27-06-2019

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Rassegna stampa del 27-06-2019 AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona ...... 1 27/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) «Lavori finiti ma il pronto soccorso resta chiuso» ...... 1 26/06/2019 - SALERNO.OCCHIONOTIZIE.IT Costiera Amalfitana, va in ospedale e scopre di avere un infarto ...... 2 26/06/2019 - WWW.ANTEPRIMA24.IT Diabetologia, il Ruggi assegna ambulatori all’Asl ...... 3 26/06/2019 - WWW.ANTEPRIMA24.IT Dottore Angiolino Maucione, alle 11 i funerali all’ospedale Salerno ...... 4 26/06/2019 - WWW.SALERNONOTIZIE.IT Ha dolore allo stomaco ma è un infarto: salvato 67enne in Costiera ...... 5 26/06/2019 - WWW.LACITTADISALERNO.IT I favoriti dei primari promossi sul campo ...... 6 26/06/2019 - WWW.GAZZETTADISALERNO.IT Ospedale di Sapri, Asl Salerno precisa: nessun ridimensionamento, nell’ultimo anno incremento di organico e prestazioni...... 8 26/06/2019 - WWW.RADIOALFA.FM Ospedale Fucito a Mercato San Severino, potenziamento di alcune attività ...... 10 25/06/2019 - WWW.LACITTADISALERNO.IT Salerno, i favoriti dei primari promossi sul campo ...... 11 Sanità Salerno e provincia ...... 12 27/06/2019 - CRONACHE DI SALERNO «Abbiamo lavorato senza sosta per l' ospedale di Sapri» ...... 12 27/06/2019 - LA CITTÀ DI SALERNO «Infermieri promossi, ora regole certe» ...... 14 27/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Curto, muore 61enne indagati tre medici ...... 15 27/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) Ospedale in emergenza Iervolino: sarà potenziato ...... 16 27/06/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO) San Luca senza ascensore rivolta utenti: «Vergogna» ...... 17 Sanità Campania ...... 18 27/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) "La ministra vuol scioglierci? Ma noi siamo vittime il governo ci deve aiutare" ...... 18 27/06/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO «Io, infiltrato della cosca contavo più del direttore Con noi tanti medici» ...... 20 27/06/2019 - IL MATTINO «Nella Asl zone grigie in cui si annida l' anti-Stato: ora la musica è cambiata» ...... 22 27/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) Colpo alla "Il San Giovanni Bosco era la base dei clan" ...... 24 27/06/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO Grillo: sciogliamo l' ospedale De Luca: non è mica un clan ...... 27 27/06/2019 - IL ROMA L' Asl di Caserta lancia l' app per evitare le file ...... 29 27/06/2019 - IL MATTINO Ospedale «cosa loro» le mani della camorra sul San Giovanni Bosco ...... 30 27/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) Ospedale del Mare, che deserto ...... 32 27/06/2019 - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO Paziente morto dimesso per 500 euro ...... 34 27/06/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI) Quei silenzi complici che fanno il gioco dei padrini ...... 35 Sanità nazionale ...... 37 27/06/2019 - LA REPUBBLICA "Radioterapia contro il dolore malati in attesa da giorni" Gemelli: "Stiamo riorganizzando" ... 37 27/06/2019 - AVVENIRE Aborti da record, a Londra non basta ...... 39 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Ai donatori di sangue basta un «grazie» ...... 41 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Al cinema anche nei luoghi di cura ...... 42 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Al San Matteo sale hi-tech per l' emergenza ...... 43 27/06/2019 - IL GIORNALE «Poca salute» Lo dicono 3 italiani su 10 ...... 44 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA «Sanità km zero Ricette» per avere i farmaci senza «carta» ...... 46 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Il centro «Smile House» operativo per altri 5 anni ...... 47 27/06/2019 - AVVENIRE La «provetta per tutte» tenta la Francia ...... 48 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA La difficile arte di dire la verità ...... 50 27/06/2019 - IL MESSAGGERO La Grillo contro il guru della dieta: «No agli stregoni» ...... 52 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA La vigilanza sui cosmetici ...... 53 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Lo strano caso delle gemelle cinesi geneticamente modificate ...... 55 27/06/2019 - IL GIORNALE Minorenni tranquilli, potrete fare il test Hiv senza dirlo ai genitori ...... 57 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Negli Usa ti può arrivare la parcella a domicilio anche se sei assicurato ...... 59 27/06/2019 - LA REPUBBLICA Pazienti in fuga dalla regione il Lazio in cima alla classifica ...... 61 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Perché in pochi scelgono la medicina generale ...... 63 27/06/2019 - IL MESSAGGERO Regina Elena, nuovo allarme dei medici «No al ridimensionamento dell' ospedale» ...... 65 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Sanità digitale Gli europei si aspettano molto di più ...... 67 27/06/2019 - IL GIORNALE SESSO E MALATTIE Il grande tabù del preservativo ...... 69 27/06/2019 - AVVENIRE Sla, adesso il cervello si stimola anche a casa ...... 71 27/06/2019 - CORRIERE DELLA SERA Una rete per monitorare e sorvegliare i prematuri ...... 73 27/06/2019 Pagina 27 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 1.965 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 107.296

«Lavori finiti ma il pronto soccorso resta chiuso»

«In base alle mie informazioni, i lavori per il nuovo pronto soccorso dell' ospedale Fucito sono stati ultimati, ma non capisco perché non viene consegnato». Lo dice il cardiologo Carmine Landi, consigliere comunale. «Persiste ancora aggiunge Landi la carenza di organico; l' attuale pronto soccorso è ancora congestionato e i tempi di permanenza dei pazienti, risultano essere superiori alla media. Per ovviare a questo problema, occorrerebbe bloccare i ricoveri di accettazione, controllare gli ingressi dei pazienti nelle altre unità operative dal momento che, nonostante il blocco dei ricoveri di accettazione, continuano le attività a pieno ritmo negli altri reparti e applicare la normativa secondo la quale il 10% dei posti di un nosocomio, deve essere disponibile per il pronto soccorso. È giunto il momento di intervenire dal momento che siamo i principali responsabili della tutela della salute pubblica». Intanto, viene potenziata l' attività del servizio di odontoiatria e istituita la nuova sede per il servizio di diabetologia. Antonio De Pascale © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 26/06/2019 salerno.occhionotizie.it

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Costiera Amalfitana, va in ospedale e scopre di avere un infarto

Un uomo di 67 anni è stata salvato dopo aver scoperto di aver un infarto mentre era all’ospedale Costa d’Amalfi per dei dolori: salvato al Ruggi di Salerno. Scopre che i dolori allo stomaco sono dovuti da un infarto: salvato Uno strano e inusuale dolore allo stomaco lo aveva indotto, la sera del 19 giugno scorso, a recarsi al Pronto Soccorso del presidio ospedaliero della Costa d’Amalfi. Quel 67enne di Scala era stato sottoposto all’elettrocardiogramma e all’esame ematico che avevano restituito parametri nella media. Solo la successiva ecografia cardiaca, per eccesso di zelo del cardiologo di turno, evidenziava che un grosso infarto in corso. Stabilizzato mediante la terapia farmacologica necessaria, l’uomo è stato portato a bordo di un’ambulanza di tipo A con rianimatore a bordo alla torre cardiologica dell’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno per un urgente intervento chirurgico andato a buon fine. L’uomo ora sta bene ma resta sotto osservazione. L'articolo Costiera Amalfitana, va in ospedale e scopre di avere un infarto proviene da L'Occhio di Salerno.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 26/06/2019 anteprima24.it EAV: € 495 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 2.167

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Diabetologia, il Ruggi assegna ambulatori all’Asl

Tempo di lettura: 1 minutoMercato San Severino (Sa) – Sostanziali novità “nell’ambito delle attività di riorganizzazione tese a migliorare la qualità dell’assistenza offerta dall’Ospedale Fucito di Mercato San Severino”. La Direzione Strategica dell’Azienda ospedaliera universitaria di Salerno “sta provvedendo da un lato a risolvere specifiche criticità strutturali delle singole Unità Operative, dall’altro a potenziare i servizi per la collettività”. L’Azienda comunica: “In tale ottica rientrano anche il potenziamento delle attività del servizio di odontoiatria e la nuova sede per le attività del servizio di Diabetologia dell’ASL di Salerno al quale sono stati assegnati ampi locali ubicati al primo piano della palazzina amministrativa dell’Ospedale Fucito”.L'articolo Diabetologia, il Ruggi assegna ambulatori all’Asl proviene da Anteprima24.it.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 26/06/2019 anteprima24.it EAV: € 423 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 2.167

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Dottore Angiolino Maucione, alle 11 i funerali all’ospedale Salerno

Tempo di lettura: 1 minutoSalerno – I funerali del dottore Angiolino Maucione si svolgeranno alle ore 11 di questa mattina. La camera artente è allestita, dalle ore 17 di ieri, presso la Cappella dell’ospedale Ruggi di Salerno. Prevista grande partecipazione di colleghi, amici e conoscenti di un professionista molto noto in città.L'articolo Dottore Angiolino Maucione, alle 11 i funerali all’ospedale Salerno proviene da Anteprima24.it.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 26/06/2019 salernonotizie.it EAV: € 770 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 10.300

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Ha dolore allo stomaco ma è un infarto: salvato 67enne in Costiera

Uno strano e inusuale dolore allo stomaco lo aveva indotto, la sera del 19 giugno scorso, a recarsi al Pronto Soccorso del presidio ospedaliero della Costa d’Amalfi. Quel 67enne di Scala era stato sottoposto all’elettrocardiogramma e all’esame ematico che avevano restituito parametri nella media. Solo la successiva ecografia cardiaca, per eccesso di zelo dek cardiologo di turno, evidenziava che un grosso infarto in corso. Stabilizzato mediante la terapia farmacologica necessaria, l’uomo è stato portato a bordo di un’ambulanza di tipo A con rianimatore a bordo alla torre cardiologica dell’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno per un urgente intervento chirurgico andato a buon fine. L’uomo ora sta bene ma resta sotto osservazione. Ancora una volta provvidenziale si è rivelato l’intervento del cardiologo di turno a Castiglione, figura indispensabile che, come oggi, ha già salvato numerose vite umane in Costiera Amalfitana. Questa è la Sanità che funziona. Fonte Il Vescovado

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 26/06/2019 lacittadisalerno.it EAV: € 643 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 2.533

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I favoriti dei primari promossi sul campo

Oltre 200 infermieri trasformati in coordinatori senza bando Non hanno partecipato a nessun bando eppure vengono nominati coordinatori facenti funzioni direttamente dai primari. Si tratta degli infermieri che svolgono funzioni di coordinatore nei reparti ospedalieri sia dell’Asl sia dell’Azienda “Ruggi” e pertanto organizzano turni, straordinari, ferie e altro anche se non c’è nessun atto deliberativo da parte dei numeri uno di entrambe le Aziende che ufficializzi le loro posizioni sia dal punto di vista contrattuale che economico. Sono di fatto dei coordinatori di fiducia, visto che svolgono il ruolo di coordinatore in base a una semplice valutazione discrezionale. Secondo una stima del sindacato degli infermieri Nursind, che ha denunciato il fenomeno al “Ruggi” e all’Asl, guidata dal commissario Iervolino, i coordinatori facente funzioni complessivamente sono circa 200, di cui circa 130 all’Asl e altri 70 all’Azienda di via San Leonardo. Non solo vengono nominati a discrezione dal primario ma spesso vengono anche trasferiti, sempre senza passaggi deliberativi, da un reparto all’altro o addirittura cambiano plesso ospedaliero. Eppure l’ex numero uno dell’Azienda “Ruggi”, Nicola Cantone, predecessore dell’attuale dgGiuseppe Longo, aveva deciso di bloccare questa anomalia con un regolamento ad hoc che vietava di nominare infermieri coordinatori facenti funzioni. Se i lavoratori scelti avessero sottoscritto un regolare contratto, dopo aver superato un concorso, infatti, riceverebbero circa 1800 euro in più annui in busta paga, sottolinea il segretario territoriale del Nursind Biagio Tomasco. E la prassi vuole che dopo 5 anni, cioè prima che sopraggiunga la prescrizione, i facenti funzione chiedono il risarcimento per le mansioni svolte, per un importo di circa 9mila euro. Sono almeno una decina i coordinatori che avrebbero chiesto e ottenuto, secondo Tomasco, la somma che spettava loro nei fatti, anche se privi di contratto che ne avallasse il diritto. E per giunta, nonostante il risarcimento chiesto in sede legale, molti di loro continuano a svolgere il ruolo di infermieri coordinatori. E così rimane con un pugno di mosche in mano chi, tra i colleghi infermieri, si è preparato e ha investito risorse economiche e di tempo per ottenere un titolo per tentare di vincere un bando per coordinatori che nei fatti, però, non viene mai indetto. Lo stesso direttore amministrativo dell’Azienda “Ruggi”, Oreste Florenzano, ha più volte ribadito, anche in forma scritta, il divieto assoluto di conferire incarichi di coordinamento facente funzioni; ma i primari fanno orecchie da mercante. Ora il Nursind chiede «trasparenza, opportunità e diritti», con

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso particolare riferimento ad alcuni incarichi affidati arbitrariamente, incluso trasferimenti presso altre sedi. Ad esempio da Rianimazione a Nefrologia per l’ospedale Fucito di Mercato San Severino o nello stesso plesso dal pronto soccorso a coordinatore facente funzione a Dermatologia, o al “Ruggi” dove, invece, «si nega qualunque risposta a coordinatori titolari di funzione circa la richiesta di passaggio ad altro posto vacante». A volte gli infermieri coordinatori vengono trasferiti in reparti di ospedali in cui ci sarebbero lavoratori che meriterebbero, anche solo per esperienza, di essere nominati facenti funzioni e, invece vengono scavalcati. Tomasco ha scritto ai vertici dell’Azienda “Ruggi” affermando di essere «preoccupato» per un fenomeno, quello dei trasferimenti interni ai vari presidi dell’Azienda “Ruggi”. Giungono numerose voci, ha puntualizzato Tomasco, «secondo le quali si attuino trasferimenti da e verso i presidi dell’azienda col solo fine di collocare unità infermieristiche nei ruoli di coordinamento facente funzione». Pertanto il Nursind ha chiesto di «sanare la brutta abitudine che sempre più sta dilagando, sopratutto nei plessi aziendali annessi». Marcella Cavaliere ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ospedale di Sapri, Asl Salerno precisa: nessun ridimensionamento, nell’ultimo anno incremento di organico e prestazioni. In riferimento alla situazione del presidio ospedaliero “dell’Immacolata” di Sapri, che in questi giorni ha suscitato l’interesse dei Media, l’Asl Salerno ritiene doveroso portare all’attenzione dei cittadini, ma anche dei professionisti e operatori sanitaria, oltre che degli amministratori locali, alcuni elementi utili ad avere un quadro chiaro della situazione. “Tutti i reparti attivi un anno fa presso il P.O. di Sapri –dice il Commissario Straordinario Mario Iervolino sono attualmente operativi, ed assicurano un adeguato standard di assistenza. L’Ospedale rappresenta un tassello strategico della rete aziendale, che presidia una zona ad alta vocazione turistica, pur fra difficoltà legate ad alcune carenze di organico, che non nascono oggi. La situazione ereditata un anno fa presentava rilevanti criticità, che sono state affrontate con risultati sicuramente migliorativi. Si pensi a Radiologia, che un anno fa lavorava con un solo medico, mentre oggi si avvale di un’altra unità e vi si prevede l’arrivo di un altro radiologo; a Ostetricia, dove all’endemico problema della carenza di ostetriche si è data risposta tramite assegnazione di 4 unità con tale qualifica; a Cardiologia, la cui dotazione è stata incrementata di due unità; a Medicina generale, nel cui ambito a partire da settembre saranno attivati 6 posti letto per lungodegenza”. Gli sforzi profusi da questa Azienda per venire incontro alle esigenze dei cittadini di quell’area sono stati proiettati a consolidare ed a potenziare i servizi offerti, con evidenti positivi risultati: negli ultimi mesi vi è stato ripristinato il Servizio di Radiologia anche per gli utenti esterni – che era stato sospeso- ai quali viene oggi assicurato anche lo screening della displasia dell’anca neonatale, oltre agli screening oncologici. Vi è stata inoltre programmata l’installazione di un nuovo mammografo digitale con tomosintesi, di ultima generazione. L’offerta sanitaria sul territorio è stata altresì rafforzata attraverso l’Ambulatorio Polispecialistico di Torre Orsaia e quello di Caselle in Pittari. Se si analizzano i dati relativi al P.O. – ricoveri, giornate di degenza, interventi – dal raffronto fra il 2017 e il 2018 emerge che non vi è riduzione dei volumi di attività, ed anzi in alcuni casi si registrano incrementi delle prestazioni. Per esempio, si rileva un notevole incremento delle attività in Day Service, quale modalità assistenziale più appropriata per il trattamento di alcune patologie. Sono stati infatti organizzati e attivati presso il P.O. i Day Service per la menopausa, per l’asma nel paziente pediatrico e per la cardiopatia ischemica. Sul tema del reperimento di nuove risorse di personale, l’ASL Salerno sta attuando tutti i percorsi disponibili: avvisi di mobilità, avvisi a tempo determinato, lavoro interinale. Per esempio, è stato pubblicato l’avviso per la manifestazione di interesse rivolto ai Pediatri di Libera Scelta, per il potenziamento dell’assistenza pediatrica tramite la

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso presenza in ospedale nei giorni prefestivi e festivi, secondo il modello di collaborazione e integrazione ospedale-territorio già collaudato all’ospedale di Polla. Il personale del P.O. di Sapri viene inoltre a breve integrato anche con l’imminente pubblicazione di ore di Specialistica Ambulatoriale per le branche di Nefrologia, Ortopedia, Gastroenterologia, Anestesia e Pediatria. Nei prossimi giorni verrà pubblicato sul BURC l’avviso per il reclutamento di n.70 medici per l’Emergenza Territoriale, di cui 11 sono destinati al SAUT del Distretto 71 di Sapri: le procedure saranno espletate con la massima tempestività, con l’obiettivo di immettere in servizio i vincitori entro settembre. Situazione interventi in materia antisismica Il P.O. di Sapri è già stato oggetto di verifiche di vulnerabilità sismica. Gli interventi per gli adeguamenti sismici conseguenti sono stati previsti nell’ambito del progetto finanziato con i fondi ex art. 20 l. 67/88 III fase a livello di programmazione regionale, in attesa dell’approvazione dell’accordo stato-regione, ad oggi intervenuto ma non ancora formalizzato. Pur dovendo attenderne la formalizzazione, sono già in corso le procedure per l’affidamento degli incarichi professionali per la redazione del progetto esecutivo da trasmettere al Ministero per il tramite della Regione, per essere poi approvato ed ammesso al finanziamento con decreto ministeriale. Solo a seguito di ciò potranno essere avviate le procedure per l’affidamento dei lavori, per l’importo di €1.420.000,00, destinati proprio all’adeguamento sismico del P.O., che rientra nel più ampio finanziamento previsto per il P.O. di Sapri, che ammonta a 6.000.000,00 di euro. L'articolo Ospedale di Sapri, Asl Salerno precisa: nessun ridimensionamento, nell’ultimo anno incremento di organico e prestazioni. sembra essere il primo su Gazzetta di Salerno.

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Ospedale Fucito a Mercato San Severino, potenziamento di alcune attività

Nell’ambito delle attività di riorganizzazione per migliorare la qualità dell’assistenza offerta dall’Ospedale Fucito di Mercato San Severino, la Direzione dell’Azienda Ospedaliera Ruggi di Salerno sta provvedendo a risolvere specifiche criticità strutturali delle singole Unità Operative e a potenziare i servizi per la collettività. In questo senso rientra anche il potenziamento delle attività del servizio di odontoiatria e la nuova sede per le attività del servizio di Diabetologia dell’ASL di Salerno al quale sono stati assegnati ampi locali al primo piano della palazzina amministrativa dell’Ospedale Fucito.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 25/06/2019 lacittadisalerno.it EAV: € 541 Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona Lettori: 2.533

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Salerno, i favoriti dei primari promossi sul campo

Oltre 200 infermieri trasformati in coordinatori senza bando SALERNO - Non hanno partecipato a nessun bando eppure vengono nominati coordinatori facenti funzioni direttamente dai primari. Si tratta degli infermieri che svolgono funzioni di coordinatore nei reparti ospedalieri sia dell’Asl sia dell’Azienda “Ruggi” e pertanto organizzano turni, straordinari, ferie e altro anche se non c’è nessun atto deliberativo da parte dei numeri uno di entrambe le Aziende che ufficializzi le loro posizioni sia dal punto di vista contrattuale che economico. Sono di fatto dei coordinatori di fiducia, visto che svolgono il ruolo di coordinatore in base a una semplice valutazione discrezionale. Secondo una stima del sindacato degli infermieri Nursind, che ha denunciato il fenomeno al “Ruggi” e all’Asl, guidata dal commissario Iervolino, i coordinatori facente funzioni complessivamente sono circa 200, di cui circa 130 all’Asl e altri 70 all’Azienda di via San Leonardo. Non solo vengono nominati a discrezione dal primario ma spesso vengono anche trasferiti, sempre senza passaggi deliberativi, da un reparto all’altro o addirittura cambiano plesso ospedaliero. Eppure l’ex numero uno dell’Azienda “Ruggi”, Nicola Cantone, predecessore dell’attuale dgGiuseppe Longo, aveva deciso di bloccare questa anomalia con un regolamento ad hoc che vietava di nominare infermieri coordinatori facenti funzioni. Marcella Cavaliere L'ARTICOLO COMPLETO SUL GIORNALE IN EDICOLA OGGI

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EAV: € 1.080 Lettori: 29.750 Argomento: Sanità Salerno e provincia

«Abbiamo lavorato senza sosta per l' ospedale di Sapri»

Le parole del commissario straordinario Mario Iervolino che indica le prospettive di attivazione del locale nosocomio "Tutti i reparti attivi un anno fa presso l' ospedale di Sapri, sono attualmente operativi, ed assicurano un adeguato standard di assistenza". La precisazione arriva dal commissario straordinario Mario Iervolino il quale aggiunge che: "L' ospedale rappresenta un tassello strategico della rete aziendale, che presidia una zona ad alta vocazione turistica, pur fra difficoltà legate ad alcune carenze di organico, che non nascono oggi. La situazione ereditata un anno fa presentava rilevanti criticità, che sono state affrontate con risultati sicuramente migliorativi. Si pensi a Radiologia, che un anno fa lavorava con un solo medico, mentre oggi si avvale di un' altra unità e vi si prevede l' arrivo di un altro radiologo; a Ostetricia, dove all' endemico problema della carenza di ostetriche si è data risposta tramite assegnazione di 4 unità con tale qualifica; a Cardiologia, la cui dotazione è stata incrementata di due unità; a Medicina generale, nel cui ambito a partire da settembre saranno attivati 6 posti letto per lungodegenza". E ancora, negli ultimi mesi vi è stato ripristinato il servizio di Radiologia anche per gli utenti esterni - che era stato sospeso- ai quali viene oggi assicurato anche lo screening della displasia dell' anca neo natale, oltre agli screening oncologici. Vi è stata inoltre programmata l' installazione di un nuovo mammografo digitale. L' offerta sanitaria sul territorio è stata altresì rafforzata attraverso l' Ambulatorio Polispecialistico di Torre Orsaia e quello di Caselle in Pit tari. Se si analizzano i dati relativi al presidio ospedaliero - ricoveri, giornate di degenza, interventi - dal raffronto fra il 2017 e il 2018 emerge che non vi è riduzione dei volumi di attività, ed anzi in alcuni casi si registrano incrementi delle prestazioni. Per esempio, si rileva un notevole incremento delle attività in Day Service, quale modalità assistenziale più appropriata per il trattamento di alcune patologie. Sono stati infatti organizzati e attivati presso il presidio ospedaliero. I Day Service per la menopausa, per l' asma nel paziente

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso pediatrico e per la cardiopatia ischemica. Sul tema del reperimento di nuove risorse di personale, l' Asl Salerno sta attuando tutti i percorsi disponibili: avvisi di mobilità, avvisi a tempo determinato, lavoro interinale. Nei prossimi giorni verrà pubblicato sul Burc l' avviso per il reclutamento di 70 medici per l' Emergenza Territoriale, di cui 11 sono destinati al Saut del Distretto 71 di Sapri.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 7 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

«Infermieri promossi, ora regole certe»

Marcella Cavaliere L'Asl di Salerno è pronta ad assegnare agli infermieri gli incarichi di coordinatori in base a quanto sarà previsto in un regolamento che attualmente è ancora in fase di definizione. Questa in sintesi la risposta del commissario straordinario, Mario Iervolino , dopo l'esplosione del caso relativo al personale infermieristico che viene nominato coordinatore facente funzione direttamente dai primari senza alcun bando pubblico. Per Iervolino bisogna dunque individuare regole e procedure trasparenti per nominare chi dovrà svolgere nei reparti il ruolo d'infermiere coordinatore, evitando scelte discrezionali da parte dei primari. Dirigenti Asl e sindacati hanno iniziato a lavorare sul conferimento degli incarichi di coordinatore il 28 dicembre del 2018. Poi tutto si è arenato. Iervolino auspica che in accordo con i sindacati la questione si risolva quanto prima. Nell'accordo ratificato dalla Rappresentanza sindacale unitaria il 28 dicembre 2018 fu stabilito che sarebbe stata effettuata una ricognizione degli incarichi. Fu anche specificato che i riscontri sulle posizioni organizzative dovevano essere eseguiti presso tutte «le Unità operative, le Unità operative complesse e le Unità operativa semplice dipartimentale, al fine di ricollocare gli incarichi nel contesto derivante dall'adozione del nuovo atto aziendale». In pratica l'Azienda si sarebbe basata sulla scorta delle indicazioni dell'atto aziendale per riorganizzare le posizioni. Nello stesso accordo, ha ricordato il numero uno dell'Asl salernitana, le parti si impegnavano anche ad adottare un regolamento per il conferimento degli incarichi. Il regolamento fu pure approvato ma «è attualmente in fase di ulteriore definizione, resasi necessaria sulla scorta delle previsioni del nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro». Quindi se la stesura del regolamento non sarà ultimata e approvata, non è possibile rivedere gli incarichi assegnati e quindi neanche valutare nuove possibili assegnazioni in quanto mancano le disposizioni definite sui criteri da adottare. Di qui l'auspicio che si proceda quanto prima a concludere l'iter per l'approvazione del regolamento: «L'Azienda si augura che, di concerto con le organizzazioni sindacali, si possa presto addivenire alla definitiva individuazione delle posizioni di coordinamento da assegnare e, successivamente, all'approvazione del regolamento per il conferimento di tali incarichi».

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 2.701 Argomento: Sanità Salerno e provincia Lettori: 107.296

Curto, muore 61enne indagati tre medici

AULETTA AULETTA Pasquale Sorrentino Tre persone indagate per la morte di un 61enne in ospedale. Si tratta di due medici e di un radiologo in servizio al Luigi Curto. I tre professionisti sono stati iscritti nel registro degli indagati per la morte di Giuseppe Rotunno, un uomo di 61 anni, residente nel comune di Auletta, deceduto nel nosocomio valdianese a distanza di alcuni giorni dal ricovero. L' ipotesi di reato è quella di omicidio colposo in concorso, i due medici indagati sono in servizio rispettivamente nel reparto di chirurgia e nel pronto soccorso. L' iscrizione nel registro degli indagati è stato anche un atto dovuto, così che i tre medici hanno potuto nominare i propri avvocati e periti per l' autopsia, che si è tenuta ieri come disposto dalla Procura di Lagonegro. Secondo quanto emerso il 61enne nei mesi scorsi ha subito un primo intervento in un ospedale di Napoli per un tumore. Poi è stato dimesso. Lo scorso 19 giugno ha accusato un dolore allo stomaco e dopo un controllo al Pronto soccorso è tornato a casa. La sera, con i dolori che continuavano, è tornato all' ospedale dove è stato ricoverato. È morto dopo due giorni. I parenti, tutelati dall' avvocato Claudio Parisi, hanno presentato denuncia ai carabinieri della compagnia di Sala Consilina. Gli uomini guidati dal capitano Davide Acquaviva hanno sequestrato le cartelle cliniche e la Procura ha disposto il sequestro della salma in attesa dell' autopsia che si è tenuta ieri mattina. In seguito è arrivato il nulla osta da parte dei magistrati per la liberazione della salma. I funerali si terranno questa mattina ad Auletta mentre per conoscere gli esiti degli esami occorre attendere sessanta giorni. Saranno fondamentali per comprendere eventuali responsabilità nel decesso di Rotunno. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 2.831 Argomento: Sanità Salerno e provincia Lettori: 107.296

Ospedale in emergenza Iervolino: sarà potenziato

SAPRI SAPRI Antonietta Nicodemo «L' ospedale dell' Immacolata è un tassello strategico della rete ospedaliera dell' Asl di Salerno, che presidia una zona ad alta vocazione turistica, anche se tra mille difficoltà legate ad alcune carenze di organico». Il commissario Iervolino prova a ridare lustro all' immagine e garanzie a utenti e operatori sanitari, dopo una settimana di notizie contrastanti sulla qualità dei servizi garantiti in ospedale e reperimento di nuovo personale. «I reparti attivi un anno fa sono operativi ed assicurano un adeguato standard di assistenza. Le criticità ereditate sono state affrontate con risultati migliorativi. Un anno fa radiologia lavorava con un solo medico, oggi si avvale di un' altra unità e presto sarà dotata di un altro radiologo. A ostetricia sono state assegnate quattro ostetriche. Due unità in più anche in cardiologia. A settembre saranno attivati sei posti letto per lungodegenza nel reparto di medicina». Iervolino va avanti: «È stato ripristinato il servizio di radiologia sospeso, anche per gli utenti esterni e programmata l' installazione di un nuovo mammografo digitale di ultima generazione. Per il reclutamento di nuovo personale, a breve sarà integrato con l' imminente pubblicazione di ore di specialistica ambulatoriale per le branche di nefrologia, ortopedia, gastroenterologia anestesia e pediatria. «Nei prossimi giorni - continua Iervolino - verrà pubblicato sul Burc l' avviso per il reclutamento di 70 medici per l' emergenza su tutto il territorio salernitano, di cui 11 destinati al Saut di Sapri. L' obiettivo è immettere in servizio i vincitori entro settembre». I chiarimenti arrivano in un momento caldo della discussione, ma non fanno abbassare la guardia a chi da tempo lotta per gli interessi dei cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29 Il Mattino (ed. Salerno) EAV: € 2.898 Argomento: Sanità Salerno e provincia Lettori: 107.296

San Luca senza ascensore rivolta utenti: «Vergogna»

VALLO DELLA LUCANIA VALLO DELLA LUCANIA Carmela Santi «Cambiate mestiere... Ciucci!». Esplode la rabbia degli utenti dell' ospedale San Luca. Il messaggio è rivolto ai manutentori addetti agli ascensori. É fermo infatti da una settimana l' impianto all' ingresso principale del presidio sanitario. L' ennesimo guasto che si verifica negli ultimi mesi. Non si contano più le richieste di intervento. Stando a un veloce calcolo con questo ultimo guasto sono stati totalizzato tre mesi di disservizi in un anno di gestione delle nuove aziende che hanno in appalto la manutenzione. L' ascensore rotto sta creando non disagi a utenti e familiari, che non esitano ad esternare malcontento. Fare le scale a piedi con questo caldo non è il massimo. Alla voce degli utenti si unisce quella degli operatori sanitari e dei sindacati. «Una vergogna - dice Roberto Ronca delegato Fsi Usae - una situazione insostenibile, nel silenzio di chi dovrebbe controllare». Intanto altra contestazione per i vertici dell' Asl di Salerno arriva da Acciaroli, nel comune di Pollica. Il Saut, doveva essere potenziato per presidio estivo, almeno nelle richieste inoltrare il 4 aprile scorso all' Asl e al comune guidato dal sindaco Pisani. Nella richiesta di potenziamento inoltrata dal direttore del distretto sanitario 70 Francesco Lombardo, e dal responsabile Giovanni Nicoletti era previsto il miglioramento della location che ospita il Saut, la messa in sicurezza dell' ambulatorio con telecamere e ambulanza medica per l' estate. Nulla o poco sarebbe stato fatto tra le lamentele di utenti e operatori sanitari. «Numerose le segnalazioni - dice Giovanni Pettillo cittadino di Pollica - sulle condizioni in cui versa la struttura: una sede indecorosa per un Saut ospitato nella località del Cilento dove c' è il mare più bello !». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 2

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"La ministra vuol scioglierci? Ma noi siamo vittime il governo ci deve aiutare"

Le reazioni Sconcerto nell' ospedale già colpito dal caso delle formiche e con pochi medici " Per molti anni abbiamo subìto pressioni di cui tutti erano a conoscenza..." di Giuseppe Del Bello «E adesso aiutateci. Ma davvero. Per anni abbiamo subìto pressioni di cui tutti erano a conoscenza. Finora solo chiacchiere, mentre la camorra governava sottobanco l' ospedale oltre a interi quartieri della città » . A esprimersi con questi toni è un camice bianco del San Giovanni Bosco, già colpito dal caso- formiche. Ore convulse ieri mattina caratterizzate anche da un intervento della ministra della Salute Giulia Grillo che sulla sua pagina Facebook aveva ipotizzato lo scioglimento « dell' ospedale per infiltrazione mafiosa. Per dare ai cittadini, finalmente, una sanità degna di questo nome" » . Il post ha fatto infuriare tutta la categoria. Aggiunge ancora il medico: «Lo chiudano pure, ma le vittime di un sistema malato che, ripeto, era noto da anni, siamo solo noi». Tutto accade pochi giorni dopo la paradossale vicenda svelata da Repubblica di un direttore sanitario costretto a coprire un turno di guardia in pronto soccorso per carenza di sanitari. L' Alleanza di Secondigliano rappresentata dai clan Contini, Mallardo e Licciardi, secondo la Procura, aveva praticamente sotto controllo l' ospedale: appalti, assunzioni e financo i sindacati. Ma i medici sapevano e hanno taciuto? «Avevamo sospetti certo, giravano voci questo anche è sicuro. D' altronde la magistratura negli anni aveva più volte rivelato, anche facendo arrestare vari personaggi, che il bar e il parcheggio erano nelle mani di esponenti dei clan. Poi però, pochi giorni dopo, semmai con brevissime chiusure dei locali, quegli stessi personaggi li rivedevi di nuovo in giro » . Nel cortile antistante il pronto soccorso alle 12,30 di ieri un altro gruppo di medici. Commenta le parole del procuratore: «Ci offendono. È intollerabile che l' ospedale venga denigrato non solo per carenze strutturali ma anche come fonte di partenza

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso per attività criminose » . Intanto le assunzioni sospette ci sono state. Testimonia un altro specialista: «Risalgono a 50 anni fa. Certo, allora non c' era la gestione Asl, gli ospedali erano enti indipendenti. E poi non dimentichiamo che c' era una legge che imponeva di riservare una quota di posti agli ex detenuti». Ed è vero, tra i dipendenti figuravano personaggi affiliati ai clan, alcuni arrestati e condannati. Il San Giovanni Bosco nasce negli anni 70 col nome di Nuovo Pellegrini in pieno rione Amicizia, dove l' ingerenza della camorra è elevatissima. Un territorio ad alta densità criminale dove il rischio infiltrazioni era talmente forte da indurre il manager della Napoli 1 dell' epoca, Angelo Montemarano a rivolgersi al procuratore Agostino Cordova. A lui e ai ministri dell' Interno, Bianco e Scaiola, Montemarano chiede di fare presiedere la gara d' appalto per le pulizie (40 milioni di euro) al capo della polizia giudiziaria, il vicequestore Caracciolo. Tra le reazioni di ieri c' è quella del governatore De Luca che lunedì andrà a Roma per chiedere al presidente del Consiglio di revocare il commissariamento: « Da due anni siamo impegnati in un lavoro di ripulitura da forze delinquenziali presenti in alcuni punti della sanità. Grazie a chi ha buttato fuori dal San Giovanni Bosco quelli che gestivano parcheggio, bar e ristorante abusivi ottenuti senza gara, quelli che facevano i finti sindacalisti ma che erano delinquenti che intimidivano dirigenti, quelli che hanno subito violenze personali, ma che hanno avviato un lavoro di assoluto rigore ». Si fa sentire anche il presidente dell' Ordine dei Medici Silvestro Scotti. Che avverte: «Il rischio è quello di gettare via il bambino con l' acqua sporca: se è vero che i clan hanno trovato negli anni terreno fertile all' interno del San Giovanni Bosco, altrettanto vero è che i primi a rispondere all' appello anticamorra lanciato dal commissario Verdoliva sono stati proprio i medici » . Parla del San Giovanni Bosco come «possibile simbolo di una rinascita » , il segretario dell' Anaao Bruno Zuccarelli: « In quell' ospedale lavorano moltissimi medici che hanno fatto di legalità e impegno professionale la propria mission». k L' ospedale Una immagine dell' ospedale San Giovanni Bosco. Secondo l' inchiesta della Procura di Napoli era sede degli incontri tra i camorristi dell' Alleanza di Secondigliano.

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«Io, infiltrato della cosca contavo più del direttore Con noi tanti medici»

«Fui assunto a 15 anni. Manager sanitari a disposizione dei boss» napoli Teodoro De Rosa, uno dei collaboratori di giustizia che ha fatto venire allo scoperto tutto il marcio del San Giovanni Bosco (per i pm «la sede sociale dell' Alleanza di Secondigliano»), fu assunto nella ditta che aveva l' appalto per le pulizie dell' ospedale a 15 anni e un giorno: «Sono stato l' unico ad avere questo beneficio, previsto dalla legge a suo tempo». Si trattava, però di un' assunzione fittizia: «Per me, come per altri, la mansione non era quella di fare le pulizie, ma avere un formale legame con l' ospedale». Attraverso i suoi affiliati assunti anche come portantini, autisti, infermieri, il gruppo criminale dei Botta, legato strettamente ai Contini, controllava tutte le attività; otteneva appuntamenti per visite ed analisi saltando le liste di attesa, prendeva farmaci gratuitamente, lucrava sulle ambulanze utilizzate illegalmente per trasportare i cadaveri a casa e soprattutto si procurava i falsi certificati medici per truffare le società di assicurazione col sistema dei falsi incidenti: una miniera d' oro per il clan. E non è ancora tutto, perché, grazie al controllo dei sindacati, i camorristi orientavano nel modo da loro desiderato le scelte della direzione sanitaria. Ecco che cosa mette a verbale De Rosa, che con il fratello Giuseppe ha gestito a lungo il bar e il ristorante dell' ospedale: «I direttori sanitari sono sempre stati a disposizione del clan e pronti ad accettarne le imposizioni, anche perché altrimenti rischiavano». Alcuni medici «erano proprio dalla nostra parte, ad esempio ci informavano se qualcuno della direzione sanitaria non seguiva le indicazioni del clan che decideva come distribuire gli straordinari alla ditte appaltatrici, visto che su questo c' era bisogno dell' ok del direttore sanitario. Così come ci sono medici che hanno prestato la loro opera per feriti d' arma da fuoco del clan che non dovevano passare in ospedale». Il fa una lunga serie di nomi di

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso medici, coperti da omissis perché le indagini sono ancora in corso, quindi riprende a raccontare gli enormi illeciti commessi all' interno dell' ospedale: «È il pronto soccorso che fa girare maggiormente gli affari illeciti, in quanto, oltre ai falsi sinistri e ai referti a vario titolo utilizzati per finalità illecite, c' è l' interesse economico del clan dietro alla gestione delle ambulanze, che sono di una ditta privata controllata dal clan e dunque riversano sul clan tutti i guadagni. Sfruttano il fatto che i familiari dei detenuti in ospedale se li vogliono portare a casa, mentre ciò non potrebbe accadere per chi è morto in ospedale. Truccano le carte per far apparire le dimissioni da vivo e trasportano il deceduto in ambulanza fino a casa. I familiari pagano e la tariffa è 4/500 euro in nero». È Giuseppe De Rosa a soffermarsi, invece, sui rapporti tra la camorra e i sindacati: «Salvatore Botta (capo del gruppo criminale, ndr) era un portantino del San Giovanni Bosco. La comandava lui sia nel quartiere sia dentro l' ospedale, nel senso che interveniva con la sua caratura criminale anche per gestire decisioni riguardanti ad esempio aperture di reparti dell' ospedale e cose simili, nelle quali poteva servire la sua capacità decisionale, intervenendo ad esempio sui sindacati che potevano tra loro essere su posizioni opposte e ostacolare le decisioni della dirigenza. Se qualche sindacalista non obbediva, lui lo mandava a picchiare». Come non pensare al caso delle formiche, che tanto ha fatto discutere nei mesi scorsi? Tra il personale dell' ospedale e il gruppo criminale lo scambio di favori era continuo. Se un medico rischiava di venire aggredito durante il turno di lavoro, non esitava a contattare i Botta e a chiedere loro di intervenire subito (abitano a due passi dall' ospedale). In cambio, poi, i camorristi chiedevano analisi e farmaci gratuiti e visite specialistiche senza prenotazione (gratuite pure quelle, ovviamente). A causa del controllo dei boss sull' ospedale, le perdite economiche sono enormi. Racconta ancora Teodoro De Rosa: «Se un utente non vuole pagare il ticket per intero, paga solo una quota di questa cifra nelle mani del parcheggiatore, che lo accompagna direttamente dal medico in ambulatorio. Questo presuppone che i medici siano compiacenti». E il peggio è che tutto questo potrebbe non accadere solo al San Giovanni Bosco. Racconta il pentito Mario Lo Russo: «L' ospedale San Giovanni Bosco è in mano ai Contini come impresa di pulizie, forniture, lavanderia. Come lo facevamo noi nelle nostre zone, al policlinico, e Cimmino al Cardarelli, così lo facevano loro nelle loro zone. Già tanti anni fa avvenne questa divisione degli ospedali tra i clan secondo il controllo territoriale camorristico».

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«Nella Asl zone grigie in cui si annida l' anti-Stato: ora la musica è cambiata»

Ettore Mautone Ciro Verdoliva, commissario straordinario dell' Asl Napoli 1, è stato il primo nel marzo scorso, a lanciare l' allarme sulla camorra in corsia e sul rischio infiltrazioni negli ospedali. Ingegnere Verdoliva, un pezzo della sanità ospedaliera risulterebbe contiguo agli interessi della criminalità: che farete? «Non conosciamo i dettagli investigativi. È lecito credere che responsabilità possano emergere molto presto. A quel punto l' Asl potrà prendere i relativi provvedimenti». Il suo allarme dei mesi scorsi sulla camorra negli ospedali faceva riferimento a questi scenari? «Non in maniera specifica, non ero a conoscenza di questo lavoro investigativo. Quando sono arrivato all' Asl ho però percepito con chiarezza che esistono delle zone grigie in cui si radica l' anti Stato». Il San Giovanni Bosco è l' epicentro? «Mi è bastata un' analisi del contesto e la frequentazione dei luoghi per capire che lì c' era un forte rischio. L' ho inquadrato come un simbolo e ho messo in campo una serie di azioni per restituire quegli spazi alla dimensione della legalità vigilando su una serie di regole sistematicamente violate. La realtà investigativa supera di gran lunga l' idea che mi ero fatto». Quell' ospedale sembra fosse un vero e proprio enclave criminale. Ma precedenti inchieste riguardano il Loreto nuovo, il Pellegrini, il San Paolo. Quali misure di controllo attuerete? «Ho preteso che anche in Asl venissero implementati tutti i protocolli di gestione che ho attivato al Cardarelli. Le truffe, i doppi pagamenti, i falsi certificati e più in generale il malaffare si annidano nella mancanza di un cruscotto con i dati gestionali necessari ad avere un quadro chiaro. In Asl, purtroppo, questo non era mai stato fatto in maniera efficace ed efficiente in passato. Ora la musica è cambiata. Magari succederà ancora ma avremo sempre di più gli strumenti per fare avere un faro sempre acceso». Appalti, servizi di ristorazione, parcheggi,

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso certificati medici: una vera e propria architettura? «L' inchiesta è frutto di un lavoro lungo, puntuale, con il grande impegno delle forze dell' ordine. Noi siamo consapevoli che un bar abusivo che chiude, un parcheggio che riapre, un triage informatizzato sono piccole cose che possono avviare grandi cambiamenti. Noi delle piccole cose, siamo più numerosi di questo schifo chiamato camorra. Senza paura che permette alla camorra di esistere. Abbiamo introdotto regole banali: orari d' ingresso per i visitatori, parcheggi, ambulanze private, venditori di vario tipo, controllo antifumo, verifica dei contratti non sanitari.». Che ruolo hanno i sindacati in questa partita? «L' Anaao è stata la prima a dire a chiare lettere che esisteva questo problema ma devo dire che al flash mob promosso dopo l' incredibile episodio della sparatoria al Pellegrini, tutti i sindacati, sia di comparto che di dirigenza, hanno partecipato attivamente e numerosi». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Colpo alla camorra "Il San Giovanni Bosco era la base dei clan"

Blitz contro l' Alleanza di Secondigliano: 126 ordinanze. Estorsioni anche sui migranti Cancelliera del Tribunale ai domiciliari. Perquisito penalista. In fuga Maria Licciardi di di Dario Del Porto « La mano criminale del clan era in tutta la vita » dell' ospedale San Giovanni Bosco, dice il collaboratore di giustizia Giuseppe De Rosa. Questo verbale del 2015 è ora agli atti dell' inchiesta sulle ramificazioni dell' Alleanza di Secondigliano, il cartello criminale formato dei gruppi Contini, Licciardi e Mallardo. Da quasi trent' anni, la "confederazione" controlla il territorio che dal Vasto si estende fino a Secondigliano e Giugliano e ha messo, letteralmente, le mani nel cuore della città. Impone il racket a tappeto, gestisce le truffe alle assicurazioni, investe a Santo Domingo. Un impero che va oltre Gomorra. Il cartello decapitato. Il gip Roberto D' Auria ha firmato 126 ordinanze: 89 arresti in carcere, 36 ai domiciliari e un divieto di dimora in Campania. Fra i destinatari, Ettore Bosti, figlio ed erede del capoclan detenuto Patrizio, i boss Francesco Mallardo, Edoardo Contini, Nicola Rullo. Ai vertici c' erano anche cinque donne: le tre sorelle Maria, Anna e Rita Aieta ( mogli di Contini, Mallardo e Bosti senior), Rosa Di Munno, compagna di Salvatore Botta, elemento di spicco del gruppo Contini, e soprattutto Maria Licciardi, 68 anni, esponente della famiglia malavitosa di Secondigliano, l' unica ad essere sfuggita alla cattura. Un' istruttoria imponente, diretta dalla pm Ida Teresi, titolare delle indagini con le pm Alessandra Converso e Maria Sepe e il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, seguita personalmente anche dal procuratore Giovanni Melillo. All' inchiesta hanno lavorato i carabinieri del comando provinciale e del Ros, affiancati dagli investigatori della Dia, dalla squadra mobile e dagli analisti della Guardia di finanza. L' ospedale « base logistica » . L' immagine più forte resta quella dell' ospedale San Giovanni Bosco ridotto a «base logistica» del clan. Per il presidio di Capodichino situato « nel cuore

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso della roccaforte del clan » , a due passi dal Rione Amicizia, la ministra della Salute Giulia Grillo arriva ad « immaginare lo scioglimento per infiltrazione mafiosa». Una struttura di frontiera, dove la stragrande maggioranza di medici, infermieri e impiegati lavora con enorme sacrificio, ma dove era profonda, scrive il giudice, «l' ingerenza criminale» del clan. Dalle intercettazioni del 2012-2013 si desume che Angelo Botta, fratello del boss Salvatore, smistava « prenotazioni facili » per gli amici. Come quando gli chiedono: « Mi prendi un appuntamento con il dottore? » , oppure gli dicono: « Vado in ospedale a nome tuo, mi faccio fare una Beta » . Ad Angelo si rivolge anche un medico perché «due persone lo volevano picchiare». I collaboratori di giustizia Giuseppe e Teodoro De Rosa delineano « una desolante mappa di controllo camorristico » dell' ospedale. All' interno, afferma Giuseppe De Rosa «c' erano persone a disposizione del clan». Il figlio Teodoro evidenzia il business « dei falsi sinistri e dei referti utilizzati per finalità illecite», parla di dirigenti che avrebbero «accettato le imposizioni dei clan anche perché altrimenti rischiavano » e racconta episodi come il trucco di far tornare a casa i deceduti « facendoli apparire come dimessi da vivi» per trasportarli in ambulanza, già cadaveri, in cambio di 4-500 euro. E poi c' è'era lo "sconto" sul ticket: « Se un utente non vuole pagare per intero, paga una quota nelle mani del parcheggiatore, che lo accompagna dal medico in ambulatorio ». Il pizzo sui migranti. Ma gli affari del cartello sono molto più estesi. Tra il 2012 e il 2013, il gruppo tentò di imporre al titolare di un albergo del Vasto il pagamento di 12 euro per ogni rifugiato accolto nella struttura. Un caso che, evidenzia il questore Alessandro Giuliano, « dà conto dell' ampiezza della pressione criminale del clan Contini » . E se non c' era l' autorizzazione del vertice, i capi si muovevano. Dal carcere, dice un fedelissimo di Contini, Vincenzo Tolomelli, in un' intercettazione, arrivò « un biglietto: fanno le estorsioni in un albergo della Ferrovia, vogliono i soldi dai neri. Mi vado a informare, faccio un macello». Le relazioni pericolose. La fuga di Maria Licciardi conferma che il cartello ha ancora uomini fidati nei posti giusti. In una telefonata di alcuni anni fa Tolomelli afferma di aver saputo di un blitz imminente: «Ha detto, teniamo 48 ore di tempo, un blitz a Secondigliano e San Giovanniello » . Una cancelliera del tribunale, Concetta Panico, nel 2014 in servizio all' ufficio Gip, ora è ai domiciliari per rivelazione del segreto: avrebbe rivelato al marito, Antonio Pengue, che fra i destinatari del blitz con 90 indagati scattato il 22 dicembre 2014 non vi erano né Antonio Muscerino né persone legate al suo gruppo, sempre legato al cartello. Il gip ha rigettato per carenza di indizi la richiesta di arresto ( e la Procura non ha impugnato la decisione) nei confronti dell' avvocato penalista Raffaele Chiummariello, accusato di portare messaggi all' esterno del carcere. Per esigenze cautelari è stata respinta la richiesta per un funzionario regionale, Luigi Manna, all' epoca indicato come « responsabile della segreteria amministrativa del Nuovo centrodestra», e per l' imprenditore Mattia Luciano, accusati di essersi rivolti al clan, nel 2013, per recuperare un credito di mezzo milione di euro vantato nei confronti del titolare di un centro medico di Lago Patria. I giochi di Ettore. Il cartello si gode anche la vita. Nicola Rullo, capoclan del Mercato, era capace di acquistare in un solo negozio abiti firmati per 40 mila euro nel 2009 e 37 mila l' anno successivo. A Ibiza, Ettore Bosti investe, trascorre le vacanze e va a serate dove sono invitati personaggi

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso del mondo dello spettacolo e del calcio. Poi capita che un ristoratore napoletano si ritrova indebitato con l' ex attaccante del Genoa Beppe Sculli (nipote di un boss della 'ndrangheta, ma non coinvolto nell' inchiesta) e proprio Ettore fa da «garante» della restituzione della somma. A Sculli, Bosti junior si rivolge, peraltro senza esito, anche quando deve sbloccare la licenza per un' agenzia di scommesse on line. Per Ettore, il gioco è una passione. Dal punto di vista imprenditoriale, perché come ricorda il pentito Teodoro De Rosa « dopo la droga, il business numero uno sono le scommesse con la piattaforma on line » . Ma anche per diletto: in un solo giorno, a giugno 2014, Bosti jr giocò e perse 23 mila euro puntando sulle gare dei Mondiali di calcio in Brasile. k Nella notte Una immagine del blitz scattato nella notte contro l' Alleanza di Secondigliano A sinistra il capo della Procura della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo.

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Grillo: sciogliamo l' ospedale De Luca: non è mica un clan

A. A. Il presidente della Regione: «Gli altri fanno folklore, fui il primo a denunciare» NAPOLI È l' ospedale dei sospetti e delle trame occulte che torna protagonista sulla scena del delitto: dalle formiche dello scandalo allo scandalo del San Giovanni Bosco prescelto, secondo l' inchiesta che ne ha svelato inquietanti retroscena, come base logistica della camorra. Vincenzo De Luca si riappropria della sua denuncia: «La Regione Campania - commenta - ha dato impulso all' avvio dell' indagine, denunciando alla Procura tutti: chi gestiva il parcheggio abusivo, fino a quando abbiamo cacciato il gestore del bar abusivo che ha tentato di fare resistenza. Ringrazio le forze dell' ordine e i magistrati - ha continuato il presidente della Regione e commissario alla sanità - ma prima di tutti i medici e gli infermieri della nostra sanità che hanno deciso di fare una battaglia contro le presenze camorristiche». De Luca, inoltre, ha ricordato alcuni momenti da lui vissuti nel presidio sanitario della Doganella. «Nei giorni delle formiche - ha raccontato - andai al San Giovanni Bosco. Nel parcheggio c' era un camorrista che gestiva da anni quello spazio. Poi sono entrato nei locali del Pronto soccorso e ho trovato le porte aperte. Ho chiesto il perché agli addetti, mi hanno indicato una persona seduta che aveva chiesto di tenere le porte aperte. Ho chiesto se ne avevano registrato il nome, ma mi risposero che l' uomo non voleva essere registrato. Ora - ha sottolineato - sSpero che tutti in Italia si siano resi conto della enorme battaglia che abbiamo ingaggiato. Abbiamo resistito all' incendio delle auto dei primari, abbiamo combattuto contro finti sindacalisti delinquenti, contro chi gestiva parcheggi, bar e un ristorante che di notte ospitava varia umanità. Abbiamo fatto una scelta di coraggio». Soddisfazione anche da parte del commissario dell' Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva: «Ci siamo ripresi il parcheggio - ha spiegato - abbiamo chiuso il bar, il ristorante, la pizzeria, evitando che riaprissero. Abbiamo rimesso in piedi il triage, tracciando chiunque entrasse, abbiamo imposto il divieto di sosta alle ambulanze private, abbiamo aumentato il

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso numero delle telecamere. Speriamo che oggi possa essere l' inizio di un nuovo giorno». Ma la sanità campana è tornata ad essere soprattutto una grande questione politica e, quindi, occasione di scontro. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, con un video su Facebook ha chiesto il commissariamento dell' ospedale napoletano: «Nelle prossime ore sarà convocato il Comitato nazionale per la sicurezza e l' ordine pubblico, ci sarà il procuratore Melillo che ha seguito le indagini e chiedo già di porre attenzione su questo ospedale: se è necessario, e a mio avviso lo è, si deve convocare il Comitato di accesso e immaginare di sciogliere per infiltrazione mafiosa l' ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. E dare ai cittadini, finalmente, una sanità degna di questo nome». Pronta la risposta del governatore: «Nei Paesi seri si sciolgono i clan camorristici non gli ospedali. E' questa la linea che stiamo seguendo da anni, combattendo corpo a corpo contro le presenze camorristiche nell' ospedale in questione. Gli altri fanno folklore». Il ministro, nel video, ha attaccato: «La camorra aveva deciso di lucrare sulla pelle dei malati, la cosa più immorale che si possa mai immaginare. Ora basta, la camorra non può tenere in ostaggio la sanità campana. Lo stato c' è, il segnale che arriva è importantissimo. Ma è evidente - ha continuato - che negli anni c' è stato qualcuno che avrebbe dovuto avere più coraggio». Il governatore ha poi annunciato che «lunedì pomeriggio incontrerò il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Gli spiegherò i fatti per i quali la Campania deve uscire dal commissariamento della Sanità. Ora - ha proseguito in polemica - adducono la scusa che noi certifichiamo 170 punti nella griglia Lea, ma i dati del ministero viaggiano con due anni di ritardo. Non possiamo aspettare i ritardi del ministero: o usciamo dal commissariamento o querelerò tutti. Io non faccio accattonaggio istituzionale». L' ultima stoccata al ministro dell' Interno Matteo Salvini: «Ho visto che ha fatto un tweet di soddisfazione per gli arresti. Io ringrazio le forze dell' ordine e chi fa la battaglia sul campo guardando in faccia i delinquenti. Mi permetto di ricordare a Salvini, mio affettuoso amico, che la battaglia contro la camorra non si vince con i tweet».

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L' Asl di Caserta lancia l' app per evitare le file

_ SI CHIAMA E-CUPT CASERTA. L' Asl di Caserta lancia la nuova app e-Cupt che consente di prenotare da smartphone, da tablet o da pc le visite specialistiche e gli esami ambulatoriali di cui si dovesse avere bisogno. Con l' app centinaia di migliaia di cittadini della provincia di Caserta non saranno più costretti a lunghe file. La piattaforma potrà essere utilizzata da tutti gratuitamente, basterà scaricare l' app direttamente dal proprio smartphone su Play Store o Apple Store o tramite pc, registrarsi e compilare tutti i campi obbligatori solo una volta. Il sistema dà la possibilità anche di registrare sotto un unico profilo i familiari di cui ci si prende cura. Per effettuare una prenotazione è sufficiente aprire e-Cupt, selezionare per chi si vuole effettuare la prenotazione, e inserire i codici dell' impegnativa mediante la telecamera dello smartphone o semplicemente digitandoli negli appositi spazi. Con l' app sarà anche possibile annullare una visita senza fare file.

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EAV: € 7.818 Lettori: 107.296 Argomento: Sanità Campania

Ospedale «cosa loro» le mani della camorra sul San Giovanni Bosco

LA RETATA Leandro Del Gaudio Altro che formiche, altro che invasione di insetti sulle lenzuola, sui macchinari che tengono in vita i pazienti allettati. Qui al San Giovanni Bosco - noto in Italia come ospedale delle formiche - è accaduto di tutto: summit di camorristi, carte false per i finti sinistri, ricoveri controllati dal clan, finti malati per scarcerazioni vere e un' intera catena amministrativa piegata ai voleri del clan Contini. Fino a 500 euro per concedere le dimissioni a un paziente morto in corsia, per portarlo a casa con il via libera di medici corrotti, di infermieri e barellieri rigorosamente sotto il tacco del clan; certificati medici per perizie fasulle in grado di sbloccare indennizzi assicurativi, finanche un parcheggiatore abusivo che offre lo sconto sui ticket del 50 per cento, grazie a un medico amico in ambulatorio. Eccolo l' ospedale-gomorra, almeno a leggere le carte dell' inchiesta culminata nella maxiretata contro la Alleanza di Secondigliano, a distanza di 20 anni dal primo blitz (era il 1999 a firma dell' allora gip Laura Triassi), a conferma del patto di sangue (prima ancora che militare e affaristico) tra i Contini-Bosti del Vasto, i Licciardi di Secondigliano e i Mallardo di Giugliano. Le mani sulla città, altro che paranze di bambini in vena di scarrellare le pistole contro balconi o panchine, a leggere la misura cautelare firmata dal gip Roberto D' Auria. Inchiesta condotta dai pm Ida Teresi (poi coadiuvata dalle colleghe Alessandra Converso e Maria Sepe) e dall' aggiunto Giuseppe Borrelli: sono 86 gli arresti in carcere, una quarantina ai domiciliari, al termine del lavoro «di sistema» impostato dal procuratore Gianni Melillo. In campo i principali reparti investigativi di carabinieri, polizia e guardia di finanza. Ma torniamo in corsia, con il ministro della Sanità Grillo che chiede «lo scioglimento dell' ospedale San Giovanni Bosco». DS COMPLICI Ha spiegato il pentito Teodoro De Rosa (che un tempo gestiva la

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso bouvette): «I direttori sanitari sono sempre stati a disposizione del clan e pronti ad accettarne le imposizioni, altrimenti rischiavano...». È il tre febbraio del 2013, quando il medico S.P. chiama allarmato Vincenzo Botta, pregandolo di intervenire, nel timore di essere percosso da due soggetti non meglio identificati: «Subito, ma subito, ma non venire solo tu... capito?». Segue rapido consulto tra Vincenzo Boccia e lo zio Angelo (fratello del boss Salvatore), con il camorrista che chiarisce: «'o zio, ha chiamato il medico e ha detto che c' erano due di loro che volevano farlo picchiare». Inutile dire che l' intervento chiesto a viva voce al telefono appare risolutorio, come conferma un pacifico «tutto apposto» pronunciato dal nipote di Angelo Botta. Si scava. Ed emergono sistematici trattamenti di favore riservati a soggetti legati ai Botta, che aggirano liste di attesa, scavalcano ignari pazienti, ottengono esami grazie a medici compiacenti o semplicemente impauriti. Medici collusi firmano certificati falsi, chirurghi e professionisti firmano dimissioni di pazienti morti, sempre e comunque in cambio di soldi. Silenzio, paura, denaro contante. I PAZIENTI VIP Agli atti c' è il caso di Raffaella, figlia del boss detenuto, che ottiene un appuntamento dal dottor B.V., specificando che «il giorno per lei più congeniale è il giovedì». Ed è così che - tempo 24 ore - la ragazza è subito convocata in ospedale, bypassando l' ordinaria routine di prenotazione e il pagamento della prestazione. E non è un caso isolato. Scrive il giudice: «Non vi sono dubbi che l' accesso a prestazioni sanitarie specialistiche avvenga seguendo canali non istituzionali e certamente privilegiati, com' è dato dedurre dalla seguente conversazione telefonica, nel corso della quale una donna, tale Assunta telefona al solito Angelo Botta, evidentemente accreditato in pubblico come una sorta di centro di prenotazioni per vip, chiedendogli di poter eseguire analisi cliniche presso l' ospedale San Giovanni Bosco. Ecco il dialogo: ...senti, se vado sotto all' ospedale a nome tuo e mi faccio fare una beta, me lo fanno?.... Stessa risposta, stesso risultato: «eh, diglielo...sono la nipote di Angelo». Prenotazioni facili, costose visite specialistiche (tra cui risonanze magnetiche) offerte dalla camorra del rione Amicizia. Un filone a parte riguarda l' accesso ai farmaci dell' ospedale, spesso trafugati e rivenduti sul mercato nero e sui mercati internazionali (dove non sempre è necessario la fustella di accompagnamento); ma anche le assunzioni facili di infermieri che entrano a libro paga del clan e che controllano le corsie. Spiega il pentito Giuseppe De Rosa: «Salvatore Botta, alias l' infermiere, era un portantino dell' ospedale San Giovanni Bosco, la comandava lui nel quartiere e nell' ospedale, nel senso che interveniva anche per decisioni riguardanti aperture di reparti dell' ospedale e cose simili, agendo sui sindacati e ostacolando le decisioni della dirigenza. Se qualche sindacalista non obbediva, lui lo mandava a picchiare, come nei casi di Gianfranco De Vita e Giulio Castaldi, ora deceduto». Spunta poi il ruolo di Giovanna Aieta che controlla - secondo il pentito Teodoro De Rosa - il business dei pazienti morti dimessi come vivi (fino a 500 euro), mentre è Salvatore Botta a capo delle false perizie di incidenti stradali grazie a certificati medici fasulli. Agli atti i nomi dei professionisti indagati per legami con la camorra, mentre interi reparti sono al centro delle indagini: dalla ditta delle pulizie, alla ex guardiania (sciolta nel 2018), per finire alle pulizie e alla presenza delle croci rosse al Sam Giovanni Bosco. Ora la parola passa al Ministero. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 17

EAV: € 23.423 Lettori: 546.032 Argomento: Sanità Campania

Ospedale del Mare, che deserto

La lettera di Nando Morra C aro Direttore, ho letto del trasferimento in elicottero, dal Capilupi di Capri all' Ospedale del Mare, di un giovane americano al quale è stata salvata la vita per l' intervento tempestivo di una equipe specializzata di una struttura dalla lunga storia travagliata, ora finalmente funzionante, che costituisce e ancora di più dovrà rappresentare, un punto alto e qualificato della sanità in Campania. Trattandosi di una famiglia degli Stati Uniti, la conclusione è tutta ok con l' auspicio che altri elicotteri non debbano volare per ulteriori future emergenze. Ma permane una questione molto seria da affrontare. Come sempre, a Napoli, patria della straordinarietà, in generale, l' emergenza, funziona; il dramma è fare funzionare la città, le strutture, le infrastrutture e i servizi nella " ordinarietà". Pare poco ma è il nodo vero della " rivoluzione civile" della quale ha assoluto bisogno non solo la città, da troppo tempo " anestetizzata" e il suo corpo sociale. Il fatto, insieme a personali esperienze, mi induce a ritenere un " dovere civico" segnalare la precaria condizione, dentro e soprattutto fuori, l' Ospedale del Mare per le enormi difficoltà che debbono affrontare i cittadini- utenti per accedere ai servizi del presidio. Un problema serio per chi dispone di un mezzo proprio; un viaggio verso l' ignoto con il trasporto pubblico. Primo. Allo stato, l' Ospedale è come una luccicante astronave scesa e piazzata, senza sentinelle, nel " Deserto dei Tartari" alla periferia di Ponticelli, fatta di vialoni chilometrici e incroci di difficile interpretazione, spogli e assolati d' estate, terra di freddo e di... bora d' inverno. Un oggettivo isolamento rispetto al tessuto urbano di Napoli ma anche della stessa Ponticelli e delle città- satelliti dell' hinterland. Manca, ed è essenziale, ogni indicazione stradale per raggiungerlo da qualsiasi direttrice: da via Argine come dal raccordo Centro direzionale- ex SS 62; da Barra- San Giovanni come da San Giorgio Giorgio, Cercola, Volla ecc. C' è una freccia all' uscita della bretella Barra- San Giovanni che indica: " Ospedale". Ma conduce a " Villa Betania", presidio " storico" di Ponticelli, peraltro di

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso alto profilo clinico- assistenziale. Il nuovo non c' è. Per Comune e Asl, l' Ospedale del Mare semplicemente non esiste. Secondo. A netto nella inaccettabile condizione del trasporto pubblico a Napoli, mancano almeno alcune linee " dedicate" per consentire alla utenza di Napoli come degli altri Comuni di accedere agevolmente alla struttura. Non parliamo delle poche " fermate" nel deserto, prive di ripari e panche. È possibile, almeno prevedere un servizio - navette tra alcune stazioni della Circum e l' Ospedale? Terzo. Diventa anche una impresa, come sostengono peraltro gli stessi operatori sanitari, medici e collaboratori, muoversi all' interno della struttura per la carenza di adeguata segnaletica. Per gli utenti è ancora peggio. Possibile che a Napoli, anche quando finalmente si attivano strutture e servizi di qualità, non si capisce che la priorità è il cittadino con la sue esigenze che hanno radice nei suoi " diritti"? Si progettano e purtroppo in pochi casi, si realizzano strutture e impianti qualificati ma non le infrastrutture e i servizi. Il Centro direzionale è l' esempio monumentale: il metro arriverà 50 anni dopo la realizzazione. E per l' Ospedale del Mare? © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 3

EAV: € 307 Argomento: Sanità Campania Lettori: 25.449

Paziente morto dimesso per 500 euro

Il clan Contini, nell' ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, lucrava anche sui decessi: la circostanza emerge sempre dall' inchiesta della Procura di Napoli sull' Alleanza di Secondigliano che ha portato a un maxi blitz interforze in tutta Italia. Chi aveva necessità di riavere quanto prima la salma di un proprio congiunto deceduto non doveva fare altro che rivolgersi agli uomini del clan. Versando 500 euro, ovviamente a nero, la camorra falsificava i documenti attestando che il paziente, che in realtà era morto, era invece vivo e poteva anche essere dimesso. I congiunti, a questo punto, se lo potevano portare a casa con un' ambulanza. Un business, anche questo, di svariate centinaia di euro.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 2

EAV: € 17.183 Lettori: 546.032 Argomento: Sanità Campania

Quei silenzi complici che fanno il gioco dei padrini

Il commento di Giovanni Marino U na città "commissariata" dalla camorra. È l' immagine, cruda e decisamente forte, che viene fuori dal maxi blitz da 126 ordinanze di custodia. Clan storici, nomi che si tramandano da generazioni, ormai, nel gotha della criminalità organizzata: Mallardo, Contini, Licciardi. Famiglie "federate" in stile Cosa nostra che, come sostiene la Procura con l' autorevole voce del suo capo, Giovanni Melillo, hanno «le mani sulla città e ricorrono agli omicidi solo in casi estremi e dietro concertazione». Nulla di più lontano dai fenomeni di gangsterismo urbano che vedono giovanissimi, se non teenager dalla pistola facile e dalla mira incerta imperversare nelle strade cittadine. Ma, se possibile, è tutto ancor più pericoloso per Napoli, perché incide profondamente, in ogni campo, sullo sviluppo della terza città italiana. Un condizionamento e una presenza continui. Melillo usa termini inequivocabili anche quando si riferisce alla «pressione asfissiante» dei camorristi specialisti nell' arricchirsi coi soldi degli altri, vedi alla voce estorsioni (persino sui migranti). Episodi documentati, insiste la Procura «ma a cui non è connessa nessuna denuncia». Un punto dolente. La città non parla, non vede, non sente. Distratta, omertosa, connivente. C' è un po' di tutto in quei silenzi. Alla fine ugualmente tutti complici perché, in un modo o nell' altro, fanno il gioco della camorra "storica" e ben radicata. Che, racconta ancora l' inchiesta, aveva una sorta di «sede sociale» (dice sempre il capo dei pubblici ministeri) addirittura in un ospedale, il San Giovanni Bosco. I numeri e le storie di questa vicenda giudiziaria ci dicono con chiarezza che il nemico è ancora tra noi. Presente e molto organizzato. E si avvale di quei silenzi. E non soltanto. Ha dalla sua anche una zona grigia, numerose volte denunciata proprio da Melillo che la definisce «borghesia camorristica». Insospettabili che non si fanno molte domande davanti ai soldi, agli affari e ai "soci" del momento. Insomma, la "bonifica" giudiziaria appena scattata deve essere accompagnata da molto altro. Napoli deve prendere consapevolezza dell' attacco che sta subendo. E schierarsi, coi

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Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 10

EAV: € 26.206 Lettori: 546.032 Argomento: Sanità nazionale

"Radioterapia contro il dolore malati in attesa da giorni" Gemelli: "Stiamo riorganizzando"

Il caso Responsabilità degli oncologi "Ritardi nella comunicazione con gli altri reparti" Per sottoporsi a una radioterapia contro il dolore, un malato terminale aspetta fino a nove giorni, tra sofferenze e angosce. E nel day hospital di Oncologia, le Tac sono bloccate. Accade ai pazienti con tumore in cura al Gemelli. «Ci scusiamo - è la replica - stiamo riorganizzando i servizi per migliorare le prestazioni agli assistiti". Che, intanto, tirano avanti tra disservizi e disagi. «Le Tac sono bloccate nel day hospital oncologico», segnala Gabriella Gagliardi, autrice del libro "Psicologia del malato oncologico". « E si annullano le prenotazioni senza fissare nuovi appuntamenti». Gagliardi apprezza la « qualità delle cure » ma «così - dice - ci spingono a rivolgerci ad altri centri mettendo mano al portafogli». «È in corso una riorganizzazione delle attività che, in tre mesi, forniranno risposte più personalizzate», spiega Vincenzo Valentini, direttore del dipartimento di Radiologia, Radioterapia ed Ematologia. «Ci sarà stato un difetto di comunicazione di chi ha un rapporto diretto con gli assistiti e perciò siamo dispiaciuti ». Dall' avvocata Maria Belli, intanto, arriva un allarme più grave: «Un' amica ha aspettato nove giorni per sottoporsi alla radioterapia palliativa. Tranne il Pronto soccorso argomenta - non c' è un servizio per alleviare in urgenza i dolori dei malati oncologici». «Assistiti dalla fortuna - continua - si può parlare al telefono con il reparto di Oncologia fino al venerdì; nei weekend il filo con i pazienti resta appeso alle email: come può conciliarsi questa organizzazione con il trattamento di patologie che richiedono un contatto sempre possibile? » . Tant' è, la paziente, bisognosa di radioterapia contro gli spasmi non più contenibili dalla morfina somministrata a dosi massicce, ha aspettato nove giorni. «Sono cure palliative», ribattonno i medici oncologi, « rimedi apparenti che, tuttalpiù, alleviano il dolore ». Perciò l' attesa, che lede la dignità dei malati, anche se assistiti a

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso domicilio come la paziente, può far svanire la stessa azione lenitiva. Un' attesa non imputabile al dipartimento di Valentini, che, in 24 ore dalla segnalazione degli oncologi, ha preso in carico la paziente. « Oltre al Pronto soccorso » , spiega Valentini, « ci sono altri due accessi alle nostre prestazioni radioterapiche: l' ambulatorio per le terapie palliative e quello contro il dolore, aperti quattro giorni a settimana, il primo, e un giorno a settimana il secondo; lavoriamo dalle 7.45 alle 21.30, con cinque macchine di ultima generazione: in tre giorni riusciamo a soddisfare la domanda di cure del 90% dei pazienti, perciò mi sembra strano che si sia consumata un' attesa così lunga; d' altra parte, i 48.600 pazienti con tumore passati nel 2018 al Gemelli, danno la misura del carico organizzativo che pesa sull' ospedale » . Valentini, già presidente della Società europea di Radioterapia, affronta con lealtà e realismo il confronto: «Per i malati oncologici, il divario tra domanda e offerta di cure resterà ampio ma siamo impegnati a ridurlo riorganizzando le attività e selezionando le priorità tra le quali casi come quello della paziente». Un caso sottovalutato da qualche collega. - carlo picozza © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 17

EAV: € 12.294 Lettori: 352.765 Argomento: Sanità nazionale

Aborti da record, a Londra non basta

ANGELA NAPOLETANO IL CASO In Galles e Inghilterra non c' è mai stato un numero di aborti più alto di quello registrato nel 2018: per la precisione, 200.608. Il dato, superiore del 4% all' anno precedente, e persino sopra il picco delle 195.296 interruzioni volontarie di gravidanza del 2008, riguarda 'solo' le donne residenti. È lo stesso ministero della Salute a sottolineare che a quel numero vanno aggiunti i 4.687 aborti riferiti a donne non residenti, di cui 1.053 provenienti dall' Irlanda del Nord. I dettagli relativi a questo triste record riferiscono che la gran parte delle interruzioni di gravidanza - il 56% - ha riguardato donne che avevano già avuto uno o più gravidanze. L' anagrafica rivela inoltre che, nonostante il numero maggiore degli aborti riguardi donne comprese tra i 20 e i 24 anni, c' è stato un significativo aumento del ricorso all' aborto tra le over 30. Le chiavi di lettura del fenomeno (regolato da una legge del 1976 che consente l' aborto fino a 24 settimane) non sono univoche. L' associazionismo abortista si è affrettato a spiegare che i dati, in particolare quelli relativi alle donne già madri, riflettono la tendenza di quante sono costrette a rinunciare a un secondo figlio per mancanza di adeguato supporto fiscale e che, in ogni caso, si tratta di donne incapaci di far fronte alla pressione so- ciale che le costringe a non rinunciare alla carriera. Qualcuno ha persino lamentato la difficoltà di ricorrere alla contraccezione di emergenza, strumento che il sistema sanitario ha reso facilmente accessibile (e gratuito) per le giovanissime, ma - lamenta il fronte pro-aborto - non per le over 30. «Sono argomenti che non reggono», replica Josephine Quintavalle, attivista pro life oltre che fondatrice di Core (Comment on Reproductive Ethics), che gestisce da tempo insieme ad altre associazioni una help linetelefonica per donne in attesa, non sicure di potere (o volere) tenere il bambino. «Quello che mi colpisce di queste donne - spiega - è la superficialità con cui riconoscono di non aver saputo gestire il concepimento, l' ignoranza che hanno del proprio corpo ». Il vero problema, allora, qual è? Il dramma dell' aborto in Gran Bretagna non è l' accesso alla contraccezione né la debolezza

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso del welfare. L' enorme numero di bambini non nati, dice al TelegraphClare McCarthy, portavoce dell' associazione Right to Life, è piuttosto il risultato di una cultura che, negli anni, ha promosso «l' abbattimento dei limiti legali che lo permettono » in tutte le sue forme, compreso quello chimico, fino a banalizzarlo. «È una tragedia nazionale - avverte - che potrebbe nel tempo assumere portata ben peggiore». RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 26

EAV: € 19.797 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Ai donatori di sangue basta un «grazie»

ogni pochi secondi, da qualche parte del mondo, qualcuno ha bisogno di sangue. Le trasfusioni salvano milioni di vite ogni anno. Eppure in Italia, secondo i dati diffusi nella Giornata mondiale del donatore di sangue lo scorso 14 giugno, solo il 2,5 per cento della popolazione è donatrice. La maggior parte dei donatori è già avanti con l' età. I giovani, quelli tra i 18 e i 25 anni sono appena il 12 per cento del totale. I nuovi donatori sono in costante calo, nonostante Avis e Croce Rossa Italiana siano sempre impegnate in campagne per incoraggiare a compiere un gesto nobile che non costa nulla. Il vice premier Matteo Salvini ha proposto crediti formativi per quegli studenti che decideranno di superare la paura dell' ago, sebbene le linee guida dell' Organizzazione mondiale della Sanità suggeriscano che il sangue debba essere ottenuto esclusivamente su base volontaria. Essere pagati per quello che è considerato un dono (quando già dall' azione stessa troviamo la ricompensa) spiazza e riduce le motivazioni intrinseche di un gesto solidale. È come se l' amico al quale abbiamo fatto un regalo ci offrisse dei soldi per ricompensarci. Probabilmente non ci sentiremmo incentivati a fare altri regali in futuro. In sociologia questo fenomeno è chiamato «spiazzamento motivazionale» ( motivational crowding-out ). Ma allora quale può essere la chiave per incrementare il numero di donatori? Forse renderli più partecipi, coinvolgendoli in modo più diretto nella loro azione. In Svezia qualche anno fa era partita un' interessante iniziativa: ai donatori veniva inviato un sms con scritto «grazie» subito dopo il prelievo della sacca di sangue. Poi, quando il loro sangue arrivava nelle vene di qualcun altro un nuovo ringraziamento, sempre via sms, per aver salvato una vita o aver fatto stare meglio una persona malata. Un feed back che appaga e motiva a proseguire nella donazione probabilmente più di un' offerta in denaro. * giornalista e donatore.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 27

EAV: € 6.317 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Al cinema anche nei luoghi di cura

Msd CrowdCaring Portare il cinema all' interno delle cliniche pediatriche, degli ospedali oncologici ed ortopedici e delle case di accoglienza, per permettere ai pazienti di distrarsi o per coadiuvare il percorso di cura: questa è l' idea di «Il Cimena», associazione di promozione sociale no profit. Il progetto rientra nella campagna Msd CrowdCaring , da cofinanziare sulla piattaforma Eppela (www.eppela.com/it).

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 13

EAV: € 12.654 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Al San Matteo sale hi-tech per l' emergenza

E. Lan. In ospedale Un nuovo pronto soccorso dedicato alle urgenze al Dea del San Matteo di Pavia. Il progetto da 1,8 milioni di euro, in attesa dell' ok definitivo di Ats e di Regione Lombardia, è stato presentato in vista dell' avvio dell' eliporto entro fine 2019. L' elibase, realizzata con un milione di euro dietro i parcheggi dell' ospedale, farà confluire a Pavia centinaia di casi di elevata gravità. Un intervento di ristrutturazione delle aree e delle strumentazioni che si è reso necessario per i pazienti in emergenza in costante aumento (oltre 3 mila in più nel 2018 rispetto al 2016), e per una inevitabile revisione logistica dei percorsi di accoglienza e di assistenza dei pazienti. «Con l' elisoccorso aumenteranno i casi di alta intensità - ha spiegato il direttore generale Carlo Nicora -. Ci sembra imprescindibile questa revisione degli spazi». Tra le novità del nuovo pronto soccorso ci saranno: una stanza con dieci posti letto e monitoraggi hi-tech, nuova sala per il triage, area Mac (macro attività ambulatoriali), e sale d' attesa divise in funzione del codice di arrivo.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29

EAV: € 5.073 Lettori: 163.650 Argomento: Sanità nazionale

«Poca salute» Lo dicono 3 italiani su 10

Non credono di godere buona salute 3 italiani su 10: una quota che sale al 43% fra le persone con molte difficoltà economiche e scende al 23% fra le persone senza tali difficoltà. E' questa la fotografia scattata dalla Sorveglianza PASSI (Progressi per le Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) nel quadriennio 2015-2018, coordinata dall' Istituto Superiore di Sanità (ISS) per le Regioni: nella salute percepita, nel benessere psicologico e nella qualità di vita, come pure nell' accesso alla prevenzione per la diagnosi precoce dei tumori e nell' adesione a misure di sicurezza per la prevenzione degli incidenti stradali, c' è sempre un chiaro gradiente a sfavore delle persone socialmente più vulnerabili per difficoltà economiche o per bassa istruzione (senza titolo di studio o con licenza elementare). A ciò si aggiungono le differenze territoriali ed il gap Nord- Sud è sempre significativo a sfavore del Sud, dove è più alta la prevalenza di fumatori, sedentari, obesi, diabetici, ipertesi e persone che, in generale, non adottano stili di vita salutari. «I dati PASSI 2018 afferma Maria Masocco, responsabile ISS confermano e mettono ancora una volta in evidenza significative differenze sociali nella salute e nell' accesso alla prevenzione, che si aggiungono alle differenze geografiche a svantaggio delle regioni del Sud e delle Isole, dove povertà e carenza nell' offerta di programmi di prevenzione e di servizi cura si concentrano. È dunque necessario continuare a porre l' attenzione su questi aspetti e ri-orientare le politiche di contrasto alle disuguaglianze in salute». Il 30% degli italiani è convinto di non godere di buona salute ma, se si esamina il campione delle persone con difficoltà, la percentuale sale al 43% e scende al 23% fra i più abbienti. Inoltre, il 6% soffre di sintomi depressivi, quota che sale al 14% fra le persone con maggiori difficoltà economiche e scende al 4% fra chi non ne ha. Anche la qualità di vita risulta compromessa e se gli intervistati riferiscono mediamente di essere stati male per problemi di salute fisica o psicologica mediamente 4,4 giorni nel mese precedente l' intervista, il numero medio di giorni in

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso cattiva salute sale a 7 fra le persone con difficoltà economiche (contro 3,6 giorni fra chi non ne ha).

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29

EAV: € 7.835 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

«Sanità km zero Ricette» per avere i farmaci senza «carta»

SERGIO PILLON, COAUTORE DELLE «LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALI SULLA TELEMEDICINA» L' App Per Android e IOS, premiata anche recentemente nel premio eHealth4all, è l' app della Regione Veneto per i propri assistiti. La ricetta viene inviata dal medico sullo smartphone e si va direttamente in farmacia a ritirare il farmaco. Grande attenzione nel rispondere a tutti i quesiti posti sullo store. Ben fatta e facile da usare.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 27

EAV: € 7.569 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Il centro «Smile House» operativo per altri 5 anni

Ospedale S.Paolo Milano Per altri cinque anni, il centro «Smile House» dell' ospedale San Paolo di Milano continuerà a fornire i suoi servizi. È stato infatti rinnovato il protocollo di intesa tra la ASST Santi Paolo e Carlo e la Fondazione Operation Smile Italia Onlus (www.operationsmile.it): 1.285 i bambini operati finora, in particolare affetti da labiopalatoschisi e oltre 17 mila quelli visitati.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 17

EAV: € 22.115 Lettori: 352.765 Argomento: Sanità nazionale

La «provetta per tutte» tenta la Francia

DANIELE ZAPPAL? Nel progetto di legge del governo l' accesso a donne single e coppie lesbiche. Ovociti congelabili dai 30 anni per chi rimanda la maternità In Francia, qual è il vero volto bioetico dell' era Macron? Dopo due anni di supposizioni a partire da promesse e dichiarazioni della maggioranza, non sempre convergenti, giungono i primi elementi concreti attraverso le misure della bozza di legge quadro che l' esecutivo intende approvare in consiglio dei ministri il 26 luglio, prima di un esame in Parlamento dopo la pausa estiva. Fra i 32 articoli di legge parzialmente rivelati, la misura maggiormente enfatizzata dal governo riguarda l' estensione dell' accesso alla fecondazione assistita per tutte le donne - ovvero anche per single e lesbiche - così come per le coppie eterosessuali la cui «infertilità non è stata constatata a livello medico». L' esecutivo ritiene dunque che sia legittimo stravolgere la vocazione originaria della provetta, riservata finora a ovviare ai problemi di fertilità delle coppie eterosessuali. An- che in termini di rimborso da parte del sistema sanitario nazionale non sono previste distinzioni. Nell' atipica maggioranza macroniana, dove sono confluiti molti esponenti degli ex campi dominanti neogollista e socialista, la misura viene promossa come 'progressista', ovvero impiegando l' aggettivo preferito del presidente, deciso ad apparire a ogni costo, tanto in patria quanto sulla scena europea, come l' alfiere dei 'progressisti' opposti ai 'populisti'. Sembrano dunque già confermati i timori espressi da tempo dalle associazioni per la vita: criticato dall' elettorato di sinistra per il liberismo economico, il governo pare pronto a calibrare ideologicamente la propria immagine attraverso una sterzata di stampo libertario sulle questioni bioetiche e familiari. Eppure, nel Paese, chi si oppone alla 'provetta per tutte' può avanzare numerosi argomenti: dalla denuncia frontale di un esecutivo pronto ad autorizzare la nascita di bambini deliberatamente privati del padre fino al biasimo verso un nuovo snaturamento della professione medica. Inoltre, cresce il timore che la 'provetta per tutte' possa costituire la base per successivi strappi, come ulteriori estensioni dell'

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso accesso alla fecondazione assistita, o a brecce verso l' utero in affitto. Una pratica, quest' ultima, verso cui la maggioranza ha mostrato finora una prevalente ostilità, ma non senza voci possibiliste circa future 'autorizzazioni inquadrate'. In ogni caso, l' estensione della fecondazione assistita implicherà uno stravolgimento anche delle attuali regole del Codice civile sul legame filiale, all' insegna di uno slittamento dal legame biologico al vincolo legale. Un punto che mette in imbarazzo l' esecutivo, tanto che la questione è ancora allo studio presso il Consiglio di Stato. Ma proprio all' insegna di questo slittamento la bozza di legge prevede già la possibilità, per i futuri genitori pronti a ricorrere alla provetta di sottoscrivere una 'dichiarazione anticipata di volontà' presso un notaio. Si tratta del controverso principio del 'riconoscimento anticipato di genitorialità'. Il ricorso alle tecniche procreative - un mercato sempre più lucrativo anche oltralpe - sarà esteso anche in una logica natalista, in particolare autorizzando l' autoconservazione degli ovociti femminili per «le donne che vogliono preservare la loro fertilità allo scopo di procreare più tardi». Anche in questo caso, dunque, si scavalcherà l' attuale steccato del ricorso alla tecnica solo per specifiche patologie. Per la ministra della Sanità, Agnès Buzyn, ciò permetterà di «evitare un calo della natalità dovuta soprattutto al prolungarsi degli studi». La tecnica potrebbe divenire accessibile a partire dai 30 o 32 anni, con un limite d' età massima ipotizzato a 37, per una successiva fecondazione in vitro fino a 43 anni. La ministra sostiene che si tratta di un «ulteriore diritto per le donne», ma non pochi osservatori sottolineano che la misura potrebbe invece rendere le lavoratrici ancor più fragili, di fronte a datori di lavoro con un argomento in più per spingerle a lasciare fra parentesi la propria vocazione materna. Un altro punto estremamente controverso della bozza di legge riguarda la ricerca sulle cellule staminali embrionali e sugli stessi embrioni, con un alleggerimento previsto delle regole attuali. Per gli embrioni 'soprannumerari', ovvero non più utilizzati dopo essere stati realizzati nei laboratori in vista della fecondazione assistita, la bozza prevede la possibilità di una loro distruzione «dopo un periodo di cinque anni». In un' intervista al Quotidien du dimanche, la ministra Buzyn ha sostenuto che «ascolta le opposizioni e le rispetta», magnificando la bozza come «un testo elaborato dopo una vasta consultazione». In generale, quella del governo vuol essere «una visione aperta e plurale della famiglia», anche in termini di trasparenza sulle origini per i figli divenuti maggiorenni. Un altro dei delicatissimi punti ancora allo studio. RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 26

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La difficile arte di dire la verità

La verità si deve sempre dire, anche quando le situazioni sono gravi e pesanti. Mentire potrebbe far perdere la fiducia verso chi cura se le cose non dovessero andare per il verso giusto. Ma c' è verità e verità. C' è una verità che è speranza e c' è una verità che è sentenza. E c' è modo e modo di dirla: in modo asettico e distaccato o in modo dolce e partecipato. Due modi ai quali il malato reagisce in modo differente: da una parte la sensazione di farcela, dall' altra la rassegnazione di aver perso la partita. Bene. Il medico deve lavorare per la prima ipotesi. Certo non è facile trovare le parole giuste, manifestare sicurezza, non avere titubanze nel parlare. Ma il malato vuole un atteggiamento sicuro, mani calde e occhi negli occhi. Le parole hanno un' energia che va oltre il suono che emettono, hanno potere sul paziente, perché generano e producono effetti in chi sta di fronte. Il linguaggio va adattato alle differenti situazioni cliniche e le parole non possono essere sempre le stesse. Deve percepire positività, che noi ci siamo e che ce la faremo. Non vuole pianti e commiserazioni, vuole segnali di normalità e senso di continuità della vita. Quindi non lacrime, non mestizia, ma forza nel dire e negli atteggiamenti. Non sempre però è facile, e le cose sono ancora più difficili se il medico deve curare parenti, amici o persone a lui vicine. Non è un esercizio semplice. È un esercizio che si impara nel tempo, che richiede autocontrollo e capacità di ascolto, rispettando il desiderio di informazioni del paziente senza prevaricarlo, lavorando per quella alleanza terapeutica di cui tanto si parla, ma che spesso nella prassi viene dimenticata. E alla fatidica domanda: «Dottore guarirò?» la risposta non può essere dogmatica, ma: «Lavoriamo insieme per una guarigione. La malattia si può sempre curare e cronicizzare anche se la guarigione totale non dovesse essere raggiunta al cento per cento. La medicina non è una scienza esatta, bisogna "aggiustare il tiro" strada facendo a seconda della risposta alle medicine». Fiumi di libri sono stati scritti su questo argomento, che è però molto difficile da

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso inserire in una manualistica comportamentale. Ogni caso è a se stante, quello che conta è una buona dose di umanità, filtrata dall' esperienza del quotidiano. Ed è col malato che va privilegiato il rapporto, evitando le interferenze dei famigliari che il più delle volte vogliono nascondere, mistificare, mentire a seguito di un evento drammatico che ha investito un ambiente sereno fino al giorno prima. Bisogna parlare anche con loro, convincerli, essere chiari e spiegare le ragioni e i vantaggi di un comportamento veritiero verso un familiare, che non va tradito da chi deve curarlo e realizzare con lui un progetto di vita, indipendentemente dal tempo che verrà. * oncologo, già direttore dell' Istituto dei Tumori di Milano.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 40

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La Grillo contro il guru della dieta: «No agli stregoni»

Domenica l' evento contestato al PalaEur «In Italia celebriamo gli scienziati come Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, ma si crede ancora in maghi e stregoni. A questo punto tutto è possibile, anche che il prossimo ministro della Salute sia Wanna Marchi». Così il ministro della Salute Giulia Grillo, a margine della presentazione del Rapporto sulla Salute Mentale, interpellata sulla conferenza stampa dell' associazione free-vax Corvelva prevista per domani alla Camera e sull' evento del guru di Life 120' Adriano Panzironi. «Sono fenomeni che mettono in dubbio la scienza in una società in cui è proprio grazie alla scienza che esiste tutto ciò che ci circonda», ha sottolineato la Grillo. Si tratta, ha aggiunto, «di fenomeni che vanno capiti, come Stamina» e che «ci portano a interrogarci su come mai la società oggi ha messo in crisi quello che dovrebbe essere un patrimonio da difendere a tutti i costi, ovvero il metodo scientifico». L' evento si svolgerà infatti domenica 30 giugno al PalaEur. «È inaccettabile - osserva Giovanni Donzelli di Fratelli d' Italia - che il governo, mentre gli organismi indipendenti di Agcom e Antitrust sanzionano il metodo Life 120 come pericoloso per la salute dei cittadini, conceda ad Adriano Panzironi la struttura per il Life 120 Day'. L' evento si svolgerà al PalaEur, struttura di proprietà della società Eur Spa, i cui soci sono il Tesoro e il Comune di Roma».

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 24

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La vigilanza sui cosmetici

MARIA GIOVANNA FAIELLA Forse non tutti lo sanno ma anche un rossetto può avere un effetto «indesiderabile». E non parliamo di inestetismi. Trucchi, maschere di bellezza, creme antiaging per migliorare l' aspetto, ma anche prodotti per l' igiene del corpo, dei capelli, dei denti e, ancora, deodoranti, profumi, tinture per i capelli, solari: sono tutti cosmetici di largo consumo utilizzati ogni giorno, che devono essere sicuri per la salute se utilizzati «in condizioni d' uso normali» o «ragionevolmente prevedibili». Lo stabilisce il Regolamento europeo n. 1223/2009, in vigore dal 2013, che ha introdotto misure più stringenti a tutela dei consumatori: dalle sostanze vietate nella composizione dei prodotti, all' obbligo di riportare sui recipienti e gli imballaggi informazioni chiare, tra l' altro, su ingredienti contenuti e precauzioni per l' impiego, fino al sistema di cosmetovigilanza, cioè l' attività di raccolta e gestione delle segnalazioni di effetti indesiderabili in seguito all' uso di un cosmetico, che nel nostro Paese spetta al ministero della Salute. Tuttavia, sono ancora pochi a segnalarli (si veda l' infografica), nonostante le iniziative promosse per sensibilizzare gli operatori del settore e gli stessi cittadini. Il più delle volte, gli effetti indesiderabili provocano disturbi passeggeri come, per esempio, pelle arrossata e che «brucia» dopo aver applicato una crema o spruzzato un profumo, ma anche reazioni allergiche e altri disturbi più gravi. «Spesso si ha l' abitudine di buttare il prodotto che ha causato il problema, sostituendolo con un altro, senza nemmeno parlarne col medico» dice Leonardo Celleno, docente di dermatologia presso l' Università Cattolica - Policlinico Gemelli di Roma e presidente dell' Associazione italiana dermatologia e cosmetologia (Aideco). Un errore da evitare, soprattutto se si è manifestata un' allergia. «Nel caso di una dermatite allergica da contatto, la sostanza allergenica contenuta nel cosmetico, che scatena la risposta immunitaria della pelle, potrebbe essere presente, per esempio, nei profumi o nei conservanti usati per evitare il deterioramento del cosmetico». Che

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso fare, allora? Prima regola è quella di sapere «che cosa» si mette sulla pelle. «Occorre leggere attentamente l' elenco degli ingredienti riportato sull' etichetta o sulla confezione di imballaggio» suggerisce Celleno. «In particolare, deve essere indicata, non con il generico termine "parfum" o "aroma", la presenza di una delle 26 fragranze potenzialmente allergizzanti, se supera determinate concentrazioni». In caso di allergie già note, quindi, basta evitare il prodotto che contiene la sostanza cui si è sensibili; in caso contrario, se avete avuto una reazione allergica dopo aver usato un cosmetico, rivolgetevi al medico, mostrandogli la confezione. Inoltre, potete segnalare l' effetto indesiderato al ministero della Salute: sul sito www.salute.gov.it, nella sezione «Vigilanza», trovate la scheda di segnalazione che, una volta compilata, va inoltrata a cosmetovigilance.@sanita.it. La segnalazione degli effetti indesiderabili, gravi e non gravi, può anche essere fatta sia dai professionisti del settore sanitario (medici, dermatologi, infermieri, farmacisti ospedalieri e territoriali) sia dagli operatori del settore cosmetico (estetisti, parrucchieri). Le persone designate «responsabili» da parte dell' azienda e i distributori hanno l' obbligo di notificare al ministero tutti i casi di effetti indesiderabili gravi, comunicati dagli utilizzatori del prodotto o dagli operatori professionali. La normativa vigente impone che la relazione sulla sicurezza del prodotto debba essere riesaminata regolarmente e aggiornata sulla base delle informazioni supplementari disponibili in seguito all' immissione sul mercato e legate all' uso del prodotto. L' aggiornamento può comportare, per esempio, una modifica della formulazione, oppure dell' etichettatura per inserire specifiche avvertenze e indicazioni d' uso, misure che servono ad aumentare la sicurezza del prodotto. In caso di rischio per la salute dei consumatori, il ministero della Salute adotta misure restrittive e cautelative. Comunque, ricordatevi di utilizzare i cosmetici seguendo sempre le indicazioni riportate nell' etichetta. In particolare, fate attenzione alla conservazione del prodotto e alla sua scadenza. «È una regola di buon senso conservare il cosmetico chiuso nella sua confezione, in un ambiente fresco e asciutto» sottolinea il dermatologo. «Se cambia odore, colore o consistenza, il prodotto non va usato». E ancora: verificate la data di scadenza, non usate prodotti scaduti e non acquistate cosmetici attraverso canali non regolarmente autorizzati alla vendita. Se la data di scadenza del prodotto non è indicata, dura almeno trenta mesi. Su alcuni prodotti, invece, è riportato il periodo di validità dopo l' apertura, tramite il simbolo di un vasetto aperto: indica fino a quando si può utilizzarli senza effetti nocivi per la salute.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 17

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Lo strano caso delle gemelle cinesi geneticamente modificate

ANNA MELDOLESI Nel novembre dello scorso anno lo scienziato cinese He Jiankui ha annunciato al mondo la nascita dei primi esseri umani geneticamente modificati grazie alla tecnica dell' editing genomico. Il gene modificato si chiama Ccr5 e serve a produrre un recettore che apre e chiude le porte delle cellule al ceppo più diffuso del virus dell' Aids. Se il ricercatore dell' Università SUSTech di Shenzhen ha detto la verità, Lulu e Nana ora dovrebbero avere otto mesi. L' età in cui molti bebè iniziano a gattonare. Pechino ha fatto calare una cortina di segretezza sull' esperimento da cui le bambine sono nate per mano di un ricercatore con scarsa esperienza e pochi scrupoli. Non sappiamo nulla, dunque, dello stato di salute di queste piccole con il Dna manipolato nel tentativo di creare uno scudo genetico contro il virus Hiv. Grazie al lavoro di altri gruppi, però, stiamo imparando a conoscere sempre meglio il gene che è stato intenzionalmente messo fuori uso nelle gemelline. Che cosa possiamo aspettarci dunque per queste creature prematuramente uscite dalla fantascienza per muovere i primi passi nel mondo reale? E che cosa possiamo dedurne per chi ha ricevuto in dote da madre natura, anziché da un bisturi genetico, quello stesso gene mutato? La tecnica usata in Cina è ancora troppo acerba per essere impiegata su embrioni umani destinati a crescere e a trasmettere le mutazioni alle generazioni future, tanto da spingere molti scienziati a invocare una moratoria. I rischi appaiono ancora più alti se si considera che il gene scelto come bersaglio è multitasking. In letteratura scientifica si contano quasi diecimila studi pubblicati con la parola chiave Ccr5. Per orientarci in questa selva di dati abbiamo chiesto aiuto a Guido Poli, capo dell' unità di immunopatogenesi dell' Aids dell' Ospedale San Raffaele di Milano, che si occupa di Hiv-Aids da 35 anni e si è fatto le ossa all' Nih sotto la guida di Tony Fauci. «L' ultima

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso notizia è che l' intervento genetico potrebbe avere accorciato le aspettative di vita di Lulu e Nana» comincia Poli, citando uno studio uscito su Nature Medicine di giugno. Solo pochi mesi fa una ricerca sugli effetti cognitivi del gene Ccr5 pubblicata su Cell aveva spinto i media a ipotizzare che il cervello delle gemelle fosse stato involontariamente potenziato. «Ma in entrambi i casi- avverte Poli- bisognerebbe evitare conclusioni affrettate. La prima ragione è che i cinesi non hanno centrato pienamente l' obiettivo di riprodurre nelle bimbe la mutazione naturale che rende alcuni individui difficilmente contagiabili dall' Hiv. Dunque gli effetti di questa mutazione studiatissima, chiamata delta-32 perché elimina 32 lettere dal Dna, non sono automaticamente esportabili a Lulu e Nana. L' altra ragione è che gli ultimi dati sul Ccr5 sono interessanti ma preliminari». «Sono sassi nello stagno. Rilanciano la ricerca su aspetti poco compresi e dovranno essere replicati», sottolinea Poli. Uno studio sulla longevità, in particolare, ha passato al setaccio un database britannico relativo a 400 mila persone ultraquarantenni. Si è scoperto così che la mutazione anti-Hiv è più rara nella fascia di età avanzata. La conclusione degli autori è che questa protezione ha un costo: chi la eredita da entrambi i genitori vede ridursi del 20 per cento la probabilità di arrivare a spegnere 76 candeline. Se pensiamo alla proteina prodotta dal gene Ccr5 come alla porta usata da una varietà di agenti infettivi per entrare nelle cellule, manomettendo la serratura, con la mutazione delta-32 otteniamo il risultato di tenere fuori il ceppo più diffuso di Hiv, ma rischiamo di spianare la strada ad altre malattie. «Per chi contrae il virus del Nilo occidentale aumenta il rischio di encefalite letale. I dati non sono così solidi per il virus dell' influenza. Si cita sempre un unico studio, ma ce ne sono altri quattro che smentiscono questa associazione», precisa Poli. Per puntellare l' ipotesi di un legame tra Ccr5, complicanze influenzali e mortalità serviranno altri dati. «Trovarli in Italia non è facile. La delta-32 qui riguarda meno dell' 1 per cento della popolazione, mentre nel nord Europa è anche dieci volte più diffusa», ricorda il patologo. «L' ideale sarebbe seguire nel tempo migliaia di persone, con uno studio prospettico, verificando se i portatori della mutazione vengono ricoverati più o meno spesso in ospedale e per quali patologie». Saperlo sarebbe utile per valutare meglio rischi e benefici dei farmaci che bloccano il Ccr5 e anche degli interventi di frontiera. Famoso il caso dei pazienti di Berlino e di Londra: erano sieropositivi ma le loro cellule immunitarie sono diventate resistenti al ceppo di Hiv più diffuso dopo un trapianto da donatori con la delta-32. Sia longevità sia intelligenza sono tratti influenzati da centinaia di geni, perciò è sorprendente che il Ccr5 abbia effetti macroscopici. Ma in definitiva ereditare naturalmente la delta-32 è una fortuna oppure no? «Si ipotizza che favorisca il recupero dopo un ictus e riduca il rigetto nei trapianti d' organo, ma la vera convenienza è per chi è promiscuo. La mutazione infatti è stata scoperta in soggetti che non si ammalavano di Aids nonostante abitudini sessuali ad altissimo rischio». Resta un' ultima domanda: il fatto che un solo gene abbia tante funzioni vale come un monito a non intervenire in modo irreversibile sul genoma perché potrebbero verificarsi effetti a cascata? «È possibile sostenerlo, ma l' esperimento di He appariva aberrante dal punto di vista etico e sociale anche prima di questi dati. Desta preoccupazione che un altro ricercatore, il russo Denis Rebrikov, abbia annunciato di volerlo emulare».

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EAV: € 6.134 Lettori: 163.650 Argomento: Sanità nazionale

Minorenni tranquilli, potrete fare il test Hiv senza dirlo ai genitori

DIAGNOSI PRECOCE Grazie ai farmaci chi è affetto da Hiv di fatto è ormai un malato cronico e non più un condannato a morte certa. Ma c' è un nuovo allarme che la comunità medica lancia: i numeri del contagio sono tornati a salire e il vero pericolo sta nel fatto che nessuno più ha paura dell' Aids. Eppure l' eventualità di contrarre la malattia è elevata e cresce in estate, quando i rapporti sono più occasionali, anche di una sola sera, e quasi mai protetti. I dati di un' indagine sui giovani condotta in collaborazione con l' Università Ca' Foscari di Venezia ha tratteggiato un quadro di preoccupante disinformazione. Oltre il 37% di giovani ritiene che il virus possa essere trasmesso dal morso di una zanzara o che si contragga dalla saliva o dalle urine di una persona sieropositiva. Il 18% pensa basti un contatto fisico superficiale. Meno della metà dei ragazzi intervistati sa che l' Hiv si trasmette principalmente per via sessuale. E, dato ancor più grave, il 20% ritiene che la pillola o la spirale siano sufficienti a proteggersi dal contagio. «La conoscenza è il primo strumento di prevenzione, cui deve seguire la consapevolezza a eseguire il test ogni qual volta si tema (o si abbia certezza) di aver vissuto un rapporto a rischio - sostiene Giuliano Rizzardini, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell' Ospedale sacco di Milano - Diagnosticare l' Hiv prima e non dopo anni di incubazione (lo sviluppo di malattia richiede infatti una decina di anni circa), migliora da un lato il decorso dell' evoluzione del virus e dall' altro tutela il partner dal rischio di contrazione della malattia. Infatti, la persona sieropositiva in terapia non è infetta, a significare che un adeguato trattamento, tempestivo, ha una doppia ricaduta: un beneficio individuale e di sanità pubblica». «Il nostro intento - spiega Rosaria Iardino, presidente della fondazione The Bridge, che ha effettuato la ricerca - è arrivare a raggiungere la popolazione comune: i giovani, liceali e universitari, dove l' aumento

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso di nuove diagnosi Hiv è crescente (anche fra i 16 e 17enni), e fare così emergere il sommerso. In questa direzione ci stiamo attivando, anche presso il Ministero, affinché i grandi minori possano sottoporsi al test di diagnosi in autonomia, senza la presenza dei genitori, come invece oggi è richiesto. All' interno delle Università stiamo sfatando il convincimento che i comportamenti sessuali sbagliati' appartengano solo alle popolazioni più esposte alla malattia, quando sono abitudini intime che appartengano ad ogni persona che vive la sua sessualità».

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EAV: € 41.547 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Negli Usa ti può arrivare la parcella a domicilio anche se sei assicurato

MASSIMO GAGGI Il mio ortopedico di New York è un medico capace e coscienzioso. Se hai un problema cerca di riceverti subito, fa diagnosi precise e, nei limiti del possibile, evita di prescrivere esami molto complessi e costosi. Insomma un professionista che non si sente un missionario, ma non si comporta nemmeno, come molti suoi colleghi, da businessman. Eppure quando vado da lui, più ancora delle sue diagnosi, apprezzo la capacità della sua anziana ed esperta assistente, Peggy, di navigare, al posto mio, nel mare tempestoso delle polizze sanitarie: sono centinaia, emesse da dozzine di compagnie assicurative e capire quale laboratorio, con quale diagnosi e a quali condizioni accetterà la tua mutua è un' impresa. Vi sembrerò poco lungimirante - una buona diagnosi prima di tutto! - ma in America il sistema sanitario è talmente complesso e costoso che i pochi capaci di orientarsi nel labirinto assicurativo sono più preziosi dei molti in grado di fare una diagnosi giusta. Chi vive nel mondo della sanità «universale» come quella italiana può lamentarsi delle lunghe liste d' attesa, degli ambulatori affollati, dei ticket, ma non sa cosa sia il caos delle assicurazioni che offrono accessi a medici, cure, test clinici e ricoveri a «geometria variabile»: coperture diverse per ogni patologia, limitate alle strutture convenzionate e col pagamento di un co-pay (una specie di ticket). Oltretutto i prezzi di queste convenzioni sono segreti e le differenze possono essere abissali per lo stesso farmaco o tipo di ecografia, o analisi del sangue. Da alcuni recenti studi della Northwestern University e dell' Health Care Cost Institute è emerso, ad esempio, che negli Usa lo stesso esame del metabolismo può costare qualunque cifra tra gli 11 e i 952 dollari. Nemmeno questi istituti sanno chi esattamente applica queste tariffe perché i dati vengono forniti in modo anonimo. Ma è possibile, almeno, avere un quadro territoriale. Per il metabolismo la

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso città più economica è Baltimora dove i prezzi variano dai 22 ai 37 dollari; la più cara è Miami dove si parte da 150 e si arriva fino a 725. Non c' è una logica: la ricca New York è nella parte «risparmiosa» (si fa per dire) della graduatoria anche se con grossi sbalzi (da 20 a 193 dollari), mentre nella più povera Philadelphia, a un' ora di treno da Manhattan, misurare il metabolismo costa da 26 a 400 dollari. Se paga la mutua, poco male, direte voi. Solo che le assicurazioni prevedono quasi sempre una franchigia: la copertura comincia a funzionare sopra un certo livello di spesa. Al di sotto il paziente paga di tasca sua. E paga in base ai tariffari negoziati dalla sua assicurazione con ospedali e laboratori. Ma quanto esattamente dovrà pagare lo scoprirà solo quando, dopo la prestazione sanitaria, gli arriverà il conto a casa. Avere qualcuno che ti guida in questa giungla, che sa fare le domande giuste agli ambulatori, che capisce in anticipo chi ti accetterà e con quali costi, conta molto. Anni fa Peggy fu essenziale per fare una risonanza magnetica rapidamente e con costi minimi, per farmi operare al menisco in un ospedale convenzionato e per fare fisioterapia riabilitativa (non coperta dalle assicurazioni) a costi contenuti. Nonostante le sue punte di eccellenza, la sanità Usa versa in condizioni quasi fallimentari per i costi elevatissimi di quasi tutto - farmaci, visite mediche, test clinici, ricoveri - e per l' illusione di applicare meccanismi di mercato in un settore nel quale la concorrenza non c' è o viene distorta in mille modi: dalle tariffe segrete al paziente che davanti a patologie che non conosce non può, di certo, muoversi con la disinvoltura del consumatore che acquista una Toyota invece di una Ford. Scegliere la mutua è un rompicapo: te ne può capitare una che elargisce con generosità veicoli elettrici a quattro ruote con i quale gli obesi scorazzano nei supermercati ma nega la chemioterapia ai malati di cancro dopo i primi sei mesi di cure. Un esempio che mi riguarda: scelgo una polizza che copra anche il pediatra di mio figlio. Dopo una visita, però, arriva ugualmente il conto a casa. Li chiamo: «C' è un errore, siamo assicurati». Risposta: «Il dottore visita in due studi: quello di Brooklyn è coperto dalla sua assicurazione, quello di Manhattan no».

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EAV: € 27.392 Lettori: 546.032 Argomento: Sanità nazionale

Pazienti in fuga dalla regione il Lazio in cima alla classifica

La Lombardia per l' assistenza fornita vanta crediti per oltre un miliardo Per il deficit da mobilità dovuto al costo degli esodi è al terzo posto dopo Campania e Calabria Il Servizio sanitario regionale spende 555 milioni per saldare le prestazioni fuori dal suo territorio di Carlo Picozza In fuga dal Lazio non sono solo i medici e gli infermieri ma gli stessi pazienti che, per farsi curare, si orientano altrove. Con cinque policlinici universitari, quattro Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ( Irccs), due aziende ospedaliere e una rete di centri clinici di eccellenza, il Servizio sanitario regionale spende 555 milioni per saldare le prestazioni assicurate, fuori dal suo territorio, ai cittadini del Lazio. Ne incassa invece, 330 per l' assistenza ai pazienti provenienti da altre regioni. La forza attrattiva della sanità regionale è al lumicino. Niente di fronte a quella della Lombardia che vanta crediti verso le altre regioni per oltre un miliardo e ha debiti, per la mobilità passiva, di 344 milioni (656 milioni di avanzo). Una miseria rispetto all' Emilia Romagna che, con 580 milioni di entrate e 250 di uscite, si avvantaggia di un saldo attivo di 330 milioni per mobilità sanitaria. Alla regione della capitale, con i suoi 225 milioni in "rosso", spetta il terzo posto nella graduatoria dei deficit da mobilità, dopo la Campania ( con 440 milioni di debito) e la Calabria ( 274). Ma c' è un ma: nel Lazio, i 555 milioni di spese per gli assistiti curati altrove, nascondono anche gli esborsi per i pazienti laziali che, a Roma, sono curati al Bambino Gesù (190 milioni) e per quelli assistiti ai " Cavalieri di Malta" ( 30 milioni). Sia l' ospedale pediatrico del Vaticano sia quello del Sovrano militare Ordine di Malta, infatti, godono dell' extraterritorialità. Insomma, se ai 555 milioni di spese si potessero detrarre i 220 milioni corrisposti ai due centri extraterritoriali resterebbe un' uscita totale di 325 milioni. E, in termini meramente contabili, si potrebbe sostenere di essere di fronte a un avanzo di 5 milioni. Che sarebbe, comunque, ben poca cosa se misurato con le performance delle altre Regioni e, soprattutto, con le potenzialità del sistema laziale, avviluppato nella sua componente pubblica, da

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso criticità organizzativo-gestionali, da elefantiasi e pastoie burocratiche che ne tarpano lo sviluppo. In altre parole, la presenza consistente di Irccs e policlinici universitari, di ospedali e altri centri che vantano professionisti di eccellenza e (con investimenti pubblici consistenti) macchinari di avanguardia, non basta neanche a garantire risultati mediocri. Roma dovrebbe essere un polo catalizzatore di ben altri numeri di assistiti provenienti da fuori regione. Tant' è, i centri pubblici sono malati di inefficienza. E hanno un deficit da capogiro: quasi mezzo miliardo solo per cinque grandi ospedali: San Camillo, Umberto l, San Giovanni, Sant' Andrea, Policlinico Tor Vergata. Tutti, escluso l' ultimo, ancora in Piano di rientro, obbligati cioè ad abbattere il deficit sotto il 7 per cento. E non si avvistano sterzate. Anzi, continua la pratica delle cooptazioni dei "fedelissimi" come sembrano confermare le " procedure" seguite per la selezione dei direttori generali di aziende cruciali per la sanità regionale ( San Giovanni, Sant' Andrea, Asl di Civitavecchia, Tivoli, Frosinone e Ares 118): le convocazioni dei candidati eseguite via telefono 48 ore prima dei colloqui, invece che per posta certificata almeno 10 giorni prima come prescritto dal bando per la scelta dei nuovi managers. Il mandato dei loro predecessori è scaduto quattro mesi fa. I sei centri nevralgici restano sotto la gestione commissariale mentre i pazienti continuano a farsi curare altrove. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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EAV: € 31.800 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Perché in pochi scelgono la medicina generale

PIER MANNUCCIO MANNUCCI* Mancano già medici e ne mancheranno presto 16.700: negli ospedali pubblici del Servizio sanitario nazionale (Ssn), e tra i Medici di medicina generale (Mmg). Eppure, folle di candidati al camice bianco si presentano ogni anno alle selezioni nazionali a numero chiuso per essere ammessi ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia: non più di uno su quattro ci riesce, con uno strascico di contenziosi giudiziari e ricorsi al Tar. Il numero chiuso a Medicina è applicato ovunque in Europa. Né servirebbe aumentarlo: perché di 10 mila medici che si laureano ogni anno circa un terzo non può accedere alle scuole di specializzazione, perché queste offrono un numero di posti insufficiente. I due ministeri (Istruzione e Salute) e le Regioni, che finanziano e/o pianificano le specializzazioni mediche, dovrebbero aumentare gli attuali 6-7 mila posti, ma soprattutto distribuirli secondo le reali necessità. Molte specialità hanno posti in eccesso rispetto alle necessità del Ssn, altre sono in drammatica carenza: come la medicina d' urgenza, la pediatria, la medicina interna, la chirurgia, l' anestesiologia e la radiologia. La carenza dei Mmg è ancora più drammatica di quella degli ospedalieri. Mancano già ovunque, nelle regioni meridionali come al Nord, soprattutto nei piccoli centri ma anche nelle grandi città. Tale mancanza non è risolta dal sistema di formazione e reclutamento, basato su corsi regionali necessari per convenzionarsi con il Ssn e aprire uno studio di Mmg: perché vi è purtroppo un' evidente mancanza di interesse prioritario per questo sbocco professionale. I candidati che si iscrivono ai corsi sono inizialmente numerosi, ma molti si eclissano se riescono ad entrare in una scuola di specializzazione. La retribuzione è circa la metà di quella di uno specializzando, e mancano tutele di anzianità e pensionistiche. Inoltre, i corsi regionali non rilasciano il titolo di specialista, come invece avviene in quasi tutti i Paesi europei. Questi e altri motivi fanno sentire i candidati Mmg figli di un dio minore in confronto a quelli del Ssn. Quali soluzioni? Se si vuole non solo avere più Mmg, ma valorizzarne il fondamentale

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso ruolo, come primo presidio assistenziale e soprattutto nell' educazione sanitaria e prevenzione delle malattie, la medicina generale deve diventare una disciplina inserita nel corso di laurea. Come è avvenuto per gli infermieri, i Mmg devono diventare docenti in questi corsi e sono necessarie specifiche scuole di specializzazione. Nell' insegnamento di Medicina ciò comporta una rivoluzione, che potrebbe avvenire se si aumentasse il peso didattico e i posti per specializzandi di alcune discipline generalistiche (come appunto la medicina generale da istituirsi, ma anche la medicina di comunità, la medicina interna e la geriatria). Gli specialisti di organo e apparato, formati durante la specializzazione sui metodi di gestione della malattia singola, sono spesso inadatti ad affrontare i principali problemi assistenziali dell' Italia che invecchia: malattie croniche multiple nell' anziano, che vanno gestite in maniera coordinata e integrata da medici generalisti, come appunto i Mmg, gli internisti e i geriatri, capaci di una visione più globale su chi ha molte malattie e usa molti (troppi) farmaci inutili e talvolta dannosi. * Ematologo, già direttore scientifico del Policlinico di Milano.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 42

EAV: € 10.714 Lettori: 292.828 Argomento: Sanità nazionale

Regina Elena, nuovo allarme dei medici «No al ridimensionamento dell' ospedale»

LA POLEMICA Per ora hanno proclamato lo stato di agitazione, e chiedono l' intervento della Regione Lazio. Poi, se la situazione lo richiederà, non sono escluse iniziative più incisive. Sono furiosi i medici dell' Ifo Regina Elena e San Gallicano. Ieri, in un' affollata assemblea sindacale indetta da tutte le sigle nel centro congressi della struttura di Mostacciano, circa 150 camici bianchi, fatte salve le voci isolate di pochi colleghi, hanno detto «no» all' atto aziendale proposto dal direttore generale dell' Ifo, Francesco Ripa di Meana. I medici temono un declassamento dei due ospedali, fino anche a paventarne la chiusura. «Già nel 2015 c' era stato il ridimensionamento del Regina Elena a due soli dipartimenti e del San Gallicano a uno solo, a causa della riduzione di reparti clinici e di ricerca spiega un rappresentante del sindacato dei primari - Oggi i due Ircss pubblici, già in carenza di organico da anni, sono ulteriormente declassati con il nuovo atto aziendale. Nella lettera inviata dalla Regione Lazio si certifica l' abolizione della Uoc di chirurgia digestiva e il declassamento della Uoc di Neurochirurgia a struttura semplice. Inoltre si assiste all' istituzione di un dipartimento amministrativo pletorico per un ospedale ormai ridimensionato per numero di medici, infermieri, posti letto e servizi assistenziali». I medici denunciano che già oggi il San Gallicano, unico Irccs pubblico di dermatologia a livello nazionale, sviluppa la sua attività clinica e di ricerca con due sole strutture complesse, di cui una in attesa da anni di concorso. Il Regina Elena invece, a differenza di altri Irccs oncologici, sarebbe stato depotenziato per numero di strutture e nonostante ciò, affermano i sindacati «medici e sanitari continuano a prestare cure di avanguardia in tutti i campi oncologici». A Zingaretti chiedono un intervento correttivo, anche in considerazione della «grave situazione del Lazio» che

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso si trova «al primo posto fra tutte le Regioni italiane per mobilità passiva». «Migliaia di malati di cancro del Lazio sono fortemente svantaggiati rispetto a quelli delle altre Regioni del Nord e del Centro Italia conclude uno dei medici - A questi pazienti e alle loro famiglie, la Regione deve dare una risposta». «Siamo in forte rilancio e i dati lo confermano, crescono le prestazioni e gli investimenti», la replica dell' Ifo. Pier Paolo Filippi © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 29

EAV: € 37.084 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Sanità digitale Gli europei si aspettano molto di più

RUGGIERO CORCELLA Consoliamoci. Non siamo i soli ad arrancare sulla salita della sanità digitale. A dispetto delle impietose - e pur veritiere - analisi (anche nostrane) che ci vedono spesso fanalino di coda, gli altri Paesi europei non se la passano molto meglio. I milleduecento cittadini (dai 18 anni in su) e i 35 esperti intervistati nello studio Ipsos - Sopra Steria dal titolo «Digital healtcare journeys» da una parte condividono le stesse aspettative dei «pari» italiani sul digitale nel settore sanitario e dall' altra ne evidenziano le grandi criticità. Sei le realtà territoriali sotto la lente di ingrandimento: Belgio, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Spagna. In generale i cittadini europei ritengono che l' assistenza sanitaria dei rispettivi Paesi sia peggiorata negli ultimi dieci anni. I meno critici sono belgi e norvegesi. I più pessimisti, i britannici e i francesi. Grazie alla diffusione della cartella clinica elettronica (in inglese Emr, Electronic medical record, diverso dallo Ehr, Electronic health record che equivale al nostro Fascicolo sanitario elettronico), però, i dottori hanno ormai la possibilità di pensare al proprio intervento non in termini di «atto medico» puro e semplice ma di «percorso di cura». Questo perché la mole di dati del paziente disponibili consente una verifica più puntuale dell' efficacia delle terapie. Emerge dunque la consapevolezza che le istituzioni dei diversi Paesi debbano procedere a un ripensamento dei propri sistemi sanitari, con l' introduzione della digitalizzazione su larga scala e non in modo frammentato come accade oggi. Eccezione fatta per l' Emr, appunto (47% di soddisfazione) , secondo il campione esaminato nessuna delle soluzioni digitali messe in campo finora nei sei Paesi è da considerarsi sviluppata a sufficienza. Più del 70% degli intervistati dichiara di nutrire grandi speranze nell' utilizzo della stessa cartella clinica elettronica, così come nello scambio informatizzato di dati sanitari tra medici e tra questi e i pazienti, e nelle app per monitorare le malattie croniche. Oltre un interpellato su tre ritiene che la sanità digitale porterà miglioramenti consistenti non solo dal punto di vista della

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso prevenzione ma anche del monitoraggio delle malattie croniche, la qualità delle diagnosi e la tempestività delle cure. «Il cittadino europeo guarda al digitale con favore, quando si parla di salute, ma solo se gestito da professionisti di cui si possa fidare. Per questo, è dovere degli attori del settore garantire esperienza e soluzioni di altissimo livello», dice Stefania Pompili, amministratore delegato di Sopra Steria Italia. «La grande sfida del digitale è di proporre soluzioni innovative che semplifichino le procedure, ottimizzino i risultati e rendano efficienti le risorse, garantendo i più alti standard di sicurezza e ponendo la persona al centro, come obiettivo e non come mezzo». « I risultati dell' indagine sono in linea con quanto registriamo dal nostro osservatorio», commenta Elena Sini membro del Governing Council di Himms Europe e di Himms Italia, un network internazionale di professionisti della salute e dell' ICT (Information and Communications Technology) pubblici e privati,che promuove il miglioramento dei servizi sanitari attraverso l' applicazione di soluzioni digitali. «A mio avviso dalla survey emerge come la sanità digitale faccia fatica a progredire laddove manchi una forte strategia centralizzata. Realtà regionali possono dare vita a iniziative anche eccellenti, ma incapaci poi di fare sistema. Un altro tema fondamentale è l' interoperabilità delle soluzioni di sanità elettronica (cioè la capacità di «parlarsi» tra loro, ndr) . Nella recente Conferenza europea Himss a Helsinki, sono stati presentati diversi esempi concreti di interoperabilità tra i Paesi scandinavi, tra cui la ricetta elettronica tra Finlandia ed Estonia. E funzionano», conclude Sini.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 28

EAV: € 9.410 Lettori: 163.650 Argomento: Sanità nazionale

SESSO E MALATTIE Il grande tabù del preservativo

Maria Sorbi PREVENZIONE Maria Sorbi Solo un italiano su cinque usa il preservativo. E nemmeno sempre. Per di più, chi lo utilizza lo fa quasi esclusivamente per evitare gravidanze indesiderate e non per prevenire malattie a trasmissione sessuale. Purtroppo sull' argomento ci sono un' inconsapevolezza e una disinformazione dilaganti tra i giovani (e non). E nemmeno l' appello controcorrente di Papa Francesco («Usate il preservativo contro l' Aids») ha sortito effetti rilevanti. Fatto sta che, Hiv a parte, le infezioni che si possono trasmettere sotto le lenzuola in rapporti poco sicuri sono un' infinità. Spesso sono asintomatiche ma causano problemi molto gravi: dalla sterilità maschile alla morte del feto prima del parto. L' Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l' allarme e sollecita una prevenzione più capillare. Secondo l' ultimo bollettino, ogni giorno si verificano un milione di nuovi casi di malattie sessualmente trasmissibili (anche negli over 70). Significa 376 milioni di nuovi casi di quattro malattie in particolare, a volte contratte assieme: clamidia, gonorrea, tricomoniasi, sifilide. La tricomoniasi è causata da un' infezione trasmessa dai parassiti durante il sesso, mentre clamidia, sifilide e gonorrea sono infezioni batteriche. Ci sono poi altre infezioni che si possono passare tramite vie sessuali: papilloma virus, sarcoma di Kaposi, granuloma inguinale. Il monitoraggio di queste malattie è assolutamente difficile per la noncuranza dei soggetti che le contraggono: le visite dal medico, i test diagnostici e un minimo di prevenzione vengono continuamente rinviati, finché l' infezione ha già provocato danni irreparabili nel corpo. BASTEREBBE L' ANTIBIOTICO La tricominasi, che la stragrande maggioranza dei giovani non ha mai nemmeno sentito nominare, resta asintomatica nell' uomo. Nella donna invece può manifestarsi con perdite vaginali giallo-verdastre, maleodoranti, irritazione della vulva o una sintomatologia molto lieve. Diventa però più pericolosa se viene contratta in gravidanza, infatti potrebbe associarsi ad un aumento di eventi avversi, come la rottura prematura

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso delle membrane, il parto pre termine e un basso peso alla nascita nel bambino. Altra infezione molto diffusa è la clamidia, dovuta a un batterio che si potrebbe fermare semplicemente utilizzando il preservativo. Causa dolori al basso ventre, soprattutto durante il rapporto sessuale, infiammazione e ingrossamento dei linfonodi inguinali. Spesso per diagnosticarla basta un semplice tampone, in altri casi occorre un esame più approfondito da eseguire il laparoscopia ma è sufficiente una cura antibiotica per eliminarla. Idem per la sifilide che tuttavia, se non viene trattata adeguatamente, può causare danni al sistema nervoso e ai vasi arteriosi, disordine mentale e morte. Se ci fosse più attenzione nei controlli da parte dei soggetti a rischio, l' infezione sarebbe potenzialmente controllabile dai sistemi di sanità pubblica. Ma molti se ne accorgono tropo tardi e solo quando hanno contagiato altri partner. Risultato: i casi sono cresciuti del 400% negli ultimi vent' anni. LA SUPER GONORREA C' è invece una nuova malattia quasi impossibile da curare: la super gonorrea, cioè una versione di gonorrea resistente a ogni tipo di antibiotico in commercio. Il batterio in questione per crescere e riprodursi ha bisogno di un ambiente caldo e umido e gli organi genitali femminili e l' uretra (sia nella donna che nell' uomo) sono il luogo ideale. L' infezione può però svilupparsi anche in altre sedi: bocca, gola, occhi e retto. Se non trattata può avere conseguenze gravi: nelle donne può danneggiare le tube, causando infertilità, e aumentare il rischio di gravidanza extra uterina. Nell' uomo può arrivare a provocare l' epididimite, un' infiammazione che, se non trattata, può portare alla sterilità. Il primo caso di super gonorrea è stato isolato in Inghilterra. Il batterio ha colpito un uomo che poco tempo prima era stato in viaggio nel Sud Est asiatico. Nessun ciclo di antibiotici tradizionali è riuscito a sconfiggere la malattia. E persino gli antimicrobici di nuova generazione sono serviti. La Public health england ha quindi deciso di potenziare la sorveglianza per identificare e gestire i ceppi resistenti di infezione e aiutare a ridurne l' ulteriore diffusione. Ma questo la dice lunga su cosa sta accadendo e su quanto la superficialità e la disattenzione nei rapporti sessuali possa contribuire a far nascere nuove malattie o versioni più strong di quelle già esistenti.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 17

EAV: € 15.729 Lettori: 352.765 Argomento: Sanità nazionale

Sla, adesso il cervello si stimola anche a casa

FRANCESCA LOZITO PROGETTO DEL CAMPUS BIOMEDICO Pnostra speranza è che una stimolazione cerebrale transcranica prolungata possa avere una maggiore efficacia nel ridurre la progressione er la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) non esiste ancora una cura che porti alla guarigione, ma molto si fa per migliorare la qualità della vita di chi viene colpito dalla malattia. Come la tecnica di stimolazione cerebrale che, dopo un primo periodo in cui è stata portata avanti in ospedale, approda ora nelle case dei malati. Obiettivo: rallentare la progressione della degenerazione dei motoneuroni che sono i responsabili della Sla. Viene presentato per questo oggi il progetto pilota frutto della sinergia tra l' Università Campus Bio-Medico di Roma e l' Istituto Auxologico Italiano di Milano, e realizzato grazie al sostegno della «Fondazione 'Nicola Irti' per le opere di carità e di cultura». È il 2004 quando Vincenzo Di Lazzaro, direttore dell' unità operativa complessa di Neurologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, capisce che è possibile rallentare significativamente la progressione della Sla utilizzando tecniche di stimolazione magnetica cerebrale non invasiva. «Oggi - spiega il professore - abbiamo finalmente a disposizione un metodo per questa tecnica che i pazienti possono utilizzare facilmente a casa loro tutti i giorni. La della Sla». La ricerca verrà condotta tra Roma e Milano e coinvolgerà 40 pazienti in cui la Sla sta manifestando un avanzamento veloce. Per sei mesi verranno studiati i risultati di questa tecnica, l' elettroceutica, per capirne le potenzialità. «Con questa nuova sperimentazione - riprende Di Lazzaro - faremo per la prima volta il salto da una forma di stimolazione episodica in ospedale a una stimolazione protratta e prolungata che i pazienti potranno gestire autonomamente, venendo in ospedale solo per i controlli periodici». L' iniziativa sarà possibile realizzarla grazie alla collaborazione «tra enti privati e strutture sanitarie», come sottolinea Natalino Irti, presidente della Fondazione «Nicola Irti». L' età dei pazienti coinvolti nel progetto pilota è molto ampia, dai 18 ai 75 anni. Lo studio nasce davvero dalla convinzione che oggi occorra fare tutto il

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso possibile per questa malattia: «La Sla - dice infatti il professor Vincenzo Silani, ordinario di Neurologia all' Università degli Studi di Milano e direttore dell' unità operativa di neurologia e del laboratorio di ricerche di neuroscienze dell' Istituto Auxologico italiano - vive un momento molto speciale e intenso perché il livello di conoscenza relativo alle basi patologiche e genetiche della malattia si è incredibilmente arricchito negli ultimi anni con le nuove scoperte genetiche». Ma anche con «la definizione di inediti meccanismi di malattia - prosegue il luminare -, i test per i nuovi farmaci, la scoperta dei primi biomarcatori di malattia e, infine, l' utilizzo di cellule staminali ottenute dalla cute o dal sangue dello stesso paziente per studiare molecole di impiego clinico». In tutto questo l' Italia è in prima fila dunque non solo nell' assistenza ma anche nella ricerca, con studi che, conclude Silani: «Comprendono anche le prime terapie personalizzate per la correzione di difetti genetici: sia per il gene Sod1 che per il C9orf72. È dunque prevedibile una primavera terapeutica per una malattia fino a ora drammaticamente incurabile». RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione autorizzata Licenza Promopress ad uso esclusivo del destinatario Vietato qualsiasi altro uso 27/06/2019 Pagina 27

EAV: € 7.254 Argomento: Sanità nazionale Lettori: 725.830

Una rete per monitorare e sorvegliare i prematuri

Istituto Superiore di Sanità una rete per il riconoscimento, la diagnosi e l' intervento precoce sui disturbi dello sviluppo nel neonato pretermine e a rischio: è questo l' ultimo risultato della collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità (Iss), Società Italiana di Neonatologia (Sin) e Società Italiana di Neuropsichiatria dell' Infanzia e dell' Adolescenza (Sinpia). Info:www.iss.it .

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