UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO Scienze Della Formazione, Dei Beni Culturali E Del Turismo CORSO DI DOTTORATO D
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN Human Sciences CICLO xxx TITOLO DELLA TESI Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› RELATORE DOTTORANDA Chiar.mo Prof. Edoardo Bressan Dott.ssa Giulia Bulgini COORDINATORE Chiar.mo Prof. Angelo Ventrone ANNO 2017/2018 Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo›› Indice…………………………………………………………………………………………………3 Introduzione…………………………………………………………………………………..………5 I. La televisione delle origini, tra storia, storiografia e pedagogia…………………………………...15 1. Il fil rouge che lega cultura, industria, politica alla ‹‹Paleotv››……………………………………15 1.1 Televisione e intellettuali………………………………………………………………………..15 1.2 Televisione e industria culturale…………………………………………………………………25 1.3 Un progetto pedagogico-politico per la tv di Stato………………………………………………31 2. Le principali tappe storiche della televisione degli esordi…………………………………….…..35 2.1 All’esordio della televisione italiana: lo scenario storico-politico………………………………35 2.2 Il biennio di Filiberto Guala sul finire dell’età degasperiana…………………………………….40 2.3 Da Rodinò ad Arata: l’‹‹American way of life››…………………………………………………47 2.4 I primi tentativi di superare il monopolio………………………………………………………...56 2.5 Fra centro-sinistra e anni di piombo: la lunga era di Ettore Bernabei………………….....………58 2.6 La riforma della televisione e gli anni Settanta…………………………………….....………….71 II. Televisione, cultura e società……………………………………………………………………..76 2.1 Quando ancora la tv era pedagogica……………………………………………………………..76 2.2 I programmi scolastici ed educativi……………………………………………………………...81 2.2.1. Televisione come scuola − Il progetto di Telescuola…………………………………………81 2.2.2 Non è mai troppo tardi………………………………………………………………………...89 2.2.3 Tv scolastica ed educativa, iter e ragioni di una sospensione…………………………………94 2.3 I programmi culturali e divulgativi………………………………………………………………98 2.4 La ‹‹Tv dei ragazzi››……………………………………………………………………...…….103 III. ‹‹L’Approdo›› e la sua genesi: la radio e la rivista letteraria……………………………………113 3.1 Tante voci per una definizione: ‹‹L’Approdo››………………………………………………...113 3.2 Le ideologie dell’intellighenzia dell’‹‹Approdo››……………………………………………...115 3.3 La struttura redazionale dell’‹‹Approdo››……………………………………………………...122 3.4 I principali passaggi storici dell’‹‹Approdo›› radiofonico……………………………………...122 3.5 La linea editoriale e l’intento pedagogico dell’‹‹Approdo›› radiofonico……………………….128 3.6 ‹‹L’Approdo›› alla radio e la questione della lingua……………………………………………133 3.7 ‹‹L’Approdo Letterario››, storia di una rivista………………………………………………….139 3.8 Analisi strutturale e ideologica della rivista ‹‹L’Approdo Letterario››………………………....142 IV. ‹‹L’Approdo›› sul piccolo schermo: pedagogia, politica e cultura…………………………......147 4.1 Da ‹‹Arti e Scienze›› alla terza via dell’‹‹Approdo››………………………………...…………147 4.2 Lo scomodo approdo tra i ‹‹culturali tv››……………………………………………………….150 4.3 ‹‹L’Approdo›› televisivo, un progetto che viene da lontano……………………………...…….156 4.4 La storia dell’‹‹Approdo›› tv attraverso le pagine del ‹‹Radiocorriere››………………………..158 3 4.5 ‹‹L’Approdo›› sul piccolo schermo: analisi della prima e dell’ultima puntata………………….163 4.6 Tra pedagogia, politica e cultura: punti di forza e punti deboli dell’‹‹Approdo›› tv…………….167 4.7 I protagonisti dell’‹‹Approdo›› dietro e davanti alle telecamere………………………………..176 4.8 Le ragioni dell’ultimo ‹‹Approdo››…………………………………………………………….178 Conclusione………………………………………………………………………………………..182 Fonti………………………………………………………………………………………………..200 Bibliografia…………………………………...……………………………………………………211 Appendice: Interviste ai protagonisti e agli esperti della televisione del primo ventennio………….217 Intervista a Francesco Devescovi…………………………………………………………..………218 Intervista Franco Monteleone……………………………………………………………………...222 Intervista a Italo Moscati…………………………………………………………………..…….....224 La prima televisione 1954-1975. Il contributo di Enzo Scotto Lavina……………………...………230 Ringraziamenti.……………………………………………………………………………………234 4 Introduzione Il tema dell’ingerenza televisiva nella determinazione dell’identità culturale del Paese risulta ancora oggi di grande attualità. Esso presuppone un dispiego di competenze notevole, se si considera l’ampio raggio di saperi che una sua indagine complessiva richiederebbe. Vi rientrano infatti a pieno titolo i più diversi ambiti di conoscenza: la storia, le scienze politiche, la pedagogia, la didattica, la psicologia, la sociologia, la massmediologia, l’economia, lo spettacolo. A ben guardare vi rientra la vita stessa, in quanto la tv è uno strumento in grado di rispecchiare, meglio di qualunque altro, la realtà. È indubbio infatti che la Rai abbia portato il mondo all’interno delle case degli italiani, proiettandone all’interno inizialmente un’idea immaginabile e in secondo tempo un riflesso delle loro vicende, narrandone la vita quotidiana e costituendo non solo un servizio pubblico, ma − se inquadrato in una prospettiva storica − un patrimonio culturale di inestimabile valore. Ma il punto è un altro. Nell’immenso mare magnum della questione televisiva si vuole riflettere in modo specifico sulle ragioni dei contenuti della messa in onda e sul loro significato storico-politico. E allora, a fronte di tutto, la tv è davvero così speculare e obiettiva? È stata pensata per restituire agli spettatori una realtà autentica o forse è il risultato di una manipolazione preventiva al contatto con i telespettatori? Se è così, quali ne sono gli intenti? Con quali programmi e con quali contenuti la tv cerca di raggiungere i propri scopi? Chi decide questi obiettivi? In sostanza che fisionomia culturale e collettiva si sceglie di dare al Paese attraverso la tv? E perché? Ma se a tutti questi interrogativi oggi appare più semplice trovare una risposta, analizzando la dinamica televisiva sulla base delle nuove – si fa per dire − logiche commerciali, quando si pensa alla tv degli esordi ci si accorge di trovarsi di fronte a un ambito di ricerca pressoché inesplorato e, forse anche per questo, più controverso. Si tratta di quella televisione soggetta, almeno fino alla riforma, al monopolio statale, che sentiva forte sopra di sé la responsabilità del ruolo di servizio pubblico che essa ricopriva: essa era infatti pedagogica,1 proprio perché è di istruzione e di formazione che in quel momento il Paese aveva più bisogno. Lo spunto di riflessione per questo studio arriva tre anni fa, nel corso di una visita a una mostra dal titolo ‹‹La Rai racconta l’Italia›› allestita al Complesso del Vittoriano a Roma, nei mesi di febbraio e marzo 2014, in occasione della ricorrenza dei novant’anni anni di radio e dei sessant’anni di televisione. Si è trattato di un’opportunità per comprendere più da vicino il potere e il fascino di questo medium e per far nascere i presupposti di questa ricerca, che analizza in merito alla questione 1 Cfr. Pippo Corigliano, Il mondo è di chi se lo prende, in ‹‹Tempi››, XXII, 2016, n. 35, 7 settembre, pp. 32-33. 5 televisiva primariamente due ambiti di competenza: quello storico e quello pedagogico. L’ambito storico va inquadrato nel fatto che la storia della televisione e, più in generale, della Rai è essa stessa storia del Paese, perché quella storia la racconta e ne è testimone. Si pensi ad esempio ad alcuni ordini di servizio dell’Eiar, collocabili tra il 1935 e il 1943 reperibili negli Archivi cartacei Rai. In uno di questi compare l’invito di Giancarlo Vallauri, direttore dell’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche – più tardi denominato Rai − ai suoi dipendenti a contribuire all’offerta dell’oro alla patria. Si tratta di disposizioni politiche che riflettono il clima fascista fino alla guerra e le conseguenze che esse ebbero sull’organizzazione del servizio pubblico radiofonico. Come pure l’Ordine di servizio n. 60 del 3 giugno 1938, nel quale – alla stregua di un articolo di colore − si dispone che, a partire da quella stessa data, venisse adottato il ‹‹Voi›› o, quando possibile, il ‹‹Tu››, in luogo del ‹‹Lei›› indistintamente in tutte le trasmissioni parlate. O ancora l’ordine di servizio n. 67 del 7 dicembre 1938, in cui l’Ente dichiara che a seguito del censimento di tutto il personale ai fini della identificazione dei dipendenti di razza ebraica a norma delle disposizioni del Gran Consiglio del Fascismo e del decreto 17 novembre 1938, in base al quale ‹‹12 dipendenti sono stati esonerati dal servizio››.2 L’ambito pedagogico invece trova la sua ragione d’essere nella forte consapevolezza, da parte di chi realizza quella tv, di manovrare un medium ancora sconosciuto, ma dalle potenzialità che, già nell’immediato, si percepiscono come straordinarie. Fin dagli esordi vi è, dunque, l’esigenza di rispondere come servizio pubblico all’urgenza principale dell’Italia degli anni Cinquanta: quella di istruzione e di formazione dei telespettatori. È un’Italia che, dopo le tragicità della guerra, ha bisogno di ricominciare a sognare; anche in questo la tv fa la sua parte, ma questo tema aprirebbe a spazi di interesse ulteriori e diversi. Il presupposto da cui si è pensato di far partire la ricerca trova fondamento nell’idea che la programmazione televisiva si pone come riflesso e strumento dell’identità nazionale: essa è una risorsa simbolica, uno strumento narrativo e un archivio di memoria, perché la televisione racconta la nazione a se stessa, conserva e rivitalizza il patrimonio della tradizione, alimenta la vita pubblica