I SEGNI E LA MEMORIA

1 Prefazione di Paola Turchelli 5

Il processo di lavoro di Giovanni Campagnoli e Marco Martinetti 7

I Segni, la Memoria, i luoghi, la storia di Mauro Begozzi 11

Considerazioni degli studenti di Alessandro Alliata e Massimo Pettinaroli 16 INDICE

Considerazioni di una docente di Anna Maria Brustia 17

La mappa del territorio 21

I Martiri della Resistenza a 24

Episodi di Resistenza ad Arona 26

La Resistenza a Gozzano 28

I Martiri della Resistenza a 30

Villa Marazza di Borgomanero 32

La strage di Castelletto Ticino 34

La strage di 36

I Martiri della Resistenza a Cressa 38

I Martiri della Resistenza a Suno 40

L’incendio della Cacciana 42

La Resistenza a 44

I Martiri della Resistenza a 46

I Martiri galliatesi della Resistenza 48

I Martiri della Resistenza a 50

L’eccidio di 52

Partigiani di 54

I Martiri della Resistenza di Bellinzago 56

La strage di San Marcello a 58

Ringraziamenti 60

2 3 …La dolce, terribile mano della dimenticanza getta la stessa bianca coltre di nebbia su quello che dovremmo portare per sempre con noi… intorno a noi tutto ci spinge a dimenticare e a persuaderci che la memoria non serve più a nulla attraversiamo il tempo che ci è destinato con pochi pesi, con pochi ricordi, con pochi libri e lasciamo la terra senza nessuna eredità alle spalle. Ma c’è invece una straordinaria “memoria sociale” che va custodita, tramandata, insegnata perché l’e- redità venga accolta. (da “L’armonia del mondo” di Pietro Citati).

E allora ecco che la memoria ci aiuta a guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci nella nostra identità, a radicarci nei suoi valori fondanti. Questa civiltà alla quale noi italiani abbiamo dato nel corso dei secoli uno straordinario contributo intel- lettuale e spirituale è fatta di umanità, rispetto per l’altro, fede nella ragione e nel diritto, solidarietà. Le prevaricazioni dei totalitarismi non sono riuscite a distruggere questi principi: essi sono risorti, più forti

PREFAZIONE che mai, sulle devastazioni della guerra; hanno cementato più forti che mai la volontà degli Europei di perseguire, uniti, obiettivi di pace e di progresso. Ma libertà, pace, progresso non sono parole consegnate alla storia come definitivamente acquisite. La democrazia è un regime politico esigente che giorno dopo giorno ci viene affidato e ci rende respon- sabili della vita del nostro paese. La ricchezza del sistema democratico sta proprio nella capacità che questo offre ad ogni cittadino di portare un contributo, perché nessun cittadino è inutile se l’organizza- zione della società recepisce ciò che è proprio di ogni persona. La partecipazione è il valore fondamen- tale perché è da questa che derivano la responsabilità e la solidarietà. Questo è il significato del progetto “I Segni e la Memoria”, affidato alla capacità dei nostri giovani di leg- gere la storia e di interpretarne l’attualità attraverso uno studio rigoroso dei documenti e delle testimo- nianze. A loro - che in questi anni hanno seriamente lavorato così come è ben documentato in questo volume - affidiamo, insieme ad un ringraziamento sincero, il compito di tenere viva l’eredità che hanno raccolto, e di farne motivo e ragione di impegno per il futuro.

Paola Turchelli Assessore all’istruzione Provincia di Novara

N

4 5 Un progetto che si articola su tre anni e coinvolge tanti soggetti diversi tra loro dà vita a processi di lavo- ro complessi, che si modificano nel tempo. Proviamo qui sinteticamente ad analizzarli, dando uno sguar- do dietro le quinte, al “making of” che ha permesso la realizzazione dei pannelli, esposti nel territorio novarese e in questa pubblicazione. L’idea iniziale è nata da una ricorrenza: 25 aprile 2005, 60° anniversario della Liberazione. Un modo vero per celebrare la memoria è trasmetterla a chi rischia di perderla, di riporre eventi così fondamentali nel dimenticatoio, confusi in mezzo a tanti altri fatti di una Storia percepita come molto lontana: da qui l’idea di coinvolgere attivamente i ragazzi delle Superiori in percorsi di ricerca, in cui fossero motivati a sape- re qualche cosa di più, soprattutto a rendersi conto di quanto eventi di sessant’anni prima fossero signi- ficativi anche per loro, dopo tutto questo tempo. Come fare? La prima intuizione è stata quella di confrontarsi con gli insegnanti, attori fondamentali per lavorare con gli studenti. Inizialmente ha preso forma l’ipotesi di ricerche diverse, motivate dai possibili molteplici inte- ressi dei ragazzi. Poi è emersa la necessità di curare le connessioni tra i lavori di tutti, in modo che ognu- DI LAVORO no potesse riconoscere il proprio contributo all’interno di un progetto articolato. Non solo. Occorreva fare in modo che l’attività di ricerca degli studenti fosse visibile e comunicabile, così che il territorio potesse rendersi conto dell’interesse dei giovani verso il loro passato e ciò che ha significato e signifi- ca. In questo modo sono nate le idee del sito e dei pannelli. Per garantire una comunicazione precisa e storicamente affidabile era necessaria una supervisione attenta ai contenuti: da qui il coinvolgimento nel progetto dell’Istituto Storico della Resistenza, sia come fonte di materiali informativi sia come garante della correttezza dei testi elaborati. I dettagli necessari a rendere il progetto ope- rativo sono stati definiti progressivamente. Anzitutto insieme agli insegnanti è stato indivi- duato un preciso oggetto di lavoro: i “segni” presenti sul territorio che ricordano episodi della Resistenza. Nel fare questa scelta si immaginava già l’avvio della ricerca con gli studenti: a muoverli sarebbe stata la curiosità di capire la storia che stava dietro quel monu- mento, quel cippo, quel nome su quella via,

IL PROCESSO luoghi visti e rivisti ma spesso senza soffermar- si, senza chiedersi cosa significassero. Definito l’oggetto occorreva esplicitare moda- lità di lavoro che garantissero buoni risultati: cioè una conoscenza effettiva da parte degli studenti del “segno” analizzato e della storia connessa, oltre ad un’esposizione capace di riassumere i dati raccolti. Con questo scopo sono stati ela- borati due tipi di strumenti: da un lato schede per la raccolta dei dati, utili per sistematizzarli; dall’altro una descrizione dei passaggi necessari per realizzare una ricerca efficace. Le schede di raccolta propo- ste sono state tre: la prima sulle caratteristiche del segno (monumento, cippo, ecc…), la seconda sulla toponomastica, la terza per le interviste a testimoni del periodo della Resistenza. Per quel che riguarda le diverse fasi della ricerca da parte degli studenti, le presenteremo tra poco, descrivendo come i grup- pi di ragazzi hanno effettivamente lavorato. L’individuazione dell’oggetto di lavoro ha permesso inoltre di chiarire meglio le caratteristiche degli stru-

6 7 menti di comunicazione: sono stati pensati i formati per i pannelli, sono state definite l’architettura del co sia notizie su eventi e persone coinvolte. sito, la veste grafica, le sezioni, le modalità di accesso ai vari materiali, coinvolgendo in queste operazio- Ogni gruppo ha operato raccogliendo questo materiale, provando a confrontarlo tanto per farsi una ni le risorse professionali necessarie. prima idea dell’accaduto, quanto per individuare quali informazioni erano mancanti, incomplete o poco Non restava che promuovere la partecipazione degli studenti. Per farlo sono state pensate due modali- chiare, così da orientare meglio la propria ricerca. L’insegnante di riferimento non solo ha sostenuto il tà: da un lato i loro stessi insegnanti hanno presentato in classe l’idea del progetto, spiegando i passag- gruppo nell’individuazione delle fonti e delle informazioni, ma ha anche chiarito eventuali dubbi fornen- gi necessari per realizzarlo e l’impegno richiesto; dall’altro, a segnalare la dimensione provinciale del do un inquadramento storico alle vicende che gli studenti incontravano. lavoro, è stata organizzata una riunione di presentazione ufficiale, chiedendo ai ragazzi interessati di Solo dopo questa fase di analisi il gruppo procedeva a stendere i testi che sarebbero stati resi pubblici. iscriversi al progetto, definendo il territorio di cui avrebbero voluto occuparsi. L’idea originaria era infat- Nel farlo doveva tenere in considerazione i formati predefiniti, in particolare per i pannelli, in modo che ti di costituire gruppi trasversali tra le scuole, composti da studenti frequentanti istituti diversi. la comunicazione potesse essere efficace e concisa. I testi, elaborati sotto la supervisione degli inse- Operati questi passaggi “I Segni e la Memoria” è entrato nel vivo, subito segnalando la difficoltà orga- gnanti e completati con immagini che potessero conferire maggiore efficacia alla presentazione, veni- nizzativa per gli insegnanti di seguire i “gruppi misti” appena descritti. Ciò ha comportato una ridefinizio- vano sottoposti alla validazione da parte dell’Istituto Storico della Resistenza: solo dopo questa trafila ne utile a semplificare il lavoro: ogni docente si è occupato degli allievi delle sue classi, con cui ovvia- potevano essere trasmessi al grafico per l’impaginazione in vista della pubblicazione sui pannelli. mente è stato più agevole tenere i contatti. Questa scelta ha reso indispensabile un coordinamento gene- Un percorso simile è stato seguito anche per i materiali da mettere sul sito, con un ulteriore sviluppo. DI LAVORO rale più attento, per evitare il rischio della frammentazione, soprattutto in Nel corso del progetto è emerso il grande interesse dei ragazzi per le interesse ai testimoni dell’epoca. vista della pubblicazione dei risultati delle ricerche. Si è pertanto deciso di creare in corso d’opera una sezione apposita del sito, volta a raccogliere le tra- Proviamo ora a vedere come gli studenti hanno organizzato il proprio lavo- scrizioni dei colloqui realizzati. ro, precisando che ogni gruppo ha seguito il canovaccio, pur con qualche L’impegno degli studenti non terminava con la stesura dei testi. Infatti la dimensione pubblica del pro- modifica. getto esigeva una presentazione dei risultati della ricerca alle comunità residenti nei comuni interessa- Il primo passo è stato la costituzione di piccoli gruppi. Il gruppo doveva deci- ti. Questa presentazione ha richiesto l’organizzazione di eventi ad hoc o l’istituzione di momenti dedica- dere di quale territorio occuparsi (in genere quello di residenza), confron- ti all’interno di occasioni già previste (come le commemorazioni per il 25 aprile). tandosi poi sulle informazioni già possedute (un monumento conosciuto, il Da un lato queste occasioni richiedevano un raccordo a livello istituzionale tra i soggetti interessati nome di un partigiano su una via, un testimone dell’epoca con cui esisteva- (Provincia, amministrazione comunale, associazioni); dall’altro gli studenti erano impegnati a preparare no già contatti). L’insegnante aiutava il gruppo a definire come muoversi e a una sintesi di quanto appreso durante la ricerca, sintesi che risultasse ben chiara all’uditorio presente. reperire le fonti da utilizzare. E’ stata una fase di non poco conto: i gruppi si sono impegnati a definire cosa dire, a dividersi le parti, Successivamente il gruppo provvedeva all’esplorazione del territorio, mira- preparando un breve discorso utile a superare qualche timidezza. L’esito è stato apprezzabile, non solo ta all’individuazione dei “segni”. Utilizzando la scheda di lavoro predisposta durante la presentazione vera e propria, ma anche subito dopo: in ogni paese gli studenti hanno potuto, gli studenti raggiungevano i luoghi interessati, osservavano il “segno” rac- al termine del momento istituzionale, chiacchierare con le persone intervenute, spesso partigiani o cogliendo le informazioni immediatamente coglibili, realizzavano fotografie parenti di partigiani, rendendo evidente il legame possibile tra le giovani generazioni e quegli avveni- da utilizzare per la presentazione. menti che hanno segnato la Storia del novarese e dell’Italia. Il contatto diretto con il “segno” era la scintilla da cui partire per la ricerca.

IL PROCESSO Infatti da qui iniziava la raccolta delle fonti, differente caso per caso. Fondamentale è stato il rapporto con i testi: quando possibile è stata incen- ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE Giovanni Campagnoli e Marco Martinetti tivata l’analisi di più pubblicazioni, così da stimolare il confronto, anche accostandosi a documenti dell’epoca. Si sono rivelate molto significative le interviste dirette ai testimoni: per gli studenti parlare direttamente con que- ste persone è stato un modo per superare una concezione “statica e lonta- na” della Storia, entrando in contatto con la quotidianità, riuscendo davve- ro a immaginarsi un mondo passato, diverso eppure parente di quello attua- le in cui vivono. Non a caso hanno suscitato particolare interesse le foto d’epoca, in quanto hanno permesso di vedere come erano “allora” luoghi “ora” piuttosto diversi, riconoscendoli e vedendoli sotto un’altra luce. Un’ulteriore fonte di informazioni è stata la ricerca negli archivi: presso La presentazione del pannello della memoria: 25 aprile a Romagnano Sesia quelli comunali sono state reperite indicazioni relative all’istituzione dei e a : “segni”, mentre quello dell’Istituto Storico ha fornito sia materiale fotografi-

8 9 La scelta di utilizzare i luoghi come strumento per “comunicare storia” non è, se si sviluppa un percorso scientificamente controllato, un mero pretesto, non significa “giocare alla storia”, ma può rappresenta- re un corretto modo di divulgare la conoscenza storica. La storia si è svolta sempre in luoghi determinati: ha percorso il tempo, ma anche investito un determi- nato spazio. E la città, il paese, la frazione in cui viviamo hanno sempre fatto parte della storia generale che impariamo sui manuali. Spetta a noi, contemporanei, scoprirlo, svelarne i segreti e il fascino nasco- sti. A partire da lì, dal luogo, è dunque possibile ricercare informazioni storiche che ci aiutano a compren- dere non solo i fatti in sé, quelli che si sono svolti, bensì i fenomeni generali, la “macrostoria”. Nel caso della Resistenza poi, mai avvenimenti della storia nazionale e internazionale sono stati così strettamente legati alla geografia fisica dei posti in cui si sono svolti. Oggi noi percepiamo quei luoghi e quegli itinerari con gli occhi del presente e fatichiamo non poco a comprendere il significato che essi hanno avuto nel passato. Ma se ci sforziamo un po’, se confrontiamo ciò che quotidianamente vediamo con altre fonti storiche ecco che gli stessi luoghi, gli stessi itinerari (anche se ormai totalmente diversi nel loro aspetto fisico) cominciano a parlarci, a comunicare. E que- sto è ancora più vero se teniamo conto, per quanto riguarda gli avvenimenti del Novecento, e particolar- mente per quelli riferiti alla Resistenza, che viviamo un tempo di passaggio, del passaggio obbligato dalla memoria alla storia. Le memorie di quegli eventi si chiudono, i testimoni inesorabilmente scompaiono. Tra non molto non avre- mo altro che le testimonianze raccolte in questi anni, magari salvate su qualche supporto magnetico o digitale. Non avremo più però il confronto e il contatto concreto e diretto con i protagonisti. Tutto passe- rà, se già non è successo, nelle mani della comunicazione storica. Occorre quindi che questa si attrezzi il più possibile per surrogare in qualche modo il formidabile apporto di conoscenza e di partecipazione emotiva che in questi anni le è venuto dai testimoni diretti. Nulla potrà sostituire il valore della testimonianza, ma salvare la memoria significa anche riuscire a far parlare i luoghi, muti custodi di vicende umane, salvaguardandone i segni che ci hanno lasciato. Da qui “I Segni e la Memoria”, il tema di questo triennale progetto, opera di giovani per altri giovani, che ora va concludendosi lasciando nuovi segni, nuove tracce e indizi per ulteriori ricerche, per ulteriori approfondimenti.

. Il visitatore attento o il viaggiatore distratto potranno trovare, disseminati qua è là sul territorio, brevi annotazioni su quanto avvenne nei nostri territori in quel periodo di oppressione e di lotta e in particola- re in sedici località della provincia di Novara: ad Arona, Barengo, Borgomanero, Borgo Ticino, Casalino, , Cressa, Fontaneto d'Agogna, , Gozzano, Granozzo con Monticello, Invorio, Meina, Novara, Romagnano Sesia, Suno (oltre a un sito web con altre schede) teatro di episodi tragici o gloriosi della nostra Resistenza. Sono trascorsi più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, da quella primavera del 1945 in cui, finalmente, dopo anni di dittatura fascista, guerre e lutti senza fine, un’occupazione feroce, distru- zioni, paure ed una resistenza tenace, capillare e gloriosa, anche gli Italiani poterono tornare a vedere la luce, riprendere a vivere e, liberamente, cercare di costruire il proprio futuro. Non deve stupire, dunque, che un così importante lasso di tempo non abbia spento l’interesse per quel periodo, snodo fondamentale della nostra storia collettiva e non deve nemmeno stupire che molti giova- I SEGNI, LA MEMORIA, LUOGHI, ni di oggi, a torto descritti come generazione senza passato e senza futuro, tornino a guardare con disin- canto, ma con impegno, a quegli anni e ai giovani di allora, per trovare radici e ragione di sé. Vale allora la pena di proporre qui, anche se necessariamente in forma sintetica, uno schema di riferi- mento generale sul contesto novarese entro il quale nacque, si sviluppò e, infine, vinse il movimento di LA STORIA

10 11 liberazione, oggetto della riflessione e del lavoro di ricerca dei ragazzi che si sono cimentati con il pro- più nota, numerosa e agguerrita brigata partigiana, comandata dal capitano Filippo Maria Beltrami, fu getto. distrutta nel suo intero livello di comando. In sede storiografica si è andata consolidando una ripartizione in fasi della storia della resistenza locale L’idea e il bisogno di avere un territorio come quello novarese sotto rigido controllo spinse le forze d’oc- e più precisamente in tre diversi periodi che ricalcano l’evoluzione e le caratteristiche del movimento cupazione e gli alleati fascisti ad un sempre maggiore dispendio di energie, di uomini e mezzi, per garan- stesso. Specularmente, anche se con alcuni scostamenti temporali, la stessa suddivisione si potrebbe tirsi un retroterra sicuro ove produrre, sottrarre, trasportare. Il tentativo di “pacificazione” si scontrò non proporre per quanto attiene all’occupazione nazista e alle caratteristiche del fascismo saloino. solo con un movimento partigiano in grado di superare le fasi più difficili e che di fatto rese impossibile La prima fase, convenzionalmente, riguarda il periodo che va dall’armistizio dell’8 settembre 1943 al feb- tale tentativo, ma anche con un movimento operaio che sabotò sistematicamente la produzione (centi- braio 1944, dall’arrivo di due battaglioni della prima divisione SS Leibstandarte “Adolf Hitler” alla batta- naia furono gli scioperi nelle maggiori fabbriche sia a nord che a sud della provincia) e una popolazione, glia di Megolo. L’occupazione militare, affidata a truppe d’elite della macchina militare nazista, si carat- soprattutto contadina, che supportò con ogni mezzo la resistenza e consentì al movimento armato, al di terizzò immediatamente per la durezza dell’impatto sul territorio e sulle popolazioni. Sopravvalutando la là di ogni adesione ideologica, di sopravvivere e muoversi nel territorio. possibilità di rivolte popolari e la presenza di forme organizzate di resistenza (specie da parte dei milita- La seconda fase, che va dalla primavera all’autunno del 1944, fu dunque caratterizzata da una sorpren- ri presenti numerosi nelle caserme e nelle zone di confine) il dispiego di forze fu notevole e le operazio- dente attività di guerriglia capace di contrastare in ogni zona l’apparato poliziesco e militare nazifasci- ni repentine. sta. Il movimento, grazie anche al sostanziale fallimento dei ripetuti bandi di richiamo della Repubblica Occupazione dei punti nevralgici del territorio, disarmo di tutti i militari e relativo invio nei campi di con- sociale italiana, andò ingrandendosi e organizzandosi in formazioni sempre più strutturate e operative. centramento (nella sola Novara furono circa diecimila), preparazione delle condizioni per il passaggio di Per la natura stessa di tali formazioni non è facile descriverne linearmente l’evoluzione, che fu assai tra- consegne alle forze di controllo di polizia e per la costituzione delle strutture politiche e organizzative del vagliata e a volte contraddittoria, eppure in tempi e modi diversi si costituirono ben tre divisioni garibal- neofascismo furono le direttrici e i compiti dei primi mesi dell’occupazione. dine in Valsesia (la “Fratelli Varalli” e la “Pajetta”) e nel Cusio-Ossola (la “Redi”), altrettante divisioni Il carattere oppressivo e intimidatorio volto a troncare sul nascere qualsiasi forma di opposizione è testi- autonome (la “Beltrami”, la “Valtoce” e la “Valdossola” ) sempre nel Verbano-Cusio-Ossola. Senza moniato dalla violenza delle operazioni: da un lato si sparò a vista su ogni sospetto, dall’altro si diede dimenticare la divisone “Mario Flaim” e la brigata “Perotti” nel Verbano, la brigata “Matteotti” in Ossola corso ad un rastrellamento precoce e senza pietà degli Ebrei presenti sul territorio (da qui la prima e più e le brigate al piano “Della Vecchia”, “Rabellotti” e “Campagnoli”. grave strage di israeliti avvenuta in Italia nel periodo). La zona era ritenuta, per i suoi impianti industria- Furono ancora gli scioperi nelle fabbriche ad aprire la seconda fase della resistenza nel marzo del ‘44. li, per le risorse agricole, per le linee di comunicazione interne ed internazionali, per le centrali idroelet- La convinzione dei nazifascisti di aver stroncato il “ribellismo”, ostentata dopo la morte di Beltrami e dei triche, di vitale importanza, adatta comunque a trasferirvi strategiche produzioni militari, lontane ma non suoi, si scontrò con l’evidente ripresa della guerriglia e con le ripetute manifestazioni di disobbedienza e troppo dai principali obiettivi dei bombardamenti alleati. Se il “bastone” della repressione fu durissimo, di resistenza civile. la “carota” dell’amministrazione si presentò inizialmente morbida: molta propaganda e un ripristino delle Dall’aprile al giugno 1944 lo sforzo repressivo si fece imponente e un grande rastrellamento puntò, da un strutture del fascismo basato più sui vecchi funzionari dello Stato che non sui militi del partito. Una situa- lato, verso la Valsesia e, dall’altro, verso il Verbano-Ossola. zione che durò pochi mesi e che volse ben presto verso la costruzione di uno stato di polizia assoluta- Nel primo caso fu un vero fallimento, tanto che a giugno la Valsesia fu liberata per oltre un mese dai par- mente asservito all’occupante. tigiani, mentre nel secondo, soprattutto in Valgrande, provocò una vera carneficina, con quasi trecento

. Se repentine furono le operazioni di controllo dei territori da parte nazifascista, altrettanto precoce fu il morti tra civili e combattenti. I crimini commessi in questo periodo furono numerosissimi ed hanno il pro- sorgere delle prime forme organizzate, sia politiche sia armate, di resistenza. Basti pensare che già nel prio simbolo nella fucilazione del 20 giugno a Fondotoce di 43 partigiani, ostaggi e prigionieri. cosiddetto periodo dei quarantacinque giorni di Badoglio, con il ritorno dal confino di fondamentali figu- Il carattere terroristico di simili azioni non sortì altro effetto che aumentare la distanza e l’odio fra oppres- re dell’antifascismo, risorsero o si costituirono quasi tutti i partiti politici (socialisti, comunisti, democri- si ed oppressori. L’estate del ’44, con i successi degli alleati su ogni fronte di guerra, sembrò agli Italiani stiani, azionisti, liberali) e fu dato vita a un Comitato di coordinamento (chiamato anche Giunta interpar- la stagione della definitiva liberazione e spinse il movimento partigiano ad agire in sostegno dello sforzo titi o Fronte nazionale dei cinque partiti) che fu la base su cui nacque, pochi giorni dopo l’8 settembre, il bellico. Il prezzo pagato fu altissimo: sotto le macerie dei terribili bombardamenti alleati, nei feroci primo Comitato di Liberazione Nazionale in provincia. Soldati e ufficiali sbandati, giovani della zona, anti- rastrellamenti, nei paesi bruciati, nei carri pieni di deportati destinati al mortale lavoro forzato o diretta- fascisti, studenti, donne, operai, comunque ed esclusivamente volontari, costituirono invece l’ossatura mente alle camere a gas, negli scontri armati le vittime si contarono a migliaia. delle prime “bande” armate, che fin dai primissimi giorni andarono costituendosi in diverse zone, soprat- Le retrovie sgombre di resistenti e sfruttate al massimo restarono però solo un miraggio: sempre più forze tutto nel retroterra montano delle cittadine del nord della provincia. dovettero essere impiegate sul cosiddetto “fronte interno”, sempre più violenza dovette essere usata per In Valsesia, nel Cusio e nell’Ossola i primi e più organizzati gruppi. Fragili nelle strutture, in una lotta da cercare di frenare l’attività dei resistenti. inventare giorno per giorno, incerte sulle finalità politiche della guerra, ma forti del sostegno concreto Di contro il movimento di liberazione scrisse in questo periodo alcune delle pagine più significative della I SEGNI, LA MEMORIA, LUOGHI, delle popolazioni, le prime formazioni partigiane scontarono fino in fondo i limiti di una situazione solo ini- propria storia: da un lato portandosi stabilmente in pianura, sulle linee di comunicazione ferroviarie e zialmente favorevole. Attaccate duramente non appena ebbero alzato il livello dello scontro furono stradali e a ridosso delle città, mentre dall’altro sperimentando concrete forme di autogoverno democra- costrette a soccombere. È il caso della prima insurrezione operaia e partigiana di Villadossola dell’8 tico in territori liberati dagli occupanti. novembre 1943, soffocata nel sangue e nelle deportazioni, ed è il caso della battaglia di Megolo in cui la Il fenomeno della “pianurizzazione” fu molto precoce e ottenne il duplice scopo di scoraggiare il nemi- LA STORIA

12 13 co, impedendogli qualsiasi controllo effettivo del territorio fuori dai presìdi e dalle fortificazioni, e di ras- sicurare le popolazioni sull’imminenza della liberazione. La costituzione di “zone libere”, come è il caso della cosiddetta “Repubblica partigiana dell’Ossola” servì invece non solo a vivere una breve, ma inten- sa stagione di libertà, bensì a mostrare al mondo le finalità di giustizia e riscatto, nonché le capacità di autogovernarsi democraticamente del popolo italiano. Con la caduta della Repubblica ossolana si chiuse anche la seconda fase della resistenza novarese. Ancora una volta la rioccupazione dell’Ossola non significò la sconfitta del movimento partigiano che seppe riorganizzarsi nel volgere di breve tempo. L’inverno alle porte, il “proclama Alexander” che invita- va i partigiani a sospendere ogni azione e la stagnazione della guerra, non sfaldarono ulteriormente la resistenza, che anzi, anche nei mesi più difficili e duri, continuò con azioni di guerriglia e sabotaggio. Continuò anche la stagione del sangue e del terrore nonostante i ripetuti cambiamenti ai vertici delle isti- tuzioni politico-militari della Repubblica sociale. Paradossalmente fu per i nazifascisti che la situazione divenne sempre più difficile: mentre a poco a poco le fila partigiane si ingrossarono e tornarono a essere esercito in grado di combattere battaglie sempre più importanti, la potente macchina repressiva subì un inesorabile sfaldamento. Fallì miseramente il ten- tativo di risolvere la propria crisi di legittimità con la violenza generalizzata e fallì ogni tentativo di spez- zare il sostegno popolare al movimento di resistenza. La terza e definitiva fase attraversa, dunque, l’inverno 1944-45 e porta alle operazioni della liberazione nella primavera del ’45. L’offensiva alleata sui diversi fronti spinse tutte le formazioni ad agire di concer- to. L’insurrezione era ormai alle porte: da tempo sia le forze militari che politiche avevano preparato i piani, anche per il “dopo”. Nell’alto novarese e nella bassa Valsesia, verso il capoluogo, si combattero- no battaglie decisive: le città insorsero e vennero liberate. Il piano insurrezionale fu modificato all’ultimo momento sì che le formazioni del Verbano, del Cusio e dell’Ossola si diressero verso Milano, mentre le formazioni della Valsesia, unitamente alle brigate al piano, ebbero il compito di liberare Novara e fermare le colonne tedesche e fasciste in ritirata. Queste colonne cercarono di ostacolare le operazioni di liberazione, di forzare i blocchi per dirigersi verso la Germania, minacciando e qualche volta attuando inutili stragi: si scontrarono però con la matu- rità politica e militare dei comandi partigiani che spinsero il nemico a desistere da ogni piano distruttivo.

. Le città furono salve, così come gli impianti industriali, le centrali elettriche, le principali vie di comuni- cazione. Se il passaggio dalla guerra alla pace, dalla dittatura alla democrazia, fu qui più che altrove meno trau- matico, il merito va dunque ascritto a una resistenza che da moto spontaneo di ribellione si trasformò via via in un cosciente movimento di liberazione, che combatté in condizioni difficilissime, iniziando a lotta- re quando ancora le sorti del conflitto non erano segnate, che ha sempre avuto presente il futuro, speri- mentando, quando non anche inventando, forme nuove di convivenza civile. Ha scritto Alberto Cavaglion: “la guerra partigiana non poteva essere che quella che è stata e non ha senso accusarla di non essere stata ciò che non poteva essere, o magnificarla per ciò che non può esse- re stata” (La resistenza spiegata a mia figlia, L’ancora del Mediterraneo, 2005). L’augurio e l’auspicio è che i giovani continuino a guardare con questo disincanto a quel periodo perché ancora capace di dare loro senso e speranza nel futuro. I SEGNI, LA MEMORIA, LUOGHI,

Mauro Begozzi Direttore Istituto Storico della resistenza e della società contemporanea del novarese e del Verbano Cusio Ossola LA STORIA

14 15 CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO “I SEGNI E LA MEMORIA” CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SUL PROGETTO “I SEGNI E LA MEMORIA” DA PARTE DEGLI STUDENTI DA PARTE DI UNA INSEGNANTE

Un aspetto importante del progetto “I Segni e la Memoria” è stato quello dei momenti pubblici della “con- Ho aderito con entusiasmo all’iniziativa proposta dall’Assessore all’Istruzione, Prof.sa Paola Turchelli, segna” ai sindaci dei pannelli che gli studenti avevano realizzato a scuola. subito all’avvio del progetto “I Segni e la Memoria” ed ho continuato a lavorare con le mie classi intor- Di seguito, si riporta la presentazione di due studenti preparata per l’incontro con il Sindaco e la comu- no alla sua realizzazione per tutto il triennio in cui esso si è protratto. Né credo che smetterò di far svi- nità di Gozzano, come elemento utile alla valutazione di questo progetto, da parte di due giovani par- luppare le ricerche avviate solo perché il progetto della Provincia si è concluso, anzi! tecipanti. In realtà sono convinta che lo studio della vicende locali connesse con la storia della Resistenza non La nostra classe ha partecipato al progetto promosso dall’Assessorato provinciale all’Istruzione “I Segni debba rimanere circoscritto nel tempo, né determinato solo dalle sollecitazioni di un ente territoriale e la Memoria". Abbiamo scelto di realizzare un pannello che parlasse della Resistenza a Gozzano e delle esterno alla scuola, come è avvenuto in questo caso, ma ritengo che debba costituire parte integran- persone che sono state uccise in quel periodo. te del curriculum dell’insegnamento della storia almeno negli istituti secondari di secondo grado, poi- Per farlo abbiamo ripreso i testi del fascicolo pubblicato dall’Amministrazione comunale nel 2005 ed in ché non si può costruire il proprio futuro senza avere la conoscenza del proprio passato: sarebbe come gettare un seme sull’asfalto o su di un terreno arido: la piantina certo forse riuscirebbe a nasce- seguito abbiamo ricercato in biblioteca le foto di quel periodo che testimoniavano i fatti dell'epoca a par- PROGETTO re e a crescere, ma avrebbe radici così superficiali che non le garantirebbero stabilità, equilibrio e tire dalla sfilata dei partigiani del 25 aprile 1945. sicurezza nè la stessa sopravvivenza. Così è per la conoscenza del proprio passato. Certo si può Abbiamo anche realizzato delle interviste a testimoni dell'epoca che sono pubblicate sul sito www.resi- sopravvivere o vegetare senza di esso, ma su quali basi e in quale misura si potrebbero compiere scel-

IL stenzanovarese.it. te critiche, autonome e responsabili per il proprio futuro? Sono nata dopo la seconda guerra mondiale e non ho vissuto il periodo della Resistenza, quindi non Gli elementi che ci hanno colpito durante le fasi di questo lavoro sono stati cinque: posso essere ritenuta una “nostalgica” o una “fanatica”. La mia formazione deriva sia dall’educazio- 1) la presenza a Gozzano della “petroliera”, un grande area con un enorme deposito di carburante che ne familiare ricevuta e dalla memoria conservata in famiglia di episodi drammatici risalenti al periodo in quell’epoca aveva un'importanza strategica; bellico, sia da una quantità di studi, ricerche su documenti e da un aggiornamento continuo, condotti 2) il fatto che la difesa della petroliera avesse giustificato addirittura la presenza a Gozzano di truppe autonomamente per scelta e sensibilità personale. La scuola superiore e l’università non sono stati occupanti tedesche; soggetti attivi nella formazione della mia coscienza storica; proprio per questo, forse, io ho cercato e 3) l'alto numero di caduti partigiani del nostro Comune e le torture che alcuni di loro hanno dovuto cerco di offrire ad allieve/i delle mie classi quelle informazioni e quei metodi di lavoro e di studio che subire; a me non sono stati forniti dalle istituzioni scolastiche che ho frequentato. 4) il fatto che i nomi delle persone uccise siano quelli delle famiglie di Gozzano ci richiama episodi di Il progetto proposto dalla Provincia, pertanto, ha costituito un’opportunità per affrontare con maggior violenza ed in generale di guerra proprio nel nostro Comune. Pensare che tutto ciò sia avvenuto solo determinazione e motivazione la conoscenza della storia recente del territorio novarese, dei conflitti sessant'anni fa, ci fa riflettere, così come il fatto di averlo “scoperto” solo di recente; militari, sociali, ideali che lo hanno lacerato, ma anche delle azioni di solidarietà che lo hanno attra- 5) al termine di questo lavoro, il fatto che alcune vie del paese portino i nomi di queste persone uccise versato, delle sofferenze che le persone hanno patito e delle scelte che hanno operato nel periodo ha acquisito per noi un nuovo significato, che rimanda sia al ricordo del passato, ma anche al gran- della seconda guerra mondiale e della Resistenza in particolare. de valore che pace, democrazia, benessere e legalità hanno oggi. Il fatto poi che il progetto fosse una iniziativa di un Ente istituzionale ha permesso di superare le diffi- coltà, per lo più burocratiche, connesse con l’accesso alle fonti ed ha, quindi, favorito la collaborazio- Realizzare questo lavoro ci ha molto interessato e vogliamo ringraziare per questo il nostro Liceo, la ne dei sindaci, che hanno ammesso studenti e studentesse alla consultazione dei documenti conser- Provincia e Vedogiovane che ci hanno permesso di poterlo fare, oltre alla Biblioteca di Gozzano, a vati negli archivi comunali dei paesi prescelti per condurre l’indagine. Giuseppe Ruga e Giuseppe Fusi per il materiale che ci hanno fornito. Vari sono gli aspetti interessanti e coinvolgenti previsti dal progetto, ma certamente il più rilevante consiste nell’applicazione del metodo di ricerca proprio della disciplina storica per dar conto dei nessi esistenti tra i segni presenti sul territorio e gli avvenimenti a cui essi rimandano. Alessandro Alliata e Massimo Pettinaroli, 15 anni Molto interessante è dunque apparso il lavoro eseguito sulle fonti, affiancando alla lettura di giornali Liceo linguistico europeo Don Bosco, Borgomanero. d’epoca e di saggi storici di carattere generale il reperimento e l’interpretazione di documenti origina- Gozzano, 23 maggio 2007 li, conservati negli archivi comunali o negli archivi privati di singole persone, documenti talvolta mai esaminati da alcuno. Altrettanto interessante è apparsa la ricostruzione storica condotta attraverso interviste a persone anziane, testimoni degli avvenimenti indagati, innanzitutto rivolte ai propri paren- ti, nonne/i, zie e zii, e poi a vicini di casa, agli abitanti del paese, al parroco, al sindaco, ecc. Il contat- to diretto con i testimoni, al di là della frammentarietà dei ricordi e delle notizie raccolte, ha reso più viva e coinvolgente la ricerca, tanto da far maturare nel tempo il dialogo tra generazioni diverse.

16 17 Non sono certo mancate le difficoltà per studentesse e studenti che hanno intrapreso un lavoro di per sè complesso e tortuoso anche per la/o stessa/o storica/o di professione. Le classi hanno comunque risposto positivamente all’invito a dedicare parte del loro tempo libero allo sviluppo del progetto e non è stato difficile lavorare con loro se non per il rispetto dei tempi di conse- gna dei lavori prodotti. La dilatazione dei tempi di lavoro è dovuta sia al fatto che la ricerca sui docu- menti richiede obiettivamente molta pazienza e molto tempo, e talvolta risulta frustrante perchè non produce risultati immediati, sia al suo svolgimento da parte di principianti inesperti, che necessitano di una guida e di continui incoraggiamenti. Ma, nonostante le difficoltà, alcuni studenti si sono talmente appassionati all’indagine intrapresa da continuare a lavorarvi autonomamente fino a giungere all’elaborazione di vere e proprie piccole pub- blicazioni da presentare all’esame di stato. Uno di loro è riuscito ad interessare l’Ente Comunale coin- volto negli avvenimenti descritti tanto da ottenere il sostegno ed il supporto per la stampa e la diffusio- ne dell’opuscolo fra la popolazione locale.

PROGETTO Certo il livello di motivazione e di interesse per l’indagine storica varia da persona a persona, ma la conclusione di una ricerca e la stesura della relazione sui documenti esaminati e sulle interviste svol- te, che si raggiunge quando il racconto acquista un senso compiuto, ha sempre ripagato della fatica IL sostenuta generando un senso di soddisfazione e di gratificazione per i risultati ottenuti e per le per- sone conosciute. Credo che il Liceo Classico costituisca un osservatorio privilegiato per valutare il grado di interesse e di motivazione di studentesse e studenti nei confronti della ricerca storica, in quanto nel triennio con- clusivo del corso di studi esse/i già posseggono un’abitudine allo studio, all’impegno ed all’approfon- dimento che generalmente facilita il compito di un/a docente. Forse anche per questo motivo, oltre che per la volontà dell’insegnante che li ha guidati, le classi del triennio della sezione D del Liceo Classico hanno continuato a sviluppare il progetto per l’intero triennio. Con questo non intendo affermare che l’intervento dell’insegnante sia inutile; anzi, se un/a docente vuole motivare i/le propri/e allievi/e ad affrontare questioni anche apparentemente estranee ai loro interessi immediati, deve innanzitutto essere motivata/o lei/lui stessa/o. Il suo ruolo quindi consiste non certo nel sostituirsi all’allieva/o nel condurre la ricerca, ma nell’illustrare il metodo di lavoro, nel- l’indicare i soggetti da interpellare e le vie da seguire per poter trovare le fonti necessarie a raggiun- gere lo scopo, nel chiedere conto sistematicamente dell’avanzamento della ricerca e delle difficoltà incontrate nel lavoro e infine proprio nel fornire un aiuto a superare le frustrazioni prodotte da una ricerca che a volte appare inutile e che non riesce ad approdare a risultati concreti. Il ruolo della/del docente è quello di una persona adulta che guida, tiene i contatti con le altre persone adulte coinvol- te nel lavoro per cercare di appianare gli ostacoli incontrati da allieve/i, affinché esse/i possano trar- re dal lavoro gratificazione e soddisfazione personale oltre che valide e nuove conoscenze.

Prof.sa Anna Maria Brustia Novara, 16 aprile 2008

18 19 IL PROGETTO “I SEGNI E LA MEMORIA”

In occasione del 60° anniversario del

25 aprile, l’Assessorato provinciale

all’Istruzione in collaborazione con

le Scuole Superiori, con l’Istituto

Storico della Resistenza e con

Vedogiovane, ha promosso un pro- TERRITORIO getto triennale per ricordare cosa

sia successo nel novarese tra l’au-

tunno del 1943 e la primavera del

1945. Ciò partendo dai segni che sul

territorio aiutano a fare memoria:

infatti la toponomastica, i cippi, le

targhe, le vecchie scritte sui muri,

oggi ci possono aiutare a ricordare.

Maggiori informazioni su questo pro-

LA DEL MAPPA getto sono disponibili sul sito

www.resistenzanovarese.it .

20 21 I Martiri della Resistenza a Meina

15-23 SETTEMBRE 1943: LA STRAGE DEGLI EBREI Cori e Vittorio Haim Krüger annunciò a COMUNE DI Meina è una ridente cittadina del lago Maggiore, confinan- Pompas. voce alta, perché MEINA te con Arona e sede, da tempo, di molte ville in cui perso- Quando il 15 settem- tutti gli ospiti aria- naggi importanti hanno trascorso in assoluta riservatezza i bre 1943 le SS si pre- ni sentissero, che ballato tutta la notte, forse per loro momenti di riposo, ma che è stata nel XIX secolo sentarono all’Hotel gli Ebrei presenti occultare il rumore degli spari che anche un centro industriale di una certa importanza. Meina, andarono a nell’albergo dove- Adriana Galliani, fidanzata di All’ingresso del paese, dove una volta sorgeva il porto, c’è colpo sicuro: qualcu- vano essere tra- Vittorio Haim Pompas disse poi di un albergo, oggi fatiscente, carico di tristi ricordi: quando no li aveva avvisati Targa nel Parco della fratellanza sferiti, per ordine avere udito in diversi momenti. di Meina, lungo la strada del Sempione ancora si chiamava “Hotel Meina” ed apparteneva alla della presenza di del comando delle Vittorio Haim Pompas insieme a famiglia Behar, nel 1943, divenne il luogo in cui fu compiu- Ebrei nell’albergo. SS di Baveno, in un campo di concentramento che distava Daniele Modiano e Raoul e Valerie ta una delle prime stragi di Ebrei civili in Italia. Non si trattava di 150-200 KM da Meina, che i “detenuti” sarebbero stati tra- Torres fu inserito nel terzo gruppo

L’Hotel Meina era un albergo di prima qualità: un giardino nazisti qualunque: L’imbarcadero di Meina sferiti con un’automobile privata a piccoli gruppi e che per portato verso Arona.

MEMORIA che dava sul lago, l’imbarcadero dei battelli proprio a due facevano parte della tutto il tempo del trasferimento degli Ebrei gli altri ospiti La destinazione dei “detenuti” fu chiara il mattino del 23 settembre. passi, come la strada statale, una sala da biliardo, una per divisione corazzata Leibstandarte “Adolf Hitler”, di ritorno dovevano restare nella sala da pranzo o, meglio, nelle loro Cippo commemorativo giocare a carte. Anche la cucina era ottima, tenuto conto dalla Russia, erano soldati spesso giovanissimi, spietati e camere, in modo da evitare qualunque contatto con loro. I degli Ebrei trucidati I Tedeschi avevano portato gli nel Parco della fratellanza di Meina del razionamento. Nel settembre del 1943 gli ospiti erano “specializzati nella strage all’ebreo”. primi quattro ad essere prelevati furono Marco ed Ester Ebrei poco distante, alla Casa un centinaio: da quando la Casa editrice Mondadori, a Dopo avere occupato l’Hotel, ordinarono a tutti gli ospiti di Mosseri, Lotte Froehlich, Vitale Cori. Cantoniera in località Pontecchio e dopo averli fucilati li avevano getta- causa dei bombardamenti, aveva trasferito gli uffici ad ritirarsi nelle loro camere e poi, individuati gli Ebrei, li por- Furono fatti salire su una camionetta, non su un’auto pri- ti nel lago con sassi legati al collo per impedirne il riaffioramento, che Arona, non erano pochi i dirigenti che vivevano nell’alber- tarono all’ultimo piano. vata, che rientrò in albergo all’una di notte: era passato puntualmente si verificò e permise agli abitanti di Meina di conoscere go. Con loro, alloggiavano all’Hotel Meina anche alcune Catturarono anche il proprietario e la sua famiglia, Ebrei, troppo tempo per un interrogatorio ad Arona, troppo la verità. famiglie di Ebrei greci fuggiti appena in tempo da ma turchi. Poiché i Behar ospitavano nella loro abitazione poco per un trasferimento nel fantomatico campo di con- Le SS allora raggiunsero i cadaveri con una barca e li colpirono con le Salonicco: la famiglia Fernandez Diaz, composta dal nonno meinese, villa Novecento, il console turco (la Turchia era in centramento. baionette per affondarli una volta per tutte. Per tutto il giorno i ragazzi Dino, da suo figlio Pierre, da sua moglie Liliana e da Jean, quel momento neutrale), questi intervenne per liberarli ed Il secondo gruppo scelto dalle SS era composto da due Fernandez Diaz restarono affacciati al terrazzo, chiedendo ai passanti, Robert e Brachette, i loro figli; la famiglia Mosseri, compo- essi, dopo avere pagato una penale in denaro per avere coppie di sposi: i Mosseri e i Fernandez Diaz. che cercavano di rassicurarli, notizie sui loro genitori. sta dai coniugi Marco ed Ester e dal figlio Giacomo Renato ospitato degli Ebrei, scamparono al massacro, pur dive- Allontanandosi, Marco e Liliana Fernandez Diaz abbrac- Alle 22 furono prelevati con il nonno: nessuno ebbe dubbi sulla loro sorte, e sua moglie Odette; infine, la famiglia Torres, composta nendone impotenti testimoni. ciarono i tre figli e il nonno. La camionetta, dopo averli cari- quando la camionetta partì verso Arona. dai coniugi Raoul e Valerie. L’occupazione dell’Hotel durò fino al 23 settembre, una set- cati, si allontanò in direzione di Arona. Alle tre del mattino La strage di Meina è uno degli episodi più terribili dell’occupazione nazi- Arrivava da Salonicco anche Daniele Modiano, mentre gli timana di agonia di cui tutto il paese fu in qualche modo del 23 settembre, le SS tornarono in albergo, dove si era sta in Italia, oltre che dei più ignorati. Nel 1968 ad Osnabrück fu celebra-

SEGNI Ealtri LA tre Ebrei vittime del razzismo nazista furono Lotte testimone: una strage che si differenziò dalla altre compiu- to un processo in cui i Behar si costituirono parte civile: due ufficiali furo- Froehlich, moglie dello scrittore Mario Mazzucchelli e due te sulle rive del Verbano (ad Arona, Baveno, Stresa, no condannati all’ergastolo, ma nel 1970 una sentenza della Corte supre- I dipendenti del negozio milanese di antiquariato del pro- Mergozzo, Orta, Pian Nava e Intra), per le quali si cercò la ma di Berlino cancellò tutto, perché i reati erano da considerare caduti in prietario dell’albergo, Alberto Behar, che si trovavano a massima segretezza. prescrizione. In Italia non s’è mai fatto un processo. Meina per caso, come aiutanti tuttofare nell’albergo: Vitale Gli ospiti dell’Hotel avevano molti amici a Meina e ad Nessuno ha pagato per quei sedici morti. Arona, che cercarono di mettersi in contatto con loro, di Ma c'è chi non ha dimenticato e da anni racconta la verità: "I giorni di mediare. Ad alcuni fu concesso un lasciapassare e potero- Meina hanno segnato nella mia vita - scrive Becky Behar - un trauma no incontrarli un’ultima volta, pranzare con loro, raccoglie- perenne: non sono più stata la stessa, perché non è il fatto di essere re confidenze, alcuni ricevettero anche gioielli e valori da sopravvissuto che ti può dare pace". mettere in salvo. Il 17 settembre il clima era così “disteso” Bibliografia di riferimento: che le SS più giovani giocarono con i ragazzi Fernandez Becky Behar, la strage dimenticata, Interlinea - 2003 Diaz. Il giorno seguente, un cupo silenzio e un tangibile Giorgio Bocca, Storia dell’Italia Partigiana, Enrico Massara, Antologia dell’Antifascismo e della Resistenza Novarese, nervosismo presero il posto del rumoroso via vai dei giorni Novara - 1984 precedenti. Marco Nozza, Hotel Meina - La prima strage di Ebrei in Italia, Mondadori - 1993 In tarda serata due individui cercarono di allontanare dal- Foto e testi a cura della classe V Chimici B - a.s. 2005-2006 l’albergo il proprietario, che fu salvato dall’intervento del vice console turco Dian Danish, che alloggiava in Hotel. Nei giorni successivi la situazione peggiorò. Il 22 fu vietato agli Ebrei di scendere al pianterreno e di passeggiare nel corridoio del quarto piano. Dovevano restare nelle loro Cippo commemorativo degli Ebrei trucidati I.T. LEONARDO DA VINCI L’albergo oggi. lungo la statale del Sempione, di fronte alla casa cantoniera, N camere e tenere le porte chiuse. Dopo cena, il capitano dove ci fu la strage BORGOMANERO ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 22 23 Episodi di Resistenza ad Arona

ARONA: 14 E 15 SETTEMBRE 1943 e vi è da presumere che Arona sia l’ultima tappa prima di COMUNE DI L’OPERAZIONE DEL CAPITANO SS KRÜGER affrontare il viaggio per la Svizzera, verso la salvezza. ARONA Caduti: Vittorio Angelo Cantoni Mamiani della Rovere, Ma sulla strada dei Modiano vi è Krüger "il biondo capita- Margherita Cohen, Carlo Elia Modiano, Giacomo Elia no dagli occhi azzurri e gelidi" che li sorprende all’Albergo La sparatoria verso la collina dà, per i fascisti, i suoi frutti. Viene infatti Modiano, Grazia Modiano, Irma Finzi ved. Cantoni, Mary Sempione, non ascolta le loro preghiere, non ha alcun uccisa una giovane donna, Angelina Franzetti, che per caso si trova sulla Modiano Bardavid, Clara Rakosi Kleinberger, Tiberio cenno di pietà. I tre fratelli Modiano e la giovane sposa di traiettoria di una delle tante raffiche di mitra sparate all’impazzata. Alessandro Rakosi. Giacomo sono caricati nel cellulare; e i loro bagagli sono "alleggeriti" di ogni oggetto di valore. LA BATTAGLIA DI ARONA - ARONA, 14 APRILE 1945 Il 14 settembre giungono ad Arona le SS La carovana si porta a villa Beretta e Piccoli dove risiedo- Caduti: Luigi Iorella, Renato Ferrari, Franco Giunta, Ezio Pirali, Gian Carlo dell’Hauptsturmführer Hans Walter Krüger, un pericoloso no i Rakosi, madre e figlio, di origine ungherese. Il Rakosi, Tiboni, Giuseppe Caramella, Giuseppe Guazzoni, Osvaldo Gemma, Angelo "cacciatore di teste". Sono minime le possibilità che un medico, tenta di convincere le SS dell’intrasportabilità Bugio, Giuseppe Nobile, Giovanni Bossetti, Rosa Stadera (civile), colpo vada a vuoto; gli elenchi forniti dai fascisti, con della madre, appena dimessa dall’ospedale e ancora Giuseppe Vallorio (civile), Renato Lanzini (civile), Stefano Salini (civile).

MEMORIA nome, cognome, provenienza e attuale residenza, riducono costretta a letto; fa presente che è figlio di un "ariano", ma le possibilità d’errori. nulla commuove i razzisti hitleriani. La brigata "Servadei", che ha mantenuto per lunghi mesi in costante allar- In questi giorni sono ospiti dell’Albergo Sempione di Arona Madre e figlio si uniscono, nel cellulare, ai Modiano. Gli me i presìdi Tedeschi e fascisti del Vergante, riceve l’ordine dal Comando i coniugi Giacomo e Maria Modiano (rispettivamente di 35 automezzi si dirigono, quindi, verso casa Penco, in via di attaccare il cosiddetto "Alcazar" di Arona, rifugio del nemico. e 20 anni) e i fratelli di Giacomo e Maria Modiano (rispetti- Milano. La moglie del fotografo Penco, Margherita Cohen, Era la sera del 13 aprile 1945: i partigiani della "Servadei" scendono dai vamente di 32 e 25 anni). I Modiano provengono da Milano è ebrea; le SS la strappano dalle braccia della figlia dicias- diversi colli, sovrastanti la bella cittadina che sorge sulla riva del Lago settenne, Eugenia, e la caricano Maggiore. L’ordine di attaccare giunse alle 5.30 del 14 aprile. Un inferno! sul furgone. Ma i partigiani avanzano decisamente verso il centro cittadino. Il viaggio continua: gli automezzi I fascisti, battuti ovunque, si ritirano verso la caserma. Quando già si sta si fermano, ancora una volta, passare una camionetta con sette o otto SS e tre civili: un profilando il successo dell’azione, una decina di tedeschi, con bandiera dinanzi alla villa Cantoni per pre- uomo, una donna e una ragazza… Li seguo in auto fino alla bianca, chiede di parlamentare. levare il Conte Vittorio Cantoni salita Testa, a dieci chilometri da Arona. S’inoltrano nel Ai partigiani che si presentano al colloquio, i nazisti propongono di con- Mamiani della Rovere. Fallisce bosco a piedi, io vado dietro strisciando fra i cespugli. tinuare il combattimento contro i fascisti: i Tedeschi non avrebbero oppo- sorprendentemente la cattura del Si è fatto buio, posso sentili ma non vederli. Odo una SS sto resistenza. L’inganno è palese e il comando partigiano non accetta le comandante Federico Jarach, già sghignazzare e dire in italiano "Brava mamma, tua figlia condizioni. presidente dell’Unione Comunità molto buona" e capisco che hanno aggredito la ragazza. La battaglia riprende con maggior accanimento, ma di nuovo in via

SEGNI E LA Israelitiche. Federico Jarach, Poi, ci sono delle raffiche di mitra…>. Nei dieci giorni di Paleocapa si presenta una pattuglia tedesca sventolando bandiera bian- preavvisato del sopraggiungere permanenza delle SS ad Arona accadono numerosi casi di ca. I partigiani cessaono immediatamente il fuoco e il gruppo dei parla- I delle SS, con una barca riesce a aggressioni e di violenza. mentari avanza verso i Tedeschi. La pattuglia tedesca si trae allora da guadagnare la riva lombarda del una parte e da una viuzza sbuca una camionetta da cui cominciano a lago Maggiore. ARONA 1 OTTOBRE 1944 - SPARANO A CASACCIO mitragliare i partigiani ormai allo scoperto A segnalare tempestivamente Caduto: Franzetti Angelini Intanto, ai tedeschi giungono rinforzi dai presidi vicini e le sorti si capo- l’arrivo delle SS e delle loro inten- volgono nonostante il coraggio e l’impeto dei valorosi garibaldini della zioni è l’avv. Carlo Torelli, commis- Quando le ombre fanno paura si spara all’impazzata e … si "Servadei", costretti a spezzare l’accerchiamento dei gruppi nemici pro- sario prefettizio. Oltre alla famiglia uccide. È il 1 ottobre del ‘44, e per le vie di Arona si snoda venienti dall’esterno. Perdono la vita nella battaglia 12 giovani partigiani dell’industriale lombardo, coman- un corteo funebre che segue le bare di alcuni "camerati". e 4 civili antifascisti. dante Jarach, riescono a sfuggire I Fascisti hanno paura, temono l’attacco dei partigiani; dal- Oltre settemila persone, il 16 aprile, seguono i feretri dei caduti nella alla cattura altri Ebrei e fra costo- l’una e dall’altra parte del corteo vi è la Milizia che fa da Battaglia di Arona. ro il commediografo Sem Benelli scorta con mitra "pronti per l’uso". e moglie, i coniugi milanesi Si raggiunge il Cimitero e, mentre i Sacerdoti recitano le pre- Fonte: www.anpi.it Veneziani, il commediografo ghiere per i defunti, alcuni giovani militi si mettono a sparac- Sabatino Lopez. chiare verso la collina; che cosa hanno visto?... alcune Oltre a questi fatti, nei quali i nomi ombre scambiate, ovviamente, per partigiani pronti all’as- sono conosciuti, vi è una testimo- salto. La funzione religiosa viene interrotta e l’Arciprete, nianza del maresciallo dei carabi- con gli altri Sacerdoti, viene tradotto all’albergo Milano Il Capitano Bruno, durante una pausa della Battaglia di Arona. nieri che al processo dichiara: (per gli aronesi "Alcazar" perché trasformato in fortino

N <... una sera di settembre vedo dalla X Mas). ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 24 25 La Resistenza a Gozzano

LA RESISTENZA A GOZZANO due partigiani (Bagnetti e COMUNE DI In quegli anni Gozzano è sede di un deposito Bocchinelli), mentre un terzo, ferito, GOZZANO militare di carburanti (il più importante dell’Italia (Carlo Rolando di Novara) viene settentrionale): a custodirlo vi è un presidio di portato nel presidio tedesco (la fanteria comandato dal maggiore Poletti, che Petroliera) ed alla sera ucciso. Poi parteciperà poi alla Resistenza in collegamento sarà sepolto nel cimitero di con Moscatelli. Gozzano. Alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943, al Improvvisa, nei primi giorni di grido di “tutti a casa” i militari abbandonano la maggio, una notizia luttuosa: il Petroliera che si trova sguarnita. giorno 9, a Forno, in Valstrona Subito arrivano i civili a prendere il prezioso carbu- muore Aurelio Godi: i fascisti rante, mentre il 20 arrivano i Tedeschi, ponendo subi- della Tagliamento hanno attac-

MEMORIA to un reparto a presidio. Così Gozzano diventa un cato la casa utilizzata come paese occupato e lo sarà fino alla Liberazione. ospedaletto partigiano ed La pubblicazione curata A fine settembre anche a Gozzano si viene a cono- dall’Amministrazione Comunale Aurelio, affacciatosi alla fine- scenza della strage nazista di Ebrei a Meina, episodio in occasione del 60° stra, viene colpito a morte. Gli della Liberazione che desta grande impressione ed orrore. Già in otto- altri otto, compresi i medici bre-novembre circolano le voci sul capitano Filippo Maria curanti, vengono catturati e fucilati nella piazzetta. Beltrami, a capo di una formazione partigiana sopra Verso maggio i Tedeschi vengono sostituiti da una forza Omega. A febbraio 1944 suscita grande dolore la notizia fascista. A metà giugno un cartello viene posto al passag- della sua morte con altri undici partigiani, in combattimen- gio a livello della stazione, vi è scritto: “Attenzione perico- to contro i Tedeschi a Megolo, frazione di Pieve Vergonte: lo di bande”. Così i repubblichini dichiarano di non essere tutto sembra finito. È il 13 febbraio. padroni della situazione.

Il 23 marzo si ha notizia di un combattimento a Prerro, fra- Intanto la guerra per i nazifascisti va male, è caduta anche 25 Aprile 1945: l’entrata dei partigiani a Gozzano zione di : un gruppetto di partigiani di Beltrami viene Firenze. Nella seconda metà di agosto, il giorno 24, un attaccato dai Tedeschi di Gozzano: restano sul terreno automezzo della polizia fascista giunge in paese ed i militi parco di via Beltrami, controllano solo il centro del paese; giani a ritirarsi. Godio, ferito gravemente, viene portato a Gozzano e iniziano un rastrellamento. Hanno i nomi di persone da sono al di fuori le periferie, le cui case accolgono sovente “finito” nell’attuale piazza Matteotti (nessuna pietà per i feriti, come per portare in carcere a Novara come ostaggi: due dei ricer- Carlo Rolando).

SEGNI E LA e volentieri gruppi di partigiani. cati riescono a fuggire alla cattura, sono Mario Vercelli, A metà ottobre un attacco partigiano riesce a penetrare Il presidio repubblichino viene tolto e a sostituirlo arriva un distacca- noto antifascista, e Giuseppe Bertolotti, capitano dei I sino alle scuole elementari e a far bottino di viveri dopo un mento di Tedeschi territoriali: ormai il deposito di carburanti è quasi Carabinieri, ma vengono catturate le loro mogli. In tutto aspro scontro. A novembre altri lutti: l’ing. Mario Motta, vuoto. A marzo una raffica di mitra uccide uno di questi Tedeschi, di una dozzina di persone. Immediatamente si interessa collaboratore della Resistenza sin dal suo sorgere, con guardia nei pressi di piazza Ardicini: a colpirlo sono i partigiani del bat- Padre Raverta, gesuita, perché i partigiani garibaldini non Beltrami, viene arrestato e a sera rilasciato: mentre è sulla taglione G. Creola della divisione Valtoce. si muovano, altrimenti gli ostaggi sarebbero in fin di vita. strada del ritorno a casa viene massacrato nei pressi della Il 24 aprile 1945 i partigiani scendono in tutto il Cusio e l’Ossola. Omegna Nulla accade e pochi giorni dopo gli ostaggi tornano alle strada che dalla statale porta a Bolzano, da quelli della accoglie festante la divisone Filppo Maria Beltrami: sono quelli del loro case. Folgore. “Capitano”, comandati da Bruno Rutto. Il 6 settembre 1944 scendono i partigiani, il presidio fasci- Giuseppe Fava ad Orta incontra un gruppo di partigiani: Anche Gozzano rivede i partigiani: sono gli “azzurri” del “B. Creola”. sta è stato ritirato. Giorni di grande festa, è tutto un altro fiducioso di poter proseguire, mostra la sua tessera del Dal Sud, dove si era recato in missione, giunge anche Aminta Migliari, il vivere. Ma il 12 tuona il cannone del carro armato dei Servizio Informazioni comandato da Aminta Migliari comandante “Giorgio”, il capo del Servizio Informazioni che aveva bene fascisti della Folgore: i partigiani non possono resistere e “Giorgio”, ma sono fascisti travestiti. Catturato e portato a operato per tanti mesi in paese. si ritirano. Nell’entrare in paese, sulla strada di Briga Novara, viene torturato sino a morire. Il suo cadavere sarà Novarese, viene ucciso Giovanni Bui (non ha sentito l’alt). Fonte: 60° Anniversario della Liberazione a Gozzano, poi gettato nell’Agogna. Successivamente recuperato, viene Entrano i fascisti ed occupano un deserto: portoni e fine- Amministrazione Comunale, 2005 sepolto al cimitero di Gozzano. stre sbarrate, non un cane per le strade, gli uomini validi Così trascorre l’inverno, mentre la lotta partigiana si fa sono fuggiti nei paesi attorno e nelle vigne, dove si è più sempre più dura. Viene ucciso Vittorio Godio, mentre con liberi, non vi sono posti di blocco, permessi di lavoro, raf- Partigiani di Gozzano. altri due compagni attacca, sulla statale tra Baraggia e Da sinistra: Renato Filippini, Giorgio Paracchini fiche di mitra. Borgomanero, un automezzo degli uomini della Folgore. e Giuseppe Ruga; Da notare che i posti di blocco situati in via per Arona, al seduto: Paolo Loretti Questi, superiori per volume di fuoco, costringono i parti- N Purton, in via Gentile (angolo via 1° maggio) ed all’attuale ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 26 27 I Martiri della Resistenza a Borgomanero

I SEI MARTIRI OPERAI DELLA SIAI MARCHETTI dello stabilimento di un drappello forse composto da nazi- COMUNE DI La lapide che si trova nei pressi del cancello d’entrata sti e militi della Rsi, che addirittura si sarebbero travestiti BORGOMANERO della ex SIAI Marchetti, oggi “Mecaer”, in Borgomanero, da operai; da qui lo scontro, con il fermo e la fucilazione. raccoglie le storie, differenti, di sei persone morte all’inter- Da considerare a parte il caso di Ottavio Grossini. si fanno passare per partigiani e ucciso per non aver dato loro le infor- no dello stabilimento. L’Antologia fa riferimento a uno sciopero bianco interno mazioni che chiedevano. Casi di sacrifici comunque legati da un tragico filo rosso allo stabilimento SIAI del 10 giugno 1944. Verso le 10,30 gli Un’altra ipotesi è che abbia commesso l’errore di muoversi con troppa che è quello di una morte troppo facile da incontrare, operai si accingono a riprendere il lavoro. precipitazione verso un gruppo di persone armate e che queste ne quando si vive in un clima di terrore, sopraffazione e Giungono sul posto alcuni militari Tedeschi, che già aveva- abbiano frainteso le intenzioni freddandolo con una raffica. guerra. no dato segni di intemperanza e sparato raffiche intimida- Queste storie, come ricordato in precedenza, sono oggi tristemente I primi quattro nomi che compaiono sulla stele sono quelli torie all’esterno della fabbrica. A questo punto viene ferito racchiuse nel marmo di una lapide bianca ai bordi del cortile di una di Carlo Platini, Carluccio Boriolo, Mario Gualini e a una gamba l’operaio Ottavio Grossini, “il quale - si legge fabbrica che ha visto trascorrere gli anni violenti e ingiusti della Giancarlo Maggi. Per loro l’Antologia dell’Antifascismo e - decedeva all’ospedale di Borgomanero alle ore 12”. repressione nazifascista.

MEMORIA della Resistenza Novarese di Enrico Massara, parla espli- Preziosa pure in questo caso la ricostruzione, anche se La visita a questo cippo è un modo per non dimenticare il contributo citamente di “un’azione di sabotaggio nello stabilimento parziale, della citata testimone, che parla di una fuga del degli operai alla lotta di liberazione. SIAI (Società Idrovolanti Alta Italia) di Borgomanero” nella Grossini, spaventato dalla presenza delle SS. quale “vengono sorpresi da una pattuglia nazista e fucilati Lo stesso viene inseguito e ferito in un viottolo laterale alla immediatamente sul posto” il 25 luglio 1944. Vi sono alcuni recinzione dello stabile. particolari sul giorno dell’esecuzione che differiscono tra Interrogato, viene poi rilasciato e in un secondo tempo La pena di morte in vigore anche a Borgomanero durante la resistenza, quelli riportati sulla lapide e quelli della documentazione accompagnato in ospedale dove però giunge ormai dis- introdotta dalle leggi nazifasciste. ufficiale; la differenza potrebbe essere imputata a un sem- plice errore di trascrizione. sanguato e lì decede. Una testimonianza raccolta dalla viva voce di una ex ope- Per Ettore Sacco, ex carabiniere e guardia giurata all’in- raia dello stesso stabilimento conferma invece la realtà del terno della SIAI Marchetti, le notizie sono ancora più sabotaggio, svelandone alcuni particolari. Probabilmente il frammentarie. Muore nella notte del 19 agosto 1944; gruppo dei quattro attivisti partigiani (tutti membri di forma- forse viene tratto in inganno da un gruppo di fascisti che zioni quali la 82° Brigata Osella o la 81° Brigata Loss) cado- no in un’imboscata preparata grazie a un’informazione La lapide all’interno dello stabilimento della Siai Marchetti (oggi Mecaer), in via Arona 46 a Borgomanero passata alle SS dalla sede centrale SIAI di Sesto Calende.

SEGNI EL’intervento LA della pattuglia in cerca di carburante sembra sia stato appunto preceduto dall’appostamento all’interno I

In queste foto: manifestazioni per la liberazione dai nazifascisti, il 25 aprile 1945 in Piazza Martiri a Borgomanero.

N ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 28 29 Villa Marazza di Borgomanero

IL PRESIDIO DI VILLA MARAZZA, "LA VILLA TRISTE" COMUNE DI Il 29 novembre 1944 il presidio delle truppe repubblichine di BOROMANERO Borgomanero venne trasferito dalle scuole di via Dante alla Villa Bonola (oggi Marazza). Fu una scelta strategica: la Villa in centro città risultava più isolata, di minori dimen- LA FIGURA DI ACHILLE MARAZZA sioni e quindi meglio controllabile. "Villa Bonola divenne il Achille Marazza (nella foto) incominciò la sua covo della prepotenza fascista e cambiò il suo nome in carriera di attivista politico come vice presi- Villa inferno". Si ricordano tutte le migliorie a livello di forti- dente della FUCI (Federazione Universitaria ficazioni militari apportate all'edificio e al parco. Postazioni Cattolica Italiana) nel 1914. Divenne poi mem- di mitragliatrici e cannoncini; filo spinato sulla recinzione bro del Partito Popolare Italiano e si candidò ed un appostamento persino in una cappelletta per non alle elezioni comunali di Borgomanero del 1920, lasciare un centimetro scoperto. I "folgorini" presero pos- risultando eletto come consigliere comunale. Si candidò alle ele-

MEMORIA sesso anche degli appartamenti della Villa. Il primo piano zioni provinciali del 1923 in opposizione al montare delle violenze venne adibito a residenza della milizia, semplici repubbli- fasciste sul territorio. chini ed ufficiali. Il piano terreno venne utilizzato come Nel 1942 la chiamata alle armi e la partenza per la Jugoslavia. Nel Nelle immagini sono evidenti le macerie dei bombardamenti, deposito-carcere; stanzoni di magazzino con poca paglia le formazioni partigiane che liberano il presidio fascista 1943 il rientro in Italia e l’adesione alla Resistenza come dirigente per terra su cui si dovevano stendere gli arrestati in attesa presso la Villa e la folla che attende fuori. della Democrazia Cristiana in clandestinità. dei tremendi interrogatori o delle sevizie comminate spes- Seguì l’ingresso per la DC nel CLNAI (Comitato di Liberazione so a caso. Era possibile infatti che dopo qualche festino Nazionale per l’Alta Italia). Alla fine della Seconda Guerra notturno (donne e alcol non mancavano…) i "folgorini" Mondiale ricoprì la carica di Sottosegretario alla Pubblica finissero la nottata con qualche violenza su chi si trovava lì Istruzione nel Ministero Parri e nel primo Governo De Gasperi. rinchiuso. Un soggetto in particolare viene ricordato con Nel 1946 fu Sottosegretario alla Giustizia nel secondo Governo De ribrezzo: Gasperi ed infine, nel 1950, Ministro del Lavoro nel sesto Governo "Quante volte i prigionieri si saranno guardati smarriti, sen- De Gasperi. tendo i passi pesanti di Nando il boia che si avvicinava alla porta del loro carcere! Questo figuro faceva rabbrividire al solo guardarlo; alto e grosso come un colosso, dal viso spaventosamente defor-

SEGNI Emato LA e dalla voce rauca, non esitava a sparare nei pubbli- Era la prova generale della Liberazione: mercoledì 25 apri- ci locali o mettere la gente al muro per divertirsi e far ride- le 1945 alcuni grossi camion si fermarono davanti ai can- I re i folgorini che lo bazzicavano". celli di Villa Marazza per caricare i fascisti che si erano bombe esplosive e mitragliamento continuato senza inter- Nonostante le misure di sicurezza la Villa fu ripetutamente arresi alle truppe partigiane. Il lieto fine di una storia triste. ruzione per 18 minuti, per dare tempo ai patrioti già appo- interessata da rapide azioni di disturbo; sino ad arrivare Fonte: "Stella Alpina", 24 febbraio 1946 (articolo di Wanda Barcellini) stati a circa due chilometri di raggiungere la città”. Le cose all'attacco congiunto con l'aviazione alleata di domenica non andarono così. Gli aerei arrivarono in ritardo rispetto al 22 aprile 1945. LA BATTAGLIA DI BORGOMANERO: previsto, fecero solo una rapidissima incursione e sgan- DOMENICA 22 APRILE 1945 ciarono pochissime bombe che, anche a causa del forte La “Battaglia di Borgomanero” venne organizzata per l’e- vento, finirono fuori bersaglio, lasciando intatto il Presidio spugnazione del presidio fascista in città, all’interno di e danneggiando soltanto parte della recinzione e alcuni quella che oggi è Villa Marazza (allora Villa Bonola). In par- caseggiati nei pressi della Villa. ticolare si può fare riferimento a due diverse fonti. Una è Il Le forze partigiane decisero a quel punto di non attaccare; Monte Rosa è sceso a Milano, di Secchia e Moscatelli; l’al- il piano era fallito ed un attacco senza adeguata copertura tra sono le personali testimonianze descritte nel libro del sarebbe costato troppo in numero di vite umane. Non man- dottor De Francesco (o “Piccinino”) di Borgomanero. carono comunque gli scontri in città e negli immediati din- La presa di Villa Marazza era stata pensata come una sorta torni. In quella domenica lo scenario era quello di un sur- di esperimento di collaborazione tra le forze partigiane e reale silenzio rotto solo dal sibilo del vento e dal rumore dei l’aviazione alleata anglo-americana. motori degli aerei; sulle colline e dentro le vie cittadine pat- Il piano prevedeva l’intervento di “quattro caccia bombar- tuglie partigiane, scese in massa per sferrare l’attacco dieri alleati per impedire ai fascisti uso cannoni e lancia- contro contingenti di repubblichini e Tedeschi che si appo-

N fiamme. Aerei devono attaccare Villa Bonola con lancio di stavano in diversi punti della città. ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 30 31 La Strage di Castelletto Ticino

L'ultima lettera del partigiano Sergio Gamarra “Tom” alla COMUNE DI famiglia, una delle pochissime degli antifascisti novaresi CASTELLETTO TICINO condannati a morte. CHE IMPORTA SE CI CHIAMAN BANDITI, una serie di scariche di mitra si abbatte sui cinque che gridano “Viva IL POPOLO CONOSCE I SUOI FIGLI “Cara Mamma, l’Italia, viva i partigiani”: sono Luigi Barbieri, 44 anni, di Vigevano, Teresio oggi è giunta la mia ultima ora, ma non importa di Clari, 30 anni, di Torino, Ernesto Colombo, 18 anni, di Milano, Sergio Portiamo l'Italia nel cuore, morire. Gamarra, 19 anni, di Invorio, Luciano Lagno, 23 anni, di . abbiamo il moschetto alla mano, Perdonami se ho mancato, se sono andato via senza il L'esecuzione avviene a raffiche di tuo permesso, ma muoio contento come un buon cri- a morte il tedesco invasore, mitra isolate, in modo che le vittime stiano e un vero Italiano. ché noi vogliamo la libertà. debbano assistere alla fine di chi li Salutami tutti gli amici e parenti e vicini non stare arrabbiata con nessuno. precedeva. A morte il fascio repubblican, Ricevi un grosso bacio, ai fratellini e alla zia Nene. L’Ungarelli finisce a colpi d’arma da a morte il fascio, siam partigian. 1° Maggio 1945, il capitano Bruno entra a Castelletto MEMORIA Tuo per sempre. fuoco sul viso Barbieri, che aveva A morte il fascio repubblichin, Sergio” chiesto di essere colpito al cuore 1 a morte Hitler, viva Stalin. armi sul luogo del delitto” . per essere riconoscibile e si allonta- Fonte: Istituto Storico della Resistenza, Novara Il permesso viene accordato e Ungarelli, tramite manife- na urlando ai castellettesi “questo è Cosa importa se ci chiaman banditi? sto, informa i castellettesi che sarà eseguita “la più spie- il primo tributo per l’assassinio del Ma il popolo conosce i suoi figli. tata, la più feroce delle vendette”. nostro camerata”. Vedremo i fascisti finiti, Sin dall’inizio della Resistenza, Castelletto Ticino fu centro La X Mas torna in paese l’1 novembre. Il capitano Ungarelli Dopo l’esecuzione, il capitano conquisteremo la libertà. di attività clandestina e le squadre d’azione patriottiche vuole un pubblico numeroso per la sua azione di vendetta Ungarelli stende un rapporto di ser- furono molto attive, tanto che la località veniva tenuta sotto e obbliga la popolazione a convergere nel piazzale del pic- vizio sull’accaduto: "in attesa di A morte il fascio repubblican... stretto controllo dai nazifascisti. colo porto, fa fermare i treni in transito e costringe i pas- poter portare a termine l'inchiesta L’1 novembre 1944 cinque partigiani venivano fucilati per seggeri a dirigersi all’imbarcadero. che mi avrebbe fatto individuare gli autori del delitto ritenevo opportu- Onore a chi cade in cammino, rappresaglia nel porto di Castelletto Ticino. I 16 ostaggi provenienti da Sesto Calende vengono allinea- no dare un primo esempio di intransigente fermezza e richiedevo al esempio per chi resta a lottare; Ma cosa era successo? ti nella piazzetta e da un motoscafo si fanno scendere 6 comandante De Giacomo la cessione di un certo numero di ostaggi che da forti accettiamo il destino, La sera del 29 ottobre 1944, a pochi chilometri da partigiani provenienti dall’Alcazar di Arona, catturati in un volevo far passare per le armi sul luogo stesso del delitto il mattino suc- nel sacro nome della libertà! Castelletto, i partigiani catturano il sottotenente di vascel- rastrellamento nel basso Vergante: hanno i volti tumefatti, cessivo. lo Leonardi, ufficiale della “X Mas”. In seguito alla sua i vestiti laceri, le mani legate dietro la schiena, ma avanza- Il comandante De Giacomo aderiva senz'altro alla proposta" 6, dal quale

SEGNI E LA A morte il fascio repubblican... fucilazione, i militi della X Mas irrompono in paese prele- no con capo eretto e passo sicuro. appare chiaramente la gratuità della rappresaglia. In memoria del sacri- vando 16 ostaggi che vengono portati nella sede del GNR Allineati davanti al plotone d’esecuzione, sotto gli occhi ficio dei cinque partigiani è stato eretto un monumento ideato da Enrico I In piedi, ché il giorno è vicino; (Guardia Nazionale Repubblicana) di Sesto Calende. dell’intero paese che cerca di rompere il cordone dei mili- Barberi, scultore di Castelletto Ticino, che era presente al fatto e che ha avanti, Seconda Brigata! Il capitano Ungarelli chiede al comandante dell’ “Alcazar” tari, intonano la canzone “Che importa se ci chiaman ban- preparato il bozzetto. L’opera è del professor Otello Monteguti di Milano. Compagni, già sorge il mattino, di Arona, De Giacomo, di portare a termine l’inchiesta volta diti, il popolo conosce i suoi figli”. Sempre con le mani l'alba serena di libertà. legate dietro la schiena, volta al plotone, sono fatti sedere. ad individuare i colpevoli dell’uccisione di Leonardi e la Bibliografia: cessione di “un certo numero di ostaggi da passare per le Ungarelli legge la sentenza di morte: ”Io, capitano 1 Enrico Massara, Antologia dell’antifascismo A morte il fascio repubblican... Ungarelli della X Mas condanno a morte mediante fucila- e della Resistenza novarese, 1984 Atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri, zione alla schiena questi sei banditi, volgari delinquenti Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio, 1949 Nel segno di falce e martello comuni” . lottiamo per il popolo nostro, A quel punto il pubblico, agitato, urla parole di disprezzo domani sarà il giorno più bello, contro il capitano e lo obbliga a rivedere la sua sentenza: che noi vivremo in libertà! Ungarelli è costretto a graziare il più giovane dei sei parti- giani, Alfonso Boca, con le parole “faccio grazia al minore A morte il fascio repubblican... di essi che verrà inviato ai lavori obbligatori in Germania” . Una volta slegato, il giovane corre ad abbracciare i suoi compagni, poi i militari lo trascinano fra gli ostaggi. La ten- sione cresce: ora la popolazione canta con i condannati a 1° Novembre 1944: morte, una popolana riesce a raggiungere i partigiani e li l’ultimo canto dei partigiani fucilati a incita a continuare nel loro canto. Ripresa dai militi, è cari- a Castelletto Ticino Gruppo di partigiani castellettesi della 118 brigata Remo Servadei .T. LEONARDO DA VINCI (foto fornita da Marilisa Galvani, nipote del partigiano Gaudenzio I cata su di un furgone. Arriva infine l’ordine di “Fuoco!” ed N Delle Donne) BORGOMANERO ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 32 33 La Strage di Borgo Ticino

13 agosto 1944: è una soleggiata domenica d’agosto. A COMUNE DI Borgo Ticino fervono i preparativi per i festeggiamenti per BORGO TICINO la Patrona del Paese, la Madonna Assunta. Nella mattina, un convoglio tedesco è attaccato da una formazione parti- giana al San Michele, una località vicina al confine tra Borgo Ticino e Varallo . Fu un rapido scambio di colpi di mitragliatore tra i militi nazisti ed i “ribelli” italiani. Dal Rapporto del Nucleo dei Carabinieri di Borgo Ticino al Pretore di Borgomanero in data 12 febbraio 1947 (volume V, foglio 33 - in atti nel processo contro Junio Valerio Borghese e altri) Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949), sappiamo che nello scontro quattro soldati Tedeschi I martiri della strage avvenuta a Borgo Ticino MEMORIA RAPPRESAGLIA rimangono feriti, mentre ignoriamo vi siano state perdite tra La legge della rappresaglia nazista imponeva che per ogni … BORGOTICINO tredici agosto; i partigiani. soldato tedesco ucciso venissero giustiziati dieci italiani. della lunga Via Crucis Quali furono invece le angosce, le ansie e il terrore di chi il In assenza di militari uccisi, il capitano Krumhar (I tedeschi Borgo Ticino 1945: un’altra stazione: 13 agosto 1944 si trovò ammassato nella piazza, rischiando appartenenti alle. S.S. erano al comando del Capitano il paese devastato dalle macerie e son tredici che devon morire la fucilazione o assistendo alla morte di un congiunto, lo Krumhar e gli italiani, della X Mas, erano al comando del per la mannaia della doppia croce apprendiamo da un volumetto che l’Unione delle donne ita- tenente Ungarelli) decise che per ogni soldato tedesco 16,15, i 13 giovani caddero contro il muro della farmacia, edificio che liane di Borgo Ticino dedicò alle madri dei giovani uccisi ferito tre giovani italiani dovessero morire, più uno, poiché ancora oggi si affaccia ad est della piazza Martiri. Mario Piola, miracolo- prima hanno chiesto il prezzo nel primo anniversario della strage. Erano circale due del tra i feriti uno era particolarmente grave. Inoltre “… il samente, si salvò. Le vittime furono così dodici: Cerutti Cesare, Ciceri del sangue: pomeriggio e al dopolavoro si stava svolgendo una gara di trenta denari di più fosco Giuda Luigi, Fanchini Giovanni, Lucchetta Alberto, Meringi Giuseppe, per pagare il riscatto della morte; bocce quando, con gran fragore, arrivarono a bordo di Pizzamiglio Benito, Silvestri Andes, Tosi Francesco, Parachini Olimpio, poi l’Erode più avido di sangue autocarri i soldati della SS naziste ed i militi della X Mas. Nicola Narcisio, Gattoni Rinaldo, Tognoli Cesare. il sangue non vuole, nemmeno il denaro. Armati, si sparpagliarono per le vie del paese, “sparando e Scese il silenzio fra gli “spettatori”, ma la giornata di follia omicida non vociando […] scardinando porte e finestre e aggressivi, era terminata: “la sbirraglia nazi-fascista ritornò nel paese martoriato, Tredici giovani, scelti a casaccio, con le armi spianate, le baionette innestate, minacciando nelle case devastate e continuò il saccheggio. Vuotò stalle e pollai, entrò tra la folla rovesciata in piazza ed insultando donne, bambini, vecchi e ammalati, tutti li nelle poche abitazioni inviolate: tutte le devastò e le saccheggiò tutte”

SEGNI E LA quattro feriti devon pagare, strapparono dalle abitazioni, dai nascondigli improvvisati (Comune di Borgo Ticino, Album della libertà), come dimostrano le foto perché l’ario resti e, sgomenti, tremanti di paura, li spinsero fuori dalle case, I in casa nostra intatto e intangibile. dell’epoca. attraverso le strade irte di armi, sature di soldati, verso la Il luogo della strage Infine “i carnefici…facendo bersaglio dei loro sputi e dei loro insulti i Cadon riversi; uno solo illeso, piazzetta piena di gente, nell’afa pomeridiana”(Enrico corpi straziati delle loro vittime, incitavano le bestie cacciate dalle stalle e pur caduto, per miracolo: Massara, Crimini dei nazi fascisti nella Provincia di Commissario Prefettizio, issato su di una camionetta, con a calpestarli” . salvo, la vita salva dovrà dare Novara) . voce tremante, disse che i nazi-fascisti, per rappresaglia, Nella serata, i familiari dei caduti tentarono di recuperare le salme per ai Tedeschi, se vivere vorrà. esigevano entro quindici minuti la somma di 300.000 lire” dar loro sepoltura, ma non fu possibile: l'ordine era di lasciarli sul posto La vasta folla partecipa ai funerali dei martiri (Comune di Borgo Ticino, Album della libertà). La somma fu fino all'indomani, quando furono portati al cimitero su carri agricoli. L’ordine è eseguito; immediatamente versata, ma non bastò: vennero scelti tra un verbale da archiviare; la folla 13 giovani, che vennero schierati al muro. Nessun e rosso timbro di ceralacca controllo della loro identità venne fatto (da Carteggio riser- Bibliografia: sul plico della morte Enrico Massara, Crimini dei nazi fascisti nella Provincia di Novara è l’incendio appiccato alle case. vato, Attività ribelli; Fondo Repubblica sociale italiana, Comune di Borgo Ticino, Album della libertà Archivio centrale dello Stato, Roma, sappiamo che tra i E se vanno ebbri giustiziati figurava anche un simpatizzante fascista, reduce Di sangue, di fuoco, di vino, dalla Russia e ferito di guerra, ed alcuni operai della Siai le mani piene di cose rubate; Marchetti di Sesto Calende. Dallo stesso promemoria si diverton con gli ultimi spari: apprendiamo che il comandante Ungarelli della X Mas, la folla, in piazza, come sul Calvario presente, non riuscì che a sottrarre due camicie nere alla fucilazione, tale era la rabbia dei Tedeschi). poesia di Camillo Pasquali - 1950 Dopo un'attesa che dovette sembrare infinita, venne dato I.T. LEONARDO DA VINCI N l’ordine di sparare. Di fronte alle loro madri disperate, alle BORGOMANERO ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 34 35 I Martiri della Resistenza a Cressa

MASSACRATI E TORTURATI ENZO GIBIN gere l’operazione, che comincia COMUNE DI ED ERNESTO MORA, DUE GIOVANI PARTIGIANI 20ENNI nella tarda mattinata del 23 febbraio CRESSA Cressa, 23 febbraio 1945. Quel giorno, nel pomeriggio, un 1945 davanti all’Ospedale di gruppo di persone venne prelevato e radunato con la Borgomanero. I MARTIRI CRESSESI forza nella sede dell’ex Consorzio Agrario Provinciale Qui i due giovani riescono a cattura- Il 5 settembre del 1944 fu un’altra brutta giornata per Cressa: infatti una (già Molino Saini), dove aveva sede il presidio nazifasci- re sia Roncarolo che un brigadiere squadra dell’esercito della Repubblica Sociale di Salò uccise cinque per- sta. Qui si trovarono davanti ai reparti dell’esercito della Ernesto Mora dell’esercito della Repubblica sone lungo la strada che porta a Bogogno (già sul territorio di questo Repubblica di Salò, schierati in attesa dell’arrivo di un Sociale di Mussolini. Con loro c’è Comune). automezzo con due prigionieri, che il loro comandante anche un ragazzo (Maffei, di Borgomanero), che viene Venne torturato ed ucciso Pietro Fattoretto di soli 16 anni, staffetta parti- aveva inviato a Borgomanero. Tra questi civili rastrellati subito rilasciato in atto di generosità. Sarà lui però ad avvi- Il corpo di Enzo Gibin giana. Poi furono fucilati tre civili: Ulderico Broggio (di Castelletto Ticino), dai fascisti c’era anche Alessandro Bertona, che rac- sare di quanto accaduto una pattuglia della Folgore che Giuseppe Gioria ed Ermanno Mattioli, entrambi di Veruno. Sempre nei conta: insegue i due partigiani con i loro prigionieri. comando del colonnello Festi. pressi cadde in un’imboscata l’industriale Alberto Saini (classe 1899). Il

MEMORIA Quando li raggiungono comincia uno scontro a fuoco che Saputo dell’accaduto, è lui a mandare un automezzo a 1° gennaio del 1945 fu ucciso un altro civile, Natale Parola (classe 1911) “Ho la sventura di essere testimone al massacro dei due dura mezz’ora, alla fine del quale Gibin rimane ferito alla Borgomanero per far trasferire qui i due prigionieri, ordi- nell’attuale via Martiri. giovani eroi. Gettati dal camion come se fossero sacchi, i gambe ed i due loro prigionieri fascisti riescono a fuggire. nando a Roncarolo di prelevare dall’Ospedale anche Gibin. Altri due giovani partigiani garibaldini cressesi persero la vita durante la carnefici si avventano con pugni, pedate e calci di Mora si carica il compagno sullo spalle e lo nasconde nella Festi vuol dare una lezione di vero comportamento fasci- Resistenza: Giovanni Poletti (del 1923, morto a Casalino nell’eccidio del 30 moschetto sui corpi dei due partigiani. È una gara oscena, boscaglia. Trova aiuto in un cascinale, ritorna dall’amico sta: così anche nel viaggio i due giovani vengono ancora marzo 1945) ed Eugenio Rozzati (del 1921, morto il 10 agosto 1944 a Proh). selvaggia, a chi picchia di più e più forte. Il calcio di un ferito per caricarlo su un carro e portarlo in ospedale. Ma percossi e a Gibin viene spezzato, con il calcio del mitra, il moschetto si spezza colpendo la gamba martoriata di mentre si sta approntando il carro, sopraggiungono il capi- gesso applicatogli alla gamba appena operata. Da Enrico Massara: “Antologia dell’antifascismo Gibin. Mora cade al fianco del compagno, con il volto sfi- tano Roncarolo ed i paracadutisti della Folgore. L’epilogo è quello descritto prima. e della Resistenza novarese”, Novara 1984 gurato anche in conseguenza di un pugno assestatogli da C’è un nuovo scontro a fuoco: Mora rimane senza munizio- un ufficiale fascista. Non un lamento esce dalle labbra dei ni e viene anche ferito. Si arrende e viene catturato, men- due ragazzi. Infine sono trasportati di peso all’esterno del tre Gibin viene ricoverato all’ospedale. muro di cinta e nuovamente torturati”. Per Mora cominciano le torture e le sevizie: vogliono sape- re dove si trova la sua Formazione e da quanti uomini è Gibin muore tra atroci sofferenze, mentre Mora è costretto composta. Non parla. La rabbia dei fascisti sale. Piovono le a vedere ciò che di inaudito, terribile ed atroce avviene sul bastonate. cadavere del compagno: con colpi di tallone gli viene Viene spinto e trascinato per le strade di Borgomanero; il

SEGNI Eschiacciato LA l’occhio sinistro, con il pugnale gli viene strap- suo volto è tumefatto, sanguinano copiosamente le ferite, pato quello destro ed ancora gli squarciano il petto per sanguina tutto il corpo per le legnate e le fustigate. I fasci- I strappare fuori il cuore. sti vogliono che i borgomaneresi vedano quale è la sorte “Viva l’Italia libera e viva i partigiani” grida ancora Mora riservata ai “ribelli”, a chi combatte contro l’esercito di prima di morire. Poi anche a lui vengono strappati gli occhi. Mussolini. Un gruppo di donne, di fronte allo spettacolo inumano,

Da Enrico Massara: bestiale, a cui i fascisti lo costringono ad assistere, non sa “Antologia dell’antifascismo nascondere il loro sdegno. e della Resistenza novarese”, Novara 1984 A Cressa il locale presidio fascista è stato rafforzato con un nuovo reparto dell’Esercito della Repubblica di Salò, al Ma chi erano quei due giovani 20enni e cosa avevano fatto per ricevere una simile punizione? Sono due partigiani garibaldini della brigata “Volante loss” , una formazione che opera costan- Le foto dei corpi danno conto della barbarie temente nel medio novarese e che che venne perpetrata su questi due giovani. Questa foto in alto testimonia a Cressa l’avvio del funerale ha avuto il compito di catturare nella mattina del 3 maggio del 1945. Roncarolo, il capitano della compa- gnia nera di Borgomanero, che ha la fama di essere un “famigerato tortu- ratore di partigiani”. Sono proprio Il corpo di Ernesto Mora Enzo Gibin N Enzo Gibin ed Ernesto Mora a svol- ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 36 37 I Martiri della Resistenza a Suno

LA TRAGICA NOTTE DEL 23 AGOSTO 1944 di Suno, un monumento “ai caduti per la liber- COMUNE DI A SUNO tà nel territorio di Suno” in memoria SUNO È l’agosto del ’44. La zona di Suno, con quel- degli otto giovani fucilati il 23 agosto. le di Cressa, Fontaneto, Momo, Barengo è, Il terrore era sul volto di tutti noi, era il giorno della caccia all’uomo.” Pierina dall’inoltrata primavera dello stesso anno, SUNO, 14 DICEMBRE 1944: Ferrari, residente a Suno, ricorda: “Io abitavo a Forno, molta gente il 14 sempre più “calda”. Da quando reparti LA BATTAGLIA DI SUNO2 dicembre scappava verso i boschi passando da casa mia e noi preoccupa- garibaldini operano in quest’area per Già nella serata del 13 vi sono scontri, ma ti chiedevamo a tutti che cosa stesse succedendo; ci avvisarono dell’arrivo stroncare le azioni nazifasciste, Vezzalini- all’alba, l’alba gelida del 14 dicembre, gli dei nazisti per il rastrellamento. Tutti gli uomini fuggivano, alcuni perché Pasqualy-Martino,“il trio della morte”, scontri si fanno più vivaci (…). avevano disertato dal servizio militare. Tre giorni prima del 14 dicembre alla portano le loro squadracce a compiere Dal rapportino del comandante di un batta- cascina erano arrivati i partigiani che si erano nascosti tre o quattro per ogni sorta di efferatezze contro partigiani glione partigiano della Servadei si appren- stalla e avevano passato lì la notte. Quando il 14 dicembre seppero dell’ar- e popolazioni. de che mentre alcune squadre prendono rivo dei Tedeschi abbandonarono tutto e fuggirono. Quel giorno gli uomi-

MEMORIA Una di queste ha luogo nella giornata del posizione nelle vicinanze di Agrate, altre ni anziani rimasti in paese vennero catturati e portati nella casa 23 agosto e culmina con la tragica morte squadre vengono “inviate verso la cascina Biscaretti per essere tenuti come ostaggi. Durante quel terribile rastrel- di otto giovani. Tutto inizia nel pomerig- Cordona per controllare eventuali puntate lamento vennero uccise nove persone; domenica 17 ci furono i funerali gio quando il comandante tedesco, Piazza 14 dicembre, dove ha sede il Municipio nella piccola chiesa di S. Maria. Per noi il periodo della Resistenza è stato “Suno: 14 dicembre 1944” da , Mottoscarone, convocati il parroco, il podestà e il Pubblicazione a cura della SMS Montecchio. Verso mezzogiorno un centinaio tragico”. Ernesta Del Ponte, residente a Suno, ricorda: “il 14 dicembre io a a segretario comunale del paese, ordi- (Classi 3 A e 3 B), zione. Dall’una e dall’altra parte le perdite sono gravi. ero in un prato vicino alla fattoria. Arrivato un treno, dai vagoni saltarono Circolo ARCI, 2004. di fascisti provenienti da Borgoticino raggiun- na loro di provvedere al mantenimen- In copertina l’immagine gono Conturbia e si sistemano a difesa del Quattordici giovani partigiani vengono catturati nel corso del fuori i nazisti che iniziarono a sparare sui contadini. Io e due vecchietti to di una trentina di fascisti in arrivo a dei funerali dei caduti, combattimento ed inviati in Germania, nel campo di che lavoravano con me scappammo verso la Cascina Baraggioli poco svolti il 17 dicembre 1944. Castello…” Sull’imbrunire, squadre partigiane Suno. Alle obiezioni del Segretario della Volante Loss vengono a contatto con il Mauthausen: due di essi, giovanissimi, termineranno in quel distante. Intanto altri soldati andarono alla cascina Giavarota; lì si era Comunale, riguardanti le difficoltà per il paese di far fronte a nemico, che ha già provveduto a concentrare le proprie terribile campo, tra le torture, la loro breve vita. Ma ancora nascosto in un pollaio un mio caro amico, Remo Poletti. I Tedeschi lo tro- tale impegno, il comandante nazista replica che in serata, a forze, fanno tacere la mitragliatrice appostata nelle vicinan- una volta la rabbia nazifascista si scatena contro la popola- varono e lo uccisero, aveva due anni meno di me, 20, era un giovane par- Suno, avrà luogo la fucilazione di otto ostaggi in risposta ai ze del Castello di Conturbia e ripiegano verso nella zione civile di Suno e di Vaprio d’Agogna. Continua incessan- tigiano. Nei boschi si erano nascosti molti uomini tra cui mio zio Giovanni sabotaggi compiuti dai partigiani su due locomotive. Intanto speranza di trovare un varco per uscire dalla zona dove è in te la bestiale caccia all’uomo di cui solo i nazifascisti sono Ramazzotti, che fu colpito alla testa da un proiettile e ucciso con altri com- arrivano in paese i fascisti e gli abitanti impauriti si barricano corso un rastrellamento. A sera inoltrata il nemico apposta- capaci, mentre i “ribelli” combattono coraggiosi per la libertà pagni. Due miei fratelli, Emilio e Antonio Del Ponte, invece di essere uccisi, in casa. In serata giungono a Suno anche gli otto ostaggi to al limite della boscaglia intima la resa, ma i garibaldini sfidando la morte. Il furiere ricorda che i nazifascisti “spara- furono portati alla prigione di Novara. provenienti dal carcere di Novara e vengono allineati nei rispondono con un improvviso e deciso attacco e dopo ripe- no su tutti e su tutto”. Il saccheggio precede la distruzione di Sempre il 14 dicembre alcuni uomini furono portati alla casa Voli come

SEGNI Epressi LA della ferrovia. “Sono le 21 del 23 agosto quando le raf- tuti assalti costringono i nazifascisti ad abbandonare la posi- case e di cascinali. Ed ecco il bilancio: in quello stesso 14 ostaggi, mentre sul campanile c’erano i mitra dei soldati che sparavano fiche di mitra stroncano otto giovani vite. I corpi precipitano dicembre nove innocenti, nove contadini e lavoratori vengo- a chi passava. Una spia avvertì i nazisti che nella cascina Motto si I nella scarpata ed i moribondi vengono finiti con la pistola dal no uccisi nelle strade, nei loro campi, nelle loro terre: Carlo nascondevano i partigiani, così durante la notte i Tedeschi sbagliarono maresciallo comandante il plotone di esecuzione. È presen- Bolchini, Pietro Bolchini, Giovanni Ramazzotti, Isacco cascina e si introdussero nella mia casa. Mio fratello si era nascosto te il capitano Schiller. Poi i fascisti si rinchiudono nell’osteria Maffioli, Emilio Gaboli, Luigi Andorno, Gaudenzio Ramazzotti, sotto il materasso, i nazisti cercarono per tutta la casa ma non lo trova- a gozzovigliare. Nel corso della notte il parroco, il segretario Luigi Ramazzotti, Antonio Giannuso. rono. La mattina seguente seppi che erano stati uccisi nove civili”. e il messo comunale, con il seppellitore, trasportano con un carro i cadaveri nella Cappella mortuaria. Ci vogliono tre Le alunne e gli alunni della Scuola Media di Suno hanno rac- 1) Le notizie, le fotografie dei caduti e le citazioni sono tratte dall’ articolo di Corsi, Tragica notte a Suno, in “La squilla alpina” del 27 gennaio 1946, e dall’Antologia del- giorni per identificare gli assassinati che erano stati preleva- colto alcune testimonianze sugli avvenimenti del 14 dicem- l’antifascismo e della Resistenza novarese curata da E. Massara, 1984 ti dal carcere di Novara dove si trovavano in attesa di giudi- bre 1944, da cui emerge il clima di terrore introdotto dai nazi- 2) Il testo è tratto da E. Massara, “Antologia dell’antifascismo e della Resistenza zio. fascisti. La Maestra Linuccia Doniselli di Suno racconta: novarese”, Novara, 1984 a sua volta tratto dal racconto del Furiere pubblicato su La I nomi delle vittime sono: Giovanni Boriolo, Stefano Boriolo, “l’anno del 1944 è stato chiamato anno del terrore. Questa stella alpina del 30 dicembre 1945.

Giuseppe Calligari, Francesco Donna, Elso Farinoni, Enrico espressione è stata scritta sotto il ponte del Terdoppio alla 3) Circolo ARCI di Suno, Istituto Comprensivo di Momo, Scuola media di Suno, in col- Guarini, Antonio Massarin, Rosolino Passerini.1 frazione Imperio; in questo modo tutti coloro che sostavano laborazione con Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea. “Suno: 14 dicembre 1944”, Suno 2004. in tempo di magra d’acqua presso il piccolo fiume leggevano

quelle parole e questo in particolare accadeva alle donne (Testi e immagini a cura di Eleonora Zenone) che vi si recavano spesso per lavare i panni. Ricordo che il giorno 14 dicembre 1944 soldati armati fino ai denti passava- Il giornale partigiano “La stella Alpina” Il monumento in piazza G. Puccini, alla Baraggia di Suno, no di casa in casa mettendo a soqquadro tutte le abitazioni, “ai caduti per la libertà nel territorio di Suno” rovistando nei cassetti, prendendo indumenti in lana. Molti in memoria degli otto partigiani fucilati il 23 agosto 1944 N Suno ha voluto innalzare in piazza G. Puccini, alla Baraggia parlavano tedesco, ma qualcuno italiano. ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 38 39 L’incendio della Cacciana

La Cacciana è uno di quei luoghi in cui il fascismo non ha Cacciana di Fontaneto d’Agogna. La casa Albertinazzi distrutta. COMUNE DI 20 SETTEMBRE 1944: FONTANETO D’AGOGNA mai attecchito: “all’inizio del 1900 i più attenti e preparati Da destra: Pierina Albertinazzi con la figlia Luigina Platinetti, BRUCIA LA CACCIANA abitanti della frazione Cacciana e di Fontaneto esaminava- Mario, Antonio e Celeste Albertinazzi (1945 - Foto Bonzanini - Arch. ISRN) DI FONTANETO D’AGOGNA no la realtà sociale con gli occhi dell’intelligenza, convinti che i loro problemi quotidiani si potessero risolvere in modo definitivo soltanto in un quadro ben più ampio rispetto a quello locale. Così erano attratti dal socialismo nascente, Quando bruciarono le case e fu un rogo dalla sua visione di un mondo aperto agli umili”. In questo nella notte d’autunno processo di avvicinamento agli ideali di libertà ha contato … molto la presenza del dottor Umberto Caroncini, eccellente quando bruciarono le case contadine medico e uomo dalle solide conoscenze politiche, che strette nel pugno di storia antica sapeva trasmettere a chi gli era vicino. Alcuni dei maggiori e di sudori

MEMORIA esponenti del partito comunista in quegli anni hanno ripetu- … tamente frequentato la piccola frazione, certi dell’antifasci- quando imposero ai padri dei “ragazzi” smo degli abitanti, della loro lealtà. partigiani uno straccio infuocato oltre ogni soglia …

quando questo avvenne, e un velo grigio di cenere rapprese lacrime di terrore nell’urlo folle della disperazione qualcuno disse: “torneranno i ragazzi, ricostruiremo le case; non siamo vinti”.

Era l’autunno del quarantaquattro. … pattuglia della brigata Andrej attacca il presidio, ritirando- in salvo qualcosa. I partigiani, intanto, non si sono allontanati e pensano poi fu l’Aprile: esplose la vita, nel sole. si dopo avere catturato quattro militari ed avendone ferito a come intervenire: “siccome la Cacciana e i partigiani erano come una

Cacciana di Fontaneto d’Agogna. un quinto. Sarà proprio per rappresaglia a questa azione famiglia, Andrej decideva di ascoltare la popolazione, la quale andava di SEGNI E LA La casa del “Ciota” distrutta. che il giorno seguente, il 20 settembre, le forze fasciste mezzo più di tutti e di tutto” e proprio tenendo conto delle conseguenze Dante Strona I bambini, Giacomo e Pietro di 6 e 4 anni sono orfani di Martino appiccheranno “l’immane rogo” alla Cacciana. che l’intervento armato avrebbe potuto provocare “le donne decidevano

I Boca, morto nel 1943 (1945 - Arch. ISRN) Il sacerdote al quale è stato intimato di aprire le trattative di lasciarli fare [i fascisti] concludendo che le stalle e le case si poteva- Qui, dove non ci sono spie e traditori, si rifugiano volentie- con la brigata partigiana per il rilascio dei militari, Don no ricostruire, ma i morti non si potevano resuscitare”, anche se non tutti ri i partigiani che a partire dalla primavera del 1944 opera- Merlo, si trova ancora presso il comando partigiano a trat- i partigiani sono disposti a starsene con le mani in mano di fronte ad un no nelle zone di , Gargallo, Boca, . tare la restituzione quando i nazifascisti si avventano sulla tale oltraggio, tanto che Andrej stesso deve fare il giro delle strade per Da qui, seguendo il giovane compaesano Alessandro frazione “come fiere selvagge, scatenate, contro le quali stanare i compagni che vi si sono nascosti, intimando loro di non spara- nulla si può fare”. Alla testa di repubblichini e fascisti ci Foto dei partigini della “Pizio Greta”. Boca, nome di battaglia Andrej, dopo l’8 settembre, molti re. Dopo le 16, forse anche per la rabbia di non riuscire a catturare parti- In basso, in prima fila con il basco è “Andrej”; ragazzi sono partiti per unirsi ai partigiani di Ciro e del Cino, sono Vezzalini, Pasqualy, Martino: i contadini cercano di giani, l’opera di distruzione è portata a termine, fra lo sgomento e l’impo- l’ultimo a destra è “John” (1945 - dai fotogrammi di un filmato - Arch. ISRN) per non doversi arruolare nella milizia nera. farli ragionare, ma vengono minacciati, ottengono solo tenza degli abitanti. Vengono complessivamente distrutte cinquantaquat- L’aiuto fornito dagli abitanti della zona ai partigiani è noto e pochi minuti per sfollare. La Cacciana viene prima sac- tro abitazioni e cascinali alla Cacciana, nove a Fontaneto, uno a Cressa. soprattutto dall’edificio della S. A. Molini Saini, situato cheggiata, poi si danno alle fiamme case, fienili, stalle. Nemmeno questo, però, riuscirà a piegare gli abitanti, che non abbando- molto vicino alla Cacciana, all’incrocio fra la statale Quel giorno pioviggina e nonostante ciò le fiamme e il fumo neranno la loro terra e daranno subito inizio all’opera di ricostruzione. Novara-Gravellona Toce con la provinciale che unisce degli incendi appiccati sono evidenti da lontano e rimar- Fontaneto d’Agogna a Cressa, escono notevoli quantità di ranno tali per giorni, distruggendo il lavoro dei contadini. farina destinate ai reparti partigiani e alle popolazioni delle Gli animali, mucche e conigli, rimasti nelle stalle, muoiono valli, punite per il loro comportamento dai nazifascisti “con soffocati, oppure, ustionati, sono poi abbattuti dagli stessi l’embargo di qualunque merce”. Per evitare traffici clande- padroni. I fascisti iniziano a bruciare la mattina, poi si riti- stini, dietro preciso ordine del capo della Provincia rano annunciando il loro ritorno alle 16, come puntualmen- Vezzalini, da tempo la Molini Saini viene costantemente te avviene. Nelle poche ore in cui i fascisti si allontanano, I.T. LEONARDO DA VINCI N presidiata da truppe della Milizia. Il 19 settembre 1944 una i contadini possono misurare i danni e cercare di mettere BORGOMANERO ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 40 41 La Resistenza a Romaganano Sesia

I guastastatori della Brigata “Osella” COMUNE DI sfilano a Varallo Sesia (1945) ROMAGNANO SESIA MEMORIA

I Comandanti della “Musati” LA BATTAGLIA DI ROMAGNANO SESIA sfilano a Varallo Sesia. 16 MARZO 1945 Da destra: Don Sisto, Pesgu, Barbis, Rastelli e Toscanini. (25 aprile 1945) La battaglia di Romagnano Sesia era inserita in un’offen- siva partigiana, concordata dai comandi della zona Valsesia contro i presidi nazifascisti nei comuni di

SEGNI E LA Borgosesia, e Romagnano Sesia. re, sia di uomini che di mezzi, deve, verso sera, ripiegare per tanti mesi l’avevano tormentata), e lasciano Romagnano con le armi, Chiodi a 3 punte A Borgosesia, nella notte tra il 15 e il 16 marzo, i partigiani su Fara. I garibaldini di "Moro", ancora una volta, hanno le munizioni e il materiale bellico sottratto ai fascisti, per raggiungere i I usato dai “guastatori” della Osella per fermare i mezzi dei nazifascisti. sono impegnati in una cruenta battaglia contro i nazifasci- avuto successo. Nella battaglia cadono, a Fara, il garibal- loro accampamenti. Lasciano purtroppo sul campo della battaglia due sti, costringendo alla resa gli occupanti il presidio, ormai dino Giuseppe Sestetti e, a , il commissario della partigiani e un civile: Giorgio Robatti, Pierino Beretta e Vincenzo Rovelli. vinti. Purtroppo il sopraggiungere di un’autoblinda tede- "Volante Loss", Santino Campora. Nel rientro sulla provinciale per Borgomanero cade nelle mani della sca, che apre il fuoco contro il gruppo "mortai", costringe i La battaglia di Romagnano Sesia inizia alle quattro e "Folgore" il commissario della X Rocco Peppino Preti che viene immedia- garibaldini alla ritirata. Cadono il comandante Giacomo mezza del mattino con un intenso attacco al presidio tamente trucidato a colpi di pugnale. Picciolo e otto dei suoi uomini: Renato Mortasino, fascista della "Folgore" accasermato nel Collegio Curioni, Armando Peretti, Mario Vandoni, il Georgiano Churskaia che pure è in attività: vi sono studenti, personale di dire- Fonte: www.anpi.it Magona, Confortola Augusto, Ferrarsi Luigi, Perotti Luigi e zione e amministrativo, assistenti e addetti ai vari servizi. Allegra Giuseppe. Il presidio è dotato di armi pesanti e automatiche. I parti- A Fara Novarese, nella notte del 16 marzo, gli uomini del giani verso le nove concedono una tregua per permettere comandante "Moro" attaccano il presidio fascista e nella agli studenti e al personale di allontanarsi. Si susseguono mattinata sconfiggono il nemico, danno la notizia tramite azioni di guerra e trattative per convincere alla resa i staffetta al comandante "Bruno" impegnato con altri (tra i fascisti. quali Giacomo Gray) nella battaglia di Romagnano. Intanto La resa è richiesta dai partigiani con l’invio di don Preti una colonna di nazifascisti, proveniente da Novara diretta insegnante presso il Collegio Curioni. a Fara, a si scontra con reparti della "Volante Loss". Alle 17.45 gli ufficiali della "Folgore" fanno cessare il fuoco. I partigiani sono costretti a ripiegare fino a creare, nella I partigiani vittoriosi, come da accordi raggiunti, fanno zona di Ghemme, una seconda linea di difesa. La resisten- partire i camion carichi di fascisti disarmati (la popolazio-

N za è tale che il nemico, pur essendo di gran lunga superio- ne non era tanto d’accordo di lasciare liberi coloro che ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 42 43 I Martiri della Resistenza a Barengo

Collocato tra i boschi ed i vigneti di un territorio collinare COMUNE DI intermedio tra Novara e le valli del Sesia e dell’Ossola, BARENGO Barengo ha vissuto la lotta di liberazione dal nazifascismo, con ben 25 residenti, tra cui due donne, che entrarono a far parte delle brigate partigiane. Nell’autunno del 1944 le zone circostanti al paese, in parti- colare la strada che mette in comunicazione trasversal- mente Fara, Proh e la via per la Valsesia, con Suno, Vaprio e la via per il Sempione, furono teatro di numerosi scontri tra i partigiani, definiti “briganti” dal regime, e le squadre nazi-fasciste. La 124ª brigata Garibaldi Pizio Greta, che agiva sulla fascia collinare grazie alla conoscenza del ter-

MEMORIA ritorio posseduta dai suoi componenti, aveva il compito strategico di controllare strade e ferrovie, tendendo imbo- scate ai fascisti e ai Tedeschi, per rendere loro difficile il quando “due camion 18 BL, carichi di uomini armati, entra- transito. no in Barengo e si portano dinanzi al Circolo Socialista Barengo, pertanto, annovera tra i suoi cittadini numerosi Agricolo-Operaio; nei locali del Circolo vi è solo caduti, la cui morte avvenne in episodi e momenti diversi l’Assessore comunale socialista Antonio Bensi; gli altri della Resistenza. avventori si sono allontanati non appena, in paese, è scat- Antonio Bensi, Carlo Boniperti, Oreste Frattini, Vittorino tato l’allarme. Gramoni, Francesco Donna, Maggiorino Ortaldi, Carmelo È probabile che gli esaltati sgherri neri non conoscano Ardizzoia, Napoleone Fenoglio sono le vittime dell’odio Antonio Bensi, ma certamente ritengono il Bensi reo di nazifascista che il Comune di Barengo ha voluto ricordare averli attesi nella casa dei lavoratori; deve essere punito con una lapide affissa sulla facciata del Municipio. per il coraggio dimostrato. Contro il Bensi vengono sparati alcuni colpi di rivoltella; dopo alcune ore il Bensi muore. Gli L’EPISODIO DEL 1922 sgherri mussoliniani continuano la loro opera di distruzio- Già nell’estate del 1922, la violenza fascista si manifestò ne, ripuliscono la cassa del Circolo e quella del banconie- nel territorio novarese, come in altre zone del nord Italia, re, spaccano mobili ed attrezzature e, infine, se ne SEGNI Equando LA le squadre fasciste cercarono di soffocare la liber- vanno...” (1) ”Durante azioni di rastrellamento compiute dalle squadre Le rapine cui si dedicavano i nostri erano di sommo interesse poiché tà di pensiero, di parola e di associazione, punendo coloro di CC.NN. della Brigata nera Augusto Cristina di Novara, consistevano appunto in mitra e bombe a mano della suddetta brigata I (1) Da Enrico Massara: che si impegnavano attivamente nell’attività politica e nella zona di Fara Novarese sono stati uccisi sette banditi, Cristina e le ribalderie tendevano all’immorale scopo di liberare l’Italia da “Antologia dell’antifascismo reprimendo ogni forma di organizzazione sindacale o di e della Resistenza novarese”, Novara 1984 tra i quali uno di origine slava, che scorazzavano in quella certa sozza genia che, in fatto di ribalderie, ne sapeva veramente qualco- partito. plaga compiendo rapine e ribalderie di ogni sorta.” sa.” (2) Gli altri caduti persero la vita ciascuno in un luogo diverso e in epi- A Barengo la violenza fascista si scatenò il 23 luglio 1922 L’ECCIDIO DI PROH sodi diversi: L’episodio che si concluse con l’uccisione di Oreste Napoleone Fenoglio, appartenente alla 6ª brigata Gramsci, cadde a Varallo Sesia l’8 agosto 1944; Carmelo Ardizzoia, appartenente alla brigata Volante Frattini, Carlo Boniperti e Vittorino Gramoni avvenne nella (2) I “Fuorilegge “ di Fara e quelli di Proh - notte del 9 luglio 1944 e venne in seguito narrato su “La La stella alpina, 5 agosto 1945 Loss, venne ucciso nell’eccidio di Ghemme il 6 marzo 1945; Francesco stella alpina”. Donna venne fucilato a Suno il 23 agosto 1944. Foto e testi a cura di Irene Santamaria ed Edoardo Boroli. “Un reparto della brigata nera Cristina” di Novara, camuf- Sulla strada provinciale che conduce da Barengo a Fara Novarese, nel ter- fatosi da partigiani, dopo aver preso prigionieri e fucilato ritorio comunale barenghese, a circa 1 km dal centro del paese, sul bordo all’una e dieci di notte, sulla strada che da Fara va verso della strada, si trova un cippo a lui dedicato: Maggiorino Ortaldi, apparte- Barengo, quattro volontari, si imbatteva più tardi in altri tre nente alla Brigata Pizio Greta, fu fucilato dai nazisti nei pressi di Barengo il dei nostri che fucilava, more solito, alle 6.30 del mattino in 2 ottobre 1944. faccia al castello, subito dopo la fonte per venire a . Barengo. Compiuta l’infame bisogna contro ogni legge umana e di guerra, il reparto repubblichino (...) temendo il peggio rientrava in Novara e si faceva premura di diffonde- re alla stampa il comunicato della bella impresa che il

N “Popolo novarese” dell’11 luglio 1944 così pubblicava: ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 44 45 I Martiri galliatesi della Resistenza

Il tributo che Galliate ha pagato alla lotta di Liberazione è Partigiani caduti COMUNE DI stato molto alto: 9 i partigiani caduti, tra cui una donna. GALLIATE Queste le loro storie a futura memoria.

EMILIO MURCIANO Nato a Druogno, in Val Vigezzo, il 20 dicembre 1920, Emilio all’età di otto anni si trasferisce con la famiglia a Galliate. Consegue a Novara la maturità classica (1939) e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale di Michele Bignoli, Francesco Albertinale, Milano. Chiamato alle armi, frequenta il Corso Allievi Ufficiali Emilio Murciano, Remo Rabellotti a Spoleto. Ufficiale di prima nomina, viene assegnato come sottotenente all’81° Reggimento Fanteria di stanza a Roma. Comandante Emilio ritorna al suo posto di lotta al comando

MEMORIA L’8 settembre, senza lasciarsi travolgere dallo sbandamento del Battaglione ‘Comoli’, per venire poi nominato dell’esercito italiano, in divisa e con la propria pistola d’ordi- Comandante di Brigata. Alla prima azione importante non nanza, sale in treno a Roma e viaggia indisturbato fino a vuole mancare; il 26 dicembre del 1944 partecipa così, mal- Galliate. Rientrato a Galliate, consegue nel novembre 1943 la grado le sue precarie condizioni di salute, all’attacco del pre- laurea in giurisprudenza e inizia il tirocinio presso uno studio sidio di con gli uomini del nuovo Battaglione legale di Novara. “Brunetto”. Con lo stesso battaglione Emilio si porta, nel Nella primavera del 1944 non aderisce alle ripetute chiama- cuore del gelido inverno, in Val d’Ossola. Durante l’attacco te alla leva dell’esercito repubblicano e la notte del 29 mag- del 2 febbraio 1945 ad un treno blindato alla stazione di gio parte per i monti della Val d’Ossola insieme agli amici Vogogna, Emilio, sempre alla testa dei suoi uomini, viene Remo Rabellotti e Francesco Bignoli. In seguito all’intensifi- nuovamente ferito al capo. Trasportato morente all’Ospedale carsi dell’azione di rastrellamento delle truppe naziste e delle S. Biagio di Domodossola, vi rimane degente per una ventina brigate nere nella zona di Ornavasso, che costano la vita al di giorni e sottoposto ad una serie di interrogatori da parte compagno Rabellotti, si unisce alle formazioni garibaldine dei fascisti che, tranne negli ultimi giorni di vita, non gli per- della ‘Xª Rocco’, Brigata della Divisione ‘Redi’. Ben presto le mettero di ricevere visite. Alla sua morte, sopraggiunta il 23 sue doti emergono. Il brillante comportamento tenuto nella febbraio 1945, i fascisti, per paura che la memoria esempla- battaglia del Massone (agosto 1944) e la fiducia che ha con- re di un partigiano incentivi i disordini, non permettono lo

SEGNI Equistato LA tra gli uomini, portano il Comando garibaldino della svolgersi della celebrazione del suo funerale. Le spoglie ven- ‘Xª Rocco’ ad affidare ad Emilio il comando del 2° Battaglione gono sepolte nel cimitero di Druogno per poi essere trasferi- I ‘L. Comoli’. te, alla morte del padre, al cimitero di Galliate. È MEDAGLIA giustizia che lo anima e alla profonda convinzione maturata strazione, senza però subire vittime. Alla notizia, pervenuta tramite una Combatte in prima linea nella battaglia di Gravellona Toce D’ARGENTO al valor militare della Resistenza. in lui della necessità di un impegno in prima persona nella donna di Ornavasso, che truppe tedesche stanno perlustrando il paese e (12-15 settembre 1944), dove rimane gravemente ferito al lotta contro i nazi-fascisti, a difesa della libertà e della nazio- portando via uomini, Remo ordina di rifugiarsi nelle baite. Rimasti indietro capo. Viene catturato e ricoverato, “con speciale sorveglian- REMO RABELLOTTI ne (“Io parto perché devo partire; non posso, non devo più per aspettare alcuni compagni, Remo e un compagno vengono catturati dai za”, all’Ospedale di Omegna. Il personale dell’ospedale è Nato a Galliate il 6 luglio 1920, nel 1943 si laurea a pieni voti restare”). La notte del 29 maggio 1944 Remo parte insieme Tedeschi e portati nel palazzo delle scuole, dove trovano altri due membri però, in gran parte, collaboratore dei partigiani e quindi tra- con lode in Medicina Veterinaria a Milano, diventando imme- a due suoi compagni, Francesco Bignoli ed Emilio Murciano. della spedizione. Dopo essere stati sottoposti per tre giornate a violente sporta Emilio e gli altri partigiani ricoverati sulla sponda diatamente assistente universitario. Impegnato in modo con- Il 31 maggio Remo raggiunge le baite del campo sopra minacce ed inaudite torture e dopo essere stati privati di ogni cosa, Remo opposta del lago d’Orta. Non appena riprese le forze, il vinto e attivo fin da ragazzo nell’Associazione giovanile di Ornavasso, dove si trova un reparto del “Gruppo Patrioti e i suoi tre compagni vengono caricati su un’auto e portati in campagna. Azione Cattolica dell’Oratorio, nel 1940 viene eletto presi- Ossola” (nucleo della futura “Divisione Valtoce”), comanda- Alle 17,30 di mercoledì 14 giugno 1944, i patrioti Felice Cattaneo, Bartolomeo dente. Dell’Associazione fanno parte, tra gli altri, Emilio to da Alfredo Di Dio. Il pomeriggio dell’11 giugno, il servizio Oliaro, Remo Rabellotti e Edoardo Rossi vengono fucilati vicino alla Chiesa Murciano, Dante Mena, Francesco Albertinale e Francesco informativo dei partigiani segnala la presenza di un treno di S. Bernardo, presso Migiandone di Ornavasso. Prima di morire Remo Bignoli. Nel 1940, Remo e i giovani universitari perdono il loro carico di farina, pirite e macchinari, fermo alla stazione di grida: ”Viva l’Italia libera!” padre spirituale, l’assistente dell’Oratorio don Girolamo Gravellona Toce. Viene deciso l’assalto! L’operazione è affi- Il 9 maggio 1945, Novara e Galliate tributano solenni onori militari alle spo- Giacomini, chiamato a lasciare Galliate per assumere un data ad un gruppo di 15 volontari, tra i quali Remo con il glie di Remo Rabellottti, che ora riposano nella tomba di famiglia a Galliate. impegno nella segreteria diocesana dell’Azione Cattolica. grado di sottotenente. Assicurati dalla tranquillità della sta- Nel maggio del 1944 Remo confida agli amici più cari della zione i partigiani iniziano a svuotare il treno di farina e a com- Gioventù Cattolica di Galliate la sua ferma decisione di unir- piere azioni di sabotaggio; al termine dell’operazione, mentre Dante Mena, Francesco Bignoli, si ai partigiani che combattono in montagna, non per motivi è diretto verso le baite, il gruppo viene a trovarsi sotto le raf- LICEO SCIENTIFICO Francesco Albertinale, Emilio Murciano N ideologici o politici, bensì per tener fede al radicato senso di fiche di mitraglia sparate da una pattuglia tedesca in perlu- A. ANTONELLI - NOVARA ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 46 47 I Martiri della Resistenza a Novara

N Durante gli anni del governo fascista anche a Novara le locali, decide di collaborare con i Tedeschi. sabotaggio, ma che col tempo diventano vere e proprie PROVNCIA DI forze dell’opposizione vengono duramente colpite. Il Grazie alla presenza tedesca sul territorio si forma il nuovo Brigate collegate ai gruppi politici di orientamento cattoli- NOVARA Tribunale speciale condanna al carcere e al confino i prin- partito fascista repubblicano e si ricostituiscono le orga- co, socialista, comunista e azionista. cipali esponenti dell’antifascismo novarese: comunisti, nizzazioni fasciste, ma solo dopo la nascita della La loro attività risulta essenziale per sensibilizzare e mobi- Questura guidata da Vincenzo Martino: Vittorio Aina, Mario Campagnoli, socialisti, cattolici e azionisti. Repubblica sociale italiana svolgeranno un ruolo ammini- litare la popolazione e per mantenere i collegamenti con le Emilio Lavizzari, Giuseppe Piccini. Nonostante questo la resistenza clandestina continua dif- strativo e politico con i nazisti. formazioni in montagna. Fondamentale a questo proposito fondendo, attraverso opuscoli e giornali, un’informazione Il nuovo governo, formato dopo il ritorno dalla Germania di il lavoro svolto, nel coordinamento dei vari gruppi e delle CASA FORNARA alternativa a quella di regime e appoggiando gli scioperi Mussolini il 23 settembre, si riunisce per la prima volta il 27 iniziative, dal primario di Pediatria Piero Fornara, arrestato Situata in Corso Cavour 15, nelle fabbriche e nelle campagne. e a Novara dall’ottobre 1943 iniziano le sostituzioni alla e picchiato a sua volta il 27 ottobre 1944 dagli uomini della sede attuale dell’Istituto stori- Dopo la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, riprende l’at- Prefetture e alla Questura con uomini fedeli alla Rsi. squadraccia. co della Resistenza e della tività dei partiti antifascisti che presso lo studio dell’avvo- Si succedono alla guida della Provincia Tuninetti, Barbera, Le numerose violenze fasciste compiute a Novara per ter- società contemporanea nel cato Ugo Porzio Giovanola costituiscono una sorta di coor- Vezzalini e Zuccherini, mentre in Questura si avvicendano rorizzare la popolazione e per rappresaglia proseguono Novarese e nel Verbano Cusio

MEMORIA dinamento, futuro embrione di quello che sarebbe stato il Abrate, Pasqualy e Minervini. È alle dipendenze della fino al 26 aprile 1945 quando la città viene liberata. Ai par- Ossola, era l’abitazione di Cln novarese dopo l’8 settembre. Questura la cosiddetta squadraccia che, istituita nel giu- tigiani locali delle Brigate Rabellotti, Dellavecchia, Piero Fornara, (nella foto a In seguito all’armistizio, il 12 settembre giungono a Novara gno del 1944 e comandata da Vincenzo Martino per com- Campagnoli e Biglieri, si aggiungono i reparti valsesiani lato) pediatra di fama interna- i primi reparti Tedeschi: militari del I battaglione SS appar- battere i partigiani della zona, diventa tragicamente nota guidati da Eraldo Gastone, Ciro, e Vincenzo Moscatelli, zionale e figura di rilievo della tenente al II Reggimento della Divisione corazzata per le azioni violente e sanguinarie. Cino, che si dispongono attorno a Novara con le Divisioni resistenza cittadina e provin- Leibstandarte Adolf Hitler. Dopo l’8 settembre prosegue in clandestinità anche l’ope- F.lli Varalli e Pajetta nella notte tra il 25 e il 26 aprile. ciale. Primo prefetto della pro- Una parte di loro risale la provincia ed è responsabile della ra di riorganizzazione dei partiti antifascisti che già il 21 Iniziano i primi scontri tra i partigiani presenti in città e i vincia dopo la liberazione e strage degli Ebrei sul Lago Maggiore, mentre la formazio- settembre costituiscono ad Arona un raggruppamento pro- fascisti che stanno smobilitando, mentre sono in corso lun- deputato alla Costituente per il ne che resta in città ottiene senza difficoltà il controllo vinciale del Comitato di Liberazione Nazionale. ghe trattative tra i dirigenti della Resistenza, i responsabi- Psi. sulle armi e sui militari italiani: il generale Sorrentino, Parallelamente si formano i primi nuclei militari partigiani li militari, Fornara, il Cln locale, e i capi Tedeschi e italiani comandante del Presidio militare cittadino, nonostante i che in città sono inizialmente piccole strutture (Squadre e della Rsi. Un ruolo di primo piano svolge in queste ore mon- BROLETTO pressanti inviti alla Resistenza giunti dai gruppi antifascisti Gruppi di azione partigiana) con compiti di spionaggio e signor Leone Ossola favorendo la mediazione tra le parti e Nel cortile del vecchio Palazzo civico, sotto la conseguente liberazione di Novara senza arrivare allo il porticato a sinistra, entrando da Piazza scontro armato: nel corso della mattinata i capi partigiani e della Repubblica (già Piazza Duomo), si il vescovo riescono a convincere alla resa fascisti e nazisti trova un bassorilievo con dodici lapidi mura- che vengono confinati nelle caserme cittadine. rie che riportano i nomi dei caduti nella

SEGNI E LA Alle 17 del 26 aprile 1945 i reparti partigiani entrano in città Resistenza appartenenti alle province di e il Cln, assunti i pieni poteri, nomina Piero Fornara prefet- Novara e del Verbano Cusio Ossola. I to e Vincenzo Moscatelli sindaco. Il 28 aprile arrivano i primi rappresentanti degli alleati e il 2 maggio le truppe statunitensi della V armata che prendono in consegna i pri- gionieri Tedeschi.

PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ PIAZZA CAVOUR È la piazza del castello visconteo sforzesco, all’epoca sede delle carceri. Novara, Veveri 26 aprile 1945: Alle spalle della statua di Cavour e a lato della Banca San Una lapide posta sulla destra dell’ingresso, lungo il fossato, riporta i nomi Monsignor Ossola, con i comandanti tedeschi e partigiani, Paolo si trova una lapide muraria, coperta da una spessa di cinque partigiani, tre dei quali, Giovanni Bellandi, Ludovico Bertona, durante le trattative per la liberazione della città. (foto U. Bonzanini, archivio fotografico Istituto storico “P. Fornara) “griglia” di marmo rosa a ricordo degli altri quattro parti- Aldo Fizzotti, uccisi nel pomeriggio del 24 ottobre 1944, assieme ad altri giani uccisi il 24 ottobre 1944 dalla squadraccia della segue > 48 49 I Martiri della Resistenza a Novara

N quattro fucilati in Piazza Cavour lo stesso giorno. PROVNCIA DI Gli altri nomi sulla lapide sono di Felice Zanoni, morto a NOVARA Novara il 28 aprile del 1944, e di Natale Olivieri, carabinie- re e medaglia d’argento al valor militare, catturato e poi ucciso dai fascisti il 17 ottobre 1944 di fronte al Castello.

VIALE DONATORI DI SANGUE, ANGOLO VIALE IV NOVEMBRE Tra il parco dei bambini e l’ufficio centrale delle Poste, si trova la statua di monsignor Leone Ossola, amministratore della diocesi di Novara dall’ottobre 1943 e poi vescovo della città. Importante figura di riferimento per le forze

MEMORIA democratiche, è l’artefice della mediazione tra partigiani, fascisti e Tedeschi, che porta alla liberazione di Novara il 26 aprile 1945 (foto grande a lato).

VIALE MASSIMO FICUCIELLO VIGNALE, PONTE SUL CANALE CAVOUR All’interno del parco dell’Allea, All’entrata di Vignale, arrivati al ponte sul canale Cavour e VIGNALE, CASCINA INSARNO di fronte al nuovo ponte in svoltando a sinistra in via XXVI agosto, si trova la lapide Poco dopo Vignale in direzione Borgomanero, si trova sulla sinistra la legno che immette nel castel- con i nomi e le foto dei tredici ragazzi fucilati per rappresa- cascina dove i fascisti della Legione Autonoma E. Muti hanno ucciso per Valsesia, Verbano, Cusio, Ossola, c’è una lapide muraria lo, è collocata la lapide dedi- glia dai fascisti il 26 agosto 1944, sette uccisi qui, i fratelli rappresaglia tre contadini il 10 aprile 1945. all’ingresso del Campo 1°, recinto 1°, a sinistra sotto il por- cata al generale novarese Giovanni e Natale Diotti, Renato Crestanini, Erminio Sara, Sul portone d’ingresso una lapide muraria ricorda Cesare Marchioni, ticato, con i nomi e le foto dei partigiani novaresi caduti, e Luigi Edoardo Gherzi, coman- Secondo Passera, Fausto Gatti, Iginio Mancin, e sei nei Giuseppe Avondo e Angelo Colli, anche se ora sono visibili solo gli ultimi un monumento di pietra e metallo a ricordo degli ex inter- dante di fanteria della pressi del ponte ferroviario. due nomi. nati militari si trova al centro del Campo 4°, recinto 4°. Divisione Acqui e medaglia Accanto alla lapide, una colonna spezzata ricorda anche il d’oro al valor militare. Gherzi, con altri militari italiani, viene partigiano Luigi Zanetti ucciso a Vignale il 19 novembre CORSO DELLA VITTORIA PORTA MORTARA, giustiziato dai tedeschi a Cefalonia il 24 settembre 1943, 1944 durante uno scontro a fuoco. Di fronte alle Officine Grafiche De Agostini, sulla sponda del canale ANGOLO TRA C.SO XXIII nonostante la resa avvenuta dopo una settimana di com- Quintino Sella, un cippo è stato posto sul luogo dell’uccisione del parti- MARZO E VIA MONTE SANTO SEGNI Ebattimenti. LA giano milanese Giulio De Simoni, avvenuta il 21 giugno 1944 ad opera di Una lapide, all’interno di una Salvatore Zurlo della Gnr di Novara e di Vincenzo Martino, comandante I piccola cappella, riporta i VIA PERRONE, ANGOLO VIA MAGNANI RICOTTI della squadraccia. nomi dei caduti partigiani del Di fronte all’ingresso della ex caserma Perrone, ora sede quartiere. novarese dell’Università del Piemonte Orientale, una lapi- de ricorda Giuseppe Ubezio, un ragazzo di 18 anni ucciso il PIAZZA 12 settembre 1943 dai Tedeschi, da poco giunti in città, SAN MARTINO mentre stava osservando il movimento dei militari davanti Una lapide muraria, alla caserma. sulla parete del vec- chio edificio che ospi- SANT’AGABIO, tava l’Istituto per VIA DELLA RIOTTA anziani “De Pagave”, Sulla parete d’ingresso della VIGNALE, PONTE FERROVIARIO ricorda i caduti parti- Direzione del III Circolo didatti- SUL CANALE CAVOUR giani e gli internati co, una lapide muraria ricorda i Poco prima del canale, svoltando militari del quartiere. partigiani del quartiere caduti. a destra sul tratto pedonale di via SANTA RITA, PARCO PUBBLICO XXVI agosto, nei pressi del ponte CIMITERO COMUNALE, VIA CURTATONE All’interno del parco, nell’angolo tra via S. Rita e via ferroviario, si trova un cippo a Nel cimitero cittadino, oltre alle tombe di alcuni partigia- Alagna, sorge un cippo dedicato a Giovanni Andoardi, par- ricordo dei sei partigiani qui fuci- ni illustri come quella di Eraldo Gastone, Ciro, comandan- tigiano della Divisione Beltrami, ucciso in uno scontro a lati: i fratelli Orione e Spartaco Berto, Pietro Molinari, LICEO SCIENTIFICO

N te militare del raggruppamento Divisioni garibaldine della fuoco il 20 febbraio 1945. Antonio Denti, Angelo Saini, Giuseppe Schiorlini. A. ANTONELLI - NOVARA ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 50 51 L’eccidio di Casalino

I SETTE MARTIRI DI CASALINO ventunenne Giovanni Poletti di Cressa e vicino a lui cade il Dall’intervista a Ugo Roncaglione, il fratello di Ezio, uno dei COMUNE DI È il 30 marzo 1945: reparti della "E. Muti" - oltre centocin- diciottenne Francesco Lazzaroni di Dello (BS); qualche partiginai trucidati: CASALINO quanta militi - vengono scaricati da una colonna di auto- centinaio di metri più in là cadono il ventiduenne Domenico Arrivato ad Orfengo c’era già trambusto e correva la voce mezzi all’ingresso di Casalino; vi sono, con i militi, una deci- Gatta di Bovegno (BS) e residente in , il diciotten- che i fascisti avessero ucci- na di SS, guidate dall’interprete Borgonovo. ne Francesco De Stefano, perito industriale di Reggio so venti Partigiani. I fascisti I nazifascisti perquisiscono tutte le case del paese e fanno Calabria e residente a Casalino; ancor più lontano viene passarono poi nelle diverse man bassa di tutto ciò che può essere loro utile e, prima di abbattuto il venticinquenne Giuseppe Manenti di frazioni del Comune di ogni altra cosa, di denaro e preziosi. In via S. Pietro si Comenzano (BS), ma residente a Casalino. Infine anche il Casalino sino alle tre del imbattono nei fratelli Giuseppina e Severino Comelli; pur- diciassettenne Severino Comelli trascinato fino a Quarti pomeriggio vantandosi di troppo in una saccoccia di Severino viene scoperto un viene assassinato dai militi della "Muti". quello che avevano fatto e mazzetto di volantini che inneggiano alla prossima vittoria mostrando come trofei ciò Da Enrico Massara. finale delle forze di liberazione. Severino Comelli, percosso “Antologia dell’antifascismo che avevano strappato ai

MEMORIA selvaggiamente, confessa di avere ricevuto i volantini dal e della Resistenza novarese” Partigiani. fratello che si trova in località Quarti, nei pressi di Quando si recarono ad Cameriano. Orfengo ed entrarono nella Severino è certamente all’oscuro del fatto che in quel trattoria dei miei genitori un momento a Quarti è in sosta una pattuglia della "Osella" giovanissimo fascista si van- che, durante la notte, ha trovato rifugio nei cascinali dei tava di aver ucciso due partigiani e portava due fucili. dintorni. La pattuglia della Osella è di corvè: ha il compito Un tedesco, sentendo il ragazzino lo fissò per un istante e di racimolare viveri per il proprio reparto che si trova tra i gli disse in un italiano stentato che sicuramente non totalmente coperto dai cespugli. I fascisti si erano messi a cercarlo per- vigneti di Briona. Fotografia tratta da "I briganti neri a Casalino" sarebbe mai diventato vecchio. ché l’avevano visto cadere ma non lo trovarono e venne salvato dalla articolo di Soreghina, pubblicato da Gli otto garibaldini della "Osella" vengono presi alla sprov- "La Stella Alpina" 15 luglio 1945. A Casalino mostrarono la carta d’identità di mio fratello gente nel pomeriggio. In quella zona fu ritrovato in un campo di colza il vista: solo due riescono a fuggire, mentre gli altri cadono dicendo: "Abbiamo ucciso il vostro studente!". Portavano cadavere di De Stefano, con il ventre mutilato. Nella pagina a lato: falciati dalle raffiche dei mitragliatori e dei mitra. Cade Ezio il libro di Moscatelli e Secchia, che ben descrive al collo i suoi scarponi e mostravano l’orologio d’oro che Il Comelli fu giustiziato alla fine dello scontro: prima venne percosso, infi- Roncaglione – studente diciottenne di Orfengo – cade il il contesto in cui si sono svolti i fatti. gli era stato sottratto. ne gli fu fatta scoppiare una bomba sulla testa. Il volto di mio fratello era La ricostruzione dell’accaduto fu fatta in base al sopralluo- tutto sfregiato: lo avevano utilizzato come bersaglio per lanciare i loro go. Mio fratello, il Lazzaroni e il Poletti, che portava un pugnali. Il Manenti fu colpito alle spalle quando aveva quasi raggiunto la mitragliatore inglese Brem, si appostarono in un canale statale. SEGNI E LA parallelo alla strada, per poter vedere l’eventuale arrivo I fascisti, finito l’eccidio, passarono dal municipio ed intimarono al segre- dei Fascisti. Gli altri si misero in posizione nord protetti dai

I tario comunale dr. Farnetti di lasciare pure i cadaveri a marcire dove si primi tre, che avevano maggiore possibilità di fuoco. Si trovavano. ritiene che il primo a cadere, senza aver neanche la possi- Al parroco fu intimato di non commemorarli con alcuna funzione religiosa. bilità di sparare, sia stato il Poletti. Venuta meno la forza di La popolazione invece si adoperò al recupero dei morti per poi provvede- fuoco principale i Partigiani, già in inferiorità numerica, si re a celebrare le sepolture. trovarono completamente debilitati. Mio fratello e il Lazzaroni si gettarono sul Poletti ferito per assisterlo. Gli altri quattro cercarono la fuga verso la Cascina Maghetta, inconsapevoli del fatto che anche in quella dire- zione la strada era sbarrata dai fascisti. Tuttavia riuscirono ad allontanarsi un po’ passando nei canali asciutti. Quando sembrò loro di essere fuori tiro, per fuggire più velocemente uscirono allo scoperto cercando di raggiun- gere la statale che collega Novara a Vercelli. Solo uno, il caposquadra La Rusca, continuò la fuga nei fossi raggiun- gendo la statale e portandosi sul retro dello schieramento fascista. Così si salvò. Un altro Partigiano, il Serpente, venne ferito nella fuga e cadde nella fontana detta dell’o- spedale. Fortunatamente nei pressi vi erano dei cespugli

N di bora ed era quasi completamente immerso nell’acqua e ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 52 53 Partigiani di Granozzo con Monticello

La memoria della guerra di Liberazione è presente tuttora il ’55, si ritirò a vita privata. Di carattere schivo e riservato, prio partito. Fu tra i promotori del CLN nel proprio Comune COMUNE DI nel paese di Granozzo attraverso numerosi segni che testi- per tutta la vita ha custodito gelosamente i documenti di durante la Resistenza, in cui operò fianco a fianco con vali- GRANOZZO CON MONTICELLO moniano la partecipazione attiva dei suoi abitanti alla tutta quanta l’attività svolta da lui e dal fratello. di esponenti democristiani della zona come Dante Graziosi. Resistenza: una via è intitolata a Francesco Bigatti, partigia- Morì l’11/10/1982 a Granozzo con Monticello1. Fu responsabile del PCI della seconda zona del Basso ca di Salò, Anselmo divenne un partigiano ed entrò a far parte del distac- no nato a Monticello e caduto in Val Varaita, una piazza è Novarese. Nel dopoguerra fu attivo sindacalista della fede- camento della Volante Loss, che operava nelle campagne del basso nova- 1 Resistenza Unita, marzo 1974. dedicata ai fratelli Bazzani partigiani, attivi in politica e nel razione dei contadini e responsabile dell’ANPI di Novara. rese. sindacato anche nel dopoguerra. A Monticello, la via princi- Di lui è ancora in corso una ricerca negli archivi per poter meglio ricostrui- pale del paese è dedicata ad Anselmo Vecchi, ricordato ANGELO BIAGIO BAZZANI FRANCESCO BIGATTI 2 re la sua vita, la sua azione e soprattutto l’episodio citato sulla lapide, che come partigiano. Esiste poi una lapide ai margini della stra- Perseguitato antifascista, confinato politico, organizzatore Chiamato Bacco, nato ricorda la sua uccisione il 9.11.1944. da che da Monticello porta alla provinciale di Lumellogno in del CLN, è stato uno dei più nobili esempi di coscienza poli- nel 1923 a Granozzo e Alcune notizie su di lui sono state raccolte attraverso testimonianze degli ricordo dell’uccisione di Anselmo Vecchi, il cui nome è tica dei braccianti delle risaie novaresi. residente a Biella. abitanti del paese, in particolare di Carlo Felice Vanotti: “Anselmo Vecchi riportato anche sulla lapide situata al Broletto di Novara in Nato a Monticello nel 1900, fece fin da ragazzo il bracciante Impiegato, caposqua- era uno dei tanti ragazzi che dopo l’Armistizio dell’8 settembre ’43, non si

MEMORIA memoria dei partigiani caduti. avventizio in qualità di badilante. Nell’aprile 1919 si trovava dra, aiutante del coman- presentò alla chiamata alle a Milano in servizio di leva, richiamato in fanteria, e dalla dante Medici, è nella armi. Era uno di quelli che i CLEMENTE BAZZANI sede de l’Avanti, devastata dai fascisti, portò a casa pochi Resistenza della valle fascisti chiamavano “sbanda- Nato nel 1909 a Monticello, fu con il fratello Biagio uno dei libri bruciacchiati, che divennero il suo primo strumento di Varaita dall’aprile 1944. Ferito nello scontro della Rolfa, è ti”, e che in piccoli gruppi di più attivi antifascisti ed organizzatori del PCI nella zona risi- formazione politica e culturale. In quello stesso anno fondò fucilato a Venasca il 30 dicembre 1944. ragazzi, si nascondevano per cola del Basso Novarese. Nel 1928 Biagio Bazzani, denun- la Sezione Socialista di Monticello. La vicenda si svolge a Brossasco, (CN) dove di Bacco si evitare di essere arruolati. ciato, venne inviato al confino a Ponza per 5 anni dalla Nel 1920 fu tra gli animatori dello “sciopero dei 50 giorni” parla a proposito del suo legame con Medici, importante Era figlio di contadini salariati Commissione Provinciale per il confino. che ebbe in Monticello uno degli epicentri: “la mia molinel- capo partigiano. Il 24 dicembre 1944 i due si incontrarono e viveva nel castello di Monticello. Nell’autunno del ’44, in un rastrellamen- Nonostante il proscioglimento in istruttoria per insufficienza la rossa” come lo chiamava Secondo Ramella. presso la casa di Esile Armandi, insegnante del luogo. Il 25 to operato da militari provenienti dalla Mongolia e arruolati nell’esercito di prove, ne scontò ben quattro; per la famiglia l’assenza di Dopo Livorno si staccò dal PSI fondando la sezione comuni- dicembre Bacco vede transitare, in direzione Sapere, tedesco, Anselmo e altri ragazzi “sbandati” della zona vennero catturati. Biagio, maggiore di 4 fratelli, creò insuperabili problemi eco- sta di Monticello. Fu tra i pù sagaci agitatori comunisti e tra un’automobile piena di autorità fasciste. Nel frattempo Imprigionato nel castello di Monticello, tentò di fuggire, con altri due suoi nomici e morali: la stessa madre morì dal dispiacere. i sostenitori in polemica coi socialisti, della difesa armata chiede a Medici un incontro e lo invita a trovarsi al colle compagni, ma venne raggiunto da un colpo di fucile che lo uccise il 9 Nonostante tutto i fratelli Bazzani continuarono ad essere delle istituzioni operaie degli assalti fascisti, che tra il 1921 e Liretta il 29 dicembre il comandante, nonostante la sorve- novembre di quello stesso anno appena fuori dalle mura.” un punto di riferimento costante per i tanti antifascisti della 1922 si intensificarono in quelle roccaforti del movimento glianza strettissima, accetta e si muove con il suo aiutante. Il fatto stesso che al giovane sia zona. Ancora nel 1940-41 Clemente, che era sarto e poteva bracciantile con squadracce provenienti dalla lomellina, I due compagni, superato Brossasco, si dirigono verso stata dedicata la via principale quindi liberamente girare di casa in casa, svolgeva le funzio- capeggiate da Forni e Magnani. Venasca, ma giunti alla frazione Rolfa, cadono nell’imbosca- del paese e che sia stata eretta

SEGNI Eni LA di fiduciario del PCI e di raccoglitore di fondi per il Con Giarda, Leopardi, Piffaretti, Tambussi, Invernizzi, “bian- ta preparata dai fascisti, li squadristi, probabilmente a causa una lapide in sua memoria sul Soccorso Rosso. Per ordine del Partito si iscrisse al co” continuò la lotta al fascismo anche dopo la marcia su di una soffiata, sanno della presenza di Medici e lo attendo- luogo in cui sarebbe stato ucci- I Sindacato Fascista: in esso svolse un’importante opera di Roma. no sulla strada. Deceduto il comandante della Saluzzo i so indicherebbe la volontà di informatore a favore dei compagni all’estero. Arrestato una prima volta nel ’26, fu tra i 14 arrestati nel fascisti catturano Bacco che, torturato e picchiato, viene mantener vivo il ricordo di un Dopo l’8 settembre divenne novarese per la ricostruzione del partito comunista: tra que- ucciso alcuni giorni dopo con un colpo di pistola alla testa, avvenimento tragico della sto- responsabile militare della sti venivano deferiti al Tribunale speciale: Giovanni Ubezio, nel cortile della scuola elementare del paese. L’uccisione di ria della Resistenza di questa zona per il PCI con specifici Giacinto Garzoni, Giuseppe Zoppis, Cesare Corbellino, Bacco è particolarmente odiosa poiché il plotone di esecu- località. compiti di informazione e rac- Corrado Bonfantini, Giuseppe Rimola, confinati erano inve- zione si rifiuta di sparare sul ferito e il compito è compiuto La lapide di Monticello non è l’ colta di armi e munizioni. ce Domenico Uglietti, Giovanni Invernizzi, Angelo Fornaia, dal maresciallo Umberto Pallotta, successivamente proces- unico ricordo di Anselmo Inoltre divenne il rappresen- Rinaldo Cislaghi, Francesco Boca, Giuseppe Sguazzino, sato per aver ucciso con ferocia, di sua mano, 49 partigiani. Vecchi scolpito nella pietra: il tante dei comunisti in seno al Ferdinando Nonigni. E, per 5 anni a Ponza, Biagio Bazzani. suo nome è inciso anche nella lapide del Broletto a Novara insieme a tutti 2 RUZZI M. (1997) Garibaldini in Val Varaita. 1943-1945. CLN di zona, che comprendeva un’ ampia area: da Al confino a Ponza, Bazzani, con il compito di collegamento Tra valori e contraddizioni. ANPI Terzuolo. i partigiani caduti durante la Resistenza. Lumellogno a Confienza, da , a Tornaco, a Robbio e di individuazione delle spie, fu uno dei dirigenti comunisti Istituto Storico della Resistenza in Cuneo e provincia, 59-60. Lomellina). Si distinse in quel periodo nell’aiuto ai prigionie- di Ponza, come si può desumere dal rapporto del 17/12/1931 ri alleati che fuggivano dai campi di lavoro della zona. della sezione della direzione generale di P.S. all’Ufficio ANSELMO VECCHI Inquadrato nella brigata al piano “Della Vecchia” nel marzo Confino Politico. Anselmo Vecchi, figlio di Francesco, del ’45, durante un rastrellamento, venne arrestato. Ripresi con una certa consistenza i collegamenti con il nato nel 1924, apparteneva ad una Mentre i fascisti saccheggiavano la sua casa, riuscì a fuggi- Partito nel ’42, con Vercelli e Torino, soprattutto tramite il famiglia numerosa di contadini resi- re tra le formazioni garibaldine in montagna. Dopo la compagno Cavalli, promosse agitazioni nelle campagne di dente a Monticello. Liberazione riprese le fila organizzative del Partito e fu elet- Monticello, Granozzo e confidenza, nella primavera del ’43, Renitente alla leva, per non essere

arruolato nell’esercito della repubbli- N to Consigliere Comunale a Granozzo con Monticello e, dopo e nell’estate riuscì a ritessere la trama organizzativa del pro- ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 54 55 I Martiri della Resistenza di Bellinzago

È il 3 marzo del ’45. Verso il tramonto compare nel cielo un che l’uccisione di un tedesco possa provocare, infatti, la rap- COMUNE DI piccolo caccia tedesco, volteggia alcune volte a bassa quota presaglia. Il podestà e il coadiutore, accompagnati dal geom. BELLINZAGO NOVARESE su Ghemme e, infine, riesce fortunosamente ad atterrare, ai Frascotti, che è il segretario comunale, vanno immediata- margini del paese, su un ex campo d’atterraggio reso impra- mente al Comando fascista di Fara per tentare di convincere ticabile dai Tedeschi per evitare che gli alleati se ne servano. il cap. Famà a non infierire sulla popolazione di Ghemme, ma Sia il podestà Guido Crespi che il coadiutore della non ricevono udienza perché sono già le 21. Parrocchiale dell’Assunta, don Angelo Stoppa, a colloquio Il 4 marzo, in mattinata, giunge a Ghemme una camionetta dinanzi ad una finestra dello stabilimento ‘Secondo Salto’ militare preceduta e seguita da macchine cariche di avvistano l’apparecchio, ne osservano le manovre e il fortu- noso atterraggio. Le bare nella chiesa Parrocchiale di S. Clemente Podestà e coadiutore si recano immediatamente sul luogo e Mons. Leone Ossola, Vescovo di Novara (Foto Piantanida - Cameri) dell’atterraggio e si trovano di fronte al pilota che, sceso dal- si avviano al campo di atterraggio. Non appena a terra, il MEMORIA l’aereo, sta guardandosi attorno. Il podestà, che conosce la lingua tedesca, si rivolge al pilota per conoscere il motivo ventunenne garibaldino della Volante Loss Luigi Prandi tenta che lo ha indotto ad atterrare nell’ex campo militare in con- la fuga, ma viene abbattuto da una raffica di mitra; don Forni viene colpito da una pallottola alla mano e viene accompa- dizioni di impraticabilità; il pilota spiega che, partito da Il monumento ai caduti di Bellinzago, in via Libertà. Monaco e diretto a Gallarate, ha sbagliato rotta e l’aereo è gnato all’Ospedale dal Segretario Comunale. Don Stoppa rimasto senza carburante, tanto da costringerlo ad un atter- prende immediatamente il posto del Prevosto ed in una sua Mario Tosi, diciottenne, operaio, di Bellinzago, Luigi Prandi, ventunenne, raggio di fortuna. La carcassa del caccia tedesco distrutto dai partigiani nota (pubblicata sull’Azione dell’8 marzo 1946) si legge: operaio meccanico, di Bellinzago, assassinato mentre tenta la fuga e Luigi dopo il suo atteraggio di fortuna sul campo d’aviazione Sopraggiungono due partigiani garibaldini della Volante "…Nessuno dei condannati batte ciglio, ma i loro occhi sere- Vandoni di diciannove anni di Bellinzago. in disuso di Ghemme - (Foto da “Bellinzago quarant’anni dopo”) ni si posano su di me sacerdote che essi sentono amico: io È il comandante nazista che ordina: "Portare via subito i corpi, portarli al Tedeschi; dalla camionetta viene prelevata la cassa in cui gli m’interpongo presso il maggiore Tedesco comandante del cimitero con un carro. stessi soldati Tedeschi depongono la salma del pilota; si plotone per implorare la grazia, ma dal tedesco più duro e Provvedere le bare, sotterrarli immediatamente, senza lacrime, senza rito, forma il corteo funebre e, nel tentativo di placare la rabbia più impassibile di un macigno ottengo, con una fredda rispo- senza preghiere e senza nessun accompagnamento…Entro le 13; in caso dei Tedeschi, tutta la popolazione vi partecipa. sta negativa, il permesso di svolgere il mio sacerdotale mini- di trasgressione, impiccheremo dieci persone al balcone del Municipio". Prelevati e trasportati a Novara, Don Stoppa e il podestà stero, ma nel modo più celere.." Il commento di un milite nero:“Che peccato non averne qui ancora altri cin- Crespi vengono sottoposti ad un lungo interrogatorio; rila- Interviene anche il podestà per tentare di salvare la vita quanta da fucilare". sciati il coadiutore ed il podestà vengono assicurati che non almeno del più giovane dei condannati a morte, Miglio Fonte: www.anpi.it

SEGNI E LA vi saranno rappresaglie. La popolazione ritiene sia grazie alla Benami, che ha solo quindici anni; ma il comandante tede- partecipazione al funerale. Il 5 marzo, a Ghemme, non si nota sco ribatte: "Oh, 15 anni… con un fucile in mano può ammaz- GLI ALTRI CADUTI DI BELLINZAGO I alcun movimento fuori dalla normalità; gli uomini ritornano a zare anche lui". Oltre ai caduti a Ghemme, vi sono altre otto persone di Bellinzago che per- L’uscita delle bare dalla chiesa di S. Anna a Bellinzago il giorno dei solenni funerali il 17 giugno 1945 casa e al lavoro. Il 6 marzo, alle ore 8, entrano in Ghemme Borgonovo, l’interprete, dà lettura della sentenza di condan- sero la vita in quel periodo, in circostanze diverse. (Foto Piantanida - Cameri) due grossi automezzi carichi di Tedeschi e fascisti; in mezzo na a morte. Il plotone di esecuzione - 14 fascisti e 4 Tedeschi Patrioti caduti in combattimento: Loss, invitano Guido Crespi e don Stoppa a farsi da parte; il a loro vi sono dieci giovani, coi volti segnati da profonde feri- - è già schierato dinanzi ai condannati. Il grido di "Viva l’Italia Colombo Franco (di anni 19); Massara Ires (di anni 17); Miglio Pierino (di anni pilota, fatto un balzo indietro, estrae prontamente la pistola te, coi vestiti laceri ed imbrattati di sangue. libera" si confonde con il crepitio delle raffiche di mitra, ma 25); Vandoni Mario (di anni 18); Maggioni Ennio. gridando "Wass ist los?", ma è preceduto da uno dei due gari- Si viene poi a sapere che i dieci giovani sono stati catturati, proprio il giovanissimo garibaldino, rimasto in piedi, riesce a Per rappresaglia: Barbero Maurizio (di anni 49). baldini che lo abbatte con un solo colpo. Una raffica di mitra in una imboscata, alla Bertinella Nuova, una cascina di gridare ancora, prima di essere abbattuto da una seconda Per incidente: D'Esposito Francesco (di anni 20); Invernizzi Franco (di anni nel serbatoio provoca l’incendio e la distruzione dell’aereo. Bellinzago Novarese, l’8 febbraio del ’45, da reparti del raffica, "Viva l’Italia libera". 16). La salma del pilota tedesco viene portata all’Ospedale della Comando tedesco di Turbigo che li aveva rinchiusi nella Fonte: "Bellinzago Partigiana", a cura di Gian Michele Gavinelli - 1970 Provvidenza ove viene approntata la camera ardente. caserma del ‘54’ e poi tradotti alle carceri di Novara. CHI SONO I FUCILATI? Tutti gli uomini, giovani e anziani, si allontanano dal Paese Prelevati dai Tedeschi il prevosto don Forni, il podestà Guido Carmelo Ardizzoia di Barengo; Frediano Bagnati, diciottenne, Inoltre, durante la Seconda Guerra Mondiale, molte altre persone persero rifugiandosi nei vigneti o nelle boscaglie della collina; si teme Crespi, il segretario comunale geom. Frascotti, gli automezzi operaio panettiere di Bellinzago; Adriano Barbero, diciotten- la vita. Una lapide al cimitero ed il momumento in via Libertà le ricorda tutte. ne, operaio, di Bellinzago; Ernesto Bovio di ventidue anni, contadino, di Bellinzago; Benami Miglio, quindicen- ne, operaio di Bellinzago; Ernestino Boschi, diciassettenne, garzone di macelleria, di Novara; Piero Sassoni di

trentadue anni, rilegatore, di Novara; N ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 56 57 La strage di San Marcello a Invorio

INVORIO, 28 MARZO 1945 che si fanno in quattro per aiutarli; possono, finalmente, COMUNE DI Caduti: Ugo Ballerini, Mario Bertone, Nando Ebro, Carlo cambiare la biancheria zuppa e consumare un rancio caldo INVORIO Garzonio, Giacomo Godio, Filippo Leggri, Amleto Livi, dinanzi ad un grande camino il cui fuoco asciuga anche le Edmondo Negri, Carlo Pedrini, Angelo Piantanida, Pietro ossa. È in questa occasione che Mario Preda (‘Topolino’), il Quirini. quindicenne garibaldino di Verano Brianza che milita nel ‘Bariselli’, incontra Amleto Livi, detto ‘Matteotti’, sedicenne La marcia di trasferimento è lunga e dura; vento gelido e garibaldino agli ordini del ‘Generale’ (figlio di un operaio pioggia martellante sono cattivi, anzi antifascista, se pur giovanissimo pessimi, compagni di viaggio, un viag- aveva già partecipato all’insurrezio- gio che sembra non avere mai fine. I ne di Montefiorino, era stato cattura- partigiani del Battaglione ‘Bariselli’ to ed era fuggito mentre stava per Rossi Vedani Vignola Zaninetti Franco Felice Gianni Angelo hanno ricevuto l’ordine dal comando essere caricato su una tradotta

MEMORIA della Divisione di trasferirsi da Boleto diretta in Germania). ad , dall’una all’altra sponda Topolino è fradicio ed ha "ai piedi un nale più a monte stacca Matteotti dal nuovo compagno. del lago d’Orta. Fradici, stanchi ed paio di scarpe autarchiche e sgual- Matteotti, mettendosi "l’elmetto di ferro in capo" promette a affamati, i garibaldini del ‘Bariselli’ cite" e il nuovo amico Matteotti gli Topolino di portargli, al rientro, un fucile. Continua a piovere raggiunto Armeno, possono, finalmen- passa un paio di scarponi e un paio fino a tarda notte tra il 27 e il 28 marzo. Il tempo per dormire te, anche scrollarsi di dosso la fame, ma non tarda ad arri- di calzettoni di lana e non vi è dubbio sul fatto che, in quel non è mai sufficiente, soprattutto per i giovanissimi e parti- vare il nuovo ordine di andare nel Vergante, nelle vicinanze momento, il dono del giovane amico sia un regalo da consi- colarmente in questa occasione è troppo breve; alle prime di Invorio. La marcia riprende e, proprio nei pressi di Invorio, derarsi prezioso. L’amicizia fra Topolino e Matteotti è presto luci dell’alba, i garibaldini, rifugiatisi nelle cascine Cedola e vi è l’incontro con un distaccamento del III btg. Della ‘X fatto anche se, purtroppo, l’ordine di far da guida ad un Castellaccio, vengono svegliati da raffiche di mitra e di Rocco’ guidata da Edmondo Negri, detto il ‘Generale’, e con gruppetto di nuovi arrivati che devono trasferirsi in un casci- mitragliatori; i colpi provengono da ogni lato e non è difficile elementi della ‘divisione Alpina d’Assalto F.M. Beltrami’ con convincersi che la località è accerchiata.Occorreva aprire, Bortolo Consoli (‘Burtul’) e della ‘Volante Dom’. È una fortu- Le foto dei caduti di Invorio, Arona, ad ogni costo, una via d’uscita, un passaggio, spezzando il Castello e na per i garibaldini del ‘Bariselli’ incontrare tanti compagni che si trovano nel monumento commemorativo. cerchio, e superare il prato esponendosi al bersaglio del nemico. Il primo sfortunato tentativo venne effettuato da Mario Bertone (‘Vento’), da Carlo Garzonio (‘Nuvola’), da Giacomo Godio (‘Tom’), ma i tre garibaldini furono falciati

SEGNI E LA dalle raffiche della mitraglia. Anche Matteotti tentò di supe- rare il prato, coperto dai compagni, ma venne ferito. Filippo I Leggeri (‘Memo’), commissario politico della ‘Volante Dom’, si batté da leone; "solo contro sette,spara fino all’ultima pal- Ballarini Bertinotti Bertona Bertona Borsa Catilina Ebro lottola". Ferito ad una gamba, riusciva a percorrere un cen- Ugo Francesco Dorina Mario Luigi Mario Nardo tinaio di metri, continuando a sparare contro il nemico che lo circondava. Raggiunto veniva spogliato, seviziato, sfigu- rato e finito a colpi di pugnale e di baionetta. Poi caddero, nel vano tentativo di superare quel prato maledetto, Pietro Quirini (‘Quiri’) e Ugo Ballerini, anch’essi della ‘Volante Dom’ e venne ferito Burtul, uno dei ‘grandi veci’ della Damasca. Caddero ancora Nando Ebro, Angelo Piantanida (‘Brighin’) Ferrari Gamarra Garzonio Godio Leggeri Leone Livi ed Edmondo Negri, il Generale. Il giovane Matteotti, ferito, Francesco Sergio Carlo Giacomino Filippo Franco Amleto venne catturato e trucidato a colpi di pugnale. I fascisti, non ancora soddisfatti, raggiunsero Invorio, sac- In questa pagina alcuni particolari del monumento ai caduti di via Cesare Battisti a Invorio cheggiarono alcune abitazioni, dando alle fiamme altre case ed infine fucilarono un civile, Carlo Pedrini. I fascisti fotografarono i volti sfigurati dei trucidati e fecero pervenire alle famiglie dei caduti la fotografia del congiunto.

Martinoli Merlini Negri Padrini Pelizzoni Piantadina Quirini N Franco Candido Edmondo Carlo Arturo Angelo Piero Fonte: www.anpi.it ANIMAZIONE SOCIALE & CULTURALE 58 59 Ringraziamenti “I Segni e la Memoria” è stato curato da Paola Turchelli per la Provincia di Novara, da Giovanni Campagnoli e Marco Martinetti per Vedogiovane. Si ringraziano i docenti: proff. Marina Albanese, Lorenzo Borelli, Anna Maria Brustia, Mario Ceratti, Giuseppina Ferolo, Gianni Galli, Elena Mastretta, Eugenio Milani, tutti gli studenti delle Scuole Superiori della provincia che hanno partecipato a questo percorso, i Dirigenti Scolastici del Liceo Classico Statale Carlo Alberto e del Liceo Scientifico Antonelli di Novara, dell’Iti e del Liceo Don Bosco di Borgomanero. Un particolare ringraziamento per la supervisone al progetto a Mauro Begozzi, Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea del novarese e VCO, “Piero Fornara”. Infine grazie a tutti quei partigiani e testimoni di quel periodo che con i loro racconti hanno reso possibile questo lavoro.

Profetto grafico e impaginazione: Stampa: Litopress - Borgomanero

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