DI COMUNE DI Provincia di PUI piano urbanistico intercomunale

Abbasanta: Sindaco: Stefano Sanna

Norbello: Sindaco: Matteo Manca

Ufficio del piano intercomunale

responsabile: Arch. Gianfranco Sedda

coordinatore: Arch. Francesco Dettori progettisti: Dott.geol. Mario Nonne, geologia Prof. Ignazio Camarda, sistema ambientale Dott. agr. Antonello Brunu, sistema ambientale Ing. Fabio Cambula, idraulica e mobilità Ing. Alberto Vaquer VAS e GIS Arch. Maria D.F. Rosaria Manca, sistema insed. e beni cultur. Dott. Federico Nurra, beni archeologici Dott. Giuseppe Medda, analisi sociodemografiche Dott.ssa Daniela Madau, beni culturali

ufficio interno: Ing. Alessandro Fadda, Geom. Graziano Piras Geom. Daniele Tola RELAZIONI E TABELLE

ALLEGATO RELAZIONE GENERALE seconda parte - Quadro conoscitivo R01.b Scala __

APPROVAZIONI: DATE

documento preliminare Dicembre 2014 adozione preliminare Settembre 2020 Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo

Indice

1. Introduzione al quadro delle conoscenze ...... 4

2. Analisi dell’assetto ambientale...... 5

2.1. Inquadramento geologico ...... 5

2.2. Elaborati ...... 5

2.3. Assetto geologico regionale...... 6

2.4. Litostratigrafia locale ...... 7

2.4.1 Oligo-miocene ...... 7

2.4.2 Pliocene (BPL2 BPL3) ...... 8

2.4.3 Quaternario (e5 a) ...... 9

2.5. Condizioni geotecniche generali ...... 10

2.6. Caratteri geomorfologici ...... 10

2.7. Caratteri idrogeologici ...... 11

2.8. Le carte geologiche ...... 13

2.8.1 Carta geologica - litologica ...... 13

2.8.2 Carta geologico - tecnica ...... 16

2.8.3 Carta geomorfologica ...... 17

2.8.4 Carta idrogeologica ...... 19

2.8.5 Carta dell’acclività ...... 21

2.9. Le carte pedologiche ...... 22

2.9.1 Carta delle unità delle terre ...... 22

2.9.2 Carta della capacità dell’uso dei suoli (land capability) ...... 27

2.10. Le carte agronomico - forestali ...... 32

2.10.1 Introduzione ai tematismi agronomico - ambientali ...... 32

2.10.2 Carta della copertura vegetale ...... 37

2.10.3 Carta dell’uso del suolo ...... 59

2.10.4 Carta dei sistemi agricoli ...... 66

2.10.5 Carta degli Habitat / Carta della natura ...... 71

2.11. Le problematiche dell’adeguamento del PUI al PAI; Pericolosità idraulica dei territori comunali di Abbasanta e Norbello ...... 85

2.11.1. Premessa ...... 85

2.11.2. Cenni sulla metodologia di lavoro ...... 86

1.1. Rilievi geomorfologici e cartografici ...... 86

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2.11.3. Rilievi di dettaglio ...... 87

2.11.4. Aspetti idrologici per la valutazione delle portate di piena ...... 88

2.11.5. Aspetti idraulici e determinazione delle aree di allagamento ...... 88

2.12. Le problematiche dell’adeguamento del PUI al PAI; Pericolosità da frana dei territori comunali di Abbasanta e Norbello ...... 91

3. Analisi dell’assetto storico-culturale 92 3.1 Premessa metodologica ...... 92

3.2 Analisi degli insediamenti storici ...... 94

3.2.1 Abbasanta ...... 94

3.2.2 Norbello ...... 98

3.3 Centri di antica e prima formazione (centri matrice) ...... 104

3.4 I beni paesaggistici ed identitari puntuali ...... 107

3.5 I beni paesaggistici ed identitari puntuali architettonici ...... 109

3.5.1 Elenco beni architettonici di Abbasanta ...... 109

3.5.2 Elenco beni architettonici di Norbello ...... 109

3.6 I beni archeologici ...... 110

3.6.1 Introduzione metodologica ...... 110

3.6.2 Il territorio ...... 111

3.6.3 Le attestazioni archeologiche ...... 112

3.6.4 Il posizionamento dei siti ...... 113

3.6.5 Elenco beni archeologici di Abbasanta ...... 114

3.6.6 Elenco dei beni archeologici di Norbello ...... 115

4. Analisi dell’assetto insediativo ed infrastrutturale 117 4.1 Premessa metodologica ...... 117

4.2 Analisi della pianificazione vigente ...... 119

4.2.1 Il PUC di Abbasanta ...... 119

4.2.2 Il PUC di Norbello ...... 120

4.3 Analisi delle infrastrutture e dei servizi ...... 128

4.3.1 Aspetti metodologici ...... 128

4.3.2 Rete della viabilità e nodi dei trasporti – macroacessibilità ...... 128

4.3.3 Rete della viabilità – microaccessibilità ...... 129

4.3.4 Rete dei servizi acquedottistici, fognari ed energetici...... 129

4.3.5 Distribuzione dei servizi alla collettività ...... 130

4.3.6 Strade storiche ...... 130

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5. Analisi demografica e socioeconomica 131 5.1 Dinamiche demografiche nei comuni di Abbasanta e Norbello ...... 131

5.2 Scenario demografico decennio 2015 - 2025 ...... 134

5.3 Stima della dinamica demografica periodo 2015 - 2025 ...... 136

5.3.1 Domanda aggiuntiva endogena ...... 136

5.3.2 Domanda aggiuntiva esogena ...... 136

5.4 Caratteristiche del comparto immobiliare residenziale ...... 138

5.4.1 Quadro riassuntivo della distribuzione della popolazione ...... 138

5.4.2 Caratteristiche del comparto immobiliare nei centri di antica e prima formazione ...... 138

5.4.3 Caratteristiche del comparto immobiliare in zone di completamento (zone B) ...... 139

5.4.4 Caratteristiche del comparto immobiliare in zona C ...... 140

5.4.5 Dinamiche abitative e fabbisogni pregressi ...... 142

5.5 La base produttiva nel territorio dei comuni di Abbasanta e Norbello ...... 143

5.5.1 Lo schema interpretativo ...... 144

5.5.2 Le imprese nei comuni di Abbasanta e Norbello ...... 145

5.5.3 Valore aggiunto e occupazione nel sistema locale del lavoro di ...... 148

5.6 Il sistema produttivo agricolo ...... 151

5.6.1 Analisi socio – economica del settore: dati del VI Censimento Generale dell’Agricoltura 2010 151

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1. Introduzione al quadro delle conoscenze

Il PUI nasce attraverso un processo condiviso dal territorio dei due comuni di Norbello ed Abbasanta, oltre che concertato con i sovraordinati livelli della pianificazione. Un’altra caratteristica di questo processo è rappresentata dalla variabile “temporale”, dal momento che tempi di redazione molto contenuti sono decisivi per il successo dell’iter di approvazione del PUI. Il punto iniziale di questo processo è rappresentato dalla elaborazione del quadro conoscitivo che rappresenta una ricognizione completa e accurata delle risorse ambientali, storiche, sociali, culturali, economiche del territorio di Abbasanta e Norbello. Questa attività di analisi che si confronta e che completa, dato il maggiore livello di dettaglio, gli analoghi studi compiuti all’interno del Piano Paesaggistico Regionale, verrà finalizzata alla costruzione di una sintesi valutativa che attribuendo giudizi di valore alle singole porzioni di territorio, individua i gradi e i modi delle trasformazioni, cioè l’attitudine a determinate modificazioni che riconosciamo a determinati ambiti di paesaggio, seguendo logiche di sviluppo sostenibile. La coerenza con le indicazioni del Piano Paesaggistico Regionale sia nella prima fase del quadro conoscitivo sia nella seconda del progetto di piano, è stata costantemente monitorata attraverso una procedura di pianificazione concertata tra Comuni, Regione e Mibac.

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2. Analisi dell’assetto ambientale

2.1. Inquadramento geologico La ratifica d'incarico tra l’amministrazione comunale di Abbasanta e il Geologo Mario Nonne ha permesso l'elaborazione, per quanto di propria competenza, del Piano Urbanistico Intercomunale Abbasanta – Norbello, con l'utilizzo delle direttive del Piano Paesaggistico Regionale e delle Norme di Attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico della Sardegna. Il lavoro ha utilizzato come base documentale i piani urbanistici dei comuni e la documentazione messa a disposizione dall'ufficio del piano intercomunale. Le fotointerpretazioni e il rilevamento di campagna hanno quindi permesso di approfondire gli argomenti relativi all’assetto ambientale del territorio standardizzandolo alle linee guida adottate per il territorio regionale sardo. L’obbiettivo è quello di riportare su base topografica numerica CTR in scala 1:10.000, i tematismi di base per i territori comunali finalizzati all’identificazione dei caratteri abiotici. Nello specifico lo studio ha interessato la: . geologia e litologia con l’individuazione delle litologie, delle giaciture, dei dati strutturali e delle coperture detritiche; . geomorfologia con il rilevamento delle forme del territorio, dei processi morfogenetici; . idrogeologia con la determinazione della permeabilità dei terreni, dei bacini idrografici, dell’altezza della falda e del grado di fratturazione delle litologie; . l’acclività per evidenziare le condizioni di maggiore pendenza in cui sono favorite le condizioni di movimenti gravitativi; . la pericolosità geomorfologica determinata in quei settori non perimetrati dal P.A.I..

2.2. Elaborati Viste le norme tecniche attuative della L.R. n°8 del 25 novembre 2004, per una corretta impostazione del riordino delle conoscenze territoriali si sono predisposte le seguenti cartografie di base:  Carta geo-litologica;  Carta geologico-tecnica;  Carta morfologica  Carta idrogeologica;  Carta dell’acclività;  Carta della pericolosità geomorfologica. In particolare si sono seguiti i dettami delle linee guida per l’adeguamento dei PUC al PPR e al PAI che riguardano il riordino delle conoscenze dell’assetto ambientale.

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2.3. Assetto geologico regionale Nel territorio di Abbasanta e Norbello affiorano formazioni delle diverse ere geologiche, differenti per caratteri litologici, che condizionando l’assetto morfologico del settore. Dal basso verso l’alto si susseguono i terreni cenozoici e quaternari. Le formazioni oligo-mioceniche sono legate ad un rilevante evento, dato dalla Collisione continentale tra il margine sud-europeo e l’Adria, che durante l’Oligocene superiore - Miocene inferiore, hanno originato gli Appennini settentrionali e hanno causato in Sardegna estese e diffuse faglie trascorrenti con tipiche strutture sia transpressive e sia transtensive. A seguito della collisione si è avuta una estensione che dalla zona assiale degli Appennini settentrionali si è trasmessa al retropaese, coeva con la rotazione antioraria del blocco sardo- corso durante il Burdigaliano-Tortoniano e l’apertura di un bacino oceanico tra il blocco sardo-corso e il margine sud-europeo (bacino balearico). Questa estensione crustale ha dato origine alla formazione dei bacini burdigaliani-tortoniani dell’isola ed è coerente con un stress tensionale orientato circa E-W, che nella Sardegna centrale e settentrionale ha originato una serie di semigraben limitati da faglie trascorrenti orientate circa NNE. Nel settore nord est dei territori cartografati, a una quota inferiore, si rileva la successione sedimentaria e vulcano sedimentaria oligo-miocenica legata all'evoluzione del Rift Sardo nel Burdigaliano. La tettonica distensiva in Sardegna continua anche nel Pleistocene con la messa in posto delle formazioni basaltiche plio- pleistoceniche intraplacca che affiorano in gran parte del territorio, caratterizzato da bassissime pendenze tipiche dei plateau. I processi morfogenetici che danno un carattere distintivo al paesaggio sono condizionati dalle caratteristiche intrinseche delle formazioni con differenti caratteri meccanici. La maggiore resistenza all'azione meccanica e chimica delle formazioni basaltiche, rispetto alle successioni sedimentarie e vulcano sedimentarie oligo-miocenica ha consentito il fenomeno di inversione del rilievo, con il risultato che oggi si ha un alto morfologico basaltico, nella genesi rappresentato da un settore depresso (vallate). I depositi riferibili al quaternario (1,8 M.a. – attuale) sono, nel settore di studio, di ambiente continentale e vengono rappresentati da accumuli di tipo gravitativo lungo i versanti, di tipo eluvio colluviali nelle aree a bassa pendenza e di tipo alluvionale in prossimità dei principali corsi d’acqua.

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2.4. Litostratigrafia locale 2.4.1 Oligo-miocene Le formazioni Oligo-Mioceniche affiorano nel settore nord orientale in corrispondenza del basso morfologico rappresentato dalla valle Chenale. La maggior parte degli affioramenti appartiene alla famiglia delle rocce sedimentarie mentre in direzione est a 700 metri rispetto all'abitato di Domus Novas Canales affiora una formazione vulcano sedimentaria. Rocce vulcano sedimentarie (EDI) L'unico affioramento di rocce vulcano sedimentarie del ciclo calco alcalino della Sardegna centrale, affiorante nel settore di studio, le ritroviamo nella parte più depressa della valle Chenale. Questa formazione di chimismo acido è costituita da brecce andesitiche in una matrice tuffitica di colore prevalentemente biancastro. Gli elementi inclusi hanno prevalente origine vulcanica e risultano elaborati e orientati lungo una principale direzione di flusso. La formazione risulta ben esposta in una trincea stradale dell'asse di comunicazione tra Norbello e . Questa formazione viene attribuita all'Unità di datata Pliocene superiore

Rocce sedimentarie (DAL_TDI_RDU) Queste formazioni sono connesse all'apertura del bacino Balearico e del Tirreno caratterizzato da una fase distensiva, che ha permesso la deposizione di una successione trasgressiva con prodotti di ambiente transizionale e marino. In letteratura questo complesso di formazioni e legato al 2° ciclo che termina in serie regressiva. Nel settore di studio si evidenzia un ciclo sedimentario che inizia con depositi conglomeratici sabbiosi di ambiente continentale e continua con depositi conglomeratici e sabbiosi di ambiente litorale. La successione prosegue con alternanze arenacee - marnose legate ad un ambiente deposizionale di piattaforma interna. Si conclude con la presenza di affioramenti discontinui di arenarie sterili legate ad un ambiente transizionale e attribuibili ad un impulso terminale regressivo del 2° ciclo sedimentario. Successivamente vengono indicate le formazioni sedimentarie rilevate nella Valle Chenale partendo dai termini più antichi. Arenarie di Dualchi (DAL) Rappresenta gli affioramenti più estesi della successione sedimentataria che affiora nella valle Chenale. È rappresentata da depositi costituiti da alternanze di livelli arenaceo-conglomeratici e argillosi in facies fluvio - deltizia e litorale, in genere di color rossatro e grigio chiaro; gli elementi presenti sono essenzialmente paleozoici (graniti, porfidi, quarzo.. ) e subordinatamente vulcanici terziari. La stratificazione è generalmente parallela anche se non mancano esempi di stratificazione incrociata (Porcu, 1972). Queste litologie sono da attribuire all' "Unità di Dualchi" (Burdigaliano inferiore - medio)

Formazione di (TDI)

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Questa formazione affiora con soluzione di continuità nei versanti che raccordano la valle Chenale con l'altopiano basaltico. Si rileva la predominanza di sedimenti marini trasgressivi costituiti da alternanze di livelli marnosi e arenacei in banchi di potenza variabile, comunque quasi sempre inferiore ai 50 cm, fossiliferi (ostree, gasteropodi, echinidi,..). Queste litologie sono da collocare in un ambiente deposizionale di piattaforma interna e appartengono alla cosiddetta "Unità di Tadasuni - " (Burdigaliano sommitale - Langhiano inf. - medio).

Arenarie di (RDU) Questa formazione è ben evidente nella parte alta del versante a monte dell'abitato di Domusnovas Canales a contato con le formazioni basaltiche. Gli affioramenti risultano in altri settori ricoperti dai depositi di versante. Sono rappresentati da sabbie grigio-giallastre, localmente stratificate, sterili, a componente micacea abbondante, con locali intercalazioni argillose e conglomeratiche. Sono attribuite ad un ambiente deposizionale litorale o fluvio-deltizio, e sono datate tra il Burdigaliano superiore e il Pliocene superiore.

2.4.2 Pliocene (BPL2 BPL3) Le formazioni vulcaniche ascrivibili a questo periodo geologico caratterizzano la regione a cui appartengono i due comuni, affiorando nella gran parte del loro territorio e rappresentandolo con una grande unità fisiografica conosciuta come Plateau di Abbasanta. Si tratta di formazioni, la cui origine è associata ad un vulcanismo intraplacca, costituite da lave basaltiche essenzialmente alcaline – transizionali. Nello specifico si sono cartografate le andesiti basaltiche subalcaline, porfiriche per fenocristalli di Pl, Cpx, Opx, Ol; in estesi espandimenti e i trachibasalti e basalti debolmente alcalini, porfirici per fenocristalli di Pl, Ol, Cpx; in estese colate sovrapposte, appartenenti alla subunità di Dualchi (BPL2). Inoltre si sono individuati dei Basalti debolmente alcalini e trachibasalti, a grana minuta, porfirici per fenocristalli di Pl, Ol, Px; in estese colate appartenenti alla subunità di Funtana di Pedru Oe (BPL3). Le formazioni sopra descritte sono datate Pliocene Superiore.

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2.4.3 Quaternario (e5 a) I termini sedimentari più recenti, ricoprenti sia le formazioni vulcaniche Plioceniche che le formazioni sedimentarie oligo-mioceniche, sono rappresentati da depositi di versante e da depositi palustri. I depositi di versanti sono ben evidenti nei settori a maggiore acclività che si sviluppano al limite delle formazioni vulcaniche. In particolare questi depositi sono costituiti da elementi crollati e scivolati dalle cornici basaltiche. Si evidenzia la presenza di blocchi ciclopici e di detriti grossolani sciolti; molto raramente sono presenti dei detriti con una matrice limosa. I depositi palustri sono rilevabili nell'altopiano basaltico, in zone depresse in cui si hanno periodici ristagni d'acqua (aree endoreiche). Sono rappresentati da sedimenti fini limoso argillosi con rari ciottoli basaltici. La genesi di questi depositi è riconducibile all'alterazione chimica delle rocce basaltiche ad opera delle acque superficiali. In alcuni settori possono raggiungere lo spessore di un metro.

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2.5. Condizioni geotecniche generali Questo tematismo vuole fornire una indicazione di massima dal punto di vista geotecnico del territorio seguendo le linee guida del PPR. Naturalmente per la caratterizzazione puntuale delle formazioni dal punto di vista geotecnico, richiesta nella progettazione, occorre predisporre opportuni elaborati indagini e prove che pongano il progettista nelle condizioni di analizzare, con dati puntuali, le interazioni opera – terreno. Il litotipo viene individuato considerando sia la litologia che lo stato di alterazione e di aggregazione delle formazioni. Le formazioni vulcaniche basaltiche hanno un comportamento monolitico tipico delle rocce compatte. In generale queste formazioni hanno dei buoni parametri geotecnici. Le formazioni sedimentarie e vulcano sedimentare affioranti nella valle Chenale sono classificate come dei materiali granulari cementati o molto addensati con prevalenza in alcuni livelli di materiale a grana fine e altri a grana grossa. Ne risultano condizioni geotecniche variabili che comunque solo in casi particolari sono da considerare scadenti. Le formazioni quaternarie appartengono tutte a litologie di tipo incoerente e si differenziano per la componente granulometrica che ne condiziona fortemente le caratteristiche geotecniche. Sono comunque da considerare, in relazione a questo tematismo, le litologie più scadenti.

2.6. Caratteri geomorfologici Le forme e l’evoluzione del territorio sono legate alle caratteristiche intrinseche delle formazioni geologiche, alle condizioni strutturali e all’interazione con i fenomeni endogeni a carattere regionale che favoriscono e determinano fenomeni evolutivi. Il sovrapporsi di diversi eventi a carattere regionale ha condizionato l’attuale assetto geomorfologico, sia dove ancora oggi sono riconoscibili dei fenomeni attivi e non, identificabili nelle forme di versante dovute alla gravità, nelle forme dovute al dilavamento delle acque, nelle forme strutturali, nei materiali di copertura eluviale e alluvionale e nei materiali di accumulo da frana. La base litologica è stata riclassificata secondo le indicazioni derivanti dalle linee guida e in particolare si riscontrano: . rocce effusive vulcaniche; . rocce prevalentemente arenitiche; . rocce costituite da alternanze arenitiche marnose; . materiali sciolti per accumulo di frana per crollo e colata di detriti in abbondante frazione lapidea; . materiali alluvionali o lacustri a tessitura prevalentemente argillosa. Il territorio studiato è caratterizzato dalla presenza di un alto morfologico esteso, con bassissime pendenze formato da litologie vulcaniche basaltiche costituenti l'unità fisiografica dei Plateau plio-pleistocenici. Il plateau si interrompe verso est (a monte della valle Chenale) con la presenza di diverse scarpate, più o meno nette e continue, che segna il passaggio al dominio degli affioramenti terziari, con la presenza di diffuse, anche se non continue, coltri detritiche. Il passaggio ben riconoscibile in campagna avviene in prevalenza con scarpate subverticali, che in taluni punti superano i 10 metri di altezza. In alcuni settori si osserva la presenza di cumuli caotici di blocchi di dimensioni metriche, posizionati su pendenze quasi sempre comprese tra 30° e 40°, derivanti per distacco dalle cornici basaltiche. Infatti, la morfologia del fronte roccioso ha un andamento sinuoso legato alla presenza di nicchie di crollo e a fattori tettonico/strutturali. Questa condizione evolutiva dei settori marginali è stata evidenziata in carta riportando i materiali sciolti per accumulo da frana riscontrabili al margine con l'abitato di Norbello, nella parte medio alta nella vallata del Riu Siddo e sul fronte che sovrasta la località Costa 'e Pardu al confine con Aidomaggiore. Il settore più a valle è costituito da affioramenti della successione miocenica, dove la morfologia di queste aree è caratterizzata da forme più dolci; escludendo alcuni affioramenti della successione marnoso arenacea, con forme più aspre derivate dalla presenza di livelli con maggiore componente carbonatica. L'azione erosiva delle acque superficiali risulta più evidente in corrispondenza del Riu Siddo, nelle formazioni mioceniche in vicinanza delle formazioni basaltiche, con profonde incisioni che hanno generato 10

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo valli a V con fondo stretto e versanti acclivi. Sempre in corrispondenza della stessa asta fluviale si segnala la presenza di un orlo di scarpata, che supera i cinque metri, e che interessa le formazioni mioceniche a prevalente componente sabbiosa. La maggiore densità insediativa e l’azione antropica si concentra in corrispondenza dei centri abitati e lungo l'asse viario rappresentato dalla SS 131 e SS 131d.c.n. In particolare si segnala la presenza di una cava attiva in località Sos Contones, nel comune di Norbello non lontano dal santuario campestre di S. Ignazio.

2.7. Caratteri idrogeologici L’interpretazione delle caratteristiche idrogeologiche è strettamente connessa alla geolitologia, già illustrata in precedenza. Per poter individuare le unità idrogeologiche, si è reso necessario determinare le peculiarità idrogeologiche di tutti i litotipi presenti, al fine di schematizzare le classi di permeabilità presenti nell’area esaminata. La permeabilità, che deve essere intesa come la proprietà delle rocce di lasciarsi attraversare dall’acqua sottoposta a un carico idraulico; si distingue in due grandi tipologie, quella per porosità e quella per fessurazione. La prima si manifesta in rocce porose, più o meno cementate, caratterizzate da numerosi piccoli vuoti intergranulari e intercomunicanti, mentre la seconda è tipica di rocce coerenti o lapidee ma interessate da diverse famiglie di fessure e giunti. Nel territorio di Abbasanta e Norbello si sono rilevate le seguenti unità idrogeologiche con le relative caratteristiche di permeabilità: . Unità detritica quaternaria (Permeabilità alta per porosità); . Unità delle alluvioni plio-quaternarie (permeabilità per porosità complessivamente medio - bassa); . Unità delle vulcaniti plio-quaternarie (permeabilità complessivamente per fessurazione da medio-bassa a bassa; localmente, in corrispondenza di facies fessurate, vescicolari o cavernose, permeabilità per fessurazione e subordinatamente per porosità medio-alta) . Unità detritico carbonatica miocene superiore (permeabilità complessiva medio bassa per porosità; localmente medio alta per porosità per termini sabbioso arenacei); . L’Unità detritico carbonatica oligocene - miocene inferiore (Permeabilità complessiva medio- alta per porosità; localmente medio-bassa in corrispondenza dei termini marnosi); . Unità delle vulcaniti oligo mioceniche (Permeabilità per fessurazione complessiva medio- bassa, più alta nei termini con sistemi di fratturazione marcati (espandimenti ignimbritici e lavici) e più bassa in quelli meno fratturati (cupole di ristagno) e nei livelli piroclastici e epiclastici). La gran parte del territorio appartiene all’unità vulcanica plio-pleistocenica che condiziona anche l’idrografia superficiale. I corsi d’acqua hanno una bassa densità nel proprio reticolo e hanno origine nel settore nord est del territorio. All'interno di questa unità fisiografica si individuano tre principali bacini che sottendono il Riu Mannu, il Riu Bonorchis e il Riu Serrieddu. Il Riu Mannu che attraversa il territorio di Abbasanta nel settore ovest risulta canalizzato e regimato in corrispondenza di Tanca Reggia; ha un bacino allungato lungo la direttrice nord sud, con un alveo poco incassato e compreso completamente nelle formazioni vulcaniche. Le altre due aste fluviali si uniscono nei primi affioramenti mesozoici dove danno origine al Riu Siddo caratterizzato da un alveo ad andamento meandriforme e per molti tratti incassato. Nel settore della valle Chenale si segnalano, il Riu Serrieddu che ha origine nel settore a valle dell'abitato di Abbasanta e che raccoglie le acque provenienti dai canali dell'abitato di Abbasanta e Ghilarza. Relativamente a questo bacino si evidenzia l'asta fluviale, canalizzata per gran parte del percorso che ha origine in località Osoddeo e il riu Benas che ha origine nel settore a nord di Norbello dalla sorgente Suei. Le sorgenti presenti nell'altopiano basaltico si localizzano lungo fasce tettonizzate legate a uno o più sistemi di frattura. Raramente superano la portata media annua di 1 l/sec, fatta eccezione per la sorgente in 11

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo località Bonorchis caratterizzata da portate importanti (maggiori di 5 l/s) e in parte captata per uso acquedotistico. Sono inoltre presenti delle sorgenti al margine dell'altopiano in corrispondenza dei livelli più sommitali delle formazioni sedimentarie oligo-mioceniche al contatto con i basalti, che in passato hanno rappresentato una importante risorsa per le comunità locali. L'idrogeologia sotterranea risulta complessa, con livelli freatici sovrapposti e condizionati dalla tettonica e che interessano diverse litologie. Relativamente al settore ovest del territorio, si sono cartografate le isofreatiche e la direzione di flusso della prima falda, rilevate nello studio di tesi dal dottor geologo Stefano Sanna. Si segnalano diversi pozzi tra cui si evidenziano quelli ad uso acquedotistico presenti nella zona industriale di Abbasanta e in prossimità del campo sportivo di Norbello.

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2.8. Le carte geologiche La sintesi delle caratteristiche geologico ambientali rilevate nel territorio dei comuni di Abbasanta e Norbello viene riportata nelle carte tematiche di base che nella loro lettura d’insieme permettono di elaborare le peculiarità e potenzialità del territorio in esame. Viste le norme tecniche attuative della L.R. n°8 del 25 novembre 2004, per una corretta impostazione del riordino delle conoscenze territoriali si sono predisposte le seguenti cartografie di base: . Carta geo-litologica (n. 2 Tavv. 1.1.1.1 e 1.1.1.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; . Carta geologico-tecnica (n. 2 Tavv. 1.1.2.1 e 1.1.2.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; . . Carta morfologica (n. 2 Tavv. 1.1.3.1 e 1.1.3.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; . Carta idrogeologica (n. 2 Tavv. 1.1.4.1 e 1.1.4.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; . Carta dell’acclività (n. 2 Tavv. 1.1.5.1 e 1.1.5.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; . Carta della pericolosità geomorfologica (n. 2 Tavv. 1.6.5.1 e 1.1.5.2, scala 1:10.000 per i due territori di Abbasanta e Norbello; In particolare si sono seguiti i dettami delle linee guida per l’adeguamento dei PUC al PPR e al PAI che riguardano il riordino delle conoscenze dell’assetto ambientale.

2.8.1 Carta geologica - litologica Questo elaborato rappresenta la base informativa per altre carte derivate, per cui si è posta particolare attenzione e cura nella stesura. Si è partiti dalla base cartografica vigente e dalla carta geologica regionale, verificata e integrata con i dati del rilevamento di campagna. La distinzione delle litologie si è basata sulle classificazioni delle linee guida con riconoscimento macroscopico di superficie. Le finalità del piano non prevedono delle analisi petrografiche o mineralogiche. Il tutto è stato riportato, come previsto dalle linee guida su sistema GIS utilizzando l’applicativo ArchView. Gli elementi strutturali oltre al conforto dei rilievi di campagna sono stati individuati con la tecnica delle fotointerpretazioni. Il rilievo è stato eseguito ad una scala di dettaglio al 10.0000 e con un dettaglio al 2.000 nelle aree dei centri urbani. Il contenuto della carta si articola nel seguente modo: . Limiti delle unità litologiche del substrato; . Delimitazione dei terreni di copertura significativi; . Faglie e strutture tettoniche principali.

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La legenda si articola con la distinzione degli elementi areali, degli elementi lineari e degli elementi puntuali, con collegato un data base che descrive i singoli elementi.

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SIGL GEOLOGIA ETA A QUATERNARIO Depositi di versante. Detriti grossolani poco elaborati con prevalenza di elementi a HOL0-HOL0 basaltici (QUATERNARIO) Depositi palustri. Limi ed argille limose talvolta ciottolose, fanghi torbosi con frammenti di e5 HOL0-HOL0 molluschi. OLOCENE CENOZOICO Subunità di Funtana di Pedru Oe (BASALTI DELLA CAMPEDA-PLANARGIA). Basalti debolmente alcalini e trachibasalti, a grana minuta, porfirici per fenocristalli di Pl, Ol, Px; BPL3 PLI3-PLI3 in estese colate. PLIOCENE SUP. Subunità di Dualchi (BASALTI DELLA CAMPEDA-PLANARGIA) Andesiti basaltiche subalcaline, porfiriche per fenocristalli di Pl, Cpx, Opx, Ol; in estesi espandimenti. BPL2 ?PLI2-PLE1 Trachibasalti e basalti debolmente alcalini, porfirici per fenocristalli di Pl, Ol, Cpx; in estese colate sovrapposte. PLIOCENE SUP. =ARENARIE DI BORONEDDU. Sabbie grigio-giallastre, localmente stratificate, sterili, a componente micacea abbondante, con locali intercalazioni argillose e conglomeratiche. RDU ?BUR3-?PLE3 Ambiente da litorale a fluvio-deltizio. BURDIGALIANO SUP? - PLIOCENE MEDIO- SUP.? FORMAZIONE DI TADASUNI. Conglomerato basale, a componente arenacea variabile, con faune a molluschi (Ostrea e.m., Cardium, Pecten) ed echinodermi, passante verso l'alto ad arenarie. Alternanze marnoso-arenacee, in banchi decimetrici più o meno TDI ?BUR2-LAN0 compatti. Abbondanti macro e micro-fossili. (“Serie marnoso-arenacea di Tadasuni”). Ambiente marino di piattaforma interna. BURDIGALIANO MEDIO-SUP. - LANGHIANO? ARENARIE DI DUALCHI. Sabbioni conglomeratici rossastri e grigiastri, ad elementi paleozoici e vulcanici, localmente fossiliferi (scarsi e piccoli pettinidi), passanti verso DAL BUR1-BUR2 l'alto a conglomerati fossiliferi. Ambiente fluvio-deltizio e litorale. BURDIGALIANO INF. - MEDIO UNITÀ DI SEDILO. Depositi di flusso piroclastico in facies ignimbritica, a chimismo riodacitico, pomiceo-cineritici, debolmente saldati, spesso argillificati, ricchi in pomici, EDI BUR0-BUR0 con cristalli liberi di Pl, Sa, Bt, Qtz. (K/Ar 19,4 ± 1 Ma: Lecca et alii, 1997). BURDIGALIANO

Unità di Sedilo

Arenarie di Dualchi

Formazione di Tadasuni

Arenarie di Boroneddu

Basalti della Campeda-Planargia

Depositi di versante

Depositi Palustri

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

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2.8.2 Carta geologico - tecnica Questo elaborato è un derivato della carta geo-litologica in quanto i litotipi vengono ricavati dalla riclassificazione delle litologie in base allo stato di aggregazione e di alterazioni. Le condizioni fisiche delle litologie determinano il comportamento meccanico delle stesse nell'interazione con potenziali interventi previsti dal piano. La carta risulta costruita sempre secondo i dettati delle linee guida e individua degli elementi areali.

DESCRIZIONE SIGLA

(BASALTI DEL PLATEAU) monolitologico non stratificato non fratturato LC1 Materiale detritico eterogeneo ed eterometrico (depositi di versante s.l.) LI1 Materiale coesivo normalconsolidato (argille con limi) LP1 Materiale granulare cementato o molto addensato a grana prevalentemente grossolana LS1 Materiale granulare cementato o molto addensato a grana medio fine LS2

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Materiale coesivo normalconsolidato (argille con limi)

Materiale granulare cementato o molto addensato a grana prevalentemente grossolana

Materiale granulare cementato o molto addensato a grana medio fine

(BASALTI DEL PLATEAU) Monolitologico non stratificato non fratturato

Materiale detritico eterogeneo ed eterometrico (depositi di versante s.l.)

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

2.8.3 Carta geomorfologica La Carta geomorfologica fornisce le informazioni di carattere morfografico e morfometrico, l’interpretazione genetica delle forme distinte secondo i processi responsabili della loro origine e l’interpretazione cronologica distinguendo le forme attive da quelle inattive.

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Il lavoro si è basato su interpretazioni delle foto aeree con verifiche e integrazioni da rilevamenti di campagna. Il tutto è stato restituito con sistema GIS seguendo le indicazioni delle linee guida e suddividendo i contenuti in: . Dati idrografici con rappresentazione del reticolo di base e delle forme associate; . Dati litologici con distinzione delle litologie del substrato dalle formazioni di copertura; . Dati strutturali con le principali direttrici e forme derivate; . Dati delle azioni antropiche. Tutti i dati sono inseriti in un contesto morfoevolutivo dove con distinzioni di simbologia e colore si evidenziano i fattori di origine e lo stato di attività dei fenomeni.

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2.8.4 Carta idrogeologica La carta idrogeologica permette di individuare gli elementi idrografici superficiali, di attribuire alle varie formazioni delle classi di permeabilità e in alcuni settori di modellare l’acquifero sotterraneo. La sua costruzione si è basata sulle informazioni ricavate dai piani vigenti e dagli shape della Regione Sardegna. Questa carta tematica permette di pianificare l’uso del territorio considerando le caratteristiche e le peculiarità dei vari elementi idrogeologici.

Nel dettaglio la carta individua gli elementi sotterranei, gli elementi superficiali e le classi di permeabilità delle litologie, utilizzando le indicazioni e le metodologie riportate nel P.P.R.. Le formazioni geologiche vengono riclassificate in base alle classi di permeabilità delle linee guida del P.P.R..

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CLASSI DI CODIC DESCRIZIONE PERMEABILITA' E Unità Detritica Quaternaria Permeabilità alta per porosità 1 Unità delle Alluvioni Permeabilità per porosità complessiva medio-bassa 2 Plio-Quaternarie Permeabilità complessiva per fessurazione da medio-bassa a bassa; Unità delle Vulcaniti localmente, in corrispondenza di facies fessurate, vescicolari e cavernose, 3 Plio-Quaternarie permeabilità per fessurazione e subordinatamente per porosità medio-alta Unità Detritico-Carbonatica Permeabilità complessiva medio-bassa per porosità; localmente medio-alta 5b Miocenica Superiore per porosità nei termini sabbioso-arenacei Unità Detritico-Carbonatica Permeabilità complessiva medio-alta per porosità; localmente medio-bassa 6a Oligo-Miocenica Inferiore in corrispondenza dei termini marnosi Unità Detritico-Carbonatica Permeabilità per porosità bassa 6b Oligo-Miocenica Inferiore Permeabilità per fessurazione complessiva medio-bassa, più alta nei Unità delle Vulcaniti termini con sistemi di fratturazione marcati (espandimenti ignimbritici e 7 Oligo-Mioceniche lavici) e più bassa in quelli meno fratturati (cupole di ristagno) e nei livelli piroclastici e epiclastici

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2.8.5 Carta dell’acclività La Carta delle acclività ha lo scopo di offrire una visione schematica della distribuzione delle classi di pendenza e rappresenta uno strumento di aiuto nell’interpretazione dei fenomeni geomorfologici, oltre a costituire un supporto necessario per la definizione delle classi di suscettività d’uso dei suoli. La scelta degli intervalli delle classi è stata fatta seguendo le prescrizioni delle linee guida del P.P.R. e del P.A.I.. Nello specifico sono state utilizzate le seguenti classi: 0-10%, 11-20%, 21-35%, 36-50%, 51-100%. In tal modo si è potuta evidenziare la distribuzione delle aree pianeggianti a potenziale uso agricolo e/o con scarse limitazioni d’uso e le aree nelle quali, con gradualità aumentano le limitazioni ad usi del territorio di tipo produttivo o ingegneristico.

51 – 100%

36 – 50%

21 – 35% Pendenze

11 – 20%

0 – 10%

0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1

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2.9. Le carte pedologiche Le carte pedologiche sono rappresentate dalla Carta delle Unità delle Terre (1.2.1.1 Abbasanta e 1.2.1.2 Norbello) e dalla Carta d’uso dei suoli (land capability) (1.2.2.1 Abbasanta e 1.2.2.2 Norbello) .

2.9.1 Carta delle unità delle terre La carta delle Unità delle Terre e dei pedositi ha lo scopo di definire, con la migliore approssimazione possibile, la distribuzione e l’estensione areale dei suoli di un certo territorio in relazione all’ambiente in cui questi si sono sviluppati. In essa vengono sinteticamente espresse, attraverso i termini convenzionali di descrizione e classificazione, le caratteristiche, la genesi ed il comportamento di ciascun suolo come risultato di determinate condizioni ambientali che si sono realizzate nel tempo. La carta delle Unità delle Terre in scala 1:10.000 è stata realizzata sulla base di una ricerca bibliografica preliminare, utilizzando sia la carta dei suoli della Sardegna (in scala 1:250.000) e la carta dei suoli e delle aree irrigabili della Sardegna (in scala 1:100.000) che la Carta Geolitologica redatta dal geologo durante la fase di riordino delle conoscenze. La carta riporta come limiti tra unità litologiche quelli individuati nella carta geolitologica aggiornata. All’interno di ciascuna unità litologica sono state quindi individuate le diverse morfologie e relative descrizioni dei profili, i dati a disposizione e l’impossibilità di effettuare un elevato numero di campionamenti non hanno permesso la redazione di una carta pedologica. I fattori che sono stati presi in considerazione nella specificazione delle diverse unità di terre sono: la litologia, la morfologia del terreno, l’esposizione, l’altitudine, il bacino idrografico, l’osservazione diretta del suolo, i fattori prevalenti della pedogenesi e l’uso attuale del suolo. La carta delle unità delle terre in scala 1:10.000 mostra la distribuzione areale delle varie tipologia pedologiche sudiate e classificate secondo il sistema della tassonomia americana (U.S.D.A., Soil Taxonomy, varie ed.), riconosciuto a livello internazionale.

Metodologia Lo studio effettuato ha richiesto le seguenti fasi di lavoro:  Ricerca dati;  Inquadramento geologico (informazioni contenute nella carta geologica);  Inquadramento pedologico (Carta dei suoli delle aree irrigabili della Sardegna” (AA.VV., 1985) e dalla Carta dei suoli della Sardegna” (Aru et al., 1991).  Impostazione della bozza di legenda, elaborata dopo un sopralluogo preliminare, basata sulle caratteristiche litologiche e morfologiche e sulle tipologia pedologiche principali;  Fotointerpretazione da foto aeree;  Verifiche di campagne;  Classificazione della Unita di Terre;  Elaborazione della cartografia e della legenda finali;  Elaborazione della relazione finale.  Quadro di riferimento tecnico Il percorso metodologico, da adottare in sede di adeguamento del PUC al PPR, pur supportato dai necessari rilevamenti pedologici e osservazioni a terra, conduce ad un informazione cartografica di carattere generali stico, non esaustiva e non idonea per scopi applicativi a livello locale ed aziendale. Il risultato finale non è una Carta Pedologica”, tipicamente confermata da rilevamenti e campionamenti dei suoli, bensì una Carta delle Unità delle Terre da considerare come preliminare ad un eventuale futuro rilevamento pedologico a scala comunale, da effettuarsi ogni qualvolta si progetti un cambiamento d’uso del suolo. A livello comunale, la fase di adeguamento dei PUC al PPR è finalizzata in primo luogo a evidenziare le principali peculiarità che concorrono a definire la varietè del paesaggio. Tale adeguamento comporta l’individuazione dei beni paesaggistici e degli indirizzi di tutela e valorizzazione. 22

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I sistemi di classificazione scelti per catalogare i suoli della Sardegna sono quelli della tassonomia americana (U.S.D.A., Soil Taxonomy, varie ed.). Il metodo è suddiviso in sette distinte categorie gerarchiche: Ordine, Sottordine, Grande gruppo, sottogruppo, Famiglia, Serie e Fase. La classificazione è basata sulle proprietà del suolo osservate in campagna e sui dati analitici ottenuti in laboratorio. In sede di redazione della Carta delle Unità delle Terre e dei Pedositi, la classificazione dei suoli deve spingersi fino al livello di sottogruppo (ordine; sottordine; grande gruppo; sottogruppo).

Schema di legenda Questo rappresenta la parte esplicativa della carta delle Unità delle Terre. Esso è ripartito in diverse porzioni che descrivono i suoli e il loro ambiente di formazione ed eventualmente le principali proprietà e/o limitazioni in funzione ai diversi usi. Questo schema di legenda è stato realizzato utilizzando, come informazione cartografica e pedologica di base, la “Carta dei Suoli della Sardegna” (scala 1:250.000) e la carta dei suoli delle aree irrigabili della Sardegna (scala 1:100.000). Considerata l’importanza della componente morfologica nei processi di pedogenesi, è stata realizzata una suddivisione idonea alla discesa di scala delle carte generali sopra menzionate, attribuendo alle varie unità morfologiche le indicazioni sulle più probabili tipologie pedologiche.

Sezione Unità delle Terre Comprende tre livelli informativi che descrivono l’ambiente pedologico in cui è stata scomposta l’area. Il substrato pedologico (litologia) indica la roccia madre e/o i materiali detritici da cui si sono formati i suoli; la morfologia individua le aree relativamente omogenee per forme, pendenze, processi di erosione/accumulo in cui tali suoli ricadono. L’uso del suolo rappresenta un ulteriore elemento descrittivo che caratterizza le stesse aree, in correlazione alle diversità pedologiche esistenti, soprattutto in termini di stabilità e fertilità.

Litologia Morfologia Uso del suolo (Corine Land Cover)

Sezione Suolo Questa sezione della legenda, suddivisa in quattro livelli, descrive le principali caratteristiche fisico-chimiche dei suoli più probabili, la loro classificazione tassonomica e la loro sintesi in Unità cartografiche contraddistinte da sigle alfanumeriche (A1, A2, ecc.) e colori differenti (codice RGB). Queste raggruppano diversi tipi di suolo (unità tassonomiche), messi in rapporto con il paesaggio fisico delineato nella sezione precedente. In pratica le Unità di Terre individuate precedentemente vengono descritte in funzione del loro contenuto pedologico. Lo schema di legenda riporta anche l’elenco dei beni pedologici di cui allegati 2 e 2.1 delle Norme Tecniche di Attuazione del PPR. Le categorie di paesaggio e di suolo non appartenenti alla tipologia dei beni paesaggistici sono da considerate come generiche componenti ambientali del paesaggio. Descrizione Tassonomia Tipologia Sigla colore RGB

Principali caratteri dei suoli rilevati L’ambiente pedologico del territorio è stato studiato a partire dalle formazione geolitologiche presenti, dai diversi aspetti morfologici, valutando poi gli aspetti legati agli usi dei suoli e agli altri fattori che possono aver 23

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo influenzato l’evoluzione dei substrati. Nelle’ambito dei comuni di Abbasanta e Norbello i suoli sono stati in una prima fase suddivisi in funzione della roccia madre dalla quale derivano e della relativa morfologia, integrando poi le valutazioni con le altre informazioni per ottenere infine una descrizione adeguata delle caratteristiche (USDA Soil Taxonomy) è quello del sottogruppo. Per ciascun tipo di suolo sono state esaminate le caratteristiche più importati per quanto attiene la sua genesi e la sua utilizzazione. Seguono, sinteticamente illustrate, le caratteristiche peculiari dei suoli principali fra quelli individuati:

Unità D6 ( ca. 0,2% della superficie totale intercomunale) Rocce effusive acide (rioliti, riodaciti, ignimbriti) del Cenozoico e relativi deposito di versante. Unità caratterizzata da morfologie molto varie, alternando aree con forme molto tormentate, versanti molto acclivi e piccole superfici subpianeggianti. I profili sono più o meno evoluti, passando dai più evoluti di tipo A-Bw-C a quelli meno evoluti A-C. Si riscontrano inoltre tratti di roccia affiorante come pure piccole aree con suoli più profondi, anche con caratteri vertici. Drenaggio lento. L’agricoltura, anche di tipo intensivo, deve essere limitata alle aree pianeggianti e con suoli profondi e dopo opportune sistemazioni per ridurre l’erosione o l’idromorfia. Nella restante parte, è possibile migliorare il pascolo, razionalizzare il pascolamento, recuperare le aree degradate di bosco e macchia e gestire in modo adeguato le aree boscate esistenti. I suoli di questa unità sono classificati come Typic, Vertic e Lithic Xerochrepts; Typic e Lithic Xerorthents, subordinatamente Rock outcrop, Haploxerolls, Chromoxererts.

Unità E1 (ca. 10,4% della superficie totale intercomunale) Questa unità è tipica degli altopiani basaltici, con rocce effusive basiche del Pliocene superiore e del Pleistocene e relativi depositi di versante colluviali, con morfologie da ondulate a sub pianeggianti, ove a tratti più o meno ampi gli affioramenti rocciosi si alternano a suoli a profilo A-R, a profondità modesta. Esistono comunque piccole superfici ove il suolo è più profondo e con profilo di tipo A-Bw-C. Poiché l’utilizzazione dei pascoli risale al Neolitico, questi suoli hanno subito a tratti una degradazione, per erosione, molto intensa. L’interesse per i pascoli è attualmente ancora elevato, data la notevole fertilità e di conseguenza l’alto valore nutritivo delle specie che compongono il cotico. L’uso agropastorale necessità di una profonda razionalizzazione, con carichi proporzionali alla produttività. In alcune aree più sensibili, o con presenza di specie di notevole interesse, tale attività dovrà essere eliminata. I suoli di questa unità sono classificati come Rock outcrop, Lithic Xerorthents, subordinatamente Xerochrepts.

Unità E2 (ca. 77,3% della superficie totale intercomunale) Sempre sugli altopiani basaltici, rocce effusive basiche del Pliocene superiore e del Pleistocene e relativi depositi di versante colluviali, in situazioni morfologiche da ondulate a sub pianeggianti, o leggermente depresse, talvolta con copertura boschiva più densa, si riscontrano suoli più evoluti, con profilo A-Bw-R ed A- R, spesso con profondità da media ad elevata. Anche se meno diffusi, sono presenti tratti di roccia affiorante, suoli a minimo spessore e, nelle aree meglio conservate, suoli profondi con profilo A-Bt-C. I suoli di questa unità sono classificati come Typic e Lithic Xerochrepts, Typic e Lithic Xerorthents, subordinatamente Palexeralfs, Rock outcrop. Pur restando la destinazione per il pascolo ed il bosco, è opportuna una migliore regimazione del pascolamento ed una difesa più accurata delle aree boscate.

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Unità G1 (ca. 4,2% della superficie totale intercomunale) Paesaggi su marne, arenarie e calcari marnosi del Miocene e relativi depositi colluviali. Questa unità comprende le aree sommitali delle colline e le zone con massima erosione. L’uso attuale è il pascolo naturale ed i seminativi. I suoli predominanti sono Lithic Xerorthents, molto presenti gli affioramenti rocciosi. I suoli subordinati sono Lithic Haploxerepts. I caratteri dei suoli sono: poco profondi; tessitura da franco-sabbiosa a franco-argillosa; struttura poliedrica sub angolare; permeabili; erodibilità elevata; reazione sub alcalina; carbonati elevati; sostanza organico scarsa; capacità di scambio cationico media; saturi in basi. Le classi di capacità d’uso sono VI e VII. Le limitazioni d’uso sono la pietrosità e la rocciosità elevate, scarsa profondità, eccesso di scheletro e di carbonati, forte pericolo di erosione. Le attitudini sono per il pascolo, migliorato con specie idonee ai suoli a reazione sub alcalina, e gli impianti di specie arboree resistenti all’aridità, o con particolari tecniche anche in regime irriguo.

Unità G2 (ca. 3.3% della superficie totale intercomunale) Questi suoli comprendono marne e calcari marnosi del Miocene. I litotipi presenti nell’area di studio appartengono alla frazione più strettamente marnosa (marne arenacee) dell’unità, con suoli a morfologia sub pianeggiante da sempre destinati a coltivazioni erbacee. La tassonomia distingue principalmente i Typic, Calcic e Calcixerollic Xerochrepts, Typic Xerorthents in fase erosa e subordinatamente Xererts, Xerorthents Il contenuto di sostanza organica e di nutrienti è generalmente modesto. La reazione del terreno e neutra o subalcalina, e sono sempre presenti carbonati in quantità piu o meno elevata. Le tessiture variano dalle più comuni sabbioso-franche alle franche-sabbioso-argillose, a seconda del prevalere della frazione arenacea o di quella marnosa. La classificazione pedologica vede tali suoli inseriti fra gli entisuoli, suoli debolmente sviluppati o di origine recente, privi di orizzonti diagnostici ben definiti e con profilo di tipo A-C.

Unità L2 (ca. 4,6% della superficie totale intercomunale) I suoli su queste alluvioni, più recenti di quelle pleistoceniche, sono caratterizzati da tessitura varia, con orizzonti per lo più incoerenti o poco cementati, profondi, a matrice grigio-bruna, e con ciottoli di dimensioni variabili. Con il variare delle granulometrie può variare anche la potenza degli strati, nonché il comportamento idrologico dei profili. I suoli olocenici sono distribuiti a lato dei corsi d’acqua principali e nelle zone golenali di accumulo più recente. I suoli a tessitura più fine sono quelli più fertili, perché ricevono fini di natura marno- arenacea o metamorfica provenienti dai terrreni più a monte. I suoli dell’unità L2 sono classificati come Typic Pelloxerert. Typic Chromoxererts, subordinatamente Xerofluvents, Xerochrepts e Fluvaquents. I suoli hanno profili A-C e presentano caratteri vertici tipici (self-mulching e profonde fessurazioni nei periodi asciutti). Le limitazioni riguardano a tratti eccesso di scheletro in tutto il profilo o in alcuni sub orizzonti, drenaggio limitato nelle zone più depresse, pericolo di inondazione. Hanno un’elevata attitudine all’agricoltura, anche intensiva, con colture erbacee ed arboree anche irrigue, previo opportuno drenaggio.

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2.9.2 Carta della capacità dell’uso dei suoli (land capability) In questa sezione sono indicate le sottoclassi di capacità d’uso attribuite a ciascuna unità cartografica precedentemente individuata, secondo la Land Capability Classification (Klingebiel and Montgomery, U.S.D.A., 1961, e successive revisioni). Inoltre sono indicate le principali limitazioni dei suoli agli usi agro- silvopastorali, le attitudini generali e gli interventi funzionali alla conservazione del suolo.

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Le classi di capacità d’uso individuate seguendo la metodologia indicata attraverso l’elaborazione dei dati a disposizione per il territorio di Abbasanta e Norbello e i sopralluoghi in campo, sono riportate nella carta della capacità d’uso del suolo 1:10.000. A causa della mancanza di un numero di campionamenti sufficientemente elevato e dell’assenza di studi approfonditi, la carta cosi ottenuta, per quanto molto vicina alla reale situazione territoriale, risulta puramente indicativa, e le informazioni contenute sono da considerare preliminari e suscettibili di ulteriori approfondimenti e definizioni a supporto di specifici progetti di variazione dell’uso del suolo a scala comunale.

Quadro di riferimento tecnico Si tratta di utilizzare un sistema di classificazione che valuti l’uso ottimale e sostenibile o le eventuali limitazioni per usi più o meno specifici di una determinata porzione di territorio (Unità di Terre). A livello di pianificazione urbanistica Comunale, nell’ambito degli usi agro-silvo-pastorali delle terre, sono particolarmente indicati i sistemi di valutazione con finalità generali, nei quali l’interpretazione dei caratteri ambientali ha la finalità di indicare sia le potenzialità che le limitazioni all’uso agro-pastorale e forestale presenti nel territorio.

In particolare in sede di pianificazione territoriale locale risulta più idonea l’applicazione dei sistemi qualitativi, ampiamente riconosciuti a livello internazionale secondo le indicazioni e i riferimenti riportati di seguito. Tra i sistemi di valutazione del territorio, elaborati in molti paesi europei ed extra-europei secondo modalità ed obiettivi differenti, la “Classificazione di Capacità d’Uso”, o “Land Capability Classification” rappresenta uno dei metodi più diffusi in quanto applicabile ad ampi sistemi agro-pastorali e non a specifiche pratiche colturali. Il metodo, basato su criteri di stima qualitativi, è stato elaborato dal Soil Conservation Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Klingebiel & Montgomery, 1961 e successive revisioni).

Il concetto centrale della “Land Capability” non si riferisce unicamente alle priorità fisiche del suolo, che determinano la sua attitudine più o meno ampia nella scelta di particolari colture, quanto piuttosto generico che derivano principalmente dalle qualità intrinseche del suolo, ma anche dalle caratteristiche dell’ambiente biotico e abiotico in cui questo è inserito. In altri termini, la limitazione costituita dalla scarsa produttività di un territorio, legata a precisi parametri di fertilità chimica del suolo, va messa in relazione ai requisiti del paesaggio fisico (morfologia, clima, vegetazione, ecc.), che fanno assumere alla stessa limitazione un grado di intensità differente a seconda che tali requisiti siano permanentemente sfavorevoli o meno (es.: pendenza, rocciosità, aridità, stadio evolutivo della vegetazione, ecc.) all’aumentare della limitazione corrisponde una diminuzione dei possibili usi agro- silvo-pastorali. Nella capacità d’uso delle terre sono prese in considerazione solo le limitazione di tipo permanente e non quelle temporanee.

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….. dell’intensità d’uso del territorio → AUMENTO… Usi Class ↓ pascolo coltivazione i di ....delle ambie Foresta capa molto limitazioni e dei nte z limit mo inte limi mo inten cità inten rischi - natural . der ns t. der s d’uso s Riduzione e dell’adattamento I e della libertà di II scelta degli usi III IV V VI VII VIII Tabella 1 - Classi di Capacità d'uso

Le classi sono 8, distinte in due gruppi in base al numero e alla severità delle limitazioni: le prime 4 comprendono i suoli idonei alle coltivazioni (suoli arabili), mentre le altre 4 raggruppano i suoli non idonei (suoli non arabili), tutte caratterizzate da un grado di limitazione crescente. Ciascuna classe può riunire una o più sottoclassi in funzione del tipo limitazione d’uso presentata (erosione, eccesso idrico, limitazioni climatiche, limitazione nella zona di radicamento, ecc.) e, a loro volta, queste possono essere suddivise in unità non prefissate, ma riferite alle particolari condizioni fisiche del suolo o alle caratteristiche del territorio.

Suoli arabili Classe I: suoli senza o con modestissime limitazioni all’utilizzazione agricola. Non richiedono particolari pratiche di conservazione e non presentano particolari rischi di erosione; i suoli sono generalmente molto profondi, quasi sempre livellati, facilmente lavorabili; sono necessarie pratiche per il mantenimento della fertilità e della struttura. Consentono un’ampia scelta delle colture diffuse nell’ambiente. Classe II: suoli con moderate limitazioni e modesti pericoli di erosione, moderatamente profondi, pendenze lievi, occasionale erosione o sedimentazione, facile lavorabilità; possono essere necessarie pratiche speciali per la conservazione del suolo e delle potenzialità. Consentono un ampia scelta delle colture, anche se minore rispetto alla classe precedente. Classe III: suoli con severe limitazioni e con elevati rischi per l’erosione, e profondità modesta, pendenze da moderate a forti, necessità di pratiche speciali per proteggere il suolo dall’erosione. Consentono una moderata scelta delle colture. Classe IV: suoli con limitazioni molto severe e permanenti, con notevoli pericoli di erosione, se coltivati, a causa di pendenze notevoli anche se con suoli profondi, o con pendenze moderate ma con suoli poco profondi; scarsa scelta delle colture, limitata a quelle più idonee alla protezione del suolo.

Suoli non arabili Classe V: suoli con limitazioni non eliminabili e quindi non coltivabili per pietrosità e/o rocciosità o per altre limitazioni (es. suoli di aree golenali); pendenze moderate o assenti, leggero pericolo di erosione, utilizzabili con attività forestali o con pascolo razionalmente gestito.

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Classe VI: suoli con limitazioni non eliminabili e quindi non idonei alle coltivazioni, con moderato pericolo di erosione e con moderate limitazioni per il pascolo e la selvicoltura; il pascolo deve essere regolato per non depauperare la copertura vegetale.

Classe VII: suoli con limitazioni severe e permanenti, forte pericolo di erosione, pendenze elevate, morfologia accidentata, scarsa profondità, idromorfia; sono possibili alcuni usi forestali o il pascolo, da effettuare con cautela e in seguito a pratiche o misure di conservazione.

Classe VIII: suoli con limitazioni molto severe per il pascolo e gli usi forestali a causa della fortissima pendenza, notevolissimo il pericolo di erosione, eccesso di pietrosità o rocciosità, oppure alta salinità, ecc. Si tratta di aree inadatte a qualsiasi tipo di utilizzazione, da destinare esclusivamente alla conservazione dell’ambiente naturale e ad usi prettamente didattico - ricreativi, con previsione dei soli interventi necessari alla difesa del suolo e della vegetazione spontanea.

All’interno della Classe di capacità d’uso è possibile raggruppare i suoli in sottoclassi distinte per tipo di limitazione all’uso agro-silvo-pastorale. Sono previste nr. 5 di sottoclassi, identificate da una lettera minuscola che segue il numero romano della classe, come di seguito sintetizzato:

Sottoclasse e (erosione): limitazioni dovute al rischio di erosione e di ribaltamento delle macchine agricole, si tratta di suoli nei quali la limitazione o il rischio principale è l’elevata pendenza, la suscettività all’erosione idrica superficiale o all’erosione di massa. Sono suoli solitamente localizzati in versanti acclivi e scarsamente protetti dal manto vegetale.

Sottoclasse w (water): sono ambienti nei quali la limitazione o il rischio principale è dovuto all’eccesso idrico, si tratta di suoli con problemi di drenaggio interno, eccessivamente umidi, interessati da falde molto superficiali o da possibili inondazioni.

Sottoclasse s (soil): limitazione dovute alle caratteristiche del suolo; presentano una scarsa profondità utile alle radici, o con limitazioni legate alla tessitura, al tipo di pietrosità superficiale e di scheletro, alla presenza di rocciosità, alla scarsa fertilità chimica e relativa difficoltà di correzione, alla presenza di salinità e sodicità.

Sottoclasse c (climate): limitazioni climatiche presenti in zone nelle quali i fattori atmosferici e meteorici costituiscono i maggiori impedimenti all’uso delle terre. Sono territori soggetti a temperature sfavorevoli, lunghi peridi siccitosi, grandinate, nebbie persistenti, gelate tardive, ecc. 30

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Sottoclasse t (limitazioni topografiche): individua zone nelle quali la maggiore limitazione è dovuta al fattore morfologico, come per esempio l’eccessiva pendenza, l’asperità delle forme, ecc.

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2.10. Le carte agronomico - forestali 2.10.1 Introduzione ai tematismi agronomico - ambientali L’analisi agronomico-ambientale di supporto alla redazione del Piano Urbanistico Intercomunale di Abbasanta e Norbello, in adeguamento al P.P.R. ed al P.A.I. consiste nel voler dare un quadro generale delle caratteristiche, agronomiche, ambientali e sociali, allo scopo di definire le basi per pianificare le destinazioni d’uso del territorio, compatibilmente alla “vocazionalità” dello stesso, verificare che l’uso del territorio in genere avvenga secondo i criteri dello “sviluppo sostenibile”. Il processo conoscitivo che ha portato alla elaborazione dei documenti cartografici si è articolato attraverso le seguenti fasi:  Raccolta ed elaborazione di dati e studi esistenti;  Analisi delle ortofoto  Sopralluoghi in situ  Rilievi specifici di dettaglio in campo pedologico, agronomico-forestale e vegetazionale;  Elaborazione dei dati in formato shape di Arcgis

GENERALITA’ Il territorio intercomunale di Abbasanta (40°07′00″N 8°49′00″E) e Norbello (40°08′00″N 8°50′00″E) ha una superficie pari a ca. 66 Km2 (ca. 6.600 Ha), situato quasi al centro della Sardegna, all’estremo settentrionale della provincia di Oristano, ad ovest del lago Omodeo confina a nord con Borore, nord-est con Aidomaggiore, a sud-est con Ghilarza a sud-ovest con Paulilatano, ad ovest-nord-ovest con e distano dal capoluogo di provincia Oristano poco più di circa 30 Km. La popolazione si attesta intorno ai 4.000 abitanti (poco più di 2800 abitanti per Abbasanta e meno di 1200 abitanti per Norbello, distribuiti soprattutto nei centri urbani, le frazioni e nelle zone rurali). La densità degli abitanti per km² si attesta attorno ai 45 abitanti/km² per Norbello e ca. 70 abitanti/km² per Abbasanta.

Figura 1 - Carta IGM - Inquadramento territorio 32

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MORFOLOGIA La superficie del territorio intercomunale è caratterizzata dai “Plateau” basaltici della “Campeda-Planargia” costituenti il substrato dell’altopiano di Abbasanta (con altitudine variabile da ca. 400 m ai ca. 180 m). Tale Plateau presenta una superficie sub-pianeggiante, leggermente inclinato a est con valli rare ed impostate principalmente in corrispondenza dei corsi d’acqua principali e ai margini dell’altipiano. Il territorio è ricco di sorgenti. La natura stessa del territorio ha indirizzato l’uomo a radicare gli insediamenti rurali: dove il substrato geomorfologico permette infatti un utilizzo più intensivo del suolo ai fini della produzione di seminativi e sistemi culturali più complessi, troviamo i maggiori insediamenti rurali, (frazioni di Sant’Agostino e Tanca Regia ad Abbasanta), sviluppatesi in corrispondenza di un area caratterizzata da un sottosuolo costituito da sedimenti lacustri (palude fino alla bonifica degli inizi del 900’), o di Domus Novas Canales (Norbello) situata in un area dove il plateau basaltico si interrompe dando spazio ad un articolato sistema vallivo su sottosuoli di arenarie e conglomerati, caratterizzato dalla presenza di differenti paesaggi artificiali e naturali.

Figura 2 - Territorio PUI - inquadramento corsi d'acqua principali

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INQUADRAMENTO CLIMATICO DELL’AREA IN ESAME Il clima dominante dell’area di studio è di tipo mediterraneo sub-arido, con inverno mite ed estate non troppo calda, con massimo di precipitazioni invernali e minimi estive, con ventosità intensa e frequente e con umidità atmosferica relativamente elevata. Le stazioni meteorologiche prese in esame come riferimento per i dati termo-pluviometrici per l’elaborazione dell’inquadramento climatico sono due, e cioè:

Tabella 2 - Coordinate delle stazioni meteorologiche (WGS84)

Quota Dist. Nome Ente gestore Località Latitudine Longitudine UTM Est UTM Nord s.l.m. Mare GHILARZA ARPAS Perdughero 40° 06' 30" N 8° 49' 24" E 484932 m 4439787 m 298 m 28247 m

ABBASANTA Ag.Reg. Dist. Idrogr. Sardegna Via M. Polo, 10 40° 07' 35" N 8° 49' 11" E 484650 m 4441885 m 317 m 28096 m

Precipitazioni Per quanto riguarda i valori medi di precipitazioni registrate nella stazione di Abbasanta, si osserva che nell’arco del trentennio (1971-2000) questa risulta essere di 752,3 mm di precipitazione annuale, distribuiti in ca. 120 giorni piovosi. Mediamente queste sono comprese tra 7.7 mm del mese di luglio e 115,1 mm del mese di novembre. Il mese di luglio presenta il minor numero di giorni piovosi e la quantità più bassa di precipitazioni, mentre i mesi più piovosi sono a Novembre e Dicembre. Durante i quali cadono circa il 30% delle precipitazioni delle medie annuali. Da questi dati risulta evidente come il regime delle precipitazioni sia di tipo mediterraneo; in cui prevalentemente piove nel periodo autunno-invernale partendo dal mese di Settembre.

Tabella 3 - Valori medi dei dati pluviometrici delle stazioni prese in esame

Mese / anno Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno

Media mm 79,9 83,9 67,0 76,0 51,3 25,4 7,7 10,9 49,3 87,5 115,1 91,0 752,3

Temperature Per quanto riguarda le temperature, sulla base dei dati termometrici riportati, i mesi più freddi risultano essere gennaio e febbraio, con medie mensili comprese tra i 7,3 ed i 7,7 °C, mentre in genere la primavera presenta medie tra i 9,8 ed i 16,6 °C, sempre più basse di quelle registrabili per il periodo autunnale che, grazie al riscaldamento delle acque del mare, riesce a mantenere delle temperature più miti. Nel mese di giugno si inizia a superare la media dei 20,0 °C e quindi inizia la stagione calda, con temperature medie superiori ai 21,3 °C. Il mese più caldo risulta essere agosto durante il quale le medie mensili superano generalmente i 24,0 °C. A dicembre dopo un autunno mite con temperature in genere elevate, si passa bruscamente al regime invernale, con temperature che si portano intorno ai 9,0 °C.

Tabella 4 - Dati termometrici della stazione presa in esame Stazion Media e °T Temperatura Media °C (anni) Annu G F M A M G L A S O N D a

me 12, 16, 21, 24, 24, 19, 16, 11, 7,3 7,7 9,8 8,7 15,0 d 6 6 3 0 2 8 1 9 GHIL ARZA

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11, 12, 15, 18, 23, 29, 32, 32, 26, 22, 16, 12, max 21,1 7 6 3 5 5 1 1 2 6 5 8 8 10, 14, 16, 17, 14, 11, min 3,3 3,2 4,8 7,1 7,9 4,9 9,6 4 0 7 3 2 3 Venti Per una completa valutazione dei dati climatici, i venti sono un altro parametro che influisce sulla crescita e lo sviluppo della vegetazione, andando ad agire non solo direttamente sul manto vegetale, ma anche sulla qualità delle precipitazioni, operando in maniera rilevante sull’evaporazione del suolo. La morfologia, in linea di massima pianeggiante dell’area, riveste un ruolo fondamentale nel determinare le condizioni climatiche; il territorio si espone ai venti dominanti del III e IV quadrante occidentali e quindi alla completa influenza del mare mentre i venti del I e II quadrante influiscono in minor misura perché parzialmente trattenuti dalle montagne orientali della Sardegna.

Tabella 5 - Distribuzione empirica del vento istantaneo per la stazione di Ghilarza del periodo 1995-2014.

Vento variabile o NE E SE S SO O NO N calma di vento

Calma (V<1.5m/s) 33,767%

V. debole (1.5≤V<5.1m/s) 12,795% 6,080% 1,027% 3,846% 11,396% 9,241% 6,148% 7,203% 57,736%

V. moderato (5.1≤V<10.8m/s) 1,487% 0,945% 0,079% 0,406% 1,155% 1,257% 1,781% 1,214% 8,324%

V. forte (10.8≤V<17.0m/s) 0,043% 0,021% 0,002% 0,006% 0,005% 0,009% 0,053% 0,029% 0,168%

Burrasca (17.0≤V<21.8m/s) 0,001% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,002% 0,002% 0,006%

Tempesta (21.0m/s≤V) 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000% 0,000%

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Secondo quanto proposto da Arrigoni (inquadramento bioclimatico) seguendo lo schema della classificazione di Thornthwaite e Mather (1957) ed i suoi 4 parametri si possono riconoscere per il territorio in esame i seguenti tipi climatici:

 II. Mesotermico (B’2). Clima temperato, con PE compreso tra 712 e 855 mm. Medie minime del mese più freddo comprese tra 2 e 5°C. Comprende la fascia interna dell’isola fino a 900- 100 m.  Mesotermico (B’1). Clima temperato-freddo, con PE compreso tra 570 e 712 mm. Medie minime del mese più freddo prossime a 0°C. comprende la fascia montana più elevata dell’isola, da 900-1000 m in poi.

Secondo l’indice di umidità i tipi (secondo Arrigoni, 1968) che rientrano e che sono al limite del territorio sono:

 -B1 (Clima umido)  -B2 (Clima umido)  -C2 (Clima da umido a subumido)  -C1 (clima da subumido a subarido).

Rispetto alle aree fitoclimatiche potenziali, i piani fitoclimatici che rientrano nel territorio sono:

 Le aree delle leccete mesofile montane  Le aree delle leccete termofile.

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IL CONTESTO PEDOLOGICO Un fattore molto importante nel determinare le caratteristiche di un terreno è senz'altro la sua origine. La superficie dell’altipiano è pressoché uniforme ad eccezione di alcuni avvallamenti colmati da depositi alluvionali argillosi, principalmente in località Tanca Regia (ad ovest) e nella vallata di Chenale da materiali sciolti e poco consistenti. Per le unità cartografiche individuate e la loro descrizione, si rimanda agli elaborati cartografici ed i relativi database.

IL SISTEMA IRRIGUO Le maggiori potenzialità sotto il profilo agricolo produttivo si riscontrano soprattutto in corrispondenza della fascia fluviale del Rio Mannu e del Rio Canale Mannu (ad est del territorio), grazie anche alla profondità dei suoli, ma anche nelle aree di passaggio degli altri corsi d’acqua in particolar modo il Rio Siddo, Bonorchis, Beni ed i loro piccoli affluenti. Il sistema maggiore della rete fluviale del territorio intercomunale arriva in particolar modo dall’area montana ad ovest-sud-ovest del territorio (direzione Monti Ferru) proseguendo in direzione ovest (valle del Tirso).

VIABILITA' RURALE La presenza delle frazioni urbane, dei siti di rilevanza economico-rurali e di alcune aree di rilevanza storico- culturale-archeologica e quindi anche turistica, hanno permesso, nel tempo, lo sviluppo di una ben distribuita rete di strade di penetrazione agraria che permettono generalmente un facile raggiungimento di tutto il territorio ed inoltre non mancano sentieri percorribili a piedi (tracciati nel tempo da pastori e cacciatori). Il fondo stradale dei percorsi è sembrato in gran parte sufficientemente ben tenuto spesso anche asfaltato, ma durante le stagioni piovose si è potuto rilevare l’allagamento temporaneo di alcuni tratti di strada su suoli rocciosi ed impermeabili.

2.10.2 Carta della copertura vegetale La “vegetazione” caratterizzante un territorio è la componente ambientale in cui le piante sono l’oggetto principale nella struttura globale degli ecosistemi terrestri; essa risulta dalla interazione dei fattori biotici e abiotici di un dato contesto ambientale. E sta alla base della vita animale e dell’organizzazione sociale delle attività antropiche; ha una importante azione, diretta ed indiretta, sulla difesa del suolo, con effetti concreti in termini di protezione fisica e idrologica e, quindi, di stabilità dei versanti.

Quadro di riferimento tecnico La necessità di predisporre gli strumenti conoscitivi di base per affrontare le problematiche connesse alla difesa del suolo, al paesaggio e alla pianificazione territoriale, rende necessaria l’analisi e l’elaborazione delle informazioni riguardanti la vegetazione. La finalità principale è quella di dare adeguate risposte ad un ampio spettro di esigenze applicative, riferibili soprattutto alla conservazione della natura, alla gestione delle aree naturali e seminaturali, alla difesa e all’utilizzazione del suolo, etc. La rappresentazione cartografia della vegetazione da informazioni sulle sue caratteristiche individuate e descritte tramite criteri fisionomico-strutturali e floristici. L’intento è quello di fornire informazioni grafiche sui caratteri vegetazionali di una determinata area fornendo delle specifiche sulle applicazioni gestionali; in modo da rappresentare una base informativa applicabile alle problematiche legate alla difesa del suolo, al paesaggio, all'uso sostenibile delle risorse naturali e alla programmazione degli interventi sul territorio. La scala di rappresentazione (1:10.000) fornisce informazioni abbastanza precise sulle reali estensioni delle cenosi vegetali, la loro ubicazione e le caratteristiche qualitative; tale carta tematica può quindi servire come strumento operativo per la gestione degli habitat naturali e seminaturali può essere utile come strumento operativo per il monitoraggio continuo delle risorse naturali, del grado di naturalità del territorio.

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Può essere un supporto utile alle procedure di valutazione ambientale, progettazioni e programmi di intervento sul territorio comunale.

La legenda e le tipologie di vegetazione Gli aspetti relativi alla copertura vegetale meritano di essere approfonditamente analizzati con evidenti obiettivi applicativi, gestionali e di attenta pianificazione territoriale in linea con gli indirizzi del Piano Paesaggistico, ma anche per rispondere alle esigenze conoscitive relative ad altri strumenti di pianificazione, quali ad esempio il Piano Forestale e Ambientale Regionale. Per la realizzazione della carta della copertura vegetale è stato definito un primo livello, rappresentato da un sistema di categorie generali di copertura vegetale in grado di comprendere le principali fisionomie della vegetazione isolana caratterizzate da aspetti di tipo fisionomico e, in minor misura geobotanico. Tale definizione è finalizzata alla rappresentazione cartografica preliminare delle diverse tipologie di vegetazione ancorché condizionate in varia misura dall’uso antropico del territorio. Il secondo livello di approfondimento delle conoscenze vegetazionali del territorio è costituito dalle tipologie di vegetazione individuate nel dettaglio. La legenda utilizzata è quella proposta dalle linee guida TAS per l’adeguamento dei PUC al PPR, strutturata in modo da rappresentare i tipi di vegetazione prevalenti evidenziati nelle diverse parti del territorio: si riporta di seguito lo schema della legenda utilizzata per la realizzazione grafica della carta della copertura vegetale:

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Tabella 6 - Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 7 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 8 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 9 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 10 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 11 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

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Tabella 12 - … continuo Legenda da Carta della Copertura Vegetale da RAS (2008)

All’interno dell’area geografica definita, come quella del territorio intercomunale di Abbasanta e Norbello (ca. 6600 ettari di superficie totale) è necessario conoscere le “risorse vegetali naturali” che lo costituiscono, sia per precisarne l’entità, ma anche per determinare quella che può essere l’influenza che l’ambiente e l’uomo possono avere su di esse. L’attribuzione di un preciso significato ad una determinata area, nasce dall’interazione dello stato attuale e del percorso storico delle diverse componenti ambientali che si sono susseguite nel tempo. Tali esigenze possono essere soddisfatte attraverso una definizione puntuale e spaziale in termini di contenuti geografici qualitativi e quantitativi appropriati. Da questo la necessità di predisporre strumenti conoscitivi del territorio nel suo complesso, la carta della copertura vegetale deve per questo rappresentare graficamente i caratteri vegetazionali individuati e descritti attraverso criteri fisionomico-strutturali e floristici. La conoscenza della vegetazione, nella sua struttura, tipologia e percentuali di copertura in un determinato territorio è estremamente importante per la sua tutela, conservazione e gestione.

LE FASI FONDAMENTALI DEL LAVORO: La carta della copertura vegetale dei Comuni di Abbasanta e Norbello si è realizzata seguendo LINEE GUIDA PER L’ADEGUAMENTO DEI PIANI URBANISTICI COMUNALI AL PPR E AL PAI PR – IL RIORDINO DELLE CONOSCENZE dell’Assetto Ambientale, le fasi principali del lavoro sono le seguenti: indagine sullo stato dell’arte con la raccolta delle informazioni già pubblicate per il territorio, i rilievi di campo con tecnica GPS, fotointerpretazione e restituzione cartografica.

Analisi dello stato dell’arte:  Carta forestale regionale  Carta della Natura (Unità di paesaggio in scala 1:250.000)  Carta Geologica Regionale 45

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 Carta della Natura (Habitat in Scala 1:50.000)  Carta dell’Uso del Suolo (Scala 1:25.000)

2. Rilievi in campo con tecnica GPS I dati rilevati in campo attraverso l’uso del GPS vengono utilizzati per la realizzazione di un geo-database, cioè della base di dati con informazione geografica relativa alla analisi dello stato attuale della copertura vegetale può essere schematizzata come segue: Progettazione e struttura del geo-database; Il geo-database è un database contenente una serie di campi per ogni record (rilievo di campo) alcuni dei quali contengono informazioni geografiche (ad es. le coordinate dei siti di rilievo). Nel corso dei rilievi è stata compilata una scheda contenente gli stessi campi informativi del geo-database. Le voci inserite nella scheda di campo e nel geo-database sono le seguenti: (1) Numero progressivo del rilievo. (2) Numero WP (Way-Point): si tratta di un numero progressivo registrato dal GPS per ogni coppia di coordinate memorizzate. (3) Quota altimetrica: l’altitudine rilevata in campo con il GPS riferita al livello del mare. (4) Data del rilievo. (5) Coordinate UTM WGS 84 rilevate con il GPS. (6) La tipologia della copertura vegetale secondo la Legenda indicata nelle Linee guida. (7) Percentuale di copertura vegetale (8) Note: indica eventuali caratteristiche particolari degne di nota, come per es: grado di antropizzazione, grado di naturalità, etc. (9) Foto: indica il riferimento fotografico del rispettivo WP rilevato.

Dai rilievi di campo con tecnica GPS per la verifica delle segnalazioni bibliografiche e l’acquisizione di nuovi record informativi ha sono stati rilevati circa 150 punti GPS di coordinate note con attribuzione delle unità cartografiche dei tipi fisionomici e fitosociologici utilizzati come punti noti di controllo per la fase successiva di foto interpretazione e restituzione cartografica.

3. Fotointerpretazione e restituzione cartografica 4. Redazione della nota illustrativa allegata alla carta della copertura vegetale. Unità Cart. Categoria principale Tipologia di Vegetazione Cod. RGB colore Cod. U.C. Sugherete con latifoglie RGB: 250-170-30 002 sempreverdi 002-002

RGB: 250-200-00 Sugherete con latifoglie 002 Boschi di sughera 003 decidue 002-003

Sugherete su RGB: 250-130-100 004 pascolo/colture erbacee 002-004

RGB: 100-170-30 Querceti caducifogli con Boschi di querce 003 latifoglie sempreverdi 002 003-002 caducifoglie 003 RGB: 100-200-0 46

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Querceti caducifogli su 003-003 pascolo/colture erbacee RGB: 0-150-50 Formazioni laurifilliche ad 004 Boschi laurifillici e tassete alloro 002 004-002 RGB: 50-150-0 Boschi e boscaglie a Formazioni a prevalenza 007 olivastro di olivastro 002 007-002 RGB: 50-100-200 Ontaneti 001 012-001 RGB: 50-150-250 012 Boschi edafoigrofili Populeti a pioppo bianco 002 012-002 RGB: 80-150-230 Formazioni a Bagolaro 007 012-007 RGB: 200-150-200

013 Boscaglie edafoigrofile Saliceti a salice rosso 001 013-001

RGB: 90-90-0 Vegetazione acquatica Altre formazioni 014-001 014 dulciacquicola 001 edafoigrofile e idrofile RGB: 250-250-100 Canneti/tifeti/fragmiteti 003 014-003 Formazione mesofile a RGB: 210-210-0 prevalenza di prugnolo, 003 015-003 015 Garighe e arbusteti montani biancospino, rovo, etc RGB: 0-255-0 Praterie perenni a prevalenza di asfodelo 001 017-001 017 Praterie perenni Prati stabili a prevalenza RGB: 175-235-115 di trifoglio subterraneo 005 017-005

Prati non sottoposti a RGB: 130-220-70 018 Praterie annuali rotazione e vegetaz. di 018-003 post-coltura/sinantropica 003

Piantagioni di conifere non RGB: 100-255-0 001 autoctone 024-001 Piantagioni di specie non 024 autoctone ed esotiche RGB: 150-250-0 Piantagione di eucalitti 002 024-002

RGB: 130-250-150 Filari frangivento a 025 Vegetazione antropogena eucalitti 001 025-001 026 Vigneti Vigneti 001 RGB: 220-100-255

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026-001 RGB: 125-125-0 Oliveti Oliveti 001 027 027-001

Frutteti minori (mandorleti, RGB: 255-205-155 Altre colture legnose 002 noceti, ecc.) 028 028-002 RGB: 250-250-100 Seminativi a rotazione 001 029-001 Aree ad agricoltura part 029 Colture erbacee RGB: 170-250-190 time/orti familiari/colture 003 minori 029-003

Aree edificate e RGB: 230-230-230 antropizzate in ambiti 001 rurali 030-001

RGB: 205-205-205 Cave e aree estrattive 002 Aree antropizzate, 030-002 030 urbanizzate e degradate RGB: 125-125-125 Aree urbanizzate 004 030-004 RGB: 80-80-80 Lagune e canali artificiali 005 030-005 RGB: 110-110-110 Area archeologica 006 030-006 Tabella 13 - Legenda rilevata relativa alla Carta della Copertura Vegetale secondo linee guida RAS (2008)

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Categorie Principali Tipologia di Vegetazione % Boschi di sughera Sugherete con latifoglie sempreverdi 1,99 Boschi di sughera Sugherete con latifoglie decidue 10,85 Boschi di sughera Sugherete su pascolo/colture erbacee 17,05 Boschi di querce caducifoglie Querceti caducifogli con latifoglie sempreverdi 4,94 Boschi di querce caducifoglie Querceti caducifogli su pascolo/colture erbacee 3,65 Boschi laurifillici e tassete Formazioni laurifilliche ad alloro 0,00 Boschi e boscaglie a olivastro Formazioni a prevalenza di olivastro 2,99 Boschi edafoigrofili Ontaneti 0,24 Boschi edafoigrofili Populeti a pioppo bianco 0,06 Boschi edafoigrofili Formazioni a Bagolaro 0,01 Boscaglie edafoigrofile Saliceti a salice rosso 0,05 Boscaglie edafoigrofile Tamariceti 0,01 Altre formazioni edafoigrofile e idrofile Vegetazione acquatica dulciacquicola 0,29 Altre formazioni edafoigrofile e idrofile Canneti/tifeti/fragmiteti 0,81 Formazioni mesofile a prelavenza di prugnolo, Garighe e arbusteti montani biancospino, rovo, etc 1,94 Praterie perenni Praterie perenni a prevalenza di asfodelo 7,24 Praterie perenni Prati stabili a prevalenza di trifoglio subterraneo 8,04 Prati non sottoposti a rotazione e vegetaz. di post- Praterie annuali coltura/sinantropica 11,10 Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche Piantagioni di conifere non autoctone 0,01 Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche Piantagione di eucalitti 1,06 Vegetazione antropogena Filari frangivento a eucalitti 0,01 Vigneti Vigneti 0,33 Oliveti Oliveti 2,73 Altre colture legnose Frutteti minori (mandorleti, noceti, ecc.) 0,03 Colture erbacee Seminativi a rotazione 14,69 Colture erbacee Aree ad agricoltura part time/orti familiari/colture minori 5,44 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Aree edificate e antropizzate in ambiti rurali 0,40 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Cave e aree estrattive 0,12 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Aree urbanizzate 3,60 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Lagune e canali artificiali 0,25 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Area archeologica 0,07 Tabella 14 - Tabella Categorie e Tipologie di Vegetazione - % superficie

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Figura 1 - Carta della Copertura Vegetale - Abbasanta

Figura 2 - Carta della Copertura Vegetale - Norbello

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Figura 3 - % Categorie Principali della Carta della Copertura Vegetale

Figura 3 - "Altre" Categorie della Fig. precedente

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Descrizione sintetica delle categorie fisionomiche principali Per la realizzazione della carta della copertura vegetale è stato definito un sistema di categorie miste in grado di comprendere le più comuni formazioni isolane, caratterizzate da aspetti di tipo fisionomico e, in minor misura, geobotanico. Tale definizione, pertanto, è finalizzata alla rappresentazione cartografica preliminare delle diverse tipologie di vegetazione ancorché condizionate in varia misura dall’uso antropico del territorio. E' noto che la fisionomia della vegetazione dipende dalla forma e dalle dimensioni degli individui delle specie maggiormente rappresentate, ma anche dal modo con cui essi occupano lo spazio per utilizzare al meglio le risorse disponibili. Pertanto, le categorie generali di copertura vegetale individuate nello schema di legenda sono afferenti alle principali fisionomie della vegetazione (bosco, boscaglia, macchia, gariga, ecc.), specificate in termini di vegetazione climatofila (leccete, sugherete, querceti caducifogli, ecc.), edafoxerofila (oleastreti, ginepreti, ecc) ed edafoigrofila (ontaneti, populeti, saliceti, ecc). In pratica, si individuano preliminarmente le formazioni forestali naturali e seminaturali e i sistemi vegetazionali che presentano un ciclo di sviluppo naturale o selvicolturale. Dal punto di vista fisionomico, nella definizione di bosco (climatofilo, edafoxerofilo e edafoigrofilo) è implicita la dominanza di alberi, con copertura continua o interrotta, oltre alla potenzialità di sviluppo longitudinale degli stadi giovanili, all’altezza minima delle piante generalmente superiore a 5-6 m., e alla presenza di un dinamismo evolutivo della vegetazione. Un aspetto importante è anche il tipo di utilizzazione antropica del bosco il quale porta a differenti forme di governo e di modelli strutturali dei boschi (fustaia, ceduo, ceduo composto, ecc.). La boscaglia è un sistema vegetazionale formato prevalentemente da alberelli a chioma ampia e leggera, generalmente non sottoposto a utilizzazione o ceduazione, con tipo di vegetazione medio-alta (3-5 m.) e densità variabile. Si tratta spesso di formazioni di tipo “primario”, con notevole valore naturalistico, la cui presenza è determinata più dai fattori ambientali che da quelli antropici. Per contro, la vegetazione preforestale, le macchie e gli arbusteti comprendono quelle cenosi “secondarie” più o meno condizionate dalle attività antropiche dirette e indirette (quindi esterne al dinamismo naturale) e costituiscono generalmente le fasi di degradazione più o meno irreversibile della vegetazione climatofila, edafoxerofila ed edafoigrofila. In senso fisionomico, il termine macchia definisce un tipo di vegetazione denso e intricato, difficile da percorrere anche per la frequenza di specie spinose. E’ costituita prevalentemente da arbusti, ma anche da riscoppi vegetativi di alberi e alberelli. La macchia in genere non presenta un grande sviluppo in altezza, ma l’elevata variabilità di questa entro certi limiti permette di distinguere la macchia in diverse tipologie fisionomiche (macchia alta, media, bassa, ecc.). Spesso il termine macchia è impropriamente utilizzato per l’intera vegetazione sclerofillica sempreverde ("macchia mediterranea") e quindi anche per talune formazioni boschive. Pertanto assume importanza, per gli scopi della cartografia in oggetto, distinguere la vegetazione pre-forestale dal bosco ceduo, essendo quest'ultimo un tipo di trattamento selvicolturale di una specie di interesse forestale (es. leccio), ma anche le macchie secondarie dalle boscaglie primarie precedentemente citate. Gli arbusteti, costituiscono una tipologia fisionomica caratterizzata dalla dominanza di arbusti, frutici e suffrutici, talvolta con presenza di sporadici alberi o alberelli copertura bassa o molto bassa. Sono generalmente costituiti da una vegetazione arbustiva a prevalenza di specie caducifoglie (prugnolo, biancospino, ecc.). La gariga, in termini fisionomici, definisce un tipo di vegetazione bassa e discontinua, con copertura totale generalmente medio-bassa per la presenza di roccia affiorante, caratterizzata dalla presenza di piccoli arbusti e suffrutici. Le formazioni erbacee (perenni o annuali), costituiscono cenosi sia prative che pascolive, generalmente chiuse e con copertura alta. In ambienti di prateria, così definita, possono essere presenti anche sporadici alberi o alberelli con copertura bassa o molto bassa.

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La vegetazione azonale è quella che si sviluppa in particolari condizioni edafiche ma non influenzata dai caratteri macroclimatici, come tipicamente avviene nei settori costieri, nelle aree salmastre, nelle falesie e nelle aree rocciose, ecc.

Sono state poi individuate una serie di categorie maggiormente legate all’azione antropica diretta (rimboschimenti, piantagioni, alberature e fasce frangivento) ed indiretta (formazioni di specie invasive), fino a considerare le colture agrarie e le aree antropizzate. Pur essendo queste ultime categorie maggiormente legate alla cartografia dell’uso del suolo, sono state inserite in questa sede allo scopo di realizzare una base comune per l’individuazione e delimitazione del territorio in termini di naturalità del paesaggio vegetale. f. Le tipologie di vegetazione Costituiscono il secondo livello di approfondimento delle conoscenze vegetazionali del territorio. Il numero di tipologie individuate è sufficientemente ampio ed applicabile all'intero territorio regionale in quanto include le cenosi più rappresentative della Sardegna. In ogni caso, è possibile introdurre eventuali nuove tipologie non comprese nello schema di legenda proposto. In fase di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al PPR e al PAI tale livello conoscitivo e cartografico è auspicabile, anche se dipendente sia dalle conoscenze territoriali precedentemente acquisite, sia dalle risorse finanziarie destinabili per tali approfondimenti. Si evidenzia, tuttavia, che gli aspetti relativi alla copertura vegetale meritano comunque di essere approfonditamente analizzati con evidenti obiettivi applicativi, gestionali e di attenta pianificazione territoriale in linea con gli indirizzi del Piano Paesaggistico, ma anche per rispondere alle esigenze conoscitive relative ad altri strumenti di pianificazione, quali ad esempio il Piano Forestale e Ambientale Regionale.

Nota illustrativa allegata alla carta della copertura vegetale (Descrizione delle Tipologie di vegetazione)

002-002 Boschi di Sughera (Sugherete con latifoglie sempreverdi) La presenza di Quercus suber, e quindi delle sugherete, è fortemente condizionata dalle caratteristiche pedologiche, in quanto questa specie predilige i terrene acidi, sciolti, derivati da substrati di natura silicea, granitici, di origine effusiva o scistosi. Questa tipologia di vegetazione rappresenta quasi il 2% (ca. 132,00 Ha) dell’area totale intercomunale di Abbasanta e Norbello. Dai rilievi risulta occupare principalmente l’area a sud- sud-ovest.

002-003 Boschi di Sughera (Sugherete con latifoglie decidue) Boschi di Quercus suber prevalente misti a Quercus congesta o Q. pubescens. Questa tipologia di vegetazione, distribuita parimenti a nord-est e nord-ovest come a sud-est e sud-ovest; occupa più del 10% della superficie con poco più di 722 ettari.

002-004 Boschi di Sughera (Sugherete su pascolo/colture erbacee) Questi corrispondono al termine italiano di pascoli arborati, di montado in Portogallo o quello spagnolo maggiormente utilizzato quale “Dehesa” . In Sardegna sono costituiti prevalentemente, da Quercus suber e subordinatamente da altre specie del genere Quercus (Q. pubescens s.l., Q. ilex), ma anche perastro [Pyrus spinosa (=Pyrus amygdaliformis)]. Sono originati dalla pratica della cosiddetta pulizia del sottobosco e dalla coltivazione di erbai con la rarefazione degli alberi e della mancanza di rinnovazione naturale. Sono molto estesi e sfumano spesso nella sughereta. In genere, qui, sono considerate dehesas le formazioni con copertura dal 20 al 50%; coperture inferiori al 20% su terreni arati o intensamente pascolati sono indicati come prati, mentre coperture superiori al 50% ricadono nelle sugherete vere e proprie indipendentemente da altri aspetti. La flora varia in funzione del pascolo e anche degli apporti di sementi delle colture foraggiere che vi si 53

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo praticano. Questa tipologia occupa ca. il 17% (con più di 1.100 ettari) del territorio intercomunale dove si concentra maggiormente nell’area a nord-ovest ed in secondo piano a sud-ovest ed a nord-est, rappresentando la tipologia di vegetazione più diffusa del territorio in esame.

003-002 Boschi di querce caducifoglie (Querceti caducifogli con latifoglie sempreverdi) In Sardegna,i boschi di Quercus pubescens Willd. s.l., si rinvengono dal livello del mare sino a 1500 m. Questa specie intesa in senso lato, è stata suddivisa in più entità (Quercus congesta, Q. amplifolia, Q. ichnusae, Q. virgiliana, Q. dalechampii) o addirittura esclusa dalla Sardegna, quindi ricondotta a due entità distinte, la prima (Quercus pubescens) come specie tipica e la seconda come Quercus congesta che si estende dall’Isola dell’Asinara a tutta la costa nord-occidentale, nell’Altopiano del Guilcier, nel Sinis, in Marmilla-Trexenta e in Campidano. Sono formazioni aperte, luminose nel periodo invernale con un sottobosco ricco sia di specie legnose, sia di numerose specie erbacee, che costituiscono un tappeto pressoché continuo, sebbene di poca consistenza in biomassa. I querceti caducifogli cartografati sono riconducibili a due aspetti fondamentali, ossia alla facies termofila, delle zone costiere e collinari calde (indicata come boschi termofili) ed alla facies mesofila delle aree di alta collina e montane (indicata come boschi mesofili). La loro differenziazione fitosociologica si basa sull’attribuzione tassonomica di diverse specie di querce oltre che per la componente erbacea. Si fa notare che dal punto di vista sintassonomico la suballeanza Paeonio morisii-Quercenion ichnusae si basa su Quercus ichnusae, sinonimo pro parte di Quercus congesta. La tipologia di vegetazione rappresenta quasi il 5% del territorio (con ca. 329 ettari), maggiormente presente nell’area ad est-sud-est.

003-003 Boschi di querce caducifoglie (Querceti caducifogli su pascolo/colture erbacee) Come già visto per il codice 002-004 Boschi di Sughera (Sugherete su pascolo/colture erbacee), questi corrispondono al termine italiano di pascoli arborati, di montado in Portogallo o quello spagnolo maggiormente utilizzato quale “Dehesa” . In Sardegna sono costituiti prevalentemente, da Quercus suber e subordinatamente da altre specie del genere Quercus (Q. pubescens s.l., Q. ilex), ma anche perastro [Pyrus spinosa (=Pyrus amygdaliformis)]. Sono originati dalla pratica della cosiddetta pulizia del sottobosco e dalla coltivazione di erbai con la rarefazione degli alberi e della mancanza di rinnovazione naturale. Sono molto estesi e sfumano spesso nella sughereta. In genere, qui, sono considerate dehesas le formazioni con copertura dal 20 al 50%; coperture inferiori al 20% su terreni arati o intensamente pascolati sono indicati come prati, mentre coperture superiori al 50% ricadono nelle sugherete vere e proprie indipendentemente da altri aspetti. La flora varia in funzione del pascolo e anche degli apporti di sementi delle colture foraggiere che vi si praticano. Questa tipologia di vegetazione è presente soprattutto sulla linea intermedia nord-est - sud-ovest del territorio di Abbasanta e Norbello, occupando ca. 242 ettari (3.65%) del territorio.

004-002 Boschi laurifillici e tassete (Formazioni laurifilliche (alloro, agrifoglio) pure e/o miste. Questa formazione ad alloro è rappresentata da un poligono di superfici poco più di 2000 m² trascurabile dal punto di vista percentuale.

007-002 Formazioni miste a prevalenza di olivastro. Questa tipologia si ritrova prevalentemente in aree con suoli poco profondi e su versanti molto acclivi (sud-est del territorio con esposizione principalmente ad ovest), una notevole estensione di tali aspetti caratterizza tuttavia anche il territorio a sud-ovest caratterizzato da un territorio a grandi linee pianeggiante. Con quasi 200 ettari, rappresenta ca. il 3% del territorio.

012 Boschi edafoigrofili 54

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La composizione di queste formazioni è caratterizzata dalla presenza di Populus nigra e P. alba, insieme ad altre specie arboree e arbustive. Queste cenosi possono essere inquadrate nell’alleanza del Populion albae, ma non è altrettanto possibile attribuirle a una delle categorie di secondo livello tra quelle proposte dallo schema di legenda delle Linee Guida.

012-001 Boschi edafoigrofili (Ontaneti) Gli Ontaneti della fascia basale sino a 400-500 m di quota, con presenza di Vitex agnus-castus, Tamarix africana, Salix fragilis, Salix alba e Clematis vitalba, si ritrovano nell’area delle principali del Rio Mannu e del Rio Siddo, occupando quasi 16 ettari.

012-002 Boschi edafoigrofili (Populeti a pioppo bianco) I Populeti a pioppo bianco (Populus alba) si ritrovano principalmente lungo i corsi d’acqua o nelle aree permanentemente umide, in particolare nell’area a sud-est del territorio intercomunale ed occupa ca. 3,70 ettari di superficie.

012-007 Formazioni a bagolaro Questa formazione è rilevata cartograficamente in un solo poligono con quasi 1 ettaro di superficie che si ritrova nell’area centro-est del territorio.

013-001 Boscaglie edafoigrofile (Saliceti a salice rosso) Le poche aree rilevate di Saliceti a Salice rosso (Salix purpurea L.) si ritrovano nella zona a su-est lungo la principale del Rio Benas e del Rio Bonorchis rappresentando poco più di 3 ettari della superficie totale.

013-001 Boscaglie edafoigrofile (Tamariceti) Questa tipologia di vegetazione, rappresentata dai Tamariceti a Tamarix africana si ritrova nelle zone umide peristagnali, corsi d’acqua, a quote basse. Rilevata in un solo poligono nell’area del Rio Benas (ad est-nord- est). Raffigura poco meno di mezz’ettaro della superficie totale.

014-001 Vegetazione acquatica dulciacquicola In questa unità cartografica, distribuita omogeneamente in tutto il territorio, sono stati inclusi i tratti dei corsi d’acqua con relativamente costante presenza d’acqua. La vegetazione sommersa rientra in due classi di vegetazione cosmopolite: Charetea, che comprende gli aspetti di vegetazione algale, e Potametea, caratterizzata dalla dominanza di macrofite radicate sul fondo. La vegetazione galleggiante della classe Lemnetea appare invece legata a ristretti ambiti di acque ferme ed è scarsamente rappresentata nell’unità cartografica considerata. Rilevato ca. 19 ettari di superficie con tale tipologia di vegetazione.

014-003 Canneti/tifeti/fragmiteti Si tratta di aspetti vegetazionali diffusi in tutti i contesti caratterizzati da igrofilia o mesoigrofilia, innanzitutto lungo i principali corsi d’acqua, ma anche in corrispondenza di fossi, canali e ambienti meso-igrofili. Mancano nelle aree collinari. I canneti riscontrabili a tratti lungo le reti idrografiche principali e secondarie sono soprattutto ad Arundo donax secondariamente a Phragmites australis (fragmiteti) hanno una considerevole presenza nelle zone umide ad acqua dolce a cui si legano inframmezzati i tifeti a Typha latifolia oltre che ai margini dei corsi d’acqua a debole flusso e con umidità costante per tutto il periodo dell’anno, si sviluppano sui canali terrosi ed anche su quelli artificiali favoriti dall’apporto di depositi di sostanza organica che si accumula soprattutto in quelli debole pendenza e a lento scorrimento. La tipologia di vegetazione in esame, occupa ca. 54 ettari (0,8%) della superficie totale. 015-003 Garighe e arbusteti montani (Formazioni montane a prevalenza di prugnolo, biancospino, rovo, ecc.) 55

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Nell’area dei comuni non esistono le formazioni a macchia, gli aspetti più comuni, delle specie arbustive presenti, degne di essere segnalate sono limitati alle formazioni a Rubus ulmifolius e Prunus spinosa, Pyrus spinosa e Crataegus monogyna, che per lo più è relegato alle siepi o sparsamente distribuito nei pascoli degradati alla pari di diverse specie del genere Rosa (Rosa canina e Rosa sempervirens). Aree distribuite soprattutto alle estremità di tutte le direzioni omogeneamente e con ca. 130 ettari di superficie rappresentano quasi il 2% della superficie intercomunale complessiva.

017-001 Praterie perenni (Praterie perenni a prevalenza di asfodelo) Praterie perenni a prevalenza di asfodelo cioè prati naturali mediterranei a prevalenza di specie erbacee perenni dove si affermano le emicriptofite che contribuiscono a dare maggiore stabilità al suolo e mantengono lo strato verde per un periodo di tempo superiore rispetto alle zone di minore quota. Aree rilevate omogeneamente ovunque nel territorio, occupando ca. 482 ettari (ca. 7%) del territorio complessivo.

017-005 Praterie perenni (Prati stabili a prevalenza di trifoglio sub terraneo) Prati stabili a prevalenza di trifoglio subterraneo cioè prati naturali aridi mediterranei a prevalenza di specie annuali. Si tratta di un insieme di habitat molto ricco di specie. Si estendono, con più di 535 ettari, in gran parte del territorio in modo frammentato e risentono delle utilizzazioni a pascolo, degli incendi e delle arature, per lo più sporadiche.

018-003 Praterie annuali (Prati non sottoposti a rotazione e vegetazione di post-coltura/sin antropica) Si tratta di formazioni seminaturali di piante erbacee annuali su suoli utilizzati come terreni di pascolo o su sistemi colturali temporaneamente o permanentemente abbandonati. Occupano omogeneamente un ampia superficie rispetto a quella totale ca. 739 ettari (>11%).

024-001 Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche (Piantagioni di conifere non autoctone) Questa tipologia di vegetazione occupa, nella regione sud-sud-est, con un solo poligono, un area di quasi 1 ettaro della superficie totale.

024-002 Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche (Piantagioni di eucalitti) La piantagioni ad eucalitto realizzate con Eucalyptus camaldulensis diffuse in tutta l’area sono frequenti (concentrate soprattutto nell’area sud-est) ma di modestissime dimensioni. Nel totale comunque sono state rilevati ca. 71 ettari (>1%) del territorio totale. Queste sono state impiantate da privati e hanno come obbiettivo quello della produzione di legna da ardere, solo raramente, la specie, è stata utilizzata per la realizzazione di sistemi frangivento (vedi codice successivo!). Gli impianti di eucalitti finalizzati alla produzione sono molto più diffusi rispetto a quelli realizzati per il rimboschimento. Si trovano con una certa frequenza in tutte le aree pianeggianti e alle falde dei sistemi collinari.

025-001 Vegetazione antropogena (Filari frangivento a Eucalitti) Una solo area (0,34 ettari) è stata rilevata con tali caratteristiche. Si tratta di un impianto lineare utilizzato come limite interpoderali ma soprattutto come frangivento per un centro aziendale, ma che non incide assolutamente in termini di copertura del territorio intercomunale (0,01%).

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026-001 Vigneti La coltura della vite è ampiamente diffusa nella regione centrale con direttrice nord-est – sud-ovest. La coltura della vite presente da sempre nel territorio, non ha mai trovato grandi spazi di coltivazione. Questa aree occupano ca. 22 ettari (0,33 %) del territorio intercomunale.

027-001 Oliveti Risultano distribuiti in tutto l’ambito agricolo del sistema collinare e di piana. Occupano nel loro insieme <3% del territorio intercomunale (>182 ettari). L’altopiano basaltico è particolarmente vocato per la coltivazione di questa specie. Le aree maggiormente interessate alla coltura dell'olivo sono i dintorni degli abitati di Sant’Agostino e Sant’Ignazio, Corriga, Mura Anzones, Sa Codina Morta, Su Noardu.

028-002 Altre colture legnose (Frutteti minori (mandorleti, noceti, ecc.)) La loro incidenza percentuale nel territorio è di circa 0.03%. Una sola area (1 poligono) rappresenta questa tipologia di vegetazione con un mandorleto specializzato di quasi 2 ettari che si trova nella’area sud-sud-ovest.

029-001 Colture erbacee (Seminativi a rotazione) Si tratta in prevalenza di colture cerealicole, tuttavia, la forte compenetrazione di questa tipologia con quelle delle colture orticole e delle colture minori rende preferibile non operare una distinzione di maggiore dettaglio nella rappresentazione cartografica. Le colture erbacee rappresentano la forma di coltivazione più diffusa nel territorio di Abbasanta e Norbello (>979 ettari, quindi >14% del territorio totale), dove vengono sfruttate le aree pianeggianti in particolare esistono sostanzialmente due zone irrigue, in cui viene praticata un’agricoltura di tipo semi-intensivo, si tratta dell’area di Tanca Regia e della zona di Paule e S’Istoia. In queste zone si realizzano degli erbai a cereali con sviluppo primaverile-estivo (orzo, avena, medica) destinati alla alimentazione del bestiame. Si tratta delle coltivazioni a seminativo in cui prevalgono le attività meccanizzate, superfici agricole più regolari che semplifica questi agro-ecosistemi che dal punto di vista del grado di naturalità sono da considerare “degradati”.

029-003 Colture erbacee (Aree ad agricoltura part-time/orti) In questa categoria vengono inserite quelle situazioni peculiari delle aree agricole di contorno dei due novenari presenti nel territorio (Sant’Agostino in agro di Abbasanta e Sant’Ignazio in agro di Norbello). In tali zone esiste una notevole complessità legata all’eccesivo frazionamento della proprietà e alle molteplicità d’uso del suolo che ogni singolo proprietario ha effettuato nel tempo. Sono presenti colture agrarie associate alle attività pastorali ma accanto ad esse si riscontrano numerosi piccoli appezzamenti in cui si coltiva la vite, l’olivo, frutteti e altre colture arboree di minima estensione insieme agli orti familiari. L’ambiente basaltico, modellato dalle utilizzazioni pastorali, scarsamente coltivato, ha richiesto l’intervento e la fatica di molte generazioni, che col tempo attuando la pratica dello spietramento e bonifica con risultati di grande efficacia per quanto riguarda la produzione zootecnica, ma anche, si pensi ad esempio all’intrigo dei muretti a secco realizzati con le pietre basaltiche (derivate dagli spietramenti) tutto ciò a definire una di considerevole valenza paesaggistica di queste aree nel loro complesso. Tipologia di vegetazione che ritrae una grande superficie di poco più di 360 ettari ( >5%) della superficie intercomunale.

030 Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Lo schema di legenda proposto dalle Linee Guida al secondo livello di questa categoria, propone infatti tipologie differenti per quanto riguarda l’uso del suolo, ma generalmente non distinguibili per quanto riguarda le tipologie vegetazionali. Inoltre, le destinazioni d’uso dei terreni antropizzati sono talmente differenziate che le 4 tipologie proposte dallo schema di legenda delle Linee Guida non appaiono adeguate a descriverle tutte. Per tale ragione, pur ritenendo più razionale limitare la descrizione delle aree antropizzate al solo primo livello, 57

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo risulta necessario, per osservare le indicazioni delle Linee Guida, inserire nella cartografia elaborata due nuove categorie di secondo livello.

030-001 Aree edificate in ambiti rurali A riguardo sono state prese in considerazione quelle aree evidenti e di una certa importanza nell’ambito rurale. Sono presenti in tutte e due i territori comunali ma soprattutto nelle aree di Abbasanta, caratterizzate da una prevalente specializzazione dell’attività agricola (>26 ettari, 0,4% rispetto alla superficie complessiva).

030-002 Cave e aree estrattive Aree di cava, quasi del tutto prive di copertura vegetale. Solo 3 poligoni rilevati occupanti ca. 8 ettari rappresentano le cave del territorio intercomunale orientate su un asse passante da nord-ovest a sud-est.

030-004 Aree urbanizzate Sono stati inclusi in questa categoria, oltre agli abitati di Abbasanta e Norbello anche soprattutto quelli di S. Ignazio, S. Agostino e Domusnovas Canales con ca. 240 ettari (ca. 3,6 %) di territorio complessivamente rilevato all’interno dell’area intercomunale.

030-005 Lagune e canali artificiali (nuova categoria proposta) Si tratta di bacini interni del tutto artificiali rilevate nell’area di Rio Mannu e Rio Canale Mannu (regione di Tanca Regia) che in passato ha subito una serie di bonifiche di ingegneria idraulica. Rappresentano meno di 17 ettari (0,25%) della superficie complessiva intercomunale.

030-006 Aree Archeologiche (nuova categoria proposta) Per questa tipologia, vista comunque una modesta superficie di ca. 5 ettari, è stato considerato il Losa. Emergenza archeologiche importanti dal punto di vista della accessibilità e della fruibilità turistica.

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2.10.3 Carta dell’uso del suolo L’uso reale del suolo è stato rappresentato in un elaborato cartografico in scala 1:10.000 sulla base della Carta Tecnica Regionale. La cartografia è stata realizzata in formato Shapefile di Arcgis a partire dai dati contenuti nella Carta dell’uso del suolo in scala 1:25.000 del 2008 della RAS, attraverso ulteriore fotointerpretazione e controlli in campo. E’stata utilizzata la copertura aerofotogrammetria del 2006 e del 2008. La carta riporta l’utilizzo del territorio e costituisce una base conoscitiva fondamentale ai fini della definizione della potenzialità agricola e forestale e della pianificazione territoriale. Permette inoltre il confronto con cartografie ed elaborazioni delle dinamiche evolutive dell’uso del suolo.

Quadro di riferimento tecnico Questo tematismo costituisce un’importante base conoscitiva del territorio e la sua realizzazione è finalizzata alla costituzione dell’archivio delle carte di analisi. La RAS ha realizzato la Carta di uso del suolo in scala 1:25.000 nel 2003 per l’intero territorio regionale, aggiornata poi nel 2008 con migliore grado di dettaglio grazie al dimezzamento delle aree minime cartografate, portate ad una estensione di 0,5 ettari all’interno dell’area urbana e 0,75 ettari nell’area extraurbana, e disponibile in formato Shapefile di Arcgis. Pertanto si ritiene che i Comuni possano utilizzare la Carta di uso del suolo fornita dalla RAS come carta di analisi. In particolare la Carta dell’uso del suolo ha costituito la base per la definizione delle Componenti di paesaggio con valenza ambientale. Questo tematismo nel PPR deriva dalla riclassificazione delle classi definite nella carta dell’uso del suolo secondo le specifiche riportate dagli Art. 28, 28,30 del PPR.

Carta dell’uso del suolo della RAS Il lavoro è stato organizzato utilizzando come base la Carta Tecnica Regionale Numerica della Sardegna. Di seguito si riporta l’elenco dei dati utilizzati per la redazione della carta da parte della RAS, da cui estrapolare le informazioni necessarie per valutare le azioni di integrazione e aggiornamento:

Ortofoto AIMA in B/N dell’anno 1998 mosaicate a 1 Km di lato da parte del Ministero dell’Ambiente in scala 1:10.000, risoluzione del pixel di 1 metro, georiferite sul sistema di riferimento WGS84 Fuso 32; Ortofoto a colori dalla CGR (Compagnia generale di Riprese Aeree) di Parma “Italia 2000” in scala 1:10.000, risoluzione del pixel 1 metro, che ricoprono solo parte della Sardegna meridionale; utilizzate limitatamente per supplire la cattiva qualità delle ortofoto in B/N; Carta Forestale della Sardegna (1998) a cura della Stazione Sperimentale del Sughero di Tempio Pausania; Immagini invernali ed estive Landsat 5 TM Copertura aerofotografica anno 1994 in B/N; Atlante dell’irrigazione delle Regioni Meridionali dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria); Carta dei Cantieri forestali della Regione Sardegna in formato shp.

La legenda della carta L’organizzazione delle informazioni territoriali contenute nella carta dell’Uso del Suolo della Sardegna segue l’impostazione originata da progetto europeo denominato ”Corine – Land Cover”. Di seguito si riporta la legenda della Carta di uso del suolo della RAS, che riprende quella proposta per la costruzione della “Corine – Land Cover”. La struttura della legenda prevede 4 livelli di approfondimento gerarchici, partendo da un primo livello in cui il territorio viene diviso in 5 grandi classi:  Superfici artificiali  Territori agricoli  Territori boscati ed altri ambienti seminaturali  Territori umici  Corpi idrici 59

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Partendo da questa classificazione, per approfondimenti successivi, sia nel contenuto informativo, che nel dettaglio geometrico e quindi cartografico, si è arrivati ad un IV livello di approfondimento. Possono essere aggiunte nuove classi di approfondimento (V livello) o in aggiunta alle voci presenti nel IV livello. Complessivamente la carta dell’uso del suolo della Sardegna ha una legenda di 72 voci.

Modello dei dati Come per gli altri tematismi cartografici i dati sono strutturati secondo un “modello dati” di tipo GIS, in cui le informazioni sono rappresentate da elementi geometrici georiferiti relazionati a dati descrittivi alfanumerici. Lo schema concettuale, riportato nel seguente elenco, fa riferimento al formato dati tipo shapefile di ArcView/Arcgis ed è volutamente semplificato per permettere operativamente l’uso anche di applicativi CAD, tramite l’opportuno utilizzo dei Layer per rappresentare i singoli tipi e sottotipi. In particolari la Carta di Uso del Suolo è strutturata definendo per ogni poligono i seguenti attributi:

Attributi degli elementi areali:  Codice identificativo  Codice UDS I livello  Codice UDS II livello  Codice UDS III livello  Codice UDS IV livello  Codice UDS V livello  Descrizione

Schema di legenda La carta riporta il codice di classificazione e segue, nella fase di stampa, i colori standard di cui si riportano i colori RGB previsti per il III livello, che costituiscono uno standard europeo; per i livelli successivi è previsto l’utilizzo dei valori di trasparenza relativi al colore della classe del III livello.

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Codice classificazione UDS come da RAS 2008

Descrizione delle classi La descrizione delle voci di legenda, che si riporta di seguito, intende fornire un quadro di riferimento dei criteri seguiti per la discriminazione delle classi nella Carta di Uso del Suolo della RAS; riveste un importanza notevole come riferimento per la terminologia utilizzata nei diverso contesti tecnici e scientifici. La condivisione di questa classificazione permette di armonizzare, secondo uno standard europeo, informazioni descrittive di estrema importanza nella pianificazione paesaggistica.

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COLORI Cod. e Livelli UDS UDSCODRGB UDSCOD, UDSDESC 512, BACINI D'ACQUA 11110, TESSUTO RESIDENZIALE COMPATTO E DENSO 11120, TESSUTO RESIDENZIALE RADO 11210, TESSUTO RESIDENZIALE RADO E NUCLEIFORME 11220, FABBRICATI RURALI 12120, INSEDIAMENTI DI GRANDI IMPIANTI DI SERVIZI 12200, RETI ED AREE INFRASTRUTTURALI STRADALI E FERROVIARIE 12210, RETI STRADALI E SPAZI ACCESSORI 12220, RETI FERROVIARIE 12400, AREE AEROPORTUALI ED ELIPORTI 13300, CANTIERI 14100, AREE VERDI URBANE 14210, AREE RICREATIVE E SPORTIVE 14210, CAMPEGGI 14220, AREE ARCHEOLOGICHE 14300, CIMITERI 21110, SEMINATIVI IN AREE NON IRRIGUE 21120, PRATI ARTIFICIALI 21200, SEMINATIVI IN AREE IRRIGUE 22300, OLIVETI 23100, PRATI STABILI 24110, COLTURE TEMPORANEE ASSOCIATE ALL'OLIVO 24130, COLTURE TEMPORANEE ASSOCIATE AD ALTRE COLTURE PERMANENTI 24200, SISTEMI COLTURALI E PARTICELLARI COMPLESSI 24300, AREE PREVALENTEMENTE OCCUPATE DA COLTURA AGRARIE CON PRESENZA DI SPAZI NATURALI IMPORTANTI 24400, AREE AGROFORESTALI 31110, BOSCO DI LATIFOGLIE 31122, SUGHERETE 31220, ARBORICOLTURA CON ESSENZE FORESTALI DI CONIFERE 32100, AREE A PASCOLO NATURALE 32200, FORMAZIONI DI RIPA NON ARBOREE 32210, CESPUGLIETI ED ARBUSTETI 32220, FORMAZIONI DI RIPA NON ARBOREE 32310, MACCHIA MEDITERRANEA 32400, AREA A VEGETAZIONE E ARBUSTIVA IN EVOLUZIONE 32410, AREE A RICOLONIZZAZIONE NATURALE 33300, AREE CON VEGETAZIONE RADA >5% E <40% 41000, ZONE UMIDE INTERNE 41100, PALUDI INTERNE 51220, BACINI ARTIFICIALI Tabella 15 - Descrizione codice e livelli UDS rilevati

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Figura 3 - Carta UDS finale del territorio intercomunale di Abbasanta e Norbello

Figura 2 - Diagramma livelli UDS superiori all'1% di superficie occupata (espressa in ettari)

Figura 3 - Diagramma livelli UDS superiori all'1% di superficie occupata (espressa in %)

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Cod. UDS DESCRIZIONE UDS ETTARI % 121 INSEDIAMENTO INDUSTRIALE, COMMERCIALE 1,21 0,02 512 BACINI D'ACQUA 0,35 0,01 11110 TESSUTO RESIDENZIALE COMPATTO E DENSO 78,26 1,18 11120 TESSUTO RESIDENZIALE RADO 14,87 0,23 11210 TESSUTO RESIDENZIALE RADO E NUCLEIFORME 6,38 0,10 11220 FABBRICATI RURALI 47,31 0,72 INSEDIAMENTI INDUSTRIALI, ARTIGIANALI E COMMERCIALI E SPAZI 12110 ANNESSI 55,35 0,84 12120 INSEDIAMENTI DI GRANDI IMPIANTI DI SERVIZI 15,66 0,24 12200 RETI ED AREE INFRASTRUTTURALI STRADALI E FERROVIARIE 6,27 0,09 12210 RETI STRADALI E SPAZI ACCESSORI 22,23 0,34 12220 RETI FERROVIARIE 1,83 0,03 12400 AREE AEROPORTUALI ED ELIPORTI 2,78 0,04 13300 CANTIERI 15,52 0,23 14100 AREE VERDI URBANE 2,22 0,03 14210 AREE RICREATIVE E SPORTIVE 20,64 0,31 14220 AREE ARCHEOLOGICHE 5,76 0,09 14300 CIMITERI 1,61 0,02 12,3 21110 SEMINATIVI IN AREE NON IRRIGUE 816,90 7 17,6 21120 PRATI ARTIFICIALI 1163,91 2 21200 SEMINATIVI IN AREE IRRIGUE 220,16 3,33 22300 OLIVETI 156,75 2,37 23100 PRATI STABILI 52,11 0,79 24110 COLTURE TEMPORANEE ASSOCIATE ALL'OLIVO 151,51 2,29 21,4 24130 COLTURE TEMPORANEE ASSOCIATE AD ALTRE COLTURE PERMANENTI 1416,79 5 24200 SISTEMI COLTURALI E PARTICELLARI COMPLESSI 57,21 0,87 AREE PREVALENTEMENTE OCCUPATE DA COLTURA AGRARIE CON 24300 89,56 1,36 PRESENZA DI SPAZI NATURALI IMPORTANTI 24400 AREE AGROFORESTALI 156,89 2,38 31110 BOSCO DI LATIFOGLIE 252,53 3,82 31121 PIOPPETI, SALICETI, EUCALITTETI ECC. ANCHE IN FORMAZIONI MISTE 14,54 0,22 16,3 31122 SUGHERETE 1080,59 6 31220 ARBORICOLTURA CON ESSENZE FORESTALI DI CONIFERE 2,29 0,03 32100 AREE A PASCOLO NATURALE 337,71 5,11 32200 FORMAZIONI DI RIPA NON ARBOREE 3,59 0,05 32210 CESPUGLIETI ED ARBUSTETI 27,39 0,41 32220 FORMAZIONI DI RIPA NON ARBOREE 9,67 0,15 32310 MACCHIA MEDITERRANEA 141,51 2,14 32400 AREA A VEGETAZIONE ARBOREA E ARBUSTIVA IN EVOLUZIONE 40,93 0,62

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32410 AREE A RICOLONIZZAZIONE NATURALE 78,61 1,19 33300 AREE CON VEGETAZIONE RADA >5% E <40% 3,08 0,05 41000 ZONE UMIDE INTERNE 16,83 0,25 41100 PALUDI INTERNE 8,53 0,13 51220 BACINI ARTIFICIALI 7,91 0,12 Tabella 16 - Codice e livelli classificati UDS come da RAS 2008 (con dimensione superfici e relative %)

2.10.4 Carta dei sistemi agricoli La Politica Agricola Comune (PAC) 2014/2020, è chiamata ad affrontare una serie di sfide economiche, ambientali e territoriali per garantire il futuro del settore agricolo e delle aree rurali. Nei prossimi anni dovrà garantire un regolare approvvigionamento alimentare sano e naturale a prezzi accessibili, mediante un utilizzo responsabile delle risorse naturali, e preservare l'agricoltura per garantire la vitalità delle aree rurali. I sistemi agricoli, naturali e seminaturali avranno ulteriormente un ruolo centrale nelle future politiche agricole comunitarie e su di esse verranno concentrate importanti risorse per assicurare e tutelare la loro funzione produttiva, protettiva, turistico-ricreativa e di salvaguardia dell'ambiente naturale. Per la redazione del Piano Urbanistico Intercomunale di Abbasanta e Norbello, aggiornato al PPR della Regione Sardegna, i tecnici responsabili, in accordo con le suddette Amministrazioni, hanno ritenuto utile definire anche la redazione della Carta dei Sistemi agricoli che sottintende anche quelli naturali, seminaturali e per differenza i sistemi antropici “tout court”. La conservazione della biodiversità e la tutela dei sistemi agro- forestali è uno degli obiettivi fondamentali per favorire lo sviluppo rurale dei territori. Il lavoro svolto, quindi, rappresenta un indispensabile strumento di monitoraggio e di conoscenza dei sistemi presenti nel territorio di Abbasanta e Norbello, ciò proprio per poter procedere in seguito all'organizzazione di un tipo di salvaguardia che risponda alla duplice esigenza di garantire i redditi degli agricoltori ma, nello stesso tempo, di impegnarli direttamente nella tutela della biodiversità e del paesaggio dell'agricoltura tradizionale del proprio territorio. In Sardegna è presente un patrimonio di biodiversità e di habitat agricoli e forestali dipendenti dalla gestione sostenibile delle aziende agro pastorali il cui abbandono a causa dei bassi redditi è causa di declino ambientale. Il PSR 2014-2020 (Versione 1.0 e quello precedente) della Regione Sardegna, conferma quanto suddetto e cioè che la stretta correlazione che intercorre fra gli attori principali (in primis agricoltori ed allevatori) ed il loro territorio deve riconsegnare la speranza, rafforzare sensibilità, conoscenza e attività di coordinamento. Ma soprattutto voglia di vivere il “proprio” territorio garantendo uno stato sociale ed economico di rispetto favorendo allo stesso tempo una salubrità ambientale direttamente connessa alla gestione del territorio a pari passo con le misure ed i pagamenti relativi al PSR. Non parliamo di fantascienza ma di quello che i nostri genitori svolgevano in passato, per es:  impiegavano colture, tecniche agronomiche nel rispetto dell’identità dei luoghi forse inconsapevolmente anche sotto il profilo paesaggistico e ambientale;  promuovevano l’equilibrio negli ecosistemi agricolo-zootecnico-forestali;  tutelavano, conservavano e valorizzavano le risorse genetiche attraverso la conservazione dei prodotti anche scambiandosi i prodotti con i rispettivi colleghi;  svolgevano l’attività di raccolta, conservazione, caratterizzazione e valorizzazione di risorse genetiche. Insomma le generazioni precedenti facevano tutto quello che oggi pare, la politica agricola voglia ricordarci.

L’approccio metodologico impiegato La realizzazione della carta dei sistemi agricoli del territorio dei Comuni di Abbasanta e Norbello si è articolata nelle seguenti fasi operative:

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 Ricerca documentazione preliminare ed analisi dei dati strutturali dell’agricoltura dei comuni di Abbasanta e Norbello nei dati dei censimenti generali ISTAT 1990-2000-2010;  Rilievi di campagna con tecnica GPS e sviluppo di DB;  Fotointerpretazione e digitalizzazione con il software ArcGis 10 dell’aereofotogrammetria dei territori comunali Abbasanta e Norbello.  Analisi ed interpretazione dei dati con confronto delle Carte e database sviluppati all’interno del PUI;  Definizione della legenda della Carta;  Redazione della Carta in scala 1:10.000  Stesura della relazione

La legenda della carta Per la visione totale della carta in oggetto è necessario comprendere le diversità dei sistemi che ne fanno parte e che sono le discriminanti. La legenda della carta comprende le seguenti unità cartografiche:  Sistemi agricoli  Sistemi artificiali  Sistemi naturali  Sistemi seminaturali È stato possibile definire i vari sistemi (unità) suddetti, dalla estrapolazione dei dati dalla Carta della copertura vegetale esposta ed analizzata nei Comuni di Abbasanta e Norbello oltre che alla analisi di tutti i dati agronomico-forestali ricavati dai rilievi e dai dati ottenuti dalle elaborazioni. Un analisi più approfondita dei dati ha permesso di identificare, analizzare ed associare i dati del Database e riunirli nei sistemi di cui sopra (bottom-up).

Descrizione sintetica delle unità cartografiche Le seguenti unità cartografiche della legenda della carta dei sistemi agricoli dei comuni di Abbasanta e Norbello vengono di seguito descritte:

Sistemi agricoli (>3500 Ha di territorio tot. / <52% della superficie tot.)  Colture erbacee o Aree ad agricoltura part-time/orti familiari o Seminativi a rotazione  Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche o Piantagioni di eucalitti o Piantagioni di conifere non autoctone  Praterie annuali o Prati non sottoposti a rotazione e vegetazione di post-coltura/sin antropica  Praterie perenni o Prato staili a prevalenza di trifoglio subterraneo  Oliveti  Vigneti

Sistemi artificiali (>280 Ha di territorio tot. / >4% della superficie tot.)  Aree antropizzate, urbanizzate e degradate: o Aree urbanizzate o Aree edificate e antropizzate in ambiti rurali o Cave ed aree estrattive o Lagune e canali artificiali 67

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Sistemi naturali (>1500 Ha di territorio tot. / >23% della superficie tot.)  Altre formazioni edagoigrofile e idrofile o Canneti/tifeti/fragmiteti o Vegetazione acquatiche dulciacquicola  Boschi di querce caducifoglie o Querceti caducifogli con latifoglie sempreverdi o Sugherete con latifoglie decidue  Boschi di sughera o Sugherete con latifoglie decidue o Sugherete con latifoglie sempreverdi  Boschi e boscaglie a olivastro o Formazioni a prevalenza di olivastro  Boschi edagoigrofili o Ontaneti  Garighe e arbusteti montani o Formazioni mesofile a prelavenza di prugnolo, biancospino, rovo, etc.

Sistemi seminaturali (>1300 Ha di territorio tot. / >20% della superficie tot.)  Boschi di querce caducifoglie o Querceti caducifogli su pascolo/colture erbacee  Boschi di sughera o Sugherete su pascolo/colture erbacee  Praterie perenni o Praterie perenni a prevalenza di asfodelo

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Figura 4 - Torta delle % delle superfici dei sistemi agricoli nei comuni di Abbasanta e Norbello

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2.10.5 Carta degli Habitat / Carta della natura La carta degli habitat alla Scala 1:10.000 ed è uno strumento di pianificazione urbanistica utile e necessario per definire “le linee fondamentali dell’assetto del territorio con riferimento ai valori naturali, semi-naturali ed ambientali che esso possiede” in modo che si possa individuare lo stato dell’ambiente e si mettano in evidenza eventuali profili di vulnerabilità di un’area. Il sistema ecologico scelto come unità ambientale omogenea di riferimento è appunto “l’habitat”, inteso come“lo spazio caratterizzato da una certa uniformità di fattori fisici, chimici e biotici dove un organismo vive in equilibrio con quei fattori”, cioè è legato ad una specie, inoltre si fa riferimento anche all’accezione contenuta nella “Direttiva Habitat” della Comunità Europea, che definisce gli habitat naturali come “zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali” (European Communities 1992, European Commission 1996).

La delimitazione degli habitat è stata effettuata essenzialmente sulla base dell’analisi della copertura del suolo (elementi vegetazionali ed antropici) e delle caratteristiche lito-geomorfologiche. Distinguendo i sistemi ecologici in tre gruppi principali in base alle classi di naturalità, in via generale si più quindi affermare la presenza nel territorio di sistemi naturali o prossimo naturali dove la classificazione viene fatta essenzialmente sulla base della composizione e struttura della vegetazione e degli elementi lito-geomorfologici, per gli habitat seminaturali alla vegetazione si affiancano gli aspetti dell’uso del suolo, mentre per sistemi antropizzati la distinzione viene fatta in primo luogo sulla base dell’uso del suolo. L’elaborato progettuale possiede una cornice ben definita, data da: • un riferimento spaziale: i territori comunali; • un riferimento contenutistico: gli aspetti naturali del territorio; • una finalità conoscitiva: lo stato dell’ambiente; • una finalità valutativa: la determinazione di qualità e vulnerabilità sempre dal punto di vista naturalistico-ambientale.

Sulla base delle finalità e delle caratteristiche sopra esposte si possono così individuare i requisiti principali del territorio e di conseguenza zonizzare il territorio per un progetto di pianificazione urbanistica rurale adeguata ai principi di tutela e sostenibilità esposti nel PPR. In primo luogo, dal momento che gli oggetti di studio sono legati al territorio, tutti i dati utilizzati devono essere georiferiti ed i prodotti che li sintetizzano devono essere di tipo cartografico. Inoltre, poiché il riferimento spaziale di indagine è l’insieme dei territori comunali, i set di dati da prendere in considerazione nella realizzazione di tutte le fasi del progetto devono contenere informazioni disponibili ed omogenee per l’intero territorio. Questa condizione determina la necessità di un monitoraggio dello stato dell’ambiente e del territorio per cui non si può prescindere da delle indagini di campo effettuate tramite dei rilievi diretti in tutta l’area. La rappresentazione cartografia degli habitat da informazioni sulle sue caratteristiche individuate e descritte tramite criteri fisionomico-strutturali e floristici. L’obiettivo è quello di dare informazioni grafiche aggiuntive, rispetto alla carta d’uso del suolo, sui caratteri vegetazionali, fornendo delle specifiche sulle applicazioni gestionali; in modo da rappresentare una base informativa applicabile alle problematiche legate alla difesa del suolo, al paesaggio, all'uso sostenibile delle risorse naturali e alla programmazione degli interventi sul territorio. La legenda del sistema classificatorio è “CORINE Biotopes”, realizzato in ambito Europeo (European Commission 1991). Questa nomenclatura presenta infatti una serie di prerogative che la rendono compatibile con l’attribuzione delle classi per la realizzazione della “Carta degli habitat”, è infatti un sistema basato essenzialmente sulle fitocenosi integrato quando necessario da informazioni di tipo litologico, geomorfologico, di uso del suolo e biogeografico: sistema adeguato alla corretta individuazione degli habitat alla scala di indagine.

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METODOLOGIA: La realizzazione della CARTA DEGLI HABITAT dei comuni di Abbasanta e Norbello ha come obiettivo la creazione di una supporto informativo integrativo per la conoscenza delle caratteristiche vegetali del territorio. Le singole unità vegetazionali sono: unità ambientali che mostrano omogeneità, per composizione, struttura e caratteristiche biotiche e abiotiche ed a livello identificativo, la componente di copertura del suolo svolge un ruolo primario, tuttavia le componenti vegetali si coniugano con quelle fisiche ed alcune unità risultano anche classificate in base alla natura dei substrati e/o ai loro specifici ambienti fisici (ad es. spiagge, dune, lagune, rupi). Le fasi di rilevamento, identificazione e cartografia delle unità vegetazionali, sono state migliorate attraverso un importante lavoro di integrazione tra immagini satellitari, ortofoto, rilevamenti di campo e ulteriori strati informativi a corredo, sia raster che vettoriali. Le fasi principali del lavoro sono le seguenti: - attività preliminari: ricerca bibliografica di settore per l’area di studio; - sopralluoghi finalizzati alla individuazione degli habitat; - analisi immagini satellitari, ortofoto e strati informativi di supporto (carte tematiche). - elaborazione della cartografia in formato vettoriale.

GLI HABITAT CARTOGRAFATI SECONDO LA LEGENDA CORINE BIOTOPES E CORRISPONDENZA CON EUNIS E NATURA 2000 (Direttiva 92/43/CEE).

Introduzione La vegetazione attuale dei comuni di Abbasanta e Norbello è il risultato di lunghi processi di antropizzazione che già dalla preistoria hanno sconvolto il rivestimento vegetale originario. La presenza di numerosi complessi nuragici, conferma l’antica presenza umana nel territorio, che con una secolare attività agro-pastorale ha notevolmente modificato la copertura vegetale primaria, eliminando quasi completamente la copertura boschiva a favore delle aree prative. Il pascolamento ha determinando nel tempo e nello spazio una miriade di stadi di degradazione della vegetazione forestale originaria, fisiognomicamente e floristicamente assai differenziati. La distribuzione delle piante nel territorio è condizionata, da fattori locali come l’esposizione, la natura del substrato litologico e la maggiore o minore disponibilità idrica. In senso fitoclimatico si possono riconoscere i seguenti piani di vegetazione potenziali: – vegetazione dei prati termofili terofitici; – vegetazione della macchia termofila con arbusti radi di varia altezza e con diversi aspetti fisionomici; – vegetazione forestale xerofila con alberi sclerofillici, sempreverdi (pascolo arborato a sughera); – vegetazione forestale meso-termofila con alberi caducifogli (querce a foglie caduche); – vegetazione delle foreste riparie dei corsi d’acqua perenni o temporanei;

Nella descrizione degli habitat del territorio vengono delineate le caratteristiche sulla base della legenda del manuale ISPRA che riporta l’inquadramento sintassonomico con una sintetica descrizione inoltre è stata presa in considerazione anche la descrizione del Manuale di interpretazione degli habitat di Natura 2000 (EUR27) e il Manuale italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE (a cura di Biondi e Blasi) a questo si aggiungono le descrizioni originali e i riferimenti agli habitat calibrati sulla loro reale specificità del territorio. Si considerano i principali fattori ambientali che influenzano la tipologia e la distribuzione della vegetazione (geolitologia, suoli, clima e bioclima, i processi antropici, storici e attuali, che posso modificare e hanno modificato variamente i caratteri del paesaggio vegetale. Le descritte unità cartografiche, derivano inoltre, dalle osservazioni eseguite durante i rilievi di campo.

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Nella seguente tabella sono riassunte le classi di habitat cartografati, per ognuna è indicata la superficie totale in ettari:

CLASSE HABITAT CORINE Biotopes Superfici 22.4 Vegetazione delle acque ferme (Stagni temporanei mediterranei) 27,13 32.12-Matorral ad olivastro e lentisco 36,93 34.81-Prati mediterranei subnitrofili (incl. Vegetazione mediterranea postcolturale) 2170,80 41.72-Querceti a roverella con Q. congesta della Sardegna e Corsica 407,64 44.12-Saliceti collinari planiziali e mediterraneo montani 53,67 44.61 Foreste mediterranee ripariali a pioppo 9,10 45.11 Boscaglie ad olivastro 196,72 45.21-Sugherete tirreniche 800,11 82.1 Seminativi intensivi e continui 308,63 82.3-Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi 378,94 83.11-Oliveti 92,62 83.322-Piantagioni di eucalipti 13,20 84.6-Pascolo alberato in Sardegna (Dehesa) 2108,56 Superfice totale comuni 6604,05

Fig. 1 Carta degli habitat dei Comuni di Abbasanta e Norbello

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Legenda Carta degli habitat Classi habitat CORINE Biotopes CLASSE 22.4 Vegetazione delle acque ferme (Stagni temporanei mediterranei) 32.12-Matorral ad olivastro e lentisco 34.81-Prati mediterranei subnitrofili (incl. vegetazione mediterranea pos-colturale) 41.72-Querceti a roverella con Q. congesta 44.12-Saliceti collinari planiziali e mediterraneo montani 44.61 Foreste mediterranee ripariali a pioppo 45.11 Boscaglie ad olivastro 45.21-Sugherete tirreniche 82.1 Seminativi intensivi e continui 82.3-Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi 83.11-Oliveti 83.322-Piantagioni di eucalipti 84.6-Pascolo alberato in Sardegna (Dehesa) sardegnactr.ecw Value High : 255

Low : 0

DESCRIZIONE DEGLI HABITAT PRESENTI NEL TERRITORIO DI ABBASANTA E NORBELLO

Nella descrizione di ogni singolo habitat si sono inserite le seguenti informazioni: - Codice Corine Biotopes: codice relativo al sistema di classificazione europeo Corine Biotopes, secondo il manuale ISPRA Gli habitat in Carta della Natura Schede descrittive degli habitat per la cartografia alla scala 1:50.000; - Sigla DH: cioè si specifica dove è possibile la corrispondenza agli habitat dell’allegato 1 della Direttiva Habitat (DIRETTIVA 92/43/CEE DEL CONSIGLIO del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) definizione e il relativo codice; - Sigla DH* indica che si tratta di un habitat prioritario i tipi di habitat naturali che rischiano di scomparire nel territorio Comunitario (Art. 1 comma d, Direttiva Habitat) - La codifica EUNIS, acronimo di “European Nature Information System” è stato sviluppato dall’ European Topic Centre for Nature Protection and Biodiversity (ECC/NPB, Parigi) per l’Agenzia Europea per l’Ambiente (European Environment Agency, EEA). Il sistema informativo EUNIS è pensato per supportare la rete Natura2000 (Direttive Uccelli e Habitat), individuare e sviluppare una rete di indicatori ambientali, fornire un quadro sullo stato dell’ambiente; - Sintassonomia: inquadramento fitosociologico dell’ambiente descritto.

22.4 Vegetazione delle acque ferme (Stagni temporanei mediterranei) DH: 3170* – Stagni temporanei mediterranei; EUNIS: C1.2 Inquadramento sintassonomico: Lemnetea, Potamion, Nymphaeion.

Le zone umide temporanee, caratteristiche del territorio al punto da essere stato loro attribuito in passato anche un nome specifico, “paule” o “pischina”, che spesso identifica anche il nome delle località in cui l’habitat è da sempre presente, sono un habitat di grande interesse (biologico, ecosistemico e paesaggistico; sono caratterizzate dalla presenza di acqua dolce d’origine piovana nel periodo invernale e primaverile e frequenti soprattutto nei pianori basaltici. Nel territorio di Abbasanta troviamo tale habitat nella zona di Ponte Pule, Zaccardani, Sos Contones, Su Littu alle adiacenze di Rio S.Leonardo a Su Pranu; a Norbello gli stagni

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo temporanei sono nella zona tra Rio Merchis e Rio Margheri, Piliferta, e nella zona tra Nuraghe Ruiu e Nuraghe Truschea. Gli stagni umidi oligotrofici temporanei sono tra gli ecosistemi di maggior interesse biologico e biogeografico della regione Mediterranea. Essi ospitano infatti una flora ricca e peculiare, capace di adattarsi alle severe condizioni determinate dalle fluttuazioni della disponibilità idrica e dalla scarsità di nutrienti. In Sardegna questo è rappresentano uno degli habitat più caratteristici e peculiari, che richiede pertanto particolari misure di tutela e gestione, non solo per l’importanza che essi rivestono dal punto di vista floristico, ma anche per l’avifauna e il paesaggio. Il territorio presenta delle aree in cui gli stagni temporanei sono presenti e si trovano in un buono stato di conservazione. Pochi mostrano segni antropici riconducibili a opere di drenaggio. Le specie caratterizzanti l’habitat sono numerose e vanno da quelle più comuni ed a areale vasto, come Ranunculus aquatilis s.l., Ranunculus ololeucos, Callitriche sp. pl., Alisma plantago-aquatica, Baldellia ranunculoides, Isoëtes sp. pl., Lemna sp. pl., Utricularia australis, Oenanthe sp.pl., Carex sp. pl., Mentha pulegium, Isolepis setacea, Juncus sp., Cicendia filiformis, a quelle più rare, quali Apium crassipes, Eryngium corniculatum, Elatine macropoda. Sebbene siano habitat fortemente vulnerabili, la loro conservazione per migliaia di anni è stata compatibile con le attività agropastorali tradizionali e, in alcuni casi, favorita da queste, le indicazioni gestionali riguardano la regolamentazione delle attività idrauliche di drenaggio delle acque in tali zone.

31.811 Cespuglieti a Prunus e Rubus EUNIS F3.1. Inquadramento sintassonomico: Berberidion, Prunetalia, Quercion ilicis. Nell’are dei comuni non esistono le formazioni a macchia, gli aspetti più comuni, delle specie arbustive presenti, degnie di essere segnalate sono limitati alle formazioni a Rubus ulmifolius e Prunus spinosa, Pyrus spinosa e Crataegus monogyna, che per lo più è relegato alle siepi o sparsamente distribuito nei pascoli degradati alla pari di diverse specie del genere Rosa (Rosa canina e Rosa sempervirens).

Foto 1 Biancospino in fiore

34.81 Prati mediterranei subnitrofili (incl. vegetazione mediterranea postcolturale) EUNIS: E1.6 Inquadramento sintassonomico: Brometalia rubenti-tectori, Stellarietea mediae. Nel territorio gran parte della vegetazione erbacea è condizionata per la sua composizione floristica dalla presenza degli animali domestici (soprattutto il pascolo ovino). Per effetto del pascolo, specie a disseminazione zoocora, ruderali, ubiquitarie e banali ad ampio spettro ecologico arricchiscono anche gli 75

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo ambienti più difficili da raggiungere. Di seguito sono riportati i popolamenti erbacei maggiormente riconoscibili e attribuibili in modo sufficientemente chiaro ad una categoria specifica. - Prati stabili a prevalenza di trifoglio subterraneo cioè prati naturali aridi mediterranei a prevalenza di specie annuali. Si tratta di un insieme di habitat molto ricco di specie annuali dei generi Achillea ligustica Air asp.pl.,Avena fatua, Beta vulgaris, Carthamus lanatus, Convolvolus arvensis, Cynosurus cristatus, Cynosurus echinatus, Cyperus longus, Daucus carota, Dipsacus ferox, Epilobium hirsutum, Erymgium campestre, Gastridium ventricosum, Glyceria sp., Helminthia echioides, Hordeum bulbosum,Hordeum murinum, Juncus conglomeratus, Lactuca serriola, Lathyrus latifolius, Oenanthe crocata, Onopordon illyricum, Phalaris aquatica, Phalaris arundinacea, Rumex lapathyfolius, Specie dominanti: Trifolim campestre, Typha latifolia, Vulpia ligustica, sebbene la biomassa possa essere maggiormente rappresentata da specie perenni quali Asphodelus microcarpus, Carlina corymbosa, Cynara cardunculus, Dactylis glomerata/hispanica, Ferula communis, Thapsia garganica, Brachypodium (=Trachynia) retusum. Si estendono in gran parte del territorio in modo frammentato e risentono delle utilizzazioni a pascolo, degli incendi e delle arature, per lo più sporadiche. I suoli sono in gran parte esili e aridi ciò che favorisce le specie annuali come numero e le emicriptofite termofili perenni. - Praterie perenni a prevalenza di asfodelo cioè prati naturali mediterranei a prevalenza di specie erbacee perenni dove si affermano le emicriptofite che contribuiscono a dare maggiore stabilità al suolo e mantengono lo strato verde per un periodo di tempo superiore rispetto alle zone di minore quota. Vulpia sicula, Cynosurus cristatus, Cynosurus polibracteatus, Agrostis stolonifera, Poa pratensis, Brachypodium rupestre, Lolium sp., sono specie indicatrici di questo tipo di popolamento erbaceo, accanto alle ubiquitarie a maggiore ampiezza ecologica come Asphodelus microcarpus, Pteridium aquilinum e Carlina corymbosa. - Prati non sottoposti a rotazione e vegetaz. di post-coltura /sin antropica cioè le formazioni erbacee di post- coltura, questi sono i prati originati dal riposo temporaneo (1-2 anni) delle colture agrarie, dove prevalgono specie segetali, ruderali e di ambienti ricchi di nutrienti, quali sono appunto le colture agrarie, a causa degli apporti di concimi naturali o chimici. La composizione floristica è molto variabile anche da un anno all’altro e l’affermazione delle singole specie dipende spesso dalle modalità delle utilizzazioni agrarie, oltre che dalle condizioni ecologiche complessive.

Foto 2 Prati mediterranei (Su Monte e su Cavalleri, Abbasanta)

35.3 Pratelli silicicoli mediterranei

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DH 6220* – Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea ; EUNIS: E1.8. Inquadramento sintassonomico: Tuberarion guttatae, Thero- Brachypodietea. I prati aridi mediterranei (6220*) sono presenti nel territorio come formazioni di origine secondaria dovute alle utilizzazioni antropiche di varia natura come il pascolamento, le lavorazioni e gli abbruciamenti. Si sviluppano su qualsiasi tipo di suolo e sono costituiti da specie abbastanza comuni come Brachypodium (=Trachynia) retusum. Questo tipo di prati possono essere distinti per il loro caratteristiche legate in particolare agli effetti creati dal clima mediterraneo, si costituiscono infatti da specie annuali termofile. La prevalenza si riferisce al numero delle specie rinvenibili nel prato, le più diffuse delle quali sono: Hyparrenia hirta, Psoralea bituminosa, Convolvulus althaeoides, Stipa offneri, Poa bulbosa, Trifolium subterraneum, Arenaria leptoclados, Trachynia distachya, Hypochaeris achyrophorus, Stipa capensis, Tuberaria guttata, Briza maxima, Trifolium scabrum, Trifolium cherleri, Ammoides pusilla, Cerastium semidecandrum, Linum strictum, Lotus ornithopodioides, Ornithopus compressus, T. arvense, T. glomeratum, Hippocrepis unisiliquosa, Poa trivialis L. ssp. Semineutra, Veronica arvensis L., Cirsium scabrum, Hordeum bulbosum, Cichorium intybus. Caratterizza tali formazioni anche la presenza di erbacee perenni, quali Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Dactylis glomerata, Carlina corymbosa etc. In una stessa area la composizione floristica e il carattere più o meno termofilo delle specie è determinato soprattutto dal tipo di suolo. Tale habitat è in un medio/buono stato di conservazione, è da considerare comunque che talune aree potrebbero risultare compromesse in quanto aspetti di degradazione più o meno avanzata si mostrano al termine di processi regressivi legati al sovrapascolamento o a ripetuti fenomeni di incendio. Infatti, in condizione di totale abbandono, i processi naturali sfavoriscono lo sviluppo di comunità riferibili all’Habitat 6220* e si ha l’ingresso di specie perenni arbustive legnose che tendono a soppiantare la vegetazione erbacea. Può verificarsi in questi casi il passaggio ad altre tipologie di Habitat, quali gli ‘Arbusteti submediterranei e temperati’, i ‘Matorral arborescenti mediterranei’ e le ‘Boscaglie termo-mediterranee e pre- steppiche.

41.72 Querceti a roverella con Q. congesta della Sardegna e Corsica EUNIS: G1.72 Inquadramento sintassonomico: Quercetalia pubescentis, Quercion pubescentis (sub associazione Paeonio morisii-Quercenion ichnusae) Saniculo-Quercetum pubescentis I querceti caducifogli delle aree situate nella fascia altitudinale dai 300 ai 600 m s.l.m. con un clima caldo-arido la quercia caducifoglia presente è la quercia contorta o Quercus congesta, un’entità termofila, distribuita in modo frammentario e sporadico lungo tutta la fascia costiera, indifferentemente dal substrato, e nelle aree collinari interne sino a 400-600 m di quota. Si tratta di un albero con chioma globosa e rami contorti, serpeggianti, tendenti ad inclinarsi verso il basso o penduli e in taluni casi arrivano a toccare il terreno. La quercia contorta forma, in alcune zone del territorio ( Su Monte e su Cavalleri, Mura de Sauccos, Montigu, Brunellu, Creccos Lobaos, Mura e Sirgus) boschi di una certa estensione, ma poco compatti e spesso non puri, ma accompagnati da quercia da sughero, in quanto sono soggetti ad utilizzazioni antropiche come il pascolo ovino e soprattutto in passato soggette ad incendio.

44.12-Saliceti collinari planiziali e mediterraneo montani EUNIS: F9.1 La vegetazione ripariale costituisce un insieme di formazioni molto articolato e complesso e in riferimento alla fisionomia, spesso a tratti anche brevi abbiamo l’alternarsi di diverse specie che vanno a costituire cenosi diverse, creando difficoltà per l’identificazione e la descrizione dell’habitat corrispondente.

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Nell’area di studio dei comuni di Abbasanta e Norbello si interseca una rete idrografica di circa 60 km di lunghezza considerando gli assi idrografici principali di Riu Margheri Stara, Riu Siddo, Riu Bonorchis, Rio San Leonardo, Riu Canale Mannu, Riu Benas, Canale Pitriu.

Fig. 2 Reticolo idrografico dei Comuni di Abbasanta e Norbello

In essa si riscontrano: - Ontaneti della fascia basale sino a 400-500 m di quota, con presenza di Vitex agnus-castus, Tamarix africana, Salix fragilis, Salix alba e Clematis vitalba. - Tamariceti a Tamarix africana; nelle zone umide peristagnali, corsi d’acqua, a quote basse. - Populeti a pioppo bianco (Populus alba) lungo i corsi d’acqua o nelle aree permanentemente umide. - Frassineti a Fraxinus angustifolia ssp. oxycarpa; lungo i corsi d’acqua di bassa quota e in aree paludose o temporaneamente inondate, soprattutto lungo il Rio Bonorchis in località Mesu Enas, in alcuni tratti di Rio Siddo.

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Foto 3 Saliceti e tifeto (Mesu Enas, Abbasanta)

44.61 Foreste mediterranee ripariali a pioppo DH 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba, 3280; EUNIS: G3.1. Inquadramento sintassonomico: Populetalia, Populion albae, Populetum albae Le formazioni ripariali con il genere Populus alba, si ritrovano sia lungo i corsi d'acqua, sia in aree umide, dove la specie mostra una ristretta estensione, la sua presenza è legata soprattutto alle condizioni di umidità perdurante anche nella stagione estiva. Questa specie quindi non da mai origine ad aspetti di vegetazione di una certa consistenza. Il pioppo bianco non si trova mai da solo ma da altre specie strettamente legate all’ambiente umido come Fraxinus angustifolia, Ulmus minor, Salix fragilis, Rubus ulmifolius, Rubia peregrina, Arum italicum, Sambucus nigra, Clematis vitalba, Melissa officinalis, Ranunculus ficaria, Tamus communis, Hedera helix, Laurus nobilis, Rosa sempervirens, Euonymus europaeus, Ranunculus lanuginosus, Brachypodium sylvaticum, Hypericum hircinum.

53.1 Vegetazione dei canneti e di specie simili EUNIS: C3.2, D5.1. Inquadramento sintassonomico: Phragmition australis, Glycerio-Sparganion. I canneti riscontrabili a tratti lungo le reti idrografiche principali e secondarie sono soprattutto ad Arundo donax secondariamente a Phragmites australis (fragmiteti) hanno una considerevole presenza nelle zone umide ad acqua dolce a cui si legano inframmezzati i tifeti a Typha latifolia oltre che ai margini dei corsi d’acqua a debole flusso e con umidità costante per tutto il periodo dell’anno, si sviluppano sui canali terrosi ed anche su quelli artificiali favoriti dall’apporto di depositi di sostanza organica che si accumula soprattutto in quelli debole pendenza e a lento scorrimento. Accompagnati da specie erbacee quali Mentha pulegium, Apium nodiflorum, Nasturtium officinale, Montia fontana, Lemna sp., Glyceria sp. e Iris pseudacorus.

45.11 Boscaglie ad olivastro DH 9320 Foreste di Olea e Ceratonia; EUNIS: G2.4. Inquadramento sintassonomico: Oleo-Ceratonion, Quercion ilicis. L’habitat in cui è presente l’olivastro nelle diverse rappresentazioni fisionomiche della macchia o del bosco (oleastreto) caratterizza soprattutto l’area sud-orientale in corrispondenza dell’abitato di Domus Novas Chenale (Loc. Sirbonica e Costa e Pardu) e l’area sud-occidentale (Loc. Su Murazzolu, Terra Ruia, Su 79

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Caramarzu) , dove vi è la presenza di oleastri, olivi selvatici sviluppatisi da seme, e olivastri, olivi inselvatichiti derivati dall’abbandono degli oliveti da parte dell’uomo (Olea europea ssp. oleaster). Entrambe le subspecie si riscontrano spesso anche nell’habitat “Macchia bassa a olivastro e lentisco” (Habitat 32.211 del sistema di classificazione CORINE Biotopes); i due habitat infatti sono collegati a mosaico da aspetti strutturali intermedi, mentre la composizione floristica è sostanzialmente analoga. Molto spesso nell’area l’oleastro in forma arborea si ritrova a costituire insieme alla sughera e alla quercia contorta formazioni di pascolo arborato con esemplari anche di grandi dimensioni.

Foto 4 Boscaglie ad olivastro (Costa e Pardu, Norbello)

45.21 Sugherete tirreniche DH 9330 Foreste di Quercus suber; EUNIS: G2.11 Inquadramento sintassonomico: Quercetea ilicis, Quercion ilicis, Fraxino orni-Quercion ilicis, Quercion suberis, Ericion arboreae, Quercetum suberis s.l. Le caratteristiche pedologiche influenzano notevolmente la presenza della sughera, questa specie vegeta favorevolmente in terreni acidi, sciolti, derivati da substrati di natura silicea, granitici, di origine effusiva o scistosi, e rifugge da quelli calcarei, compatti, a reazione basica. Il territorio dei comuni di Abbasanta e Norbello è per la quasi totalità caratterizzato da un substrato geo-litologico di rocce effusive acide (basalti) per cui la sughereta è una formazione forestale dominante. La sughereta è una formazione vegetale che nell’area in esame è tipicamente aperta, sia per il naturale portamento della chioma e sia perché si tratta, in tutti i casi, di un bosco a forte utilizzazione antropica per la legna da ardere, per il pascolo e in passato per l’estrazione del sughero. Essendo un bosco di origine antropica, raramente lo si riscontra in formazione pura, la sughera tende a formare boschi misti con la quercia contorta e l’oleastro, con rara presenza di sottobosco, si tratta quindi di pascoli arborati in cui la composizione floristica è quella tipica segetale e prativa delle formazioni erbacee più naturali, implementata anche dall’apporto di specie foraggiere coltivate.

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Foto 4 Sughereta (Serra Traes, Abbasanta)

84.6-Pascolo alberato in Sardegna (Dehesa) DH: 6310 Dehesas con Quercus spp. sempreverde Inquadramento sintassonomico: Quercetea ilicis, Thero-Brachypodietea. Le dehesas corrispondono al termine italiano di pascoli arborati. Sono considerate dehesas le formazioni con copertura di specie arboree variabile dal 20 al 50%; coperture inferiori al 20% su terreni arati o intensamente pascolati sono indicati come prati, mentre coperture superiori al 50% ricadono nelle formazioni boschive (sugherete, lecceta, olestreto ecc) vere e proprie indipendentemente da altri aspetti. La flora varia in funzione del pascolo e anche degli apporti di sementi delle colture foraggiere che vi si praticano. Nell’area dei comuni in analisi sono costituiti prevalentemente, da Quercus suber e subordinatamente da Q.congesta e Olea oleaster e in alcuni casi perastro (Pyrus spinosa = Pyrus amygdaliformis). In passato la pratica della pulizia del sottobosco per il pascolo e la coltivazione di erbai, ne ha originato la formazione, oggi con la continua rarefazione degli alberi e la mancanza di rinnovazione naturale permette il mantenimento dell’habitat. Si tratta quindi di un habitat seminaturale, mantenuto dalle attività agro-zootecniche, in particolare l’allevamento brado ovino, bovino e più raramente suino. All’interno dell’area oggetto di studio i pascoli arborati si trovano in un buono stato di conservazione. Le attività zootecniche e agricole presenti non mostrano fenomeni impattanti per il mantenimento e la conservazione di tale habitat ed anzi lo favoriscono, poiché, se si abbandonassero tali aree, le dinamiche naturali tenderebbero a favorire la ricostituzione delle comunità forestali sempreverdi. L’habitat è identificabile facilmente per la sua struttura fisionomica e per la percentuale di presenza delle specie arboree (20-40%) quali Quercus suber e Q. congesta, e per la componente erbacea emicripofitica e terofitica riferibile alla presenza di specie ubiquitarie quali: Brachypodium (=Trachynia) retusum, Hyparrenia hirta, Poa bulbosa, Trifolium subterraneum, Tuberaria guttata, Briza maxima, ecc. Altro indicatore è inoltre la fitomassa, che spesso può essere data in termini di abbondanza di specie erbacee perenni, la cui composizione floristica varia in funzione delle utilizzazioni e del tipo di suolo. Alcune di queste specie erbacee perenni sono: Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Dactylis glomerata, Carlina corymbosa etc. Si tratta di un tipico habitat seminaturale, originatosi in secoli di co-evoluzione uomo-ambiente e mantenutosi grazie a un delicatissimo equilibrio. Le principali cause che potrebbero portare alla perdita o alla riduzione dell’habitat 6310 sono infatti legate alle modalità di utilizzo di queste aree da parte dell’uomo: abbandono delle pratiche agro-zootecniche e, in direzione opposta, il passaggio a forme di sfruttamento

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo intensivo del suolo. La cessazione delle pratiche agro-pastorali porterebbe alla ricostituzione delle comunità forestali (prima la macchia e poi il bosco), mentre l’intensificazione delle attività zootecniche condurrebbe alla costituzione di pascoli aperti, privi della componente arborea. Per la conservazione pascoli arborati è quindi necessario prevedere una gestione adeguata delle aree interessate che garantisca un costante utilizzo ma anche un’intensità d’uso moderata.

82.1 Seminativi intensivi e continui EUNIS: I1.1 Inquadramento sintassonomico: Stellarietea mediae Nelle zone agricole di Abbasanta e Norbello esistono sostanzialmente due zone irrigue, in cui viene praticata un’agricoltura di tipo semi-intensivo, si tratta dell’area di Tanca Regia e della zona di Paule e S’Istoia. In queste zone si realizzano degli erbai a cereali con sviluppo primaverile-estivo (orzo, avena,medica) destinati alla alimentazione del bestiame. Si tratta delle coltivazioni a seminativo in cui prevalgono le attività meccanizzate, superfici agricole più regolari che semplifica questi agro-ecosistemi che dal punto di vista del grado di naturalità sono da considerare “degradati”.

82.3-Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi EUNIS: I1.3 In questa categoria vengono inserite quelle situazioni peculiari delle aree agricole di contorno dei due novenari presenti nel territorio (Sant’Agostino in agro di Abbasanta e Sant’Ignazio in agro di Norbello). In tali zone esiste una notevole complessità legata all’eccesivo frazionamento della proprietà e alle molteplicità d’uso del suolo che ogni singolo proprietario ha effettuato nel tempo. Sono presenti colture agrarie associate alle attività pastorali ma accanto ad esse si riscontrano numerosi piccoli appezzamenti in cui si coltiva la vite, l’olivo, frutteti e altre colture arboree di minima estensione insieme agli orti familiari. Tali zone acquistano un grande valore in quanto questa tipologia di habitat è frutto dell’interazione tra l’uomo e l’ambiente, quindi quello che oggi vediamo è il paesaggio che nel corso del tempo gli abitanti del territorio hanno costruito, ciascuno contribuendo alla produzione e alla stratificazione di un elemento fondante del “patrimonio identitario” dei comuni, costituito anche di valori e di significati simbolici, in parte peculiari e caratteristici di questi luoghi. L’ambiente basaltico, modellato dalle utilizzazioni pastorali, scarsamente coltivato, ha richiesto l’intervento e la fatica di molte generazioni, che col tempo attuando la pratica dello spietramento e bonifica con risultati di grande efficacia per quanto riguarda la produzione zootecnica, ma anche, si pensi ad esempio all’intrigo dei muretti a secco realizzati con le pietre basaltiche (derivate dagli spietramenti) tutto ciò a definire una di considerevole valenza paesaggistica di queste aree nel loro complesso.

83.11-Oliveti L’altopiano basaltico è particolarmente vocato per la coltivazione dell’olivo, questa pratica di antica data, è stata da sempre favorita dagli stimoli per l'innesto dei ceppi selvatici, comuni nel territorio. Come è noto i rapporti genetici molto stretti tra l’olivastro e l’olivo hanno da sempre assicurato la piena compatibilità e quindi la buona riuscita dell’attività agricola. Abbasanta e Norbello non si differenziano dal resto dell’altipiano, anche se non si rinvengono oliveti particolarmente datati. Gli oliveti coltivati, più antichi hanno un sesto (10x10) che deriva dalla consociazione con il vigneto coltivato ad alberello, tipologia comunissima nei due comuni. Nei tempi più recenti i numerosi impianti realizzati mostrano un sesto più ridotto e mai in consociazione con la vite. Le aree maggiormente interessate alla coltura dell'olivo sono i dintorni degli abitati di Sant’Agostino e Sant’Ignazio, Corriga, Mura Anzones, Sa Codina Morta, Su Noardu.

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83.21 Vigneti La coltura della vite (Vitis vinifera L.) risale di epoca antichissima, presente da sempre nel territorio, non ha mai trovato grandi spazi di coltivazione, se non per l’ottenimento di un modesto vino destinato al consumo familiare, anche se ad oggi anche nei territori di Abbasanta e Norbello sono dimostrate peculiari, anche se rare, maestranze che dimostrano realizzare eccellenti vini. I vigneti, di ridottissime dimensioni sono presenti anch’essi nelle aree meglio esposte del territorio, legati all’oliveto a formare l’intrigo di sistemi agricoli complessi che caratterizza le zone coltivate dei due comuni. Il trattamento è unico, si tratta della tradizionale forma ad alberello, che oggi è quasi esclusivo nelle zone collinari, inesistenti le forme a spalliera e a tendone.

Foto 5 Vigneto (Mura Anzones, Abbasanta)

83.322-Piantagioni di eucalipti EUNIS: G2.81. La piantagioni ad eucalipto realizzate con Eucalyptus camaldulensis diffuse in tutta l’area sono frequenti ma di modestissime dimensioni, queste sono state impiantate da privati e hanno come obbiettivo quello della produzione di legna da ardere, solo raramente, la specie, è stata utilizzata per la realizzazione di sistemi frangivento.

32.18 Matorral di alloro DH: 5230* Matorral arborescenti di Laurus nobilis; EUNIS: F5.18 Inquadramento sintassonomico: Quercetalia ilicis L’habitat è assolutamente raro nell’area, dove presente, è caratterizzato dalla presenza di alloro (Laurus nobilis L.) in forma arborea o arborescente. Si tratta di formazioni vegetali poco estense, infatti, l'alloro diviene dominante solo in condizioni orografiche o edafiche particolari in cui vengono mitigate sia l'aridità estiva che le gelate invernali, rendendo questa specie competitiva tanto nei confronti delle sclerofille sempreverdi quanto delle latifoglie decidue. Gli aspetti fisionomici e le specie correlate sono piuttosto variabili. Si possono individuare alcuni aspetti presenti nel territorio: formazioni residuali di foresta di alloro, (Vallata di Chenale) nelle linee confinarie dei muretti a secco (Loc. S’Angrone) e formazioni ripariali (Rio Siddo). La distribuzione di Laurus nobilis allo stato spontaneo, nell’Isola, si colloca nella zona centro-settentrionale; gli aspetti di

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo maggiore interesse ed estensione sono nel territorio limitrofo all’altopiano di Abbasanta che è il Marghine, nelle adiacenze del Rio Siddo in comune di Norbello trova comunque aspetti interessanti, anche con piante di grandi dimensioni. Si tratta però di formazioni ormai rare e di superfici ridotte rispetto alle formazioni boschive descritte in passato. Lo stato di conservazione dell’habitat non è buono, in quanto molto spesso viene eliminato per evitare intromissioni della specie (altamente pollonifera) in zone coltivate o nel pascolo.

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2.11. Le problematiche dell’adeguamento del PUI al PAI; Pericolosità idraulica dei territori comunali di Abbasanta e Norbello

2.11.1. Premessa Nell'ambito della redazione del nuovo Piano Urbanistico Intercomunale è stato redatto lo Studio di Compatibilità idraulica esteso ai territori comunali oggetto di pianificazione, in ottemperanza all'art. 8 comma 2 delle Norme di attuazione del Piano di Assetto idrogeologico, che prevede "indipendentemente dall’esistenza di aree perimetrate dal PAI, in sede di adozione di nuovi strumenti urbanistici anche di livello attuativo e di varianti generali agli strumenti urbanistici vigenti i Comuni - tenuto conto delle prescrizioni contenute nei piani urbanistici provinciali e nel piano paesistico regionale relativamente a difesa del suolo, assetto idrogeologico, riduzione della pericolosità e del rischio idrogeologico - assumono e valutano le indicazioni di appositi studi di compatibilità idraulica e geologica e geotecnica, predisposti in osservanza dei successivi articoli 24 e 25, riferiti a tutto il territorio comunale o alle sole aree interessate dagli atti proposti all’adozione. Le conseguenti valutazioni comunali, poste a corredo degli atti di piano costituiscono oggetto delle verifiche di coerenza di cui all’articolo 32 commi 3, 5, della legge regionale 22.4.2002, n. 7 (legge finanziaria 2002)." Lo studio pertanto è stato finalizzato a garantire la coerenza del nuovo PUI al vigente PAI per quanto riguarda le possibili alterazioni dei regimi idraulici collegati alle nuove previsioni di uso del territorio oggetto della Pianificazione, nel rispetto di quanto prescritto dagli artt. 8 e 26 delle Norme di Attuazione (NA) del PAI. I risultati dello Studio di Compatibilità Idraulica, consistono principalmente nella definizione delle nuove aree a pericolosità idraulica originate dalle piene con i tempi di ritorno previsti nel PAI e nella contestuale rappresentazione di quelle già individuate nel PAI vigente ed eventualmente nel Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF). Al complesso di tali aree pericolose, successivamente alla loro approvazione da parte dell’Agenzia Regionale per il Distretto Idrografico, dovrà essere applicata, come norma di salvaguardia, la disciplina competente alle diverse classi di pericolosità descritta negli articoli dal 27 al 30 delle N.A. . Il PUI dovrà pertanto recepire il contenuto delle suddette norme di disciplina del PAI all’interno del Regolamento Edilizio già a seguito dell'adozione preliminare da parte del comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino regionale. In corrispondenza dei corpi idrici riconosciuti come pericolosi, saranno inoltre istituite in sede di Pianificazione urbanistica, apposite Fasce di Tutela, in conformità a quanto prescritto dall’art. 8 comma 8 delle N.A. del PAI, le cui regole di utilizzo dovranno essere recepite nel Regolamento Edilizio. Si osservi che lo Studio svolto, nell'ambito territoriale di Abbasanta, ha interessato anche tratti di corsi d’acqua analizzati e perimetrati nel PAI recentemente oggetto di Variante a seguito di studio di maggiore dettaglio (settembre 2012). Pur seguendo la stessa metodologia di lavoro (linee guida del PAI), le aree a pericolosità idraulica ottenute risultano differenti, principalmente a causa del maggiore livello di dettaglio insito nel presente Studio (disponibilità di rilievi aerofotogrammetrici di dettaglio in scala 1:2.000, rilievo in campo con GPS). In accordo con il criterio di massima salvaguardia, nelle more dell’attivazione e conclusione della procedura di variante ai sensi dell’Art. 37 comma 3 delle N.A. del PAI, è stato predisposto l’inviluppo delle aree a pericolosità idraulica derivante dalla delimitazione più cautelativa tra lo Studio e gli strumenti pianificatori vigenti, incluso il limite “Hi1 Geomorfologico” proposto dal PSFF. Le analisi della pericolosità idraulica sono predisposte analogamente a quanto stabilito dal D.P.C.M. 29/9/1998 (Atto di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2, del D.L. 11/6/1998, n. 180) e dalle “Linee Guida per l’attività di individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e relative misure di salvaguardia” del PAI, anche per quanto attiene l’aggiornamento e/o l’adeguamento delle perimetrazioni delle stesse aree a pericolosità idraulica. Le criticità che sono state individuate nel presente studio suggeriscono in primis le seguenti constatazioni e i comportamenti da adottare, di cui in premessa si propone un accenno rimandando alle conclusioni per lo sviluppo completo: 85

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- l’importanza dell’acquisizione della conoscenza effettiva delle condizioni di giacitura e funzionalità dei canali naturali e delle infrastrutture che con essi interferiscono, talvolta positivamente, ma nella maggior parte dei casi creando le condizioni di pericolo; in tal senso è indifferibile la costituzione del catasto delle opere idrauliche coinvolte nelle dinamiche evolutive delle acque superficiali, individuandone i limiti di esercizio e programmandone l’adeguamento; - l’urgenza di integrare la mappa delle aree di allagamento derivanti dal verificarsi di eventi meteorici ritenuti significativi con tutti gli strumenti di pianificazione comunale e territoriale in genere; il presente lavoro costituisce in tal senso un passaggio storico, i cui risultati avranno ricadute positive ed utili anche oltre gli obiettivi immediati e manterranno validità nel medio-lungo termine; - il costante aggiornamento del catasto e della cartografia delle aree di allagamento a seguito dell’attuazione di interventi di mitigazione del rischio o di realizzazione di interventi di nuova costruzione o manutenzione che possano interferire con gli equilibri naturali della componente fluviale. Le attività svolte nel presente studio sono riassunte nel seguente elenco: . analisi geografica e geomorfologica; . rilievi topografici; . rilievo dell’uso del suolo e della vegetazione; . analisi idrologica; . analisi idraulica; . delimitazione delle aree di esondazione a pericolosità idraulica; . analisi dei processi erosivi in alveo e nelle aree di allagamento; . analisi dei processi erosivi e delle sollecitazioni nei manufatti.

Lo Studio di Compatibilità Idraulica è costituito anche dalle Simulazioni Idrauliche in Moto Permanente, contenenti i profili longitudinali, le sezioni trasversali dei corpi idrici in presenza delle correnti studiate e i relativi tabulati numerici e dall’allegato contenente il report delle opere di attraversamento rilevate. Le aree soggette a possibili allagamenti sono rappresentate nelle Carte della Pericolosità Idraulica predisposte per ciascuna asta fluviale o corpo idrico esaminato. I bacini idrografici oggetto di studio sono illustrati in un elaborato grafico e così pure i tronchi critici con l'ubicazione e la numerazione delle sezioni di calcolo idraulico.

2.11.2. Cenni sulla metodologia di lavoro La metodologia di lavoro adottata è riassunta nei paragrafi seguenti nei quali sono descritte in sintesi le principali attività riguardanti i rilievi e la predisposizione del modello matematico del terreno, gli aspetti idrologici affrontati per il calcolo delle portate di piena e gli aspetti idraulici che hanno permesso di determinare le aree di allagamento e definire le criticità pericolosità idrauliche a carico dei territori indagati. 1.1. Rilievi geomorfologici e cartografici Gli elementi cartografici numerici utilizzati sono costituiti da:  Carta Tecnica Regionale in formato vettoriale 3D in scala 1:10.000;  Cartografia digitale in formato vettoriale derivante da rilievo aerofotogrammetrico del territorio comunale in scala 1:2.000;  Ortofoto aggiornate all’anno 2008 disponibili nel sito ufficiale della Regione Sardegna (Sardegna Territorio);  Carta di uso del suolo anno 2008 disponibile nel sito ufficiale.

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Nel corso delle attività di reperimento delle informazioni sono stati consultati gli elaborati descrittivi dei principali interventi effettuati sui corsi d’acqua o sui manufatti interferenti con essi, nonché alcuni documenti storici. Validi riferimenti cartografici sono stati inoltre forniti dallo strumento di consultazione via web dai portali di Google Earth e Bing Maps che, pur non essendo estraibili georeferenziati, sono stati integrati negli strumenti del GIS di supporto alle attività di rilievo, fornendo la rappresentazione a colori dell’area di studio in momenti successivi e contribuendo a risolvere alcuni dubbi interpretativi. Dal complesso della base dati predisposta, sono state acquisite le geometrie planimetriche riferibili ai seguenti elementi che caratterizzano l'alveo: . alveo attivo, inteso come porzione di territorio sede del transito della portata di magra; . sponde dell’alveo attivo intese come tracce lineari indicanti il limite esterno dell’alveo attivo; . alveo a piene rive inteso come porzione di territorio sede del transito della piena ordinaria; . opere idrauliche di difesa sia longitudinali che trasversali; . opere idrauliche di contenimento dei livelli (argini, muri); . opere di attraversamento e relativi rilevati di accesso; . infrastrutture o elementi in rilevato paralleli o interferenti con il corso d’acqua; . aree di sistemazione fluviale. Ad integrazione degli elementi rilevati sulla base delle ortofoto digitali sono derivati dalla carta tecnica regionale vettoriale e da quella comunale gli elementi utilizzati per descrivere le forme caratterizzanti le aree indagate costituiti da: . linee di sponda; . scarpate di delimitazione dell’alveo di piena ordinaria; . scarpate di delimitazione della piana alluvionale; . forme in rilevato nella piana alluvionale; . depressioni e cave nella piana alluvionale; . opere idrauliche longitudinali e trasversali; . opere di attraversamento; . infrastrutture lineari nel tratto interferente con la piana alluvionale.

Gli elementi territoriali quali curve di livello e punti di quota, nonché le principali linee infrastrutturali, sono stati utilizzati per la costituzione del Modello Digitale del Terreno (DTM) con celle di base di forma rettangolare di lato variabile in funzione del livello di dettaglio necessario, utile per la delimitazione dei bacini idrografici e la descrizione delle diverse componenti territoriali che influiscono nel processo di trasformazione afflussi- deflussi.

2.11.3. Rilievi di dettaglio I livelli informativi conseguiti con le elaborazioni digitali sono stati integrati con le attività di rilevamento in campo, sviluppate prevalentemente in corrispondenza di singolarità quali:  attraversamenti stradali, ferroviari o pedonali;  luci di passaggio e tombinature di vario genere;  arginature e opere di difesa longitudinali;  rilevati trasversali alla corrente;  manufatti o fabbricati in alveo o in prossimità di esso;  tratti del corso d’acqua particolarmente incogniti o poco definiti dalla cartografia digitale disponibile;

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 elementi materiali non segnalati nella cartografia disponibile ma presenti e influenti nella dinamica evolutiva del corso d’acqua.

Il rilievo in campo è stato indispensabile nella costruzione dei modelli matematici delle aste fluviali per compensare le accennate lacune insite nella cartografia aerofotogrammetrica in particolare per quanto attiene i seguenti elementi:  parti di alveo maggiormente incise e scarsamente definite;  parti di alveo pianeggianti ed estese le cui variazioni altimetriche non sono individuate;  manufatti di attraversamento pedonali e di infrastrutture di servizi pubblici  tombinature di vario genere. I sopralluoghi in campo hanno consentito di risolvere i dubbi interpretativi soprattutto laddove interventi artificiali sul corso d’acqua e l’influenza delle infrastrutture hanno agito in maniera determinante nel condizionamento dei deflussi in piena. Le opere di attraversamento e le opere idrauliche rilevate sono descritte nel report dei rilievi, dove sono riportate per ciascun attraversamento rilevato l’ubicazione geografica tramite foto satellitare, l’individuazione nell’asta principale, la descrizione quotata della geometria e delle caratteristiche costitutive e le immagini fotografiche. Per immediatezza di lettura delle criticità scaturite dalle simulazioni in moto permanente, per ciascun attraversamento sono stati riportati i dettagli dei profili longitudinali di moto permanente con i livelli idrici per i tempi di ritorno di 50, 100, 200 e 500 anni, conformemente a quanto previsto nelle Linee Guida del PAI.

2.11.4. Aspetti idrologici per la valutazione delle portate di piena Lo studio idrologico è stato condotto considerando quei bacini idrografici le cui sezioni di chiusura ricadono all'interno del territorio dei Comuni di Abbasanta e Norbello. Le superfici dei bacini si estendono, però, anche all'interno dei territori comunali di Ghilarza, , Santu Lussurgiu, Borore, e Aidomaggiore. I bacini idrografici individuati nel presente studio sono localizzati nella cartografia I.G.M. in scala 1:25.000; la delimitazione degli spartiacque è stata effettuata utilizzando la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000. L'analisi idrologica ha permesso di determinare le portate di massima piena utilizzate per le verifiche idrauliche sugli alvei oggetto del presente studio di compatibilità idraulica. Tali verifiche, effettuate in regime di moto permanente, hanno portato alla definizione dei profili di corrente e, da questi, alla redazione delle carte delle aree di pericolosità idraulica per i tempi di ritorno di 50, 100, 200 e 500 anni.

2.11.5. Aspetti idraulici e determinazione delle aree di allagamento Le verifiche idrauliche sono state eseguite in regime di moto permanente con la definizione dei profili idrici necessari per individuare le aree di allagamento associate alle portate di progetto. Le elaborazioni sono state sviluppate con l’ausilio del codice di calcolo HEC-RAS (Hydrologic Engineering Center-River Analisys System del U.S. Army) che consente di costruire il modello matematico delle aste fluviali in esame, rappresentandone anche gli elementi singolari, quali manufatti di attraversamento (ponti e tombinature), pile ed altre ostruzioni presenti in alveo, arginature e ricavare i profili della corrente in moto permanente determinati dalle portate di progetto. Tra gli output ricavati, i livelli della superficie libera nelle sezioni trasversali consentono di individuare le aree occupate dalla corrente idraulica durante l’evento di piena. La modellazione avviene attraverso l’inserimento di sezioni trasversali alla direzione di scorrimento dell’asta fluviale, rappresentanti la morfologia del terreno ed estese lungo le sponde in misura sufficiente da contenere i tiranti idrici; suddivise in più tratti in funzione di differenti valori del parametro n di scabrezza associato a ciascun tratto.

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Oltre a questa suddivisione vengono delimitate per ogni sezione trasversale tre zone principali: quella centrale dell'alveo inciso (denominata main channel) e le due zone laterali golenali (denominate right and left overbanks). La geometria dei corsi d’acqua definita dal profilo planimetrico dell’alveo, dalle sezioni trasversali e dai manufatti di attraversamento è stata definita sulla base della cartografia numerica a disposizione integrata da rilievi di dettaglio effettuati dallo scrivente in prossimità delle singolarità del tracciato. L'analisi idraulica ha consentito di calcolare i livelli idrici nei singoli tratti di alveo e, successivamente, verificare se gli stessi fossero contenuti o meno all’interno delle sezioni di deflusso. Sono state così considerate come allagabili tutte le porzioni di territorio limitrofe al corso d’acqua le cui quote del piano di campagna risultavano minori di quelle del pelo libero della corrente nelle sezioni considerate. In ogni tronco critico, al variare del tempo di ritorno, è descritta un’area potenzialmente allagabile denominata, ai sensi della Normativa vigente, secondo la seguente classificazione:  AREA Hi4: Ad alta probabilità di inondazione se allagata con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 50 anni;  AREA Hi3: Ad alta probabilità di inondazione se allagata con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 100 anni;  AREA Hi2: Ad alta probabilità di inondazione se allagata con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 200 anni;  AREA Hi1: Ad alta probabilità di inondazione se allagata con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 500 anni.

I risultati delle elaborazioni di calcolo idraulico hanno messo in evidenza le criticità lungo i corsi d'acqua esaminati. In particolare si citano le principali aree di allagamento corrispondenti al tempo di ritorno di 50 anni: COMUNE DI NORBELLO  lungo il Rio Siddo in tutto il tratto ad est della frazione di Domusnovas Canales (senza interessare l'abitato) e a valle della strada provinciale;  nel Riu Merchis è insufficiente il ponte ferroviario che determina un rigurgito a monte con estese aree di allagamento, inoltre è insufficiente l'alveo in questo tratto è poco inciso; proseguendo a monte della SS131 si rileva un'area di esondazione in corrispondenza della confluenza del Riu Margheri Stara;  il Riu Margheri Stara presenta insufficienza idraulica con aree di allagamento in prossimità della confluenza e a valle della loc. Orconale;  il Riu Bonorchis rileva forti criticità in corrispondenza dei ponti stradali e ferroviari, compreso il manufatto lungo la SS131 e le viabilità provinciali e comunali dalla loc. Caddaris, Perdu Cossu, Marinzana, Ebba Muru, Nuraghe Pizzinnu. A monte di questa l'area di allagamento diminuisce per poi riestendersi in corrispondenza della immissione del canale artificiale che drena Sa Paule de S'Istoia. Il Riu Bonorchis a monte di questa confluenza rileva insufficienza idraulica lungo i ponti della strada comunali con aree estese in località Mesu Enas e in prossimità di Sos Contones.  Il canale di drenaggio della Paule de S'Istoia è insufficiente sia nella sezione a cielo aperto che nei manufatti di attraversamento stradale seppur con aree di allagamento non estese, l'intera Paule è in area di pericolosità idraulica H4;  Il Riu Serrieddu nel tratto in cui attraversa il territorio di Norbello presenta una situazione critica in corrispondenza della zona pressochè pianeggiante in cui riceve le acque del Riu Benas con estese aree di allagamento;  il Riu Benas determina aree di esondazione nel tratto vallivo a monte della confluenza nel Riu Serrieddu;

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 il compluvio minore (immissario destro del Rio Merchis) che proviene dalle aree a monte della SS131 che attraversa in loc. Taerra è insufficiente sia nel ponte della SS131 sia in quello ferroviario che in quello della strada comunale.

COMUNE DI ABBASANTA - nel settore Occidentale del territorio, per un'estensione di circa 120 kmq, sono presenti il Rio San Leonardo, il Rio Pitziu e il Canale Pitziu. Le aree di allagamento occupano prevalentemente aree non edificate e utilizzate con funzioni agro-pastorali. Tuttavia si rilevano pericolosità idrauliche a carico di tratti di infrastrutture viarie principali e a ridosso dell'area archeologica del Nuraghe Losa. - nel settore centro meridionale, sono stati evidenziati il rio Mannu, un corso d'acqua la cui sezione d'interesse per il presente lavoro sottende un bacino idrografico di circa 14 mmq e l'asta denominata con codice 72751 con bacino di circa 4,5 kmq; anche in questo caso il territorio è sostanzialmente non edificato e presenta morfologia pianeggiante. Non sono presenti elementi a rischio significativo. - nel settore nord-orientale è presente il rio Bonorchis, a confine con il territorio comunale di Norbello, con bacino idrografico di circa 26 kmq, studiato e identificato con codifica TCA.1. - nella porzione centrale del territorio comunale è stato individuato il bacino del Rio Bonorchis di Abbasanta, che scorre in direzione nord-sud e attraversa il centro edificato con un canale tombato in calcestruzzo. Il bacino idrografico è impermeabile almeno per il 30% della sua estensione e include il centro abitato e di conseguenza gli elementi a rischio più elevato. Le aree di allagamento sono state riperimetrate nella variante del PAI approvata nel 2012 e ulteriormente definite nel presente lavoro, confermando sostanzialmente la criticità a carico del centro urbano e di una parte della zona artigianale.

Lo studio di compatibilità idraulica ha messo in luce criticità già per la portata di piena con tempo di ritorno di 50 anni di ponti stradali e ferroviari. Lungo i tratti di alveo non incisi si rilevano insufficienze delle sezioni trasversali che, accompagnate da aree poco acclivi, determinano estese aree soggette a possibili inondazioni.

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2.12. Le problematiche dell’adeguamento del PUI al PAI; Pericolosità da frana dei territori comunali di Abbasanta e Norbello La normativa regionale prevede che nella predisposizione del PUI si seguano le direttive del PAI ai sensi dell'art. 8 comma 2 delle norme di attuazione. Le indicazioni contenute nelle Linee Guida del PAI riguardano l'analisi della pericolosità franosa, intesa come probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo si verifichi in un dato periodo di tempo e in una data area. L'analisi di pericolosità franosa è dunque il risultato dello studio condotto valutando e pesando l'influenza che i diversi fattori, attivi e passivi, di suscettività franosa sviluppato su un territorio. Questa analisi si articola in diverse fasi che prevedono la:  identificazione della distribuzione dei fenomeni franosi pregressi;  determinazione dell’acclività dei versanti;  caratterizzazione delle litologie e delle formazioni affioranti;  valutazione dell’uso del suolo;  Analisi morfologica del territorio. Si ottiene in questo modo la carta di pericolosità franosa, che costituisce l'elaborato di sintesi del processo di valutazione, che graficamente individua i settori di territorio in cui sono più probabili eventi franosi. Le Norme di Attuazione del PAI pongono dunque vincoli sempre più stringenti, nella trasformazione del territorio, per classi di pericolosità crescenti. La coerenza del PUI con il PAI, quindi, da indicazioni precise alle amministrazioni e ai tecnici sulla programmazione di sviluppo del territorio. Come meglio evidenziato nello Studio di Compatibilità dei territori di Abbasanta e Norbello le condizioni di pericolosità da frana si manifestano in corrispondenza del bordo del Plateau Basaltico (affaccio alla valle Chenale), dove il cambio litologico è soggetto ad una evoluzione morfologica con una predominanza di fenomeni franosi da crollo. Queste aree indicate con la sigla Hg3 rappresentano settori vincolati dal PAI e dal PUI dove sono permessi solo interventi di mitigazione del rischio e dove è vietata la costruzione di nuove strutture e infrastrutture aventi scopi diversi. Nel territorio inoltre sono individuate aree a pericolosità da frana Hg2, dove ogni intervento deve essere accompagnato da uno studio di compatibilità geologica e geotecnica, come previsto dall'art. 33 delle Norme di Attuazione. Lo studio di Compatibilità geologica e geotecnica e previsto dall'artico 25 delle Norme di Attuazione e deve essere predisposto seguendo i dettami dell'allegato F.

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3. Analisi dell’assetto storico-culturale

3.1 Premessa metodologica Lo studio dell’assetto storico culturale del territorio di Abbasanta e Norbello è partito dal prendere in considerazione gli elementi individuati all’interno del PPR regionale riguardante questo territorio. Da una prima analisi è risultato che gli elementi caratterizzanti l’altopiano basaltico erano solo a valenza archeologica, mentre non si trovava nessun elemento tra i beni architettonici. Partendo da questa considerazione, lo studio è partito nel volere dare rilievo alla storia che aveva unito e, in alcuni casi, disunito questo territorio, attraverso l’operare dell’uomo, anche in epoca moderna. Nell’analisi metodologica adottata, si sono prese in considerazione le fonti bibliografiche, cartografiche, fotografiche, indagini dirette sul territorio non trascurando quelle fonti immateriali tramandate di generazione in generazione o legate ai ricordi delle persone non più giovani. Il confronto e l’intreccio delle fonti e delle informazioni reperite hanno consentito una analisi dettagliata e puntuale che ha permesso l’individuazione delle tematiche e delle componenti storico culturali del luogo; oltre all’individuazione dei beni paesaggistici quali i beni archeologici e i centri matrice, sono stati individuati quei beni che individuano la specificità e l’identità della comunità: i beni identitari. I beni così individuati, 43 per il territorio di Abbasanta e 15 per quello di Norbello, sono stati a loro volta classificati in base alla loro localizzazione: in interni al centro urbano ed esterni al centro urbano. Da questa ulteriore distinzione risulta che:  I Beni Architettonici complessivi per il comune di Abbasanta sono 42 di cui 28 in Centro Matrice e i restanti 10 in centro urbano mentre quelli esterni al centro urbano sono 5 per un totale di 43 beni architettonici.  I Beni Architettonici localizzati in centro urbano per il comune di Norbello sono complessivamente 15 di cui 9 in Centro Matrice e 1 in centro urbano mentre quelli esterni al centro urbano sono 5, per un totale di 20. Per quanto riguarda i beni paesaggistici individuati all’interno del Repertorio del Mosaico 2014, allegato alla Delibera G.R. 39/1 del 10/10/2014, il numero, per il territorio di Abbasanta, ammonta a 48 mentre per il territorio di Norbello è 40. Questi beni paesaggistici sono tutti archeologici; in sede di copianificazione con la RAS sarà individuata la tutela integrale e condizionata. La metodologia utilizzata per la tutela condizionata, ha tenuto conto, per la perimetrazione dell’area, degli elementi naturali che circondano il bene quali corsi d’acqua, promontori, boschetti ed ancora elementi antropici quali muri a secco. Là dove la morfologia del terreno si presenta piatta, senza elementi naturali o antropici di riferimento, si è tenuto conto della morfologia del bene, nuraghe, dolmen, domus de janas ecc. e della sua percezione nel paesaggio. L’analisi delle fonti ha permesso l’individuazione dei beni paesaggistici e identitari che sono il risultato finale delle dinamiche storico culturali in continua evoluzione che caratterizzano il territorio oggetto di studio. Osservando da vicino la storia di ogni nucleo insediativo si riesce a capire come un elemento diventa fondamentale e identitario per la comunità. Il riordino delle conoscenze dell’assetto storico culturale si articola nella seguente cartografia:  Tav. 2.1.1 - Centri di antica e prima formazione di Abbasanta Norbello e Ghilarza;  Tav. 2.1.2 - Centri di antica e prima formazione di Abbasanta e Sant'Agostino con individuazione dei luoghi di interesse culturale;  Tav. 2.1.2.1 - Catalogo dei luoghi di interesse culturale - Abbasanta;  Tav. 2.1.3 - Centri di antica e prima formazione di Norbello e Domusnovas Canales con individuazione dei luoghi di interesse culturale; 92

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 Tav. 2.1.3.1 - Catalogo dei luoghi di interesse culturale - Norbello;  Tav. 2.1.4 - Planimetria con l'evoluzione dei due centri matrice di Abbasanta e Norbello;  Tav. 2.1.5.1- Catalogo catasto De Candia - Abbasanta;  Tav. 2.1.5.2 - Catalogo catasto De Candia – Norbello;  Tav. 2.1.6.1 - Determinazione/individuazione centri di antica e prima formazione – Abbasanta;  Tav. 2.1.6.2 - Determinazione/individuazione centri di antica e prima formazione – Abbasanta.

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3.2 Analisi degli insediamenti storici 3.2.1 Abbasanta Intorno al sedicesimo secolo il villaggio di Abbasanta si pensa potesse avere circa 650 abitanti suddivisi in 130 fuochi (famiglie); esso di raccoglieva a schiera intorno alla Chiesa di Santa Caterina (parrocchiale) dedicata ad una omonima santa egiziana, il cui culto era arrivato nella Sardegna centrale nel periodo della dominazione bizantina. Le abitazioni ricadenti tra la parrocchiale e la chiesa di Santa Amada, conservano testimonianze interessanti che attestano la loro primitiva costruzione nel periodo aragonese-spagnolo seguendo una direttrice comune verso la chiesa.

1924 - Case aragonesi via Santa Caterina Come dovevano essere le case del periodo aragonese lo si può dedurre da ciò che è rimasto dei portali, di alcune porte e finestre del centro storico ma in particolar modo, dai tre edifici aragonesi con portici colonnati situati di fronte alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina e dalla abitazione in via Norbello .

Testimonianze del periodo aragonese spagnolo scomparse

Successivamente il tessuto edilizio si estese verso altre tre chiese considerate rurali e dotate di muristenes: la chiesa di Santa Maria, la chiesa/oratorio di San Martino (demolita con Ordinanza comunale nel 1970) e la chiesa di Sant’Antonio. La rete viaria antica era composta da vie pavimentate in acciottolato o semplicemente in terra battuta.

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Abbasanta - Catasto De Candia 1847

E’ molto interessante osservare quello che narra il Casalis, all’epoca del suo viaggio in Sardegna (1837), sul villaggio di Abbasanta; il paese era caratterizzato da strade larghe ma irregolari e le 270 case di cui è composto il paese, occupano una superficie ben maggiore di quella necessaria; questo è dovuto al fatto che quasi tutte le famiglie avevano annesso all’abitazione principale l’orto per il fabbisogno della famiglia. Altro fattore importante che caratterizzava il paese era la presenza del rio Brumare (attuale rio Bonorchis) che scorreva nel pianoro a nord ovest dell’abitato per continuare il suo corso nella valle di Chenale. Questo corso d’acqua, oggi incanalato in una condotta sotterranea, divideva in due parti ben distinte il nucleo abitato. Da quanto è possibile osservare nella cartografia del De Candia, la separazione fisica del paese in due parti distinte individua anche una diversa tipologia degli isolati: tessuto edilizio accorpato, caratterizzato da case a schiera basse, prospicienti vie parallele fra loro tra il corso d’acqua e l’attuale via Vittorio Emanuele; isolati meno accorpati con maglia più larga, vie irregolari con slarghi e piazze tra la chiesa di Santa Caterina e quella di Santa Amada.

Abitazione risalente al 1592 - via Norbello

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Antico portale con la data 1592 (esistente – via Norbello)

Dallo studio della trama viaria e della tipologia abitativa, molti studiosi sono concordi nell’affermare che la parte del paese compresa tra il ruscello e la chiesa di Santa Amada è la parte più antica del nucleo urbano. La differenza del tessuto edilizio tra la parte a nord e quella a sud del rio Brumare potrebbe essere giustificata, oltre alla presenza degli orti, anche dal fatto che nel territorio di Abbasanta, già nel Cinquecento, uno dei problemi importanti che si presentava era quello legato all’acqua. A tal proposito è interessante quello che scrive Maria Manconi Depalmas, “…il villaggio di Abbasanta poteva disporre anche delle acque che, intorno al paese, a ovest e a sud, formavano degli ampi acquitrini e che, seguendo le pendenze del terreno raggiungevano diverse zone del paese, soprattutto quelle che insistevano su leggeri declivi.”.

La presenza dell’acqua nella parte centrale del paese, lungo il percorso verso la chiesa dedicata a Santa Caterina aveva determinato la costruzione di tre molini per la macinazione del frumento e dei cereali. Ignoriamo quando siano stati costruiti ma è certo, così afferma il proprietario, che nel 1545 erano già antichi.”1 (Passeggiata Sos Molinos). Questo potrebbe far capire la differenza del tessuto edilizio individuato tra la parte a nord e a sud del corso d’acqua. Infatti seguendo l’orografia del luogo è possibile individuare una leggera depressione del terreno spostandoci dalla chiesa di Santa Caterina verso Santa Amada; il consolidamento del tessuto edilizio veniva orientato là dove le piene dell’acqua avrebbe fatto meno danno. Gli attuali slarghi e piazzette potrebbero essere le antiche paludi create dalle piene del ruscello.

1 Abbasanta a cura di Nino Onida – capitolo “Abbasanta tra medievo ed età moderna” Maria Manconi Depalmas – p.112 96

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Oggi il centro più antico di Abbasanta, riconosciuto come centro di antica e prima formazione con Det. n. 1635/D.G. del 15/07/2008, appare come un grande parallelepipedo con ai vertici le antiche chiese e con al suo interno un tessuto edilizio compatto a maglia “larga”. E’ a partire dalla fine del XIX secolo che si incomincia ad avere un cambiamento notevole nel modo di vivere e di concepire il tessuto urbano; l’economia subì una svolta in seguito alla realizzazione di grandi infrastrutture che coinvolsero gli abitanti del luogo, modificando il loro modo di vivere e con esso il modello spaziale e funzionale abitativo. Si assiste alla costruzione nel 1827 della Carlo Felice, alla realizzazione nel 1880 della strada ferroviaria – Sassari e quindi Oristano – Ozieri , dove si colloca ancora oggi la stazione di Abbasanta, all’arrivo nel territorio dei caseari continentali e alla costruzione della diga sul Tirso alla fine degli anni Venti del XX secolo. E’ a partire da questo momento storico che si hanno le prime abitazioni signorili lungo la via Santa Caterina e in prossimità della parrocchiale, e non molto tempo dopo si realizzeranno grandi sventramenti nel tessuto edilizio storico per dare spazio alla realizzazione di opere pubbliche.

Le prime trasformazioni urbane si ebbero agli inizi del Novecento con demolizioni di interi isolati e abitazioni storiche per far spazio alle attuali scuole medie, all’Istituto Dalmasso, all’ampliamento della attuale Piazza della Vittoria, alla realizzazione del Monumento ai Caduti, solo per citare le opere più consistenti. Sparirono anche numerose strade e viottoli per dare spazio alla viabilità che conosciamo oggi. Alla fine dell’Ottocento si assiste ad un altro fatto molto importante per il paese: l’inaugurazione della chiesa campestre di San Agostino. Molto probabilmente questa volontà da parte della popolazione di avere un novenario nasce dalla competizione che esisteva da sempre tra Abbasanta e Ghilarza. Infatti, mentre Ghilarza era dotata di ben 4 antiche parrocchiali provenienti dai paesi abbandonati in seguito alla peste del ‘600, Abbasanta ne era completamente sprovvista. Alla fine dell’Ottocento si erano concluse le privatizzazioni delle terre demaniali e il ceto medio – alto della popolazione aveva accumulato una certa ricchezza e era disponibile alle donazioni. Ancora una volta ebbe un ruolo decisivo in questa faccenda il rettore Paolo Ponti che inaugurò la chiesa il 16 agosto del 1891 e che precedentemente, negli anni ’60 dello stesso secolo, riedificò la chiesa parrocchiale in seguito al crollo di quella precedente.

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Scuole medie e inaugurazione del sugherificio Dalmasso – inizi anni’50 del Novecento

Oggi il borgo di San Agostino è parte fondamentale dell’identità di Abbasanta e, in concomitanza con il riconoscimento del centro di antica e prima formazione del centro, è stato individuato anche il centro matrice di San Agostino con Det. n. 29/D.G. del 15/01/2009. Quello che appare e che ci è stato tramandato sino ad oggi è frutto della storia che in questi luoghi si è vissuta e della coscienza dei suoi abitanti che hanno saputo conservarla e tramandarla ai posteri. Abbasanta appare oggi come un centro ancora attivo in cui negli ultimi anni si è risvegliata una consapevolezza della propria identità che ha portato a capire l’importanza della salvaguardia e tutela del proprio patrimonio storico e culturale. E’ su questa linea di pensiero che sono stati individuati i beni identitari e l’importanza della definizione della loro tutela; quelli presenti all’interno del centro matrice godono delle linee di salvaguardia individuate all’interno dello strumento urbanistico vigente per la zona A, mentre per i beni identitari e paesaggistici esterni al centro matrice, sono state elaborate le norme di tutela integrale (relativa al bene) e condizionata (relativa al contesto paesaggistico in cui il bene è inserito).

Case signorili in centro storico

3.2.2 Norbello Norbello è un piccolo centro situato sull’altopiano di Abbasanta, paese con il quale divide i confini insieme con Ghilarza e con i quali costituisce un continuum urbano che si affaccia sulla valle di Chenale, il cui contorno ha determinato la storia e le origini di questi luoghi. Le antiche popolazioni insediatesi hanno individuato lungo i bordi della vallata facili condizioni di sopravvivenza: la presenza di sorgenti d’acqua, le condizioni climatiche più favorevoli per l’agricoltura nelle sottostanti valli fertili protette dai venti freddi, i materiali costruttivi per gli insediamenti, hanno costituito condizioni vantaggiose per la difesa da incursioni e da attacchi esterni. Molto probabilmente il territorio ha assunto importanza in fase di sviluppo di traffici interni nel periodo romano e medievale per la sua centralità geografica; importante lo divenne in modo particolare nel periodo giudicale per la difesa del territorio di confine del Giudicato d’Arborea, di cui si conservano memorie storiche nei resti

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo del castello di Sella, situato a nord del bordo valle dell’abitato di Domusnovas Canales, frazione di Norbello dal 1949. Il paesaggio che si domina da questa località è assai ampio: è possibile scorgere a nord la catena del Margine, a ovest quella del Montiferru e ad est quella del Barigadu. Il sito inoltre sembra controllare una importante via di comunicazione naturale verso il Campidano e una parte della Valle di Chenale. Dallo studio della viabilità emerge come la rete viaria medievale era disposta in direzione sud – nord e ovest – est; il castello era al centro di questa rete. All’epoca il territorio era molto popolato rispetto ad oggi; i toponimi di alcune località ci indicano la presenza di villaggi ormai scomparsi quali Suei, Orogogo e Sella (che nell’atto di donazione dei terreni al monastero di Santa Maria di figurava come una domo). Nel 1388 quando la giudicessa Eleonora portò a termine le trattative di pace con il Regno di Sardegna, furono chiamati alla firma tutti i rappresentanti delle ville: in questo trattato figurano le ville di Norgillu, Sella e Domos Novas. In seguito, all’inizio del XVI secolo, il Fara menziona la presenza di Norguillo, DomosNovas e Sella mentre non nomina Orogogo e Suei.

1830 – Chiesa parrocchiale dopo i lavori di costruzione del campanile1

Il Giudicato di Arborea scomparve definitivamente nel 1420 quando l’ultimo giudice, Guglielmo III di Narbona Bas, vendette i diritti al re della Corona d’Aragona e del Regno di Sardegna. In seguito a questo fu instaurata una nuova forma di governo, il feudalesimo, con il quale i sardi avrebbero dovuto confrontarsi. I villaggi del territorio di Norbello e di Domusnovas si trasformarono da ville giudicali a centri di uno dei tanti feudi del Regno di Sardegna e Corsica. Durante il periodo feudale la situazione sociale si indebolì favorendo la scomparsa di alcuni centri, dei quali rimane solo la memori nei toponimi del territorio. Il Casalis nel 1840 riferisce che il paese di Norghiddo (diventerà Norbello solo nel 1862) “numerava 560 anime” distribuite in 150 famiglie la cui occupazione principale era l’agricoltura in quanto le terre erano di “gran benignità, attissime a’ cereali, e in modo particolare idonee alle viti”. Sempre il Casalis riferisce che gli unici edifici pubblici sono la chiesa maggiore, intitolata ai santi Quirico e Giulitta e le tre chiese minori dedicate alla Beata Vergine della Mercede, all’Angelo Custode e a San Giovanni Battista. Queste quattro chiese, dislocate tutte lungo il bordo della vallata, sono di origine medievale. Per l’abitato di Domusnovas Canales il Casalis riferisce che era costituito da una cinquantina di case con cortili, distinte in 2 gruppi o rioni, in cui abbondavano olmi, melograni e mandorli. La popolazione era circa di 160 anime e la chiesa principale era intitolata a San Giorgio; inoltre il Casalis riferisce di altre 2 chiese: la

1 Fotografia tratta dal libro“Da Norghiddo a Norbello ”, Mario Manca, ed. 2006

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo chiesa di San Giuliano non lontana dall’abitato, all’interno della quale era presente una fonte sacra per gli abitanti del paese, e la chiesa di Santa Vittoria, ormai crollata, localizzata in prossimità del castello di Sella. Il territorio era ricco di sorgenti: la più salutare per uomini e animali era quella del “Mulinu Etzu”, chiamata così dalla presenza di un mulino antico. La fonte cartografica dell’epoca, il catasto De Candia del 1847, ci permette di capire e osservare come erano gli abitati di Noghiddo e Domusnovas.

Norbello - Catasto De Candia 1847 – Archivio di Stato Cagliari

Per Norbello l’organizzazione urbana è quella di un piccolo villaggio cresciuto a ragnatela intorno a corti di bestiame e agli edifici padronali costruiti con sobrietà, in conci di pietra basaltica. Da una analisi attenta degli isolati rappresentati nella cartografia del De Candia è possibile individuare due fasi di crescita e formazione del nucleo urbano:  La prima fase si presenta con maglia fitta e chiusa in cui il tessuto edilizio si articola con rioni più piccoli e frammentati disposti in modo regolare con direzione nord – sud; questa fase è individuabile al centro del paese: la maglia del tessuto edilizio corrisponde ai bisogni di protezione e difesa del nucleo famigliare, degli animali e dei mezzi di lavoro.  Nella seconda fase, la maglia di sviluppo è più larga e si concentra intorno al nucleo centrale, precisamente a nord ovest e sud est; le esigenze sono quelle dell’allevatore per l’espansione funzionale all’aperto degli edifici utili al lavoro. Questi isolati più compatti e allungati arrivano ai bordi del pianoro inglobando la chiesa parrocchiale di San Quirico e Giuditta. L’aggregato urbano si snoda con volumi bassi e sagome ricorrenti. All’interno del paese pochissimi sono gli slarghi e le piazze ad uso collettivo. La viabilità storica si sviluppa ad anello intorno al centro urbano dal quale si diramano le direttrici più importanti: la strada per Abbasanta, l’unica localizzata sull’altopiano in direzione ovest, quella per Ghilarza, che attraversa la valle di Chenale in direzione sud, e quella per Domusnovas Canales e Sedilo che attraversa la valle in direzione nord ovest. Oggi il centro di antica e prima formazione di Norbello, individuato in sede di copianificazione tra RAS e comune con Determinazione n. 3153/ D.G. del 29/12/2008, raggruppa tutto il nucleo originario, escludendo solo quelle espansioni verificatesi alla fine degli anni ’70 del Novecento.

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Domusnovas Canales - Catasto De Candia 1847- Archivio di Stato Cagliari

L’abitato di Domusnovas Canales, situato nel fondovalle, appare con maglia compatta, sviluppata lungo la trama viaria e gli isolati appaiono chiusi senza lasciare spazio a slarghi o piazze.

1950 – Panorama di Domusnovas Canales2

Ancora oggi l’edificato storico mantiene gli stessi connotati, in modo particolare l’impianto fondiario. Questo ha portato all’individuazione del Centro di antica e prima formazione che si identifica quasi con l’intero agglomerato, così come stabilito con Determinazione n. 43/ D.G. del 22/01/2008. I grandi cambiamenti che investirono la Sardegna centrale ebbero dei riscontri positivi anche a Norbello: la realizzazione della ferrovia contribuì allo sviluppo del territorio soprattutto per il trasporto delle mercanzie che dalla vicina stazione di Abbasanta partivano verso il continente; l’arrivo dei caseari contribuì alla fondazione nel 1922 della “Latteria Sociale Cooperativa di Norbello”, che tra diverse vicissitudini rimase attiva sino al 1970.

1922 – Latteria Sociale – confezionamento del formaggio3

2 Fotografia tratta dal libro“Da Norghiddo a Norbello ”, Mario Manca, ed. 2006

3 Fotografia tratta dal libro“Da Norghiddo a Norbello ”, Mario Manca, ed. 2006

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Le ripercussioni economiche si estesero al modo di vivere; accanto all’abitazione del ceto contadino , si assiste alla sopraelevazione dell’abitazione man mano che cresceva la famiglia, ma rimanendo sempre all’interno della fitta maglia insediativi del nucleo originario.

Abitazioni in centro storico

Nel 1949, centri di Norbello e Domusnovas Canales si consolidano legalmente; Domusnovas diventa frazione di Norbello. Il centro, da sempre comune autonomo, nel 1927, assieme a Abbasanta e Norbello fu aggregato al comune di Ghilarza, per poi passare nel 1934, da frazione di quest’ultimo a frazione di Abbasanta assieme a Norbello. I cittadini di Domusnovas Canales nel 1948, dopo la ricostituzione del comune di Norbello, chiesero l’aggregazione a quest’ultimo e il distacco da Abbasanta; la giustificazione fu la distanza minore con Norbello e la mancanza di collegamenti con Abbasanta. Il 25 gennaio del 1948 Domusnovas divenne frazione di Norbello. Nella prima metà del Novecento non si ebbero grandi cambiamenti nel territorio di Norbello; fa eccezione la nascita del santuario campestre di San Ignazio da , consacrato nel 1951. Molti asseriscono che l’idea di costruire una chiesa campestre sia nata dal fatto che i paesi limitrofi ne erano dotati mentre Norbello ne era priva. Altri invece affermano che il paese di Norbello era da tanto tempo devoto a San Ignazio da Laconi che da lì a poco sarebbe stato canonizzato. Inizialmente si presero in considerazione diversi siti per l’edificazione della nuova chiesa e alla fine la scelta cadde sul campo comunale di Funtanas Ainas, a circa otto chilometri dal paese. Poiché l’area comunale disponibile appariva assai limitata, il comune avviò le trattative con la Marchesa di Suni, proprietaria della Tanca de Tragrada. La nobildonna si mostrò disponibile e offrì diversi ettari per la realizzazione dell’opera. E’ fu così che il 28 ottobre del 1951 fu consacrata la chiesa a San Ignazio, esattamente la domenica successiva della canonizzazione del Beato Ignazio da Laconi. Ai norbellesi spetta il primato di avere intitolato per primi nell’isola una chiesa al Beato di Laconi.

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1951 – Inaugurazione della chiesa di San Ignazio da Laconi4 I cambiamenti più marcati nel modo di vivere si individuano nella seconda metà del Novecento con l’avvento della ripresa economica legata al quadro delle nuove politiche. Oggi, attraversando il centro, si percepisce questa differenza nel tessuto urbano: il centro storico fortemente recuperato ,con ancora all’interno fenomeni di ruderi e abbandoni, appare come uno scrigno circondato da una periferia urbana, in cui l’abitazione rispecchia i cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi trent’anni.

4 Fotografia tratta dal libro“Da Norghiddo a Norbello ”, Mario Manca, ed. 2006

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3.3 Centri di antica e prima formazione (centri matrice) Uno dei beni paesaggistici individuato dalla Regione Sardegna per ogni comune è il nucleo originale dell’insediamento e cioè il centro di antica e prima formazione, in base ai perimetri esistenti nella cartografia storica. Nella fase di adeguamento del Piano comunale al PPR, i Comuni devono rettificare e/o concordare in sede di copianificazione con la Regione, il perimetro del proprio centro matrice. Abbasanta Il centro di antica e prima formazione di Abbasanta e di San Agostino, concordati tra comune e Regione Sardegna, sono stati riconosciuti rispettivamente con Det. n. 1635/D.G. del 15/07/2008 per il centro matrice di Abbasanta e con Det. n. 29/D.G. del 15/01/2009 per il borgo di San Agostino.

Le differenze di perimetrazione riscontrate tra il centro matrice e l’attuale zona A riguardano in particolare 4 isolati, attualmente in zona di completamento B, inseriti all’interno del centro matrice e per i quali la prescrizione della Regione indica la riqualificazione urbana di tali isolati. Altra differenza è l’estromissione di un piccolo isolato in prossimità del cimitero, soggetto a nuove realizzazioni edilizie. Il centro matrice di Abbasanta è racchiuso all’interno di un parallelepipedo con ai vertici le 4 chiese storiche del paese: Santa Amada, considerata la prima chiesa del nucleo, Santa Maria delle Grazie, posta lungo la via Norbello, via di collegamento principale con l’agglomerato di Norghiddo, la parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, ricostruita nel 1867 su un impianto più antico, la chiesa di San Antonio un tempo considerata campestre, ed infine l’Oratorio di San Martino, ubicato lungo la strada di collegamento a Ghilarza, distrutto nel 1970. Il borgo di San Agostino, sviluppatosi alla fine dell’Ottocento, sviluppa il nucleo originale lungo la strada provinciale inglobando la chiesa con l’area dei muristenes e l’antica casa del prete.

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Centro Matrice su ortofoto 2010 e attuale zona A – Abbasanta

Centro Matrice di San Agostino – ortofoto 2010

Norbello Il centro di antica e prima formazione di Norbello e della frazione di Domusnovas Canales, concordati tra comune e Regione Sardegna, sono stati riconosciuti rispettivamente con Det. n. 3153/D.G. del 29/12/2008 per il comune di Norbello e con Det. n. 43/D.G. del 22/01/2008 per la frazione.

La perimetrazione del Centro matrice di Norbello risulta essere leggermente più stretta rispetto a quella della zona A. Infatti tale perimetrazione non ingloba 2 aree, rispettivamente ad ovest ed est del nucleo, che hanno subito molte modificazioni edilizie negli ultimi anni e all’interno delle quali non è più riconoscibile il tessuto originario. Rispetto al complesso urbano, il nucleo più antico è localizzato nel bordo dell’altopiano verso la vallata di Chenale.

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La frazione di Domusnovas Canales, prima dell’individuazione del Centro Matrice in copianificazione con la Regione, non aveva nessuna porzione del tessuto edilizio individuato come zona A. Il Centro Matrice raggruppa quasi tutto l’agglomerato urbano che nella maglia urbana ha mantenuto le sue caratteristiche originali.

Centro di antica e prima formazione Norbello e Domusnovas Canales – ortofoto 2010

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3.4 I beni paesaggistici ed identitari puntuali L’individuazione dei beni paesaggistici e identitari è stata fatta prendendo come riferimento le linee guida della RAS. In base all’allegato 3 del P.P.R. le categorie dei Beni Paesaggistici e Identitari sono:

Categoria di Beni Paesaggistici: a) gli immobili e aree di notevole interesse pubblico, tutelati ai sensi dell’art. 136 del D.Lgs. 22.1.04, n. 42 e successive modificazioni; b) zone di interesse archeologico tutelate ai sensi dell’art. 142, comma 1, lett. m, del D.Lgs. 22.1.04, n. 42 e successive modificazioni; c) immobili e aree tipizzati individuati e sottoposti a tutela dal Piano Paesaggistico, ai sensi lett. i, del D.Lgs. 22.1.04, n. 42 e successive modificazioni;

1. Aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico culturale: 1.1. Beni d’interesse paleontologico: categoria PPR - a1 1.2. Luoghi di culto dal preistorico all’alto medioevo: categoria PPR - a2 1.3. Aree funerarie dal preistorico all’alto medioevo:categoria PPR - a3 1.4. Insediamenti archeologici dal prenuragico all’età moderna, comprendenti sia insediamenti di tipo villaggio e di tipo urbano, sia insediamenti rurali: categoria PPR - a4 1.5. Architetture religiose medioevali, moderne e contemporanee : categoria PPR - a5 1.6. Architetture militari storiche sino alla II a guerra mondiale: categoria PPR - a6

2. Aree caratterizzate da insediamenti storici: 2.1. Le matrici di sviluppo dei centri di antica e prima formazione, letti dalla cartografia storica, comprensivi anche dei centri di fondazione moderni e contemporanei, i nuclei specializzati del lavoro e l’insediamento sparso: 2.2. Gli elementi dell’insediamento rurale sparso

Categoria di Beni Identitari: a) Immobili e Aree tutelati ai sensi dell’art. 5 comma 5 e dell’art. 9 delle N.T.A. 1. Aree caratterizzate dalla presenza di edifici e manufatti di valenza storico culturale: 1.1. Elementi individui storico-artistici dal preistorico al contemporaneo, comprendenti rappresentazioni iconiche o aniconiche di carattere religioso, politico, militare: categoria PPR - b 1 1.2. Archeologie industriali e aree estrattive: categoria PPR - b 2 1.3. Architetture e aree produttive storiche: categoria PPR - b 3 1.4. Architetture specialistiche civili storiche: categoria PPR - b 4

2. Reti ed elementi connettivi: 2.1. Rete infrastrutturale storica: categoria PPR - c 1 2.2. Trame e manufatti del paesaggio agro-pastorale storico-culturale: categoria PPR - c 2

3. Aree di insediamento produttivo di interesse storico culturale 3.1. Luoghi caratterizzati da forte identità in relazione a fondamentali processi produttivi di rilevanza storica: categoria PPR - c 3

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All’interno del lavoro, lo studio dei beni, la loro individuazione e localizzazione è stata inserita all’interno di una serie di tavole che consentono la loro immediata visualizzazione attraverso le fotografie e le schede a loro dedicate. Per i Beni interni al Centro Storico e Centro Matrice è stata redatta una scheda con le indicazioni principali riguardanti il Bene ma non è stato elaborato il contesto di tutela in quanto non è prevista l'applicazione delle procedure di cui all'articolo 49 delle NTA del P.P.R., poiché il Centro di Prima e Antica formazione è da considerarsi esso stesso Bene Paesaggistico dotato di suoi propri strumenti di tutela. Lo stesso vale per i Beni Interni al Centro Storico, che sono tutelati dalle norme del P.P della zona A vigenti. Nelle schede, i perimetri di tutela sono definiti rispettivamente in rosso quelli di tutela integrale, in giallo quelli di tutela condizionata o cautelativa.

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3.5 I beni paesaggistici ed identitari puntuali architettonici

3.5.1 Elenco beni architettonici di Abbasanta

3.5.2 Elenco beni architettonici di Norbello

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3.6 I beni archeologici 3.6.1 Introduzione metodologica La presente relazione, relativa alla definizione del quadro conoscitivo dell'assetto Storico-Culturale (settore archeologico) dei territori dei Comuni di Abbasanta e Norbello, si inserisce nel processo di adeguamento degli strumenti di pianificazione urbanistica a scala comunale (Piano Urbanistico Intercomunale - PUI) al dettato di legge regionale in materia di pianificazione paesaggistica (Piano Paesaggistico Regionale - PPR), sulla base degli artt. 47, 48 e 49 delle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) della L.R. n. 8 del 25 novembre 2004 e della L.R. n. 13 del 4 agosto 2008. In Sardegna, infatti, la delega per la scala di dettaglio nell'individuazione e perimetrazione dei Beni Paesaggistici è stata attribuita ai Comuni, che il PPR obbliga alla redazione di nuovi Piani che trasferiscano le linee della pianificazione regionale in atti progettuali concreti. La fonte primaria di informazione a cui si è chiamati a far riferimento è il «Repertorio Regionale dei Beni Paesaggistici» (da qui in poi semplicemente Repertorio) pubblicato sul BURAS n. 49 del 31/10/20132. Nel Repertorio sono presenti 196 siti archeologici (ex art. 143, comma 1, lettera a del D.Lgs 42/04 e ss.mm.), così suddivisi:  abitato: 2  allée couverte: 12  domus de janas: 12  fonte-pozzo: 6  insediamento: 35  nuraghe: 43  ruderi: 7  tomba: 50  tomba dei giganti: 28  villaggio: 1 La prima fase dell'indagine è stata incentrata sopratutto sulla ricerca dei dati da bibliografia edita e d'archivio. Sono state consultate opere a carattere generale sull'archeologia regionale: - A. Boscolo, La Sardegna bizantina e altogiudicale, Chiarella, Sassari, 1978 - F.C. Casula, Sardegna Catalano Aragonese, Profilo storico, Editrice Mediterranea, Sassari, 1984 - E. Contu, La Sardegna preistorica e Nuragica, Chiarella, Sassari, 1997 - J. Day, Villaggi abbandonati in Sardegna dal Trecento al Settecento: Inventario, Paris, 1973 - I. Didu, I centri abitati della Sardegna romana nell’Anonimo Ravennate e nella Tabula Peutingeriana, in "Annali della facoltà di lettere dell’Università di Cagliari", Vol. III, Cagliari (1980-1981), 1982 - G. Lilliu, La civiltà nuragica, Carlo Delfino Editore, Sassari, 1982 - G. Lilliu, La civiltà dei Sardi dal paleolitico all’età dei nuraghi, Il Maestrale, Nuoro, 2003 - A. Mastino (a cura di), Storia della Sardegna antica, Il Maestrale, Recco (GE), 2005 - P.G. Spanu, La Sardegna Bizantina tra VI e VII secolo, Mediterraneo Tardoantico e Medievale – Scavi e ricerche, Editrice S’Alvure, Oristano, 1998 e monografie o articoli specifici inerenti il territorio in esame. In particolare i riferimenti bibliografici maggiormente utilizzati sono stati: - A. Asole, L'Altopiano di Abbasanta, in "Il terriorio, la natura, l'uomo", pp. 110-112, 1989; - Associazione archeologica etnografica abbasantese, I toponimi del territorio di Abbasanta, S'Alvure, 1993; - S. Demurtas, Norbello: loc. Funtana Suei in "I Sardi: la Sardegna dal paleolitico all'età romana. Guida per schede dei siti archeologici sardi", pp. 194-195, 1984; - A. Depalmas, L'insediamento preistorico di Sorralia (Norbello-Oristano), in "Quaderni della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano", pp. 7-20, 1988;

2 http://www.sardegnaterritorio.it/j/v/1293?s=242464&v=2&c=11437&t=1 110

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- G. Lilliu, Abbasanta: loc. Nuraghe Losa, in "I Sardi: la Sardegna dal paleolitico all'età romana. Guida per schede dei siti archeologici sardi", p. 157-159, 1984; - S. Nepoti, (OR) Norbello, loc. Tanca 'e Suei, in "Archeologia Medievale: cultura materiale, insediamenti, territorio", p. 253, 1999; - D. Salvi, Norbello, S. Maria della Mercede: il corredo della Tomba Alpha, in "Quaderni della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano", pp. 215-226, 1989; - D. Salvi, (OR) Norbello, S. Maria. 1986-88, in "Archeologia Medievale: cultura materiale, insediamenti, territorio", pp. 460-461, 1994; - D. Salvi, Norbello: l'area cimiteriale di Santa Maria della Mercede, in "Ai confini dell'Impero: storia, arte e archeologia della Sardegna bizantina", pp. 207-208, ???; - D. Salvi, Una tomba di età tardoromana in località Muru Traessu, Norbello (Oristano), in ", Corsica et Baleares antiquae: international journal of archaeology", pp. 176-180, 2003; - V. Santoni, Il nuraghe Losa di Abbasanta, Sassari, Carlo Delfino, 2004; - A. Taramelli, Ricerche nel Nuraghe Losa nel Comune di Abbasanta, in "Notizie dagli Scavi", pp. 233-261, 1916; - A. Taramelli, Carte Archeologiche della Sardegna, Vol. II “Foglio 206 - Macomer”, Carlo Delfino Editore, Sassari, pp. 285-500, 1993 (Prima edizione 1929); - A. Usai, Scavi nelle Tombe di Giganti di Tanca 'e Suei e di Tanca 'e Perdu Cossu (Norbello, OR), in "Quaderni della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano", pp. 122-149, 1998; - A. Usai, Osservazioni sul popolamento prenuragico e nuragico del territorio di Norbello (OR), in "Quaderni della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano", pp. 51-79, 1999. Imprescindibile, in questa fase come nelle successive, la collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Provincie di Cagliari e Oristano e, in particolare, con il Direttore Archeologo referente di Zona, il Dott. Alessandro Usai, che ha generosamente fornito tutti i dati d'archivio necessari alla definizione di un quadro conoscitivo completo (elenco dei vincoli e planimetrie, carte topografiche con riferimenti puntuali all'individuazione delle emergenze archeologiche e schede dettagliate da campo su un consistente numero di siti). Si è tenuto conto anche delle precedenti indagini svolte per la redazione dei Piani Urbanistici Comunali attualmente in vigore. Per il comune di Abbasanta sono stati utilizzati gli elaborati del PUC (Allegato A4 - Monumenti e Siti Archeologici del Territorio di Abbasanta) ed è stato verificato il riferimento catastale di ciascuno degli 84 siti censiti dalla Associazione Archeologica Etnografica Abbasantese, a cui va dato il merito di un lavoro certamente meticoloso e preciso anche se, purtroppo, ormai datato (gennaio 2001). Per il comune di Norbello i dati in nostro possesso sono invece di tipo puntuale (coppie di coordinate in Gauss-Boaga), privi di un riferimento tipologico e toponomastico; nel precedente Piano sono state segnalate solamente 13 aree di tutela H4 (zona di salvaguardia archeologica).

3.6.2 Il territorio I territori comunali di Abbasanta e Norbello si estendono fra l'altopiano basaltico di Abbasanta e i bassi rilievi e le valli incise dal Rio Merchis - Siddo, che segnano il confine, geografico e amministrativo, con il Comune di Aidomaggiore a Est. Il territorio, apparentemente omogeneo e uniforme, si presenta costituito da diverse unità geologiche, morfologiche e pedologiche, per la descrizione delle quali si rimanda agli specifici capitoli di questo stesso elaborato. Il rapporto fra l'insediamento umano e l'ambiente, nelle diverse epoche fino alla contemporaneità, è strettamente legato alla distribuzione delle risorse idriche (sorgenti, pozzi, corso dei fiumi e torrenti) ma con una preferenza costante nei confronti di quei terreni che presentano un'alta produttività agricolo-pastorale o,

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo sopratutto nel caso dell'insediamento nuragico e alto-medievale, una particolare attenzione nei confronti della sicurezza degli insediamenti3.

3.6.3 Le attestazioni archeologiche L'ambito territoriale preso in esame risulta riccamente insediato e sfruttato fin dal neolitico. Sono infatti molto numerose le sepolture ipogeiche, conosciute con il nome di domus de janas, ascrivibili alla facies culturale di Ozieri (come quella di Livrandinu, nel comune di Norbello o quella di Chenale o Chirigheddu di Abbasanta), quasi sempre riutilizzate nelle epoche successive e quindi prive di corredi funerari originali che ci consentano una datazione certa del loro primo utilizzo (comunque ascrivibile, per funzione e tipologia a un periodo compreso fra il Neolitico Recente e l'Età del Rame). Nel Repertorio del PPR del 2013 sono indicate solo 12 Domus de Janas, anche se molte altre vanno estrapolate da quegli elementi archeologici indicati genericamente con l'attributo "Tombe" (50). L'unico insediamento attribuibile con certezza al Neolitico Recente è quello di Sorralia, nei pressi dell'abitato di Norbello. L'insediamento, individuato nel corso di lavori per la realizzazione del campo sportivo è stato indagato attraverso sopralluoghi e ricognizioni di superficie nel 1986, in occasione di lavori per la sistemazione di un serbatoio idrico presso il campo sportivo. L'insediamento, che copre un'estensione di circa 3 ettari e che era con ogni probabilità costituito da abitazioni sparse di forma presumibilmente circolare4, non è mai stato oggetto di scavi stratigrafici e attualmente non è percepibile, in quanto l'area è oggi occupata dal campo sportivo. Sono ascrivibili all'Età del Rame (Calcolitico) strutture funerarie di tipo dolmenico, nella forma del dolmen semplice (struttura elementare trilitica costituita da pietre fitte ortogonali al terreno su cui è disposta una lastra di copertura come quelle di Nurachei A e B, di Mura 'e Iscovas e di Sa Codina e S'Ispeddosu di Norbello, e Mura 'e Putzu, Mesu Enas e Sangrone di Abbasanta) e nella forma più complessa dell'allée couverte, che si presenta come un'evoluzione tipologica del tipo dolmenico (come quella di sa Pedra Piccada A a Norbello). La Civiltà Nuragica (sviluppatasi in Sardegna a cavallo fra il Bronzo Medio e l'Età del Ferro) è certamente quella di cui residuano il numero più consistente di tracce archeologiche sul territorio, per quanto riguarda quasi tutte categorie funzionali. Se per le età precedenti le attestazioni sono riferibili esclusivamente all'ambito funerario, all'età Nuragica sono ascrivibili edifici civili e di difesa, sepolture e luoghi di culto (compresi templi a mégaron, come nel caso del sito di Orconale a Norbello e fonti come quella di Cala 'e Gastea ad Abbasanta). In particolare, da Repertorio, sono attestati 43 nuraghi distribuiti uniformemente su tutto il territorio, 28 tombe dei giganti (anche per questa particolare tipologia funeraria vale la possibile catalogazione nel Repertorio col generico attributo "tomba"), 35 insediamenti (attribuibili però anche alle fasi successive, in quanto nel Repertorio non è riportata l'esatta attribuzione cronologica) e 6 fonti-pozzi. Questa ultima tipologia ha risentito certamente delle profonde trasformazioni territoriali avvenute nel corso dei secoli e sopratutto della necessità degli abitanti di attingere all'acqua ai fini della pastorizia e dell'agricoltura, modificando sostanzialmente la dislocazione delle sorgenti. L'unica fonte attribuibile con certezza all'età nuragica (in quanto conserva ancora in situ parte delle strutture nuragiche) è quella già citata di Cala 'e Gastea, nel territorio di Abbasanta5. Molti degli insediamenti di Età Nuragica hanno avuto continuità di vita e frequentazione nelle epoche successive (sopratutto in Epoca Romana e Altomedievale, come nel caso dei nuraghi Losa e Aiga di Abbasanta e Nurachei, Truschea, Mura Pedrosa e Orconale di Norbello, dove sono presenti abitazioni rettangolari attribuibili al periodo Romano). A seguito della conquista Romana la regione viene interessata da una consistente frequentazione legata sopratutto alla realizzazione dell'arteria stradale che collegava i centri di Karales e Turris Libisonis e che tagliava la regione, passando per il centro di Ad Medias (collocabile

3 A. Usai, Osservazioni sul popolamento prenuragico e nuragico del territorio di Norbello, p. 51 4 A. Depalmas, L'insediamento preistorico di Sorralia (Norbello-Oristano), pp. 7-8 5 A. Usai, Osservazioni sul popolamento prenuragico e nuragico del territorio di Norbello, p. 56 112

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo certamente nei pressi dell'odierno abitato di Abbasanta o dell'importante polo insediativo del Nuraghe Losa ma ad oggi non individuato con certezza). Dall'arteria centrale dovevano certamente partire dei diverticula, strade secondarie, che consentivano la mobilità lungo tutta l'area in esame: a Occidente verso le coste del Mar di Sardegna e a Oriente verso il Barigadu e le Barbagie. Ancora oggi sono visibili numerosi tratti della viabilità storica (reimpiegata evidentemente anche nelle età successive, sopratutto nel Medioevo), anche se questa particolare evidenza archeologica non è documentata nel Repertorio RAS. Si procederà comunque all'individuazione dei lacerti, alla documentazione, al posizionamento in carta e alla proposta di un perimetro di tutela urbanistico (zona H). Sul colle di Sella, nel comune di Norbello, è presente un insediamento, probabilmente fortificato, di età romana e una estesa necropoli a incinerazione di cui ancora sono ben leggibili le fosse. Una vasta necropoli a incinerazione si estende nell'area archeologica di Losa, a meridione del Nuraghe e del relativo villaggio. L'età medievale, che ha visto nascere i centri abitati di Abbasanta e Norbello, è attestata, come detto, sopratutto per la frequentazione di insediamenti precedenti. Ai primi decenni del 1200 è ascrivibile la realizzazione della chiesa dedicata alla madonna della Mercede a Norbello, in cui scavi archeologici (condotti negli anni '80 all'interno e all'esterno dell'aula) hanno messo in luce sepolture e corredi pertinenti a una necropoli di età altomedievale (piena età giudicale)6. Si ascrivono alla piena età medievale la chiesa di Santa Vittoria e il Castello di Sella (comune di Norbello), posti sull'omonimo altipiano, sul versante opposto rispetto all'insediamento romano fortificato. Del castello residuano solo una cisterna intonacata e lacerti del tracciato murario e il sito è stato, con ogni probabilità, oggetto di scavi clandestini. La frequentazione del sito fin dall'età del bronzo è testimoniata dalla presenza del nuraghe monotorre di Sella e di una muraglia in opera poligonale, addossata al mastio del nuraghe stesso.

3.6.4 Il posizionamento dei siti Completata la fase di raccolta delle conoscenze attraverso i dati bibliografici e d'archivio, l'archeologo incaricato è chiamato alla definizione di perimetri di tutela integrale (Zona Territoriale Omogenea H - aree di tutela) individuati mediante sopralluoghi mirati presso i siti identificati, ai sensi dell'art. 143 del D.Lgs 42/04 e ss.mm. In conformità a quanto previsto dalle N.T.A. sono state fatte le ricognizioni sul campo atte a verificare lo stato attuale di conservazione dei siti e la consistenza del sedime archeologico degli stessi. Nel corso dei sopralluoghi si è proceduto a realizzare un apparato di documentazione fotografica puntuale e di dettaglio atto a documentare le emergenze archeologiche e al rilievo puntuale dei siti mediante strumenti di rilievo GPS. Per il posizionamento dei siti e la definizione delle aree di tutela si rimanda agli elaborati del PUI, in particolare alle tavole 2.2.1 e 2.2.2 (Patrimonio storico Culturale diffuso). Le ricognizioni territoriali hanno inoltre evidenziato la presenza di elementi archeologici (come ad esempio i tratti di viabilità storica ancora conservati) non riportati nel repertorio. Anche per questi elementi si procederà comunque alla schedatura e al posizionamento preciso, così che il Comune possa attribuire un perimetro di tutela urbanistico (attraverso le zone H del PUI) e la Regione, in attuazione al disciplinare del 16 maggio 2013 tra MiBACT e RAS, possa definire un'area di tutela paesaggistica ai sensi dell'art. 142 lettera m del D.Lgs 42/04 e ss.mm. Con la chiusura del quadro conoscitivo, si prevede l'avvio dell'attività istruttoria per la definizione dei perimetri di tutela in accordo con gli uffici regionali della Direzione all'Urbanistica e con gli organi periferici del MiBACT (copianificazione).

6 D. Salvi, Norbello, S. Maria della Mercede: il corredo della Tomba Alpha, pp 215-226 113

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Attualmente sono state individuate 96 aree omogenee, comprendenti tutti i 196 elementi archeologici, così come censiti dal Repertorio, e le acquisizioni ex novo. Queste aree, corrispondenti alla proposta di tutela integrale, saranno pertanto discusse in sede di copianificazione.

3.6.5 Elenco beni archeologici di Abbasanta

ELENCO BENI ARCHEOLOGICI - ABBASANTA 01 0001 STRADA BAU NUGHE 02 6704 TOMBA DEI GIGANTI SOS CONTONES 03 6705 NURAGHE MURA 'E LAUROS 04 6707 DOMUS DE JANAS BONORCHIS 05 6708 DOMUS DE JANAS BAU NUGHE 06 7479 TOMBA DEI GIGANTI SU PRANU OVEST 07 7480 TOMBA DEI GIGANTI SU PRANU EST 08 7491 TOMBA DEI GIGANTI PROCHILES 09 7492 DOLMEN SU NURATTOLU 10 7494 TOMBA DEI GIGANTI LOSA 11 7500 TOMBA DEI GIGANTI PERDA CRAPPIDA 12 7503 FONTE FUNTANA PUDIDA 13 7680 DOMUS DE JANAS MURA IDDARI 14 7685 DOMUS DE JANAS CHENALE 15 7686 DOMUS DE JANAS SU CARAMARZU 16 7687 DOMUS DE JANAS MURA DE CAMPU 17 7812 DOLMEN MURA 'E PUTZU 18 7819 DOMUS DE JANAS S'ANGRONE 19 8624 NURAGHE CHIRIGHEDDU 20 8625 NURAGHE CHIRIGHEDDU 21 8652 NURAGHE CHENALE 22 8665 NURAGHE AIGA 23 8671 NURAGHE PERDA CRAPPIDA 24 8672 NURAGHE PIZZINNU 25 8676 NURAGHE OSODDEO 26 8677 NURAGHE ARZOLA 'E LEPPERE 27 8678 NURAGHE ZURAS 28 8679 NURAGHE CORRIGAS 29 8680 NURAGHE CANNAS 30 8683 NURAGHE SARGAS 31 8684 INSEDIAMENTO CHENALE 32 8685 NURAGHE NURRU 33 8688 SITO LOSA 34 8689 NURAGHE IZZI 35 8701 NURAGHE SIRBA NOA 36 9367 VILLAGGIO BRUNELLU 37 9635 INSEDIAMENTO TRAGADA

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38 9638 SITO MESU ENAS 39 9640 VILLAGGIO MURA ILIGHES 40 9645 TOMBA DEI GIGANTI PERDU PUZZONE 41 9646 VILLAGGIO IDIGHINZU II 42 9647 VILLAGGIO IDIGHINZU I 43 9651 SITO TROSSAELA 44 9656 VILLAGGIO BENA JORGHI 45 9661 VILLAGGIO MURA TOFFAU 46 9788 FONTE CAL'E CASTEA 47 9789 TOMBA DEI GIGANTI SOS OZZASTROS 48 9790 FONTE SU PUTZU 'E LOSA

3.6.6 Elenco dei beni archeologici di Norbello

ELENCO BENI ARCHEOLOGICI - NORBELLO 01 0002 INSEDIAMENTO SORRALIA 02 6631 VILLAGGIO MONTIGU 03 6647 SITO ORCONALE 04 6653 NURAGHE PIRIFERTA 05 6654 NURAGHE ZIU NIGOLA 06 6655 NECROPOLI ZERCA VOGA 07 6667 SITO SU MURU TRAESSU 08 6669 MURAGLIA SA CODINA MORTA 09 6676 VILLAGGIO SA CODINA MORTA 10 6702 FONTE MARGHINISTARA 11 6703 VILLAGGIO MURAIDDA 12 7582 SITO SELLA 13 7587 NECROPOLI MESU 'E CORTE 14 7588 TOMBA SAN GIOVANNI 15 7589 NECROPOLI SANTA MARIA DELLA MERCEDE 16 7591 TOMBA SA CORTE 17 7670 DOMUS DE JANAS S'ONNU MARRAS 18 7372 DOMUS DE JANAS NORBELLO 19 7794 TOMBA DEI GIGANTI TANCA PERDU COSSU B 20 7795 TOMBA DEI GIGANTI TANCA PERDU COSSU A 21 7796 TOMBA DEI GIGANTI TANCA 'E SUEI 22 7814 TOMBA DEI GIGANTI SOS BIDILES 23 8610 NURAGHE OZZILO 24 8613 NURAGHE PARDU ISCRA 25 8616 NURAGHE FUNTANA SUEI 26 8617 NURAGHE SIRBONICA 27 8622 NURAGHE ISCOCCO 28 8623 NURAGHE MURA PILOSU 29 8662 NURAGHE ZUANNE ORENE 115

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30 8663 NURAGHE BATIZZONES 31 8664 NURAGHE FUNTANA ALINOS 32 8667 NURAGHE RUIU 33 8668 NURAGHE TAERRA 34 8669 NURAGHE TURRE 35 8673 NURAGHE EBBA MURU 36 8674 NURAGHE TRUISCHEA 37 8675 NURAGHE PERDU COSSU 38 8682 NURAGHE PUTZU MANCA 39 9399 RUDERE SANTA VITTORIA 40 9615 INSEDIAMENTO SELLA

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4. Analisi dell’assetto insediativo ed infrastrutturale

4.1 Premessa metodologica L’analisi della pianificazione vigente ha l’obiettivo di individuare la situazione attuale in seguito alle scelte che sono state fatte circa un decennio addietro. Lo studio ha portato all’elaborazione di una serie di tavole che hanno evidenziato la situazione presente sia nel centro urbano che extraurbano, compresa la frazione di Domusnovas Canales e della borgata rurale di San Ignazio, per il comune di Norbello e del borgo di San Agostino per Abbasanta. La ricognizione è stata inizialmente elaborata per i due comuni separatamente e in seguito in una unica tavola nella quale sono state confrontate le zonizzazioni per l’intero territorio intercomunale.

PUC vigente Ambiti territoriali di Abbasanta e Norbello In seguito all’elaborazione generale dei piani è stata analizzata in maniera più dettagliata la pianificazione all’interno di ogni zona omogenea. Per ogni comune è stata elaborata la tavola della localizzazione dei piani attuativi e successivamente è stata elaborata per ogni lottizzazione, una scheda sintetica riassuntiva che ha permesso di capire realmente lo stato di fatto. I dati riportati nella scheda sono:  l’estratto del PUC in scala 1:2000;  il dettaglio della lottizzazione in scala 1:1000 su ortofoto del 2010 con le aree destinate ai lotti privati, evidenziate con colore rosso, quelle della viabilità evidenziate con colore celeste e le aree delle cessioni evidenziate con colore verde;  tabella riepilogativa con tutti i dati urbanistici, le date relative all’approvazione del piano, quella della stipula della convenzione e la percentuale di realizzazione della stessa. In particolare quest’ultimo dato si è rivelato molto importante perché ha messo in evidenza che ancora oggi, molte lottizzazioni sono parzialmente incompiute. Infatti nel corso degli anni lo sviluppo dei piani di lottizzazione, in modo particolare quelli di iniziativa privata, ha avuto un rallentamento nella sua attuazione, legato in modo particolare alla situazione economica non favorevole che ha lasciato nel tessuto urbano dei vuoti ancora da colmare. Questa situazione si è manifestata soprattutto ad Abbasanta, sia per le lottizzazioni 117

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo in zona C che quelle in alcune zone D e G, rispetto a Norbello in cui la politica, nel corso degli anni, ha agevolato i piani di lottizzazione a carattere pubblico che ha consentito di portare avanti, anche se lentamente, le iniziative programmate anni addietro.

Esempio di scheda di lottizzazione in zona omogenea C di Abbasanta

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4.2 Analisi della pianificazione vigente

4.2.1 Il PUC di Abbasanta Il PUC vigente di Abbasanta è stato approvato con Delibera del Consiglio Comunale n. 7 del 19/02/2002. Dal 2002 ad oggi il PUC è stato oggetto di 3 varianti sostanziali che hanno modificato alcune sottozone:  la prima, adottata con Delibera del Consiglio Comunale n. 33 del16/09/2002 con la quale le aree classificate come A2G, Archeologia Industriale, passavano da 4 a 3; una di queste, precisamente l’area dell’ex burrificio, situato lungo la via Sant’Agostino, fu riclassificata come zona G;  la seconda variante, adottata con Delibera del Consiglio Comunale n. 29 del 10/05/2007 riclassificò una parte dell’ex fiera del bestiame da zona D, sottozona D1, come zona G, sottozona G3, per consentire la realizzazione di 2 strutture comunali polivalenti e sottoscrivere un accordo di programma con privati per la realizzazione di un centro polisportivo;  la terza variante, adottata con Delibera del Consiglio Comunale n. 48 del 27/10/2009, riclassificò in località “Zaccardani” un area da sottozona E1 a Zona G. La particolare posizione geografica del centro urbano in prossimità di due tracciati di comunicazione importanti, quello stradale della Strada Statale “Carlo Felice” da Cagliari a Sassari e quello ferroviario Ca – SS - Olbia, che attraversano il territorio da nord a sud, hanno dettato una chiara destinazione d’uso delle aree in cui è suddiviso il territorio urbano. Ad est troviamo il nucleo antico del centro storico e le zone di completamento residenziale mentre ad est, tra il tracciato ferroviario e quello stradale, sono ubicate le aree ad interesse militare, quelle per gli insediamenti produttivi e quelle destinate ad interessi comuni.

PUC vigente Abbasanta

Gli obiettivi fondamentali che il PUC vigente intendere raggiungere sono “la valorizzazione di ogni singola parte del territorio comunale secondo l’uso specifico consolidatosi nel tempo, ovviamente in accordo con la

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo normativa vigente.”; rivolgere una maggiore attenzione verso il centro storico, fortemente ignorato negli strumenti urbanistici precedenti, rivolta a riqualificare e tutelare le caratteristiche architettoniche (tipologia costruttiva locale) ed ambientali ivi presenti (Valle di Chenale); favorire la crescita economica e produttiva finalizzata al soddisfacimento delle richieste degli operatori esterni con l’obiettivo di attirare capitali e di aumentare il saldo migratorio e quindi il numero dei residenti. Altro fattore importante che traspare nel PUC vigente è la volontà di riqualificare e valorizzare la zona archeologica del Nuraghe Losa, complesso archeologico di importanza regionale, e dei terreni lambiti dalla “Carlo Felice” e la Diramazione Nuoro con la realizzazione di servizi per la collettività a carattere comprensoriale. Nella previsione del PUC, sia l’area archeologica che quella destinata a servizi sono collegate al centro urbano con una “strada parco”, individuata nella ex “Carlo Felice” da riqualificare. Attualmente il territorio del comune di Abbasanta è articolato in:  Zona A ( A1 – A2) di interesse storico residenziale e di archeologia industriale;  Zona B di completamento riguardante il recupero della tipologia locale (B1) e la disciplina di promozione del commercio e dei servizi del Corso Garibaldi (B2);  le aree di espansione residenziale, Zona C, che individua le sottozone già dotate di Piani Attuativi (C1), quelle in cui l’espansione residenziale era già prevista nel precedente P. di F. (C2a), e le nuove aree di espansione (C2b);  le aree per attività produttive, Zona D, ( D1 – D2 – D* );  le aree per attrezzature di interesse generale G individuando diverse sottozone (Ga, Gb, G1a, G1b, G1c, G2, G3, G3*);  la zona F (sottozona F1) che individua le strutture ricettive inserite nei PIA;  Le zone di divieto edificatorio H (H1 – H2 – H3 – H4);  le zone agricole E suddivise in sei sottozone, compreso il borgo di Sant’Agostino (E1 – E1r - E2 – E3 – E4 – E5);  le zone per i servizi di interesse comunale (S1 – S2 – S3 – S4).

4.2.2 Il PUC di Norbello Il PUC vigente del comune di Norbello è stato elaborato ai sensi dell’art. 19 della L. R. 45/1989; il PUC originario è stato adottato con delibera del Consiglio Comunale n. 10 del 02/06/1997 e approvato con delibera del Consiglio Comunale n. 01 del 26/01/1998. Nell’arco degli anni sono state predisposte due varianti: - Variante n°1, adottata con delibera del Consiglio Comunale n. 18 del 05/06/1998 e approvata con deliberazione del Consiglio Comunale n. 26 del 28/12/1998, introdotta per l’individuazione di un nuovo comparto C da destinare a interventi di Edilizia Economica e Popolare; - Variante n° 2, approvata con deliberazione del Consiglio Comunale n. 2 del 31/01/2000 tuttora in vigore. Gli obiettivi fondamentali enunciati nella relazione illustrativa del PUC riguardano: - la ridefinizione dell’assetto urbano di Norbello e della frazione di Domusnovas Canales in seguito ad un forte sviluppo dell’attività edilizia avvenuta negli ultimi anni, in concomitanza con la riqualificazione urbana dei due centri; - la capacità di cogliere gli elementi positivi che una politica di “promozione” della residenza nel comune è capace di attivare insieme con una parallela riqualificazione urbana e di valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. Questo obiettivo, insieme ad una crescita economico – sociale, deriva dalla valutazione positiva che ha apportato nel comune la realizzazione del Piano di Zona per l’Edilizia Economico e Popolare, introdotto dal Piano di Fabbricazione precedente, e dell’attrazione che ciò ha suscitato tra i residenti dell’intercomune; 120

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- altro obiettivo era quello di promuovere la viabilità, le attività produttive e le attività di servizi. Questa esigenza nasce dal fatto che l’Intercomune di Abbasanta - Ghilarza – Norbello (convenzione) costituisce “una piccola realtà di livello urbano” in un ambito territoriale (quello della Sardegna Centrale) capace di collocarsi con valenza urbana in un territorio compreso tra Oristano, Macomer e Nuoro; - la valorizzazione dell’insediamento campestre di Sant’Ignazio con la possibilità di un utilizzo di tipo turistico / agrituristico; - il recupero e la valorizzazione del patrimonio archeologico a fini culturali e turistici. Nella prima stesura del PUC, il territorio comunale di Norbello e delle frazione di Domusnovas Canales era normato dalla suddivisione dello stesso in zone territoriali omogenee: - le aree B ( B1 – B2 – B3) di riqualificazione urbana e di completamento localizzate nei due centri urbani; - le aree di espansione residenziale C ( C1 – C2 – C3 – C4 – C167) a Norbello; - le aree per attività produttive D ( D1 – D2 – D3); - le aree per attrezzature di interesse generale G; - l’area del borgo campestre di Sant’Ignazio come zona F a vocazione turistica; - Le zone di salvaguardia H (H1 – H2 – H3); - le zone agricole suddivise in tre sottozone (E5a – E5b – E2) Il PUC attuale ha subito delle modifiche sostanziali rispetto al PUC originario soprattutto per quanto riguarda la classificazione del centro urbano di Norbello. Infatti le aree B sono state riclassificate come zona A, è stato operato un ridimensionamento delle aree di espansione residenziale “C” , è stata ampliata la zona D2 per lo sviluppo delle attività produttive in base alle esigenze dell’intercomune, è stata ampliata la zona F . Il resto del territorio non ha subito variazioni. Sostanzialmente il PUC in vigore suddivide il territorio comunale in : - Zona A ( A1 – A2) di interesse storico ambientale; - Zona B di completamento localizzate a Norbello (B2) e a Domusnovas Canales (B3); - le aree di espansione residenziale, Zona C, ( C1 – C167) a Norbello; - le aree per attività produttive, Zona D, ( D1 – D2 ); - le aree per attrezzature di interesse generale G; - l’area del villaggio campestre di Sant’Ignazio come zona F ampliata; - Le zone di salvaguardia H (H1 – H2 – H3 – H4); - le zone agricole E suddivise in tre sottozone (E5a – E5b – E2).

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PUC vigente Norbello Analizzando l’evoluzione storica del centro abitato di Norbello, si percepisce come il nucleo insediativo si sia sviluppato tendenzialmente all’interno dell’impianto originario sino agli anni ’50. Solamente a partire da questo periodo che si ha una estensione verso l’esterno, principalmente verso la via di maggiore comunicazione e cioè via Vittorio Emanuele che collega Norbello ad Abbasanta. Questa espansione “introversa” ha contribuito, in parte, a mantenere attivo il centro e a preservarlo. L’obiettivo fondamentale del PUC vigente per il centro storico di Norbello è la conservazione e tutela degli edifici esistenti all’interno dell’antico nucleo e la riqualificazione edilizia e tipologica dei fabbricati di recente realizzazione. L’obiettivo finale è la riqualificazione urbana in parallelo con il restauro edilizio. E’ necessario sottolineare che questa politica di riqualificazione fu iniziata alla metà degli anni ’80 quando fu elaborato per il centro urbano più antico, un Piano di Recupero e Risanamento che si è sviluppato per anni e che ha avuto come risultato la riqualificazione di molte vie principali dell’impianto antico in concomitanza con il recupero e conservazione delle tipologie originali. Questo “modus operandi” delle Amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni ha consolidato la tendenza diffusa tra i cittadini di Norbello a conservare e recuperare le case tipiche del vecchio nucleo urbano. La zona A di Norbello è suddivisa in: - sottozona A1: zona dell’antico impianto urbano - sottozona A2: zona di interesse ambientale. Per l’intera zona A è previsto l’obbligo di essere sottoposta a Piano Particolareggiato finalizzato alla “tutela e conservazione del patrimonio edilizio esistente di interesse storico ambientale; alla riqualificazione tipologica ed edilizia del patrimonio edilizio e delle situazioni urbane di più recente realizzazione, al controllo tipologico ed insediativi delle nuove volumetrie.” Il Piano Particolareggiato per l’intera zona A è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 20 del 16/05/2007. Il comune di Norbello ha approvato l’atto ricognitivo del perimetro del centro di antica e prima formazione verificato in sede di copianificazione con l’Ufficio del Piano della RAS, con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 32 del 05/10/2007. Inoltre il Piano Particolareggiato del centro storico è stato sottoposto a verifica di conformità in base all’art. 52 NTA del PPR con Determinazione n. 3153/D.G del 29/12/2008.

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Zona A di Norbello Intorno al nucleo originario è andata consolidandosi l’area di espansione sino agli anni 50 del Novecento, l’attuale zona B, che si localizza in parte e in parte lungo Via Vittorio Emanuele. Questa zona è suddivisa nelle due sottozone B2 e B3. La zona B2 è situata ad ovest del centro storico e si presenta come zona ormai “satura”. Per questa zona il PUC vigente prevede un Piano Particolareggiato comunale che non è stato attuato. La saturazione edilizia del comparto è avvenuta con regime di concessione diretta con destinazione d’uso prevalentemente residenziale. All’interno della zona B2 si possono distinguere due tipologie prevalenti: - la prima localizzata lungo la via Vittorio Emanuele, arteria principale di collegamento con Abbasanta, ha tipologia con edificato su fronte strada su 2 livelli; è quello più antico sviluppatosi subito dopo gli anni ’50; - la seconda è situata ad ovest della zona A e ha tipologia isolata o a schiera, con corpi di fabbrica arretratati rispetto ai confini del lotto. La zona B3 – Zona di riqualificazione urbana – Domusnovas Canales - comprende il centro abitato ed il nucleo più antico della frazione di Domusnovas Canales, un tempo comune a se, posta a circa 2 km dal centro urbano di Norbello. Lo strumento urbanistico vigente prevede per questa sottozona la redazione di un Piano Particolareggiato in quanto la frazione è meritevole di uno studio tipologico più approfondito per la salvaguardia dell’impianto originario. L’intera area è suddivisa in 4 comparti (A, B, C, D) all’interno dei quali sono individuate delle unità tipologiche che sono sottoposte ad un regime transitorio di particolare tutela in attesa della redazione del Piano Particolareggiato. Il comune di Norbello ha approvato l’atto ricognitivo del perimetro del centro di antica e prima formazione, verificato in sede di copianificazione con l’Ufficio del Piano della RAS, con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 32 del 05/10/2007. Attualmente è in corso lo studio del Piano Particolareggiato che consentirà di riconoscere la zona come zona omogenea A.

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Puc vigente e Centro Matrice di Domusnovas Canales

L’altra grande area a carattere residenziale è la zona omogenea C suddivisa in due comparti entrambi di iniziativa pubblica. In particolare: - la zona C1 localizzata all’ingresso del centro abitato, confinante con il territorio di Abbasanta, è racchiusa tra via Vittorio Emanuele e Viale della Pace. Questa sottozona, di iniziativa comunale, fu lottizzato ne 1987 ed è completamente definita sia per la realizzazione delle infrastrutture primarie e secondarie che per gli insediamenti edilizi privati; - la zona C167 – 1° (Piano di zona 167) è localizzata in due aree del territorio comunale, separate dalla zona B2 di completamento. La prima è ubicata nella estremità nord ovest del centro abitato di Norbello. All’epoca della redazione del PUC (1997) era già realizzata per una percentuale di circa il 72% delle volumetrie previste e totalmente definita in rapporto alle opere di urbanizzazione primaria. Questa zona è stata suddivisa in due fasi: Fase 1° e Fase 2°. La lottizzazione della Fase 1° si presenta quasi completamente ultimata mentre la Fase 2° ha subito diverse varianti soprattutto per i comparti 12 e 13. Complessivamente è lecito affermare che anche questa fase è in via di consolidamento anche se diversi lotti sono ancora liberi. I volumi pubblici previsti non sono stati realizzati. La seconda zona C167 - 2°, localizzata in successione all’area C1 è compresa tra l’area di rispetto cimiteriale e la zona B2. Ad oggi il Piano attuativo è quasi completato. Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono ultimate nella misura del 75% (da completare illuminazione pubblica e marciapiedi). Questa zona è suddivisa in 3 comparti che attualmente presentano la seguente configurazione planivolumetrica: - Comp. A: volumetria realizzata nella misura del 42,85%; - Comp. B: volumetria realizzata nella misura del 87,29%; - Comp. C: volumetria realizzata nella misura del 85,71%.

Tabella riassuntiva delle zone C presenti nel comune di Norbello Espansione urbana Superficie Territoriale C - 167 138.391,33 C - Chirigheddu 11.014,38 mq

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C – Putzu Cadinu 28.845,00

Localizzazione delle lottizzazioni attuate nella zona omogenea C

A Norbello sono state individuate 2 aree per gli insediamenti produttivi: la zona D1 e D2. La zona D1 è localizzata all’ingresso del centro abitato in prossimità dell’arteria principale di collegamento con Abbasanta. Già all’epoca della redazione del PUC vigente era completamente definita sia per quanto riguarda le opere di urbanizzazione, sia per l’assegnazione dei lotti e la realizzazione dei volumi previsti. Zona D2: la seconda area per gli “insediamenti produttivi e per servizi di interesse intercomunale – Consorzio Abbasanta / Ghilarza / Norbello” è stata individuata fra l’asse viario intercomunale S.S. 131 CA – SS, ad una distanza di circa 700 mt dall’abitato di Norbello. L’area è attraversata da est ad ovest dal tracciato ferroviario CA – SS – Olbia. Nel 1998 è stato approvato il Piano Particolareggiato per la zona D2 per un’area complessiva di mq 178.120,00 Nel 1999 è stata redatta e approvata la seconda variante al PUC che prevedeva un ampliamento dell’area D2, destinata ad “ attività produttive, commerciali, di servizio e per iniziative ed attrezzature di livello comunale e intercomunale” da gestire secondo le procedure previste nel Regolamento del Consorzio Intercomunale Abbasanta – Ghilarza – Norbello. Il comparto fu esteso a mq 920.539 con utilizzazione subordinata all’elaborazione ed approvazione di un progetto unitario di utilizzo o di un Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica o privata da realizzarsi anche per comparti di dimensione non inferiore ad Ha 10. In seguito all’ampliamento dell’area, le tre Amministrazioni comunali hanno preferito dissociarsi ed operare ognuna per conto proprio. La zona è stata suddivisa in 4 comparti. Le opere di urbanizzazione sono state completate per il 60% dell’area totale mentre, per la parte rimanente, sono in fase di realizzazione. I lotti del comparto 1 e 3 sono stati assegnati e su entrambi vi sono volumi realizzati.

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Localizzazioni delle aree per gli insediamenti produttivi Nel PUC di Norbello le aree agricole interessano quasi la totalità del territorio comunale e sono divise in tre sottozone: E2, zona agricola delle colture intensive, E5A, zona agricola delle colture estensive e la zona E5B, zona agricola di salvaguardia. In particolare la sottozona E5B è stata localizzata tra la strada provinciale di attraversamento della valle di Chenale e la zona pianeggiante verso il centro abitato, circondando l’area cimiteriale e la sua fascia di rispetto. Le modalità di intervento e gli indici indicati nel PUC sono nettamente inferiori a quelli della normativa vigente regionale per le zone agricole (0.001 mc/mq per le residenze connesse alla conduzione del fondo, 0,01 mc/mq per le opere connesse all’esercizio delle attività agricole). La zona F per insediamenti turistici di Norbello è individuata nella frazione campestre di Sant’Ignazio a circa 7 km dal centro abitato. La frazione di Sant’Ignazio venne interessata nel 1981 da un Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica principalmente finalizzato a normare l’edilizia privata e a definire il sistema delle aree pubbliche e delle infrastrutture tecniche. La perimetrazione del Piano Particolareggiato è stata sostituita dalla perimetrazione del PUC recependone le norme e le prescrizioni relativamente ai componenti edilizi di iniziativa privata.Attualmente l’area del comparto destinata a campeggio comunale con i relativi servizi è operativa.

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Nel PUC di Norbello è stata individuata una sola area G, in prevalenza di proprietà comunale, posta a diretto contatto dello svincolo a livelli sfalsati esistente sulla S.S. 131 “Carlo Felice”; in quest’area è possibile la realizzazione di servizi ed attrezzature a servizio e supporto della mobilità e del trasporto, delle attività turistiche e produttive presenti nel territorio. L’area è soggetta a progettazione diretta dell’intero comparto. Attualmente non sono state presentate proposte di nessun genere per l’utilizzo dell’area.

Le zone di rispetto e salvaguardia sono state classificate in 4 sottozone: - H1: di salvaguardia stradale e ferroviaria; - H2: zona di rispetto cimiteriale; - H3: zona di salvaguardia fluviale e paesistico ambientale; - H4: zona di salvaguardia archeologica. - Gli indici sono in linea con la normativa vigente. La politica attuata già negli anni ’70 prevedeva un “sovradimensionamento” dei servizi in previsione di un incremento residenziale; questo fatto ha rilevato un livello dei servizi di particolare qualità. Questo spiega perché nel PUC non sono stati previsti servizi in aggiunta. Le superfici destinate a S1, S2, S3, S4 sono comprese all’interno delle zone omogenee B, C, D delle quali assumono le prescrizioni e le norme d’attuazione. La dotazione dei servizi è particolarmente significativa nel settore sportivo, del verde attrezzato, degli spazi pedonali e delle attrezzature collettive. Nel PUC vigente non è stata prevista nessuna nuova viabilità comunale in aggiunta a quella esistente che si configura già consolidata ed efficiente. Il territorio di Norbello è attraversato dalla S. S. Carlo Felice, la quale è facilmente raggiungibile dal centro urbano e dalla strada provinciale Ghilarza – Norbello che attraversa la Valle di Chenale, e collega in maniera rapida il centro urbano alla S.S. 131 DCN. Era in previsione, da parte della Provincia, il completamento di questa arteria di collegamento tra l’uscita dallo svincolo della S. S. 131 DCN e quello in direzione di Sassari, attraversando il territorio di Norbello. La realizzazione del 1° tronco della strada provinciale Ghilarza – Norbello ha permesso il collegamento diretto di Ghilarza e Norbello che prima erano collegati esclusivamente tramite il centro di Abbasanta. Questo attraversamento della Valle di Chenale ha razionalizzato il traffico locale configurando Norbello a centro di “attraversamento” e non più di “testata”.

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4.3 Analisi delle infrastrutture e dei servizi

4.3.1 Aspetti metodologici Il sistema delle infrastrutture e dei servizi è riassunto alle tavv (Tavv. 3.2) I tematismi affrontati riguardano: - i nodi dei trasporti - la rete della viabilita’ - il ciclo delle acque - il ciclo dell’energia elettrica - i servizi alla collettivita’ Supporti cartografici utilizzati: - GeoDB 10K - RAS (Strato/tema/classe: 010104-5-7-8; 010201-2; 020205; 020301; 070101; 070301) - PPR – RAS – Assetto insediativo - Cartografia in scala 1:1000 e 1:5000 fornita dai Comuni di Abbasanta e Norbello (Volo Compucart 2012) - Ortofoto 2006 – RAS - Mappe digitali dell’Archivio di Stato di Cagliari (percorsi storici)

4.3.2 Rete della viabilità e nodi dei trasporti – macroacessibilità La macroaccessibilità è rappresentata dal sistema viario di scambio e attraversamento che collega il centro abitato ad altri centri ed al resto del territorio. La viabilità extracomunale ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà garanzia di inclusione e crescita per i comuni della Valle di Chenale e del territorio del Guilcer. La connessione con il resto del territorio regionale assume infatti caratteristiche proprie dei centri maggiori dell’isola. Rete stradale Per la rappresentazione della sede stradale si è partiti dai dati del GDB 10k areali e lineari Area Stradale (010104), Elemento stradale (010107) e Viabilità mista secondaria (010105) confrontandoli con l’Ortofoto 2006 e i dati cartografici al 1000 e 5000. Per la rappresentazione degli elementi viari si propone una legenda basata su una più netta separazione cromatica fra i diversi tratti stradali. Si suddividono le strade di accesso in Primarie, principali e secondarie. In base a quanto riportato nella Tav. 3.2.1 si evince che la connessione degli abitati di Abbasanta e Norbello al resto del territorio regionale avviene agevolmente attraverso le Strade Statali 131 e 131 DCN che, oltre a costituire strade extraurbane principali di grande scorrimento, fanno parte della rete stradale di livello fondamentale indicata nel Piano Regionale dei Trasporti come elemento del SNIT (Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti) attuale e futuro, esteso all’ambito europeo. La prima, cosiddetta direttrice longitudinale, porta ad Oristano verso Sud e a Sassari in direzione Nord; la seconda, direttrice trasversale, collega i centri a Nuoro e Olbia. Altre due arterie importanti per l’accesso ad Abbasanta e l’interconnessione con i comuni di Norbello e Ghilarza sono la direttrice Nord Ovest-Sud Est rappresentata dalla SP 15, che collega Abbasanta con con la SS 131 in direzione Nord Ovest passando per la stazione ferroviaria e prosegue verso Ghilarza a Sud Est dell’abitato e la SP 23 che a Nord Est conduce a Norbello ed a Sud Ovest congiunge Abbasanta con la SS 131 DCN. Rete ferroviaria Per rappresentare il tracciato di linea ferroviaria si è partiti sempre dai dati contenuti nel GDB 10k lineari Elemento Ferroviario (010202) confrontandoli con l’Ortofoto 2006 e i dati cartografici al 1000 e 5000. La linea ferroviaria che attraversa il territorio regionale da Nord a Sud ferma ad Abbasanta nella storica stazione risalente al 1880 che è stata riammodernata nel 2008 con il progetto “Pegasus” ad opera della Rete Ferroviaria 128

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Italiana (gruppo Ferrovie dello Stato). La ferrovia ha costuito sino a cinquant’anni fa un forte condizionamento nello sviluppo del territorio comunale di Abbasanta. Il centro abitato e la stazione sono stati a lungo connessi da una breve via scarsemente abitata e la loro unione è avvenuta fisicamente a seguito del progressivo smantellamento della vasta area militare retrostante la stazione; da quel momento l’edificato si è potuto estendere verso Ovest, sino a raggiungere la ferrovia, senza mai oltrepassarla fino alla realizzazione, negli anni ’60 e ’70 della nuova SS 131, divenuta la nuova barriera ad Ovest dell’abitato. La linea ferroviaria nel territorio di Abbasanta viene attraversata dalla rete stradale in due punti: con un sottopasso lungo la via Vittorio Emanuele (SP 18) e con un attraversamento a raso in via Monsignor Perdixi (SP 15); Il Comune di Norbello presenta due attraversamenti in sovrappasso entrambi lungo la SP 64. La stazione ferroviaria di Abbasanta costituisce inoltre un centro di interscambio con i bus che effettuano trasporti extraurbani in quanto il piazzale antistante è adoperato anche come capolinea per diverse compagnie di trasporto fra le quali le linee dell’Arst e della ditta Pisanu.

4.3.3 Rete della viabilità – microaccessibilità La microaccessibilità è rappresentata dal sistema di strade e vicoli interni ai centri abitati di interesse per il raggiungimento di particolari servizi o luoghi di attrazione e di ritrovo. I dati di input, oltre a quelli già riportati per quanto riguarda la macroaccessibilità, sono rappresentati dalla valutazione dei percorsi maggiormente battuti all’interno degli abitati stessi. Si è scelto di rappresentare in un'unica tavola in scala 1:5000 la microcircolazione degli abitati di Abbasanta e Norbello includendo anche il tracciato interno di Ghilarza, per il quale si riportano solo le informazioni fondamentali. Il centro abitato di Abbasanta è diviso in due parti dalla SP 15 che percorre l’abitato da Ovest ad Est , una delle strade principali e più trafficate. Essa costituisce percorso obbligato per raggiungere la stazione ferroviaria provenendo da Ghilarza e in parte da Norbello a partire dall’incrocio con la SP 23 (dove prende appunto il nome di via Norbello). Più a Sud il percorso della via Vittorio Emanuele partendo da Ovest interseca il tracciato ferroviario, lambisce i confini del centro matrice e si ricongiunge quasi all’uscita del paese con la SP 15. La viabilità interna di Norbello presenta due assi fondamentali nelle direzioni sud-ovest-nord-est (Abbasanta) e nord-ovest-sud-est (S.S. 131), coincidenti con il tracciato della SP 23 che attraversa l’abitato. Altre strade importanti sono la via delle Autonomie (periferie di espansione settore ovest) e la via Azuni (centro storico). Il collegamento con Abbasanta e Ghilarza avviene nel versante sud-ovest lungo la S.P. 23.

4.3.4 Rete dei servizi acquedottistici, fognari ed energetici Per ricostruire il tracciato della condotta idrica interrata si è fatto riferimento alla cartografia in scala 1:1000 e dalle informazioni note al gruppo di lavoro da archivi ESAF-Abbanoa, mentre per il resto del territorio si sono considerati i dati estrapolati dal GDB 10K regionale Elemento idrico (040401) e Condotta Idrica (PPR) confrontandoli e integrandoli in base a quanto riportato nell’aerofoto in scala 1:5000. Sono presenti numerosi serbatoi alcuni dei quali probabilmente in disuso. Al momento non si conoscono con sufficiente precisione i tracciati dei collettori fognari che dai centri abitati recapitano i reflui ai depuratori. Per servizi energetici si intendono esclusivamente i manufatti visibili relativi alla sola fornitura di energia elettrica in alta e media tensione ai centri abitati di Abbasanta e Norbello. Se si escludono i due campi fotovoltaici, uno nel Comune di Abbasanta e L’altro nel territorio di Norbello, entrambi localizzati in prossimità dellla S.S. 131, allo stato attuale non si rileva la presenza nel territorio di altri sistemi di generazione e/o cogenerazione. Per delineare il tracciato e localizzare i tralicci ci si è riferiti ai dati forniti dalla cartografia al 1000 e dal dato Linea Elettrica (070301) del GDB 10k, confrontando il tutto con l’Ortofoto 2006 e apportando le giuste correzioni. Per la codifica degli impianti fotovoltaici si adotterà un nuovo codice all’interno del ciclo dell’energia elettrica. 129

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4.3.5 Distribuzione dei servizi alla collettività La localizzazione dei servizi e dei punti di interesse influenza grandemente la viabilità e la distribuzione antropica nel territorio. Pertanto si è deciso di completare le infomazioni riguardanti il sistema delle infrastrutture includendo un nuovo tematismo definito con il numero “08 – Servizi alla collettività” e riportato in aggiunta all’elenco iniziale formulato dalla Regione nelle Linee Guida. In funzione del potere attrattivo e di movimento delle masse si sono individuati i seguenti “subsistemi”: - Ospedali - Scuole - Sedi Amministrative - Stazione Ferroviaria e Intermodale - Centri commerciali - Parcheggi collettivi - Altri servizi Le informazioni a riguardo sono state ricavate dalle cartografie 1:1000 e 1:5000 con le modifiche apportate in sede di riunione di piano confrontando i dati con quelli effettivamente esistenti in loco. Considerando la totalità dei servizi presenti nei tre territori di Abbasanta, Norbello e Ghilarza l’offerta che si presenta agli utenti non è dissimile da quella offerta da una realtà di tipo urbano. Attualmente i servizi risultano concentrati all’interno dei tre centri urbani ed in particolare nelle vie principali.

4.3.6 Strade storiche Sebbene tale argomento sia ampiamente trattato nell’Assetto storico culturale del presente PUI, sembra importante inquadrare la passata conformazione della viabilità che, in rapporto con quella attuale costituirà base progettuale per gli scenari futuri. Per strade storiche si intendono in questo contesto gli antichi tracciati dei quali si posseggono dati geografici ufficiali. E’ stato possibile desumere la viabilità della metà dell’ottocento tramite le mappe in fogli 1:50.000 elaborate dal Real Corpo di stato Maggiore tra il 1841 ed il 1851 sotto la direzione del Generale Carlo Decandia disponibili in formato digitale presso il sito dell’Archivio Storico di Cagliari. Alcuni tracciati sono utilizzati tutt’oggi. Tramite la carta delle strade romane del Lamarmora, sempre datata 1840 in scala 1:1.000.000, si è risaliti con la dovuta approssimazione al tracciato romano che passava per Ad Medias. Di tale tracciato non restano che brevi tratti visibili ma non in uso.

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5. Analisi demografica e socioeconomica

5.1 Dinamiche demografiche nei comuni di Abbasanta e Norbello Da qualche anno l’Istat elabora e rilascia periodicamente le previsioni demografiche per il futuro. L’importanza di tali previsioni per la pianificazione di politiche economiche e sociali è stata ampiamente discussa e, sempre più, le politiche vanno tagliate sulla base dei dati che fotografano la situazione attuale ma che disegnano anche il probabile futuro, soprattutto in un periodo di risorse sempre più scarse. Inoltre, l’Italia, e soprattutto certe aree del Paese, stanno facendo registrare dei fenomeni di spopolamento e invecchiamento della popolazione molto significativi, con degli scenari futuri che vedono l’accentuarsi di tali fenomeni. Le previsioni demografiche dell’Istat si basano sul metodo delle coorti (cohort components). Sulla base di tale metodologia, come primo passo si calcolano i tassi medi di mortalità e migratorietà per ogni coorte di popolazione (es. per ogni gruppo di popolazione appartenente a diverse fasce d’età), tenendo conto degli ultimi anni (es. ultimi 5 anni) per i quali si dispone di dati affidabili. Il tasso di natalità viene calcolato, invece, tenendo conto sia dei nati degli ultimi anni sia della popolazione femminile in età fertile (15 – 49 anni) presente negli ultimi 5 anni. Una volta calcolati i tassi, si suppone che essi restino costanti nei prossimi anni e si effettua così, una proiezione per gli anni futuri. Tenendo conto del parere di esperti (demografi, principalmente) è possibile determinare delle ipotesi di sviluppo della popolazione superiore o inferiore rispetto al sentiero che il semplice calcolo dei tassi può determinare, ipotizzando tre scenari di evoluzione demografica: centrale, basso e alto.

Su tale base, l’Istat ha elaborato le proiezioni della popolazione per la Sardegna per il periodo 2012 – 2060 di cui si dà rappresentazione grafica nella figura seguente.

L’Istat si è fermato alle regioni come minima unità territoriale di riferimento per le previsioni demografiche. Non sono state elaborate previsioni né a livello provinciale né, tanto meno, a livello comunale. I motivi possono essere rintracciati, da una parte, da un’accurata gestione della diffusione delle informazioni statistiche; tale diffusione non deve essere troppo ricca, al fine di non incorrere nel rischio di travolgere chiunque cerchi le informazioni necessarie al proprio scopo (troppa informazione può condurre al paradosso dell’impermeabilità all’informazione stessa). D’altro canto, e soprattutto, se avrebbe senso elaborare previsioni per molte delle province italiane, per alcune le previsioni potrebbero essere poco significative, in particolare per quelle province con una popolazione esigua. Tale discorso vale a maggior ragione per i comuni. È importante tenere conto delle previsioni Istat, perché non si può non considerare l’andamento demografico regionale quando si vuole disegnare uno scenario di un territorio delimitato, come quello di Abbasanta e Norbello, che, seppure relativamente piccolo, non è isolato dal resto della regione ma, anzi, è coinvolto da fenomeni migratori intra-regionali e, soprattutto, è accomunato col resto della regione da molti aspetti socio- economici e culturali che rivestono un’importante determinante per la dinamica demografica. Lo scenario più probabile per l’Italia nel suo complesso vede una lieve crescita, sostenuta essenzialmente direttamente dalle immigrazioni (apporto di nuova popolazione proveniente dall’estero), ma anche indirettamente, in quanto la popolazione in ingresso in Italia è relativamente giovane e con una fertilità maggiore rispetto a quella italiana, sollevando così la natalità totale.

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PREVISIONI POPOLAZIONE ISTAT

80000000 4000000

70000000 3500000

60000000 3000000 Sardegna basso centrale 50000000 2500000 alto 40000000 2000000 Italia basso centrale 30000000 1500000 alto

20000000 1000000

10000000 500000 2000 2010 2020 2030 2040 2050 2060 2070

Per quanto riguarda la Sardegna, mancando una significativa corrente migratoria in ingresso, ciò dovuto alla relativa scarsa attrattiva economica del territorio regionale, si può prevedere un declino demografico, peraltro già iniziato in anni recenti e piuttosto accentuato da almeno un decennio nei territori interni. Fanno eccezione, infatti, i grandi centri, che presentano una certa attrattiva economica e anche come disponibilità di servizi, e, soprattutto, le località costiere a vocazione turistica. Nel caso dei Comuni di Abbasanta e Norbello, che presentano una popolazione complessiva poco superiore ai 4.000 abitanti, non è possibile adottare il metodo di previsioni delle coorti. Tuttavia è possibile ragionare su quali possono essere gli scenari futuri della popolazione. I due grafici seguenti mostrano l’andamento recente della numerosità della popolazione residente e del numero di famiglie, per i due Comuni. I dati sulla popolazione mostrano una sostanziale stabilità, a parte un lieve calo registrato nell'anno 2011. POPOLAZIONE RESIDENTE NUMERO FAMIGLIE

3500 1400

3000 1200

2500 1000

2000 800 ABBASANTA 1500 NORBELLO 600

1000 400

500 200

0 0 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014

Il calo che si nota per quanto riguarda la popolazione totale a partire dall’anno 2011 è dovuta al calcolo eseguito dall’Istat tenendo conto dei risultati del Censimento della popolazione. Il calo della popolazione totale è dovuto ad un numero di cittadini che sono sfuggiti alle operazioni censuarie; entro l’anno 2013 tali persone devono essere recuperate (in tal caso aumenterà il dato Istat) oppure cancellate dall’anagrafe (in tal caso diminuisce il dato totale dell’anagrafe, lasciando inalterati i dati utilizzati nella presente analisi). Come si può notare, già nell’anno 2012 si può registrare il ritorno alla dinamica precedente al censimento. La popolazione residente ad Abbasanta al 31/12/2012 è pari a 2.818, in calo, seppur poco significativo, rispetto ai 2.865 abitanti del 2002; in termini percentuali, si tratta di un calo di circa il -1,6% in dieci anni. A Norbello la 132

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo popolazione è passata dai 1.210 residenti del 2002 a 1.185 nel 2012. Anche in questo caso si può parlare di sostanziale stabilità: in termini percentuali, il calo è del -2% in dieci anni. In questi casi si parla di stabilità perché, essendo piccoli i numeri di riferimento (la popolazione totale), è sufficiente l'immigrazione o emigrazione di due-tre famiglie affinché una situazione statica si trasformi in crescita o calo generale. Per quanto riguarda il numero di famiglie, ad Abbasanta si è passati da 1.019 del 2003 a 1.151 nel 2012, mentre a Norbello si è passati da 443 nuclei familiari del 2003 a 481 del 2012. Tale crescita è dovuta, nonostante il calo, seppur lieve, della popolazione, alla crescita della quota di nuclei familiari con un solo componente, tendenza registrata anche nel resto della Sardegna e, più in generale, in Italia. Nel caso delle famiglie, si può parlare di crescita vera e propria, in quanto si tratta di tassi di crescita del 12,9% (Abbasanta) e 8,6% (Norbello) in dieci anni; in altre parole, si può considerare strutturale il fenomeno della crescita del numero dei nuclei familiari in entrambi i Comuni.

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5.2 Scenario demografico decennio 2015 - 2025 Date le premesse del precedente paragrafo, è possibile delineare uno scenario di sviluppo demografico. Nel fare ciò non si può non tenere conto degli andamenti demografici della provincia e dell’intera Sardegna. La tabella seguente presenta alcuni dati relativi alla Sardegna, alla provincia di Oristano e ai Comuni di Abbasanta e Norbello. Come si può notare la crescita media annua della popolazione sarda è negativa (tasso medio annuo: -0,46%); ancora maggiore è il calo registrato nella Provincia di Oristano (-0,63%).

Sardegna Oristano Abbasanta Norbello Crescita popolazione -0,46% -0,63% -0,48% 0,19% Crescita famiglie 1,42% 0,81% 1,62% 1,90% Tasso di fertilità 1,50% 1,26% 1,80% 1,43% Tasso di mortalità 0,88% 1,00% 0,81% 0,88% Tasso di migratorietà 0,25% 0,00% -0,22% 0,46% fonte: elaborazioni su http://demo.istat.it/ INDICATORI DEMOGRAFICI 2007 – 2012 (valori medi annui)

I dati relativi alla Sardegna sono l’origine delle previsioni della figura di cui sopra. Se è vero che negli ultimi 5 anni si è registrata una decrescita media annua del -0,46%, dovuta innanzi tutto al tasso medio di fertilità (numero di nati ogni cento donne) che è al di sotto del tasso di sostituzione della popolazione. La popolazione si “sostituisce” quando ogni donna, in media, partorisce due figli7. Il dato della Sardegna è nettamente al di sotto di tale soglia. Questo dato, congiunto all’esiguo volume delle migrazioni, conduce alla previsione negativa per il futuro della numerosità della popolazione. Cosa si può dire per Abbasanta e Norbello? Analizziamo i dati riga per riga. In base al tasso medio di crescita della popolazione, Abbasanta dimostra di avere registrato una dinamica molto simile a quella dell'intera regione, anche se meno negativa rispetto al totale della Provincia di appartenenza. È da ricordare che i dati di Abbasanta risentono dell'effetto censimento, di cui si è accennato sopra, che penalizzano il calcolo della dinamica demografica. Norbello mostra una dinamica dell'ultimo quinquennio positiva, anche se poco significative. Come detto sopra, i comuni dell'interno sono quelli più colpiti dal calo demografico; tuttavia, i due comuni in esame hanno, per ora, mantenuto il volume della loro popolazione. Il tasso medio di fertilità ad Abbasanta è molto superiore ai dati della Sardegna e della provincia di Oristano. Inoltre, tale dato è vicino alla soglia della riproducibilità della popolazione. Si tratta di un dato sicuramente positivo, che può indurre in una previsione della popolazione ottimistica, rivolta al contenimento del calo demografico provinciale. Se si ponderano i due aspetti, non si può che prevedere per Abbasanta una popolazione in sostanziale stabilità per l’immediato futuro (5 – 10 anni). Con motivazioni inverse, e ricordando che si stanno analizzando dati poco significativi, si arriva alla stessa conclusione per Norbello. In questo caso, il tasso di crescita della popolazione è positivo, ma il tasso di fertilità è basso, inferiore anche alla media regionale. Non si può che prevedere, quindi, anche per Norbello una popolazione stabile. Il tasso di mortalità non è significativamente diverso dal dato regionale, sia per Abbasanta sia per Norbello; non si segnalano, quindi, interpretazioni di rilievo. Anche il tasso di migratorietà è poco significativo per entrambi i comuni. Nonostante ciò, desta preoccupazione la negatività di tale indice per Abbasanta; d'altra parte, è un dato positivo che il numero degli immigrati supera quello degli emigrati per il Comune di Norbello, ma non si può essere troppo ottimisti, in quanto tale differenza

7 per la precisione: 2,1, al fine di tener conto della probabilità di morte infantile, e comunque prima dell’adolescenza 134

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è molto piccola e il dato Provinciale, verso cui non può non esservi convergenza, è nullo, vale a dire, la popolazione non riceve apporti dall'esterno che superino le “perdite” dovute alle emigrazioni. In conclusione, la popolazione residente nei Comuni di Abbasanta e Norbello dovrebbe far registrare nel prossimo futuro una stabilità, rimanendo, quindi sui 2.800 – 2.900 abitanti per Abbasanta e 1.100 – 1.200 per Norbello. Questa conclusione è rafforzata dai buoni tassi di fertilità (rispetto alla media regionale) e dai bassi tassi di mortalità (indicatori di un'invecchiamento non troppo pronunciato) che permetteranno il contenimento del calo demografico già registrato in tanti territori del centro Sardegna.

Per quanto riguarda il numero di nuclei familiari, dai dati dell’Istat risultano presenti ad Abbasanta 1.151 famiglie, mentre a Norbello i nuclei familiari sono 481, con, in media, 2,42 componenti per nucleo familiare ad Abbasanta e 2,45 a Norbello (la media regionale è pari a 2,3). Come già accennato sopra, il numero di famiglie è in crescita in entrambi i comuni, a causa del sempre minore numero di matrimoni, della crescita delle persone che vivono da sole, e del basso numero di figli che si sceglie di avere. Per poter prevedere quale potrebbe essere il numero di nuclei familiari nel prossimo futuro bisogna considerare due aspetti:

. si è previsto che la popolazione rimarrà sostanzialmente stabile: ciò di per sé non può condurre ad una previsione di crescita anche del numero di nuclei familiari; . il numero medio di componenti per famiglia è, per entrambi i comuni, superiore alla media regionale; tale dato è in lieve diminuzione rispetto al passato, quando era intorno al valore di 2,8 ed è ragionevole supporre che tenderà ancora a diminuire (vista la tendenza nazionale, regionale e provinciale, dove il dato è più basso e ulteriormente in diminuzione), fino a raggiungere livelli intorno a 2,3 per l’anno 2018 e 2,2 intorno al 2025.8

Se si tiene conto, inoltre, che a nei due Comuni è trascurabile il numero di persone che non risiedono in famiglia, ma nelle cosiddette convivenze (case di riposo, conventi, ecc.), si può estrapolare il numero di famiglie previste per il 2025 semplicemente dividendo la popolazione prevista per tale data per il numero medio di componenti per nucleo familiare previsto per la stessa data. Il risultato che si ottiene è pari a circa 1.260 famiglie per Abbasanta (circa 100 in più rispetto al dato attuale) e circa 520 per Norbello (circa 40 in più rispetto alla situazione attuale).

8 Si tenga conto che nel Comune di Sassari il numero medio di componenti è attualmente pari a circa 2,2, mentre nel Comune di Cagliari risulta pari a 2 (fonte Istat). 135

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5.3 Stima della dinamica demografica periodo 2015 - 2025 La stima della domanda demografica per il decennio 2015 – 2025 viene definita dalla sommatoria delle due componenti della domanda endogena, prodotta dai fattori riportati nel paragrafo precedente, e la domanda esogena basata sui potenziali fattori attrattivi; nei due paragrafi che seguono si definiscono quantitativamente queste due componenti.

5.3.1 Domanda aggiuntiva endogena Nella seguente tabella si riassumono i dati quantitativi analiticamente descritti al par.5.2:

domanda aggiuntiva endogena n. abitanti componenti/ tipo di domanda insediabili famiglia n. famiglie

Abbasanta

domanda aggintiva endogena 220 2,2 100

totali 220 100

Norbello domanda aggiuntiva endogena 88 2,2 40

totali 88 40

complessivo PUI 308 140

5.3.2 Domanda aggiuntiva esogena La determinazione della domanda aggiuntiva esogena richiede un ulteriore approfondimento sulla variabile sociale della variazione della popolazione rappresenta dal fenomeno migratorio. Nella previsione sulla domanda aggiuntiva endogena, i flussi migratori sono stati appunto calcolati semplicemente proiettando nel futuro un comportamento relativo al passato (anni 2007-2012) che ha portato alla stima di saldo sostanzialmente invariato. Oggi le motivazioni che influenzano le scelte di spostamento da un comune ad un altro dei singoli e delle famiglie sono soprattutto riferite alla situazione economico-sociale sia del luogo di provenienza sia di quello scelto per il progetto migratorio; vale la pena pertanto di individuare quelle che potrebbero essere i vantaggi strategici che l’aggregato dei 3 Comuni di Abbasanta. Norbello e Ghilarza può metterei in campo per innescare futuri flussi migratori in entrata. Le motivazioni che possono incrementare i flussi migratori riguardano almeno tre aspetti: A) l’attrattività dell’aggregato dei 3 Comuni in relazione alla offerta di occasioni di lavoro; B) la conseguente politica della casa che il PUI riesce a promuovere; C) l’appetibilità della qualità della vita in relazione all’offerta di servizi (scuola, sanità, amministrazioni pubbliche, ecc.), all’accessibilità (infrstutture, mezzi di trasporto, …) che nel contesto dei nostri tre comuni risulta essere elevata.

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La quota attuale di saldo migratorio positivo di Norbello (+ 5/7 unità all’anno), unita a politiche attrattive sui 2 comuni può determinare una previsione di flussi migratori aggiuntivi nella misura minima di + 10/12 unità all’anno, in relazione ad una politica attiva di sviluppo intrapresa dai comuni di Abbasanta e Norbello.

domanda aggiuntiva esogena n. abitanti componenti/ tipo di domanda insediabili famiglia n. famiglie

Abbasanta

domanda aggintiva esogena 60 2,2 27

totali 60 27

Norbello

domanda aggiuntiva esogena 50 2,2 23

totali 50 23

complessivo PUI 110 50

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5.4 Caratteristiche del comparto immobiliare residenziale Nei seguenti paragrafi verranno analizzati i dati quantitativi riguardanti lo stock del patrimonio immobiliare presente nel territorio di Abbasanta e Norbello. In particolare si valuteranno le quantità assolute e la loro distribuzione tra centri maggiori, borghi rurali e case sparse nell’agro e all’interno dei centri maggiori, la distribuzione per zone territoriali omogenee A , B e C. Dall’incrocio con la distribuzione della popolazione residente si ricavano i dati sul tasso medio di insediamento (Volumetria pro capite) e sulle dinamiche abitative e su eventuali fenomeni di disagio che determinano una domanda pregressa.

5.4.1 Quadro riassuntivo della distribuzione della popolazione Nella tabella che segue sono riportati i dati della distribuzione della popolazione residente nei due territori comunali di Abbasanta e Norbello:

Distribuzione della popolazione residente zone urbanistiche A B C E totali

ab. famiglie ab. famiglie ab. famiglie ab. famiglie ab. famiglie

Abbasanta 267 109 1.915 785 601 242 15 7 2.798 1.143

Sant'Agostino 12 5 0 0 0 0 8 320 8

totale 279 114 1.915 785 601 242 23 10 2818 1151

Norbello 486 204 250 102 390 170 12 5 1138 481 Domusnovas Canales 40 0 7 3 0 0 0 047 0

totale 526 204 257 105 390 170 12 5 1.185 481

Non essendo a tutt’oggi disponibile per i due comuni un data base della popolazione residente (dati ufficio anagrafe) incrociato con un data base territoriale che rilevi la toponomastica con i numeri civici, ed essendo le sezioni di censimento ISTAT di Abbasanta e Norbello così ampie da non far distinguere le singole zone omogenee A, B e C, non risulta possibile definire con precisione statistica la ripartizione della popolazione nei due centri nelle tre zone A, B, e C. Tuttavia per ricostruire un dato che assume importanza nella verifica degli standard residenziali, si è proceduto con un ulteriore approfondimento basato:  su un aggiornamento dei dati sulla popolazione contenuti nelle relazioni dei Piani Particolareggiati dei Centri Storici di Abbasanta, Norbello e Domusnovas  su una simulazione a campione dell’incrocio del data Base anagrafico con la toponomastica;  su una stima degli abitanti teorici nelle zone C1 realizzate.

5.4.2 Caratteristiche del comparto immobiliare nei centri di antica e prima formazione Nella tabella che segue sono riportati i dati reperibili sulle zone A dei PUC esistenti, all’interno dei perimetri di antica e prima formazione dei centri di Abbasanta, Norbello e Domusnovas Canales

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patrimonio immobiliare centri di antica e prima formazione

ZTO dei PUC vigenti Sotto Sup Sup Volumi Ift Iff Abitanti Abitanti Indice zona territoriale fondiaria edificati teorici residenti di insed. reale zona A vol/100 A mq mq mc mc/mq mc/mq n. mc/ab Abbasanta mc sup. 33 isolati zona A 62.611 188.837 3,02 1888 267 707 Sotto Sup Sup Volumi Ift Iff Abitanti Abitanti zona territoriale fondiaria edificati teorici residenti vol/100 Zona A A mq mq mc mc/mq mc/mq n. mc Norbello

143.398 259.200 1,81 2592 486 533 Sotto Sup Sup Volumi Ift Iff Abitanti Abitanti centro matrice zona territoriale fondiaria edificati teorici residenti Domusnovas vol/100 mq mq mc mc/mq mc/mq n. Canales mc 37.010 21.200 0,57 212 40 530

La superficie fondiaria complessiva dei 33 isolati in zona A di Abbasanta è pari a mq 62.611 mentre la volumetria esistente totale al 2001 è pari a mc 188.837; da allora non sono avvenute trasformazioni significative. La popolazione residente nella zona A è pari a circa 267 abitanti. Mentre l’indice di insediamento teorico di 100mc/ab derivato dal DAss 2266/U/83 produrrebbe un numero teorico di 1888 abitanti, l’indice di insediamento reale è pari a 707 Mc/ab. La superficie fondiaria dei isolati presenti nella zona A di Norbello è di mq 143.398. La volumetria esistente totale al 2001 è pari a mc 259.200, senza trasformazioni significative da allora. La popolazione residente nella zona A è pari a circa 486 abitanti. L’indice di insediamento teorico di 100mc/ab derivato dal DAss 2266/U/83 produrrebbe un numero teorico di 2592 abitanti mentre l’indice di insediamento reale è pari a 533. Mc/ab. La superficie territoriale complessiva della zona B di Domusnovas Canales è pari a mq 37.010 mentre la volumetria esistente totale al 2001 è pari a mc 21200. La popolazione residente nella zona A è pari a circa 40 abitanti con indice di insediamento reale è pari a 530 Mc/ab.

5.4.3 Caratteristiche del comparto immobiliare in zone di completamento (zone B) La superficie fondiaria complessiva degli isolati in zone B, B1 e B2 di Abbasanta è pari a mq 401.021 La volumetria esistente totale al 2001 è pari a mc 696.835. La popolazione residente nelle zone B è pari a circa 1915 abitanti. L’indice di insediamento teorico di 100mc/ab derivato dal DAss 2266/U/83 produrrebbe un numero teorico di 6968 abitanti mentre l’indice di insediamento reale è pari a 364 Mc/ab.

La superficie fondiaria complessiva dei isolati in zona B2 di Norbello è pari a mq 93.080. La volumetria esistente totale al 2001 è pari a mc 110800. La popolazione residente nelle zone B è pari a circa 250 abitanti. L’indice di insediamento teorico di 100mc/ab derivato dal DAss 2266/U/83 produrrebbe un numero teorico di 1180 abitanti mentre l’indice di insediamento reale è pari a 443 Mc/ab.

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patrimonio immobiliare zone di completamento edilizio

ZTO dei PUC vigenti Sotto Sup Sup Volumi Ift Iff Abitanti Abitanti Indice zona territoriale fondiaria edificati teorici residenti di insed. reale vol/100 mq mq mc mc/mq mc/mq n. mc/ab mc

Zone B B1 25489 75488 Abbasanta B2 19527 46272

B 356005 575075

totale

401.021 696.835 1,74 6968 1.915 364 Sotto Sup Sup Volumi Ift Iff Abitanti Abitanti zona territoriale fondiaria edificati teorici residenti vol/100 Zone B mq mq mc mc/mq mc/mq n. mc Norbello

B2 93.080 110.800 1,19 1108 250 443

5.4.4 Caratteristiche del comparto immobiliare in zona C In base al PUC vigente di Abbasanta sono stati realizzate n. 13 zone C con piani di lottizzazione convenzionati che si riportano della tabella che segue: Principali parametri urbanistici zone C Abbasanta

Zone C e Superficie Indici Volumi Abitazioni Abitanti codice

Nome - da dotazione dotazione denominazione della Territoriale Pubblica Fondiaria Territoriale Fondiario realizzare % di insediati vol. reale volumetric ditta (A) mq (B) mq (A-B) mq mc/mq mc/mq Esistenti da piano mc realizz. esistenti reali (mc/ab) insediabili a (mc/ab)

Loc. "Ziu Marzane" 095001 - 01 Comp.2 6715 2616 4099 1,00 1,23 3840 5.050 1.210 76,0% 5 17 51 100

"Sas Piras" - 095001 - 02 Comunale 40550 25423 15127 1,00 2,90 43.020 43.810 790 98,2% 46 152 283 438 100 "Porcu Raffaella e più" Comp. A - Sas 095001 - 03 Piras 21765 8268 13497 1,00 1,42 19.214 19.214 0 100,0% 9 29,7 647 206 100

"Licheri Celio" - 095001 - 04 Sargas 7492 3468 4024 1,00 1,60 6.445 6.445 0 100,0% 7 23 279 71 100

"Pala Giuseppino" 095001 - 05 Comp. B Sas Piras 3244 881 2363 1,00 1,43 3.370 3.370 0 100,0% 4 13,2 255 34 100

095001 - 06 "Mereu loc. Suiles 10300 3620 6680 1,00 1,39 1.430 9.270 7.840 15,4% 1 3 433 103 100 "Manca Antioco e 095001 - 07 più" 12389 3277 9112 1,00 1,22 7.820 11.112 3.292 70,4% 9 29,7 263 123 100 "Oppo Antoco ed 095001 - 08 eredi" 14006 6183 7823 0,93 2,56 18.200 20.000 1.800 91,0% 13 42,9 424 215 100

095001 - 09 "Eredi Dessy" 7545 2551 4994 1,57 2,34 10.817 11.677 860 92,6% 10 33 328 118 100 "Careddu Nicolò e 095001 - 10 più" 16558 5075 11483 1,00 0,86 8.620 9.930 1.310 86,8% 7 23,1 373 165 100 "Campus-Mele- 095001 - 11 Licheri" 11928 1459 10469 1,00 0,77 4.732 8.089 3.357 58,5% 12 39,60 119 73 100 "Cambedda Carlo stralcio lottizzazione 095001 - 12 Mereu" 1645 435 1210 1,00 0,88 0 1.062 1.062 0,0% 50 165,00 15 100

095001 - 13 "Floris" 9549 2629 6920 1,00 1,40 9715 9715 0 100,0% 14 46,2 210 97 100

Totale 141.921 123.668 149.029 21.521 601 205,91

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Per ognuno dei piani di lottizzazione è stata redatta una scheda che riassume i principali dati quantitativi e qualitativi.

Esempio di scheda C1 di Abbasanta La volumetria complessiva dei 13 PdL convenzionati è pari a mc 149.029: la volumetria realizzata è pari a mc 123.668 mentre la residua è pari a mc 21.521. Risulta significativa la differenza tra la popolazione teoricamente insediabile (con indice di insediamento pari a 100 mc/ab) che - per una volumetria esistente di mc 123.668 - genera una popolazione teorica di 1237 abitanti, e la popolazione effettivamente insediata, pari a 601 abitanti, con indice reale di insediamento pari a 205 mc/ab.

Per il Comune di Norbello la situazione non è molto differente. La seguente tabella riassume i dati dei tre PdL: Principali parametri urbanistici zone C Norbello

Zone C e Superficie Indici Volumi Abitazioni Abitanti codice

Nome - da % di dotazione dotazione denominazione della Territoriale Pubblica Fondiaria Territoriale Fondiario realizzare realizzazi insediati vol. reale volumetric ditta (A) mq (B) mq (A-B) mq mc/mq mc/mq Esistenti da piano mc one esistenti reali (mc/ab) insediabili a (mc/ab)

Lott. C1 comunale 095001 - 01 Chirigheddu 11014 5233 5781 1,00 1,63 9.423 9.423 0 100,0% 10 38 248 94 100

Lott. C1 comunale 095001 - 02 Putzu Cadinu 28099 12299 15800 1,00 1,49 16.230 23.600 7.370 68,8% 19 65 250 438 100

Lott. C1 comunale 095001 - 03 167 110276 69603 40673 1,00 1,89 74.870 76.818 1.948 97,5% 80 287 261 206 100

Totale 149.389 100.523 109.841 9.318 390 257,75

La volumetria complessiva dei 3 PdL convenzionati è pari a mc 109.841: la volumetria realizzata è pari a mc 100.523 mentre la residua è pari a mc 9.318.

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La popolazione effettivamente insediata è pari a circa 390 abitanti e genera un indice reale medio di insediamento è pari a 257 mc/ab, fatto che rivela, anche in questo caso, una notevole dimensione media dei fabbricati residenziali.

5.4.5 Dinamiche abitative e fabbisogni pregressi Anche in presenza di tali dati positivi sul patrimonio abitativo dovuti alla sua bassa età media degli immobili, è necessario presupporre una domanda legata al desiderio di modificare la propria condizione abitativa anche disponendo di un alloggio in buone condizioni. Si tratta della tipica richiesta di mercato della coppia di anziani o dell’anziano solo che vorrebbe lasciare l’unità abitativa di grandi dimensioni ad esempio in centro storico, per trasferirsi in uno più piccolo e in posizione più favorevole per la vicinanza con i figli o con servizi specifici, o al contrario l’esigenza della giovane famiglia in crescita per la nascita dei figli, e quindi alla ricerca di un alloggio più grande e dotato di confort (es. impianto di riscaldamento). Tale dinamica si traduce in un mercato immobiliare generato dalle famiglie residenti quantificabile nella misura del 10% del patrimonio totale; i circa 163 nuclei familiari che intendono cambiare condizione abitativa cercano risposta sia nel mercato dell’usato (50%) sia nel nuovo (50%) che si traduce in domanda aggiuntiva complessiva potenziale di 81 nuclei familiari corrispondenti a circa 178 persone.

dinamica abitativa n. abitanti componenti/ tipo di domanda insediabili famiglia n. famiglie

Abbasanta

dinamica abitativa 125 2,2 57

totali 125 57

Norbello

dinamica abitativa 53 2,2 24

totali 53 24

complessivo PUI 178 81

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5.5 La base produttiva nel territorio dei comuni di Abbasanta e Norbello Il presente documento ha come obiettivo quello di far emergere le tendenze e le prospettive del sistema produttivo dell'area territoriale comprendente i Comuni di Abbasanta e Norbello per identificare potenzialità di sviluppo e possibili linee di intervento. Non si prefigge dunque di descrivere dettagliatamente lo stato attuale della struttura produttiva locale, ma piuttosto mira a cogliere, attraverso l’analisi delle tendenze di medio e lungo periodo dell’ambiente economico interno ed esterno, la direzione verso cui è preferibile promuovere linee di intervento ed azioni strategiche per lo sviluppo locale. Le domande da porsi, così come i problemi aperti, non sono di difficile individuazione, mentre le risposte alle domande e le soluzioni ai problemi sono rese complesse dall’articolazione e dall’intreccio delle linee strategiche e dai diversi piani delle azioni proponibili. Lo studio della base produttiva nelle analisi di sviluppo locale parte solitamente da una domanda: quali sono e possono essere le specificità produttive che il territorio può offrire? Ciò richiede uno sforzo per individuare uno schema interpretativo che renda palesi le specificità ed i vantaggi competitivi offerti a livello locale. Adottato uno schema, che deve essere sufficientemente plasmabile per potersi adattare a diverse realtà produttive, occorre trovare gli elementi del tessuto produttivo locale che possano costituire un fondamento per nuovi indirizzi strategici. Nella presente analisi il livello territoriale di riferimento è quello comunale, ma in parecchi casi lo sguardo si estende per osservare il sistema locale del lavoro di riferimento9, vale a dire il SLL di Ghilarza che, oltre ai Comuni di Abbasanta e Norbello comprende anche i territori dei Comuni di Aidomaggiore, Allai, , Bidonì, Boroneddu, , , Ghilarza, , , Paulilatino, , Sedilo, Sorradile, Tadasuni, Ulà Tirso, Soddì. Figura 1 – Il Sistema Locale del Lavoro (SLL) di Ghilarza

9 I sistemi locali del lavoro, secondo una definizione dell’ISTAT, sono unità territoriali costituite da comuni contigui tra loro geograficamente e statisticamente comparabili. Si tratta di comuni legati fra loro dai flussi degli spostamenti quotidiani per motivi di lavoro.

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In altre occasioni si è dovuto fare ricorso ai dati dell'intera Provincia, non essendo disponibili informazioni ufficiali e affidabili ad un livello territoriale più dettagliato. Inoltre, dove si è ritenuto interessante, sono stati svolti dei confronti con i Comuni vicini o con l'intera Provincia, al fine di inquadrare in un contesto più ampio i fenomeni economici locali, che non possono considerarsi isolati. Lo schema del documento è il seguente. Nel paragrafo che segue viene presentato uno schema di lettura dei cambiamenti economici prodottisi nell’ultimo decennio, sia a livello dei mercati internazionali che di quelli nazionali e locali. Nel secondo paragrafo vengono descritte le dinamiche delle attività produttive nel comune di Arzachena alla luce dello schema interpretativo proposto.

5.5.1 Lo schema interpretativo Come affermato in premessa, alla domanda cosa può offrire il territorio comunale in termini di specificità produttive e vantaggi competitivi non si può neanche tentare di rispondere senza aver chiare due aspetti. Innanzi tutto che tipo d’idea di sviluppo si vuole portare avanti, e quindi lungo quali linee strategiche si vuole procedere? E, una volta individuata la filosofia di partenza, quale schema interpretativo può essere utilizzato per sistematizzare quell’idea iniziale, individuare gli snodi fondamentali e trasformare le idee in linee programmatiche per il futuro? Per esempio la promozione dell’imprenditorialità e dell’occupazione è certamente una linea strategica prioritaria, ma la sua declinazione in azioni concrete deve essere attentamente vagliata sulla base delle caratteristiche del territorio e di un’idea di sviluppo che sta alla base di tutti i ragionamenti. Sempre a titolo d’esempio, ciò può condurre ad individuare come obiettivo la creazione di condizioni che favoriscano la nuova imprenditorialità, e azioni che si indirizzino a promuovere, ad esempio, specifici settori. Questo articolato percorso dalle linee agli obiettivi strategici per giungere alle azioni concrete non può essere fatto se non avendo chiaro in quale idea di sviluppo locale ci stiamo muovendo. Avere questo schema interpretativo non costituisce una limitazione, ma agevola l’individuazione di un numero limitato di azioni concrete, accrescendo la probabilità di successo in condizioni in cui le risorse in gioco sono spesso scarse. Ciò può inoltre aiutare a non ricadere facilmente nella tentazione di promuovere esclusivamente politiche di marketing territoriale finalizzate all’insediamento di attività che sfruttano gli incentivi offerti dal territorio, per poi smobilizzare quando terminano i vantaggi finanziari. Ovviamente non si vuole affermare che le politiche d’insediamento ed agglomerazione produttiva siano necessariamente dannose, ma possono diventare un ingente spreco di risorse se manca un disegno di sviluppo coerente. Per evitare il rischio di insediamenti opportunistici occorre soprattutto chiedersi quale sia la componente essenziale dello sviluppo locale. Negli studi su tali tematiche questa componente essenziale è spesso sintetizzata con la locuzione radicamento territoriale, inteso come quella serie di vantaggi competitivi presenti a livello locale che possono dipendere: a) dalla specializzazione produttiva b) dalla piccola e media dimensione c) dal radicamento nella comunità locale d) dalla continuità con la tradizione artigiana. Il radicamento territoriale è quindi multi-dimensionale nel senso che può dipendere da fenomeni importanti presenti a livello locale, come il turismo, così come dall’evoluzione industriale di specificità tipiche della tradizione artigiana locale. Inoltre, con questo termine s’intende anche la complessa rete di relazioni tra imprese e tra imprese ed istituzioni in grado di promuovere la circolazione delle conoscenze e lo sviluppo del saper fare, grazie all’attivazione di risorse specifiche presenti a livello locale. Per comprendere meglio cosa sia il radicamento territoriale basta fare riferimento al suo contrario. Un’attività produttiva ha un radicamento territoriale se tolta da contesto in cui si è sviluppata il suo vantaggio competitivo cessa o si riduce. Il radicamento territoriale genera quindi valore aggiunto che viene mantenuto a livello locale attraverso l’adattamento delle conoscenze necessarie per competere attivamente nei mercati. Questa 144

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo competitività è costruita nel tempo in un processo lungo che comporta una stretta collaborazione tra imprese. Ciò conduce quindi ad individuare nel radicamento territoriale un sistema di relazioni, in cui l’intreccio di conoscenze specifiche si articola in forme di coordinamento spontaneo finalizzate comunque alla creazione di valore aggiunto. Da questo tipo di relazioni tra attività radicate nel territorio scaturisce quello che si definisce un Sistema Locale. Anche se per certi versi ne richiama alcuni tratti essenziali, il Sistema Locale si differenzia dall’idea di distretto industriale, soprattutto perché le attività presenti non necessariamente appartengono alla stessa filiera produttiva. Ciò che caratterizza questo tipo di sistema è proprio la natura trasversale delle interrelazioni tra imprese e istituzioni. Lo schema a cui si fa riferimento è quindi quello del Sistema Locale, così come delineato sopra, che si inscrive in una idea di sviluppo locale dove le relazioni di sistema tra imprese hanno un ruolo preponderante nella creazione di valore aggiunto che permane a livello locale. In quest’idea di sviluppo il valore creato a livello locale rimane maggiormente nel territorio per quelle attività dell’indotto che utilizzano fattori produttivi di provenienza locale. La logica del sistema locale a forte radicamento territoriale è inoltre più appropriata ad individuare le linee strategiche se la si riconsidera alla luce dei processi di trasformazione del valore a cui si è assistito in questi anni. In un sistema locale robusto, diventano cruciali le relazioni locali, che si riferiscono a molti aspetti della vita sociale, come ad esempio i rapporti di fornitura, quelli tra produttori ed utilizzatori, la formazione professionale, le relazioni con le istituzioni, il ruolo delle conoscenze personali. In una logica evoluzionistica queste relazioni locali si trasformano in conoscenze ed informazioni attraverso l’apprendimento, dando luogo a organizzazioni spesso informali che consentono ai diversi attori nel territorio di utilizzare le risorse e le strategie per portare il sistema locale a competere nei diversi mercati nazionali e internazionali. Naturalmente nel sistema locale non tutte le relazioni sono attive in ogni momento e non sempre esse vanno nella direzione di accrescimento della capacità competitiva del sistema. Inoltre non esistono automatismi che consentono di trasformare le relazioni in conoscenza ed informazioni, richiedendo a vari livelli interventi istituzionali. A questo punto, definiti i profili essenziali di sistema, occorre chiedersi se nel territorio di Abbasanta e Norbello si possono ritrovare alcune caratteristiche di un Sistema Locale con specializzazioni produttive e vantaggi competitivi? Un errore nel quale non bisogna cadere è quello di confondere il radicamento territoriale con il grado di radicamento locale delle attività produttive, nel senso di attività che tradizionalmente sono svolte localmente. Infatti, il valore può generarsi anche da nuove attività svolte altrove o che addirittura non esistevano, o che sono il frutto di conoscenze e saper fare acquisiti altrove. Esse possono aver trovato localmente un terreno fertile di sviluppo, grazie a quella rete di relazioni tra le imprese e istituzioni che le rendono un sistema. Nell’individuazione dei gruppi di attività produttive che possono costituire Sistemi Locali è quindi più importante che questi siano dotati di una ricca e complessa rete di relazioni di sistema, da rinvenire nei comportamenti collaborativi tra le imprese e nel grado di dispersione territoriale.

5.5.2 Le imprese nei comuni di Abbasanta e Norbello In questo paragrafo verrà delineato il quadro della situazione sia complessiva sia settoriale del mondo delle imprese operanti nel territorio di riferimento. La scarsa disponibilità di informazioni con un dettaglio a livello comunale consente solo un’incompleta analisi dell’economia del territorio comunale. I dati ai quali si fa riferimento in questo documento si riferiscono all’anagrafe delle imprese, forniti dalla Camera di Commercio di Sassari, che permette di seguire la consistenza e la movimentazione delle imprese e delle unità locali con un livello settoriale molto dettagliato.

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L’analisi sarà elaborata a diversi livelli territoriali, sia per fotografare la situazione imprenditoriale nei due comuni oggetto di studio, sia per monitorare il territorio all’interno del quale sono situati i due comuni. Si tratta di fonti ufficiali che se, da un lato, sacrificano la ricchezza di informazioni a livello locale, dall'altro garantiscono un'alta qualità e attendibilità dei dati, oltre che sono rivestiti dal carattere di “statistiche ufficiali”. Non sono disponibili informazioni relative alla performance o alla dimensione delle imprese, in quanto il database fornito cortesemente dalla Camera di Commercio non contiene dati di bilancio, a partire dai quali sarebbe stato possibile costruire indicatori di produttività, di profittabilità e di dimensione. Al fine di presentare un quadro della situazione economica del territorio Il territorio del Comune di Abbasanta presenta nel 2012 un numero di unità locali di impresa attive pari a 263. Come mostra la Tabella 1, la numerosità è diminuita rispetto all’anno precedente di 9 unità (-3,3%). Per quanto riguarda il Comune di Norbello, le imprese attive nel 2012 sono state pari a 112, in lieve calo rispetto al 2011. In entrambi i comuni si può parlare di periodo critico, uniforme alla congiuntura sfavorevole nazionale e internazionale, ma dalle conseguenze più gravi rispetto al resto della Sardegna.

Tabella 1 – Imprese Comuni di Abbasanta e Norbello anni 2011 e 2012

ABBASANTA NORBELLO 2011 2012 variazione % 2011 2012 variazione % registrate 302 300 -2 -0,7% 120 119 -1 -0,8% attive 272 263 -9 -3,3% 114 112 -2 -1,8% iscrizioni 17 12 -5 -29,4% 5 5 0 0,0% cessazioni 21 15 -6 -28,6% 7 6 -1 -14,3%

Come risulta dalla Tabella 2, le diminuzioni registrate in tutte le province della Sardegna nell’anno 2012, non hanno avuto la consistenza registrata nei comuni di Abbasanta e Norbello. La Tabella 2 mostra che la provincia di Oristano è quella che ha risentito maggiormente del periodo di recessione economica, con una diminuzione del numero di imprese attive pari al -1,5%, contro il valore medio della Sardegna pari a -0,8%.

Tabella 2 – Imprese attive per provincia anno 2012

ATTIVE variazione %

Prov SASSARI 46473 -278 -0,6%

Prov NUORO 25846 -242 -0,9%

Prov CAGLIARI 61741 -391 -0,6% Prov ORISTANO 13585 -209 -1,5% SARDEGNA 147645 -1120 -0,8% SLL GHILARZA 2399 -41 -1,7%

Scendendo nel dettaglio del territorio interessato dalla presente analisi, si può notare che nel Sistema Locale del Lavoro di Ghilarza, al cui territorio appartengono i Comuni di Abbasanta e Norbello, la diminuzione percentuale è più marcata anche del valore provinciale. Per concludere, se la dinamica imprenditoriale nel comune di Norbello è allineata a quella registrata nel SLL di Ghilarza, già di per se fra le peggiori della Sardegna, nel Comune di Abbasanta la diminuzione di imprese attive è ancora più grave, con il -3,3% su menzionato.

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Figura 2 - VARIAZIONE % IMPRESE ATTIVE 2011 - 2012

La Figura 3 permette di confrontare la distribuzione del numero di attività presenti nei Comuni di Abbasanta e Norbello con il totale del territorio del SLL di Ghilarza col dato nazionale. Come si può notare, è forte il peso delle imprese nei settori commerciali nel Comune di Abbasanta, dove è rilevante anche il peso della manifattura; meno rilevante, invece la percentuale di attività agricole e del comparto edile. Agricoltura e edilizia rivestono un ruolo di primaria importanza, invece, sia per il Comune di Norbello, sia per l’intero territorio dei comuni faceti parte del SLL di Ghilarza. Figura 3 – COMPOSIZIONE SETTORIALE IMPRESE - 2012

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codice settore codice settore A AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA L ATTIVITA' IMMOBILIARI ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E B ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE M TECNICHE NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI C ATTIVITÀ MANIFATTURIERE N SUPPORTO ALLE IMPRESE FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E DIFESA; D O VAPORE E ARIA CONDIZIONATA ASSICURAZIONE SOCIALE OBBLIGATORIA

FORNITURA DI ACQUA; RETI FOGNARIE, ATTIVITÀ E P ISTRUZIONE DI GESTIONE DEI RIFIUTI E RISANAMENTO

F COSTRUZIONI Q SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; ATTIVITÀ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI G R RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E MOTOCICLI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO H TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO S ALTRE ATTIVITÀ DI SERVIZI ATTIVITÀ DI FAMIGLIE E CONVIVENZE COME DATORI DI LAVORO PER PERSONALE ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI I T DOMESTICO; PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI RISTORAZIONE INDIFFERENZIATI PER USO PROPRIO DA PARTE DI FAMIGLIE E CONVIVENZE ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI J SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE U EXTRATERRITORIALI K ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE X non classificate

È da evidenziare il maggiore sviluppo dell’economia del territorio comunale di Abbasanta, che, a differenza del contesto territoriale più allargato caratterizzato da un peso rilevante di settori tradizionali quali l’agricoltura e l’edilizia, dimostra, seppure debolmente, ma in modo significativo, una predisposizione verso l’industria e il commercio.

5.5.3 Valore aggiunto e occupazione nel sistema locale del lavoro di Ghilarza Non esistendo stime del valore aggiunto o del Pil per un dettaglio territoriale a livello di comune, si può contestualizzare la situazione economica generale analizzando i dati sulla produzione di ricchezza a livello provinciale. La tabella 3 presenta i dati relativi al valore aggiunto provinciale forniti dall’Istituto Tagliacarne, unica fonte attendibile per quanto riguarda questo tipo di dati a livello territoriale. I dati presentati non fotografano il reale impatto che la crisi economica internazionale hanno prodotto, in quanto si tratta di dati fermi all’anno 2011, che è l’ultimo anno disponibile. Tuttavia, è facile inquadrare i territori di Abbasanta e Norbello in un contesto critico: la Provincia di Oristano presenta un valore aggiunto procapite inferiore alla media della Sardegna, pari a 16.244 euro, valore che la colloca all’83° posto fra le 107 province italiane. Tale valore è pari a meno del 70% del dato medio nazionale. Tabella 3 – Valore aggiunto provinciale

Numeri Valore posizione in Valore indice aggiunto Province graduatoria aggiunto (Italia=100) procapite 2011 (euro) 2011 (euro) Sassari 73,2 77 5.730,1 17.002,07 Cagliari 89,1 64 11.671,4 20.711,97 Oristano 69,9 83 2.692,2 16.244,34 SARDEGNA 77,0 15 29.962,0 17.893,04 Analizzando la dinamica recente, fra l’anno 2009 e il 2011, si può notare che la lieve crescita del valore aggiunto (+1,7%) registrata nella Provincia di Oristano è dovuta essenzialmente al settore terziario

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(principalmente commercio). In forte calo la produzione nei settori manifatturiero e delle costruzioni, ben oltre i dati della regione e dell’Italia.

Figura 4 – TASSI DI CRESCITA VALORE AGGIUNTO PROVINCIALE 2009 - 2011

10%

5%

0%

-5%

-10%

-15%

-20%

-25% Sassari Cagliari Oristano SARDEGNA ITALIA

Agricoltura, silvicoltura e pesca Industra in senso stretto Costruzioni Totale Industria Servizi Totale Valore aggiunto procapite (euro)

100%

90%

80%

70% 73,4% 79,4% 60% 81,8% 83,6% 81,8%

50%

40%

30% 6,1% 20% 4,7% 6,4% 5,7% 5,3% 6,4% 10% 18,5% 8,6% 9,4% 9,6% 9,5% 0% 3,2% 1,5% 3,0% 2,0% Sassari Cagliari Oristano SARDEGNA ITALIA

Agricoltura, silvicoltura e pesca Industra in senso stretto Costruzioni Servizi

Figura 5 – COMPOSIZIONE VALORE AGGIUNTO - 2011

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Come si è detto, non si dispone di dati più recenti ma, considerando il perdurare della recessione a livello nazionale, con la manifestazione dei suoi effetti a medio termine, non si può che ipotizzare un peggioramento della situazione economica anche nel territorio oggetto di studio. Anche le informazioni statistiche sul mercato del lavoro Istat sono disponibili solo a livello provinciale, e non forniscono dati incoraggianti. Se, da un lato è un fenomeno positivo l’aumento, fra il 2008 e il 2012, del tasso di attività di oltre un punto percentuale rispetto alla staticità regionale e nazionale, è allarmante l’aumento del tasso di disoccupazione in Provincia di Oristano. Il tasso di attività rappresenta la percentuale di popolazione in età lavorativa che lavora oppure che è disposta a lavorare; per questo motivo l’aumento, soprattutto nella sua componente femminile, del tasso di attività è un buon indicatore della crescita del potenziale produttivo di un territorio. Purtroppo le potenziali forze lavoro aggiuntive non trovano un’occupazione, con un conseguente aumento, anche a causa della crisi, portando così il tasso di disoccupazione ad un aumento di 6 punti percentuali, dal valore di 11,4% del 2008 al 17,4% del 2012. Si tenga conto che nel 2008 il tasso di disoccupazione in Provincia di Oristano era inferiore alla media regionale, mentre nel 2012 esso ha superato di quasi 2 punti percentuali quello regionale.

Tabella 4 – Indicatori sull’occupazione TASSO DI ATTIVITA’ % 2008 2012 anno maschi femmine totale maschi femmine totale prov. Oristano 55,5 34,8 44,9 55,0 37,4 46,0 Sardegna 59,4 37,1 48,0 57,9 38,9 48,1 Italia 60,6 38,7 49,3 59,6 39,8 49,3

TASSO DI DISOCCUPAZIONE % 2008 2012 anno maschi femmine totale maschi femmine totale prov. Oristano 8,2 16,4 11,4 14,8 21,1 17,4 Sardegna 9,8 15,9 12,2 15,3 15,9 15,5 Italia 5,5 8,5 6,7 9,9 11,9 10,7

Da un punto di vista di policy, la lettura di questi dati deve spingere gli organi di governo ad incoraggiare ulteriormente la crescita della forza lavoro e del tasso di attività, anche se ciò porterebbe a breve termine ad un aumento del numero di persone disoccupate in cerca di lavoro. Tuttavia, è meglio disporre di una forza lavoro inespressa piuttosto che un consistente bacino di scoraggiati o di persone che emigrano in cerca di territori con più disponibilità di occupazione.

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5.6 Il sistema produttivo agricolo

5.6.1 Analisi socio – economica del settore: dati del VI Censimento Generale dell’Agricoltura 2010

In base ai risultati del VI° Censimento Generale dell'Agricoltura del 2010, nei comuni di Abbasanta e Norbello risultano ca. 4422 Ha di SAT (Superficie Agricola Totale) di cui ca. 4099 Ha di SAU (Superficie Agricola Utile, cioè quell’insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. Costituisce la superficie effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole); tradotto in percentuale rispetto alla superficie totale intercomunale abbiamo ca. il 66% di SAT ed il 62% di SAU. Estrapolando alcuni dei dati più rilevanti otteniamo rispettivamente che i terreni a seminativi occupano una superficie di ca. 603 Ha (ca. il 14% della SAU complessiva). I terreni occupati dai prati permanenti e pascoli occupano una superficie di ca. 3391 Ha (ca. 82% della SAU complessiva). Le coltivazioni legnose da frutto sono rappresentate in misura di superficie da ca. 24 Ha per la vite, di meno di 2 ettari per gli agrumi e da ca. 9 ettari da altri fruttiferi; la coltura dell'olivo, occupa un ruolo importante nel territorio con ca. 76 Ha. Il numero elevato di aziende che dedicano parte della propria superficie alle colture arboree da frutto è una conferma del fenomeno della polverizzazione e di una conduzione aziendale a carattere prettamente familiare. Tabella 17 - Estrapolazione dati 6° Censimento dell'Agricoltura ISTAT per il territorio intercomunale

superficie totale (sat)

Utilizzazione dei superficie agricola utilizzata (sau) terreni boschi superficie arboricoltura da dell'unità SAT seminativi vite coltivazioni orti prati annessi ad agricola non SAU legno annessa ad

agricola legnose familiari permanenti e aziende utilizzata e aziende agricole agrarie, pascoli agricole altra superficie escluso vite

Abbasanta 2532,2 2300,3 297,9 11,4 32,6 2,4 1955,8 2,4 119,7 109,7

Norbello 1890,3 1799,2 305,3 12,6 45 0,3 1436,0 3,2 46,7 41,1

Dalla tabella di sintesi si evince che la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) risulta essere poco più del 92% della SAT (Superficie Agricola Totale) ed in particolare risulta essere formata come segue: dai seminativi (14,71%), maggior peso hanno i prati permanenti e i pascoli (82,7%). Le coltivazioni a vite occupano 0,58% di SAU, le altre coltivazioni legnose agrarie (1,89%). La superficie investita ad arboricoltura da legno non riveste una grande importanza (0,13%) mentre la superficie a bosco assomma a circa 4,05%.

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Si riportano di seguito le elaborazioni grafiche (istogrammi) dei dati ISTAT del VI° Censimento dell’Agricoltura confrontati in parte con i dati confrontabili dei censimenti dell’agricoltura precedenti.

Tabella 01: Aziende per forma di conduzione

1990 Tot. az. a 2000 Tot. az. a 2010 Tot. az. a N_ISTAT Comune conduz. dir. del conduz. dir. del conduz. dir. del coltiv. coltiv. coltiv. 95001 Abbasanta 237 198 108 95033 Norbello 144 167 102

nr.

Figura 5 - nr. totale aziende agricole per forma di conduzione (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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nr.

Figura 6 - nr. totale aziende agricole per forma di conduzione (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

nr

Figura 7 - superfici in ettari a coltivazione cerealicola di Abbasanta e Norbello (cfr. 1990 e 2000)

153

Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo nr.

Figura 8 - nr. aziende a coltivazioni cerealicole di Abbasanta e Norbello (cfr. Abbasanta e anni)

nr.

Figura 9 - nr. di aziende a coltivazioni ortive (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

Le aziende con colture ortive sono condotte su ridotti appezzamenti, rappresentando una limitata importanza.

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nr.

Figura 10 - nr. di Aziende foraggere (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

Ha

Figura 11 - superficie in ettari delle foraggere (cfr. di Abbasanta e Norbello ed anni)

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Ha

Figura 12 - SAU a seminativi (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

Ha

Figura 13 - SAU a coltivazioni permanenti (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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Ha

Figura 14 - SAU a prati permanenti e pascoli (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

Ha

Figura 15 SAU a Pioppete (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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Comuni di Abbasanta e Norbello / PUI relazione generale parte seconda quadro conoscitivo Ha

Figura 17 - superficie a boschi (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

nr.

Figura 16 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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nr.

Figura 18 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

nr.

Figura 19 -nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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nr.

Figura 20 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

nr.

Figura 21 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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nr

Figura 22 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

nr.

Figura 23 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

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nr.

Figura 24 - nr. di aziende in base alla propria superficie (cfr. Abbasanta e Norbello ed anni)

nr.

Figura 25 - nr di aziende agricole (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

Dall’analisi dei dati si evince l’esistenza di una maglia fondiaria costituita da un numero sempre più ridotto di aziende le quali assumono un trend di acquisto superficie; tutto questo chiaramente in linea con le politiche agricole passate (a partire dal Piano Mansholt) dove si prevedeva questo trend per via della richiesta di specializzazione anche in agricoltura in cui esiste la precaria possibilità di estendere modelli di agricoltura estensiva con l’obiettivo di massimizzare la produttività basandosi sulle economie di scala e l’uso di macchine ed attrezzature su ampie superfici.

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Tabella 18 - nr. Aziende con coltivazioni a vite/superfici con vite

1990 Aziende con 2000 Aziende con 1990 2000 N_ISTAT Comune coltivazione a coltivazione a Superficie a Superficie a vite vite vite vite 95001 Abbasanta 194 119 69,41 27,59 95033 Norbello 114 115 33,47 34,29

Ha

Figura 26 – superficie totale a coltivazione per vino (cfr. Abbasanta e Norbello e anni) Ha

Figura 27 - superficie totale per vini DOC e DOCG (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Ha

Figura 28 - superficie totale per uva da tavola (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 19 - Aziende coltivanti olivo/superfici complessive ad olivo

1990 Aziende con 2000 Aziende con 1990 2000 N_ISTAT Comune coltivazione a coltivazione a Superficie a Superficie a olivo olivo olivo olivo 95001 Abbasanta 50 91 33,61 34,16 95033 Norbello 79 93 30,72 41,43

nr.

Figura 29 – nr. di aziende con coltivazione a olivo (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

nr.

Figura 30 - superficie totale a olivo (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 20 - Aziende coltivanti agrumi/superfici complessive ad agrumi

nr.

Figura 31 – nr. di aziende con coltivazioni di agrumi (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

Ha

Figura 32 - superficie totale ad agrumi (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 21 - Aziende coltivanti fruttiferi/superfici complessive a fruttiferi

1990 Aziende con 2000 Aziende con 1990 2000 N_ISTAT Comune coltivazione di coltivazione di Superficie a Superficie a fruttiferi fruttiferi fruttiferi fruttiferi 95001 Abbasanta 14 22 3,11 5,58 95033 Norbello 25 21 8,65 3,42

nr.

Figura 33 - nr. di aziende con coltivazioni di fruttiferi (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

Ha

Figura 34 - superficie totale a fruttiferi (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 22 - nr. totale aziende con allevamenti

1990 Totale aziende con 2000 Totale aziende con N_ISTAT Comune allevamenti allevamenti 95001 Abbasanta 97 81 95033 Norbello 75 75

nr.

Figura 35 - nr. totale di aziende con allevamenti (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 23 - nr. aziende bovine/nr. tot. capi bovini

1990 Aziende - 2000 Aziende - 1990 Capi 2000 Capi N_ISTAT Comune bovini bovini bovini bovini

95001 Abbasanta 36 29 1328 699 95033 Norbello 20 20 334 378

nr.

Figura 36 - nr. totale di aziende con bovini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni) nr.

Figura 37 - nr. totale di capi bovini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 24- nr. totale aziende suinicole/nr. tot. capi suini

1990 Aziende - 2000 Aziende - 1990 Capi 2000 Capi N_ISTAT Comune suini suini suini suini

95001 Abbasanta 62 49 364 216 95033 Norbello 55 41 328 211

nr.

Figura 38 - nr. totale di aziende con suini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

nr.

Figura 39 - nr. totale di capi suini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 25 - nr. totale aziende ovine/nr. totale capi ovini

1990 2000 Aziende - 1990 2000 N_ISTAT Comune Aziende - ovini ovini Capi ovini Capi ovini 95001 Abbasanta 67 44 8470 5959 95033 Norbello 60 52 8885 9305

nr.

Figura 41 - nr. totale di aziende con ovini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

nr.

Figura 40 - nr. totale di capi ovini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 26 - nr. totale aziende caprine/nr. totale capi caprini

1990 2000 Aziende - Aziende - 1990 2000 N_ISTAT Comune caprini caprini Capi caprini Capi caprini 95001 Abbasanta 9 5 54 35 95033 Norbello 3 8 14 68

nr

Figura 42 - nr. totale di aziende con caprini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

nr

Figura 43 - nr. totale di capi caprini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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Tabella 27 - nr. totale aziende equine/nr. totale capi equini

1990 2000 Aziende - Aziende - 1990 2000 N_ISTAT Comune equini equini Capi equini Capi equini 95001 Abbasanta 19 16 43 59 95033 Norbello 19 20 35 53

nr

Figura 44 - nr. totale di aziende con equini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni) nr.

Figura 45 - nr. totale di capi equini (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

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nr.

Figura 46 - nr. aziende agrituristiche con relativi servizi (cfr. Abbasanta e Norbello e anni)

Dai dati statistici di cui si è disposto si evince che il settore ricettivo, in particolar modo quello agrituristico con tutte le sue peculiarità (posti letto, ristorazione, etc.) è sproporzionato in negativo rispetto alla dimensione del territorio ma soprattutto rispetto al potenziale turistico-ricreativo che caratterizza il territorio e pertanto, va incentivato e guidato nella creazione di nuovi agriturismi e nuove tipologie di offerta agrituristica.

Per esempio sport equestri, attività radicata che è già radicata nel territorio da secoli e che ormai ha assunto forme di gestione di allevamento di alto livello che potrebbe creare nuovi posti di lavoro e rendere il territorio ancora più attrattivo.

Anche la presenza di una grande superficie relativamente piana ed una rete stradale rurale in buone condizioni può affermarsi nel cicloturismo e quindi affermare il potenziale turistico del territorio.

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