Relazione Archeologica

Sindaco Felice Atzori

Assessore Ambiente, Agricoltura e Foreste Pierpaolo Casu

Coordinamento Ufficio di Piano angelica sedda - ingegnere ignazio melis - geometra

Eleborazione VAS tiziano simbula - ingegnere fausto alessandro pani - geologo

Urbanistica e pianificazione tiziano simbula - ingegnere gianni porcu - ingegnere

Agronomia massimo cau - agronomo

Geologia, geomorfologia e PAI giovanna frau - geologo matteo pintore - ingegnere

Archeologia e Paesaggio carla delvais - archeologa pietro francesco serreli archeologo Data dicembre 2015

INDICE

INTRODUZIONE pag. 2

I METODOLOGIA “ 3

II IL TERRITORIO IN ETÀ PREISTORICA E PROTOSTORICA “ 6

III IL TERRITORIO IN ETÀ PUNICA E ROMANA “ 13

III.1 L’ETÀ PUNICA “ 13

III.2 L’ETÀ ROMANA, TARDOANTICA E ALTO-MEDIEVALE “ 14

III.2.1 INSEDIAMENTI “ 14

III.2.2 NECROPOLI “ 20

IV LA VIABILITÀ STORICA “ 22

IV.1 STRUTTURE “23

IV.2 ASSI VIARI “24

V IL TERRITORIO DALL’ETÀ MEDIEVALE ALL’ETÀ CONTEMPORANEA “ 32

BIBLIOGRAFIA “ 39

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INTRODUZIONE

Il territorio comunale di Usellus conosce una frequentazione intensa e ininterrotta a partire dalla preistoria e fino ad età odierna, nota attraverso le fonti storiche, d’archivio e archeologiche; deve tuttavia osservarsi che le profonde trasformazioni che il territorio ha subito principalmente nel corso del Novecento hanno reso assai complessa l’individuazione di nuovi siti e anche di una parte di quelli già noti in letteratura. La particolare conformazione del territorio comunale, che si estende e penetra, attraverso il valico di Genna Entu, nelle valli interne dell’Alto Flumendosa fino al nodo del Gennargentu, ha determinato, nelle diverse epoche, una frequentazione antropica funzionale allo sfruttamento delle risorse dei diversi areali. Grazie all’affioramento dei preziosi giacimenti di ossidiana, il Monte Arci risulta un’area di forte attrazione per lo sfruttamento di questa materia prima soprattutto nella preistoria, mentre sembra conoscere una frequentazione meno intensa nelle epoche successive. Un’altra area di notevole interesse antropico è la collina di Santa Reparata che, a partire dall’età punica e soprattutto in età romana con la fondazione della colonia di Uselis, assume un ruolo di notevole importanza nel panorama isolano sia come centro insediativo intorno al quale si organizza il territorio circostante, sia come via di penetrazione verso l’interno. L’importanza rivestita da questo territorio in età romana prosegue anche durante il Medioevo, mostrando una continuità insediativa che giunge fino all’età moderna con la formazione dell’odierno paese di Usellus.

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I. METODOLOGIA

Lo studio del patrimonio storico-archeologico del territorio è stato condotto a partire dalla cartografia storica e recente, dalla documentazione d’archivio e dai testi editi sia specialistici che a carattere divulgativo, che hanno consentito di ricostruirne un quadro generale. A ciò è seguita la ricognizione sistematica del territorio, che si è svolta nei mesi di luglio-ottobre 2008, con successivi riscontri negli anni 2010-20141. Tale attività ha comportato l’identificazione sul campo dei monumenti e delle aree archeologiche e dei monumenti storici noti in letteratura e segnalati da informatori locali. Si sono così localizzati 61 tra siti e monumenti, in gran parte noti, che sono stati georeferenziati tramite strumento GPS: l’individuazione puntuale e areale è stata effettuata sulla base degli elementi strutturali visibili e della dispersione dei materiali archeologici mobili, che sono stati documentati fotograficamente, schedati e successivamente inseriti in un Gis territoriale. Nel complesso deve però segnalarsi che a fronte della documentazione ricavata dallo spoglio bibliografico e d’archivio, relativamente ampia, la ricerca sul territorio non ha dato, in diversi casi, risultati altrettanto chiari. Da un lato la fitta copertura boschiva delle aree montane non ha consentito la precisa identificazione dei siti preistorici segnalati a partire dagli Anni Cinquanta del Novecento, mai georeferenziati né sottoposti a ulteriore verifica archeologica; dall’altra le notevoli modifiche intervenute negli ultimi decenni nelle aree di pianura in relazione allo sfruttamento agricolo del territorio hanno determinato la scomparsa, o per lo meno l’occultamento, di numerosi monumenti e siti archeologici. Per tale ragione si ritiene che i risultati raggiunti dalla ricerca non siano definitivi, ma suscettibili di ampliamenti e puntualizzazioni legate a nuove indagini, a nuove segnalazioni in occasione di interventi agricoli ed edilizi, ad eventi casuali che potrebbero riportare alla luce emergenze non più visibili in superficie o individuarne di nuove. Rispetto ai beni noti in bibliografia, la prospezione sul territorio ha determinato da una parte un incremento delle testimonianze storico-culturali ritenute meritevoli di tutela, dall’altra l’impossibilità di includere nel PUC alcuni beni che per diverse ragioni non

1 Hanno preso parte alla ricognizione sistematica del territorio, sotto la direzione scientifica della prof.ssa Carla Del Vais, i Dott.ri Michela Meloni e Pietro Francesco Serreli, la sig.ra M. Antonietta Atzori, profonda conoscitrice del territorio e delle varie fasi insediative; hanno collaborato le sig.ne Diletta Ena e Erika Giuntoli e il Dott. Francesco Fadda.

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risultano più individuabili, come è il caso del nuraghe Nurafà e delle due stazioni litiche di Pauli Quaddu e Pauli Arba segnalate da C. Puxeddu nel 1975. Nella numerazione dei Beni si è seguito l’ordine da nord a sud. Quanto alla documentazione degli stessi, si è fatto riferimento alle località di pertinenza come segnalate nella cartografia ufficiale (IGM, CTR, Catasto), preferendo, nei casi dubbi, la denominazione entrata in uso nella letteratura archeologica. I Beni individuati nel territorio secondo l’ordine geografico che va da nord a sud e da est a ovest sono i seguenti:  Strada Is Gruttas de is Scaba (B.I. 001)  Strada dei Carbonai (B.I. 002)  Stazione litica Liureddus (B.I. 003)  Nuraghe Arai (B.I. 004)  Nuraghe Tramazeddus (B.I. 005)  Nuraghe Baddau (B.I. 006)  Strada Massidda (B.I. 007)  Strada Cauri (B.I. 008)  Necropoli Ena S’Argiolas (B.I. 009)  Insediamento S’Ollasteddu (B.I. 010)  Nuraghe Mialis (B.I. 011)  Croce Taramelli (B.I. 012)  Strada Pragodi (B.I. 013)  Insediamento S’Arbori Longa (B.I. 014)  Tomba multipla Motrox’e Bois (B.I. 015)  Strada Pranu Imbirdi (B.I. 016)  Chiesa Santa Lucia (B.I. 017)  Insediamento nuraghi Santa Lucia (B.I. 018)  Necropoli Tistivillu (B.I. 019)  Nuraghe Santa Lucia A (B.I. 020)  Nuraghe Santa Lucia B (B.I. 021)  Nuraghe Stampasia (B.I. 022)  Tomba di giganti Montrigu Pastoris (B.I. 023)  Area di lavorazione Bias Arrubias (B.I. 024)  Cava Pirastu Meli (B.I. 025)  Strada Is Serras (B.I. 026)

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 Strada Bias Arrubias (B.I. 027)  Strada Piraferta (B.I. 028)  Struttura muraria Sedda is Cortis (B.I. 029)  Strada Sedda is Cortis (B.I. 030)  Insediamento nuraghe Pinna (B.I. 031)  Nuraghe Pinna (B.I. 032)  Necropoli Nuraghe Pinna (B.I. 033)  Strada Rio Spironcia (B.I. 034)  Insediamento Is Ortus (B.I. 035)  Insediamento Sinnadroxiu (B.I. 036)  Strada Bruncu Su Varru (B.I. 037)  Nuraghe Tara (B.I. 038)  Stazione litica Pranu Suergiu (B.I. 039)  Ponte “romano” (B.I. 040)  Insediamento Santa Reparata (B.I. 041)  Cava Santa Reparata (B.I. 042)  Casa Ex Bar Ecca (B.I. 043)  Casa Minnei (B.I. 044)  Nuraghe Bruncu Prutzu (B.I. 045)  Chiesa San Bartolomeo; (B.I. 046)  Insediamento nuraghe Bruncu Prutzu (B.I. 047)  Chiesa Santa Reparata (B.I. 048)  Croce Santa Reparata (B.I. 049)  Strada Pranu Argiolas (B.I. 050)  Struttura muraria Pranu Argiolas (B.I. 051)  Strada Santu Miali (B.I. 052)  Strada Santu Pedru (B.I. 053)  Necropoli Santu Pedru (B.I. 054)  Insediamento Santu Pedru (B.I. 055)  Cimitero Usellus (B.I. 056)  Insediamento con strutture Cuccuru Forru (B.I. 057)  Chiesa Sant’Antonio da Padova (B.I. 058)  Casa Prinzis (B.I. 059)  Rovine Chiesa San Vito (B.I. 060)  Cimitero Escovedu (B.I. 061)

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II. IL TERRITORIO IN ETÀ PREISTORICA E PROTOSTORICA

Le testimonianze prenuragiche del territorio sono note in bibliografia soprattutto grazie alle indagini compiute da C. Puxeddu, il quale ha segnalato la presenza di officine di lavorazione e di stazioni di raccolta dell’ossidiana nel versante nord-orientale del Monte Arci. Nel 1975, in un’area prossima ai due nuraghi ubicati in località Santa Lucia (B.I. 018), egli ha individuato un’officina di lavorazione dell’ossidiana; altre due stazioni di raccolta furono riconosciute negli stessi anni dallo studioso in località Pauli Quaddu2 e Pauli Arba3. In località Liureddus, all’interno di un’area piuttosto estesa, si osserva la presenza in superficie di schegge di ossidiana di piccole e medie dimensioni che attestano la presenza di una stazione litica (B.I. 003). Ad est del centro abitato di Usellus, in località Pranu Suergiu, è localizzata un’altra stazione litica (B.I. 039): all’interno di un’area piuttosto estesa si è riscontrata infatti la presenza in superficie di schegge di ossidiana di piccole e medie dimensioni. Un’area di lavorazione di età preistoria o protostorica è stata individuata in località Bias Arrubias (B.I. 024); nell’affioramento roccioso arenaceo, si notano due seri di fori, di varie dimensioni, disposti l’uno accanto all’altro, il primo costituito da tredici incavi ben individuabili ed il secondo, ubicato a circa 10 m di distanza in direzione sud, composto da venticinque fori non ben regolarizzati. Tali cavità hanno un diametro compreso tra i 22 e i 37 cm, con una profondità che varia dai 2 ai 10 cm. Alcuni presentano una sorta di sponda circolare intorno al foro, altri sembrano terminare con delle sottili canalette incise nel bancone di arenaria. Gli elementi culturali che attestano la frequentazione dell’area in età preistorica e protostorica sono costituiti da alcune schegge di ossidiana. La frequentazione del territorio in età nuragica è ampiamente documentata e sono numerosi i siti noti in letteratura: si tratta di nuraghi complessi (Stampasia, Santa Lucia B), di nuraghi semplici o monotorre (Mialis, Pinna, Tara, Bruncu Prutzu, Santa Lucia A) e della tomba di giganti di Motrox’e Bois. Inoltre, è stato possibile documentare altri monumenti non ancora editi: il nuraghe complesso Arai, i monotorre Baddau e Tramatzeddus, insediamenti o villaggi di età nuragica in locc. Is Ortus, Bruncu Prutzu,

2 PUXEDDU 1975, p. 120, nn. 302-304; USAI-ZUCCA 1986, p. 308; CAMBONI 1989, p. 74; USAI E. 2004, p. 206. 3 PUXEDDU 1975, p. 120, nn. 302-304; USAI-ZUCCA 1986, p. 308; CAMBONI 1989, p.74; USAI E. 2004, p. 206.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 6

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Santa Lucia, Nuraghe Pinna, Santa Reparata, S’Ollasteddu, Sinnadroxiu e la tomba di giganti di Montrigu Pastoris. In letteratura sono noti altri monumenti nuragici, sia semplice che complessi, che non è stato possibile individuare sul territorio e che, pertanto, sono andati verosimilmente distrutti; si tratta dei nuraghi semplici Nurafà, Calapixina, Carrus, Furisiu, Giualli4, e dei monumenti complessi Bingias, Nuraxi ’e Pei e Santu Lussurgiu5.

Nuraghe Arai (B.I. 004) In località Tramazeddus, sulle propaggini nord-orientali di un colle (370 m slm), è riconoscibile il nuraghe complesso Arai (B.I. 004). Il monumento, pur conservandosi in maniera egregia, risulta di difficile lettura planimetrica a causa della fitta vegetazione che rende problematica anche la sua individuazione. Sono riconoscibili due torri, un cortile interno e parti delle murature di collegamento fra le due strutture principali. Il corpo centrale, che si conserva in altezza per dieci filari di massi di medie e grandi dimensioni in pietra vulcanica in opera poligonale, è caratterizzato da muri fortemente inclinati e da una pianta verosimilmente ellittica. Sul versante sud-orienatle di quest’ultimo si individua un potente muro rettilineo con orientamento NW-SE, residuo di otto filari, realizzato con massi di grandi dimensioni non sbozzati. Della seconda torre, posizionata a sud rispetto alla prima, rimangono sei filari in pietra vulcanica di grandi dimensioni appena sbozzati. Nell’area circostante il monumento si individua il vasto villaggio di età nuragica ad esso pertinente, caratterizzato dalla presenza di capanne di forma ellittica e circolare, edificate con blocchi di medie e piccole dimensioni.

Nuraghe in loc. Tramatzeddus (B.I. 005) In località Tramatzeddus, a circa 400 m in direzione SSE dal nuraghe Arai, si scorgono i resti di un piccolo nuraghe monotorre (B.I. 005). La fitta e folta vegetazione non consente una lettura planimetrica del monumento; sembra trattarsi di una semplice tholos, ricperta sia all’interno che all’esterno da un potente strato di crollo. Nel tratto meglio conservato, la struttura presenta un doppio paramento murario residuo di tre filari sovrapposti di pietre di medie dimensioni rozzamente squadrate.

4 PUXEDDU 1975, p. 140. 5 PUXEDDU 1975, p. 142.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 7

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Nuraghe Baddau (B.I. 006) In località Erbas Fenosas, a circa 1 km in direzione NNE dalla chiesetta di Santa Lucia, si è individuato su un piccolo colle di roccia sedimentaria (326 m s.l.m.) il nuraghe Baddau (B.I. 006). La folta vegetazione non consente una lettura organica e completa della planimetria del monumento; tuttavia in alcuni tratti è visibile il paramento murario esterno della torre nuragica, costituito da due filari realizzati in opera poligonale con blocchi in roccia basaltica di grandi e medie dimensioni rozzamente regolarizzati. L’area circostante si caratterizza per la presenza di numerosi massi sempre in roccia basaltica, di grandi dimensioni, riconducibili probabilmente al crollo della torre. Il notevole ingombro del crollo in determinati settori dell’area lascerebbe supporre l’esistenza, oltre che del nuraghe, di strutture abitative obliterate dalla folta vegetazione. Nell’area pertinente a tale struttura sono presenti numerose schegge di ossidiana ed alcuni frammenti di ceramica comune appartenenti ad epoca nuragica e romana.

Nuraghe Mialis (B.I. 011) In località Enna S’Argiolas, nel versante settentrionale di un piccolo colle a 322 m s.l.m., si è individuato il nuraghe monotorre Mialis6 (B.I. 011). Il monumento, noto in bibliografia7, resta di difficile lettura a causa della fitta vegetazione e del potente strato di crollo che lo oblitera in parte. La torre, in parte nascosta dall’ingombro dei massi di grandi dimensioni crollati, presenta un diametro interno di circa 8 m ed esterno di 11,5 m. La struttura si conserva per un’altezza di circa m 1,6; nel settore settentrionale sono visibili quattro filari in opera poligonale, costituiti da blocchi rozzamente squadrati di grandi e medie dimensioni in roccia sedimentaria.

Nuraghi Santa Lucia B (B.I. 021) e Santa Lucia A (B.I. 020) In località Pragodi nell’altopiano di Santa Lucia, a circa 150 m in direzione E dalla chiesa omonima, si individuano i due nuraghi di Santa Lucia8, distanti tra loro appena cinquanta metri, entrambi edificati in opera poligonale con blocchi di grandi dimensioni disposti a filari non regolari. In quest’area, da gennaio a luglio 2004, è stato effettuato un cantiere archeologico a cura della Soprintendenza Archeologica per le Province di e diretto da E. Usai e condotto sul campo da V. Paretta. Il cantiere, finanziato dal

6 CAMBONI 1989, p. 119. 7 LILLIU 1975, p. 140; USAI-ZUCCA 1986, p. 309. 8 USAI-ZUCCA 1986, p. 309; CAMBONI 1989, p.75; DYSON-ROWLAND 1991, p. 161; PARETTA-USAI 2005.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 8

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Consorzio di Gestione del Monte Arci, è stato finalizzato all’acquisizione di una prima lettura planimetrica delle emergenze archeologiche9. Il primo nuraghe (Santa Lucia B) è di tipo complesso (B.I. 021), ma al momento è visibile la sola torre centrale per un’altezza massima di m 5,40, di cui sono attualmente rilevabili sul versante nord-est sette filari realizzati con grandi massi in basalto rozzamente sbozzati. La presenza di grandi blocchi appartenenti al crollo che ricopre la torre e il tratto di muratura ad ovest ostacola una lettura competa del monumento. Tratti di altre due tholoi si intravedono sotto il crollo, ma non sono rilevabili planimetricamente. L’altro nuraghe (Santa Lucia A), ubicato nel settore sud-orienatale dell’area, a nord-est rispetto all’altro monumento, ha pianta circolare (B.I. 020). Nel corridoio che conduce alla torre centrale, lungo la parete sinistra è aperta una grande nicchia, forse una garitta, di pianta circolare, che, presentando problemi di statica, è stata oggetto di restauro al fine di assicurarne la stabilità e in prospettiva di una successiva indagine scientifica. La torre centrale presenta un’altezza attualmente rilevabile di circa m 5,42, con ingresso sul lato sud, dove si evidenzia un architrave in pietra basaltica ben conservato. Nello spessore murario occidentale è ricavata una scala, di cui attualmente sono visibili sei gradini. Sempre sul lato ovest, è parzialmente rilevabile una nicchia, in parte ingombra di terra e di pietre di crollo, come il resto della camera. La vegetazione ancora in parte presente sul lato sud-est sembrerebbe nascondere altre strutture, non ancora leggibili, di pertinenza del monumento.

Nuraghe Stampasia (B.I. 022) In località Pirastu Meli, a breve distanza dalla strada vicinale Piraferta, è visibile sulla sommità della collina il nuraghe Stampasia10 (B.I. 022). Il monumento, di tipo complesso, è ad addizione frontale trasversale con torri simmetriche e cortile in asse alla torre principale. La struttura del mastio non è leggibile per tutto il suo perimetro, sia a causa della folta vegetazione, sia in seguito ai riadattamenti successivi compiuti sul monumento. La struttura muraria è parzialmente visibile solo sul lato settentrionale, dove sono individuabili otto filari realizzati in opera poligonale con l’impiego di pietre appena sbozzate di medie e grandi dimensioni, in roccia sedimentaria. A SSE rispetto alla torre principale si individua una torre laterale, residua del solo filare di base, il cui diametro è

9 PARETTA-USAI 2005, p. 553. 10 LILLIU 1975, p. 142; USAI-ZUCCA 1986, p. 309; CAMBONI 1989, p. 119; DYSON-ROWLAND 1991, p. 159.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 9

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pari a m 7,90. L’altra torre, ubicata a SSW rispetto al mastio, è di difficile lettura sia per la folta vegetazione sia perché appare interessata da un crollo. Sul versante SW della collina è appena visibile una capanna circolare, mentre altre strutture murarie si individuano sia su questo versante, sia su quello settentrionale. In tutta l’area sono stati rinvenuti scarsi frammenti ceramici attribuibili ad età nuragica e storica.

Nuraghe Pinna (B.I. 032) Ad W del Rio Spironcia e a breve distanza dalla strada comunale di Serra Su Bolesu, in località Sedda is Cortis, a circa 294 m s.l.m. su un piccolo colle costituito da roccia sedimentaria, si individua il nuraghe Pinna (B.I. 032). Il monumento, segnalato in letteratura come semplice monotorre11, non è accessibile sia a causa della folta vegetazione, sia per la presenza di un potente strato di crollo che circonda l’edificio. La torre, che è ingombra al suo interno di uno strato di crollo, presenta nei tratti visibili, un muro a doppio paramento largo circa m 0,9 di cui, sul versante occidentale, sono visibili undici filari realizzati con massi in arenaria di grandi dimensioni. Nell’area adiacente il monumento si individuano numerosi frammenti ceramici riconducibili ad età punica (frammenti di orli di anfore del V e del IV sec. a.C.), romana (pareti di ceramica comune) e di laterizi.

Nuraghe Tara (B.I. 038) A circa 400 m in direzione N dall’officina litica di Pranu Suergiu e a 250 m dalla strada comunale Serra Su Bolecu, è visibile, su una collina di roccia sedimentaria della fascia orientale e pedemontana del Monte Arci, il nuraghe Tara12 (B.I. 038). La bassa e fitta vegetazione non permette una lettura organica del monumento, che tuttavia è noto in letteratura come nuraghe semplice monotorre13. In alcuni tratti, come nel settore SW, è possibile individuare parte del paramento murario esterno, costituito da blocchi di piccole e medie dimensioni, in opera poligonale.

11 LILLIU 1975, p. 140; USAI-ZUCCA 1986, p. 309; CAMBONI 1989, p. 119; DYSON-ROWLAND 1991, p. 161. 12 USAI-ZUCCA 1986, p. 309; CAMBONI 1989, p. 119; DYSON-ROWLAND 1991, p. 161. 13 USAI-ZUCCA 1986, p. 309; DYSON-ROWLAND 1991, p. 161.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 10

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Nuraghe Bruncu Prutzu (B.I. 045) A circa 300 m in direzione E dalla periferia del centro abitato di Usellus è situato il nuraghe monotorre Bruncu Prutzu14 (B.I. 045), noto in letteratura col nome di Su Puzzu15. Il monumento si conserva sul suo orientale per un massimo di cinque filari ben visibili, mentre nei settori N, W e S a causa della fitta vegetazione la struttura non è leggibile. Si riscontra, in prossimità del nuraghe, un tratto murario ad andamento rettilineo di incerta interpretazione (B.I. 047). Nell’area adiacente al monumento si sono rinvenuti scarsi frammenti ceramici pertinenti ad età nuragica e pochi frammenti di parete di età storica non diagnostici.

Tomba multipla di Motrox’e Bois (B.I. 015) Alle pendici occidentali dell’altopiano di Santa Lucia si trova la tomba multipla di Motrox’e Bois16 (B.I. 015) che fu oggetto d’indagine di scavo nel 1957 da parte di Ercole Contu. Della struttura già mutila, venne individuata la base della camera funeraria lunga 8,2 m e larga 1,8/1,95 m, con pavimento in lastre poligonali e pareti composte da conci isodomi con faccia a vista verticale nei filari inferiori e obliqua aggettante nei filari superiori. La tomba rientra nell’ambito delle sepolture collettive meridionali a galleria seminterrata con scarsi resti del paramento murario esterno, senza esedra frontale e talvolta, come in questo caso, anche senza un ingresso ben definito. Lo scavo mise in luce una ventina di inumati parzialmente o completamente sconvolti e una quantità di ossa umane combuste riferibili a pochi individui. L’interesse del materiale archeologico è rappresentato dalla presenza di corredi di notevole pregio; vennero infatti recuperati uno stiletto di ferro con impugnatura in steatite, sei bracciali in bronzo (alcuni dei quali frammentari), un pendente in bronzo, un anello e un anellino in bronzo, bottoni fusiformi in osso, sei piccoli vaghi sferoidali in osso, vetro e arenaria, sedici vaghi in ambra e pochi e minuti frammenti ceramici. La cronologia del monumento e del materiale, sulla base degli ultimi studi compiuti, è riconducibile al Bronzo Finale17.

14 TARAMELLI 1907, col. 37; LILLIU 1975, p. 140; USAI-ZUCCA 1986, p. 309; CAMBONI 1989, p. 119; DYSON- ROWLAND 1991, p. 159. 15 PUXEDDU 1975, p. 214. 16 CONTU 1958, pp. 157-181; LILLIU 1975, p. 148; LILLIU 1982, pp. 124-125, 154-155; LO SCHIAVO 1982, pp. 265-266; USAI E. 1984, pp. 208-210; USAI-ZUCCA 1986, pp. 309-310; CAMBONI 1989, pp. 119-120; FLORIS 2002, p. 1082; LILLIU 2003, p. 544; USAI A. 2007, pp. 98, 100; BELLINTANI-USAI 2012, p. 1125, MJNOJA 2014, p. 327. 17 USAI A. 2007, pp. 98, 100; BELLINTANI-USAI 2012, p. 1125.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 11

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Tomba dei giganti Montrigu Pastoris (B.I. 023) In località Montrigu Pastoris, alla sommità del colle omonimo, a circa 400 m in direzione SSE dal nuraghe Stampasia, è localizzata una tomba di giganti non segnalata in letteratura (B.I. 023). Del monumento sono visibili, anche se non completamente, l’abside, l’esedra e la camera funeraria. Quest’ultima presenta un orientamento in senso N-S ed è costituita da filari di grandi blocchi squadrati, di dimensioni tra i 0,9 e 1,4 m. Sul lato settentrionale della struttura è localizzata l’abside, mentre il settore occidentale, abbastanza ben conservato, presenta nove conci su un unico filare. Il lato orientale è il meno conservato e si riconoscono tre o quattro blocchi ancora in posizione primaria ed altri fuori posto. Nel settore meridionale l’esedra si conserva con almeno tre blocchi nel corno sud-occidentale; meno visibile è il corno sud-orientale. Nell’area in esame sia a causa della bassa e fitta vegetazione, sia a causa del cumulo che ricopre parte della struttura non si sono rinvenuti elementi di cultura materiale.

RELAZIONE ARCHEOLOGICA 12

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III. IL TERRITORIO IN ETÀ PUNICA E ROMANA

III.1 L’ETÀ PUNICA Le ricerche archeologiche nel territorio comunale di Usellus hanno consentito di documentare un’intensa frequentazione antropica anche per le fasi storiche, sebbene le evidenze siano meno monumentali rispetto alle testimonianze di età nuragica. Allo stato attuale degli studi, la frequentazione punica è attestata dal ritrovamento di materiali sporadici di superficie. Si ricordano l’area dell’insediamento sorto presso il Nuraghe Pinna, da dove provengono frammenti di anfore da trasporto databili al V e al IV secolo a.C.; le località di S’Arbori Longa e di Ena S’Argiolas, presso le quali si svilupparono rispettivamente un insediamento e una necropoli di età romana: nel primo sono stati rinvenuti contenitori da trasporto databili tra il IV e il III sec. a.C., nel secondo un frammento di ceramica punica decorato a bande rosse. Infine, le attestazioni riferibili alla dominazione cartaginese sono state identificate anche nell’area della colonia romana di Uselis, sul colle di Santa Reparata, nei pressi dell’abitato moderno. Nell’Ottocento tale insediamento veniva ricondotto ad età punica sulla base di una presunta derivazione semita del poleonimo, secondo un’ipotesi formulata da G.P. Nurra, ripresa acriticamente dallo Spano18 e grazie ad alcuni ritrovamenti archeologici ricondotti a tale epoca, quali un orecchino in argento e alcune monete cartaginesi19. A questi si sono aggiunti più recentemente una moneta in bronzo con al D/ testa di Kore e al R/ cavallino al galoppo di zecca cartaginese20, frammenti di tre anfore commerciali, due di forma Mañá A ed una Mañá C2 e un bacino di età ellenistica21. Dal 1990 al 1993 in quest’area si sono svolte indagini collegate al restauro della chiesa di Santa Reparata e, più precisamente, un cantiere archeologico (L.R.10/1965) sotto la direzione scientifica di Giovanni Tore22, i cui risultati permettono di documentare «una possibile frequentazione o presenza in età tardo-punica»23 e parrebbero confermare la datazione fornita dai materiali rinvenuti in precedenza.

18 SPANO 1872, p. 119; TORE-DEL VAIS 1996, p. 1056. 19 SPANO 1864, p. 80. 20 USAI-ZUCCA 1986, p. 310, n. 51. 21 USAI-ZUCCA 1986, pp. 310-311. 22 TORE-DEL VAIS 1996, p. 1056 e n. 9. 23 TORE-DEL VAIS 1996, pp. 1056-1057. Tra i materiali rinvenuti si possono annoverare anfore da trasporto e un orlo di coppa del tipo cosiddetto “a bande”. A riguardo confronta: TORE-DEL VAIS 1996, p. 1056.

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III.2 L’ETÀ ROMANA, TARDOANTICA E ALTO-MEDIEVALE

III.2.1 INSEDIAMENTI Il territorio risulta essere fortemente influenzato dalla presenza della colonia Iulia Augusta Uselis, impiantata sul versante occidentale del colle di Donigala-Santa Reparata in età tardo-repubblicana in un’area già frequentata in epoca punica, la quale rappresenta il fulcro dell’organizzazione territoriale anche nelle successive epoche. Oltre a tale sito, è possibile documentare numerose area insediative, strutture, necropoli, aree di cava riconducibili ad altri nuclei demici attivi dall’età romana o tardo-antica. Gli insediamenti individuati sono quelli di Is Ortus, nuraghe Pinna, Santu Pedru, S'Arburi Longa, Sinnadroxiu, S'Ollasteddu e Cuccuru Forru. In località Sedda is Cortis e Pranu S'Argiolas si sono individuate strutture riconducibili ad età storica, di incerto inquadramento cronologico, e in località Pirastu Meli è presente un'area di cava, mentre in località Nurax’e Carrus. R. J. Rowland menziona un modesto «aggregato rustico»24 evidenziato da numerosi frammenti ceramici di età romana e massi di crollo, attualmente non più identificabile.

Colonia Iulia Augusta Uselis (B.I. 041) Il centro romano di Uselis fu impiantato intorno al II sec. a.C., probabilmente con lo stanziamento di forze militari, sul pianoro arenaceo di Santa Reparata-Donigala. Esso sorse verosimilmente con funzioni difensive necessarie ad assicurare la tutela delle città costiere del Golfo di Oristano e del loro fertile retroterra granario25. Non si possiede alcuna informazione sullo statuto giuridico di Uselis nei primi secoli della sua esistenza. Nel XIX secolo venne rinvenuta a Cagliari una tabula patronatus et clientelae26, nella quale viene menzionato il rapporto di patronato e clientela stipulato nel 158 d.C. tra la colonia Iulia Augusta Uselis e Marco Aristio Balbinio Atiniano. Lo status giuridico di colonia per Uselis è attestato anche dal geografo Tolomeo27; sulla base di tale fonte numerosi studiosi hanno ipotizzato che nei primi decenni del II sec. d.C. il centro di Uselis avesse raggiunto

24 ROWLAND 1981, p. 145. 25 USAI-ZUCCA 1986, pp. 311-312; ZUCCA 1988, pp. 360-361; MELONI 1990, pp. 265-266; SPANU 1998, p. 74; PAIS 1923, pp. 78-79; AZZENA 2002, p. 1109; ZUCCA 2005, p. 174; PORRÀ 2007, p. 134; MASTINO- ZUCCA 2011, p. 456; PORRÀ 2012, p.649. 26 CIL X, 7845 27 TOL., III, 3,2.

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il rango di colonia28. Oltre che su tali dati, le ricerche relative alla condizione giuridica della colonia si sono basate su una lettura di un passo della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, in cui viene fornita la formula provinciae Sardiniae29, secondo cui l’unica colonia in Sardegna era all’epoca Turris Libisonis. Poiché la fonte viene fatta risalire all’epoca augustea, si è ritenuto probabile che Uselis avesse ricevuto una costituzione municipale in tale fase per essere successivamente innalzata al rango di colonia30. Recentemente L. Polverini ha proposto una nuova lettura della formula provinciae Sardiniae di Plinio che consente di prendere in considerazione la possibilità della creazione della colonia in età augustea31. L’accoglimento della tesi del Polverini ha consentito quindi agli studiosi di ipotizzare lo sviluppo istituzionale della colonia, attribuendo quindi a Cesare la concessione dello status di municipium latino e ad Augusto l’elevazione della città al rango di colonia Iulia Augusta32; più precisamente, come sostiene F. Porrà33, Uselis avrebbe ottenuto lo status di colonia dopo il 27 d.C. I primi dati archeologici relativi alla colonia di Uselis sono quelli pubblicati da V. Angius34 nel 1839 e da A. Della Marmora35 nel 1840. Nella sua opera, l'Angius riporta la tradizione locale relativa alla distruzione del centro urbano di Uselis nel XII secolo a causa di un’incursione da parte dei barbaricini e cita i vari rinvenimenti archeologici della zona, quali monete romane ed oggetti metallici di buona fattura. L'ubicazione della città è invece precisata dal La Marmora, che la colloca presso la chiesa di Santa Reparata, in base al rinvenimento nell'area di resti di strutture e monete romane. G. Spano dal 1856 pubblica nel Bullettino Archeologico Sardo una serie di notizie relative all'insediamento romano di Santa Reparata, segnalando il rinvenimento di monete, iscrizioni latine, ceramiche, vetri romani e di alcuni bolli presenti sui laterizi che secondo lo studioso erano riferibili ad un edificio, ubicato nell'area in esame, che presentava un paramento in opus vittatum mixtum36. Il primo scavo condotto nell'area risale al 1864 e venne effettuato dal notaro di Ales A.L. Puligheddu e edito dallo Spano nel medesimo anno.

28 USAI-ZUCCA 1986, p. 314; MELONI 1990, pp. 265-266. 29 N.H, III, 7, 85. 30 PAIS 1923, p. 79; USAI-ZUCCA 1986, p. 314; MELONI 1990, pp. 264-265; ZUCCA 1994, pp. 917-918. 31 POLVERINI 1998, p. 580; PORRÀ 2012, p. 651. 32 ZUCCA 2005, p. 292. 33 PORRÀ 2012, p. 653. 34 ANGIUS 1839, p. 288; USAI-ZUCCA 1986, p. 306. 35 DELLA MARMORA 1868, pp. 367-368, 466, n. 5; 492, n. 62; USAI-ZUCCA 1986, p. 306. 36 SPANO 1864, p. 80; USAI-ZUCCA 1986, p. 306.

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Nel 1964 F. Fois segnala la presenza di una pavimentazione musiva37, andata distrutta, sulla base del rinvenimento di una cospicua quantità di tessere musive policrome. Una breve scheda sul sito antico di Uselis, nella quale vengono citati diversi rinvenimenti, è invece pubblicata nel 1975 da Cornelio Puxeddu38. Le ricerche più recenti hanno consentito di localizzare la colonia di Uselis nota dalle fonti antiche in un’area prossima all’attuale centro di Usellus e più precisamente sul colle di Santa Reparata (B.I. 041), un'altura calcarea lievemente inclinata verso nord con un rilievo centrale più accentuato. Sul ciglio del colle è stata riconosciuta una cinta muraria con perimetro di km 0,9 circa, di pianta trapezoidale39. Di questa sono stati identificati i piani di posa sugli affioramenti rocciosi ed alcuni brevi tratti di fondazioni incorporati nei muri a secco moderni; nel settore sud-orientale sono stati segnalati alcuni blocchi parallelepipedi in arenaria e messi in opera con malta di calce, della lunghezza di due pedes40. Nel settore nord-occidentale del colle sono stati segnalati numerosi blocchi squadrati calcarei ed in arenaria, tra cui la base di un pilastro con triplice modanatura, intonaci dipinti in rosso e giallo, e frammenti di due statue marmoree panneggiate, elementi da attribuire, secondo E. Usai, ad un edificio di rilievo. Sempre secondo la studiosa, nel sito è ipotizzabile la presenza di una struttura termale in virtù del rinvenimento, a nord della chiesa di Santa Reparata, di alcune tegulae hamatae. Nella stessa area sono stati identificati i resti di un ambiente rettangolare in opus quadratum41, di metri 6,30 x 2 residui, con blocchi lunghi 59 cm. Attualmente, sul versante meridionale della collina, in un’area compresa tra l’odierno serbatoio dell’acqua e la chiesa di Santa Reparata, si riscontra in superficie la presenza di numerosi frammenti ceramici e laterizi riconducibili ad un periodo compreso tra l’epoca romana e quella alto-medievale. Si individuano, inoltre, numerose pietre squadrate in roccia sedimentaria, molte delle quali riferibili a strutture murarie ad andamento rettilineo di non facile lettura. Alla sommità del colle, in direzione W, si registra la presenza di materiali ceramici e di strutture murarie che possono essere considerate pertinenti ad un contesto abitativo di epoca romana, tardo-antica e altomedievale. A NW del serbatoio,

37 FOIS 1964, p. 3; ANGIOLILLO 1981, p. 149; USAI-ZUCCA 1986, pp. 319-320. 38 PUXEDDU 1975, p. 215. 39 PUXEDDU 1975, p. 215; USAI-ZUCCA 1986, pp. 318-319. 40 PUXEDDU 1975, p. 215; USAI -ZUCCA 1986, p. 319. 41 USAI-ZUCCA 1986, p. 319.

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dove predomina l’affioramento di roccia naturale, i materiali ceramici individuabili rimandano ad epoca punica e romana.

Insediamento di S’Ollasteddu (B.I. 010) Su una dolce collina in località S'Ollasteddu si è individuata un'area, già segnalata per la presenza di un insediamento di età nuragica (B.I. 010), nella quale sono stati individuati diversi allineamenti murari in grandi blocchi di arenaria, ad andamento curvilineo e rettilineo, di cui, tuttavia, non è sempre leggibile lo sviluppo planimetrico. Nell'area in esame si sono rinvenuti abbondanti laterizi, frammenti ceramici riconducibili ad anfore, anse di grandi dimensioni e un frammento di sigillata africana di produzione A. Nel settore settentrionale del sito è visibile un vano a pianta rettangolare con suddivisione interna ed un possibile ingresso costituito da due grandi blocchi paralleli posti di taglio. Nel settore occidentale si segnala la presenza di un concio lavorato a “T” inglobato in un moderno muretto di delimitazione; nello stesso settore sono stati localizzati brevi lacerti murari.

Insediamento di S’Arbori Longa (B.I. 014) In località Pragodi e più precisamente sul colle di S'Arbori Longa, in un’area indicata dal Contu come sede di un possibile nuraghe monotorre per la presenza di numerosi massi visibili nel sito42, si è individuato un settore caratterizzato da numerosi frammenti ceramici di epoca punico-romana. Sulla sommità della collina (B.I. 014), oggi inaccessibile a causa della vegetazione, si scorge un notevole accumulo di pietre in roccia sedimentaria di grandi dimensioni. Inoltre, elementi in arenaria e in basalto, apparentemente lavorati, appaiono inglobati nei muretti a secco che delimitano l’area.

Insediamento di Nuraghe Pinna (B.I. 031) Nell’area a E del nuraghe Pinna si distinguono ampie tracce di allineamenti murari sia con andamento rettilineo che curvilineo. Queste sembrano essere maggiormente leggibili nel settore più prossimo al nuraghe, presso il quale è presente in superficie una cospicua quantità di materiale ceramico di età punica e romana, oltre che numerosi frammenti laterizi (B.I. 031).

42 CONTU 1958, p. 166.

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Insediamento di Is Ortus (B.I. 035) Un vasto insediamento è invece stato documentato in località Is Ortus (B.I. 035): esso è ubicato in una vasta area pianeggiante caratterizzata dalla presenza in superficie di numerosi frammenti ceramici riferibili ad età nuragica (orli, fondi, pareti e anse), romana e tardo-antica/alto-medievale (pareti e orli di ceramica comune, sigillata D) e da numerosi laterizi. Nel settore sud-orientale si notano, inoltre, due accumuli di terra con grandi lastre e blocchi di arenaria, rimossi dalla loro posizione originaria in seguito ad interventi di spietramento che hanno interessato l’area in esame.

Insediamento di Sinnadroxiu (B.I. 036) In località Sinnadroxiu è presente un vasto insediamento (B.I. 036) che occupa la quasi totalità della collina e risulta costituito da numerose strutture visibili per un solo filare, a loro volta connotate da uno o più vani di forma per lo più rettangolare, talora di notevoli dimensioni. Sono distinguibili tratti murari rettilinei ed altri curvilinei. Sulla sommità della collina si individua un ambiente di forma pressoché circolare in pietra sedimentaria di grosse dimensioni. Presso uno dei muretti moderni che si trovano nell’area, si è individuato un concio ben sagomato, in pietra sedimentaria (arenaria), verosimilmente pertinente ad una soglia, lungo circa cm 60, con un incastro squadrato ad una estremità. Si attesta la presenza di laterizi, frammenti di ceramica comune di età romana e ceramica da cucina.

Insediamento di Santu Pedru (B.I. 055) Sulla collina di Santu Pedru43 e nelle sue immediate vicinanze si riscontra in superficie una notevole incidenza di materiali archeologici di età storica (B.I. 055), in particolare frammenti di ceramica comune romana, laterizi e ceramica invetriata di probabile età medioevale.

Insediamento di Cuccuru Forru (B.I. 057) Sulla cima di un colle e sulle sue propaggini meridionali, in località Curru Forru, è stata individuata un’area insediativa (B.I. 057). Sulla sommità dell’altura sono visibili infatti numerosi blocchi in basalto e in arenaria rozzamente squadrati e lavorati, tra cui un blocco squadrato in basalto recante un’incisione raffigurante un’oggetto di difficile lettura. Sulle

43 PUXEDDU 1975, p. 215; USAI-ZUCCA 1986, pp. 320-321; NIEDDU 1989, p. 82; NIEDDU-COSSU 1998, p. 632; SPANU 1998, p. 74; ATZORI 2010, p. 141.

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pendici meridionali della collina sono presenti numerosi frammenti ceramici pertinenti ad età romana ed altomedievale.

Struttura di Sedda is Cortis (B.I. 029) È da segnalare in località Sedda Is Cortis la presenza di una struttura muraria visibile per circa 30 m (B.I. 029). Il muro, a doppio paramento, è realizzato con pietre di medie e grosse dimensioni, in roccia sedimentaria. Presenta un andamento rettilineo con orientamento NW/SE ed una larghezza di circa m 0,70. Nell’area non sono visibili in superficie materiali mobili che possano suggerire la cronologia della stessa.

Struttura di Pranu Argiolas (B.I. 051) In località Pranu Argiolas, a breve distanza dal ratto stradale omonimo, si è individuata una struttura (B.I. 051) che in base alla tecnica edilizia utilizzata sembra riconducibile ad età storica. Si tratta di un muro, visibile in un unico filare per una lunghezza di circa m 18, costituito da pietre squadrate di grandi dimensioni in roccia sedimentaria. A causa della fitta vegetazione non è possibile effettuare una lettura completa della struttura. Non sono presenti nelle vicinanze della stessa materiali mobili che possano suggerirne la cronologia.

Cava Pirastu Meli (B.I. 025) In località Pirastu Meli (B.I. 025), in un’area caratterizzata da affioramenti di arenaria, sono state rilevate tracce di lavorazione. Si tratta molto probabilmente di un fronte di cava di età antica o comunque realizzato con tecniche tradizionali. Si notano numerose linee di taglio con orientamento NW/SE e ad angolo retto. Nei terreni limitrofi sono stati individuati scarsi materiali ceramici di età romana e alcune schegge non lavorate di ossidiana.

Cava di Santa Reparata (B.I. 042) Nell’area NW e NNW del colle di Donigala-Santa Reparata, in prossimità della colonia Iulia Augusta Uselis, in un settore caratterizzato dalla presenza di affioramenti di arenaria sono state evidenziate due aree di cava presumibilmente di età antica (B.I. 042).

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III.2.2 NECROPOLI

Necropoli di Uselis (B.I. 054) Sulla base delle informazioni provenienti da informatori locali e segnalate in letteratura, la necropoli romana e, forse, tardo-antica e altomedievale di Uselis è stata localizzata nella fascia collinare a sud della città che si estendeva da Sa Roia de is Bingias e Santu Pedru fino ai munistenis, a sul versante sud-orientale del colle di Santa Reparata44. Nel 1925 nella località Sa Roia de is Bingias fu individuata una tomba a fossa rettangolare con resti ossei ed un'anforetta45. Nella regione Munisteni nel 1945 furono scavate otto tombe a fossa che conservano numerosissimi resti scheletrici disposti in modo non ordinato, con scarsissima ceramica46; l'individuazione in superficie di tegole a margini rialzati e di frammenti indeterminati di sigillata africana D ha suggerito che si trattasse di tombe tardoantiche o altomedievali. Altre tombe si individuarono, a più riprese, in località Santu Pedru, dove la tradizione colloca la cattedrale di Usellus47. Attualmente nell'area sono visibili numerosi blocchi squadrati in calcare, coppi, sporadici frammenti di ceramica comune di età romana, laterizi e ceramica invetriata, di probabile età medievale, i quali sono evidentemente insufficienti a provare la presenza di una necropoli, come indicato dalla tradizione orale (B.I. 055). Infine, altre tombe vennero scoperte nella vicina località Is Serras48.

Necropoli Ena S’Argiolas (B.I. 009) Nell'area immediatamente adiacente al Nuraghe Mialis, in località Ena S'Argiolas, sono visibili in superficie numerosi frammenti ossei, pertinenti a inumati ed incinerati, insieme a materiali ceramici, quali un frammento decorato a bande rosse di probabile età punica, frammenti di ceramica a vernice nera, alcuni orli di anfore greco-italiche, un frammento di ceramica da cucina romana, frammenti di sigillata italica, un orlo relativo a una forma aperta in sigillata africana D, un frammento di lucerna cristiana, tutti materiali che suggeriscono la presenza di una necropoli. Nell’area si individuano pietre di grandi dimensioni, alcune delle quali sono state identificate come lastre di copertura delle sepolture; una di esse mostra un’incisione rettangolare di cm 8 x 2.

44 ZUCCA 2005, p. 295. 45 FIGUS 1944-1945, pp. 54-55, sch. 53; PUXEDDU 1975, p. 214, n. 6; USAI-ZUCCA 1986, p. 320. 46 FIGUS 1944-1945, p. 55, sch. 54; USAI-ZUCCA 1986, pp. 320-321. 47 PUXEDDU 1975, p. 214, n. 6; USAI-ZUCCA 1986, p. 320, n. 114. 48 FIGUS 1944-1945, p. 55, sch. n 54; USAI-ZUCCA 1986, pp. 320-321.

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Necropoli di Tistivillu (B.I. 019) Sempre in località Ena S'Argiolas e, più precisamente, nel colle di Tistivillu (B.I. 019), è da segnalare un’area verosimilmente destinata a necropoli. In un ampio settore situato nella parte sommitale dell’altura sono rilevabili, in numero elevato, piccoli frammenti ossei di incinerati, frammenti di vetro romano e numerosissimi frammenti ceramici relativi a ceramica comune romana, sigillata italica, sigillata africana A e africana da cucina, oltre che esigui frammenti di epoca più tarda.

Necropoli di Nuraghe Pinna (B.I. 033) A S del Nuraghe Pinna si è individuata un’area funeraria (B.I. 033) compresa tra due appezzamenti di terreno, all’interno della quale è stato possibile rilevare la presenza di numerosi frammenti ossei dispersi in maniera uniforme. Sono visibili numerose lastre frammentarie in arenaria e una gran quantità di materiale fittile ascrivibile ad epoca romana, tardo-antica e altomedievale, come vernice nera, ceramica comune e sigillata africana D.

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IV. LA VIABILITÀ STORICA La viabilità della Sardegna romana fu ideata con lo scopo di collegare le principali città della costa occidentale e meridionale dell’isola con quelle settentrionali. Le numerose arterie sono documentate soprattutto per l’età imperiale e caratterizzano ancora oggi il paesaggio isolano; da queste si dipartivano dei rami secondari o diverticula funzionali a raggiungere centri minori e villaggi. A partire dall’età di Claudio vennero realizzati nuovi tratti che non sempre erano lastricati, ma molto più frequentemente il fondo fu consolidato con ciottoli e pietre, contenuto ai lati da robusti blocchi sbozzati. L’Itinerarium Antonini, l’opera che descrive le principali vie dell’impero romano, distingue all’interno di un unico iter Sardiniae sette percorsi, che in realtà sono solo una selezione di carattere annonario rispetto ad un’ampia serie di itinerari di maggiore o minore importanza, alcuni dei quali sono stati documentati anche archeologicamente49. In antico, in virtù della sua importanza economica e della posizione strategica, la colonia Iulia Augusta Uselis doveva essere collegata a nord con Forum Traiani e con il golfo di Oristano, mentre a sud con la principale arteria occidentale sarda50. Di tale sistema stradale non si fa menzione nelle fonti e anche l'unico miliario iscritto (CIL X 800851), probabilmente riferibile al tratto da Neapolis ad Uselis, non dà delle indicazioni precise sul percorso e la cronologia degli interventi. La scoperta, avvenuta nel 2001 e 2002, di due miliari ad Albagiara52 e Ruinas53, hanno portato R. Zucca a ipotizzare l’esistenza di una via a Karalis, costituita al più tardi nel 46 d.C., che da Cagliari passando per Sestu e seguendo poi la piana campidanese sino a Sardara, , Usellus, , giungeva a . È nota inoltre l’esistenza di una seconda via che, attraverso le vallate del Flumini Mannu e del Rio , conduceva da Uselis a Neapolis, come documentato dai resti viari e dal un miliario rinvenuto a Neapolis54. Allo stato attuale delle ricerche, nel territorio comunale si conoscono numerosi tratti viari e alcune strutture pertinenti a tale sistema stradale. Deve tuttavia osservarsi che i resti individuati non possono essere attribuiti senza incertezze al sistema viario romano, in quanto è evidente che lo stesso è rimasto in uso anche successivamente per molti secoli e i tratti stradali hanno verosimilmente subito risistemazione e possibili deviazioni che devono

49 MASTINO 2005, pp. 333-335. 50 MELONI 1953, pp. 34-39; MELONI 1990, pp. 319-325, 514-518, DEL VAIS 1994, p. 107. 51 MELONI 1953, pp. 24-26; USAI-ZUCCA 1986, p. 321; DEL VAIS 1994, p. 109. 52 ZUCCA 2002, p. 60, n. 20; MASTINO-ZUCCA 2011, p. 489, n. 287. 53 ZUCCA 2002, p. 63, n. 28; MASTINO-ZUCCA 2011, pp. 491-492, nn. 293-294. 54 ZUCCA 2005, p. 294.

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averne alterato l’assetto originario. Pertanto a oggi risulta impossibile attribuire ai singoli tratti individuati una cronologia precisa.

IV.1 STRUTTURE Ponte “romano” sul Rio Spironcia (B.I. 040) All’uscita nord del paese, a ridosso della strada provinciale 35 e a cavallo del Rio Spironcia (o Riu su Forraxi), è situato il c.d. Ponte “romano”55 (B.I. 040). Il monumento, ad unico fornice, è largo m 3,30, ha una luce di m 2,65 e un’altezza all’intradosso di m 3,70. Benché in loco sia tradizionalmente considerato di impianto romano, nel suo aspetto attuale esso pare il risultato di diversi interventi strutturali che in massima parte dovrebbero essere recenziori. La base dei piloni, appoggiata sul piano di roccia affiorante, è costituita da grandi blocchi sub-squadrati di calcare marnoso, rivestiti da ampi lacerti d’intonaco. Al di sopra si imposta l’intradosso, realizzato con lastre di forma allungata in calcare bianco, messe in opera in orizzontale con malta di calce e con l’ausilio di piccole zeppe di materiale lapideo vario; i conci esterni dell’arco, assai regolari e tagliati in arenaria, sembrano essere il frutto di un restauro successivo. Le spalle del ponte sono realizzate con elementi litici simili a quelli dell’intradosso, di forma allungata e di dimensioni non regolari, messi in opera con malta di calce con l’ausilio di numerose zeppe. All’estremità meridionale del paramento occidentale si nota tuttavia un breve tratto realizzato con grandi blocchi di marna che potrebbe appartenere alla struttura originaria del ponte. Del parapetto, largo circa 50 cm e realizzato con conci squadrati di medie dimensioni, rimane solo parte dell’alzato; l’estradosso è invece ben conservato e realizzato con tecniche differenti. In corrispondenza delle spalle compare una pavimentazione a grandi basoli di marna (dim. max. 120x60 cm) che dovrebbe riferirsi alla fase più antica; essa si interrompe bruscamente al centro dell’arco, dove è sostituita prima da un acciottolato in marna e basalto, poi, nella parte sommitale, da un piancito formato da lastrine allungate messe di taglio perpendicolarmente ai parapetti, interrotte, al centro dell’estradosso, da una spina trasversale rilevata, realizzata con conci in marna di maggiori dimensioni e di forma allungata. L’analisi complessiva del manufatto suggerisce che possano appartenere alla fase d’impianto, probabilmente di epoca romana, solo la base dei piloni, l’estremità della spalla

55 PUXEDDU 1975, pp. 185, 215; ROWLAND 1981, p. 145; USAI-ZUCCA 1986, pp. 321-322; NIEDDU 1989, p. 82; DEL VAIS 1994, p. 109.

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meridionale e i tratti basolati in corrispondenza delle spalle del ponte, strutture realizzate con grandi elementi di marna locale; le altre parti costitutive devono invece attribuirsi ad interventi recenziori, al momento non riconducibili a precisi orizzonti cronologici. Il ponte è stato oggetto nell’autunno del 2010 di un intervento di consolidamento statico e di restauro a cura del Comune di Usellus, comprendente anche la sistemazione generale dell’area e della strada in acciottolato che si diparte dalla struttura e prosegue verso nord per alcune decine di metri. Nell’occasione si è effettuata una rilettura strutturale del ponte, supportata da analisi di laboratorio sui lacerti residui di intonaco e sui materiali lapidei impiegati nella costruzione. Si è inoltre condotto un intervento di scavo stratigrafico lungo la strada in acciottolato, con la direzione della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, giungendo a ricostruire la sequenza stratigrafica fino al terreno vergine.

IV. 2 ASSI VIARI I tratti stradali presenti nel territorio sono localizzati nelle regioni di Is Gruttas de Scaba, Massidda, Cauri, Pragodi, Pranu Imbirdi, Is Serras, Bias Arrubias, Piraferta, Sedda is Cortis, Rio Spironcia, Bruncu Su Varru, Pranu Argiolas Santu Miali e Santu Pedru.

Strada di Is Gruttas de is Scaba (B.I. 001) In località Serra is Bruncus, nei pressi dell’alveolo del Riu Musciuida è stato individuato un tratto stradale di Is Grutta de is Scaba (B.I. 001): si tratta di una porzione di strada, di circa m 4,60 di lunghezza residua, con orientamento NNE/SSW, caratterizzato dalla presenza di due solchi carrai sull’affioramento naturale di roccia sedimentaria. Questi hanno una larghezza di circa m 0,12-0,14 e un interasse che varia da 1,10 a 1,15 m.

Strada di Massidda (B.I. 007) In località Pala S’Arroia, nei pressi del Riu SArroxiu, si è individuato il tratto stradale di Massidda (B.I. 007), individuabile per la presenza di una coppia di solchi carrai incisi sull’affioramento roccioso. I solchi, visibili per 5,3 m, mostrano un interasse di circa m 1,20 ed un orientamento SW/NE.

Strada di Cauri (B.I. 008)

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A circa 300 m in direzione SSW dal nuraghe Baddau, in località Cortis Ruinas, si trova il tratto stradale di Cauri (B.I. 008). La strada, di cui si conserva un breve tratto, è costituita da pietre squadrate di medie dimensioni disposte su due file parallele e da blocchi rettangolari in arenaria che si addossano ad uno dei due filari menzionati. La strada presenta una lunghezza residua di circa m 2,50 ed una larghezza visibile di circa m 0,45.

Strada di Pragodi (B.I. 013) In località Pragodi, nel 1994, C. Del Vais56 ha segnalato la presenza di un tratto stradale probabilmente attribuibile ad una strada romana che collegava il centro di Uselis con il territorio di in direzione di Tharros (B.I. 013). Sebbene ci siano forti indizi per credere che il tratto individuato debba riferirsi all'antico asse viario, come già ipotizzato da diversi studiosi57, non è possibile al momento provare con certezza tale assunto. La strada conserva numerosi settori, il primo dei quali è caratterizzato dalla presenza del bancone roccioso affiorante, su cui sono visibili, per circa m 30, dei solchi carrai in cattive condizioni. Ad una distanza di circa 12 m, si incontra il secondo tratto, costituito da un lastricato in arenaria visibile per circa m 9, costituito da lastre di piccole e medie dimensioni. Tale impianto, largo tra i m 2,70 e i m 3,30, dopo un’interruzione di m 20, è visibile per altri 10. Dopo un’interruzione di circa 10 m, compare un nuovo tratto lastricato, simile al precedente, ben conservato e visibile per m 9. Dopo circa m 126 si incontra un quarto settore costituito da un breve basolato di pietre di medie e grandi dimensioni in arenaria e basalto. Ad una distanza di m 12, si riscontra nuovamente la presenza di un piancito realizzato con piccoli ciottoli sempre in basalto e arenaria, disposti in maniera molto regolare. Dopo circa m 21 è presente un ulteriore tratto, di 51 m di lunghezza, costituito da un basolato di pietre di piccole e medie dimensioni, in arenaria e basalto, sistemate accuratamente con una tessitura irregolare. Dopo un breve settore a fondo naturale di circa 6 m, si incontra un selciato di pietre, sempre in arenaria e basalto, disposte con cura. Nel settore finale di tale tratto si è conservato parte del bordo destro, costituito da una fila di blocchi di dimensioni maggiori, sbozzati sommariamente, disposti parallelamente all’asse viario. Dopo un tratto di affioramento roccioso, caratterizzato dalla presenza di solchi carrai, e dopo una lacuna di m 19, è presente un tratto caratterizzato da grandi basoli che in alcuni punti ingloba l’affioramento roccioso. La via continua su fondo

56 DEL VAIS 1994, pp. 110-114; TORE-DEL VAIS 1996, pp. 1061-1064. 57 USAI-ZUCCA 1986, pp. 321-322; MELONI 1990, p. 353.

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naturale per circa m 260, continuando poi con un lastricato di circa 9 m di lunghezza residua, in arenaria ben regolarizzato, dove sono presenti solchi carrai con interasse di m 1,20.

Strada Pranu Imbiri (B.I. 016) A circa 550 m NE dal Nuraghe Stampasia, in località Pranu Imbirdi, si trova un tratto stradale (B.I. 016) caratterizzato da due solchi paralleli di circa 1,7 m di lunghezza, ricavati sul bancone di roccia sedimentaria. La larghezza di ogni solco è di circa m 0,20, mentre l’interasse è pari a m 1,20.

Strada Is Serras, Pardu Longu (B.I. 026) Dal c.d. ponte “romano”, in loc. Is Serras, prende il via verso nord una strada (B.I. 026), ancora visibile per circa 30 m, costruita con lastre di piccole e medie dimensioni in marna, integrate da ciottoli in basalto e schegge in marna di piccole dimensioni58. A metà percorso si conserva per circa 8 m una successione di basoli di media taglia in marna e basalto, messi in opera di traverso al centro del piancito a formare una sorta di spina centrale. All’estremità settentrionale della pavimentazione si conserva il bordo occidentale della sede stradale, costituito da pietre sub-squadrate in marna di maggiori dimensioni. La larghezza della carreggiata è di circa 2,5 m, ma si tratta di una misura del tutto indicativa in quanto i bordi della stessa non sono ben distinguibili sul lato orientale. Il suo stato di conservazione rende problematica la determinazione della cronologia; si può tuttavia supporre che essa, se anche di impianto antico, abbia subito degli interventi posteriori, testimoniati dai rappezzi in ciottoli e pietrame minuto. Tale tratto stradale, che curva leggermente verso ovest rispetto all’asse del ponte, deve attribuirsi, nella sua fase più antica, alla via che da Uselis procedeva verso nord, collegando la colonia romana da una parte con Tharros e con le aree costiere del Golfo di Oristano, dall’altra con Forum Traiani. Dopo un’interruzione di circa m 220, si incontra una coppia di solchi carrai paralleli; questi presentano un interasse di 1,15 m, con orientamento NW/SE, si conservano per 6,80 m circa e presentano una larghezza di circa m 0,30. Ad una distanza di circa 9 m è presente un’altra coppia di carrate visibili in maniera discontinua per 24,50 m, le quali presentano un interasse di m 1,15 e una larghezza di m 0,12. Dopo circa 70 m è stato identificato un solco carraio, molto rovinato; ad una distanza di circa m 10, la strada (lunga 11,10 m e

58 DEL VAIS 1994, pp. 109-110.

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larga 4 m ca.) prosegue sfruttando ancora l’affioramento di roccia. A circa 210 m si è individuato un solco, orientato in senso NNW/SSE, largo m 0,16 e visibile per circa 1 m. Proseguendo per circa m 40, si individua una coppia di solchi carrai (l’interasse è pari a m 1,20), differenti nella lunghezza. Il solco più leggibile si conserva per un tratto residuo di 19,50 m. È da segnalare la presenza di un solco a circa m 8,50 ad est di queste ultime carrate, che residua per una lunghezza di m 6,60 e una larghezza di m 0,28-0,30. Parallelo a questo, corre un altro solco visibile per m 8,50 la cui larghezza è compresa tra i m 0,28 e 0,30, con interasse di m 1,20. Proseguendo in direzione NW per circa m 40, si conservano per circa m 17 due carrate parallele con un interasse di m 1,15. Dopo un'interruzione di circa 17 m, si riscontrano due coppie distinte di solchi, con interassi rispettivamente di m 1,20 e 1,25, visibili per circa m 9,40. La larghezza di ogni singolo solco varia da m 0,17 a m 0,30. Seguono a breve distanza, alcuni segni di carrate non ben definite, la cui discontinuità non consente una ricostruzione organica del tracciato. Compare poi un unico solco visibile per circa 40 m. La strada prosegue per circa m 70 con tracce sempre più illeggibili costituite da diversi solchi. Solo a una distanza di circa m 20 è possibile rintracciare due solchi paralleli con interasse pari a m 1,15 che continuano per m 30. A circa 15 m è visibile una coppia di solchi con medesimo interasse, che residua per circa m 18; questa coppia appare affiancata da un’altra coppia di carrate, visibile per 2 m, il cui interasse è di 1,20 m. Altre carrate compaiono in località Pardu Longu ad una distanza di m 80 dall’azienda del sig. Mattu; in quest'area, su un breve tratto dell’affioramento roccioso, si nota un solco carraio molto breve seguito da due coppie di carrate, i cui interassi sono rispettivamente di m 1,14 e di m 1,25, per una lunghezza complessiva visibile di circa 25 m. Alla stessa strada dovrebbero riferirsi ampi tratti basolati e acciottolati identificati in loc. Pragodi (B.I. 013), Punteddu e Pranu Argiolas (B.I. 50), solo in parte però attribuibili ad età romana.

Strada Bias Arrubias (B.I. 027) In località Bias Arrubias si segnala la presenza di due tratti stradali posti a breve distanza l'uno dall'altro (B.I. 027). Sito nella strada vicinale Serra, il primo tratto, conserva segni di carrarecce in maniera non uniforme e si sviluppa sfruttando l’affioramento di roccia sedimentaria (arenaria), con andamento NE/SW. Di esso si conservano diversi settori: nella prima parte due solchi carrai, visibili per circa m 7,20, mostrano un interasse pari a circa m

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1,20; a circa m 6,20 dal primo tratto si individua un unico solco carraio visibile per circa m 3,70, con una larghezza pari a m 0,15. Dopo un'interruzione di circa 176 m, si riscontra la presenza di due serie di fori circolari distanti tra loro circa 10 m. Dopo circa m 65 compare un altro tratto, caratterizzato dalla presenza di una coppia di solchi carrai aventi larghezza 12 cm; questi si conservano per circa m 6,30 e mostrano un interasse pari a 1,15 m. Ad una distanza di circa m 11,30, si notano più solchi paralleli, visibili per circa m 4,70, il cui interasse è compreso tra m 1,10 e m 1,15. Un altro settore della strada compare a circa 11,70 m di distanza, composto da due coppie parallele di solchi carrai visibili per circa m 1,80, la cui larghezza oscilla tra i m 0,15-0,17 e i m 0,30-0,35, mentre l’interasse è di m 1,15. Dopo circa 12,30 m si trova un altro tratto, costituito da quattro solchi visibili per circa m 3,80, con interasse di m 1,20. Infine, a 12,60 m dal tratto precedente, si incontra una coppia di solchi, larghi circa m 0,30 e con un interasse di m 1,20, che si conservano per circa 8,60 m. La seconda strada è costituita da due settori; il primo si conserva per circa m 6 e presenta una coppia di solchi carrai con orientamento N-S, interasse di 1,15 m, e una larghezza di circa cm 12. Dopo un'interruzione di circa 40 m, si individua il secondo settore costituito anch'esso da una coppia di carrate incise sulla roccia, visibili per circa 10 m, con orientamento N-S ed interasse di 1,15 m.

Strada di Piraferta (B.I. 028) A circa 23 m dalla vicinale Piraferta, si individua un tratto stradale omonimo (B.I. 028), costituito da tre settori. Il primo, lungo circa m 9, presenta due solchi incisi nel banco roccioso con interasse pari a m 1,20 ed orientamento NNE; il secondo, ubicato in corrispondenza della fonte Piraferta, consta di due settori paralleli aventi interasse di 1,2 m ed orientamento NNW, uno di lunghezza pari a m 5, e l’altro di m 11,40; l’ultimo tratto dista dal precedente m 24,30, ha una lunghezza di m 24,50 e presenta lo stesso interasse ed orientamento.

Strada Sedda Is Cortis (B.I. 030) La strada situata presso la strada vicinale Sedda is Cortis59 (B.I. 030) presenta nel primo tratto quattro solchi paralleli incisi nel banco di arenaria, con una larghezza media di 15 cm, interasse di circa 1,2 m ed orientamento NW/SE. Dopo una breve lacuna, si individua

59 DEL VAIS 1994, pp. 110-111; TORE-DEL VAIS 1996, pp. 1064-1065.

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un altro tratto stradale caratterizzato dalla presenza di due solchi, aventi una lunghezza complessiva di 14,30 m, interasse pari a m 1,10 e orientamento sempre in senso NW/SE. Ad una distanza di m 18,70 compare il secondo tratto costituito da due solchi carrai; questi, orientati in senso NW/SE, presentano una lunghezza di m 16,30 e un interasse di m 1,20. A circa m 92, si incontra il terzo settore in cui compaiono tre solchi paralleli di diversa larghezza (compresa tra 8 e 12 cm), con il medesimo orientamento, visibili per circa m 24,15, con interasse tra la prima e la seconda carrata di m 1,10, mentre tra la seconda e terza pari a m 1,15. Poco prima dell’ultimo tratto descritto, sul bancone roccioso si individuano due fori abbastanza profondi, che nel dialetto locale vengono denominati Is stampus de s’impiccu, cioè i fori dei luogo predisposto per l’impiccagione60.

Strada Rio Spironcia (B.I. 034) In località Rio Spironcia, a circa m 220 dalla strada asfaltata e nei pressi dell'alveolo del Rio Spironcia, si è individuato un tratto stradale costituito da vari settori (B.I. 034). Il primo tratto di carrareccia è visibile per circa 7 m, presenta un interasse di 1,15 m ed orientamento NW/SE. Dopo circa 40 m si giunge al secondo settore che è composto da due tratti pressoché paralleli, distanti fra loro 7,20 m. Il primo, lungo 42,50 m, presenta un orientamento NW/SE ed un interasse di 1,15 m. Il secondo si suddivide in due tratti differenti per orientamento: il primo, visibile per circa 6,80 m, appare orientato in senso NW/SE; il secondo, lungo m 20, presenta medesimo orientamento. Per i due tratti l’interasse è di m 1,15. A circa 15 m si individua un terzo tratto di carrareccia, con orientamento NW/SE, visibile per circa 5,50 m. Ad una distanza di circa m 10,70 appare un’ultima coppia di solchi carrai, con interasse di 1,15 m, orientamento NW/SE ed una lunghezza visibile di circa 12,50 m. La strada procede poi con un basolato lungo circa 27 m e largo 11 m. Successivamente si incontra un ampio affioramento di roccia sedimentaria visibile per circa m 30 e privo di segni di carrareccia. Dopo tale affioramento è presente un altro tratto di strada della quale si conserva una fila di blocchi in roccia sedimentaria ben squadrati e visibili per circa 19 m.

60 AGUS 2000, p. 40; NONNE 2006, p. 163, n. 13.

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Strada di Bruncu Su Varru (B.I. 037) Nelle propaggini orientali di un basso colle in località Sinnadroxiu è stato individuato il tratto stradale di Bruncu su Varru (B.I. 037), costituito da due settori: il primo conserva una coppia di solchi carrai, con orientamento N-S, visibile per circa m 4 e interasse pari a m 1,20; a circa m 1,60, proseguendo nella medesima direzione, si incontra il secondo tratto, connotato da una carrareccia incisa sull’arenaria affiorante, visibile per m 6,20 e orientata in senso N/S.

Strada Pranu Argiolas (B.I. 50) La località Pranu Argiolas è tagliata da una strada di cui sono stati identificati otto settori; il primo presenta un orientamento N-S, lunghezza di 6,60 m e larghezza di 0,50 m. Il secondo, sempre con orientamento N-S, si conserva per una lunghezza di 7,20 m e una larghezza di 25 m. Del terzo settore sono visibili tre blocchi di grandi dimensioni disposti a semicerchio per una lunghezza residua di 3,30 m e una larghezza di 0,60 m. Il quarto tratto, con orientamento E-W, è visibile per una lunghezza di 2 m ed una larghezza di 0,90 m. Il quinto tratto, ancora con orientamento E-W, ha una lunghezza di 1,40 m e una larghezza di 0,56 m. Il sesto tratto presenta un orientamento N-S, misura 1,30 m in lunghezza e 75 m in larghezza. L'ultimo tratto, con orientamento E-W, è caratterizzato dalla presenza di grandi blocchi o lastre, per una lunghezza residua di 2,04 m e una larghezza di 0,70 m.

Strada di Santu Miali (B.I. 052) A circa 50 m in direzione est dall’insediamento romano/altomedievale di Santu Pedru, in località Santu Miali, si trova il tratto stradale di Santu Miali (B.I. 052). La strada è costituita da due soli solchi paralleli, incisi nell’affioramento di roccia arenaria, visibili per circa m 40, con interasse di m 1,20 ed orientamento NNW/S.

Strada di Santu Pedru (B.I 053) In località Santu Pedru, lungo la strada vicinale che dal colle di Santa Reparata conduce alla necropoli di Santu Pedru, si è individuato un tratto stradale costituito da tre settori (B.I 053). Il primo, caratterizzato da basoli subsquadrati di piccole e medie dimensioni, presenta una lunghezza residua di circa 20 m ed una larghezza di 0,50 m, con orientamento NW/SE. Il secondo tratto è composto sempre da basoli in arenaria di piccole e medie

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dimensioni con orientamento NW/SE e presenta una lunghezza residua di 7,70 m e una larghezza 0,40 m. L'ultimo tratto è composto da basoli di medie e grandi dimensioni ed ha orientamento NW/SE per una lunghezza residua di 1,90 m e una larghezza di 0,45 m.

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V. IL TERRITORIO DALL’ETÀ MEDIEVALE ALL’ETÀ CONTEMPORANEA

L’area urbana dell’antica Uselis presenta una continuità insediativa dall’età romana fino all’età altomedievale. Particolarmente evidenti sono le tracce relative alla frequentazione in età bizantina, comprovata dai copiosi rinvenimenti di sigillata chiara D, ceramica africana da cucina, lucerne africane e anfore commerciali di VI sec. d.C.61. È stata ricondotta sempre ad età bizantina una possibile presenza monastica, forse cenobita, suggerita dalla denominazione dell’ipogeo di Sa grutta de is gregus62 di incerta localizzazione. L’ipotesi formulata da alcuni studiosi63 circa la nascita intorno al 599 d.C. della sede vescovile di Usellus, documentata nelle fonti a partire dal 1147, risulta allo stato attuale della ricerca storica non corretta, in quanto il centro di Usellus non può identificarsi con nessuna delle sedi vescovili note nei cataloghi altomedievali. Nessuna fonte altomedievale menziona la titolatura della cattedrale usellense collocata nell’area della necropoli di San Pietro dalla tradizione popolare; tuttavia risulta più probabile che l’edificio di culto altomedievale potesse preesistere alla chiesa romanica di Santa Reparata64. Nel corso del Medioevo il territorio di Usellus ricadeva sotto il controllo del Giudicato d’ e fu incluso nella curatoria della Parte Usellus65. Nel XI secolo la Chiesa sarda venne organizzata in diciotto diocesi e quella usellense ricalcava la suddivisione territoriale delle curatorie giudicali di Parte Usellus, Parte Montis e Marmilla66. Il primo vescovo noto dalle fonti è Rellu67 o Murellu, che nel 1146/47 partecipò alla cerimonia di consacrazione della chiesa di Santa Maria di Bonarcado68. Il vescovo Comita Pais viene citato in alcuni documenti del 1165, 1182, 1184 e 1195. Nel 1182 questo prelato viene citato nelle fonti come Comitano Pais de Alae e ciò ha suggerito all’Angius che il seggio vescovile fosse stato trasferito da Usellus ad Ales a causa della distruzione di Uselis e della sua cattedrale nel corso della seconda metà del XII sec. ad opera dei Barbaricini69.

61 USAI-ZUCCA 1986, p. 319; LE BOHEC 1990, p. 70; SPANU 1998, p. 76. 62 ANGIUS 1853, p.426; CHERCHI PABA 1963, p.61; USAI-ZUCCA 1986, p. 317; SPANU 1998, p. 78. 63 TOLA 1861, p. 217; SPANU 1998, p.78. 64 TORE-DEL VAIS 1996, p. 1058; CORONEO 1993, p. 79; SPANU 1998, p. 78. 65 CASULA 1975, pp. 221-250. 66 NONNE 2006, p. 164. 67 TOLA, 1861, p. 217; TURTAS 1999, p. 842. 68 VIRDIS 2003, p. 190; NONNE 2006, p. 165. 69 ANGIUS 1853, p. 429.

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Nel 1206 Ugone I di Arborea sposò una figlia di Guglielmo I Salusio IV, stipulando un accordo con il suocero sui confini tra i due regni70; in quell’occasione venne ceduta al Giudicato di Cagliari metà della Marmilla. Nell’atto che attesta quest’avvenimento, si trova come testimone il vescovo di Usellus Mariano. Caduto il Giudicato, prima del 1430 il territorio di Usellus fu incluso nei territori concessi a Eleonora Marnique in occasione delle sue nozze con Berengario Bertan Carroz, entrando così a far parte della contea di Quirra71. Nel 1503, con la bolla Aequum reputamus di Giulio II, che riorganizzava la Chiesa sarda, le diocesi di Usellus e di vennero riunite in un’unica diocesi con sede ad Ales72.

Chiesa di Santa Lucia (B.I. 017) Degli edifici riconducibili ad età medievale, quello che si presenta con le forme più vicine alle originali è la chiesa campestre di Santa Lucia73 (B.I. 017). Il luogo di culto, posto al centro di un’area recintata da un muretto a secco, presenta una pianta semplice: un’unica navata (6 x 12 m) prolungata verso SE con un altro ambiente rettangolare (6 x 3 m) che, verosimilmente, sostituì in epoca imprecisata l’abside semicircolare romanica. La facciata a spioventi, realizzata con conci in vulcanite di media pezzatura, ospita un portale con stipiti non monolitici, mensole e architrave, sul quale poggiano l’arco di scarico e la lunetta a tutto sesto. Nella mensola sinistra si riconosce una protome antropomorfa, mentre quella destra è di difficile lettura a causa del pessimo stato di conservazione. La facciata culmina con un campanile a vela in cui le due luci della centina semicircolare sono separate da una colonnina con capitello a stampella. I lati lunghi e la testata sud-orientale, che ospita una piccola apertura rettangolare, sono caratterizzati da un paramento misto costituito da conci di pietra locale sommariamente sbozzati, mentre negli angoli e per alcuni brevi tratti si trovano inseriti alcuni blocchi lavorati come quelli della facciata. Il prospetto sud-occidentale presenta un portale dalla centina arcuata; vicino alla base di uno degli stipiti monolitici si nota un concio con una cavità semicircolare che, secondo C. Nonne, sarebbe un alloggio per un bacino ceramico non più conservato. Sullo stesso lato è individuabile un’altra apertura tamponata successivamente da blocchi squadrati.

70 CASULA 1994, p. 699; NONNE 2006, p. 166. 71 FLORIS 1996, pp.169-170; AGUS 2000, p. 39. 72 TURTAS 1999, p. 328; NONNE 2006, p. 167. 73 ANGIUS 1853, p. 428; SCANU 2001, p. 40; CORONEO 2005, p. 85; PIRAS-SANNA 2006, pp. 21, 231; NONNE 2006.

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All’interno la struttura mostra due ambienti interamente intonacati, coperti con un tetto ligneo a capriate di recente ricostruzione, comunicanti attraverso un’arcata dal sesto ribassato. La chiesetta presenta un altare settecentesco in muratura e stucco che ospita la statua della martire siracusana. In assenza di notizie documentarie medievali riguardanti la struttura, solo una lettura formale dell’edificio ha consentito di datarne l’impianto tra la fine del XII secolo e la metà di quello successivo74.

Chiesa di San Bartolomeo (B.I. 046) All’interno del nucleo abitato di Usellus è ubicata la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo75 (B.I. 046). L’edificio, di impianto tardogotico, presenta navata unica voltata a botte e scandita da sottarchi a tutto sesto; mostra inoltre cappelle laterali intercomunicanti tra loro, analogamente voltate a botte. La facciata è completata da un timpano triangolare e risulta delimitata da due ampie lesene con una sequenza di archetti trilobati che scandiscono i lati del timpano; al centro si apre un vasto rosone circolare. Il portale è inquadrato tra due colonne impostate su alti plinti e raccordate in alto da un attico sormontato da un timpano. A poca distanza dalla chiesa si erge la torre campanaria a canna quadrata completata nel 1950. La chiesa è stata restaurata a più riprese nel corso dei secoli: nel 1673 lo scalpellino S. Corona, su commissione di F. Squirro, eseguì nella cappella della Madonna del Rosario le nicchie rettangolari in pietra, decorate con rosette, rombi e tralci vegetali, mentre nel 1686 F. Atzei, con la collaborazione di S. Corona, ricostruì la cappella della Madonna d’Itria. La statua del santo titolare venne realizzata nel 1750 da F. Canova e nel 1780, in occasione della nuova consacrazione alla Madonna del Carmelo della cappella dedicata al Crocifisso nella cattedrale di Ales, il vescovo Pilo fece trasferire l’altare marmoreo del Crocifisso ad Usellus, per il quale lo scultore genovese G.B. Spazzi eseguì la nicchia destinata ad ospitare la statua di San Bartolomeo. Nel 1950 la facciata e il campanile furono ricostruiti in uno stile che associa reminiscenze neogotiche, tardorinascimentali e neoclassiche.

Chiesa di Santa Reparata (B.I. 048)

74 NONNE 2006, p. 171. 75 ANGIUS 1953, p. 428; FLORIS 2002, p. 1082; MANIAS 2005, pp. 2126-2127; PIRAS-SANNA 2006, p. 233.

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L’edificio è ubicato poco al di fuori del centro abitato di Usellus, sul colle omonimo76 (B.I. 048). Attorno al sagrato della chiesa si apre un ampio recinto suddiviso in elementi a schiera, adibiti a loggiato per l’esposizione delle merci o per semplice riparo per i pellegrini. Tali logge presentano una copertura in coppi ad unica falda, ad eccezione dei due portali d’ingresso che presentano una copertura a due falde. All’interno del cortile è presente inoltre un pozzo77. Attualmente la chiesa mostra una facciata con coronamento orizzontale merlato, ma originariamente presentava forme romaniche, visibili oggi sulla fiancata settentrionale; in base agli studi compiuti da R. Coroneo dovrebbe trattarsi della prima cattedrale di Usellus, riferibile al secondo quarto del XII secolo78. L’edificio, ricostruito tra XVII e XVIII secolo con l’inversione dell’asse liturgico, conserva tuttavia tracce delle strutture romaniche, in base alle quali è stata restituita una pianta a tre navate con abside ad est. L’accurata tecnica stereotomica ed alcuni particolari elementi sopravvissuti nella struttura richiamano i caratteri costitutivi della cattedrale di e ciò ha portato ad ipotizzare la presenza di maestranze che operarono in quel periodo nelle tre cattedrali dell’arcivescovado arborense. Grazie ai lavori di scavo compiuti sotto la direzione scientifica di G. Tore, all’interno sono stati riconosciuti il vespaio in pietrame misto e lastroni litici della pavimentazione, le fondamenta dei setti divisori, alcuni filari a doppia centina dei muri perimetrali e, in prossimità dell'attuale ingresso principale, un fonte battesimale79. All’esterno, sul lato N, lo zoccolo è visibile fino alla scarpa interrotta da un plinto dadiforme. Nel fianco meridionale, un breve tratto di cornice terminale decorato fu riutilizzato nella muratura della prima cappella laterale80.

Croce di Santa Reparata (B.I. 049) A circa 50 m in direzione SSE dalla chiesa omonima, è presente sul lato sinistro della carreggiata, la Croce Santa Reparata (B.I. 049). Su un basamento costituito da blocchi di medie e grandi dimensioni in basalto e arenaria uniti con malta e cemento poggia un cippo cilindrico in cemento su cui è inserita una croce metallica radiata recante il titulus crucis con scritta INRI.

76 MARTINI 1841, pp. 359-362; ANGIUS 1840, p. 428; SPANO 1861, p. 148; DELLA MARMORA 1868, pp. 247, 249-250, 257-258; CORONEO 1993, p. 79; FLORIS 2002, p. 1082; CORONEO 2005, pp. 83, 116, 119; AA.VV. 2005, p. 453; PIRAS-SANNA 2006, p. 232. 77 KIROVA et alii 1984, pp. 277-280; AA.VV. 2006, pp. 225-226. 78 CORONEO 1993, pp. 78, 79, sch. 13 79 TORE-DEL VAIS 1996, p. 1058. 80 CORONEO 1993, pp. 78, 79, sch. 13.

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Chiesa di Sant’Antonio da Padova (B.I. 058) All’interno del centro abitato di Escovedu è ubicata la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova (B.I. 058), la cui origine è incerta a causa dell’assenza di notizie storiche comprovate da documenti d’archivio. In base agli studi sulle architetture murarie e sugli interni è stato ipotizzato che la chiesa sia ascrivibile ai secoli XVI-XVIII e che, originariamente, presentasse una pianta ad aula unica. Da alcune notizie frammentarie reperite all’interno di un registro storico della parrocchia, si ricava che nell’anno 1850 la chiesa venne intitolata dal vescovo Fra Lorenzo De Villa a Sant’Antonio da Padova81. Il monumento presenta lungo la facciata NW, costituita da conci angolari a vista e parzialmente intonacata, un campanile a vela con bifora contenente due campane. Su questo prospetto si apre un ingresso sopraelevato con sei scalini e porta d’accesso sormontata da un timpano in pietra e mensoline a voluta sotto l’architrave. Al di sopra dell’ingresso vi è una finestra con arco a tutto sesto che fornisce la luce alla navata. Il prospetto SW, in pietra trachitica a vista, mostra ingresso laterale e due finestre superiori. Lungo la facciata SE sono presenti una finestra ad arco a tutto sesto e l’ingresso alla sagrestia che mostra un arco a tutto sesto con lunetta semicircolare e architrave scolpito. Sul prospetto laterale NE, sono posizionati i corpi di fabbrica della sagrestia e della cappella, ciascuno dei quali dotato di una finestra con architrave rettilineo e cornici di pietra. Su questo stesso lato inoltre è ben visibile un contrafforte in pietra e l’accesso al campanile a vela. All’interno l’edificio chiesastico è costituito da un’aula scandita in tre campate da lesene e archi a tutto sesto in trachite a vista; a nord-est (sinistra) dell’entrata si apre una cappella con volta a botte, la cui imposta è delimitata da un cornicione in trachite scolpita con decoro neoclassico. Il presbiterio rialzato di tre gradini contiene l’altare romanico, sul quale è visibile la statua lignea che raffigura Sant’Antonio. Dal presbiterio si può accedere al vano della sacrestia che mostra una copertura con capriata lignea e che conserva l’originario pavimento in lastre di trachite. Nella navata principale, presso l’ingresso, è presente una fonte battesimale di epoca barocca. L’edificio ha subito nel corso del tempo alcuni ampliamenti e restauri. Nel 1878 vi fu un primo ampliamento, come testimoniato dall’iscrizione posta sull’esterno dell’architrave all’ingresso, in occasione del quale venne realizzata una cappella laterale sulla parete N.

81 ANGIUS 1840, p. 389; AA.VV. 2005, pp. 452-453; PIRAS-SANNA 2006, p. 97.

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Successivamente, nel 1928, dietro l’altare maggiore fu realizzato il coro e nello stesso anno la facciata assunse l’aspetto attuale. Verso il 1970 venne eseguito un restauro conservativo, nel corso del quale fu ricostruito il muro perimetrale esterno e posizionata la nuova orditura lignea di copertura. Infine, alla metà degli anni ’80 del secolo scorso, è avvenuto l’ultimo restauro dell’edificio82.

Chiesa di San Vito (B.I. 060) A circa 200 m in direzione sud-est dalla chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova, all’uscita di Escovedu, sono visibili le rovine della chiesa di San Vito (B.I. 060). Su un basso colle si sono conservati due ambienti a sviluppo longitudinale affiancati, il primo con orientamento N-S ed il secondo E-W. Delle strutture rimane parte dell’alzato, costituito in blocchi litici di piccole e medie dimensioni messi in opera in filari regolari uniti con malta, per un’altezza massima di 2,5 m. Il primo ambiente (12 x 15 m) presenta ingresso a S e al suo interno si notano alcuni resti di sepolture, a cassone e a fossa, posizionate nei settori NE e SW, e alcune lapidi funerarie a N. Il secondo ambiente (4 x 7 m) si appoggia al precedente a N e presenta l’ingresso a W, con architrave in pietra inciso (AND 1887). All’interno della struttura, nella porzione orientale, si nota la presenza di un accumulo di blocchi ben squadrati di medie e piccole dimensioni, forse pertinenti ad un alzato.

Croce Taramelli (B.I. 012) In località Pragodi, a breve distanza dal tratto stradale omonimo, è presente un cippo conosciuto come la Croce Taramelli83, in cui è incisa la dicitura “1925 STRADA ROMANA”, sormontato da una semplice croce in legno incassata (B.I. 012). Il cippo fu voluto e sistemato da A. Taramelli, direttore del Museo Archeologico di Cagliari e Sovrintendente di I classe agli scavi e musei archeologici della Sardegna, mentre la croce venne inserita successivamente.

Strada dei carbonai (B.I. 002) Nelle propaggini orientali del Monte Arci, in località Tramatzeddus, si è individuato un tratto stradale riconducibile all’attività dei carbonai (B.I. 002) che operarono in quest’area nei primi decenni del Novecento. Il tratto viario, che si conserva per circa 300 m, presenta

82 AA.VV. 2005, pp. 452-453. 83 DEL VAIS 1994, p. 113; AGUS 2000, p. 26.

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un acciottolato costituito da basoli di medie e piccole dimensioni in arenaria e basalto con una larghezza media di 3,2 m.

Architettura civile e cimiteri (B.I. 043, B.I. 044, B.I. 059, B.I. 056, B.I. 061) Nel centro storico di Usellus e Escovedu sono presenti inoltre interessanti esempi di architettura civile e già sottoposti a tutela come l’ex Bar Ecca (DDR n. 39 del 14.04.2013) (B.I. 043), la Casa Minnei (DDR n.40 del 14.03.2013) (B.I. 044) e la Casa Prinzis (D.M. 06.02.1987) (B.I. 059), oltre che i due cimiteri comunali di Usellus (B.I. 056) ed Escovedu (B.I. 061).

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