MAFIE SENZA CONFINI, NOI SENZA PAURA Dossier Emilia Romagna
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FONDAZIONE LIBERA INFORMAZIONE OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’INFORMAZIONE PER LA LEGALITA’ E CONTRO LE MAFIE MAFIE SENZA CONFINI, NOI SENZA PAURA Dossier Emilia Romagna Bologna 17 dicembre 2011 La presente pubblicazione è stata curata da: Lorenzo Frigerio, Gaetano Liardo Si ringraziano per la collaborazione: la redazione della Fondazione Libera Informazione, l’Ufficio di Presidenza e lo Staff nazionale di Libera, Libera Emilia Romagna Un ringraziamento ulteriore a: Presidenza Assemblea Legislativa Regione Emilia Romagna Progetto grafico e copertina: Giacomo Governatori Roma, dicembre 2011 “Negli ultimi tempi Libera Informazione è salita anche nel Centro-Nord, senza tralasciare gli impegni nel Meridione. Come la simbolica palma, che Leonardo Sciascia metaforicamente descriveva protesa verso Nord, anche le mafie hanno invaso in veste apparentemente legale tutte le regioni della penisola. E’ dunque urgente dare loro battaglia svegliando l’opinione pubblica, informandola sui reali pericoli di un’economia e di una vita sociale già in parte pervase da interessi e presenze criminali, con l’aiuto dei governi regionali più consapevoli e di strutture informative finora troppo disattente”. Roberto Morrione, 2009 Introduzione 6 Introduzione 7 A viso aperto, senza paura di Matteo Richetti* Anche in Emilia-Romagna abbiamo il dovere di contrastare il crescente fenomeno mafioso e, più in generale, l’avanzare di tutte le mafie in una regione ricca e dal forte tessuto imprenditoriale. La situazione tratteggia- ta dalle Procure delle nostre principali città sulla presenza delle cosche ci mette infatti di fronte un quadro preoccupante e non c’è dubbio che per combattere un simile nemico è indispensabile conoscere e conoscerlo. Il Dossier che presentiamo, frutto della collaborazione tra l’Assemblea Le- gislativa dell’Emilia-Romagna e la Fondazione Libera Informazione, ha questo scopo prioritario. Il campanello d’allarme è suonato in modo chiaro e implacabile. La criminalità organizzata - anche quando si presenta in modo indiretto, attraverso una rete di connivenze che si adopera per penetrare in profon- dità nella nostra società regionale, con l’ appoggio di “colletti bianchi” del tutto insospettabili e di una sorta di “borghesia mafiosa” dell’imprenditoria e delle professioni - va guardata in faccia e affrontata a viso aperto. Senza il timore che, ammettendo il pericolo, si possa minare la reputazione delle nostre città o della nostra regione. E’ vero invece il contrario: al manifestarsi dei primi sintomi è bene inter- venire decisamente per debellare un fenomeno insidioso, che attenta alla libertà e alla sicurezza delle persone e delle istituzioni. E questo territorio possiede tutti gli anticorpi per reagire e ribellarsi. Dalla Giunta regionale e dall’Assemblea legislativa è arrivato nel maggio scorso un segnale forte con l’approvazione, a larga maggioranza, della leg- ge n.3 sulle “Misure per l’attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile“. Con questo provvedimento si riafferma la cultura della legalità, rafforzan- do il nostro tessuto istituzionale, sociale ed economico, a partire dalla con- siderazione che l’Emilia-Romagna non è indenne da rischi di infiltrazione del crimine organizzato e mafioso. 6 Introduzione 7 Gli ambiti di intervento della legge regionale prevedono misure di moni- toraggio e prevenzione, un Osservatorio regionale ed un Centro di docu- mentazione - nella sede dell’Assemblea legislativa - sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso in rapporto con le principali associazioni del volontariato, del mondo dell’impresa, della cooperazione e della rap- presentanza sindacale. La Regione, inoltre, promuoverà specifiche azioni di tipo educativo e culturale per favorire l’emersione di fenomeni connessi all’usura e per la prevenzione di situazioni di disagio e di dipendenza cor- relati ad attività criminose organizzate. Altri aspetti centrali della legge riguardano le azioni finalizzate al recupero dei beni confiscati, come lo stanziamento di contributi per gli Enti locali, per concorrere a opere di restauro e arredo degli edifici in questione e per favorirne il riutilizzo in funzione sociale. Nei mesi scorsi, l’Assemblea legislativa ha anche votato una risoluzione per chiedere al Governo l’isti- tuzione della Dia a livello regionale. Ma l’Istituzione regionale ha anche il compito di dare risposte sul tema dello snellimento della burocrazia. La legge sulla semplificazione amministrativa votata lo scorso 6 dicembre va in questa direzione. Quando l’eccessiva regolamentazione aumenta i costi, mette in difficoltà il cittadino e le imprese, rischia di agevolare chi va per scorciatoie poco lecite: la semplificazione fa bene alla legalità. Oltre alle istituzioni sono chiamati all’impegno anche le imprese e i liberi profes- sionisti, che non possono rimanere indifferenti. Devono tempestivamente denunciare e isolare i comportamenti illegali. Un grande segnale di speranza è venuto in tal senso dall’adozione di uno specifico Codice etico da parte del Centro unico delle professioni promosso dagli Ordini professionali di Modena: è un chiaro impegno alla legalità e alla trasparenza; la loro è una risposta che chiama in causa il primo livello di sostegno a cui la criminalità mafiosa chiede collaborazione. Questa e altre buone pratiche delle istituzioni, dei gruppi di volontariato, delle im- prese sono raccontate nel Dossier di Libera Informazione. Testimonianze coraggiose di una cultura nuova che si va affermando. Dob- biamo conoscere, riflettere, ma anche agire. In questi ultimi tempi questa Regione ha fatto passi importanti. Per garantire la convivenza civile dei 8 Introduzione 9 cittadini serve mantenere viva e promuovere una cultura della legalità e della responsabilità, stando al fianco di chi crede che onestà e regole siano valori, sempre. *Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna Mafie al nord di Anna Canepa* E’ ancora opinione diffusa e difficile da sfatare che la criminalità organizzata di stampo mafioso sia prerogativa del Sud del Paese o comunque fenomeno distante dai territori non tradizionalmente mafiosi. Il fenomeno, purtroppo non da oggi è divenuto un problema nazionale ed internazionale. Il Nord del Paese infatti, sia per ragioni geografiche, che economico-sociali, da tempo è luogo di approdo della criminalità organizzata, sia per le attività illecite sia per quelle all’apparenza “lecite”. La criminalità organizzata da tempo in questi territori non tradizionalmente mafiosi si è indirizzata su settori non solo più redditizi, ma più aderenti alle caratteristiche delle nuove generazioni di mafiosi e meno rischiosi in termini di pena. Negli ultimi anni la vocazione imprenditoriale della criminalità organizzata riesce a realizzarsi sul territorio attraverso un tasso di violenza marginale, privilegiando, invece, forme di accordo e collaborazione con settori della politica, dell’imprenditoria e della Pubblica Amministrazione. E’ infatti molto più conveniente per le organizzazioni criminali, occuparsi di affari, infiltrandosi nell’economia legale nel campo immobiliare, nell’edilizia, nel commercio, nella grande distribuzione, nell’erogazione del credito, nella ristorazione, nell’energia e nei settori turistico - alberghiero, dei giochi e delle scommesse. In tale contesto, le potenzialità delle organizzazioni mafiose si sono alimentate, accresciute e arricchite, negli anni, di quelle indispensabili relazioni che l’Autorità giudiziaria milanese in recenti procedimenti ha con molta efficacia definito “capitale sociale” e senza le quali il fenomeno sarebbe rimasto sottotraccia 8 Introduzione 9 e privo di ogni consenso. E’ di tutta evidenza che per il raggiungimento di tali obiettivi, le organizzazioni mafiose non possono prescindere dall’interazione con la pubblica amministrazione e la politica. La realizzazione degli scopi delle associazioni mafiose non passa necessariamente per l’occupazione del territorio e l’intimidazione ma per la pratica dell’avvicinamento/assoggettamento (spesso cosciente e consenziente) di soggetti legati negli stessi luoghi da comunanze di interessi, come ad esempio gli imprenditori edili operanti nella zona dove maggiore è l’influenza del gruppo criminale o, ancora, politici e amministratori pubblici disposti a sottoscrivere patti di connivenza per tornaconto elettorale o economico. L’attuale fase di crisi economica aumenta peraltro gli effetti distorsivi provocati dalle infiltrazioni dell’impresa criminale nel mercato. Ad oggi può dirsi che si sta assistendo al fenomeno della progressiva “criminalizzazione” della economia attraverso l’impiego e la trasformazione della enorme quantità di denaro ricavato dai traffici illeciti nell’acquisto di mezzi, di aziende, nella penetrazione nel mondo degli appalti, nell’acquisto e rivendita di immobili, il tutto peraltro senza mai abbandonare le attività tradizionali (usura, estorsioni, traffico di stupefacenti e di armi). Si deve ormai tenere in conto che le mafie storiche, costituendo proprie imprese o partecipando a consorzi di imprese, sono penetrate nel circuito imprenditoriale, e hanno alterato a proprio vantaggio le regole della libera concorrenza, con la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo criminale e con gli immensi capitali a disposizione. E’ al Nord che vale infatti il principio della strategia dell’occultamento, dell’inabissamento, del mimetismo. Non a