Storie di vita e di fede politica di Stefano Giungi

Da ragazzo non mi sono mai interessato di politica fino al giorno che ho conosciuto Adelchi Calligaris, professore di educazione fisica.

Frequentavo il Convitto Nazionale Longone dove in altri tempi avevano studiato illustri letterati. Miei compagni di scuola, Carlo Borsani junior, Gianni Nardi e Roberto Satti, il futuro Bobby Solo. Di loro parlerò più avanti.

Adelchi Calligaro era un ex ufficiale degli alpini reduce dalla Russia. La prima mezz'ora della lezione era dedicata all'indottrinamento politico, poi soddisfatto ci faceva giocare a pallamano. Era un funzionario del MSI milanese, sempre candidato alle elezioni, mai eletto. Un bel personaggio, sempre in camicia nera sotto una giacca sdrucita e spesso accompagnato da un cagnolino tutto nero. Se qualcuno metteva in dubbio la fede del nero meticcio, dava il comando" Dux salut" e Dux si alzava lesto su due zampe con la zampa destra protesa. Cominciai a interessarmi un poco della Storia del nostro recente passato, ma lo sentivo distante, come si trattasse di un'epoca oscura, quasi medioevale.

La svolta avvenne quando mio fratello mi condusse a un comizio in Piazza del Duomo. Mai vista una cosa simile. La piazza era gremita e migliaia di giovani si mescolavano orgogliosamente ai reduci della RSI al suono di " Sole che sorgi ". Provai una forte emozione, una scossa elettrica al cuore e al cervello. Compresi subito che mi trovavo in un clima entusiastico e patriottico.

Sul palco, dopo le presentazioni di rito, comparve un uomo esile, ascetico che venne accolto da un delirio di applausi. Era l'onorevole Almirante. Si sfilò il cappotto blu e iniziò a parlare. Non era il Segretario del Partito, ma rappresentava l'anima del partito. In quella occasione ho visto gente piangere quando rievocò i trascorsi di Salò. Decisi di approfondire l'argomento e uscire dagli schemi scolastici, dove ci avevano insegnato che tutti i buoni stavano da una parte e i cattivi dall'altra. Decisi di parlare con Borsani, anche se non era propenso a rievocare la tragedia che lo aveva colpito dopo il 25 Aprile.

Con Borsani, Gianni Nardi e altri compagni di scuola seguimmo la campagna elettorale del professor Calligaro. Partecipavamo ai comizi e distribuivamo volantini agli scarsi uditori.

Purtroppo i risultati furono deludenti. Nonostante l'impegno di Almirante e di altri dirigenti nazionali si verificò il sorpasso del Partito Liberale appoggiato dalla stampa e sostenuto dalla Confindustria. Calligaro, nonostante l' impegno non venne eletto, ma non si abbatté e si dichiarò pronto a partire per una nuova avventura.

La sera della chiusura della campagna elettorale ci recammo in una pizzeria in Largo Cairoli ospiti del nostro professore. Gianni, Carlo ed io rimanemmo nel locale fino all'ora di chiusura. Tra una birra e l'altro il discorso cadde sulla Guerra Civile in Italia e in questa occasione Borsani parlò del Padre, medaglia d'oro e grande invalido di guerra.

Il 25 Aprile era ricoverato all' Istituto Oftalmico quando comparve un gruppo di brutti ceffi. Lo condussero brutalmente in una Scuola dove venne sottoposto a un processo farsa. Venne immediatamente passato per le armi, caricato su un carretto e additato al pubblico ludibrio del popolo rosso. Il giorno dopo venne gettato come un cane in una fossa comune.

Questa è Storia, non le falsità partigiane sostenute dal fronte comunista.

Carlo non sapeva odiare. Disse che non si sarebbe mai vendicato, sollevando le proteste di Nardi. Al figlio dell'Eroe interessava solo una cosa. Lo disse chiaramente. Chi aveva dato l' ordine ? ( continua )

Carlo Borsani venne trucidato a seguito di un Ordine del famigerato Comitato Liberazione Alta Italia, responsabile di efferati delitti. Chi era al comando di questo Comitato ? I nomi sono noti, ma uno si è distinto per l'inaudita crudeltà. Uno che ha fatto passare per le armi una donna all'ottavo mese di gravidanza con il solo torto di aver continuato la carriera di attrice durante la Repubblica Sociale. Uno che ha sempre mostrato odio nei confronti di un povero cieco, colpevole solo di essere rimasto al suo posto nonostante la grave infermità e di aver auspicato la pacificazione tra fascisti e antifascisti. Ricordo un'intervista rilasciata a Enzo Biagi negli anni 80, quando era il presidente di tutti gli italiani, ma non il nostro. Rievocava il passato partigiano.... citando quel cieco che lo ossessionava, ammesso che avesse una coscienza.

Questa è stata la mia impressione, se esisteva qualche testimonianza è stata cancellata. In ogni caso a pensar male si fa peccato, ma qualche volta si azzecca. Come disse Andreotti.

Nel 1965 ricorreva il ventennale della Liberazione. Frequentavo l'ultimo anno del Liceo Classico e arrivò l'ordine di scrivere il tema sulla Resistenza in concomitanza del 25 Aprile.

Ci consultammo e a stragrande maggioranza decidemmo di non presentarci a Scuola il giorno fatidico. Grande soddisfazione allora, oggi dico che abbiamo fatto male, anzi malissimo.

Cosa scriverei ?

Una guerra fratricida non si celebra, si commemora. Le guerre civili, la Storia insegna, sono sanguinarie e quella superò ogni limite di violenza, di vendetta.

Se avessi avuto la ventura di dovermi schierare di sicuro non sarei andato in montagna coi partigiani. Ammiro i combattenti della RSI, ma nell'ora del pericolo solo con la Fede ci si può schierare dalla parte dei perdenti che sanno di perdere. Così si spiega la mia ammirazione nei riguardi di quelli che hanno combattuto dalla parte " sbagliata". Uomini come Carlo Borsani, Pavolini, Bombacci, il generale Graziani e i giovani Almirante e Pino Romualdi.

Chiedo venia se non li cito tutti, ma l'elenco sarebbe troppo lungo e doloroso.

Da ultimo cito il Conte , conosciuto nella mia farmacia. Non era mai stato fascista, ma di fronte allo sfascio si schierò con Borghese nella x Mas. Si salvò miracolosamente grazie all'intervento della futura moglie . I particolari li trovate nel libro " Vestivamo alla marinara ". Una autobiografia che non giudica, racconta la Storia.

Nel 1965 ho conseguito la Maturità Classica. Con noi non c'era Gianni Nardi. Si era ritirato in polemica con la Professoressa di Filosofia e superò gli esami da privatista in un altro liceo. Tutti noi eravamo al corrente delle idee politiche della professoressa ma non entravamo in polemica. Lui no, aveva il coraggio di contestare e difendere la figura di un filosofo come Giovanni Gentile. A seguito di un contraddittorio molto acceso e irriverente, decise di lasciare la Scuola per coerenza e si preparò da solo. Alternava un'ora di motocicletta a due ore di studio tutti i giorni. Grazie alla straordinaria intelligenza venne promosso con pieno merito. Io pure me la cavai, senza infamia e senza lode.

Un mesetto prima di diplomarsi venne arrestato sotto casa per detenzione abusiva di armi da fuoco. Rimase una settimana in isolamento a San Vittore, poi venne liberato in attesa del processo. Seguiranno altri arresti e altri processi.

In quel periodo eravamo molto legati, posso assicurare che si trattava di un bravo ragazzo un poco egocentrico introverso ed esaltato. Ci siamo persi di vista quando decisi di iscrivermi a Urbino alla Facoltà di Farmacia. O meglio, decise mio padre visto che possedeva col fratello una Azienda di medicinali.

Urbino è una città meravigliosa, ma viverci nella seconda metà degli anni 60 non è stato facile.

Alloggiavo al College, di nuova costruzione, sul Colle dei Cappuccini, tanto caro al Poeta. Perché Urbino? Perché a Milano non era presente la Facoltà di Farmacia e l'alternativa era tra Pavia e Urbino. Scelsi Urbino perché sono un marchigiano nato per Caso a Milano. Trascorrevo le vacanze a Pesaro e lì avevo gli amici con cui ero cresciuto. L'impatto con la Città Ducale fu negativo. Mi resi conto che ero capitato nella località più rossa d'Italia. Quando venne in visita il Magnifico Rettore Carlo Bo, ci radunammo in Sala Conferenze e vennero proposti i quotidiani e le riviste per la nostra biblioteca. Decisero di inserire l'Unità, l'Espresso, e simili fogliacci. Mi ribellai e dissi, rivolto alla corte comunista che accompagnava il Magnifico

" A questo punto inserite anche il Borghese " !

Fui sommerso da critiche e naturalmente mi diedero del fascista. Risposi che ero nato nel dopoguerra da famiglia non fascista, ma deciso a rispettare quel che di buono aveva fatto il fascismo. Si misero a ridere come matti e un piccoletto col sigaro in bocca, a imitazione del Rettore, mi chiese a quale facoltà ero iscritto, con l' intenzione di farmela pagare. Quando risposi, Farmacia, ci rimase malissimo. Compresi di esser capitato in una Cittadella comunista, dove la nostra facoltà e Giurisprudenza rappresentavano un'oasi in un deserto rosso. A Urbino mi sono innamorato e fino al 68 ho pensato solo alla splendida fanciulla conosciuta al College. Mi sono dedicato a lei, dimentico del mondo che ci circondava. Non seguivo neppure la mia squadra e le uniche distrazioni le riservavo agli amici d'estate. La politica non poteva interessarmi di meno, tanto più che il Partito, saldamente nelle mani di Arturo Michelini, si era imborghesito e faceva acqua da tutte le parti.

Ma il 68 lo vissi da protagonista. La mia ragazza cercava di tenermi a freno senza riuscirci. Avevo conosciuto un manipolo di Patrioti ed eravamo additati al pubblico ludibrio. Annalisa, a un dato momento per tenermi sotto controllo mi assecondava, ma spesso ci riunivamo a casa di Gabriele Limido, dirigente del Fuan, per studiare i piani di Azione. Eravamo pochi, pochissimi se raffrontati agli antagonisti rossi che potevano contare sugli studenti delle materie letterarie e sulla popolazione comunista e partigiana. L' occasione per una manifestazione si verificò quando venne a Urbino l' onorevole Grilli per un comizio del MSI. Quando scendemmo in piazza ci trovammo circondati da facinorosi comunisti, per lo più ex partigiani, e dagli studenti contestatori. La tensione era palpabile e per la prima volta mi sentii smarrito in una giungla. Rimasi fino al termine del comizio, poi fummo sopraffatti dalla massa rossa e riuscii a trovare una via di scampo grazie alla mia fidanzatina che si frappose tra noi e un gruppetto di facinorosi. Altri non riuscirono a mettersi in salvo e dovettero difendersi con i denti dalla canaglia comunista. Uno dovette chiedere ospitalità ai frati di Urbania per evitare conseguenze peggiori.

Io restai chiuso al College fino a che le acque si furono calmate, poi ripresi a frequentare le lezioni all' Università sempre scortato da amici. Una sera decisi di andare a cena con Annalisa in un ristorantino del centro storico. Era un antico locale in una caratteristica buca. Tenevo le spalle alla porta quando entrò un bestione che mi colpì vigliaccamente. Solo l' urlo della mia ragazza e il pronto intervento dell'oste lo fece desistere e me la cavai con una leggera commozione cerebrale. Da allora, a costo di essere scortese, nei ristoranti tengo sempre le spalle al muro.

Devo dire però che non tutti i contestatori erano malvagi. Mi è capitato di andare in gita, a ballare e semplicemente a cena con alcuni di loro e non me ne sono mai pentito. Era la popolazione rossa insopportabile. Partecipavano alle occupazioni delle facoltà e aizzavano gli studenti. In realtà cosa cercavano i ragazzi del 68 ? Libertà, uscire dagli schemi costituiti e vivere fuori dal sistema, disprezzando chi era integrato nel sistema. Oggi sono molto più comprensivo nei loro confronti, ma sempre antagonista di chi militava nel cosiddetto Movimento Studentesco per opportunismo. Il vero problema era che non ammettevano il confronto e il dialogo era improponibile.

Molti di loro si sono integrati nel sistema che avevano combattuto e disprezzato, qualcuno si è arricchito e non ha più messo in discussione la proprietà privata, ma sottolineo la presenza di ragazzi e ragazze in buona fede. Ad ogni modo non ho mai condiviso le idee derivate da Cattivi Maestri e sono rimasto fedele alla Filosofia di Gentile. Un continuo divenire che porta all'Idea pura. Mistica Fascista ? Forse, ma quel che conta è il fatto che il pensiero di Gentile rappresenta la sintesi dell' Idealismo in contrapposizione al materialismo di Marx e i suoi discendenti.

Non ho più frequentato i contestatori, ma devo ammettere che su un punto avevano ragione. La vita appartiene a noi e non dobbiamo farci condizionare da una educazione che limita i nostri orizzonti. Questo è giusto, ma i veri rivoluzionari non sono quelli che si iscrivono all'Università per ottenere una Laurea con il voto di gruppo, i veri rivoluzionari sono quelli che si impegnano per realizzarsi seguendo le proprie idee e le proprie tendenze.

Il Camerata Limido aveva rischiato la vita in occasione del comizio tenuto dall'onorevole Grilli.

Era stato bloccato mentre si dirigeva all'Università al grido di " Il comunismo non passerà". Provvidenziale fu l'intervento dei vigili che lo protessero fino a casa, quella da noi definita" la casa del Fascio". Tenuto conto dell'aggressione due poliziotti stazionarono di fronte al suo portone fino a che i capi del Movimento Studentesco non gli garantirono l'incolumità. La salvezza in cambio di un patto di non aggressione.

Al termine del forzato isolamento, ci recammo in visita nell'appartamento che occupava con una ragazza dai capelli rossi, ma dal cuore nero.

Rimasi affascinato dai libri della sua biblioteca dove faceva bella mostra la Storia della Guerra Civile in Italia di Giorgio Pisano'.

Lo sfogliò e giunto alla orrenda esibizione del Duce in Piazzale Loreto, disse commosso, " ho visto gente piangere su questi libri ".

Acquistai i tre volumi a prezzo di favore unitamente a " La generazione che non si è arresa" dello stesso autore. Rimasi coinvolto da questo libro autobiografico al punto che per la prima e ultima volta in vita mia mi feci consegnare da Gabriele la tessera del Partito. Non la rinnovai a causa delle mie personali vicissitudini.

Il 68 mino' il mio equilibrio mentale, ci vollero anni per tornare ad apprezzare la vita nonostante gli inevitabili agguati del Caso, come li definiva Prezzolini.

Ad ogni modo restai fedele all'Idea Pura di Gentile ed esultai quando nel 69 fu eletto Segretario del Partito.

Dopo gli esami della sessione autunnale, ebbi un collasso nervoso da non augurare neppure al peggior nemico. Mi trovavo a Pesaro ospite di un amico, quando una sera venni colto da una improvvisa crisi di angoscia. Una sensazione di soffocamento e paura di morte imminente. Il 68 venne definito da qualcuno un anno formidabile, per me fu un anno famigerato.

Ero entrato in crisi perché avevo visto crollare tutti i valori in cui credevo e tutto era stato rimesso in discussione. Stavo male e non riuscivo a riprendermi, ma decisi di non mollare. Dopo qualche mese ripresi a studiare e superai un paio di esami, ma il rapporto con Annalisa si alterò. Si era dimostrata anche troppo paziente nei miei confronti, lo devo riconoscere. La graduale ripresa la devo agli amici che mi stettero vicino. E non mi allontanai dal Partito, rinvigorito dopo l'elezione dell'Onorevole Almirante, ma non partecipavo più a manifestazioni. Soffrivo di frequenti crisi di angoscia, e nelle piazze venivo colto da agarofobia. Poco prima delle vacanze estive si interruppe il rapporto con la mia ragazza, così a Giugno 69 sostenni solo un esame.

Mi aiutò molto, come accennato, la presenza e l'affetto degli amici del mare. Non solo, inaspettatamente alla fine dell'estate Annalisa mi venne a cercare a Pesaro e il rapporto si ricompose.

Nella sessione autunnale superai due esami impegnativi e cominciai a riassaporare i piaceri della vita. Stavo decisamente meglio e ricomposi a Urbino il nostro gruppo giovanile che poteva contare su pochi e fidati camerati. Rammento una giornata memorabile, quando tornando a Milano, stipati in una Lancia Fulvia, ci recammo in visita a Predappio. Tutti in camicia nera e pantaloni di velluto verde, ci recammo a pranzo nel Ristorante di Donna Rachele a Rocca delle Camminate. Il menù proponeva, cannelloni alla Rachele, Tagliatelle di Benito, marcia di arrosti misti, e dolce degli arditi. E vino nero naturalmente. Dopo aver sostato nella cripta in religioso silenzio, ci recammo a casa di Donna Rachele. Abitava in una villetta in aperta campagna e stava affacciata alla finestra in attesa di visitatori. Ci schierammo sull'attenti e Lei si commosse alla vista delle giovani camicie nere. Data la distanza, non riuscimmo a cogliere tutte le parole del lungo discorso, ma mi è rimasto impresso l'odio nei confronti del Re e di Badoglio. Non mi meraviglia, anni prima aveva rilasciato un'intervista al settimanale Oggi dove aveva dichiarato, " non ho mai odiato nessuno come ho odiato Badoglio ". Piansi, come non avevo mai pianto in vita mia. Ci congedammo da questa Donna con la D maiuscola esibendo il saluto romano.

L' anno di Grazia 1970 si prospettava denso di gratificazioni. La fine degli esami, la Laurea e la successiva abilitazione, la macchina nuova come premio. Raggiunsi questi traguardi ma mi riservò delle spiacevoli sorprese.

L' improvvisa scomparsa di mio padre fu un trauma da cui non mi sono mai ripreso. Una tragedia, ma non solo. Annalisa si era laureata a Giugno del quarto anno e si era trasferita ad Ancona dove insegnava e lavorava nella redazione di un giornale.

A causa dell'esaurimento nervoso ero andato fuori corso, ma oramai ero vicinissimo al traguardo.

Rimasi a Urbino per preparare gli ultimi esami e per poterla incontrare nei fine settimana. Il legame si era un poco allentato, ma lei mi veniva a trovare regolarmente con la sua 500 L nuova fiammante.

Nei giorni festivi andavamo a pranzo nel Montefeltro oppure al mare a Pesaro. Mi piaceva fare il rodaggio a quella macchinetta che si rivelò galeotta. Accadde sulla panoramica che collega Pesaro a Gabicce Monte. Era una splendida giornata di febbraio, ci fermammo a pranzo a Fiorenzuola di Focara, una splendida località citata dal Sommo Poeta nella Divina Commedia. Dopo aver raggiunto Gabicce decidemmo di tornare a Pesaro dove avevo lasciato la mia automobile. Sosta al Rifugio del Gabbiano per prendere un caffè in un locale suggestivo, a picco sul mare. Il parcheggio era defilato, protetto dalla vegetazione. Accesi la radio e ci fermammo ad ascoltare un programma di musica leggera. La osservai stimolato dalla brezza marina e dal panorama imperdibile. Era vestita con un tailleur azzurro, sembrava una hostess ed io ho sempre amato le donne in divisa. Successe quello che accade tra un ragazzo ed una ragazza che si sentono attratti. Lei abbassò il sedile ribaltabile e ci amammo senza prendere alcuna precauzione. A Pesaro ci salutammo e l' indomani riprendemmo la solita routine. In settimana decisi di tornare a Milano per trascorrere qualche settimana in famiglia, viste le precarie condizioni di salute di mio padre. Ne Approfittai per assistere a un comizio di Almirante al Teatro Dal Verme. Una partecipazione di pubblico entusiasta. Al termine della manifestazione lo portarono in trionfo e si formò un corteo che si diresse verso Largo Cairoli.

La zona era circondata dalla polizia e immediatamente uno con la fascia tricolore diede l'ordine di caricare. Botte da orbi, rimasi impietrito, per fortuna un amico di Milano mi indicò una via di uscita. Fu una bella esperienza perché finalmente mi ero liberato dall'angoscia che mi assaliva quando mi sentivo oppresso dalla folla.

Alla fine di Marzo, mentre studiavo Farmacologia a Milano, ricevetti una telefonata imprevista. Era Annalisa, strano, di solito chiamava la sera dopo il lavoro al giornale. Senza preamboli mi disse di essere incinta. Choc anafilattico. Questa volta il collasso non fu nervoso, fu cardiocircolatorio. Mi ripresi, dopo aver spaventato mia mamma, che non ebbe dubbi, dovevo sposarmi. Mio padre era contrario, ma la mamma insistette e mi ritrovai sposato con un figlio in arrivo, la Laurea da conseguire e l' obbligo del servizio militare. Troppo per un ragazzo di 23 anni cresciuto nella bambagia.

La gravidanza venne occultata e Annalisa si sposò col tradizionale abito bianco, io sfoggiavo un vestito di velluto nero e un farfallino giallo. Viaggio di nozze in Crociera nel Mediterraneo, poi rientro nelle rispettive abitazioni. Lei riprese l' insegnamento e il lavoro, io tornai a Urbino per sostenere gli ultimi esami. Mi sentivo imbarazzato con la Fede al dito. Gli amici mi sembravano distanti e timorosi, ad ogni modo studiavo con impegno e trovai conforto seguendo il Partito. Si prospettavano le elezioni, non persi i comizi che l' instancabile On. Almirante tenne nelle Marche. Quando venne a Pesaro, il Federale ci invitò nella sede provinciale e riuscimmo a parlare con il nostro Segretario.

" Bella manifestazione a Milano, grazie di essere intervenuti." Ai miei amici luccicarono gli occhi, personalmente mi sentivo ingessato dall' emozione.

Chiesi quando sarebbe venuto a Urbino e lui rispose testualmente, " A Urbino no, andateci voi."

Provai un senso di delusione, ma compresi che dati i precedenti era solo tempo perso nella piazza più rossa d'Italia, dove studenti ed ex partigiani si divertivano a provocare cercando la rissa. Rimasi un poco deluso dal comizio. La settimana precedente aveva parlato a Napoli alla presenza di migliaia di persone, mentre nella piazza di Pesaro solo un centinaio, al massimo duecento. Mi chiesi come mai a Pesaro, città colta e benestante, fossero tutti comunisti. Solo molto più tardi mi resi conto dell'enorme potere che il loro Partito esercitava nella popolazione. Senza la Tessera di appartenenza rischiavi di rimanere disoccupato.

Le elezioni amministrative del 1970 videro sintomi di ripresa da parte del MSI che superò il Partito Liberale. Purtroppo il 68 aveva portato consensi a sinistra nonostante la strenua lotta della destra patriottica, ma le cose cambieranno nelle successive elezioni politiche del 72, grazie alla svolta imposta da Almirante. Mi diedi da fare per portare voti alla Causa, ma gli eventi personali del 70 mi travolsero. Mi trovavo a Pesaro con mia moglie e i miei familiari quando venne improvvisamente a mancare mio padre. Mi ritrovai immerso in problemi più grandi di me e solo la nascita di mio figlio Alessandro leni' un poco il dolore. Il giorno del lieto evento non potei festeggiare perché vennero a prendermi gli amici in Ospedale per recarci a Urbino per la sospirata laurea. Avevo già iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia, ma non ero per nulla soddisfatto. Compresi che non ero venuto al mondo per fare il farmacista, avevo altre tendenze come risultò da un esame grafologico. Misi da parte i rimpianti, ero assillato dal servizio militare che rinviai iscrivendomi a un Corso di Specializzazione a Pavia.

Trovai un certo equilibrio lavorando in ditta la mattina e in una Farmacia al pomeriggio. Il lavoro mi dava equilibrio ma nella primavera del 71 mia moglie rimase incinta. Risparmio ai lettori l' angoscia che provocò questo nuovo incidente di percorso, non certo una disgrazia, ma fonte di nuove preoccupazioni. Presi una importante decisione, rinunciai al rinvio del servizio militare e feci domanda di ammissione al Corso Allievi Ufficiali di Sanità riservato a medici e farmacisti. Mi rendevo conto del rischio, se non venivo ammesso rischiavo di partire come soldato semplice in località ignota, ma non potevo fare altrimenti. Non ero affatto tranquillo nonostante mi fossi laureato a pieni voti, ma in questo caso venni arruolato grazie alle conoscenze di mio zio Fernando. Prima di ricevere la cartolina rosa e partire per Firenze il 13 Settembre del 72, partecipai al successo elettorale del MSI.

Le elezioni del 1971 in Sicilia avevano segnato una svolta per il MSI. Voti quasi triplicati ed entusiasmo alle stelle. Almirante non si fece scappare l'occasione di ripetersi nelle politiche del 72. Riuscì a riunire nella stessa casa la Destra moderata, monarchica, liberale e naturalmente neofascista. Fondo' la coalizione Destra Nazionale con uomini come il monarchico Covelli, i democristiani Greppi e Giacchero oltre al generale Birindelli, figura prestigiosa liberale. In altri termini era riuscito a unire i fascisti e gli antifascisti, operazione mai riuscita al suo predecessore, Michelini. Il ragionier Arturo Michelini aveva fondato il MSI il 26-Dicembre 1946 assieme ad Almirante e altri fascisti.

Da diversi anni era Il Segretario del Partito, nonostante fosse un moderato intelligente, il MSI si era difeso ma mai decollato. Quando appariva in televisione sembrava un democristiano o un liberale. Era mancato prematuramente e Almirante lo aveva sostituito con ben altro vigore. Successo travolgente nel 72. Le elezioni politiche fecero registrare il raddoppio dei voti suscitando entusiasmi sopiti. A pochi mesi dal voto si verificò lo scontro tra estrema destra e estrema sinistra, architettata ad arte da poteri occulti che portò alla disgregazione della Grande Destra. A questo punto dovrei parlare dei delitti senza pene perpetrati nei nostri confronti, ma preferisco demandare la Storia e il giudizio a Indro Montanelli e Mario Cervi, autori della Storia della Guerra Civile in Italia, assolutamente imparziale.

In questo contesto, che fine aveva fatto Gianni Nardi ? Lo lessi sui giornali alla fine di settembre mentre frequentavo il Corso a Firenze. Era stato fermato al valico di Brogeda, proveniente dalla Svizzera, con un carico di armi. Non era la prima volta, venne rinchiuso a San Vittore in attesa del processo. Le foto sui giornali gli causarono anche l'accusa mendace di aver assassinato il Commissario Calabresi. A distanza di anni la verità venne a galla, si scoprì che gli autori del delitto erano tre delinquenti di Lotta Continua, grazie alla delazione dell'autista. Ma non è finita qui. Venne accusato di aver partecipato all'omicidio di un benzinaio. Uscito su cauzione, espatriò in Spagna dove morì nel 76 a seguito di un misterioso incidente nell'isola di Maiorca. Ne riparlerò più avanti. Ne vale la pena.

Mi sono trovato molto bene a Firenze e non comprendo il motivo per cui sia stato soppresso il servizio militare. Ero padre di due figli con la moglie un poco malata, ma mi sono divertito moltissimo. Certo, mi trovavo nella vaselina, per definizione, ma ci sono delle regole da rispettare, molto salutari per i giovani del giorno d'oggi.

Alla fine dell'anno tornai a casa e il Fato ha voluto che fossi nominato al servizio nell'Ospedale Militare di Milano. La mattina in Ospedale e il pomeriggio in una Farmacia di Corso Buenos Aires. In Ospedale i miei colleghi ed io eravamo a disposizione del colonnello, un personaggio che sembrava uscito da un film di Monicelli. Vivevo in una atmosfera serena, ma per le strade ne succedevano di tutti i colori. Sangue chiama sangue, come diceva Pisano', e le vendette nell'ambito della contestazione erano tremende. Cito un episodio famigliare. Mia cugina di trovava in Via Festa del Perdono con il fidanzato quando lui venne riconosciuto da un gruppo di studenti Katanghesi armati di spranghe. Il ragazzo deve la vita a mia cugina Laura che si mise a gridare i nomi degli assalitori a lei noti. Quando fecero la denuncia dichiararono di non aver riconosciuto nessuno per evitare ulteriori guai. E devo citare un fatto che accadde a un sottotenente medico. Mentre stava per scendere in metropolitana in divisa venne apostrofato da alcuni giovinastri, reagì istintivamente. Venne picchiato fino a che non intervennero gli addetti alla Stazione. Perché accadono queste cose ? Solo Dio lo sa, se esiste.

All' inizio degli Anni 70, avevo partecipato alle marce della Maggioranza Silenziosa, ma durante il servizio militare mi sono allontanato dalla politica. Lo giurammo alle mogli mio fratello ed io dopo una manifestazione in Corso Venezia fummo trattenuti in Questura per accertamenti fino a tarda sera, con sgomento dei familiari.

Mio fratello era in attesa del primogenito ed io avevo due figli in tenerissima età. Giurammo solennemente di non partecipare più a manifestazioni politiche. Venimmo fermati quando la polizia caricò il corteo e mio fratello raccolse una bandiera tricolore caduta a terra. Non era una manifestazione fascista, partecipavano i simpatizzanti di tutti i partiti anticomunisti, ma la presenza del MSI demonizzò l'iniziativa con le inevitabili conseguenze.

Molti che avevano aderito si defilarono e presto questo Movimento si sciolse lasciando spazio a iniziative estremiste.

Ad ogni modo non ho abiurato la Fede. Ricordo gli anni terribili che degenerarono in una vera e propria guerra tra frange estremiste. Ho già invitato i lettori a documentarsi su testi imparziali scelti nella innumerevole pubblicistica dell'epoca, ma ci tengo a sottolineare che quegli anni non furono formidabili, furono criminali. Voglio ricordare solo il più efferato delitto, dato che la lista è troppo lunga. Sergio Ramelli, un ragazzo di 18 anni massacrato sotto casa da un gruppo di extraparlamentari di sinistra. Studiavano medicina, forse il giuramento di Ippocrate impone di massacrare un ragazzino solo perché iscritto a una associazione anticomunista ? Dopo qualche anno vennero scoperti e processati, ma se la cavarono con una pena mite. Oggi alcuni sono primari di Ospedale, ma conservano le mani lorde di sangue. Sangue di un martire. Terminato il servizio militare, risposi a una inserzione sul Corriere della Sera. " Azienda Leader cerca IMS per le zone di Milano e provincia". Venni assunto dalla Roche. Durante il Corso durato tre mesi mi trovai benissimo. Fu l'ultimo angolo di Paradiso della mia esistenza. Entrato in zona operativa rimasi deluso dalla cafoneria di molti colleghi, ma trassi soddisfazione dai risultati del mio lavoro. Intervistavo i medici e presentandomi con un marchio di prestigio venivo ascoltato con attenzione. Ne avevo 500 in selezione, ne voglio ricordare alcuni. Il Prof. Austoni, gran Signore. Riceveva la propaganda all' Ospedale nel suo studio, a differenza dei suoi colleghi che si facevano intervistare nei corridoi e in ascensore.

Il dottor Lattuada, massimalista mutualistico di Via Padova. Appena entravo nell'ambulatorio salutava " il compagno comunista", conoscendo benissimo il mio orientamento politico. Nel pieno dei delitti ideologici

mi rassicurò. "Tranquillo, ricordati che il coraggio è a Destra ". La visita che più mi emozionò la effettuai al sergente Campanelli. Presi un appuntamento telefonico e mi ricevette nella sua villa di Vimercate. Fu una sorpresa. Entrai nella Casa del Fascio, tutta arredata in stile mussoliniano e l'ambulatorio sembrava lo studio di un Federale, tutto tappezzato da cimeli dell'epoca e foto inequivocabili appese alle pareti. Mi sentii meglio che a casa mia, così dopo aver presentato il Lexotan e il Dalmadorm tenni un comizietto che il combattente della RSI mostrò di apprezzare. Al termine della propaganda politica soggiunse, "non lo dica a me". La sua era una Storia simile a quella descritta da Giuliano Montaldo nel film "Tiro al piccione". Con una differenza, Lui non aveva cambiato bandiera al termine della Guerra Civile.

Nel 1980 morì il Dominus della nostra azienda. Zio Omero, che aveva fondato la ditta assieme a mio padre. Mi ritrovai al comando con soci che non avevo scelto, destino delle società familiari. Risparmio al lettore le invidie e i rancori che mi circondavano, mi vanto solo di aver fatto da parafulmine e aver condotto l'azienda con equilibrio e onestà.

Logicamente, mi allontanai completamente dalla militanza politica, considerato che avevo vissuto una grave crisi familiare, risolta con il divorzio. Finiti gli anni di piombo grazie all'impegno e all'intraprendenza di uomini come il generale Dalla Chiesa, mi ritrovai immerso nella Milano da bere. Furono anni fantastici, benessere e ottimismo generali. Negli anni 80 il denaro pioveva dal Cielo, al punto che le portinaie facevano la colletta nei condomini per giocare in Borsa. Un benessere sicuramente gonfiato, non paragonabile al boom economico a cavallo degli anni 50-60, fondato sull'impegno produttivo e non su alchimie. Ad ogni modo si viveva una stagione felice, terminata con l'operazione mani pulite dove tutte le malefatte vennero a galla. Craxi venne messo alla gogna e venne sommerso da monetine da chi era stato beneficato. Non era un santo, dovette andare in esilio in Tunisia dove morì dopo qualche anno. Fece la fine dei grandi, ma non era un grande. Ma riconosciamolo, si trattava di un vaso di ferro che viaggiava con vasi di terracotta. Un uomo circondato da omuncoli.

Con la fine della prima Repubblica vi fu un contrappeso economico che coinvolse tutto il Paese. Presto iniziò una crisi da cui non ci siamo più sollevati nonostante impegno e sacrifici. Il MSI attraversò una stagione interlocutoria dopo l'uscita di Almirante.

Nell'anno di grazia 1987, coronai il sogno di esser titolare di Farmacia. Mi ritrovai ad essere titolare dell'Antica Farmacia Di Brera, di prestigio ma poco redditizia. Ebbi modo di conoscere il Conte Urbano Rattazzi, un autentico gentiluomo. Conoscevo la sua storia, avevo letto Vestivamo alla marinara di Susanna Agnelli. Un libro da leggere, rileggere e meditare. Non era mai stato fascista, ma di fronte allo sfascio dell'8 settembre si schierò dalla"parte sbagliata".

Dopo il 25 Aprile del 45, non prima, si mise in salvo grazie all'ospitalità di Susanna nella villa di Forte Dei Marmi. Susanna sì innamorò dei suoi occhi verdi a mandorla e la tragedia della guerra finì in un matrimonio tra i due

giovani. Perché leggere Vestivamo alla marinara ?

Tutti i libri autobiografici dell'epoca sono schierati dalla parte dei vincitori con arroganza partigiana. L' unico onesto in mezzo a una pubblicistica falsa e faziosa è quello di Susanna Agnelli. Ne esistono altri, come quelli di Pisano', ma non li cito. Sono di parte, anche se veritieri, mi sembra giusto suggerire il titolo di un autore non fascista. Un documento importante che smaschera le falsità e l'opportunismo partigiano.

Una sera, all'ora di chiusura chiesi al Conte se avesse qualche rimorso, qualche perplessità in merito alla scelta di schierarsi con il Principe Borghese nella X MAS. Rispose. Se si fosse presentata l'occasione nel dopoguerra si sarebbe senz'altro schierato dalla parte dei giusti, di chi non aveva tradito la Patria. Mi convinsi che la mia scelta giovanile era stata dettata dal sentimento, non dall'impulso. Mi riavvicinai al partito tramite Carlo Borsani che capitò casualmente in farmacia. Entrai a far parte di un gruppo legato a Landi di Chiavenna, futuro deputato di AN, il nuovo logo ideato da Gianfranco Fini. Fini, era stato designato da Almirante come suo successore, ne prese il posto poco prima della sua morte. Oggi Almirante si rivolta nella tomba per aver allevato una serpe in seno. Il rinnegato, come noto, ne ha combinate di tutti i colori. Il fondo lo toccò a Fiuggi quando arrivò a sconfessare il Fascismo definendolo il male assoluto. E pensare che ero stato ingannato dal suo perbenismo e dalla indubbia capacità oratoria. Al punto che nel breve interregno di Rauti mi schierai dalla sua parte e festeggiai quando, dopo un anno o poco più, riprese la Segreteria. Il trasformista aveva ingannato tutti, compresa la vedova di Almirante. Donna Assunta aveva incoraggiato il marito a designarlo come suo Delfino. Se ne pentira' in seguito all'abiura dettata da ingordigia di potere, e dichiarò di essere assalita dal rimorso.

Gli anni successivi non appartengono alla Storia, sono anni che hanno visto fusioni, scissioni, nascita di figli degeneri con la fiaccola portata con onore solo dalla Fiamma Tricolore. Le altre fiammelle si sono spente inesorabilmente con l' unico risultato di aver profanato l'Idea Pura di Gentile.

Come abbiamo vissuto il tradimento di Fini e le inevitabili conseguenze ?

Per un lungo periodo i Patrioti si sono astenuti dalla politica.

Oppure brancolavano nel buio, come il sottoscritto. Dove era finita la nostra gioventù ? Possibile che si sia sciolta come neve al sole ?

Cercai di darmi delle risposte, ma brancolavo nel buio. Nel frattempo era finito male, anzi malissimo, il craxismo.

Finito in tribunale, bersagliato da monetine e presto sepolto lontano da casa. Mi allontanai dalla politica. Giurai a me stesso di non occuparmene più fino al termine dei miei giorni. Non dimenticavo le giornate trascorse con gli amici di Urbino, le nostre riunioni carbonare, le cene con Borsani e il mentore Servello. Le feste organizzate da La Russa in una antica fabbrica ristrutturata. E non avevo dimenticato Gianni Nardi.

Che fine aveva fatto il pistolero nero ? Una brutta fine con una utilitaria incendiatasi in Spagna a causa di un incidente. I poveri resti erano irriconoscibili, ma in base alle indagini stabilirono che apparteneva a lui il cadavere carbonizzato. Negli anni avevo seguito le sue tracce tramite i giornali ma non riuscivo a credere alle accuse di terrorismo che gli venivano attribuite. Lo accusarono di aver ammazzato il commissario Calabresi e di innumerevoli attentati dinamitardi. Dopo anni di inutili ricerche lo avevano trovato incenerito nell'isola di Maiorca, ma e' questa la verità ? No, no e poi no, nonostante il cadavere sia stato riesumato in seguito alle rivelazioni di una attricetta, moglie di un tenente colonnello dell'esercito. Costei per vendicarsi dei torti subiti dal marito aveva rivelato un tentativo di golpe organizzato tra le pareti domestiche. Alle riunioni partecipavano ufficiali in servizio permanente e anche ex ufficiali di complemento. Tra questi Lady Golpe, come venne soprannominata, riconobbe Gianni Nardi. Probabilmente si trattava di un golpe solo fantasioso, organizzato tra una bevuta e l'altra, ma la descrizione di Nardi era troppo curata nei minimi particolari per non essere vera. Nonostante le riesumazioni sono convinto che l'amico Gianni si stia ancora godendo i suoi soldi in qualche remota parte del pianeta.

La mia vita proseguiva con difficoltà dovendo mantenere i figli del primo e del secondo matrimonio. Dopo due maschi è arrivata la femmina, per chiudere finalmente con un altro maschietto. Aveva ragione mio fratello. Il divorzio è roba da miliardari ed io non lo ero o non lo ero più. A proposito di miliardari, devo dire che in Brera la maggior parte dei facoltosi clienti votava per i comunisti o i loro degni eredi. Come potevano legarsi a un partito anticapitalista statalista che aveva in uggia la proprietà privata ?

Solo di recente mi sono reso conto della falsità di un partito disposto a ingannare i lavoratori per legarsi alle multinazionali

Disciolto quello che restava dell'originale partito, per anni ho pensato solo ai miei interessi, pur avendo la nostalgia dell'avvenire, secondo la definizione di Almirante. Il cammino è stato lungo, ma finalmente, novello Ulisse sono approdato nella mia isola.

Alle feste indette da AN mi accorsi che il Partito non era più quello sociale e interclassista che avevo conosciuto negli anni 60. Si era imborghesito ed era del tutto simile a una congrega di Conservatori Liberali. Era riuscito a sfondare al centro raccogliendo le ceneri del Partito Liberale e approfittando dello sfaldamento della Democrazia Cristiana seguito all'inchiesta Mani Pulite. Senza contare i romantici come il sottoscritto che si erano invaghiti di Bettino Craxi, l'esule che aveva fatto sognare i nostalgici del Duce. Era stato osannato al punto di essere invocato come Principe rinascimentale e ora si trovava nella polvere.

Dopo l'uscita di Rauti, Pisano', Staitti di Cuddia, Romagnoli e altri camerati delusi da Fini, il Partito aveva retto bene, lasciando ai fondatori di nuovi partitelli solo le briciole.

Non mi convinceva Pisano' col suo esplicito richiamo al Fascismo, provai un poco di interessamento solo per la Fiamma Tricolore che faceva capo a Pino Rauti. Rauti era un uomo di idee socialmente avanzate e aveva sempre rappresentato l'anima socialista del disciolto MSI. Purtroppo non fu sufficiente la Sua presenza per supportare il nuovo Movimento. AN aveva occupato tutto lo spazio parlamentare a Destra e dopo quasi 50 anni di emarginazione si trovava al governo con Berlusconi. Pur avendo preso le distanze, non ho mai rifiutato i loro inviti, spinto dalla innata curiosità e dalla possibilità di incontrare amici di cui avevo perso le tracce. In occasione di un Natale di Roma, senza richiami ufficiali, La Russa organizzò una fastosa cena nella solita location seguita da un Concerto di Musica Anni 60. Grande sorpresa quando apparve Bobby Solo che ringraziò Ignazio per l'invito. Eseguì il solito collaudato repertorio chiudendo con Zingara, sostenendo al momento del commiato che pure lui, come tutti gli artisti, si sentiva un poco zingaro.

Mi precipitai in camerino, dopo un attimo di perplessità mi riconobbe e parlammo a ruota libera per una mezz'oretta. Anche lui non se la passava molto bene e accettava ingaggi da tutte le parti. Questo è il destino delle famiglie allargate. Provai comprensione e mi sentii in comunione col vecchio compagno di Scuola.

Qualcuno ha scritto che la vita è una cosa meravigliosa. Per alcuni, non per tutti.

Avevo trovato un altro Maestro di vita, dopo il professor Calligaro e i colloqui, grazie alla causa in atto, si fecero più intensi e approfonditi. Mi fece vivere gli anni dell'immediato dopoguerra con commozione, ma senza rancore nei confronti dei combattenti dell'altra parte. Sosteneva che avevano vinto e i vittoriosi non sono clementi con i vinti. Citava la Storia con le sue ingiustizie e contraddizioni. Era un Uomo di altri tempi, quando la parola data aveva un valore assoluto. Aveva aderito alla RSI di ritorno dalla Russia rischiando la vita. Ricercato per aver fatto parte del Comitato economico per la socializzazione delle aziende, restò al suo posto fino alla fine del conflitto. Dotato di straordinaria cultura era stato per tanti anni docente alla facoltà di Giurisprudenza. Per la sua correttezza era passato indenne attraverso processi politici e rispettato negli anni della contestazione e in quelli di piombo. Autore di numerosi scritti e pubblicazioni. Purtroppo, nonostante Uomini di questa levatura, il Partito non è mai decollato. Si era ulteriormente frazionato e non era rappresentato in Parlamento, ma l'Idea non era morta e non morirà neppure dopo la dipartita di Rauti, Padre spirituale della Fiamma. Sargenti oramai era fuori dalla mischia e quelli della mia generazione delusi dal naufragio se ne stavano in disparte.

Ceduta la Farmacia ho aperto una Parafarmacia in via Madonnina. Brera Nuova dopo Brera Antica.

Al termine del contratto di affitto ci siamo trasferiti a Porta Venezia con il logo Parafarmacia Vittorio Veneto. Dopo anni di silenzio ripresi a scrivere racconti ambientati nelle Marche e un romanzo chiaramente riferito a Gianni Nardi. Due ragazzi si incontrano a una festa di compleanno a Pesaro, poi si iscrivono all'Università di Urbino e nasce un amore tormentato negli anni della contestazione. La dolce Anna si innamora di un estremista nero, duro ed egocentrico. L' incontro di due solitudini con caratteri opposti eppure irresistibilmente attratti, come spesso accade nella vita. Chi ha letto il libro ha dichiarato di essersi commosso. Io più di loro visto che la protagonista era una mia cara amica.

Ho scoperto FB e devo ammettere di essere un poco dipendente. Ho circa 800 amici e un centinaio di follower, spiace accontentarsi di amicizie virtuali, ma con qualcuno ho avuto contatti reali. Su FB ho conosciuto persone vere e ho ritrovato la Fede. Non quella religiosa purtroppo. Sono grato a Paola per avermi invitato a scrivere per la Fiamma a cui ho deciso di dedicare quel che resta della mia vita. FINE