Verifica Dialettometrica Della Ladinia Di Graziadio Isaia Ascoli (A 100 Anni Dalla Sua Morte)
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Roland Bauer Verifica dialettometrica della Ladinia di Graziadio Isaia Ascoli (a 100 anni dalla sua morte) 1. Premessa Questo contributo rappresenta una versione ridotta della relazione orale presentata al XXV Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes di Innsbruck nell’autunno del 2007, a 100 anni dalla morte del grande glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), mediante una ventina di lucidi a colore. Siccome nei presenti atti l’uso dei colori, fondamentale se non indispensabile per illustrare i risultati della nostra ricerca ed utilissimo per facilitarne la comprensione, non è possibile, abbiamo deciso di pubblicare in questa sede solo un riassunto dei risultati più importanti, rimandando il lettore ad una versione elaborata del nostro articolo che sarà corredata con una serie di grafici a colore e che verrà pubblicata sulla rivista sudtirolese Ladinia .1 2. Breve cenno alla geotipologia ascoliana I Saggi ladini dell’Ascoli (1873) rappresentano, com’è risaputo, il punto di partenza della cosiddetta Questione ladina , una controversia scientifico-socio-politica ormai centenaria, nata in seguito alla pubblicazione di due articoli anti-ascoliani da parte di C. Battisti nel 1906/1907. Nei Saggi ladini l’Ascoli definisce una nuova famiglia linguistica denominandola «favella ladina , o dialetti ladini » ed intendendo con ciò […] quella serie d’idiomi romanzi, stretti fra di loro per vincoli di affinità peculiare, la quale, seguendo la curva delle Alpi, va dalle sorgenti del Reno-anteriore in sino al mare Adriatico; e chiamo zona ladina il territorio da questi idiomi occupato. […] La continuità della zona ladina più non sussiste, avendola rotta […] il soverchiare della favella tedesca da settentrione e d’altri dialetti romanzi da mezzodì […].2 ––––––– 1 Rivolgendosi all’indirizzo elettronico ‹[email protected]› tali grafici potranno, d’ora in poi, anche essere forniti in formato PDF. 2 Ascoli (1873: 1), corsivo ibid. 4 Roland Bauer Nella nota finale l’autore fa un accenno alle finalità del suo lavoro («ricomporre, […], una delle grandi unità del mondo romano») 3, usando in tale contesto più volte il termine unità , termine che sarà soggetto ad interpretazioni semantiche divergenti che contribuiranno in maniera decisiva all’incomprensione tra i fautori ascoliani (che concepiscono unità unicamente nel senso di ‹gruppo, classe›) e i seguaci di Battisti (che spesso vedono nell’ unità anche un attributo qualitativo nel senso di ‹uniformità›). Come avvenuto già qualche decennio prima riguardo alla ‹scoperta› del francoprovenzale (Ascoli 1874/1878), accanitamente combattuta dagli illustri cattedratici parigini P. Meyer et G. Paris, anche la disputa ladina riguardava la classificabilità o addirittura l’esistenza o meno dei dialetti, stabiliti dall’Ascoli in base ad un metodo geotipologico ben preciso 4, come si evince dalla seguente citazione, tratta da una replica dell’Ascoli alla recensione degli Schizzi franco-provenzali da parte di P. Meyer (1875): […] un tipo qualunque si ottiene mercè un determinato complesso di caratteri, che viene a distinguerlo dagli altri tipi. Fra i caratteri può darsene uno o più d’uno che gli sia esclusivamente proprio; […]. I singoli caratteri di un dato tipo si ritrovano naturalmente […] ripartiti in varia misura fra i tipi congeneri; ma il distintivo necessario del determinato tipo sta appunto nella simultanea presenza o nella particolar combinazione di quei caratteri. 5 Contrariamente a questo metodo che tiene conto della ‹simultanea presenza› e della ‹particolar combinazione› di un certo numero di caratteri intra-linguistici ben definiti 6 per stabilire rapporti di parentela linguistica e per assegnare determinate parlate ad uno stesso geotipo, gli antagonisti dell’Ascoli affrontavano la questione con un approccio molto più semplicistico, mescolando, ad arbitrio, la prospettiva diacronica con aspetti sincronici, basandosi, di volta in volta, esclusivamente su singole isofone e rinnegando, infine, addirittura l’esistenza dei dialetti. Per illustrare tale strategia (adoperata di qua e di là delle Alpi) si riportano due esempi. La prima citazione è tratta da una pubblicazione del Battisti (1921) sottotitolata «Estratto dal numero unico pubblicato dalla Giunta Provinciale di Gorizia per l’annessione della Venezia Giulia alla Madre Patria»: Sarebbe quindi ingiusto accettare come criteri di classificazione per maggiore o minore ladinità […] quei fenomeni che rappresentano una semplice innovazione italiana di fronte a caratteri più conservativi […] quale p. e. la conservazione di l dopo consonante a formula iniziale nei casi di clavis, flamma, glacies, plenum ecc. Il fenomeno conservativo abbraccia oltre il tratto ladino anche quasi tutto il ladino alpino orientale. […] non v’è nella fonetica ladina un sol fonema che considerato geograficamente e storicamente possa valere senza restrizione come nota caratteristica del ladino. 7 ––––––– 3 Ascoli (1873: 537), corsivo nostro. 4 A quanto pare, tale metodo tipologico risale ad una proposta di un geografo tedesco del primo ’800 (cf. Goebl 2003: 281). 5 Ascoli (1876: 387). 6 Quali ad es. «passare in palatina la gutturale delle formole C+A e G+A, conservarsi il L delle formole PL CL ecc., conservarsi il S di antica uscita, rompersi in dittongo l’ É di posizione» per quel che riguarda alcuni «caratteri fondamentali del sistema fonetico ladino» (Ascoli 1873: 337). 7 Battisti (1921: 4-5). Verifica dialettometrica della Ladinia di Graziadio Isaia Ascoli (a 100 anni dalla sua morte) 5 «Se adottassimo gli stessi argomenti per le altre aree romanze saremmo costretti a distruggere la linguistica romanza», scrive giustamente M. Alinei (2001: 359) a proposito di simili affermazioni. La seconda citazione ‹anti-ascoliana› si riferisce invece alla disputa francoprovenzale e riprende un passaggio di un discorso del 26 maggio 1888, tenuto alla Sorbonne da G. Paris (allora professore al Collège de France ) in occasione del Congrès des Sociétés savantes et des Sociétés des beaux-arts de Paris et des départements . Come vediamo, l’autore annuncia un drastico cambiamento metodologico della dialettologia, una disciplina che avrebbe dovuto lasciare da parte ogni tentativo di sintesi o di classificazione occupandosi esclusivamente dei singoli caratteri: En faisant partir d’un point central plusieurs longues chaînes d’hommes dont chacun comprendrait son voisin [...], on arriverait à couvrir toute la France d’une étoile, dont on pourrait de même relier les rayons par des chaînes transversales continues. [...] Cette observation bien simple […] est d’une importance capitale; elle a permis à […] Paul Meyer, de formuler une loi qui […] doit renouveler toutes les méthodes dialectologiques: […] dans une masse linguistique du même origine, comme la nôtre, il n’y a réellement pas de dialectes ; il n’y a que des traits linguistiques […]. 8 3. Geotipologia vs. dialettometria L’obiettivo del nostro contributo è duplice. Intendiamo, da un lato, verificare la validità della geotipologia ascoliana in base ad un gran numero di dati attuali (tratti dalla prima parte dell’Atlante linguistico ladino), e dall’altro confrontare le strutture areali derivanti da questa rimodellizzazione con i risultati dell’analisi dialettometrica dello stesso corpus geolinguistico. 9 In ambedue i casi, la ricerca si basa su una rete d’osservazione di 24.500 km 2 circa che abbraccia, oltre ai territori ladini in senso ascoliano (Grigioni, Dolomiti, Friuli), parti della Lombardia e del Veneto nonchè l’intero Trentino. Tale rete comprende i 217 punti d’inchiesta dell’ALD più due punti artificiali (l’italiano ed il francese standard), inseriti per poter misurare le relazioni tra i basiletti e lo standard. In questo contesto ––––––– 8 Paris (1888: 133-134). Una breve sintesi delle discussioni attorno al francoprovenzale si trova in Bauer (1999: 20-24). Cf. anche Heap (2000: 45-48). 9 Per le 884 carte dell’ALD-I pubblicate in quattro volumi cartografici ed accompagnate da tre volumi di indici cf. Goebl / Bauer / Haimerl (1998). Una versione elettronica dell’Atlante ladino, il cosiddetto ‹Atlante sonoro›, è gratuitamente accessibile sul sito ‹http://ald.sbg.ac.at/ald/ald-i/›. Utili istruzioni per l’uso di un analogo DVD si trovano in Bauer / Goebl (2005) e Goebl / Bauer (2005). Per la dialettometrizzazione del nostro Atlante si rimanda invece a Bauer (2002-2003; 2003a; 2003b; 2004; 2005) nonché al sito ‹http://ald.sbg.ac.at/ald/alddm/›. 6 Roland Bauer disponiamo di pressoché 3.900 singole analisi (o tassazioni) delle carte atlantistiche originali, eseguite secondo criteri fonetici (68%), lessicali (18%) e morfosintattici (14%). 10 3.1 Il grado di ladinità secondo Ascoli Il corpus dialettometrico di cui sopra 11 contiene anche un certo numero di analisi qualitative eseguite in base ai criteri ritenuti «fondamentali del sistema fonetico ladino» (Ascoli 1873: 337), come la palatalizzazione di CA/GA, la conservazione della L postconsonantica oppure il plurale sigmatico. Il sub-corpus preso in esame per verificare la geotipologia ascoliana conta, infatti, pressoché 700 carte di lavoro. 12 La ladinità ascoliana dei nostri dialetti può dunque essere misurata tenendo conto della ‹simultanea presenza› più o meno alta di tali fenomeni (= ‹particolar combinazione›). Sia detto tra parentesi, che si tratta di un procedimento aritmetico molto elementare (semplice conteggio di occorrenze) e che questa misurazione non ha niente a che fare con la dialettometria. Nella nostra sperimentazione, la massima teoricamente