Il Futuro Della Valle Dei Monaci Allegato

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Il Futuro Della Valle Dei Monaci Allegato Osservatorio per lo studio e la valorizzazione dei territori attraversati dai percorsi lenti Il futuro della Valle dei Monaci Proposte per l’Amministrazione Comunale di Milano e la Città Metropolitana milanese da parte delle Associazioni della Rete Valle dei Monaci Allegato “A” Relazione estesa Milano, luglio 2018 1 Il futuro della Valle dei Monaci: Proposte per l’Amministrazione comunale di Milano e la Città metropolitana milanese da parte delle Associazioni della Rete Valle dei Monaci. Premessa Questo documento vuole fornire alle Amministrazioni competenti e a tutti gli attori del territorio della Valle dei Monaci un supporto di analisi e di proposte per un possibile “Piano d’Area” orientato agli obiettivi di integrazione urbana, territoriale, sociale ed economica. Tali obiettivi sono già perseguiti nell’azione quotidiana degli attuali soggetti costituenti la Rete Valle dei Monaci, i quali ritengono che la loro quotidiana azione necessiti, a questo punto, anche di un impegno pubblico più deciso per questo territorio che, dopo lunghi decenni di indeterminazione e di degrado, ha cominciato a muoversi verso nuove e promettenti direzioni di sviluppo. Prima di dettagliare i temi ritenuti importanti per il Piano d’Area è però necessario trattare due punti prioritari: 1) spiegare che cos’è la Valle dei Monaci; 2) riportare, spiegandoli brevemente, i progetti pubblici e privati che già interessano il territorio del sud-Milano; ovverosia quelli che già intervengono direttamente sul destino della Valle dei Monaci e quelli di contesto urbano più ampio che sono destinati a influire sulle dinamiche locali. Il presente documento non ha pretese di essere esaustivo e può essere integrato in qualsiasi momento, sia da parte dei proponenti che da parte delle Amministrazioni, se queste lo riterranno una base utile per il loro lavoro. Da quanto qui esposto si derivano, in un allegato e autonomo Executive Report, i progetti che si ritiene essere di interesse prioritario. 1- L’area obiettivo: la Valle dei Monaci nella periferia sud di Milano Valle dei Monaci è il termine primariamente utilizzato negli studi connessi alla realizzazione del depuratore delle acque di Milano nell’area di Nosedo1. Utilizzare il termine “valle” in questo contesto di pianura vuole semplicemente segnalare l’esistenza di un territorio percorso dell’acqua del Cavo Vettabbia, un solco semi-artificiale realizzato dagli antichi romani per convogliare in modo ordinato le acque dei fiumi e delle risorgive, di cui il territorio milanese è da sempre molto ricco, verso il fiume Lambro. Dunque, la Valle dei Monaci ha origine da “fuori le mura della città romana di Milano”, nella zona che oggi chiamiamo parco delle Basiliche e si conclude nel luogo di confluenza della Vettabbia nel fiume Lambro in comune di Melegnano, località bosco di Montorfano (figura 1). 1 Gli studi di inquadramento territoriale della Valle dei Monaci sono stati condotti nei primi anni 2000 da un gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato dal Prof. Marco Prusicki e pubblicati in AA.VV, “LOTO Landscape opportunities. La gestione paesistica delle trasformazioni territoriali”, Regione Lombardia/Interreg, Milano 2006, pagg.53-92. Dal canto suo, l’Amministrazione provinciale di Milano ha adottato il toponimo Valle dei Monaci nel “Progetto di Inquadramento territoriale del sud-Milano per la Rete ciclabile MIBICI”. Nosedo è invece un toponimo indicante l’esistenza già in epoca paleocristiana di un bosco di noci, oggi in parte ricostituito nei pressi della cascina Nosedo, nell’immediata periferia sud del quartiere Corvetto. 2 Studi più recenti condotti al fine di valorizzare i patrimoni storico-ambientali del sud-Milano e per renderli effettivamente accessibili ai visitatori, suggeriscono la necessità di comprendere nel territorio della Valle dei Monaci una pluralità di ambiti urbani e periurbani che sono destinati a integrarsi in un unico obiettivo di sviluppo metropolitano2. A questo fine, di chiaro indirizzo programmatico per l’Amministrazione pubblica, gli oltre 30 Attori sociali del territorio da tempo costituiti nella “Rete della Valle dei Monaci” suggeriscono di definire la Valle dei Monaci come l’insieme dei seguenti ambiti: - Ambito milanese: parco delle Basiliche/quartiere ticinese/Darsena, porta Lodovica, porta Romana, scalo Romana/Fondazione Prada/Symbiosis, porta Vigentina, Università Bocconi, Morivione, Vaiano Valle, quartiere Corvetto/Mazzini, Borgo di Chiaravalle, parco Cassinis, Porto di Mare, parco della Vettabbia, Poasco, Noverasco/Opera/Abbazia di Mirasole, Macconago/IEO/Ripamonti; - Ambito di San Donato milanese: terreni agricoli lungo l’asta della Vettabbia tra Milano e San Giuliano milanese; - Ambito di San Giuliano milanese: Civesio, Viboldone, Mezzano, Pedriano, cascina Santa Brera, Rocca Brivio, parco e strada dei Giganti; - Ambito di Melegnano: città di Melegnano, città di Carpiano, bosco di Montorfano, cascina Cappuccina. L’impianto territoriale di riferimento per lo sviluppo di questo quadrante metropolitano così definito si qualifica con il termine “Valle” in quanto caratterizzato dal Cavo Vettabbia, quindi dalle sue dorsali spondali che grosso modo si situano, a est, lungo quello che oggi è il fascio infrastrutturale della via Aemilia Laudense (l’antica via romana) e a ovest lungo l’asse di via Ripamonti, e da ciò che le sue acque hanno storicamente rappresentato per i trasporti fluviali di Milano da e per l’Adriatico e per l’agricoltura, ivi “inventata” dai monaci cistercensi di San Bernardo di Chiaravalle (Abbazia di Chiaravalle) e dai monaci Umiliati (Abbazie di Viboldone, di Monluè e di Mirasole)3. 2 Gli studi realizzati per il Progetto “Il Cammino dei Monaci: da Milano alla via Francigena” sono stati effettuati tra il 2011 e il 2016 da un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano, diretto dal Prof. Flavio Boscacci, in collaborazione con l’Associazione Nocetum, la Cooperativa La Strada e la Rete della Valle dei Monaci. Siti web: www.nocetum.it; www.retecamminifrancigeni.eu; www.touringclub.it/itinerari-e-weekend/a-piedi-nel-mese-dei-cammini-francigeni; www.e-scapes.polimi.it. Pubblicazioni: I. Maltese, I. Mariotti, A. Oppio, F. Boscacci, “Assessing the benefits of slow mobility connecting a cultural heritage”, Historical Heritage Journal, Elsevier Masson, n. 26 (2017) pagg. 153-159; F. Boscacci, I. Maltese, I. Mariotti, “Itinerari storico- culturali per lo sviluppo del territorio: il caso del Cammino dei Monaci nella bassa Milanese”, in G. Onorato e P. Rizzi, (a cura di), Turismo, cultura e spiritualità. Riflessioni e progetti intorno alla via Francigena, EDUCatt, Milano, 2017, pagg. 149-159; F. Boscacci, “Il Cammino dei Monaci. Da Milano alla via Francigena”, in M. Canella e E. Puccinelli (a cura di), Nutrire il Territorio. Nuovi dialoghi metropolitani, Nexo, Milano, 2015; F. Boscacci, G. Mari, M. Tommasone, “Il Cammino dei Monaci. I luoghi della fede e della storia. Un percorso a piedi e in bicicletta”, Nexo, Milano, 2013; M. Canella, E. Puccinelli (a cura di), La Valle dei Monaci. Un territorio con origini antiche torna a vivere per Milano, Nexo, Milano, 2012 3 Gli insediamenti dei monaci nella pianura padana risalgono all’anno mille e con essi, tra l’altro, ripresero alla grande le opere di bonifica già avviate dalla colonizzazione romana al tempo dell’Impero. Analogamente, dopo il lungo abbandono nel periodo alto medievale, rifiorirono i traffici lungo le antiche vie, tra le quali la via Laudense, tratto milanese della via Aemilia; nonché la parallela via d’acqua costituita dal corso del Lambro e da quello del Cavo Vettabbia, mediante la quale Milano poteva rifornirsi delle merci provenienti da sud, attraverso il Po e l’Adriatico. La prova dell’antico fiorire e rifiorire di questi tracciati sta nel grande patrimonio monumentale ancora oggi visibile, nonché nell’immenso patrimonio di struttura agricola e di infrastruttura idrografica e idraulica che ha dato luogo ad una delle tuttora più avanzate agricolture europee. 3 Il Cavo Vettabbia fu infatti realizzato ai tempi di Milano capitale dell’impero romano d’occidente per convogliare fuori dalle mura cittadine parte delle acque confluenti in città dai fiumi Seveso, Olona e Nirone per poi dirigerle ordinatamente verso la confluenza nel fiume Lambro in zona Oasi di Montorfano-Cascina Cappuccina, in comune di Melegnano. Nel sud-Milano le acque della Vettabbia svolgevano vari ruoli: da quello di regimazione idraulica a quello di allontanamento delle acque luride e di irrigazione dei fondi agricoli, nonché per il rifornimento delle merci per i mercati cittadini (il Verziere, in particolare). Fig.1 Il territorio della Valle dei Monaci La chiusura, nel primo novecento, della Fossa interna del Naviglio e la conseguente deviazione delle acque provenienti dal naviglio Martesana e dal fiume Seveso verso il Cavo Redefossi, ha interrotto anche l’alimentazione idraulica della Vettabbia, il cui tratto superiore oggi è rifornito dalle sole acque di risorgiva e dai pozzi di falda e quello inferiore dalle sole acque trattate dal depuratore di Nosedo. Nel territorio del sud-Milano negli ultimi decenni si è tuttavia mantenuta una fiorente attività agricola e di recente si sono visti sia il recupero di alcune importanti realtà cascinali per l’agricoltura e per attività sociali e culturali (Centro Nocetum di via San Dionigi 77, per esempio) che la costruzione dei tre grandi depuratori delle acque di Milano (tra cui quello di Nosedo). Al contempo, importanti interventi di ristrutturazione di complessi abbaziali e chiesastici sono stati realizzati
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