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QUADERNETTI DELLA N. 52 PUBBLICATI DAGLI «AMICIDELLA VAL COLLA» ANNO XXXVII –NUMERO 52– APRILE 2015 ANNO XXXVII DELLA VALDELLA COLLA QUADERNETTI ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INDICE

Pag. Comitato 2015 2 La geologia della Valle racconta 3 La finestra del Presidente 10 La nostra attività proposta per il 2015 14 Festa di fine estate 2014 ...... 15 Saluto del Sindaco di 20 Dal nostro shop 22 La geologia della Val Colla e i suoi dissesti idrogeologici ...... 24 I Denti della Vecchia: l’Alpe Bolla e la salita al Sasso Grande ...... 32 Il Consorzio Alto : 80 anni di interventi forestali ...... 42 Aldo Soldati Console di Svizzera (1921-1996) 46 Alpe di Pietrarossa ...... 52 15 anni del Gruppo Costumi (1999-2014) ...... 58 Amelio Rossini 62 Caccia alla lepre col Segugio, quanti ricordi… 66 Negli USA sulla via dell’emigrazione ticinese - La California (2. parte) 72 Christian Frapolli, appassionato cuoco autodidatta 78 Gita al Lago d’Iseo e Monte Isola con visita a una cantina in Franciacorta 84 Intervista agli ultimi quattro Sindaci di , , Cimadera e Valcolla che dal 2013 si sono aggregati con Lugano 90 È il momento di svegliarsi! 108 Calendario degli eventi, feste e manifestazioni in valle 112 Fondazione della Svizzera italiana per la ricerca scientifica e gli studi universitari, F.SIRSSU, Lugano ...... 116

In copertina: Fotografia panoramica della Val Colla dalle pendici del (Foto: Piergiorgio Rossini)

1 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA COMITATO 2015

In carica dopo l᾿ultima Assemblea sociale del 4 maggio 2014.

Presidente: ROSSINI Piergiorgio, 6962 Vice-presidente: PETRALLI Angelo, 6951 Scareglia Segretarie: MORESI-BASSI Petra, 6963 RONCORONI Manuela, 6965 Responsabile delle finanze: BERINI Matthias, 6926 Montagnola Responsabile del sito internet: MOROSOLI Gianluca, 6950 Tesserete Responsabile redazione Quadernetti: PORETTI Piercarlo, 6976 Castagnola

Membri: ANTONINI Ermidio, 6974 Aldesago SOLDATI Massimiano, 6968

************

Revisori: CAMPANA Felice, 6986 Novaggio CAMPANA Gabriele, 6959 Curtina CANEPA-MORANDI Sara, 6802 Rivera

Sostituto revisore: ROSSINI Alberto, 6951 Insone

Panoramica sulla Val Colla dalle pendici del Gazzirola (Foto: A. Poretti).

2 EDITORIALE LA GEOLOGIA DELLA VALLE RACCONTA

Prima di tutto che il 2015 sia per i soci, amici e simpatizzanti della nostra Associa- zione un anno sereno, gioioso e in buona salute. Nell’anno appena trascorso il Qua- dernetto numero 51, impostato “Alla scoperta dell’acqua in Val Colla” è stato apprezzato e letto da un numero sempre maggiore di persone.

Il nostro scopo è quello, a ogni uscita di un nuovo Quadernetto, di far conoscere la natura di questo nostro piccolo territorio che è come uno scrigno pieno zeppo di cose belle ma che spesso rimangono note solo agli esperti e agli studiosi. Per questa nuova edizione abbiamo scelto quale tema conduttore “La geologia in Val Colla e quanto racconta il suo territorio”. Cerchiamo di attirare l’attenzione su ciò che spesso abbiamo sotto gli occhi e di cui non ci rendiamo conto, illustrando le pecu- liarità, le caratteristiche, le curiosità di ciò che si vede, e rammentando pure ciò che è accaduto.

Vista dalla Fojorina (Foto: A. Poretti).

3 EDITORIALE

In tutti noi ci sono delle domande che aspettano una risposta, per rispondere con cognizione di causa ed esaustivo giudizio, ci siamo rivolti al geologo, ing. Urs Lue- chinger di Pregassona, valido professionista da anni impegnato in numerose situa- zioni di dissesto idrogeologico che purtroppo si sono manifestate, anche in maniera devastante su più fronti in val Colla. Avvincente il suo racconto dell’alluvione del 2001 vissuta di persona, nel momento culminante lungo il Cassarate la sera del 15 luglio 2001. Come non ricordare, nel recente passato, la persona di riferimento per la nostra As- sociazione, l’ingegnere geologo Bruno Campana (1910 - 1998), originario di Pian- dera, che nel 1967 fu fra i fondatori e primo presidente della costituita Associazione “Amici di Piandera e Cimadera”.

Nel 1978 l’Associazione diventa “Amici della Val Colla “ e di seguito nel 1985 la presidenza passa da Bruno Campana, voluto quale presidente onorario, ad Aldo Soldati di Cimadera, non dimenticato console di Svizzera a Venezia. Di Aldo Solda- ti andiamo a riportare un interessante scritto biografico redatto dalla figlia Anita Soldati. A Bruno Campana si deve in gran parte il merito di aver portato l’Associazione a un alto livello di popo- larità ed efficienza; sempre a lui si deve la nascita dei Quadernetti, cui ha dedi- cato grandissimo impegno. Ma Bruno Campana è ricordato soprattutto come geologo di fama internazionale, avendo operato in tutto il mondo. Quale degna testimonianza del passato trascorso e quanto occorre tener conto con la lunga visione del geologo, l’inge- gner Bruno Campana l’ha ripercorsa e trasmessa con la storia geologica della sua terra, quale autore di tanti scritti sulla conoscenza del paesaggio, quale parvenza di cause geologiche che si so- no succedute nel tempo. L᾿ing. geologo Bruno Campana.

4 EDITORIALE

Il substrato roccioso della Val Colla è essenzialmente costituito dagli Gneiss dello Stabbiello, rocce molto scistose formatesi a seguito dell’origine delle Alpi, indotta dalla compressione della placca africana contro quella europea. Questo processo di formazione della catena alpina iniziò decine di milioni di anni fa e prosegue ancora oggi senza che noi umani ce ne accorgiamo. Una seconda formazione rocciosa che costituisce la parte alta del versante destro della valle è rappresentata da rocce ancora maggiormente scistose; esse costituisco- no parte delle cime del Caval Drossa, del monte Baro fino a giungere alla cima del monte Gazzirola. Anche queste rocce fillonitiche hanno un’età pari ai più noti gneiss dello Stabbiello. Lungo il versante sinistro sono talora visibili anche dagli automobilisti che percor- rono la strada cha da Sonvico va fino al bivio per Cimadera delle rocce di color più

In zona Malpensata, l’alluvione del 2001 erose il piede della scarpata della strada cantonale mettendola in serio pericolo di franamento.

5 EDITORIALE

scuro, quasi verde e assai più massicce. Si tratta di filoni di scisti ad orneblenda che ben si distinguono appunto dalle altre formazioni rocciose.

Sopra il substrato roccioso, che è stato eroso e modellato particolarmente nell’ultima era glaciale, sono stati lasciati i depositi dei ghiacciai che ritirandosi, lasciavano sui vari livelli della valle. Si tratta di sedimenti sabbiosi o ghiaiosi di colore rossiccio che formano dunque i terrazzi sui quali sono adagiati la maggior parte dei paesi della Val Colla. Le zone occupate da questi depositi morenici furono presto riconosciute dagli agri- coltori di montagna, che le dissodarono e vi coltivarono orti, campi e prati, da alme- no due millenni. L’argilla è stata utilizzata per fabbricare materiale dell’edilizia, soprattutto coppi e mattoni. I Denti della Vecchia e in Fojorina sono costituiti da

Si lavorò molto per sistemare la frana della Malpensata. La foto illustra un possente argine in massi ciclopici (eseguita dall’impresa Campana SA) e la ricostruzione totale del versante con inteventi di ingegneria naturalistica (eseguiti dalla AFOR Valli del Cassarate), mediante cassoni doppi in legno, teli di cocco e un rinverdimento adatto alla situazione.

6 EDITORIALE

rocce dolomitiche , che scaldate a fortissima temperatura, permettevano di ricavare la calce. Le fornaci dove si cuoceva la calce, ampi buchi circolari nel terreno rinfor- zati da pareti in muratura, si possono trovare ancora oggi. A Cimadera, in zona detta Canvini, un tempo erano menzionate alcune fornaci di calce. Per una più esauriente lezione di geologia e di storia della Val Colla, rimando ai numerosi scritti dell’ing. Bruno Campana, e in particolare ai nostri Quadernetti del luglio1975 “Gli approfondimenti del Cassarate e le sue terrazze”, del luglio 1979 “Introduzione alla preistoria e alla storia della Val Colla” e del dicembre 1982 “Villaggi e paesaggi di Val Colla”, dove oltre agli scritti dell’ing. Bruno Campana e di Lucio Campana, troviamo pure uno studio fotografico con testi storici, geologi- ci e morfologici, un saggio botanico di Mario Jaeggli e sei disegni artistici di Willy M. Huber.

Grotto del Magnan: la riva destra fu completamente ricostruita con una nuova arginatura in massi ciclopici e sotto l’alveo si ripristinò il passaggio del collettore consortile delle acque luride, andato distrutto dalla furia delle acque.

7 EDITORIALE

In questo Quadernetto annuario troverete anche la finestra del nostro presidente che illustra compiutamente l’attività dell’anno scorso e di quanto si vuol proporre per quest’anno, come pure potete consultare il nostro “shop”, nonché il calendario di tutte le manifestazioni che avranno luogo in valle in modo da poterci ritrovare in gioiosi momenti di svago e di amicizia. Trovate i saluti del sindaco di Lugano, Onorevole Marco Borradori, agli abitanti dei nuovi quartieri della Val Colla, e le curiose interviste ai quattro ex sindaci dei comu- ni aggregati con Lugano, i quali ci dilettano con le loro avvincenti dichiarazioni. Non abbiamo dimenticato di esporre la gratificante gita sociale al Lago d’Iseo e Monte Isola, le interviste e gli esposti ai personaggi noti della valle; inoltre proposte di escursioni alla scoperta dei nostri alpeggi e dei loro prodotti, come pure l’esposto appassionante di una battuta di caccia alla lepre e di altri racconti per grandi e pic- cini che supponiamo possano essere di sicuro vostro gradimento. Come consuetudine i testi sono accompagnati con delle splendide fotografie, nuove e di altri tempi che possono suscitare in noi graditi ricordi. Auguro a tutti una buona lettura, con l’invito a chi non è ancora nostro socio, di voler aderire alla nostra sempre più numerosa Associazione, per un tangibile soste- gno alla Val Colla. Piercarlo Poretti, Castagnola-Bogno Responsabile di redazione del presente Quadernetto.

Pista di fondo tra Certara e Cimadera.

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9 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA FINESTRA DEL PRESIDENTE

Cari Amici,

è con molto piacere che mi appresto a presentarvi una nuo- va edizione di Quadernetti della Val Colla che quest̓anno (2015) sarà la pubblicazione n. 52. Un opuscolo già “matu- ro” per la sua età ma sempre giovane nei contenuti.

Ormai da qualche anno Quadernetti esce annualmente ed è un piacere, con la mia grande motivazione, riuscire a tra- smetterla ai miei colleghi di comitato, per trovare sempre Piergiorgio Rossini nuovi spunti che possano interessare i nostri affezionati lettori.

Vorrei ringraziare personalmente tutti i collaboratori che si mettono a disposizione per la produzione di questa straordinaria pubblicazione. L̓edizione annuale del no- stro Quadernetti implica infatti una mole di lavoro non indifferente. Oltre a trovare spunti interessanti e redigere i testi, è necessario fare anche delle ricerche su vecchie e nuove fotografie da pubblicare come pure la ricerca della pubblicità, quest̓ultima molto importante per il finanziamento dell̓opera stessa. Vi è poi il lavoro di impa- ginazione da non sottovalutare. Esso infatti non viene eseguito unicamente dalla ti- pografia, ma richiede l’attenta collaborazione del nostro collega Pier Poretti che nei mesi precedenti l’uscita deve sobbarcarsi intere giornate di lavoro per assicurarsi che tutto il materiale da pubblicare (testi, fotografie e inserzioni pubblicitarie) sia pronto a fine gennaio per avare poi l’edizione pronta nel mese di aprile. So per cer- to che in questi giorni Pier è molto sollecitato perché la scadenza è imminente e deve fare i conti con i soliti ̓ritardatari̓ come il sottoscritto per disporre di tutto l̓occorrente.

Non voglio essere vanaglorioso, ma l̓edizione di quest̓anno, con i suoi contenuti le fotografie, è ancora migliore degli scorsi anni. È proprio il caso di dirlo: più si va avanti e più si migliora.

Nel nostro comitato, oltre al citato Pier Poretti, si lavora pure su altre mansioni, come per esempio la gestione dell̓apparato contabile-amministrativo, l’amministra- zione del sito Internet, la coordinazione dei soci, la stesura dei verbali di ogni as-

10 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

semblea o riunione di comitato come pure la preparazione delle varie manifestazio- ni che ogni anno andiamo a proporre. Colgo l̓occasione per ringraziare anche tutti i miei colleghi di Comitato e le due solerti segretarie Manuela e Petra.

A proposito delle nostre manifestazioni vi presento qui di seguito un̓anteprima del nostro ricco programma 2015: • a maggio si terrà l̓assemblea generale dell̓Associazione, seguirà la nostra tradi- zionale gita in luogo ancora da designare e, come al solito, proporremo sicuramen- te ai nostri soci degli itinerari attraenti; • a fine maggio avremo il piacere di ospitare Il Coro della Castellanza, di sicuro richiamo, presso il capannone delle feste a Maglio di Colla e non mancheranno altri intrattenimenti durante la giornata; • durante l̓estate, lasceremo poi spazio alle sagre di paese tra luglio e agosto per poi riproporre verso metà settembre la tradizionale Festa di Fine estate, festa che pro- poniamo già da parecchi anni e che migliora con il tempo. Non mancheranno le tradizionali bancarelle, musica, animazioni e la camminata popolare attraverso suggestivi sentieri della nostra magnifica Valle; • nel tardo autunno proporremo, presso la palestra del Centro scolastico di Maglio di Colla, una rappresentazione di canti tradizionali, cori e gruppi musicali. Il tutto sarà offerto gratuitamente alla popolazione vallerana e non solo; • infine verso inizio dicembre offriremo, come di consueto, la “panettonata e vin brulé” in occasione del mercatino di Natale organizzato dal Gruppo Genitori.

Saluto tutti coloro che ci apprezzano con un caloroso invito alle nostre manifesta- zioni e ringrazio ancora tutti i nostri soci e fedeli lettori per il loro sostegno che spero manterranno anche in futuro partecipando attivamente alle nostre manifesta- zioni e perché no, inviandoci vostri consigli o suggerimenti tramite il nostro indiriz- zo di posta elettronica [email protected] . Le vostre osservazioni e le vostre proposte saranno ben accette.

Piergiorgio Rossini, Presidente

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13 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA NOSTRA ATTIVITÀ PROPOSTA PER IL 2015

• Quadernetti della Val Colla, numero 52, edizione aprile 2015. • Primavera, con data da definire: serata con la Filarmonica veterani Medio Ve- deggio che sarà pubblicizzata con i manifesti esposti in valle, tramite stampa scritta e nel nostro sito internet. • Domenica 26 aprile: Assemblea sociale, presso la sala grande nella Casa comu- nale al Maglio di Colla. • Domenica di Pentecoste 24 maggio, Gita sociale con meta da definire. Segui- rà invito tramite la circolare a tutti i soci e simpatizzanti. Inoltre sul nostro sito internet. • Sabato 30 maggio, serata con il Coro della Castellanza, diretto dal maestro Ti- ziano Zanetti. Nel capannone delle manifestazioni approntato sul piazzale al Ma- glio di Colla. • Domenica 20 settembre (in caso di cattivo tempo domenica 27 settembre), “Festa di fine estate”. Tutti in piazza al Maglio di Colla con il mercatino dell’artigianato, bancherelle con i prodotti nostrani, vini e musica con intrattenimenti vari. Cucina e cantina in funzione nel capannone delle feste. Al mattino “Camminata popola- re” alla scoperta dei sentieri panoramici della Val Colla. • Sabato 28 novembre: mercatino di Natale con l’immancabile Panettonata e vin brûlé, offerta a tutti grandi e piccini, in collaborazione con l’Associazione dei geni- tori della Val Colla, presso la sede delle scuole elementari del Maglio di Colla.

Se qualcuno di voi avesse delle idee o delle osservazioni da proporre, non esito a contattarci tramite posta elettronica all’indirizzo: [email protected]

Diventa nuovo socio della nostra Associazione!

Associazione Amici della Val Colla – AAVC Casella postale 33 6959 Maglio di Colla www.amicidellavalcolla.ch - [email protected]

14 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

15 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA RICORDI DELLA FESTA DI FINE ESTATE 2014

Partenza della camminata popolare “In giro per la Val Colla”.

L᾿imbocco del sentiero Maglio di Colla - Certara.

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Transito dei partecipanti sotto la chiesa di Certara.

Il presidente ringrazia chi ha concluso la camminata popolare.

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19 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA SALUTO DEL SINDACO DI LUGANO

Saluto con affetto tutti i membri dell’Associazione “Amici della Val Colla” che dal 1967 cura questa interessante pub- blicazione. I Quadernetti della Val Colla rappresentano un documento storico importante, dove i racconti e gli aneddo- ti degli abitanti della Valle ci permettono di conoscere e apprezzare un territorio di rara bellezza.

Questa nuova edizione ci porta alla scoperta di tutte le par- ticolarità geologiche della nostra valle: un tema di sicuro interesse, a volte però poco discusso e conosciuto solo dagli Marco Borradori esperti del settore. Comprendere la storia e l’evoluzione geologica di un territorio significa indagare il suo passato, ma anche gli elementi di conoscenza utili per valorizzare e tutelare al meglio un patrimonio ambientale della nostra città. Il sottosuolo è una mappa variegata dalla quale è possibile apprendere anche le abi- tudini dei nostri predecessori; pensiamo all’impiego che si faceva in passato di al- cune pietre: i Denti della Vecchia, con la loro morfologia particolare fatta di torrioni e di guglie, si compongono anche di rocce dolomitiche che venivano scaldate a temperatura molto elevata per ottenere la calce.

Oggi lo studio della geologia ci consente anche di anticipare le influenze delle atti- vità antropiche e della variabilità del clima, che a volte ci porta a confrontarci con fenomeni naturali di particolare violenza. Io credo che dalla geologia possiamo trarre un importante insegnamento: il rispetto per la nostra terra, che a volte è messa a dura prova da fenomeni naturali di partico- lare intensità, responsabili di allagamenti, smottamenti ed esondazioni. Ricordo l’alluvione del 15 luglio 2001 che aveva provocato ingenti danni, in particolare nella zona di Maglio di Colla e sul Piano della Stampa. Le conseguenze potevano essere ancora più gravi senza una politica forestale attenta a tutelare le aree boschive, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini e ridurre i danni dei pericoli naturali.

Oggi l’instabilità del clima e la frequenza di precipitazioni di eccezionale intensità ci inducono a rivedere e aggiornare le zone a rischio, così come a limitare gli inter- venti invasivi sul territorio. Con le aggregazioni la Città di Lugano può ora contare su un vario e vasto territorio,

20 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

ricco di ambienti naturali di pregio, ideali per lo svago e per il turismo. Da questo fatto è emersa l’esigenza di aggiornare la situazione dei nuovi quartieri: la Città di Lugano, sulla base del consolidamento dei Piani delle zone di pericolo elaborati dal Cantone, sta facendo tutte le verifiche utili al fine di disporre di un quadro puntuale delle zone potenzialmente esposte o già colpite da pericoli naturali, e di individuare le misure necessarie per mettere in sicurezza il territorio.

Ringrazio l’Associazione “Amici della Val Colla” che da tanti anni si prodiga nella difesa del patrimonio paesaggistico, culturale, forestale e agricolo della Valle, e nella conservazione dei suoi monumenti storici, civili e religiosi.

Marco Borradori Sindaco di Lugano

Le due capanne sul confine Svizzera - Italia al Passo del San Lucio (Foto: A. Poretti).

21 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

DAL NOSTRO SHOP

Numeri arretrati dei Quadernetti ancora disponibili, in vendita a CHF 10 l’uno:

Nr. 5, 6, 7, 10-11, 14-15, 18, 31, 32, 33, 34-35, 36-40, 41, 42, 43, 44 (Una Valle da scoprire), 45, 46, 47, 48, 49, 50 e 51

Pubblicazioni arretrate: S. Lucio di , degli Amici di Cavargna, CHF 22 Itinerari di Valli Ticinesi, di Piergiorgio Morandi, CHF 20 Generazioni a confronto, di Ezio Galli, CHF 20 Una piccola valle racconta, di Aldo Petralli, CHF 15 Glossarietto del gergo dei magnani, di Aldo Soldati, CHF 14 Sciur cürat, degli Amici della Cavargna, CHF 14

Altro materiale: Poster con i paesi della Val Colla, CHF 5 Adesivi con il logo dell’Associazione, CHF 2 Vaso cilindrico con il logo dell’Associazione, CHF 10 “Tazzin” con il logo dell’Associazione, CHF 10 Maglietta color giallo con ricamato il logo dell’Associazione, CHF 10

CD-video “LA VALCOLLA”, CHF 20 Fino a esaurimento scorta

Il materiale può essere ordinato per posta:

Associazione Amici della Val Colla casella postale 33 6959 Maglio di Colla Oppure inviando un messaggio e-mail: [email protected]

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23 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA LA GEOLOGIA DELLA VAL COLLA E I SUOI DISSESTI IDROGEOLOGICI

Il 15 luglio del 2001, di ritorno da una vacanza, viste le intense nubi scure che da Lugano salivano verso Nord, de- cisi di prendere la mia canna da pesca e di andare in Val Colla. Erano circa le 17.00 quando raggiunsi Maglio di Colla e scesi sul fiume poco dopo la Raiffeisen; pioveva che “Dio la mandava”. Il fiume era comunque ancora de- cente e presi subito una bella trota che si infilò nel mio ce- stino. Poi, in pochi minuti, il fiume divenne marrone, poi marrone scuro e il suo livello si alzava a vista d’occhio. Erano circa le 17.30 e pioveva come non avevo mai visto. Urs Lüchinger Il fiume saliva talmente velocemente che decisi di mettermi al riparo e di smettere di pescare, anche perchè lungo la corrente del fiume iniziavano a scendere numerosi tronchi d’albero molto pericolo- si. Presi l’automobile e, via Madonna D’Arla, tornai a casa a Pregassona. Era da poco sceso il buio quando la polizia cantonale mi chiamò al telefono e mi chiese di intervenire presso Maglio di Colla in quanto dalla Valle del Buco, posta sopra l’ex Municipio e il ristorante Washington, proveniva una marea di fango ed acqua. Ri- presi l’auto, ripassai dalla Madonna d’Arla a zig zag evitando di tutto lungo la ca- reggiata, e raggiunsi l’obbiettivo. Dovetti decretare l’inabitabilità degli stabili citati e, dopo un po’ decisi che era giunto il momento di ritornare a casa. L’indomani mi sarei di nuovo recato sul posto per rivedere la situazione con la luce diurna. Arrivai poco a valle della diga di Curtina e mi trovo sbarrata la strada da un flusso di detri- ti sceso da una piccola valletta. Forzatamente dovevo tornare indietro. Girata l’auto e fatti 150-200 metri, un improvviso altro flusso detritico mi sbarrò la strada a mon- te: ero chiuso tra due flussi detritici. Intanto diluviava in modo impressionante, il fiume rumoreggiava molto forte per l’impatto dei sassi lungo l’alveo. Dovetti sce- gliere se lasciare l’auto posteggiata vicino al fiume oppure vicino al versante. Indo- vinate dove la misi? Chiamai al telefono mia moglie dicendole di salire in Valcolla passando da Tessere- te e che mi avrebbe trovato sulla strada, avendo infatti superato a piedi il flusso di detrito a valle. Così accadde che finalmente potei tornare a casa.

Ho voluto raccontarvi quasta storia vera in quanto fu poi il destino a farmi assume- re il compito, unitamente allo studio d’ingegneria Mauri&Banci, di operare il risa- namento delle numerose situazioni di dissesto idrogeologico dovute a quella deva-

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stante alluvione e per il quale il Cantone stanziò un credito di 2.4 milioni di franchi. Si seppe poi che la goccia che fece traboccare il vaso fu il collasso dei versanti delle valli Saslina e Lavazee, un tempo già foriere di disastri e rimboscate dall’uomo con le celeberrime piantagioni. I danni furono molti e in svariati punti; ricordo fra i tanti quelli della Malpensata, di Insone e di Scareglia ma soprattutto, poiché allora ero presidente della società di pesca la Ceresiana, la completa distruzione delle va- sche esterne della piscicoltura di Maglio di Colla dove perdemmo tutti i pesci ripro- duttori e successivamente si attesero 3 anni prima di riprendere la produzione di uova ed avannotti.

Non possiamo comunque dimenticare altri eventi alluvionali che produssero ingen- ti dissesti idrogeologici con relativi danni materiali: in primis la famosa frana di del 5 agosto del 1896 che distrusse 8 case e che indusse numerose fami- glie a mettersi in salvo. Infine due parole anche per la recentissima alluvione del mese di novembre del 2014, che a seguito di precipitazioni eccezionalmente abbondanti, ha prodotto diver- si dissesti idrogeologici, fortunatamente senza danni a persone ma con numerose dichiarazioni di inabitabilità transitorie di case primarie. Alcune frane già conosciu- te hanno ripreso a muoversi anche se al momento non di molto (come quella dei Lavinelli a Maglio di Colla). Altre nuove si sono formate come ad esempio a Colla e lungo la cantonale “bassa” nella frazione di Corticiasca. I conti li faremo però tra qualche mese, in quanto i terreni sono saturi di acqua e vedremo infatti come si comporteranno durante il periodo del gelo e disgelo. Saranno secondo me possibili nuovi eventi di dissesto idrogeologico e dunque nuovi danni. Molto dipenderà anche dal regime pluviometrico della prossima primavera.

Ma perché la Val Colla è soggetta particolarmente ai dissesti idrogeologici? Va pre- messo che la roccia, che fa da base a tutto, non è certo delle più massicce, presen- tando infatti una forte scistosità, ma soprattutto, lungo il versante destro della valle, (quella che va da Rovederedo e giunge sino a Cozzo ed in parte anche a Bogno), questa roccia presenta il cosiddetto “uncinamento degli strati”. Si tratta di una con- dizione strutturale della roccia che vede i propri strati (qui rappresentati dalla scisto- sità) con un’ inclinazione rivolta verso il pendio. In poche parole, la roccia si pre- senta con le sue testate, fratturata e rivolta verso valle, predisponendo dunque il tutto alla discesa per gravità.

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Cosa si fa per ovviare a questa situazione? Se da un lato è praticamente impossibile intervenire su una condizione geologica presente in larga scala come in Val Colla, dall’altro i mezzi tecnici odierni ci permettono di controllare la situazione. In sostan- za si procede ad un monitoraggio che il Cantone esegue su mandato del CVC (che a sua volta viene sussidiato). La zona monitorata due volte l’anno va da Roveredo fino a Bogno. (Vengono misurati 26 punti disseminati lungo il versante) e un paio di punti sono pure raggiunti presso il campanile di Cimadera, lungo dunque il ver- sante sinistro. Le stazioni base sono collocate una a Madonna d’Arla e l’altra a Treciò.

Vi sono poi i monitoraggi delle situazioni puntuali: la frana del Pianone a Bogno (con- trollo dell’inclinometro), la zona della Bruga dalla Poma sempre a Bogno (3 inclino-

Alluvione del 2001. La furia devastante del Cassarate ha completamente reso irriconoscibile lo stabilimento piscicolo di Maglio di Colla. Le vasche esterne sono state rimepite da legname e sedimenti; tutti i pesci ivi contenuti sono stati dunque uccisi dall'evento. Ci sono poi voluti 4 anni per recuperare il patrimonio ittico per la riproduzione di trote.

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metri + controllo geodetico), la recentissima istallazione di un monitoraggio preso la briglia della Valle del Buco (novembre 2014), la frana di Cimadera (controllo inclino- metrico con recentissima misura zero nel dicembre 2014 + misurazioni geodetiche). La frana dei Lavinelli presso Maglio di Colla al momento non viene monitorata e si vedrà se sar^a il caso di prendere la dicisione di proseguire le misure eseguite nel passato. Da ultimo è intenzione del Cantone di valutare il ripristino delle misurazioni presso la chiesa di Corticiasca, quella posta ai bordi della frana del 1896. Lungo la Bruga dalla Poma si sono eseguito importanti interventi di consolidamen- to sotto l’ex falegnameria Bettoni, punto nel quale il dissesto idrogeologico di ver- sante aveva raggiunto lo stabile a pochi centimetri. Furono dunque tensionati poten- ti ancoraggi su travi di dimensioni ragguardevoli. L’effetto estetico non è dei miglio- ri, ma quando ci vuole….ci vuole.

Il Cantone spese dunque quasi 350’000.– franchi per ricostituire un'arginatura con massi ciclopici a protezione delle vasche esterne tutte recuparate o ricostruite ex novo.

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Lungo la valle del Buco sia a monte che appena sopra il Municipio furono realizza- te diverse opere con il metodo dell’ingengeria naturalistica, con cassoni doppi in legno e un pennello deviatore dei flussi detritici tutto realizzato in legno dall’Afor locale. In zona Malpensata lungo il Cassarate l’intervento fu più “duro”, con la posa di una arginatura in massi ciclopici che funge tuttora da piede del versante che allora era franato nel fiume; a monte delle case il rialetto fu ricondotto in un alveo ricostruito da nuovo e dunque messo in sicurezza. Nelle valli Saslina e Lavazzee furono realiz- zati degli interventi selvicolturali oltre che opere che stabilizzassero i versanti e l’alveo dei due corsi d’acqua e ciò sempre utilizzando i metodi dettati dall’ingegne- ria naturalistica. Per la piscicoltura l’intervento fu imponente, con dapprima lo sgombero di centina- ia di tonnellate di detriti ed in particolare di enormi tronchi d’albero incastratisi nelle vasche. Le vasche furono ricostruite da nuovo e l’arginatura che contorna la piscicoltura fu rifatta a nuovo e potenziata di molto con massi ciclopici. Questi sono solamente alcuni casi fra i tanti risolti. Fu un lavoro enorme!

Come vedete dunque molto è stato fatto e il controllo della situazione è sempre at- tivo, anzi è in via di incrementazione.

Le zone soggette a pericoli naturali sono state eseguite da tempo a livello particel- lare e anche in questo settore è dunque possibile una conseguente pianificazione edilizia e una gestione razionale delle risorse per la manutenzione delle vie di tran- sito.

Urs Luechinger

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Alluvione 2001: strada per Scareglia. Dagli interventi in corso si comprende bene il grado di distruzione della strada che fu interrotta al transito per molti mesi. L’intero bordo esterno della carreggiata franò completamente nell’alveo del riale sottostante.

Ecco come si presenta la strada per Scareglia con i lavori di messa in sicurezza conclusi.

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ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA I DENTI DELLA VECCHIA: L’ALPE BOLLA E LA SALITA AL SASSO GRANDE Di Luca Bettosini e Ely Riva

“… E si giunge finalmente in un meraviglioso campo, irto di torri e aguglie natura- li di dolomia, d’onde ha nome il monte: Denti della Vecchia o Canne d’Organo. Lo scompiglio di quelle rocce è degno di essere veduto dal geologo; né altro luogo del cantone offre così portentosa scena”. (Luigi Lavizzari, 13 giugno 1885, dal libro “Escursioni nel Cantone Ticino”).

Le montagne che fanno da corona alle Valli del Cassarate e del Vedeggio (Valli di Lugano), con i loro sinuosi rilievi, offrono la possibilità di percorrere incantevoli itinerari pedestri, immersi nella natura, alla scoperta di un ricco paesaggio culturale, con una vista di incomparabile bellezza sul lago Ceresio, uno straordinario panora- ma sulla catena alpina e sulla Pianura Padana. I Denti della Vecchia è una montagna delle Prealpi luganesi, tra Svizzera ed Italia. Il “Sasso Grande”, che raggiunge i 1’492 metri, è il più suggestivo dei pennoni calcarei che la compongono. Sono an- che definiti “Canne d’organo”. I “denti” sono formati da uno strato geologico più antico: quello del Triassico superiore che è costituito da dolomia. Tra i Denti della Vecchia e la Capanna Pairolo si possono osservare dei conglomerati verrucani che risalgono ad un’epoca ancora più remota. Tutto il massiccio del Gazzirola è costitu- ito invece da uno zoccolo cristallino in forma di gneiss, che rappresenta le rocce affioranti più antiche del Sottoceneri. In Val Colla, sul fondovalle, si riscontrano rocce coperte da ghiaia, sabbie e argille che erano in origine antiche morene d’epo- ca glaciale. La particolare conformazione di queste montagne ha ispirato tutta una serie di leggende popolari. Alcune di esse sono state raccolte da autori diverse e sono state trascritte con questi titoli: “Il curioso punito”, “L’asino di Ventuno”, “La leggenda delle Canne d’Organo... e dei Denti della Vecchia” e sono rintracciabili nella raccolta “Il meraviglioso”.

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Due parole sulla geologia dei Denti della Vecchia

La Placca Adriatica è quasi sempre rimasta sommersa da un mare poco profondo. Ad un certo punto della storia della Terra, nel Giurassico (190 milioni d’anni fa), questa placca iniziò a ruotare in senso orario, spinta dalle grosse placche continen- tali che la circondavano. Nel movimento la Placca Adriatica andò a scontrarsi con la Placca Europea. Dopo alcuni milioni d’anni di relativa calma (dal punto di vista geologico), con l’inizio del Cretaceo (da 136 a 65 milioni d’anni fa) improvvisa- mente le placche continentali invertirono il loro movimento di allontanamento e la placca africana ed euroasiatica iniziarono ad avvicinarsi tra loro causando la lenta chiusura della Tetide e dando inizio alla formazione della catena di montagne più nota al mondo: le Alpi. Le Alpi rappresentano la catena montuosa più lunga d’Eu- ropa e si estendono per oltre 600 chilometri con cime che superano i 4’000 metri di altezza, il Monte Bianco con i suoi 4’848 metri è la montagna più alta. Nasceva così il territorio che si sarebbe chiamato Cantone Ticino; i Denti della Vecchia sono ciò che rimane di una parte del continente africano quando avvenne il distacco tra l’Europa e l’Asia dall’Africa. Possiamo definire la Linea Insubrica come la cicatrice nata dallo scontro della Placca Africana con quella Europea. L’origine e il significa- to di questo lineamento è molto complesso ed è, ancora oggi, fonte di discussione e pareri contrastanti. La nascita della Linea Insubrica coincide, all’incirca, con l’inizio dell’orogenesi alpina e cioè a partire dal Cretaceo. I Denti della Vecchia sono una delle forma- zioni orografiche più particolari del Ticino, occupando buona par- te della cresta che fa da confine con l’Italia tra la Val Colla e Val- solda. I loro bei torrio- ni di colore chiaro si alzano al cielo come canne d’organo visibi- li dal Luganese e dan- no un tocco alpino a

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tutta la regione. Esse sono un bastione occidentale della forte fascia di rocce della famiglia dei carbonati, ossia calcari e dolomie; sono composte in parte da calcite e dolomite e i Denti della Vecchia appartengono alla Dolomia Principale, l’unità car- bonatica più diffusa ed omogeneamente distribuita nelle Alpi Meridionali, ovvero nelle montagne che si trovano a sud della Linea Insubrica. Oggi si pensa che la Dolomia Principale sia nata in un mare di bassa profondità dove si potevano svilup- pare grandi piani con distese di alghe, dove si raccoglievano i vari sedimenti traspor- tati dalla corrente. Questi sedimenti intrappolati dalle alghe venivano poi ricoperti da una sottile guaina di carbonato di calcio, mentre piccolissimi cristalli riempivano i diversi interstizi, serrandosi insieme durante lo sprofondamento, che ha trasforma- to il tutto nella bella roccia che oggi possiamo ammirare. La Dolomia Principale ci porta alle Dolomiti per il fatto che è dello stesso tipo ed età. Con i suoi appigli e i caratteristici camini è una roccia ideale per essere scalata e i Denti della Vecchia sono, infatti, un vero paradiso per gli scalatori con decine e decine di itinerari diver- si e interessanti. I veri conoscitori di tutte le arrampicate possibili sono i componen- ti del Gruppo Scoiattoli dei Denti della Vecchia. Tipici di questa montagna sono i torrioni e le guglie: il Sasso Grande con i suoi 1491 metri è il punto più alto; (il Sasso Palazzo 1483 metri è il secondo) le diverse rocce escono dalla fitta vegetazio- ne che si trova sui fianchi risaltando ancora di più. Ai piedi dei Denti della Vecchia si trova la capanna Pairolo; di proprietà della SAT Lugano; è situata in alta Val Colla tra i Denti della Vecchia e la Cima di Foiorina ed è il punto d’arrivo e di par- tenza per passeggiate in diverse direzioni: Val Colla, Sopracene- ri, Italia e lago di Lu- gano.

Flora tra i Denti della Vecchia

Nei prati tra gli spun- toni calcarei, i frasta- gliati pinnacoli e le bizzarre guglie dei

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Denti della Vecchia (1’491 m) prospera una flora straordinaria. Fino a poco prima della seconda guerra mondiale nella regione esisteva una Primula viola, quasi nera, con fauce gialla, nota col nome dialettale di “Vedovella”. Pier Luigi Zanon, botani- co del Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano, mi aveva scritto che questa primula è quasi certamente un ibrido tra l’Orecchietta d’orso (Primula auricola) di color giallo, conosciuta in dialetto col nome di “Fioo sassin”, e la Primula hirsuta dal colore rosa porpora, ambedue presenti sui Denti. La regione è ricca di Rose di Natale (Helleborus niger) che fioriscono d’inverno, proprio quando tutti gli altri fiori dormono, quasi a dimostrare che la natura è sempre viva, anche durante l’in- clemente stagione. È pure presente il raro Rododendro irsuto o Rosa delle Alpi a foglie ciliate (Rhododendron hirsutum) caratterizzato da foglie verdi lucenti orlate di peli. Altre piante rare che crescono solo sulle rocce carbonatiche sono la Peverina di Carinzia sudalpina (Cerastium carinthiacum austroalpinum) e la piccola ed ele- gante Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), presenti solo sulla Cima dell’O- ress, il Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae) e la Pedicolare spiralata (Pedicu- laris gyroflexa), queste ultime due pure presenti sul Generoso. Dalla fine di aprile a metà maggio è in piena fioritura il Ranuncolo erba tora (Ranunculus thora), la pianta più velenosa tra le terribili ranuncolacee. Dalle sue radici i Galli estraevano un liquido usato per avvelenare le punte delle loro frecce. Una vera preziosità dei “Denti” è però costituita dalla presenza, su un ripido pendio sassoso, di un raro en- demita delle Prealpi lombarde, il Citiso insubrico (Cytisus emeriflorus), una piccola pianticella legnosa che fiorisce verso la fine di maggio. Dal Brè alla Foiorina, in- vece, abbonda il Ci- clamino (Cyclamen purpurescens) che in particolari circostanze profuma l’aria di tutto il sottobosco. Mentre quasi tutte le piante fanno il possibile per disseminare lontano i propri semi, il Cicla-

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mino fa esattamente il contrario: appena il fiore è fecondato attorciglia il gambo floreale a “molla d’orologio” e, come farebbe un giardiniere, si china sul terreno e deposita il seme vicino al suo bulbo. Un piccolo passo ma sicuro! Lungo il vecchio sentiero, dove un tempo c’era pascolo, troviamo una delle stazioni più belle della cespugliosa Genziana asclepiadea, con centinaia di fiori: una meraviglia! Diffuso è pure l’elegante Ormino (Horminum pyrenaicum) dai grandi fiori viola, presente in Svizzera solo in questa regione. Raro è invece il delicato Garofano di bosco (Dian- thus monspessulanus), rosa o bianco e profumato. Rarissima è la strisciante Clema- tide alpina (Clematis alpina) che in Ticino cresce solo in un remoto angolo dei Denti. Le piante descritte sono rare in Svizzera perché, durante l’ultima glaciazione, sono sopravvissute in questa regione calcarea tra i Denti della Vecchia e la cima dell’Oress, che emergevano dalle potenti fiumane di ghiaccio provenienti dal Cene- ri e da Porlezza (Ghiacciaio dell’Adda). I Denti sono anche l’ambiente ideale per molti insetti e molluschi rari, che tra le rocce calcaree hanno trovato l’ambiente ideale per riprodursi. Ma questa è un’altra storia.

Itinerario – Alpe Bolla – Sasso Grande – Cureggia

Per il posteggio esiste un grande autosilo comunale a Cureggia, poco prima del grotto. Partendo la mattina presto si può compiere una bella escursione verso l’Alpe Bolla e al Sasso Grande dei Denti della Vecchia, prendere un po’ di sole e scendere poi al grotto Pierino per gustare un ottimo piatto freddo oppure una buona cena nostrana. L’escursione non comporta grande fatica, ma bisogna calcolare circa un’o- ra e 15 minuti di cammino in salita per arrivare all’Alpe Bolla e ancora un’ora e 30 minuti circa per salire alla vetta del Sasso Grande, il punto culminante dei Denti della Vecchia; il tutto su un bellissimo sentiero segnato ed immerso nel bosco. In poco meno di due ore si ridiscende poi a Cureggia. Per quanto brevissima ed elementare la salita al Sasso Grande richiede una certa pratica ed esperienza. Sebbene i passaggi su roccia siano limitatissimi e sempre fa- cilitati e protetti da robusti mughi, chi volesse affrontare la salita con persone meno esperte potrebbe trarre giovamento dall'uso di una corda. Il sentiero, interamente segnato, parte da Cureggia; poco dopo il grotto Pierino si deve prendere la strada asfaltata che gira subito a sinistra, sulla curva a destra parte pianeggiante il sentiero

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che introduce l’escursione nel fitto bosco. In circa 15 minuti, passando davanti ad una cappelletta, si giunge a Preda Grossa (809 m), vecchio grottino situato sotto enormi platani, il sentiero sale a destra e ripidamente prosegue con diversi tornanti attraversando un bosco molto fitto, dove dominano il faggio e il castagno. Dopo circa 45 minuti si sbuca in un vasto pianoro dove è situata l’Alpe Bolla a 1’129 metri, con la possibilità di riposarsi, bere e mangiare qualcosa. Dall’Alpe Bolla si prende il sentiero segnato “Denti della Vecchia” e in breve si giunge al Pian di Scagn (1’174 m), dove il vasto tratto erboso introduce la bella salita panoramica. Il sentie- ro, sempre segnato, passa nel bosco per poi riemergere nei pascoli e rientrarci nuo- vamente. È un bel camminare in un ambiente davvero meraviglioso che permette di incontrare una ricca flora. Attraversato il bosco di faggi si incontrano le prime guglie dei Denti della Vecchia e si giunge al cartello che indica la salita al Sasso Grande. Per il Sasso Grande si sale verso destra in direzione delle sovrastanti rupi, portando- si ad una grande sella di rocce e mughi. Ci si abbassa sul versante opposto per pochi metri e si attraversa, nella sua parte alta, un profondo vallone inciso fra pareti. Si sale per un po’ fiancheggiando lo stretto ramo finale del canalone e, infine, deviando a sinistra, si raggiunge una selletta, dalla quale si possono ammirare le belle archi- tetture delle pareti che delimitano il canalone verso Nord. Fra esse spicca un bel dito di roccia, molto elegante ed aereo: è il collo della struttura rocciosa nota agli scalatori come “il cammello”. Dalla selletta si segue il sentiero, raggiungendo un piccolo risalto di roccia grigio scura che si risale (passaggio di II grado) per poi proseguire con mag- giore attenzione fino ad un nuovo saltino oltre il quale si devia progressivamente a si- nistra. Un altro gradi- no porta all’ultimo tratto del sentiero che aggira la cima verso sinistra portando sul torrione che la fian- cheggia a Sud. Con un lungo passo si scaval- ca la spaccatura che

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separa il torrione dalla cima. La vetta, dalla forma di cupola erbo- sa e rocciosa, è carat- teristica e permette una vista panoramica eccezionale.

40 anni d’arrampicata

Il 25 marzo 1964 do- dici amici si riunirono per fondare un’associazione autonoma di alpinisti rocciatori; nacque così il “Gruppo Scoiattoli dei Denti della Vecchia”. Il “Gruppo Scoiattoli” intende, oggi come allora, riunire appassionati di montagna e di arrampicata. Attualmente fanno parte del “Gruppo Scoiattoli” un centinaio di membri provenienti da ogni parte del Cantone. Con il libro “Denti della Vecchia, Guida alle arrampicate” i membri del Gruppo Scoiattoli (www.scoiattoli.ch), non vogliono promuovere la scalata come prestazio- ne sportiva, ma intendono celebrare il microcosmo dei Denti della Vecchia che, oltre a rappresentare ideal- mente la loro “culla”, riserva meravigliose sorprese a tutti coloro che sanno ascoltare, nella quiete e nel si- lenzio della natura, il suono delle sue “Can- ne d’Organo”.

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Denti della vecchia o canne d’organo? Tratto da: “La guglia che sognava il cielo, novelle sulle montagne ticinesi”, Edizio- ni Associazione vivere la montagna e Fontana Edizioni, di Luca Bettosini.

Prima di addentrarci nella storia che vado a raccontarvi è bene saperne di più sull’organo. L’organo, più precisamente quello a canne, è uno strumento ad aria, che viene soffiata all’interno da uno o più mantici. Da questi essa entra, attraver- sa le varie tubature, in speciali serbatoi costituiti da grandi casse di legno, che hanno il compito di distribuirla alle singole canne. Il piano superiore dei somieri è letteralmente crivellato da fori, ognuno dei quali è chiuso da una valvola ed è sede di una canna. Ogni ventilabro è collegato, tramite un sistema meccanico com- posto di sottili leve, squadre e fulcri, tiranti ad un tasto della tastiera o ad un pe- dale della pedaliera, azionati dal suonatore. Premendo un tasto si mettono in funzione i congegni meccanici che fanno aprire la relativa valvola e l’aria com- pressa, tramite un canale, fluisce dal somiere alla canna, che produce il magnifico suono. La maggior parte delle canne d’organo sono realizzate in metallo, ma vi sono anche canne di legno, generalmente di abete stagionato; una pianta che non manca certo in Ticino. Ma inventare questo strumento non è stato per nulla facile. Il cammino comincia quando i greci crearono il primo organo idraulico, presto di gran successo in tutti i paesi di cultura greca e romana. Teatri, circhi, arene, tutti i luoghi pubblici vantavano il proprio organo che, con le sue sonore canne di bron- zo, riusciva a raggiungere volumi abbastanza assordanti. Un giorno, molto ma molto tempo fa, nel Luganese accadeva qualcosa di molto strano. In una certa zona situata nelle vicinanze dei Denti della Vecchia, si udivano le note melodiose di un organo che suonava; ma questo capitava raramente e siccome il posto non era abitato pochi lo avevano udito. I suonatori ambulanti e i cantastorie portavano la musica in spalla: nelle vie della città rallegravano grandi e piccini, nelle aie dei contadini animavano le feste cam- pagnole, accompagnando le danze con ariette popolari e accontentandosi di poche monete buttate dalla finestra. Uno di loro, un certo Spallucci di Como, era giunto a Lugano col suo organetto caricato sul carro trainato da due cavalli. Girava soprat- tutto nella zona di confine col Ticino perché in Italia la concorrenza era tanta. Spallucci oltre che suonatore era anche un cantastorie, uno di quelli che portavano le storie e le leggende di paesi lontani sulla bocca di tutti e che poi le tramandava- no ai figli e così via. Lui aveva tante storie da raccontare e restò a lungo nel Luga-

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nese. Qui la gente non era abituata a quello svago e Spallucci rappresentava per loro una delle poche occasioni per riunire tutta la gente. Una sera accadde che un calzolaio di nome Nicola si avvicinò a Spallucci e gli confidò di avere udito, nei boschi sotto i Denti della Vecchia, una musica meravigliosa, ma che non sapeva dire quale strumento o chi la suonasse. Per Spallucci era una gioia inaspettata; ora aveva un’altra storia da raccontare, ma doveva saperne di più. Nicola lo accompa- gnò nella zona in cui aveva udito la musica e ve lo lasciò solo col suo organo da viaggio. Spallucci si mise a suonarlo direttamente dal carro e il suono si levò verso la montagna. Continuò così per ore fino a quando la sua musica richiamò un’altra musica, proprio come aveva pensato. Ma quello che udì fu il suono più celestiale, la musica più bella che mai un musicista avrebbe potuto comporre. Le note sembra- vano uscire dalle nuvole e la melodia sembrava un canto di angeli. Non riusciva a capire da dove provenisse, ma davanti a lui si trovavano le guglie della montagna chiamata Denti della vecchia. Osservandola, Spallucci vide che le nuvole stavano tutt’intorno alla montagna, come se da sotto qualcosa le soffiasse via. Rimase scon- volto quando comprese che le guglie erano delle vere e proprie canne d’organo e che il suono usciva da quella montagna. Immerso nei pensieri cercò di tranquilliz- zarsi e di trovare una spiegazione logica; nel frattempo il suono cessò e lo Spalluc- ci non lo udì mai più. Ritornò centinaia di volte ancora e centinaia di volte suonò il suo organetto, ma della celestiale melodia non c’era più traccia. Lui era un canta- storie e un suonatore e alla fine comprese che la montagna desiderava che lui por- tasse la sua musica alle genti di altri paesi. E così fece. Da allora tutto il mondo conosce la storia delle “canne d’organo” della montagna chiamata Denti della Vecchia, che si trova in Ticino e più precisamente nel Luganese. Ma ciò che nessuno sapeva è che la montagna suonò ancora; quando lo Spallucci si recò per l’ultima volta sulla guglia più grande della montagna. Stava morendo e voleva ascoltare ancora una volta il suono che l’avrebbe reso felice d’essere vissuto raccontando storie. E così fu.

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41 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA IL CONSORZIO ALTO CASSARATE: 80 ANNI DI INTERVENTI FORESTALI

Costituito nel 1918, l’allora Consorzio Alto Cassarate ha operato fino al 1997, quan- do fu sostituito dal nuovo Consorzio valle del Cassarate e golfo di Lugano. In 80 anni di attività e di storia, molteplici sono stati i progetti di sistemazione forestale e gli interventi di manutenzione eseguiti nel comprensorio consortile, i quali hanno permesso di mettere in sicurezza un’intera regione che alla fine del XIX secolo ver- sava in un grave stato di dissesto idrogeologico, tale da compromettere la stabilità degli insediamenti. I temi sono tanti e complessi, per questo abbiamo deciso di cominciare ad approfon- dirne uno solo, più che pertinente con i recenti avvenimenti legati al maltempo del 2014: il progetto di sistemazione del riale di Albumo.

La sistemazione del riale di Albumo (1964-1965) Già nel 1957, l’ispettore forestale ordina una perizia sulle condizioni geologiche della zona di Corticiasca - Albumo, che evidenzia alcuni problemi strutturali: il tratto più delicato della valle corrisponde allo sperone di Albumo su cui sorge l’abi- tato: qui la roccia risulta completamente dissolta in frammenti smossi che subiscono un processo di insaccamento.

Nel giugno 1960, rispondendo alle preoccupazioni degli abitanti di Albumo e del CAC, riguardo alla sicurezza del villaggio, viene elaborato un primo progetto per la sistemazione di un tratto della valle di Albumo, le cui sponde scoscese sono in co- stante indebolimento a causa dell’intensa erosione nei periodi di piena: la forte azione di trascinamento delle acque, dovuta all’elevata pendenza, convoglia a valle detriti solidi che sottrae al terreno erodendo fondo e fianchi. Per arrestare l’indebolimento il progetto propone l’inserimento di briglie trasversali nel letto del riale, opera che dovrà essere supportata da adeguate piantagioni, queste ultime volte a diminuire il deflusso e quindi la portata del fiume stesso. L’approvazione definitiva del progetto da parte del Consiglio di Stato, per una spesa preventivata di CHF 175’000, giunge nell’agosto del 1962. Gli interventi di sistemazione di un tratto della valle di Albumo, su una lunghezza di ca. 250 m (da quota 980 a 1200 m s.l.m) sono così ripartiti: – costruzione briglie nell’alveo del torrente; – piantagione con ontani e salici sui fianchi della valle; – sistemazione terreno con graticciate; – costruzione cinta.

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Una prima fase delle opere, eseguite lo stesso anno, ha riguardato il prosciugamen- to della zona del Badairolo e la ricostruzione del canale esistente presso la pianta- gione di Corticiasca, alfine di assicurare il pendio sopra il villaggio. Il lento ma costante movimento del pendio ha infatti sconnesso e parzialmente ostruito un ca- nale trasversale che un tempo raccoglieva le acque superficiali e filtranti, provocan- do pericolosi accumuli di materiale franoso in prossimità dell’abitato. Allo scopo di garantire una buona esecuzione e manutenzione dei lavori di sistema- zione dei fianchi della valle si è proceduto all’acquisto per espropriazione di alcuni terreni, per una superficie totale di ca. 1 ha. I lavori di sistemazione hanno potuto cominciare nel novembre del 1964 e si sono conclusi ufficialmente con il collaudo tecnico del giugno 1966.

L’ing. Arnoldo Arrigoni e il Consorzio Alto Cassarate Attraverso una breve ricerca nelle nostre fonti archivistiche, sono emersi alcuni in- carti che riguardano l’ing. Arnoldo Arrigoni, ispettore dell’Ufficio forestale V° cir- condario e che legano il suo operato al Consorzio Alto Cassarate. Classe 1916 l’ing. Arrigoni, dopo il diploma al Politecnico di Zurigo, ha approfon- dito i suoi studi a Da- vos, per poi fare ritorno in Ticino ed essere im- piegato presso la Sezio- ne Forestale del Dipar- timento del Territorio, prima a Bellinzona ed in seguito a Muzzano. Nel corso della sua lun- ga carriera, l’ingegne- re, ha seguito moltepli- ci progetti di sistema- zione forestale, com- missionati dall’allora Consorzio Alto Cassa- Signôra, 28 ottobre 1977: visita Demanio da parte dell’on. Caccia rate. consigliere di Stato. Da sinistra: cap. Morandi, sig. Ponci, ing. Arrigoni, on. Caccia, ing. Viglezio, sif. Franchini, ing. Vicari, ing. Grandi. Il nome Arnoldo Arri- (Dall᾿Archivio del Consorzio Alto Cassarate) goni viene citato più

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volte nel nostro archivio storico: dalle fotografie a carattere documentario eseguite personalmente, agli incarti legati ai numerosi progetti forestali – come le sistema- zioni delle frane in Val Caurga (1958-1960 / 1965-1967), ai Mulini di Piandera (1963), al bosco di Signôra (1963) –; passando per il pre-collaudo della strada fore- stale Rompiago - Corte di Camorino (1978), le costruzioni delle chiuse in Val Sasli- na (1975-1976) e in Valle Cappon (1955) e la sistemazione del vivaio forestale di Tesserete (1957-1962). Il progetto di sistemazione del riale di Albumo, che abbiamo approfondito prima, è uno dei tanti ai quali ha contribuito l’ingegnere. L’aver citato l’ing. Arrigoni, seppur brevemente, vuole essere un piccolo omaggio al nipote che purtroppo non ha mai conosciuto, l’On. Michele Bertini, a cui il CVC porge i suoi migliori auguri per un futuro ricco di successi e soddisfazioni.

Testo Massimiano Soldati

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45 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA ALDO SOLDATI CONSOLE DI SVIZZERA (1921-1996) CIMADERA

Il sogno di Aldo Soldati, Console di Svizzera, era quello di ritornare al suo paesello tutti gli estati. Negli anni 1950-1960, il viaggio era sempre lungo, si partiva di notte e al mattino si arrivava a Lugano. Si faceva la strada “del lungolago” e poi si pren- deva una strada molto stretta da Sonvico per salire a Cimadera. La più grande paura era quella d’incrociare l’autopostale e quando capitava si dovevano fare mille ma- novre per passare con l’automobile. Cimadera, per Aldo era una parola magica. Non era mai stato un grande sportivo ma quando arrivava “a casa” andava a prendere lo zaino, i pedü, i calzettoni per ritro- vare le sue care montagne, andare al Pairolo, alla Piazzascia, a San Lucio. Perché amava tanto Cimadera? Vivendo e lavorando all’estero ormai da molti anni ritrovava qui le sue radici, i suoi amici d’infanzia, i suoi ricordi di gioventù, la sua casa paterna dov’era nato e cresciuto. Il suo posto preferito, mettersi comodo sulla sedia del terrazzo, gustarsi il caffè o un sorso di vino, leggere il giornale e guardare la gente passare. Conosceva tutti e tutti si fermavano per chiacchierare con lui. Poco a poco il terrazzo si riempiva di amici e conoscenti, sembrava quasi un ristorante. Aldo amava parlare con i suoi amici delle ultime novità, della vita quotidiana, dell’attualità e dei problemi del paese. Le discussioni erano sempre animate, le ri- sate molte quanto i caffè, torte e bicchie- rini che Denise portava senza fine. Biso- gnava calmare queste gole assetate e ri- focillare questi ospiti improvvisati. Nonostante il suo lavoro quale Console, era rimasto una persona semplice, ac- cessibile, aperta, che amava comunicare con la gente e condividere idee e opinio- ni. Quando era a Cimadera riviveva, “era con la sua gente, a Cimadera trova- va la sua aria” come diceva sua moglie Denise. Raccontava spesso il suo percorso e la sua gioventù a Cimadera. Nato il 16 febbraio 1921, aveva frequen- Sergio Bassi e Aldo Soldati tato la scuola dell’obbligo a Cimadera, all᾿inizio del cantiere Casa Orizzonte a Colla. dal maestro Felice Soldati, detto el bar-

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bison che insegnava a otto classi contemporaneamente. Certo non era facile avere come maestro il proprio padre, che era ancora più severo ed esigente con lui che con gli altri allievi. Poi c’erano le vacanze estive dove bisognava aiutare nei lavori dei campi. Ma all’epoca i ragazzi erano molti e nonostante l’isolamento geografico del paesello si condividevano le gioie semplici in un paesaggio di montagna stupendo dove ognuno si sentiva libero. Dopo questo periodo spensierato a Cimadera venne quello dell’adolescenza, della Scuola di Commercio di Bellinzona e della pensione presso la famiglia Bassi pure di Cimadera. Furono anni di scoperta di un mondo diverso, quello cittadino. Finiti gli studi e maggiorenne Aldo si trova in pieno nella seconda guerra mondiale in quello della mobilitazione generale. Ha vestito come tutti la divisa grigio-verde che ha mantenuto per quattro anni. Dopo la scuola recluta è diventato Caporale, poi Corriere, Tenente e infine Capitano. Con la pace, nel 1945, ognuno inizia a ricostruirsi la propria vita e per Aldo è arri- vato il momento delle scelte. Studente all’Università di Berna entra nell’Ammini- strazione Federale e dopo le prime esperienze passa al Dipartimento degli Affari

Platea di fondazione della costruenda Casa degli anziani Orizzonte a Colla.

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Esteri, il quale gli attribuisce rapidamente un servizio esterno. Inizia così la sua carriera ma anche la sua vita da nomade. Carriera consolare che lo porta per circa quaranta anni ad assumere le sue funzioni in Europa e fuori-Europa con accanto la moglie Denise, indispensabile aiuto e collaboratrice. Dapprima va a Trieste poi, con la moglie Denise conosciuta un primo agosto a Berna, è trasferito a Vienna. Sono anni difficili dove si percepisce nella vita quatidiana l’an- tagonismo tra i due blocchi. Prosegue a Lussemburgo dove nasce sua figlia Anita. Si sposta poi per sei anni a Praga “dietro la cortina di ferro”. Anni difficili, di ten- sione dovuta alla guerra-fredda. Il cibo e le cose di prima necessità scarseggiano. Aldo con la famiglia si reca regolarmente a Weiden in Germania per comprare del cibo di solito in scatola Questi anni di tensione, siamo attorno al 1956-1962, contrastano con i quadri che dipinge, pieni di colore e di luce. Si lega d’amicizia con diversi vicini di casa, le famiglie si frequentano, le risate squillano e Aldo è felice. Arriva a Torino nel 1962. Aldo non è lontano dal suo Ticino e ritrova la libertà e il benessere di un paese occidentale. Ritrova con grande piacere i mercati colmi di frutta, verdura, i negozi pieni di merce. Nasce sua figlia Alda.

Aldo Soldati con la moglie Denise sulla terrazza di casa a Cimadera.

48 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Dopo quattro anni tranquilli si trasferisce ad Algeri, paese in piena post-indipendenza. Lavoratore accanito, Aldo deve assumersi dei compiti delicati. Affascinato da questo paese Aldo fa diversi viaggi nel deserto. Il suo desiderio è sempre quello di cono- scere, incontrare e dividere con gli altri. Da organizzatore senza pari consacra il suo tempo libero a sviluppare “la Società degli svizzeri all’estero” e i membri lo sosten- gono. Nel 1970 arriva a Lione, in Francia. Questa città conta una forte popolazione di di- scendenti d’origine ticinese e crea la “Pro-Ticino”. Società oggi ancora molto attiva. Amato da tutti per il suo buonumore, la sua simpatia, la facilità di contatto, Aldo è sempre apprezzato in ogni suo compito. Si apre qui il secondo periodo italiano con Napoli e Venezia. A Napoli Aldo vive con la moglie il terribile terremoto che devasta una parte del sud Italia. Ne esce illeso ma la realtà è difficile. Quando gli aiuti arrivano dalla Svizzera, quale Console è attivo nell’organizzare la distribuzione di questi aiuti umanitari. Sempre presente nelle rappresentanze ufficiali, Aldo, riesce a riunire i gruppi o per- sone le più diverse e antagoniste con gran facilità. Questa è sempre stata la sua forza e per questo è sempre stato apprezzato. Venezia è stato il suo ultimo incarico. Il suo primo desiderio di gioventù era di diven- tare pittore. Qui in questa città di sogno, sostiene gli svizzeri che sono presenti alla Biennale e alla Mostra del cinema di Venezia. Accompagna gli artisti conosciuti, ma sostiene anche quelli che non lo sono. Generoso, altruista Aldo non ha mai contato le ore, i sabati le domeniche, per sostenere, aiutare i suoi compatriotti all’estero. In tutte le sedi, Aldo è stato apprezzato dai suoi superiori, collaboratori, lasciando un rimpianto ad ogni partenza. La sua intelligenza, la sua semplicità, la sua disponi- bilità, la sua sensibilità ma anche la sua capacità lavorativa, la sua efficienza e le sue capacità oratorie sono sempre state riconosciute. La malattia lo allontana preciposamente dalle sue funzioni e suona l’ora del pensio- namento. Per Aldo non c’è altra sede che Cimadera ma anche ora vuole rendersi utile. Aldo si considera un po’ come un emigrato e tornato in patria ritrova un suo amico d’infanzia il sig. Bruno Campana “l’ingegnere geologo” rientrato come lui in Ticino. Si associa con lui e nasce così “L’Associazione Amici di Cimadera e Piandera”. Ne diventa il presidente, e grazie a quest’attività desidera farsi eco dello sviluppo della Valle, seguire la metamorfosi dei nostri villaggi e negli scritti affronta temi sempre umani come per esempio quelli dell’emigrazione.

49 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

In questo periodo Aldo scrive, ricerca documenti e passa lunghi pomeriggi con il suo compaesano Bruno a finalizzare gli articoli. L’Associazione si allarga poi a tutta la Valle e diventa “Associazione Amici della Val Colla”, quella che conosciamo oggi. Non dimentichiamo il contributo d’Aldo nella creazione del “ Centro l’Orizzonte di Colla”. Aldo, quale presidente del gruppo politico e primo presidente del Consiglio consor- tile, guidò questo gruppo politico che sviluppò e presentò il progetto. Aldo è man- cato prima che potesse assistere all’inaugurazione del Centro l’Orizzonte ma il suo scopo era raggiunto. Anche in tarda età i suoi compatrioti possono passare gli ultimi giorni della loro vita insieme nella loro valle nativa circondati dalle montagne che lui amava tanto. Questa è stata la sua ultima battaglia che vorrei nessuno dimenticasse. Ma ricordiamo Aldo che accoglieva tutti con il suo “ buongiorno” accompagnato dal suo largo e simpatico sorriso.

Testo e fotografie di Anita Soldati, figlia di Aldo Soldati

50 51 I NOSTRI ALPEGGI ALPE DI PIETRAROSSA

Questo inserto vuole essere la continuazione di una serie con i quali intendiamo ogni anno presentare e promuovere i nostri alpeggi e i nostri rifugi alpini.

Situato sul versante destro della Val Colla, ad un̓altitudine di circa 1549 metri a ridosso di un gruppo roccioso, sorge l̓Alpe di Pietrarossa. Immerso nel verde dei ripidi pascoli, perpetua una tradizione rurale, viva nel tempo quella del “caricamen- to” che immancabilmente avviene a tra metà e fine maggio di ogni anno.

52 I NOSTRI ALPEGGI

Il casaro all᾿opera. Il presidente sceglie la forma migliore.

L̓alpe di Pietrarossa è facilmente raggiugibile in circa 1,5/2 ore di cammino dal villaggio di Colla e l̓itinerario inizia dal posteggio sul piazzale della Chiesa dei SS Pietro e Paolo, dopo aver percorso della strada che porta ai “Barchi” di Colla, si segue la strada agricola che conduce fino all̓Alpe con un dislivello di circa 550 metri. Si può raggungere l̓Alpe di Pietrarossa anche da un comodo sentiero, adibito a percorso per rampichini Via , Somazzo, Capanna Monte Bar e Piandanazzo come pure da Scareglia e Signôra. Verso levante il sentiero prosegue in direzione del passo S. Lucio attraversando in- numerevoli rigagnoli lungo tutta la falda della Gazzirola. Lì il panorama incantevo- le concede delle emozioni indescrivibili.

Arrivati sul posto, salutati dai fischi delle marmottte e dai campanacci delle capre e

53 I NOSTRI ALPEGGI

delle mucche, si gode di un panorama ravvicinato su tutta la Val Colla circon- data dalla catena delle proprie montagne e dove si possono ammirare i Denti del- la Vecchia, Il Monte Boglia, il Monte Generoso ed il golfo di Lugano. Abbiamo voluto intervistare l̓alpigiano signor Christian Singer di Bruzella il quale gestisce anche un̓azienda agrico- la nella valle della Crotta in Val di Mug- gio coadiuvato dal fratello Alex che per il secondo anno si è fatto carico della gestione del nostro Alpe. Sul posto operano, con passione, quattro persone, che si occupano anche dell̓ac- coglienza, fra cui il provetto casaro addetto alla lavorazione e conservazione dei vari formaggi e latticini. La varietà e la qualità dei prodotti è molto apprezzata e soddisfa le diverse esigenze dei buongustai; l̓assortimento propone: formagella di capra, formagella mista, for-

Vista dal Gazzirola sulla Val Colla con i paesi di Bogno, Certara e Cimadera.

54 I NOSTRI ALPEGGI

maggini di capra (Büscon), formaggini di mucca (robiole) formaggio misto e for- maggio di mucca. I prodotti di possono acquistare direttamente o su ordinazione e vengono commer- ciati anche al tradizionale mercato di Lugano. Quest̓anno (2014) da metà maggio l̓Alpe è stato caricato con 235 capre, di cui 140 da mungere e da 37 manzette e da metà giugno pascolano 12 mucche da latte. La produzione media è di 220 litri di latte di capra e 160 di mucca.

Una gita all̓accogliente Alpe di Pietrarossa, durante il periodo estivo, offre agli escursionisti l̓occasione di scoprire la vita rurale, di conoscere gli alpigiani e il loro lavoro e di trascorrere una giornata particolare, gustare i prodotti tipici e di ristorar- si con una bibita e nel contempo ammirare uno splendido paesaggio in piena tran- quillità, lontano da rumori molesti.

Quest̓anno gli alpigiani, nel corso dell̓estate hanno proposto due momenti d̓incontro: il “Brunch” del 1° agosto e la festa dell̓Alpe il 17 agosto.

Lasciamo a malincuore questo idilliaco luogo perché la giornata sta volgendo al termine, lasciamo il nostro interlocutore in quanto il lavoro lassù non manca. La giornata all̓Alpe inizia presto il mattino e, viste le lunghe giornate estive, termina molto tardi la sera. Duro lavoro ma in compenso scelta di vita.

Per chi fosse interessato sono possibili delle visite guidate per il tramite del Patrizia- to di Colla. Questo itinerario all̓Alpe di Pietrarossa lo consigliamo vivamente a tutti quelli che amano la natura, il paesaggio e le passeggiate all̓aria aperta e naturalmente scoprire luoghi incantevoli.

Testo e foto di Piergiorgio Rossini, Viganello-Insone

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57 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA 15 ANNI DEL GRUPPO COSTUMI VALCOLLA (1999 – 2014)

Il Gruppo Costumi Valcolla è stato fondato ufficialmente nel mese di novembre 1999; antecedentemente c’erano dei grup- pi spontanei che si mettevano a disposizione con i costumi di famiglia e partecipavano in particolare al corteo della ven- demmia di Lugano.

Dopo l’ufficializzazione il gruppo si è dato un'ordine trami- te uno statuto, un logo e si è affiliato all’associazione ticinese dei costumi. Nel corso degli anni dopo una ricerca capillare tra la popolazione, nei vari paesini della valle, si sono scoperti una serie di costumi diversi nella rifinitura e particolari, da qui la decisione di riprodurli fedelmente come quelli usati appunto nel periodo storico a cavallo tra la fine dell’800 e inizio del ’900, in modo che i modelli origi- nali potessero essere conservati gelosamente dai vari proprietari senza essere ulte- riormente strapazzati.

Foto del gruppo in una manifestazione del 2000.

58 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Foto scattate nel 2003

Parallelamente oltre ad aver rispolverato i vecchi costumi, il gruppo ha riscoperto vecchie filastrocche, orazioni, frasi in rugin (la vecchia parlata dei magnani) che sono state riproposte in occasione di momenti sociali riscuotendo un notevole suc- cesso tra i presenti non più abituati a queste diciture. La direzione del gruppo è stata affidata in un primo momento dal 1999 al 2012 al Maestro Maurizio Bigatti, a cui va dato un ringraziamento per l’impegno profuso in questi anni.

Il primo fisarmonicista Mirco Reali e moglie di Certara (2004) e l'attuale fisarmonicista Gianni Motta (2014).

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Dal 2013 la direzione è stata presa dal maestro Romano Riboni che ha conti- nuato l’opera con nuove canzoni che completano il repertorio del Gruppo Oggi il gruppo conta una trentina di membri con sempre alla presidenza la dinamica Roberta Soldati di Sonvico che anche lei festeggia i 15 anni del gruppo e di presidenza. Il gruppo viene sovente ingaggiato in occasione di sa- gre, manifestazioni in Ticino in Svizzera interna e nella vicina Italia. Tra gli scopi del gruppo si tende a porta- re a conoscenza quello che era la vita di una volta nella valle, magari a volte con un po’ di nostalgia; ma sempre con uno spirito di riconoscenza e di affetto per i nostri cari che ci hanno preceduto.

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61 UNA VALLE E I SUOI PERSONAGGI AMELIO ROSSINI

Dedico questo scritto al mio caro Nonno Amelio, ancora in vita, che compirà i 98 anni il 28 marzo 2015. Il nonno Amelio merita queste righe sui "Quadernetti della Val Colla" in quanto è stato un personaggio che ha lasciato un segno in Valle sia a livello professionale, ricordato come il "Postino di Insone e Curtina", sia a livello politico per molti anni e pure per la sua attività in diversi altri Enti. Promotore di tante iniziative e sempre disponibile verso il prossimo, è una persona stimata e mol- to conosciuta in Valle. Chiara Rossini

Ha fatto un po’ di tutto nella sua vita, l’Amelio Rossini. Invece di 98 anni (eh sì, 98 il prossimo marzo), avrebbe dovuto averne 130. Dal pasticcere al soldato, dal segre- tario comunale a quello parrocchiale, dal dottore improvvisato all’apicoltore. Ma la sua vera vocazione è stata la posta, tramandata dai genitori. L’Amelio è stato, infat- ti, il postino della sponda sinistra della Valle per… beh, per una vita intera. Classe 1917, quinto di 8 tra fratelli e sorelle, nato a Insone, il nostro postino, dopo le scuole dell’obbligo, aveva ini- zialmente scelto la professione di pastic- cere. Il mestiere l’aveva portato non so- lo in città, ma anche in giro per la Sviz- zera. Come d’usanza un tempo per i Ti- cinesi, andare oltr’Alpe era una tappa quasi obbligatoria. E così il giovane Amelio si era fatto le ossa tra Briga e Zurigo prima di essere chiamato sotto le armi a servire la patria nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Ristabilita la “calma” in Europa, l’Ame- lio aveva poi deciso di tornare nella sua amata Val Colla. I genitori ormai anziani erano pronti a passare il testimone. A quei tempi infatti la Posta veniva affida- ta alle famiglie, quelle fidate, tramanda- ta di generazione in generazione come Amelio durante la mobilitazione. un piccolo gioiello da custodire. Anni

62 UNA VALLE E I SUOI PERSONAGGI

dopo, il timone venne poi consegnato al figlio Fabio. Gli uffici dell’Amelio erano inizialmen- te quello di Curtina e quello di Insone, successivamente vennero aperti anche quelli di Scareglia e Signôra. Erano pe- riodi duri per i postini di un tempo, la distribuzione della posta veniva fatta a mano e soprattutto… a piedi. L’Amelio non faceva eccezione e così ogni giorno portava pacchi, pacchetti, lettere e mis- sive su e giù per il sentiero che collega- va i paesi. Ma come dicevamo, l’Amelio ha fatto di tutto nella vita e mentre scarpinava per i sentieri, distribuiva la posta e gestiva gli uffici, non solo aveva trovato il tempo di sposarsi con l’Edina di Scareglia e tirare Nonno Pietro che passa le redini della posta al figlio su 5 figli, ma anche di ricoprire impor- Amelio con la presenza dei nipoti Enrico e Piergiorgio. tanti cariche pubbliche nella Valle. Era stato infatti presidente del Consiglio Parrocchiale di Colla per quasi 50 anni, attivo promotore della strada che collega Insone con il Murin, segretario del Comune di Insone, carica questa cessata nel 1957 dopo la fusione con il comune Valcolla. E ancora, comandante del Corpo Pompieri per 40 anni, segretario del Patriziato di Insone per 46 anni, segretario del Consorzio Raccolta Rifiuti di Valcolla, segretario dell’Associazione Sportiva valcollese, segre- tario dell’Associazione Apicoltori del Luganese, amministratore dell’Oratorio di San Rocco di Insone per 20 anni, municipale del Comune Valcolla dal ’57 al ’96. Nel tempo libero l’Amelio trovava anche il tempo di dare una mano alla moglie nella gestione del piccolo negozio di alimentari di Insone, in funzione fino agli anni ’70 per servire quello che un tempo era un paesone popoloso. Gentilezza per altro ricambiata dall’Edina che si ritagliava il tempo per aiutare il marito nella distribu- zione della posta. Anche i figli si impegnavano per dare una mano in casa e aiutavano volentieri il papà in un altro compito serale di cui si era incaricato: la distribuzione delle bom-

63 UNA VALLE E I SUOI PERSONAGGI

bole del gas, che nella Valle degli anni ’60-’70-’80 era l’unica fonte energetica delle cucine. Con una delle poche auto- mobili della Val Colla, andavano in tutti i villaggi della Valle a distribuire le bombole. Essere un uomo all’avanguardia e al passo con i tempi come proprietario di una macchina, comportava sicuro molti vantaggi, ma anche molte responsabili- tà. L’Amelio infatti scorrazzava per la Valle facendo da servizio taxi e aiutando Amelio davanti all’ufficio Postale di Insone. la gente nei lavori della fienagione. Questa sua disponibilità l’aveva trasfor- mato occasionalmente perfino in un samaritano. La gente non solo apprezzava l’A- melio per tutto ciò che faceva e lo rispettava quando girava con la sua divisa delle

Amelio in pensione.

64 UNA VALLE E I SUOI PERSONAGGI

PTT, ma soprattutto si fidava ciecamen- te di lui. I Valcollesi si fidavano infatti al punto da farsi medicare o farsi fare le iniezioni. Era visto un po’ come il “dot- tore” del paese, come quello da chiama- re in caso di bisogno. Ve l’avevo detto che l’Amelio ne ha fatte tante nella vita. E io non mi sono mai stancata di sentire le sue avventure che usava raccontare a noi nipoti nelle calde serate estive, quando ancora anda- vamo in “vacanza” a Insone nelle pause scolastiche. Anche se ora passa la mag- Orgoglioso davanti alla sua fuoriserie VW Variant. gior parte del suo tempo tranquillamente seduto su una poltrona a riposare (dopo 98 anni di fatiche direi che se lo merita!), io me lo ricordo ancora con il largo cappello e la retina impegnato con le api o con il secchio pieni di mangime a dar da mangiare alle galline nel pollaio e ai conigli nel- le gabbiette. E naturalmente con la nonna che urlava instancabilmente dalla finestra “Ameliooo! vegn che l’è mesdì” perché era ora di pranzo.

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65 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CACCIA ALLA LEPRE COL SEGUGIO, QUANTI RICORDI…

La stagione della caccia alla lepre è ormai terminata, pertanto non ci resta che atten- dere l’arrivo della prossima apertura; tuttavia ogni buon segugista sa bene come impegnare il proprio tempo libero anche in questi lunghi mesi, carichi di attesa e speranza. La chiusura della stagione venatoria, non impedirà, inoltre, all’appassio- nato di continuare ad allenare il proprio cane, e a tal proposito le zone di “addestra- mento cani” costituiscono certamente una grande opportunità. Purtroppo per frequentare queste zone di addestramento e di allenamento occorre recarsi oltre confine, nella vicina penisola, poiché da noi tali zone non hanno mai ottenuto il consenso sperato da parte delle autorità preposte e dopo aver formulato varie proposte per istituire anche sul nostro territorio delle zone adatte allo scopo, non sono mai state accettate, anche dopo ripetute e insistenti richieste. Il periodo immediatamente successivo alla chiusura della caccia è anche quello del- le valutazioni e delle riflessioni; questo, infatti, è senza dubbio il momento ideale per guardarsi alle spalle e cercare di ripercorrere nel modo più obiettivo possibile la propria stagione di caccia, concentrandosi principalmente su quegli aspetti su cui sarà necessario lavorare per provare a migliorarsi. Ma rivedendo a ritroso la stagio- ne appena trascorsa, quasi inevitabilmente si finirà per cercare confronti e paragoni con le annate precedenti, e così, specialmente se queste considerazioni verranno condotte assieme ai propri fedeli compagni di caccia, si finirà per concentrarsi mag- giormente su quel groviglio di emozioni che solo alcune giornate di caccia ci hanno saputo donare e sanno ancora offrirci a distanza di tempo ogni volta che ci sovviene il loro ricordo. E a tal proposito, proprio mentre mi accingo a scrivere queste considerazioni, mi è tornato alla memoria un fine settimana di qualche anno fa, trascorso in quel di Carì e Molare, a Barescia, assieme all’indimenticabile amico Angelo Brumana, purtrop- po non più fra noi già da anni. Eravamo all’inizio di novembre, un periodo dove le poche lepri rimaste sul territorio sanno bene come difendersi e anche se le condizioni climatiche e ambientali spesso sono favorevoli alla caccia col segugio, avere ragione di questi fieri avversari non è certo affare semplice. Quella mattina, le condizioni sembravano esserci tutte: tem- perature non eccessivamente rigide, terreno ideale e assenza di vento. Abbiamo deciso di recarci al di sotto dell’alpe di Stou per scovare quel maschio di lepre che ci aveva creato già parecchi grattacapi. Dalle fatte si sarebbe detto un esemplare giovane, insolitamente territoriale a discapito del sesso, ma da qualche giornata si celava un mistero legato all’ubicazione del suo covo.

66 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Quella mattina, assieme ad Angelo, e agli amici Palo e Aldo, abbiamo sciolto i tre cani, Diana, segugia svittese, Bela, segugia bernese e Tea, figlia di Bela di appena diciassette mesi, alla Portiscia di Piana, al di sotto dell’alpe, solitamente posto mol- to apprezzato dalla lepre per i suoi banchetti notturni. Infatti, i cani confermarono subito le mie impressioni, dapprima con allegri movimenti di coda e con le prime emissioni vocali. L’accostamento nelle prime fasi fu condotto dai cani con discreta sicurezza, tanto da indurmi a pensare che questa volta saremmo sicuramente riusci- ti a giungere fino al covo della lepre.

Tutte le mie certezze diventavano però ogni passo più deboli man mano che il tem- po passava e l’atteggiamento dei cani mi faceva capire che la lepre era ancora lon- tana e ben al sicuro nel suo covo. Col giungere del sole un fastidioso vento si era alzato contribuendo a complicare ulteriormente il compito dei cani, che in un paio di occasioni erano già andati in difficoltà, finché, oltrepassato un piccolo avvalla- mento, sembravano essere entrati definitivamente in crisi.

67 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Provai anche ad aiutarli cercando di farli allargare partendo dal sentiero cui i segugi erano giunti dopo aver oltrepassato la pineta, ma ogni tentativo fu vano. Il sentiero divideva a metà il pascolo dell’alpe che mi si parava di fronte ai cani, sia di propria iniziativa sia invitati dal sottoscritto, avevano provato a riagganciare l’usta della lepre quasi in ogni punto, ma l’astuta sembrava proprio aver fatto perdere le proprie tracce. Giunto quasi in cima al pascolo, ai piedi di una grande pietraia, decisi di ritornare verso l’alpe, dove mi attendevano gli altri compagni di caccia, deluso per il manca- to scovo, ma nel contempo entusiasta per aver trovato un antagonista coriaceo e stimolante. Il vento cessò d’improvviso all’ora di pranzo e così, mentre cercavo di mangiare, seppur distratto dal pensiero di quel maschio che ancora una volta era riuscito a farla franca, i miei pensieri vennero interrotti dalla proposta di Angelo: “perché questo pomeriggio non portiamo i cani al di sopra della pietraia?”. All’inizio l’idea mi parve poco allettante, ma alla fine decisi di accettare, del resto la giornata era soleggiata e un po’ di movimento non avrebbe fatto male ai cani, specialmente alla giovane Tea che già aveva mostrato un atteggiamento interessante. Detto fatto, all’una di pomeriggio porto i cani al di sopra dell’alpe, sul fianco della pietraia, dove al mattino i cani non erano giunti. Questa volta però non richiamai i cani e li seguii in silen- zio, incitandoli solo di tanto in tanto a continua- re nella ricerca, fino a quando giunsi quasi alla sommità della pietraia. A quel punto Angelo sen- tenziò: “è nella vegeta- zione bassa al di sopra della pietraia”; quando alcuni colpi di voce di Diana segnala la presen- za del selvatico, subito assecondata dalle altre due cagne. Dopo meno Riborsa della lepre da parte di Tea nei rododendri. di cinque minuti di cer-

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L’amico Angelo Brumana con una magnifica muta di Segugi lucernesi. ca, intervallata da qualche scagno di troppo da parte di Tea, che io giudicai frettolo- samente come un vizio dettato dalla giovane età, ecco comparire come d’incanto una lepre che, lasciato il covo, a pochi metri dal muso dei cani, se li tirò dietro in una bella seguita decisa e incalzante.

Incredulo e ancora un po’ in difficoltà nel realizzare quanto era successo, decisi di provare a seguire i cani, mentre Aldo andò a posizionarsi in una posta che molte volte in passato lo aveva premiato. Non senza difficoltà riuscii a tornare sui cani che erano entrati in fallo al limite superiore della pineta. Mentre li osservavo dall’alto, ho visto la giovane Tea che ruppe gli indugi e infilandosi nei rododendri, esplose di

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gioia andando a riscovare la lepre, che per fortuna questa volta prese diritta dritta la via che portava a Aldo. Un solo colpo secco e tanti complimenti elargiti alla giova- ne cagna che mi fecero capire che la lepre, con perseveranza e un pizzico di fortuna, era stata presa, ma m’insegnarono anche di non sottovalutare mai il lavoro dei cani e ad aver fiducia e pazienza nel loro operato. Felice ed emozionato per il lavoro svolto dalla giovane e promettente Tea in parti- colare, mi sono incamminato verso casa assieme agli inseparabili compagni di tante cacce.

Piercarlo Poretti, Castagnola

Foto recente di una battuta di caccia alla lepre variabile.

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71 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA NEGLI USA SULLA VIA DELL’EMIGRAZIONE TICINESE - LA CALIFORNIA (2. PARTE)

Nel numero 51 dell’aprile 2014 avevo raccontato la storia della mia famiglia, i cui antenati emigrarono dalla Val Colla negli USA, in particolare nel Massachusetts. In questa seconda puntata parlerò di un’altra famiglia di Certara, quella di Pietro Mo- resi, ul magnan (stagnino) da la Val Cola, i cui componenti cercarono fortuna in California, in particolare nella regione di San Francisco. Prima però vorrei proporvi qualche considerazione di carattere generale, tratta da Wikipedia, l’enciclopedia libera, sull’emigrazione ticinese in California. Le infor- mazioni sono state attinte dalle ricerche di due storici, ossia Giorgio Cheda e Mau- rice Edmond Perret.

“…L’emigrazione ticinese verso la California durante il XIX secolo è cominciata con la scoperta dell’oro. I primi due ticinesi furono dei leventinesi che arrivano a San Francisco nel 1849. Negli anni successivi il numero di emigranti aumenta e varia da meno di cento fino a diverse centinaia. La maggioranza proveniva dalle valli superiori del Ticino, soprattutto dalle Valle Maggia e dalla Leventina. Sovente il comune o il patriziato prestavano i soldi per il viaggio. L’emigrante si rivolgeva ad un’agenzia di viaggio e firmava un contratto dove si precisava il percorso e il vitto. Bisognava prendere la diligenza e spesso attraversare il passo del San Gottar- do a piedi. A Lucerna si poteva prendere la ferrovia. I porti marittimi utilizzati erano Le Havre, Amburgo e Anversa ma capitava di andare prima a Londra e lavorare qualche tempo allo scopo di poter poi emigrare in America. Il viaggio durava diversi mesi poiché bisognava aggirare il Continente su- damericano o sbarcare a Colón e at- traversare l’istmo di Panamá. Nel 1869 la costruzione della ferrovia che andava da New York a San Francisco raccorciò notevolmente la durata del viaggio. La congiuntura economica e gli even- ti politici e climatici influenzano mol- to il flusso di emigranti. Per il Ticino, oltre alla chiusura della frontiera ci

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sono le vicissitudini politiche locali, le inondazioni che distruggono i campi e le strade e le facilitazioni di viaggio. Negli Stati Uniti, la guerra di secessione e le di- verse crisi economiche sono un freno all’emigrazione. Analizzando i fogli del cen- simento californiano del 1870, si trovano 882 ticinesi ma precisa che il numero vero era forse il doppio. Nel 1930 i californiani d’origine ticinese erano circa 20’000 su un totale di 5’677’251 abitanti. Il numero totale di ticinesi che si sono recati in Ca- lifornia è molto più grande poiché le persone ritornate in patria non figurano nel censimento del 1930. La stragrande maggioranza dei ticinesi si occupava dell’allevamento del bestiame e della produzione di latte. Nei racconti degli emigranti si parla sovente del duro la- voro dei mungitori che si dovevano occupare di un grande numero di mucche. I ranch californiani erano molto più estesi delle aziende agricole alpine. In inverno capitava che non c’era più lavoro e allora bisognava cercare un’altra occupazione nelle segherie o nelle industrie. Sovente l’emigrato cominciava come vaccaio ma poi con i risparmi e un credito banca- rio acquistava un piccolo ranch. Nel 1896 fu fondata la Banca Svizzera Americana con sede a Locarno e agenzie a San Francisco e San Luis Obispo allo scopo di raccogliere i ri- sparmi dei ticinesi. Nel 1909 l’agen- zia di San Francisco divenne un isti- tuto autonomo. I minatori erano poco numerosi, so- prattutto dopo l’esaurimento dei filo- ni auriferi. L’insediamento dei ticine- si cominciò al Nord della California (regione di San Francisco) e si estese regioni più aride della frontiera mes- sicana.

Catene costiere al Nord di San Francisco - Nelle contee di Sonoma, Marin, Humboldt, Napa, Solano e Mendocino troviamo numerosi tici-

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nesi provenienti soprattutto dalla Valle Maggia. Il loro numero passa da 344 nel 1870 a 5’110 nel 1930. Petaluma, Sonoma, Eureka, Ferndale e Tomales sono delle località che si trovano sovente nelle lettere scritte dagli emigranti. Nella Contea di Sonoma i ticinesi svilupparono la coltivazione della vigna. A Petaluma ci sono an- che degli avicoltori. Le fattorie sono disseminate in tutto questo vasto territorio dove la vera colonizzazione cominciò solo dopo la scoperta dell’oro (nel 1850 la popolazione della California era di 92’597 abitanti per una superficie dieci volte più grande della Svizzera). La valle della Napa è conosciuta ancora oggi per i suoi vini. Nel 1881 c’erano 5 ticinesi che possedevano 22 ettari di vigneti. Provengono dalle regioni del Sopraceneri dove si coltiva la vigna (Verscio, Monte Carasso). La pro- mozione della produzione e vendita del vino degli emigranti svizzeri e italiani fu affidata all’Associazione Svizzero-Italiana di agricoltura. Questa società, che aveva la sua sede a San Francisco, fu in seguito chiamata la Italian Swiss Colony. All’ini- zio un ticinese faceva parte del comitato ma poi divenne una società interamente italiana.

Catene costiere al Sud di San Fran- cisco - Nelle contee di Monterey, San Luis Obispo, Santa Clara e Santa Barbara i ticinesi sono passati da 109 nel 1870 a 6075 nel 1930. Le princi- pali colonie sono quelle di Castrovil- le, Salinas, Soledad e King City. I ti- cinesi posseggono anche qui dei ranch e si occupano dell'allevamento del bestiame. Si creano delle latterie per commercializzare i loro prodotti. Ci sono anche degli orticoltori (pro- duzione di insalata). L’industria ali- mentare è pure sviluppata e si produ- cono formaggio e latte condensato. Nella Contea di Santa Barbara i tici- nesi fondarono la località di Casmalia che si chiamava all'inizio in ricordo del loro villaggio d’origine in

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Valle Maggia. San Luis Obispo, Gaviota, Guadalupe, Gonzales, Soledad sono altre località che si trovano sovente nelle lettere scritte dagli emigranti. In alcune regioni si trova persino del petrolio con un rapido arricchimento dei fortunati proprietari.

La Valle Centrale - La Central Valley comprende la valle di Sacramento al Nord e la valle di San Joaquin al Sud. Questa estesa pianura si trova tra la Sierra Nevada e le catene costiere. Grazie all’irrigazione (le piogge sono insufficienti in estate) è stato possibile praticare tutto l’anno l’allevamento del bestiame. Nelle contee di questa regione, in particolare San Joaquin, Stanislaus, Fresno e Sacramento i ticine- si sono passati da 27 nel 1870 a 3570 nel 1930.Stockton, Visalia, Dinuba e Cutler sono le località che si trovano sovente nelle lettere scritte dagli emigranti.

La Sierra Nevada - La Sierra Nevada è conosciuta per la scoperta dell’oro nella sabbia dei torrenti e, più tardi, di un filone aurifero. I ticinesi, provenienti soprattut- to dalla Leventina e da Biasca restano poco tempo a lavorare nelle miniere. L’alle- vamento del bestiame corrisponde meglio alle loro attitudini. Nelle contee di questa regione, in particolare Plumas, El Dorado, Stanislaus, Placer e Sierra i ticinesi sono passati da 253 nel 1870 a 1’105 nel 1930. Stockton, Visalia, Placerville, Grizzly Flat sono le località che si trovano sovente nelle lettere scritte dagli emigranti.

Distretto di San Francisco - Nelle contee di San Francisco, Alameda, San Mateo e Contra Costa i ticinesi sono passati da 120 nel 1870 a 2’550 nel 1930. I ticinesi la- vorano negli alberghi e nei commerci di questa città. San Francisco e Oakland sono delle località che si trovano sovente nelle lettere scritte dagli emigranti. San Francisco è la sede di società di mutuo soccorso e di società patriotti- che fondate dagli emigrati. Per la fe- sta nazionale ed in altre feste i ticine- si si ritrovano per avere delle notizie dei compatrioti e del Ticino. Si pub- blicano dei giornali con delle notizie sui membri della colonia e gli avveni- menti in patria…..”. (fine della cita- zione).

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E veniamo ora alla famiglia di Pietro Moresi, da Certara, che ha messo le radici in quest’ultima zona della Cali- fornia, ossia il Distretto di San Francisco. Pietro nacque a Certara nel 1876; sposato con Pasqualina, partì la prima volta a San Francisco verso la fine del 1800. Attraversò più volte l’Oceano (almeno 7) con i bastimenti di allora. Fa- ceva di mestiere il magnan (lo stagnino), tipica profes- sione dei valcollesi. Ebbe quattro figli: Guido (1903), Raimondo (1907) , Angelo (1914) e Aurelio (1918). Guido, Raimondo ed Angelo partirono pure loro per la California negli anni ’20. Raimondo e Angelo costruirono la loro famiglia laggiù, sposando Berenice e Maria, quest’ultima di origine genovese. Dall’unione di Rai- mondo e Berenice nacquero due figli: Ray jr. e Joanne, a loro volta coniugati. Il loro domicilio è sempre stato nella Città di San Francisco. Erano attivi su più fronti, in particolare nel commercio e nell’immobiliare. Dall’unione di Angelo e Maria nacquero Joyce, sposata con Peter Brucato, con due figlie, Cherry e Michelle, ed Anna, sposata con John Ramaciotti, con due figli, John Stevens e Joseph. Si è arri- vati pertanto alla quarta generazione e, nel prossimo mese di maggio 2015, è previ- sto un lieto evento che porterà alla quinta. Angelo ha lavorato tanti anni come con- ducente di autocarri. Con la sua famiglia ha vissuto nella Baia di San Francisco, tra Burlingame e San Mateo. L’altro fratello, Guido, tornò in Svizzera dopo qualche anno e, con sua moglie Innocenta Borella, senza figli, lavorò per tutta la vita a Cer- tara nell’agricoltura e nella pastorizia. Faceva anche il magnan girando con suo padre nei villaggi del Luganese e del Mendrisiotto. Il fratello più giovane Aurelio, sposato con Pierina, con due figli, Marco e Remo, tentò pure lui la via dell’emigra- zione, negli anni ’50 del secolo scorso, ma la nostalgia di casa lo fece rientrare presto. Con Marco siamo stati più volte a visitarli. Quali grandi ed emozionanti fe- steggiamenti con altri emigranti originari della Val Colla in quella regione: i Boscac- ci, i Campana, i Reali, i Ceresa, i Bassi! Tutte le famiglie sono saldamente legate tra

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di loro ed ai loro luoghi di origine, anche se pochissimi parlano ancora la lingua ita- liana, che si perde inesorabil- mente con il passare delle generazioni. Siamo pure stati a visitare altre famiglie di emigranti ticinesi: i Nicora, provenienti dalla Valle Mag- gia, i Richina da Robasacco, che producono ancora lugani- ghe nostrane ticinesi nella Sa- linas Valley, gli Stornetta, da Sant’Antonino, attivi soprat- tutto nell’allevamento del bestiame e nell’agricoltura, che hanno recentemente mes- so a disposizione le loro terre a Mendocino per la creazione di un vasto parco nazio- nale americano.

Ma la storia non finisce qui. Anche a Chicago c’è una ramificazione importante della famiglia Moresi da Certara, quella di Celeste (fratello di Demetrio), morto qualche anno (nel 1999) alla veneranda età di 104 anni. Lì non sono mai stato. Ma chissà mai che un giorno possa andarci, e soggiornare allo Stevens Hôtel, ora Chi- cago Hilton and Towers, dove mio nonno Rinaldo lavorò quale cuoco per quasi 40 anni prima di rientrare definitivamente a casa nel 1959. Chi vivrà … vedrà …

Testo e foto di Gianni Moresi, Bissone

ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA Siamo sempre alla ricerca di vecchie documentazioni quali: fotografie, mappe e documenti da poter riprodurre sul nostro “Quadernetto”. Inviare a: Associazione Amici della Val Colla – AAVC Casella postale 33 - 6959 Maglio di Colla [email protected]

77 UN PERSONAGGIO DELLA VALLE CHRISTIAN FRAPOLLI, APPASSIONATO CUOCO AUTODIDATTA

Nato il 5 ottobre 1969 a Lugano, Christian Frapolli, terminate le scuole d̓obbligo, segue la sua passione per l̓arte intraprendendo i suoi studi a Firenze nel campo del restauro di dipinti con il conseguimento di un titolo accademico. Amante della cucina e della buona tavola, d̓altronde la cucina è arte, ha sempre coltivato la sua passione per il mondo della gastronomia, ispirato dai preziosi inse- gnamenti di nonna Dina, nonna Niny e della madre Manuela, attraverso un tipo di cucina semplice e intuitivo capace di risvegliare sensazioni e ricordi. Cresciuto in una famiglia dove la tavola, ma soprattutto l̓aspetto conviviale ad essa legato, ha sempre rappresentato un momento d̓incontro e di condivisione. Proprio questa esperienza ha dato a Christian lo stimolo giusto per intraprendere una nuova attività legata, naturalmente, al l̓affascinante mondo della cucina. Con l̓inizio del nuovo millennio, grazie all̓aiuto di tutta la famiglia, ma soprattutto grazie allo stimolo, l̓iniziativa, al lavoro e all̓impegno del padre Renzo, ha ristrut- turato, nel suo paese di origine, Scareglia, un vecchio rustico ereditato dal nonno e un tempo utilizzato per l̓allevamento del bestiame, trasformandolo in un esercizio pubblico, il “Grott dal Galett”, un simpatico ed accogliente ritrovo, situato in una splendida posizione, giusto ai margini di stupendi boschi di castagni.

78 UN PERSONAGGIO DELLA VALLE

Il Grotto, o meglio Christian ed i suoi famigliari, proponevano un tipo di cucina “nostrana” ma non per questo meno moderna e raffinata, presentata in un̓ambiente unico, accogliente ed elegante, attraverso un tipo di servizio curato e conviviale ma soprattutto famigliare, capace di regalare felicità ai propri ospiti. Dopo anni di sacrifici, ricchi però di soddisfazioni, Christian e i suoi famigliari hanno deciso, a malincuore, di cessare l̓attività, questo per permettere ai genitori, Renzo e Manuela, di godersi finalmente la meritata pensione. Il Grotto è stato dun- que trasformato in abitazione primaria, dove tutt̓oggi Christian vive con la moglie Paola. La passione di Christian non si è però fermata con la chiusura del Grotto, anzi l̓esperienza acquisita durante gli anni di gestione lo ha portato ad affrontare una nuova avventura, sempre legata all̓affascinante mondo della cucina. Condividendo le sue esperienze, le sue ricette nella trasmissione enogastronomia “Piattoforte”, in onda tutte i giorni alle 17.10 sul RSI 1, Christian cerca di trasmettere, con il cuore, la sua passione e la sua filosofia, basata su un tipo di cucina semplice, genuina, ricca di sapori e rispettosa dei prodotti del territorio. Per rendere partecipi i nostri lettori sui caratteristici e originali piatti di Christian, qui di seguito vi proponiamo una delle tante ricette che caratterizzano la sua cucina. (Intervista rilasciata da Christian Frapolli a Piercarlo Poretti, gennaio 2015)

Ossobuco di cervo e i suoi contorni: risotto al vino rosso, zafferano e porri, spätzli di castagne e pappardelle ai gallinacci

Ingredienti per 4 persone Ossobuco di cervo: 8 ossibuchi di cervo da circa 100 g l̓uno, 1 carota, 3 coste di sedano verde, 1 porro 1 cipolla, 50 g di farina, olio extravergine di oliva, 4 dl di vino rosso, 160 g di polpa di pomodori, 4 foglie di alloro, 4 bacche di ginepro, 1 ciuffo di prezzemolo, scorza di 1 limone, 200 g di prugne secche, 3 dl di fondo di selvaggina,.

79 UN PERSONAGGIO DELLA VALLE

Risotto al vino rosso, zafferano e porri: 300 g di riso Carnaroli, 1 dl di vino rosso corposo, 1,5 l di brodo di carne di manzo, 2 bustine di zafferano, 100 g di Grana Padano grattugiato, 50 g di burro, 1 porro, 100 g di Grana Padano, olio extravergine di oliva, sale, pepe. Spätzli di farina di castagne con cavoletti: 250 g di farina di castagne (oppure farina integrale, o di grano saraceno), 200 g di farina bianca, 1 cucchiaino di sale, 1 dl di latte, 1 dl di acqua, 4 uova, 350 g di ca- voletti di Bruxelles, olio extravergine di oliva, 1 noce di burro. Pappardelle con gallinacci trifolati all̓aglio affumicato e rosmarino: 350 g di pappardelle pronte, 400 g di gallinacci freschi, olio extravergine di oliva, 3 spicchi di aglio affumicato, 1 rametto di rosmarino fresco, 1 dl di vino bianco secco, 1 dl di brodo vegetale, 50 g di burro, sale, pepe.

Per la preparazione dell̓ossobuco di cervo: mondare e tritare finemente 1 cipolla e tagliare a dadini 1 carota, 3 coste di sedano e 1 porro, per avere la base di un sof- fritto. Infarinare leggermente 8 ossibuchi e rosolarli in una padella antiaderente con un filo di olio extravergine di oliva, per qualche minuto, da entrambi i lati. Togliere la carne dalla padella e nella stessa rosolarvi il soffritto, sfumare con 4 dl di vino rosso e lasciarlo ridurre almeno della metà. A questo punto, aggiungere 160 g di polpa di pomodoro, 4 foglie di alloro, 4 bacche di ginepro, 3 dl di fondo di selvag- gina e gli ossibuchi. Coprire la carne e cuocere per almeno 45 minuti avendo cura di rimestare di tanto in tanto. Intanto, ammollare in acqua tiepida 200 g di prugne secche per almeno 30 minuti. Verso fine cottura degli ossibuchi, aggiungere la scor- za grattugiata di 1 limone e le prugne secche precedentemente ammollate. Lasciare sobbollire il tutto fino a quando la salsa risulta cremosa. Servire gli ossibuchi con una spolverata di prezzemolo tritato.

Per la preparazione del risotto al vino rosso, zafferano e porri: in una pentola aggiungere un filo di olio extravergine di oliva, 1 porro precedentemente mondato e affettato molto finemente e 1 pizzico di sale. Rosolare per qualche minuto il porro, aggiungere 300 g di riso carnaroli, 2 bustine di zafferano e tostare il tutto fino a quando il riso risulta traslucido e caldo al tatto. A questo punto, sfumare con 1 dl di vino rosso corposo a temperatura ambiente, lasciarlo evaporare, quindi cominciare ad aggiungere, poco per volta, 1,5 l di brodo di carne ben caldo e continuare la cot- tura per circa 18 minuti. A ¾ di cottura togliere il risotto dal fuoco e mantecarlo con

80 UN PERSONAGGIO DELLA VALLE

25 g di burro e 100 g di Grana Padano grattugiato, rimestare amalgamando bene il tutto e lasciare riposare per 2 minuti. A questo punto, riportare il risotto sul fuoco, aggiungere una macinata di pepe e finire la cottura continuando a mescolare. Se il risotto dovesse risultare troppo denso, aggiungere un po̓ di brodo per ottenere la classica cremosità del risotto “all̓onda”.

Per la preparazione degli spätzli di farina di castagne con cavoletti: in una ba- cinella unire 250 g di farina di castagne e 200 g di farina bianca, aggiungere 1 dl di acqua e 1 dl di latte precedentemente miscelati e cominciare a mescolare bene con l̓aiuto di una frusta, in seguito, con un mestolo. A parte, sbattere 4 uova intere e unirle al composto. Continuare a mescolare finché la pastella si stacca a fatica dal mestolo e lasciate riposare per circa 30 minuti. Nel frattempo, in una pentola porta- te a ebollizione abbondante acqua salata e, utilizzando l̓apposito setaccio, fare ca- dere la pastella degli spätzli direttamente nell̓acqua bollente . Non salgono a galla, scolare gli spätzli con una schiumarola e tenerli da parte. In abbondante acqua sala- ta sbollentare 350 g di cavoletti di Bruxelles per 5 minuti, quindi tagliarli a metà e rosolarli in una padella con un filo di olio extravergine di oliva e 1 spicchio di aglio, per qualche minuto. Poco prima di servire, spadellare velocemente gli spätzli in padella con 1 noce di burro fino a quando risulteranno leggermente rosolati, quindi aggiungere i cavoletti e continuare la cottura per qualche minuto.

Per la preparazione delle pappardelle con gallinacci trifolati all̓aglio affumica- to e rosmarino: pulire 400 g di gallinacci e tagliarli in due. In una padella antiade- rente scaldare un filo di olio extravergine di oliva con 3 spicchi di aglio affumicato e 1 rametto di rosmarino fresco, portare a temperatura, unire i funghi e spadellare il tutto a fuoco vivo per qualche minuto. Sfumare con 1 dl di vino bianco secco, la- sciarlo evaporare, quindi aggiungere 1 dl di brodo vegetale e lasciare cuocere per qualche minuto senza asciugare troppo i funghi e la salsa. Poco prima dell̓impiattamento, aggiungere 50 g di burro e aggiustare di sale e pepe. Nel frattempo, cuocere in abbondante acqua salata 350 g di pappardelle, scolarle e mantecarle con i gallinacci trifolati.

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83 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA GITA AL LAGO D’ISEO E MONTE ISOLA CON VISITA A UNA CANTINA IN FRANCIACORTA

Anche per il 2014, nel rispetto della tradizione, abbiamo intrapreso la consueta gita primaverile. Il lunedì di Pentecoste, 9 giugno 2014, ben cinquantasei partecipanti, si sono accomodati su un comodo e confortevole torpedone della ditta Viaggi Ghezzi di Rivera, ed alcuni sul pulmino di Gianfranco Facoli di Tesserete. La meta è il lago d’Iseo che ha il singolare primato di avere l’isola lacustre più grande d’Europa: Monte Isola, sulla quale approderemo per una visita guidata. Partenza dallo stadio di Cornaredo alle ore 07.00 e arrivo a Iseo, dopo un viaggio in autostrada, tangenziale per Venezia, con l’inevitabile colonna dell’orario di punta. Accumuliamo quasi 2 ore di ritardo sulla tabella di marcia, compresa naturalmente la sosta per il caffè e per necessità varie! Alle ore 10.30 siamo giunti finalmente in quel d’Iseo appena in tempo per imbarcarci in tutta fretta sul battello in procinto di partire senza di noi.

Lago d’Iseo e isola con villa Beretta.

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Lago d’Iseo e Monte Isola.

Sul battello ad attenderci c’era la nostra simpatica guida che ci ha accompagnati ed eruditi sulla storia del lago e delle sue due isole nonché dei vari borghi che si vedo- no dal battello. Siamo sul lago d’Iseo, una gemma di rara bellezza e dalle meravigliose sfaccettatu- re su cui si riflette l’azzurro del cielo e il rosso dei tramonti; incastonato in una preziosa corona di monti e colline. Senza dimenticare ed ammirare da vicino il pa- norama circostante fatto di ville e palazzi d’epoca, di piccoli borghi di pescatori attorniati da una variegata flora tutta in fiore. Con una breve ma entusiasmante attraversata verso Monte Isola, approdiamo a Pe- schiera Maraglio per una piacevole passeggiata lungo la riva del lago; ammiriamo la rigogliosa vegetazione, poi procediamo alla visita del pittoresco borgo di pescatori. Restiamo sorpresi dalla bellezza del nucleo di case che il tempo ha gelosamente cu- stodito. Qui possiamo visitare un’artigianale fabbrica di reti da pesca, peculiarità di competenza degli artigiani locali. Giunti sulla piazza del posto d’attracco barche a lago, vi è la possibilità di entrare in una bottega dove si possono acquistare le squisi- tezze culinarie locali tipiche del bresciano, quali i filetti di pesce persico affumicato, vari prodotti di salumi, d’insaccati nostrani ed i vini pregiati di Franciacorta.

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Lago d’Iseo con vista su Peschiera Maraglio.

Per il seguito della gita ci imbarchiamo di nuovo sul battello che ci conduce a Sul- zano, pittoresco borgo dove l’acqua lambisce le antiche case; tra vicoli nascosti e caratteristici approdi per le barche dei pescatori. Da Sulzano con il torpedone siamo pro- seguiti tra lago e collina, per raggiunge- re nella zona di Franciacorta il sospirato luogo per il pranzo in un tipico agrituri- smo con annessa cantina, che visiteremo in seguito. Questa struttura, tipica del luogo, è po- sta tra vigneti e oliveti, su un terrazzo panoramico. È stata ristrutturata con dovizia artigianale, tutta in pietra locale e legno. È molto bella ed è attorniata da muri di cinta pure in pietra di tufo, che Evviva la coppia Moresi - Bassi, contornano un magnifico giardino. La sempre presenti per l’AAVC.

86 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

Entrata al ristorante dell’agriturismo. costruzione presenta le caratteristiche architettoniche locali delle antiche di- more medievali. L’interno, magnifico con un ampio salo- ne e tetto a vista di ottima fattura, ci accoglie in un’atmosfera unica. Siamo tutti pronti a prendere posto a tavola; ci aspetta un banchetto con un’infinità di portate. S’inizia dal tagliere di salumi nostrani, verdure grigliate e crostoni di verdure, poi la polenta al forno con lardo e miele, una sfogliata calda alle verdure e il pro- sciutto crudo di Parma con squisite ver- dure sott’olio. Tutto questo come antipa- sto. In seguito gustiamo risotto con for- Il momento del discorso del Presidente.

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Il momento più bello con la grande abbuffata, tutti a tavola nell’accogliente sala del ristorante dell’agriturismo. maggella nostrana e carciofi, gnocchetti alle verdure con la salsa al bagos (formag- gio della zona montana di Brescia), quindi il pasticcio di pasta fresca con le coste. Come piatti principali vengono serviti: grigliata mista di carne, manzo all’olio con polenta e tagliata con rucola, il tutto accompagnato con contorni misti. Dopo queste ricche pietanze si giunge al dessert che comprende la millefoglie con crema chantilly, accompagnata da spumante dolce e la coppa di macedonia con ge- lato (oppure frutta fresca o sorbetto). Il tutto innaffiato da vini sinceri di Franciacor- ta, quali Franciacorta Brut, Terre di Franciacorta Bianco, Terre di Franciacorta Rosso, IGT Sebino Rosso e per concludere con lo Spumante dolce. Dopo una tale abbuffata ed un buon caffè, ci ritroviamo sul torpedone per prosegui- re verso la visita accompagnata della cantina, dove è spiegato il metodo di produ- zione caratteristico di questi luoghi. È proprio qui, infatti, che nasce il vino a deno- minazione di origine controllata e garantita; primo vino italiano prodotto esclusiva-

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Fotografia di gruppo con tutti i partecipanti alla gita. mente con il metodo della rifermentazione in bottiglia, che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento Docg. La Franciacorta, oltre alle cantine, offre interessanti itinerari con i suoi borghi me- dievali e le sue antiche dimore, le sue abbazie ed i suoi monasteri. Un’atmosfera unica in un contesto non lontano da Milano e vicino al Veneto. Un angolo fertile della Lombardia, tra lago e colline, tra buona tavola e vino sincero. Dopo i vari assaggi di vino e qualche acquisto di bottiglie pregiate, ci siamo acco- modati nei nostri mezzi di trasporto per il rientro in Ticino. Soddisfatti per aver goduto di una gita pregevole e trascorsa in allegra compagnia e con il sincero augu- rio di poterci ancora incontrare nel 2015 per una nuova affascinante gita con gli “Amici della Val Colla”.

Foto e testo di Piercarlo Poretti, Castagnola-Bogno

89 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA INTERVISTA AGLI ULTIMI QUATTRO SINDACI DI BOGNO, CERTARA, CIMADERA E VALCOLLA CHE DAL 2013 SI SONO AGGREGATI CON LUGANO

Dopo più di un anno dall’avvenuta plebiscitaria aggregazione ci sembrava doveroso sentire le loro opinioni, in particolare toccar con mano i loro sentimenti attraverso i ricordi di tanti anni trascorsi, con impegno e tanto cuore, nella loro carica da ultimo sindaco. Un fatto che li ha resi “sindaci” per sempre del loro comune vallerano.

INTERVISTA AD ANDREA MORANDI, ULTIMO SINDACO DEL COMUNE DI BOGNO

Andrea Morandi, tutti in valle ed anche fuori la conoscono. Classe 1976, docente di matematica alle scuole medie di Tesserete. Sposato con la si- gnora Lucia, 2 figli: Mattia di 4 anni e Irene di 8 mesi. Vice Sindaco di Bogno dal 2008 al 2011. Sindaco di Bogno dal 2011 al 2013 resterà sindaco in eterno poiché nessuno occuperà il suo posto!

Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa: dopo più di un anno dall’aggregazione, oggi sarebbe ancora entusiasta o favorevole ad unirsi con Lugano? Favorevole sicuramente sì, entusiasta un po’ meno… Va ribadito che eravamo una piccola realtà con enormi problemi finanziari, con sempre meno persone che si ado- peravano per la cosa pubblica e in un periodo in cui amministrare un comune richie- deva sempre maggior tempo e “professionalità”. Quindi, in ogni caso, non c’erano alternative e questo la gente lo ha capito molto bene plebiscitando l’aggregazione con il voto del 2013. Certo, le attuali finanze della città non aiutano a far mantenere a chi di dovere tutti gli impegni presi e le promesse fatte, ma bisogna avere ancora pazienza e dar tempo agli attuali e futuri politici: sicuramente arriveranno tempi migliori e gli effetti si noteranno anche in valle!

Visto che in valle tutti la conoscono, come e perché si è dato alla politica. Dall’esterno mi pareva ci fosse un po’ di passività in Municipio, inoltre volevo ca- pire cosa significava amministrare un comune, dov’erano le difficoltà: così mi sono

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messo a disposizione. Ho pensato, un po’ di forze giovani e nuove motivazioni po- trebbero giovare …

Mi racconti quale politico o personaggio l’ha più colpita fra quelli che ha cono- sciuto grazie alla sua posizione e perché. In tema aggregazione la prima persona che mi viene in mente è Giorgio Giudici: lui è stato sicuramente colui che più ha creduto e sostenuto questo progetto.

Mi racconti l’episodio bello o tragico che più le è restato nei ricordi nei suoi anni da sindaco e da municipale. Parto con un episodio “divertente”: ero stato convocato per un sopralluogo a Bogno e alla presenza di tanti, probabilmente troppi funzionari cantonali (visto la non im- portanza dell’accaduto) ne è uscita un’animata e accesa discussione che difficilmen- te dimenticherò… Gli episodi belli sono tanti, ma la cosa principale è aver lavorato con un gruppo di persone che si sono sempre rispettate e a fine di ogni anno ritrovate a cena con vo- glia di stare assieme e divertirsi.

Nella sua carriera da politico ha trovato sempre la giusta e corretta collabora- zione dei colleghi di Municipio, oppure ha dovuto lottare per poter portare a compimento quanto si era prefisso? Devo dire che ho sempre collaborato bene con tutti i colleghi; come dicevo c’era probabilmente un po’ poca iniziativa, ma poi di fronte a idee e progetti venivo ap- poggiato e sostenuto: c’era piena collaborazione. Va anche detto che in una piccola realtà era abbastanza facile: quando si trovavano i soldi per un progetto difficilmen- te qualcuno era contrario… Comunque colgo quest’occasione per ricordare almeno i colleghi che ci hanno la- sciato proprio nell’ultima legislatura, ovvero il sindaco Mario Campana, al quale sono subentrato, e la Municipale Nives Marioni, che per tanti anni si sono adopera- ti per il bene del comune; entrambi sostenevano l’aggregazione ma purtroppo non l’hanno vista realizzarsi.

C’è stato un momento nel quale si è detto: “basta, ne ho piene le scatole, che si arrangino! Se ha pronunciato questa frase, mi può dire quando è avvenuto? Non mi è mai capitato; certo ci sono stati momenti un po’ antipatici. La gente criti-

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ca in fretta senza sapere quello che sta dietro; poi, dialogando, le cose si sistemano quasi sempre… In generale, però, ho mantenuto buoni rapporti con tutti.

La sua famiglia sicuramente ha avuto un ruolo importante e soprattutto la si- gnora Lucia si è sacrificata molto per la collettività, non glielo ha mai rinfac- ciato? Assolutamente no; l’ultimo periodo è stato parecchio intenso, quindi la frase “anco- ra riunione per il Municipio…” qualche volta l’ho sentita… Comprensibile, aveva- mo appena avuto un bambino, quindi anche a casa c’era parecchio da fare. Devo davvero ringraziarla, mi ha sempre sostenuto, sia nella scelta iniziale che durante l’intero percorso.

Se si guarda “indietro” cosa è cambiato nel suo territorio durante i suoi anni da sindaco? (a parte l’aggregazione con Lugano). La nostra è una realtà dove grandi cambiamenti non ce ne possono essere. Sicura- mente è stato fatto molto per preservare il nucleo e consegnare alla città un paese dotato di tutte le infrastrutture necessarie di buon livello con dei servizi funzionali.

Cosa non è riuscito a concludere? L’ultimo di quattro tratti del ripristino del collegamento Bogno-Certara (pista di fondo), che in parte ha poi realizzato la città, e una strada di servizio che l’assemblea comunale ha respinto.

Cosa ha fatto e non farebbe più? Negli ultimi anni sono state realizzate importanti opere che hanno riguardato soprat- tutto il nucleo, è stato realizzato un parcheggio nella parte alta del paese, poi mi sono impegnato per sistemare e valorizzare importanti sentieri sul nostro compren- sorio. Cose che non farei… non so, penso non ce ne siano!

Intervista rilasciata da Andrea Morandi a Piercarlo Poretti, gennaio 2015.

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INTERVISTA A MARCO MORESI, ULTIMO SINDACO DEL COMUNE DI CERTARA

Marco Moresi, tutti in valle ed anche fuori la co- noscono. Classe 1945, professione idraulico con ditta in proprio di impianti sanitari e di riscalda- mento, sposato con la signora Elena, nata Frapolli di Scareglia, con tre figli, Giordana, Francesca e Gianmarco, con più nipotini.

Sindaco di Certara dal 1982 al 2013. Ora son ben contento di aver fatto il Sindaco, ma altrettanto con- tento di lasciare la carica dopo ben 31 anni; penso di aver svolto il mio dovere in questo lungo periodo nel bene e nel male! L’idea che poi resterò Sindaco in eterno, visto che nessuno mai prenderà il mio posto, mi diverte!

Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa: dopo più di un anno dall’aggrega- zione, oggi sarebbe ancora entusiasta o favorevole ad unirsi con Lugano? Sono stato favorevole alla fusione con Lugano, poiché ho costatato che la carica di Sindaco comporta un impegno e una responsabilità che tanti non vogliono assumere. Ora mi rendo conto che parecchie cose non funzionano a dovere, perché nessuno prende a cuore il proprio paese, e di conseguenza constato che chi non vi abita non può vedere le problematiche essenziali del luogo.

Visto che in valle tutti la conoscono, come e perché si è dato alla politica. Mi sono messo a disposizione per il Municipio dal 1972 come cittadino interessato al mio comune per risolvere certi problemi, in particolare l’acquedotto, le fognature, le strade, il rifugio di Protezione Civile, il cimitero, la casa comunale, la piazza principale e varie opere complementari. Lavori eseguiti non con poca difficoltà, ma che mi hanno dato tanta soddisfazione.

Mi racconti quale politico o personaggio l’ha più colpita fra quelli che ha cono- sciuto grazie alla sua posizione e perché.

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I ricordi più belli sono quelli dove si è potuto risolvere tante problematiche difficol- tose, con poche finanze, e lavorare assieme per realizzare, di comune accordo con i colleghi di Municipio, tante problematiche. Grande soddisfazione la ritrovo nell’aver potuto dare concretamente al mio Comune tante cose partendo dal niente. L’essere stato capace di realizzare quel sogno voluto da tempo, magari anche sbagliando.

Mi racconti l’episodio bello o tragico che più le è restato nei ricordi nei suoi anni da sindaco e da municipale. L’aver voluto e potuto realizzare diversi lavori di primo acchito, senza aspettare il consenso delle autorità preposte, ma di seguito approvati e giustificati, sempre per il bene della comunità, ricevendo anche dei rimproveri. La soddisfazione più grande è quella di poter arrivare in vetta con volontà e un certo orgoglio personale.

Nella sua lunga carriera da politico ha trovato sempre la giusta e corretta col- laborazione dei colleghi di Municipio, oppure ha dovuto lottare per poter por- tare a compimento quanto si era prefisso? Nella mia lunga carriere da Sindaco ho avuto anche certe difficoltà nel trovare il comune accordo con i colleghi di Municipio, ma quasi sempre si è trovata la colla- borazione per una soddisfacente e reciproca soluzione del caso.

C’è stato un momento nel quale si è detto: “basta, ne ho piene le scatole, che si arrangino! Se ha pronunciato questa frase, mi può dire quando è avvenuto? Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di dire basta a questa carica, ma con la mia forza di volontà ho sempre voluto continuare le battaglie, con la voglia di vin- cere. Se ci si arrende davanti alle difficoltà che incontri non sei una persona seria e costruttiva, le battaglie bisogna combatterle fino alla fine per poter dimostrare la tua forza di volontà ai cittadini che ti hanno dato la loro fiducia con il voto. La voglia di voler gettare la spugna l’ho provata a circa metà della mia carriera.

La sua famiglia sicuramente ha avuto un ruolo importante e soprattutto la signo- ra Elena si è sacrificata molto per la collettività, non glielo ha mai rinfacciato? La mia famiglia non è stata dimenticata anche perché quando formi una famiglia, hai una responsabilità da portare sempre avanti, sia nel bene, sia nel male. Mia moglie mi ha sempre sostenuto e supportato, tante volte anche nei momenti di difficoltà, sia fa- miliari, sia dovuti alla carica pubblica. Se non avevo il sostegno di mia moglie non

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potevo portare avanti tutto quello che ho compiuto nell’incarico pubblico. Un grazie a lei che si è sacrificata molto per la collettività e ha dimostrato forza e comprensione. Qualche volta mi diceva di lasciare questa carica poiché non tutti erano riconoscenti.

Se si guarda “indietro” cosa è cambiato nel suo territorio durante i suoi anni da sindaco? (a parte l’aggregazione con Lugano). Se mi guardo indietro, posso dire che tante cose sono cambiate; prima di tutto mi rammarico per l’abbandono del settore primario, dell’agricoltura, dei terreni abban- donati e non più falciati, con il conseguente avanzamento del bosco. Sono rimasti solo un paio di contadini di montagna, troppo pochi…, per cui i terreni non coltiva- ti sono lasciati senza la dovuta pulizia periodica. Una delle cause di tale abbandono è da ricercare nella diminuzione degli abitanti locali, tante case sono vuote, e chi viene solo saltuariamente da fuori, e che non sono originari di Certara, abbandonano i prati lasciandoli all’incuria.

Cosa non è riuscito a concludere? L’aggregazione al momento non ha portato alla risoluzione dei problemi che per ora rimangono in sospeso. Certi progetti che erano già approvati dall’ex Municipio di Certara, e che in seguito erano stati promessi di essere risolti, durante la campagna dell’aggregazione, per il momento non sono ancora eseguiti. Con le attuali finanze della città è difficile mantenere gli impegni presi, spero che in futuro le promesse fatte siano realizzate.

Cosa ha fatto e non farebbe più? Non sono riuscito a portare a termine certe opere già approvate. Quello che ho fatto in tutta la mia lunga carriera, l’ho fatto per il bene del Comune, con una certa sod- disfazione, anche personale. Se dovessi tornare in dietro con l’esperienza acquisita, cercherei di fare il massimo possibile, soprattutto curando anche i miei interessi personali, perché ora siamo con- frontati con una società fallimentare. Un proprietario deve pagare solo tasse senza essere riconosciuto al momento opportuno dalle autorità preposte. Il cittadino nulla tenente è quello più fortunato giacché è sempre assistito senza preoccuparsi di tanto. Questo è il mio giudizio che mi sento di esprimere in questo momento!

Intervista rilasciata da Marco Moresi a Piercarlo Poretti, gennaio 2015.

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INTERVISTA A CHERUBINA RAVASI, ULTIMO SINDACO DEL COMUNE DI CIMADERA

Per ben 18 anni ha ricoperto la più alta carica del più alto paese della Val Colla: La signora Cherubina Ravasi!

Basta incontrarla una volta, il suo sorriso e quella frase: “mi chiami Kerry” ti mettono subito a tuo agio. Arrivi in piazza: alla tua sinistra le case stret- te fra di loro, come se si dessero la mano… i pochi scalini che portano alla chiesetta e più in basso tutta la Val Colla! Tutti conoscono Kerry; sindaco di Cimadera dal 1995 al 2013. Nessuno mai, pren- derà il suo posto!

Kerry: togliamoci subito un sassolino dalla scarpa. Dopo più di un anno dall’ag- gregazione, oggi sarebbe ancora entusiasta o favorevole ad unirsi con Lugano? Sì, senza dubbio. Sono stata Sindaco del Comune di Cimadera per 18 anni e, nono- stante fossimo sotto compensazione intercomunale e dovevamo quindi sottostare a regole ben precise di sorveglianza da parte del Cantone, posso affermare che è stato un bel periodo. Non facile, tutt’altro, ma i progetti giusti, interessanti e rivolti al bene della comunità, se ben presentati e motivati, venivano considerati positivamente anche a Bellinzona. Mi sento di affermare che siamo riusciti a rag- giungere risultati molto significativi, favoriti naturalmente dal benessere delle con- dizioni generali di vita del Cantone e di tutto quello che ci circondava, anche al di fuori dei confini del nostro paese. Poi, si sa, le cose possono cambiare in poco tempo; e…sono cambiate! Le condizioni finanziarie in picchiata (anche a Lugano) potrebbero indurci a pensa- re male, ma per me non è così. L’aggregazione con Lugano è stata e resterà un passo importante e decisivo per i comuni della Val Colla. Ricordiamoci che, se dapprima il fondo di compensazione cantonale interveniva a coprire il nostro deficit strutturale e annuale, ed era Lugano a contribuirvi in modo preponderante, ora, la

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consapevolezza di essere cittadino di un comune più forte finanziariamente – seppur in un particolare momento di ristrettezze dovute anche ad una serie di fattori esterni - ci deve far ragionare anche sulle più piccole manovre che lo stesso deve mettere in atto per la propria amministrazione. Questo si chiama consapevolezza, infatti non tutto ci spetta di diritto! La mia conclusione resta positiva e, nonostante alcuni “ma” o “se”, quale cittadina responsabile e consapevole di vivere nel presente, direi anco- ra “sì” a Lugano.

Visto che in valle tutti la conoscono e mi sembra banale raccontare come e per- ché si è data alla politica, mi racconti piuttosto quale politico o personaggio l’ha più colpita fra quelli che ha conosciuto grazie alla sua posizione e perché. Le cito due persone. Il compianto Consigliere di Stato, allora responsabile del Di- partimento Istruzione, Onorevole Giuseppe Buffi, al quale mi rivolsi in merito all’e- pisodio relativo alla scuola dell’infanzia del quale parlerò in seguito. Questi rispose personalmente alla mia telefonata, capendo le nostre ragioni e riuscendo a far cam- biare la risoluzione governativa a nostro favore. La seconda persona è sicuramente l’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici, “ul Sin- dic”, al quale vanno la mia stima e tanta simpatia! Ci ha capito e ci ha aiutato, quando ancora tutti gli altri Partiti e direi anche tutto il Cantone erano contro di noi. Ci ha sostenuto a portare avanti con successo il processo “aggregazione” dei quattro Comuni della Val Colla con la città.

Mi racconti l’episodio bello o tragico che più le è stato impresso nei ricordi durante i suoi anni da sindaco. Ecco, non saprei! Sentirsi in imbarazzo davanti ad una domanda…vuol forse dire aver passato così tanto tempo alla gestione di Cimadera senza subire scossoni di alcun genere? Oppure e pare forse essere la versione più credibile, il fatto che ogni progetto andato in porto, fosse sempre occasione per esprimere contentezza? Penso ad esempio alla soddisfazione che provammo quando, unitamente al Consorzio Scolastico (di cui ero presidente) e ai genitori e ai bimbi, riuscimmo a mantenere l’apertura della Scuola d’Infanzia a tempo pieno a Maglio di Colla. Il Cantone, in un momentaneo lieve calo di frequenza dei piccoli alunni, imponeva il 50%. La frequenza ritornò poi subito regolare e qualche anno fa, altro grande risultato, po- temmo regalare ai bambini una vero asilo grazie alla costruzione di un nuovo edifi- cio. Sì, perché prima le lezioni si svolgevano in un corridoio vicino alla palestra!

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Nella sua lunga carriera da politico ha trovato sempre la giusta e corretta collaborazione dei colleghi di Municipio, oppure ha dovuto lottare per poter portare a compimento quanto si era prefissa? C’è stato un momento nel qua- le si è detta: “basta ne ho piene le scatole, che si arrangino!” Se ha pronun- ciato questa frase mi può dire quanto è avvenuto? Mi fa sorridere pensare ai miei anni da Sindaco come una “carriera politica”! Io li ho sempre interpretati come un periodo di amministrazione di un “qualcosa” un po’ più grande della propria famiglia, con pieno rispetto della voce “entrate” prima di intaccare ogni singola “uscita”! Per tornare però alla domanda e faccio una brevissima premessa, sono entrata in Municipio quasi senza preavviso e a seguito di un avvenimento un po’ particolare: le dimissioni del precedente Sindaco. Non nascondo che per qualche mese lavora- re non fu facile né per me e nemmeno per gli altri due Municipali. Non per questo mi persi d’animo, trovando sostegno nella figura della segretaria comunale. Quan- do, dopo le nuove elezioni comunali del 1996, formammo il nuovo Municipio, nel suo interno si riuscì sempre a trovare un comune accordo, sia sulle linee generali, come sui modi di procedere e sui vari progetti in cantiere. Ognuno portava le pro- prie idee e ad averla vinta era sempre il “buon senso”. Ciò non toglie che le di- scussioni, anche accese, non ci fossero…ma venivano dimenticate una volta fuori della Casa Comunale. Sorrido però ancora al ricordo di alcune mie prime prese di posizione leggermen- te diverse dalla maggioranza dei miei colleghi (tutti maschi) dei vari Municipi in valle. È infatti vero che all’inizio il fatto di essere Sindaco donna non fu un avve- nimento scontato. Il tempo poi ha dissolto anche qualche prima scaramuccia e, seppur a volte in diversità di vedute, ma con molto impegno nei momenti topici, la piena collaborazione ebbe sempre partita vinta.

La sua famiglia sicuramente ha avuto un ruolo importante. Lei si è sacrifica- ta molto per la collettività; non glielo hanno mai rinfacciato? Non parlerei di sacrifici; perché ho sempre lavorato per il Comune con entusia- smo, riuscendo a conciliare anche il lavoro (la pagnotta non me la potevo compra- re di certo con il salario da Sindaco) con i miei affetti e i momenti di vacanza e di rilassamento. Mi è andata bene! Fin da piccola la mia famiglia mi aveva in un certo modo spinta ad essere partecipe della vita del Comune. Infatti mio papà era in Municipio e posso dire di essere cresciuta a “pane e politica”. Di riflesso la

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stessa cosa è successa a mia figlia, cresciuta tra convocazioni d’assemblea e di- scussioni elettorali, sempre attenta ed ancora molto critica nei confronti del mio operato.

Se si guarda “indietro” cosa è cambiato nel suo territorio durante i suoi anni da sindaco? (a parte l’aggregazione con Lugano). Se si esclude questo importante fatto, nulla di quanto non fosse già in fase d’evo- luzione. Non potrebbe essere altrimenti. Lentamente ma inesorabilmente, anche la vita nei paesini si adegua all’andamento generale di quello che ci circonda. Men- tre i viottoli del nucleo sono sempre meno trafficati – la mia mamma dice “non c’è più nessuno in giro”-, ci si sposta con l’automobile per raggiungere il centro città e per andare a fare la spesa. Anche perché, lasciatemelo dire, il trasporto pubblico (autopostale) non ha modificato di un minuto i suoi orari, inadeguati, oggi, quan- to una volta. Per arrivare a Lugano alle 08.00 bisogna partire da Cimadera pochi minuti dopo le 06.00! Poi si parla di incentivare i giovani ad utilizzare il trasporto pubblico… Ciò che non è cambiato, per fortuna, e spero non cambierà mai, è il piacere di chiudere la porta di casa e di trovarsi subito in piena libertà nei prati, nel bosco…

Cosa non è riuscita a concludere? Mi sento abbastanza soddisfatta del lavoro svolto, anche se al momento dell’ag- gregazione sono rimasti in sospeso due progetti: • La ristrutturazione della Casa Comunale e relativa trasformazione in locale pub- blico. Progetto in stallo a Lugano. • La possibilità di insediamento di un’ulteriore azienda agricola sul nostro territo- rio (ex Comune), attualmente in fase di studio presso il Patriziato di Cimadera.

Cosa ha fatto e non farebbe più? Quest’ultima domanda è piuttosto cattivella! Quasi quasi sono tentata di aggirarla e lasciar perdere! Infatti ogni atto municipale era valutato fin nei minimi dettagli e sempre motivato. Non c’era spazio per il superfluo… Ma c’è un “qualcosa” che non ho mai capito e che non riesco a digerire, soprattutto quando ci passo davanti: Il posteggio in frazione Treciò. È stato fortemente voluto dai residenti ed è poco frequentato dal momento della sua costruzione; al punto da chiedermi se non se ne siano ancora

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accorti che è stato messo lì, apposta per loro! Che abbiano tutti bisogno di un paio di occhiali?

Termina con un pizzico di pepe, che rende sempre più sapore alle pietanze, anche a quelle fatte di parole, la chiacchierata con Kerry Ravasi, sindaco di Cimadera in eterno!

Intervista rilasciata da Cherubina Ravasi a Prisca Gilardi, gennaio 2015.

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INTERVISTA A PIERINO PETRALLI, ULTIMO SINDACO DEL COMUNE DI VALCOLLA.

Intervista a Pierino Petralli; per sempre sin- daco!

È domenica, un cielo terso ed una splendida vista sino al monte Rosa fanno da sfondo ad una chiac- chierata con Pierino Petralli, ultimo sindaco di Val Colla prima dell’aggregazione con Lugano. Ci fa compagnia un cagnolino forse incuriosito o preoccupato da una presenza sconosciuta! Ben-Hur e Arwin, nel loro recinto, hanno già salu- tato rumorosamente l’intrusa!

Pierino Petralli: tutti in valle ed anche fuori la conoscono! Mi racconti un po’ della sua vita prima del pensionamento. Ma prima di tutto mi presenti la sua famiglia! Sono sposato con Margherita dal 1967, quindi 48 anni… ed ho quattro figli: Miche- la, Manuela, Lara ed Angelo ed un nipote: Alexander. Ho la formazione di idraulico. Ho lavorato per 40 anni presso la ditta Ex-Ammon di Lugano come apprendista, come capo montatore ed in seguito tecnico e direttore in ufficio dei lavori nei cantieri. In seguito, per 6 anni, presso la Tech-Insta a Taverne quale responsabile manutenzione in ufficio fino al pensionamento.

Ora mi parli della sua carriera politica… La mia scelta di entrare e far parte della politica mi è stata trasmessa dai miei ante- nati, in primis dal nonno Angelo che ricopriva a suo tempo la carica di segretario comunale dei paesi di Insone, Colla (frazioni di Cozzo, Maglio di Colla e Curtina) e Piandera (con la frazione Mulini di Piandera). Ho continuato la mia strada nella politica seguendo il nonno e mio zio Attilio Petralli, il quale ha ricoperto la carica di sindaco del comune di Scareglia per poi continuare quale segretario comunale, dapprima nei comuni gestiti dal nonno ed in seguito dell’ex Comune di Val Colla.

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Grazie a loro ho iniziato a capire la politica sia a livello comunale che cantonale e federale. Con il loro aiuto ho potuto capire per quale partito schierarmi e lottare, continuando a seguire e combattere per i miei ideali e soprattutto per il bene della Valle. Sono stato quindi Consigliere Comunale dal 1964 al 1967, Municipale dal 1968 al 1987 e Sindaco dal 1988 all’aprile 2013 del comune di Valcolla.

Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa: dopo più di un anno dall’aggre- gazione, oggi sarebbe ancora entusiasta o almeno favorevole ad unirsi con Lugano? Le dirò: in verità all’aggregazione con Lugano non sono mai stato completamente favorevole. Ed ancora meno d’accordo. Ero membro del gruppo di lavoro di questa “fusione”. Il lato favorevole di questo grande cambiamento era il lato finanziario che allora si presentava molte bene. Dal lato pratico era meno favorevole; vedevo un problema la gestione del territorio, soprattutto per la lontananza da Lugano e per le tipologie ben diverse da quelle della città. Nel lontano 2000 si avviò uno studio per aggregarsi solo tra i comuni della Val Col- la e questo, a mio umile parere, era il primo passo fondamentale da farsi e che mi vedeva pienamente d’accordo. Con il trascorrere del tempo e degli anni…si è iniziato a ventilare l’idea di unirsi con la città di Lugano, fatto che la città stessa, per diversi motivi, sospese. Uno di questi motivi fu il lato finanziario: la cifra che il Cantone avrebbe dovuto versare nelle casse della città. Nel gennaio 2010 è stato ripreso lo studio; la gran parte della popolazione della valle vedeva questo passo un vero “tocca sana” per il loro territorio ed anch’io ho voluto convincermi cambiando atteggiamento, usando le mie forze per spingere a concludere le trattative con Lugano e verso l’unificazione. Era il 2 settembre 2011, si concluse e si firmò la fase di aggregazione. Ora, guardandomi nel profondo dell’anima, le dirò che se avessi la bacchetta magi- ca e potessi esaudire un desiderio, tornerei indietro e lotterei con tutte le mie forze contro l’aggregazione con la città e porterei avanti l’idea che l’unione da farsi è quella tra i comuni della Val Colla. Sono fermamente sicuro che unendo le nostre forze avremmo potuto lavorare bene per il bene della valle e della sua gente. Sono pure convinto che questo mio pensiero, se oggi come oggi dovessimo rifare la vota- zione, il 90% dei “sì” si tramuterebbero nell’80% dei “no”!

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Mi racconti, caro “sindaco”, l’episodio più bello che le è capitato nei suoi lunghi anni da sindaco! Ne sono avvenuti tanti…ne cito alcuni che mi stanno veramente a cuore: 1989: il rinnovo della convenzione per il medico condotto. Il Municipio di Valcolla con il sostegno dei Municipi di Bogno, Certara e Cimadera, ha portato a termine con successo, dopo la rinuncia del medico condotto Cleto Pal- tenghi, il rinnovo della convenzione sottoscritta tra il dottor Claudio Bosia di Luga- no e i comuni dell’intera valle. La convenzione, che ci assicurava di garantire il servizio medico di montagna in valle, è stata sottoscritta il 15 gennaio 1989, per poi essere approvata dal Consiglio di Stato il 22 marzo del 1989. Servizio che a tutt’og- gi è ancora in funzione presso la ex Casa Comunale a Maglio di Colla. Tengo a dire che questo passo mi ha toccato particolarmente in quanto negli anni ’80 non era così evidente, per la nostra gente, recarsi altrove per una visita medica. Febbraio 1994 “Ponte Lavinon” Scareglia/Val Colla. Lavori di grande manutenzione con chiusura della strada per circa 6 mesi! Il nostro Municipio di allora si è detto contrario alla chiusura totale della strada. Di conse- guenza una riunione con il Dipartimento del Territorio, presente il sottoscritto ed altri colleghi. In questa riunione ho fatto delle proposte concrete, in quanto spostare il traffico veicolare lungo la strada di Colla, Bogno, Maglio di Colla vedeva la creazione di diversi problemi. La pericolosità del”Né” a Cozzo era evidente, specialmente d’in- verno con il rischio di frane o di valanghe. Il pericolo era di isolare tutta la zona da Cozzo a Scareglia, in quanto non esisteva nessun collegamento verso il fondo valle e men che meno verso la Capriasca. A questo punto, in qualità di sindaco, proposi un intervento cantonale, finanziario e reale, per la formazione di una pista carrozza- bile per veicoli leggeri sul tratto di Maglio di Colla – Signôra (strada prevista da PR). La risposta non è stata immediata ma i responsabili si impegnarono a comuni- carla al Consigliere di Stato On. Respini direttore del Dipartimento del Territorio. In data 27 settembre 1994 il dipartimento ci comunicava che ci veniva concesso un credito di Fr.100'000 per formare una pista veicolare. Così abbiamo attuato un col- legamento molto importante per l’intero comprensorio e per il nostro comune. Se non ci fosse stato concesso questo sussidio a fondo perso la strada menzionata Si- gnôra-Maglio di Colla non sarebbe mai stata realizzata. Nuova casa dell’infanzia. In data 22 marzo 2004 il Municipio di Valcolla e di seguito il Consiglio Comunale

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approvava l’acquisto del terreno dove ora sorge il nuovo asilo. Il nostro Municipio aveva intrapreso i passi per l’acquisto del terreno adiacente il centro scolastico esi- stente, senza porsi molte domande e non esitando nel portare davanti al proprio le- gislativo questa decisione. Il Consorzio Scolastico con una delegazione allargata, ha iniziato la procedura per la nuova costruzione. In data 25 ottobre 2008 la struttura ha potuto essere inaugurata ed offrire ai più piccoli di tutta la valle degli spazi ade- guati ed a norma di legge. Realizzando anche una mensa scolastica separata dalla scuola elementare.

In ogni famiglia, purtroppo, avvengono anche episodi tragici; essendo un Comune una “grande famiglia” sicuramente le verrà in mente un episodio tragico… Sì, purtroppo ricordo con dispiacere l’alluvione del 15 luglio 2001 che ha toccato tutta la nostra Valle, fortunatamente con “solo” danni materiali in tutte le frazioni del nostro ex Comune. Per precauzione sono state evacuate delle case a Maglio di Col- la ed i loro occupanti sono stati sistemati nei rifugi della protezione civile di Maglio di Colla e presso la Casa Anziani di Colla. Ricordo ancora oggi come se fosse quel 15 luglio 2001 la paura che provai per il perdurare del maltempo e ringrazio ancora tutti coloro che hanno prestato aiuto nel risolvere questa triste situazione.

Nella sua lunga carriere da politico ha trovato sempre la giusta e corretta col- laborazione dei colleghi di Municipio, oppure ha dovuto lottare per portate a compimento quanto si era prefisso? C’è stato un momento nel quale si è detto: “basta ne ho piene le scatole, che si arrangino!” Se ha pronunciato questa frase mi può dire quando è avvenuto? Nella mia lunga carriera ho sempre avuto con i miei colleghi di Municipio un rap- porto di collaborazione e amicizia più che ottimo. È con questa collegialità che ab- biamo potuto portare a termine diversi lavori, talvolta impensabili con le nostre forze finanziarie. Si può ben dire che abbiamo fatto più o meno tutto quello che si poteva fare, con l’approvazione del nostro legislativo! Abbiamo potuto consegnare alla città di Lugano un territorio con delle infrastrutture quasi complete, con sì, dei debiti esistenti, ma con i lavori eseguiti a tempo debito. Questo è stato per me e per i miei colleghi di Municipio il passo più importante. Sì, qualche volta non ottenendo ciò che il Municipio si era prefisso, può darsi che davanti ad una decisione possa aver detto: “ma chi me lo fa fare”! oppure “basta”,

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ma in un centesimo di secondo la ragione vinceva sulla rabbia. Pensando alla fiducia che i miei concittadini avevano riposto nella mia persona, non ho mai pensato di abbandonare la mia carica anche quando, dopo una seduta di Municipio, mi sono ritrovato con tre gomme dell’auto tagliate!

La sua famiglia sicuramente ha avuto un ruolo importante. Penso a sua moglie Margherita, la quale si è sicuramente sacrificata molto, come pure ai suoi figli, tutti si sono dedicati e si dedicano ancora oggi in favore della collettività. Sua moglie non le ha mai rinfacciato niente? Mia moglie è una “santa donna”! Non mi ha mai ostacolato ne rimproverato per il tempo che dedicavo ai miei concittadini e per la Valle. Si è sempre sacrificata per il mio bene e per quello dei figli. Tutti loro hanno condiviso le mie scelte ed appog- giato il ruolo che occupavo nell’ente pubblico e mi hanno sempre sostenuto nel continuare a farlo. Quindi anche per me nessun rimpianto!

Se si guarda “indietro” cosa è cambiato nel suo territorio durante i suoi anni da sindaco? (A parte l’aggregazione con Lugano) Il nostro territorio è cambiato molto. Abbiamo attuato i raggruppamenti dei terreni con le misurazioni definitive nelle frazioni di Scareglia, Signôra, Colla, Cozzo e Maglio di Colla. Attuati collegamenti stradali molto importanti. Per le altre frazioni del territorio dell’ex comune questi lavori erano già terminati. Inoltre è stato portato a termine tutta la depurazione delle acque in tutti gli ex comuni della Val Colla.

Cosa non è riuscito a concludere? Un rammarico l’ho! È di non aver avuto modo di portare a termine il progetto di regalare un piccolo campo di calcio ai nostri piccoli abitanti della valle! Ho ancora la speranza che la città, seppur confrontata con grandi problemi finanzia- ri, riesca ad esaudire a breve questo mio piccolo desiderio che è anche il regalo che si augurano tanti miei vallerani.

Cosa ha fatto e non farebbe più? L’aggregazione con Lugano mi ha deluso, pensavo che le cose sarebbero andate meglio… Non mi aspettavo di certo la disastrosa situazione finanziaria che le nostre attuali

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autorità si sono trovate dopo il rinnovo dei poteri comunale dell’aprile 2013. Come ho detto precedentemente non intraprenderei più l’aggregazione; né con la città di Lugano, né con altri comuni confinanti. Però intraprenderei i passi dovuti e lotterei per l’unione tra i quattro comuni della Val Colla! Per concludere positivamente mi permetta di rivolgere i complimenti alle autorità del Comune di Lugano per come stanno cercando risolvere i problemi finanziari ed organizzativi della “Grande Lugano”. Mi lasci dire, visto che conosco bene il pro- blema, che questi sono fatti non facili da risolvere neanche per una grande città! Spero solo una cosa: che quello che è stato scritto sul documento dell’aggregazione e più specificatamente per quanto riguarda i lavori da eseguire, questi siano portati a termine il più presto possibile, soprattutto per quanto concerne i crediti già votati e che sono presto in scadenza!

Intervista Rilasciata da Pierino Petralli a Prisca Gilardi Herber, gennaio 2015.

P.S. Mi permetto, quale intervistatrice, di aggiungere una personale richiesta: invito le autorità della mia amata città di Lugano di fare un piccolo sforzo finanziario: realizzare un desiderio che tanto sta a cuore ad un uomo che ha donato molto al suo territorio! Pierino Petralli desidererebbe un campetto da calcio per i bambini. Sa- prebbe pure dove ubicarlo senza grandi spese. Da anni vedo tutta la famiglia Petral- li dedicare molto tempo ed impegno alla collettività. Non c’è avvenimento che non li veda forza lavorativa. Non c’è manifestazione alla quale non partecipano! Rega- liamo alla valle una struttura per i più giovani ed ad una generosa persona il veder realizzato un sogno! PgH

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107 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA È IL MOMENTO DI SVEGLIARSI!

Le ore di luce stanno rubando tempo alle tenebre. La fata della neve, ogni notte, accarezza ancora con la sua bacchetta magica le cime delle nostre montagne. Il gno- mo guardiano della terra sta ancora dormendo profondamente nel suo castello posto sotto l’immenso sasso che delimita il grande prato ai confini del bosco. Improvvisa- mente la grande sveglia sul comodino si mette a trillare rumorosamente e lo sveglia dal suo sonno invernale. Uno sbadiglio fa tremare persino la contorta betulla posta all’entrata dell’abitazione e lo gnomo esclama: – Devo ricordarmi, prima dell’inverno prossimo, di ungere un po’ l’ingranaggio della sveglia, se mi sveglio male, non lavoro bene! – Infila la sua tuta da lavoro e sbadigliando esce da sotto il masso, facendosi largo tra le foglie secche che ostrui- scono l’entrata. Una prima occhiata è accompagnata da un altro sbadiglio, poi il gnomo si arrampica fin sopra il grande masso ed inspirando profondamente fa un cenno d’assenso con il capo ed un largo sorriso illumina il suo volto. I primi raggi dell’amico sole stanno già colorando di pennellate d’oro i prati dal color paglia e quelli ancora ricoperti da chiazze di neve. – È ora, devo svegliare i miei lavoratori! – Esclama il guardiano raddrizzando il berretto che ha in testa. Con piglio deciso si avvicina ad un ceppo di castagno, lo sfiora e questi si apre; anch’esso cigolando sonoramente. – Anche qui devo mettere un po’ di olio! – Poi si mise a frugare ed estrae un corno di mucca, lo porta alla bocca e soffiando fa uscire un suono molto strano e gutturale. Il silenzio dell’alba viene rotto un paio di volte da quel suono. Poi una leggera brezza accarezza il prato circostante ed un numero incalcolabile di pic- coli esseri, numerosi quanto le foglie secche che l’amico autunno ha scosso dagli alberi qualche mese prima e che ora il compagno vento fa talvolta volteggiare a suo piacimento su e giù per i pendii. Dunque tanti esserini popolano ora il grande spiaz- zo. Il guardiano dall’alto del masso srotola una pergamena e deciso declama: – gemma- ioli e primulini, siete presenti? – Dal prato si alza un allegro coro – Tutti pronti siamo! – Presto, andate: colorate i prati ed ogni angolo della terra con i tenui colori delle primule e posate perle di gemme su ogni ramo di tutti gli alberi e degli arbusti! – Srotolando di più la pergamena si guarda attorno e rivolgendosi ad un immenso gruppo di gnomi muniti di secchi esclama: – Vedo che siete già pronti cari gnomi dei prati; bene… allora iniziate subito a colorare ogni filo di erba, mi raccomando: un verde più brillante che mai! – Un colpo di tosse e lo gnomo si gira verso la grande betulla contorta dicendole: – al

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posto di guardarmi senza far niente, intanto che impartisco gli ordini, preparami un infuso con la tua corteccia che fa bene alla mia voce! Ecco, se non sbaglio, là in alto, vedo i dispensatori di linfa, potete andare e fare il vostro indispensabile ed importantissimo lavoro. Ogni arbusto o albero che sia, deve ricevere la giusta dose del vostro magico liquido. Quindi a voi… “buon lavoro!” – Nel cielo stavano già brillando le prime stelle quando il gnomo della terra chiamò gli ultimi gnomi della li- sta: quelli che popolano l’acqua. – Dove siete gno- mi che popolate l’acqua? Non vi vedo! – chiamò di- verse volte ma nessuna ri- sposta! Allora suonò anco- ra il corno… ed ecco che dal piccolo rigagnolo poco distante giungono gridoli- ni e risate. Il gnomo guar- diano si avvicina all’acqua e vede giovani gnomi sci- volare sull’erba bagnata come se fosse uno scivolo. Sorrise a quella vista ma poi riprendendo la serietà che appartiene al suo com- pito riprese severamente i giocherelloni e li invitò a compiere anche loro il la- voro a loro assegnato: or- nare le rive e preparare i fondali ad accogliere le creature appartenenti al re- gno dell’acqua. Con que- sto episodio concluse l’as- segnazione dei compiti agli gnomi.

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Rivolgendosi ancora alla contorta betulla esclamò: – Ti ringrazio cara amica, senza la tua tisana non ce l’avrei fatta a concludere tutto questo lavoro entro sera! Ora non mi resta che contattare Fata Primavera e comunicarle che tutta la procedura di par- tenza è stata effettuata. Quindi ancora un piccolo sforzo e poi mi godrò la serata guardando il cielo stellato; ho saputo che quest’anno si potranno vedere ben tre comete, le inviterò tutte a raggiungermi almeno una sera, hanno sempre qualcosa di nuovo e di speciale da raccontare! – Canticchiando allegramente si ritirò nel suo castello, sotto il grande masso e poco dopo una bianca colomba si alzò in volo, sfiorando i rami già ornati dai fiori maschili della contorta betulla, volo accompa- gnato dagli ultimi momenti di luce di quell’importante giorno. La sua destinazione sarà la dimora di Fata Primavera. Il sole sorgeva da dietro le alte cime colorandole di un rosa screziato di pennellate dorate. Fata Primavera accarezza con grande amore la bianca colomba che ha volato tutta la notte. – Ti ringrazio cara amica, mi hai portato delle buone notizie. Il Gnomo della Terra, come sempre, ha concluso rapidamente e coscienziosamente la procedura di parten- za ed io potrò partire e far cadere, in ogni luogo che aspetta il risveglio della natura, la polvere magica della mia bacchetta! – In un altro luogo, molto distante, il Gnomo della Terra, dal suo osservatorio in cima al grande masso, osserva attento l’immenso lavoro dei suoi aiutanti. Nulla gli sfug- ge ed ogni tanto deve pure redarguire qualche gnomo che si distrae dal suo lavoro per fare qualche dispetto a qualche animaletto del bosco o a qualche umano che passeggia, quest’ultimo ignaro che attorno a lui c’è tutto un mondo in fermento.

Prisca Gilardi Herber, Aldesago-Signôra

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111 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA CALENDARIO DEGLI EVENTI, FESTE E MANIFESTAZIONI IN VALLE

Ogni piccolo borgo della nostra valle offre momenti di svago e di amicizia; ogni pae- se c’è una sagra in onore del Santo Patrono Protettore. Per conoscersi, per stare insie- me, la dimensione più naturale è quella ludica, quella della festa. Vi proponiamo un dettaglio, che speriamo esaustivo, di queste feste nostrane e manifestazioni varie, in- vitandovi a partecipare e a creare nuove amicizie tra gli amici della nostra valle.

BOGNO Propaganda turistica di Bogno e la Parrocchia di Bogno • Domenica 12 luglio, Festa di San Lucio sulla capanna al passo di San Lucio. • Mercoledì 15 luglio, Festa dell’Assunzione in paese, con la parrocchia di Bogno. • Domenica 16 agosto, Festa di San Rocco sulla capanna al passo di San Lucio. Società Cacciatori Gazzirola di Bogno • Data e luogo da definire, Assemblea Generale Ordinaria con il Cenone. • Sabato 25 aprile, Tiro Sociale Gazzirola, con la Soc. Cacc. Capriasca allo Stand a Gola di Lago. • Data da definire, 2° Tiro dell’amicizia in Italia, al lago d’Elio (sopra Maccagno). • Sabato 18 luglio, Grande Maratona Non-Stop di 100 Piattelli, presso lo Stand di tiro a Serpiano. • Domenica 26 luglio, Tiro Sociale della Società Cacciatori della Capriasca con- giuntamente con i Soci della Società Cacciatori Gazzirola di Bogno, presso lo Stand di Gola di Lago.

CERTARA Associazione Amici dell’Alpe Corte di Certara • Diversi appuntamenti a partire da marzo fino a fine anno fra cui in particolare: domenica 23 agosto, Festa sull’Alpe Corte di Certara con gli Amici dell’Alpe.

CIMADERA Unione Tiratori Monte Era - Cimadera, Società Tiratori Gazzirola - Maglio di Colla, presso lo stand di tiro a Cimadera • Domenica 17 maggio, Tiro obbligatorio a 300 m. Unione Tiratori Monte Era. • Domenica 31 maggio, Tiro obbligatorio a 300 m. Società Tiratori Gazzirola. • Domenica 7 giugno, Tiro federale di campagna. Unione Tiratori Monte Era e Società Tiratori Gazzirola.

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• Domenica 21 giugno, Tiro obbligatorio a 300 m. Società Tiratori Gazzirola. • Domenica 5 luglio, Tiro obbligatorio a 300 m. e, il pomeriggio, tiro sociale. A mezzogiorno sarà servito il pranzo. Unione Tiratori Monte Era. Parrocchia di Cimadera • Domenica 14 giugno, Festa di Sant’Antonio. • Domenica 19 luglio, Festa patronale della Madonna del Carmelo.

COLLA Patriziato di Colla, la Parrocchia di Colla e il Centro Orizzonte • Domenica 3 maggio, Apertura dell’Alpe di Pietrarossa con l’arrivo delle capre. • Domenica 7 giugno, Festa della Polenta e formaggio, presso il Centro Orizzonte di Colla. • Domenica 28 e lunedì 29 giugno, Festa patronale dei SS Pietro e Paolo alla chie- sa di Colla. • Sabato 1. agosto, Festa nazionale con il Brunch all’Alpe Pietrarossa, organizza il Team Christian. • Domenica 16 agosto, Festa dell’Alpe di Pietrarossa, organizza il Team Christian. • Domenica 31 gennaio 2016, Festa di carnevale, organizzata dal Comitato Carne- vale “El Coleta” Val Colla presso il Centro Orizzonte di Colla.

COZZO Comitato dell’Oratorio della Beata Vergine Maria del Carmelo • Sabato 18 e domenica 19 luglio, Festa patronale della B.V. Maria del Carmelo, sagra paesana presso l’Oratorio di B.V. Maria del Carmelo.

CURTINA Amici della Curtina • Sabato 25 e domenica 26 luglio, Festa di Sant’Anna, sagra paesana.

INSONE Comitato dell’Oratorio di San Rocco, manifestazioni presso il capannone “al Ritrovo” di Insone: • Domenica 23 agosto, Festa paesana di Pro San Rocco, pranzo di Polenta con contorni nostrani presso il capannone “Al Ritrovo”.

113 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

• Sabato 26 settembre, ore 19.00, Sagra del Bollito, presso il capannone “Al Ritrovo”. • Sabato 14 novembre, ore 19.00, Fondue ai 4 formaggi per tutti, presso il capan- none “Al Ritrovo”.

MAGLIO DI COLLA Associazione Amici della Val Colla, Associazione Genitori della Val Colla, Comitato Carnevale di beneficienza “El Coleta” Val Colla e tutti i Patriziati riuniti della Val Colla: • Domenica 26 aprile, Assemblea sociale dell’Associazione Amici della Val Colla, presso la sala grande nell’ex casa comunale al Maglio di Colla; • Primavera, con data da definire, Serata in concerto con la Filarmonica veterani Medio Vedeggio, che sarà pubblicizzata con i manifesti esposti in valle, tramite la stampa, e nel nostro sito Internet.

114 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA

• Domenica di Pentecoste 24 maggio, Gita sociale con l’Associazione Amici della Val Colla, meta da definire. Seguirà invito tramite circolare a tutti i soci e simpa- tizzanti. • Sabato 30 maggio, Serata con il coro della Castellanza, presso il capannone approntato sul Piazzale al Maglio di Colla. • Sabato 13 giugno, Assemblea Alleanza Patriziale Ticinese ALPA. Organizzazio- ne da parte dei Patriziati della Val Colla, quali Bogno, Certara, Cimadera, Insone- Corticiasca, Colla, Piandera e Scareglia. • Domenica 20 settembre (in caso di cattivo tempo domenica 27 settembre), “Festa di fine estate” in piazza al Maglio di Colla, con il mercatino dell’artigianato, ban- cherelle con i prodotti nostrani, e la camminata popolare “In giro per la Val Colla”. Organizzazione Associazione Amici della Val Colla. • Sabato 28 novembre, Mercatino di Natale con la Panettonata e vin brûlé offer- ta, presso il Centro Scuole Elementari. Organizzato in collaborazione dell’Asso- ciazione Genitori con l’Associazione Amici della Val Colla. • Sabato 16 gennaio 2016, alla sera, Polenta e merluzzo, presso il capannone ap- prontato sul Piazzale al Maglio di Colla. • Venerdì 22 e sabato 23 gennaio 2016, inizio del Carnevale con il Comitato del Car- nevale di beneficenza “El Colèta” presso il capannone sul Piazzale al Maglio di Colla.

PIANDERA Pro Piandera e Comitato dell’Oratorio di Santa Maria Maddalena • Domenica 26 luglio, Festa paesana dell’Oratorio di Santa Maria Maddalena. • Sabato 1. agosto, Festa nazionale.

SCAREGLIA Comitato dell’Oratorio di Santa Maria della Neve • Domenica 26 aprile, Festa della Madonna di Re. • Venerdì 31 luglio, sabato 8 e domenica 9 agosto, Festa patronale all’Oratorio di Santa Maria della Neve. Programma dettagliato vedere www.scareglia.ch

SIGNÔRA Comitato dell’Oratorio di San Giuseppe • Martedì 17 e mercoledì 18 marzo, e di seguito al venerdì 1° maggio, Festa patro- nale di San Giuseppe, presso l’Oratorio di San Giuseppe.

115 ASSOCIAZIONE AMICI DELLA VAL COLLA FONDAZIONE DELLA SVIZZERA ITALIANA PER LA RICERCA SCIENTIFICA E GLI STUDI UNIVERSITARI, F.SIRSSU, LUGANO

Concorso per l’assegnazione di borse di studio 2014 / 2015

Fondo dott. Cleto Paltenghi per studenti della Val Colla

Richiamato il suo regolamento, la Commissione del Fondo apre il concorso per l’assegnazione della/e borsa/e di studio per l’anno universitario 2014/2015 a favore di studenti originari della Val Colla o ivi residenti, di condizione modesta, che si distinguono negli studi e che necessitano di un aiuto finanziario, iscritti alla forma- zione di base presso la facoltà di medicina di un’università svizzera o, in mancanza di concorrenti, in una disciplina delle scienze naturali (email: fondazione@sirssu. ti-edu.ch e info: www.ti-edu.ch/sirssu). Per la valutazione delle necessità finanziarie la Commissione si basa sia sui fattori di reddito della famiglia e dello stesso studente senza appoggi familiari (dichiarazio- ne fiscale aggiornata) sia su altri fattori d’aggravio economico, dovuti per esempio a fratelli/sorelle contemporaneamente agli studi fuori casa, persone a carico, parti- colari difficoltà dovute a perifericità del domicilio e simili, purché credibilmente documentati nella loro incidenza economica all’atto della richiesta. Le domande, corredate dai necessari allegati che comprovino la situazione scolasti- ca dello studente (iscrizione ai corsi ed esami sostenuti), la sua condizione econo- mica, l’attestazione d’eventuali altre borse di studio ottenute come pure ogni altro elemento utile a illustrare la specifica situazione dello studente, vanno inoltrate alla Commissione Fondo Paltenghi, Fondazione SIRSSU, c/o avv. Enzio Bertola, c.p. 336, 6906 Lugano-Cassarate (TI), entro venerdì 15 maggio 2015.

116 Con noi per nuovi orizzonti

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