Scrittori Della Propria Terra: Il Paesaggio Veneto Nelle Prose Di Valeri, Comisso E Piovene

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Scrittori Della Propria Terra: Il Paesaggio Veneto Nelle Prose Di Valeri, Comisso E Piovene Università degli Studi di Padova Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna Classe LM-14 Tesi di Laurea Scrittori della propria terra: il paesaggio veneto nelle prose di Valeri, Comisso e Piovene Relatrice Laureando Prof.ssa Patrizia Zambon Luca Tortolato n° matr. 1183805 / LMFIM Anno Accademico 2019 / 2020 1 2 Indice Introduzione pag. 5 Capitolo 1 TRE VOCI NELLA “LETTERATURA VENETA” DEL NOVECENTO 9 Capitolo 2 DIEGO VALERI 2.1 Poesia e poetica 29 2.2 Le forme della prosa 42 2.2.1 Padova, città materna 47 2.2.2 Fantasie veneziane 58 2.2.3 Guida sentimentale di Venezia 82 Capitolo 3 GIOVANNI COMISSO 3.1 Vita e poetica 95 3.2. La mia casa di campagna 105 3.2.1 La voce dell’autore e i personaggi 118 3.2.2 Aspetti e funzioni del paesaggio 131 Capitolo 4 GUIDO PIOVENE 4.1 Vita e poetica 137 4.2 Autobiografismo ne La vedova allegra e in Inferno e paradiso 147 4.3 Autobiografismo tra ricordo e visione. Inverno d’un uomo felice e Le furie 164 Bibliografia 187 3 4 Introduzione Con il seguente studio si sono volute analizzare alcune delle opere in prosa di tre autori uniti dalla comune origine veneta e attivi in anni comuni o contigui del medio Novecento. Nonostante si siano distinti all’interno del panorama letterario e intellettuale italiano con formazioni, professioni e scritture diverse fra loro, Diego Valeri (1887- 1976), Giovanni Comisso (1895-1969) e Guido Piovene (1907-1974) sono stati autori di numerosi testi aventi come denominatore comune proprio il legame con il territorio, con il paesaggio o semplicemente la città delle proprie origini. In Valeri, poeta, prosatore, saggista, traduttore, ma anche giornalista, conferenziere e docente universitario, si riscontrano una predilezione al canto in versi della città di Venezia e una riconoscenza filiale ai luoghi della propria famiglia e della propria giovinezza, rispettivamente Piove di Sacco e Padova. A Comisso, giornalista, reporter di viaggio, romanziere e novellista, si associano testi, modulati perlopiù sulle proprie esperienze di vita, in cui neppure le distanze geografiche dettate dagli allontanamenti giovanili e dagli spostamenti professionali sono riuscite a impedire un costante ritorno nelle terre della sua Treviso. In Piovene, anch’egli giornalista, corrispondente di viaggio, prosatore e critico letterario, la presenza di Vicenza e soprattutto degli scenari paesaggistici circostanti si ripropone nella produzione letteraria con tratti umorali spesso riconducibili alle caratteristiche psicologiche dei suoi personaggi. Partendo da queste tre specifiche personalità la tesi si è proposta di fornire una triplice indagine conoscitiva, supportata da altrettante analisi testuali relative alla qualità e alla forma dei rapporti letterari costituitisi fra ciascun autore e le rispettive città, così da circoscrivere un piccolo trittico di scrittori veneti attraverso alcune delle loro più significative produzioni in prosa. Per seguire la comune traccia del legame autore-città, autore-paesaggio sono stati presi in considerazione soltanto i testi in cui il rapporto con il territorio si esprime in modo più evidente, sulla base cioè di una voce autoriale che può affiorare ora in modo netto nel nome di un chiaro autobiografismo, ora per sporadici frammenti di ricordo, ora 5 in un amalgama omogeneo di componenti poetiche, di conoscenze storiche e artistiche con cui si arricchiscono le descrizioni pittoriche ed emotive della città. Di Valeri sono state analizzate le due opere più rappresentative di Venezia e della sua cultura, ovvero le prime due edizioni di Fantasie veneziane (Mondadori, 1934 e 1942), differenti soltanto per l’integrazione di un esiguo numero di prose, e Guida sentimentale di Venezia (Le Tre Venezie, 1942). Quanto alla città di Padova e al paese di Piove di Sacco sono stati considerati rispettivamente i capitoli di Padova città materna (Istituto Italiano d’arti grafiche, 1967) riedizione dell’originaria Città materna (Le Tre Venezie, 1944), e il breve racconto Paese dei miei vecchi, contenuto nella raccolta Giardinetto (Mondadori, 1974). Per Comisso si è preso in esame solamente il romanzo La mia casa di campagna (Longanesi, 1968) seguendo il testo della seconda e ultima edizione cambiata ed ampliata rispetto alla forma originaria di dieci anni prima. Di Piovene sono invece stati studiati alcuni racconti de La vedova allegra (Buratti, 1931) pubblicati inizialmente su rivista tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta. A questi racconti è stata aggiunta una selezione di altri testi brevi in prosa scritti dall’autore vicentino nell’arco di un trentennio (dagli anni Trenta alla seconda metà degli anni Cinquanta), anch’essi pubblicati su periodici dell’epoca e ora disponibili nelle raccolte Inverno d’un uomo felice (Mondadori, 1977) e Inferno e paradiso (a cura di Monica Giachino, Canova, 1999). Assieme alla produzione novellistica si è voluto considerare anche il romanzo Le furie (Mondadori, 1963), a suo modo interessante per la narrazione sospesa tra il sogno e la realtà del paesaggio vicentino, tracciato da intermittenti elementi autobiografici. La tesi si presenta suddivisa in un capitolo di apertura, dedicato ad un’orientativa presentazione delle opere analizzate e ad un’avvertenza in merito alle evidenti differenze di ordine temporale e di genere letterario riscontrabili nei testi studiati. Delle opere considerate sono stati inoltre evidenziati i particolari tratti contenutistici e tematici identificabili con quelli che, secondo Antonia Arslan (La memoria e l’intelligenza. Letteratura e filosofia nel Veneto che cambia, Il Poligrafo, 1989), costituiscono i criteri per la definizione di una linea di scrittori veneti del Novecento: dalla centralità del paesaggio veneto o di una sua città di riferimento, alla componente autobiografica, 6 dall’approfondimento psicologico rintracciabile perlopiù nell’area del vicentino, al più diffuso binomio scrittore-giornalista associato agli autori. Seguono quindi i capitoli dedicati a ciascuno dei tre scrittori secondo l’ordine cronologico. Per Valeri l’analisi dei singoli testi in prosa è preceduta da una parte introduttiva pensata per inquadrare le caratteristiche principali della non trascurabile produzione in versi, rilevando la vicinanza delle prime produzioni con la poesia crepuscolare, soffermandosi poi sia sui tratti più ricorrenti dei contenuti, come ad esempio l’attenzione per la dimensione paesistica, per la città, per la natura e per i suoi dettagli, sempre ritratti facendo ricorso ad un’ampia aggettivazione (specialmente quella coloristica), sia sulla qualità dello stile, il quale fa della semplicità sintattica, lessicale, metrica e della chiarezza espositiva le sue cifre più riconoscibili. Si è inoltre prestata attenzione agli interventi della critica valeriana, in particolar modo a Luigi Baldacci, nella definizione di «poeta anti-umanistico» attribuita all’autore veneto, in quanto capace di nascondere la voce dell’Io tra le superfici riflettenti degli oggetti che riempiono e “colorano” i suoi testi. La voce di Valeri e i nostalgici riferimenti autobiografici affiorano però in modo esplicito nelle prose dedicate a Piove di Sacco e a Padova, mentre nelle due opere dedicate a Venezia la voce narrante presenta la città ora accentuando la fantasia, che sceglie “casualmente” le occasioni della quotidianità veneziana, dal plein air agli interni, dalla natura alle abitudini dei suoi abitanti, giustapponendole in piccole fotografie descrittive (Fantasie veneziane), ora costruendosi su precise conoscenze storiche, artistiche e letterarie, espressioni di altrettante nascoste “voci valeriane”, sempre condotte dalla sensibilità del suo autore (Guida sentimentale). I capitoli di Comisso e di Piovene sono stati invece suddivisi più schematicamente in una prima sezione dedicata alla presentazione dell’autore e della sua poetica, riservando una certa attenzione per alcune linee interpretative ravvisabili anche nei testi studiati, e una seconda parte più specifica per ciascuna delle opere già menzionate. L’opera di Comisso (La mia casa di campagna) è stata analizzata seguendo le ideali forze oppositive che hanno caratterizzato la vita dello scrittore trevigiano: da un lato la spinta centripeta riconoscibile negli anni dei grandi entusiasmi giovanili e nei lunghi viaggi della carriera di reporter giornalistico, dall’altro lato la spinta centripeta, segnata da un costante ritorno al territorio delle origini e culminata con il lungo 7 soggiorno nella campagna di Zero Branco, a stretto contatto con la natura e con il mondo rurale. Tale esperienza ha avuto la sua espressione letteraria e figurale ne La mia casa di campagna, opera della quale si sono volute sottolineare la centralità della componente autobiografica, le caratteristiche e gli interessi dell’autore, attento non solo al paesaggio, percepito sia come oasi bucolica e ispiratrice, sia come prigione di sentimenti ed emozioni, ma anche al confronto con i personaggi, i quali, reali o non, arricchiscono la trama con atteggiamenti, stili di vita e azioni “esemplari” e al tempo stesso divergenti. Quanto a Piovene, l’analisi dei testi è stata introdotta da un approfondimento incentrato sul concetto di “ambiguità” (biografica e letteraria), tratto ad esempio per constatare l’importanza e la ricorrenza della componente psicologica nella scrittura dell’autore vicentino e necessario per giustificare il rapporto stretto che fin dalle prime opere si rintraccia tra paesaggio e personaggio. Il territorio vicentino, e in generale quello veneto,
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