Arturo Benedetti Michelangeli Il divo ASCETA

Vezzi, capricci. manie. Il terrore degli organizzatori per l'eccentricità e le cancellazioni. A 20 anni dalla scomparsa del pianista, un testimone ne rivela invece il profilo spirituale francescano, il rigore anticonsumista di artigiano della musica

di Carlo Piccardi

iò che più sorprese alla morte di Arturo Benedetti Michelangeli, nel Cgiugno 1995, fu il funerale nella chiesetta di Pura (il villaggio presso in cui da anni abitava), con una cerimonia priva di fasto e l’inumazione in una modesta tomba, per sua volontà, priva di lapide. La cronaca di quella circostanza servì a gettare una luce di verità sulla sua vicenda esistenziale e artistica. Essa rivelava la religiosità di un uomo al servizio della musica, intesa non come ideale estetico ma concepita come transizione verso una dimensione di profondo spessore spirituale, sulla spinta del sentimento meditato e circoscritto al modello francescano dell’umiltà, della sobrietà e della rinuncia. Sapere che si circondava solo dell’essenziale in una camera spoglia, con un libro di meditazioni, un rosario accanto al letto e un crocefisso alla parete faceva capire molte cose. Faceva capire soprattutto il dramma di un artista più di altri consapevole della vanità del mondo, costretto per mestiere a confrontarsi con le sue regole fatue. In verità proprio la sua coerenza, il suo rigore nel

TM Amadeus Amadeus 71 Più rifuggiva dalla mondanità e più diventava argomento di pettegolezzo, più esigeva in fatto di condizioni ottimali e più appariva eccentrico

mettere tutto al servizio non del rapporto parte nel tutto. Ora sappiamo che tale potuta essere trasmessa se egli si fosse ipnotizzante col pubblico ma del messaggio riduzione alla dimensione artigianale non assoggettato alle regole che ai moderni musicale, lo portarono a essere male era solo un mezzo per ottenere abbaglianti interpreti impongono frenetici itinerari interpretato, a subire oltre misura la esiti sonori, ma anche la realizzazione di un concertistici, ossessivamente cadenzati da divinizzazione. Più egli rifuggiva dalla principio quasi francescano, a umanizzare instancabile trafila negli aeroporti mondanità e più diventava argomento di in senso didascalico la figura di un grande internazionali, dall’anonimato degli pettegolezzo, più esigeva in fatto di artista del nostro secolo. alberghi di prima categoria, da sale di condizioni ottimali (in funzione dei risultati concerto affrontate all’ultimo momento, che si prefiggeva) e più appariva eccentrico La mia memoria di testimone va al sbattuti su uno strumento (il pianoforte) e pretesto per speculazioni giornalistiche. programma delle serate luganesi dell’aprile perfettamente intercambiabile e perciò 1981, la cui registrazione è stata diffusa da negato nell’autentica personalità sonora di Nel suono egli cercava l’essenzialità, non nel 2006 in uno speciale Amadeus dvd, nel un esemplare che non è mai uguale all’altro. come distillazione del mago alchimista, ma quale spiccavano le Quattro Ballate op. 10 come testimonianza della volontà di di Brahms, nelle quali la ricerca dei colori Quando nel caso di Michelangeli si parlava sottomissione al principio di povertà, di produceva soluzioni capaci di far risuonare di concerti disdetti, di presunti capricci, spoliazione da ogni orpello, da ogni la tastiera come un’orchestra, confermando di un gioco a rimpiattino con un pubblico finzione. Lo rivelava il suo rapporto col l’impressione che quel pianismo aveva privato all’ultimo momento delle sue pianoforte, con uno strumento non lasciato ad Alberto Savinio: esibizioni, non si pensava mai al coraggio considerato come semplice mezzo per «Apparentemente Benedetti Michelangeli di una scelta che rifiutava la prospettiva realizzare un’idea musicale, ma come suona il pianoforte; sostanzialmente egli che ha ridotto il concertismo a fenomeno organismo vivente, colto nella sua natura di suona più strumenti in uno, e consumistico. Il rapporto con il pianoforte, manufatto, non prodotto in serie, ma come particolarmente l’organo nei registri acuti, strumento che egli usava portarsi appresso espressione dell’opera dell’uomo. La messa la celeste e anche il flauto». Orbene tale non solo affidandolo alle competenti cure ACCADEaLUGANO a punto del pianoforte prima di ogni arte non aveva origine solo in un talento di tecnici di fiducia ma dettando i criteri concerto, la calibratura lungamente unico, bensì nel rigore con cui esso era di adattamento delle sue caratteristiche Nel ventesimo anniversario della morte, avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 giugno 1995 – il pianista aveva allora 75 anni – il Progetto Martha Argerich (10-29 giugno), proporrà l’11 giugno al Cinema Lux di Lugano la proiezione del video del recital tenuto da Arturo Benedetti Michelangeli il 7 aprile 1981 saggiata, mettevano in risalto l’attenzione amministrato e che di Benedetti alle necessità acustiche del luogo, andava all’Auditorio della Rsi. Un’occasione per riascoltare (e rivedere) il programma di quella memorabile serata: Ludwig van Beethoven n. 11 in si per il lavoro dell’artigiano, il rispetto che a Michelangeli faceva un artista particolare. infatti al di là delle livellanti abitudini bem. magg. op. 22 e Sonata n. 12 in la bem. magg. op. 26, Franz Schubert Sonata in la min. D 537, Ballate op. 10. questi riservava come a un umile servitore Era infatti evidente che l’efficacia del suo odierne, per ritrovarvi invece il principio cosciente della sua piccola ma essenziale impareggiabile messaggio non sarebbe di una compenetrazione tra artista e

72 Amadeus Amadeus 73 mezzo d’espressione elevata a priorità. polifonia di timbri che riusciva a ricavare sapeva valorizzarlo nella sua personalità La rarità delle sue pubbliche esibizioni, al da quella densità di scrittura. Quello che non di prodotto di fabbrica, bensì come di di là del presunto carattere schivo, era da sembrava il capriccio di un divo, che si creatura specifica con una propria identità considerare innanzitutto come recupero di permetteva di sfidare il pubblico e gli sonora. La sua ricerca di perfezione non quella fondamentale dimensione d’attesa organizzatori con pretese esagerate, era era quindi l’allineamento all’efficientismo che l’inflazionata offerta di grandi nomi, coerente con un obiettivo di perfezione, che della nostra epoca, ma la manifestazione di ribalzanti da un festival all’altro, ha tuttavia aveva il rovescio in una condizione un’esigenza che, nel modo organico in cui eliminato come molla essenziale capace di umiltà. Lo compresi il terzo giorno, nel si poneva rispetto allo strumento, affondava di attivare il meglio dell’attenzione tragitto in macchina dalla sede della radio nella tradizione. Benedetti Michelangeli degli ascoltatori. Nel suo caso, essa all’albergo a cui l’accompagnavo e in cui non considerava il pianoforte un mezzo corrispondeva d’altra parte a una esigenza aveva scelto di alloggiare. Nei primi due subordinato alla sua volontà, ma come individuale dell’interprete, deciso a giorni non riuscii a proferire una parola una risorsa con cui stabilire una specie di rifiutare situazioni ripetitive di comoda con lui, che rimaneva burbero e taciturno. dialogo, un’interazione continua formalizzazione del risultato, per rivivere Al terzo mi chiese che studi avessi con la materia sonora. ogni volta dall’inizio, l’intenso processo fatto. Saputo che, in quanto musicologo, di acquisizione di un traguardo stilistico ero stato allievo di Luigi Ferdinando In seguito, incontrando Tagliavini al quale raggiungibile solo attraverso la maestria Tagliavini all’Università di Friburgo, si aprì confidai il ricordo che di lui il grande coniugata con dosi di concentrazione non confidandomi di essere stato suo collega al pianista mi aveva testimoniato, il comuni. Conservatorio di Bolzano, trascorrendo con musicologo reagì con sorpresa. Ammise lui molte domeniche ad “andar per organi” sì di averlo frequentato come collega a Nelle tre serate dell’aprile 1981 a Lugano nellechiese della regione. Tagliavini era Bolzano – di averlo anche invidiato per lo le circostanze vollero che fossi impegnato anche organista, per cui la mia mente andò stuolo di allieve ammirate e carine che lo in prima persona, essendo circondavano (cosa che non arrideva l’ultima delle tre registrata Non era solo un grande sfortunatamente al professore d’organo) – dalla Televisione della Svizzera ma di non essere mai “andato per organi” italiana dove allora rivestivo la artista, ma anche nelle campagne della regione con lui. Nel funzione di produttore musicale. venire a sapere di trovarsi in qualche modo La responsabilità era grande, un grande artigiano associato a quel genio certamente si sentiva poiché nota era la suscettibilità onorato, ma non poteva confermare fatti dell’artista di fronte al minimo accidente subito al rapporto quasi fisiologico che gli mai avvenuti. Un’invenzione quindi! A che che potesse turbare le sue esecuzioni. organisti mantengono con il loro strumento, pro? Una bugia di tal genere non poteva L’auditorium fu blindato per cinque giorni alla loro capacità di mettere mano a una certo essere liquidata come uno scherzo. con guardie attente a non far entrare canna e di accordarla (ciò che a volte fa Ragionandoci sopra mi sono invece nessuno che lo disturbasse mentre lavorava anche un clavicembalista intervenendo convinto che Arturo Benedetti Michelangeli con l’accordatore sui pianoforti portati in caso di necessità come accordatore, se la fosse inventata per una certa invidia dalla fidata ditta Fabbrini che sempre lo ma non un pianista che notoriamente covata nei confronti della costitutiva seguiva. Alle 9 di mattina egli era già sul ha perso questo tipo di competenza). Il condizione artigianale che gli organisti posto a collaborare meticolosamente alla fatto di sapere che il giovane Benedetti (rispetto ai pianisti) hanno conservato. preparazione dello strumento, uscendone Michelangeli se ne andasse con Tagliavini A conti fatti essa potrebbe essere solo a tarda sera. Dopo ognuno dei tre per le campagne dell’Alto Adige e del interpretata come un atto programmatico, recital vi rimaneva oltre la mezzanotte, Trentino a curiosare all’interno di organi dimostrativo di un voler essere ciò che a calibrare i tasti, a provare e riprovare antichi, a vivisezionarli per scoprirne in l’evoluzione dei tempi ai pianisti non quale fosse la distanza più opportuna tra i un certo senso l’ "anima", mi illuminò. concedeva più, nell’aspirazione a ritrovare martelli e la cordiera, a regolare i pedali, Egli non era quindi solo un grande artista, un’organicità che si era dispersa, la gli smorzatori e tutto quanto potesse ma anche un grande artigiano in grado condizione di servizio che l’artista servire a mettere a punto il suono. Non era di pervenire a risultati strepitosi non solo promosso a demiurgo aveva usurpato.  l’azione di un maniaco. Ascoltando la sua grazie all’elevatezza del suo sentire ma interpretazione delle Ballate di Brahms anche in virtù della sua umiltà di operaio Nelle pagine precedenti, Arturo Benedetti capii che tale preparazione dello strumento del pianoforte, che conosceva lo strumento Michelangeli ritratto "in borghese" negli anni ’60 era fondamentale per l’ottenimento della fin nella risonanza più nascosta, che e durante un concerto a Vienna nel 1979

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