Venezia Giulia
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Weiss, 21 – 34128 Trieste [email protected] http://eut.units.it https://www.facebook.com/EUTEdizioniUniversitaTrieste Attributing in different mediums Where possible, the same information should be included regardless of how you are reusing the work. However, sometimes this is impractical or impossible. The CC licences let you change the exact placement, the language or level of detail from medium to medium, as long as your attribution is ‘reasonable to the medium’. For example, when you are using CC material in a book, it is easy to provide a long, written attribution with all the information next to the work. However, where you use a CC song in a podcast, it is trickier to provide the same amount of information so immediately. POOLI NG IEDAS POOL.ORG.AU/POOLINGIDEAS Confini, incroci, scritture Studi sulla cultura giuliana Alberto Brambilla EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE sommario 7 Nota introduttiva 113 Parte seconda: Testi, letture, interpretazioni 13 Parte prima: Scienza, politica 115 Il gesto e la parola. Appunti per e impegno sociale un’introduzione a La Menzogna di Alberto Michelstaedter 15 G. Isaia Ascoli, Gorizia e il 1848 125 Appendice 1. La Menzogna. Conferenza 35 Appendice. di Alberto michelstaedter Due parole di un crociato goriziano ai fratelli italiani 147 Appendice 2. e alle potenze d’Europa Per Alberto Michelstaedter: note bibliografiche 39 Ascoli e la Venezia Giulia. Nuove testimonianze sulla 153 Una vita di Italo Svevo. fortuna di una definizione Una scheda di lettura 53 Ascoli e l’Accademia 159 A oriente di Eden. scientifico-letteraria: Sull’incipit de Il mio carso appunti per un bilancio 165 Silvio Benco e Vittorio Betteloni 71 Ricerca scientifica e (con un’ipotesi su Umberto Saba) passione politica. Appunti sull’ “Archivio storico per 177 Cinque poesie per il gioco Trieste, l’Istria e il Trentino” del calcio: un esercizio di filologia sportiva 99 Ascoli e l’“Archivio storico per Trieste, l’Istria 185 La Trieste di Dino Buzzati. e il Trentino”. Ipotesi su Percorsi interdisciplinari un incontro mancato 203 I Ricordi istriani 105 Identità e organizzazione di Giani Stuparich. della ricerca. Una nota trentina Note sulla storia editoriale 213 La scia del vapore. Appunti sui Ricordi istriani 221 Indice dei nomi Nota introduttiva Con questo libro ritorno a due, per me ormai consueti, filoni di studi. Il primo, so- prattutto consacrato all’opera ed alla figura del glottologo goriziano G. Isaia Ascoli, già aveva prodotto, nel lontano 1996, il libro Appunti su Graziadio Isaia Ascoli. Ma- teriali per la storia di un intellettuale (che raccoglieva scritti del periodo 1982-1992), pubblicato dall’Istituto Giuliano di storia e documentazione di Gorizia-Trieste. Si trattava di un lavoro certamente pieno di entusiasmo e forse di ingenuità, che però aveva allora il merito di aprire e di allargare notevolmente lo spettro di in- teresse nei riguardi non solo di un linguista o di un professore, ma di un prota- gonista dell’Unità italiana, impegnato su non pochi fronti e in diverse battaglie, d’ordine culturale ed anche politico e sociale (un mio successivo lavoro, Professori filosofi poeti. Storia e letteratura tra Otto e Novecento, Pisa, Ets, 2003 – in cui Ascoli è presente sullo sfondo –, avrebbe confermato la fecondità di tale impostazione). In effetti, a trent’anni di distanza, il panorama delle ricerche ascoliane è or- mai molto mutato, e si è arricchito di numerosi studi che hanno ulteriormente ampliato lo spettro delle indagini. Queste ultime hanno beneficiato nel 2007 di un’ulteriore accelerazione, stimolata dalle celebrazioni per il centenario della morte di Ascoli. Tale ricorrenza è diventata anche per me l’occasione per ripren- dere gli studi di un tempo ed organizzare nuove ricerche, indagando alcune fasi ancora piuttosto oscure della vita dell’Ascoli (ad esempio il suo apprendistato go- riziano e l’impegno politico di fronte ai rivolgimenti del ’48), oppure riflettendo 7 sulla qualità del suo lungo insegnamento milanese. E soprattutto per confermare la sua attiva partecipazione alle gravi vicende nazionali, che mettevano in gioco tutte le forze disponibili, e in qualche caso tentavano di piegare le istanze della scienza alle passioni (a volte pericolose e invadenti) politiche, alimentate dalle vicende risorgimentali e dal precario assetto europeo. Esemplare in questo sen- so è la vicenda legata alla nascita e poi al faticoso sviluppo del progetto politico- culturale intrapreso da Salomone Morpurgo ed Albino Zenatti, fondatori del- l’“Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”, dove motivazioni scientifiche e istanze irredentistiche convivono sin dall’inizio in mezzo a mille difficoltà. In questa complessa situazione la risposta di Ascoli – uomo di confine per antono- masia che aveva per primo proposto la definizione di Venezia Giulia – risulterà sempre ferma: convinta dalle ragioni della scienza, ma anche aperta alla recipro- ca tolleranza, e perciò contraria ad ogni avventura bellica. La seconda parte del volume prosegue ed approfondisce alcuni spunti pre- senti in Parole come bandiere. Prime ricerche su letteratura e irredentismo, pubblicato nel 2003 nella collana “Civiltà del Risorgimento” dell’editore Del Bianco di Udi- ne, che raccoglieva, grosso modo, le ricerche del decennio 1993-2003 e anche si ricollegava (per l’ampia sezione deamicisiana ivi presente) al volume De Amicis: paragrafi eterodossi, Modena, Mucchi, 1992. In esso non mancavano degli studi ascoliani (che in qualche modo già promettevano futuri sviluppi ora portati a compimento), ma il vero centro del libro era appunto concentrato sul bino- mio letteratura ed irredentismo, che si incarnava esemplarmente nella coppia Oberdan-Carducci. Il che significava riprendere con approcci inediti vicende di cultura da decenni abbandonate o guardate con disprezzo, concentrandosi sull’intreccio – d’altronde così caratteristico nelle terre irredente – tra istanze patriottiche e militanza culturale, fra propaganda politica e scrittura. Alcuni stu- di qui raccolti continuano in questa specifica direzione, ma si inseriscono su uno sfondo ben più ampio, entrando nel vivo di un disagio che invaderà l’Europa a cavallo dei due secoli. Come è noto, esso troverà in Svevo (su cui ho recuperato una mia vecchia nota relativa a Una vita) un rappresentante di punta, in grado di prevedere dalla co- smopolita specola triestina quelle che saranno le novità in ambito europeo. E uno dei più lucidi testimoni di tale crisi sarà certamente Carlo Michelstaedter, che nel presente volume trova uno spazio specifico e forse insolito; in particolare Carlo viene messo a confronto con il padre Alberto, genitore in apparenza esempla- re e modello ideale del piccolo intellettuale di provincia, perfettamente inserito nel fervido microcosmo goriziano. Abile conferenziere, brillante organizzatore di eventi culturali, nonché convinto irredentista, Alberto Michelstaedter, che si trova al centro di tre tradizioni – quella ebraica, quella italiana e quella mitteleu- ropea – non mancherà di intuire il malessere di fondo della società, ma cercherà di sfuggire a tale pressante problema rifugiandosi nell’ironia e nell’umorismo, come dimostra il suo scritto intitolato La menzogna di cui si offre qui il testo com- 8 pleto. Tale atteggiamento lo metterà in rotta di collisione con l’intransigenza del figlio, disposto a sacrificare la vita per testimoniare la verità. Siamo così dunque inseriti in un ambito prettamente novecentesco, che su- pera di slancio le istanze politiche (ed in particolare irredentistiche) delle vecchie generazioni. Anche Carlo Michelstaedter e Scipio Slataper si chineranno infatti sui testi fondativi della tradizione patriottica – che vedeva in primo piano Car- ducci e la sua scuola –, ma essi porranno a quelle pagine nuove domande e so- prattutto vi inseriranno dei dubbi, virando così bruscamente da una prospettiva collettiva, comunitaria, ad una dimensione personale, biografica, dove già si an- nida l’ansia esistenziale. Diversa ed originalissima sarà la risposta di Saba, capace di succhiare linfa dai grandi modelli del passato (non evitando però il confronto con la modernità, come testimoniano le sue poesie dedicate al calcio) per poi re- stituire sulla pagina una poesia nuova, intrisa di umori biografici, di nostalgie ed irrisolti sensi di colpa. Forse più tradizionale, ma non meno inquieta, se voglia- mo, sarà la ricerca di Giani Stuparich, che in qualche modo si inserisce nel solco tracciato dal dalmata Tommaseo e poi, con diversa lucidità e più convincenti ar- gomenti, da Ascoli. Nel frattempo è però radicalmente mutato il quadro generale di riferimento; e dopo i due conflitti