Eroi-Giovani-Belli Fulltext.L.1.Pdf
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con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia La presente pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo derivante dalla legge regionale 4 ottobre 2013, n. 11 “Valorizzazione del patrimonio storico-culturale della Prima guerra mondiale e interventi per la promozione delle commemorazioni del centenario dell’inizio del conflitto”. Impaginazione Verena Papagno © copyright Edizioni Università di Trieste, Trieste 2016. Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. ISBN 978-88-8303-766-5 (print) ISBN 978-88-8303-767-2 (online) EUT – Edizioni Università di Trieste Via Weiss, 21 – 34128 Trieste http://eut.units.it https://www.facebook.com/EUTEdizioniUniversitaTrieste Gli eroi son tutti giovani e belli L’immagine del soldato fra retorica e realtà 1870-1935 Massimo De Grassi EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE Indice Massimo De Grassi 139 5. «Nell’ora del cimento»: Paolo Quazzolo l’Italia in guerra 7 Presentazione 177 6. Soldati: racconti dal fronte 9 1. La nascita di una nazione 241 7. Fratelli nella morte 71 2. Il trascolorare del mito Paolo Quazzolo 89 3. La guerra in Libia e una 307 8. La prima guerra in nuova immagine del soldato letteratura. Tra retorica e realtà della trincea 117 4. La prima guerra mondiale: lo scoppio delle ostilità 349 Bibliografia 5 Presentazione Il presente volume nasce a corollario delle ricerche condotte dagli autori in occasione della mostra documentaria di carattere fotografico “Gli eroi son tut- ti giovani e belli”. L’immagine del soldato fra retorica e realtà 1870-1935, organizzata dall’Università degli Studi di Trieste con il finanziamento della Regione Friuli Venezia Giulia. Dopo la tappa inaugurale al Castello di Miramare la mostra è stata allestita nelle scuole di Grado e Tarvisio, nella sede universitaria di Go- rizia, alla fondazione Poti Miru di Caporetto, alla Biblioteca Civica di Romans d’Isonzo, al Museo Regionale di Capodistria, alla Certosa di Mauerbach a Vien- na, al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto, e ai musei archeologici nazionali di Aquileia e Cividale del Friuli per concludersi nuovamente a Trieste il 31 agos- to 2016. In molte di queste occasioni l’inaugurazione è stata accompagnata da letture sceniche legate ai temi dell’esposizione selezionate da Paolo Quazzolo e condotte dagli attori della Casa del lavoratore teatrale di Trieste. I testi di queste letture, accompagnati da un opportuno inquadramento critico, sono stati ripor- tati in questa sede. La mostra, attraverso un percorso condotto a partire dalla pittura risorgimen- tale – che ha accompagnato il formarsi della nazione – per giungere alla cosid- detta “monumentomania” che negli anni Venti e Trenta ostentava l’orgoglio per la difficile vittoria dietro immagini ossequiose alla nuova retorica fascista, si era focalizzata sul confronto tra l’iconografia ufficiale dei protagonisti della Grande Guerra con il senso di precarietà, distruzione e morte veicolato dalle immagini sfuggite alla censura e realizzate sui luoghi di battaglia. Un percorso che durante i lavori di preparazione di questo libro è stato via via perfezionato, fino a inquadrare progressivamente i contorni dell’immagine del soldato e dei suoi mutamenti nel contesto di un arco temporale che va dal momento della nascita dell’Italia come stato nazionale, fino all’esaurirsi, ormai a ridosso dello scoppio del secondo conflitto mondiale, di quello slancio monu- mentale che aveva animato l’opinione pubblica nell’immediato dopoguerra. 7 Il risultato vuole essere una sorta di viaggio guidato attraverso immagini di vario tipo, disegni, affreschi, fotografie, manifesti, dipinti, statue, riquadri pub- blicitari, tutto quanto può aver contribuito a diffondere e identificare il soldato nel contesto sociale e culturale del suo tempo. Massimo De Grassi Paolo Quazzolo 1. La nascita di una nazione Il fatto si è che quei simboli del passato sono nella memoria d’un uomo, quello che i monumenti cittadini e nazionali della memoria dei posteri. Ricordano, celebrano, ricompensano, infiammano: sono i sepolcri di Foscolo che ci rimenano col pensiero a favellare coi cari estinti: giacché ogni giorno passato è un caro estinto per noi, un’urna piena di fiori e di cenere. Un popolo che ha grandi monumenti onde inspirarsi non morrà mai del tutto, e moribondo sorgerà a vita più colma e vigorosa che mai1. Così Ippolito Nievo ricordava l’importanza della memoria collettiva nel defini- re l’identità di una nazione: le foscoliane “urne de’ forti” apparivano allora come oggi un elemento imprescindibile nella costruzione di un’identità nazionale in grado di superare divisioni secolari. Si trattava quindi di porre le basi per una cristallizzazione della storia recente attraverso la celebrazione degli eroi, dei po- litici, dei poeti e delle battaglie che avevano portato all’Unità. Per quanto riguarda la pittura, la prima arte a essere coinvolta in questo pro- cesso di progressiva legittimazione, la grande fioritura di dipinti a soggetto ri- sorgimentale arriva all’indomani della Seconda Guerra d’Indipendenza (1860- 61), dopo le battaglie che portano i franco-piemontesi a sconfiggere gli austriaci a Solferino e a San Martino ma anche a siglare l’infausto Trattato di Villafranca per volontà di Napoleone III, ricordato in absentia da un celebre quanto controverso dipinto di Domenico Induno2, cui seguirà la consegna “spontanea” al Regno di Sardegna da parte di ducati e staterelli italiani attraverso plebisciti popolari più o 9 meno sinceri; qualche anno dopo, sarà la spedizione garibaldina dei Mille a com- pletare gran parte della riunificazione della penisola. I dipinti eseguiti all’indomani del conflitto del 1861, quando non durante il suo svolgimento, che ritraggono le battaglie, gli episodi di eroismo, gli affetti popolari in gioco, i protagonisti delle vicende politiche o i personaggi più em- blematici sono moltissimi, e certo non pare il caso che vengano tutti ricordati in questo contesto. Il primo ciclo di opere riguardanti le lotte risorgimentali, quello nato durante gli anni Cinquanta, vede emergere soggetti privilegiati, determina- ti in gran parte dalle simpatie e dalle posizioni politiche dei singoli artisti, fra cui prevalgono democratici e garibaldini. Non è un caso che, per esempio, le figure dei sovrani e degli statisti piemontesi, in questa fase, compaiano tutto sommato di rado fra scene allegoriche, soggetti di genere popolare e quadri di battaglia. Le prove migliori sono opera di pittori attivi soprattutto nei più importanti centri artistici della penisola, Firenze, Milano e Torino, che lavoravano su questi sog- getti per lo piú per partecipare alle grandi esposizioni annuali delle loro città, appoggiate in modo sporadico e non sistematico dal neonato governo italiano, ma frequentate dalle migliori elités intellettuali della penisola. Proprio per favorire questo tipo di produzione, indispensabile per costruire l’immagine del nuovo stato, nel 1859 venne bandito a Firenze dal Governo prov- visorio ed intitolato al ministro dell’Interno, il barone Bettino Ricasoli, un con- corso per opere d’arte da premiare, acquistare ed esporre nei diversi musei delle principali città italiane; concorso che sarà seguito da un altro indetto nel 1866 dal Ministero della Pubblica Istruzione. Ricasoli fu un personaggio di spicco nella politica dell’Italia risorgimentale. Nominato ministro dell’Interno nel Governo provvisorio toscano, dopo l’armi- stizio di Villafranca assunse potere centrale. Fu uno dei fautori dell’annessione della Toscana al nuovo regno d’Italia e, eletto deputato, succedette a Cavour alla carica di Primo ministro. L’iniziativa fiorentina, dove troverà corpo anche la prima grande esposizione artistica nazionale, indetta nel 1861, si pose l’obiettivo di incoraggiare la pittura di storia in tutti i suoi possibili aspetti3. «Il Governo della Toscana, Considerando che in Toscana le Arti belle furono sempre parte nobilissima della civiltà, e che il Governo Nazionale ha il dovere di proteggerle in quel solo modo che è degno di loro, chiamandole ad eternare i grandi fatti e i grandi uomini. Decreta: Articolo 1. A spese dello Stato saranno allogate agli Scultori e Pittori Toscano o Italiani domiciliati in Firenze le seguenti opere d’arte: Opere di scultura 1° Due statue equestri in bronzo che rappresentano una il Re Vittorio Ema- nuele, l’altra l’Imperatore Napoleone III da collocarsi in Firenze sulla Piazza dell’Indipendenza. I bassorilievi in marmo degl’imbasamenti che esprimeranno fatti dell’ultima guerra, saranno allogati separatamente dalle Statue. 10 2° La statua di Francesco Burlamacchi primo martire dell’Unità Italiana, da erigersi in Lucca. 3° La statua di Sallustio Bandini fondatore delle dottrine sulla libertà econo- mica, da erigersi in Siena. 4° La statua di Leonardo Fibonacci instauratore degli studi algebrici in Euro- pa, da erigersi in Pisa. 5° Due statue, una di Carlo Alberto, l’altra di Vittorio Emanuele, da erigersi in Livorno. Opere di pittura 1° Quattro quadri storici figureranno altrettanti fatti gloriosi della Storia ita- liana antica e moderna; e per questa l’uno mostrerà L’Assemblea dei Rappresen- tanti della Toscana che vota la incompatibilità della Casa Austro Lorenese, e l’altro il ricevimento fatto da Vittorio Emanuele degl’Inviati toscani che gli presentano il Decreto della unione della Toscana al Regno forte d’Italia. 2° Quattro Quadri di battaglie che riproducano