I SEGNI E LA MEMORIA 1 Prefazione di Paola Turchelli 5 Il processo di lavoro di Giovanni Campagnoli e Marco Martinetti 7 I Segni, la Memoria, i luoghi, la storia di Mauro Begozzi 11 Considerazioni degli studenti di Alessandro Alliata e Massimo Pettinaroli 16 INDICE Considerazioni di una docente di Anna Maria Brustia 17 La mappa del territorio 21 I Martiri della Resistenza a Meina 24 Episodi di Resistenza ad Arona 26 La Resistenza a Gozzano 28 I Martiri della Resistenza a Borgomanero 30 Villa Marazza di Borgomanero 32 La strage di Castelletto Ticino 34 La strage di Borgo Ticino 36 I Martiri della Resistenza a Cressa 38 I Martiri della Resistenza a Suno 40 L’incendio della Cacciana 42 La Resistenza a Romagnano Sesia 44 I Martiri della Resistenza a Barengo 46 I Martiri galliatesi della Resistenza 48 I Martiri della Resistenza a Novara 50 L’eccidio di Casalino 52 Partigiani di Granozzo con Monticello 54 I Martiri della Resistenza di Bellinzago 56 La strage di San Marcello a Invorio 58 Ringraziamenti 60 2 3 …La dolce, terribile mano della dimenticanza getta la stessa bianca coltre di nebbia su quello che dovremmo portare per sempre con noi… intorno a noi tutto ci spinge a dimenticare e a persuaderci che la memoria non serve più a nulla attraversiamo il tempo che ci è destinato con pochi pesi, con pochi ricordi, con pochi libri e lasciamo la terra senza nessuna eredità alle spalle. Ma c’è invece una straordinaria “memoria sociale” che va custodita, tramandata, insegnata perché l’e- redità venga accolta. (da “L’armonia del mondo” di Pietro Citati). E allora ecco che la memoria ci aiuta a guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci nella nostra identità, a radicarci nei suoi valori fondanti. Questa civiltà alla quale noi italiani abbiamo dato nel corso dei secoli uno straordinario contributo intel- lettuale e spirituale è fatta di umanità, rispetto per l’altro, fede nella ragione e nel diritto, solidarietà. Le prevaricazioni dei totalitarismi non sono riuscite a distruggere questi principi: essi sono risorti, più forti PREFAZIONE che mai, sulle devastazioni della guerra; hanno cementato più forti che mai la volontà degli Europei di perseguire, uniti, obiettivi di pace e di progresso. Ma libertà, pace, progresso non sono parole consegnate alla storia come definitivamente acquisite. La democrazia è un regime politico esigente che giorno dopo giorno ci viene affidato e ci rende respon- sabili della vita del nostro paese. La ricchezza del sistema democratico sta proprio nella capacità che questo offre ad ogni cittadino di portare un contributo, perché nessun cittadino è inutile se l’organizza- zione della società recepisce ciò che è proprio di ogni persona. La partecipazione è il valore fondamen- tale perché è da questa che derivano la responsabilità e la solidarietà. Questo è il significato del progetto “I Segni e la Memoria”, affidato alla capacità dei nostri giovani di leg- gere la storia e di interpretarne l’attualità attraverso uno studio rigoroso dei documenti e delle testimo- nianze. A loro - che in questi anni hanno seriamente lavorato così come è ben documentato in questo volume - affidiamo, insieme ad un ringraziamento sincero, il compito di tenere viva l’eredità che hanno raccolto, e di farne motivo e ragione di impegno per il futuro. Paola Turchelli Assessore all’istruzione Provincia di Novara N 4 5 Un progetto che si articola su tre anni e coinvolge tanti soggetti diversi tra loro dà vita a processi di lavo- ro complessi, che si modificano nel tempo. Proviamo qui sinteticamente ad analizzarli, dando uno sguar- do dietro le quinte, al “making of” che ha permesso la realizzazione dei pannelli, esposti nel territorio novarese e in questa pubblicazione. L’idea iniziale è nata da una ricorrenza: 25 aprile 2005, 60° anniversario della Liberazione. Un modo vero per celebrare la memoria è trasmetterla a chi rischia di perderla, di riporre eventi così fondamentali nel dimenticatoio, confusi in mezzo a tanti altri fatti di una Storia percepita come molto lontana: da qui l’idea di coinvolgere attivamente i ragazzi delle Superiori in percorsi di ricerca, in cui fossero motivati a sape- re qualche cosa di più, soprattutto a rendersi conto di quanto eventi di sessant’anni prima fossero signi- ficativi anche per loro, dopo tutto questo tempo. Come fare? La prima intuizione è stata quella di confrontarsi con gli insegnanti, attori fondamentali per lavorare con gli studenti. Inizialmente ha preso forma l’ipotesi di ricerche diverse, motivate dai possibili molteplici inte- ressi dei ragazzi. Poi è emersa la necessità di curare le connessioni tra i lavori di tutti, in modo che ognu- DI LAVORO no potesse riconoscere il proprio contributo all’interno di un progetto articolato. Non solo. Occorreva fare in modo che l’attività di ricerca degli studenti fosse visibile e comunicabile, così che il territorio potesse rendersi conto dell’interesse dei giovani verso il loro passato e ciò che ha significato e signifi- ca. In questo modo sono nate le idee del sito e dei pannelli. Per garantire una comunicazione precisa e storicamente affidabile era necessaria una supervisione attenta ai contenuti: da qui il coinvolgimento nel progetto dell’Istituto Storico della Resistenza, sia come fonte di materiali informativi sia come garante della correttezza dei testi elaborati. I dettagli necessari a rendere il progetto ope- rativo sono stati definiti progressivamente. Anzitutto insieme agli insegnanti è stato indivi- duato un preciso oggetto di lavoro: i “segni” presenti sul territorio che ricordano episodi della Resistenza. Nel fare questa scelta si immaginava già l’avvio della ricerca con gli studenti: a muoverli sarebbe stata la curiosità di capire la storia che stava dietro quel monu- mento, quel cippo, quel nome su quella via, IL PROCESSO luoghi visti e rivisti ma spesso senza soffermar- si, senza chiedersi cosa significassero. Definito l’oggetto occorreva esplicitare moda- lità di lavoro che garantissero buoni risultati: cioè una conoscenza effettiva da parte degli studenti del “segno” analizzato e della storia connessa, oltre ad un’esposizione capace di riassumere i dati raccolti. Con questo scopo sono stati ela- borati due tipi di strumenti: da un lato schede per la raccolta dei dati, utili per sistematizzarli; dall’altro una descrizione dei passaggi necessari per realizzare una ricerca efficace. Le schede di raccolta propo- ste sono state tre: la prima sulle caratteristiche del segno (monumento, cippo, ecc…), la seconda sulla toponomastica, la terza per le interviste a testimoni del periodo della Resistenza. Per quel che riguarda le diverse fasi della ricerca da parte degli studenti, le presenteremo tra poco, descrivendo come i grup- pi di ragazzi hanno effettivamente lavorato. L’individuazione dell’oggetto di lavoro ha permesso inoltre di chiarire meglio le caratteristiche degli stru- 6 7 menti di comunicazione: sono stati pensati i formati per i pannelli, sono state definite l’architettura del co sia notizie su eventi e persone coinvolte. sito, la veste grafica, le sezioni, le modalità di accesso ai vari materiali, coinvolgendo in queste operazio- Ogni gruppo ha operato raccogliendo questo materiale, provando a confrontarlo tanto per farsi una ni le risorse professionali necessarie. prima idea dell’accaduto, quanto per individuare quali informazioni erano mancanti, incomplete o poco Non restava che promuovere la partecipazione degli studenti. Per farlo sono state pensate due modali- chiare, così da orientare meglio la propria ricerca. L’insegnante di riferimento non solo ha sostenuto il tà: da un lato i loro stessi insegnanti hanno presentato in classe l’idea del progetto, spiegando i passag- gruppo nell’individuazione delle fonti e delle informazioni, ma ha anche chiarito eventuali dubbi fornen- gi necessari per realizzarlo e l’impegno richiesto; dall’altro, a segnalare la dimensione provinciale del do un inquadramento storico alle vicende che gli studenti incontravano. lavoro, è stata organizzata una riunione di presentazione ufficiale, chiedendo ai ragazzi interessati di Solo dopo questa fase di analisi il gruppo procedeva a stendere i testi che sarebbero stati resi pubblici. iscriversi al progetto, definendo il territorio di cui avrebbero voluto occuparsi. L’idea originaria era infat- Nel farlo doveva tenere in considerazione i formati predefiniti, in particolare per i pannelli, in modo che ti di costituire gruppi trasversali tra le scuole, composti da studenti frequentanti istituti diversi. la comunicazione potesse essere efficace e concisa. I testi, elaborati sotto la supervisione degli inse- Operati questi passaggi “I Segni e la Memoria” è entrato nel vivo, subito segnalando la difficoltà orga- gnanti e completati con immagini che potessero conferire maggiore efficacia alla presentazione, veni- nizzativa per gli insegnanti di seguire i “gruppi misti” appena descritti. Ciò ha comportato una ridefinizio- vano sottoposti alla validazione da parte dell’Istituto Storico della Resistenza: solo dopo questa trafila ne utile a semplificare il lavoro: ogni docente si è occupato degli allievi delle sue classi, con cui ovvia- potevano essere trasmessi al grafico per l’impaginazione in vista della pubblicazione sui pannelli. mente è stato più agevole tenere i contatti. Questa scelta ha reso indispensabile un coordinamento gene- Un percorso simile è stato seguito anche per i materiali da mettere sul sito, con un ulteriore sviluppo. DI LAVORO rale più attento, per evitare il rischio della frammentazione, soprattutto in Nel corso del progetto è emerso il grande interesse dei ragazzi per le interesse ai testimoni dell’epoca. vista della pubblicazione dei risultati delle ricerche. Si è pertanto deciso di creare in corso d’opera una sezione apposita del sito, volta a raccogliere le tra- Proviamo ora a vedere come gli studenti hanno organizzato il proprio lavo- scrizioni dei colloqui realizzati. ro, precisando che ogni gruppo ha seguito il canovaccio, pur con qualche L’impegno degli studenti non terminava con la stesura dei testi. Infatti la dimensione pubblica del pro- modifica.
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