle spalle di Palermo ha organizza­ l'operazione. Che viene condotta su due prese. Prima l'ancor incredulo Pisclotta fa magistrato, all'Ucciardone arriva, alle 6,45 to una banda. Dopo qualche rapina ed un fronti. Il primo è quello dell'alta mafia, or­ i nomi del mandanti della strage dì Portel­ del martedì successivo, la stricnina. mai decisa a far piazza pulita (dopo avergli Gaspare Pisciotta. la: i dirigenti monarchici siciliani, alcuni Chi è il magistrato che non ha fatto in sequestro di persona, improvvisamente il giorno l'attività di Turiddu trova un preciso e pre­ lasciato briglia sciolta) di un banditismo del suo arresto esponenti democristiani. Poi rivela tutti i tempo a riascoltare Pisciotta? E il com­ zioso orientamento: in funzione antipopo­ incontrollabile e che comunque alimenta contatti — della banda e suol personali — mendatore Pietro Scaglione, futuro (e as- lare e anticontadina. ormai uno stato d! tensione che non giova Il 2 aprile del '47, alle prime elezioni re­ al suo potere. Poco Importa se, per questa gionali, il Blocco del popolo ottiene una strada, nuovo vigore e tristo prestigio sa­ splendida affermazione con la conquista ranno offerti su un piatto d'argento alla della maggioranza relativa.
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