FLUSSI

DDa Gola a Funi e ARTECasorati. Opere della prima metà del Novecento’ nelle collezioni del Museo della Permanente a cura di Elena Pontiggia

Flussi d’arte Da Gola a Funi e Casorati. Opere della prima metà del Novecento nelle collezioni del Museo della Permanente

“Flussi d’Arte” è un progetto promosso dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente con il supporto di Gruppo CAP, che ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza e l’apprendimento dell’arte contemporanea sul territorio della Città metropolitana di Milano.

Una mostra itinerante in alcuni comuni del territorio milanese, costituita da 33 opere del Museo che esplorano i movimenti artistici nati nella prima metà del , sapientemente selezionate da Elena Pontiggia – riconosciuta storica dell’arte italiana – che ha scelto di portare all’attenzione di tutti coloro che avranno piacere di visitare questa esposizione, alcune “sorprese”, come lei stessa le definisce, opere spesso dimenticate dai critici e che invece hanno una vitalità espressiva ancora forte e attuale.

A queste importanti opere, si aggiungono poi alcune fotografie significative – realizzate dal fotografo Lorenzo Maccotta dell’agenzia Contrasto – tratte dalla mostra celebrativa dei 90 anni di Gruppo CAP, che sono state esposte alla stessa Permanente e che rappresentano un viaggio attraverso le immagini attorno a Milano, seguendo il flusso di quello che è il suo vero elemento distintivo: l’acqua. Presidente Commissione artistica Emanuele Fiano annuale Renato Galbusera

Consiglieri Giovanni Mattio Stefano Achermann Armanda Verdirame Cesare Cerea Vicepresidente Collegio dei Revisori Mirella Del Panta Rossana Arioli Pino Di Gennaro Ernesto Carella Franco Marrocco Ugo Marco Pollice Barbara Pietrasanta

Presidente Consiglieri Alessandro Russo Lauretta Barat Arianna Cavicchioli Vicepresidente Giorgio Greci Karin Eva Imparato

Sindaco Assessore alla Cultura Cesare Nai Beatrice Poggi Emanuele Fiano La mostra Flussi D’Arte. Da Gola a Funi e Casorati. Opere della Presidente Museo prima metà del Novecento nelle collezioni del Museo della della Permanente Permanente è un’iniziativa di particolare rilievo per il nostro ente, frutto di un progetto di collaborazione con Gruppo CAP e con alcuni comuni dell’area metropolitana. Si tratta di una rassegna itinerante che toccherà diverse realtà del territorio milanese, con l’obiettivo di valorizzare il ricco patrimonio del nostro museo e di favorirne la fruizione all’esterno da parte di un pubblico nuovo. Il nucleo di trentacinque opere esposte offre una testimonianza significativa della collezione della Permanente, con alcuni dei lavori più importanti scelti tra gli oltre trecento dipinti e sculture conservati nella raccolta d’arte. Le opere selezionate dalla curatrice Elena Pontiggia presentano uno spaccato rilevante di correnti e gruppi artistici tra i più rappresentativi della prima metà del Novecento, con autori di primo piano, protagonisti di uno dei periodi più fecondi e più interessanti dell’arte moderna italiana. Favorire una fruizione diffusa sul territorio del patrimonio artistico dell’ente è uno degli obiettivi che la Permanente persegue: il sostegno di Gruppo CAP e la partecipazione attiva dei Comuni coinvolti nell’iniziativa, a cui va un particolare ringraziamento, hanno reso possibile un progetto di promozione culturale ad ampio raggio, in cui la Permanente crede fortemente e che, per questo, punta a portare avanti e ad implementare nel corso dei prossimi anni.

Alessandro Russo Portare nei comuni del nostro territorio le opere della Presidente Gruppo CAP Permanente è uno dei modi con il quale abbiamo deciso di festeggiare i nostri primi 90 anni di storia. Come l’acqua unisce territori e luoghi diversi e lontani, così l’arte ci consente di immergerci in epoche e storie lontane nel tempo ma vicine nello spazio. Un flusso d’arte che ci riporta nella Milano di fine Ottocento e inizi del Novecento quando insieme alla Permanente e al suo circolo di artisti illuminati, la città metropolitana di Milano si avviava a entrare nella modernità con la costruzione dell’Idroscalo e dei primi acquedotti sovracomunali.

3 La mostra Flussi D’Arte, Da Gola a Funi e Casorati. Opere della prima metà del Novecento nelle collezioni del Museo della Permanente ci riporta in quell’epoca in cui anche CAP nacque per felice intuizione degli amministratori locali, convinti, come sono ora, che l’acqua non possa essere governata nei confini troppo stretti dei propri comuni. Un felice incontro, quello tra il Museo della Permanente e Gruppo CAP, in questo compleanno speciale che abbiamo deciso di celebrare con la mostra fotografica La linea dell’acqua, in mostra proprio nel museo di via Turati e che, insieme alle opere della collezione della Permanente, compiranno il loro viaggio tra i comuni della Città metropolitana. Ne è passata di CAP sotto i ponti, è stato questo lo slogan della campagna con cui abbiamo commemorato questo nostro anniversario e lo possiamo ben dire, perché CAP in questi novant’anni ha voluto dire acqua per queste terre lombarde. Una missione di cui siamo orgogliosi e per la quale vogliamo esprimere gratitudine a tutti i cittadini che ci hanno dato fiducia in questi anni. Questa mostra, così bella e preziosa, è il nostro piccolo ma sentito ringraziamento.

Cesare Francesco Nai Anche Abbiategrasso festeggia il 90mo compleanno di Gruppo Sindaco del Comune CAP, la società che gestisce le risorse idriche del nostro territorio, di Abbiategrasso ed è lieta di ospitare questa mostra itinerante nei Sotterranei del nostro Castello Visconteo, cornice ideale per questo evento Beatrice Poggi che porta, anche nella nostra città, dei veri capolavori della Assessore alle Politiche prima metà del Novecento italiano. Culturali del Comune I quadri esposti fanno parte della collezione del Museo della di Abbiategrasso Permanente di Milano, e sono stati sapientemente selezionati da Elena Pontiggia, riconosciuta storica dell’arte italiana, per offrire una rassegna della visione artistica moderna dell’inizio del secolo scorso, dagli anni Dieci al Chiarismo, fino al cenacolo milanese di via Bagutta. Si tratta quindi di un’occasione preziosa per avvicinarsi a opere di una qualità espressiva e storica davvero notevole. Ringraziamo quindi Gruppo CAP per aver scelto Abbiategrasso quale tappa della rassegna: la cittadinanza e gli studenti delle nostre scuole potranno visionare, a pochi passi da casa, una serie di pezzi unici dell’arte contemporanea la cui vitalità espressiva, tuttora così forte e marcata, certamente contribuirà ad arricchire la sensibilità culturale e la passione per la conoscenza di cui vogliamo essere portavoce. VICENDE DELL’ARTE 1900-1950 NELLE quell’intersecarsi di mito e quotidianità COLLEZIONI DEL MUSEO DELLA PERMANENTE che Funi ha espresso tante volte nella sua Elena Pontiggia pittura. Nel Novecento Italiano, di cui l’artista ferrarese è stato un protagonista, il mito entra nella vita di tutti i giorni, senza la Curiosa e preziosa raccolta, quella del teatralità amata dai simbolisti o le imitazioni Museo della Permanente. Iniziata fin dalla accademiche dell’antico, care agli eclettici. fondazione dell’Ente, nel 1886, e costruita Ma non solo. Elena rappresenta bene anche pezzo per pezzo soprattutto nella seconda quei valori di volumetria, plasticità, solidità, metà del Novecento, grazie alle donazioni firmitas che Funi, e con lui tutto il “Novecento”, degli artisti e ai premi-acquisto sostenuti ha sempre cercato, tranne in certi momenti di da qualche mecenate; diretta con passione maggior tensione del segno (come si vede, in in anni recenti da Alberto Ghinzani, che (pur mostra, nel suo Villa Ciarlantini a Forte dei con le poche o nulle risorse disponibili) ne Marmi, 1929). L’epoca tarda di esecuzione, ha favorito il più possibile la valorizzazione e insomma, non comporta una senilità l’incremento, la collezione comprende più di nell’artista e nemmeno, in questo caso, un trecento fra quadri e sculture e un centinaio mutamento di poetica. di disegni. Tra questi ci sono non solo tanti Se prescindiamo dunque dal computo notarile quadri importanti che meriterebbero di essere dell’anno di esecuzione – che pure, si intende, più conosciuti, ma anche tante significative ha una sua necessità e un suo valore – opere, per così dire, “fuori-data”. Opere, cioè, troveremo varie sorprese nella raccolta del totalmente dimenticate dai critici (abituati a museo milanese, di cui qui esploreremo la far morire un artista dopo la sua stagione più parte relativa alla prima metà del Novecento rappresentativa) e che invece, con i loro esiti (o per meglio dire, visto il frequente scarto espressivi, dimostrano la persistente vitalità di date, gli esponenti di movimenti nati nella del loro autore. prima metà del Novecento). Prendiamo per esempio Elena di Troia, 1959, La mostra si apre cronologicamente con la di Funi, che è stata scelta come immagine- Bambina col cerchio, 1905, di Eugenio Pellini. guida della mostra. L’eroina omerica, figlia Nelle sue opere, venate di grazia intimista, di Zeus e di Leda (o, secondo altre versioni, si avverte l’amore per Medardo Rosso di Nemesi, la Giustizia vendicatrice, e nata (conosciuto in un viaggio a Parigi intorno al prodigiosamente da un guscio d’uovo); la Elena 1892) e per Grandi. Il clima della scapigliatura “distruttrice di navi”, come spiega l’etimologia gli insegna a “dipingere col fiato”, cioè con del suo nome, che è stata causa di una guerra leggerezza: un precetto che in scultura si leggendaria, qui è una elegante signora traduce nel lasciar lievitare la materia, nel tutt’altro che mitica. Solo nell’acconciatura, muovere le linee e i contorni della figura, ripresa dalla statuaria ellenistica, e nei nel lieve trasalimento delle masse, anche se gioielli, rivela la sua origine greca. Nulla a che Pellini non dissolve mai completamente la vedere con l’estenuata bellezza che mostrava volumetria della forma. nei dipinti dei preraffaelliti, ma nemmeno con Alla sua Bambina aggraziata si contrappone gli ammiccanti film degli anni Cinquanta, che idealmente il pathos del realismo sociale di venivano chiamati spregiativamente peplum Alciati, che dipinge la morte di un minatore (Elena di Troia, con Rossana Podestà, è del come una Deposizione dei nostri giorni (I 1955). L’opera, piuttosto, rappresenta bene minatori, 1907). Alciati, peraltro, è più noto

5 per le sue notazioni psicologiche e i suoi IL NOVECENTO ITALIANO ritratti, di cui la collezione della Permanente conserva un esempio tardo, Figura femminile Il gruppo del Novecento Italiano si forma a di spalle, 1925-28, eseguito dall’artista poco Milano nel 1920 intorno alla scrittrice e critica tempo prima di morire. d’arte e si presenta per la È invece degli anni Dieci un altro gruppo di prima volta alla Galleria Pesaro nel dicembre opere. Nel 1912 Gola ritrae Maria Galli Frisia 1922. Composto inizialmente da sette pittori (moglie del pittore, che incontreremo più (oltre a Funi, Bucci e Marussig, che abbiamo avanti) con il tocco postscapigliato leggero già incontrato, ci sono Sironi, Oppi, Malerba e volatile che tanto piacerà ai chiaristi. Un e Dudreville), dopo il 1926 raduna nelle anno dopo Bucci, uno dei futuri fondatori sue mostre tutti o quasi i maggiori artisti del “Novecento”, ci propone il ricordo del periodo, tra cui – per citare solo quelli festosamente colorato dell’Algeria (Bottega presenti nelle collezioni della Permanente - araba, 1913). Alla fine del 1912 l’artista Carrà e Casorati, Carena e Messina, De Grada e soggiorna qualche settimana nel paese Penagini, Salietti (segretario del movimento) africano, dove ritorna anche nel 1913 e nel e Borra. Sono artisti diversi, come si vede, 1914, quando espone ad Algeri al XVI Salon e a volte, come nel caso di Casorati, la dei pittori orientalisti. Ispirandosi ai colori e partecipazione alle mostre novecentiste alle suggestioni della città islamica, dipinge non coincide con una piena adesione al in questo periodo scene di vita della kasbah, movimento. Eppure tra loro qualche comun con le sue botteghe, i suoi vicoli, i suoi colori denominatore c’è: la ricostruzione del e, verrebbe da dire, i suoi profumi. volume dopo le scomposizioni dell’età delle Anche Galileo Chini ci parla di luoghi esotici e avanguardie; il predominio del disegno sul in Cineserie e frutta, 1914, lascia riecheggiare colore; un senso di solidità contrapposto il ricordo dell’Oriente. È un ricordo vivido, alla volatilità dell’impressionismo; la ricerca perché dal 1911 al 1913 aveva lavorato nel di una forma nata dall’idea e non dalla Siam, l’odierna Thailandia, invitato dal re del sensazione; il rapporto con l’arte del passato, paese. lontano però dalla copia precisa, dalla E ancora. Marussig, futuro protagonista pittura in stile trecentesco o quattrocentesco – come Bucci – del Novecento Italiano, praticata dall’eclettismo. attraversa in questi anni una stagione che Se Monet e compagni insegnavano che lui stesso definisce espressionista, e in cui le tutto vive nell’attimo e non è che un attimo, suggestioni di Van Gogh e Gauguin, ma anche di i novecentisti vogliono invece suggerire Klimt e Schiele, si traducono in segni dinamici un’idea di durata, di saldezza, di stabilità. È e vitalistici. Nella sua Statua nel giardino, 1917, un’idea meno accattivante di quella espressa perfino la scultura è scossa, inverosimilmente, dai luminosi paesaggi en plein air, eppure da un’irrequieta ondulazione, che in fondo necessaria, anzi indispensabile: una sorta simboleggia l’inquietudine dell’artista stesso. di sfida, di scommessa sulla consistenza Nel 1919, infine, Carpi raffigura il mondo in di uomini e cose, dopo che la prima guerra forma di maschera (un tema che rimarrà fra mondiale, maestra di precarietà e di morte, i suoi prediletti), dipingendo un Arlecchino aveva insegnato che “le civiltà finiscono”, e Pulcinella segnati da una figurazione come scriveva Valéry nel 1919. Non per niente compendiaria, memore anche di Maurice Margherita Sarfatti amava dire, citando Renan: Denis e dei nabis. “Il mondo, per fortuna, non è fatto di nebbia”.

6 Quel senso di volumetria, cioè di robustezza e più definita. E il “Novecento” è stato proprio forza, caro al “Novecento” lo vediamo nel duro questo: il tentativo, come diceva Funi, “di Mulino di Sant’Anna di De Grada, costruito conquistare nuovi valori plastici mediante come un’architettura. Allo stesso modo Borra, un’ampia e forte visione sintetica”.1 dipingendo Capri, 1940, non si sofferma sul “tremolar della marina”, sui faraglioni, sulle grotte, ma su un dedalo di case compatte, OLTRE IL “NOVECENTO” immobili. Corposi e potenti sono anche La zappatrice, 1929, di Penagini, o il volto pieno Al nucleo novecentista la collezione del Museo di Lucio Fontana, 1946, di Messina. della Permanente affianca un gruppo di opere La ricerca volumetrica, si intende, non rimane che seguono altre direzioni di ricerca. Tra uguale nel tempo: le nature morte di Carena queste Paesaggio, 1928, del già citato Donato e Salietti o il Paesaggio toscano di Carrà, Frisia e Palazzo Trivulzio, 1942, di Luigi Bracchi dipinti tutti fra il 1950 e il 1955, mostrano un (marito, fra l’altro, della scultrice Regina) si segno più mosso e agitato rispetto alle loro riallacciano alla tradizione del paesaggio opere degli anni venti. La volumetria, del lombardo ottocentesco, mescolandolo con gli resto, può assumere un significato diverso, echi dell’impressionismo francese. a seconda delle epoche e delle circostanze. Troviamo poi nella raccolta un’opera di Due donne di Casorati, 1944, dipinto durante Regina stessa, un’artista fra le più singolari un’altra guerra mondiale, ancora più terribile della scultura dei primi anni trenta. Dal 1929- della prima, esprime un senso non di forza ma 30 Regina sostituisce infatti ai materiali di vulnerabilità: le grandi mani, vagamente tradizionali l’impiego di superfici di latta, picassiane, e i corpi quasi scolpiti grazie alluminio, stagno e filo di ferro, trasformando all’accentuato chiaroscuro, non raccontano i volumi in superfici “ritagliate”. Si riallaccia più una bellezza pierfranceschiana, come così agli esiti della scultura cubista, dalla le opere dell’artista negli anni Venti, ma Chitarra di Picasso ad Archipenko e Gargallo, parlano di sofferenza e di sgomento. reinterpretandola però con un accento Analogamente L’armatura sotto la neve, 1944, ora ironico, ora volutamente ingenuo, ora sempre di Casorati, non assomiglia a quella immediato (Ritratto del nipote, 1930-31). che compariva nella Donna e l’armatura del Negli stessi anni (Gli amici, 1936) Rosai 1921, dove l’artista aveva dipinto una corazza dipinge un’umanità plebea, composta di antica che conservava in un angolo del operai, uomini al caffè, suonatori ambulanti, suo studio. Al di là degli effetti cromatici (il carabinieri in perlustrazione, donne che contrasto fra il bianco della neve e il metallo chiacchierano nella strada. La sua geografia dell’armatura giustificano il titolo di Nevicata non si allontana dalle colline di Firenze, ma a Pavarolo, con cui l’opera è anche nota), ora nelle sue vie d’Oltrarno abita tutto il mondo. l’ambientazione nel paesaggio non può non far pensare anche alla guerra civile che in quel 1944 si combatteva atrocemente. IL CHIARISMO Eppure, se confrontiamo queste opere con quelle, per esempio, dei chiaristi vediamo che Il chiarismo non è un gruppo, ma un la loro dimensione volumetrica è, comunque, orientamento espressivo che si delinea

1 A. Funi, Il “Novecento” (1971), ora in Il Novecento Italiano, a cura di Elena Pontiggia, Milano 2003, p.141

7 a Milano nei primi anni trenta intorno al La Rocca della Permanente è dunque l’unica critico Edoardo Persico e ha il suo momento testimonianza rimasta di una versione simile culminante fra il 1932 e il 1935, quando un altro a quella originaria. critico, Leonardo Borgese, ne conia il nome. È A differenza di Del Bon, gli altri protagonisti una pittura dalle dominanti chiare, pervase del chiarismo sono tutti documentati con di una luce pallida, che accomuna Del Bon, opere “fuori data”, ma non per questo prive De Rocchi, De Amicis, Lilloni, Spilimbergo, gli di interesse. Ecco la cézanniana Pallanza emiliani (ma attivi a Milano) Vernizzi, Goliardo di De Amicis, impostata su una sapiente Padova e altri. L’uso di toni chiari però non variazione di toni azzurri; i chiari, chiarissimi basta, altrimenti sarebbe chiarista anche Fiori di Spilimbergo; il soffice e luminoso Campigli. L’adozione di una tavolozza chiara, Inverno di Vernizzi; l’apparentemente l’eliminazione del chiaroscuro, l’uso di ombre informale, ma in realtà ancora naturalistico, colorate e, spesso, la preparazione della tela Autunno di Goliardo Padova. De Rocchi infine con una base di bianco, si accompagna in Del ambienta l’Annunciazione, per la prima volta Bon e compagni a un’attenuazione dei volumi, nella millenaria iconografia del tema, in suggerendo un senso di leggerezza e di un’aia lombarda, mescolando quotidianità fragilità. Il chiarismo segna dunque a Milano e miracolo, concretezza realistica e intima un superamento del “Novecento”, anche se i spiritualità. suoi principali protagonisti avevano esposto col gruppo sarfattiano e, più che di una contrapposizione, bisognerebbe parlare di IL CENACOLO DI BAGUTTA una diversità di esiti e istanze. A influenzare i chiaristi, oltre a una certa Un piccolo nucleo di opere della collezione “linea lombarda” che dagli antichi – i della Permanente riguarda il mondo artistico giotteschi di Chiaravalle e Viboldone, il Foppa che, dalla seconda metà degli anni Venti, ruota e il Gaudenzio di Saronno, il Masolino di intorno all’osteria di Bagutta, nell’omonima Castiglione Olona – giunge alla pittura di Gola via milanese. Il museo tra l’altro ha dato vita e dell’Alciati (maestro di Del Bon, De Rocchi, nel 1957, nell’ambito della Biennale di Milano, De Amicis e Lilloni a Brera), sono i toni ovattati a un Premio Bagutta per le arti visive che nel dei Sei di Torino, la pittura chiara del primo 1960, alla scomparsa di Orio Vergani che era Birolli e di certi esiti del primo Sassu. uno dei protagonisti del cenacolo baguttiano, Nella collezione della Permanente troviamo si è intitolato anche al suo nome. tutti i protagonisti del movimento, con la sola Aperta nel 1926 da Alberto Pepori, che era eccezione di Lilloni. Si inizia con uno studio giunto in Lombardia da Fucecchio nel 1910, preparatorio di Rocca delle Caminate, 1935, la trattoria toscana era presto divenuta un uno dei paesaggi più significativi di Del Bon, punto di incontro di scrittori, intellettuali, che nel 1939 lo invia alla prima edizione del artisti. L’aveva scoperta , Premio Bergamo. Le piccole figure in primo subito affiancato da Orio Vergani, Nicodemi, piano compongono nella versione finale Franci, Alessandrini, Ramperti, che l’anno una scena di aratura, ma in seguito sono successivo daranno vita all’omonimo premio eliminate, come si vede nello stato attuale letterario ancora oggi esistente. Tra i pittori, del dipinto, oggi in collezione Iannaccone.2 Vellani Marchi e Steffenini erano stati i primi a

2 R. Paterlini, Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano 2017, p.212

8 partecipare al cenacolo di Bagutta e avevano ospiti della vedova di Moggioli. Ne sono una concorso anche alla fondazione del premio. traccia anche Cate. Merlettaia, 1952, di Vellani Altrettanto assidui agli appuntamenti dai Marchi, e Canale a Burano, 1954, di Consadori. Pepori erano anche Novello e Palazzi, per E proprio l’esperienza veneta, con quello che citare solo gli artisti qui esposti, e a loro si significava come suggestioni paesaggistiche, unirà in seguito il più giovane Silvio Consadori. quantità e qualità di luce, spettacolo del Certo, a Bagutta si incontravano anche altri colore, ispirazione naturalistica più che pittori, novecentisti, chiaristi, espressionisti, concettuale, finiva per avvicinare gli artisti, al Italiens de . Tuttavia in quel parlamento di là delle differenze individuali. conviviale c’era una corrente di maggioranza Il “baguttismo”, insomma, spesso identificato che, pur ammettendo fronde e opposizioni, con un provincialismo attardato, è stato consisteva in un pittoricismo attento invece un modo affabile e anticerebrale, ma al specialmente al colore. Molti baguttiani, tempo stesso sapiente, di intendere la pittura. del resto, amavano soggiornare nelle terre E alla sua immediatezza profonda possiamo venete, soprattutto a Burano, dove erano ancora guardare con affetto.

NOTA BIBLIOGRAFICA

Non è questa la sede per approfondire le Per il chiarismo: Il chiarismo, a cura di E. vicende dei movimenti a cui si accenna nel Pontiggia, Abscondita, Milano 2006. testo e che del resto ho trattato nei seguenti Il chiarismo. Omaggio a De Rocchi, a cura di scritti a cui rimando. Per il “Novecento”: Il E. Pontiggia, catalogo della mostra (Milano, “Novecento” milanese. Da Sironi ad Arturo Palazzo Reale), Skira, Milano 2010. Per Bagutta: Martini, a cura di E. Pontiggia, N. Colombo, C. Milano anni Trenta. L’arte e la città, a cura di E. Gian Ferrari, catalogo della mostra (Milano, Pontiggia e N. Colombo, catalogo della mostra Spazio Oberdan), Mazzotta, Milano 2003. Il (Milano, Spazio Oberdan), Mazzotta, Milano Novecento Italiano, a cura di E. Pontiggia, 2003. Abscondita, Milano 2003; Tosi e il Novecento. Lettere dall’archivio dell’artista, a cura di E. Pontiggia e M. Vinardi, Sillabe, Livorno 2018.

9 10 GLI ANNI DIECI Ambrogio Alciati, I minatori, 1907, olio su tela, 122x133 cm

Eugenio Pellini, Bambina col cerchio, 1905 ca., bronzo, 27x18 cm

GLI ANNI DIECI 11 Emilio Gola, Ritratto di Maria Galli Frisia, 1912, olio su tela, 125x80 cm

12 GLI ANNI DIECI , Bottega araba, 1913, olio su tela, 78x42 cm

GLI ANNI DIECI 13 14 GLI ANNI DIECI , La statua nel giardino, 1917, olio su cartone, 65x50 cm

Galileo Chini, Cineserie e frutta, 1914, olio su tela, 80x100 cm

GLI ANNI DIECI 15 , Arlecchino e Pulcinella, 1919, olio su tela, 32x27 cm

16 GLI ANNI DIECI Raffaele De Grada, Il mulino di Santa Chiara, 1927, olio su tela, 90x75 cm

NOVECENTO ITALIANO 17 , Villa Ciarlantini a Motrone Fiesole, 1929, olio su tela, 64x58 cm

18 NOVECENTO ITALIANO Siro Penagini, Zappatrice, 1929, tecnica mista su carta, 48,5x45 cm

NOVECENTO ITALIANO 19 20 NOVECENTO ITALIANO Felice Casorati, Due donne, 1944, olio su tela, 60x58 cm

Pompeo Borra, Capri, 1940, olio su tela, 71x58 cm

NOVECENTO ITALIANO 21 22 NOVECENTO ITALIANO Felice Casorati, Armatura sotto la neve, 1944, olio su tela, 89x50 cm (Deposito da Collezione Walter Fontana)

Francesco Messina, Ritratto di Lucio Fontana, 1946, bronzo, 25,5x16,5x20,5 cm

NOVECENTO ITALIANO 23 Felice Carena, Natura morta con frutta, 1950, olio su tela, 29x39 cm

24 NOVECENTO ITALIANO Alberto Salietti, Natura morta con fiori, 1953, olio su tela, 50x60 cm

NOVECENTO ITALIANO 25 Carlo Carrà, Paesaggio toscano, 1955, olio su tela, 50x60 cm

Achille Funi, Elena, 1959, tempera su tela, 105x70 cm

26 NOVECENTO ITALIANO Achille Funi, Elena, 1959, tempera su tela, 105x70 cm

NOVECENTO ITALIANO 27 Ambrogio Alciati, Figura femminile di spalle, [1925-1928], olio su tela, 142x120 cm

28 OLTRE IL NOVECENTO Donato Frisia, Paesaggio, 1928, olio su tela, 55x45 cm

OLTRE IL NOVECENTO 29 Regina, Ritratto del nipote, 1930-1931, alluminio su legno, 52.5x43x6 cm

Ottone Rosai, Gli amici, 1936, olio su tela, 190x140 cm

30 OLTRE IL NOVECENTO Ottone Rosai, Gli amici, 1936, olio su tela, 190x140 cm

OLTRE IL NOVECENTO 31 Luigi Bracchi, Palazzo Trivulzio, 1942, tempera su tela, 40x48 cm

32 OLTRE IL NOVECENTO Aldo Carpi, Pescatori sulla spiaggia, 1953, olio su tela, 67,5x103 cm

OLTRE IL NOVECENTO 33 Francesco De Rocchi, Annunciazione, 1955, olio su tela, 80x60 cm

Angelo Del Bon, Rocca delle Caminate 1, 1935, olio su tela, 94x111 cm (Deposito da Collezione privata)

34 CHIARISMO Francesco De Rocchi, Annunciazione, 1955, olio su tela, 80x60 cm

CHIARISMO 35 Renato Vernizzi, Inverno, 1958, olio su tela, 60x50 cm

36 CHIARISMO Goliardo Padova, Autunno, 1962, olio su tela, 73x73 cm

CHIARISMO 37 Cristoforo De Amicis, Paesaggio di Pallanza, 1964, olio su tela, 60x80 cm

Adriano di Spilimbergo, Fiori di campo, 1969, olio su tela, 80x60 cm

38 CHIARISMO Adriano di Spilimbergo, Fiori di campo, 1969, olio su tela, 80x60 cm

CHIARISMO 39 40 CENACOLO DI BAGUTTA Mario Vellani Marchi, Cate-Merlaia, 1952, olio su cartone, 69x50 cm

Silvio Consadori, Canale a Burano, 1954, olio su tela, 46x74 cm

CENACOLO DI BAGUTTA 41 Giuseppe Novello, Il canapé, 1960, olio su tela, 70x100 cm

42 CENACOLO DI BAGUTTA Ottavio Steffenini, Le due Susanne, 1961, olio su tela, 50x65 cm

CENACOLO DI BAGUTTA 43 Bernardino Palazzi, Natura morta, 1965, olio su tela, 80x125 cm

44 CENACOLO DI BAGUTTA