I l mosaico dello sviluppo territoriale

Il mosaico dello sviluppo territoriale in Toscana della T oscana La Provincia di

Grosseto La Provincia di

Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana

Il mosaico dello sviluppo territoriale in Toscana

La Provincia di Grosseto Provincia di Grosseto Coordinamento tecnico-scientifico: Regione Toscana, Area di Coordinamento Programmazione e Controllo, Settore Valutazione e Verifica della Programmazione (Giorgio Diaz, con la collaborazione di Roberta Giacobbo, Carolina Bloise, Stefano Leporati) Redazione e coordinamento editoriale: Regione Toscana: • Area di Coordinamento Programmazione e Controllo (Alessandro Cavalieri); Settore Valutazione e Verifica della Programmazione (Enrico Guadagni); Settore Controllo Strategico e di Gestione (Marco Chiavacci) • Area di Coordinamento Pianificazione del Territorio e Politiche abitative (Riccardo Baracco); Settore Indirizzi della Pianificazione (Marco Gamberini) • Settore Editoria IRPET - Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana • Servizio Editoriale (Patrizia Ponticelli) Amministrazione Provinciale di Grosseto: • Dipartimento Territorio, Ambiente e Sostenibilità (Pietro Pettini); Settore Sviluppo del Territorio (Lucia Gracili); Servizio Pianificazione Territoriale (Enzo Cillerai) • Dipartimento Presidenza, Programmazione Economica e Politiche Comunitarie (Milvio Parentini); Servizio Programmi e Progetti di Sviluppo - Programmazione Negoziata (Claudia Maccherini) Progetto grafico, copertina e impaginazione: Giuseppe Miceli Testi: • Cap. 1: Eleonora Caponi; tabelle e grafici a cura di Massimo Donati • Cap. 2: Amministrazione Provinciale di Grosseto - Dipartimento Territorio, Ambiente e Sostenibilità; Settore Sviluppo del Territorio - Servizio Pianificazione Territoriale (par. 2.1.1); Paola Scotti (par. 2.1.2); Rita Allegrini e Chiara Agnoletti (par. 2.2) • Cap. 3: Alessandro Pacciani • Cap. 4: Regione Toscana - Area di Coordinamento Programmazione e Controllo, Settore Controllo Strategico e di Gestione (par. 4.1); Amministrazione Provinciale di Grosseto - Dipartimento Presidenza, Programmazione Economica e Politiche Comunitarie; Servizio Programmi e Progetti di Sviluppo - Programmazione Negoziata (par. 4.2) • Cap. 5: Gabriella Paolucci • Appendice: Sergio Nigro Foto in copertina gentilmente concesse da: • Archivio APT Maremma: Casa Ximenes - Diaccia Botrona, Castiglione della Pescaia (foto Cesare Moroni) • Archivio fotografico Regione Toscana: Abbazia San Rabano (foto Archivio “I Luoghi della Fede”) Porto S. Stefano (foto Maura Marcozzi) I contenuti di questa pubblicazione che si riferiscono al “Governo del territorio” (L.R. n. 5 del 16.01.1995, abrogata dalla L.R. n. 1 del 03.01.2005) e alla “Programmazione regionale” (L.R. n. 49 del 11.08.1999, modificata con L.R. n. 61 del 15.11.2004) sono coerenti con la nuova legislazione. Stampa: Grafiche Martinelli, Bagno a Ripoli (FI) - Maggio 2005 La legislatura che ci siamo lasciati alle spalle ha visto la conclusione dell’iter di formazione di due importanti leggi regionali: la n. 61/2004 in materia di programmazione e la n. 1/2005 sulla pianificazione territoriale. Due importanti interventi normativi per programmare la attività e le scelte più importanti da compiere. Essi costituiscono un importante salto di qualità, innovando il rapporto fra il governo regionale e gli altri livelli istituzionali. Sia sul piano dell’integrazione che in quello della partecipazione. Tutto questo per realizzare sempre più una vera governance. Un intervento per l’integrazione della programmazione fra sviluppo regio- nale e locale e governo del territorio nell’ambito di una piena assunzione del principio di sussidarietà, caratterizzato dalla cooperazione tra i differenti li- velli istituzionali coinvolti. Una governance cooperativa come punto di arrivo della fase evolutiva della programmazione, che ha trovato nel Patto per lo Sviluppo regionale e nei Patti per lo Sviluppo Locale la sua massima espressione di un tentativo serio e com- piuto di tradurre in pratica l’approccio definito dal PRS 2003-2005. La capacità delle parti sociali, degli enti funzionali, dei soggetti economici pubblici e privati, ciascuno in base al proprio ruolo, alla propria rappresenta- tività, alle proprie competenze, alle risorse delle quali dispone, di interagire per programmare il raggiungimento di obiettivi comuni di crescita e di sviluppo, ha dimostrato un elevato senso di appartenenza ad una comunità e di partecipa- zione diretta alla definizione delle scelte programmatiche e progettuali. Il ruolo attribuito alle Province in questi processi è stato centrale e determi- nante, frutto di una scelta precisa della Regione Toscana. Esso si ritrova nelle due leggi richiamate, ma più ancora in una pratica quotidiana di rapporti, confronti, attività in . La Provincia ha saputo trasformarsi da semplice livello burocratico ed am- ministrativo intermedio a snodo fondamentale nella selezione dei bisogni provenienti dal territorio e rivolti alla Regione ed allo Stato, diventando anche soggetto di proposta e di stimolo nel rappresentare le esigenze di coordinamento e di integrazione delle politiche locali. I Patti per lo Sviluppo Locale, rappresentano, in tal senso, il punto di arrivo del processo di maturazione della Provincia come ente di programmazione, in quanto richiedono che l’azione di raccordo delle istanze provenienti dalle cate- gorie, dai sindacati, dalle associazioni portatrici di interessi collettivi, sia svolta con autorevolezza. La lettura integrata del Patto regionale e dei futuri PASL inoltre, offre un concreto esempio di governance cooperativa, con il concreto apporto di tutti i soggetti coinvolti, di risorse e competenze per rendere più efficace realizzare gli obiettivi prefissati. Si tratta di un patrimonio significativo, specifico della Toscana, che fa della nostra regione un modello di partecipazione delle istituzioni, dei ter- ritori, dei settori, dei diversi attori economici e sociali alle scelte politiche e programmatiche. La capacità degli enti locali e della Regione di attuare una programmazione negoziata e di ottenere, in tal modo, la partecipazione dei principali soggetti pubblici e privati, rappresenta il presupposto fondamentale per attrezzare in modo adeguato la nostra regione ad affrontare le sfide della globalizzazione e della competitività internazionale ed a favorire l’accrescersi dei principali indi- catori di qualità di vita dei nostri cittadini. Questo processo richiede, in primo luogo, un’elevata condivisione delle co- noscenze che riguardano un dato territorio; conoscenze che spaziano dalla documentazione statistica, all’analisi dei processi di sviluppo, all’individua- zione delle principali problematiche, alla documentazione delle politiche e dei relativi impatti, dalla messa a disposizione degli strumenti programmatici, da quelli di base quali i Piani strutturali comunali, a quelli di settori, a quelli in- tegrati di sviluppo locale. È in questa direzione che va il contributo offerto dalla pubblicazione di questi importanti volumi a scala provinciale, frutto, anche essi, della collaborazione fra Regione Toscana e Amministrazioni Provinciali, perseguita con determi- nazione dall’Area Programmazione e Controllo, anche attraverso il NURV, Nucleo Unificato Regionale di Valutazione, sempre più impegnato nel sostegno ai processi di analisi e valutazione di piani, programmi e progetti nell’ambito della programmazione concertata e negoziata.

Claudio Martini Presidente della Regione Toscana Presentazione L’iniziativa di pubblicare dieci volumi concernenti il tema dello sviluppo locale delle province della Toscana è stata presa nell’ambito dell’attività del Nucleo Unificato Regionale di Valutazione e verifica degli investimenti pub- blici (NURV), che, tra i compiti espressamente attribuiti dalla legge istitutiva (L. 144/1999), all’art. 1 ha quello “di garantire il supporto tecnico nelle fasi di programmazione, attuazione e verifica dei piani, programmi e politiche di intervento promossi e attuati da ogni singola amministrazione”. Si è ritenuto, quindi, di assicurare al rapporto con il territorio un basamento informativo, documentario, interpretativo sui meccanismi dello sviluppo, sulle politiche attuate, sulle problematiche presenti nelle diverse realtà locali della Toscana, partendo dalle strette relazioni che l’Area Programmazione e Controllo della Regione Toscana, nella quale il NURV è inserito, ha con le realtà provinciali. Il Programma regionale di sviluppo 2003-2005 nel capitolo relativo agli “Strumenti”, al punto 1.3, che riguarda la“Programmazione locale e regionale”, ha individuato la Provincia come snodo intermedio, sede di coordinamento e concertazione a scala locale, del processo di programmazione. Il ruolo della Provincia trova conferma, anche per quanto riguarda il governo del territorio, nella L.R. 1/2005, che all’art. 51 stabilisce che il Piano Territoriale di Coordi- namento contiene lo statuto del territorio e delinea la strategia dello sviluppo territoriale e che ad esso devono conformarsi gli strumenti della pianificazione dei Comuni e gli atti di governo del territorio di ogni altro soggetto pubblico. La funzione della Provincia in materia di programmazione dello sviluppo locale è stata definita pienamente sul piano normativo nei più recenti atti della Regione Toscana, a partire dalla revisione della L.R. 49/99 in materia di programmazione regionale (L.R. 61/2004) dove la Provincia si colloca in un decisivo punto di incontro, fra scelte “dal basso” e atti di indirizzo di livello regionale. Attraverso la concertazione a scala provinciale sono destinati a formarsi gli strumenti atti a valorizzare le scelte provenienti dai Comuni e a sostenerne l’identità attraverso la definizione dei sistemi territoriali, posti alla base di una programmazione basata sulla partecipazione del territorio. Si tratta, in parti- colare, dei piani locali di sviluppo e dei patti per lo sviluppo locale, strumenti di raccordo fra programmazione e pianificazione da un lato e interventi a li- vello locale dall’altro, nell’ambito della ricerca di una più ampia “governance” che allarga i confini e gli attori della concertazione istituzionale e generale, dai livelli regionali a quelli locali. In questo quadro, si intende offrire, con i volumi provinciali e con gli studi che ne sono all’origine, un supporto all’attività di analisi e individuazione delle problematiche prioritarie a scala provinciale e sub-provinciale, che co- stituisce la base per tutte le attività di progettazione locale. La struttura dei volumi è comune a tutte le province: ogni volume ha lo scopo di illustrare le caratteristiche più significative del territorio provinciale (attraverso la descrizione delle variabili demografiche, socio-economiche, territoriali, paesaggistico-ambientali, ecc., presentate attraverso specifici in- dicatori) e le loro potenzialità. Viene così rappresentata in sintesi una sorta di radiografia di ciascuna provincia e dei suoi sistemi territoriali, proponendo uno discussione intorno a ipotesi di sviluppo che costituiscano, per gli enti e per gli operatori locali, la base per operare nel futuro, nonché il supporto per gli investimenti che si intendono attivare. All’interno di un quadro comune, con ogni Amministrazione provinciale sono state concordati e scelti gli argomenti tematici da approfondimento at- traverso il contributo di esperti, indicati dalle stesse amministrazioni; il loro contributo costituisce un apporto significativo al dibattito, anche se non rap- presenta necessariamente il punto di vista della Regione Toscana. Ogni volume inizia con l’analisi dello sviluppo socio-economico della pro- vincia e dei sistemi economici locali (SEL) che ne fanno parte, delineando in una scheda di carattere strutturale gli aspetti demografici, produttivi e econo- mico-sociali: si tratta dell’aggiornamento con i dati degli ultimi Censimenti della popolazione e dell’industria e dei servizi, del volume “Il mosaico territo- riale dello sviluppo socio-economico della Toscana”, pubblicato da IRPET e Regione Toscana nel 2001. Si passa poi ad illustrare gli strumenti della pianificazione territoriale, con una sintesi del Piano Territoriale di Coordinamento, preceduta da una breve premessa che ne descrive le caratteristiche; si dà quindi conto, nello stesso ca- pitolo, dei contenuti degli strumenti di pianificazione dei Comuni, attraverso l’analisi dei Piani strutturali che hanno compiuto almeno la prima fase del percorso previsto. Il capitolo successivo è costituito da un saggio di approfondimento che deli- nea uno o più fattori particolarmente significativi per il territorio provinciale, in relazione al suo sviluppo socio-economico, ed è redatto da un esperto della materia o dalla stessa Amministrazione provinciale. Successivamente si descrivono i principali interventi che hanno avuto ad oggetto il territorio provinciale, sia da parte della Regione Toscana che di tutti gli altri enti che vi hanno operato, allo scopo di fare il punto sulle rea- lizzazioni degli ultimi anni, anche con schede sintetiche di monitoraggio e di documentazione. L’ultimo capitolo consiste in un saggio, ad opera di un esperto o dell’am- ministrazione provinciale, dedicato all’illustrazione dei problemi e/o delle prospettive per il futuro, che riassume le principali tematiche aperte nella provincia, prospettandone la possibile evoluzione. Il rapporto di proficua collaborazione con le Province ha trovato un ulte- riore momento di attuazione con il I° Master in programmazione e sviluppo locale organizzato dalla Regione Toscana, che ha coinvolto funzionari e tito- lari di borse di studio di tutte le Province e dei Circondari Empolese-Valdelsa e Val di Cornia, e che ha contribuito a formare un’importante rete di compe- tenze e relazioni fra i partecipanti: in appendice al volume sono riportate le relazioni finali dei project work presentati, nati dal lavoro comune in seno alla provincia tra titolari di borse di studio e funzionari. Attualmente è in corso la seconda edizione del Master che si concluderà a fine giugno e che, ne siamo sicuri, consoliderà ulteriormente il rapporto fra la Regione Toscane e le Pro- vince, nel quadro di una continua ricerca di sempre più intense e proficue relazioni.

Alessandro Cavalieri Responsabile Area di Coordinamento Programmazione e Controllo Presidente del NURV Regione Toscana

Indice

Prefazione 11 Capitolo 1 13 Analisi dello sviluppo socio-economico Introduzione 13 1.1 La Provincia di Grosseto 22 1.2 SEL 18 Colline Metallifere 29 1.3 SEL 31 Amiata Grossetano 37 1.4 SEL 32 Area Grossetana 45 1.5 SEL 33.1 Albegna-Fiora Q. Costa d’Argento 53 1.6 SEL 33.2 Albegna-Fiora Q. Colline Interne 61 Note 69 Bibliografia 70 Capitolo 2 71 Gli strumenti della pianificazione territoriale 2.1 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 71 2.2 I contenuti degli strumenti di pianificazione comunale 86 Note 97 Capitolo 3 99 I fattori dello sviluppo Distretto rurale della maremma Introduzione 99 3.1 I cambiamenti del mondo agricolo e l’evoluzione delle politiche 101 3.2 Il Distretto rurale: modello organizzativo e forma di governance territoriale 107 3.3 Il sistema socio-economico del Distretto rurale della Maremma 114 3.4 Gli obiettivi ed i principi ispiratori del Distretto rurale della Maremma 117 3.5 Gli attori locali nell’attuazione del Distretto rurale della Maremma 122 3.6 Compiti e organizzazione del Distretto rurale della Maremma 128 3.7 Conclusioni 131 Note 133 Capitolo 4 135 Interventi sul territorio 4.1 Interventi della Regione Toscana nella provincia di Grosseto 2000-2004 135 4.2 Interventi di sviluppo locale 161 Capitolo 5 219 Problemi e prospettive Il sistema di welfare nella provincia di Grosseto 5.1 Modelli di Welfare 219 5.2 Il Welfare italiano 221 5.3 Caratteri e dinamiche del sistema di Welfare nella Provincia di Grosseto 226 5.4 I bisogni dei soggetti e le risposte del sistema di Welfare: alcuni casi paradigmatici 236 5.5 Osservazioni conclusive 245 Note 247 Bibliografia 249 Appendice 251 Master in programmazione e sviluppo locale 2004 Sviluppo della società dell’informazione nella provincia di Grosseto Premessa 251 1 Gli attori della Società dell’Informazione nella provincia di Grosseto 252 2 Le infrastrutture per la società dell’informazione 254 3 L’e-government nella provincia di Grosseto 256 4 I progetti dell’Amministrazione Provinciale di Grosseto per lo sviluppo della Società dell’Informazione 269 5 L’utilizzo dei siti internet delle PP.AA. nella provincia di Grosseto 271 6 Conclusione 274 Prefazione Il mosaico dello sviluppo territoriale in Toscana. Non poteva trovare sintesi più efficace, la Regione, nel dare un titolo alle pubblicazioni monografiche dedicate allo sviluppo locale, determinato dal concorso delle politiche territo- riali e di quelle economiche, nelle dieci province della Toscana. D’altra parte, proprio in provincia di Grosseto il nesso fra il territorio e le diverse filiere produttive è particolarmente evidente, per come negli anni si è venuta configurando la struttura economica ed imprenditoriale. Questo territorio, infatti, non si sta caratterizzando per una mono o prevalente voca- zione produttiva, ma piuttosto per la coabitazione di più ‘motori’ di sviluppo. Un’evoluzione sulla quale, proprio negli ultimi anni, hanno molto influito le strategie di programmazione territoriale e economica perseguite dall’Ammi- nistrazione provinciale. In quest’area della Toscana meridionale, infatti, tra la metà degli anni ‘90 e l’inizio di quelli 2000, è stata percorsa con grande determinazione la strada della programmazione negoziata e della concertazione come strumento generalizzato e permanente, che ha garantito l’attivazione di strumenti di promozione economica come Patto territoriale, Patto ‘verde’ per l’agricoltura e l’acquacoltura, Contratto di programma per l’alta qualità agroalimentare (A.Qu.A.M.) e Progetto integrato di sviluppo locale (PISL). Allo stesso tempo, sul piano della pianificazione urbanistica, sono stati approvati documenti di gestione del territorio come il Piano territoriale di coordinamento (PTC), due Piani di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile (Prusst), ma anche i diversi piani di settore come quelli dei rifiuti solidi urbani e speciali, o quello delle bonifiche ambientali. Minimo comune denominatore di questi diversi livelli di programma- zione e pianificazione, è stato certamente l’approccio concertativo, che ha anche consentito di sperimentare sul campo con un certo anticipo quella governance cooperativa alla quale si ispira anche la Legge regionale n. 61/2004. Al contempo, questa esperienza di concertazione e condivisione delle scelte - che ha visto protagonista il sistema istituzionale e quello delle rappresen- tanze d’impresa - ha caratterizzato in questi anni l’elaborazione e l’azione del Distretto rurale. Recentemente, con la definizione del ruolo del Comitato di Distretto - che costituisce la “cabina di regia” della concertazione - si è avviato un nuovo modello di governance del nostro sistema territoriale, che andrà ulteriormente verificato e se necessario arricchito. Attualmente, il Comitato di Distretto è impegnato nella concertazione sui 44 progetti che costituiscono il cuore del Patto per lo Sviluppo Locale (PASL), a sua volta strumento privilegiato delle politiche di programmazione e con- certazione. Questo breve excursus, in definitiva, per sottolineare quanto la Provincia di Grosseto condivida l’idea della concertazione, come metodo di governo mediante il quale costruire le strategie per innalzare il livello di competitività di un territorio. Un metodo di lavoro che è tanto più fruttuoso in una realtà come la nostra, nella quale s’intersecano forti discontinuità territoriali e voca- zioni produttive fra loro differenziate, ed emergono chiaramente la necessità e l’opportunità di una forte integrazione produttiva e territoriale.

Lio Scheggi Il Presidente della Provincia di Grosseto Capitolo 1 Analisi dello sviluppo socio-economico

Introduzione La recente pubblicazione dei dati del Censimento della Popolazione e dell’Industria e Servizi del 2001 ha reso necessario un aggiornamento delle informazioni contenute nel volume “Il mosaico territoriale dello sviluppo socio-economico della Toscana”1. Il testo che pubblichiamo diff erisce dal precedente in alcune parti: non tutti i dati della rilevazione censuaria sono già disponibili perché ancora in fase di elaborazione, seppure le informazioni in nostro possesso siano già suffi cienti a far comprendere i recenti cambiamenti che hanno investito gli aspetti demografi ci, sociali ed economici dei territori della Toscana. Come è noto la Regione Toscana, riconoscendo l’importanza dell’elemento territoriale, ha provveduto a dotarsi di una opportuna suddivisione del pro- prio territorio in unità elementari, i Sistemi Economici Locali (SEL) la cui sperimentazione è stata approvata con Deliberazione del Consiglio Regio- nale n. 219 del luglio 1999. I SEL “costituiscono l’unità territoriale minima in base alla quale riorientare la batteria degli strumenti operativi e di supporto alle politiche di intervento” e “costituiscono l’ambito territoriale per la va- lutazione degli eff etti dei progetti e degli interventi”. Queste aree sono state defi nite partendo dai mercati locali del lavoro2, individuati nel tentativo di co- gliere aree relativamente contenute in cui però vi sia un forte riconoscimento della comunità locale. Al di là di questi elementi defi nitori è importante richiamare l’attenzione sulle caratteristiche che delineano le varie specifi cità dei territori. Questo lavoro nasce con questo scopo e con l’obiettivo di fornire una lettura aggior- nata ed agevole per coloro che operano sul territorio: operatori pubblici della Regione, delle Province e dei Comuni della Toscana e più in generale agli “attori sociali” presenti sul territorio. Dopo un’introduzione che delinea le principali caratteristiche demografi che, produttive e amministrative della provincia è stata presentata un’analisi di tutti i SEL esistenti. Per ogni sistema locale è stata quindi costruita una scheda che fornisse una rappresentazione di carattere strutturale.

Capitolo 1 13 Articolazione delle schede e strumenti utilizzati Per facilità di lettura ogni scheda è stata suddivisa in dieci sezioni ognuna delle quali permette di approfondire uno specifi co carattere del sistema. Le sezioni sono: “I principali caratteri identifi cativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale”, “Movimenti pendolari per motivi di lavoro”, “Traiettorie dello sviluppo”, “Dinamica demografi ca”, “Carat- teristiche della popolazione”, “Caratteri della struttura produttiva locale”, “Turismo”, “Conto risorse ed impieghi 2003”, “Produzione di reddito e quan- tità di lavoro”, “Caratteri settoriali dell’area”. Per esigenza di sintesi e per non appesantire inutilmente la trattazione è stata omessa la descrizione del metodo di costruzione degli indicatori e dei grafi ci nelle singole schede, preferendo premettere la loro illustrazione in questa breve nota metodologica. Larga parte del supporto statistico su cui si basano le schede per SEL deriva dal modello di contabilità subregionale predisposto dall’IRPET3. Qui vengono richiamiate, secondo l’ordine di presentazione delle tabelle e dei grafi ci nelle schede, le fonti utilizzate e il metodo di costruzione degli indicatori. Sezione: “I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale” La prima tabella “Dati strutturali” illustra alcuni dati di sintesi sul SEL e sui comuni che lo compongono. Valore aggiunto, unità di lavoro, reddito disponibile sono stime IRPET. I primi due derivano dal modello di contabilità subregionale e sono relative all’anno 2003, il terzo da un modello di variabili latenti e risale al 2000. I valori procapite sono ottenuti rapportando il dato al totale della popolazione residente nell’anno corrispondente. Gli indici procapite sono stati calcolati rapportando il valore procapite per SEL a quello medio regionale; valori mag- giori ad uno indicano una incidenza del fenomeno maggiore rispetto alla media regionale. La fonte dell’indice di disoccupazione è ISTAT-Regione Toscana e i dati sono relativi all’anno 2001. Addetti (alle unità locali) ed unità locali sono dati ISTAT relativi al Censi- mento Industria e Servizi 2001. La tipologia morfologica dei comuni è stata mutuata dalle catalogazioni di Cianferoni e Pagni, cui si rimanda per l’illustrazione della metodologia se- guita (R. Cianferoni, R. Pagni 1992)4. Sezione: “Movimenti pendolari per motivi di lavoro” Le informazioni contenute in questa scheda si riferiscono all’ultimo Censi- mento della Popolazione (2001), ma sono stati elaborati dal Settore Statistica

14 Capitolo 1 su dati provvisori non validati dall’ISTAT. Essi si riferiscono solo ai pendo- lari toscani, mentre non sono riportati né coloro che escono dalla Toscana né quelli che provengono da altre regioni. Il cartogramma riporta i saldi dei movimenti pendolari per motivi di lavoro interni al SEL, ovvero, relativi ai soli movimenti di lavoratori fra i comuni del sistema. Esso consente di ap- prezzare l’organizzazione territoriale interna al SEL, evidenziando quali siano i comuni che svolgono preminenti funzioni residenziali e quelli che, all’op- posto, presentino una domanda di lavoro elevata rispetto alla popolazione residente, polarizzando i movimenti dei lavoratori. La tabella consente di apprezzare i movimenti pendolari fra il sistema locale considerato e gli altri SEL della regione. La distribuzione percentuale degli addetti del sistema per luogo di provenienza permette di valutare da dove pro- vengano i lavoratori che svolgono la propria attività nel sistema locale (ingressi); la distribuzione degli occupati per luogo di lavoro informa invece sul luogo dove gli occupati residenti svolgono la propria attività lavorativa (uscite). Sezione: “Traiettorie dello sviluppo” Il grafi co riporta sull’asse delle ascisse la popolazione residente fatta 1 la po- polazione del 1971 e sull’asse delle ordinate gli addetti alle attività extra-agricole per 100 residenti. La traiettoria dei punti corrispondenti alle cadenze censuarie dal 1971 al 2001 rappresenta una sintesi del sentiero di sviluppo percorso dal sistema locale e della traiettoria seguita nel corso dei decenni. Lo spostamento in verticale indica l’aumento degli addetti procapite nelle attività extra agri- cole e misura il processo di crescita della struttura produttiva. Lo spostamento orizzontale consente invece di valutare che ruolo abbia giocato la dinamica della popolazione residente. Accanto al sentiero di sviluppo del SEL in esame è sempre riportato quello corrispondente alla Toscana nel complesso. Sezione: “Dinamica demografica” Il grafi co consente di specifi care quali siano state le vicende dell’area in ter- mini di variazioni della popolazione residente e quale ruolo abbiano avuto le dinamiche migratorie e naturali sulla dinamica demografi ca complessiva del sistema locale. Sull’asse delle ordinate sono riportati i tassi di variazione decennali della popolazione suddivisi (variazione complessiva, naturale e migratoria). A titolo di confronto è riportata anche la dinamica complessiva della regione. I dati utilizzati sono quelli delle anagrafi comunali ricostruiti dal Dipartimento Settore Statistica della Regione Toscana. Sezione: “Caratteristiche della popolazione” Dai dati censuari è stato possibile tracciare l’istogramma della popolazione per classi di età al 2001. Dal confronto con la Toscana è possibile ottenere un’immagine della stratifi cazione per classi di età dell’area oggetto di analisi. Per comprendere al meglio i caratteri della popolazione abbiamo riportato in

Capitolo 1 15 questa sezione l’indice di vecchiaia (che misura il livello di invecchiamento di un’area ed è stato calcolato rapportando la popolazione in età superiore a 65 anni a quella inferiore a 14 anni di età) e l’indice di ricambio (che misura il potenziale turn over generazionale nel lavoro tra lavoratori in via di pensionamento e giovani in ingresso sul lavoro rapportando la popolazione tra i 60-64 anni a quella fra 20 e 24). Sezione: “Caratteri della struttura produttiva locale” La tabella riporta gli indici di dotazione strutturale costruiti rapportando gli addetti, stimati al Censimento del 1991 e 2001, alla popolazione residente normalizzando sul medesimo rapporto calcolato a livello regionale. Valori maggiori a uno indicano livelli di dotazione superiore alla media regionale. L’indicatore di dinamica, ottenuto rapportando i due precedenti indici, con- sente di valutare se la dinamica relativa di ciascun settore specifi cato sia stata maggiore o peggiore della media regionale. Sezione: “Turismo” I dati riportati nel testo si riferiscono agli indici costruiti rapportando alla popolazione residente rispettivamente le presenze turistiche uffi ciali e quelle stimate, normalizzando sui medesimi rapporti calcolati a livello regionale. Le presenze uffi ciali sono quelle registrate in alberghi, residence, campeggi e villaggi turistici; quelle stimate sono il frutto di un complesso modello econometrico messo a punto dall’IRPET e si riferiscono alle presenze turisti- che in seconde case e a tutte quelle forme di turismo istituzionalmente non rilevate (e oggettivamente non rilevabili). Sezione: “Conto risorse ed impieghi 2003” Ormai da alcuni anni l’IRPET è impegnato nella costruzione di un sistema di contabilità economica completo a scala locale. La tabella permette di ap- prezzare da un lato (risorse) come ciascun SEL ottenga i diversi beni che utilizza (importandoli o producendoli al proprio interno), dall’altro (impie- ghi) a quale fi nalità tali beni siano destinati (consumi interni o esportazioni). Nella tabella sono riportati i valori assoluti e i valori procapite su 1000 abitanti e nell’ultima colonna l’indice procapite normalizzato sulla media regionale; tale indice consente di verifi care quando un sistema presenti un livello di pro- duzione, importazione, consumo, investimento, esportazione ecc., maggiore o minore della media regionale. Tali dati ci permettono inoltre di calcolare il saldo commerciale (esportazioni meno importazioni). Sezione: “Produzione di reddito e quantità di lavoro” All’interno di questa sezione sono riportare due tabelle: “Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003” e “Unità di lavoro 1998 e 2003”. La prima tabella riporta la composizione % per settore al valore aggiunto del SEL che consente

16 Capitolo 1 di valutare in quale misura ciascuna attività contribuisca alla produzione totale. L’indice di specializzazione settoriale, calcolato come valore aggiunto del set- tore su valore aggiunto totale del SEL e normalizzato sullo stesso rapporto calcolato a livello di regione, consente di apprezzare il livello di specializzazione relativa del sistema locale in termini di produzione. Valori dell’indice superiori ad uno indicano una specializzazione maggiore rispetto alla media regionale. La seconda tabella riporta informazioni relative alle unità di lavoro e consente quindi analoghe valutazioni relativamente alla domanda locale di lavoro; in più, presentando le stime relative all’anno 1998 consente una valutazione di- namica. Occorre precisare che le ULA costituiscono la misura più esaustiva del lavoro attivato dalla struttura produttiva locale e ciascuna di esse rappresenta la quantità standard di lavoro (dove lo standard è defi nito a seconda del settore) eff ettuata da un lavoratore occupato a tempo pieno. Esiste quindi una profonda diff erenza fra il concetto di “addetto” del Censimento dell’Industria e Servizi e quello di “unità di lavoro” e quindi non devono stupire eventuali diff erenze fra quanto riportato nella tabella “Unità di lavoro 1998 e 2003” e quella successiva. Sezione: “Caratteri settoriali dell’area” L’obiettivo di questa tabella è di fornire una visione più dettagliata sulle caratteristiche settoriali dell’area. A tal fi ne vengono riportate le attività divise, secondo la classifi cazione ISTAT, a livello di sottosezioni economiche; per ognuna vengono specifi cati i valori assoluti degli addetti al 1991 e al 2001, la composizione in percentuale degli addetti nel SEL e nella Toscana, infi ne viene descritta la dinamica 1991-2001 sia a livello di SEL che di regione. Oc- corre precisare che i dati riportati nel Censimento dell’Industria 1991 e 2001 per i settori “agricoltura, caccia, silvicoltura” e “pesca, piscicoltura” com- prendono solo gli addetti ai servizi connessi, i quali rappresentano solo una minima parte dell’occupazione agricola. I Sistemi Economici Locali (SEL) Deliberazione Consiliare n. 219 del 26 Luglio 1999 SEL 1 - Lunigiana Aulla, Bagnone, Casola in Lunigiana, Comano, Filattiera, Fivizzano, Fosdinovo, Licciana Nardi, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Tresana, Villafranca in Lunigiana, Zeri. SEL 2 - Area di Massa Carrara Carrara, Massa, Montignoso. SEL 3.1 - Valle del Serchio Q. Garfagnana Camporgiano, Careggine, Castelnuovo Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Fosciandora, Gallicano, Giuncugnano, Minucciano, Molazzana,

Capitolo 1 17 Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Vagli di Sotto, Vergemoli, Villa Collemandina. SEL 3.2 - Valle del Serchio Q. Media Valle Barga, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano, Coreglia Antelminelli, Fabbriche di Vallico. SEL 4 - Versilia Camaiore, Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema, Viareggio. SEL 5 - Area Lucchese Altopascio, Capannori, Lucca, Montecarlo, Pescaglia, Porcari, Villa Basilica. SEL 6 - Valdinievole Buggiano, Chiesina Uzzanese, Lamporecchio, Larciano, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. SEL 7.1 - Area Pistoiese Q. Montano Abetone, Cutigliano, Marliana, Piteglio, Sambuca Pistoiese, San Marcello Pistoiese. SEL 7.2 - Area Pistoiese Q. Metropolitano Agliana, Montale, Pistoia, Quarrata, Serravalle Pistoiese. SEL 8 - Area Pratese Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Prato, Vaiano, Vernio. SEL 9.1 - Area Fiorentina Q. Mugello Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio, San Piero a Sieve, Scarperia, Vaglia, Vicchio. SEL 9.2 - Area Fiorentina Q. Val di Sieve Dicomano, Londa, Pelago, Pontassieve, Rufi na, San Godenzo. SEL 9.3 - Area Fiorentina Q. Centrale Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa. SEL 9.4 - Area Fiorentina Q. Chianti Greve in Chianti, Impruneta, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa. SEL 9.5 - Area Fiorentina Q. Valdarno Superiore Nord Figline Valdarno, Incisa Val d’Arno, Reggello, Rignano sull’Arno.

18 Capitolo 1 SEL 10.1 - Circondario di Empoli Q. Empolese Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Empoli, Fucecchio, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci. SEL 10.2 - Circondario di Empoli Q. Valdelsano Castelfi orentino, Certaldo, Gambassi Terme, Montaione. SEL 11 - Valdarno Inferiore Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d’Arno, Santa Croce sull’Arno, San Miniato, Santa Maria a Monte. SEL 12 - Val d’Era Bientina, Calcinaia, Capannoli, Casciana Terme, Chianni, Crespina, Lajatico, Lari, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, Terricciola, Vicopisano. SEL 13 - Area Pisana Buti, Calci, Cascina, Fauglia, Lorenzana, Pisa, San Giuliano Terme, Vecchiano. SEL 14 - Area Livornese Collesalvetti, Livorno. SEL 15.1 Val di Cecina Q. Costiero Bibbona, Castagneto Carducci, Cecina, Rosignano Marittimo. SEL 15.2 - Val di Cecina Q. Interno Casale Marittimo, Castellina Marittima, Castelnuovo Val di Cecina, Guardistallo, Montescudaio, Montecatini Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Orciano Pisano, Pomarance, Riparbella, Santa Luce, Volterra. SEL 16 - Val di Cornia Campiglia Marittima, Piombino, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto. SEL 17 - Arcipelago Campo nell’Elba, Capoliveri, Capraia Isola, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Portoferraio, Rio Marina, Rio nell’Elba. SEL 18 - Colline Metallifere Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Scarlino. SEL 19 - Alta Val d’Elsa Barberino Val d’Elsa, Casole d’Elsa, Colle Val d’Elsa, Poggibonsi, Radicondoli, San Gimignano. SEL 20 - Area Senese Monteriggioni, Siena.

Capitolo 1 19 SEL 21 - Crete Senesi - Val d’Arbia Asciano, Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Rapolano Terme, San Giovanni d’Asso. SEL 22 - Val di Merse Chiusdino, Monticiano, Murlo, Sovicille. SEL 23 - Chianti Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti. SEL 24 - Valdarno Superiore Sud Bucine, Castelfranco di Sopra, Cavriglia, Laterina, Loro Ciuff enna, Montevarchi, Pergine Valdarno, Pian di Scò, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini. SEL 25 - Casentino Bibbiena, Castel San Niccolò, Castel Focognano, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Talla. SEL 26 - Alta Val Tiberina Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Sestino. SEL 27 - Area Aretina Arezzo, Capolona, Castiglion Fibocchi, Civitella in Val di Chiana, Monte San Savino, Subbiano. SEL 28 - Val di Chiana Aretina Castiglion Fiorentino, Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano, Mar- ciano della Chiana. SEL 29 - Val di Chiana Senese Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, San Casciano dè Bagni, Sarteano, Sinalunga, Torrita di Siena, Trequanda. SEL 30 - Amiata Val d’Orcia Abbadia San Salvatore, Castiglion d’Orcia, Montalcino, Piancastagnaio, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia. SEL 31 - Amiata Grossetano Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, , Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano, Semproniano. SEL 32 - Area Grossetana Campagnatico, Castiglion della Pescaia, Civitella , Grosseto, Roccastrada.

20 Capitolo 1 SEL 33.1 - Albenga Fiora Q. Costa d’Argento Capalbio, , Magliano in Toscana, , . SEL 33.2 - Albegna Fiora Q. Colline Interne Manciano, Pitigliano, Sorano, Scansano.

Capitolo 1 21 1.1 La Provincia di Grosseto 1.1.1 Traiettorie dello sviluppo locale e regionale Un quadro riassuntivo delle traiettorie dello sviluppo e economico e demo- grafi co della provincia di Grosseto, confrontata con quella della Toscana, è rappresentata dalla sintesi grafi ca, che pone sull’asse delle ascisse la dinamica della popolazione a partire dal 1971 e in quello delle ordinate l’evoluzione dell’occupazione extra agricola sempre a partire da quella data. Il punto di massima espansione della curva dello sviluppo in Toscana è costituito dai primi anni ‘80, sia in termini di crescita dell’occupazione che quella della popolazione. Gli anni successivi, in particolare la seconda metà degli anni ‘80 fi no all’inizio degli anni ‘90, costituiscono una fase di mutamenti prevalentemente qualitativi, mentre complessivamente il sistema economico sociale perde velocità, salvo registrare una nuova dinamica nell’ultima parte degli anni ‘90, con una nuova espansione dell’occupazione ed un arresto nella fl essione della popolazione. Lo sviluppo che ha caratterizzato quest’area è profondamente diverso da quello avuto nel resto della Toscana. Considerando infatti, sia l’aspetto de- mografi co che quello economico questi sono tuttavia notevolmente più bassi rispetto a quelli medi della regione. Da un punto di vista economico si regi- stra un costante aumento del livello occupazionale, anche se molto distante da quello medio toscano, fi no agli anni ‘80-‘90, mentre da un punto di vista demografi co la traiettoria mostra un andamento altalenante: espansione fi no al ‘81 al quale segue un periodo di regressione fi no al 2001. Negli anni seguenti tale evoluzione si colloca all’interno di un quadro tendenziale di medio periodo che ha registrato un incremento nei dati del- l’occupazione e del valore aggiunto con signifi cativo recupero rispetto alla media toscana e con una dinamica superiore anche al dato nazionale. Traiettorie dello sviluppo

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22 Capitolo 1 1.1.2 Le caratteristiche della popolazione Dopo aver esaminato i tratti principali dei percorsi dello sviluppo, l’analisi si sposta sulle caratteristiche della popolazione residente con le sue specifi cità. Tra gli aspetti che meritano di essere oggetto di rifl essione vi sono quelli che attengono alla consistenza e alla qualità della popolazione residente sul territorio come pure alla sua distribuzione. Nell’ultimo decennio, dal 1991 al 2001, si assiste, come nel resto della To- scana, ad una diminuzione delle nascite che ha condotto ad una contrazione della popolazione. Nella provincia di Grosseto si registrano infatti 4.929 re- sidenti in meno che corrispondono in percentuale allo -2,3%, a fronte di un calo regionale pari a -0,9%. Ma l’aspetto che merita una più attenta rifl essione è rappresentato dagli eff etti che questa fase di contrazione ha avuto sulla struttura demografi ca del- l’area. La distribuzione della popolazione della provincia per classi di età è essenzialmente in linea con quella media regionale, con le classi più anziane leggermente sovradimensionate rispetto ai valori medi regionali. Popolazione per classi di età �� �� �� �� �������� �� ������� �� �� � � ��� ���� ����� ����� ����� ��� La popolazione quindi risulta più anziana rispetto a quella media regionale e ciò è confermato dall’indice di vecchiaia, ovvero la popolazione di oltre 65 anni rispetto a quella da 0 a 14 pari a 2,24 mentre il corrispettivo valore regio- nale è pari a 1,92. Anche l’indice di ricambio, che misura il potenziale turn over generazionale nel lavoro tra lavoratori in via di pensionamento e giovani in ingresso sul lavoro, conferma tale carattere della provincia di Grosseto avendo un valore pari a 0,70 contro il rispettivo valore medio regionale pari a 0,76. 1.1.3 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione

Capitolo 1 23 strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici di specializzazione riportati nella ta- bella evidenziano un’area non molto dinamica con una crescita leggermente inferiore a quella media toscana. Il commercio sembra essere il settore più rappresentativo mentre l’industria quello più dinamico. All’interno della struttura economica, i fl ussi turistici presenti nella pro- vincia costituiscono, oltre che una fonte signifi cativa di reddito, anche una risorsa per lo sviluppo locale basata sulla valorizzazione delle risorse naturali ed artistiche. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,53 0,55 1,03 Commercio 1,01 0,97 0,96 Altri servizi 0,88 0,85 0,96 Totale 0,77 0,77 0,99 I dati sul turismo della provincia di Grosseto sono molto confortanti evi- denziando fl ussi di presenze superiori a quelli che interessano la regione considerando i dati uffi ciali (2,34) e il valore che si ha per i dati stimati che pren- dono in considerazione quelle forme di turismo che si realizzano con seconde case nei fi ne settimana o per periodi più lunghi risulta più consistente (2,91). La componente straniera rappresenta circa il 29,7% dei fl ussi turistici uffi ciali. Nel quadro delle ricerche condotte sul sistema dei conti economici regionali, l’IRPET ha messo a punto stime sulla contabilità locale a livello di province e di SEL, defi nendo non solo il livello della produzione realizzata ma anche l’impiego delle conseguenti risorse. Ciò ci permette di rileggere i dati econo- mici dal lato della domanda a complemento della lettura fatta dal lato della produzione e del lavoro. Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale della provincia vede una forte prevalenza delle importazioni sulle esportazioni, determinata dal commercio con il resto d’Italia e del mondo e dagli scambi all’interno della Toscana. Nel complesso PIL procapite realizzato nella provincia è inferiore a quello medio della regione (per la precisione il 83,2% di quello toscano). Rispetto alla media regionale, emerge in modo particolare il diverso contributo off erto alla crescita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca quella l’indice legato ai consumi, che è superiore (100,7%); una caratteristica,

24 Capitolo 1 questa, sulla quale incide sia la connotazione turistica dell’area (tra le spese delle famiglie sono, infatti, contabilizzate tutte le spese per consumo che ven- gono fatte all’interno dell’area e comprendono, quindi, anche le spese dei turisti), sia il vantaggio del sistema economico nel processo di redistribuzione del reddito a livello nazionale (l’incidenza di anziani appare superiore alla media regionale). Alla luce di questi fenomeni, il PIL misura prevalentemente le attività loca- lizzate in una specifi ca area mentre l’indicatore del reddito fa riferimento alla popolazione residente delle varie aree indipendentemente da dove il reddito viene prodotto. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Prov. GR Valori assoluti Valori procapite (su 1000 abit.) su Toscana Prov. GR Toscana Prov. GR Toscana Risorse Prodotto interno lordo 4.378,07 87.299,30 20,65 24,83 83,18 Importazioni dal resto della Toscana 762,24 14.363,22 3,60 4,08 88,02 Importazioni dal resto Italia e del mondo 2.283,74 56.242,20 10,77 15,99 67,35 Impieghi Spesa interna delle famiglie 3.293,20 54.265,10 15,53 15,43 100,66 Spese della Pubblica Amministrazione 924,89 16.062,10 4,36 4,57 95,51 Investimenti fi ssi lordi 865,44 15.905,50 4,08 4,52 90,25 Esportazioni verso il resto della Toscana 702,91 14.363,22 3,32 4,08 81,17 Esportazioni verso Italia e resto del mondo 1.634,70 57.180,40 7,71 16,26 47,42

Un’ultima considerazione infi ne con riferimento al valore aggiunto prodotto nell’area che, come in questo caso, non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra capitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.1.4 Produzione di reddito e quantità di lavoro L’analisi del contributo dei diversi settori produttivi al valore aggiunto totale della provincia, mette in evidenza l’importanza del settore dei servizi, soprattutto del commercio, che producono quasi l’80% del VAC totale. Si delinea anche l’importanza dell’agricoltura che, sebbene contribuisca in ma- niera modesta al valore aggiunto, ha un indice di specializzazione settoriale tre volte e mezzo superiore a quello medio toscano. Il contributo della provincia di Grosseto al VAC aggregato a livello regio- nale è di circa 4013 milioni di euro, pari al 4,9% circa del totale regionale.

Capitolo 1 25 Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Prov. GR Toscana Agricoltura, silvicoltura e pesca 5,90 1,70 3,47 Settore moda 1,20 6,20 0,19 Meccanica 1,10 4,60 0,23 Altre industrie 7,00 12,30 0,57 Costruzioni 5,10 4,70 1,11 Commercio e pubblici esercizi 24,40 18,50 1,32 Servizi privati 33,10 32,80 1,01 P.A., istruz., sanità, altri servizi 22,20 19,20 1,15 Totale 100,00 100,00 1,00 Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. Il settore dei servizi ha una rilevanza superiore agli altri in termini di composizione percentuale: oltre il 71,5% degli addetti trova lavoro nel com- mercio o nei servizi. Un alto indice di specializzazione appartiene al settore agricolo che risulta pari a 3,3 mentre nel comparto secondario non emerge nessun settore con incidenza superiore alla media toscana. In termini dina- mici l’andamento provinciale è in linea con quello medio regionale. I settori che sembrano soff rire di più sono quello della moda, delle altre industrie, del commercio e dei servizi pubblici. Rispetto ai diversi andamenti territoriali sintetizzati dai dati relativi ai SEL (si rimanda ai paragrafi che seguono), negli anni che vanno dal 1998 al 2003, la dinamica si è mantenuta per l’intera Provincia in linea con la media Toscana ma con andamenti relativi che hanno visto una più vivace crescita delle aree interne - Colline Metallifere e Colline dell’Albegna - rispetto all’area urbana grossetana e alla Costa d’Argento. Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 10,30 10,60 3,33 1,16 Settore moda 2,80 1,50 0,18 0,68 Meccanica 1,40 1,40 0,37 1,08 Altre industrie 8,60 6,80 0,60 0,85 Costruzioni 6,80 8,20 1,22 1,04 Commercio e pubblici esercizi 26,90 27,40 1,17 0,99 Servizi privati 13,50 17,40 0,93 1,15 P.A., istruz., sanità, altri servizi 29,70 26,70 1,09 0,90 Totale 100,00 100,00 1,00 1,00

26 Capitolo 1 1.1.5 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene fornito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese così come rilevate nell’ultimo censimento delle attività produttive confrontati con i dati del censimento delle attività produt- tive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. La struttura occupazionale della provincia sotto il profi lo della distribuzione degli addetti per settore di attività ha subito, negli ultimi dieci anni, alcuni cambiamenti. Sono i servizi (escluso il commercio) ad avere acquisito ulteriore impor- tanza rispetto al passato. Questi, infatti, nel 1991 rappresentavano il 49,3% degli occupati, mentre nel 2001 salgono al 53,4%. Guadagna posizioni anche l’industria delle costruzioni che passa a costituire il 10,4% degli addetti totali. Viceversa, l’intero comparto manifatturiero ha perso di rilevanza, dal 13,6% è passato al 12,4%. Come abbiamo anticipato hanno perso di importanza gli esercizi commerciali (dal 23,1% al 20,4% degli addetti complessivi) e l’agri- coltura (dal 2,4% al 2,0% del totale degli addetti). L’aumento di posti di lavoro, quindi, a livello provinciale è decisamente dovuto agli altri servizi (che con 3.288 posti di lavoro in più rispetto al 1991 registrano un tasso di crescita del 10,8%). Il 65,1% di questi nuovi addetti aff erisce alle attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca (con un in- cremento in termini di addetti del 49,1%). Al secondo posto, in termini di contributo alla crescita, troviamo invece l’industria delle costruzioni (858 nuovi posti di lavoro, con un tasso di crescita del 14,9%). Gli esercizi commerciali hanno riportato un deciso calo rispetto al 1991: -1.371 addetti, pari ad una variazione del -9,6%. Anche l’industria manifattu- riera ha diminuito il numero di addetti (-6,8%) dovuto, soprattutto, alla forte contrazione della moda (che ha perso quasi 700 posti di lavoro nel decennio, -37,3%) e del settore relativo alla fabbricazione di prodotti chimici (-541 ad- detti, pari a -37,4%). Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 2,4% a fronte di un incremento medio regionale del 4,7%.

Capitolo 1 27 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 GR Toscana GR Toscana Totale 61.787 63.239 100,00 100,00 2,40 4,70 Agricoltura, caccia e silvicoltura 1.068 804 1,30 0,50 -24,70 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 436 443 0,70 0,10 0,00 -3,70 Estrazione di minerali energetici 2 0 0,00 0,00 -100,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 863 377 0,60 0,20 -56,30 -31,70 Industrie alimentari 1.751 2.051 3,20 1,80 17,10 -3,80 Industrie tessili e dell’abbigliamento 1.759 968 1,50 5,80 -45,00 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 111 204 0,30 3,80 83,80 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 515 430 0,70 1,00 -16,50 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 220 236 0,40 1,50 7,30 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 46 24 0,00 0,10 -47,80 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 1.038 564 0,90 1,00 -45,70 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 407 340 0,50 0,80 -16,50 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 459 351 0,60 1,70 -23,50 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 616 1.016 1,60 2,90 64,90 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 346 425 0,70 2,00 22,80 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 459 512 0,80 1,60 11,50 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 272 332 0,50 1,20 22,10 -6,30 Altre industrie manifatturiere 393 372 0,60 2,50 -5,30 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 537 526 0,80 0,70 -2,00 -25,50 Costruzioni 5.747 6.605 10,40 7,80 14,90 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni 14.283 12.912 20,40 17,20 -9,60 -4,80 personali e per la casa Alberghi e ristoranti 4.874 5.326 8,40 5,40 9,30 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3.634 3.187 5,00 5,60 -12,30 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 1.540 1.853 2,90 3,20 20,30 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 4.363 6.504 10,30 10,80 49,10 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 3.875 4.298 6,80 4,20 10,90 -1,10 Istruzione 4.741 4.437 7,00 5,80 -6,40 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 4.292 4.809 7,60 6,90 12,00 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 3.140 3.333 5,30 4,10 6,10 5,70

28 Capitolo 1 1.2 SEL 18 Colline Metallifere 1.2.1 I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale Territorio fortemente conteso in età medioevale tra Pisa, Volterra e Siena, l’area delle Colline Metallifere trovò una sistemazione defi nitiva solo alla fi ne del XIV secolo quando, costituitasi la signoria piombinese degli Appiani (dal 1594 eretta in Principato), essa risultò suddivisa tra due diversi centri di potere: la parte interna e Gavorrano sotto lo Stato senese, quella costiera sottoposta all’autorità degli Appiani. Con la sconfi tta di Siena (1555) lo Stato mediceo si sostituì all’autorità della Dominante. Con il Congresso di Vienna (1815), infi ne, anche i territori appartenenti al Principato di Piom- bino vennero riuniti al Granducato. Famosa in passato per la ricchezza del sottosuolo (pirite a Gavorrano; argento, rame e piombo a Massa M.ma; rame a Monterotondo M.mo; argento a Montieri), l’area aveva rappresentato per tutta l’età medioevale il principale polo estrattivo della Toscana. Con la re- crudescenza della malaria e con l’esaurimento di alcune miniere, l’attività estrattiva fu abbandonata ed una forte crisi economica andò a sommarsi alla grave crisi socio-demografi ca in atto. Un’agricoltura povera e fortemente sta- gionale divenne il principale mezzo di sussistenza della scarsa popolazione residente. Le bonifi che leopoldine, rendendo nuovamente vivibile la Ma- remma, facilitarono la ripresa economica dell’area: oltre alla miniere - rese nuovamente attive - si sviluppò, a partire dall’Ottocento, un vivace tessuto industriale (metallurgia a Follonica, geotermia a Monterotondo, chimica e meccanica a Scarlino) parzialmente ridimensionatosi in tempi recenti a van- taggio di un terziario turistico in espansione. Da ricordare che i comuni di Massa Marittima, Monterotondo Marittimo e Montieri costituiscono la Co- munità Montana delle Colline Metallifere (zona R) e che il comune di Sassetta è classifi cato come comune dal territorio interamente montano (ha 2.659).

Dati strutturali

Valore Unità di Indice di Reddito Colline Metallifere Addetti Imprese aggiunto lavoro disocc. disponibile Valori assoluti 721,97 13.499 5,30 658.973.250,00 12.355 3.572 Valori procapite 16,41 0,31 0,01 15,08 0,28 0,08 Indice procapite 0,71 0,67 0,08 0,95 0,74 0,89

Capitolo 1 29 Dati strutturali

Tipologia Redd. disp. Comuni del SEL Km2 Pop. 2002 Addetti Imprese morfol. procapite Follonica 55,83 21.172 Piano Colle 16,19 6.503 2.083 Gavorrano 164,03 8.317 Piano Colle 13,71 1.260 462 Massa Marittima 283,72 8.813 Colle 14,41 2.302 617 Montieri 108,34 1.238 Colle Monte 12,89 207 79 Scarlino 88,38 3.218 Piano Colle 13,35 1.680 258 Monterotondo Marittimo 102,51 1.233 Colle 13,09 403 73 1.2.2 Movimenti pendolari per motivi di lavoro Per quanto riguarda i fl ussi dei pendolari il sistema mostra un buon livello di autocontenimento dal lato degli ingressi mentre al tempo stesso cede una buona parte dei lavoratori verso l’esterno. I pendolari in entrata provengono principalmente dall’Area Grossetana ed in misura minore dalla Val di Cornia. Proprio quest’ultimo sistema locale riesce a catturare quasi la metà dei pendo- lari in uscita che si dirige verso l’area industriale di Piombino. Meno intensa ma comunque signifi cativa è la capacità d’attrazione dell’Area Grossetana. Nel complesso il saldo totale dell’area è fortemente negativo. All’interno del SEL emerge chiaramente il polo di Scarlino, attrattore di forze lavoro dagli altri comuni. Un saldo leggermente positivo viene registrato anche per Follonica, Montieri e Monterotondo Marittimo. Movimenti pendolari per motivi di lavoro

Composizione % di: Ingressi per luogo di origine Uscite per luogo di destinazione Spostamenti da - verso Ingressi Uscite Area Grossetana 6,50 8,20 Val di Cornia 3,10 11,40 Val di Cecina Q. Interno 0,70 1,20 Altri SEL toscani 1,20 2,60 Totale fuori SEL 11,50 23,40 Totale interno SEL (movimento interno) 88,50 76,60 Totale complessivo 100,00 100,00 1.2.3 Traiettorie dello sviluppo La traiettoria di sviluppo delle Colline Metallifere è decisamente singolare. Il sistema parte dal ‘71 con un valore inferiore alla media regionale e vede per un decennio una forte espansione demografi ca e un leggero incremento degli addetti nelle attività extra agricole. Negli ultimi 20 anni, in concomitanza con la crisi del “polo chimico”, si assiste ad un forte calo della popolazione accom-

30 Capitolo 1 pagnato da una fl essione occupazionale anche se l’ultimo decennio mostra dei timidi segnali di ripresa occupazionale. Traiettorie dello sviluppo �� ���� �� ���� �� ���� �� �� �� ������� �� �� ���� ��

������������������������� ������������������� �� ���� ���� �� ���� �� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ������������������������������������� 1.2.4 Dinamica demografica Il grafi co mette in evidenza la dinamica della popolazione. Risulta visibile l’infl uenza della componente migratoria sulla variazione della popolazione: in un primo periodo ad una dinamica migratoria fortemente negativa è cor- risposto una dinamica aggregata caratterizzata da saldi positivi; dagli anni 70 la crescita dei fl ussi migratori in entrata ha provocato un aumento della base demografi ca. Dagli anni ‘80 però i fl ussi migratori in entrata non sono riusciti a compensare la componente naturale in forte declino provocando così una costante contrazione della popolazione residente. Tassi di variazione medi decennali

10 8 6 4 2 0 51-61 61-71 71-81 91-01 -2 81-91 -4 -6 -8 Comp. Naturale Comp. Migratoria Var. popolazione Toscana

1.2.5 Caratteristiche della popolazione L’articolazione per classi di età della popolazione delle Colline Metallifere è stata infl uenzata dalle suddette dinamiche demografi che: la popolazione resi- dente risulta più anziana rispetto al dato medio della Toscana. Le classi di età inferiore ai 18 anni hanno, infatti, una consistenza inferiore delle omologhe regionali mentre quelle più anziane superano notevolmente i dati medi regio- nali. Le diff erenze riscontrate rispetto al resto della regione sono confermate

Capitolo 1 31 dall’indice di vecchiaia dell’area che è pari a 2,47, contro un valore regionale di 1,92, e dall’indice di ricambio pari a 0,68 mentre il corrispettivo valore re- gionale è pari a 0,76. Popolazione per classi di età

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�� ������� ����������� �� ������� �� �� � � ��� ���� ����� ����� ����� ��� 1.2.6 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici di specializzazione riportati nella tabella mostrano una sostanziale stabilità del sistema industriale mentre evidenzia una leggera contrazione del settore del commercio a favore invece di una leggera espansione degli altri servizi. Nel complesso il sistema ha avuto una dinamica nel decennio 1991-2001 in linea con quella media regionale. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,60 0,60 0,99 Commercio 0,98 0,94 0,96 Altri servizi 0,70 0,72 1,03 Totale 0,73 0,72 0,99 1.2.7 Turismo Il turismo, vista la natura industriale dell’area, ha forte rilevanza per l’econo- mia locale. Infatti considerando l’indice che misura l’incidenza delle presenze turistiche rispetto alla popolazione residente relativizzato al valore regionale, il sistema viene posto in una posizione superiore rispetto alla media regionale (1,98). Inoltre se si rileva con indicatori indiretti, anche quelle forme di turi- smo che con le seconde case si realizza nei fi ne settimana o per periodi più

32 Capitolo 1 lunghi, l’immagine turistica dell’area appare ulteriormente raff orzata avendo un indice di presenze pari a 3,45. La zona però registra una presenza di turisti stranieri inferiore di quella toscana (47,7%). 1.2.8 Conto risorse impieghi 2003 Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale del SEL vede una forte prevalenza delle importazioni sulle esportazioni determinata dal commercio con il resto d’Italia e del mondo e dagli scambi con gli altri SEL della Toscana. Nel complesso il PIL procapite realizzato nel sistema economico dell’area delle Colline Metallifere è decisamente inferiore a quello medio della regione (per la precisione il 72,3% di quello toscano), mentre risulta decisamente su- periore il ricorso ad importazioni dal resto della Toscana. Rispetto alla media regionale, emerge, in modo particolare, il diverso contributo off erto alla cre- scita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca quella legata ai consumi, che è decisamente superiore al valore aggiunto e anche alla media toscana (103,4%). Una caratteristica, questa, sulla quale incide sia la connotazione turistica dell’area (tra le spese delle famiglie sono, infatti, contabilizzate tutte le spese per consumo che vengono fatte all’interno dell’area e comprendono, quindi, anche le spese dei turisti) sia il vantaggio del sistema economico nel processo di redistribuzione del reddito a livello nazionale (le Colline Metallifere presentano uno dei livelli di invecchiamento più elevati della regione), sia il forte saldo pendolare negativo poiché una parte dei lavo- ratori trova impiego fuori dal SEL e quindi consuma reddito prodotto altrove. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Colline Valori procapite Valori assoluti Metallifere (su 1000 abit.) su Toscana Colline Colline Toscana Toscana Metallifere Metallifere Risorse Prodotto interno lordo 789,21 87.299,30 17,94 24,83 72,26 Importazioni dal resto della Toscana 279,89 14.363,22 6,36 4,08 155,76 Importazioni dal resto Italia e del mondo 478,05 56.242,20 10,87 15,99 67,94 Impieghi Spesa interna delle famiglie 701,92 54.265,10 15,96 15,43 103,39 Spese della Pubblica Amministrazione 162,28 16.062,10 3,69 4,57 80,76 Investimenti fi ssi lordi 187,62 15.905,50 4,26 4,52 94,29 Esportazioni verso il resto della Toscana 168,67 14.363,22 3,83 4,08 93,87 Esportazioni verso Italia e resto del mondo 325,88 57.180,40 7,41 16,26 45,55

Capitolo 1 33 Un’ultima considerazione infi ne con riferimento al valore aggiunto pro- dotto nell’area che non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra ca- pitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.2.9 Produzione di reddito e quantità di lavoro Risulta evidente l’importanza del settore terziario, in particolare del com- mercio che presenta un elevato indice di specializzazione. Settori caratterizzati da indici pari o superiori a 1 (che partecipano quindi ad un valore aggiunto complessivo in misura maggiore di quanto facciano a livello regionale) sono l’agricoltura, le costruzioni ed i servizi pubblici e privati. Il contributo delle Colline Metallifere al VAC aggregato a livello regionale è di circa 722 milioni di euro, pari allo 0,88% del totale regionale. Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Colline Metallifere Toscana Agricoltura, silvicoltura e pesca 3,30 1,70 1,92 Settore moda 0,50 6,20 0,07 Meccanica 2,00 4,60 0,43 Altre industrie 10,40 12,30 0,85 Costruzioni 5,80 4,70 1,25 Commercio e pubblici esercizi 24,50 18,50 1,33 Servizi privati 33,30 32,80 1,02 P.A., istruz., sanità, altri servizi 20,20 19,20 1,05 Totale 100,00 100,00 1,00

Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. In termini occupazionali i settori di maggiore rilevanza sono quelli terziari, in particolare si notano il commercio e i servizi pubblici che presentano un alto indice di specializzazione. L’agricoltura e le costruzioni sono anch’essi sovradimensionati rispetto la media regionale. Per quanto riguarda la dina- mica il sistema registra una performance migliore di quella media regionale ad eccezione del settore moda e dei servizi pubblici.

34 Capitolo 1 Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 5,70 5,60 1,77 1,28 Settore moda 2,10 1,00 0,12 0,67 Meccanica 1,60 2,30 0,61 1,76 Altre industrie 12,00 10,10 0,90 1,05 Costruzioni 7,60 9,50 1,41 1,22 Commercio e pubblici esercizi 28,80 29,40 1,25 1,14 Servizi privati 12,50 17,40 0,93 1,42 P.A., istruz., sanità, altri servizi 29,80 24,60 1,00 0,95 Totale 100,00 100,00 1,00 1,14

1.2.10 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene fornito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese, così come rilevate nell’ultimo censimento delle attività produttive, confrontati poi, con i dati del censimento delle atti- vità produttive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. Circa il 70% degli addetti è occupato nel settore terziario contro il 63,3% del corrispettivo regionale. All’interno del terziario però, si è verifi cata la contrazione del settore del commercio che comunque occupa una quota di addetti (20,3%) superiore a quella media toscana mentre si re- gistra un aumento sensibile dei servizi alle imprese che arriva ad occupare il 10,7% del totale degli addetti. All’interno delle attività manifatturiere par- ticolarmente positive sono le performance delle industrie alimentari e della produzione di metallo che hanno avuto un aumento rispettivamente del 22,4% e 134%. Buone dinamiche di crescita si sono registrate anche nel set- tore delle costruzioni (+8,4%). Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 3,1%, a fronte di un incremento regionale del 4,7%.

Capitolo 1 35 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 SEL Toscana SEL Toscana Totale 11.979 12.355 100,00 100,00 3,10 4,70 Agricoltura, caccia e silvicoltura 74 94 0,80 0,50 27,00 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 33 7 0,10 0,10 -78,80 -3,70 Estrazione di minerali energetici 0 0 0,00 0,00 0,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 584 125 1,00 0,20 -78,60 -31,70 Industrie alimentari 263 322 2,60 1,80 22,40 -3,80 Industrie tessili e dell’abbigliamento 175 110 0,90 5,80 -37,10 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 2 25 0,20 3,80 1150,00 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 83 85 0,70 1,00 2,40 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 24 21 0,20 1,50 -12,50 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 8 18 0,10 0,10 125,00 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 801 474 3,80 1,00 -40,80 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 13 6 0,00 0,80 -53,80 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 72 73 0,60 1,70 1,40 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 164 385 3,10 2,90 134,80 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 95 188 1,50 2,00 97,90 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 99 153 1,20 1,60 54,50 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 13 46 0,40 1,20 253,80 -6,30 Altre industrie manifatturiere 81 112 0,90 2,50 38,30 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 133 124 1,00 0,70 -6,80 -25,50 Costruzioni 1.263 1.369 11,10 7,80 8,40 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per 2.802 2.502 20,30 17,20 -10,70 -4,80 la casa Alberghi e ristoranti 1.020 1.130 9,10 5,40 10,80 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 525 533 4,30 5,60 1,50 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 268 298 2,40 3,20 11,20 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 650 1.322 10,70 10,80 103,40 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 559 540 4,40 4,20 -3,40 -1,10 Istruzione 922 743 6,00 5,80 -19,40 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 678 746 6,00 6,90 10,00 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 575 804 6,50 4,10 39,80 5,70

36 Capitolo 1 1.3 SEL 31 Amiata Grossetano 1.3.1 I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale Suddiviso in età medioevale tra i possedimenti dell’Abbazia di S. Salvatore sul Monte Amiata ed alcune signorie locali tra le quali spiccava la potente stirpe degli Aldobrandeschi, l’Amiata Grossetano venne progressivamente assorbito dalla Repubblica di Siena che, già all’inizio del XV secolo, esercitava un pieno dominio sull’area. Nel 1559 con la caduta di Montalcino, ultimo baluardo della repubblica senese, anche il territorio amiatino entrò a far parte dei domini di Cosimo I dè Medici e del Granducato di Toscana seguendone le sorti fi no all’Unità d’Italia. Data la natura del territorio, in passato le attività economiche prevalenti erano l’agricoltura, la pastorizia e la silvicoltura. Nel primo cinquantennio del Novecento ebbe notevole fortuna lo sfruttamento delle miniere di mercurio ma oggigiorno, ormai esauritasi l’attività mineraria, l’economia locale è in larga parte fondata su un’agricoltura ridimensionata, su un ridotto settore industriale (costruzioni, materiali da costruzioni, in- dustria alimentari, lavorazione del legno) e, soprattutto, su un terziario in larga misura coincidente con un settore turistico in crescita. La deliberazione consiliare n. 69 del 21 febbraio 2000 ha riconosciuto all’Amiata Grossetano la qualifi ca di “sistema produttivo locale manifatturiero” con specializzazione nell’industria alimentare. Da sottolineare infi ne che tutti i comuni del SEL (Castel del Piano e Cinigiano solo parzialmente) sono inseriti nella Comunità Montana dell’Amiata Grossetano (zona II). Dati strutturali

Valore Unità di Indice di Amiata Grossetano Reddito disponibile Addetti Imprese aggiunto lavoro disocc. Valori assoluti 312,22 7.364 4,70 277.858.573,00 5.058 1.484 Valori procapite 16,29 0,38 0,02 14,47 0,26 0,08 Indice procapite 0,70 0,83 0,16 0,91 0,68 0,89

Pop. Tipologia Comuni del SEL Km2 Redd. disp. procapite Addetti Imprese 2002 morfol. Arcidosso 93,39 4.103 Colle Monte 14,77 1.249 325 Castel del Piano 67,79 4.405 Colle 14,92 1.471 367 Castell’Azzara 64,72 1.799 Colle Monte 13,59 259 117 Cinigiano 161,65 2.640 Colle 13,67 497 178 Roccalbegna 124,96 1.212 Colle 14,45 239 100 Santa Fiora 62,91 2.783 Monte 14,58 942 226 Seggiano 49,53 936 Colle Monte 14,98 176 64 Semproniano 81,44 1.284 Colle 14,71 225 107

Capitolo 1 37 1.3.2 Movimenti pendolari per motivi di lavoro Riguardo al pendolarismo si nota un livello di autocontenimento di fl ussi piuttosto elevato soprattutto sul versante degli ingressi. In relazione alle uscite invece, il SEL appare relativamente più aperto facendo registrare una cessione di lavoratori verso l’esterno quantifi cabile intorno al 20% del totale. Le destinazioni principali sono l’Area Grossetana, e l’Amiata Val d’Orcia. Il saldo totale a livello di sistema è leggermente negativo. All’interno il SEL è organizzato intorno ai due poli di Santa Fiora e Castel del Piano. Movimenti pendolari per motivi di lavoro

Composizione % di: Ingressi per luogo di origine Uscite per luogo di destinazione Spostamenti da - verso Ingressi Uscite Area Grossetana 4,00 5,20 Amiata Val d’Orcia 3,00 10,60 Albegna-Fiora Q. Colline Interne 2,20 2,30 Altri SEL toscani 0,90 1,90 Totale fuori SEL 10,10 20,00 Totale interno SEL (movimento interno) 89,90 80,00 Totale complessivo 100,00 100,00 1.3.3 Traiettorie dello sviluppo L’analisi delle traiettorie di crescita economica seguite dal SEL e dalla re- gione nel suo complesso mostra come lo sviluppo dell’Amiata Grossetano sia stato completamente diverso da quello della Toscana. Il ritmo di crescita degli addetti procapite nelle attività non agricole è stato nettamente rallentato e, ad oggi, il livello di attività raggiunto risulta essere inferiore a quello medio re- gionale. Anche per l’aspetto demografi co si nota una profonda diff erenza con i valori medi regionali: il SEL registra infatti una costante diminuzione della popolazione in controtendenza con i dati regionali. Traiettorie dello sviluppo

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38 Capitolo 1 1.3.4 Dinamica demografica Il grafi co mette in evidenza la dinamica della popolazione. La variazione demografi ca, del SEL, nel corso dei decenni è stata caratterizzata da saldi negativi che hanno portato la curva che rappresenta la variazione di popola- zione dell’area a mantenersi costantemente al di sotto di quella che si riferisce alla regione. Se osserviamo le componenti del saldo demografi co si nota come l’andamento della popolazione sia principalmente dovuto all’azione della componente migratoria. Nell’Amiata Grossetano, infatti, come nella maggior parte delle zone montane della Toscana, si è assistito ad uno spopolamento delle montagne dal dopo guerra in poi. Nei decenni successivi una progres- siva riduzione dei saldi migratori negativi si è accompagnata ad una fl essione costante della curva relativa alla componente naturale fi no a che non si è venuta a creare una situazione speculare a quella iniziale con saldi negativi fatti registrare dalla componente naturale e saldi positivi caratterizzanti quella migratoria. Questi ultimi, tuttavia, non riescono a controbilanciare l’eff etto prodotto dalla fl essione della componente naturale. Nell’ultimo decennio si registra tuttavia un rallentamento del ritmo di decremento demografi co.

Tassi di variazione medi decennali

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1.3.5 Caratteristiche della popolazione L’articolazione per classi di età della popolazione dell’Amiata Grossetano risulta caratterizzata da una elevata incidenza di anziani ed una bassa quota di giovani. Ciò è dovuto principalmente alle dinamiche migratorie pregresse. Questo viene confermato sia dall’indice di vecchiaia dell’area, che è il più alto della Toscana, pari a 3,48, contro un valore regionale di 1,92, sia dall’indice di ricambio che è pari a 0,58, mentre il corrispondente valore medio regionale è pari a 0,58.

Capitolo 1 39 Popolazione per classi di età

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�� ������ ���������� �� ������� �� �� � � ��� ���� ����� ����� ����� ��� 1.3.6 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Il sistema non presenta una struttura produttiva particolarmente sviluppata e mostra indici di dotazione che sono decisamente più bassi della media regionale. Il settore che mostra una certa consistenza è quello del commercio. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,48 0,66 1,37 Commercio 0,81 0,72 0,89 Altri servizi 0,71 0,65 0,92 Totale 0,64 0,67 1,05 1.3.7 Turismo I dati sulle presenze turistiche uffi ciali pongono l’Amiata Grossetano in una posizione leggermente inferiore all’indice che misura l’incidenza delle presenze turistiche rispetto alla popolazione residente relativizzato al valore regionale (0,82) e con una quota di stranieri decisamente inferiore a quella media toscana (34,8%). Tuttavia rilevando con indicatori indiretti, anche quelle forme di turismo che con le seconde case si realizza nei fi ne settimana o per periodi più lunghi, l’immagine appare notevolmente modifi cata. La zona infatti, presenta un indice di presenze nell’area decisamente superiore al dato regionale (3,80).

40 Capitolo 1 1.3.8 Conto risorse impieghi 2003 Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale del SEL vede una leggera prevalenza delle importazioni sulle esportazioni determinata dal com- mercio con il resto d’Italia e del mondo. Nel complesso il PIL procapite realizzato nel sistema economico dell’area dell’Amiata Grossetano è inferiore a quello medio della regione (per la pre- cisione il 74,3% di quello toscano), mentre risulta decisamente superiore il ricorso ad importazioni dal resto della Toscana. Rispetto alla media regionale, emerge in modo particolare il diverso contributo off erto alla crescita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca l’indice legato pari al 77,4%. Risulta quindi una certa corrispondenza all’interno del sistema fra ciò che si produce e quello che si consuma, anche se il valore aggiunto prodotto nell’area non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra capitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Amiata Valori assoluti Valori procapite Grossetano (su 1000 abit.) su Toscana Amiata Amiata Toscana Toscana Grossetano Grossetano Risorse Prodotto interno lordo 353,48 87.299,30 18,45 24,83 74,30 Importazioni dal resto della Toscana 80,70 14.363,22 4,21 4,08 103,10 Importazioni dal resto Italia e del mondo 207,43 56.242,20 10,82 15,99 67,68 Impieghi Spesa interna delle famiglie 228,41 54.265,10 11,92 15,43 77,24 Spese della Pubblica Amministrazione 79,47 16.062,10 4,15 4,57 90,79 Investimenti fi ssi lordi 76,34 15.905,50 3,98 4,52 88,08 Esportazioni verso il resto della Toscana 109,30 14.363,22 5,70 4,08 139,64 Esportazioni verso Italia e resto del mondo 147,76 57.180,40 7,71 16,26 47,42

Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.3.9 Produzione di reddito e quantità di lavoro Risulta evidente la vocazione agricola dell’area che presenta un indice di specializzazione pari a 7,17. Anche il terziario assume un ruolo fondamentale

Capitolo 1 41 producendo il 70,5% del VAC aggregato. L’alto livello di specializzazione del commercio e delle costruzioni, inoltre, conferma la vocazione turistica del- l’area. Il contributo dell’area dell’Amiata Grossetano al VAC aggregato a livello regionale è di circa 312 milioni di euro, pari allo 0,38% del totale regionale. Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Amiata Grossetano Toscana Agricoltura, silvicoltura e pesca 12,20 1,70 7,17 Settore moda 1,10 6,20 0,18 Meccanica 0,30 4,60 0,07 Altre industrie 9,70 12,30 0,79 Costruzioni 6,10 4,70 1,32 Commercio e pubblici esercizi 23,60 18,50 1,28 Servizi privati 21,60 32,80 0,66 P.A., istruz., sanità, altri servizi 25,30 19,20 1,32 Totale 100,00 100,00 1,00 Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. Dal punto di vista occupazionale il settore più rilevante è quello del com- mercio nonostante la negativa performance registrata dal 1998 al 2003. Si rileva anche l’alto indice di specializzazione del settore dell’agricoltura, delle costruzioni e dei servizi pubblici. Tutti gli altri indici di specializzazione sono inferiori alla media toscana. Per quanto riguarda la dinamica complessiva il sistema mostra un andamento inferiore a quello medio toscano. I settori più in diffi coltà sono quelli della meccanica e del commercio. Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 18,10 19,40 6,12 1,15 Settore moda 2,90 2,30 0,27 0,96 Meccanica 0,80 0,60 0,14 0,69 Altre industrie 8,60 10,30 0,92 1,24 Costruzioni 6,80 8,60 1,28 1,04 Commercio e pubblici esercizi 24,90 21,60 0,92 0,81 Servizi privati 7,90 10,50 0,56 1,13 P.A., istruz., sanità, altri servizi 30,00 26,70 1,09 0,86 Totale 100,00 100,00 1,00 0,96

42 Capitolo 1 1.3.10 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene for- nito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese, così come rilevate nell’ultimo cen- simento delle attività produttive, confrontati poi, con i dati del censimento delle attività produttive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. La tabella mostra chiaramente la preminenza del commercio (19,4%) e delle costruzioni (11,7%), ma mentre il commercio fa segnalare una contrazione del settore (-18,5%), le costruzioni registrano invece una buona performance (+21%). Da segnalare anche i settori delle industrie alimentari (9,7%), attività queste caratterizzate da un’ottima perfor- mance, e degli alberghi e ristoranti (7,3%). Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 3,1% a fronte di un incremento regionale del 4,7%.

Capitolo 1 43 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 SEL Toscana SEL Toscana Totale 4.907 5.058 100,00 100,00 3,10 4,70 Agricoltura, caccia e silvicoltura 214 164 3,20 0,50 -23,40 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0 0 0,00 0,10 0,00 -3,70 Estrazione di minerali energetici 0 0 0,00 0,00 0,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 7 22 0,40 0,20 214,30 -31,70 Industrie alimentari 344 492 9,70 1,80 43,00 -3,80 Industrie tessili e dell’abbigliamento 69 45 0,90 5,80 -34,80 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 46 143 2,80 3,80 210,90 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 114 87 1,70 1,00 -23,70 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 8 4 0,10 1,50 -50,00 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 0 0 0,00 0,10 0,00 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 0 7 0,10 1,00 0,00 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 9 9 0,20 0,80 0,00 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 42 41 0,80 1,70 -2,40 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 45 146 2,90 2,90 224,40 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 8 19 0,40 2,00 137,50 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 21 21 0,40 1,60 0,00 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 0 0 0,00 1,20 0,00 -6,30 Altre industrie manifatturiere 39 16 0,30 2,50 -59,00 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 21 20 0,40 0,70 -4,80 -25,50 Costruzioni 490 593 11,70 7,80 21,00 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni 1.065 868 17,20 17,20 -18,50 -4,80 personali e per la casa Alberghi e ristoranti 403 368 7,30 5,40 -8,70 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 236 177 3,50 5,60 -25,00 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 80 92 1,80 3,20 15,00 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 207 324 6,40 10,80 56,50 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 348 310 6,10 4,20 -10,90 -1,10 Istruzione 510 513 10,10 5,80 0,60 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 404 451 8,90 6,90 11,60 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 177 126 2,50 4,10 -28,80 5,70

44 Capitolo 1 1.4 SEL 32 Area Grossetana 1.4.1 I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale Divisa in passato tra le signorie locali degli Aldobrandeschi e degli Ar- dengheschi, l’Area Grossetana cadde progressivamente sotto l’infl uenza politico-militare di Siena, con la sola eccezione di Castiglione della Pescaia, prima possedimento pisano e poi fi orentino. La sconfi tta subita ad opera delle truppe austro-ispano-medicee guidate da Cosimo dè Medici (1555) provocò la defi nitiva eclissi della repubblica senese che fu inglobata nel na- scente Granducato di Toscana; l’area attorno a Grosseto seguì, a distanza di pochi anni, il destino della Dominante. Storicamente basata sulle attività agri- cole e zootecniche, l’economia locale si è maggiormente orientata nel corso degli ultimi anni verso i settori extra agricoli, anche se il peso dell’agricoltura sul totale resta tuttora signifi cativo. Degno di nota soprattutto il terziario ed, in misura minore, il settore industriale (industrie alimentari, materiali per l’edilizia, meccanica, legno, piccola cantieristica). Accanto ad una rilevante componente turistica dovuta alla presenza di località balneari di grande ri- chiamo (, Castiglion della Pescaia, , Principina), le restanti attività terziarie si concentrano soprattutto nel comune capoluogo di Grosseto ed aff eriscono alle funzioni tipiche di un’area urbana di rilievo, legate al settore pubblico (pubblica amministrazione, sanità, istruzione) ma anche ad un terziario privato di considerevole spessore (commercio, trasporti e telecomunicazioni, attività professionali ed imprenditoriali). Da notare che i comuni di Civitella Paganico (ha 10.385) e Roccastrada (ha 9.504) sono clas- sifi cati come comuni dal territorio parzialmente montano. Dati strutturali

Valore Unità di Indice di Reddito Area Grossetana Addetti Imprese aggiunto lavoro disocc. disponibile Valori assoluti 1.976 41.734 5,20 1.503.740.544,00 31.652 8.787 Valori procapite 21,20 0,45 0,01 16,16 0,34 0,09 Indice procapite 0,94 0,98 0,04 1,01 0,89 1,00

Tipologia Redd. disp. Comuni del SEL Km2 Pop. 2002 Addetti Imprese morfol. procapite Campagnatico 162,15 2.441 Piano Colle 13,06 354 136 Castiglion della Pescaia 208,96 7.269 Colle 16,19 2.608 981 Civitella Paganico 192,71 3.058 Colle 14,30 630 241 Grosseto 474,46 71.378 Piano 16,62 26.307 6.823 Roccastrada 284,37 9.240 Colle 13,41 1.753 606

Capitolo 1 45 1.4.2 Movimenti pendolari per motivi di lavoro Il quadro relativo al pendolarismo mostra un sistema locale fortemente au- tocontenuto: più del 90% degli occupati trova lavoro internamente all’area. I modesti scambi da e verso gli altri sistemi sono principalmente diretti verso le Colline Metallifere e la Costa d’Argento. Il saldo totale registrato a livello di sistema risulta leggermente positivo. All’interno del sistema si evidenziano i comuni di Grosseto ed in subordine quello di Castiglion della Pescaia come poli attrattori di forze lavoro avendo entrambi saldi positivi. Movimenti pendolari per motivi di lavoro

Composizione % di: Ingressi per luogo di origine Uscite per luogo di destinazione Spostamenti da - verso Ingressi Uscite Colline Metallifere 3,50 2,40 Albegna-Fiora Q. Costa d’Argento 2,50 1,20 Albegna-Fiora Q. Colline Interne 1,10 0,50 Amiata Grossetano 1,00 0,70 Altri SEL toscani 1,00 3,20 Totale fuori SEL 9,10 8,00 Totale interno SEL (movimento interno) 90,90 92,00 Totale complessivo 100,00 100,00 1.4.3 Traiettorie dello sviluppo Il grafi co evidenzia le diff erenze del percorso di sviluppo dell’Area Grossetana e quello seguito dalla Toscana nel suo complesso. Si registra infatti una no- tevole capacità di attrazione della popolazione nonostante l’ultimo decennio mostri un’inversione di tendenza. A livello occupazionale i valori, se pur deci- samente inferiori alla media regionale, mostrano un costante aumento fi no al 1981 mentre per gli anni successivi si registra una lieve perdita d’importanza dei settori extra agricoli. Traiettorie dello sviluppo

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46 Capitolo 1 1.4.4 Dinamica demografica Il grafi co mette in evidenza la dinamica della popolazione. La curva relativa alla variazione demografi ca ha avuto dei saldi positivi soprattutto nel pe- riodo 1951-1981, quando, in virtù dell’attrattività esercitata dal capoluogo di provincia nei confronti delle campagne circostanti, alla positività della com- ponente migratoria si sommava la componente naturale, anch’essa positiva. Dagli anni ‘80 in poi i fl ussi migratori non sono più stati in grado di com- pensare il declino della componente naturale facendo registrare nell’ultimo decennio una variazione complessiva leggermente negativa. Tassi di variazione medi decennali

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1.4.5 Caratteristiche della popolazione L’articolazione per classi di età della popolazione dell’Area Grossetana ri- sulta in linea rispetto a quella media regionale. È possibile notare come le classi centrali siano leggermente più consistenti delle omologhe regionali e quelle più giovani leggermente più esigue. La forte similitudine del livello locale con quello regionale viene confermato soprattutto dall’indice di vecchiaia dell’area che è pari a 1,96, contro un valore regionale di 1,92, e dall’indice di ricambio pari a 0,74 mentre il corrispettivo valore regionale è pari a 0,76. Popolazione per classi di età �� �� �� �� ��������������� �� ������� �� �� � � ��� ���� ����� ����� ����� ���

Capitolo 1 47 1.4.6 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici di specializzazione riportati nella tabella evidenziano un’area dinamica con una crescita leggermente inferiore a quella media toscana. Da notare l’incidenza del settore del commercio e degli altri servizi (anche se in calo) a dimostrazione della vocazione terziaria e turistica dell’area, mentre sembra poco rilevante la presenza dell’industria. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,57 0,55 0,96 Commercio 1,09 1,08 0,99 Altri servizi 1,14 1,04 0,91 Totale 0,90 0,87 0,96 1.4.7 Turismo Il turismo ha una notevole rilevanza per l’economia locale. Considerando infatti l’indice che misura l’incidenza delle presenze turistiche rispetto alla po- polazione residente relativizzato al valore regionale, il sistema viene posto in una posizione superiore rispetto alla media regionale (2,61). Inoltre se si rileva con indicatori indiretti, anche quelle forme di turismo che con le seconde case si realizza nei fi ne settimana o per periodi più lunghi, l’immagine turistica del- l’area non appare mutata avendo un indice di presenze pari a 2,34. La zona però registra una presenza di turisti stranieri inferiore a quella toscana (31,8%). 1.4.8 Conto risorse ed impieghi 2003 Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale del SEL vede la prevalenza delle importazioni sulle esportazioni determinata dal commercio con il resto d’Italia e del mondo mentre risultano positivi gli scambi con gli altri SEL della Toscana. Nel complesso il PIL procapite realizzato nel sistema economico dell’Area Grossetana è leggermente inferiore a quello medio della regione (per la pre-

48 Capitolo 1 cisione il 97% di quello toscano), così come il ricorso ad importazioni, specie dalla Toscana. Emerge in modo particolare il diverso contributo off erto alla crescita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca l’in- dice legato ai consumi (102,7%); una caratteristica, questa, sulla quale incide considerevolmente la connotazione turistica dell’area: tra le spese delle fami- glie sono, infatti, contabilizzate tutte le spese per consumo che vengono fatte all’interno dell’area e comprendono, quindi, anche le spese dei turisti. Anche l’alto peso delle spese della PA è spiegabile col fatto che i servizi forniti dalle pubbliche amministrazioni sono rivolti oltre che ai cittadini residenti anche a quelli che sono presenti, sotto varie forme, all’interno dell’area. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Area Valori assoluti Valori procapite Grossetana (su 1000 abit.) su Toscana Area Area Toscana Toscana Grossetana Grossetana Risorse Prodotto interno lordo 2.254,54 87.299,30 24,14 24,83 97,24 Importazioni dal resto della Toscana 166,23 14.363,22 1,78 4,08 43,58 Importazioni dal resto Italia e del mondo 1.066,57 56.242,20 11,42 15,99 71,41 Impieghi Spesa interna delle famiglie 1.480,59 54.265,10 15,85 15,43 102,73 Spese della Pubblica Amministrazione 470,49 16.062,10 5,04 4,57 110,29 Investimenti fi ssi lordi 398,268 15.905,50 4,26 4,52 94,28 Esportazioni verso il resto della Toscana 301,48 14.363,22 3,23 4,08 79,03 Esportazioni verso Italia e resto del mondo 835,14 57.180,40 8,94 16,26 54,99 Un’ultima considerazione infi ne con riferimento al valore aggiunto pro- dotto nell’area che non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra capitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il di- verso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.4.9 Produzione di reddito e quantità di lavoro Si evidenzia l’importanza del terziario che copre l’82,7% del VAC aggregato con un alti indici di specializzazione soprattutto nel commercio e nei ser- vizi pubblici. Meno importanti in termini di contributo ma con un’incidenza assai più elevata della media regionale, l’agricoltura e le costruzioni. Il contributo dell’Area Grossetana al VAC aggregato a livello regionale è di circa 2082 milioni di euro, pari al 2,5% del totale regionale.

Capitolo 1 49 Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Area Grossetana Toscana Agricoltura, silvicoltura e pesca 4,00 1,70 2,38 Settore moda 1,80 6,20 0,29 Meccanica 0,90 4,60 0,20 Altre industrie 5,80 12,30 0,47 Costruzioni 4,70 4,70 1,01 Commercio e pubblici esercizi 23,80 18,50 1,29 Servizi privati 36,50 32,80 1,11 P.A., istruz., sanità, altri servizi 22,50 19,20 1,17 Totale 100,00 100,00 1,00

Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. In termini occupazionali continua a rivestire un ruolo fondamentale il ter- ziario che occupa il 75,5% circa delle unità di lavoro nell’Area Grossetana. L’indice di specializzazione più alto, al di fuori del settore terziario, si ha nell’agricoltura e nelle costruzioni. La dinamica complessiva dell’area è leg- germente inferiore a quella media toscana; i settori che hanno registrato buone performance sono l’agricoltura, le costruzioni e i servizi privati. Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 7,60 7,70 2,43 1,10 Settore moda 3,70 2,00 0,24 0,66 Meccanica 1,60 1,20 0,31 0,78 Altre industrie 8,30 5,50 0,49 0,70 Costruzioni 6,60 8,10 1,19 1,02 Commercio e pubblici esercizi 25,80 27,00 1,15 0,99 Servizi privati 15,50 20,10 1,08 1,12 P.A., istruz., sanità, altri servizi 31,00 28,30 1,15 0,89 Totale 100,00 100,00 1,00 0,97 1.4.10 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene fornito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese, così come rilevate nell’ultimo censimento delle attività produttive, confrontati poi, con i dati del censimento delle atti-

50 Capitolo 1 vità produttive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. Emerge chiaramente l’importanza del terziario. Il settore del commercio insieme a quello delle attività professionali ed imprendito- riali, sono i settori in termini occupazionali più ampi (rispettivamente 21,6% e 12,0%). Il primo ha subito una fl essione -3,2% mentre il secondo ha avuto una buona performance pari al 31,7%. Seguono le costruzioni, i trasporti ed attività connesse, gli alberghi e ristoranti. Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 1,8% a fronte di un incremento regionale del 4,7%.

Capitolo 1 51 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 SEL Toscana SEL Toscana Totale 31.098 31.652 100,00 100,00 1,80 4,70 Agricoltura, caccia e silvicoltura 416 343 1,10 0,50 -17,50 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 43 96 0,30 0,10 123,30 -3,70 Estrazione di minerali energetici 0 0 0,00 0,00 0,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 143 82 0,30 0,20 -42,70 -31,70 Industrie alimentari 549 674 2,10 1,80 22,80 -3,80 Industrie tessili e dell’abbigliamento 1.375 713 2,30 5,80 -48,10 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 57 21 0,10 3,80 -63,20 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 175 160 0,50 1,00 -8,60 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 143 184 0,60 1,50 28,70 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 38 6 0,00 0,10 -84,20 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 23 9 0,00 1,00 -60,90 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 381 325 1,00 0,80 -14,70 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 242 195 0,60 1,70 -19,40 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 242 296 0,90 2,90 22,30 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 185 122 0,40 2,00 -34,10 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 286 275 0,90 1,60 -3,80 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 96 124 0,40 1,20 29,20 -6,30 Altre industrie manifatturiere 222 192 0,60 2,50 -13,50 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 299 295 0,90 0,70 -1,30 -25,50 Costruzioni 2.934 3.203 10,10 7,80 9,20 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni 7.072 6.843 21,60 17,20 -3,20 -4,80 personali e per la casa Alberghi e ristoranti 1.844 2.049 6,50 5,40 11,10 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 2.100 1.750 5,50 5,60 -16,70 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 888 1.113 3,50 3,20 25,30 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 2.880 3.794 12,00 10,80 31,70 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 2.242 2.750 8,70 4,20 22,70 -1,10 Istruzione 2.084 1.866 5,90 5,80 -10,50 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 2.330 2.644 8,40 6,90 13,50 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.809 1.528 4,80 4,10 -15,50 5,70

52 Capitolo 1 1.5 SEL 33.1 Albegna-Fiora Q. Costa d’Argento 1.5.1 I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale Capalbio, Magliano, Monte Argentario ed Orbetello seguirono - in età me- dioevale - le vicende di quella parte della contea aldobrandesca che fu soggetta alle contrastanti infl uenze politiche di Orvieto e Siena e che da quest’ultima venne infi ne assoggettata a metà del Trecento. L’Isola del Giglio, invece, fu conquistata dai fi orentini nel 1406. Con la caduta della Repubblica di Siena (1555), gran parte del territorio fu inglobata nel Granducato di Toscana mentre i territori di Monte Argentario ed Orbetello andarono a costituire - insieme a , Porto Longone (poi Portoferraio) e Capoliveri nell’Elba - lo Stato dei Presidi. Vennero poi defi nitivamente riuniti al Granducato solo all’indomani del Congresso di Vienna (1815). L’economia locale era in passato basata sulla pesca e sull’agricoltura - fortemente limitata però dall’impalu- damento del suolo e dalle frequenti epidemie di malaria che ne derivavano. L’agricoltura, tornata ad essere importante con gli interventi di bonifi ca in epoca fascista, ha tuttora un peso signifi cativo nell’ambito del quadro econo- mico locale, assieme al settore zootecnico e alla piscicoltura concentrata nella zona della . Allo scarso sviluppo del comparto industriale (degni di nota solo il settore dell’edilizia, dell’alimentare e la cantieristica da diporto), ha fatto riscontro una signifi cativa crescita del terziario legato al turismo. Da notare che il comune di Monte Argentario è classifi cato come comune dal territorio interamente montano (ha 6.024). Dati strutturali

Valore Unità di Indice di Reddito Costa d’Argento Addetti Imprese aggiunto lavoro disocc. disponibile Valori assoluti 626,07 13.978 5,00 524.030.595,00 9.688 3.082 Valori procapite 17,33 0,39 0,01 14,72 0,27 0,09 Indice procapite 0,74 0,85 0,1 0,92 0,71 1,00

Tipologia Redd. disp. Comuni del SEL Km2 Pop. 2002 Addetti Imprese morfol. procapite Capalbio 187,60 3.906 Piano Colle 13,92 837 290 Isola del Giglio 23,80 1.377 Colle Monte 14,82 538 213 Magliano in Toscana 250,68 3.709 Piano Colle 13,50 459 210 Monte Argentario 60,29 12.397 Colle 14,11 3.238 1.061 Orbetello 226,98 14.738 Piano 15,22 4.616 1.308

Capitolo 1 53 1.5.2 Movimenti pendolari per motivi di lavoro Riguardo al pendolarismo si nota un livello di autocontenimento di fl ussi molto elevato soprattutto sul versante degli ingressi. In relazione alle uscite invece, il SEL appare relativamente più aperto facendo registrare una cessione di lavoratori verso l’esterno quantifi cabile in circa il 10% del totale. Le desti- nazioni principali sono l’Area Grossetana, e le Colline Interne dell’Albegna e Fiora. Il saldo totale a livello di sistema è leggermente negativo. All’interno del sistema emergono i poli attrattori d’Orbetello e del Monte Argentario in virtù dei saldi positivi registrati. Movimenti pendolari per motivi di lavoro

Composizione % di: Ingressi per luogo di origine Uscite per luogo di destinazione Spostamenti da - verso Ingressi Uscite Area Grossetana 3,70 7,40 Albegna-Fiora Q. Colline Interne 2,10 1,60 Colline Metallifere 0,20 0,20 Altri SEL toscani 0,40 1,00 Totale fuori SEL 6,40 10,20 Totale interno SEL (movimento interno) 93,60 89,80 Totale complessivo 100,00 100,00 1.5.3 Traiettorie dello sviluppo Il grafi co evidenzia le diff erenze del percorso di sviluppo della Costa d’Ar- gento e quello seguito dalla Toscana nel suo complesso. Il ritmo di crescita degli addetti procapite nelle attività non agricole è nettamente rallentato e, ad oggi, il livello di attività raggiunto risulta essere inferiore a quello medio regionale. Anche per l’aspetto demografi co si nota una profonda diff erenza con i valori medi regionali: dal 1981 il SEL registra infatti una costante dimi- nuzione della popolazione in controtendenza con i dati regionali. Traiettorie dello sviluppo

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54 Capitolo 1 1.5.4 Dinamica demografica Il grafi co mette in evidenza la dinamica della popolazione. Se osserviamo le componenti del saldo demografi co si nota come l’andamento della popo- lazione sia principalmente dovuto all’azione della componente migratoria. Quest’ultima pur partendo da valori positivi, ha fatto, quasi subito, registrare da saldi negativi che, sempre compensati da una componente naturale posi- tiva anche se decrescente, si sono ridotti stabilizzandosi su valori intorno allo zero fi no agli anni ‘80. Dagli anni ‘80 in poi alla negatività della componente migratoria si è sommata quella della componente naturale portando così la curva che rappresenta la variazione della popolazione a collocarsi al di sotto di quella media regionale. Tassi di variazione medi decennali ��

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1.5.5 Caratteristiche della popolazione L’articolazione per classi di età della popolazione della Costa d’Argento ri- sulta caratterizzata da un leggero sovradimensionamento delle classi medie e viceversa da una esiguità delle classi più anziane rispetto ai valori medi re- gionali. Ciò è dovuto principalmente alle dinamiche migratorie pregresse. Questo viene confermato sia dall’indice di vecchiaia dell’area che è pari a 1,84, contro un valore regionale di 1,92, sia dall’indice di ricambio che è pari a 0,74, contro un valore medio regionale pari a 0,76. Popolazione per classi di età �� �� �� �� ��������������� �� ������� �� �� � � ��� ���� ����� ����� ����� ���

Capitolo 1 55 1.5.6 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Il sistema non presenta una struttura produttiva particolarmente sviluppata ad eccezione del commercio. Per quanto riguarda l’aspetto dinamico il sistema registra indici di dotazione che sono leggermente più alti della media regionale escluso il commercio. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,43 0,47 1,08 Commercio 1,07 1,02 0,96 Altri servizi 0,68 0,72 1,06 Totale 0,67 0,70 1,03 1.5.7 Turismo I dati sulle presenze turistiche uffi ciali pongono la Costa d’Argento in una posizione molto alta rispetto all’indice che misura l’incidenza delle presenze turistiche rispetto alla popolazione residente relativizzato al valore regionale (3,56) con una quota di stranieri però, decisamente inferiore a quella media toscana (15,3). Inoltre rilevando con indicatori indiretti anche quelle forme di turismo che con le seconde case si realizza nei fi ne settimana o per periodi più lunghi, l’immagine appare notevolmente raff orzata. La zona infatti, presenta un indice di presenze nell’area decisamente superiore al dato regionale (4,05). 1.5.8 Conto risorse ed impieghi 2003 Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale del SEL vede una forte prevalenza delle importazioni sulle esportazioni determinata dal commercio con il resto d’Italia e del mondo e dagli scambi con gli altri SEL della Toscana. Nel complesso il PIL procapite realizzato nel sistema economico dell’area della Costa d’Argento è decisamente inferiore a quello medio della regione (per la precisione il 76% di quello toscano), così come il ricorso ad importazioni

56 Capitolo 1 dal resto d’Italia e del mondo. Emerge in modo particolare il diverso contri- buto off erto alla crescita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca l’indice legato ai consumi (113,5%). Una caratteristica, questa, sulla quale incide sia la connotazione turistica dell’area (tra le spese delle fa- miglie sono, infatti, contabilizzate tutte le spese per consumo che vengono fatte all’interno dell’area e comprendono, quindi, anche le spese dei turisti) sia il leggero saldo pendolare negativo poiché una parte dei lavoratori trova impiego fuori dal SEL e quindi consuma reddito prodotto altrove. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Albegna- Fiora Valori assoluti Valori procapite Q. Costa (su 1000 abit.) d’argento su Toscana Albegna-Fiora Albegna-Fiora Q. Costa Toscana Q. Costa Toscana d’argento d’argento Risorse Prodotto interno lordo 684,85 87.299,30 18,96 24,83 76,36 Importazioni dal resto della Toscana 147,47 14.363,22 4,08 4,08 99,93 Importazioni dal resto Italia e del 372,98 56.242,20 10,32 15,99 64,55 mondo Impieghi Spesa interna delle famiglie 632,76 54.265,10 17,51 15,43 113,49 Spese della Pubblica Amministrazione 142,45 16.062,10 3,94 4,57 86,32 Investimenti fi ssi lordi 133,40 15.905,50 3,69 4,52 81,63 Esportazioni verso il resto della 64,88 14.363,22 1,80 4,08 43,97 Toscana Esportazioni verso Italia e resto del 231,51 57.180,40 6,41 16,26 39,41 mondo

Un’ultima considerazione infi ne con riferimento al valore aggiunto pro- dotto nell’area che non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra capitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il di- verso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.5.9 Produzione di reddito e quantità di lavoro Risulta evidente la vocazione agricola dell’area che presenta un indice di specializzazione pari a 4,55. Anche il terziario assume un ruolo fondamentale producendo il 80,3% del VAC aggregato. Il basso livello di specializzazione dell’industria conferma della vocazione turistica dell’area

Capitolo 1 57 Il contributo dell’area della Costa d’Argento al VAC aggregato a livello re- gionale è di circa 626 milioni di euro, pari allo 0,76% del totale regionale. Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Albegna-Fiora Q. Toscana Costa d’argento Agricoltura, silvicoltura e pesca 7,70 1,70 4,55 Settore moda 0,10 6,20 0,02 Meccanica 1,30 4,60 0,27 Altre industrie 5,60 12,30 0,46 Costruzioni 4,90 4,70 1,05 Commercio e pubblici esercizi 27,20 18,50 1,47 Servizi privati 33,10 32,80 1,01 P.A., istruz., sanità, altri servizi 20,00 19,20 1,04 Totale 100,00 100,00 1,00 Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. Dal punto di vista occupazionale il settore più rilevante è quello del com- mercio nonostante la negativa performance registrata dal 1998 al 2003. Si rileva anche l’alto indice di specializzazione del settore dell’agricoltura, delle costruzioni e dei servizi pubblici. Tutti gli altri indici di specializzazione sono inferiori alla media toscana. Per quanto riguarda la dinamica complessiva il sistema mostra un andamento inferiore a quello medio toscano. I settori più in diffi coltà sono quelli della meccanica, del commercio, del settore moda e dei servizi pubblici. Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 18,10 19,40 6,12 1,15 Settore moda 2,90 2,30 0,27 0,96 Meccanica 0,80 0,60 0,14 0,69 Altre industrie 8,60 10,30 0,92 1,24 Costruzioni 6,80 8,60 1,28 1,04 Commercio e pubblici esercizi 24,90 21,60 0,92 0,81 Servizi privati 7,90 10,50 0,56 1,13 P.A., istruz., sanità, altri servizi 30,00 26,70 1,09 0,86 Totale 100,00 100,00 1,00 0,96

58 Capitolo 1 1.5.10 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene fornito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese, così come rilevate nell’ultimo censimento delle attività produttive, confrontati poi, con i dati del censimento delle atti- vità produttive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. Si registra la preminenza delle attività legate al turi- smo che in termini di addetti vedono il commercio e gli alberghi e ristoranti pesare rispettivamente il 20,1% e il 13,3% ma mentre il primo ha registrato una netta fl essione (-18,7%), il secondo invece un notevole aumento (18,1%). Seguono, per dimensione occupazionale, i settori delle costruzione (9,6%) e delle attività professionali e imprenditoriali (8,6%). Per quanto riguarda l’in- dustria l’unico settore che merita di essere menzionato è quello delle industrie alimentari (3,4%). Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 4,8% a fronte di un incremento regionale del 4,7%.

Capitolo 1 59 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 SEL Toscana SEL 2 Toscana Totale 9.241 9.688 100,00 100,00 4,80 4,7 Agricoltura, caccia e silvicoltura 139 94 1,00 0,50 -32,40 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 360 339 3,50 0,10 -5,80 -3,70 Estrazione di minerali energetici 2 0 0,00 0,00 -100,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 0 1 0,00 0,20 0,00 -31,70 Industrie alimentari 298 325 3,40 1,80 9,10 -3,800 Industrie tessili e dell’abbigliamento 88 24 0,20 5,80 -72,70 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 1 7 0,10 3,80 600,00 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 69 61 0,60 1,00 -11,60 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 19 15 0,20 1,50 -21,10 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 0 0 0,00 0,10 0,00 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 212 66 0,70 1,00 -68,90 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 0 0 0,00 0,80 0,00 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 37 22 0,20 1,70 -40,50 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 133 120 1,20 2,90 -9,80 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 42 65 0,70 2,00 54,80 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 43 49 0,500 1,60 14,00 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 162 162 1,70 1,20 0,00 -6,30 Altre industrie manifatturiere 44 35 0,40 2,50 -20,50 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 68 80 0,80 0,70 17,60 -25,50 Costruzioni 660 931 9,60 7,80 41,10 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni 2.397 1.948 20,10 17,20 -18,70 -4,80 personali e per la casa Alberghi e ristoranti 1.090 1.287 13,30 5,40 18,10 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 584 563 5,80 5,60 -3,60 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 199 210 2,20 3,20 5,50 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 487 831 8,60 10,80 70,60 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 414 469 4,80 4,20 13,30 -1,10 Istruzione 729 781 8,10 5,80 7,10 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 541 713 7,40 6,90 31,80 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 423 490 5,10 4,10 15,80 5,70

60 Capitolo 1 1.6 SEL 33.2 Albegna-Fiora Q. Colline Interne 1.6.1 I principali caratteri identificativi: la storia, la morfologia del territorio e l’attuale assetto istituzionale Il territorio del SEL 33.2 si estende all’estremità Sud della regione fra le valli del fi ume Fiora e dell’Albegna. Le origini di alcuni insediamenti nell’area vanno fatte risalire a comunità etrusche e romane. In seguito divenne un im- portante zona di passaggio in direzione del mare per vaste aree interne della regione e quindi sede di intensi scambi commerciali. Nei secoli passati, in virtù anche di tale importanza logistica, fu oggetto di contese fra la Repub- blica di Siena, diverse signorie locali ed il potente comune orvietano. Tali contese ebbero termine soltanto nel XVII secolo quando l’area entrò a far parte del Granducato di Toscana. La struttura economica del SEL è storica- mente di tipo agricolo e le attività commerciali a cui abbiamo accennato si svilupparono per lo più nel territorio del comune di Manciano essendo posto lungo un’importante direttrice che univa il litorale (l’attuale Costa d’Argento) con l’Umbria ed il Lazio. Accanto alle attività agricole ebbero una certa im- portanza le industrie estrattive con miniere di mercurio, zolfo e lignite attive fi no al recente passato. Di fatto comunque l’area ha mantenuto le sue caratte- ristiche agricole con prodotti tipici di particolare pregio qualitativo. Come in molte altre aree della regione per gemmazione dalle aziende agricole si sono sviluppate numerose esperienze di tipo agrituristico. Il territorio dei comuni di Manciano, Pitigliano, Sorano e parte di quello di Scansano appartengono alla Comunità Montana Zona S delle Colline del Fiora ai sensi della L.R. 31 del 2/6/98. La deliberazione del Consiglio Regionale della Toscana n. 69 del 21/02/2000 stabilisce che il SEL 33.2 sia da considerarsi “sistema produttivo locale manifatturiero” specializzato nelle industrie alimentari. Dati strutturali

Valore Indice di Reddito Colline Interne Unità di lavoro Addetti Imprese aggiunto disocc. disponibile Valori assoluti 270,85 6.284 5,00 258.560.945,00 4.486 1.478 Valori procapite 14,01 0,33 0,03 13,40 0,23 0,08 Indice procapite 0,60 0,72 0,18 0,84 0,61 0,89

Tipologia Redd. disp. Comuni del SEL Km2 Pop. 2002 Addetti Imprese morfol. procapite Manciano 372,04 6.899 Piano Colle 14,20 1.911 557 Pitigliano 102,90 4.138 Piano Colle 13,21 1.092 324 Scansano 273,57 4.441 Colle 12,67 722 309 Sorano 174,60 3.857 Colle 12,87 761 288

Capitolo 1 61 1.6.2 Movimenti pendolari per motivi di lavoro Riguardo al pendolarismo si nota un livello di autocontenimento di fl ussi molto elevato soprattutto sul versante degli ingressi. In relazione alle uscite invece, il SEL appare relativamente più aperto facendo registrare una ces- sione di lavoratori verso l’esterno quantifi cabile in circa il 14% del totale. Le destinazioni principali sono l’Area Grossetana (soprattutto per le uscite), la Costa d’Argento e l’Amiata Grossetano. Il saldo totale a livello di sistema è leggermente negativo. All’interno del sistema emergono i poli attrattori di Marciano e di Pitigliano in virtù dei saldi positivi registrati. Movimenti pendolari per motivi di lavoro

Composizione % di: Ingressi per luogo di origine Uscite per luogo di destinazione Spostamenti da - verso Ingressi Uscite Albegna-Fiora Q. Costa d’Argento 3,20 3,90 Amiata Grossetano 2,70 2,10 Area Grossetana 2,60 6,20 Amiata Val d’Orcia 0,20 1,10 Altri SEL toscani 0,30 0,60 Totale fuori SEL 9,00 13,90 Totale interno SEL (movimento interno) 91,00 86,10 Totale complessivo 100,00 100,00 1.6.3 Traiettorie dello sviluppo L’analisi delle traiettorie di crescita economica seguite dal SEL e dalla re- gione nel suo complesso mostra come lo sviluppo delle Colline dell’Albegna sia stato completamente diverso da quello della Toscana. Il ritmo di crescita degli addetti procapite nelle attività non agricole è stato nettamente rallen- tato e, ad oggi, il livello di attività raggiunto risulta essere molto inferiore a quello medio regionale. Anche per l’aspetto demografi co si nota una profonda diff erenza con i valori medi regionali: il SEL registra infatti una costante dimi- nuzione della popolazione in controtendenza con i dati regionali. Traiettorie dello sviluppo

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62 Capitolo 1 1.6.4 Dinamica demografica Il grafi co mette in evidenza la dinamica della popolazione. Dal dopoguerra, la variazione demografi ca, caratterizzata da un forte ridimensionamento della base demografi ca del sistema economico locale, è stata fortemente in- fl uenzata dal fenomeno dello spopolamento delle montagne e ad una forte emigrazione verso i centri abitati del fondovalle e verso le città vicine. La componente migratoria, avendo saldi negativi, ha quindi infl uenzato in senso negativo la dinamica a livello aggregato fi no agli anni ‘80. Dagli anni ‘80 in poi si evidenzia, invece, un ridimensionamento del calo della popolazione re- sidente dovuto ai fl ussi di immigrazione che nonostante ciò non sono riusciti a bilanciare il calo delle nascite che portano la curva relativa alla variazione della popolazione sempre al di sotto della media regionale. Tassi di variazione medi decennali �

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Capitolo 1 63 1.6.6 Caratteri della struttura produttiva locale Iniziamo l’analisi delle caratteristiche più strettamente economiche del sistema presentando alcuni dati del recente censimento dell’industria che evidenziano la specializzazione nei principali settori della struttura produt- tiva locale. A tal fi ne nella tabella seguente si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sui posti di lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici di specializzazione riportati nella tabella evidenziano un’area poco dinamica con una crescita inferiore a quella media toscana. Il commercio sembra essere il settore più rappresentativo mentre l’industria quello più dinamico. Indici di dotazione strutturale

Addetti su popolazione fatto 1 la Toscana 1991 2001 Dinamica 91-01 Industria 0,45 0,47 1,04 Commercio 0,82 0,73 0,88 Altri servizi 0,64 0,63 0,99 Totale 0,61 0,59 0,98 1.6.7 Turismo Considerando l’indice che misura l’incidenza delle presenze turistiche ri- spetto alla popolazione residente relativizzato al valore regionale, il sistema viene posto in una posizione leggermente superiore rispetto alla media re- gionale (1,11). Però se si rileva con indicatori indiretti, anche quelle forme di turismo che con le seconde case si realizza nei fi ne settimana o per periodi più lunghi, l’immagine turistica dell’area appare raff orzata avendo un indice di presenze pari a 1,46. La zona però registra una presenza di turisti stranieri inferiore di quella toscana (16,1%). 1.6.8 Conto risorse ed impieghi 2003 Il conto risorse ed impieghi consente di valutare in quale misura le risorse impiegate del sistema vengano prodotte internamente od importate ed a quale funzione esse siano destinate: consumi fi nali interni (delle famiglie o della P.A.), investimenti ed esportazioni. La bilancia commerciale del SEL vede la prevalenza delle importazioni sulle esportazioni determinato dal commercio con il resto d’Italia e del mondo e dagli scambi con gli altri SEL della Toscana. Nel complesso ciò ha fatto sì che il PIL procapite realizzato nel sistema economico dell’area delle Colline dell’Albegna sia decisamente inferiore a quello medio della regione (per la precisione il 61,7% di quello toscano, uno dei più bassi della Toscana), mentre risulta decisamente superiore il ricorso ad importazioni dal resto della To-

64 Capitolo 1 scana. Emerge in modo particolare il diverso contributo off erto alla crescita dalle diverse componenti della domanda fi nale, tra le quali spicca l’indice legato ai consumi decisamente superiore al valore aggiunto (83,6%); una ca- ratteristica, questa, sulla quale incide sia la connotazione turistica dell’area (tra le spese delle famiglie sono, infatti, contabilizzate tutte le spese per con- sumo che vengono fatte all’interno dell’area e comprendono, quindi, anche le spese dei turisti), sia il vantaggio del sistema economico nel processo di redistribuzione del reddito a livello nazionale (l’incidenza di anziani appare superiore alla media regionale), sia il leggero saldo pendolare negativo poiché una parte dei lavoratori trova impiego fuori dal SEL e quindi consuma red- dito prodotto altrove. Conto risorse impieghi in milioni di euro correnti - Anno 2003

Albegna-Fiora Q. Colline Valori assoluti Valori procapite (su 1000 abit.) Interne su Toscana Albegna- Albegna- Fiora Q. Fiora Q. Toscana Toscana Colline Colline Interne Interne Risorse Prodotto interno lordo 295,99 87.299,30 15,31 24,83 61,66 Importazioni dal resto della Toscana 87,95 14.363,22 4,55 4,08 111,35 Importazioni dal resto Italia e del mondo 158,71 56.242,20 8,21 15,99 51,32 Impieghi Spesa interna delle famiglie 249,52 54.265,10 12,90 15,43 83,62 Spese della Pubblica Amministrazione 70,20 16.062,10 3,63 4,57 79,49 Investimenti fi ssi lordi 69,81 15.905,50 3,61 4,52 79,82 Esportazioni verso il resto della Toscana 58,57 14.363,22 3,03 4,08 74,16 Esportazioni verso Italia e resto del mondo 94,41 57.180,40 4,88 16,26 30,03 Un’ultima considerazione infi ne con riferimento al valore aggiunto prodotto nell’area che, come in questo caso, non illustra compiutamente il reale tenore di vita in quanto costituisce solo una parte dei redditi dei residenti e spesso è distribuito fra capitale e lavoro con modalità diverse nei diff erenti SEL della Toscana. Con queste cautele passiamo ad esaminare la tabella successiva che mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC locale. 1.6.9 Produzione di reddito e quantità di lavoro Risulta evidente la vocazione agricola dell’area che presenta un indice di specializzazione pari a 9,2. Anche il terziario assume un ruolo fondamentale producendo il 70% del VAC aggregato. L’alto livello di specializzazione del

Capitolo 1 65 commercio e delle costruzioni, inoltre, conferma la vocazione turistica del- l’area. Il contributo dell’area delle Colline dell’Albegna al VAC aggregato a livello regionale è di circa 270 milioni di euro, pari allo 0,33% del totale regionale. Valore aggiunto a prezzi correnti - anno 2003

Indice di specializzazione sett. Composizione % su Toscana Albegna-Fiora Q. Toscana Colline Interne Agricoltura, silvicoltura e pesca 15,70 1,70 9,23 Settore moda 1,00 6,20 0,15 Meccanica 0,50 4,60 0,10 Altre industrie 6,80 12,30 0,55 Costruzioni 6,10 4,70 1,31 Commercio e pubblici esercizi 23,30 18,50 1,26 Servizi privati 20,30 32,80 0,62 P.A., istruz., sanità, altri servizi 26,40 19,20 1,37 Totale 100,00 100,00 1,00

Il peso occupazionale dei diversi settori è illustrato dalla tabella successiva che prende in esame le unità di lavoro per settore negli anni 1998 al 2003. Dal punto di vista occupazionale il settore più rilevante è quello del com- mercio nonostante la negativa performance registrata dal 1998 al 2003. Si rileva anche l’alto indice di specializzazione del settore dell’agricoltura, delle costruzioni e dei servizi pubblici. Tutti gli altri indici di specializzazione sono inferiori alla media toscana. Per quanto riguarda la dinamica complessiva il sistema mostra un andamento superiore a quello medio toscano. I settori più in diffi coltà sono quelli del commercio e dei servizi pubblici. Unità di lavoro 1998 e 2003

Indice di Indice di dinamica Composizione % specializzazione sett. relativa 1998 2003 Agricoltura, silvicoltura e pesca 22,60 23,00 7,26 1,19 Settore moda 1,50 1,50 0,18 1,28 Meccanica 0,60 0,60 0,16 1,15 Altre industrie 7,30 6,70 0,59 1,03 Costruzioni 6,60 8,10 1,20 1,09 Commercio e pubblici esercizi 24,80 23,40 1,00 0,96 Servizi privati 6,50 9,00 0,48 1,28 P.A., istruz., sanità, altri servizi 30,00 27,70 1,13 0,96 Totale 100,00 100,00 1,00 1,04

66 Capitolo 1 1.6.10 Caratteri settoriali dell’area Per comprendere la struttura produttiva del sistema locale ci viene fornito un quadro dettagliato della consistenza dei settori, considerando gli addetti nelle unità locali delle imprese, così come rilevate nell’ultimo censimento delle attività produttive, confrontati poi, con i dati del censimento delle atti- vità produttive del 1991 al fi ne di evidenziare con maggior dettaglio settoriale le attività più rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. Il settore di maggiore importanza si rileva quello del commercio che occupa il 16,7% del totale degli addetti e che registra una fl essione pari a -20,7%. Da segnalare anche il settore delle costruzioni e degli alberghi e dei ristoranti. All’interno dell’industria l’unico settore che merita di essere menzionato è quello dell’industria alimentare che occupa il 5,3% del totale degli addetti. In termini dinamici si registrano consistenti le perdite nell’industria alimentare e delle bevande (-19,9%) e nel commercio (-20,7%), settori che pesano, in termini di addetti, il 5,3% e il 16,7%. Segnali positivi pervengono dagli altri servizi con tassi di crescita discreti delle attività immo- biliari, di noleggio, informatica e ricerca (+67,6%). Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali delle imprese extra agricole è diminuito dal 1991 al 2001 del -1,7% a fronte di un incremento regionale del 4,7%.

Capitolo 1 67 Addetti nelle unità locali d’imprese- censimento dell’industria 2001

Composizione % 01 Dinamica 91-01 Settore 1991 2001 SEL Toscana SEL Toscana Totale 4.562 4.486 100,00 100,00 -1,70 4,70 Agricoltura, caccia e silvicoltura 225 109 2,40 0,50 -51,60 -24,10 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0 1 0,00 0,10 0,00 -3,70 Estrazione di minerali energetici 0 0 0,00 0,00 0,00 -100,00 Estrazione di minerali non energetici 129 147 3,30 0,20 14,00 -31,70 Industrie alimentari 297 238 5,30 1,80 -19,90 -3,80 Industrie tessili e dell’abbigliamento 52 76 1,70 5,80 46,20 -21,80 Concia, prodotti in cuoio, pelletteria 5 8 0,20 3,80 60,00 -2,10 Industria del legno e dei prodotti in legno 74 37 0,80 1,00 -50,00 -3,00 Pasta-carta e articoli in carta; stampa ed editoria 26 12 0,30 1,50 -53,80 2,20 Fabbricazione di coke, raffi nerie di petrolio 0 0 0,00 0,10 0,00 -12,10 Prodotti chimici e di fi bre sintetiche e artifi ciali 2 8 0,20 1,00 300,00 -12,60 Articoli in gomma e materie plastiche 4 0 0,00 0,80 -100,00 31,20 Lavorazione di minerali non metalliferi 66 20 0,40 1,70 -69,70 -22,90 Produzione di metallo e prodotti in metallo 32 69 1,50 2,90 115,60 -0,90 Macchine ed apparecchi meccanici 16 31 0,70 2,00 93,80 10,70 Macchine elettriche e apparecchiature elettriche ed ottiche 10 14 0,30 1,60 40,00 6,60 Fabbricazione di mezzi di trasporto 1 0 0,00 1,20 -100,00 -6,30 Altre industrie manifatturiere 7 17 0,40 2,50 142,90 -4,10 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 16 7 0,20 0,70 -56,30 -25,50 Costruzioni 400 509 11,30 7,80 27,30 17,50 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni 947 751 16,70 17,20 -20,70 -4,80 personali e per la casa Alberghi e ristoranti 517 492 11,00 5,40 -4,80 21,10 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 189 164 3,70 5,60 -13,20 1,70 Intermediazione monetaria e fi nanziaria 105 140 3,10 3,20 33,30 9,00 Attività professionali e imprenditoriali 139 233 5,20 10,80 67,60 71,80 Pubblica amministrazione e difesa 312 229 5,10 4,20 -26,60 -1,10 Istruzione 496 534 11,90 5,80 7,70 -4,20 Sanità e altri servizi sociali 339 255 5,70 6,90 -24,80 20,10 Altri servizi pubblici, sociali e personali 156 385 8,60 4,10 146,80 5,70

68 Capitolo 1 Note

1 Regione Toscana, IRPET, Quaderni della programmazione, 7, a cura di L. Bacci; giugno 2001. 2 ISTAT, IRPET, Università di Newcastle upon Tyne, Università di Leed 1994: I Sistemi Locali del Lavoro in Italia 1991. 3 Per maggiori dettagli al riguardo si rimanda ai seguenti contributi: L. Bacci, S. Casini Benvenuti, 1997: I sistemi economici locali fra produzione e consumo. Paper presentato alla XVIII Conferenza Italiana di Scienze Regionali. Siracusa 8-11 Ottobre 1997; L. Bacci, S. Casini Benvenuti, A. Cavalieri 1998: Un modello interpretativo delle relazioni fra i sistemi economici locali: il caso toscano. Paper presentato alla XIX Conferenza Italiana di Scienze Regionali. L’Aquila 7-9 Ottobre 1998; L. Bacci, 1999: An input-output analysis of development at a local level. Paper presentato alla XXXIX Conferenza europea di Scienze regionali, Dublino 23-27 Agosto 1999. 4 R. Cianferoni, R. Pagni 1992: Caratteri morfometrici del territorio toscano. In La collina nell’economia e nel paesaggio della Toscana a cura di R. Cianferoni ; F. Mancini. Bibliografia

A. Cavalieri (1999), Toscana e Toscane. Percorsi locali e identità regionale nello sviluppo economico, F. Angeli IRPET. F. Cipollini (1999), Stima delle unità di lavoro a livello locale per la Toscana, Paper presentato al convegno Sis “Verso i censimenti del 2000”di Udine. F. Cipollini (2000): La metodologia di stima delle unità di lavoro a livello locale per la Toscana, Quaderni di ricerca, IRPET. A. Falorni (2000), I sistemi economici Locali della Toscana. Articolazione e schede sintetiche dei profili economici e socio-culturali, Quaderni della programmazione n. 4, Edizioni Regione Toscana. ISTAT (1990), Nuova contabilità nazionale, Annali di statistica, Anno 119 Serie IX - Vol. 9. IRPET (1975): Lo sviluppo economico della Toscana. Documentazione per il piano regionale, G. Becattini, IRPET. Regione Toscana (1995): La toscana e i suoi comuni, storia, territorio, popolazione, stemmi e gonfaloni delle libere comunità toscane, Marsilio Editore. Capitolo 2 Gli strumenti della pianificazione territoriale

2.1 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 2.1.1 Le caratteristiche del PTC Con il Piano Territoriale di Coordinamento (approvato il 7 aprile 1999 ed effi cace dal luglio 1999), la Provincia di Grosseto sta esercitando per il go- verno del territorio il ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche regionali e la pianifi cazione urbanistica comunale. È uno strumento tecnico-amministrativo che ha presentato aspetti originali e a tutt’oggi innovativi rispetto agli strumenti di pianifi cazione territoriale usati nel passato e che off re, agli Enti preposti al governo del territorio, una strumentazione completa per una programmazione degli interventi e una ge- stione corretta delle risorse disponibili (sviluppo sostenibile). Il Piano Territoriale sta off rendo un vero e proprio quadro d’insieme delle politiche territoriali, come quadro dinamico, fl essibile, aperto all’aggiorna- mento necessario a determinare l’uso del territorio nel tempo nel principio dello sviluppo sostenibile, quindi nel principio dell’equilibrio tra tutela e valorizzazione delle risorse economiche e ambientali che il nostro territo- rio esprime, mettendo a punto politiche, impegni ed azioni propositive che hanno coinvolto e coinvolgono il sistema locale pubblico e privato, con la defi nizione di scenari da condividere collettivamente nel lungo periodo e con interventi mirati al raggiungimento di specifi che fi nalità di sviluppo. Semplifi cando al massimo possiamo aff ermare che il PTC ha mantenuto an- zitutto l’impostazione di massima, che deduceva ogni altra considerazione ed ipotesi normativa dall’identità del territorio e delle sue parti. Ha mutuato ed esteso le procedure di “ascolto” della domanda sociale, fondate su un sistema- tico coinvolgimento delle amministrazioni locali. Ha verifi cato e approfondito la scansione del territorio in aree “omogenee” (le Sette “Città” della Maremma) ai fi ni dell’articolazione delle politiche insediative e delle azioni strategiche. La formazione del PTC ha preso avvio nella primavera del 1995 con una fase dedicata allo sviluppo, all’interpretazione e alla restituzione delle cono- scenze e quindi ad una defi nizione ragionata dei fattori costitutivi l’identità fi sica e culturale del nostro territorio.

Capitolo 2 71 Il documento preliminare è stato discusso a partire dalla Prima Conferenza di Programmazione nell’aprile 1996, quando sono stati presentati gli elaborati comprendenti il quadro conoscitivo, i lineamenti interpretativi del territorio e gli obiettivi programmatici. Tutto il lavoro è stato esaminato dai diversi soggetti interessati (la Regione, i Comuni, le Comunità Montane, altri Enti pubblici e privati, ecc.) che hanno condiviso le linee programmatiche generali e hanno puntualizzato nei contri- buti forniti le questioni relative ai rispettivi ambiti di competenza. I contenuti della prima Conferenza sono poi stati sviluppati nella redazione del Progetto Preliminare presentato nella seconda Conferenza (10 luglio 1998), dal cui confronto con gli Enti Locali e tutti gli altri Enti, con le Asso- ciazioni di Categoria, ambientaliste, culturali ecc. e gli Ordini Professionali, è scaturita la redazione fi nale del Piano. Il PTC è costituito da due elementi di fondo, il primo elemento è quella delle regole, è la base normativa che disciplina il governo del territorio a uso e consumo di ciascun singolo Comune che è chiamato a realizzare il proprio Piano strutturale attraverso il quale impostare la crescita e lo sviluppo del ter- ritorio tutelandone le risorse essenziali e naturali e valorizzandone l’identità; il secondo elemento è dato dalle azioni strategiche, quelle azioni da tradurre nei Piani strutturali ma che caratterizzano le politiche territoriali a vasta scala, oltre alle azioni specifi che di competenza provinciale. Sono tre le scelte fondamentali che stanno alla base della fi losofi a del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Grosseto. Si tratta di azioni strategiche che si integrano fra loro e determinano una crescita esponenziale. In breve possono essere riassunte in tre grandi politiche territoriali: l’equilibrio dello sviluppo tra costa ed entroterra; lo sviluppo diffuso su tutto il territorio provinciale; la valorizzazione delle risorse ambientali. Ciascuna di queste politiche territoriali si può articolare, a sua volta, in due componenti essenziali: il sistema insediativo e il sistema ambientale, secondo azioni distinte, ma integrate tra di loro e coordinate dal PTC. Occorre far comunque presente che la Provincia di Grosseto ha avviato nel- l’estate 2002 il processo di aggiornamento e adeguamento del PTC puntando anzitutto a garantire i più ampi spazi di partecipazione e collaborazione a tutti i soggetti disposti a dare il loro contributo. Il programma dei lavori è stato incentrato sull’attività di due Laboratori tematici: il primo “Le Regole” ha avuto la fi nalità di formulare insieme le prin- cipali scelte di rinnovamento delle norme vigenti; il secondo “Le Azioni” ha puntato a concordare con tutti gli interessati i passi essenziali all’attuazione di progetti strategici di rilevanza provinciale. L’obiettivo è stato quello di superare l’idea di una semplice partecipazione

72 Capitolo 2 per immettere direttamente gli interessati nel vivo delle scelte di programma- zione, garantendo a chiunque lo spazio necessario a presentare e discutere seriamente le proprie proposte, fi no a vederle diventare elemento di riferi- mento del nuovo piano. Le operazioni hanno preso avvio con un Forum di apertura con il quale sono iniziate le sedute di confronto dei due Laboratori. A tale Forum sono seguiti una serie di colloqui preliminari che hanno coinvolto i rappresentanti degli Enti locali, le Associazioni di categoria e tutti gli altri soggetti interessati al governo del territorio. Una volta concordati i temi, hanno avuto inizio le attività dei Laboratori di copianifi cazione, che hanno visto, per la prima volta in Italia, tutti i Comuni e gli altri soggetti interessati regolarmente riuniti intorno a un tavolo insieme alla Provincia per concertare le modifi che più opportune al PTC. Ciascun laboratorio per un numero complessivo di 72 sedute ha aff rontato quattro temi: Risorse naturali, Territorio rurale, Sviluppo insediativo, Esten- sione del coordinamento per le Regole che ha avuto la fi nalità di formulare insieme le principali scelte di rinnovamento delle norme vigenti; Recupero ambientale, Infrastrutture per lo sviluppo, Turismo sostenibile e Strategie or- ganiche per le 7 “città” per le Azioni che puntava a concordare con tutti gli interessati i passi essenziali all’attuazione di progetti strategici di rilevanza provinciale. Gli esiti defi nitivi di questo processo sono confl uiti nel documento di sintesi “Relazione sui Laboratori di Copianifi cazione”, redatto con l’apporto di tutti i partecipanti, che costituisce il punto di arrivo dei Laboratori e il punto di par- tenza per il processo istituzionale di aggiornamento del Piano, che ha avuto avvio con la I Conferenza di Programmazione tenutasi il 23 aprile 2004. In tale Conferenza sono stati presentati anche i “Criteri di adeguamento al PIT”, la “Verifi ca dello stato di attuazione del PTC vigente”, le “Tendenze evolutive del quadro socio-economico- Rapporto statistico 2003”, i “Criteri e parametri per le valutazioni di compatibilità”, oltre alle relative tavole grafi che. Il processo di costruzione concertata delle scelte di Piano sta proseguendo il suo iter fi no a giungere all’adozione e approvazione condivisa del nuovo PTC. In tale contesto un contributo decisivo è pervenuto anche da tutte quelle attività amministrative avviate e/o concluse con tutti i Comuni per la for- mazione dei propri strumenti di governo del territorio, nella specie il Piano strutturale (Ps) attraverso l’Accordo di Pianifi cazione tra Provincia, regione e Comuni stessi. Tale procedura, con l’assenso dei tre soggetti preposti alla pia- nifi cazione, ha determinato nel corso della formazione degli atti dei Comuni, un profi cuo ed effi cace coordinamento delle azioni.

Capitolo 2 73 Oltre all’attività di pianifi cazione tesa alla formazione dei Ps il PTC nella fase transitoria ha consentito e consente l’adeguamento, con apposite varianti, degli strumenti urbanistici comunali. Tra le varianti più signifi cative giova ri- cordare quelle inerenti l’attuazione degli interventi previsti dall’Accordo per il Patto territoriale (la ricettività rurale, il sistema di ippovie, i progetti per la fruizione delle Riserve Naturali, il porto di Marina di grosseto, la previsione del Parco Naturalistico Minerario, l’area fi eristica a servizio della Toscana interna e meridionale, gli interventi nei centri abitati, ecc.. Ma anche altre varianti urbanistiche signifi cative nel corso degli anni sul territorio rurale, sull’area costiera, per la riorganizzazione di alcuni contesti urbani di margine del Capoluogo e frazioni, di impianti tecnologici, di villaggi turistici, di strut- ture ospedaliere e altre numerose trasformazioni urbanistiche, quindi quelle azioni sempre di carattere concertativo intraprese con altri soggetti (Regione, Enti Locali, altre Province) per la defi nizione di politiche territoriali comuni. Un arricchimento importante in tale processo è stato fornito dal Sistema Informativo Territoriale e dalla costante implementazione delle conoscenze generali e di settore, oltre alla sistematizzazione dei dati resa possibile a seguito del protocollo d’Intesa con la Regione Toscana (sviluppo del SIT, Progetto DOCUP Az. 2.8.1, Intergeo), per una defi nizione univoca della documenta- zione informativa e di una diff usione aggiornata e accessibile a tutti i soggetti interessati.

74 Capitolo 2 2.1.2 Sintesi del PTC Approvato il 07.04.1999 D.C.P. N. 30 PIT sistema territoriale di programma: Toscana della costa e Toscana interna e meridionale Contenuti

Il PTC di Grosseto sviluppa i contenuti prescritti dall’art. 16, comma 4, della LR 5/95, approfondendo in particolare i seguenti temi: • Individuazione e descrizione dei criteri per la regolazione dell’uso delle risorse naturali ed essenziali del territorio e delle relative invarianti, articolando tali concetti in relazione alle specifi cità del sistema ambientale e della struttura insediativa. • Defi nizione di indirizzi, criteri e parametri per la specifi cazione e qualifi cazione dei contenuti di rilevanza paesistica della pianifi cazione comunale alle varie scale. • Messa a fuoco di modalità di interazione e concertazione utili alla realizzazione di trasformazioni e azioni di sviluppo strategiche di rilevanza sovracomunale, o comunque da organizzarsi secondo principi di coordinamento e si sistematizzazione delle competenze, degli strumenti e delle risorse fi nanziarie. • Formazione di un sistema di riferimenti utili ad orientare il coordinamento interno dell’Amministrazione Provinciale, l’espletamento delle funzioni di programmazione e pianifi cazione di propria competenza, la verifi ca di confor- mità e l’attuazione dei piani provinciali di settore, la verifi ca dei programmi di spesa e di investimento della Provincia nonché l’indirizzo per i programmi di fi nanziamento e spesa statali, regionali e comunali per gli interventi di rilevanza provinciale Le “grandi politiche” Equilibrio dello sviluppo tra costa ed entroterra Sistema Sviluppo rurale integrato: insediativo 1. L’integrazione dell’agricoltura con altre attività vuole: • favorire dovunque il riuso del patrimonio edilizio esistente, oltre che per le attività agricole anche per le attività connesse, complementari e integra- tive, nel rispetto dei caratteri identifi cativi del territorio; • favorire specifi che attività integrative per turismo con caratteristiche rurali (con strutture di 50 posti letto) e artigianali e commerciali tipiche della ruralità dei luoghi; • riutilizzare e valorizzare il vasto patrimonio demaniale dismesso delle Colline Metallifere; • raff orzare nell’entroterra le attività integrative anche con nuovi volumi per funzioni ricreative, di ristorazione, di lavorazione e commercializzazione dei prodotti tipici, per lo svago, il tempo libero, ecc.; • favorire l’agriturismo superando i limiti di ricettività imposti dalla legge e portandoli a 45/p.l. ed a 60/p.l. nelle aree interne e svantaggiate; • prevedere opere per integrare l’agriturismo e il turismo rurale mediante la sentieristica, le ippovie, i percorsi didattici e le pratiche; • previsione a Grosseto una struttura intesa come “polo di eccellenza del cavallo”. 2. Con i poli strategici del turismo rurale si vuole: • individuare 29 poli strategici ricettivi per il turismo rurale (gran parte per il recupero del patrimonio storico e di valore presente nel territorio, ap- partenenti a strutture fondiarie delle grandi fattorie storiche). Riqualifi cazione della costa: 1. La riqualifi cazione e potenziamento del turismo balneare e nautico vuole:

Capitolo 2 75 • potenziare il sistema dei porti ed approdi già esistenti; • creare nuovi porti turistici a Scarlino - Puntone e Marina di Grosseto; • potenziare il porto turistico e il mantenimento del porto commerciale di Porto S. Stefano; • potenziare i porti e approdi di Talamone, e ; • riqualifi care il porto di Castiglione della pescaia e di Cala Galera; • punto di attracco di ; 2. La Riqualifi cazione dei centri costieri con: • riqualifi cazione dei fronti mare (passeggiate, lungomari, arenili e stabili- menti balneari); • previsioni di miglioramento della qualità dei servizi, dell’off erta e quindi delle strutture e infrastrutture; • previsioni d’interventi per contenere la capacità insediativa e quindi favo- rire il recupero; • previsioni per elevare la qualità ricettiva alberghiera ed extralberghiera e turistico residenziale; • previsioni di valorizzare degli insediamenti storici a controllo della costa (torri di avvistamento, forti, ecc.); • previsioni per la riqualifi cazione dei campeggi con strutture insediative di qualità; • valorizzazione delle risorse termali dell’Osa; • riqualifi cazione degli impianti di acquacoltura esistenti e possibile rilocalizzazione a mare (gabbie galleggianti); • valorizzazione dell’impianto polifunzionale dell’Idroscalo di Orbetello e della struttura del Palagolfo di Follonica; 3. Riuso compatibile (a fi ni polifunzionali) delle aree industriali dimesse prevede la: • realizzazione di attività commerciali e turistiche nella struttura ex SITOCO ad Orbetello Scalo (anche come polo tecnologico ambientale collegato al sistema delle acque, alla ricerca, all’artigianato, al direzionale, alla inter- modalità per i collegamenti con le isole); • realizzazione per attività commerciale e turistiche nella struttura ex CIRIO a Porto Ercole per la riconfi gurazione funzionale e morfologica del porto di Porto Ercole; • riorganizzazione dell’area ex Paoletti (quale polo culturale - Porta degli Etruschi) per servizi pubblici e privati legato anche a funzioni turistiche e per la nautica da diporto. Potenziamento infrastrutturale trasversale: 1. Modello insediativo ancorato agli assi trasversali con: • previsione dello sviluppo trasversale sul Modello Policentrico (Etrusco e medioevale), per la redistribuzione delle funzioni sul territorio, al fi ne di decongestionare la costa ed i relativi fl ussi turistici; • previsione della crescita insediativa lungo gli assi trasversali alla costa; • previsione dello sviluppo dei grandi ambiti industriali e artigianali lungo gli assi trasversali; 2. Potenziamento di strutture, infrastrutture e mobilità come: • azioni per facilitare la raggiungibilità e la realizzazione di collegamenti ef- fi cienti tra costa ed entroterra; • riqualifi cazione delle tre grandi arterie trasversali (raddoppio della Due Mari Grosseto-Siena; potenziamento della Grosseto-Amiata/“Cipressino”; potenziamento della SS n. 74 “Maremmana” e dell’asse Follonica-Siena attraverso il Gabellino e del collegamento Pian dei Mucini-Volterra per l’area geotermica); • realizzazione di un più rapido collegamento tra la “Città d’Acqua e Pietra” e la “Vetta”; • realizzazione della circonvallazione a Follonica (Puntone - Aurelia) e Orbetello Scalo - Porto S. Stefano; • soluzione del nodo del “Puntone” lungo la SS delle Collacchie, per l’acces- sibilità al porto turistico dall’Aurelia;

76 Capitolo 2 • potenziamento della SS 323 fra la Barca del Grazi e le 4 Strade per l’aggi- ramento di ; • previsione di nodi scambiatori: Orbetello Scalo e Paganico; • previsione di punti di scambio tra sistema ferroviario e viario nei punti di maggior interconnessione: Follonica, , Grosseto, , Albinia e Roccastrada. Sistema Recupero delle aree degradate: ambientale 1. Tutela e valorizzazione dei tomboli e zone umide con: • rinaturalizzazione del Padule di Scarlino, sbocco a mare del Pecora e boni- fi ca ambientale delle discariche industriali; • ricostruzione del sistema dunale e impianto di pineta nel tombolo di Talamone; • interventi di ripristino delle zone umide retrostanti Riva del Sole, Castiglione della Pescaia e Pian d’Alma. Sviluppo diff uso Sistema Modello di sviluppo policentrico (per riequilibrio pesi insediativi): insediativo 1. Accrescimento dell’identità territoriale e urbana di ciascun centro con: • Previsione per la valorizzazione e salvaguardia dell’identità storica e cul- turale di ciascun centro; • Sviluppo della forma urbana, sia come immagine d’insieme che come sin- golo episodio in relazione all’identità complessiva; • Defi nizione delle funzioni qualifi canti (caratterizzazione), per la comple- mentarietà con gli altri centri (sia del Comune che delle altre “città”); • Potenziamento di strutture culturali: Massa M.ma, Follonica, Grosseto, Arcidosso, Orbetello, Monte Argentario, Manciano, Pitigliano e Sorano; • Previsione e potenziamento di centri espositivi: Massa M.ma, Castel del Piano, Pitigliano Pantano; 2. Distribuzione dei carichi insediativi. dei servizi e delle attrezzature generali (in un sistema a rete distribuito su tutto il territorio) con: • Azioni per riequilibrare l’accessibilità e favorirne la fruizione, senza au- mentare la domanda di mobilità in relazione ai tempi di vita; • Previsione, con incentivi, di attività produttive di “base” compatibili nei centri storici e nei nuclei in abbandono, ai fi ni della loro rivitalizzazione; • Previsione di attività produttive “intermedie” nel tessuto urbano preesistente, tesi alla sua riqualifi cazione (per uno sviluppo multifunzionale); • Previsione di forme di riequilibrio tariff ario per incrementare la presenza insediativa nell’entroterra; • Previsione di attrezzature, servizi ed impianti: • Grosseto assurge a rango di Capoluogo, per cui si ha una concentra- zione e centralità di servizi: previsione del Polo universitario, previsione di grande distribuzione - ipermercato, centro fi eristico strategico (a servizio della Toscana interna e meridionale); impianto di mattazione, centro selezione e riciclaggio rifi uti (sempre a Grosseto) ed altri im- pianti a Massa M.ma, Castel del Piano e Pitigliano ed altri impianti per lo smaltimento rifi uti pericolosi e non in altre località così come previste dal P. Provinciale; • Strutture sanitarie diff use: • Presidi ospedalieri a Grosseto, Massa M.ma, Orbetello, Castel del Piano e Pitigliano; centri socio-sanitari, istituti geriatrici, residenze sanitarie assistite; • Previsione del centro congressi polifunzionale: Castiglione della Pescaia. Valorizzazione dei centri storici e dei tessuti insediativi: 1. Mantenimento dell’identità dei paesaggi e degli assetti storicamente consolidati con: • Rilancio del recupero a fi ni residenziali e per attività compatibili con la residenza: laboratori, piccolo artigianato, ecc.;

Capitolo 2 77 • Previsione per la riduzione delle quote tariff arie, fi scali ecc. e previsione di incentivi; • Previsione di un programma per i parcheggi nei centri storici; • Previsione di interventi per la valorizzazione dei centri storici ed in parti- colare delle 3 “perle”: Sorano, e Pitigliano nelle “città” del Tufo e di Massa M.ma come “capitale Provinciale dell’Arte” e della cultura; • Valorizzazione della fabbrica leopoldina ex ILVA per funzioni plurime (la- boratori per artigianato di pregio, centro culturale, espositivo, ecc.); 2. Valorizzazione insediamenti periferici e di margine con: • Riqualifi cazione e riordino urbanistico nelle direttrici Roselle e Istia d’Om- brone a monte del Capoluogo e per gli ambiti insediativi dei centri lungo l’anello viario dell’Amiata; Il tessuto produttivo: grandi ambiti nodi principali e poli: 1. Sistema a rete distribuito su tutto il territorio con: • Previsione di un telaio insediativo produttivo (industriale, artigianale e com- merciale) costituito da strutture di “base” a servizio di ogni centro edifi cato; • Previsione di insediamenti “intermedi” nei capoluoghi e frazioni maggiori (per soddisfare esigenze di specializzazione); 2. Grandi ambiti industriali-artigianali e 2 poli della geotermia con: • Previsione di ambiti di rilevanza strategica e sovracomunale collegati al sistema a rete, precedentemente descritto: • Il , (ampliamento dell’area produttiva Follonica-Scarlino-Massa M.ma); • , (potenziamento area produttiva grossetana: comprendente l’area industriale di Braccagni, le aree industriali di e le aree artigianali nella cintura di Grosseto); • Albinia, (riqualifi cazione e sviluppo della bassa maremma compren- dente le aree artigianali esistenti); • Orcia e S. Rita (a completamento e sviluppo dell’area dell’Amiata); • Valorizzazione dei poli geotermici: Montieri e. Monterotondo nelle Colline Metallifere e S. Fiora nell’Amiata. 3. Particolari ambiti minori con: • Sviluppo e potenziamento delle aree produttive (legate all’agro-alimen- tare) ricadenti nei capisaldi di Manciano - Scansano, - Albinia - e Pitigliano - Sorano. Sistema delle trame infrastrutturali e dei servizi: 1. Asse principale longitudinale: potenziamento del Corridoio Tirrenico con: • Riassetto e potenziamento - con caratteristiche autostradali - dell’Aurelia; • Interventi sul sistema dei porti e approdi; • Previsione per potenziare le infrastrutture per la nautica da diporto, gli scali e le linee marittime per il piccolo cabotaggio; • Potenziamento dell’aeroporto- scalo civile - di Grosseto (a servizio di un bacino di utenza sovraprovinciale); • Centro per l’interscambio: centro intermodale a Braccagni (scalo merci e ferroviario); 2. Rete delle infrastrutture e servizi con: • Raff orzamento del reticolo viario che interconnette i diversi centri e razionalizzazione dei circuiti essenziali a rete delle singole “città” (in par- ticolare la “Vetta” ed il “Tufo”); • Ristrutturazione della viabilità nella “città” della Vetta secondo un sistema di penetrazioni a partire dai nodi scambiatori situati lungo l’anello viario; • Realizzazione di un sistema integrato di aviosuperfi ci: Gavorrano, Cinigiano (S. Rita), Pitigliano (Il Casone), Orbetello (Albinia); • Previsione di percorsi e impianti fi ssi per mezzi fuoristrada, così previsti dal Piano Provinciale; Sistema Utilizzo delle risorse: l’off erta turistica dell’interno: ambientale 1. L’off erta turistica termale. golfi stica e sportiva con: • Potenziamento della struttura termale di (Manciano) e di Roselle

78 Capitolo 2 (Grosseto), quali poli di rilevanza strategica nel contesto provinciale; • Sfruttamento, anche a fi ni ricettivi delle risorse termali diff use tra Pitigliano e Sorano, delle risorse di Bagni di Gavorrano, Il Petriolo, il Bagnolo, santa Fiora e dell’Osa; • Previsione di ambiti sovracomunali idonei per la localizzazione di impianti da golf (a 18 buche) e relative strutture ricettive connesse: Follonica, Massa M.ma -Perolla, Gavorrano -Pelagone, Cinigiano -, Manciano - Saturnia, Castiglione della Pescaia - Punta Ala e Ampio, Monte Argentario - Le Piane, Capalbio - Monte Nebbiello, Sorano - Montorio, Magliano in T.-; • Ammodernamento e integrazione degli impianti sciistici dell’Amiata; 2. Recupero e valorizzazione dei siti minerari dimessi con: • Incentivazione al recupero edilizio per attività turistico-ricettive e di sup- porto alle attività produttive, da integrare con la rete del Parco Minerario. Sistemi a rete: 1. Circuito di componenti ad alto valore puntuale e diff uso di tipo ambientale: naturalistico, storico, paesistico, Archeologico con: • Previsione di un sistema a rete così composto: • Arco dei siti minerari (simbolico ma anche territorialmente defi nito) che collega , Manciano, il Monte Amiata, le Colline Metallifere Grossetane e Livornesi fi no all’Isola d’Elba e quindi il Parco Minerario delle Colline Metallifere; Parco della Civiltà degli Etruschi con le emergenze dell’Accesa, Roselle, , Ghiaccioforte e Saturnia, Heba, Cosa e il Parco del Tufo (SovanaPitigliano-Sorano); Sistema delle Riserve Naturali: Farma, La Pietra, Basso Merse, Comate e Fosini, Diaccia Botrona, Poggio All’Olmo, Pescinello, Rocconi, Monte Labbro, Monte Penna, Laguna di Orbetello e Montauto, collegato alle Riserve Statali, al parco Interprovinciale di Montioni, al P.N.Maremma ed al Parco dell’Arcipelago Toscano; • Sistema dei percorsi alternativi (Ippovie, sentieristica, ecc.) e delle strade dei prodotti tipici (dell’olio, del vino, ecc.); • Riqualifi cazione complessiva della Vetta dell’Amiata mediante: realiz- zazione di una rete di percorsi polifunzionale (fondo, trekking); • Riqualifi cazione e recupero del sistema idraulico museale tra Ponte Tura e Casa Ximenes - Parco della Bonifi ca - quale asse portante delle bonifi che di raccordo tra la R. N. Diaccia Botrona ed il P.N. Maremma, attraverso il Parco Fluviale dell’Ombrone; • Laboratori tecnologico - scientifi ci con fi nalità ambientali (Orbetello Scalo e Scarlino) da collegare a quelli già esistenti (Finoria, Ex Enaoli, ecc.). Valorizzazione delle risorse ambientali Sistema umano sul territorio: insediativo 1. Interventi per il mantenimento del reticolo insediativo sul territorio rurale con: • Previsione di interventi per il riuso del patrimonio edilizio esistente a fi ni residenziali e di nuova edifi cazione di opere accessorie e complementari di tipo pertinenziale ecc.; • Sostegni all’attività agricola 2. Sfruttamento delle risorse energetiche con: • Previsione di impianti per: • Teleriscaldamento: Monterotondo, Montieri e S. Fiora; • Solare (fotovoltaico): Isola del Giglio; Biomasse (zootecniche e residui agricoli): Grosseto, Manciano e Scansano; • Eolico: Scansano e Semproniano. Sistema Risorse faunistiche e fl oristiche: ambientale 1. Valorizzazione delle risorse con: • Individuazione di siti riconosciuti dalla Comunità Europea: di importanza comunitaria, zone a protezione speciale, siti d’importanza nazionale e siti d’importanza regionale;

Capitolo 2 79 • Concertazione con la Provincia di Livorno per la gestione e la fruizione del Parco Interprovinciale di Montioni; • Individuazione di idonee forme di gestione delle 12 Riserve Naturali Provinciali/Regionali già istituite; • Individuazione e classifi cazione di alcune aree di rilevante pregio ambien- tale (“cuore” delle ex aree protette della ex L.R. 52/82); • Valorizzazione dei castagneti, faggete e regolamentazione dell’uso del sot- tobosco; • Valorizzazione e riqualifi cazione del sistema forestale, anche con so- stituzione delle specie alloctone e riorganizzazione dell’ecosistema dell’Amiata; • Valorizzazione delle pinete e zone umide costiere; • Previsione di azioni per il ripopolamento ittico marino, con localizzazione potenziale di barriere sommerse. Risorse idriche: 1. Recupero del degrado con: • Riqualifi cazione ambientale delle piana agricola di bonifi ca Grossetana, di Pian d’Alma e dell’Albegna, con interventi per la riduzione del cuneo salino, per la rigenerazione del suolo ed il mantenimento della fertilità naturale; • Azioni per la mitigazione degli eff etti sulla falda dovuti all’attività dei pozzi costieri; • Riqualifi cazione del sistema circumlagunare di Orbetello e del Lago di Burano; • Costituzione di un organismo (tra diversi Enti) per la gestione dell’ecosi- stema lagunare di Orbetello; 2. Valorizzazione delle risorse con: • Previsioni di tutela degli acquiferi principali dell’Amiata, del Tufo e di Poggio del Leccio (Capalbio); • Azioni prescrittive di localizzazione per grandi invasi: Camerone, Alma, Gretano, Milia e Scabbia; • Individuazione di invasi collinari per scopi potabili; • Previsione di interventi per la riqualifi cazione e valorizzazione di laghi e invasi artifi ciali esistenti (il bacino, San Floriano, Zerbino, Fabio, Valle Cupa e Lago Acquato); • Riutilizzo delle acque dei depuratori e degli impianti di fi todepurazione per usi agricoli e per la reimmissione in falda; • Studi per l’individuazione di aree di ricarica delle falde, vasche e invasi per l’antincendio, piccoli invasi per usi plurimi; • Studio Acqufero Amiata (carta della vulnerabilità); • Coordinamento sul rischio idraulico e prevenzione delle piene. Risorsa suolo: 1. Recupero del degrado con: • Azioni per interventi ed opere di difesa alla foce dell’Ombrone; • Riqualifi cazione del sistema dunale e dei tomboli costieri; • Azioni per opere di difesa a mare (intero golfo di Follonica anche con: piattaforme attrezzate, punti di ormeggio, spiagge artifi ciali, ecc.); 2. Valorizzazione della risorsa con: • Prescrizioni localizzative in positivo per le risorse del sottosuolo (indivi- duazione di aree estrattive di riserva, così come previste dal P. Prov.le); • Valorizzazione e fruizione delle attrattive scientifi co-culturali delle gole del Fosso Meleta (Pitigliano) e valorizzazione degli ipogei, gole e rupi della “città” del Tufo. Obiettivi generali • La tutela generalizzata dell’identità dell’intero territorio provinciale, artico- landola in relazione a valori e vulnerabilità da un lato e opportunità evolutive dall’altro.

80 Capitolo 2 • L’indirizzo delle trasformazioni territoriali secondo criteri di sviluppo dif- fuso nella logica dell’“evolutività ben temperata” e in aderenza ad un modello di sviluppo rurale integrato. • La promozione di politiche territoriali e di azioni strategiche per la valorizzazione delle risorse effi cienti e la riqualifi cazione di quelle degradate o a rischio di compromissione. Sistemi funzionali

I Sistemi Funzionali del PIT trovano collocazione nel PTC nell’ambito delle strategie (art. 33, 34 e 35 e Tavola n. 3 già contenuti nelle “grandi politiche”) e delle politiche insediative.

Sistemi territoriali1

Le Sette “Città” della Linee di sviluppo Maremma La Città delle città Valorizzazione degli insediamenti periferici salvaguardandone l’identità ed ar- Grosseto, Castiglione restando la tendenza alla saldatura degli insediamenti. della Pescaia, Sostegni al recupero del patrimonio edilizio archeologico da integrare con le Roccastrada risorse termali e le aree di interesse paesaggistico. Valorizzazione del sistema ambientale costiero e relazione con il Parco Regio- nale della Maremma, la Riserva naturale di Diaccia Botrona e le Pinete. Si iden- tifi ca un sistema di aree protette: Parco Regionale della Maremma e punti di im- portante valore testimoniale, quali il parco delle Bonifi che(*), il Parco Fluviale dell’Ombrone(*), la Riserva naturale Diaccia Botrona(*) e le pinete costiere, la valorizzazione dei tomboli costieri e delle zone umide. Elevazione del Capoluogo al rango di “città” con dotazione e miglioramento di attrezzature di livello elevato. Potenziamento del sistema dei servizi all’agricoltura e ai Consorzi e sviluppo dell’integrazione delle attività agro-alimentari e di fi liera. Previsione del Centro Fieristico a servizio della Toscana interna e meridionale, del centro intermodale, localizzazione di attività produttive a servizio delle im- prese (Braccagni). La Città sul Golfo Promozione ed incentivazione dei fenomeni di naturalizzazione del paesaggio del Ferro laddove i sistemi insediativi hanno determinato degrado e negativo impatto am- Follonica, Scarlino, bientale. Gavorrano, Massa Approfondimento degli studi di difesa e di riqualifi cazione dell’intero sistema Marittima Costiero dal fenomeno dell’erosione marina e risolvere i problemi connessi allo scarico e all’inquinamento delle acque ed i problemi relativi alle discariche in- dustriali. Indispensabile la bonifi ca ambientale dei siti minerari dismessi (falde acquifere) e riconversione dei compendi minerari(*). Attivazione della gestione del parco interprovinciale di Montioni e la realizza- zione del Parco Archeologico minerario(*). Attuazione degli interventi di valorizzazione e riutilizzazione dell’area e dei volumi della ex Ilva(*) a Follonica e delle ex colonie(*) (nella fascia costiera) di proprietà regionale, da sfruttare a fi ni ricettivi per una qualifi cazione della attività turistica (*). Valorizzazione delle emergenze ambientali dell’entroterra: conferma del patri- monio demaniale regionale delle attività agricolo forestali e l’uso dei beni natu- rali, culturali e dei volumi edilizi per un arricchimento dell’off erta turistica, con l’obiettivo di allungarne la stagione turistica (*). Realizzazione del Porto di Scarlino(*) che implica la defi nizione del collega- mento viario con la strada statale SS1 Aurelia.

Capitolo 2 81 Riequilibrio del sistema bipolare Massa Marittima-Follonica mediante una rior- ganizzazione del sistema insediativo integrato a rete che valorizzi prevalente- mente Massa come città d’arte, Follonica come centro turistico balneare e che rivitalizzi i centri storici collinari di Scarlino (produttivo-turistici) e Gavorrano (storico- testimoniale- residenziale) affi dando loro funzioni sovracomunali dif- ferenti ma integrate. Sviluppo produttivo attraverso la reindustrializzazione del Polo del Casone (incentivazione attività di notevole consistenza). La Città dell’Acqua La realizzazione del Corridoio tirrenico comporterà la defi nizione dei sistemi e Pietra ambientali e insediativi. Riqualifi cazione degli insediamenti lungo l’Aurelia e Capalbio, Orbetello, concentrazione delle attività agro-industriali e artigianali nell’area di Albinia, Monte Argentario, che assume anche un ruolo di rilievo come nodo infrastrutturale. Isola del Giglio, Riqualifi cazione dei porti ed approdi esistenti (Talamone, Porto Ercole, Cala Magliano in Toscana, Galera, e Giglio) e potenziare le attività di supporto alla Manciano nautica. Raff orzamento dell’attività di acquacoltura ed incentivarne lo sviluppo anche a mare. Promozione di interventi per il ripopolamento ittico(*). Costituzione di un organismo che colleghi diversi livelli di governo per la ge- stione della Laguna. Riorganizzazione del sistema insediativo ed infrastrutturale nel suo complesso, facendo specifi co riferimento all’off erta, soprattutto dei centri storici collinari dell’entroterra. Riqualifi cazione del sistema costiero circumlagunare (Laguna di Orbetello, Lago di Burano, tomboli costieri e le zone umide) e valorizzazione delle riserve idriche (acquifero di Capalbio, Lago Acquato, Lago Scuro) e della fascia costiera. Attivazione di interventi coordinati per la riqualifi cazione della piana agricola in collegamento alle opere e agli invasi dell’Osa - Albegna. Valorizzazione delle aree archeologiche (Heba, Colosium, Caletra), delle risorse storico-culturali, (Cosa, Talamonaccio, Forti spagnoli, Torri costiere di avvista- mento) nell’ambito del Parco della Civiltà degli Etruschi; la valorizzazione delle attività termali delle fonti dell’Osa, del “Giardino dei Tarocchi” a Capalbio. Riuso compatibile polifunzionale delle aree industriali dimesse (Sitoco e Cirio). La Città intorno alla Defi nizione dei criteri di intervento lungo l’anello perimontano, d’intesa con la Vetta Provincia di Siena. Arcidosso, Castel del Riorganizzazione del sistema della mobilità. Piano, Santa Fiora, Accelerazione per lo sviluppo produttivo di tutte le iniziative per il completa- Seggiano mento dell’area Industriale Orcia 1 - S. Rita(*), a servizio dell’intero sistema amiatino. Verifi ca economica ed ambientale dello sfruttamento delle risorse endogene. Bonifi ca dei suoli e dei siti minerari dimessi e quindi salvaguardia delle risorse idriche dell’intero acquifero dell’Amiata. Valorizzazione delle risorse termali, delle emergenze storiche (ferriere, impianti minerari, ecc.), anche in connessione e sinergia con le riserve naturali di Monte Labro, Santissima Trinità(**) e Poggio all’Olmo, con il parco Faunistico del- l’Amiata e con i centri storici, per fi ni turistici. Riorganizzazione della vetta e defi nizione del sistema degli impianti sciistici con il Piano Provinciale(*), per una riqualifi cazione e valorizzazione delle attività ad essi connesse. Valorizzazione del patrimonio forestale delle pendici e dei castagneti da frutto, nonché dei prodotti del sottobosco. Riqualifi cazione del sistema dell’off erta turistica connessa ad una ristrutturazione complessiva in chiave di integrazione fra le diverse componenti: alberghi di tipo tradizionale, agriturismo, accoglienza a tipologia articolata nei centri storici ed il turismo rurale.

82 Capitolo 2 La Città del Tufo Potenziamento dei collegamenti con il Lazio e con il mare e ridefi nizione dei Pitigliano, Sorano, criteri di sviluppo insediativo in funzione del mantenimento dell’identità fi sica Castell’Azzara e culturale delle tre “perle”: Sorano, Sovana e Pitigliano. Previsione per una organizzazione complessiva del “Parco della Città del Tufo”(*), al fi ne di valorizzare le emergenze insediative e le caratteristiche “vie cave” in connessione con il Parco della Civiltà degli Etruschi. Valorizzazione, in un circuito integrato con il “Parco della Città del Tufo”, delle risorse termali conosciute e potenziali, le risorse idriche, le risorse naturali com- prese le aree di interesse geologico, anche in rapporto e in sinergia con le Riserve Naturali della più ampia Valle dell’Albegna. Recupero del patrimonio sia storico che ambientale in stato di degrado, oltre alle cave dismesse e abbandonate. Incentivazione del turismo secondo un modello a rete (centri storici, compo- nente storico-culturale, agricola, naturalistica, escursionistica, ecc.). La Città sotto i Valorizzazione del patrimonio boschivo anche in riferimento al suo utilizzo Boschi forestale, ai settori secondari del bosco e sottobosco oltre alle attività ad esso Massa Marittima, connesse e integrate, quali l’agriturismo, l’escursionismo, ecc.. Monterotondo Istituzione di Riserve naturali. “Cornate Fossini” (Montieri), “La Pietra” e Marittimo, Montieri, “Farma” (Roccastrada) e “Basso Merse” anche come opportunità economica Roccastrada, basata sulla valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio(*). Civitella Paganico Collegamento delle Aree protette con la valorizzazione delle risorse termali, quindi con una riqualifi cazione della rete dei sentieri escursionistici, ippovie ecc. affi ancate ad un sistema potenziato di ricettività turistica, agrituristica, rurale e nei centri storici, insieme ad un’off erta di servizi comuni, quindi costituzione dell’immagine di una Provincia D.O.C. Incentivazione per recupero del patrimonio edilizio abbandonato nonché di quello demaniale. Incentivazione delle imprese e delle aziende agricole, affi nché svolgano sempre più a pieno titolo la loro funzione anche di presidio ambientale, consapevoli del loro ruolo di gestori del territorio. Valorizzazione delle risorse geotermiche da condurre nel rispetto del contesto ambientale, valorizzando anche le attività legate allo sfruttamento delle acque termali (Petriolo e Bagnolo). Recupero ambientale (tutela delle falde acquifere) e valorizzazione delle strut- ture minerarie dimesse da integrare con la Rete del Parco Archeo-Minerario. La Città dei Poderi Incentivazione, con carattere di tipicità, delle strutture locali e dei collegamenti, Campagnatico, non solo infrastrutturali, con altre città, in misura da innescare anche una sorta Capalbio, Castel del di “eff etto città”. Piano, Castell’Azzara, Creazione di condizioni per favorire i grandi interventi integrati per la ricettività Castiglione della e per le attività di supporto al turismo, nonché favorire la riqualifi cazione ed il Pescaia, Cinigiano, potenziamento dei nuclei storici per la ricettività turistica rurale, al fi ne di inne- Civitella Paganico, scare sinergie con l’agriturismo e con i sistemi a rete delle risorse naturali (aree pro- Gavorrano, tette) e di quelle archeologiche (Parco Minerario, della civiltà degli Etruschi, ecc.). Magliano in Integrazione delle strutture storiche con i poli turistici di recente formazione. Toscana, Manciano, Attribuzione a Paganico del ruolo di “nodo centrale” infrastrutturale. Massa Marittima, Istituzione e futura gestione delle Riserve naturali “Monte Penna” (Castell’Azzara) Roccalbegna, Poggio all’Olmo (Cinigiano), Rocconi (Roccalbegna-Semproniano), Pescinello Roccastrada, (Roccalbegna) e di Montauto (Manciano) (*). Scansano, Creazione di episodi ambientali qualifi cati (boschi e laghi) laddove funzionali al Scarlino, Seggiano, contesto ambientale e/o laddove un tempo erano presenti e sono stati sottratti Semproniano dalle attività agricole intensive. Previsione, negli Strumenti urbanistici comunali, del mantenimento delle aree intercluse tra altre “Città” a più alta densità insediativa in prossimità del mare e ai confi ni con le altre Province. 1 Il PIT defi nisce per l’Area Grossetana la seguente articolazione in sistemi territoriali locali: • n. 20 Colline metallifere: Follonica, Scarlino, Gavorrano, Massa Marittima, Monterotondo M.mo, Pontieri (Colline Metallifere Interne).

Capitolo 2 83 • n. 30 Amiata/ sottosistema n. 302 Grossetano: Castell’Azzara, Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora, Roccalbegna, Cinigiano, Semproniano (Albegna-Fiora). • n. 31 Area Grossetana: Castiglione della Pescaia, Grosseto, Roccastrada (Colline Metallifere interne), Civitella Paganico, Campagnatico. • n. 32 Albegna-Fiora/sottosistema 321 Costa d’Argento: Magliano in Toscana, Orbetello, Monte Argentario, Isola del Giglio, Caparbio. • n. 32 Albegna-Fiora/sottosistema 322 Colline Interne: Manciano, Pitigliano, Sorano, Scansano. A quest’articolazione si rapporta nel PTC di Grosseto quella inerente la suddivisione in Città, che costituisce un’elaborazione più specifi camente mirata alla gestione del rapporto tra insediamenti e ambiente. (PTCP di Grosseto, Relazione, pag. 60) (*) Azioni avviate e/o defi nite (**) Nuova istituzione Criteri generali per la localizzazione e il dimensionamento

Il PTC contiene un modello di riequilibrio territoriale basato sulla rete in- frastrutturale costituita dall’asse longitudinale costiero e gli assi trasversali. A questi ultimi è assegnato un ruolo primario, per cui il PTC promuove la valorizzazione insediativa verso l’interno (sviluppo dell’entroterra) e scaricando la pressione costiera longitudinale (riqualifi cazione della costa), riconosce al sistema insediativo provinciale una struttura policentrica, in cui il capoluogo svolge una chiara centralità. Viene assunta come carattere distintivo dell’identità territoriale la netta di- stinzione e la separatezza fra i centri urbani e territorio aperto. Il modello della “città murata” viene considerato un riferimento di validità generale. Evoluzione insediativa Gli strumenti urbanistici regolano lo sviluppo insediativo privilegiando le azioni di recupero interno al costruito sia di spazi che di contenitori, con- sentendo la crescita al di fuori dei perimetri già urbanizzati con interventi di “ricucitura”, completamento e riqualifi cazione. Evoluzione dell’assetto Negli strumenti urbanistici i Comuni disciplinano lo sviluppo degli inse- industriale e artigianale diamenti artigianali e produttivi privilegiando in genere le azioni di riqua- lifi cazione urbana, ristrutturazione e recupero degli impianti esistenti ove compatibili. Per la localizzazione di nuovi interventi i Comuni privilegeranno i se- guenti criteri: • edifi ci produttivi “grandi”: di norma entro i grandi ambiti industriali artigianali (Area Grossetana, comprendente l’area industriale di Braccagni-Roccastarda/Sticciano e le aree nella cintura di Grosseto; area Scarlino-Follonica-Massa M.ma complementare alla zona indu- striale del Casone, di cui si prevede l’ampliamento per tipo attività; la Bassa Maremma, comprendente le aree industriali da riqualifi care e sviluppare in prossimità di Albinia; l’area dell’Amiata comprendente le aree industriali nell’Orcia 1 e Santa Rita) • Edifi ci “intermedi” anche a completamento delle aree produttive locali esistenti con eff etti di riqualifi cazione del contesto; • Edifi ci di “base” anche entro il tessuto urbano preesistente, purché inte- grati con fi nalità di valorizzazione e rivitalizzazione. Il territorio rurale Il PTC defi nisce per il territorio rurale l’individuazione delle superfi ci minime fondiarie per la costruzione di residenze e annessi agricoli in re- lazione alle tipologie colturali; la volumetria massima degli annessi non costituenti aziende agrarie; i limiti per singole attività integrative nel ter- ritorio rurale (Posti/letto per gli alberghi di campagna, metri quadri per le attività artigianali e commerciali compatibili con il contesto rurale); il tutto, in base all’articolazione del territorio rurale in zone ad esclusiva e zone a prevalente funzione agricola.

84 Capitolo 2 2.2 I contenuti degli strumenti di pianifi cazione comunale 2.2.1 Lo stato di avanzamento nella formazione dei Prg comunali Le istanze innovative introdotte dalla legge regionale in merito alle procedure di formazione degli strumenti di pianifi cazione comunale (Prg ex L.R. 5/95) rendono possibile una valutazione complessiva dei tempi impiegati per il loro espletamento. In particolare, i contenuti dell’art. 251 in merito all’avvio del procedimento, consentono la ricostruzione dei tempi della formazione dei piani fi n dalla fase della loro progettazione. Tra i “meriti” attribuibili alla legge vi è infatti quello di aver reso certi anche i tempi che si riferiscono alla fase di costruzione del piano (dalla fase di formazione del piano al momento della sua adozione) attraverso l’istituziona- lizzazione dell’avvio del procedimento. Il bilancio sullo stato di avanzamento nella formazione dei Piani regolatori comunali (Prg) ha pertanto tenuto conto di due aspetti principali: da un lato è stato preso in considerazione il numero di Piani strutturali (Ps) e di Regola- menti urbanistici (Ru) adottati e approvati sul totale comuni; dall’altro sono stati considerati i tempi necessari alla ratifi ca istituzionale degli strumenti ur- banistici2. In riferimento al primo aspetto, dall’entrata in vigore della L.R. 5/95 i comuni che hanno avviato il procedimento di formazione dello strumento urbanistico in Toscana sono 255, pari a circa il 90% del totale; di questi la metà, 136 comuni, pari al 47% del totale, sono giunti alla fase di adozione del Piano strutturale; infi ne, sono 93 i comuni arrivati fi no all’approvazione del Ps, il 32% sul totale della Toscana. I comuni che hanno concluso l’iter complessivo di formazione del Prg, arrivando quindi fi no all’approvazione del Regolamento urbanistico, sono 57; in termini di superfi cie territoriale e di popolazione residente, rappresentano rispettivamente il 20% ed il 28% del campione regionale3. Sul totale dei 28 comuni della Provincia di Grosseto, 25 (89%) ha avviato la procedura di formazione del Piano strutturale; di questi, 7 (25%) sono giunti fi no alla fase di adozione e 4 (14%) fi no all’approvazione da parte del Consiglio Comunale. In termini di percentuale sul totale della popolazione residente, i 4 comuni che hanno approvato il Piano strutturale rappresentano il 14% del totale della provincia; in termini di superfi cie territoriale, la coper- tura raggiunge il 12%. Considerando l’iter complessivo di formazione del Prg, quindi prendendo in esame anche il Regolamento urbanistico, il numero dei comuni che sono giunti all’approvazione del Ru sono 3 (11%); in termini di popolazione resi-

Capitolo 2 85 dente e di superfi cie territoriale, rappresentano rispettivamente l’8% ed il 10% del campione provinciale4.

Lo stato di avanzamento nella formazione dei Prg comunali, Riepilogo Toscana e Province

Ps Ru Province Ps avvio Ps adozione Ru adozione approvazione approvazione Provincia di Arezzo 82% 46% 31% 18% 18% Provincia di Firenze 93% 64% 43% 32% 23% Provincia di Grosseto 89% 25% 14% 11% 11% Provincia di Livorno 85% 65% 35% 30% 25% Provincia di Lucca 89% 37% 23% 26% 17% Provincia di Massa 100% 71% 65% 59% 35% Carrara Provincia di Pisa 97% 51% 44% 38% 31% Provincia di Prato 100% 43% 29% 29% 29% Provincia di Pistoia 95% 45% 23% 9% 5% Provincia di Siena 72% 33% 22% 22% 14% Toscana 89% 47% 32% 26% 20% Le percentuali si riferiscono al numero dei comuni con Ps o Ru adottato e approvato sul totale numero comuni delle Province e della Toscana. (Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana, 1 marzo 2004)

Lo stato di avanzamento nella formazione dei Prg comunali, Toscana

Ps Toscana Ps avvio Ps adozione Ru adozione Ru approvazione approvazione Numero comuni 255 136 93 76 57 Numero comuni (%) 89 47 32 26 20 Popolazione residente, 3.282.583 1.922.999 1.291.162 1.246.677 995.060 2001 Popolazione residente (%) 94 55 37 36 28 Superfi cie territoriale, km2 20.107 9.152 6.044 5.169 3.811 Superfi cie territoriale (%) 87 40 26 22 17

Totale Toscana: numero comuni, 287; popolazione residente al 2001, 3.497.806; superfi cie territoriale, 22.992 km2. (Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana, 1 marzo 2004)

86 Capitolo 2 Lo stato di avanzamento nella formazione dei Prg comunali, Provincia di Grosseto

Ps Ru Ps avvio Ps adozione Ru approvazione approvazione adozione Numero comuni 25 7 4 3 3 Numero comuni (%) 89% 25% 14% 11% 11% Popolazione residente, 2001 196.933 39.950 28.596 16.449 16.449 Popolazione residente (%) 93% 19% 14% 8% 8% Superfi cie territoriale, km2 4.172 994 526 466 466 Superfi cie territoriale (%) 93% 22% 12% 10% 10% Totale provincia: numero comuni, 28; popolazione residente al 2001, 211.086; superfi cie territoriale, 4.504 km2 (Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana, 1 marzo 2004) In riferimento al secondo punto, cioè considerando i tempi medi regio- nali necessari all’espletamento delle fasi di formazione dei Piani strutturali è possibile osservare come, considerando la totalità dei piani adottati in To- scana (136), i tempi medi trascorsi tra la fase di avvio e quella di adozione, quindi i tempi medi della fase di costruzione del piano, siano contenuti entro i 1.141 giorni eff ettivi, pari a circa 3 anni; considerando invece la totalità dei Piani strutturali approvati (93), i tempi medi necessari per giungere dalla fase di progettazione del piano a quella della ratifi ca istituzionale sono di 1.337 giorni (pari a circa 3 anni e mezzo), quindi poco dilatati rispetto ai precedenti. A questo proposito si sottolinea come oltre l’80% dei comuni della Toscana sia riuscito a contenere i tempi di avvio-approvazione del Ps entro i cinque anni, nei limiti quindi della durata di un mandato amministrativo comunale. Esaminando anche i tempi relativi alla formazione del Regolamento ur- banistico, quindi l’iter necessario alla completa formazione del Prg, non si segnalano importanti dilatazioni; nel 60% dei casi infatti i tempi rimangono contenuti nell’arco dei cinque anni5. I dati medi provinciali sui tempi di formazione dei Ps possono conside- rarsi sostanzialmente in linea con quelli della Toscana: tre comuni su quattro hanno contenuto i tempi necessari al completamento della fase di avvio-ap- provazione del Piano strutturale entro i cinque anni; il più veloce è stato Roccastrada, con circa 770 giorni eff ettivi. I tempi medi provinciali necessari all’espletamento della fase di formazione del Piano strutturale sono di 1.370 giorni eff ettivi (tre anni e mezzo). Considerando l’intero iter di formazione del Prg - quindi sommando i tempi necessari all’approvazione del Regolamento urbanistico - i tempi medi provinciali (2.057 giorni eff ettivi, corrispondenti a circa cinque anni e mezzo) subiscono una dilatazione temporale di due anni rispetto alla fase precedente (approvazione del Piano strutturale).

Capitolo 2 87 Tempi di formalizzazione e quantità di Ps e Ru adottati e approvati, riepilogo Toscana e Province

N. comuni N. comuni Tempi medi che hanno Tempi medi che hanno Tempi medi di di avvio- concluso l’iter di di avvio- concluso l’iter di Provincia avvio-adozione del approvazione approvazione del approvazione approvazione del Ps (giorni eff ettivi) del Ps (giorni Ps entro i cinque del Ru (giorni Ru entro i cinque eff ettivi) anni dall’avvio del eff ettivi) anni dall’avvio del procedimento procedimento 1.050 1.362 10 1.913 4 Arezzo (meno di 3 anni) (circa 3 anni e 1/2) (su totale 12 comuni) (circa 5 anni) (su totale 7 comuni) 1.253 974 (meno di 3 anni 17 1.329 9 Firenze (2 anni e 1/2) (su totale 19 comuni) (3 anni e 1/2) (su totale 10 comuni) e 1/2) 1.328 1.370 3 2.057 1 Grosseto (3 anni e 1/2) (3 anni e 1/2) (su totale 4 comuni) (5 anni e 1/2) (su totale 3 comuni) 1.295 1.075 (meno di 3 anni 6 1.539 4 Livorno (meno di 3 anni) (su totale 7 comuni) (circa 4 anni) (su totale 5 comuni) e 1/2) 1.406 1.401 7 1.753 3 Lucca (circa 3 anni e 1/2) (circa 3 anni e 1/2) (su totale 8 comuni) (meno di 5 anni) (su totale 6 comuni) Massa 1.271 1.387 8 1.508 4 Carrara (meno di 3 anni e 1/2) (circa 3 anni e 1/2) (su totale 11 comuni) (circa 4 anni) (su totale 6 comuni) 862 1.166 16 1.714 8 Pisa (meno di 2 anni e 1/2) (circa 3 anni) (su totale 17 comuni) (4 anni e 1/2) (su totale 12 comuni) 951 1.024 2 1.883 1 Prato (2 anni e 1/2) (meno di 3 anni) (su totale 2 comuni) (circa 5 anni) (su totale 2 comuni) 1.518 1.941 2 2.370 Pistoia (circa 4 anni) (circa 5 anni) (su totale 5 comuni) (oltre 6 anni) 1.407 1.448 6 1.972 3 Siena (circa 3 anni e 1/2) (meno di 4 anni) (su totale 8 comuni) (5 anni e 1/2) (su totale 5 comuni) 1.141 1.337 76 1.696 35 Toscana (circa 3 anni) (3 anni e 1/2) (su totale 93 comuni) (4 anni e 1/2) (su totale 57 comuni) Per il calcolo dei tempi necessari alla formazione del Piano strutturale sono stati considerati i giorni intercorsi tra le delibere di avvio del procedimento (ex art. 25 della L.R. 5/95) e di approvazione del Ps da parte del Consiglio Comunale. Anche i tempi di formazione del Regolamento urbanistico sono stato calcolati a partire dalla delibera di avvio del procedimento; essi rappresentano quindi i tempi necessari alla ratifi ca istituzionale del Prg. I tempi medi di avvio-adozione del Piano strutturale sono stati calcolati sul totale dei piani adottati al 1 marzo 2004; analogamente, i tempi medi di avvio-approvazione del Piano strutturale e del Regolamento urbanistico sono stati calcolati, rispettivamente, sul totale del Piani strutturali e dei Regolamenti urbanistici approvati entro la data del 1 marzo 2004. (Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana, 1 marzo 2004) 2.2.2 I contenuti strategici dei Piani strutturali La dimensione strategica del Piano strutturale si esplicita attraverso l’in- dividuazione di un sistema di obiettivi a partire dal quale viene costruito un corpus di indirizzi, criteri e parametri volti ad assicurare e implementare azioni sul territorio coerenti con gli orientamenti espressi dal piano. L’effi cacia del Prg dipende, in misura non trascurabile, dalla costruzione del rapporto tra Ps e Ru; la costruzione di questo rapporto passa necessariamente attraverso la traduzione dei contenuti strategici del Piano strutturale non

88 Capitolo 2 soltanto in obiettivi, ma più specifi catamente in indirizzi, criteri e parametri con cui assicurare il loro perseguimento. La lettura del sistema di obiettivi proposti dai Piani strutturali non potrebbe quindi prescindere da una con- temporanea verifi ca di effi cacia rispetto al Regolamento urbanistico. Questo studio si propone pertanto come una prima ricognizione circa i principali obiettivi ed indirizzi seguiti dai comuni, allo scopo di fornire un quadro sin- tetico degli orientamenti strategici. Non tutti i piani presentano un omogeneo livello di approfondimento nella defi nizione degli obiettivi: in alcuni casi ci si limita all’elenco di fi nalità generiche applicate all’intero territorio comunale; in altri casi, gli esempi più recenti e quindi più maturi, gli obiettivi di governo del territorio si trovano più effi cacemente declinati in linee strategiche e di indirizzo aderenti alle specifi cità locali. Va sottolineato infi ne come una debolezza nell’approccio strategico dei Piani strutturali emerga, in linea generale, soprattutto nelle prime esperienze di pianifi cazione; in alcuni casi i Piani strutturali sono nati come aggiorna- mento di strumenti ordinari ovvero come trasformazione in corso d’opera di Prg adottati, approvati o in avanzato stato di formazione al momento dell’en- trata in vigore della L.R. 5/95. La lettura dei contenuti strategici dei Piani strutturali approvati entro la data del 1 marzo 2004 ha evidenziato alcuni temi e approcci ricorrenti che verranno esposti di seguito nelle loro linee essenziali6. Tra i contenuti strategici ricorrenti nei Piani strutturali si devono in primo luogo segnalare quelli legati al settore turistico in linea con i contenuti del Ptc. Le strategie di potenziamento e di sviluppo delle attrezzature ricettive e dei servizi legati al turismo indicate dal piano di Monte Argentario perseguono l’obiettivo primario di destagionalizzare la domanda turistica e di attenuare i fenomeni di congestione dovuti alla concentrazione delle presenze nel periodo estivo. Per diff erenziare l’off erta, il piano promuove la realizzazione di nuove mete di attrazione: in particolare si citano centri congressi (a Cala Galera e Porto Santo Stefano), spazi per lo spettacolo e spazi per la cultura (tra cui si citano il “Museo di Forte Stella” ed il “Museo dell’archeologia subacquea” alla fortezza di Porto Santo Stefano ed il “Centro espositivo” integrato con attrezzature ricettive per il Forte di Pozzarello), spazi per lo sport (cittadella dello sport alle Piane, centro sportivo a Porto Ercole) e l’osservatorio astrono- mico a Poggio Tondo. Oltre a questi interventi, il piano intende promuovere il miglioramento del sistema ricettivo, attraverso la ristrutturazione della rete esistente e la realizzazione di poli alberghieri integrati e il potenziamento dei servizi per la nautica da diporto. Di notevole interesse sono inoltre le previsioni relative alla riqualifi cazione dei waterfront urbani7. In altri casi le strategie per il potenziamento del sistema turistico-ricettivo si

Capitolo 2 89 sposano ad istanze di diversa natura. Si trovano frequentemente associate al recupero e alla valorizzazione del patrimonio edilizio esistente (recupero degli edifi ci rurali e del patrimonio edilizio diff uso con fi nalità ricettive, valorizzazione in chiave turistica delle emergenze storiche artistiche ecc.), ovvero integrate alle strategie di sostegno delle attività tradizionali (agricoltura ed attività tipi- che delle economie rurali) e di valorizzazione delle risorse ambientali. In riferimento a quest’ultimo aspetto, nei piani di Roccastrada e di Scarlino, ad esempio, sia lo sviluppo dell’agriturismo che le attività integrative (ricettività rurale, artigianato e commercio di prodotti tipici) viene indicato quale possibile sostegno per le attività agricole e per le economie rurali, in quanto compatibile con le esigenze di tutela e capace di attivare sinergie (pro- mozione dei prodotti locali, sia agricoli che artigianali ecc.). Analogamente, il comune di Arcidosso prevede l’integrazione delle attività agricole con quelle legate al turismo naturalistico, culturale e didattico. Le strategie comunali di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche seguono tre principali indirizzi: la salvaguardia dei caratteri tradizionali del paesaggio agrario, che viene tradotta sia in termini di vincolo (ad esempio, prevedendo il divieto di rimozione di tutte le sistemazioni stori- che) ma anche attraverso la defi nizione di un corpus normativo robusto circa la disciplina dei nuovi interventi; il recupero della rete della viabilità storica, con lo scopo dichiarato di favorire la fruizione del territorio anche a fi ni turi- stici; l’istituzione di parchi e riserve, o di ambiti per il loro reperimento. Tra queste, assumono contorni di rilievo quelle legate alla valorizzazione dei parchi e alla salvaguardia dei caratteri del paesaggio agrario. Per quanto ri- guarda il primo punto, si cita l’istituzione del parco dell’Argentiera, del parco speleologico di Punta degli Stretti, previsti nel Piano strutturale di Monte Argentario; per il secondo punto si citano gli obiettivi di tutela e salvaguardia del paesaggio agrario e dei suoi elementi costitutivi nei comuni di Scarlino, Roccastrada e Arcidosso. Importanza strategica assumono nel contesto territoriale le istituzioni delle Riserve Naturali “Farma”, “La Pietra” e “Basso Merse” (Roccastrada), “Mon- telabro” (Arcidosso) e l’Area Protetta di Interesse Locale di Scarlino. Per quanto riguarda la prevenzione o l’eliminazione delle diverse forme di degrado, ambientale e paesaggistico, gli orientamenti dei piani seguono due principali indirizzi: da un lato si segnala la previsione di opere di difesa delle coste soggette ad erosione (si cita a titolo esemplifi cativo il piano di Monte Argentario, ove si prevedono interventi di consolidamento delle fasce costiere) e la previsione di azioni di ripristino ambientale e in particolare di risanamento delle aree in dissesto idrogeologico, oltre alle azioni da intra- prendere per la difesa dall’erosione costiera della Feniglia con riqualifi cazione del sistema insediativo e ambientale connesso al Porto di Cala Galera.

90 Capitolo 2 I Piani strutturali assumono come condizione essenziale per lo sviluppo insediativo la reperibilità e la disponibilità della risorsa idrica (M. Argentario, Roccastrada, Scarlino e Arcidosso) con azioni tese al contenimento degli usi impropri, alla diversifi cazione in base alla qualità, alla tutela delle fonti locali esistenti di approvvigionamento e reperimento di nuove, oltre alla riduzione delle perdite nelle linee di adduzione e distribuzione locale (Monte Argentario e Arcidosso). In linea generale si può aff ermare che i temi legati al sistema infrastrut- turale assumano, nei piani, un peso ed un importanza strategica variabile in funzione della dimensione del comune, delle interdipendenze esistenti tra questo e l’ambito sovralocale in cui si colloca e delle connessioni con altre strategie o obiettivi espressi per il sistema insediativo. Occorre comunque sottolineare come in merito al sistema infrastrutturale, la defi nizione degli obiettivi venga spesso seguita da una puntuale individua- zione delle indicazione operative sull’intervento. Gli obiettivi che riguardano il sistema infrastrutturale sono riconducibili sostanzialmente a tre orientamenti; il primo pone l’accento sul riordino del sistema della mobilità ad una scala prevalentemente urbana. Gli orientamenti strategici più frequenti espressi nei piani comunali in merito a questo primo obiettivo riguardano l’eliminazione dell’attraversamento dei centri abitati (in particolare si segnala l’eliminazione l’attraversamento dei centri abitati di Porto Santo Stefano e di Porto Ercole da parte del traffi co veicolare diretto alla costa), il riordino del sistema della sosta veicolare, la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili e la riqualifi cazione della viabilità di accesso alle mete tu- ristiche (quali sono ad esempio le spiagge, i belvedere, le torri costiere; si fa riferimento ai Piani strutturali di Monte Argentario e Scarlino). Importanza strategica assume la previsione per Monte Argentario di parcheggi territoriali, localizzati di preferenza ai margini dei centri urbani, dotati di servizi di na- vetta (Terra Rossa e S. Liberata anche per i collegamenti con le isole). Un rilievo particolare assumono gli interventi di potenziamento e di riqua- lifi cazione dei porti: si possono citare il riordino fi sico e funzionale delle aree portuali di Porto Santo Stefano e di Porto Ercole, per le quali è prevista la riclassifi cazione come porti di rilevanza regionale (Monte Argentario) e la realizzazione del porto turistico del Puntone (Scarlino). 2.2.3 Il carico massimo ammissibile per la residenza nei Piani strutturali L’analisi delle previsioni di crescita contenute nei Piani strutturali si rife- risce ai dati riguardanti i carichi massimi ammissibili per la residenza nei comuni con Ps approvato entro la data del 1 marzo 2004. Il problema del dimensionamento dei Piani strutturali si lega solo parzial-

Capitolo 2 91 mente a quello della crescita demografi ca, per due ordini di motivi. Da un lato, le profonde trasformazioni socio-economiche intervenute sia in ambito nazionale che regionale (arresto della crescita demografi ca, attenuazione delle migrazioni interne della popolazione, modifi che nella struttura della popo- lazione e delle famiglie, ecc.) non pongono tanto il problema del governo della crescita urbana quanto quello della trasformazione. L’incremento del- l’off erta di abitazioni, che continua a rappresentare uno dei temi centrali nei Piani strutturali, deve quindi essere interpretato in un’ottica di qualifi cazione dell’off erta, che si può legare all’obiettivo strategico di favorire le condizioni per la permanenza stabile dei residenti oppure, nei sistemi in crescita, di un adeguamento anche quantitativo all’incremento di popolazione. In altri casi invece l’incremento dell’off erta di abitazioni risponde all’obiettivo, il più delle volte dichiarato, di soddisfare una domanda crescente per residenza non sta- bile (ricettività turistica, seconde case, ecc.). Dall’altro, l’assunzione di nuove istanze all’interno del dibattito discipli- nare dell’urbanistica (come ad esempio la necessità di legare i processi di pianifi cazione del territorio a quelli di riequilibrio ambientale), ha determi- nato un processo di riforma delle norme e degli strumenti di governo del territorio con al centro il tema della convergenza tra le politiche di sviluppo socio-economico e la gestione delle risorse. Questa evoluzione è passata at- traverso un rovesciamento del concetto di territorio come “supporto” allo sviluppo, proponendo una visione integrata di territorio (e quindi di risorse) come “fattori” dello sviluppo. In questa ottica la L.R. 5/95, che come è noto assume il tema informatore della sostenibilità dello sviluppo, spinge ad af- frontare la questione del dimensionamento del piano in termini di “calcolo della capacità insediativa” (carichi massimi ammissibili), superando la tradi- zionale impostazione basata sulla “stima del fabbisogno”. Per una restituzione sintetica del quadro emerso dalla lettura del dimensionamento dei Piani strutturali possono essere svolti tre tipi di con- siderazioni: ■ le metodologie di determinazione dei carichi massimi ammissibili per la residenza; ■ il loro rapporto dialettico con il sistema delle conoscenze (quadro cono- scitivo, strumenti di verifi ca); ■ la lettura quantitativa e qualitativa dei dati sul dimensionamento (unità di misura adottate; suddivisione in recupero, residuo e nuovo; rapporto tra le nuove previsioni e l’esistente). Le prime considerazioni prendono le mosse da un’analisi dei metodi di calcolo del dimensionamento, assunti quali possibili indicatori della reale

92 Capitolo 2 capacità del piano di rapportarsi alle nuove istanze proposte dalla L.R. 5/95. Sono stati presi in considerazione i criteri di calcolo adottati dal piano ed il loro rapporto con il quadro conoscitivo, quindi il modo in cui le risorse essenziali (naturali e insediative) sono entrate a far parte del processo di defi - nizione del dimensionamento del Ps. Nella maggior parte dei casi esaminati, su scala provinciale e regionale, si arriva al dimensionamento attraverso il tradizionale calcolo del fabbisogno. I fattori determinanti nelle scelte di piano rimangono le proiezioni demografi che del comune, le previsioni sul numero di famiglie, l’adeguamento dell’off erta all’indice di aff ollamento (abitanti/vani o abitanti/abitazioni) nonché il cosid- detto “fabbisogno secondario” (con il quale si vogliono indicare le abitazioni messe a disposizione per seconde case o per fi ni turistici). In questi casi le variabili relative alle risorse essenziali del territorio inter- vengono a valle del processo di calcolo del dimensionamento, sotto forma di verifi ca ex post della sostenibilità del carico indotto dalle dimensioni mas- sime ammissibili del piano. Tali considerazioni si svolgono spesso in termini di bilancio sul nuovo consumo di suolo, o di impatto sulle infrastrutture di rete (verifi ca di effi cienza); nei Piani strutturali di più recente approvazione il fabbisogno viene signifi cativamente confrontato anche con lo stato e la dispo- nibilità delle risorse naturali. Deve essere comunque riconosciuta l’attenzione, pressoché generale, prestata dai piani alle risorse essenziali specifi che del sistema insediativo (pa- trimonio edilizio esistente, reti tecnologiche e sistema delle infrastrutture, ecc.); per cui, di norma, si può aff ermare che il contenimento delle nuove espansioni, la riduzione del consumo di suolo e l’ottimizzazione dei servizi di rete esistenti, siano tra le più frequenti linee strategiche espresse dai piani. Dalla lettura degli indirizzi rivolti al Regolamento urbanistico emerge infatti una generale intenzione di privilegiare gli interventi di completamento (edi- fi cazione di lotti interstiziali e riordino delle aree di frangia) rispetto al nuovo tout court (previsione di nuove aree edifi cabili). La lettura quantitativa e qualitativa dei dati sul dimensionamento della residenza si deve limitare ai casi giunti ad approvazione nella provincia di Grosseto, rappresentativi di un campione del 14% sul totale dei comuni; dall’analisi dei dati a nostra disposizione possono comunque scaturire alcune considerazioni di sintesi circa le previsioni massime di crescita della residenza. La crescita media prospettata dai piani si aggira intorno al 9% in termini di incremento delle abitazioni totali e intorno al 16% in termini di incremento di presenze insediabili (a fronte di una media regionale rispettivamente del 12 e del 14%). Il dato dell’incremento medio relativo è chiaramente infl uenzato

Capitolo 2 93 dalle dimensioni dei centri abitati, più contenute rispetto alle altre aree della Toscana. La possibilità che le previsioni di crescita ammesse dai piani vengano poste in essere sembra inoltre legata all’incremento della residenza non stabile (residenze turistiche, seconde case, ecc.). Nel bilancio complessivo del dimensionamento assumono contorni di un certo rilievo le quote di residuo dei vecchi Prg, che sono state in buona parte confermate dal Piano strutturale. Pur non potendo tracciare un bilancio complessivo sul peso assunto dagli interventi di recupero previsti dai piani è tuttavia possibile evidenziare un’attenzione rivolta al recupero e alla riqualifi cazione del patrimonio edilizio esistente; nel caso del comune di Monte Argentario, ad esempio, viene destinata al recupero una quota pari al 25% sul totale delle previsioni del piano strutturale8. Va infi ne sottolineato come le ipotesi di crescita contenute nei Piani strutturali debbano essere interpretate quali limiti massimi ammissibili in un orizzonte temporale di (medio) lungo periodo, essendo comunque rimandata al Regolamento urbanistico la traduzione, in termini gestionali-operativi, degli indirizzi del piano. Si riportano di seguito i dati di riepilogo di Toscana e Province sui carichi massimi ammissibili per la residenza previsti dai Piani strutturali, espressi sia in termini di carichi massimi ammissibili (volume e numero di abitazioni, abi- tanti teorici insediabili) sia in termini di incremento, ovvero delle variazione percentuali rispetto all’esistente. I dati sono stati estrapolati dalla lettura delle norme tecniche di attuazione (NTA) e delle relazioni dei Piani strutturali; l’incremento è stato calcolato prendendo come base di riferimento il totale popolazione residente ed il totale abitazioni al 2001. Le previsioni di crescita delineate a partire dai piani sono state espresse in termini di previsioni di incremento del numero di alloggi e in termini di previsioni di abitanti teorici insediabili (calcolati considerando il carico aggiuntivo di presenze insediabili come incremento sul totale della popolazione residente al 2001). Al fi ne di operare il suddetto confronto, il dimensionamento della residenza, che nei Piani strutturali viene espresso in unità di misura eterogenee, è stato riportato in termini di volume (m3), numero di abitazioni, abitanti teorici in- sediabili. Tali grandezze sono state ricavate utilizzando dei parametri medi di riferimento, laddove non espressamente indicati dal piano stesso: 300 m3 per alloggio, 120 m3 per abitante, 2,5 abitanti per alloggio.

94 Capitolo 2 Il carico massimo ammissibile per la residenza nei Piani strutturali

Popolazione e abitazioni al 2001 Carico massimo ammissibile Previsione di incremento Ps (Censimento ISTAT 2001) Piani strutturali approvati Incremento Totale Volume Abitanti Incremento abitanti Popolazione N. N. abitazioni Ps Province abitazioni residenza teorici teorici insediabili Ps 2001 3 abitazioni (su totale ab. 2001 (m ) insediabili (su totale pop. 2001) 2001) (a2) (b2) (a1) (b1) A = a1 / a2 B = b1 / b2 Arezzo 29.092 63.516 1.614.779 5.211 14.078 17,91% 22,16% Firenze 89.032 212.151 3.941.637 12.705 33.131 14,27% 15,62% Grosseto 21.273 28.596 668.100 1.874 4.617 8,81% 16,15% Livorno 87.345 181.426 2.175.436 7.220 18.129 8,27% 9,99% Lucca 41.383 73.553 886.944 2.898 7.189 7,00% 9,77% Massa Carrara 58.136 111.831 1.436.914 4.642 10.910 7,98% 9,76% Pisa 102.421 230.569 3.631.820 11.377 29.654 11,11% 12,86% Prato 68.998 175.319 2.748.975 9.163 22.908 13,28% 13,07% Pistoia 19.501 36.276 951.450 3.172 9.152 16,26% 25,23% Siena 26.968 60.142 1.484.600 4.949 11.247 18,35% 18,70% Toscana 544.149 1.173.379 19.540.655 63.210 161.015 11,62% 13,72% (Fonte: nostra elaborazione su dati Piani strutturali approvati al 1 marzo 2004; dati popolazione censimento ISTAT 2001; dati abitazioni censimento ISTAT 2001).

Capitolo 2 95 Note

1 “Il procedimento di formazione del Piano strutturale è avviato dal comune, con atto che indica: a) gli obiettivi da perseguire, anche in relazione alle verifiche compiute sullo stato di attuazione dello strumento urbanistico comunale vigente; b) il quadro conoscitivo di riferimento e le ulteriori ricerche da svolgere. La deliberazione è trasmessa alla Giunta Regionale ed alla Giunta provinciale (…), art. 25, comma 1. 2 I dati fanno riferimento alla data del 1 marzo 2004. 3 Confrontando lo stato di attuazione della legge a scala provinciale, si nota che è la provincia di Massa Carrara ad avere - in termini percentuali - il più elevato numero di comuni con iter completato (Ps e Ru approvati), pari al 35% (che corrisponde al 49% della popolazione residente nella provincia e al 24% di superficie territoriale). In termini di popolazione residente e di estensione territoriale è Prato la provincia che mostra la maggiore copertura, si tratta però di due comuni (Cantagallo e Prato) su un totale di sette. Le province che mostrano i livelli di copertura più bassi, in termini di popolazione residente e di superficie territoriale, sono quelle in cui l’iter di formazione dei piani dei comuni capoluogo non è stato completato. I comuni capoluogo che non hanno terminato l’iter di approvazione del Ps al 1 marzo 2004 sono Firenze, Arezzo, Grosseto, Massa e Siena. Tra i comuni capoluogo di provincia che hanno completato l’iter, compresa l’approvazione del Regolamento urbanistico, si segnalano invece Livorno, Pisa, Prato e Carrara. 4 Lo stato di avanzamento nella formazione dei Prg comunali in attuazione della L.R. 5/95 riportato nel testo fa riferimento alla data del 1 marzo 2004. L’aggiornamento dei dati al 30 novembre 2004 è il seguente: per la Toscana, 268 (93%) procedimenti avviati, 177 (62%) Ps adottati, 119 (41%) Ps approvati, 85 (30%) Ru adottati e 69 (24%) Ru approvati; per la provincia di Grosseto, 28 (100%) procedimenti avviati, 10 (26%) Ps adottati, 5 (18%) Ps approvati, 3 (11%) Ru adottati e approvati. 5 In particolare 19 comuni su 57 (il 33%) hanno concluso l’iter in meno di 4 anni mentre 7 comuni (il 12% del totale) hanno impiegato un tempo inferiore ai 3 anni. Il l tempo medio è pari a circa 1.700 giorni, 4 anni e mezzo. 6 I Piani strutturali analizzati sono quelli che risultano, dagli archivi regionali, approvati entro il 1 marzo 2004: Arcidosso, Monte Argentario, Roccastrada e Scarlino. 7 Porto Ercole (risistemazione dell’arco che va dal centro storico all’area industriale dismessa ex Cirio), Cala Galera (introduzione di un fronte di uso pubblico e sistemazione naturalistica della pineta, realizzazione di un parco di servizi integrati per la nautica, adeguamento delle rete elettriche, del sistema di illuminazione pubblica, delle reti di raccolta e di smaltimento delle acque e dei reflui liquidi e solidi, delle reti di comunicazione), Porto del Valle (riqualificazione della fascia compresa tra la banchina Candi, via Roma e l’area dell’ex cava), Lungomare dei Navigatori (riconversione delle destinazioni d’uso da uffici amministrativi a servizi per il turismo e per il commercio), Porto santo Stefano (estensione della riqualificazione del waterfront verso l’area dell’ex Siluripedio quale nuova centralità di servizi culturali e ricreativi integrati con un nuovo impianto di balneazione), Pozzarello (potenziamento dei parcheggi e servizi). 8 L’esiguità del campione di piani che hanno espresso chiaramente una distinzione tra residuo, recupero e nuovo non ha permesso di tracciare un bilancio attendibile - di scala provinciale - circa il perso assunto dalle tre componenti richiamate all’interno dei carichi massimi ammissibili dei piani. Tuttavia, considerando l’intero campione regionale, tale bilancio appare attendibile. Nel 42% dei casi esaminati su scala regionale (39 su 93 Piani strutturali ex L.R. 5/95 approvati entro la data del 1 Marzo 2004) è stata quindi ricostruita la distinzione dei carichi massimi ammissibili per la residenza secondo le tre principali componenti: il residuo (cioè gli incrementi previsti dai Prg ante L.R. 5/95 previgenti confermate dal Piano strutturale ex L.R. 5/95); il recupero (interventi di recupero fisico e funzionale del patrimonio edilizio esistente che non comportano un nuovo impiego di suolo e di risorse); il nuovo (cioè la crescita effettivamente attribuibile alle intenzioni del Piano strutturale, che determina un nuovo impiego di suolo). Sul campione regionale è stato possibile evidenziare le seguenti incidenze percentuali: 25% residuo, 13% recupero, 62% nuovo. Capitolo 3 I fattori dello sviluppo Distretto rurale della maremma

Introduzione Negli ultimi anni le analisi, le chiavi di lettura e le proposte sull’evoluzione e sulle prospettive dell’economia e della società grossetane si sono arricchiti di contributi signifi cativi (Censis, 2002; Istituto Tagliacarne, 2003; IRPET, 2003). Pur diverse nelle metodologie di indagine e nelle fi nalità, le citate indagini convengono nella generale valutazione che il sistema socio-economico pro- vinciale ha rotto con un passato di emarginazione e si è avviato con decisione verso un percorso di sviluppo che mantiene una propria peculiarità rispetto al panorama regionale, fi no ad essere riconosciuto a livello nazionale (CNEL, 2003) ed europeo come un esempio riproponibile in virtù dei caratteri della propria identità rurale. Nei primi anni ‘90 il quadro di riferimento evidenzia un territorio che presenta indicatori e situazioni non certamente positivi: un tasso di disoccupazione molto più alto della media regionale, un consistente depauperamento delle risorse umane delle aree interne e montane, un turismo monotematico e fortemente stagionalizzato, la crisi irreversibile delle attività minerarie e le diffi coltà di riconversione produttiva anche a causa del defi cit infrastrutturale e delle comunicazioni, un’agricoltura che incontra diffi coltà a diversifi carsi, con un tessuto della cooperazione di servizio che rischia il collasso per eff etto anche di una politica agricola europea che frena la crescita dell’imprenditorialità. Sempre nello stesso periodo si raccolgono i cocci di un “progetto Amiata” che non è decollato, e si registra il fallimento dell’opzione più importante per il futuro dell’economia grossetana quale la mancata realizzazione dell’invaso del Farma-Merse, che oggi, in mancanza di valide alternative, si è tradotta in un’emergenza ambientale e in un limite dello sviluppo non solo dell’agricoltura. Nonostante questi ed altri aspetti negativi del contesto, che ne attestano la debolezza, occorre richiamare anche alcuni elementi positivi del territorio e della realtà socio-economica della provincia che hanno poi rappresentato i punti di forza della costruzione di un nuovo modello di sviluppo. In particolare la provincia di Grosseto mantiene una fi sionomia a forte ca-

Capitolo 3 97 ratterizzazione agricola come evidenziano i dati occupazionali del settore e quelli demografi ci rispetto alla media regionale, con una struttura aziendale agricola più solida e più articolata come tipologie d’impresa, con un patri- monio diff erenziato di produzioni, di risorse naturali, di beni culturali e di tradizioni, la cui utilizzazione e fruizione rappresentano signifi cative fonti di reddito e di occupazione. È proprio dalla valorizzazione di questi elementi positivi che parte il per- corso di sviluppo dell’economia grossetana, percorso che assume la ruralità come punto di forza e non come condizione di emarginazione, e che deter- mina tra la pubblica amministrazione e il sistema delle imprese una alleanza strategica e una condivisione di obiettivi. Esperienza del Distretto L’essere riusciti a creare sistema tra le attività economiche e tra le diverse aree del territorio attraverso il Distretto rurale caratterizza la società e l’eco- nomia grossetana negli ultimi anni, ponendosi alla base di quella che può essere considerata oggi la “terza rivoluzione” della Maremma dopo la Boni- fi ca e la Riforma agraria. Con la Bonifi ca, nelle sue varie interpretazioni temporali - idraulica, sani- taria, integrale - il territorio è recuperato alla produzione e agli insediamenti senza modifi care il regime fondiario dal punto di vista tecnico-giuridico. Con la Riforma agraria la trasformazione ha investito la distribuzione della proprietà fondiaria puntando all’incremento e alla qualifi cazione dell’occu- pazione, attraverso la creazione di un tessuto diff uso di imprese coltivatrici supportate da interessanti esperienze di cooperazione. Con il Distretto rurale si favorisce l’aff ermarsi dell’imprenditorialità agri- cola, della multifunzionalità dell’agricoltura e la valorizzazione del territorio e di tutte le attività che in qualche modo rientrano nel contesto della ruralità. Il presente lavoro è articolato come segue. Nel primo capitolo verrà fornito un breve inquadramento dell’evoluzione delle politiche agricole e di sviluppo rurale che ha portato a confi gurare un deciso orientamento strategico verso il sostegno ad un nuovo modello di agricoltura in grado di rispondere alle nuove e più numerose richieste della società. Il secondo capitolo rifl etterà poi sul concetto di Distretto rurale, analizzato nella sua duplice veste di modello organizzativo dell’economia agricola e rurale e, nel contempo, di strumento di governance. Il terzo capitolo invece passa ad analizzare le peculiarità e il ca- rattere omogeneo del sistema socio-economico grossetano. Successivamente (cap. 4) verrà richiamata la genesi del Distretto rurale della Maremma e la defi nizione dei suoi obiettivi e assi strategici, per poi passare ad analizzare (cap. 5) l’esperienza condotta sia dalle imprese che dalle istituzioni pubbliche locali. Il sesto capitolo fornirà alcune indicazioni organizzative e operative sul funzionamento del Distretto rurale della Maremma.

98 Capitolo 3 3.1 I cambiamenti del mondo agricolo e l’evoluzione delle politiche 3.1.1 I cambiamenti del mondo agricolo Nel corso degli ultimi decenni il settore agricolo ha dovuto aff rontare un importante processo di trasformazione, che ha mutato anche il ruolo rivestito all’interno delle aree rurali. Se infatti fi no all’immediato dopoguerra le aree rurali erano dominate dalla presenza delle attività agricole che ne determina- vano gli assetti economici, sociali e culturali, l’avvio di un rapido processo di industrializzazione del nostro Paese ha innescato un modello di crescita in- dustrial-urbano destinato a cambiare gli equilibri nelle aree rurali. La crescita industriale, ubicata prevalentemente - allora - nelle aree urbane, drena risorse (in particolare lavoro) dall’agricoltura e dalle aree rurali, determinando dif- fusi fenomeni di abbandono e marginalizzazione delle aree rurali. Successivamente la crescente diversifi cazione delle attività economiche e sociali (Saraceno, 1993), il successo dell’industrializzazione diff usa in alcune regioni italiane, la crisi della grande industria “fordista” portano ad una rivalutazione delle aree rurali come luoghi di produzione e di residenza, e nel contempo segnano la fi ne del dominio dell’attività agricola in questi territori. Contemporaneamente muta l’accezione di valore attribuita al termine rurale, così come muta la funzione attribuita alle aree rurali da parte della società: non più aree in cui domina un’attività - quella agricola - tradizionale e ancorata al passato, ma luogo di attrazione di attività economiche diff use e luogo di inse- diamenti abitativi e di “consumo” del tempo libero (Basile e Cecchi, 2001). Il concetto di multifunzionalità esprime la diversifi cazione delle funzioni sociali che il settore agricolo può svolgere all’interno della società e nelle aree rurali. Mantenere una vitalità e un suffi ciente livello di sviluppo socio-econo- mico delle aree più marginali e svantaggiate, garantire la sicurezza alimentare evitando possibili situazioni di rischio, off rire una crescente varietà nelle pro- duzioni alimentari stesse e nei servizi, conservare nel tempo l’ambiente fi sico (tutela idrogeologica del territorio, paesaggio, biodiversità, ecc.), riprodurre l’ambiente antropico (culture e tradizioni locali, gastronomia, ecc.). Ne consegue una rivalutazione delle autonome capacità del settore agricolo e delle aree rurali di innescare processi virtuosi di crescita e sviluppo economico e sociale, e una moltiplicazione delle opportunità di impresa, in particolare per le aziende agricole, fi no ad allora confi nate, anche dalla politica agricola comunitaria, al soddisfacimento della funzione primaria dell’alimentazione. 3.1.2 L’evoluzione delle politiche agricole e di sviluppo rurale I cambiamenti delle aree rurali hanno modifi cato la confi gurazione strut- turale e organizzativa delle attività economiche e sociali sul territorio, con

Capitolo 3 99 particolare riferimento alle attività agricole. Ad un’agricoltura settore domi- nante delle aree rurali, tanto dell’economia che delle relazioni sociali, formata da imprese professionali nell’ambito di comunità solitamente chiuse e auto- nome, si è gradualmente sostituita un’agricoltura che, dopo aver perso il ruolo di motore esclusivo dell’economia locale, si è frammentata in una molteplicità di tipologie di imprenditoria professionale (diff usione del part-time e della pluriattività aziendale e familiare, contoterzismo, ecc.) e di fi gure non profes- sionali (pensionati, hobbisti, ecc.), con aziende di dimensione, ordinamenti e obiettivi diff erenziati, e ha lasciato il campo aperto ad una utilizzazione non agricola degli spazi rurali. La crescente apertura dei “mercati” - non solo di quelli dei fattori, dei servizi e dei prodotti, ma anche di quelli delle forze lavoro, degli imprenditori e delle conoscenze - ha contribuito a iniettare nuova dinamicità nelle aree rurali, ma anche a formare sistemi rurali dotati di minor coesione economica e sociale interna, dando origine talvolta ad una maggiore confl ittualità sull’uso delle ri- sorse locali che si è trasferita in una crescente turbolenza nei livelli di governo locale e nella parallela richiesta di nuovi strumenti di governance a livelli ter- ritoriali più pertinenti. Il formarsi di sistemi rurali “a geometria variabile” determinati dalle nuove dinamiche economiche e sociali, e la concomitante crisi dell’agricoltura “di massa” basata sulla produzione di commodities, sull’ampio uso delle mo- derne tecnologie, sulla grande dimensione aziendale (economie di scala) e sulla competizione di prezzo, ha dato il via libera alla sperimentazione di mo- delli alternativi che, sulla base dei cambiamenti delle richieste rivolte dalla collettività al settore agricolo e al mondo rurale, hanno portato ad una mag- giore attenzione alla qualità delle produzioni, alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio rurale, alla fornitura di nuovi servizi (si pensi all’agriturismo), alla tutela delle tradizioni e della cultura delle aree rurali (Basile e Cecchi, 2001). Le pressioni esercitate dalle nuove sensibilità sociali hanno nel com- plesso condotto all’espressione di una domanda di multifunzionalità rivolta al settore agricolo, off rendo diversifi cati spazi per una ristrutturazione e riqua- lifi cazione delle attività agricole che non tutte le aziende e i territori hanno sinora saputo sfruttare. Le politiche agricole, in particolare quelle di derivazione comunitaria (ma anche a livello nazionale, in ultimo la recente Legge di Orientamento agri- cola), hanno assecondato questo processo di cambiamento, che non appare comunque né indolore né omogeneamente distribuito tra le imprese e le aree territoriali. A partire dalla metà degli anni ‘80 infatti, ma con una forte acce- lerazione nel corso degli anni ‘90, le politiche comunitarie hanno sempre più cercato di orientare l’agricoltura verso un “modello agricolo europeo”, che ha comportato un graduale abbandono delle politiche di sostegno dei mercati

100 Capitolo 3 accoppiate alla produzione assecondando invece una doppia “trasformazione” dell’agricoltura: 1) un’agricoltura diversificata e multifunzionale: sulla base dei cambiamenti sociali e culturali della collettività, al settore agricolo viene sempre più richiesta una maggiore attenzione alla qualità delle produzioni, alla salva- guardia dell’ambiente e del paesaggio rurale, alla fornitura di nuovi servizi ricreativi, alla tutela delle tradizioni e della cultura delle aree rurali; 2) un’agricoltura integrata: il settore agricolo non è più il settore dominante nei sistemi socio-economici delle aree rurali, e viene sempre più affi an- cato dalle altre attività economiche e sociali presenti sul territorio. Questo signifi ca che le politiche di sviluppo rurale interessano anche il settore agricolo, ma non più solo il settore agricolo. L’evoluzione delle politiche comunitarie per il settore agricolo e per le aree rurali testimonia chiaramente questi cambiamenti, evidenziando come siano mutati obiettivi e orientamenti strategici e, parallelamente, strumenti e metodologie di programmazione e di intervento. Il riorientamento delle poli- tiche ha interessato contemporaneamente due principali direzioni: 1) una nuova politica settoriale per l’agricoltura per aumentarne la competitività sui mercati e accentuarne la multifunzionalità. Da qui discende ad esempio la crescente attenzione riposta alle problematiche dell’impatto ambientale dei processi di produzione agricola e zootecnica, all’innalzamento del livello qualitativo dei prodotti e dei processi produt- tivi, ma anche alla diversifi cazione delle attività. Una politica settoriale, dunque, che esalta le potenzialità “multifunzionali” dei processi produt- tivi agricoli, ma contemporaneamente cerca di agevolare la fuoriuscita e la riconversione delle aziende agricole, permettendo una espulsione delle risorse e una diversifi cazione produttiva verso altre attività non stretta- mente agricole; 2) un più deciso raff orzamento della politica territoriale verso lo sviluppo rurale e la coesione, sostenendo i sistemi rurali, non più dominati dal settore agricolo. Ciò ha signifi cato uno spostamento di peso da una politica eminentemente settoriale ad una territoriale, che può essere colto sia all’interno di provvedimenti la cui natura appare più o meno dichiaratamente settoriale - ne costituisce un esempio la misura 9 del regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale (Reg. CE 1257/99) - che soprattutto nei contenuti della riforma dei fondi a fi nalità strutturale e nelle iniziative comunitarie, LEADER in particolare. La recente “revisione a medio termine”, prevista nel quadro di Agenda 2000 e culminata nell’accordo di Lussemburgo del 26 giugno 2003 e nei succes-

Capitolo 3 101 sivi Regolamenti, rappresenta sotto numerosi profi li un importante punto di svolta della politica agricola comunitaria in grado di modifi care l’ambiente operativo delle imprese agricole e dell’agroindustria molto più in profondità rispetto a quanto accaduto con le precedenti riforme della PAC. I tre punti essenziali della “revisione a medio termine”, che più che una revisione rappresenta una vera e propria “riforma”, sono rappresentati dai principi del disaccoppiamento, della modulazione e della condizionalità. Il disaccoppiamento sposta il sostegno dal prodotto al produttore e prevede l’erogazione degli aiuti per ettaro e per capo indipendentemente dalle produ- zioni a cui sono oggi associati. Senza entrare qui nei dettagli tecnici, quello che preme ribadire è che il disaccoppiamento dovrebbe consentire un maggior orientamento delle imprese al mercato pur mantenendo inalterato il reddito dei produttori, e garantendo allo stesso tempo una semplifi cazione ammini- strativa e burocratica e una maggiore compatibilità in sede di negoziazioni WTO. Numerosi sono anche i rischi di questa scelta, legati in particolare alla possibile disattivazione di aziende soprattutto nelle zone maggiormente svantaggiate e nella creazione di barriere all’ingresso nell’attività per i nuovi giovani agricoltori. La modulazione (ovvero il taglio degli aiuti diretti al reddito per le aziende di maggiori dimensioni) dovrebbe consentire un - sia pur limitato - trasferi- mento di risorse verso le politiche di sviluppo rurale. La condizionalità consiste nel subordinare il sostegno dei redditi agricoli al rispetto di un insieme di norme in materia di salvaguardia ambientale, sicu- rezza alimentare, sanità animale e vegetale e protezione degli animali, come pure all’obbligo di mantenere la terra in buone condizioni agronomiche ed ecologiche. Dunque da una parte il disaccoppiamento cancella la giustifi cazione pro- duttivistica del sostegno, mentre la condizionalità fornisce nuovi elementi cui “accoppiare” il sostegno stesso, utilizzandolo come incentivo all’adozione (o alla conservazione) di comportamenti virtuosi da parte degli agricoltori. I re- quisiti richiesti (rispetto dell’ambiente, salubrità dei prodotti e salvaguardia del benessere degli animali) sono infatti fi nalizzati al raggiungimento di obiettivi che riscuotono un ampio e crescente consenso da parte dei cittadini europei. Nell’ambito della politica di sviluppo rurale vengono previste alcune nuove misure a favore dell’ambiente, della qualità e del benessere animale, nonché per aiutare gli agricoltori ad adeguarsi alle norme di produzione UE a partire dal 2005, le quali off rono interessanti opportunità nella logica dello sviluppo rurale di qualità. Il “pacchetto Fishler” è estremamente articolato e i suoi eff etti dipendono in certa misura anche dalle modalità di attuazione che gli Stati nazionali decide- ranno di adottare. Esso rappresenta comunque per molti aspetti un elemento

102 Capitolo 3 di discontinuità con la “vecchia PAC” e pone numerose sollecitazioni alle imprese, e ai sistemi locali di impresa, verso la ricerca di nuovi elementi di competitività. 3.1.3 Verso nuove modalità di governo dell’agricoltura e degli spazi rurali Dal punto di vista invece delle metodologie di programmazione e di implementazione degli interventi si registra la tendenza alla ricerca di nuove modalità di governo degli interventi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Appare infatti evidente come nel tempo il bagaglio degli strumenti di politica strutturale e rurale abbia sempre più chiamato in causa anche livelli nazionali e locali nella progettazione e (soprattutto) implementazione degli interventi, ma come questo processo di devolution sia ancora agli inizi. Il principio se- condo cui si deve defi nire una nuova ripartizione dei compiti tra Bruxelles e gli Stati membri, e all’interno degli Stati membri tra i vari livelli di governo territoriale, apre comunque nuove prospettive. Questo movimento (dal settoriale al territoriale) conduce ad una sfumatura dei contorni dell’intervento di politica agraria comunitaria verso una non ancora ben precisata “politica di sviluppo rurale”, nella quale il termine rurale sta ad indicare talvolta una politica di tipo settoriale, volta ad agevolare il passaggio da un’agricoltura tradizionale ad un’agricoltura multifunzionale in grado di sostenere i percorsi virtuosi tesi a rendere più dinamici i sistemi socio- economici rurali (è il caso segnatamente del Reg. CE 1257/99), talvolta invece una politica per i territori rurali che sappia ridurre i gap di sviluppo con aree più avvantaggiate e sviluppate (è il caso dei Fondi strutturali), talvolta ancora un fascio di provvedimenti coordinati e volti a sollecitare il raff orzamento dell’integrazione delle varie componenti della società e dell’economia di dati territori rurali (è il caso dell’iniziativa Leader così come oggi concepita). Ci sembra in ogni caso di poter aff ermare che le attese che hanno fatto seguito alla Conferenza di Cork e al ritrovato entusiasmo per approcci par- tecipativi e al potenziamento delle politiche di sostegno allo sviluppo rurale di tipo “territoriale”, siano state in larga parte disattese, e che le ambiguità delle politiche agricole e rurali dell’Unione Europea derivino in parte anche dal non essersi ancora totalmente liberati della visione delle aree rurali come “aree problema”. Tale visione ha comportato fi nora la ricerca di soluzioni nel- l’ambito delle politiche di coesione, piuttosto che nell’ambito di appropriate politiche di sviluppo, pur se di nuovo tipo. È chiaro che in quest’ottica risulta più diffi cile parlare di secondo pilastro. In eff etti l’attenzione rivolta dalle politiche alle aree rurali è andata aff er- mandosi (proprio) quando l’agricoltura stava diminuendo il suo apporto quantitativo ma anche qualitativo nelle aree rurali. L’ampliamento delle poli-

Capitolo 3 103 tiche da un lato ai multiformi ruoli dell’agricoltura, sempre meno legata alla sua mission iniziale di produttrice di alimenti a basso costo, e dall’altro anche a sfere non agricole (invasione di campo motivata con l’approccio integrato) testimoniano questo passaggio di attenzione, che porta alle contraddizioni e ambiguità dell’attuale politica di sviluppo rurale della UE. Come conciliare e raccordare le politiche “agricole” strictu sensu con le altre politiche fi nalizzate alla produzione di funzioni sociali a livello territoriale? In quale modo rendere l’intero settore agricolo sempre più inserito e partecipe ai processi di sviluppo rurale di qualità? Finora l’intervento di politica agraria si è infatti rivolto pressoché esclu- sivamente ad imprese agricole di tipo professionale, fatti salvi alcuni provvedimenti concernenti beni pubblici (locali e non locali) per i quali l’in- tervento ha dovuto aprirsi anche ad altri interlocutori (ad esempio nel caso delle misure agro-ambientali o nella misura 1 del regolamento sullo sviluppo rurale, anche se all’atto pratico la maggior parte dei benefi ciari è costituito pur sempre da imprese agricole). Una politica più orientata allo sviluppo rurale di qualità e al territorio non può invece non tener conto che oggi le imprese agricole professionali oc- cupano una parte sempre più contenuta di superfi cie territoriale, mentre la gestione di alcune funzioni ambientali o relative alla qualità delle produzioni comporta il coinvolgimento non solo di tutto il settore agricolo, ma anche di fi gure professionali e attori esterni al settore agricolo stesso (Tinacci Mossello, 2002; Saraceno, 2002). Quel che più preme sottolineare è che l’ascesa, anche all’interno degli orien- tamenti comunitari, di una nuova concezione di sviluppo rurale di qualità nell’ambito della quale l’agricoltura trova nuovi spazi importanti di azione necessita, per il suo pieno compimento, il raggiungimento di una maggiore integrazione dell’agricoltura con le dinamiche economiche e sociali all’interno del territorio. Ciò non sarà possibile se non verrà attivato il necessario cam- biamento istituzionale nella formazione e nella gestione delle politiche, e non si aff ermeranno processi di programmazione fl essibili sul territorio e sempre più caratterizzati da meccanismi di bottom-up, facendo leva sull’adozione di procedure amministrative che favoriscono l’animazione, l’accelerazione della spesa ed il monitoraggio degli interventi (Sotte, 1999). Ma affi nché tutto questo sia realizzabile è innanzitutto necessario che esista un progetto di sviluppo creato e condiviso dalla collettività locale che, adat- tandosi alle risorse naturali e al capitale umano disponibile sia in grado di gestire con opportuni strumenti questi nuovi percorsi di sviluppo. Il decentramento degli interventi attuato sinora dall’Unione Europea, pur avendo mosso importanti passi in avanti, si ispira tuttavia più ad una regio- nalizzazione degli ambiti operativi e gestionali che non ad un regionalismo

104 Capitolo 3 in senso pieno (Perraud, 2001), non investendo ancora cioè - se non mar- ginalmente - le capacità di programmazione e di autodeterminazione degli obiettivi ai livelli territoriali più bassi. L’attuale fase delle politiche comunitarie, proprio per la mancanza di una visione chiara di quello che devono essere le politiche di sviluppo rurale, lascia comunque spazi per la sperimentazione di modelli di defi nizione e gestione degli interventi nelle aree rurali di tipo innovativo. 3.2 Il Distretto rurale: modello organizzativo e forma di governance territoriale 3.2.1 La Legge di Orientamento e i Distretti rurali Il grande interesse recentemente attribuito al concetto di Distretto rurale è signifi cativo dell’attenzione dedicata alla ruralità da parte delle comunità locali e dell’operatore pubblico ai suoi vari livelli. L’interesse per il concetto di distretto testimonia in primo luogo l’esigenza di identifi care, nell’ambito di sistemi locali caratterizzati da un certo grado di “ruralità” e orientati a modelli di sviluppo rurale di qualità, dei nuovi fat- tori di competitività tali da consentire di (ri) attivare dinamiche di sviluppo locale e di preservare l’agricoltura, sviluppando le nuove funzioni che ad essa sono riconosciute e potenziando le relazioni di integrazione con gli altri set- tori propri dell’economia locale. D’altra parte l’interesse attribuito al Distretto rurale si ricollega all’esigenza di disporre di nuovi strumenti di governance che possano consentire maggiori spazi di autonomia per le comunità locali nella determinazione degli interventi più adatti su scala territorialmente più circo- scritta, il che può richiedere anche la identifi cazione di un livello istituzionale più vicino alle scelte di pertinenza strettamente locale. Un livello istituzionale, cioè, che si pone come livello intermedio di riferimento per il coordinamento e la rappresentanza delle parti sociali, un luogo in cui si forma l’identità dello sviluppo locale nell’ambito del quale costruire politiche spazialmente diff eren- ziate, nel quale le produzioni di beni e servizi, ma anche cultura, conoscenza, informazione e immagine, si confrontano (Cavalieri e Grassi, 1995). Lo strumento del Distretto rurale, uffi cialmente introdotto dalla Legge di Orientamento agricola1 ma nei fatti già presente nella sperimentazione avviata dalla Amministrazione Provinciale di Grosseto (Pacciani, 2003), considera entrambe le dimensioni del Distretto rurale sopra individuate. I Distretti rurali secondo la Legge di Orientamento Art. 13 (Distretti rurali e agroalimentari di qualità) 1) si defi niscono Distretti rurali i sistemi produttivi locali di cui all’articolo 36, comma 1, della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e successive modifi cazioni, caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante

Capitolo 3 105 dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specifi cità, coerenti con le tra- dizioni e le vocazioni naturali e territoriali; 2) si defi niscono distretti agroalimentari di qualità i sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da signifi cativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari, nonché da una o più produzioni certifi cate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche; 3) le Regioni provvedono all’individuazione dei Distretti rurali e dei distretti agroalimentari. La Legge di Orientamento defi nisce infatti i Distretti rurali come sistemi produttivi locali “caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole o di pesca e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specifi cità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali” (art. 12). La defi nizione della Legge di Orientamento non cita esplicitamente la multifunzionalità dell’agri- coltura, ma ad essa di riferisce implicitamente dal momento che è proprio dalla “coerenza” tra attività antropiche e vocazioni naturali e territoriali che deriva la produzione di molte delle funzioni congiunte dell’agricoltura. Si tratta di una defi nizione del tutto coerente anche con il modello dello sviluppo rurale di qualità in precedenza discusso. Lo stesso articolo 12 della Legge di Orienta- mento stabilisce inoltre che siano le Regioni a provvedere alla individuazione dei Distretti rurali, ma esso non precisa però quali siano i compiti che ad essi debbano essere attribuiti né i criteri di delimitazione e di riconoscimento dei Distretti. D’altra parte diffi cilmente avrebbe potuto essere altrimenti, tenuto conto che la competenza in materia agricola spetta alle Regioni e che ciascuna di esse dovrà provvedere ad integrare lo strumento del Distretto nella propria struttura istituzionale e di distribuzione delle competenze. Si tratta comunque di una disposizione che off re molte opportunità per l’af- fermazione di strumenti di governance territoriale adatti ai cambiamenti di rotta delle politiche, ma solleva anche alcuni dubbi interpretativi, da risolvere al momento di procedere a dare attuazione concreta a questo strumento, te- nendo conto anche della non sempre felice esperienza dei distretti industriali istituiti ai sensi della Legge 317/91 (Balestri, 2001). Non sembra comunque irrilevante, ai fi ni della individuazione dell’ambito di azione dei Distretti rurali, il fatto che sia la Legge di Orientamento in agri- coltura a prevederli: si tratta quindi di uno strumento nato in “casa” agricola, con l’intenzione primaria di contribuire a risolvere i problemi dell’agricoltura in una chiave di integrazione e sostenibilità. È evidente che compare nuova- mente il dilemma settoriale-territoriale, e il rurale continua a risentire della

106 Capitolo 3 visione “agrocentrica” dettata dalle origini dell’attuale politica di sviluppo rurale dell’Unione Europea. In conclusione, riteniamo che nella defi nizione della Legge di Orientamento viene considerata solo una delle due facce del Distretto rurale, quella ciò che tiene conto delle specifi cità sociali, produttive, e organizzative su scala locale, e in particolare dei connotati agricoli (soprattutto) e rurali di alcuni sistemi produttivi locali, mentre viene rimesso alle Regioni, se lo vorranno, il com- pito di stabilirne i possibili ruoli, ovvero i contenuti della governance, e di conseguenza le relazioni con le istituzioni e con gli altri strumenti di governo delle economie locali. Nei prossimi due paragrafi cercheremo di render conto di questa du- plice anima: il Distretto rurale come modello organizzativo funzionale al raggiungimento di uno sviluppo rurale di qualità, e il Distretto rurale come forma di governance. 3.2.2 Il Distretto rurale come modello di organizzazione dell’economia rurale Un primo aspetto del Distretto rurale che intendiamo sottolineare riguarda la particolarità della confi gurazione assunta dall’organizzazione del sistema socio-economico locale, nonché dalla traiettoria strategica che tale sistema consapevolmente individua per il proprio percorso di sviluppo. Da tali ca- ratteri derivano specifi che necessità sia a livello di imprese che di sistema complessivo, alle quali l’operatore pubblico è chiamato a dare risposta. Sotto il profi lo della organizzazione dell’economia rurale si può propria- mente parlare di Distretto rurale quando la ruralità viene riconosciuta come (un) “motore” dello sviluppo locale, e quando il processo di sviluppo dell’agri- coltura e delle aree rurali risulta ispirato alla “ruralità di qualità”. Tra i caratteri peculiari della organizzazione produttiva di un Distretto rurale vi sono: ■ la centralità dell’agricoltura nel determinare gli assetti del territorio e la gestione dell’ambiente naturale, sociale, culturale (quindi non solo e non tanto centralità rispetto alla capacità di produrre reddito e occupazione); ■ il ruolo fondamentale delle piccole e medie imprese nella composizione del tessuto socio-economico agricolo e rurale; ■ un crescente orientamento verso la qualità dei processi produttivi e dei prodotti realizzati, opportunamente garantita e certifi cata; ■ la produzione di un paniere composito e diversifi cato di beni e servizi, legati al territorio e rispettosi dello stesso nelle sue diverse dimensioni; ■ la presenza nelle aree rurali di una pluralità di attività economiche di- verse (polisettorialità) ma integrate tra di loro; ■ una rete di istituzioni intermedie pubbliche e private che agiscono da collante nelle relazioni tra imprese e società;

Capitolo 3 107 ■ una comune identità e senso di appartenenza degli attori locali (capitale simbolico e culturale, capitale sociale). Il Distretto rurale si caratterizza quindi per la realizzazione di processi pro- duttivi completi, tali cioè da garantire anche la riproduzione del sistema di valori, di conoscenze, di competenze e di organizzazione delle attività agricole e rurali che insistono sul territorio. La chiave unifi cante del Distretto rurale è data dal forte radicamento al territorio (nella sua qualifi cazione ambientale e storica) di una molteplicità di attività economiche che in esso insistono (Bel- letti, 2002); la sua specifi cità dalla capacità di off rire un insieme composito e integrato di beni e servizi che traggono la propria caratterizzazione dalla provenienza da un determinato contesto territoriale. In questa prospettiva risulta centrale il carattere relazionale dei beni e dei servizi off erti, in quanto il valore di un bene dipende dal livello dell’off erta e dalla “qualità” degli altri beni e servizi off erti nell’ambito del medesimo territorio (Pecqueur, 2001). Il Distretto rurale si caratterizza dunque come “un sistema comunitario di risorse organizzate collettivamente, ovvero una organizzazione collettiva go- vernata da una comunità di interessi, in possesso di regole per la gestione e la difesa in comune delle risorse” (Iacoponi, 1998, pag. 54). Dalla utilizzazione di tali risorse secondo la logica dello sviluppo rurale di qualità può derivare un insieme di benefi ci localizzati intrasportabili derivanti dalla specifi cità del capitale fi sico (territorio naturale e territorio patrimoniale, inteso come frutto della sedimentazione storica) e del capitale sociale (territorio come espres- sione della cultura locale) (Dedeire, 1995). I potenziali elementi di forza del Distretto rurale “di qualità” risiedono nella assenza di una specializzazione produttiva dominante, nel permanere di una struttura di piccola e media impresa, nella forte integrazione tra le varie at- tività presenti sul territorio che richiede una forte capacità di innovazione anche di tipo relazionale e organizzativo, nel fatto che le attività economiche siano basate anche su risorse di tipo non omologato e dunque “ineffi cienti” secondo una logica meramente produttivistica. L’agricoltura in questo conte- sto mantiene una posizione di centralità non tanto sotto il profi lo del reddito e dell’occupazione quanto sotto quello della determinazione degli assetti del territorio, dell’uso delle risorse locali e della gestione dell’ambiente. 3.2.3 Il Distretto rurale come strumento di governance È evidente la necessità di elaborazione di una politica che sia in grado di “accompagnare” il percorso evolutivo dell’agricoltura e del sistema rurale verso il modello di sviluppo della “ruralità di qualità”. La individuazione del Distretto rurale come luogo di elaborazione e gestione degli interventi di politica agricola e rurale nasce innanzitutto dalla consta- tazione che l’attuale contesto di politica agricola e rurale vede la crescente

108 Capitolo 3 polarizzazione tra il livello di governo centrale (oggi l’Unione Europea) e quello locale, e quest’ultimo è sempre più chiamato ad intervenire sul territorio non solo per adattare le politiche centrali alle specifi cità locali, ma anche per dotarsi di autonome capacità di programmazione e di indirizzo dell’economia locale. È dunque opportuno che venga raff orzata la capacità degli attori locali (sia pubblici che privati) di individuare e percorrere un percorso di sviluppo defi - nito autonomamente e in riferimento alle specifi che potenzialità del territorio. Tenuto conto delle peculiarità del modello di organizzazione dell’agricol- tura e dell’economia rurale proprie del Distretto rurale, gli obiettivi di fondo di una politica per il Distretto rurale possono essere identifi cati nei seguenti: ■ defi nire un progetto unifi cante per il territorio rurale, che sappia mobiliz- zare le risorse umane del sistema locale nel rispetto degli equilibri naturali; ■ promuovere e sostenere la partecipazione delle imprese alla defi nizione di un progetto di sviluppo capace di generare reddito e occupazione, nel rispetto delle vocazioni territoriali e culturali del territorio; ■ favorire la soluzione dei confl itti tra soggetti portatori di interessi poten- zialmente divergenti; ■ sollecitare la diff erenziazione produttiva del sistema economico locale, sia a livello di singole aziende che dei sistemi di impresa, in modo tale da rispondere alle molteplici funzioni richieste all’agricoltura e alle altre attività rurali; ■ indirizzare l'agricoltura verso l’integrazione nel territorio e nelle fi liere, consolidando sistemi di qualità di tipo verticale che consentano la valorizzazione delle specifi cità locali fi no al consumatore intermedio e, possibilmente, fi nale; ■ sostenere la multifunzionalità dell’agricoltura, in una logica di sostenibilità dello sviluppo non soltanto naturale ma anche sociale; ■ concorrere alla pianifi cazione territoriale, in considerazione del ruolo fondamentale che le attività agricole, della pesca e rurali svolgono per la gestione del territorio ma anche del fatto che questo rappresenta per loro un fondamentale fattore di produzione. Come rileva Garofoli (2001), il ruolo dell’operatore pubblico nella pro- mozione dei distretti industriali risiede nella buona gestione delle funzioni “ordinarie” di amministrazione ad esso istituzionalmente affi date, nella capa- cità di programmazione delle risorse pubbliche e nella elaborazione di specifi ci interventi per raff orzare l’“eff etto distretto”, vale a dire i punti di forza che derivano da questa particolare modalità di organizzazione della produzione. Balestri (2001) evidenzia che una politica per il distretto industriale deve ca- ratterizzarsi prima di tutto per consentire una appropriata modulazione degli

Capitolo 3 109 strumenti di politica economica e settoriale già esistenti rispetto alle specifi - cità del territorio considerato, e prevedere allo stesso tempo la fornitura di beni e servizi locali di tipo selettivo alle imprese e agli altri attori dell’area distrettuale, beni e servizi cioè strettamente funzionali a quei soggetti che condividono le linee di sviluppo individuate a livello territoriale. Tenendo conto di queste indicazioni, una politica per il distretto (rurale) deve possedere a nostro avviso alcune caratteristiche fondamentali. Prima di tutto essa deve essere fortemente centrata sulle specifi cità del ter- ritorio e del modello di sviluppo per esso individuato. Strettamente correlato a questo aspetto è il fatto che la politica per il distretto deve essere realizzata secondo un approccio “dal basso”, che veda cioè la più ampia partecipazione da parte degli attori locali (imprese, istituzioni, associazioni, ecc.). Infatti solamente una politica che tenga conto delle progettualità degli agenti del territorio e delle specifi cità di ciascun territorio può essere coerente con il principio della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Inoltre, una politica per il Distretto rurale deve avere il carattere di una politica-quadro, volta cioè prima di tutto ad orientare strumenti e politi- che preesistenti verso le specifi che linee di sviluppo individuate per quello specifi co territorio, in modo tale da armonizzare e coordinare tra loro i vari strumenti non solo di spesa ma anche di pura programmazione. Si pensi sol- tanto a titolo di esempio ai Piani locali di sviluppo rurale nell’ambito del Reg. CE 1257/99 sullo sviluppo rurale, agli strumenti di programmazione relativi all’applicazione dei Fondi strutturali (Obiettivo 1 e 2, SFOP) e delle Iniziative comunitarie (quali il LEADER), agli strumenti di programmazione dei parchi e alle aree protette, ai Piani di sviluppo della montagna, ai Piani territoriali di coordinamento, ai Piani di settore e di fi liera elaborati a livello regionale e subregionale che talvolta concernono anche interventi strutturali attivati al- l’interno delle Organizzazioni comuni di mercato di taluni prodotti agricoli. Ulteriori fondamentali aspetti concernono l’ambito territoriale di riferi- mento del Distretto rurale, i possibili assetti organizzativi e i meccanismi di rappresentanza. Anche se su questi aspetti esistono ormai importanti espe- rienze pilota in grado di off rire importanti spunti di rifl essione, e tra queste in particolare quella della provincia di Grosseto (Pacciani, 2003), si tratta di aspetti diffi cilmente defi nibili una volta per tutte, in quanto dipendono da numerose variabili, non ultime la struttura istituzionale vigente nell’ambito territoriale in cui il Distretto viene istituito e gli ambiti di operatività che al Distretto vengono assegnati dagli stessi attori locali. La molteplicità delle politiche attivate e attivabili per il sostegno allo sviluppo rurale di qualità e alla multifunzionalità rimanda però anche alla molteplicità di soggetti a vario titolo competenti nella elaborazione e gestione di tali po- litiche. Basti pensare, oltre agli enti pubblici territoriali (Regioni, Province,

110 Capitolo 3 Comuni, Comunità Montane, ecc.), agli Enti parco, ai Consorzi di bonifi ca, ai Consorzi di Tutela, alle Camere di Commercio. Il problema del supporto allo sviluppo rurale di qualità e del governo della multifunzionalità è dunque duplice: 1) individuare un livello territoriale coerente con il modello di sviluppo rurale di qualità e allo stesso tempo compatibile con i confi ni ammini- strativi esistenti; 2) attivare un meccanismo istituzionale, anch’esso territorializzato, che con- senta di realizzare le forme di concertazione e di coordinamento tra i vari soggetti pubblici e privati necessarie per l’elaborazione, la gestione e la realizzazione degli interventi. Ciò equivale a dare concreta applicazione ai principi di sussidiarietà verticale e orizzontale. Il Distretto rurale può dunque rappresentare un ambito di riferimento in cui risulta favorita la realizzazione di processi di sviluppo rurale di tipo endogeno, sostenibile e integrato, mediante una cooperazione istituzionale tra Stato, Regione ed Enti locali fi nalizzata appunto ad accompagnare le specifi che di- namiche del sistema produttivo territoriale in questione (Pacciani, 2002). 3.2.4 Le funzioni del Distretto rurale Il Distretto rurale, così come defi nito dalla Legge di Orientamento, rap- presenta potenzialmente uno strumento di grande interesse per il supporto allo sviluppo rurale e per il governo della multifunzionalità dell’agricoltura, ma deve ancora essere riempito di contenuto mediante la defi nizione dei compiti che ad esso debbano essere attribuiti, dei criteri di identifi cazione e delimitazione dei confi ni dell’attività (agricolo o rurale?), dei principi che devono ispirarne il funzionamento, e delle modalità con cui possono essere svolte le diverse funzioni. Si tratta evidentemente di capire innanzitutto - e questo è il compito essenziale attribuito alle singole Amministrazioni Regio- nali - quale debba essere il modo con cui il Distretto rurale come “soggetto politico” si possa inserire nell’architettura istituzionale locale. Esiste una forte eterogeneità di interpretazioni e di modelli organizzativi delle relazioni interne al Distretto rurale e delle modalità di interazione e ripartizione delle competenze tra Distretto rurale ed Enti territoriali (la Re- gione stessa in primis), tale da potersi identifi care un continuum di soluzioni organizzative: da un compito minimo di animazione rurale (promozione, formazione, assistenza, marketing territoriale) ma svuotato di eff ettivi poteri di programmazione e gestione delle politiche, fi no alla confi gurazione di un organismo - per quanto snello - con compiti di impostazione strategica del modello di sviluppo dell’intero territorio di pertinenza, di defi nizione degli obiettivi e di coordinamento degli interventi, e soprattutto con più ampi

Capitolo 3 111 margini di manovra circa il coordinamento, la defi nizione e la gestione delle misure di politica rurale, in particolare degli strumenti defi niti da livelli ge- rarchicamente superiori. Quello che preme qui sottolineare è che la individuazione dei Distretti rurali non può essere il risultato di elaborazioni applicati a un set di indicatori statistici, per quanto raffinato esso sia. La delimitazione dei confi ni del Distretto rurale infatti deve essere il risultato della condivisione di un progetto di sviluppo che scaturisce dall’attivazione di meccanismi concertativi pubblico-privato di un’area culturalmente, socialmente, storicamente e territorialmente omogenea. Solo in questo modo il Distretto rurale può sfruttare le proprie potenzialità e assurgere a luogo di negoziazione permanente per la fi nalizzazione dell’azione verso la produzione di funzioni socialmente e localmente desiderabili. 3.3 Il sistema socio-economico del Distretto rurale della Maremma In provincia di Grosseto l’evoluzione del ruolo dell’agricoltura e la nuova caratterizzazione delle aree rurali trovano una manifestazione esemplare. Numerose analisi di approccio socio-economico sono state condotte sulla pro- vincia di Grosseto e diff usamente trattate sia nei documenti delle Conferenze provinciali dell’agricoltura (Pacciani, 1987, 1996, 1998, 2002), sia in studi re- centi (Censis, 2002; Istituto Tagliacarte, 2003; IRPET, 2003). A questi studi dunque rimandiamo per una visione dettagliata e articolata dei caratteri dei dati esistenti e degli indicatori che ne derivano. Qui preme invece brevemente richiamare le caratteristiche del sistema socio-economico del territorio pro- vinciale, evidenziandone le peculiarità e la sintonia rispetto al perseguimento del modello di sviluppo rurale di qualità prescelto, e sottolineando il carattere centrale delle attività agricole sul territorio per il contributo al progetto di qualità e specialmente per quanto riguarda la fornitura di prodotti di qualità e di servizi ambientali e culturali, alla diff erenziazione e alla diversifi cazione delle attività in ambito rurale, e alla capacità di attivare una intensa rete di rapporti con le attività economiche e sociali ad esse collegate. Un primo aspetto da sottolineare investe la complessità del territorio della provincia di Grosseto dal punto di vista morfologico, ambientale e socio-eco- nomico, che dà origine ad un sistema policentrico e ricco di opportunità. La diversità geomorfologica e climatica ha infl uenzato e caratterizzato notevol- mente lo sviluppo socio-economico locale, e ha dato origine alla presenza integrata di diversi sistemi ambientali che procedono dalla montagna al mare attraverso un alternarsi di rilievi collinari fi no alla pianura. L’agricoltura è stata sicuramente l’attività che più di tutte ha dovuto adattarsi alla com- plessità dell’ambiente fi sico, costretta ad adeguare tecniche di lavorazione e combinazioni colturali ad un ambiente prevalentemente povero. Non solo,

112 Capitolo 3 ma l’agricoltura è stata la principale artefi ce del rimodellamento del paesag- gio; l’opera di antropizzazione infatti, sopravvenuta in tempi, ritmi e con modalità diff erenti, è stata determinante per la formazione dell’identità degli stessi assetti ambientali, oltre che di quelli sociali e culturali. La presenza di rilevanti caratteristiche geologiche del territorio di natura mineraria, geo- termica e morfologica, hanno delineato molte altre attività produttive e di insediamento. Tuttavia, pur espressione di sistemi ambientali e paesaggistici molto diff erenziati, il territorio della Maremma è caratterizzato e accomunato da un basso livello di antropizzazione, una scarsa concentrazione degli inse- diamenti urbani, residenziali e produttivi, una signifi cativa incidenza delle aree protette e un’ancora forte presenza delle attività agricole, tra cui quelle zootecniche, delle attività forestali e della pesca e acquacoltura. Il secondo aspetto da evidenziare interessa il permanere delle peculiarità in confronto al modello toscano, non soltanto nella evoluzione storica, ma anche e soprattutto per l’originalità dei caratteri della ruralità grossetana, la cui eco- nomia è ancora fortemente caratterizzata dall’agricoltura, oltre che da un forte settore commerciale orientato al turismo e da un debole settore industriale. La peculiarità dell’agricoltura grossetana è inoltre segnalata dall’elevato livello di professionalità degli imprenditori, da una maggiore presenza delle donne e da una signifi cativa presenza di giovani, elementi che contribuiscono a spiegare la maggiore tenuta dell’occupazione agricola (la cui diminuzione è stata molto più contenuta rispetto alla media regionale), così come la minor contrazione della superfi cie agricola utilizzata (SAU). L’attrattività del settore e del territorio è dimostrata anche dall’elevato numero di imprese agricole attivate o rilevate da imprenditori provenienti da altri settori di attività e/o da altri territori, che hanno contribuito ad innalzare la quantità e la qualità degli investimenti, con particolare riferimento alla vitivinicoltura, all’olivicoltura, e all’agriturismo. Se l’agricoltura grossetana mostra quei caratteri di centralità che sono alla base del modello di sviluppo rurale di qualità, è importante evidenziare anche lo stretto legame che essa detiene con le attività a monte e soprattutto a valle, rappresentando un importante motore di sviluppo del territorio. La rilevanza delle industrie alimentari e delle bevande - circa un quinto del totale - all’interno del settore industriale conferma l’importanza del settore agricolo nell’economia provinciale. Attività che si distinguono in provincia di Grosseto per la piccola dimensione, la diff usione sul territorio, la caratteri- stica artigianalità, che permette una integrazione più agevole nell’ambito del modello di sviluppo descritto, grazie al più forte legame con il territorio di insediamento. In eff etti il territorio provinciale, grazie anche alla sua diversità, ha costituito un ambiente favorevole per la permanenza di attività intima- mente legate alla storia, alla tradizione e alla cultura rurale dell’area, come ad esempio quelle correlate alla lavorazione del legno, del ferro battuto e del

Capitolo 3 113 cuoio (in particolare le produzioni legate al cavallo), dei vimini, che ben si al- lacciano all’attività di produzione e di servizi dell’agricoltura in una strategia di una valorizzazione complessiva della ruralità. Infi ne nell’ambito del settore terziario un ruolo di assoluto rilievo è ricoperto dalle attività turistiche, uno dei motori dell’economia locale; notevole espansione ha conosciuto l’agritu- rismo, attività connaturata alle caratteristiche del territorio provinciale, per la quale la provincia di Grosseto si colloca tra le prime in Toscana. Il terzo aspetto, che vuole sottolineare le peculiarità, è dato dalla diversifi - cazione delle produzioni agricole e delle attività economiche pertinenti alle logiche dello sviluppo rurale. Sono infatti attive sul territorio sia le fi liere delle commodities, vale a dire i prodotti tradizionalmente oggetto di contrattazione e scambio anche a lunghe distanze, in quanto facilmente conservabili e più diffi cilmente diff erenziabili (cereali, semi oleosi, pomodoro da industria, bar- babietola da zucchero), sia le fi liere dei prodotti tipici e/o tipicizzabili nel cui ambito si evidenziano da una parte quelle fi liere per cui la tipicizzazione av- viene o può avvenire sostanzialmente su base territoriale (vino, olio di oliva, salumi, formaggi, tartufo, zaff erano, prodotti dell’apicoltura, della pesca e del- l’acquacoltura, castagna), e dall’altra quelle per cui la tipicizzazione oltre che su base territoriale può avvenire anche su base industriale (ad es. latte destinato al consumo fresco), sia infi ne le fi liere dei prodotti freschi, alcuni dei quali ap- paiono per alcune caratteristiche sempre più simili alle commodities, qualora si tenga conto della natura della concorrenza in atto al loro interno, ma per cui si aprono anche signifi cative possibilità di diff erenziazione qualitativa e di origine (ortaggi, frutta, piante ornamentali, prodotti del sottobosco). Infi ne il quarto aspetto mira a ricondurre a un disegno unitario il percorso di sviluppo identifi cato con il Distretto rurale e che trae forza proprio dalla policentricità del sistema economico-sociale grossetano, dalle peculiarità del sistema stesso e dalla diversifi cazione produttiva. In questa ottica l’impor- tanza delle attività agricole merita una sottolineatura particolare. Infatti, se lo sviluppo rurale non coincide con lo sviluppo agricolo, e dunque il settore agricolo non deve essere considerato come l’unico perno del mondo rurale, allo stesso tempo l’esistenza di un’agricoltura “vitale” nell’ambito del mondo rurale costituisce un fattore determinante nel sostenere il necessario dinami- smo individuale e collettivo della popolazione e dell’economia. Il carattere rurale del territorio è espresso dalla diff erenziazione produttiva (carattere fondamentale della moderna ruralità) e dal ruolo svolto dall’agricoltura. Quest’ultima è una attività produttiva che contribuisce a defi nire i caratteri dell’economia locale, a disegnare il paesaggio e a costituire uno dei più impor- tanti punti di contatto fra le componenti emergenti della società e il mercato. È per tutte queste ragioni che l’intero territorio della provincia è da consi- derarsi unitariamente. Ed è la sua stessa natura rurale a defi nirne il carattere.

114 Capitolo 3 Le vicende storiche e le caratteristiche del territorio hanno contribuito a pla- smare nel tempo un sistema sociale ed economico omogeneo, permettendo il raggiungimento di una maggiore complementarietà e la formazione di un forte senso identitario comune nelle popolazioni locali. Anche il sistema eco- nomico appare integrato: se è vero che l’attività agricola rappresenta una parte molto più importante dell’economia rurale rispetto a quanto accade nel resto della Toscana, essa è fortemente legata ad un insieme di altre attività locali, sia svolte nell’ambito dello stesso settore agricolo (servizi agrituristici, gestione del territorio, risorse ambientali, ecc.) che in altri settori dell’economia locale, e in particolare le attività turistiche e artigianali; lo stesso sta accadendo nel settore della pesca e dell’acquacoltura. Infi ne le attività rurali sono orientate alla produzione di beni e servizi di particolare specifi cità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e ter- ritoriali: la presenza di un elevato numero di vini a denominazione di origine controllata e di altri prodotti agroalimentari a denominazione di origine protetta e a indicazione geografi ca protetta, l’elevato numero di prodotti agro-alimentari tradizionali, le specifi cità dei prodotti dell’artigianato locale, unitamente alla elevata diff usione dei metodi di coltivazione biologico e a lotta integrata, non sono che le punte di eccellenza di un sistema fortemente orientato alla qualità complessiva dei prodotti e dei servizi off erti e saldamente ancorato alle tradizioni culturali, che il consumatore associa con l’immagine positiva del territorio della Maremma. La sostanziale omogeneità del tessuto produttivo, la stabilità delle relazioni fra le imprese dei diversi comparti e nelle diverse localizzazioni, il crescente orientamento alla qualità dei prodotti e dei servizi e, infi ne, il crescere della consapevolezza della forza delle relazioni (economiche e culturali) fra le diverse e più lontane componenti del suo tessuto economico e sociale, rappresentano gli elementi costitutivi dell’approccio di sviluppo rurale orientato alla qualità. Riuscire a mantenere una visione unitaria del territorio e del modello di sviluppo, propria del Distretto rurale, è funzionale al superamento degli squi- libri territoriali che ancora resistono tra aree forti e aree deboli. 3.4 Gli obiettivi ed i principi ispiratori del Distretto rurale della Maremma 3.4.1 Lo sviluppo rurale di qualità come modello di riferimento del Distretto rurale In precedenza è stato sottolineato come il Distretto rurale possa essere interpretato nella sua duplice veste di modello organizzativo del sistema socio-economico locale orientato allo sviluppo rurale di qualità, e di sistema di istituzioni, più o meno formalizzate, che ne governa lo sviluppo.

Capitolo 3 115 Sotto il primo profi lo, il Distretto rurale è un sistema socio-economico locale di piccole e medie imprese in relazione tra loro il cui funzionamento è orientato ad un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione della ruralità intesa come compenetrazione tra attività agricole, paesaggio, ambiente, turi- smo e altre risorse e attività proprie del mondo rurale. La scelta del modello di sviluppo rurale di qualità è andata progressivamente maturando in provincia di Grosseto all’interno del sistema degli attori locali pubblici e privati, dapprima in maniera spontanea, individuale ed informale, poi sempre più consapevole, esplicita e collettiva attraverso un percorso di confronto e di dialogo tra le imprese e le istituzioni, e una azione di supporto e di promozione da parte della Provincia (in quanto Ente delegato in materia di agricoltura nel modello amministrativo della Toscana) e delle altre istitu- zioni locali. Ed è proprio da questo percorso che emerge il secondo profi lo del Distretto rurale, cioè quello del governo: il Distretto rurale si propone quale luogo di elaborazione delle politiche rurali che, attraverso un attento audit territoriale, è fi nalizzato a stimolare la defi nizione e la condivisione da parte degli agenti locali di un percorso di sviluppo e di elaborare, gestire e coordinare un insieme di strumenti che ne consentano il governo, sia mediante l’adattamento delle politiche esistenti che attraverso l’attivazione di nuove politiche e azioni. L’esperienza condotta in provincia di Grosseto evidenzia che il Distretto rurale come strumento di governo non può avere una propria autonomia rispetto al Distretto rurale come modello di funzionamento del sistema locale, ma che anzi svolge una fondamentale funzione di supporto alla compiuta realizzazione di quest’ultimo. Infatti l’orientamento verso lo sviluppo rurale di qualità richiede investimenti specifi ci, sia di tipo individuale che collettivo, sia di tipo materiale che immateriale; prima ancora richiede un cambiamento di prospettiva, di strategie e di logiche operative da parte delle imprese e degli altri attori operanti nel territorio, con conseguenti rifl essi sulle com- petenze e sul sistema dei servizi. Questo cambiamento è tanto più profondo quanto più l’orientamento verso lo sviluppo rurale di qualità rappresenta una discontinuità rispetto ai percorsi di sviluppo individuali e collettivi in atto. Il governo del Distretto rurale ha infatti favorito in provincia di Grosseto la condivisione del modello di sviluppo del territorio, ha agevolato l’indivi- duazione dei concreti obiettivi e strumenti da perseguire ed ha supportato la nascita e l’aggregazione delle progettualità individuali, promovendo e anzi divenendo esso stesso il “luogo” in cui gli attori in campo - privati e pubblici - si confrontano e concertano azioni e comportamenti. In altre parole in provincia di Grosseto l’orientamento assunto dal sistema locale delle imprese e dalla società locale verso lo sviluppo rurale di qualità

116 Capitolo 3 è stato assecondato, stimolato e raff orzato dall’azione di governo svolta dalle istituzioni pubbliche e dai meccanismi di concertazione pubblico-privato messi in atto, in un percorso “circolare” che è andato autoalimentandosi grazie all’intensifi carsi delle occasioni di scambio e di concertazione, raf- forzando sempre più negli attori locali la consapevolezza della validità del percorso intrapreso. Questo è anche il motivo per cui il primo atto formale che ha interessato il Distretto rurale della Maremma è stato un “riconoscimento” e non un “atto costitutivo”: in provincia di Grosseto era già stato messo in piedi e consoli- dato un insieme di meccanismi istituzionali e di rapporti pubblico-privato che hanno consentito il perfezionamento dei meccanismi di governo del Di- stretto rurale, e quindi una realizzazione ante litteram che ha preceduto la disponibilità di uno strumento istituzionale ad hoc di tipo formale, che solo oggi si sta prefi gurando anche alla luce delle previsioni della Legge di Orien- tamento agricola. In questo percorso di costruzione di un meccanismo di governo funzionale ai caratteri assunti dallo sviluppo del sistema socio-economico del territorio provinciale è possibile individuare alcuni elementi e passaggi fondamentali. 3.4.2 La costruzione del Distretto rurale della Maremma: la concertazione con le parti sociali e la programmazione dal basso Il primo passaggio riguarda la sperimentazione del metodo della concerta- zione e la promozione delle relazioni pubblico-privato, che hanno consentito di confermare la validità della scelta di puntare verso lo sviluppo rurale di qualità attraverso un percorso di confronto tra le istituzioni locali, le imprese e loro rappresentanze e la società locale nel suo complesso, il quale ha consen- tito di maturare un orientamento condiviso tale da permettere un approccio dal basso alle dinamiche di sviluppo rurale del territorio provinciale. Hanno rappresentato un passaggio particolarmente importante per la matu- razione di una cultura e di una pratica della concertazione da parte degli attori locali le esperienze svolte in ambito provinciale relativamente all’iniziativa co- munitaria LEADER II, al Piano territoriale di coordinamento (PTC) e al Patto Territoriale generalista, che hanno contribuito a promuovere un crescente orientamento verso lo sviluppo rurale di qualità e per alcuni aspetti ad alimen- tare una netta inversione di tendenza nei livelli occupazionali e reddituali. È stato ed è dunque fondamentale il confronto stretto con gli Enti Locali (Comuni e Comunità Montane) e con le Associazioni rappresentative del mondo agricolo e delle altre categorie economiche che operano nel territorio rurale grossetano (e tra queste in particolare per le sue competenze con la Camera di Commercio), in una logica di programmazione di tipo bottom-up.

Capitolo 3 117 Ciò consente di raccordare le esigenze e i percorsi di sviluppo delle imprese con l’attività di governo delle trasformazioni dell’agricoltura e dell’economia rurale, grazie anche alle trasformazioni delle politiche che sono oggi più adat- tabili alle specifi cità e alle esigenze locali. 3.4.3 Gli obiettivi e gli assi strategici del Distretto rurale della Maremma Un secondo passaggio è stato costituito dalla defi nizione, nell’ambito del processo concertativo, degli obiettivi e degli assi strategici di intervento da assegnare al Distretto rurale. L’obiettivo generale consiste nell’assumere il modello dello sviluppo rurale di qualità quale leva per favorire lo sviluppo economico e sociale sostenibile della provincia di Grosseto. Il raggiungimento di questo obiettivo viene perseguito con azioni organizzate attorno a tre assi strategici di intervento: 1) Consolidamento delle filiere e delle infrastrutture pubbliche. Si tratta in particolare di consolidare le strutture delle imprese nelle fi liere, puntando su investimenti innovativi in grado di raff orzare le capacità competitive delle imprese rispetto alla qualità dei processi, dei prodotti e dell’ambiente (in alcuni casi attivando le fasi e le attività della fi liera necessarie per una migliore organizzazione delle produzioni), di puntare al superamento del defi cit delle infrastrutture rurali (viabilità, acquedotti, sistemi di capta- zione delle acque, irrigazione e bonifi ca) e di promuovere una migliore integrazione economica tra gli operatori della fi liera e sul territorio; 2) Rafforzamento dell’orientamento delle imprese e delle istituzioni verso la Qualità. Il secondo asse strategico sostiene le azioni volte a promuovere il livello qualitativo delle risorse, delle produzioni, dei servizi, dei processi produttivi e del territorio nel suo complesso, in un’ottica di compatibilità e sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di far assurgere la qualità a carat- teristica distintiva della Maremma. Sono dunque di particolare importanza le azioni di identifi cazione, tutela e valorizzazione dei prodotti tradizionali e tipici, delle biodiversità, delle attività rurali in via di cessazione, del patri- monio gastronomico locale, delle risorse ambientali, storiche e culturali. 3) Fare della Maremma un Sistema. Il terzo asse sostiene le iniziative volte a raff orzare l’immagine e l’identità unitaria della Maremma, attraverso un supporto all’integrazione tra aree territoriali, settori di attività economica, fi liere agro-industriali e imprese. Particolare rilievo in questa direzione assumono i percorsi di integrazione tra più fi liere produttive attivando i necessari collegamenti tra imprese, così come la ricerca di sinergie tra agricoltura e altre attività produttive del territorio in funzione di una mag- giore interdipendenza tra agricoltura, turismo, artigianato e ambiente da

118 Capitolo 3 promuoversi anche attraverso la diversifi cazione dei redditi agricoli verso attività complementari e connesse con l’attività agricola. La promozione e il sostegno dovrà interessare anche le condizioni socio-culturali che per- mettono la produzione di beni e servizi strettamente legati alla cultura, alla storia e alla tradizione del territorio, oltre che più in generale l’off erta di servizi collettivi a benefi cio di tutta la popolazione nelle aree rurali. 3.4.4 Il coordinamento e la finalizzazione degli interventi In considerazione della unitarietà del territorio della Maremma e del fatto che il modello dello sviluppo rurale di qualità risponde ad esigenze condi- vise dalla gran parte degli operatori del mondo rurale, il Distretto rurale è chiamato anche a promuovere un metodo di lavoro basato su di un forte coor- dinamento tra i diversi enti pubblici territoriali, funzionale al raggiungimento di un coordinamento degli strumenti di programmazione, di gestione del territorio, di attuazione delle misure di derivazione sovra-locale e di spesa autonoma; e dunque, in ultima analisi, alla fi nalizzazione delle risorse verso le priorità individuate nell’ambito del modello dello sviluppo rurale di qualità. La concentrazione e la convergenza delle risorse provenienti da fonti diverse, su assi prioritari di intervento individuati in sede di concertazione, costitui- scono uno dei principi ispiratori che ha guidato l’esperienza del Distretto rurale della Maremma. Infatti gli strumenti di programmazione locale suscet- tibili di essere utilizzati in modo funzionale sono oggi numerosi e cresciuti in maniera signifi cativa negli ultimi anni. Si tratta di strumenti che presentano gradi di libertà molto variabili da parte dell’operatore pubblico e in generale dei soggetti locali, e dunque un diverso grado di adattabilità alle esigenze del territorio, fi no ad arrivare al massimo livello di autonomia previsto per gli interventi fi nanziati con risorse proprie dagli Enti locali delegati. Il Distretto rurale della Maremma mira dunque al coordinamento delle ini- ziative di programmazione e di spesa in campo agricolo e rurale, ma consente a sua volta di creare nuove opportunità di programmazione e di investi- mento, attivando specifi che risorse (sia pubbliche che private) o permettendo di attingere a risorse aggiuntive disponibili a livello regionale, nazionale e comunitario. In tale direzione è signifi cativa ad esempio la realizzazione del Patto per l’Agricoltura e la Pesca della provincia di Grosseto. La partecipazione al Distretto dei soggetti istituzionali e della società or- ganizzata consente, attraverso le attività di animazione, di informazione, di sensibilizzazione e di assistenza, di organizzare la domanda di investimento da parte delle imprese ed Enti locali (permettendo altresì di conseguire risultati apprezzabili in termini di velocizzazione della spesa) e di caratterizzarli in ter- mini di capacità progettuali, innovazione nei contenuti e imprenditorialità.

Capitolo 3 119 3.5 Gli attori locali nell’attuazione del Distretto rurale della Maremma 3.5.1 La partecipazione dei soggetti locali L’attività di concertazione ha contribuito a raggiungere una più ampia consapevolezza e convergenza sulle linee progettuali dello sviluppo rurale di qualità della Maremma, le quali sono state recepite all’interno del documento di programmazione presentato in occasione della Conferenza Provinciale dell’agricoltura (1996). Da quel momento si è avviato un percorso di raff or- zamento sia nel sistema delle relazioni tra le istituzioni locali, sia tra queste e il sistema delle imprese, sia all’interno del sistema delle imprese, che ha permesso un maggior coordinamento e una migliore fi nalizzazione degli interventi di programmazione e di sostegno fi nanziario, pur nell’ambito di diff erenziati gradi di libertà. La condivisione del modello di sviluppo ha age- volato l’identifi cazione degli obiettivi comuni, ed ha permesso di sottrarsi alla logica di breve periodo riportando ogni strumento disponibile nel quadro degli assi strategici individuati tramite i meccanismi di concertazione e di dia- logo. Tutto ciò è stato possibile grazie alle capacità di lettura delle dinamiche agricole e di sviluppo rurale in atto all’interno del territorio provinciale, e alla talvolta straordinaria risposta delle imprese, frutto della capacità di reazione e riconversione dell’attività aziendale mostrata dall’imprenditoria locale sulla quale si è innestata una vivace imprenditorialità esterna (al settore agricolo e rurale e al territorio della Maremma). Nei prossimi paragrafi verranno richiamate delle più signifi cative esperienze di coordinamento e fi nalizzazione degli strumenti di intervento pubblico sul territorio (par. 3.5.2), mentre successivamente saranno analizzati alcuni esempi virtuosi di sviluppo integrato di qualità realizzati grazie alle sinergie pubblico-privato (par. 3.5.3). I casi presentati non esauriscono certamente l’ampia gamma di strumenti e di iniziative che hanno caratterizzato in questa fase quella che abbiamo chiamato la “terza rivoluzione” della Maremma, ma vogliono semplicemente dare concretezza al ragionamento fi nora svolto. 3.5.2 Le attività di programmazione per lo sviluppo rurale di qualità Il Distretto rurale della Maremma rappresenta il punto di riferimento nella programmazione per lo sviluppo rurale di tutti i soggetti pubblici e privati che operano sul territorio. Gli strumenti di programmazione e di spesa sono molto numerosi e tra loro fortemente eterogenei. Ogni strumento necessita di un adattamento alle specifi cità del sistema rurale provinciale, di un coordi- namento con gli altri strumenti di intervento, e di una fi nalizzazione verso gli assi strategici del Distretto rurale che tenga conto della concertazione con le

120 Capitolo 3 imprese e della necessità di coordinamento tra gli enti pubblici territoriali. Ad aumentare la complessità del percorso concorre il fatto che ogni strumento di intervento presenta specifi cità nella dotazione di risorse e nelle fi nalità generali, oltre che nei meccanismi istituzionali necessari a garantirne il fun- zionamento. Di particolare importanza è inoltre la modalità di ripartizione delle competenze decisionali tra enti pubblici ai vari livelli (Unione Europea, Stato, Regione, Provincia, Comunità Montana, Comuni, ecc.), che evidente- mente può limitare a livello locale la capacità di modulazione e di indirizzo dello strumento in direzione degli assi, così come ridurre le possibilità di con- certare le azioni da intraprendere. L’esperienza condotta in provincia di Grosseto mostra come già gran parte degli strumenti di programmazione e di spesa sono stati coordinati e fi naliz- zati nel contesto di una programmazione complessiva a livello locale, che si sta realizzando nell’ambito del Distretto rurale. Certamente gli spazi di autonomia a disposizione degli operatori del Di- stretto rurale non hanno sempre permesso una piena realizzazione dell’azione di coordinamento di tutti gli strumenti di programmazione e di intervento sul territorio rurale; tuttavia tutte le esperienze fi n qui condotte hanno consen- tito di confermare la validità dell’approccio della concertazione e di raff orzare ulteriormente l’azione verso gli assi strategici. Oltre alla già ricordata iniziativa comunitaria LEADER, che ha off erto la possibilità di sperimentare e attuare l’approccio bottom-up coinvolgendo tutte le componenti dell’economia e della società rurale, hanno assunto particolare importanza, nella logica del Distretto rurale della Maremma, le esperienze rela- tive alla programmazione negoziata, i piani di settore e di fi liera implementati sul territorio, e la recente esperienza relativa al piano dei servizi di sviluppo. L’impiego degli strumenti di programmazione negoziata, e in particolare dei Patti territoriali e del Contratto di programma quali accordi promossi e concertati tra Enti locali, parti sociali ed altri soggetti, ha off erto la possibilità di sperimentare i meccanismi di concertazione pubblico-privato e di raff or- zare la condivisione del modello di sviluppo distrettuale nei suoi obiettivi e assi strategici. In particolare il Patto Territoriale per l’agricoltura, l’agro-ali- mentare, la pesca e l’acquacoltura, che ha interessato l’intero territorio della Provincia di Grosseto con l’obiettivo di migliorare le opportunità di lavoro e di occupazione e di favorire lo sviluppo rurale anche nella sua dimensione di salvaguardia del territorio, dell’ambiente e della biodiversità, ha riscontrato una partecipazione degli operatori locali superiore alle aspettative, eviden- ziando una capacità progettuale ed una volontà delle imprese e delle istituzioni pubbliche locali di investire sul territorio. I piani di settore e di fi liera a livello provinciale hanno permesso di applicare i principi del Distretto rurale ai principali comparti del sistema agro-alimen-

Capitolo 3 121 tare della provincia. I Piani provinciali di settore e di fi liera infatti sono atti di programmazione territoriale adottati volontariamente dagli Enti Delegati che, sulla base di analisi specifi che e degli atti normativi e di programma- zione comunitari, nazionali e regionali, defi niscono le strategie e le priorità di intervento relativamente a settori e a fi liere agro-alimentari. Non si tratta dunque di atti di spesa in sé, ma rappresentano un supporto e un indirizzo per consentire l’impiego coordinato degli strumenti di programmazione e fi nan- ziari disponibili e per individuare gli ambiti privilegiati di azione, in modo da creare le condizioni per lo sviluppo delle fi liere produttive che si ritengano qualifi canti per il territorio provinciale. Negli ultimi anni nella provincia di Grosseto i Piani di settore e di fi liera sono stati oggetto di discussione, di con- certazione e di verifi ca tra la Provincia, gli altri Enti delegati, le Organizzazioni professionali e le categorie economiche, nell’ambito di un fondamentale mo- mento di animazione delle realtà produttive, tanto per le imprese agricole che per quelle operanti nelle altre fasi delle fi liere, e di elaborazione progettuale collettiva. Sono state interessate la fi liera vitivinicola, olivicola, zootecnica e della pesca e cerealicola, nonché il comparto del biologico. 3.5.3 L’affermarsi del modello di sviluppo rurale: una lettura delle esperienze imprenditoriali Successivamente alla individuazione delle linee strategiche del Distretto rurale e dello sviluppo rurale di qualità della provincia di Grosseto si è assistito alla progressiva condivisione di tali linee da parte delle imprese e delle istitu- zioni locali e alla loro rielaborazione nell’ambito di strategie operative e scelte di gestione. Le imprese hanno individuato nella logica dello sviluppo rurale di qualità occasioni di investimento, di occupazione e di sviluppo, mentre l’azione della parte pubblica è stata volta ad animare, stimolare e supportare i percorsi di impresa promovendo l’innovazione e l’ampliamento della par- tecipazione dei soggetti privati. Dall’interazione tra l’azione privata e quella pubblica è derivato un progressivo arricchimento e una migliore specifi ca- zione delle linee strategiche del Distretto. L’interesse da parte delle imprese verso il modello dello sviluppo rurale di qualità è stato confermato dall’elevata propensione all’investimento in atti- vità pienamente in linea con lo stesso così come dal signifi cativo ricambio generazionale in atto nel settore agricolo e in altre attività ad esso legate. Da parte loro anche la Provincia e le altre Amministrazioni locali hanno in- dirizzato le risorse disponibili verso gli obiettivi defi niti all’interno degli Assi del Distretto, tenuto conto del quadro di insieme delle risorse e degli strumenti disponibili ma anche delle progettualità concrete presenti nell’ambito del ter- ritorio provinciale ed emerse anche grazie alle procedure di concertazione attivate. Tale attività si è realizzata non solo - come si è visto nel paragrafo

122 Capitolo 3 precedente - coordinando e fi nalizzando agli Assi del Distretto gli strumenti di programmazione locale di derivazione comunitaria, nazionale e regionale, ma anche destinando risorse proprie sia umane che fi nanziarie a sostenere il processo di sviluppo rurale di qualità. Il percorso del Distretto rurale è ormai ricco di attività ed esperienze che testimoniano la natura e i punti di forza della strategia dello sviluppo rurale di qualità intrapresa nella provincia di Grosseto: ■ la riscoperta e la valorizzazione delle tipicità agroalimentari, che anche sulla base della compilazione dell’Elenco dei prodotti tradizionali della Maremma, ha previsto l’attivazione di azioni sia di tutela delle risorse ge- netiche autoctone animali e vegetali, sia di valorizzazione, sostenendo le iniziative di defi nizione dei disciplinari di produzione ai sensi del Reg. CE 2081/92, raff orzando le attività di ricerca e sperimentazione, identifi cando strumenti e percorsi di valorizzazione alternativi e miranti a raff orzare le peculiarità del prodotto tipico in stretta connessione con le risorse del ter- ritorio di origine. Importante è anche il ruolo di promozione dei prodotti tipici e dei circuiti enogastronomici svolto dagli attori locali attraverso eventi promozionali locali e partecipazione a manifestazioni a livello na- zionale ed internazionale, così come le attività di animazione locale rivolta non solo al mondo delle imprese, ma anche ai cittadini e ai consumatori; ■ la valorizzazione delle tipicità non alimentari ma legate al mondo rurale della Maremma. A fi anco delle tipicità agroalimentari infatti, il mondo rurale della Maremma off re numerosi prodotti tipici non-alimentari, anch’essi interessati da iniziative di riqualifi cazione delle attività artigia- nali e degli antichi mestieri propri del territorio. Tali iniziative si sono sviluppate anche grazie alla costituzione di consorzi di artigiani che si sono dotati di apposite regole per la realizzazione dei prodotti nel rispetto della tradizione e stanno instaurando interessanti relazioni con il mondo dell’agro-alimentare, anche attraverso la realizzazione di particolari abbinamenti tra prodotti artigianali e agroalimentari; ■ il rafforzamento e la qualificazione dell’agriturismo e lo sviluppo delle re- lazioni agricoltura-territorio. Il forte sviluppo dell’attività agrituristica ha permesso di consolidare l’occupazione e di valorizzare nuove profes- sionalità in special modo di giovani e donne, stimolandone una crescita culturale e professionale; inoltre ha favorito negli anni recenti l’aumento delle sinergie tra settore agricolo e territorio e la collaborazione tra ope- ratori pubblici e privati fi nalizzata alla realizzazione di numerosi progetti tesi a realizzare un sistema a rete integrando tra loro parchi tematici, sentieristica, percorsi a cavallo, strade del vino e della castagna, iniziative culturali e gastronomiche e risorse ambientali, paesaggistiche e architet-

Capitolo 3 123 toniche. Signifi cativi sono anche gli eff etti sul recupero del patrimonio edilizio del territorio eff ettuato nella salvaguardia delle architetture rurali tipiche. L’agriturismo ha permesso altresì ai consumatori esterni di fruire dei beni e dei servizi prodotti dalle aziende sul territorio, contribuendo così anche alla valorizzazione di attività produttive in diffi coltà e/o in declino ivi compreso il recupero di attività ricreative e culturali legate alle tradizioni della Maremma. In tale direzione hanno rappresentato iniziative importanti quelle attivate da alcuni consorzi privati fi nalizzate ad individuare i turismi emergenti e a qualifi care le strutture ricettive esistenti, così come iniziative promozionali di rilievo volte a valorizzare in un pacchetto integrato la rete delle risorse artistiche, naturali, culturali, ambientali ed economiche del territorio; ■ la qualificazione del sistema vino e del suo territorio. La fi liera vitivinicola ha rappresentato negli anni recenti uno dei punti di forza dello sviluppo rurale di qualità della Maremma, ma soprattutto essa prefi gura metodi di lavoro e strategie operative replicabili anche nell’ambito di altre pro- duzioni. La forte dinamicità della fi liera vitivinicola, con numerosi nuovi investimenti sia nelle superfi ci vitate che negli impianti di trasformazione, è stata sostenuta da numerose iniziative imprenditoriali e pubbliche che testimoniano lo sforzo di qualifi cazione dell’intero sistema in connessione con le risorse del territorio. Vanno in questa direzione l’approvazione di nuove denominazioni di origine e la costituzione di nuovi Consorzi di tutela, la riqualifi cazione mediante ricerca e sperimentazione dei vitigni esistenti e l’introduzione di nuovi vitigni migliorativi per vini D.O.C. e IGT, la creazione e nel raff orzamento delle Strade del vino esistenti sul ter- ritorio, le iniziative tese a ricercare una stretta interazione con l’ambiente; ■ l’attenzione per l’ambiente. Nel modello di sviluppo rurale di qualità la tutela dell’ambiente non è solo un vincolo per l’attività delle imprese, anzi il Distretto mira a creare tutti i presupposti perché l’ambiente rappre- senti una ulteriore opportunità di sviluppo, sia mediante un incremento del valore aggiunto dei prodotti e dei servizi off erti, sia mediante l’in- tensifi cazione delle attività di servizio volte alla fruizione dell’ambiente stesso, anche nelle sue manifestazioni di maggior pregio quali i parchi e le aree protette. La messa a sistema dei parchi e delle aree protette e la valorizzazione ambientale del territorio in stretta congiunzione con quella delle produzioni agroalimentari hanno rappresentato due elementi di forza nella strategia dello sviluppo rurale di qualità della Maremma, capaci di delineare un percorso unico all’interno della logica dello sviluppo sostenibile. Allo stesso modo anche la crescente diff usione del metodo biologico sul territorio rappresenta un dato di grande evidenza della

124 Capitolo 3 ricerca di un equilibrio tra sviluppo rurale e tutela degli equilibri ambien- tali. Grande importanza hanno anche le altre attività fi nalizzate a ridurre i potenziali impatti ambientali negativi esercitati dall’attività agricola, tra cui in particolare lo sfruttamento delle risorse idriche e lo smaltimento dei rifi uti. L’attenzione per l’ambiente caratterizza in maniera signifi ca- tiva anche le attività legate alla pesca e alla valorizzazione degli ambienti marini, e ha trovato importanti occasioni di aff ermazione nell’ambito del Patto territoriale specializzato mediante il fi nanziamento di un sistema di barriere sommerse a mare e di un laboratorio per lo studio della biologia marina. Il passo successivo affi nché il Distretto si aff ermi come polo di sostenibilità per la Toscana meridionale è rappresentato dall’ottenimento della certifi cazione ambientale per l’intero territorio provinciale secondo le normative ISO 14001 ed EMAS 2; ■ l’animazione locale. L’attività di animazione sul territorio è volta a sti- molare la partecipazione attiva delle imprese alla formazione delle linee progettuali del Distretto, e alla successiva divulgazione delle opportunità off erte dalle iniziative realizzate nell’ambito del Distretto stesso. È evi- dente dunque come numerose delle attività e delle iniziative che sono state ricordate abbiano anche una valenza di animazione locale, in quanto capaci di sollecitare occasioni di rifl essione e di stimolare la nascita di ini- ziative locali. Preme qui sottolineare le numerose attività di educazione e sensibilizzazione della popolazione residente nel Distretto, non soltanto vista come potenziale cliente, ma anche come protagonista della produ- zione e/o della preparazione dei prodotti, o comunque come depositaria di una specifi ca identità locale, e che hanno visto la partecipazione attiva delle imprese e delle istituzioni locali; ■ la trasferibilità e la transnazionalità delle iniziative. Il Distretto rurale della Maremma, grazie alla peculiarità delle sue caratteristiche storiche, naturali ed economiche e all’esperienza di governo dell’economia rurale maturata negli anni, si propone come laboratorio ove concentrare la sperimentazione di tecniche e processi produttivi nei diversi settori del- l’economia rurale e di procedure di programmazione e gestione di progetti di sviluppo locale, sulla tutela e valorizzazione delle produzioni e dei pa- trimoni genetici animali e vegetali, una sede ove ospitare scuole, corsi di studio, corsi di formazione per i cittadini sulle tematiche dello sviluppo rurale integrato e sostenibile. In sostanza i due principi-guida in questa direzione sono quello della trasferibilità delle esperienze e quello della transnazionalità delle iniziative. La trasferibilità delle esperienze realiz- zate nell’ambito del Distretto non è solo riferita a specifi che iniziative di successo e progetti pilota, ma è soprattutto l’intera fi losofi a del Distretto

Capitolo 3 125 che è suscettibile di essere trasferita in qualsiasi area dell’Unione Europea. Il rispetto del principio dello sviluppo sostenibile, che ha come base la realizzazione di un sistema integrato che garantisce la tipicità, il rispetto dell’ambiente, della cultura, della tradizione, della storia della Maremma, rappresenta la garanzia di un modello che di per sé diventa trasferibile indipendentemente dalle singole azioni realizzate nell’ambito del Di- stretto. La transnazionalità delle iniziative, in particolare quelle relative ad investimenti immateriali rivolti alla promozione e al raff orzamento dell’immagine del territorio, ha benefi ciato dell’attuazione delle iniziative comunitarie LEADER e ha consentito l’attivazione di contatti e accordi in aree europee con caratteristiche simili al territorio della Maremma. 3.6 Compiti e organizzazione del Distretto rurale della Maremma Dopo avere delineato gli obiettivi, le funzioni e le strategie del Distretto rurale della Maremma, restano da specifi care le attività e gli aspetti di fun- zionamento e di organizzazione. Anche in questo caso si può chiamare in causa l’esperienza maturata, che dovrà poi essere confrontata con le prossime disposizioni normative regionali. Il compito di “sperimentare” il Distretto rurale affi dato dalla Regione Toscana alla Provincia di Grosseto ha un impor- tante signifi cato sia per l’impostazione generale degli obiettivi individuati e del metodo di lavoro seguito, sia per le caratteristiche dell’organismo scelto per lo svolgimento delle funzioni attribuite al Distretto. Il cammino percorso dalle istituzioni locali, dal mondo delle imprese e dalla società grossetana nel suo complesso consentono oggi di aff ermare come la concertazione abbia portato alla individuazione degli obiettivi e di un metodo di governo per il Distretto rurale della Maremma, quale espressione di un nuovo modello di sviluppo. Si è così ottenuto il risultato fondamentale per l’esistenza del Distretto rurale che è dato dal consenso generale da parte degli attori del territorio. Defi niti gli assi prioritari di intervento e i principi che ispirano l’azione e tenuto conto dell’esperienza sin qui maturata, è possibile delineare un’ipotesi di funzionamento del Distretto che prevede che le attività siano svolte da un organismo specifi co (Tavolo di concertazione) e verifi cate da un organismo di consultazione (Comitato Tecnico-Scientifico). Questi due organi formano una “Cabina di regia” per il funzionamento del Distretto rurale, nel pieno ri- spetto delle funzioni attribuite agli Enti locali e delle competenze proprie delle rappresentanze delle categorie economiche, quindi senza creare una sovra- struttura burocratica, ma un luogo di confronto e di condivisione delle scelte. a) Il Tavolo di concertazione Al Tavolo di concertazione partecipano le istituzioni locali e le rappresen-

126 Capitolo 3 tanze delle imprese e della società locale. In particolare dovranno far parte del Tavolo tra gli altri le Comunità Montane, una rappresentanza dei Comuni e il Comune capoluogo, la Camera di Commercio quale rappresentante delle categorie economiche e delle società di servizio alle imprese, le organizzazioni professionali agricole, della cooperazione e dei Sindacati dei lavoratori, il GAL. Il Tavolo potrà prevedere una composizione variabile e quindi la partecipa- zione anche di altri soggetti a seconda delle materie oggetto di discussione. Il compito del Tavolo di concertazione, coordinato dalla Provincia, è quello di modulare gli obiettivi di intervento, e sviluppare le attività relative a com- petenze pubbliche e/o private quali il coordinamento, la sperimentazione, la formazione e l’informazione, l’animazione e l’assistenza, anche attraverso un progetto complessivo di comunicazione rivolto ai soggetti coinvolti delle co- munità locali: istituzioni, società organizzata, imprese, cittadini. a) Comunicazione a1) Marketing territoriale (comunicazione esterna): ■ elaborazione di un “marchio del Distretto rurale” che accompagni le iniziative di comunicazione esterna; ■ attività di promozione collettiva del territorio; ■ supporto e coordinamento delle iniziative di promozione di prodotti tipici e specifi ci locali. a2) Animazione locale (comunicazione interna): ■ si coordina con gli Enti locali territoriali e sostiene le loro iniziative verso lo sviluppo rurale di qualità; ■ eff ettua iniziative di informazione ed educazione verso i cittadini e le imprese locali; ■ promuove, stimola e sostiene la elaborazione di strategie dal basso, in linea con i principi guida dello sviluppo rurale e con gli Assi di intervento. b) Servizi: supporto allo sviluppo rurale mediante la fornitura di “beni selettivi locali” alle imprese del Distretto: ■ servizi di studio e ricerca, informazione e formazione, aggiornamento e riconversione professionale, strettamente funzionali alle esigenze del Distretto (attività rivolte all’interno). In questo ambito particolare attenzione dovrà essere rivolta alle attività di ricerca fi nalizzate alla preservazione degli equilibri ambientali e produttivi delle aree mag- giormente sensibili; ■ assistenza tecnica e divulgazione, in particolare sulle tematiche della qualità, tradizione e tipicità, sostenibilità; ■ promozione dei rapporti delle istituzioni e delle imprese in campo nazionale e internazionale;

Capitolo 3 127 ■ studi di fattibilità e assistenza alla gestione di iniziative volte a con- solidare le relazioni sistemiche all’interno delle fi liere (agricoltura, trasformazione, commercializzazione, servizi), nonché tra esse e le altre attività economiche e sociali del territorio; ■ promozione delle forme di organizzazione degli agricoltori in grado di consentire una migliore trasformazione, commercializzazione e valorizzazione delle produzioni, con una attenzione particolare alla cooperazione. c) Concertazione, coordinamento e implementazione di interventi e progetti attivati sul territorio: ■ coordina gli interventi che le varie istituzioni operanti sul territorio pongono in essere, con la fi nalità di eliminare le duplicazioni, raggiun- gere una dimensione minima effi ciente, qualifi care e specializzare gli interventi; ■ supporta l’attivazione di procedure di fi nanziamento di tipo istituzio- nale e di soluzioni di ingegneria fi nanziaria. d) Coordinamento degli strumenti di programmazione e di spesa: ■ coordina gli strumenti di programmazione e di spesa disponibili, ga- rantendone la fi nalizzazione e migliorando l’effi cacia della spesa; ■ promuove l’adattamento degli strumenti di programmazione e di spesa eterodiretti, intervenendo ai livelli competenti; ■ attiva nuove risorse fi nanziarie, sia di provenienza pubblica che privata, anche eventualmente specifi che per i Distretti rurali, per il fi nanziamento di progetti pubblici e privati. e) Monitoraggio e valutazione: ■ valuta i problemi incontrati e i risultati raggiunti; ■ provvede alla rimodulazione degli Assi, considerando i nuovi stimoli provenienti dall’esterno e le esigenze espresse dalle componenti in- terne; ■ stimola l’adeguamento del quadro istituzionale generale alle esigenze di sviluppo locale. b) Il Comitato tecnico-scientifi co Oltre al Tavolo di concertazione, con le funzioni ad esso attribuite, è fon- damentale l’istituzione del “Comitato tecnico scientifi co” quale struttura di consultazione e di monitoraggio costante della rispondenza delle azioni intra- prese alle linee progettuali e alle regole condivise dai soggetti coinvolti. Il Comitato tecnico-scientifi co ha la possibilità di stimolare l’aggiorna- mento delle politiche di indirizzo, la riprogrammazione degli interventi e l’attivazione di nuove azioni.

128 Capitolo 3 3.7 Conclusioni La ricostruzione di quanto è successo nel percorso che ha portato al Di- stretto rurale della Maremma ha molteplici scopi. In primo luogo testimoniare che le evidenti trasformazioni della Maremma negli ultimi anni sono anche la conseguenza della tempestività con cui gli orientamenti delle politiche agricole sono stati interpretati e applicati a livello locale, con atti concreti di programmazione e di gestione da parte della Pro- vincia e degli Enti locali. In secondo luogo riconoscere all’intera società grossetana e in particolare al sistema delle imprese, il merito di essersi liberata dal complesso dell’emar- ginazione. In terzo luogo aff ermare che lo sviluppo complessivo del territorio pro- vinciale, proprio per le peculiarità della sua storia e del formarsi della struttura produttiva e sociale, non può prescindere dalla realizzazione di forti correlazioni e interdipendenze tra i settori economici più importanti e tra le diverse aree, ciascuna con proprie caratterizzazioni, comunque reciproca- mente funzionali in una concezione unitaria dello sviluppo. Infi ne, fornire un contributo reale all’attuale dibattito che si va intensifi - cando, non solo in Italia, intorno al ruolo dell’agricoltura e del mondo rurale rispetto ai temi più generali dello sviluppo locale e della globalizzazione, e ri- portare un’esperienza concreta di costruzione di uno strumento di governance territoriale, quale appunto il Distretto rurale, che possa supportare i processi decisionali in corso nelle Regioni circa le più appropriate modalità di attuazione degli strumenti distrettuali introdotti dalla Legge di Orientamento italiana. La proposta del Distretto rurale della Maremma si è dimostrata quella più rispondente all’esigenza di tracciare un percorso di sviluppo capace di “col- legare”, tenendoli insieme, tutti i concetti sopra richiamati. L’impostazione del ragionamento intorno al Distretto rurale è partito dalla valutazione degli scenari che si profi lavano all’inizio degli anni ‘90: ■ la globalizzazione dei mercati stava progressivamente emarginando quella parte dell’agricoltura, fortemente legata alla produzione di commodities non concorrenziali in assenza di un sostegno comunitario, evidenziando l’esigenza di moltiplicare le occasioni di diff erenziazione dei prodotti e della loro identifi cazione con le vocazioni territoriali; ■ la politica comunitaria veniva riformata puntando all’aiuto diretto al red- dito attraverso il disaccoppiamento del sostegno e alla valorizzazione del ruolo multifunzionale dell’agricoltura; ■ l’aff ermazione della politica di coesione economica e sociale, attraverso le varie riforme dei fondi strutturali, tendeva a superare i dualismi territo- riali ancora presenti nell’Europa;

Capitolo 3 129 ■ la generalizzazione della politica di sviluppo rurale a tutto il territorio europeo e la concentrazione dell’iniziativa Comunitaria Leader alle aree rurali per eccellenza. L’evoluzione dell’intervento comunitario è stata accompagnata da chiare scelte regionali per una prospettiva di sviluppo sostenibile delle aree rurali tesa a favorire i circuiti di integrazione tra le produzioni agricole, l’ambiente, il turismo, l’artigianato, l’industria agro-alimentare, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Solo di recente anche la politica agraria nazionale, attraverso la Legge di Orientamento, ha introdotto importanti innovazioni normative che vanno nella stessa direzione. L’esperienza maremmana vuole dimostrare come la scommessa sul Di- stretto rurale non solo abbia prodotto eff etti positivi sui comportamenti delle imprese e della pubblica amministrazione, ma per molti aspetti sia stata an- ticipatrice rispetto ai cambiamenti delle politiche, determinando un forte stimolo verso la riconversione produttiva delle attività del mondo rurale, in particolare di quella agricola, e richiamando forti fl ussi di nuovi investimenti e quindi di nuova occupazione e nuove fonti di reddito.

130 Capitolo 3 Note

1 Decreto legislativo in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo n. 228 del 6 aprile 2001, in attuazione della legge di delega del 5 marzo 2001, n. 57 “Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati”.

Capitolo 4 Interventi sul territorio

4.1 Interventi della Regione Toscana nella provincia di Grosseto 2000-2004* Nel periodo 2000-2004 sono stati impegnati, in favore del territorio grossetano, complessivamente 1.615,6 milioni di euro (le spese per il man- tenimento dei livelli di assistenza sanitaria ammontano a 1.195,1 milioni di euro), di cui 169,3 per spese di investimento. I pagamenti ammontano a 1.532,5 milioni di euro (capacità di spesa pari al 94,9%). Approvato nel 2003 lo schema di protocollo d’intesa fra Regione e Provincia in relazione all’individuazione delle linee strategiche di un Patto per lo Sviluppo Locale (PASL) della provincia con riferimento al sistema delle imprese, delle infrastrutture, dei beni ambientali e culturali, del “Distretto rurale”, dei servizi pubblici, del lavoro e formazione e degli incentivi per lo sviluppo locale. 4.1.1 Sviluppo del sistema delle autonomie locali, difesa della collettività Negli anni 2000-2004 sono stati impegnati per queste politiche 48,1 milioni di euro (pagati 46 milioni), di cui 14,9 per spese di investimento. 30,9 milioni di euro sono stati impegnati quali trasferimenti agli Enti Locali per l’esercizio della funzioni trasferite dalla Regione, mentre gli interventi per il ripristino dei danni derivanti da eventi calamitosi ammontano a 14,8 milioni di euro, di cui 8,2 per fronteggiare situazioni di pericolo connesse a dissesti idrogeologici nei comuni di Magliano in Toscana, Cinigiano e Gavorrano e 3,3 per le cala- mità dell’anno 2000. *Nota di lettura: Nelle pagine seguenti è delineato un quadro dei principali risultati connessi alle politiche regionali di intervento relativamente alla provincia di Grosseto. Le scelte di allocazione fi nanziaria e le principali realizzazioni sono rappresentate secondo una chiave di lettura che ricalca le politiche di intervento regionali. La “scala di rappresentazione” adottata per questi reports tralascia gli interventi o di dimensioni fi nanziarie meno si- gnifi cative su scala quinquennale, oppure, ancorchè di importo rilevante, costituiti da trasferimenti di risorse a carat- tere ricorrente (ad esempio i trasferimenti correnti alle Aziende sanitarie, il trasporto pubblico locale, la caccia, ecc.). Si sono evidenziati soprattutto gli interventi “aggiuntivi” (progetti speciali, protocolli d’intesa, investimenti) alla normale gestione, demandando ad un appendice di tabelle l’analisi delle risorse fi nanziarie allocate per varie politiche regionali nei singoli ambiti provinciali. Per una visione più analitica sono comunque disponibili su web all’indirizzo http://www.regione.toscana.it/pro/cdg/ ter/qt_index.htm, i reports annuali (dal 2001 al 2003)

Capitolo 4 133 Tra i provvedimenti di rilevanza per il territorio di riferimento: ■ siglato nel 2002 il protocollo d’intesa tra Regione e Province di Arezzo, Firenze, Grosseto e Pistoia per la promozione, il coordinamento e la diff usione di modelli organizzativi e di metodi di semplifi cazione delle procedure e degli adempimenti a favore delle imprese e dei cittadini, nel- l’ambito degli sportelli unici comunali; ■ approvato nel 2004 l’Accordo di programma sottoscritto da Regione ed Enti Locali (tra cui i Comuni di Follonica, Orbetello e Isola del Giglio e le Comunità montane) per lo sviluppo della società dell’informazione e dell’amministrazione elettronica nelle Comunità montane, nei Comuni e nelle loro associazioni collocati in aree sottoutilizzate della Regione Toscana; ■ approvato nel 2004 lo schema di protocollo d’intesa tra Regione e Pro- vincia per la promozione di attività di documentazione, informazione, osservazione, ricerca, diff usione degli atti di collaborazione istituzionale e supporto agli interventi dei Comuni, in materia di politiche per la si- curezza delle comunità locali e per il potenziamento delle attività della Polizia Provinciale in materia di tutela e salvaguardia dell’ambiente; ■ approvata nel 2004 la graduatoria generale del disagio dei Comuni di cui alla L.R. 39/2004 che detta disposizioni per sostenere lo sviluppo so- ciale e civile dei territori dei comuni montani e di minore dimensione demografi ca, che si trovano in situazione di disagio; ■ per gli interventi fi nanziati con il DOCUP Obiettivo 2 (Misura 2.8 “Azioni a sostegno della società dell’informazione”) sono stati approvati 5 pro- getti, per un investimento complessivo di 1,6 milioni di euro, contributo assegnato di 1,1 milioni di euro. 4.1.2 Infrastrutture, trasporti, politiche abitative Per questi interventi sono stati impegnati, nel periodo considerato, 88,6 mi- lioni di euro (pagati 86,9), di cui 17 milioni per spese di investimento. Infrastrutture Le spese per le infrastrutture ammontano a 9,9 milioni di euro (pagati 9,7) di cui 8,5 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti in- terventi: ■ impegnato, nel 2003, 1 milione di euro a favore del Comune di Monte Argentario per l’intervento “Completamento della Banchina Toscana e strutture di servizio per la pesca”;

134 Capitolo 4 ■ impegnati 1,5 milioni di euro a favore del Comune di Monte Argentario per l’esercizio delle funzioni trasferite in materia di opere portuali; ■ per quanto riguarda il Programma straordinario degli investimenti 2005- 2007, la Giunta ha proposto, nell’ambito dei fi nanziamenti destinati alla mobilità, l’assegnazione di risorse per il porto regionale di Porto Santo Stefano; ■ per quanto riguarda l’Accordo di programma quadro “Infrastrutture viarie e ferroviarie” del 24 maggio 2000 e l’Accordo integrativo del 28 marzo 2003, la tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli interventi nella provincia di Grosseto: APQ N. interventi Costi previsti Costi realizzati % realizzazione Infrastrutture di trasporto 7 607.713.245,00 16.412.880,00 2,70 (24.05.2000) Atto integrativo (28.03.2003) 3 9.109.537,00 974.396,00 10,70

Rete stradale ■ presentato, nel 2002 il protocollo d’intesa tra Regione Toscana e Regione Emilia Romagna contenente il pacchetto di opere necessarie al migliora- mento delle rispettive dotazioni infrastrutturali e la richiesta al Governo dei fi nanziamenti necessari. Per la provincia di Grosseto le opere previste riguardano interventi sul corridoio tirrenico; ■ fi rmato, nel 2003, l’accordo tra Governo e Regione sulle infrastrutture di trasporto con il quale sono stati defi niti tempi e modi di realizzazione di ferrovie, strade e autostrade considerate strategiche per la mobilità regio- nale e nazionale. Per la provincia di Grosseto, per il settore delle strade e autostrade sono previsti interventi per il completamento della super- strada Grosseto-Fano (per quanto riguarda i tratti toscani sono previsti fi nanziamenti per 596 milioni di euro) e per il corridoio tirrenico Livorno Civitavecchia (quest’ultimo intervento è ancora in corso di messa a punto, anche per quanto riguarda i fi nanziamenti); ■ nell’ambito del Programma straordinario degli investimenti della Re- gione 2002-2007, il programma “Infrastrutture viarie” prevede 4 progetti per un investimento di 21,5 milioni di euro. Sistema regionale dei trasporti Le spese per i trasporti ammontano a 73,7 milioni di euro (pagati 72,7), di cui 6,4 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ fi rmato nel 2001 l’accordo tra Ministero dei Trasporti, Regione, rappre- sentanti di FS e TAV, Province e Comuni interessati per migliorare il

Capitolo 4 135 trasporto ferroviario toscano. Per la provincia di Grosseto è prevista una nuova corsa nel tratto Grosseto-Siena-Firenze ed interventi di riqualifi ca- zione della stazione di Grosseto; ■ approvato nel 2001 lo schema di protocollo d’intesa da stipulare tra Regione e Trenitalia S.p.A. per la defi nizione dei servizi ferroviari da sviluppare nell’anno 2002: per la provincia di Grosseto è previsto l’incre- mento della tratta Grosseto-Siena; ■ approvato nel 2001 lo schema di intesa istituzionale, tra le Regioni To- scana, Umbria e Marche, per l’attuazione delle iniziative promozionali relative alla “Via dei Due Mari”; ■ siglata nel 2001 la convenzione tra Regione e rappresentanti di 14 Aziende di trasporto pubblico per la defi nizione di un sistema tariff ario integrato, denominato “Pegaso”, per il trasporto pubblico, con il quale sarà possibile spostarsi da una città all’altra della Toscana utilizzando, a parità di tariff e, autobus urbani, extraurbani e treni. Per la provincia di Grosseto le linee interessate sono Firenze-Grosseto, Siena-Grosseto (autobus extraurbani) e Grosseto città (autobus urbani); ■ impegnati, nel 2003, 3,7 milioni di euro a favore della Provincia, in base al programma degli investimenti nel settore del trasporto pubblico locale per il rinnovo e il potenziamento del parco autobus. Nel 2004 sono stati assegnati, per questo programma ulteriori 2,7 milioni di euro. Politiche abitative Le spese per queste politiche ammontano a 4,5 milioni di euro (pagati 4,4), di cui 2,1 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ approvate nel 2004 le fi nalità degli accordi di programma per l’attuazione degli interventi di edilizia agevolata ricadenti nell’ambito dei Programmi Integrati di Intervento proposti dai Comune di Cinigiano e Orbetello; ■ approvato nel 2003 dal Consiglio, nell’ambito del Programma sperimentale di edilizia residenziale denominato “20.000 abitazioni in affi tto”, il Piano operativo regionale: per la provincia di Grosseto sono previsti complessivi 98 alloggi (in locazione permanente e temporanea) nei comuni di Grosseto, Cinigiano, Sorano, Campagnatico, Monte Argentario e Gavorrano; ■ fi ssato al 1 gennaio 2004 contestualmente alla entrata in operatività del costituendo nuovo soggetto gestore, lo scioglimento dell’A.T.E.R. di Grosseto.

136 Capitolo 4 4.1.3 Tutela dell’ambiente Per questi interventi sono stati impegnati, nel periodo considerato, 51,9 mi- lioni di euro (pagati 42,1 milioni), di cui 36,4 per spese di investimento. Per quanto riguarda l’attuazione degli interventi fi nanziati dal Programma Europeo DOCUP Obiettivo 2 per la tutela dell’ambiente (Asse 3 “Ambiente”) sono stati approvati 11 progetti, per un investimento complessivo di 28,9 milioni di euro, contributo assegnato di 9,7 milioni. Le risorse regionali impe- gnate e pagate direttamente ai soggetti destinatari degli interventi nel periodo 2000-2004 sono rispettivamente 7,2 milioni di euro e 1,3 milioni. Fra i progetti più rilevanti, dal punto di vista fi nanziario, si segnalano: ■ ottimizzazione produzione energia nel Comune di Scarlino (investimento ammesso 7,2 milioni, contributo assegnato 1,4 milioni); ■ nuovo sistema produzione energia nel Comune di Scarlino (investimento ammesso 3,5 milioni, contributo assegnato 1,4 milioni); ■ bonifi ca area del Comune di Scarlino (investimento ammesso 6,3 milioni, contributo assegnato 2,2 milioni di euro); ■ realizzazione Invaso per approvvigionamento idrico nel Comune di Follonica (investimento ammesso 2,3 milioni, contributo assegnato 1,4 milioni); ■ fruizione riserve naturali (investimento ammesso 2 milioni di euro, con- tributo assegnato 1,2 milioni). Recupero e valorizzazione delle risorse naturali ambientali Le spese per queste politiche ammontano a 20,2 milioni di euro (pagati 17,2 milioni), di cui 6,7 per spese di investimento. Approvvigionamento idrico ■ approvata la L.R. 13/2001 con la quale vengono concessi contributi straor- dinari agli Enti Locali delle isole dell’Arcipelago Toscano ed ai gestori del servizio idrico per garantire la disponibilità di risorse idriche adeguate e consentire la progressiva riduzione degli approvvigionamenti idrici tra- mite navi cisterna; ■ inaugurato il 29 settembre 2004 il nuovo dissalatore di Giglio-Bonsere, che sarà in grado di immettere nella rete dell’Isola del Giglio 1.700 metri cubi di acqua il giorno. Energia ■ impegnati 2,5 milioni di euro a favore del Comune di Santa Fiora per l’impianto di teleriscaldamento;

Capitolo 4 137 ■ approvata nel 2001 la graduatoria dei progetti per il completamento della metanizzazione dei comuni montani: per la provincia di Grosseto i comuni interessati sono Monterotondo Marittimo, Arcidosso, Cinigiano, Castel del Piano e Monte Argentario; ■ approvate nel 2004 le fi nalità dell’Accordo di programma per la realiz- zazione di un progetto integrato territoriale delle energie rinnovabili ed alternative da realizzarsi nelle aree geotermiche tradizionali costituite, per la Provincia di Grosseto, dai Comuni di Monterotondo Marittimo e Montieri. Parchi ■ impegnati, nel 2002-2003, 1,1 milione di euro per spese di primo impianto e di inizio delle attività connesse alla gestione del Parco Tecnologico ed Archeologico delle Colline Metallifere grossetane. Tutela dell’ambiente e riduzione degli inquinamenti Le spese per queste politiche ammontano a 29,8 milioni di euro (pagati 23,5 milioni), di cui 28,1 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ per quanto riguarda l’Accordo di programma quadro “Difesa del suolo e tutela delle risorse idriche” del 18 maggio 1999 e l’Accordo di programma quadro “Atto integrativo difesa del suolo e tutela risorse idriche” del 19 dicembre 2002, la tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli interventi nella provincia di Grosseto: APQ N. interventi Costi previsti Costi realizzati % realizzazione Difesa del suolo 20 8.525.923,00 4.991.173,00 58,60 Atto integrativo 5 10.708.217,00 580.000,00 5,40 Rischio sismico e idrogeologico ■ impegnati, nel 2004, 2 milioni di euro per misure urgenti per la preven- zione del rischio idrogeologico. Tutela delle risorse idriche ■ la Giunta ha proposto nel 2004 all’approvazione del Consiglio il piano di tutela delle acque della Toscana riguardante tutti i bacini idrografi ci della Toscana: per la provincia di Grosseto riguarda il bacino del fi ume Ombrone, del Tevere, del Fiora e il bacino Toscana costa; ■ siglato nel 2003 l’Accordo di programma tra Governo, Regione, Pro- vince di Pisa, Livorno, Grosseto e Siena, Comunità montana Alta Val di Cecina e Comuni interessati per l’applicazione della direttiva comunita- ria 2000/60/CE (riguardante la protezione delle acque superfi ciali interne,

138 Capitolo 4 di transizione, costiere e sotterranee), nel bacino del fi ume Cecina in qua- lità di bacino pilota; ■ nell’ambito del Programma straordinario degli investimenti della Re- gione, il programma “Tutela delle risorse idriche” prevede 18 progetti, per un investimento complessivo di 15,2 milioni di euro, per il superamento delle situazioni di crisi idrica e per la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche; ■ approvato nel 2003 il testo del protocollo aggiuntivo all’Accordo di pro- gramma quadro per il settore della tutela delle acque e la gestione delle risorse idriche, per la realizzazione di interventi in aree depresse nel set- tore delle fognature, acquedotti e depuratori. La tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli interventi nella provincia di Grosseto: N. interventi Costi previsti Costi realizzati % realizzazione 4 4.315.940,00 0,00 0,00

Difesa del suolo e bacini idrografici ■ impegnati, nel 2001, 2,8 milioni di euro per il rifacimento dell’argine destro del fi ume Ombrone; ■ approvato nel 2001 lo schema di protocollo d’intesa tra Regione, bacino regionale Ombrone, bacino interregionale Fiora e bacino nazionale Tevere fi nalizzato alla defi nizione del bilancio idrico acquifero dell’Amiata; ■ approvato nel 2001 il piano stralcio per l’assetto idrogeologico relativo al bacino di rilievo regionale Ombrone. Approvata inoltre la rimodulazione del piano degli interventi urgenti per il rischio idrogeologico per il sud- detto bacino nel comune di Cinigiano; ■ per quanto riguarda l’Accordo di programma quadro “Tutela del bacino sperimentale del fi ume Cecina”, la tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli interventi nella provincia di Grosseto: N. interventi Costi previsti Costi realizzati % realizzazione 2 469.300,00 0,00 0,00 Inquinamenti e bonifica siti industriali ■ impegnati, a seguito dell’Accordo di programma siglato nel 2001 tra Re- gione, Province di Grosseto e Siena e Comuni di Montieri e Chiusdino, 6,6 milioni di euro per la gestione ordinaria e straordinaria riguardante la depurazione delle acque provenienti dalla ex miniera di Campiano nel comune di Montieri; ■ siglato nel 2003 l’Accordo di programma per il superamento delle

Capitolo 4 139 criticità di eutrofi zzazione delle acque del lago di Burano nel comune di Capalbio; ■ fi rmato, nel 2003, il protocollo d’intesa tra Regione ed Enti Locali (fra cui la Provincia e il Comune di Grosseto) riguardante il piano di azione avente la fi nalità di ridurre il rischio di superamento dei valori limite del PM10 e di contenerne le emissioni. Successivamente è stato fi rmato l’Accordo di programma che individua le misure per il risanamento della qualità dell’aria nelle aree urbane; ■ fi rmato nel 2003 il protocollo d’intesa tra Regione e Rete Ferroviaria Ita- liana S.p.A. per promuovere la progettazione e realizzazione di interventi pilota di risanamento acustico: nella provincia di Grosseto sono previsti interventi nel comune di Grosseto; ■ fi rmato nel 2004 il protocollo d’intesa tra Regione, UNRAE, vari Comuni (tra cui il Comune di Grosseto), Fiat Auto, Piaggio e Associazioni di cate- goria regionali per la progressiva sostituzione dei veicoli commerciali per il trasporto delle merci con veicoli ecologici alimentati a gas. Difesa della costa ■ nell’ambito del Programma straordinario degli investimenti della Regione, il programma “Difesa della costa” prevede 7 progetti per un investimento complessivo di 20,1 milioni di euro: il programma intende realizzare gli interventi per il ripascimento delle spiagge, il ripristino delle dune, la creazione o la risistemazione di opere di difesa degli abitati, la qualifi ca- zione ambientale e turistica nella prospettiva di garantire la sostenibilità dello sviluppo economico e turistico delle aree costiere. 4.1.4 Sistema economico Per questi interventi sono stati impegnati, nel periodo considerato, 95,1 milioni di euro (pagati 79,6 milioni), di cui 75,5 milioni per spese di investi- mento. A tali risorse si aggiungono quelle non imputabili direttamente alla singola provincia, poiché si tratta di fi nanziamenti gestiti attraverso istituti di credito ed organismi pagatori della Regione. Politiche intersettoriali di sviluppo dell’economia Le spese per queste politiche ammontano a 34,4 milioni di euro (pagati 21,2 milioni), di cui 31,3 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ fi rmato nel 2004 l’Accordo di programma quadro “Competitività dei territori e delle imprese”, tra Regione, Ministero dell’Economia e delle

140 Capitolo 4 Finanze e Ministero delle Attività Produttive, avente come oggetto il fi nanziamento di interventi di sviluppo economico diretti al migliora- mento della competitività dei territori e delle imprese della Toscana: per la provincia di Grosseto sono previsti 2 interventi per un costo totale di 1,4 milioni di euro; ■ per quanto riguarda l’attuazione degli interventi fi nanziati dal Programma Europeo DOCUP Obiettivo 2 si registrano per la Provincia di Grosseto 356 progetti approvati, per un investimento complessivo di 135,5 mi- lioni di euro, contributo assegnato di 38,9 milioni. Le risorse regionali impegnate e pagate direttamente ai soggetti destinatari degli interventi nel periodo 2000-2004, ad oggi, sono rispettivamente di 20 milioni di euro e 10,6 milioni (cui si aggiungono le risorse trasferite agli organismi intermedi per la gestione delle misure). Tali somme riguardano l’intero Ob. 2, quindi comprendono anche interventi in settori diversi (Asse 1 “Sviluppo e raff orzamento delle imprese”, Asse 2 “Qualifi cazione territo- riale” e Asse 3 “Ambiente”). In particolare per quanto riguarda gli interventi a sostegno del sistema produttivo (Asse 1 “Sviluppo e raff orzamento delle imprese”) sono stati ap- provati 290 progetti, per un investimento complessivo di 86,9 milioni di euro, contributo assegnato di 17,8 milioni. Le risorse regionali impegnate e pagate direttamente ai soggetti destinatari degli interventi nel periodo 2000-2004 sono rispettivamente 2,6 milioni di euro e 914 mila euro (cui si aggiungono le risorse trasferite agli organismi intermedi per la gestione delle misure). Per quanto riguarda le infrastrutture per lo sviluppo economico (Misure 2.1, 2.4 e 2.7) sono stati approvati 27 progetti, per un investimento comples- sivo di 11,6 milioni di euro, contributo assegnato di 6,4 milioni. Fra i progetti più rilevanti, dal punto di vista fi nanziario, si segnalano: ■ realizzazione area per insediamenti produttivi Santa Rita nel Comune di Cinigiano (investimento ammesso 1,2 milioni di euro, contributo asse- gnato 684 mila euro); ■ recupero ex cava di San Rocco nel Comune di Gavorrano (investimento ammesso 1,2 milioni di euro, contributo assegnato 696 mila euro); ■ ristrutturazione edilizia di fabbricati ed annessi nel Comune di Massa Marittima (investimento ammesso 1,2 milioni, contributo assegnato 442 mila euro). Recentemente è stato approvato il Progetto integrato di sviluppo locale della Provincia di Grosseto per un ammontare di investimenti ammessi di 20,9 milioni di euro (contributi assegnati 9,1 milioni).

Capitolo 4 141 Sviluppo locale ■ approvato nel 2002 il protocollo d’intesa da stipularsi tra Ministero dei Lavori Pubblici, Regione e Comune di Cinigiano per promuovere il pro- gramma di riqualifi cazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio “Sistema economico locale integrato e valorizzazione del territorio amia- tino”. Nel 2003 approvato il testo dell’Accordo quadro; ■ approvato nel 2002 il testo dell’Accordo quadro relativo al programma di riqualifi cazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio denominato “Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il territorio degli Etruschi” che interessa le Regioni Umbria, Lazio e Toscana (per quest’ultima gli enti interessati sono il Comune di Pitigliano e la Provincia di Grosseto); ■ approvato nel 2003 il progetto, riguardante i comuni di Castell’Azzara, Sorano e Pitigliano per la valorizzazione dell’ambito territoriale della Città del Tufo, che individua le azioni necessarie per potenziare il sistema econo- mico locale attraverso la ricerca di sinergie e di maggiore razionalizzazione delle diverse misure di sostegno economico. In questo ambito è stato suc- cessivamente fi rmato il protocollo d’intesa tra Regione, Provincia ed i tre Comuni per l’elaborazione di un Piano strutturale coordinato; ■ sottoscritta nel 2001 l’intesa tra Regione, Province di Livorno e Grosseto e Comuni dell’Arcipelago toscano per l’attuazione del Documento unico di programmazione per le isole minori (D.U.P.I.M.) ed assegnata la prima tranche di fi nanziamenti; ■ si è tenuta nel 2001 la prima conferenza regionale sull’economia del mare per favorire lo sviluppo della zona costiera toscana. Nel 2003 sono state approvate le linee di indirizzo per il coordinamento degli interventi: l’atto si propone come un complesso di azioni per il raff orzamento e il coordi- namento degli interventi in materia di ambiente, logistica, sviluppo delle attività produttive, integrazione del sistema delle isole e cultura. Nel 2004 la Giunta ha proposto all’approvazione del Consiglio il Progetto Pilota In- tegrato sviluppo e coordinamento degli interventi del Sistema Mare della Toscana per consentire l’attivazione di una metodologia di programma- zione e di un sistema di coordinamento di interventi per lo sviluppo della costa toscana: per la realizzazione del progetto è previsto un investimento pubblico e privato pari a 34,7 milioni di euro; ■ per quanto riguarda i programmi locali di sviluppo sostenibile, nella pro- vincia di Grosseto sono previsti, nel 2001, investimenti per 1,5 milioni di euro (contributi assegnati pari a 0,5 milioni); ■ per quanto riguarda il Patto territoriale per lo sviluppo della Maremma grossetana, siglato in data 30 marzo 1999, sono previsti 57 progetti per

142 Capitolo 4 un investimento di 147,9 milioni di euro, di cui realizzati 131,2 milioni (88,7%); ■ per quanto riguarda l’Accordo di programma quadro “Infrastrutture patti territoriali e sviluppo locale” (che comprende gli investimenti per interventi infrastrutturali del Patto territoriale per l’agricoltura e la pesca della provincia di Grosseto) e l’Accordo quadro azioni per lo sviluppo locale, la tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli inter- venti nella provincia di Grosseto: N. Costi % APQ Costi previsti interventi realizzati realizzazione Infrastrutture patti territoriali (21.06.2002) 15 8.078.651,00 4.583.196,00 56,70 Accordo quadro per lo sviluppo locale (08.08.2003) 7 2.153.553,00 263.210,00 12,20 Agricoltura e foreste Le spese per queste politiche ammontano a 49,5 milioni di euro (pagati 47,3 milioni), di cui 41,5 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ impegnati 3,9 milioni di euro quali contributi fi nalizzati alla ricapitaliz- zazione e all’incremento del patrimonio dell’Azienda Regionale Agricola di ; ■ impegnati, nel 2000, 3,5 milioni di euro destinati all’attuazione del pro- gramma comunitario Leader II a mezzo dei Gal “Consorzio qualità Maremma” e “Leader Amiata”. Approvati inoltre i piani fi nanziari fi nali presentati dal entrambi i Gal. Per quanto riguarda il Leader Plus appro- vato il programma di azione locale del Gal Fabbrica Ambiente Rurale Maremma s.c.r.l. e, nel 2004, il nuovo piano fi nanziario che prevede un costo totale di 11,6 milioni di euro; ■ impegnati, nel 2002, 2,3 milioni di euro, provenienti dal Fondo di soli- darietà nazionale in agricoltura, per la siccità e la gelata verifi catesi nella provincia nell’anno 2001; ■ approvati nel 2001 i Piani locali di sviluppo rurale della Provincia e della Comunità montana dell’Amiata Grossetano e preso atto delle previsioni fi nanziarie per il periodo 2001-2006. Nel 2003 e 2004 presa d’atto dei Piani locali di sviluppo rurale delle Comunità montane Colline del Fiora e Colline Metallifere; ■ approvato nel 2003 lo schema di protocollo di intesa tra Regione, Pro- vince di Grosseto e Siena, Comunità montane delle Colline Metallifere, del Fiora, del Cetona e della Val di Merse, per l’esercizio delle funzioni in materia di agricoltura ed il relativo trasferimento di risorse umane e fi nanziarie;

Capitolo 4 143 ■ approvata nel 2004 la proposta defi nitiva degli interventi a breve termine ammessi a fi nanziamento per il settore delle risorse idriche a fi ni irrigui della Toscana e la relativa ripartizione del fi nanziamento: per la provincia di Grosseto l’intervento riguarda il miglioramento dell’impianto irriguo consorziale nel comune di Grosseto per un importo ammesso a fi nanzia- mento di 5,5 milioni di euro; ■ avviata nel 2002 in provincia di Grosseto la sperimentazione del Distretto rurale: la sperimentazione ha portato, nel 2004, all’approvazione della L.R. 21 che, al fi ne di favorire lo sviluppo rurale ed un’armonica integrazione tra politiche economiche e politiche del territorio, disciplina la costitu- zione dei Distretti rurali; ■ per quanto riguarda il Patto territoriale per l’agricoltura e la pesca della provincia di Grosseto sono previsti 133 progetti per un investimento di 44,8 milioni di euro; ■ inaugurato nel 2001 presso l’Azienda di Alberese, nel comune di Grosseto, il Centro del cavallo maremmano, per la tutela e la valorizzazione di questa razza equina. Turismo e commercio Le spese per queste politiche ammontano a 2,6 milioni di euro (quasi intera- mente pagati) per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ approvata, nel 2004, la bozza di intesa fra Regione, enti locali (fra i quali la Provincia e il Comune di Grosseto), Toscana Promozione, Camera di Commercio e Agenzia per il Turismo della Maremma e altri soggetti, per la valorizzazione a scopo turistico della costa e dell’entroterra. 4.1.5 Sistema sanitario e sociale Per questi interventi sono stati impegnati, nel periodo considerato, 1.287,5 milioni di euro (pagati 1.241,5 milioni), di cui 21 milioni per spese di investi- mento. Sociale Le spese per il sociale ammontano a 21,2 milioni di euro (pagati 20,5 mi- lioni) di cui 3,8 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ nell’ambito del programma “Toscana Sociale” (che prevede la creazione di consultori, di azioni per l’assistenza domiciliare integrata e di nuove iniziative in favore di immigrati, profughi, disabili, minori e famiglie), per la provincia di Grosseto sono previsti 2 progetti;

144 Capitolo 4 ■ per gli interventi fi nanziati con il DOCUP Obiettivo 2 (Misura 2.5 “In- frastrutture sociali”) sono stati approvati 5 progetti, per un investimento complessivo di 530 mila euro, contributo assegnato di 318 mila euro; ■ nell’ambito del Programma straordinario degli investimenti della Regione, il programma “Strutture innovative per il sociale” prevede 19 progetti per un investimento complessivo di 4,8 milioni di euro: il programma mira a riqualifi care e potenziare i servizi alla persona in zone di particolare disa- gio sociale, in aree rurali svantaggiate o di degrado urbano. Strutture e organizzazione del sistema sanitario Le spese per queste politiche ammontano a 45,5 milioni di euro (pagati 12,2 milioni), di cui 17,2 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ impegnati, nel 2000, 7,9 milioni di euro, provenienti dai fondi per il pro- gramma nazionale straordinario di investimenti in sanità, destinati ad ampliamenti di aree ambulatoriali ed alla riorganizzazione funzionale del Presidio Ospedaliero Misericordia di Grosseto, alla realizzazione di una r.s.a. e centro diurno nel comune di Sorano e alla realizzazione di una struttura residenziale psichiatrica e per disabili nel comune di Orbetello; ■ approvata nel 2002 la costituzione dei Comitati di Area Vasta aventi fi - nalità di concertazione interaziendale: l’Azienda sanitaria di Grosseto rientra nell’Area Vasta Sud-Est; ■ inaugurato nel 2003 il nuovo ospedale di Orbetello, con una dotazione massima di 120 posti letto; ■ per quanto riguarda il Programma straordinario degli investimenti 2005- 2007, la Giunta ha in previsione interventi per l’ammodernamento della rete ospedaliera del presidio di Grosseto; ■ di seguito si off re un quadro di riepilogo complessivo degli interventi per l’edilizia sanitaria attivati nella provincia di Grosseto: (Valori in milioni di euro) Programma ASL Grosseto Edilizia ospedaliera 9,10 AIDS 5,20 Edilizia territoriale 4,20 Manutenzione e altri programmi regionali 15,90 Cure palliative 0,70 Intramoenia 4,70 Totale 39,90

Capitolo 4 145 Del totale delle risorse, pari a 39,9 milioni di euro, 18,3 milioni (pari al 46%) sono risorse provenienti dal sistema sanitario regionale, enti locali e privati. Programma di sviluppo dei servizi Le spese per queste politiche ammontano a 25,6 milioni di euro (pagati 23,8 milioni); in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ impegnati 19,7 milioni di euro per il servizio di elisoccorso regionale. Nel 2001 è stato inaugurato il servizio di elisoccorso notturno per le isole del- l’arcipelago toscano che sarà svolto dall’elicottero di stanza a Grosseto; ■ impegnati 4,3 milioni di euro per il piano straordinario di assistenza sa- nitaria e tecnica alla zootecnia; ■ approvato nel 2002 il Piano straordinario di assistenza sanitaria e tecnica alla zootecnia in provincia di Grosseto, che ha l’obiettivo di migliorare la qualità delle produzioni attraverso momenti di formazione degli allevatori e del personale addetto alla manipolazione degli alimenti: il costo previ- sto per il triennio è di oltre 2,9 milioni di euro; ■ autorizzato nel 2004 l’avvio della sperimentazione delle Società della Salute riguardanti le zone socio-sanitarie “Colline Metallifere” e “Amiata grossetana” (le Società della Salute rappresentano una nuova soluzione organizzativa dell’assistenza territoriale). Successivamente la Giunta ha provveduto alla ripartizione del Fondo per il sostegno della sperimen- tazione delle Società della salute: per le zone socio-sanitarie grossetane sono previsti 132 mila euro. 4.1.6 Istruzione, formazione, cultura Per questi interventi sono stati impegnati, nel periodo considerato, 44,4 mi- lioni di euro (pagati 36,3 milioni), di cui 4,5 milioni per spese di investimento. Promozione del sistema integrato istruzione-formazione-lavoro Le spese per queste politiche ammontano a 38,4 milioni di euro (pagati 31,4 milioni), di cui 1,1 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ ripartiti nel 2003 tra le Province i fi nanziamenti per interventi relativi all’adeguamento sismico degli edifi ci scolastici nei comuni a maggior ri- schio sismico e per interventi di adeguamento normativo: alla Provincia di Grosseto sono destinati, nel biennio 2003-2004, complessivi 1,5 mi- lioni di euro. Il fabbisogno per il 2005 ammonta a 10 milioni di euro (l’intervento più signifi cativo riguarda la Scuola materna di , nel comune di Roccastrada, per 843 mila di euro);

146 Capitolo 4 ■ sottoscritto nel 2001 il protocollo d’intesa tra Regione e Comando Regione Militare Centro per la realizzazione del progetto “Euroformazione Difesa” che si propone l’organizzazione di corsi per i giovani in ferma di leva per acquisire gli strumenti di base per l’inserimento nel mercato del lavoro; ■ approvata nel 2004 la bozza di Accordo di programma quadro Infra- strutture Socio-Educative per lo Sviluppo Locale avente per oggetto il fi nanziamento di interventi volti alla realizzazione di strutture destinate alla attivazione di servizi educativi rivolti alla prima infanzia e ai giovani: per la provincia di Grosseto è previsto 1 progetto localizzato nel comune di Manciano per un costo complessivo di 105 mila di euro; ■ per gli interventi del POR Obiettivo 3 anni 2000-2006 risulta che la Provincia di Grosseto assorbe circa 22,1 milioni di euro di impegni 2000- 2004 (pari al 5% delle risorse impegnate nello stesso periodo per l’intero POR) e 17 milioni di euro di pagamenti; fra le varie Assi le quote più alte interessano l’Asse A “Politiche attive del lavoro” con 8,8 milioni di euro di impegni e 7 milioni di pagamenti e l’Asse C “Istruzione e formazione continua” con 5,3 milioni di euro di impegni e 3,9 milioni di pagamenti. Dei 40,9 milioni di euro di risorse aggiuntive assegnate alla Regione in base ai meccanismi di premialità, la quota destinata alla Provincia di Grosseto am- monta a 3,5 milioni di euro su 27 milioni di euro relativi alle attività delegate alle Province toscane. Fra le varie Assi le quote più alte vanno all’Asse D “Adat- tamento ai mutamenti socio-economici e sviluppo imprenditorialità” con 835 mila euro e all’Asse C “Istruzione e formazione continua” con 740 mila. Per le risorse delegate, che rappresentano i 2/3 del POR, alla Provincia di Grosseto sono stati assegnati, per il 2000-2006, 33,9 milioni di euro; ■ per gli interventi fi nanziati con il DOCUP Obiettivo 2 (Misura 2.6 “In- frastrutture per la formazione e per l’impiego”) sono stati approvati 2 progetti, per un investimento complessivo di 292 mila euro, contributo assegnato di 204 mila euro. Qualità dei servizi sportivi e di tempo libero Le spese per queste politiche ammontano a 1,1 milioni di euro (pagati 0,7 mi- lioni), di cui 0,5 per spese di investimento riguardanti l’impiantistica sportiva. Cultura Le spese per questa politica ammontano a 5 milioni di euro (pagati 4,2 milioni), di cui 2,9 per spese di investimento; in particolare si segnalano i seguenti interventi: ■ espressa nel 2001 dal Consiglio l’intesa per l’istituzione del parco museo delle miniere dell’Amiata;

Capitolo 4 147 ■ per gli interventi fi nanziati con il DOCUP Obiettivo 2 (Misura 2.2 “In- frastrutture per la cultura”) sono stati approvati 16 progetti, per un investimento complessivo di 5,6 milioni di euro, contributo assegnato di 3,4 milioni. Il progetto più rilevante riguarda il restauro delle Mura medicee Ponte via Amiata nel Comune di Grosseto, (investimento ammesso 960 mila euro, con- tributo assegnato 576 mila euro); ■ fi rmato nel 2003 il protocollo aggiuntivo all’Accordo di programma quadro per il settore dei beni e delle attività culturali, fi nalizzato ad inte- grare la dotazione di infrastrutture per la cultura nelle aree depresse. La tabella che segue riepiloga lo stato di realizzazione degli interventi nella provincia di Grosseto: APQ N. interventi Costi previsti Costi realizzati % realizzazione Beni e attività culturali (16.12.1999) 13 7.459.753,00 6.703.762,00 89,90 Primo atto integrativo (22.12.2003) 1 375.773,00 0,00 0,00

■ nel 2004 è stato fi rmato l’Accordo integrativo all’Accordo di programma quadro in materia di beni e attività culturali: per la provincia di Grosseto è previsto un intervento nel comune di Pitigliano per un costo di 571 mila di euro.

148 Capitolo 4 (Valori in migliaia di euro) (Valori in migliaia di euro) Sviluppo del sistema delle autonomie locali, difesa della colle ttività - Spese correnti Infrastrutture, trasporti, politiche abitative - Spese correnti

Capitolo 4 149 (Valori in migliaia di euro) Tutela dell’ambiente - Spese correnti

150 Capitolo 4 (Valori in migliaia di euro) Sistema economico - Spese correnti

Capitolo 4 151 (Valori in migliaia di euro) Sistema sanitario e sociale - Spese correnti

152 Capitolo 4 (Valori in migliaia di euro) Istruzione, formazione, cultura - Spese correnti

Capitolo 4 153 (Valori in migliaia di euro) (Valori in migliaia di euro) Sviluppo del sistema delle autonomie locali, difesa della collettività - Spese di investimento di Spese - collettività della difesa locali, autonomie delle sistema del Sviluppo Infrastrutture, trasporti, politiche abitative - Spese di inves timento

154 Capitolo 4 (Valori in migliaia di euro) Tutela dell’ambiente - Spese di investimento

Capitolo 4 155 (Valori in migliaia di euro) Sistema economico - Spese di investimento

156 Capitolo 4 (Valori in migliaia di euro) (Valori in migliaia di euro) Sistema sanitario e sociale - Spese di investimento Istruzione, formazione, cultura - Spese di investimento

Capitolo 4 157 Distribuzione tra le politiche di intervento degli impegni per spese di investimento nella Provincia di Grosseto

Valori in milioni di euro

158 Capitolo 4 4.2 Interventi di sviluppo locale 4.2.1 Infrastrutture di comunicazione La modernizzazione del sistema viario per un’effi cace mobilità e migliori collegamenti, sia con l’esterno che con l’interno del territorio, rimane un’esi- genza indispensabile del territorio provinciale, che, per posizione geografi ca, rappresenta un importante punto di snodo per i collegamenti della Toscana meridionale e dell’Italia centrale e che presenta ancora alcune problematicità. L’insuffi cienza delle comunicazioni viarie rispetto alle esigenze ordinarie di mobilità (lavoro, scuola, traffi co merci, fl ussi turistici, ecc.) si è progressiva- mente accentuata, anche in correlazione con l’inadeguatezza della ferrovia e come eff etto della crescita del territorio. È suffi ciente tenere conto dello stato attuale e di prospettiva di una delle principali componenti di sviluppo econo- mico, cioè i fl ussi turistici verticali e orizzontali che fanno della provincia uno dei principali bacini di utenza turistica dell’Italia centrale, per convalidare l’urgenza di interventi adeguati. La risoluzione dei problemi dell’area va aff rontata in un’ottica integrata, te- nendo conto delle interrelazioni esistenti tra le varie azioni locali, regionali e nazionali. Gli ambiti di intervento individuati fi no ad oggi e su cui si auspica il pro- seguimento del confronto con gli enti coinvolti (Regione, Governo) sono riconducibili: ■ alle strade di grande comunicazione, considerate priorità assoluta, sia nell’asse trasversale che collega la costa all’entroterra (Due Mari), sia nel- l’asse longitudinale (Corridoio tirrenico, che proprio in corrispondenza del tratto grossetano presenta un abbattimento dei livelli di fruibilità ); ■ ai collegamenti trasversali tra la costa, la grande viabilità e le zone interne, per risolvere il problema all’insuffi ciente grado di integrazione tra il si- stema della viabilità costiera e quello della viabilità di supporto ai sistemi locali, specie dell’entroterra; ■ alla viabilità di carattere provinciale, per rispondere alle esigenze di mo- bilità di residenti e visitatori. Realizzazione di infrastrutture viarie Progetto “Due Mari e Corridoio Tirrenico” La Due Mari ed il Corridoio Tirrenico sono opere proposte già da tempo come prioritarie, ma realizzate fi nora in modo parziale e discontinuo, a causa da un lato della carenza dei fi nanziamenti, dall’altro dalla diffi coltà di conclu-

Capitolo 4 159 dere (specifi catamente per il Corridoio Tirrenico) un accordo soddisfacente tra i soggetti coinvolti ai vari livelli. Infatti, per quanto riguarda la realizzazione del Corridoio Tirrenico è in atto il confronto fra le Regioni interessate, il Governo e le comunità locali per la defi nizione di tracciato, soluzioni progettuali, fi nanziamenti e tempi: il nodo aperto resta quello della scelta localizzativa. In tale contesto è fondamentale che la Regione prosegua l’attività fi n qui svolta, a sostegno di soluzioni condivise, in grado di coniugare le esigenze di mobilità con quella di garantire la maggiore integrità del territorio. I due interventi sono funzionali al completamento della rete toscana e nazionale e se ne auspica la realizzazione integrata, dal momento che il com- pletamento della Due Mari, attribuirebbe al Corridoio Tirrenico anche la funzione di supporto alla viabilità di penetrazione nelle aree interne. Il tracciato della Due Mari attraversa tre regioni - Toscana, Umbria e Marche - per un totale di circa 284 Km di cui 156 Km in territorio toscano (55% dell’estesa totale), 25 Km in territorio umbro (9% dell’estesa totale) ed i restanti 103 Km nelle Marche (36% dell’estesa totale). L’importanza di questa Strada di Grande Comunicazione è determinata dal fatto che costituisce una trasversale di collegamento tra la dorsale tirrenica e quella adriatica; collega centri di notevole interesse quali Grosseto, Siena, Arezzo, Sansepolcro, Fossombrone, Urbino e Fano; permette la realizzazione di una rete a maglie connettendo importanti arterie longitudinali: la SS 1 “Aurelia”, la SGC “Firenze-Siena”, l’autostrada A1 “Milano-Napoli”, la E45, l’autostrada A14 “Bologna-Taranto” e la SS 16 “Adriatica”. All’intera arteria, riconosciuta a livello europeo ed inserita tra gli itinerari internazionali come E78, saranno conferite le caratteristiche di strada a quat- tro corsie con spartitraffi co centrale. Circa lo stato di attuazione della Due Mari, per la parte ricadente nel terri- torio della provincia di Grosseto, l’accordo raggiunto tra Regione e Governo ha stabilito il completamento del tratto Siena-Grosseto, che si estende per una lunghezza di 63,561 km suddivisi in 11 lotti. Attualmente sono in corso di realizzazione i lavori su un totale di circa 30 km, articolati in 4 lotti (1°, 2°, 10° e 11°), per un importo complessivo di 147 milioni di euro ed è in corso di redazione la progettazione esecutiva del 3° lotto (tratto che va da Paganico a Civitella Paganico, per 6,8 km). Recente- mente è stato approvato il progetto defi nitivo dei lavori di adeguamento a 4 corsie del tratto della Grosseto-Siena che va dal km 30,040 al km 41,600 e che raggruppa i lotti 5, 6, 7 e 8. L’importo complessivo dei lavori per questi quattro lotti ammonta ad € 277.330.100,00 per i quali deve, tuttavia, essere assegnato il fi nanziamento CIPE.

160 Capitolo 4 Nel dettaglio i lotti in fase di realizzazione sono: ■ Lotto 1: da Grosseto a Case Migliorini, di 11 km, del valore di 66,2 milioni di Euro; ■ Lotto 2: da Campagnatico a Paganico, di 9,3 km, del valore di 56,6 milioni di Euro; ■ Lotto 10: da Orgia a San Rocco a Pilli, di 7,1 km, del valore di 42,6 milioni di Euro; ■ Lotto 11: da San Rocco a Pilli a Siena, di 3 km, del valore di 20,7 milioni di Euro. Costo investimento

Realizzazione della E78 “Grosseto-Fano” per il tratto Grosseto-Siena: Costo dell’investimento realizzato o in fase di realizzazione Lotti 1, 2, 10 e 11 Euro 146.920.000,00 Costi previsti per la realizzazione dei lotti mancanti: Lotto 3 Euro 56.206.728,00 Lotto 4 e 9 Euro 74.890.000,00 Lotti 5, 6, 7 e 8 Euro 277.330.100,00 Competenza opera: ANAS S.p.A. Tipologia di finanziamento L’opera è inserita nel Contratto di Programma Triennale dell’ANAS 2003-2005, rientra fra le previsioni programmatiche di realizzazione delle in- frastrutture strategiche, individuate dalla delibera CIPE n. 121 del 21.12.2001 “Legge Obiettivo”. 4.2.2 Tutela e valorizzazione dell’ambiente L’ambiente costituisce per la provincia di Grosseto uno dei principali ele- menti distintivi del territorio, con una sequenza pressoché unica di paesaggi ancora integri e in alcuni casi quasi incontaminati, con formazioni geomor- fologiche particolari, emergenze naturalistiche e paesaggistiche di eccezionale bellezza, che da sempre hanno alimentato la percezione positiva di questa terra da parte dei residenti e dei fruitori esterni. Con il passaggio da una cultura del mantenimento conservativo delle ri- sorse ambientali ad una concezione di questi beni in termini economici e di valorizzazione, si è iniziato ad identifi care l’ambiente come punto di forza per lo sviluppo economico del territorio. Nel modello di sviluppo perseguito dalla provincia di Grosseto difesa e fruizione dell’ambiente hanno assunto così un’importanza centrale, indiriz- zando gli strumenti della programmazione e di sostegno verso quelle azioni che hanno come obiettivo il mantenimento ed il recupero ambientale.

Capitolo 4 161 In termini di fruizione delle risorse ambientali la Provincia si è attivata per la messa a regime ed il funzionamento delle riserve naturali, progettando una serie di interventi fi nalizzati alla tutela delle componenti vegetazionali, fauni- stiche, geologiche e paesaggistiche più rappresentative ed alla valorizzazione, anche a fi ni economici delle importanti risorse presenti. Le emergenze sono numerose e riguardano in particolare la risorsa acqua, sia in termini di disponibilità idrica, che di depurazione e riuso, il cuneo salino, la difesa del suolo e la sicurezza idraulica, l’erosione costiera. Si riportano nel dettaglio le principali emergenze del territorio provinciale: ■ acqua: il problema della risorsa acqua è sicuramente uno dei più sen- titi e complessi, essendo coinvolti più aspetti (approvvigionamento, uso oculato e sostenibile della risorsa, aumento della sua disponibilità, tutela della qualità dell’acqua, diminuzione del prelievo dalle falde, riduzione dell’emungimento dai pozzi, contrasto dell’intrusione salina). Le priorità individuate dall’Amministrazione Provinciale, e per le quali è necessario in via permanente il confronto ed il coordinamento con gli altri enti in- teressati (AATO, Consorzi bonifi ca, Acquedotto del Fiora), riguardano il potenziamento degli accumuli, con la realizzazione e l’incremento degli invasi, la realizzazione dei trattamenti terziari ed il riuso delle acque dei depuratori; ■ regimazione idraulica e difesa suolo: il territorio provinciale è caratterizzato dalla presenza di corsi d’acqua a regime torrentizio, con forti pendenze nelle zone collinari e montane, e scarse pendenze nella zona pianeggiante. Questa conformazione determina forti interramenti degli alvei, esponendo le zone circostanti ai corsi d’acqua a frequenti allagamenti. La situazione è complicata dalla presenza, in prossimità dei corsi d’acqua, di insedia- menti civili, industriali, importanti infrastrutture e vie di comunicazione. La regimazione idraulica pone pertanto esigenze di grande portata, che sono costantemente all’attenzione della Regione, anche relativamente alle proposte avanzate dai Consorzi di bonifi ca. Il complesso degli interventi necessari riguarda buona parte del territorio provinciale, con una spesa prevedibile in diverse decine di milioni di euro. L’attività della Provincia, fortemente impegnata per la realizzazione degli interventi, è indirizzata a far convergere sugli stessi, considerata l’entità degli impegni, le diverse possibili fonti di fi nanziamento. Anche per quanto riguarda i fenomeni franosi sono consistenti le necessità avvertite da alcune zone del territorio provinciale, in particolare dall’Amiata (Comune di Cinigiano) e dalla zona Sud (Comune di Magliano in Toscana). Alcuni interventi di ripristino sono parte consistente del Prusst approvato ed in fase di realizzazione. Per

162 Capitolo 4 altre progettualità l’impegno della provincia resta quello di farvi conver- gere le diverse fonti di fi nanziamento; ■ l’erosione costiera: il fenomeno dell’erosione costiera, per le gravi impli- cazioni di carattere ambientale e per i conseguenti rifl essi che comporta sulle attività produttive legate in generale all’economia del mare, assume rilievo primario e richiede l’attuazione di interventi urgenti fi nalizzati nel- l’immediato a contenerne la portata ed in prospettiva ad aff rontarne le cause strutturali. La Regione Toscana insieme alla Provincia di Grosseto e il Parco Regionale della Maremma hanno svolto, in questo ambito, un’intensa attività di consultazione e collaborazione che ha portato alla defi nizione di una serie di iniziative, inserite nel “Programma straordi- nario per gli interventi prioritari di recupero e di riequilibrio dei litorali e della costa toscana”, approvato dal Consiglio Regionale nel corso del 2003. Le progettualità rientranti nel programma sono in corso di elaborazione. Progetto “realizzazione invaso in loc. Bandita di Valle (Comune di Follonica) da destinarsi all’approvvigionamento idrico dei Comuni di Follonica e Scarlino” Il progetto è fi nalizzato al reperimento dei quantitativi idrici necessari alle attività industriali ed artigianali dei Comuni di Follonica e Scarlino, attingendo alle risorse idriche superfi ciali ed interrompendo defi nitivamente l’emungi- mento delle falde sotterranee. Le caratteristiche dell’opera sono, inoltre, tali da consentire il soddisfacimento della domanda idrica del periodo estivo, legata alle attività del settore turistico- ricettivo, che richiamano numerose presenze tanto da triplicare il normale fabbisogno dei residenti. Prima dell’intervento questa richiesta era soddisfatta emungendo circa i 2/3 della domanda dalla falda sotterranea tramite i pozzi, determinando l’in- sorgenza di preoccupanti fenomeni ambientali quali l’ingressione del cuneo salino e la subsidenza. Caratteristiche tecniche Il progetto si propone di sostituire i quantitativi idrici prelevati dal sottosuolo realizzando una deviazione da un importante corso d’acqua ed utilizzando un invaso esistente, in disuso, denominato “Lago Bicocchi” e sito nel Comune di Follonica come grande serbatoio di compenso. L’invaso presenta carat- teristiche tali da costituire un “naturale” serbatoio di capacità adeguata alla domanda di risorsa idrica. La capacità di circa 200.000 m3 dell’invaso sarà portata al termine delle opere a circa 450.000 m3. Le opere del progetto consistono: ■ in manutenzione ed ampliamento del laghetto collinare esistente;

Capitolo 4 163 ■ realizzazione deviazione da corso d’acqua limitrofo; ■ realizzazione condotte di adduzione all’area industriale di Follonica e Scarlino; ■ realizzazione impianto di potabilizzazione per usi civili. Effetti del progetto Gli eff etti diretti sono rappresentati dalla riduzione dell’inquinamento del- l’acqua per la riduzione, fi no alla progressiva interruzione, degli emungimenti dai pozzi, con conseguente riduzione del cuneo salino e della subsidenza; dalla riduzione del degrado del suolo in relazione all’attività di manutenzione del territorio circostante il laghetto per un corretto defl usso delle acque e la riduzione del carico solido in ingresso all’invaso; dall’uso sostenibile della ri- sorsa, in quanto l’accumulo della risorsa idrica viene realizzato nel periodo da autunno a primavera, in corrispondenza del regime di morbida del fi ume, con derivazione modulata in funzione del regime idrico del corso d’acqua in- tercettato dall’invaso, e comunque compatibile con il minimo defl usso vitale e con le necessità minime delle derivazioni già in essere. Inoltre il progetto presenta ricadute positive anche sull’ambiente circostante: la riduzione del rischio idraulico del Fosso Morticino; la valorizzazione di un’area contigua al Parco Interprovinciale di Montioni, zona di richiamo per animali (specie migratori) e per i fruitori del parco; la gestione delle aree boscate facenti parte del bacino idrografi co al fi ne di realizzare un corretto equilibrio tra defl usso idrico superfi ciale e sviluppo forestale. Stato di attuazione L’intervento è stato realizzato per un importo di € 1. 498.187,84 ed è in fase di completamento. Costo totale investimento

Realizzazione invaso in loc. Bandita di Valle (Comune di Follonica) da destinarsi all’approvvigionamento idrico dei Comuni di Follonica e Scarlino Soggetto proponente Acquedotto del Fiora S.p.A. Importo dell’investimento € 3.454.502,73 Di cui fi nanziati con DOCUP Ob. 2 (Misura 3.3) € 1.409.941,35 Progetto: “realizzazione rete riserve naturali” La Provincia di Grosseto conta ben 13 Riserve Naturali, cui si aggiungono il Parco Regionale della Maremma, il Parco dell’Arcipelago Toscano, gli Istituti faunistici (Lago di San Floriano, Poggio Canaloni, la zona di protezione parte alta dell’Amiata, l’oasi di protezione faunistica Padule e Costiere di Scarlino), le oasi faunistiche di Monte Leoni e di Orbetello, il Parco Interprovinciale di Montioni, il Parco Faunistico dell’Amiata, le sette riserve naturali statali.

164 Capitolo 4 Questo patrimonio, che tra le 13 riserve provinciali e il Parco interprovinciale di Montioni si estende per una superfi cie complessiva protetta di 10.359 ettari, distintivo del territorio provinciale, richiede un impegno di grande portata al quale devono assolvere congiuntamente gli Enti Locali e la Regione Toscana. Il progetto approvato, nell’ambito del Patto Territoriale, prevede l’organiz- zazione di sette riserve naturali presenti sul territorio provinciale di Grosseto, istituite con delibera del Consiglio provinciale nel 1996, in un sistema a rete attraverso la realizzazione di: ■ interventi per la fruizione delle riserve, quali centri visite, informazioni e documentazione, di percorsi attrezzati, aree di sosta, nonché bonifi ca di alcuni siti; ■ interventi di documentazione multimediale e di valorizzazione tecnologica per arricchire l’off erta dei servizi per i visitatori, e per lo svolgimento di attività di supporto alla gestione delle riserve. Gli obiettivi prioritari del progetto sono: ■ assicurare la tutela e la conservazione delle specifi che aree; ■ promuovere la conoscenza della risorsa ambiente attraverso il contatto diretto dei residenti e dei turisti con le risorse presenti nel territorio; ■ rendere fruibili le aree tutelate off rendo servizi di supporto alla visita, ser- vizi ricettivi e di svago, servizi turistici per ampliare le opportunità di visita del territorio. A seguito dell’istituzione delle altre sei riserve, intervenuta successivamente all’approvazione del Patto territoriale, si è deciso di implementare il progetto con la previsione di interventi a favore delle nuove riserve con l’obiettivo di ricondurre ad un’unica architettura tutto il sistema delle riserve naturali, d’intesa anche con le Province di Siena e Livorno, con le quali confi nano e si estendono alcune riserve in questione. Stato di attuazione Le principali opere realizzate riguardano: la tabellazione delle aree (Mon- tauto, Diaccia Botrona, Basso Merse, Monte Penna); la regimazione idraulica della Diaccia Botrona (la riserva in questione è, infatti, una delle più impor- tanti zone umide del nostro paese per la cui conservazione si è reso necessario intervenire prioritariamente sul ripristino funzionale del complesso sistema idraulico, da cui dipende la sopravvivenza di questo importante patrimonio naturalistico e ambientale); la realizzazione di centri visite ed opere per la fruizione nelle riserve di Montauto, Basso Merse, Monte Penna e Diaccia Botrona, in particolare la ristrutturazione di edifi ci, la ripulitura ed il consolida- mento dei sentieri per l’accesso con la collocazione di adeguata cartellonistica illustrativa e segnaletica, il ripristino ambientale di aree forestali compromesse o degradate, la realizzazione di parcheggi e aree di sosta, sono stati attrezzati

Capitolo 4 165 anche centri didattici per le scolaresche ed allestiti percorsi specifi ci per i di- versamente abili. Tra gli interventi più signifi cativi si ricorda la realizzazione, presso la Casa Ximenes nella Riserva Naturale Diaccia Botrona, di un centro visite attrezzato con tecnologie avanzate (museo multimediale), in grado di off rire servizi per l’intero sistema delle aree protette del territorio provinciale. È, inoltre, in corso di completamento la messa in rete delle riserve naturali con un innovativo sistema di telecamere che attualmente collega l’Aquilaia sul Monte Amiata con la Diaccia Botrona e il Belagaio (Roccastrada), permet- tendo in tempo reale di vedere da ognuna di queste postazioni tutte le altre che sono in rete. Tale sistema svolge la duplice funzione di sistema informa- tivo rivolto agli utenti (consente l’osservazione a distanza degli animali da tutti i centri di accoglienza) e di impianto per la sicurezza (copre buona parte del territorio provinciale e sarà connesso anche con la protezione civile). Al completamento degli interventi, corrisponde il progressivo incremento della fruibilità delle riserve: da tempo visitabile la Diaccia Botrona (Padule Grosseto - Castiglione della Pescaia), la cui gestione è affi data all’impresa realizzatrice della rete; aperto recentemente il centro visita del Belagaio (Roccastrada), sono stati avviati i lavori per quello della riserva del Monte Penna a . La gestione è stata affi data temporaneamente alla Comunità Montana Amiata per tutte le riserve della zona, che si integreranno con il Parco Faunistico del- l’Amiata, e al Comune di Follonica per il Parco Interprovinciale di Montioni. Gli interventi realizzati fi no ad oggi ammontano ad oltre 3,5 milioni di euro e corrispondono a buona parte di quelli programmati. Sono stati sostenuti con risorse della Provincia, regionali, nazionali (Patto Territoriale), comunitarie (DOCUP ob. 2) e della Fondazione MPS. Costo investimento progetto “fruizione riserve naturali”

Soggetto proponente: Amministrazione Provinciale di Grosseto Importo investimento complessivo Euro 10.049.331,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dei vari interventi: DOCUP Ob. 2 (Misura 3.8) Euro 1.186.074,26 Ministero dell’Ambiente Euro 103.291,38 Regione Toscana Euro 134.795,25 Finanza di Patto (fondi CIPE) Euro 476.431,49 Fondazione MPS Euro 723.039,66 Leader II Euro 179.210,54 Progetto “Realizzazione dissalatore in loc. Bonsere in Giglio Porto” Il progetto, nato nel 1993, è stato portato avanti sinergicamente dalla Re- gione Toscana, dall’Autorità di Ambito, dalle amministrazioni comunali dell’Isola del Giglio che si sono succedute nel corso degli anni e dallo stesso Acquedotto del Fiora S.p.A..

166 Capitolo 4 Il dissalatore è situato in località Bonsere (Giglio Porto), è costato circa un milione di euro ed è stato fi nanziato al 50% dalla Regione Toscana. I lavori sono stati realizzati in un anno ed il nuovo impianto è in grado di produrre 1.200 metri cubi di acqua al giorno. L’impianto, realizzato da Acquedotto del Fiora S.p.A., gestore unico del ser- vizio idrico integrato dell’ATO n. 6 Ombrone, presenta una serie di soluzioni orientate all’ottimizzazione delle caratteristiche qualitative della risorsa idrica. Il sistema di remineralizzazione progettato è altamente innovativo e consente di migliorare nettamente le proprietà organolettiche dell’acqua, che viene ar- ricchita di sali minerali ed ha un gusto particolarmente gradevole. Inoltre, le sue caratteristiche qualitative sono tali da ridurre drasticamente la frequenza di manutenzioni straordinarie alle tubazioni. Si tratta di un dissalatore di nuova generazione, che consente di dimezzare il consumo di energia elettrica a fronte di una produzione triplicata di acqua potabile, in piena coerenza quindi con la strategia di ecoeffi cienza del Piano regionale di azione ambientale. I costi del processo di dissalazione risultano comparabili con quelli sostenuti per l’approvvigionamento idrico di tipo tra- dizionale. La dissalazione ha però il vantaggio di essere una metodologia a bassissimo impatto ambientale. Lungo i litorali, infatti, l’eccessivo emungi- mento delle falde acquifere e il loro conseguente abbassamento attira acqua salata dal mare. Un cuneo salino si insinua sotto il terreno, peggiorando notevolmente la qualità delle acque. Con i dissalatori è possibile ridurre lo sfruttamento delle falde acquifere, e non solo di quelle vicine alla costa: è pos- sibile, infatti, attingere acqua di origine termale, presente in abbondanza nel territorio, rendendola di ottima qualità per l’uso potabile. Caratteristiche tecniche L’acqua viene aspirata dal mare tramite una pompa, decantata in due appo- site vasche e microfi ltrata per eliminare ogni residuo solido e biologico. Viene poi dissalata grazie a speciali moduli ad osmosi inversa: una pompa ad alta pressione la spinge contro alcune membrane che trattengono il sale, lasciando passare solo le molecole di acqua. Una apposita vasca raccoglie il concentrato residuo, mentre l’acqua dissalata viene remineralizzata, resa potabile e im- messa nella rete idrica. L’impianto è in grado di produrre 1200 metri cubi di acqua al giorno. Finalità del progetto Con il dissalatore si vuole garantire all’Isola l’autonomia idrica, oltre a migliorare nettamente le proprietà organolettiche dell’acqua e ad abbattere drasticamente l’impatto ambientale. L’autonomia idrica sarà eff ettiva a bre- vissima scadenza, una volta entrato in funzione l’altro impianto del Giglio, quello di Campese, che garantirà l’approvvigionamento di acqua per gli

Capitolo 4 167 abitanti dell’Isola anche nei momenti di maggiore presenza turistica, indi- pendentemente dalle condizioni marine, che in passato hanno creato non pochi problemi per il rifornimento idrico. A regime l’impianto complessivo produrrà 3000 metri cubi di acqua dolce al giorno. Stato di attuazione Il dissalatore di Giglio Porto è stato inaugurato il 29 settembre 2004. Costo investimento progetto “realizzazione dissalatore in loc. Bonsere a Giglio Porto”

Soggetto proponente: Acquedotto del Fiora S.p.A. Importo investimento Euro 1.032.914,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Regione Toscana Euro 650.000,00 Interventi per la difesa del suolo - Comune di Magliano in Toscana Premessa Prima di parlare del progetto si ritiene opportuno fare una breve premessa sulla situazione del fenomeno frane nel Comune interessato. Il centro storico di Magliano in Toscana è ubicato su una placca rocciosa costituita da Calcari ad Amphistegina (Calcarenite di Magliano) di spessore variabile fra i 16-30 metri, sovrastante una successione di depositi marini limoso-argillosi di età pliocenica. In particolare, il colle di Magliano si trova su un alto strutturale, connesso ad una fase disgiuntiva recente che ha determinato fratture subverticali ad anda- mento NE-SW e NW-SE ed una faglia principale che attraversa il centro abitato con direzione NE-SW. La rupe è interessata da secoli da problemi d’instabilità attribuibili alle se- guenti principali tipologie di dissesto: scivolamenti rotazionali di terra e colate nel pendio argilloso, crolli e ribaltamenti di blocchi nella rupe calcarenitica. Il fenomeno di maggiori dimensioni, sviluppato sul versante NE del Colle di Magliano, è del tipo “scivolamento rotazionale multiplo con evoluzione retro- gressiva” che si estende dal centro abitato fi no al fondovalle per una lunghezza massima di 440 metri ed una larghezza massima di 280 metri. In quest’area sono stati realizzati importanti interventi di bonifi ca e consolidamento (de- scritti nel dettaglio del progetto) ed altri sono previsti, a completamento, nella fascia intermedia del versante. Sebbene di minore evidenza, rispetto al fenomeno precedentemente descritto, occorre aff rontare il fenomeno gravitativo che recentemente appare interessare numerosi edifi ci della parte Nord occidentale del centro urbano, provocando signifi cativi dissesti sui corpi di fabbrica storici (abitazioni prossime o facente parte delle mura storiche stesse) e su quelli di più recente costruzione che si trovano a valle della strada che da Porta Nuova si dirige verso via dell’Impo- stino. Per fronteggiare tale nuova emergenza è stato ritenuto essenziale eseguire

168 Capitolo 4 una campagna geologico-tecnica volta alla conoscenza più approfondita del fenomeno gravitativo che affl igge la parte Ovest dell’abitato, allestendo con- temporaneamente una “prima” rete di monitoraggio e che consenta, prima, di valutare il grado di pericolosità raggiunto dall’evento e di conseguenza in che modo e misura possa rappresentare un pericolo per la pubblica incolu- mità, indicando anche le opere necessarie alla rimozione o alla riduzione della condizione di rischio attualmente verifi cabile. Recentemente, con decreto di- rigenziale n. 5858 del 30/9/2004, è stato autorizzato il fi nanziamento di questa indagine geologica con fondi regionali (L.R. 14/88), per giungere così ad un quadro chiaro della situazione e delineare, quindi, la tipologia degli interventi necessari per il consolidamento delle strutture a rischio, consentendo l’impo- stazione della fase progettuale degli interventi stessi. Il progetto: “Lavori di consolidamento della zona Nord-Est dell’abitato di Magliano in Toscana capoluogo” L’intervento in oggetto riguarda il movimento franoso del versante Nord Est, che consiste principalmente in una “rottura” in profondità del versante e in un vero e proprio scivolamento verso il basso dello stesso. Tale movimento ha, nei decenni, gravato sulla porzione di agglomerato urbano che si aff accia sul versante, comportando evidenti lesioni strutturali sugli edifi ci e che negli anni ‘80 ha obbligato l’abbandono e l’abbattimento di alcuni di essi. Nella prima metà degli anni ‘80 si era proceduto alla demolizione cautelativa del fabbricato pericolante che gravava sulla “rottura” del versante e che “trascinava” con sé gli edifi ci adiacenti. A quel periodo risale infatti la realizzazione di uno studio geologico unitario di sistemazione del versante, che, per l’entità delle somme necessarie alla sua realizzazione, ha comportato la suddivisione in lotti: I° lotto (fi ne anni ‘80) - importo del progetto € 1.291.142,25. Attraverso questi lavori è stata realizzata la cucitura della porzione più degradata della parte in frana mediante pozzi drenanti e micropali ancorati fra loro. II° lotto (fi ne anni ‘90) - importo del progetto € 1.807.599,15. Come per il I° lotto sono stati realizzati, ad una maggiore profondità, pozzi drenanti sulla porzione adiacente e posta a Nord rispetto alla precedente. III° lotto (progetto inserito nel PISL provinciale, Misura 3.9, ma non fi - nanziato) - importo stimato dei lavori € 880.000,00. L’intervento prevede il completamento delle opere sempre in direzione Nord, con micropali e pozzi drenanti. Caratteristiche tecniche (II° lotto del progetto) 1) Realizzazione di paratie di pali del diametro 1500 e del diametro 1200 a consolidamento del versante Nord Est nell’abitato di Magliano; 2) Realizzazione di n. 2 pozzi strutturali drenanti mediante canne trivellate;

Capitolo 4 169 3) Rifacimento di una tratta di fognatura esistente nell’abitato al fi ne di regi- mare i defl ussi delle acque meteoriche. Il permanere degli attuali assetti morfologici ed idrogeologici nell’area unitamente alle caratteristiche geologiche tecniche dei terreni che compon- gono la pendice hanno suggerito di contrastarne i movimenti con il ricorso a realizzazione di paratie su pali di grande diametro. Le paratie sono state progettate con pali del Ø 1200 mm e del Ø 1500 mm, dotate di tiranti ed esse hanno la funzione di contenere gli strati più superfi ciali spesso soggetti a fenomeni di rapida decadenza dei caratteri tecnico-meccanici e di ridurre le sollecitazioni sulla paratia attraverso l’azione dei tiranti. La scelta dei pali anziché del setto, è stata operata al fi ne di consentire una minima alterazione al regime delle falde sotterranee, essendo tale opera “permeabile” a diff erenza di un setto del tipo “a diaframma”. La diversità del diametro trova la sua giustifi cazione nella diversa profondità del movimento rilevato. I due pozzi strutturali drenanti profondi 20 m sono stati previsti al fi ne di intercettare la falda profonda che rappresenta l’elemento instabilizzante principale. Stato di attuazione I lavori sul II° lotto sono stati completati il 21/12/2001. Costo investimento progetto “lavori di consolidamento della zona Nord-Est del- l’abitato di magliano in toscana capoluogo”

Soggetto proponente: Comune di Magliano in Toscana Importo investimento complessivo (I°, II° e III° lotto) Euro 3.978.741,41 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Ordinanza del Ministero degli Interni n. 2864 Del 09/10/1998 - Fondi Regionali (delibera n. 1252 del Euro 1.807.599,15 26/10/98) Interventi per la difesa del suolo - Comune di Cinigiano Premessa La situazione dei dissesti idrogeologici nel Comune di Cinigiano è oggetto ormai da molti anni di monitoraggio continuo e sono state eseguite numerose opere di consolidamento nelle zone di volta in volta ritenute più rischiose fi - nanziate tramite il Dipartimento della Protezione Civile. Le opere individuate a seguito di una campagna di indagini che nel 2001 fu concordata tra Regione Toscana, Amministrazione Provinciale di Grosseto e Dipartimento della Protezione Civile, sono numerose, ben 15 gli interventi presentati: n. 2 interventi nella Frazione di Sasso d’Ombrone; n. 1 intervento nella Frazione di ; n. 2 interventi nella Frazione di ;

170 Capitolo 4 n. 9 interventi in Cinigiano capoluogo; n. 1 intervento relativo ad opere strutturali per il ripristino della viabilità comunale esterna ai centri abitati. Di questi progetti, a seguito di una ulteriore cernita fatta per rientrare nel- l’ambito dei fi nanziamenti disponibili, sono stati ad oggi eseguiti sei interventi; rispetto all’elenco iniziale dei progetti sono stati, inoltre, previsti ed eseguiti altri due interventi relativi al consolidamento del versante a valle del Palazzo Comunale ed al consolidamento dell’area circostante la scuola elementare del Capoluogo. Il costo complessivo delle opere eseguite ad oggi assomma a circa euro 3.100.000,00 mentre restano ancora da fi nanziare tutti gli altri interventi, per un valore complessivo degli investimenti pari a circa euro 2.617.000,00. A seguito di un aggravamento della situazione del versante Sud del capo- luogo per il quale si rende necessario il consolidamento, è stato prodotto un progetto di massima di importo previsto di circa un milione di euro e per il quale è stato chiesto il fi nanziamento in ambito PISL nella misura 3.9. Degli interventi promossi dal Comune di Cinigiano per fronteggiare i mo- vimenti franosi presenti nel territorio, si riporta, a titolo esemplifi cativo, il progetto di consolidamento della porzione del versante della frazione di Sasso d’Ombrone. Il progetto “Consolidamento versante in loc. Sasso d’Ombrone a Valle di Via Pascoli” L’intervento di consolidamento della porzione del versante della frazione di Sasso d’Ombrone nel Comune di Cinigiano si è reso necessario al fi ne di evi- tare il procedere dei movimenti gravitativi che da sempre interessano un’area densamente urbanizzata e che nel corso degli ultimi anni hanno interessato in modo evidente alcuni edifi ci. La natura del terreno e le evidenze morfologiche e idrogeologiche presenti nell’area possono consentire, se non debitamente contrastate, ulteriori movi- menti che portano al collasso del versante interessando non solo gli edifi ci non ancora ammalorati ma anche la strada provinciale a valle dell’intervento. Caratteristiche tecniche Il permanere degli attuali assetti morfologici ed idrogeologici nell’area unitamente alle caratteristiche geologiche-tecniche dei terreni che compon- gono la pendice hanno suggerito di contrastarne i movimenti con il ricorso a realizzazioni di paratie su pali di grande diametro. Le paratie, disposte sul versante sono poste a livelli diversi e sono complessivamente n. 4 tratti di profondità variabile tra i 23 e i 25 metri. Tali opere sono costituite da pali del diametro di 1200 mm ad interasse compreso tra 1 e 1,2 metri con pali aventi profondità comprese tra i 22 e 24 metri. Tutte sono dotate di tiranti ed esse hanno la funzione di contenere gli

Capitolo 4 171 strati di terreno più superfi ciali spesso soggetti a fenomeni di rapida deca- denza dei caratteri tecnico-meccanici per eff etto delle acque di infi ltrazione essendo una coltre detritica. La scelta dei pali, anziché del setto, è stata operata al fi ne di consentire una minima alterazione al regime delle falde sotterranee, essendo tale opera ‘permeabile a diff erenza di un setto del tipo “a diaframma”. La diversità del diametro trova la sua giustifi cazione nella diversità degli strati coinvolti nel movimento rilevato. Oltre alle paratie è stato realizzato un pozzo strutturale drenante che serve per stabilizzare il drenaggio profondo degli strati interessati dal movimento. Tale opera è stata realizzata con una corona di pali dell’800 propedeutici alla escavazione del terreno. Procedendo con gli scavi sono stati realizzati anelli di irrigidimento, spritz beton e canne drenanti di profondità pari a 30 metri in grado di raggiungere gli strati acquiferi. Finalità del progetto L’intervento ha consentito il consolidamento e la bonifi ca del versante, perseguendo livelli di sicurezza locali elevati con particolare riferimento al consolidamento del versante a monte della paratia ed al miglioramento della stabilità della viabilità a valle. L’eliminazione delle spinte da monte e la regi- mazione delle acque hanno contribuito ad innalzare il grado di sicurezza, con conseguente stabilizzazione dell’area. Stato di attuazione L’intervento è stato completato. Costo investimento progetto: “comune di cinigiano: consolidamento versante in loc. Sasso d’Ombrone a valle di via pascoli”

Soggetto proponente: Comune di Cinigiano Importo investimento complessivo Euro 3.978.741,41 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Ministero degli Interni Ordinanza Protezione Euro 1.381.500,00 Civile n. 3121 del 2001 4.2.3 Interventi di valorizzazione culturale e turistica del territorio Particolare rilievo, per le prospettive di sviluppo della provincia di Grosseto, è assunto dalla valorizzazione dei beni culturali. In questo contesto si col- loca la politica della Provincia e degli altri Enti Locali rivolta a promuovere la fruibilità del patrimonio archeologico, l’implementazione del sistema museale, tenendo in grande considerazione i giacimenti archeologici, sto- rici e naturalistici del territorio, secondo una logica di sistema e di progetti a rete. Una della strade intraprese è stata, ad esempio, quella della creazione di parchi tematici quali il Parco Tematico della Civiltà degli Etruschi e dei

172 Capitolo 4 Parchi Minerari. Questi ultimi (Parco Archeologico e Tecnologico delle Colline Metallifere Grossetane e il Parco Museo delle Miniere dell’Amiata) sono stati istituiti con legge n. 388 del 23/12/2000. In particolare, il Parco minerario delle Colline Metallifere, che comprende i Comuni di Massa Ma- rittima, Gavorrano, Scarlino, Follonica, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada e la Comunità Montana delle Colline Metallifere, ha la fi nalità di promuovere il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico-culturale e tecnico-scientifi co dei siti e dei beni indivi- duati nel Documento per l’istituzione del Parco redatto dalla Provincia di Grosseto e riportati nel Decreto medesimo. L’organizzazione del Parco è già avviata e contemplerà i beni collegati all’attività mineraria, nell’ambito del- l’intero comprensorio, dalle origini archeologiche ad oggi, sui quali sono stati eff ettuati e sono in corso recuperi importanti e rifunzionalizzazioni già attive (Gavorrano), mediante risorse comunitarie, statali, regionali e comunali. La gestione, secondo una visione unitaria, del patrimonio culturale costituisce sicuramente un decisivo strumento per lo sviluppo di nuove attività collegate all’accoglienza, ma anche l’avvio e/o la riconversione di iniziative imprendito- riali legate alle produzioni tradizionali o di nuova realizzazione, nell’ottica del valore distrettuale del patrimonio culturale, possono determinare ricadute in termini di creazione di nuovo valore aggiunto e di nuova occupazione. In ambito turistico l’economia provinciale mostra una particolare dinamicità, come emerge dagli investimenti pubblici e privati realizzati con il Patto Territoriale, il DOCUP Ob. 2, con l’utilizzo della legge 488, fi no al recente PISL sull’“Accoglienza integrata”, nel quale spicca il rilievo dell’in- treccio cultura-turismo. Nella provincia di Grosseto l’incidenza del turismo sulla creazione di valore aggiunto è più che doppia rispetto alla media regionale, già abbastanza elevata. Il turismo balneare è ancora il traino dell’economia provinciale, tuttavia il complesso del territorio sta partecipando in modo crescente allo sviluppo del settore, soprattutto nelle zone dell’interno caratterizzate da particolari valori culturali e naturalistici e dalla presenza di numerose strutture agrituristiche. Gli strumenti di pianifi cazione e di programmazione hanno prestato e continuano a prestare particolare attenzione alla valorizzazione delle varie vocazioni turistiche del territorio, promuovendo lo sviluppo di turismi di segmento e qualità, anche mediante il fi nanziamento di una serie di infra- strutture legate al turismo termale, golfi stico, nautico, congressuale, culturale, perseguendo l’obiettivo di incrementare il turismo nella sostenibilità e nella ricerca di qualità. Anche per il turismo la costituzione di sistemi a rete è stata individuata

Capitolo 4 173 come la più effi cace a supportare gli investimenti pubblici e privati, in grado di creare sinergie tra i diversi tipi di turismo e le diverse zone del territorio. Progetto “Parco Tematico Civiltà degli Etruschi” Il Parco degli Etruschi è un progetto che si fonda sulla collaborazione della Provincia con 11 comuni, che coprono il territorio provinciale per la mag- giore consistenza di emergenze, per i musei ed i parchi archeologici, e con le CC.MM. interessate. Esso ha previsto, a partire dall’inserimento nel Patto Territoriale generalista, la realizzazione di una serie di interventi strutturali riguardanti emergenze, aree archeologiche, musei (recuperi, rifunzionalizzazioni), con l’utilizzo dei sostegni del medesimo patto territoriale e di quelli derivanti dal DOCUP ex Reg.to 2081 e la costituzione di una rete, basata su due centri di accoglienza (Massa Marittima e Sorano), porte e punti di contatto sul territorio dislocati nei musei e nei punti di accesso concordati con i comuni e con la soprinten- denza archeologica. La localizzazione e la tipologia degli interventi proposti sono riportati nel prospetto seguente: Comune Tipologia di intervento Manciano Adeguamento sistema museale di Saturnia e Massa Marittima Accoglienza e segnaletica all’area archeologica del Lago dell’Accesa Scansano Valorizzazione dell’area archeologica di Ghiaccio Forte Recupero e valorizzazione area archeologica di Poggio Tondo sita nelle Scarlino Bandite di Scarlino Sorano Progetto di ristrutturazione e restauro della Fortezza Orsini di Sorano Progetto dei consolidamenti strutturali e delle opere di sistemazione Castiglione defi nitiva della Pescaia per la fruibilità della tomba della Pietrera Intervento di restauro del pavimento in opus sectile della Basilica dei Bassi a Roselle; lavori di sistemazione del parcheggio posto all’ingresso dell’area Grosseto archeologica e sostituzione delle coperture degli scavi archeologici; Rifacimento dei servizi igienici pubblici presso l’ingresso all’area archeologica di Roselle Restauro e valorizzazione delle necropoli del Sassone, S. Maria in Borraccia e Magliano in Toscana del Cancellone 1 Allestimento museografi co del Museo Archeologico Comunale di Orbetello; Orbetello Consolidamento e restauro di un tratto della cinta muraria di Cosa in ; Museo Archeologico all’aperto e sistemazioni ambientali e percorribilità Pitigliano pedonale lungo le pendici e valli circostanti il centro storico di Pitigliano ed il Parco Orsini in località Strozzoni Completamento realizzazione punto centrale di accoglienza nell’ex Convento Massa Marittima delle Clarisse. Completamento realizzazione punto centrale di accoglienza nel complesso Sorano monumentale della Fortezza Orsini.

174 Capitolo 4 I confi ni del Parco coincidono con quelli della Provincia e sono segnati dalle due porte di accesso (Sorano e Massa Marittima) che consentiranno di unifi care tutti i siti e le aree periferiche, attraverso un sistema distribuito e fl essibile dotato di strumenti informativi e telematici. La rete telematica conterrà il museo virtuale e l’informazione in generale, sulle doti archeologiche e su quelle generali del territorio. Da essa si accederà ai sistemi informativi delle APT e si potrà procedere anche alla intermediazione turistica, svolta da soggetti idonei. La telematica del parco intende dare rispo- sta anche all’impegno di realizzare il sito web della rete museale. Il parco non ha perimetrazioni e si avvale come patrimonio di base del- l’insieme delle emergenze archeologiche del territorio, di cui con la sua organizzazione favorisce la promozione e la fruizione. Esso ricomprende naturalmente anche le forme di fruizione già consolidate in alcune zone, quali il Parco del Tufo, che anzi divengono momenti specifi ci di pregio della rete di accoglienza e di fruizione. Obiettivi ed effetti primari del progetto Gli obiettivi prioritari del progetto del Parco Tematico della Civiltà degli Etruschi sono di assicurare la conoscenza del territorio, nelle sue componenti storico-archeologiche e ambientali, di supportarne un uso corretto, di valo- rizzare le risorse culturali e ambientali con progetti mirati di restauro e con la creazione di servizi e infrastrutture adeguate, di promuovere i siti archeologici e le realtà museali, ampliando e riqualifi cando l’off erta turistica e culturale. I risultati attesi dal progetto sono dunque: ■ un aumento del fl usso dei visitatori ai musei e alle aree archeologiche del territorio provinciale compatibile alle esigenze prioritarie di tutela e di salvaguardia del patrimonio museale e monumentale; ■ un aumento della spesa media procapite dei visitatori per l’acquisto ed uso di servizi connessi alla fruizione culturale (prodotti editoriali, visite guidate, audioguide) e al ristoro; ■ un aumento degli occupati direttamente impegnati nella valorizzazione e gestione dei musei e delle aree archeologiche e di quelli dell’indotto nei servizi in tutto il territorio. Stato di attuazione La prevalenza degli interventi inseriti nel Patto territoriale sono ormai in fase di completamento. Attualmente, i comuni di Massa Marittima e Sorano hanno appaltato le opere di ristrutturazione dei due centri di accoglienza (Convento Clarisse e Fortezza Orsini) e la Provincia sta aggiudicando la gara per la fornitura dell’hardware e del soft ware, nonché per la gestione del punto di governo centrale della telematica.

Capitolo 4 175 Costo dell’investimento progetto: “il parco tematico “civiltà degli etruschi”

Soggetto proponente Provincia di grosseto Importo investimento complessivo Euro 7.233.457,43 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanza patto (fondi CIPE) Euro 1.820.200,69 Finanziamento Reg. 2081/93 Euro 1.231.331,37 Finanziamento l.R. 41/98 Euro 1.470.000,00 Finanziamento fondazione MPS Euro 150.000,00 Risorse bilancio provinciale per i centri di sorano e massa marittima Euro 420.000,00 Progetto “Realizzazione Parco delle Rocce nel Comune di Gavorrano” Nel Patto Territoriale della Maremma Grossetana è stata prevista la crea- zione del Parco Minerario delle Colline Metallifere, attraverso una serie di progetti, contenenti interventi per la rifunzionalizzazione, la fruizione e la valorizzazione degli edifi ci e delle aree dismesse dall’attività mineraria. La rea- lizzazione del Parco delle Rocce nel Comune di Gavorrano rientra tra le opere previste per la creazione del Parco Minerario. Il progetto è stato suddiviso in tre lotti relativi rispettivamente a: ■ recupero ambientale dell’ex Cava di San Rocco (cava di prestito dell’atti- vità mineraria dismessa) - 1° lotto; ■ realizzazione del Teatro all’aperto - 2° lotto; ■ allestimento museale del Parco delle Rocce- 3° lotto. I lavori del 1° lotto sono consistiti nella messa in sicurezza e nel recupero dell’ex cava di San Rocco con la realizzazione di strutture di accoglienza (bi- glietteria, sala multimediale, parcheggi) e di aree arredate di libera fruizione; nel restauro della chiesina di San Rocco, nella realizzazione di parcheggi e di infrastrutture necessarie all’utilizzo generale dell’area e delle strutture realiz- zate nei lotti II e III (anfi teatro e museo). Sono state inoltre eseguite opere propedeutiche alla realizzazione dei lotti II e III ed un complesso sistema di accumulo e riutilizzo delle acque meteoriche per fontane, giochi d’acqua e per l’irrigazione. L’opera è stata realizzata parzialmente: l’ingresso con i parcheggi, il collega- mento all’anfi teatro, gli impianti e il restauro della chiesina di San Rocco sono completati e già utilizzati, mentre l’area dell’ex-cava San Rocco è realizzata solo parzialmente. Gli interventi del 2° lotto sono, invece, quelli relativi alla realizzazione del Teatro delle Rocce, inaugurato nel settembre 2003, una struttura teatrale al- l’aperto aff ascinante ed unica nel suo genere, che nella forma ricorda un antico teatro greco. Il Teatro è stato realizzato all’interno della vecchia cava dalla quale si estraeva il calcare che veniva utilizzato per le ripiene delle gallerie

176 Capitolo 4 minerarie abbandonate. Dal recupero di un’area lasciata al degrado, dopo la dismissione della vecchia miniera di pirite, è nato un grande spazio attrezzato all’aperto, capace di ospitare eventi culturali importanti nel panorama dell’of- ferta turistica estiva del territorio delle Colline Metallifere e della Maremma. La struttura è stata concepita per divenire “parte della cava”, i gradoni del teatro sono stati progettati per seguire l’andamento del fronte e congiungersi con la parete rocciosa. La realizzazione dell’intervento è avvenuta salvaguar- dando ogni aspetto paesistico dell’area ed è per questo che è stato contenuto lo sviluppo in altezza del teatro. I posti sulle gradinate sono 600, ma circa 800 posti possono essere resi disponibili all’occorrenza nel piazzale, facendo arre- trare il palcoscenico in legno posto su rotaie. A completamento dell’intero progetto, le opere relative al 3° lotto sono con- sistite principalmente nella sistemazione della galleria, ex-polveriera, per la realizzazione di un piccolo museo multimediale della storia della miniera e del Parco. Il progetto ha consentito la realizzazione di strutture atte a soste- nere e ospitare gli oggetti da esporre, la sistemazione della pavimentazione, il restauro dei vecchi binari e di alcuni macchinari minerari, l’allestimento di alcune nicchie presenti nella gallerie con eff etti scenici riproducenti momenti di vita mineraria, la realizzazione dell’impianto elettrico. Le opere sono com- pletate ed il museo è funzionante. Costo totale investimento progetto: “realizzazione parco delle rocce nel comune di gavorrano”

Soggetto proponente Comune di Gavorrano Importo investimento complessivo Euro 2.733.319,39 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Ex Reg.to CE 2081/93 ob. 21997/99 Euro 256.796,31 Ex Reg.to CE 1260/99 DOCUP Ob. 2 Euro 1.657.033,88 DOCUP ob.2 1997/99 Misura PAR. in Patti Territoriali Euro 436.822,41

“Progetto generale di coordinamento per il recupero e la valorizzazione delle Mura Medicee (Comune di Grosseto)” Le Mura Medicee di Grosseto rappresentano un imponente circuito murario costruito nella seconda parte del Cinquecento per desiderio del Granduca Cosimo I Dè Medici, che volle così raff orzare il sistema difensivo della città. La struttura ha forma esagonale ed ogni angolo di questo esagono avanza con un pentagono a freccia (bastione), mentre la vecchia cittadella è protetta da una seconda fascia bastionata rivolta verso l’interno. Il Progetto Generale di Coordinamento, presentato dal Comune di Grosseto nel 1994, ha suddiviso le Mura Medicee in sei contesti (o settori o parti), artifi cio questo reso neces- sario per permettere una corretta fattibilità dei lavori.

Capitolo 4 177 Nel 1996 è stato predisposto un primo progetto esecutivo riguardante il restauro della Fortezza, con opere di restauro interne, interventi nel Parco, ripristino parapetti. Per tale progetto è stata presentata domanda di fi nan- ziamento nel DOCUP Ob. 2 (2000-2006), ottenendo un contributo di € 175.736,33 nella Misura 2.2.1. Nel 1997 è stato elaborato un progetto defi nitivo che ha riguardato due dei sei contesti previsti nel Progetto Generale di Coordinamento, in parti- colare il “Contesto Fortezza”, con il ripristino del vallo esterno ed interno ed il “Contesto Maiano”, relativo al recupero dell’ex deposito dell’acqua, delle piazze basse e delle cannoniere, il ripristino delle aree a verde ed il restauro conservativo dei parametri murari. Gli interventi sono stati articolati in sette stralci esecutivi, così distinti: 1° stralcio “La cabina E.N.E.L.”, realizzato all’interno del cantiere Fortezza, come variante dello stesso; 2° stralcio “Il ponte e la Via Amiata”, realizzato ed ultimato nel periodo 2000-2001. La zona interessata all’intervento ricade nella zona di Via Fossom- broni con il nuovo asse viario, il rilevato della strada attuale nel tratto esterno ed interno alla cinta muraria e l’innesto con Via Saffi . Con tale intervento si è proceduto alla modifi ca del vallo ed dei relativi percorsi ciclopedonali in uscita dal parcheggio interrato e di discesa al vallo stesso ed al dissotter- ramento dei paramenti murari cinquecenteschi con i relativi interventi di restauro e di pulitura. L’intervento ha interessato anche la variante della rampa di discesa all’ingresso della Fortezza che è stata ridotta alle dimensioni minime necessarie per il passaggio di mezzi pesanti. Il contesto ambientale su cui sono stati realizzate le opere è un contesto estremamente diversifi cato e di importanza strategica primaria per la risoluzione dell’intero progetto di recupero. Occorre anche sottolineare la stretta connessione con il parcheggio interrato dell’ex Campo Amiata soprattutto in relazione agli interventi di si- stemazioni esterne e di arredo urbano. Il nuovo asse viario doveva apparire come un unico viadotto sospeso da tutto ciò che attraversava per esaltare il senso di aggiunta e di non contemporaneità rispetto ad un contesto storico- monumentale estremamente articolato e complesso. Per il tratto esterno alle mura è stato realizzato, così, un viadotto con impalcato in cemento armato a sezione curvilinea estremamente ribassata con altezza strutturale massima pari a 50 cm con intradosso metallico zincato e verniciato costituito dalle casseforme a perdere opportunamente ammorzate alla struttura portante. Il viadotto appoggia su 4 coppie di colonne in metallo sempre zincate e verni- ciate con sezione a croce. 4° stralcio (I° lotto) “Il Vallo della Fortezza e del Maiano”, realizzato ed ul- timato nel periodo 2002-2003. L’intervento prevedeva il completamento del

178 Capitolo 4 recupero del contesto Fortezza e Maiano, con una serie di opere, quali il re- stauro conservativo dei paramenti murari, il ripristino dei valli, l’esecuzione del percorso pedonale con tutte le opere collaterali (realizzazione pubblica il- luminazione, impianto di drenaggio e irrigazione, riqualifi cazione del verde). 4° stralcio (II° lotto) “Il Vallo della Fortezza e del Maiano”, in fase di realiz- zazione. La tipologia dei lavori riguarda la sistemazione delle aree antistanti le Mura medicee, il restauro conservativo di tutti i parametri murari costituenti la cittadella fortifi cata della fortezza, la cortina di collegamento tra Fortezza e Maiano e l’intero bastione Maiano, le pavimentazioni, l’arredo urbano ed il verde pubblico; gli impianti elettrici, i sottoservizi e l’impianto di irrigazione. Si tratta di una vasta area di concentrazioni storiche completamente diver- sifi cate. La zona tra la Fortezza e Via Saffi comprende la passeggiata ottocentesca che collega il Maiano al Parco della Rimembranza, il vallo interno di fronte al portone d’ingresso della Fortezza comprende, invece, tutte le sistemazioni cinquecentesche le molteplici trasformazioni fi no ai giorni nostri. L’area esterna al circuito murario denominata convenzionalmente “vallo” e che in realtà comprende tutto il sistema difensivo esterno della fortifi cazione comprensiva di fossato è ad oggi una zona che ha perso la sua valenza storica anche per la costruzione negli anni ‘30 della viabilità di circonvallazione e la relativa edilizia abitativa. Quello che resta è solo parte del fossato originario anche se nel tratto vicino al vertice la quota è quasi quella originale. Sul vertice Bastione Maiano, invece, l’interramento avvenuto tra le due guerre è di circa 3 metri ed al parametro murario è addossato l’asfalto del grande parcheggio che si sviluppa fi no a Porta Vecchia. Obiettivi dell’intervento sono quelli di ripristinare la quota originale del fossato, sistemare la scarpata, realizzare un percorso ciclo-pedonale al centro del vallo. Al vertice dei due bastioni è prevista una doppia scalinata in travertino che sottolinea la particolarità del luogo rispetto al contesto monumentale e per- mette il collegamento tra il vallo ed il livello stradale. Questo intervento si inserisce temporalmente secondo una programmazione ormai defi nita dopo il lotto I° del IV° stralcio e segue il completamento dei lavori del II° stralcio di recupero delle Mura Medicee “Il ponte e Via Amiata” già di fatto ultimato, ed il completamento del parcheggio interrato “ex Campo Amiata”. Assume quindi un ruolo di “ricucitura” a conclusione del restauro delle Mura Me- dicee. I lavori sono iniziati nel corso del 2003 e la loro conclusione è prevista per il mese di marzo 2005. Sono invece ancora da realizzare gli interventi previsti nel: 3° stralcio “Consolidamento e ampliamento del deposito dell’acqua”;

Capitolo 4 179 5° e 6° stralcio “Restauro e completamento delle piazze basse, delle canno- niere e del deposito dell’acqua”; 7° stralcio “Il Parco del Maiano”. Finalità generale del progetto Il Progetto è volto a perseguire fi nalità di accrescimento ed integrazione del tessuto socio economico locale grazie ad una attività di ristrutturazione del patrimonio artistico -culturale che permette una riqualifi cazione dell’area urbana oggetto dell’intervento e conseguentemente un accrescimento della fruizione. Costo dell’investimento: “progetto generale di coordinamento per il recupero e la valorizzazione delle mura medicee (comune di grosseto)”

Soggetto proponente Comune di Grosseto Totale stralci II°, IV° (I° lotto) e IV° (II° lotto): Euro 4.266.306,82 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanziamento DOCUP 2000-2006 (Misura 2.2.1) Euro 576.154,72 Finanziamento PISL (DOCUP 2000-2006 - Misura 2.2.1) Euro 1.400.000,00 Finanziamento fondazione MPS Euro 1.000.000,00 Importo previsto per il III° stralcio Euro 2.800.000,00 Importo previsto per il V° e VI° stralcio Euro 3.000.000,00 Importo previsto per il VII° stralcio Euro 1.350.000,00* *La perizia di spesa deve essere aggiornata Progetto “Studio, sistemazione statica e ristrutturazione a fini turistici, didattici e scientifici della Rocca di , con adeguamento delle pertinenze e costruzione nuovi servizi nell’ambito del recupero urbanistico del Borgo” (Comune di Roccastrada) Il recupero del Borgo e della Rocca di Montemassi è la prima e più signifi - cativa di una serie coordinata di azioni, tese al recupero e alla valorizzazione di tutti i borghi medioevali del territorio, realizzata e da realizzare con vari strumenti: piani di recupero urbanistici, piani di ripresa demografi ca con par- ticolari incentivi, ecc.. L’obiettivo perseguito è quello di presentare al mercato turistico (e non solo) un’off erta diversifi cata all’interno del panorama provin- ciale, che tende a dinamicizzarsi su diverse direttrici quali il Parco del Tufo a Sud del territorio, il Parco Minerario a Nord, gli Etruschi sulla costa e nelle colline interne. Il progetto nel suo complesso consiste in: studio statico, archeologico e sto- rico del bene; consolidamento e messa in sicurezza della Rocca; recupero e riuso fi nalizzato con allestimento di percorsi didattici e scientifi ci della Rocca; sistemazione delle vie di accesso alla Rocca e costruzione parcheggi; siste- mazione paesaggistica e ambientale delle adiacenze; ristrutturazione della ex

180 Capitolo 4 scuola materna comunale, posta alla base della Rocca, per la costruzione di servizi di ristoro e di prima accoglienza per i visitatori e di un centro po- livalente anche a servizio della popolazione residente; costruzione di spazi tecnologicamente adeguati per attività convegnistiche, scientifi che, infor- mative e didattiche; arredamento di detti spazi e loro messa in funzione; sistemazione del parco pubblico posto ai piedi della Rocca; rifacimento delle opere di urbanizzazione primaria e delle pavimentazioni delle vie interne e limitrofe al perimetro del centro storico; redazione e gestione di un piano di recupero urbanistico; avvio di attività scientifi co-didattiche e di promozione attorno ai lavori di scavo e consolidamento; attività di promozione. Una parte di questo complesso progetto è inserita nel Patto Territoriale e si articola in più interventi (in tutto otto) fra loro strettamente coordinati e dipendenti; i cantieri di lavoro eff ettivi sono stati, ad oggi, cinque: ■ Progetto A - pavimentazione e urbanizzazione primaria del centro abitato; ■ Progetto B - sistemazione delle aree esterne, della viabilità di accesso e del parcheggio del castello; ■ Progetto C - nuovo centro polifunzionale integrato - 2° stralcio; ■ Progetto cantiere virtuale; ■ Progetto lavori dell’impianto di illuminazione artistica del castello. Stato di attuazione dei lavori Progetto A - Pavimentazione e urbanizzazione del centro abitato: l’inve- stimento complessivo è di euro 1.006.622,43. È stato eseguito il rifacimento della intera rete dell’acquedotto per tutto il centro abitato, non previsto nella progettazione originaria e che, nella fase operativa, è risultato non più dila- zionabile per la sua obsolescenza. È stata realizzata una nuova rete dei sotto servizi telefonici anch’essa non prevista dal progetto originario, che consen- tono, in linea con le fi nalità di recupero del centro abitato, di eliminare anche i cavi aerei delle linee telefoniche riducendo così conseguentemente insieme alla eliminazione delle linee aeree elettriche, l’impatto ambientale. Per la ripavimentazione della viabilità del centro storico è stato deciso di utilizzare le pietre di riolite, pietra originaria e caratteristica del luogo, seb- bene di non facile reperibilità, in quanto le locali cave di prestito non sono più attive e la pietra viene reperita solo mediante bonifi ca di terreni su cui tale roccia si trova frammista. Ad oggi le pavimentazioni, le urbanizzazioni ed i sottoservizi sono completamente realizzati ed ultimati, e sono in corso le fasi di redazione del conto fi nale e del collaudo tecnico amministrativo. Progetto B - sistemazione delle aree esterne, della viabilità di accesso e del parcheggio del castello: l’investimento complessivo è di euro 916.711,00. Le emergenze archeologiche, scoperte dalle campagne di scavi del prof. Pa- renti per conto dell’Università di Firenze, hanno comportato il superamento

Capitolo 4 181 del progetto dell’arredo interno alle mura del Castello. Tali aree, infatti, do- vranno rimanere scoperte quali aree archeologiche visitabili. Le risorse economiche correlate alla pavimentazione e all’arredo inframurale non ese- guite assommano a circa 125.000 euro e sono state indirizzate verso un nuovo progetto di arredo, secondo le direttive della Soprintendenza di Siena, che ha intrapreso direttamente e con fondi propri opere sistematiche di restauro del Castello. Contemporaneamente gli scavi archeologici condotti dall’Università di Firenze all’interno del castello hanno rivelato ulteriori emergenze culturali che hanno indotto la Soprintendenza alla conservazione dell’intero impianto inframurale, inducendo il Comune ad una revisione ulteriore del progetto in- framurale. Anche i percorsi stradali di accesso al castello, sono stati modifi cati per volontà della stessa Soprintendenza per una migliore accessibilità con i mezzi propri all’area di cantiere. In data 19.5.2004 il Ministero per i beni e le attività culturali ha autorizzato, per l’anno 2004, una ulteriore campagna di scavi archeologici da eff ettuarsi nell’area inframurale del castello, affi dando la direzione degli scavi al Dott. Roberto Parenti della Università di Siena, già responsabile delle precedenti campagne di indagine. Progetto C - Nuovo centro polifunzionale integrato - 2° stralcio: investimento complessivo di euro 1.807.599,16. Il nuovo centro polifunzionale integrato è stato inaugurato il 30 maggio 2004. Nel centro l’Università di Siena sta alle- stendo il sistema didattico - informativo riguardante le principali emergenze storico archeologiche del territorio di Roccastrada e del castello di Monte- massi; sono in corso di avanzata defi nizione le operazioni di collaudo tecnico amministrativo fi nale. L’intervento, convenzionato con l’Università senese, ri- sulta anch’esso inserito nel Patto territoriale ed inizialmente individuato con il titolo di “cantiere virtuale” (investimento complessivo di euro 276.000,00). Progetto illuminazione artistica del castello: investimento complessivo di euro 80.000,00. L’intervento per le sue caratteristiche architettoniche ed artistiche, è stato posticipato a conclusione di tutti i lavori di scavo, movimentazione terre, installazione ponteggi, al fi ne di evitare intralci e soprattutto danneggiamenti alle apparecchiature luminose che dovranno essere installate. Finalità dell’intervento Il progetto ha un obiettivo di fondo: trasformare il paese, per la sua fama dovuta al famoso aff resco di Simone Martini, il suo paesaggio ancora medioe- vale, la sua posizione che ne fa un promontorio sulla Maremma, in una sorta di “biglietto da visita” che il territorio comunale off re ai suoi visitatori. Tale obiettivo è stato articolato in due azioni: 1) difesa del bene culturale e sua valorizzazione, sia come conservazione di un bene dall’alto valore simbolico, sia come fonte di conoscenza di un’epoca storica.

182 Capitolo 4 2) sviluppo di attività e servizi direttamente connessi alla fruizione del bene culturale (utilizzo diretto del monumento con visite e attività espositive; avvio di servizi annessi quali ristoro, vendita di gadget, libri e raccordo tra questi servizi e la gestione degli adiacenti impianti sportivi e ricrea- tivi; attività didattiche, convegnistiche e scientifi che in altri spazi); ma soprattutto indotti nell’economia locale da un bene che può diventare un elemento di forte attrazione turistica e scientifi ca. Gli interventi previsti nella prima azione sono stati oggetto dell’attività por- tata avanti dalla Sovrintendenza dei beni ambientali ed architettonici per le province di Siena e Grosseto, con fi nanziamenti del Ministero dei beni culturali, mentre la seconda azione si è concretizzata nel progetto presentato dal Comune di Roccastrada e inserito nel Patto Territoriale della provincia di Grosseto. Costo investimento progetto: “studio, sistemazione statica e ristrutturazione a fini turistici, didattici e scientifici della rocca di montemassi, con adeguamento delle pertinenze e costruzione nuovi servizi nell’ambito del recupero urbanistico del borgo” (Comune di Roccastrada)

Soggetto proponente Comune di Roccastrada Investimento complessivo: Euro 4.297.954,31 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanza patto (fondi CIPE) Euro 2.454.203,18 Progetto “Completamento e restauro ala Sud del complesso monumentale di S. Pietro all’Orto (Massa Marittima) per la creazione di nuovi spazi museali e di un centro organizzato di accoglienza ed orientamento per il turismo culturale” La Chiesa di S. Pietro all’Orto fu eretta nel 1197 dal Vescovo Giovanni IV e venne utilizzata come Cattedrale nella prima metà del sec. XIII. Nel 1272, con atto rogato Ser Goff redo da Grosseto, la struttura fu donata all’ordine di S. Agostino. Una volta ultima la costruzione della vicina chiesa di S. Agostino, in essa fu trasferita alla parrocchia di S. Pietro all’Orto. Nel 1784, ad opera del provinciale degli agostiniani Padre Petrini, il complesso fu interamente tra- sformato in convento su due livelli, uno terreno per i magazzini ed un primo piano per le celle dei frati. Soppressi nel 1866 gli enti e le congregazioni reli- giose, il complesso passò di proprietà al Comune, che lo utilizzò per le Scuole Elementari e per l’Asilo Giardino d’Infanzia. Attualmente S. Pietro all’Orto emerge, tra gli edifi ci medioevali massetani, per dimensioni e qualità architettonica, nonostante abbia subito pesanti rimaneggiamenti dopo la ricordata costruzione primo-settecentesca dell’at- tigua chiesa intitolata ai santi Pietro e Agostino. Il progetto, inserito nel Patto Territoriale, prevede la realizzazione di opere fi nalizzate al completamento dei lavori edili ed impiantistici necessari per

Capitolo 4 183 rendere agibili i locali (ubicati al piano terreno ed al primo piano dell’ala Sud del complesso) ed attivare, nel rispetto delle vigenti disposizioni normative, le destinazioni d’uso previste. Il riutilizzo del complesso monumentale di S. Pietro all’Orto si inserisce in una cornice volta a promuovere la conoscenza e l’utilizzo dei beni cultu- rali del territorio, anche nella prospettiva di valorizzare la risorsa-territorio ai fi ni della crescita socio-economica della popolazione residente. Il progetto di recupero e riutilizzo dell’ex convento si qualifi ca come un essenziale punto di snodo verso cui far convergere le informazioni di varia tipologia relative al complesso patrimonio culturale e delle risorse ambientali di Massa Marittima e del territorio circostante. Caratteristiche dell’intervento Il progetto di restauro e riuso del complesso di S. Pietro all’Orto è stato sud- diviso in numerosi stralci operativi, i cui primi quattro sono stati realizzati e completati nel periodo 1989-1995. L’intervento qui descritto riguarda il I° lotto del V stralcio funzionale, che ha l’obiettivo di concludere gli interventi di riuso dell’ala Sud del complesso edilizio. Le opere edili previste riguardano: la realizzazione al piano terreno di un ve- spaio areato e soprastante massetto armato per ripristinare le originarie quote di calpestio dei locali; opere di fi nitura da eff ettuare ai solai in legno e laterizio già precedentemente consolidati; sabbiatura, stuccatura e trattamento protet- tivo per i settori dei parametri murari per riscoprirne la tessitura originaria; nuove pavimentazioni per interni in cotto toscano e lastre in pietra serena per gli spazi destinati ad atrio, i vani scala e le rampe pedonali; sostituzione degli infi ssi esterni, dei portoni e delle porte di ingresso prospettanti sul chiostro di S. Agostino; installazione di nuovi infi ssi porta interni in cristallo; realizza- zione impianto di condizionamento ciclo annuale, di impianto antincendio, di impianto antintrusione ed impianto elettrico generale. Utilizzo degli spazi sistemati e relative destinazioni d’uso Il progetto ha cercato di prefi gurare spazi e funzioni il più possibile idonei ad ospitare i servizi di informazione ed accoglienza turistica del “Centro di Documentazione del Territorio” e le attività ad esso collegate. Si accede ai locali in progetto dagli ingressi posti su Corso Diaz ed all’interno del chiostro di S. Agostino, dove, di solito, i turisti in visita alla città giungono percorrendo un suggestivo itinerario (segnalato) che da Piazza Garibaldi, attraversando il centro storico, raggiunge la Torre del Candeliere, città Nuova e la Chiesa di S. Agostino con l’adiacente chiostro. Nel chiostro, grazie alla attivazione di un percorso di esodo che, attraverso i locali dell’ala Sud di S. Pietro all’Orto, si ricollega con la corte retrostante e con gli adiacenti giardini pubblici di Via

184 Capitolo 4 Valle Aspra, possono essere ospitati, in sicurezza e nel rispetto della normative, spettacoli esposizioni e manifestazioni culturali/ricreative. Gli ambienti al piano terreno del Centro di Documentazione del Territo- rio sono destinati (allestiti con idonei arredi ed attrezzature) alla esposizione permanente di cartografi e, documentazioni fotografi che e materiale didattico- illustrativo riguardante la “storia” del territorio e le sue attuali potenzialità ed “off erte”: parchi naturali, siti archeominerari, siti archeologici, iniziative culturali/ricreative e sportive non agonistiche promosse da soggetti pubblici e privati. Una sala specifi ca è destinata ad accogliere delle postazioni di lavoro informatiche, per la consultazione di banche dati e di sistemi audiovisivi di supporto all’informazione. Nei locali viene poi garantita la presenza di per- sonale qualifi cato per la raccolta delle informazioni e l’erogazione diretta dei servizi di informazione ed accoglienza del turista. Stato di attuazione L’intervento in oggetto è stato completato agli inizi del 2003. Costo totale investimento progetto: “completamento e restauro ala Sud del com- plesso monumentale di S. Pietro all’orto per la creazione di nuovi spazi museali e di un centro organizzato di accoglienza ed orientamento per il turismo culturale”

Soggetto proponente Comune di Massa Marittima Investimento complessivo: Euro 915.220,62 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanza patto (fondi CIPE) Euro 642.369,09 Progetto “Realizzazione e gestione del porto turistico di Marina di Grosseto” Il progetto, presentato nel ‘98 da una società mista pubblico-privata appo- sitamente costituita qualche anno prima, ha riguardato la realizzazione e la gestione del Porto di Marina di Grosseto, in corrispondenza del centro turi- stico di Marina di Grosseto, sulle sponde del canale di San Rocco, tra la foce del medesimo ed il Ponte Nuovo, in osservanza della L.R. 36/79 che localizza gli approdi destinati alla nautica da diporto. Il progetto del Porto turistico di Marina di Grosseto era stato già previsto nell’ambito del Protocollo d’Intesa fi rmato in data 27/10/1997 tra i Soggetti Pubblici che partecipavano al Patto Territoriale della Maremma Grossetana. In base a tale previsione in data 26 giugno 1998 venne sottoscritto un ap- posito Accordo di Programma tra il Comune di Grosseto, la Provincia e la Regione Toscana per consentire la rapida approvazione delle varianti al piano regolatore portuale, necessarie per la realizzazione del progetto. Il progetto ha comportato la realizzazione di un’area portuale per l’approdo di imbarcazioni da diporto completa di n. 15 pontili per complessivi n. 561 posti barca (n. 130 da 8 ml, n. 263 da 10 ml e n. 168 da 12,5 metri). Dei

Capitolo 4 185 suddetti 561 posti barca n. 487 saranno oggetto di trasferimento mediante contratto di ormeggio pluriennale (cosiddetto Long Rent), n. 56 saranno la- sciati a disposizione, come previsto per legge, per consentire il libero attracco e n. 18 posti saranno destinati a pescatori professionali. Sono state realizzate opere di difesa a mare e per l’attracco: ■ dighe foranee e banchine d’accosto; ■ pontili di ormeggio. A completamento dell’intervento sono stati previsti, poi, tutti i servizi oc- correnti: ■ colonnine di erogazione acqua potabile e non, con allacci per forza elettro motrice ed altri servizi; ■ un impianto con deposito interrato per l’erogazione di carburanti con pompe erogatrici, misuratori e tubi di adduzione; ■ illuminazione generale del bacino, delle opere e dei servizi; luci intermit- tenti all’imboccatura del porto; ■ sistema di raccolta dei rifi uti solidi; ■ impianto antincendio con bocchette predisposte per le protezione delle strutture portuali, dei fabbricati e degli impianti; ■ servizi tecnologici e rete di smaltimento acque meteoriche, rete di distri- buzione di energia elettrica; ■ rete fognaria; ■ servizio di sorveglianza ed assistenza radio. Stato di attuazione dei lavori Il cantiere per la costruzione del porto turistico ha ultimato le opere neces- sarie alla utilizzazione della struttura. Restano da defi nire (nell’ambito dell’Accordo di Programma in vigore) una serie di opere che serviranno ad integrare ulteriormente la struttura portuale nel contesto urbano della frazione di Marina di Grosseto. Costo totale investimento progetto: “realizzazione e gestione del porto turistico di marina di grosseto”

Soggetto proponente Società mista Marina di San Rocco S.p.A. Investimento complessivo: Euro 15.299.500,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanza patto (fondi CIPE) Euro 3.071.885,63

Progetto “Realizzazione e gestione del porto turistico del Puntone (Scarlino)” Il porto turistico del Puntone è una nuova struttura portuale dedicata alla nautica da diporto. Il porto costituisce uno dei poli nautici più importanti della Regione con la disponibilità di 561 posti barca per imbarcazioni dai 10

186 Capitolo 4 ai 40 metri, uniti ai 400 posti barca della fi umara del Puntone, dotati di inno- vativi impianti tecnologici e di servizio. L’infrastruttura portuale dispone anche di un sistema innovativo di ormeg- gio a pontili galleggianti con fi nger. I lavori di realizzazione del porto sono iniziati nel ‘98 e la struttura è entrata a regime nel corso del 2004, il costo complessivo ha superato i 19 milioni di euro, anche questo progetto è inserito nel Patto Territoriale della Maremma Grossetana. Caratteristiche dell’intervento La struttura realizzata si estende in parte su area demaniale marittima in concessione ed in parte su terreni privati acquistati durante gli anni di realiz- zazione del programma di investimenti. La struttura portuale è stata realizzata nel tratto di mare collocato in sinistra della fi umara del Puntone, anche con interventi di sistemazione delle sponde del canale. Lo svolgimento dei lavori ha risentito delle condizioni ambien- tali in cui gli stessi si sono svolti (mare aperto) e della necessità di eseguire consistenti interventi di escavazione delle sabbie, al fi ne di ottenere una pro- fondità utile a consentire l’ormeggio e la manovra delle imbarcazioni. Fra l’altro il dragaggio dei fondali ha portato alla luce reperti archeologici dei quali è stata interessata la competente Soprintendenza, che ha ritenuto quindi necessario monitorare le sabbie rimosse. A tal proposito esiste un progetto tra il Comune di Scarlino e la società realizzatrice del porto per valorizzare i reperti archeologici rinvenuti. La Società, entro i termini previsti dal Patto Territoriale per la conclusione dei progetti, ha provveduto alla defi nizione delle opere necessarie e suffi cienti a rendere funzionale la struttura, secondo gli standard previsti in materia di porti turistici. Attività relative al cantiere per la manutenzione delle imbar- cazioni, dell’offi cina elettromeccanica e della falegnameria, svolte da altre Imprese, sono già presenti nell’area portuale e assicurano la funzionalità del porto in termini di servizi di assistenza e ciò ha indotto la Società a soprasse- dere alla realizzazione di attività analoghe. A completamento della struttura portuale la PRO.MO.MAR. S.p.A. provvederà prossimamente alla realizza- zione delle strutture destinate ai servizi a terra, complementari all’attività portuale, quali ristorante, bar, attività turistico ricettive (CAV). Il bacino portuale è stato realizzato tramite la costruzione di due moli, uno di soprafl utto (che si estende per circa 375 m) ed uno di sottofl utto (che di estende per circa 260 m), che servono per proteggere il porto dalle mareggiate. La banchina di riva, realizzata all’interno del bacino protetto, si sviluppa per circa 587 metri. Come rifi nitura del piano di calpestio delle banchine è stata realizzata una

Capitolo 4 187 passeggiata pedonale formata da impalcati lignei dogati accostati gli uni con gli altri. Il fi lo banchina è stato rifi nito con un altro elemento ligneo parabordo che assolve anche alla funzione di antiscivolo per le operazioni di imbarco e sbarco. Si è provveduto inoltre alla pavimentazione dell’area portuale ed alla realiz- zazione della viabilità interna. A corredo delle strutture portuali sono stati realizzati tutti gli impianti tec- nologici necessari all’agibilità del porto, in particolare: ■ impianto di distribuzione forza motrice; ■ due importanti serbatoi per l’accumulo di acqua potabile e industriale; ■ al fi ne di garantire il servizio di corrente elettrica e di acqua di lavaggio e potabile alle imbarcazioni è stata realizzata una rete di distribuzione e sono stati apprestati punti di erogazione dei servizi, nel numero di uno ogni 4 posti barca, mediante colonnine “intelligenti”, che previa scheda prepa- gata forniscono all’utente il quantitativo di corrente e di acqua richiesto. ■ impianto antincendio; ■ 3 cabine di trasformazione per garantire l’illuminazione generale e quella delle banchine e dei pontili; ■ impianto raccolta scarichi fognari; ■ edifi cio destinato a torre di controllo al cui interno si trovano i locali de- stinati all’attività di sorveglianza e di sicurezza della navigazione; ■ sistemazioni esterne e viabilità. L’Azienda ha provveduto anche alla sistemazione della riva destra del canale, ove risultano collocati anche gli strumenti necessari per l’alaggio delle imbarcazioni (vasca per il travel lift ). Obiettivi del progetto L’intervento, inserito nel comparto del diportismo nautico, rappresenta un momento di sollecitazione, promozione e qualifi cazione dell’off erta turistica, in coerente applicazione della strategia di diversifi cazione ed innovazione delle strutture economiche dell’intero territorio. Il ritorno turistico, economico ed occupazionale del progetto è accentuato dalla presenza di un favorevole sce- nario (Scarlino e comprensorio delle Colline Metallifere), capace di esaltare i risultati positivi dell’intervento creando sinergie tra le diverse strutture della zona ed esternalità positive nei vari settori dell’economia. Costo totale investimento progetto: “realizzazione e gestione del porto turistico del puntone (scarlino)”

Soggetto proponente PRO.MO.MAR. S.p.A. Investimento complessivo: Euro 19.534.227,78 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Finanza patto (fondi CIPE) Euro 4.409.405,71

188 Capitolo 4 4.2.4 Interventi a sostegno del sistema produttivo locale Nei primi anni ‘90 la Provincia di Grosseto ha vissuto una condizione di diff uso malessere economico e sociale. Ad una situazione caratterizzata tra- dizionalmente da livelli di sviluppo inferiori rispetto al resto della Toscana, si sono sovrapposti veri e propri processi di crisi settoriale: ■ del settore chimico-minerario, per la perdita di convenienza allo sfrutta- mento dei giacimenti e delle relative lavorazioni a valle; ■ del settore agricolo, non in grado di intercettare le componenti forti del valore aggiunto; ■ del settore manifatturiero, a causa della sostanziale despecializzazione; ■ del settore edilizio e del suo indotto. Su iniziativa degli Enti Locali e della Provincia, con il pieno sostegno della Regione Toscana, ha preso, dunque, avvio una politica di rilancio fondata sulla valorizzazione delle attività connesse alle fi liere vocazionali tipiche del territo- rio: turismo, agricoltura e piccola-media impresa in generale, valorizzazione dei beni ambientali e culturali. Gli assi fondamentali dello sviluppo locale, perseguito con la utilizzazione degli strumenti disponibili, sono stati identifi cati: ■ nella reindustrializzazione leggera e compatibile, diretta anche a valoriz- zare le tradizioni e specializzazioni produttive del secondario esistenti per alcuni ambiti, e le risorse locali in generale; ■ nella verticalizzazione delle produzioni agricole e valorizzazione delle componenti di nicchia, nello sviluppo dell’agricoltura-ambiente e delle produzioni biologiche, nella integrazione della produzione tipica e di qualità nell’off erta turistica, nella ricerca di nuovi mercati; ■ nell’utilizzazione a fi ni anche economici dei consistenti e specifi ci beni ambientali e culturali per favorire la proposta di nuove off erte turistiche diversifi cate e di segmento e la diff usione del turismo nel territorio pro- vinciale; ■ nel riequilibrio tra zona costiera ed entroterra, basato sulla localizzazione (e sulla sua previsione negli strumenti urbanistici generali) nelle zone in- terne di investimenti rilevanti, sul miglioramento delle comunicazioni sub-provinciali, sulla valorizzazione dei centri storici, dei beni culturali ed ambientali; ■ nel recupero dei siti degradati, prodotti dagli impianti e dalla atti- vità della grande industria ormai largamente dismessa, e loro possibile rifunzionalizzazione economica; ■ nell’allargamento della base produttiva, mediante nuovi investimenti in generale, crescita dell’autoimprenditorialità, con particolare riguardo a

Capitolo 4 189 quella realizzata da donne, giovani, disoccupati, nella qualifi cazione della formazione professionale. Con risultati soddisfacenti è stata perseguita in primo luogo la strategia di promuovere interventi corrispondenti a vario titolo alla necessità di “infra- strutturare” il territorio, per alimentare in modo permanente un processo di nuovi investimenti, in particolare privati, e quindi di allargamento della base produttiva, e per migliorare in modo immediato e per la prospettiva i livelli occupazionali. L’intensa attività che ha interessato la comunità locale complessivamente intesa per il rilancio economico-occupazionale ha trovato le sue massime espressioni nell’approvazione dei due patti territoriali (Patto territoriale per lo sviluppo della Maremma Grossetana ed il Patto per l’Agricoltura, la Pesca e l’Acquacol- tura) nell’utilizzazione degli strumenti comunitari riguardanti gli obiettivi 5b e 2, l’obiettivo 3, il PSR, il Leader, il Contratto di Programma per l’Agroalimentare fi no all’esperienza dei Progetti Integrati di Sviluppo Locale (PISL). Per il perseguimento dell’obiettivo di rilancio economico si è favorita, in particolare, la realizzazione di infrastrutture, articolate in un sistema diff uso, pure se di rilevanza diversifi cata, costituite da aree per insediamenti produttivi localizzate nei vari Comuni del territorio provinciale e infi ne da Incubatori per le nuove imprese. La realizzazione delle aree per insediamenti produttivi di maggior rilevanza ha costituito uno dei punti centrali del “programma di rilancio” che ha preso avvio nella seconda metà degli anni ‘90, fi nanziati con i fondi della L. 236/93 destinati alle aree di crisi, assegnati alla Società Grosseto Sviluppo, a suo tempo appositamente costituita dalla Provincia e dai prin- cipali soggetti pubblici locali, anche con il concorso della Gepi, nell’ambito dell’intesa raggiunta nel confronto con il Comitato per il coordinamento delle iniziative per l’occupazione (costituito presso la Presidenza del Consiglio). Progetto “Realizzazione di aree industriali loc. Castel del Piano - Cinigiano (Area Orcia 1 - Area S. Rita) - loc. Scarlino (Area La Botte)” Area Orcia 1 (Casteldelpiano) Per la realizzazione dell’area denominata Orcia 1 è stata costituita alla fi ne del 1995, fra il Comune di Castel del Piano, l’Amministrazione Provinciale di Grosseto e la Grosseto Sviluppo S.p.A., la NAIMA S.p.A.. Negli ultimi mesi del 1997, la Società ha ampliato la compagine sociale con l’ingresso dei Comuni di Cinigiano e di Arcidosso. Per la realizzazione di una parte delle opere di urbanizzazione relative al primo stralcio è stato richiesto ed ottenuto dalla Regione Toscana un contri- buto a valere sui fondi UE Reg. 2081/93 Ob. 5b, mentre la rimanente parte è stata anticipata con i fondi della L. 236/93 art. 1 ter.

190 Capitolo 4 I lavori di urbanizzazione, iniziati nel febbraio ‘97, si sono conclusi il 4/12/98. Dopo il completamento dei lavori e la cessione degli stessi al Comune di Castel del Piano (anno 2002) la NAIMA ha continuato la promozione per la vendita dei lotti. Al 31.12.2003 i lotti venduti ammontano in totale a dodici su diciotto realiz- zati per un totale di 23.805 m2 venduti. Restano ancora da vendere 11.505 m2. I 6 lotti residui sono in fase di trattativa. Costo investimento Area Orcia 1

Soggetto proponente NAIMA S.p.A. Importo dell’investimento: Euro 1.063.190,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento DOCUP 2081/93 Ob. 5/b Euro 372.051,78 Anticipati da Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 292.314,60 Cinigiano - Area S. Rita Nel corso del 2001, su incarico della NAIMA, è stato predisposto il progetto esecutivo relativo alle opere di urbanizzazione a servizio dell’area produttiva posta in Borgo S. Rita nel Comune di Cinigiano. Il costo della progettazione è stato sostenuto con i contribuiti della L. 236/93, mentre per l’investimento di realizzazione delle opere il Comune di Cinigiano ha presentato domanda per la Misura 2.4.1 del DOCUP Ob. 2 (2000-2006), ottenendo un contributo pari ad euro 713.912,36. I lavori, comprendenti opere stradali, impianti a rete per acquedotto, fo- gnatura, impianto illuminazione pubblica, rete gas, rete telefonica, opere complementari a verde e quanto altro necessario per la funzionalità dell’area, sono stati ultimati nel corso del 2003. Il Comune ha provveduto, quindi, all’assegnazione dei lotti urbanizzati ed a oggi già n. 7 imprese hanno già rea- lizzato i propri opifi ci. Costo totale dell’investimento Area S. Rita

Soggetto proponente NAIMA S.p.A. Importo dell’investimento: Euro 1.503.524,03 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Anticipati da Grosseto Sviluppo (per la Euro 69.470,00 progettazione) (L. 236/93 art. 1 ter) Finanziamento DOCUP (Mis. 2.4.1.) Euro 713.912,36 Scarlino - Area La Botte Alla fi ne del 1997 è stata costituita la società di scopo denominata S.A.I.S. S.p.A. (Società Aree Industriali Scarlino) fi nalizzata ad urbanizzare l’area de- nominata “La Botte” in località Casone (Scarlino).

Capitolo 4 191 I soci fondatori sono i Comuni di Scarlino, Gavorrano, Follonica, Montieri, Massa Marittima, l’Amministrazione Provinciale di Grosseto e la Grosseto Sviluppo S.p.A.. La superfi cie totale urbanizzata è stata di 125.147 m2. I mezzi fi nanziari, per l’urbanizzazione dell’area, sono stati anticipati alla S.A.I.S. S.p.A. dalla Grosseto Sviluppo a valere sui fondi di cui all’art. 1 ter della Legge 236. In circa cinque anni dalla sua costituzione, la S.A.I.S. S.p.A., è riuscita a portare a termine gli obiettivi che si era posta: progettare ed eseguire le opere di urbanizzazione e assegnare tutti i lotti disponibili a nuove aziende, che dal punto di vista occupazionale, hanno rivitalizzato la zona Nord della provincia dopo la crisi chimico-mineraria dell’inizio anni novanta. Costo totale dell’investimento Area loc. La Botte

Soggetto proponente S.A.I.S. S.p.A. Importo dell’investimento: Euro 1.478.795,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Anticipati da Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 1.478.795,00 Progetto “Realizzazione di aree industriali loc. Le Topaie Orbetello (GR) - loc. Il Madonnino/Braccagni (GR) e altre aree industriali Area industriale di Orbetello - loc. le Topaie Il progetto è stato avviato nei primi mesi del 2000 e nel mese di giugno la Grosseto Sviluppo ha prodotto un progetto preliminare delle opere di urbanizzazione primarie, che è stato sottoposto all’attenzione degli uffi ci del Comune di Orbetello per il suo recepimento. Il Comune di Orbetello, dopo la defi nizione nel corso del 2002 della tran- sazione con i proprietari dei lotti di terreno relativi all’area industriale, ha approvato nel 2003, la variante urbanistica, il progetto preliminare, adottato il PIP con il regolamento di assegnazione dei lotti ed ha sottoscritto la con- venzione con Grosseto Sviluppo. Sempre nel 2003 ha approvato il progetto esecutivo e aggiudicati i lavori di urbanizzazione; inoltre ha aperto il bando per l’assegnazione dei lotti con l’aggiudicazione di 17 su 18 lotti disponibili. Grosseto Sviluppo ha predisposto per il Comune quest’ultimo bando ed ha fatto la valutazione tecnico economica delle domande presentate. I lavori sono iniziati nel primo quadrimestre del 2004. Costo dell’investimento Area Orbetello

Soggetto proponente Comune di Orbetello Importo dell’investimento: Euro 2.300.000,00 Contributi ottenuti per il fi nanziamento dell’intervento Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 1.000.000,00

192 Capitolo 4 Area industriale Roccastrada- loc. Il Madonnino/Braccagni Nel 2002 è stata sottoscritta la convenzione tra la Grosseto Sviluppo ed il Comune di Roccastrada per regolare i rapporti intercorrenti tra le parti nella fase di realizzazione e gestione dell’infrastruttura; la Grosseto Sviluppo nel 2003 ha seguito ed assistito il Comune per la risoluzione del problema legato alle bonifi che idrauliche che devono essere eseguite per la realizzazione delle opere di urbanizzazione ed ha predisposto e consegnato al Comune i bandi da pubblicare per l’assegnazione dei lotti. La problematica di cui sopra ha infl uito sui tempi di avvio del procedimento relativo all’affi damento dei lavori delle opere di urbanizzazione che saranno co- fi nanziate con il contributo della legge 236/93 gestito dalla Grosseto Sviluppo. Nel mese di Febbraio 2004 il Comune ha bandito la gara per l’assegna- zione dei lavori che sono iniziati nel mese di luglio. Il progetto ha ottenuto fi nanziamenti dal Patto Territoriale per l’Agricoltura, la Pesca e l’Acquacol- tura (euro 413.000,00 per le opere di regimazione idraulica dei tratti a margine dell’intera area PIP), mentre per il 1° stralcio delle opere di urbanizzazione primaria è stata presentata la richiesta di contributo sul PISL “Radicamento, Innovazione e Integrazione PMI” della Provincia di Grosseto. Costo dell’investimento Area Roccastrada

Soggetto proponente Comune di Roccastrada Importo dell’investimento: Euro 6.660.000,00 Finanziamento Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 1.291.143,00 Finanziamento patto verde Euro 413.166,00 Finanziamento richiesto in ambito PISL (Mis. 2.4.1.) Euro 627.904,75

Aree industriali di Pitigliano e Sorano Nel 2003 sono state sottoscritte le convenzioni tra la Grosseto Sviluppo ed i Comuni di Pitigliano e Sorano per la realizzazione di 2 nuove aree industriali, al servizio delle PMI ubicate all’interno della Provincia di Grosseto. I comuni nel primo trimestre 2004 hanno appaltato i lavori di urbanizzazione e pubbli- cati i bandi per l’assegnazione dei lotti. Costo dell’investimento Area di Sorano

Soggetto proponente Comune di Sorano Importo dell’investimento: Euro 255.792,91 Finanziamento Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 182.000,00

Costo dell’investimento area di pitigliano

Soggetto proponente Comune di Pitigliano Importo dell’investimento: Euro 180.792,72 Finanziamento Grosseto Sviluppo (L. 236/93 art. 1 ter) Euro 124.000,00

Capitolo 4 193 Progetto “Realizzazione di un incubatore di imprese in loc. La Botte - Scarlino” Grosseto Sviluppo nell’ambito della propria attività convenzionata con il Ministero del Lavoro attraverso la legge 236/93 art. 1 ter ha previsto ed ha in fase di ultimazione la costruzione di tre incubatori di imprese a Scarlino, Grosseto e Massa Marittima. A seconda della specifi cità del territorio dove sono ubicati, l’obiettivo della Grosseto Sviluppo e degli Enti Locali, è quello di caratterizzare i tre incubatori, così come di seguito descritti: ■ incubatore di Scarlino (loc. La Botte): saranno promosse in particolare attività legate al settore della nautica in considerazione del fatto che ci sono già attività nautiche inserite nell’area industriale della Botte ed è in fase di ultimazione il Porto del Puntone; la costruzione dell’immobile è pressoché completata (ampliamento) e sono in corso le pratiche per l’ot- tenimento dell’agibilità del fabbricato; ■ incubatore di Grosseto (area Nord): saranno promosse in particolare sia attività legate al campo dei servizi (terziario) in modo da creare una struttura in cui siano presenti professionalità e conoscenze (grafi che, lin- guistiche, informatiche, marketing ecc.) oggi necessarie per operare in un mercato globale, che attività artigianali da collegare al marchio “Arti e Mestieri di Maremma” realizzato da Grosseto Sviluppo. Al momento la costruzione è al 50%; ■ incubatore di Massa Marittima (loc. ): sarà fi nalizzato ad ospitare piccole imprese artigiane anche esse collegate possibilmente al marchio “Arti e Mestieri di Maremma”. Anche in questo caso la costruzione è al 50%. La fi nalità perseguita con la realizzazione dei tre incubatori è stata quella di promuovere la creazione di impresa attraverso l’affi ancamento delle aziende nella fase di start-up, nella quale in genere si incontrano varie diffi coltà. L’incubatore consente, infatti, di facilitare l’ingresso di nuovi potenziali im- prenditori nel mercato, mettendo loro a disposizione uno spazio fi sico dove avviare, a costi contenuti, la propria idea progetto ed off rendo, soprattutto, una serie di servizi tecnico, manageriali e fi nanziari per lo sviluppo della stessa attività. Il periodo di permanenza delle imprese nell’incubatore è stato stabilito in 5 anni, prorogabili per 1 o più anni a seconda delle esigenze. L’incubatore è in grado di off rire signifi cativi vantaggi competitivi quali: ■ abbattimento dell’investimento iniziale; ■ servizi logistici e di segreteria comuni; ■ tutoraggio continuo e formazione imprenditoriale sul campo (soprat- tutto nella fase di avvio delle iniziative);

194 Capitolo 4 ■ assistenza/consulenza organizzativa, amministrativa, fi nanziaria e tec- nico-commerciale. La creazione degli incubatori non si è confi gurata solo come semplice ope- razione immobiliare, volta alla realizzazione di locali per l’insediamento di imprese, ma particolare attenzione è stata prestata alla fornitura dei servizi. I servizi che le strutture saranno in grado di off rire alle imprese ospitate si possono suddividere in due gruppi: 1) servizi di base, di tipo tecnico-funzionale, legati alla sede spaziale; 2) servizi specifi ci su richiesta, di tipo tecnico manageriale e consulenziale. Nel primo gruppo rientrano tutti quei servizi compresi nel canone di “pre- stazione di servizi” off erto dal Conduttore dell’incubatore e precisamente: ■ riscaldamento, raff reddamento, energia elettrica, pulizia bisettimanale parti comuni; ■ servizio di reception e controllo ingressi, servizio di informazione rela- tivo a viaggi, servizio recapito postale; ■ servizi igienici comuni, sale di aspetto, ascensori e montacarichi; ■ manutenzione e pulizia delle aree comuni, smaltimento dei rifi uti urbani raccolti negli appositi contenitori; ■ posti auto esterni non custoditi; ■ sarà inoltre disponibile anche un locale bar - mensa che dovrà essere ge- stito da imprenditori privati. Nel secondo gruppo rientrano invece quei servizi specifi ci che saranno of- ferti a pagamento a chi ne farà richiesta: ■ assistenza sul piano d’impresa, fi nanziamenti agevolati, formazione pro- fessionale; ■ assistenza su aspetti promozionali e pubblicità; ■ utilizzo di sale riunioni; ■ servizio fotocopie, fax. Descrizione tecnica degli incubatori di impresa Scarlino L’immobile di Scarlino consta di n. 23 locali. La superfi cie totale dell’edifi cio è di 4.222 m2 coperti, di cui 2.463 m2 al piano terra (reception, sala riunioni, sala conferenze, bar/mensa, servizi igienici) e di cui 1.044 m2 al piano primo ed un seminterrato di 715 m2. Gli spazi destinati alle imprese variano da un minimo di 41 m2 ad un massimo di 180 m2. Grosseto L’immobile di Grosseto consta di n. 25 locali. La superfi cie totale dell’edifi - cio è di 2.211 m2 coperti, di cui 1.213 m2 al piano terra (reception, sala riunioni,

Capitolo 4 195 sala conferenze, bar/mensa, servizi igienici) e di 865 m2 al piano primo, un seminterrato di 133 m2. Gli spazi destinati alle imprese variano da un minimo di 28 m2 ad un massimo di 150 m2. Massa Marittima L’immobile di Massa consta di n. 10 locali. La superfi cie totale dell’edifi cio è di circa 962 m2 coperti, di cui 292 m2 l’unità A e di 551 m2 l’unità B. Gli spazi destinati alle imprese variano da un minimo di 25 m2 ad un massimo di 90 m2. Costo dell’investimento incubatore di imprese - scarlino

Soggetto proponente Grosseto Sviluppo S.P.A. Importo dell’investimento: (compreso terreno) Euro 2.600.000,00 Interamente fi nanziato con i contributi L. 236/93 art. 1 ter

Costo dell’investimento incubatore di imprese -grosseto

Soggetto proponente Grosseto Sviluppo S.P.A. Importo dell’investimento Euro 1.851.418,03 Interamente fi nanziato con i contributi L. 236/93 art. 1 ter

Costo dell’investimento incubatore di imprese - massa marittima

Soggetto proponente Grosseto Sviluppo S.P.A. Importo dell’investimento Euro 628.907,41 Interamente fi nanziato con i contributi L. 236/93 art. 1 ter

Progetto “Realizzazione centro fieristico polifunzionale fieristica in loc. Madonnino” La Fimar S.p.A. costituita nel 1994 è una società pubblico-privata a pre- valente capitale pubblico, nata su iniziativa della CCIAA di Grosseto, a cui hanno aderito la Provincia, il Comune di Grosseto, le Associazioni di catego- ria ed i principali comuni della Provincia. La società individuata dagli Enti Pubblici per costituire il Centro Fiere della Provincia di Grosseto, ha per oggetto l’organizzazione e la gestione di fi ere, esposizioni e servizi per le imprese. Il Centro Fiere viene realizzato in un territorio strategico, che collega l’area vasta tirrenica con l’area vasta meridionale, creando quindi un collegamento importante per gli scambi di queste due aree. Le manifestazioni che saranno organizzate nel futuro Centro Fiere inten- dono avere un carattere regionale e nazionale. La realizzazione della struttura è improntata alla necessità di realizzare un momento promozionale essenziale della provincia, inserito nelle diverse azioni per la valorizzazione dell’area e dei punti più rilevanti della sua eco-

196 Capitolo 4 nomia quali l’agroalimentare, l’agroindustria e il manifatturiero di pregio, nonché le attrattive dell’off erta turistica. La realizzazione dell’intervento, che occuperà un’area di 75.000 m2, è arti- colata in tre stralci funzionali. Il primo stralcio, inserito all’interno del Patto Territoriale per lo sviluppo della Maremma Grossetana, prevede la realizzazione di una costruzione su due piani per complessivi 986,70 m2. L’opera è costituita da un edifi cio dire- zionale da adibire ad uffi ci ed abitazione del custode; magazzini per ricovero delle attrezzature; punto fi sso per ristoro e bar; biglietterie; aree attrezzate per il montaggio di strutture mobili; accessori e servizi. Il secondo stralcio, su cui è stato richiesto il fi nanziamento in ambito DOCUP Ob. 2 (rientra tra i progetti del PISL ammessi a fi nanziamento) è relativo alla realizzazione di un capannone ad uso espositivo, che si sviluppa su due piani, dotati di tutti i comfort ed i servizi da mettere a disposizione di espositori e visitatori. Il terzo stralcio prevede la costruzione di ulteriori 2 capannoni espositivi, con le stesse caratteristiche del capannone previsto nel secondo stralcio. La progettazione esecutiva è stata defi nita entro il mese di novembre 2004. Stato di attuazione dei lavori L’intervento è conforme alla variante del Prg ed è concessionato. Costo dell’investimento progetto: “realizzazione centro fieristico polifunzionale fieristica in loc. Madonnino”

Soggetto proponente Fi.Mar S.p.A. Importo dell’investimento (1° stralcio) Euro 1.307.648,88 Importo dell’investimento (2° stralcio) Euro 1.148.931,88 Importo dell’investimento (3° stralcio) Euro 2.600.000,00 di cui fi nanziato con: Finanza di patto (fondi CIPE) Euro 307.550,08 Ammesso a contributo nel PISL (Misura 2.4.3) Euro 450.000,00 Progetto: “Recupero dei locali ubicati nella fortezza Orsini per la realizzazione di struttura espositiva e di promozione delle produzioni locali” Il progetto proposto dal Comune di Pitigliano prevede la rifunzionalizzazione di locali della fortezza Orsini, di valore storico e culturale, per la realizzazione di una struttura espositiva per la valorizzazione dei prodotti locali, lo svolgi- mento di fi ere e l’allestimento di mostre. La Fortezza, già Castello Aldobrandesco, con l’emergere della potenza dei Conti Orsini, divenne uno dei principali baluardi del loro dominio; ripetu- tamente contesa, data la sua importanza strategico militare, fu interessata da numerosi episodi bellici, nel quadro del secolare confl itto tra gli Orsini e la

Capitolo 4 197 repubblica di Siena (che l’assediò nel 1454). Il complesso appare articolato in vari corpi di fabbrica che connotano un insieme di elevato valore storico e architettonico, dal quale emerge il cortile interno ricco di numerosi orna- menti artistici. Il progetto prevede la formazione di un polo attrezzato, adibito a centro espositivo fl essibile, in grado di ospitare al meglio manifestazioni tempora- nee, come mercati antiquari, esposizione vinicole e simili, che possano off rire, ai crescenti fl ussi turistici, occasioni specifi che di visita e soggiorno ed un potenziamento dei processi di innovazione ed espansione delle attività pro- duttive. I circa 650 m2 disponibili (già serviti da più entrate che possono essere recu- perate anche come vie di fuga) sono stati trattati in fase progettuale come una strada pedonale aperta, lungo la quale saranno dislocati i servizi e i vari “spazi espositivi”, le notevoli altezze interne hanno consentito inoltre un’originale articolazione spaziale delle varie funzioni previste. Finalità del progetto Il progetto prevede il recupero di locali di notevole valore storico - cul- turale che necessitano di una adeguata ed urgente sistemazione, con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio medesimo, ma anche e soprattutto di valorizzazione l’artigianato locale ed i prodotti tipici della zona, per consen- tire il potenziamento e la qualifi cazione delle attività produttive, migliorare la qualità dell’accoglienza e dell’off erta territoriale, favorendo uno sviluppo a carattere distrettuale. Nell’ambito del progetto sono previste anche una mostra mercato con spazi polifunzionali da destinare all’attività delle varie Associazioni cittadine, un percorso di visita turistico oltre ai relativi servizi. Il recupero dei locali di interesse storico renderà disponibile una struttura che permetta ai visitatori di capire ed apprezzare ulteriormente le peculiarità del territorio del tufo e dell’abitato di Pitigliano, funzionando inoltre quale polo introduttivo alla visita dell’intera zona. Il progetto rientra, poi, nel piano generale che interessa il recupero di tutto il centro storico con le sue attività, all’interno del quale alcuni interventi sono già stati eff ettuati, altri sono in fase di ultimazione da parte del Comune. Stato di attuazione dei lavori Trattasi di intervento di prossima realizzazione. Costo investimento progetto: “recupero dei locali ubicati nella fortezza orsini per la realizzazione di struttura espositiva e di promozione delle produzioni locali” Soggetto proponente Comune di Pitigliano Importo dell’investimento Euro 666.000,00 di cui fi nanziato con: PISL (Misura 2.4.3 - DOCUP Ob. 2 2000-2006) Euro 399.600,00

198 Capitolo 4 Progetto “Ristrutturazione funzionale di un edificio finalizzato alla realizzazione di un laboratorio di ecologia lagunare e di ricerca per l’acquacoltura e la pesca” Il progetto risulta tra quelli ammessi e fi nanziati dal Patto Territoriale per l’Agricoltura, la Pesca e l’Acquacoltura. Il progetto, proposto originariamente dalla Regione Toscana, e la cui rea- lizzazione è affi data al Commissario delegato al risanamento ambientale della Laguna di Orbetello insieme al Polo Universitario di Grosseto, prevede la realizzazione di una struttura in prossimità della Laguna di Orbetello, che si occupi della salvaguardia dei numerosi ed importanti ecosistemi presenti nel territorio, in un luogo che per le caratteristiche ambientali può essere defi - nito come un “laboratorio naturale” e intende produrre eff etti positivi sia dal punto di vista naturalistico, sia da quello economico (pesca e acquacoltura, turismo) e occupazionale, con importanti benefi ci anche dal punto di vista della salubrità ambientale. II Centro di Ecologia Lagunare sarà un punto di riferimento nazionale ed internazionale per quanto riguarda lo studio, il monitoraggio e la ricerca sulla Laguna di Orbetello e le zone umide in generale. Relativamente alla laguna di Orbetello, compito specifi co di questo Centro dovrà essere porre le basi per il completo recupero e mantenimento dell’eco- sistema lagunare e per la sua corretta gestione. Il Centro sarà il sito in cui si svolgeranno tre distinte tipologie di attività principali, tutte collegate dal comune denominatore della ricerca sull’am- biente lagunare: Ricerca applicata Il Centro di ecologia lagunare sarà un luogo di studio e ricerca di respiro internazionale, che dovrà quindi disporre delle necessarie strutture atte a ricevere ricercatori italiani e stranieri. Le iniziative che saranno intraprese dovranno essere improntate ad alcune linee di azione fondamentali: ■ adattare al contesto locale esperienze maturate in altre realtà ambientali, talvolta anche molto diverse da questa, ma estremamente valide sotto il profi lo tecnico-scientifi co; ■ sfruttare appieno le competenze e i risultati raggiunti da altre Università italiane e centri di ricerca, andando a costituire un importante punto di riferimento nei settori indicati, a livello nazionale; ■ sviluppare collaborazioni scientifi che con altri enti di ricerca, italiani e stra- nieri, mirati allo scambio costruttivo di esperienze, risultati, personale, ecc.; ■ realizzare studi applicativi con una elevata componente gestionale e innovativa, sul modello delle “fi eld stations”.

Capitolo 4 199 Fra le principali funzioni che dovranno essere svolte vi sono: a) monitoraggio di acqua e sedimenti. Monitoraggio attraverso la valuta- zione delle risposte in organismi lagunari e marini (studio di bioindicatori e applicazione di biomarkers); b) interventi di protezione, salvaguardia e manutenzione ordinaria della laguna; c) sperimentazione e applicazione di metodi di recupero e sfruttamento delle risorse dell’ambiente lagunare; d) interventi per la corretta gestione delle zone umide; e) studi e partecipazione alla gestione delle aree marine protette; f) studio e valutazione della erosione costiera; g) analisi e catalogazione delle risorse del territorio e monitoraggio dei suoi mutamenti nel tempo; h) Creazione di una banca dati per la raccolta, elaborazione e conserva- zione dati del territorio, così da creare una - solida base scientifi ca per il monitoraggio ambientale a lungo termine e lo sviluppo di indagini sulle relazioni esistenti tra l’ambiente naturale e la presenza passata, presente e futura dell’attività umana. Didattica universitaria Perseguendo il necessario collegamento della didattica universitaria e della ricerca, nel Centro di Ecologia Lagunare sarà possibile svolgere attività didat- tiche specifi che ed altre complementari alle iniziative dell’Università di Siena, che lo pongano come elemento essenziale nello sviluppo del Polo Universita- rio Grossetano. In attesa di una più precisa defi nizione normativa, sono allo studio corsi di specializzazione che potrebbero inquadrarsi come master di primo e di secondo grado. Formazione pre e post laurea Il Centro di Ecologia Lagunare dovrà collocarsi come importante punto di riferimento per fornire formazione continua a privati e dipendenti di pubbli- che amministrazioni in settori connessi alla gestione delle risorse naturali. Il Centro potrà infatti assicurare formazione di alto livello qualitativo, promuovere e supportare attività didattiche connesse ai settori di ricerca del centro, fi nalizzate alla formazione di personale specializzato nei singoli settori di interesse. Questa attività potrà anche essere svolta in stretto coordi- namento con gli organi di programmazione della formazione professionale e dell’istruzione e formazione tecnico superiore. Relazioni con altri enti e strutture Sono interessate al Centro, e disposte a collaborare per il suo funzionamento nell’ottica dello sviluppo della ricerca scientifi ca a carattere internazionale, le principali Università italiane che hanno attività nel settore della Ecologia

200 Capitolo 4 Marina e Lagunare, l’ICRAM (Istituto Centrale di Ricerca Applicata Marina), il Centro di Ricerca del Ministero dell’Ambiente, e le Cooperative della pesca e dell’acquacoltura. Il Centro dovrà quindi prevedere la possibilità di acco- gliere in futuro ricercatori italiani e stranieri. Nella fase operativa gli Istituti interessati dovrebbero mettere a disposizione fondi sia per la ricerca sia per il personale (borse di studio, personale tecnico, ecc.). Prospettive Il Centro può costituire la premessa per sviluppare in seguito attività di ricerca su temi di carattere ambientale anche non strettamente inerenti agli ambienti marini quali: le problematiche relative alla bonifi ca dei siti contami- nati dell’area e l’attività nell’ambito dei parchi, terrestri e marini, delle aree protette, del turismo scientifi co, per supportare l’economia del territorio. Logistica L’originaria scelta di collocare il Centro nell’area ex SITOCO di Orbetello, è stata modifi cata dalla necessità di concretizzare nel più breve tempo possibile il progetto. Questo ha indotto i proponenti a scegliere l’area dei magazzini ubicati in Loc. Macelli che si aff acciano sul lato di ponente della Laguna di Orbetello e che rispondono alle caratteristiche ritenute necessarie alla realizzazione del primo insediamento scientifi co (area adiacente alla laguna; facilmente raggiungibile da terra e dalla laguna; riconoscibilità fi sica e basso impatto; facilmente raggiungibile dal pubblico e quindi “frequentabile”; dotata di spazi suffi cienti per strutture sia di ricerca che di didattica). Stato di attuazione dei lavori Gli interventi relativi alla ristrutturazione dell’immobile sono stati comple- tati agli inizi del mese di ottobre (8/10/2004). Sono in fase di completamento le attività relative all’acquisizione degli arredi e degli impianti. Costo investimento progetto: “realizzazione di un laboratorio di ecologia lagu- nare e di ricerca per l’acquacoltura e la pesca”

Commissario delegato al risanamento Soggetto proponente ambientale della Laguna di Orbetello - Polo Universitario Grossetano Importo dell’investimento Euro 1.032.913,80 di cui fi nanziato con: Finanza patto Euro 1.032.913,80 Progetto “Sistemazione in mare di barriere artificiali sommerse destinate a favorire il ripopolamento ittico” Il progetto delle barriere sommerse a mare è stato avviato dalla Provincia di Grosseto, con il pieno consenso delle Associazioni maggiormente rappresen- tative del mondo della pesca professionale, nel corso del 2000.

Capitolo 4 201 Scopo del progetto è quello di favorire il ripopolamento ed al contempo di esercitare un’azione dissuasiva dall’esercizio della pesca a strascico. L’incremento degli stock ittici in un’ottica di riequilibrio ambientale può avere eff etti positivi per la sopravvivenza della piccola pesca tradizionale, ese- guita con reti da posta od altre tecniche selettive, oltre che per l’esercizio delle attività di pesca sportiva, in grado a sua volta di produrre positive ricadute in termini di off erta turistica a fronte di una off erta crescente di posti barca negli approdi turistici. Il progetto è stato inserito nel Patto territoriale per l’Agricoltura, la Pesca e l’Acquacoltura per un investimento di oltre € 929.000,00 ed è localizzato nel litorale tra il Comune di Castiglione della Pescaia e il Comune di Grosseto. Il progetto si prefi gge di realizzare un’area di ripopolamento e cattura per specie marine e cioè una zona di mare dotata di strutture che favoriscano la stanzialità e la riproduzione di quelle specie che sostano o transitano lungo la fascia costiera e che non trovando siti idonei al riparo, all’alimentazione e alla riproduzione, si allontanano. Tale situazione, tipica delle litorale Grossetano, è comunque modifi cabile, almeno parzialmente, con l’adozione di strutture che siano fi nalizzate allo scopo e che sono comunque già naturalmente presenti in natura (aff errature o tenute). Caratteristiche tecniche L’intervento complessivo ha previsto la realizzazione e il collocamento delle strutture destinate specifi catamente al ripopolamento. Tali strutture sono state posizionate in modo da coprire uniformemente l’area con una densità predeterminata. Gli spazi liberi potranno essere successivamente utilizzati per il collocamento eventuale di piccole strutture, tipo laterizi, per favorire la colonizzazione. Terminato il primo intervento è stata necessaria, ed è in corso di realizzazione, una fase di studio al fi ne di verifi care l’effi cacia dell’intervento realizzato, lo sviluppo della colonizzazione delle strutture e dell’area intera. In tale fase è indispensabile verifi care anche l’effi cacia delle singole strutture, dif- ferenti tra loro, evidenziando quali strutture diano i migliori risultati in termini di biomassa per unità; la fase di ricerca deve inoltre determinare oltre ai tempi di sviluppo l’incremento ponderale delle specie presenti in modo prevalente nell’area, anche le misure gestionali da adottare nell’esercizio della pesca pro- fessionale. I risultati che emergeranno da tale verifi ca saranno quindi utilizzati per il completamento del progetto con l’estensione nelle altre aree. La barriera, divisa in due sezioni, è stata realizzata nel tratto di mare tra Castiglione della Pescaia e i Monti dell’Uccellina. Il progetto prevede anche una fase di monitoraggio che sarà condotta dal Centro per lo Sviluppo Ittico Toscano (CE.S.I.T.) con sede in Castiglione della Pescaia.

202 Capitolo 4 È prevista, inoltre, la prosecuzione di un intervento nella parte meridionale della costa fi nanziato attraverso lo SFOP e dell’iniziativa di “Protezione della fascia costiera grossetana con unità dissuasive artifi ciali” nell’ambito del Pro- getto Interreg III, in collaborazione con l’ARPAT e la Provincia di Livorno. Numero e tipologia delle strutture di ripopolamento Data la particolare composizione dei fondali, con una consistente compo- nente di argilla per cui risultano fangosi e teneri, le barriere non possono essere particolarmente pesanti in quanto potrebbero sprofondare, rovesciarsi e comunque non svolgere correttamente la loro funzione. Le strutture principali sono caratterizzate da due tipologie, la prima costi- tuita da pedane in calcestruzzo e rete metallica su cui viene realizzato, con laterizi ed inerti di varia foggia e dimensione, un parallelepipedo o una pira- mide, la seconda costituita dall’assemblaggio di massi e comunque materiale di scarto della produzione per l’edilizia. Le dimensioni minime di base sono 200 x 200 cm e l’altezza è legata alla forma che si intende dare alla struttura e comunque compresa tra i 1,20/1,65 m. L’area oggetto del progetto è stata interessata da n. 2 barriere che occupano una superfi cie di forma rettangolare rispettivamente di dimensioni 1 Km x 3 Km e 1 Km x 2 Km. Effetti del progetto La realizzazione del progetto comporterà la diff erenziazione delle specie con un aumento di quelle tipiche di zone miste (sabbia-roccia) quali polipo, scorfano, grongo, astice, e l’incremento di quelle che pur vivendo all’interno di tali strutture trarrebbero alimento della biomassa che si sviluppa sulle strutture (es. pesce bianco). Tale incremento fornirà una maggiore diversifi ca- zione del prodotto pescato con l’introduzione di specie pregiate e comunque l’incremento generale della biomassa. In queste zone la pesca sarà esercitata con attrezzi di cattura idonei alle particolari caratteristiche dell’ambiente e particolarmente selettivi ed il prodotto pescato avrà caratteristiche superiore a quella delle specie oggetto di cattura con attrezzi meno selettivi. Stato di attuazione dei lavori La messa in opera delle barriere è stata completata in data 15/10/2004. L’at- tività di monitoraggio condotta dal Centro per lo Sviluppo Ittico Toscano (CE.S.I.T.) terminerà nel mese di luglio 2005. Costo investimento progetto: “sistemazione in mare di barriere artificiali som- merse destinate a favorire il ripopolamento ittico”

Soggetto proponente Amministrazione Provinciale di Grosseto Importo dell’investimento Euro 929.622,42 di cui fi nanziato con: Finanza patto Euro 929.622,42

Capitolo 4 203 Progetto “Impianto di teleriscaldamento geotermico del Comune di Santa Fiora” Il territorio provinciale, per le sue caratteristiche naturali, climatiche e geo- logiche, esprime in modo diff uso potenzialità notevoli per la produzione di energia da fonti rinnovabili e pulite. Il maggiore sfruttamento di tali potenzialità, oltre a concorrere alla so- luzione delle problematiche connesse all’approvvigionamento energetico, corrisponde al contempo agli obiettivi di valorizzazione della qualità territo- riale espressi nel Distretto rurale. Particolarmente signifi cativo per l’utilizzo dell’energia geotermica nelle attività produttive è il progetto dell’impianto di teleriscaldamento di Santa Fiora. Con la realizzazione dell’impianto, il principale insediamento industriale della zona potrà utilizzare il fl uido sia a scopo di riscaldamento degli ambienti che nell’ambito del processo produttivo. Il sistema di teleriscaldamento pro- gettato è concepito e dimensionato per alimentare qualunque insediamento industriale dovesse sorgere nelle aree lungo cui si snoda la rete di distribuzione. Il sistema rappresenta un’opportunità unica per disporre di energia termica a basso costo, rappresentando inoltre un fattore trainante dello sviluppo del- l’economia del territorio comunale, principalmente legato: all’incremento nelle attività alberghiere, anche per la possibilità di realizzare piscine termali, bagni turchi e saune; alla creazione di attività produttive per le quali l’energia termica ha un’incidenza rilevante sul costo fi nale dei prodotti (sericoltura, fl oricoltura, comparto del legno, essiccazione di prodotti ortofrutticoli, inscatolamento di vegetali). Il bacino di utenza del sistema in progetto comprende il Comune capoluogo Santa Fiora e la frazione . Il progetto servirà anche per la copertura dei fabbisogni per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua per usi igienico - sanitari. Il sistema si inserisce, infatti, in un’area non servita dal gas metano, dove ci sono impianti tradizionali di riscaldamento, alimentati con diff erenti tipologie di combustibile (legna, gasolio, G.P.L., kerosene). Caratteristiche tecniche Il progetto prevede la costruzione di una centrale di scambio termico, ali- mentata da fl uido geotermico fornito da E.N.E.L. S.p.A. e prelevato a valle dall’impianto di produzione di energia elettrica (fl uido refl uo). Qualora fosse necessaria un’integrazione, ovvero in condizioni di emergenza, potrà essere prelevato fl uido geotermico dal vapordotto che alimenta la centrale di Ba- gnore 3 (fl uido idoneo alla produzione elettrica). Nella centrale di scambio l’energia termica viene trasferita ad un anello di acqua trattata, che si snoda tra la frazione di Bagnore fi no a Santa Fiora. L’anello costituito da doppia tu- bazione (andata e ritorno) in acciaio precoibentato e interrato è dimensionato

204 Capitolo 4 per distribuire 13 Gcal/h, a fronte di una richiesta potenziale dell’area servita che non supera i 7,5 Gcal/h e questo per consentire il futuro sviluppo della rete. Lungo il tracciato della dorsale principale si staccano vari rami per l’ali- mentazione diretta e indiretta delle utenze. Effetti del progetto L’eff etto diretto dell’intervento è quello di consentire un sensibile rispar- mio economico nell’acquisto di energia termica da parte delle utenze sia civili che industriali. Con la realizzazione del sistema è possibile, inoltre, eliminare le emissioni in atmosfera di inquinanti (ossido di azoto, ossido di carbonio, composti organici volatili) e di anidride carbonica per eff etto della messa fuori servizio di tutte le caldaie di riscaldamento esistenti. L’intervento è perfetta- mente in linea con le iniziative di riduzione delle emissioni di CO2 previste dal Protocollo di Kyoto. Aumenta la sicurezza delle utenze, prive di qualsiasi fonte di combustione a domicilio, con l’eliminazione totale di rischi di esplosione, incendio o avvele- namento da ossido di carbonio. Stato di attuazione dei lavori I lavori del primo lotto (Bagnore-S. Fiora) sono iniziati nel corso del 2003 e sono stati completati nel corso del 2004. Costo investimento progetto: “impianto di teleriscaldamento geotermico del comune di santa fiora”

Soggetto proponente Comune di S. Fiora - Amiata Energia S.p.A. Importo dell’investimento Euro 5.112.923,30 di cui fi nanziato con: Finanza patto (fondi CIPE) Euro 1.324.711,95 Fondi regionali Euro 1.928.966,52 Fondi privati Euro 774.685,35

Progetto “Sistema qualità e contratto di programma per l’agroalimentare” Nella provincia di Grosseto la propensione all’investimento nell’agricol- tura e nell’agroalimentare, nonostante le diffi coltà generali e quelle specifi che derivanti anche dagli andamenti climatici degli ultimi anni, si è mantenuta ad un livello elevato soprattutto nei settori dove si esprime maggiormente il binomio qualità-innovazione. La Provincia, collaborando con le organizzazioni e con i produttori, ha compiuto nell’ultimo periodo uno sforzo imponente per la qualifi cazione dei prodotti, con il percorso attuato ed ancora aperto che riguarda vari ambiti per la caratterizzazione e l’attribuzione delle denominazione di origine e di qualità: per il vino sono presenti oggi 8 DOC nel territorio provinciale; per

Capitolo 4 205 l’olio, che viene prodotto per circa il 60% in provincia di Grosseto e che ha nella cooperativa OLMA uno degli attori principali di tutto il comparto, suc- cessivamente al riconoscimento da parte comunitaria della IGP Toscano sul territorio regionale, si è ormai defi nito il percorso per due DOP provinciali, cioè la Seggianese (Amiata) e la DOP Colline di Maremma che interessa il restante territorio olivato provinciale; il quadro delle produzioni legnose è completato dalla Castagna dell’Amiata; per la carne, lo sforzo si è concentrato sul settore bovino per il riconoscimento comunitario della DOP per la carne Maremmana e sull’ovino, per l’IGP Agnello dell’Appennino Centrale o in al- ternativa l’IGP dell’Agnello Toscano; per le produzioni ittiche è stata avviata l’attività che condurrà alla proposizione a livello comunitario della DOP per la Bottarga di cefalo della Laguna di Orbetello e di alcune IGP per produzioni di rilievo dell’acquacoltura, quali il cefalo, il branzino, l’orata e l’ombrina; per altre è in corso l’attività per la “caratterizzazione”, che è necessaria prima di procedere al riconoscimento di IGP o DOP, riguardante il carciofo, il cecio, il fagiolo e il miele delle zone di eccellenza. Al processo di valorizzazione dei prodotti si aggiungono le azioni fi nalizzate al conseguimento delle certifi cazioni per comparti o processi produttivi-ambientali per dotare le imprese della fi liera agroalimentare di un sistema di rintraccia- bilità fi nalizzato alla sicurezza alimentare. La volontà di potenziare le fi liere e l’attuazione organica della politica della qualità, in modo che siano valorizzate le produzioni locali e trasferito il maggior valore aggiunto alla produzione, trova ulteriore conferma e concretizzazione nel Contratto di Programma per l’Agroa- limentare, nato nell’aprile del 2002 su iniziativa della Provincia di Grosseto e del Consorzio A.Qu.A.M. (Alta Qualità Alimentare Maremma). Il Consorzio A.Qu.A.M., costituito nell’Agosto 2001, annovera al suo in- terno 6 aziende di produzione che operano nei settori del vino, dell’olio, del pomodoro e dei prodotti ittico gastronomici, vedendo coinvolta l’intera fi liera agroalimentare della Maremma toscana. Due gli obiettivi principali del consorzio: il consolidamento della “Filiera agroalimentare Maremma”; il raff orzamento della qualità delle risorse, dei processi, dei prodotti agroalimentari e del territorio. Le aziende che ne fanno parte sono: la Copaim, leader in Italia nella gastro- nomia tipica (gastronomia ittica e vegetale, pasta fresca e formaggi); l’Olma, consorzio che si occupa della lavorazione e trasformazione dei prodotti del settore oleario, nonché valorizzazione e commercializzazione degli stessi; la Conserve Italia, primo Consorzio Cooperativo in Europa operante nel settore della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli con strutture di produzione e commercializzazione in Italia e all’estero; Rocca di Frassinello (Panerai-Rot- schild), La Capitana (Frescobaldi) e Castello d’Albola (Zonin), tutte aziende agricole maremmane di proprietà di grandi marchi della viticoltura nazionale.

206 Capitolo 4 L’obiettivo principale del Contratto di programma è di intervenire in set- tori innovativi, incrementando l’occupazione diretta e indotta. Alla fi ne del 2003 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) ha approvato l’erogazione del fi nanziamento, di oltre 12 milioni di euro, richiesto con il Contratto di Programma, il primo per il Centro-Nord Italia nel settore agroalimentare. In data 29 gennaio 2004 con la deliberazione n. 4 il CIPE ha autorizzato il Ministero per le Attività Produttive a stipulare con il consorzio A.QU.A.M. il contratto di programma. Grazie al fi nanziamento statale sarà possibile attivare progetti e investi- menti per oltre 41 milioni di euro, con la creazione di almeno 170 nuovi posti di lavoro. I singoli progetti previsti: ■ Copaim: il progetto prevede l’ampliamento dello stabilimento di Albinia, nonché il suo potenziamento produttivo attraverso l’acquisto di nuovi macchinari ed impianti; vicino allo stabilimento di produzione è previsto anche l’acquisto di un magazzino per lo stoccaggio (investimento pari a 6,1 milioni di euro); ■ l’Olma: realizzazione di un nuovo edifi cio idoneo a localizzare i macchi- nari per il confezionamento e lo stoccaggio dell’olio prodotto nel frantoio esistente (investimento pari a 4,7 milioni di euro); ■ Conserve Italia: il progetto prevede l’acquisto di un’area di circa m2. 13.000, confi nante con lo stabilimento sul lato Sud-Est per la realizzazione di parte dell’investimento (magazzini, piazzali aree di manovra). A livello impiantistico è prevista l’installazione di una linea per la lavorazione del pomodoro che si integra nel sistema di ricevimento ed alimentazione esi- stente (investimento pari a 5,9 milioni euro); ■ le tre aziende agricole acquisteranno attrezzature enologiche e realizze- ranno cantine e impianti di imbottigliamento, situati nelle zone D.O.C. del Morellino e del Monteregio per un investimento complessivo stimato di 24,5 milioni di euro. Stato di attuazione Sono in fase di predisposizione gli atti per la sottoscrizione della conven- zione tra Consorzio, Provincia, Regione e Ministero. Costo investimento progetto: “contratto di programma per l’agroalimentare”

Soggetto proponente Provincia di Grosseto- Consorzio A.QU.A.M. Importo dell’investimento Euro 41.248.600,00 di cui fi nanziato con: Fondi CIPE Euro 12.035.530,00 Fondi regionali Euro 250.000,00

Capitolo 4 207 4.2.5 Innovazione La qualifi cazione dei processi produttivi e dei prodotti ha un fondamento essenziale nella innovazione. Sia le attività che si proiettano su mercati di più vasta scala che quelle defi nibili di nicchia, necessitano di mantenere adeguati margini di competitività e di supportare con sicurezza la conformità ai requi- siti richiesti dal proprio mercato. Se l’innovazione dei processi e dei prodotti è una risposta primaria per le zone produttive tradizionalmente più forti, come emerge chiaramente nella fase attuale anche in Toscana, essa si pone con la medesima consistenza per la situazione provinciale, per consolidare le attività di cui il territorio dispone e per supportare l’espansione di settori dalle no- tevoli potenzialità. Occorre per questo sviluppare la cultura dell’innovazione, fornire assistenza, anche attraverso le opportune forme di concertazione, per l’emersione dei bisogni di innovazione e per l’utilizzazione degli strumenti esistenti di carattere comunitario, nazionale e regionale, per garantire la for- mazione o la partecipazione dei soggetti locali alle reti di imprese e di soggetti qualifi cati nella ricerca e nella sperimentazione. Gli interventi realizzati ed in fase di realizzazione per perseguire questi obiettivi sono rappresentati dal progetto per il cablaggio in fi bra ottica dell’in- tero territorio, che una volta completato consentirà di velocizzare al massimo lo scambio di documenti, informazioni e materiale informatico tra pubbliche amministrazioni, cittadini, enti e imprese; dalla realizzazione del Portale web della Provincia e dei servizi telematici del SUAP provinciale e dalla costitu- zione del Centro Servizi per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico, per accrescere i livelli di innovazione delle imprese, indispensabili per la compe- tizione nel mercato globale. Progetto “Portale web della Provincia di Grosseto e strumenti telematici - Centro SUAP” La Provincia di Grosseto opera da anni secondo la necessità di riconoscere nell’Information Technology uno strumento non solo utile, ma essenziale per la promozione del territorio e l’erogazione di servizi agli enti e al cittadino. È impegno costante la realizzazione, quindi, di un insieme integrato di strumenti telematici, che vedranno nel portale provinciale la loro vetrina ed il loro punto d’accesso. Il portale in via di completamento diventa il punto di contatto fra il mondo esterno (imprese, enti, associazioni professioni- stiche, semplici cittadini) con gli uffi ci ed i servizi attivati dalla Provincia e ne coordina le interazioni e gli scambi. Le tre fasi del processo produttivo della Azienda Provincia, ovvero la comunicazione (promozione territoriale e informazione istituzionale), i servizi (l’apertura di sportelli on-line per i cittadino e gli enti), l’organizzazione e gestione interna (l’organizzazione dei

208 Capitolo 4 fl ussi, la condivisione delle informazioni, la gestione economica e il controllo gestione) trovano nel portale lo strumento tecnologico e operativo per uno sviluppo sinergico e razionale. Il focus è posto sul potenziamento dei servizi verso le PMI, grazie alla co- stituzione di un Centro preposto al coordinamento, guida e monitoraggio degli Sportelli Unici per le Attività Produttive (SUAP) attivati, o in corso di attivazione, a cura delle Amministrazioni Locali negli ultimi anni. I moduli operativi soft ware previsti per lo svolgimento delle sue attività saranno per- fettamente integrati con la piattaforma di sistemi e servizi del portale, ed, anzi, ne costituiranno l’ideale prosecuzione in quadro di realizzazione e diff usioni di strumenti adibiti alla gestione ed al monitoraggio dei fl ussi di lavoro. Il sistema portale, quindi, non come semplice vetrina su Internet, bensì sempre più strumento attraverso il quale la Provincia, e chi è in contatto con essa, opererà. In questo senso il progetto del portale è in linea con il piano di e-government nazionale, in quanto ideato nell’ottica di migliorare sia l’organizzazione interna, sia i servizi ai cittadini, alle imprese e agli enti, sia promuovere il territorio, informare e rendere trasparenti le proprie attività. Attenzione particolare nella progettazione del portale della Provincia di Grosseto è stata data alla defi nizione di una infrastruttura riutilizzabile e replicabile, cioè alla realizzazione di una fabbrica di portali o portale dei portali. Si vuole, infatti, che il sistema realizzato possa essere utilizzato da tutte le amministrazioni, enti e realtà che lo desiderino, collegate al mondo provinciale, con un grado di autonomia diverso a seconda delle esigenze e in maniera graduale. La fabbrica dei portali sarà un ulteriore strumento per l’Amministrazione Provinciale, che, anche dal punto di vista tecnologico, potrà assolvere una delle funzioni principali, cioè quella di essere motore e fornire infrastrutture per il territorio. Caratteristiche tecniche Il progetto si propone come obiettivo generale la progettazione e la realizza- zione di una piattaforma soft ware unica e coerente per il sistema di gestione dell’informazione telematica della Provincia di Grosseto. Elementi del progetto in esame sono essenzialmente i moduli soft ware previsti per la realizzazione del portale e per la sua gestione, nonché i moduli operativi del Centro SUAP. A loro corredo sarà inoltre inserita tutta la eterogenea documentazione tec- nica ed architetturale che ne affi ancherà l’opera di costituzione: ■ Portale web della Provincia di Grosseto; ■ Sistema di Content Management; ■ Moduli soft ware di gestione del Centro SUAP: Informazione, Document Management, Gestione dei Workfl ow, Tracking delle pratiche, Comuni- cazione, Sicurezza;

Capitolo 4 209 ■ Documentazione tecnica e progettuale. Obiettivi specifici sono ■ ottenere con il portale uno strumento unico di informazione eterogenea, capace di raggiungere ed essere raggiunto da una vasta tipologia d’utenza. In esso potranno essere inquadrate le principali aree d’informazione ri- conducibili ai fi loni provinciali, quali lavoro, ambiente, turismo, bandi e così via; ■ suddividere l’informativa di carattere istituzionale da quella territoriale: off rire all’utente una semplice chiave di lettura nel selezionare le pagine direttamente ricollegabili alla Provincia in quanto Istituzione da quelle invece relative alla Provincia in quanto Territorio; ■ implementare una piattaforma soft ware unica e coerente dove il com- plesso degli strumenti informatici realizzati, dei moduli operativi e di lavoro previsti in questo progetto e preventivabili per l’avvenire, possano coesistere, integrarsi e comunicare in quanto “fi gli” di una medesima base originaria. Garantire la modularità e la fl essibilità del prodotto fi nale; ■ costruire una gradevole ed utile vetrina promozionale sul web per la Pro- vincia di Grosseto ed il suo Territorio; ■ munire il Centro SUAP, di moduli operativi soft ware atti a coadiuvarlo nell’opera di: coordinamento e guida degli sportelli locali per le aziende; ■ unifi cazione degli iter procedurali su tutto il territorio e defi nizione delle linee tecnologiche comuni da seguire; ■ monitoraggio e defi nizione dei fl ussi di lavoro, tracking delle pratiche; ■ defi nizione delle linee guida per l’amministrazione, l’informazione, le at- tività procedurali e di archiviazione, valide per tutti i SUAP; ■ collegamenti con le istituzioni provinciali; ■ monitoraggio e verifi ca del corretto e coerente funzionamento dei SUAP; ■ implementare un sistema che consenta la gestione, la manutenzione e l’aggiornamento delle pagine e dei servizi via web erogati tanto da e per il portale che per gli sportelli unici; ■ integrare il sistema portale con gli strumenti di back-end e back-offi ce verso cui la Provincia si sta orientando grazie al forte impulso a livello nazionale prodotto dal piano di e-government; ■ incoraggiare l’uso dello strumento telematico per la veicolazione e la condivisione d’informazione eterogenea in sostituzione del supporto cartaceo; ■ diff ondere gli strumenti sul territorio e favorire l’inserimento nel sistema portale delle Amministrazioni Comunali e delle Comunità Montane. Consentire e regolare il lavoro “da remoto”; ■ creare strumenti di supporto alla comunicazione creando reti di relazioni

210 Capitolo 4 interpersonali all’interno del sistema provinciale e territoriale, utili per il trasferimento della conoscenza “tacita”, ossia l’insieme di informazioni e conoscenza diffi cilmente codifi cabile anche attraverso documenti, ma che devono necessariamente essere trasferite da persona a persona. Stato di attuazione Gli strumenti per il SUAP sono attivi dall’estate 2003 ed impiegati dal Centro Servizi, ed il portale ha una prima confi gurazione dalla fi ne dello stesso anno. Costo investimento progetto: “portale web della provincia di grosseto e strumenti telematici - centro SUAP”

Soggetto proponente Provincia di Grosseto Importo dell’investimento Euro 469.800,00 di cui fi nanziato con: Finanziamento DOCUP Ob. 2 Misura 2.8.4 Euro 201.880,00 Finanziamento fondazione MPS Euro 51.000,00

Progetto “Il centro servizi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico” L’Amministrazione Provinciale di Grosseto è impegnata in una serie di ini- ziative volte a introdurre innovazione tecnologica e servizi nel sistema della Pubblica Amministrazione del territorio, ponendosi così in piena sintonia con la politica regionale volta a potenziare il sistema dei servizi telematici e di comunicazione verso gli enti locali e le piccole e medie imprese. Il nuovo portale web della Provincia, i sistemi informatici di backend per la gestione dei contenuti e dei servizi on-line, l’apertura degli sportelli locali per le attività produttive, l’attivazione di apposite convenzioni con gli enti territoriali, la messa in linea di un portale web dedicato agli iter procedu- rali ed alle normative che vincolano le aziende in tutte le loro fasi di attività, sono esempio concreto di queste iniziative che hanno permesso di gettare sul territorio grossetano le basi per una eff ettiva innovazione nei servizi e nelle comunicazioni verso e tra le PMI e gli enti. In questa attività si inserisce la costituzione del nuovo Centro Servizi per il trasferimento tecnologico e l’innovazione, realizzato grazie ai fi nanziamenti previsti sulle misure dei DOCUP (2002 - 2006) Caratteristiche del progetto L’Amministrazione Provinciale di Grosseto e la Regione Toscana hanno realizzato il “Centro Servizi per il trasferimento tecnologico e l’innovazione” destinato a rappresentare il nodo di congiunzione fra i servizi erogati sul territorio a supporto degli enti locali (Comuni, Comunità Montane) e delle imprese (PMI) ed i moderni strumenti di supporto tecnico e fi nanziario.

Capitolo 4 211 Il Centro Servizi, gestito da Etruria Innovazione, nasce con l’intento di pro- muovere e favorire attività di animazione e consulenza volte: ■ al trasferimento tecnologico, all’assistenza alle imprese, alla gestione delle reti di collegamento fra associazioni, aziende ed enti pubblici; ■ allo sviluppo ed al sostegno di proposte progettuali innovative da proporre sulle diverse forme di fi nanziamento regionali, nazionali ed europee; ■ al coordinamento della rete dei SUAP - Sportelli Unici per le Attività Produttive ed alla predisposizione degli strumenti informatici utili alla gestione dei fl ussi informativi derivati; ■ all’introduzione sul territorio provinciale di servizi informatici utili al- l’intera collettività. Obiettivi del progetto Il Centro Servizi opera attraverso quattro direttrici principali: 1) Animazione progettuale e supporto alle PMI - Il Centro è elemento di traino per le proposte di innovazione locali. Tale obiettivo deve essere perseguito attraverso: ■ informazione e disseminazione - Attraverso l’uso di strumenti e canali web, newsletter, partecipazione ad incontri ed eventi sul tema; ■ collaborazione con enti ed associazioni di categoria - Collaborazione con le componenti locali allo scopo di creare reti di collaborazione e condividere risorse; ■ consulenza e Contatti - Supporto nella progettazione ed orientamento (diretta o attraverso collaborazione con il mondo della ricerca scienti- fi ca, dell’economia e della tecnica). 2) SUAP - Coordinamento della rete dei SUAP, attraverso incontri e riu- nioni con gli sportelli locali e la gestione del portale informativo. 3) Progetti di innovazione - Coinvolgimento diretto all’interno di progetti di innovazione che interessano il territorio: ■ progetti con ricaduta specifi ca per il territorio di Grosseto a vantaggio di settori defi niti (agricoltura, ambiente, turismo, parchi, ...); ■ progetti pilota ad elevato contenuto scientifi co ed innovativo da pro- porre per la sperimentazione sul territorio di Grosseto. 4) Supporto alla Pubblica Amministrazione - Supporto, consulenza e coor- dinamento a vantaggio delle Amministrazioni territoriali locali (Provincia, Comuni, Comunità Montane), sulle tematiche di Innovazione tecnologica ed informatica nella PA, servizi e sistemi orientati alla gestione dei fl ussi informativi ed informatici, servizi orientati alla gestione del territorio. Stato di attuazione Il Centro Servizi è stato inaugurato nel maggio 2003.

212 Capitolo 4 Costo totale investimento progetto: “il centro servizi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico”

Soggetto proponente Provincia di Grosseto Importo dell’investimento per l’anno 2003 Euro 250.000,00 di cui fi nanziato con: Contributo straordinario della Regione Toscana Euro 250.000,00

Progetto “Rete di telecomunicazione a larga banda per i Comuni della provincia di Grosseto” Per garantire il processo di innovazione con reti veloci e di grande capacità nella trasmissione delle informazioni, la Provincia ha assunto l’obiettivo del cablaggio a fi bre ottiche dell’intero territorio, con un investimento comples- sivo previsto di 87 milioni di euro. Il cablaggio rappresenta un’infrastruttura indispensabile per un’effi cace integrazione della nostra provincia con la Rete Telematica della Regione Toscana ed elemento centrale nel sistema di rela- zioni con il territorio senese. È prevista l’utilizzazione e l’eff ettivo funzionamento della rete già presente nella città capoluogo, sulla base del Protocollo d’Intesa fi rmato nel giugno 2003 con il Comune di Grosseto, che ha messo a disposizione le proprie ca- nalizzazioni, mentre la Provincia ha assunto l’impegno di realizzare la rete in fi bra ottica a larga banda. Descrizione progetto Il progetto prevede la realizzazione di una rete di telecomunicazioni a larga banda di proprietà della Provincia e del Comune di Grosseto costituita da una struttura principale in fi bra ottica che collega, in confi gurazione ad anello ed in parte a stella, tutti i capoluoghi di Comune e le aree produttive della pro- vincia grossetana (cosiddetta “rete di trasporto”). In ogni capoluogo di Comune e nelle aree industriali si prevede di realiz- zare un cablaggio (“rete di accesso” o “ultimo miglio”), in fi bra ottica per la PA e la clientela aff ari (aziende industriali, commerciali e artigianali) e mista (fi bra ottica + cavo coassiale) per i cittadini (clientela residenziale e SOHO). Le tecnologie utilizzate per fornire servizi a larga banda sulla rete sono: SDH (Syncronous Digital Hierarchy), GBE (GigaBit Ethernet) e HFC (Hybrid Fiber Coaxial) rete bidirezionale. Per i Comuni e la clientela business sarà usata la tecnologia SDH per la fornitura di servizi tradizionali TLC, mentre perla fornitura degli ASP sarà utilizzata la tecnologia GBE (GigaBit Ethernet). Per la clientela residenziale e la piccola e media attività, professionisti e commercio detta anche SOHO (Small Offi ce e Home Offi ce) sarà utilizzata una rete HFC (Hybrid Fiber Coa- xial) bidirezionale per la fornitura di VOIP (Voice Over Internet Protocol),

Capitolo 4 213 di collegamenti veloci ad Internet, di canali televisivi liberi e a pagamento (PayTV, video on demand), di canali televisivi civici ed interattivi. Il progetto prevede che sia realizzato un centro rete a Grosseto collegato verso le reti di telecomunicazione nazionali (interconnessione) e che tale centro sia collegato, in confi gurazione ad anello, con i centri rete della Provincia di Siena (Siena e Cianciano) al fi ne di permettere la funzione di disaster recovery per i tre centri rete (anelli ottici con diramazioni a stella) sottoindicati: anello A1 Grosseto - Argentario - Capalbio - Scansano - Grosseto; anello A2 Grosseto - Follonica - Montieri - Grosseto; anello A3 Grosseto - Arcidosso - Pitigliano - Grosseto. Per la fornitura dei servizi di dati e di fonia è prevista l’installazione di una centrale di commutazione fornita di interfacce per le connessioni con le reti di altri Operatori di telecomunicazioni, di soft ware per la fornitura dei servizi di rete intelligente, di soft ware per la fatturazione dei consumi interni alla rete e dei consumi del traffi co esterno alla rete, la gestione del servizio e del traffi co. È prevista anche l’installazione di un sistema automatico di controllo dell’in- tera rete in fi bra, che consentirà, mediante un sistema grafi co abbinato ad un database territoriale, l’esatta indicazione del punto di guasto del cavo in fi bra. I soggetti interessati dalla rete a banda larga saranno: le sedi delle attività del Comune, le sedi della Provincia dislocate nei Comuni; le scuole di ogni ordine e grado; le ASL, i consultori e gli ospedali; le aziende di servizi, le industrie, le medie attività, commerciali, le banche; le abitazioni (clientela residenziale); la clientela SOHO (piccole attività professionali, artigianali, industriali). Stato attuazione Dopo lo studio di fattibilità sono stati elaborati i progetti per i primi 3 stralci a livello di progettazione preliminare. Si è poi deciso di unire i tre stralci per rea- lizzare il cablaggio dell’area cittadina ed un primo segmento delle aree limitrofe. L’Amministrazione Provinciale ed il Comune di Grosseto stanno collaborando alla redazione del progetto esecutivo ormai in fase di completamento. Per il fi nanziamento del progetto la Provincia ha partecipato a partire dal- l’anno 2001 ai bandi della Fondazione MPS: Bando 2001: la Fondazione ha erogato un contributo di 51.000,00 euro per realizzare uno studio di fattibilità sul cablaggio del territorio; Bando 2002: la Fondazione ha erogato un contributo di 1.000.000,00 euro per il 1° stralcio del progetto relativo alla costruzione di una Intranet tra le Istituzioni pubbliche; Bando 2003: contributo erogato pari a 840.000,00 euro per il 2° stralcio relativo alla realizzazione del 1° segmento della rete TLC a banda larga, con cofi nanziamento della Provincia di 360.000,00 euro; Bando 2004: contributo di 600000,00 euro per completamento del 1° seg-

214 Capitolo 4 mento della rete TLC a banda larga con cofi nanziamento della Provincia di 257.000,00 euro. Costo totale investimento innovazione: “rete di telecomunicazione a larga banda per i comuni della provincia di grosseto”

Soggetto proponente Provincia di Grosseto Importo dell’investimento Euro 87.064.000,00 di cui fi nanziato con: Finanziamento Fondazione MPS (Bandi 2001- 2004) Euro 2.491.000,00

Capitolo 4 215

Capitolo 5 Problemi e prospettive Il sistema di welfare nella provincia di Grosseto

5.1 Modelli di Welfare Prima di prendere in esame la struttura e la dinamica del sistema di Welfare nel territorio grossetano, conviene dare uno sguardo allo scenario nazionale ed europeo, al cui interno si colloca il modello di intervento delle politiche sociali nella Provincia di Grosseto. Sebbene la letteratura scientifi ca sui sistemi di Welfare abbia proposto dif- ferenti tipologie, adottando criteri di classifi cazione diff erenti a seconda del punto di vista usato nel leggere i caratteri strutturali e le trasformazioni in corso, si può tuttavia individuare un minimo comune denominatore che ac- comuna più o meno tutti i fi loni interpretativi. Possiamo a questo riguardo citare ad esempio la defi nizione off erta nel “Rapporto Annuale” dell’ISTAT del 2003, nel quale si osserva che “i sistemi di Welfare sono stati designati individuando un insieme piuttosto centralizzato di istituzioni, tra loro indi- pendenti, e nel complesso orientate a fronteggiare i rischi e gli eff etti negativi provocati tra l’altro dai ricorrenti processi di cambiamento dei sistemi pro- duttivi e tecnologici e dai connessi processi di sostituzione delle culture professionali, caratteristici delle economie avanzate, off rendo prestazioni monetarie e/o servizi reali a sostegno di coloro che, in conseguenza di tali cambiamenti, rischiano di perdere la capacità di vivere autonomamente in società”1. Sebbene in questa defi nizione siano riscontrabili alcuni accenti di natura “assistenzialistica”, si può ben dire che tutta la modellistica contempo- ranea fa riferimento esplicito o implicito ai caratteri menzionati dall’ISTAT. Nello stesso documento si propone, fra l’altro, una tipologia articolata in tre modelli: welfare residuale, welfare selettivo e welfare universalistico2. In questa sede si preferisce tuttavia far riferimento ad una tra le più diff use classifi cazioni nella letteratura scientifi ca sulla social policy (Ensing-Ander- sen, 1990; Ferrera, 1998; Ferrera et al, 2000; Espino-Andersen et al, 2002). Tale classifi cazione si fonda sul fatto che i vari sistemi diff eriscono tra di loro soprattutto per la dimensione e l’articolazione della spesa pubblica, per la tipologia delle prestazioni erogate ed infi ne per i meccanismi di fi nanzia- mento adottati.

Capitolo 5 217 In questa ottica possiamo dunque distinguere - entro i confi ni dell’Unione Europea - almeno quattro modelli di Stato Sociale: modello scandinavo, mo- dello liberale, modello corporativo e modello mediterraneo3. L’Italia, che nel passato poteva essere collocata a pieno titolo nel modello corporativo, presenta oggi la gran parte dei caratteri che contraddistinguono il modello mediterraneo. Presenta sistemi di garanzia del reddito molto fram- mentati (per categorie occupazionali), all’interno dei quali viene accentuato il ruolo di ammortizzatore sociale della famiglia. Manca pressoché del tutto un’articolata rete di protezione minima di base, sebbene recentemente si sia cercato di porre rimedio a questa carenza, almeno in via sperimentale e locale. I programmi di assistenza sociale sono scarsamente sviluppati e le politiche attive del mercato del lavoro sono frammentarie e poco incisive. Negli ultimi anni, ed in particolare a partire dall’inizio degli anni ‘80, le “sfi de” che la trasformazione economica in senso liberista, da un lato, e la policy, dall’altro, hanno lanciato contro il sistema di Welfare hanno modi- fi cato ulteriormente i criteri e le strategie di intervento nella politica sociale. In generale, a fronte di un nuovo assetto dei bisogni e delle domande sociali, i sistemi tradizionali di Welfare sono stati sottoposti a trasformazioni che in alcuni casi hanno assunto un carattere radicale. Le strategie di rimodulazione del sistema di welfare hanno ruotato attorno ad un nodo cruciale: la scelta tra impostazione universalistica e impostazione selettiva delle politiche so- ciali. Mentre la prima individua nell’erogazione delle misure di welfare un diritto di cittadinanza di ognuno, indipendentemente dalle condizioni eco- nomiche e lavorative dei singoli individui, l’impostazione selettiva subordina l’erogazione delle prestazioni sociali alla condizione di disagio di una parte della popolazione (collegando il diritto all’erogazione alla prova dei mezzi4: l’accertamento della situazione economico-sociale di coloro che aspirano alla prestazione). Il dibattito scientifi co e la policy hanno visto prevalere un po’ ovunque, almeno a partire dalla metà degli anni Ottanta, l’impostazione selettiva. È fondamentalmente in base a questo orientamento che i sistemi di Welfare europei sono stati “riformati”, al di là dei modelli di appartenenza, anche se in modo diverso e con diff erenti accentuazioni a seconda dei settori d’intervento. Per quanto attiene l’Italia, ad esempio, si pensi ai provvedimenti in campo previdenziale ed assistenziale, che prevedono l’erogazione di trasferimenti in denaro condizionati al rispetto dei limiti reddituali (la disciplina degli assegni familiari). Oppure alla disciplina di riforma delle pensioni del 1995, o, ancora, all’introduzione dell’Indicatore della Situazione Economica, nel 1998. Non dimentichiamo, infi ne, l’introduzione del ticket sanitario per particolari fasce

218 Capitolo 5 di popolazione. Tutte misure, queste, che hanno sancito la defi nitiva aff er- mazione, nel nostro Paese, dell’approccio selettivo come principio ispiratore delle politiche sociali. Eppure, mentre l’opzione per la selettività si stava aff ermando nella social policy, non è mancato, nel dibattito internazionale sulla riforma del Welfare, chi ha messo in evidenza la positività dell’orientamento universalistico5, in base al quale le prestazioni di Welfare non si confi gurano come dispositivi di assistenza nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, o addirittura come atti di “solidarietà” di una parte della cittadinanza verso un’altra parte, ma costituiscono indiscutibilmente un vero e proprio diritto di cittadinanza. 5.2 Il Welfare italiano Il sistema delle politiche sociali del nostro Paese viene solitamente incluso nel modello mediterraneo. Le caratteristiche di questo modello di intervento appaiono immediatamente evidenti appena si osservino nelle tabelle succes- sive il livello e la composizione delle risorse statuali impegnate nei diversi ambiti di intervento delle politiche sociali dagli Stati che fanno parte di questa categoria6. Scomposizione della spesa sociale per tipologia. Paesi del “modello mediterraneo” Anno 2000 (in percentuale della spesa totale)

Sanità Disabilità Vecchiaia Famiglia Disoccupaz. Edilizia ab. Esclusione soc. EU - 15 26,20 7,80 44,50 7,90 6,10 2,00 1,50 Grecia 25,70 5,00 47,80 7,20 6,00 3,00 2,20 Spagna 28,80 7,40 45,10 2,60 11,80 0,80 0,70 Italia 24,00 5,70 61,10 3,70 1,60 0,00 0,10 Portogallo 27,20 11,50 40,50 4,90 3,40 0,00 1,30 Fonte: Eurostat

Scomposizione della spesa sociale per tipologia. Paesi del “modello mediterraneo” anno 2000 (in percentuale del PIL)

Sanità Disabilità Vecchiaia Famiglia Disoccupaz. Edilizia ab. Esclusione soc. EU - 15 7,20 2,10 12,10 2,10 1,70 0,60 0,40 Grecia 6,80 1,30 12,60 1,90 1,60 0,80 0,60 Spagna 5,80 1,50 9,10 0,50 2,40 0,20 0,10 Italia 6,10 1,40 15,40 0,90 0,40 0,00 0,00 Portogallo 6,20 2,60 9,20 1,10 0,80 0,00 0,30 Fonte: Eurostat

Capitolo 5 219 Al di là degli indicatori di spesa è interessante notare che tutti i Paesi che ap- partengono a questo modello condividono alcuni caratteri essenziali: a) frammentazione delle misure di welfare; b) assenza di una rete articolata di protezione minima di base, non catego- riale, erogata e gestita a livello di governo nazionale7; c) scarso sviluppo del comparto assistenziale; d) politiche di sostegno ai carichi familiari correlati negativamente al red- dito del percettore e positivamente al numero dei fi gli a carico8; e) tutti i Paesi - tra la fi ne degli anni ‘70 e la metà degli ‘80 - che hanno isti- tuito sistemi nazionali tendenzialmente universalistici, hanno adottato misure correttive che minano il carattere universale delle prestazioni sa- nitarie; f) scarsa tutela del rischio di disoccupazione; g) nel sistema previdenziale l’ammontare dei trasferimenti è basato sul sala- rio percepito e dipende dal numero di anni di contribuzione9. Tali caratteristiche strutturali emergono con evidenza dall’analisi della spesa sociale. Osservando analiticamente i principali indicatori di spesa per l’Italia, pos- siamo osservare che l’incidenza della spesa sociale presa nel suo complesso, nel 2000, è inferiore alla media europea di circa due punti percentuali (25,2% contro una media del 27,3%). Se andiamo poi ad analizzare la ripartizione della spesa per tipologia di interventi, vediamo che la prima voce in termini di rilevanza quantitativa è costituita dalle prestazioni pensionistiche (15,4% del PIL, contro il 12,1% eu- ropeo) che costituisce il 61% della spesa totale, a fronte di una media europea del 44,5%. La seconda voce in termini di rilevanza è costituita dalla spesa sanitaria: 24% del totale della spesa (leggermente al di sotto della percentuale europea, che è pari al 26,2%). Ma la spesa sanitaria italiana rappresenta solo il 6,1% del PIL, mentre la media europea è del 7,2%10. Considerando ancora la ripartizione per tipologia, vediamo che c’è una scarsissima incidenza della spesa destinata al sostegno della disoccupazione (1,6% contro il 6,1% europeo), delle famiglie (3,7% contro il 7,9%) e alla lotta contro l’esclusione sociale (0,1% rispetto all’1,5%). La tabella successiva mostra i dati sulla spesa sociale sostenuta nell’anno 2000 nei settori pensionistico, as- sistenziale e sanitario.

220 Capitolo 5 La spesa per la protezione sociale in Italia - Anno 2000

Pensioni In % del PIL 12,40 In % della spesa di protezione sociale 57,10 Misure assistenziali In % del PIL 3,10 In % della spesa di protezione sociale 14,40 Sanità In % del PIL 5,20 In % della spesa sociale 23,80 Fonte: Bernardi et. Al (2001) Come si è accennato sopra, il modello di Welfare italiano ha subito negli ultimi anni un intenso processo di trasformazione, come è accaduto, del resto, in altri Paesi dell’Unione Europea. Gli ambiti d’intervento che sono stati mag- giormente interessati dalle trasformazioni sono tre: la previdenza, la sanità e l’assistenza. Vediamo sinteticamente di quali trasformazioni si è trattato. Previdenza Le misure introdotte a partire dall’inizio degli anni Novanta sono state rivolte esplicitamente alla riduzione della spesa. Inoltre sono stati attuati in- terventi di riordino al fi ne di omogeneizzare e riequilibrare gradualmente l’intero sistema pensionistico, affi ancando ai regimi obbligatori a ripartizione un modello privatistico, collettivo o individuale, fondato sulla capitalizzazione e affi dato a forme di previdenza complementare. Più analiticamente, la prima riforma (del 1992) ha aumentato l’età pensio- nabile, la modifi ca dei criteri di determinazione della pensione retributiva e l’eliminazione dei meccanismi di indicizzazione dei trattamenti pensionistici alla variazione dei salari. È stato inoltre varato il blocco temporaneo delle pensioni di anzianità. La riforma del 1995 ha assunto il metodo di calcolo contributivo (sosti- tuendo il precedente, che era retributivo) in base al quale la misura della pensione dipende dall’entità della retribuzione dell’assicurato11. La fi losofi a complessiva della riforma vede il trattamento pensionistico sia in funzione dei contributi versati che, in modo inversamente proporzionale - in funzione dell’aspettativa di vita residua media, attesa al momento del pensionamento. L’enfasi della riforma del 1997 è stata posta sull’unifi cazione dei regimi pensionistici dei lavoratori pubblici, privati ed autonomi, oltre che sul rior- dino dei requisiti di accesso al pensionamento anticipato di anzianità e sull’aumento progressivo delle aliquote di contribuzione dei lavoratori auto- nomi e parasubordinati.

Capitolo 5 221 Nel 2003, infi ne, ci si è concentrati sull’obiettivo dell’innalzamento dell’età pensionabile e su quello dello sviluppo della previdenza complementare. C’è da dire che tutti i disegni di riforma degli ultimi anni hanno in comune almeno un intento: salvaguardare - almeno parzialmente - i diritti acquisiti dai lavoratori con più anzianità di servizio a scapito dei più giovani. Sanità Come è noto il sistema sanitario italiano ha conosciuto una svolta radicale alla fi ne degli anni Settanta, con la legge di riforma n. 833. La nuova disciplina trasformava l’intero settore di intervento in senso universalistico, abbando- nando il precedente modello mutualistico, di tipo corporativo e istituendo un sistema di sanità pubblica, parzialmente integrato dall’off erta di strutture private. I criteri universalistici prendevano corpo nella totale gratuità dell’ac- cesso alle cure e nella globalità dell’off erta di servizi, che, tra l’altro, venivano intesi come sintesi dell’approccio sanitario e sociale alla malattia. Una parte estremamente rilevante, infatti, veniva attribuita ai percorsi di prevenzione e ai relativi servizi. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e ben poco rimane di quell’im- pianto innovatore. Se già nel corso degli anni ‘80 si comincia ad assistere ad una lenta trasfor- mazione dell’intero assetto del sistema in senso particolaristico, è nel corso degli anni ‘90 che il disegno complessivo della riforma viene sottoposto a tra- sformazioni che in alcuni casi ne hanno infi ciato la fi losofi a di fondo. Tra le modifi che più rilevanti va annoverato il processo di autonomizza- zione dei sistemi sanitari regionali, iniziato nel 1992, all’interno del quale gli ospedali - divenuti “aziende” - hanno assunto piena autonomia gestionale12. Contemporaneamente è stato azzerato il principio universalistico della gra- tuità delle prestazioni sanitarie, attraverso l’introduzione del meccanismo del ticket e l’ampliamento progressivo della partecipazione al costo delle presta- zioni da parte degli utenti. Alla fi ne degli anni Novanta13 il nuovo sistema ha conosciuto un ulteriore input, con la conferma dell’opzione per un modello misto di intervento, il completamento dei processi di regionalizzazione e di aziendalizzazione delle strutture sanitarie. Attraverso ciò che viene defi nito “livello essenziale di as- sistenza” (Lea), si è giunti a ridefi nire in maniera sostanziale quel diritto alla tutela della salute che veniva sancito dalla legge 833: collocato nell’ambito dell’assistenza sanitaria “essenziale”, esso soccombe di fronte al rispetto delle compatibilità del sistema economico post-keynesiano. Assistenza I servizi e le misure che rientrano in questo settore d’intervento del Welfare sono rivolti a garantire un minimo di risorse a settori della popolazione che

222 Capitolo 5 sono privi di mezzi economici adeguati o che si trovano in diffi coltà per un disagio di altra natura. In alcuni casi, e specialmente nel passato, in questo settore vengono erroneamente inclusi anche i servizi e le misure rivolti alla prima infanzia o alla famiglia (assegni familiari, ad esempio). Si tratta di programmi di intervento che vengono fi nanziati dalla fi scalità generale e che comportano quasi sempre forme di means test. Come si è potuto vedere osservando la spesa relativa a questo settore, il sistema assistenziale italiano è stato ed è ancor oggi inadeguato rispetto al- l’obiettivo di lotta alla povertà e all’emarginazione sociale. La causa va cercata, oltre che nella esiguità dei fondi ad esso destinati, anche nella estrema fram- mentarietà delle misure adottate, che molto spesso hanno natura corporativa o, comunque, categoriale. La classica ripartizione delle politiche assistenziali si articola in misure per la famiglia, interventi rivolti all’esclusione sociale e alla povertà, e trattamenti- prestazioni rivolti agli anziani. Per quanto riguarda il primo comparto, la principale voce di spesa in Italia è costituita dagli assegni al nucleo familiare, erogati a favore delle famiglie di lavoratori dipendenti (o di soggetti percettori di prestazioni sociali relative al lavoro dipendente). Nel 1999 è stato inoltre introdotto l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre fi gli minori. Tra le altre prestazioni di questo comparto vanno annoverati anche gli asse- gni sociali, riservati agli ultra-sessantacinquenni privi di reddito o con reddito basso e le integrazioni delle pensioni al minimo, destinata ai lavoratori in età pensionabile che abbiano maturato un’anzianità contributiva minima. Vi sono poi altre misure, introdotte su sollecitazione della Commissione Onofri14. La Commissione ha suggerito nel suo “Rapporto” - ispirato al principio denominato curiosamente con l’ossimoro “universalismo selettivo”15 - l’ado- zione di misure da collocare in un quadro legislativo organico dell’insieme del settore. In particolare, ha proposto di introdurre istituti del tutto nuovi e inediti, o di razionalizzare alcuni di quelli già esistenti. Oltre a ciò, la Commis- sione ha dato indicazioni per dirottare la spesa per i trasferimenti monetari verso l’off erta di servizi di carattere locale. È in seguito a questo tipo di orientamento elaborato dalla Commissione Onofri che sono stati introdotti alcuni mutamenti nell’assetto complessivo dell’assistenza nel nostro Paese. Tra di essi è necessario annoverare l’introduzione sperimentale - nel 1999 - del Reddito Minimo di Inserimento (RMI) ed il già citato criterio di accer- tamento dei mezzi economici, l’Indicatore della Situazione Economica, che costituisce un autentico strumento di means test.

Capitolo 5 223 Il Reddito Minimo di Inserimento rappresenta uno strumento nuovo nello scenario italiano. È rivolto ai cittadini il cui reddito familiare è inferiore ad una soglia prestabilita, che viene determinata in base al numero dei componenti della famiglia. L’accesso al RMI è legato alla partecipazione a programmi di reinserimento sociale o lavorativo, gestiti dalle autorità che organizzano l’as- sistenza a livello locale e che comprendono il recupero dell’obbligo scolastico, la formazione professionale, l’inserimento lavorativo, il sostegno socio-sani- tario e/o psicologico, ecc.. Inizialmente prevista per 39 Comuni nel biennio 1999-2000, la sperimen- tazione è stata estesa a 200 Comuni nel biennio 2000-2002. Tuttavia la Legge Finanziaria del 2003 ne ha bloccato il rifi nanziamento. Tra le innovazioni nel campo dell’assistenza nel nostro Paese, va annove- rata la legge quadro del 200016. Essa disegna un nuovo scenario del sistema degli interventi nel settore. In particolare la legge prefi gura un incremento delle risorse dedicate ai programmi di natura assistenziale, con particolare ri- ferimento a quelli che prevedono prestazioni in natura erogate a livello locale, in alternativa ai trasferimenti monetari. 5.3 Caratteri e dinamiche del sistema di Welfare nella Provincia di Grosseto17 Dinamiche demografiche Nel territorio grossetano risiedono 211.86 abitanti18. Se guardiamo l’anda- mento demografi co dell’ultimo cinquantennio, osserviamo che, in un quadro caratterizzato da un andamento non lineare, gli ultimi due decenni sono segnati da una marcata tendenza allo spopolamento, che interessa soprattutto la zona montana (Amiata grossetana: -55,3%). Va inoltre precisato che l’andamento della popolazione provinciale si discosta dalla situazione della Regione Toscana. Il dato regionale, infatti, pur evidenziando una tendenza alla analoga tendenza nell’ultimo decennio, è più contenuto: il calo demografi co nella Regione è stato vicino al punto percentuale, mentre quello grossetano ha raggiunto 2,3%. Popolazione della provincia di Grosseto (anni 1951-2001) �������

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224 Capitolo 5 Ai fi ni del nostro discorso è importante osservare come si presenti la distri- buzione della popolazione per zona socio-sanitaria. Nella Zona Grossetana troviamo, nel 2002, la quota più alta di popolazione (46,1%), mentre nel- l’Amiata Grossetana la quota minore (9%). Le Colline Metallifere e le Colline dell’Albegna hanno, rispettivamente, il 24,1% e il 20,8%. Nell’analisi dell’andamento percentuale della popolazione per zona socio- sanitaria è interessante notare che le zone nelle quali si è verifi cato un decremento maggiore sono quelle dell’Amiata e delle Colline dell’Albegna, mentre assai scarso è il decremento della zona urbana di Grosseto. Popolazione della provincia di Grosseto per zona socio-sanitaria (raffronto 1991-2001)

Zona socio-sanitaria 1991 2001 ‘91- ‘01 Diff . % Amiata Grossetana 20.645 19.253 -6,70 Colline dell’Albegna 52.805 50.549 -4,30 Colline Metallifere 44.494 43.696 -1,80 Zona Grossetana 98.071 97.588 -0,50 Provincia di Grosseto 216.015 211.086 -2,30 Toscana 3.529.946 3.497.806 -0,90 Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg su dati comunali. Natalità e mortalità Per quanto concerne la natalità, si può notare che la provincia di Grosseto si attesta al di sotto dei valori medi regionali. Nonostante ciò, negli ultimi quat- tro anni si è assistito ad una ripresa, passando da 6,6 nati per 1000 abitanti nel 1999 a 7,2 nel 2002. La zona con una natalità meno alta è quella dell’Amiata, con valori del 6/1000. Quanto al tasso di mortalità, la provincia mostra valori molto positivi, es- sendo la media provinciale al di sotto di quella regionale (almeno nel 2002). C’è da dire che il tasso di mortalità provinciale decresce costantemente dal 2000 in poi, eccetto che nella zona dell’Amiata, dove la mortalità presenta valori al di sopra della media della Regione Toscana. Come si osserva nel già citato “Rapporto 2003”19, “la lieve ripresa del tasso di natalità e la leggera fl essione del tasso di mortalità non mutano di molto la situazione riguardante la componente naturale del movimento della popo- lazione. Pur in presenza di un incremento del quoziente di crescita naturale, infatti, questo rimane comunque in termini negativi e la stabilità (tendente alla diminuzione) del numero di residenti è in gran parte dovuta al movi- mento migratorio”20. Se osserviamo il movimento naturale, non possiamo non notare che, nel 2002, la zona dell’Amiata presenta un valore eccezionalmente basso (-10 per 1000). Si tratta di un dato molto distante sia dalle medie regionali che dai

Capitolo 5 225 valori delle altre zone della Provincia: aspetti che indicano la tendenza co- stante allo spopolamento del territorio montano. L’analisi di questi dati fa correttamente osservare ad alcuni che tra le va- riabili demografi che, quella relativa al movimento migratorio è quella “che infl uenza la dinamica della popolazione grossetana; sono infatti gli spostamenti di popolazione, più che il rinnovamento della stessa, a determinare i maggiori cambiamenti nella dimensione e nella struttura della popolazione”21. Tasso di mortalità per zona socio-sanitaria (anni 1999-2002)

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� ������� ������ ���������� ������� ������������ ������� ����������� ���������� ������������ �������� Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg L’invecchiamento della popolazione Il territorio provinciale è contraddistinto da un notevole incremento della popolazione anziana, che, d’altra parte, non è affi ancato da un altrettanto forte aumento della popolazione in età giovanile. L’indice di vecchiaia a livello pro- vinciale è già molto alto: nel 2002 ogni 100 giovani troviamo 223 anziani. Se poi guardiamo lo stesso indice nella zona dell’Amiata, troviamo ben 353 an- ziani per 100 giovani, e 216 nelle Colline dell’Albegna. La zona con l’indice di vecchiaia più basso è quella grossetana, con i valori più bassi della provincia. Naturalmente questi dati sono assai importanti per l’analisi che stiamo fa- cendo, poiché l’invecchiamento della popolazione costituisce un aspetto di grande rilievo dal punto di vista delle politiche sociali e sanitarie, non solo per quanto attiene alle misure di carattere squisitamente sanitario che devono essere attuate in uno scenario di questo tipo, ma anche per tutti i dispositivi di natura sociale che l’ente pubblico ha l’obbligo di mettere in campo per favo- rire un’esistenza serena e agiata agli anziani e alle loro famiglie. La spesa per le politiche sociali nel territorio grossetano Sebbene l’ammontare del budget che viene dedicato in un dato territorio alla attivazione di misure e di servizi di Welfare costituisca uno degli indica- tori più signifi cativi per la valutazione delle politiche sociali, non possiamo dire che le fonti a disposizione in Italia siano di grande aiuto per un compito così cruciale. Il sistema di fi nanziamento delle politiche socio-sanitarie, nonostante i re-

226 Capitolo 5 centi interventi legislativi, è infatti ancora così frammentato e diff erenziato, sia sotto il profi lo geografi co, che politico- amministrativo, che è ben diffi cile stabilire l’ammontare della spesa per questo o quell’ambito di intervento. In questa sede, anche per l’esiguità dello spazio a disposizione che non permette un approfondimento di tutte le diff erenti fonti disponibili, ci li- miteremo dunque a mettere in luce alcuni aspetti salienti della spesa sociale limitatamente a specifi ci ambiti di intervento. In ciò ci si attiene peraltro al- l’impostazione data al lavoro di indagine sulla spesa sociale dall’Osservatorio provinciale di Grosseto. In esso si impiega il concetto di “protezione e assi- stenza sociale” così come defi nito dalla legge 328 del 2000, la quale assume che i “servizi sociali” siano “tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di diffi coltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assi- curate in sede di amministrazione della giustizia”22 (corsivo nostro). In questo lavoro si adotterà dunque una accezione ristretta di “politica sociale”, pur consapevole che un discorso approfondito su questi temi im- porrebbe, al contrario, un’analisi che includesse anche altri settori limitrofi e contigui: da quello squisitamente sanitario a quello relativo alle politiche per la casa, dall’ambito del diritto allo studio all’immigrazione, dalle politiche per l’infanzia e i giovani, alle politiche relative ai servizi primari23. Tra le fonti di possibile utilizzazione è sembrato utile fare riferimento alla banca dati regionale dei bilanci consuntivi degli Enti Locali Toscani che permette di individuare l’andamento della spesa sociale reale24 nell’ultimo de- cennio25 , rappresentato in fi gura. Evoluzione della percentuale di spesa sociale sul totale delle spese correnti dei Comuni grossetani dal 1992 al 2001 ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ��� ��� ��� ���������������������������� ��� ��������������������������� � ��� ���� ��� ���� ���� ���� ���� ��� ���� ���� ���� ���� ���� ��� ��� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� ���� Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg L’andamento crescente della spesa eff ettuata da tutti gli Enti coinvolti (Comuni, Comunità Montana e Provincia), almeno a partire dal 1992, mostra

Capitolo 5 227 un notevole divario a favore della provincia di Grosseto se rapportata alla media regionale. Dal 1992 al 2001 si ha infatti un incremento della spesa che raggiunge ben il 61%, mentre l’incremento regionale non arriva che al 39%. In altri termini, e da un diverso punto di vista, la spesa sociale - così come l’abbiamo defi nita sopra - è passata nel 2001, rispetto al totale della spesa, dal 3,5% nel 1992 al 4,1% nel 2001. Questo fenomeno così vistoso può avere svariate cause, la principale delle quali va ravvisata nel fatto che si tratta di un periodo nel quale si è verifi cato un trasferimento progressivo delle competenze statuali in ambito socio-assi- stenziale agli Enti Locali26. Quale delle quattro zone socio-sanitarie della Provincia di Grosseto è stata maggiormente interessata dall’incremento della spesa sociale? Dalla tabella in fondo deduciamo che, in primo luogo, la zona dell’Amiata Grossetana, ha visto incrementare la sua spesa del 167%, mentre la zona meno interessata al fenomeno è quella Grossetana, con un aumento del budget del solo 35%. Tra i due poli troviamo la zona delle Colline Metallifere, con un incremento dell’85% e quella dell’Albegna (61%). Evoluzione della spesa sociale degli Enti Locali grossetani per zona socio-sanitaria dal 1992 al 2001 (in milioni di euro reali ai prezzi del 2002)

Enti L. delle zone 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 var. 92-01 Amiata Grossetana 0,90 0,90 0,80 0,70 1,60 1,70 1,80 1,90 2,10 2,40 167% Colline dell’Albegna 1,80 1,50 2,00 1,70 2,00 2,30 2,20 2,10 2,80 2,80 61% Colline Metallifere 2,20 2,30 2,40 2,40 2,50 1,80 2,00 3,40 3,70 4,00 85% Grossetana 6,60 6,90 7,20 6,80 7,50 7,00 6,90 7,20 8,30 9,00 35% Totale 11,50 11,50 12,50 11,60 13,60 12,80 12,90 14,50 16,80 18,30 59% Provincia 0,10 0,30 0,20 0,30 0,30 0,20 0,30 0,30 0,40 0,30 286% Totale generale 11,60 11,80 12,80 11,90 13,90 13,00 13,30 14,80 17,20 18,50 61% Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Questo dato, di per sé assai signifi cativo, non deve tuttavia trarre in inganno. Per valutare correttamente il costante incremento della spesa sociale nel territorio grossetano nell’ultimo periodo è necessario porlo in relazione alla complessità della spesa sostenuta dagli Enti Locali della Provincia. E qui, per la verità, non si registra lo stesso andamento crescente. Anzi, il dato grossetano appare nettamente inferiore a quello regionale. Mentre infatti, nel 2001, in Toscana gli Enti Locali spendono mediamente il 12% nel sociale, a Grosseto si spende per le politiche sociali solo il 7% del bilancio. Se andiamo poi a con- siderare la spesa sociale procapite - altro indicatore rilevante - vediamo che mentre la spesa degli Enti Locali di Grosseto è di 78 euro, quella degli Enti Locali Regionali presi nel loro insieme sale a 126,2 euro. Inoltre, come si osserva nel citato Rapporto, dobbiamo sottolineare che questo tipo di relazione tra dato regionale e dato provinciale rimane pres-

228 Capitolo 5 soché costante lungo tutto il decennio considerato. Può essere considerato, perciò, un aspetto “strutturale” della spesa sociale nel territorio grossetano. Lo scenario appena delineato è sostanzialmente confermato dall’analisi dei Piani di Zona per il 2002, dai quali si evince con chiarezza che le somme stan- ziate dagli Enti del grossetano sono notevolmente inferiori a quelle stanziate mediamente a livello regionale (117,4 procapite), con una punta negativa di 27 euro procapite nella zona grossetana (tabella successiva). Risorse per interventi socio-assistenziali programmati attraverso i Piani di Zona per abitante nel 2002 (dati in euro). Zone socio-sanitarie toscane

Posiz. Zona Popolazione al 31-12-01 Risorse anno 2002 Risorse procapite 1 Firenze 352.940 80.173.457 227,20 2 Senese 119.528 25.793.610 215,80 3 Val di Chiana Senese 61.538 12.809.981 208,20 4 Pratese 231.207 46.747.261 202,20 5 Amiata Senese 14.740 2.875.821 195,10 6 Piana di Lucca 153.025 27.746.691 181,30 7 Valle del Serchio 58.960 10.087.121 171,10 8 Aretina 121.855 19.078.032 156,60 Sopra la media 9 Versilia 161.835 25.176.349 155,60 10 Valdarno Inferiore 81.735 12.429.334 152,10 11 Mugello 61.549 7.598.431 123,50 12 Pisana 188.718 22.208.053 117,70 13 Val di Nievole 112.707 12.958.584 115,00 14 Empolese 138.739 15.823.747 114,10 15 Lunigiana 51.300 5.700.897 111,10 16 Alta Val d’Elsa 58.464 6.344.526 108,50 17 Colline Metallifere 43.991 4.652.171 105,80 18 Pistoiese 158.736 14.064.363 88,60 19 Colline dell’Albegna 51.021 4.278.394 83,90 20 Apuane 146.262 11.744.041 80,30 21 Val di Cornia 57.091 4.485.863 78,60 22 Val d’Era 106.455 7.867.038 73,90 23 Amiata Grossetana 19.162 1.093.761 57,10 24 Val Tiberina 31.042 1.589.194 51,20

25 Bassa Val di Cecina 77.075 3.335.843 43,30 Sotto la media 26 Alta Val di Cecina 22.027 947.840 43,00 27 Valdarno 88.393 3.793.621 42,90 28 Livornese 172.564 7.350.826 42,60 29 Elba 29.641 1.121.235 37,80 30 Val di Chiana Aretina 49.208 1.846.987 37,50 31 Fiorentina Nord-Ovest 201.816 7.194.311 35,60 32 Casentino 35.674 1.244.134 34,90 33 Grossetana 97.827 2.705.536 27,70 34 Fiorentina Sud-Est 159.471 0 0,00 Toscana 3.516.296 412.867.053 117,40 Fonte: Ops Grosseto

Capitolo 5 229 Analogo andamento si rileva attraverso l’analisi, nella tabella in basso, delle spese correnti dei singoli Comuni in ambito socio-assistenziale27. Per l’intera provincia di Grosseto risulta una spesa procapite al di sotto della media re- gionale (che è di 133 euro), con punte negative sull’Amiata e sulle Colline Metallifere, che troviamo addirittura nelle ultime due posizioni in graduatoria (rispettivamente 56,9 euro e 69,40 procapite). L’Area Grossetana spende in media 112,19 euro per ogni abitante, mentre i Comuni delle Colline dell’Al- begna spendono 80,75 euro. Spese correnti dei Comuni in campo socio-assistenziale per zona nel 2000 (valori in lire e in euro)

Spesa per Spesa per Grad. Zone socio-sanitarie Spesa in lire Spesa in Euro abitante in lire abitante in Euro 1 Firenze 178.780.600.000 92.332.474 477.384 246,55 2 Piana di Lucca 52.833.540.500 27.286.246 336.344 173,71 3 Valdarno ** 26.500.336.000 13.686.281 301.661 157,50 4 Senese 35.958.370.000 18.570.948 299.848 154,86 5 Livornese ** 52.199.680.887 26.958.885 293.166 151,53 6 Casentino 10.009.410.000 5.169.429 282.536 145,92 7 Val Tiberina 8.440.335.000 4.359.069 271.106 140,01 Sopra la media 8 Fiorentina Nord-Ovest 55.134.836.000 28.474.766 270.283 139,59 9 Empolese 36.419.502.000 18.809.103 265.043 136,88 10 Alta Val di Cecina 5.917.074.922 3.055.914 261.343 134,97 11 Valdarno Inferiore 20.668.547.000 10.674.414 254.743 131,56 12 Pratese 58.573.900.000 30.250.895 254.261 131,31 13 Val di Chiana Aretina ** 11.982.039.000 6.188.207 242.445 126,58 14 Alta Val d’Elsa 14.140.475.000 7.302.946 244.357 126,20 15 Fiorentina Sud-Est 37.967.465.000 19.608.559 238.773 123,32 16 Bassa Val di Cecina 18.024.766.000 9.309.015 235.529 121,64 17 Apuane 33.810.291.000 17.461.558 228.944 118,24 18 Val d’Era** 23.166.673.000 11.964.588 218.636 112,92 19 Versilia 34.724.667.000 17.933.794 218.317 112,75 20 Grossetana 21.545.345.000 11.127.242 217.239 112,19 21 Pistoiese** 33.506.307.616 17.304.564 210.932 108,94 22 Lunigiana 9.877.782.000 5.101.449 191.074 98,68 23 Val di Chiana Senese 11.348.651.326 5.861.089 184.675 95,38 24 Elba 5.527.475.500 2.854.703 181.998 93,99 Sotto la media 25 Pisana ** 33.299.215.751 17.197.610 175.078 90,42 26 Val di Nievole 19.359.227.000 9.998.206 173.155 89,43 27 Valle del Serchio 10.133.772.000 5.233.656 170.267 87,94 28 Amiata Senese 2.445.746.000 1.263.122 164.852 85,14 29 Mugello 9.456.253.000 4.883.747 156.514 80,83 30 Colline dell’Albegna ** 8.243.915.000 4.257.627 131.477 80,75 31 Aretina 17.411.415.440 8.992.246 143.534 74,13 32 Val di Cornia 8.066.415.176 4.165.956 138.684 71,62 33 Colline Metallifere 5.968.571.000 3.082.510 134.370 69,40 34 Amiata Grossetana 2.122.940.000 1.096.407 110.174 56,90 Fonte: Ops Grosseto

230 Capitolo 5 C’è da dire, come si osserva opportunamente in sede di Rapporto 2003 del- l’Osservatorio, che le motivazioni di un tale basso tenore della spesa sociale potrebbero essere individuate non solo e non tanto nello scarso interesse che gli amministratori locali manifestano nei confronti delle politiche sociali, quanto, semmai, in altri fattori che concorrono a tenere basso in modo così drammatico il livello relativo del budget dedicato alle misure sociali nel terri- torio grossetano. Graduatoria dei Comuni grossetani secondo l’incidenza della spesa socio-assisten- ziale sulla spesa corrente totale. Anno 2001 (valori percentuali)

Comune Spesa sociale (% su spesa corrente totale) Civitella Paganico 20,10 Roccastrada 17,50 Roccalbegna 16,30 Castel del Piano 16,20 Gavorrano 15,30 Grosseto 15,10 Sorano 15,10 Orbetello 15,00

Arcidosso 13,50 Sopra la media Santa Fiora 13,20 Castell’Azzara 12,30 Semproniano 12,20 Magliano in Toscana 12,10 Capalbio 11,80 Campagnatico 11,40 Manciano 11,20 Montieri 10,60 Pitigliano 10,10 Massa Marittima 9,70 Scansano 9,30 Seggiano 9,30 Monte Argentario 8,00

Monterotondo Marittimo 7,90 Sotto la media- Castiglione della Pescaia 7,70 Cinigiano * 7,20 Follonica 6,50 Scarlino 5,80 Isola del Giglio 1,90 Totale provincia 11,80 Totale Amiata Grossetana 12,70 Totale Colline dell’Albegna 11,00 Totale Colline Metallifere 8,10 Totale Zona Grossetana 14,00 Fonte Ops. Elaborazioni Simurg. Non bisogna dimenticare, ad esempio, che gran parte dei fondi trasmessi

Capitolo 5 231 dalla Regione Toscana ai Comuni in questo settore di intervento sono su base progettuale. Ciò fa sì che venga premiata soprattutto la propensione progettuale degli amministratori locali e non sia invece tenuto nella dovuta considerazione lo stato di bisogno oggettivo della popolazione di un determinato territorio28. È necessario osservare, tuttavia, che l’area di Grosseto si caratterizza per scarsi valori di spesa anche in altri settori, come la spesa per l’istruzione sco- lastica e quella per la cultura - settore nel quale spende il 14,3% delle uscite correnti (in Toscana si spende invece il 18,2%). Più alta è la spesa per il terri- torio e l’ambiente (25,8%) e per lo sviluppo economico (9,2%). A questo riguardo è molto interessante fare riferimento ad una rilevazione dell’Osservatorio relativa alla spesa sociale in rapporto alle spesa corrente di tutti i Comuni della Provincia. La tabella precedente mostra che, mentre a livello provinciale la spesa so- ciale è pari all’11,8% di tutte le spese correnti dei Comuni, a livello comunale i valori sono molto eterogenei. Vi sono Comuni, ad esempio, che spen- dono Solo 1,9% (Isola del Giglio), mentre altri, come il Comune di Civitella Paganico, che spendono una parte considerevole del budget in misure socio- assistenziali (in questo specifi co caso, il 20,1%). Ma non si riesce a comprendere a pieno la struttura della spesa sociale se non la si scompone adeguatamente, osservandone la distribuzione per obiet- tivi di intervento. Adottando questo punto di vista vediamo, ad esempio, ci si può rendere conto facilmente di alcuni aspetti di rilievo. Ad esempio, ci si può rendere conto del fatto che nel 2001 la spesa per i “diritti dei minori” nella pro- vincia di Grosseto è la più consistente (47%), rispetto alle spese in altre aree. In ordine decrescente, seguono infatti le spese per l’“autonomia delle persone anziane” (19,4%), le spese per il personale (12,2%). Altri ambiti d’intervento assorbono quote di bilancio più esigue: azioni di contrasto alla povertà (5,4%); “interventi per i disabili” (4,8%), “interventi socio-educativi” (2,1%). Infi ne, il totale delle spese per altri settori di intervento, come gli immigrati, le respon- sabilità familiari, le dipendenze, non raggiungono il 5% del totale. Ripartizione della spesa socio-assistenziale dei Comuni per obiettivi di intervento. Anno 2001 (valori percentuali)

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������� ����� Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg

232 Capitolo 5 La spesa sanitaria Accanto al quadro della spesa sociale è utile ricostruire brevemente anche lo scenario della spesa sanitaria29. Il capitolo di spesa più ingente per la Provincia di Grosseto è, nel campo della sanità, quello per l’assistenza farmaceutica, con una media di 190 euro per abitante e un picco di 201 euro nelle Colline Metallifere. Curiosamente, la zona dove si spende di meno per i farmaci è quella dell’Amiata: il territorio con la più alta densità di persone anziane. Spesa sanitaria per residente, zona socio-sanitaria e settori di intervento. Anno 2002

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Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg

L’altro ambito importante della spesa sanitaria è l’attività specialistica e dia- gnostica ambulatoriale. Anche qui la spesa media per abitante è di 190 euro. Il 10% di questa quota viene spesa per il pagamento delle strutture private convenzionate con la Asl. Naturalmente, data la presenza della struttura ospedaliera, il picco più alto della spesa per questo tipo di servizi è nella zona di Grosseto (con 250 euro) e col 15% di spesa per i privati. Uno dei dati più interessanti è che la struttura della Asl riesce a coprire per il 90% la domanda di servizi sanitari, ricorrendo alle strutture private solo per il 10% della spesa. Tra gli indicatori specifi ci di spesa che rivestono un certo interesse troviamo la spesa per l’assistenza residenziale degli anziani (4,3% della spesa sanitaria). Contrariamente alla spesa per l’attività specialistica e diagnostica ambula- toriale, in questo caso il rapporto tra spesa per strutture private e spesa per strutture pubbliche è capovolto: 8% per le prime e 15% per le seconde.

Capitolo 5 233 Spesa per attività specialistica e diagnostica ambulatoriale per residente per struttura erogatrice e zona socio-sanitaria. Anno 2002

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� � �� �� ��� ��� ��� ��� ������������������ Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Posti letto Altro indicatore importante è quello dei posti letto per abitante. Ebbene, la provincia ha una dotazione di posti letto (in strutture pubbliche) di 4,2 per 1000 abitanti residenti. La zona più attrezzata è ovviamente quella grossetana (5,3). Troviamo poi l’Amiata (3,9), le Colline Metallifere (3,3) e le colline del- l’Albegna (3). L’area di medicina generale è quella nella quale vi sono più posti letto, se- guita dall’area chirurgica e da quella materno-infantile. L’area delle terapie intensive è invece quella più carente: vi sono alcuni posti letto solo nell’Area Grossetana. 5.4 I bisogni dei soggetti e le risposte del sistema di Welfare: alcuni casi paradigmatici Poiché in questa sede, per il limitato spazio a disposizione, non è possibile esaminare compiutamente l’insieme delle sfere di bisogno cui il sistema di Welfare è chiamato a rispondere a livello locale, si limiterà l’analisi a quegli ambiti che appaiono maggiormente rilevanti nello scenario provinciale. In particolare si prenderà in considerazione due aree di intervento tra quelle che, nel territorio grossetano, meglio di altre esprimono le dinamiche appena osservate: gli anziani e i disabili. Gli anziani: la questione Come è ormai molto noto, l’invecchiamento della popolazione pone domande precise al sistema di Welfare, sia in termini di spesa che di orga- nizzazione degli interventi socio-sanitari. All’inizio del nuovo millennio il nostro Paese annovera 552mila anziani disabili sopra i 75 anni che vivono in famiglia e che richiedono una cura di 24 ore su 24; mentre gli ultra ottantenni che vivono soli o con un coniuge anziano superano i due milioni30. Ma il feno-

234 Capitolo 5 meno riguarda un po’ tutto l’occidente industrializzato. Nell’Unione Europea, nel 2000, gli anziani costituiscono il 15,6% della popolazione, mentre si pre- vede che nel 2030 saranno un quarto dell’intera popolazione europea. Questo fenomeno, che di per sé (in termini di speranza di vita) è ovvia- mente positivo, ha conseguenze assai rilevanti sul piano delle politiche di Welfare, poiché si profi la una situazione caratterizzata dall’accrescere della porzione di persone non autosuffi cienti31. I non autosuffi cienti hanno bisogno sia di assistenza nella vita quotidiana che di cure sanitarie, bisogni che sono di pertinenza dei servizi sociali e dei servizi sanitari, e che intrattengono tra di loro legami strettissimi. Ciò signifi ca che la presa in carico della questione “anziani” deve essere esercitata in modo integrato. L’assistenza a domicilio degli anziani non autosuffi cienti rappresenta at- tualmente la modalità ritenuta più valida in molti Paesi, ed in particolare nei Paesi dell’Unione Europea. Essa viene ritenuta, a buon diritto, uno strumento per contrastare il rischio di istituzionalizzazione e per garantire agli anziani una buona qualità della vita. I Paesi dove questa forma di assistenza è maggiormente sviluppata sono la Danimarca (24% di anziani assistiti a domicilio), l’Islanda ed altri Paesi dell’Europa Settentrionale. L’Italia si colloca tra i Paesi che hanno un minor grado di copertura degli anziani per mezzo dell’assistenza domiciliare (3%). L’altra modalità consiste nella assistenza residenziale. Fatte salve le note- voli diff erenze tra strutture residenziali con orientamento socio-assistenziale e strutture con orientamento sanitario, possiamo comunque osservare che, anche in questo caso, i Paesi europei che mettono maggiormente in atto questo genere di dispositivo sono gli Stati del Nord Europa, con una coper- tura che va dal 9,4% (Islanda) al 6,1% (Norvegia). L’Italia presenta un grado di copertura che raggiunge appena il 2,7%. In ogni caso è da notare che sembra prendere corpo una inversione di tendenza negli anni ‘90 rispetto al periodo precedente, mentre per tutti gli anni ‘80 i dati relativi alle strutture residenziali sono cresciuti costantemente. Successivamente l’Unione Europea ha visto ridurre la quota di anziani collo- cati in istituzione: un fenomeno tanto più interessante se consideriamo che non era mai accaduto prima. Si può ipotizzare, sulla scorta di osservazioni proposte dalla letteratura sul tema32, che questo decremento sia conseguente all’adozione di politiche sociali e sanitarie alternative all’istituzionalizzazione adottate in anni recenti nella gran parte dei Paesi europei. Tuttavia si nota che nei Paesi dell’Europa del Sud l’assistenza residenziale continua a crescere, probabilmente anche perché qui i livelli di partenza sono piuttosto bassi. Questo scenario è caratterizzato anche da una costante crescita - in quasi tutti i Paesi - dei fornitori privati di prestazioni sociali, domiciliari e residen-

Capitolo 5 235 ziali. I fornitori privati di prestazioni domiciliari e residenziali, con e senza scopo di lucro, stanno assumendo un ruolo di crescente importanza, poiché l’ente pubblico ha “esternalizzato” una parte considerevole dell’erogazione diretta di prestazioni e si dedica invece al fi nanziamento, alla regolazione e al coordinamento delle prestazioni erogate da soggetti altri. Gli anziani a Grosseto Come si è visto, nel territorio grossetano la presenza della popolazione an- ziana è molto cospicua. Il fenomeno forse più eclatante è dato dal fatto che, all’interno della fascia degli anziani, sta costantemente crescendo la porzione dei “grandi anziani”, di coloro, cioè, che hanno più di 75 anni. Negli anni a cavallo tra la fi ne degli anni ‘90 e i primi anni del 2000 la provincia è caratte- rizzata dalla presenza di una sorta di “equilibrio nella consistenza delle due fasce estreme (65-74 anni e ultra ottantacinquenni)”. Contemporaneamente, come si è detto, assistiamo all’espansione della fascia d’età intermedia, quella che va dai 75 agli 84 anni. Distribuzione delle spese sociali programmate per il 2002 per zona e per area di intervento (valori percentuali)

Amiata Colline Colline Totale Descrizione Grossetana Grossetana dell’Albegna Metallifere complessivo Responsabilità familiari 4,40 1,50 0,20 3,60 1,70 Minori 17,40 8,00 4,60 25,70 11,30 Anziani 52,20 37,80 50,30 23,40 40,60 Disabilità 21,40 10,70 5,70 18,80 11,50 Immigrati 1,00 1,00 0,40 1,50 0,90 Soggetti con dipendenze 1,80 4,60 3,40 2,80 3,50 Contrasto della povertà 0,00 4,70 5,40 5,40 4,70 Inclusione sociale per fasce deboli 0,00 0,00 1,40 0,00 0,50 Salute mentale 0,00 10,90 5,00 0,00 5,50 Soggetti sottoposti a tutela 0,00 0,00 2,20 0,00 0,80 dell’Autorità Giudiziaria Emergenza alloggiativa 0,00 0,00 1,40 0,00 0,50 Interventi educativi (L.R. 22/99) 1,90 3,80 3,80 3,00 3,50 Sviluppo della riforma ed altri 0,00 1,40 12,10 15,80 8,30 interventi non ripartibili Investimenti 0,00 15,60 4,10 0,00 6,80 Totale complessivo 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Ops Grosseto Tra le quattro zone socio-sanitarie della provincia, quella che conosce un più marcato invecchiamento della popolazione è la zona dell’Amiata Grossetana, dove i “grandi anziani” hanno ampiamente superato gli “anziani giovani”. In ogni caso ogni zona è toccata in modo rilevante dal fenomeno. Basti pensare che la percentuale dei “grandi anziani” è superiore al 10% rispetto ai “giovani

236 Capitolo 5 anziani” in tutte le zone, con un trend in costante crescita. E, in eff etti, come si può notare dalla tabella precedente, il carico di spesa che la Provincia nel suo insieme dedica agli anziani è notevole, almeno se rapportato al resto della spesa sociale. Tra gli indicatori rilevanti in questo ambito di intervento vi è il tasso di ospedalizzazione, che nella Provincia di Grosseto è progressivamente dimi- nuito sia a livello generale che nelle singole zone socio-sanitarie. In provincia si è passati infatti dal 36,4% nel 1999, al 32,1% nel 2001, con una lieve ripresa dello 0,4% nel 2002. Non è facile interpretare questo dato. Esso può essere ascritto, infatti, sia ad un notevole miglioramento della salute degli anziani che ai dispositivi messi in atto in anni recenti per contenere la spesa nel quadro delle più recenti politiche socio-sanitarie. Tuttavia la progressiva diminuzione del ricorso ai ri- coveri non è compensata dall’incremento del ricorso ai servizi. È interessante osservare, ad esempio, che si notano analoghi trends nel servizio di assistenza domiciliare. La percentuale di ultrasessantacinquenni che usufruisce di assi- stenza domiciliare, infatti, diminuisce dal 2000 in poi, soprattutto in alcune zone (Amiata Grossetana: dal 4,9% allo 0,7%9)33. Spesa per assistenza residenziale degli anziani sul totale della spesa sanitaria per struttura erogatrice e zona socio-sanitaria. Anno 2002

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Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Ciò contrasta con le tendenze che si stanno aff ermando da alcuni anni in altre zone del Paese ed in altri Paesi europei, dove si tende ad incrementare l’assistenza domiciliare e a ridurre ospedalizzazioni e/o istituzionalizzazioni secondo un criterio più generale orientato a privilegiare il servizio alla per- sona nel suo ambiente di vita quotidiano. Per completare il quadro, è necessario accennare, seppur brevemente, alla situazione delle pensioni e egli assegni sociali, dalla quale emerge un trend di generale decremento nel territorio provinciale (dal 5,5% nel 1999, al 4,6% nel 2002). Al contrario, le pensioni integrate al minimo, dopo un forte decremento

Capitolo 5 237 nel biennio 1999-2001, sembrano aumentare la loro incidenza percentuale (32,2% nel 2002, contro il 30,3% nel 2001). Ma la crescita numerica interessa ancora di più le pensioni di invalidità, che passano dalle 8 pensioni ad ultra- sessantacinquenni ogni 100 anziani nel 1999, alle 11,3 nel 2002. Lo scenario complessivo relativo alla popolazione anziana nel territorio grossetano pone dunque non poche questioni di ordine politico-sociale. “La progressiva de-istituzionalizzazione del ricovero alla quale non corrisponde un complementare decentramento dei servizi sul territorio, (…) uno scenario pensionistico che non si caratterizza per l’aderenza al disagio economico e la costante crescita delle pensioni di invalidità, possono creare nel medio pe- riodo un circolo vizioso che potrebbe portare a vistose discrepanze e squilibri nel rapporto bisogni/risorse”34. I disabili: la questione La nuova “Classifi cazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” (ICF) messa a punto nel maggio 2001 dall’Assemblea Mondiale della Sanità rappresenta uno strumento che permette di codifi care le “componenti della salute” e che, unitamente alla precedente classifi cazione ICIDH (International Statistical Classifi cation of Diseases and Related Health Problems), off re la possibilità di mettere a fuoco una defi nizione di “disabilità” che può essere considerata universalmente valida. In questa ottica possiamo defi nire “disabilità” qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a una me- nomazione) della capacità di compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali per un essere umano. La disabilità rappresenta l’oggetti- vazione della menomazione e come tale rifl ette disturbi a livello della persona. La disabilità si riferisce a capacità funzionali estrinsecate attraverso atti e comportamenti che, per unanime consenso, costituiscono aspetti essenziali della vita di ogni giorno. Va detto, in ogni caso, che la defi nizione di disabilità non è universale. Essa muta col mutare delle fi nalità della rilevazione e dei soggetti che la compiono. Spesso si usano infatti in modo impreciso termini quali disabile, handicappato, invalido, inabile, ecc.. È per questo che gli studiosi del fenomeno ritengono di fondamentale importanza accostare più fonti informative, ognuna delle quali può far luce su uno spaccato specifi co del mondo della disabilità. Si può comprendere, dunque, come non sia facile rilevare il fenomeno della disabilità. Lo stesso ISTAT, nell’indagine campionaria sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari35 fa ricorso ad una batteria di quesiti molteplice ed eterogenea, allo scopo di consentire la rilevazione delle multiformi dimensioni della disabilità. Esse possono essere sintetizzate nel modo seguente: a) la dimensione fi sica, riferibile alle funzioni della mobilità e della locomo- zione;

238 Capitolo 5 b) la sfera dell’autonomia nelle funzioni quotidiane che si riferisce alle atti- vità di cura della persona; c) la dimensione della comunicazione che riguarda le funzioni della vista, dell’udito e della parola. Viene dunque defi nita “disabile” una persona che, escludendo le condi- zioni che si riferiscono a limitazioni temporanee, dichiara il massimo grado di diffi coltà in almeno una delle funzioni rilevate con ciascuna domanda, pur tenendo conto dell’eventuale ausilio di apparecchiature sanitarie (protesi, ba- stoni, occhiali, apparecchi acustici, ecc.). Adottando questo quadro concettuale, l’ISTAT ha recentemente stimato in circa sette milioni di persone la consistenza della disabilità nel nostro Paese, alcune di esse sono ospitate nei presidi residenziali socio-assistenziali (per la precisione, 27.990 nel 2000, esclusi gli anziani, che raggiungono nello stesso anno la quota di 139.279). Spesa pubblica e spesa privata I dati a disposizione non permettono di costruire il quadro esatto relativo alla quota di risorse che lo Stato italiano impiega per l’assistenza alle persone disabili. Le uniche informazioni attendibili e certe sono relative alla spesa destinata a specifi ci settori di disabili (assistenza riabilitativa, assistenza ai disabili fi sici e psichici e assistenza riabilitativa ex art. 26 della legge 23 dicembre 1978 e assistenza protesica e integrativa). Si tratta di dati che possono essere d’aiuto nella stima della eff ettiva consistenza del fenomeno. Gli interventi volti all’assistenza e all’erogazione di servizi sociali a favore delle persone con disabilità erogati dalle Province, secondo una stima del- l’ISTAT nel 2000, raggiungono la quota di 2.146 interventi in forma diretta e di 2.986 in forma indiretta. Nel 2001 la spesa sostenuta nel nostro Paese in questi ambiti rappresenta circa il 4,2% del totale della spesa sanitaria, con diff erenze notevoli da regione a regione: più alta al Sud e meno consistente al Nord-Est. La spesa della To- scana è al di sotto del dato nazionale, collocandosi al 3,4% sulla spesa sanitaria totale, con un ammontare di 354 euro per persona (il dato nazionale è di 442 euro a persona). Se osserviamo poi i dati relativi al ricorso alle visite medico-specialistiche nel settore pubblico, vediamo come il 31% di esse siano state eff ettuate da persone con disabilità. In termini procapite e con riferimento all’anno solare, questo valore percentuale corrisponde a circa dieci visite per ogni persona disabile. Questo valore medio a livello nazionale sale al 32,2% per la Toscana,

Capitolo 5 239 mentre i ricoveri ospedalieri, che a livello nazionale raggiungono una media del 35%, nella nostra Regione salgono al 36,%. Per quanto attiene, infi ne, gli accertamenti diagnostici, si rileva che il 28% di essi viene rivolto alle persone disabili (Toscana: 26,9%). Osserviamo adesso la spesa rivolta all’utilizzo di servizi erogati da privati. Si può notare che il budget per i disabili si inserisce coerentemente nel generale incremento delle spese che le famiglie fanno per i servizi privati dedicati ai disabili. Se nel 1997 la spesa ammontava a circa 309 euro mensili, aumen- tando fi no a 338 euro nel 2001, nel 2002 essa ha raggiunto i 430 euro, facendo dunque registrare una crescita del 39,2% in soli sei anni. Bastano queste scarne e sintetiche informazioni per mettere in evidenza come le famiglie in cui sono presenti disabili hanno un carico economico assai cospicuo. A corollario di questi dati possiamo utilmente mettere in rilievo che le per- sone con disabilità eff ettuano un numero di visite mediche generiche due volte superiori a quello delle persone non disabili, come fa notare l’ISTAT nel Rapporto 1999-2000. Esse, inoltre, presentano un tasso di ricovero quattro volte superiore a quello delle persone senza disabilità. La disabilità a Grosseto: consistenza del fenomeno e risposte del sistema di Welfare Fatte salve le diffi coltà di un’esatta valutazione del fenomeno cui si è fatto cenno sopra, possiamo stimare la consistenza della popolazione disabile nella Provincia di Grosseto in 1594 soggetti per il 200236, diversamente distribuiti nelle zone socio-sanitarie. Nella zona Grossetana troviamo la maggior parte dei disabili (45%), mentre nelle altre zone la quota è di gran lunga minore: Colline Metallifere 22,3%, Colline dell’Albegna 19,1%, e Amiata 12,8%. C’è da notare, tuttavia, che, in rapporto alla popolazione residente, il dato si ca- povolge. La zona dell’Amiata ha il maggior numero di disabili in rapporto al totale dei residenti, mentre la zona grossetana e le Colline Metallifere presen- tano la consistenza minore di tutta la Provincia. Se osserviamo inoltre qual è l’incidenza dei disabili conosciuti dai servizi in età 0-64 anni sulla corrispondente popolazione e confrontiamo la situazione esistente del 1999 con quella del 2002, possiamo riscontrare una crescita del numero dei disabili, i quali passano da 7,2 a 9,7 per 1000 a livello provinciale, con un aumento in tutte le zone. “La zona dell’Amiata - come rileva il Rapporto 2003 dell’Osservatorio della Provincia di Grosseto - è quella in cui è presente il maggior numero di disabili in rapporto alla popolazione residente con un dato (15,7 per 1000, quasi l’1,6% della popolazione con meno di 65 anni) che si colloca nettamente al di sopra dei valori provinciali e che potrebbe rivelare fattori di disagio ed un crescente carico sociale per la comunità amiatina, tanto

240 Capitolo 5 più alla luce delle caratterizzazioni demografi che dell’area. Anche le Colline Metallifere presentano un dato superiore alla media provinciale, ma ben al di sotto dell’Amiata (che peraltro ha il valore assoluto più basso), con 10,6 disabili per 1000 residenti. Su livelli più bassi si attestano la Zona Grossetana (9,4 per 1000), che comunque fa registrare il numero assoluto di disabili conosciuti più elevato (729), e le Colline Metallifere (7,6 per 1000). Soggetti disabili in età 0-64 anni (utenti dei servizi) per 1000 residenti in età 0-64 anni per zona socio-sanitaria (anni 1999-2002)

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Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Per valutare al meglio la consistenza del fenomeno è utile fare riferimento anche al trattamento pensionistico di invalidità (fonte I.N.P.S.). L’incidenza delle pensioni di invalidità sul totale della popolazione residente, infatti, co- stituisce un dato di rilievo per accertare l’incidenza dell’invalidità nelle varie zone socio-sanitarie. Ebbene, le pensioni di invalidità percepite da persone al di sotto dei 65 anni sembrano crescere costantemente negli anni a cavallo tra 1999 e 2002 (fi gura successiva). Pensioni di invalidità a persone con meno di 65 anni sulla popolazione residente con meno di 65 anni per zona socio-sanitaria. Dati percentuali (anni 2000-2002)

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Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Come risponde il Welfare locale alla domanda che proviene da questo set- tore della società grossetana?

Capitolo 5 241 Gli indicatori per una stima dei dispositivi messi in atto dalle politiche so- ciali nella Provincia sono sostanzialmente due: i Piani abilitativi riabilitativi globali37 e gli inserimenti scolastici dei ragazzi disabili. Quanto al primo punto possiamo rilevare che, nonostante l’assenza del dato relativo alla zona grossetana, che distorce il dato complessivo, i Piani attivati sono quasi ovunque in espansione dal 1999 al 2002: nell’Amiata crescono del 12,6% e nelle Colline Metallifere dell’8,7%; soltanto la zona dell’Albegna co- nosce un decremento (-3,1%), come evidenziato dalla fi gura in basso. Se osserviamo poi il dato relativo all’inserimento scolastico, dobbiamo notare anche qui un certo arretramento rispetto ai periodi precedenti. Il rapporto tra disabili inseriti nella scuola e totale delle persone disabili in età scolare è diminuito38: si passa infatti dal 27,4 del 1999 al 23,1% del 2002. La situazione sembra più diffi cile nella zona delle Colline dell’Albegna e nelle Colline Metallifere, che conoscono una diminuzione percentuale assai rilevante, anche se - bisogna notare - si tratta di valori più alti della media provinciale. Nella sola zona di Grosseto siamo invece di fronte ad un sensibile incremento, poiché si passa dal 20,8% al 23,3% nel periodo considerato. Inserimenti scolastici dei soggetti disabili per zona socio-sanitaria. Dati percentuali. (Anni 1999-2002)

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Fonte: Ops Grosseto - Elaborazioni Simurg Naturalmente queste scarne informazioni non possono essere considerate esaustive per delineare lo scenario della disabilità nel territorio grossetano e delle risposte off erte dal sistema di Welfare. Benché vi sia la consapevolezza della necessità di ulteriori indagini e valutazioni, si può comunque avanzare una proposta di lettura del fenomeno. In linea con quanto viene correttamente messo in luce negli ultimi Rapporti dell’Osservatorio Provinciale, si può osservare che “i tratti che caratterizzano la realtà grossetano vedono una crescente incidenza della presenza disabile sulla popolazione”, e il parallelo decrescere dell’intervento pubblico. Una dinamica, dunque, che non può essere valutata in termini positivi e che pre- fi gura una situazione di “crescente pressione sociale” che può dar luogo a

242 Capitolo 5 fattori di disagio, che per adesso possono considerarsi allo stato di latenza ma che in un prossimo futuro potrebbero emergere con forza, ponendo al sistema di Welfare richieste e domande pressanti. 5.5 Osservazioni conclusive L’analisi proposta i questa sede, anche se necessariamente breve e sintetica, è tuttavia in grado di indicare alcune linee guida per il superamento di taluni aspetti critici del sistema di Welfare nell’Area Grossetana. Possiamo sinteti- camente elencare: 1) la nuova struttura demografi ca della provincia, dominata dall’invecchia- mento della popolazione, dalla progressiva diminuzione dei componenti della famiglia, nonché da una presenza abbastanza consistente di disagi di vario tipo, pone domande ai soggetti istituzionali che promuovono e gestiscono le politiche di Welfare ai vari livelli della struttura statuale. Esse sono riconducibili, in modo più o meno diretto, alla questione della promozione dei diritti di cittadinanza; 2) il processo di contenimento della spesa pubblica, che dal livello nazionale si riversa direttamente su quello regionale e locale, non costituisce uno scenario positivo per rispondere adeguatamente alle nuove domande e ai bisogni che provengono dai diversi settori della popolazione, ed in parti- colare da quelli più disagiati. La stessa Regione Toscana ha avuto modo di sottolineare - in sede di presentazione del Pisr 2002-2004 - come il Fondo nazionale per le Politiche Sociali, istituito con la legge 328/2000, sia del tutto inadeguato sotto il profi lo quantitativo per assicurare anche soltanto i livelli essenziali di assistenza alla popolazione in diffi coltà, nonché, ovviamente, per attestarsi sugli standard degli altri Stati membri dell’Unione Europea; 3) il criterio progettuale sulla base del quale vengono trasmessi dalla Re- gione Toscana gran parte dei fondi per la spesa sociale locale impone che, anche a livello della provincia di Grosseto, sia attivata una compe- tenza progettuale più ampia e articolata. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che l’Osservatorio sulle Politiche Sociali della Provincia di Grosseto - che già oggi sembra costituire un ottimo strumento per la co- noscenza e la valutazione delle politiche nella Provincia - apra uno spazio più ampio per attività di tipo programmatico, al fi ne di incentivare e so- stenere i progetti dei Comuni del territorio che hanno necessità di essere fi nanziati dal livello regionale; 4) l’incremento della quantità e della qualità degli interventi di natura so- ciale e assistenziale dei Comuni del grossetano in alcuni ambiti - come

Capitolo 5 243 l’handicap e gli anziani - dovrebbe costituire per i prossimi anni un obiet- tivo primario della social policy nella Provincia di Grosseto. È necessario, infatti, un adeguamento delle misure di Welfare alla domanda, sia che essa si confi guri come espressa o come potenziale. In tal senso, si colloca l’impegno che l’Amministrazione Provinciale di Grosseto ha espresso nel raccordarsi con il complesso degli Enti locali e degli Enti pubblici e tutte le forze del Terzo Settore per l’individuazione degli obiet- tivi e la realizzazione di interventi concreti con l’ottimizzazione dell’uso della risorse umane e fi nanziarie disponibili, secondo un modello di governance cooperativa. La Provincia ha inoltre intenzione di concorrere al nuovo livello dei bi- sogni e a dare concretezza agli interventi necessari con l’istituzione di un proprio signifi cativo Fondo per il Welfare, per cofi nanziare progetti d’area per l’ampliamento dei servizi in collaborazione con i Comuni ed i soggetti dell’impegno sociale.

244 Capitolo 5 Note

1 ISTAT, Rapporto Annuale. La situazione del Paese nel 2003. Capitolo 5, Le trasformazioni degli assetti del welfare, Roma, 2004. 2 Nel welfare residuale le politiche sociali sono chiamate a intervenire eccezionalmente nel casi in cui la famiglia e il mercato non sono in grado di risolvere i problemi degli individui in difficoltà (disoccupazione, povertà o salute). Il secondo modello - il welfare selettivo - collega le prestazioni sociali erogate alla condizione occupazionale e al livello del reddito di colui che le chiede, graduandole in funzione della condizione di ciascun richiedente. Il terzo modello - universalistico - è caratterizzato dall’articolazione di servizi e prestazioni al di fuori del mercato e sulla base del riconoscimento di uno “stato di bisogno”, indipendentemente da altre distinzioni. La tipologia proposta dall’ISTAT riprende in parte, modificandone peraltro alcuni aspetti, alcune classificazioni attualmente in circolazione nella letteratura internazionale (su questi temi, cfr. Zoli, 2004). 3 Come è noto il modello socialdemocratico (Paesi scandinavi) presenta i livelli più alti di spesa per la protezione sociale (un terzo del PIL), che viene considerata un diritto di cittadinanza; le prestazioni garantiscono una copertura universale; le prestazioni assicurative contro la disoccupazione rivestono un ruolo fondamentale; la forma di finanziamento principale è garantita dalla fiscalità generale. Il modello liberale (Irlanda e Regno Unito) è caratterizzato da programmi di assistenza sociale e di sussidi, la cui erogazione è subordinata al means testing (verifica delle condizioni di bisogno). Una caratteristica importante è data dagli schemi che condizionano l’accesso ai benefici al possesso dell’occupazione regolare. Le modalità di finanziamento sono miste (sanità fiscalizzata e prestazioni in denaro finanziate con contributi sociali). Il modello corporativo (Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e, per un certo periodo, anche Italia) statuisce il collegamento vincolante tra prestazioni sociali e inserimento nel mercato del lavoro. Il finanziamento avviene per lo più tramite contributi sociali frammentati. Le spese sociali raggiungono appena il 27-30% del PIL. Il modello mediterraneo (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna) viene considerato come una variante del modello corporativo. A differenza di questo modello, tuttavia, manca nei paesi che lo adottano una rete di protezione minima di base, come il reddito garantito. Poco sviluppati sono anche i programmi di assistenza sociale e le politiche attive del mercato del lavoro. 4 Sarebbe interessante prendere in esame anche il tipo di “prove dei mezzi” che vengono adottate per capire quali strati sociali vengono effettivamente salvaguardati e quali no. Ma questo tipo di indagine, assai complessa, ci porterebbe troppo lontano dal tema centrale di questo intervento, che resta l’analisi del sistema di protezione sociale adottato nel territorio grossetano. 5 Tra gli altri, cfr.: Esping-Andersen et al (2000). 6 Ricordiamo che gli Stati sono: Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. 7 Recentemente il Portogallo ha cercato di superare questa carenza attraverso l’introduzione di schemi di reddito minimo garantito. In Italia con la sperimentazione limitata ad alcuni Comuni - a partire dal 1999 - del reddito minimo d’inserimento 8 Il Portogallo è l’unico Paese nel quale gli assegni familiari hanno un carattere universale, sebbene siano di modesta entità. 9 Cinque anni in meno per le donne in Italia e Grecia. Per le modifiche apportate al sistema italiano, vedi il paragrafo successivo 10 È interessante comparare questo dato con quello di altri Paesi europei: la Germania spende nella sanità l’8,1% del PIL, la Francia l’8,2%, la Svezia l’8,6. Tra i valori più bassi troviamo, oltre all’Italia, la Danimarca (5,7), il Lussemburgo (5,1) e la Spagna (5,8). 11 La riforma prevedeva che, a regime, l’importo della pensione fosse determinato sulla base della somma dei contributi versati nella fase lavorativa e moltiplicati per un coefficiente di trasformazione, variabile a seconda dell’età di pensionamento (per chi avrebbe avuto un’età di almeno 57 anni e non più di 65, o a chi avesse maturato almeno 40 anni contributivi). 12 Decreto legislativo n. 502 del 1992 e Decreto legislativo n. 517 del 1993. 13 Decreto legislativo n. 229 del 1999 14 La Commissione Onori del 1997 ha evidenziato la necessità di definire un quadro organico del settore, oltre che di introdurre forme di razionalizzazione del comparto, eliminando aspetti corporativi delle politiche e spostando la spesa dai trasferimenti monetari all’offerta di servizi. 15 L’universalismo selettivo prevede un’offerta di prestazioni che viene definita “universale” per la titolarità astratta dei diritti, ma “selettiva” per l’accesso concreto alle prestazioni; l’accesso viene infatti condizionato alla verifica della situazione economica, che viene valutata in termini di Ise (Indicatore della Situazione Economica). 16 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, n. 328/2000. 17 Per alcuni dati e informazioni cui faccio riferimento in questa sede, sono debitrice al Rapporto 2003 e al Rapporto finale 2004 dell’Osservatorio per le Politiche Sociali della Provincia di Grosseto, elaborati dalla Scuola Superiore Sant’Anna in collaborazione con “Simurg Ricerche”, che mi sono stati gentilmente messi a disposizione dal personale dell’Ops. 18 Dato riferito al 2001. 19 Cit. 20 Ivi. 21 Ivi, pag. 18. 22 Art. 128 del D. Lgs. N. 112 del 1998. 23 Come sappiamo la misura della spesa per le politiche sociali non è stabile nel tempo. Essa è strettamente legata a innumerevoli fattori di diversa natura: dalle politiche complessive dei governi nazionali alle dinamiche internazionali legate ai processi di globalizzazione. Più in generale e sinteticamente, potremmo dire che la spesa per le politiche sociali è strettamente legata alle dinamiche del rapporto tra consenso e accumulazione. Questo approccio teorico all’interpretazione delle dinamiche del Welfare State è stato proposto da O’Connor in La crisi fiscale dello Stato (1973) e rimane a tutt’oggi ancora validissimo. Egli sostiene che vi è una connessione diretta tra la spesa statuale per i servizi socio-sanitari e la dinamica del consenso: tanto più vi è consenso intorno all’assetto del potere politico ed economico, tanto più diminuirà la spesa sociale dello Stato, e aumenterà, invece, quella rivolta all’accumulazione privata. È il caso del modello di Welfare attualmente dominante nei Paesi europei. Inversamente: tanto più il consenso sarà in crisi (conflitti sociali, conflitti sindacali, ecc.) tanto più lo Stato amplierà la spesa sociale, per evitare il crollo del consenso ed assicurare così la riproduzione del modello di società. 24 Spesa valutata in termini reali, calcolando l’effetto dell’inflazione. 25 Per questi dati, cfr. anche Rapporto 2003 dell’Ops. pag. 89. 26 Cfr. Legge 328/200 e modifica del Titolo V della Costituzione. 27 Dati riportati nell’allegato A del Piano Integrato Sociale Regionale 2002-2004, basato sulla rilevazione della spesa sociale 2000. 28 Si osserva a questo riguardo nel già citato Rapporto 2003: “La minore entità relativa delle spese sociali potrebbe essere dovuta non solo a non tanto all’insensibilità degli Enti Locali verso le problematiche sociali, quanto ad almeno tre fattori: 1. a minori trasferimenti da parte della Regione e, quindi, a una sorta di penalizzazione del territorio grossetano per quanto riguarda le risorse trasferite per i fondi attribuiti a progetto; (quest’ultima, tuttavia) potrebbe essere il risultato di una minore capacità progettuale degli Enti Locali grossetani; 2. a una minore “problematicità sociale” del territorio grossetano rispetto alle altre aree della Regione, cui farebbe dunque riscontro un minore impegno degli EE.LL:; 3. ad una maggiore tendenza dei cittadini grossetani a trovare risposte “private” ai bisogni sociali, attraverso, cioè, le proprie reti familiari e/o amicali o attraverso il ricorso a soggetti del “terzo settore”. 29 Come per altre informazioni, anche per la spesa sanitaria le nostre fonti sono quelle dell’Osservatorio sulle politiche sociali della Provincia di Grosseto e i relativi Rapporti. Nel caso specifico dei dati sulla sanità, i dati provengono anche dalla Asl, e sono relativi al 2002. 30 Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli Affari Sociali, Solidarietà sociale: nel laboratorio del nuovo Welfare, Roma, 2000. 31 Jacobzone (1999) cerca di stimare la “disabilità severa” includendovi solo quegli individui con almeno una restrizione ADL (Activity daily living), ritenendo che possa essere un indicatore utile per le necessità di cure di lungo periodo. Le stime contenute nella sua indagine indicano nel range dal 10% al 20% le quote di anziani ultrasessantacinquenni affetti, nel 2000, da disabilità severe. 32 Cfr. tra gli altri: Irs, I servizi per gli anziani in Europa, Milano, 2002. 33 Ivi. 34 Ivi. 35 Fonte: Ops della Provincia di Grosseto 36 Rapporto 2003, Ops della Provincia di Grosseto. 37 Vengono considerate le scuole materne, elementari, medie inferiori e medie superiori. Bibliografia

Amministrazione Provincia di Grosseto (1993-1999), Metodi e tecniche di previsione in campo socio-economico. Un’applicazione nello studio dell’occupazione nella provincia di Grosseto. C. Amoroso, et al. La politica dei sussidi alle famiglie tra bisogni critici e politiche sociali allargate, Ops della Provincia di Grosseto, Grosseto. L. Bernardi (2001), et al. La finanza pubblica italiana. Rapporto 2001, Bologna, Il Mulino. T. Boeri e R. Perotti (2002), Meno pensioni, più Welfare, Bologna, Il Mulino. Cnela (2002), Sesto rapporto sulla distribuzione e redistribuzione del reddito in Europa, Roma. G. Esping-Andersen (1990), Three Worlds of Welfare Capitalism, Cambridge, Polity Press. G. Esping-Andersen (2002), et al. Why we need a New Welfare State, Oxford, Oxford Univ. Press. European Commission (2003), La situazione sociale nell’Unione Europea 2002, Bruxelles S. Gori (a cura di) (2004), La riforma dei servizi sociali in Italia, Roma, Carocci. Irs (2002), I servizi per gli anziani in Europa, Milano. Ministero del lavoro e delle politiche sociali (2003), Libro bianco sul Welfare. Proposte per una società dinamica e solidale, Roma. R. Minacci (ed.) (2002), Dati socio-statistici, Ops della Provincia di Grosseto, Grosseto. O’Connor (1973), La crisi fiscale dello Stato, tr. it. Torino, Einaudi, 1977. Ops Provincia di Grosseto, Simurg e Scuola Superiore Sant’Anna (2004), Rapporto finale 2004, Grosseto. Ops Provincia di Grosseto, Simurg e Scuola Superiore Sant’Anna (2004), La situazione sociale della provincia di Grosseto- Rapporto 2003, Grosseto. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli Affari Sociali (2000), Solidarietà sociale: nel laboratorio del nuovo Welfare, Roma. C. Saraceno (2003), Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia, Bologna, Il Mulino. S. Taso (ed), Selettività e assistenza sociale. Vecchi e nuovi criteri di means-testing nella spesa di Welfare in Italia, Milano, Angeli. M. Zoli (2004), I sistemi di welfare state nei paesi dell’Unione Europea, Milano, Luiss Lab. on European Economics.

Appendice Master in programmazione e sviluppo locale 2004 Sviluppo della società dell’informazione nella provincia di Grosseto

Premessa Il tema “Società dell’Informazione” (SI) ha conosciuto negli ultimi quattro anni una profonda trasformazione sia in termini di contenuti, sia di vastità degli interventi cui mira, assumendo progressivamente i tratti distintivi di una vera “politica” per lo sviluppo dei territori. Individuando nell’innova- zione tecnologica applicata ai vari contesti una delle linee portanti per rendere più competitiva la nostra economia e più diff usa e partecipata la conoscenza, l’Europa articolò nel 2000 un insieme organico di azioni volte a implemen- tare le dinamiche tradizionali che si innescavano tra istituzioni, cittadini ed imprese. Tali azioni trovano diretta applicazione nei programmi regionali per la SI ed in primo luogo in “e. Toscana”, piano strategico contenente misure volte a promuovere l’innovazione tecnologica ed organizzativa presso le pub- bliche amministrazioni, le imprese e la cittadinanza. Al centro delle politiche toscane per la SI, vi è l’impegno profuso in questi anni dai soggetti del territorio, un impegno riconosciuto sia all’interno della Toscana, sia a livello nazionale per i risultati raggiunti in termini di capacità concertative e progettuali. La RTRT (Rete Telematica della Regione To- scana) è divenuta nel tempo un sistema ed un modello che garantisce una condivisione dei piani e delle misure da attuare, nonché una sede di program- mazione degli interventi sul breve e medio periodo, basata su una community network di soggetti pubblici e privati regionali. Per dare corpo all’insieme di tali politiche, appare tuttavia sempre più evi- dente l’esigenza di stabilire, su base provinciale, degli snodi di coordinamento che garantiscano la programmazione, il sostenimento ed il supporto costante ai soggetti pubblici e privati sull’insieme delle azioni per la SI. Ciò amplifi - cherebbe da una parte la già esistente rete toscana creando tavoli “federati”, ed amplierebbe, dall’altra, l’ambito di competenza delle Amministrazioni provinciali su questi temi, mettendo in evidenza il loro ruolo di soggetti che coordinano le attività sul territorio nel campo dello sviluppo dell’economia e della cittadinanza. La centralità di questi argomenti nella programmazione delle Province, e

Appendice 249 quindi anche nella Provincia di Grosseto, è resa evidente dal bisogno di mo- difi care i processi produttivi tradizionali, introducendo progressivamente elementi di innovazione tecnologica nella catena dei beni e nella comunica- zione, al fi ne di attivare uno sviluppo locale indotto. Inoltre il bisogno degli enti più piccoli di essere supportati in questo processo di cambiamento e la ne- cessità infi ne di fare “rete” sul territorio per garantire uno sviluppo armonico dei servizi resi e delle attività produttive esistenti, pongono anche la Provincia di Grosseto dinanzi alla possibilità di programmare e redigere un piano di in- terventi, di concerto con quelli esistenti nell’ambito dello sviluppo locale. L’Amministrazione Provinciale ha aderito al progetto di Rete Telematica varato dal Consiglio Regionale Toscano, partecipando così a progetti con- divisi con altre amministrazioni pubbliche anche nel contesto del “Piano Nazionale dell’e-government”. L’esperienza maturata con la Regione Toscana, con particolare riguardo alla condivisione e al riuso delle esperienze e dei progetti, nonché alla creazione di una “comunità”, ha valorizzato le capacità tecnico-progettuali interne e ha concretizzato gli impegni assunti. La nuova L. R. n. 1/2004 si propone di promuovere lo sviluppo della Società dell’Informazione e attraverso questa di favorire, in un contesto di cooperazione istituzionale, il processo di innovazione organizzativa e tecnologica nelle amministrazioni pubbliche della regione. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), al centro di questo processo di cambiamento, sono intese e utilizzate dalla Regione Toscana come strumenti per ampliare i diritti di cittadinanza e di partecipazione in modo da rimuovere e prevenire ogni possibile causa di esclusione sociale connessa all’impiego di tali tecnologie. La Regione Toscana, attraverso la legge 1/2004, ha riformato inoltre la di- sciplina della Rete Telematica, invitando tutti i diversi soggetti a confermare la propria adesione. 1 Gli attori della Società dell’Informazione nella provincia di Grosseto Il sistema dei soggetti pubblici toscani che operano nell’ambito della so- cietà dell’Informazione hanno rivisto il modello organizzativo della RTRT mediante la L.R. 01/2004. Agli organi della rete partecipano, a vario titolo, oltre 540 soggetti pubblici e privati della regione, realizzando così una delle più signifi cative realtà esistenti di concertazione delle politiche sulla SI. Potrà essere utile, per disegnare l’esatta mappatura degli enti che operano sul territorio, comprendere come le singole amministrazioni sono organizzate internamente per aff rontare il tema oggetto del presente studio. Per realizzare tale mappatura sono stati defi niti i seguenti livelli: ■ Soggetti con un ruolo politico specifi co nel campo della SI, dell’e-go-

250 Appendice vernment o dei sistemi informativi (specifi cando il tipo di competenza esistente): ■ Soggetti con ruolo dirigenziale/direttivo all’interno degli enti, con delega specifi ca nel campo della SI, dell’e-government o dei sistemi informativi (specifi cando il tipo di competenza esistente); ■ Soggetti con competenze tecniche che operano nel settore dei sistemi in- formativi; ■ Società partecipate, controllate o collegate dagli enti locali che operano sul tema della SI. La presenza di un numero signifi cativo di amministratori con una specifi ca delega per la SI è uno degli obiettivi cui da parte della regione Toscana si punta, nel medio periodo, per aff ermare la riconosciuta importanza di questo tema nell’ambito di quelli tradizionalmente oggetto delle politiche pubbliche. Come è possibile osservare nella tabella successiva, la situazione at- tuale nella provincia di Grosseto consente di dire che sono assai poche le amministrazioni che hanno individuato una specifi ca delega sulla Società del- l’Informazione. Solo l’Amministrazione Provinciale e il Comune capoluogo vedono un assessore con un esplicito mandato, mentre nel resto dei casi è presente un riferimento al tema dei sistemi informativi. Ultimo aspetto che emerge dalla tabella seguente è quello relativo alle so- cietà che collaborano con gli enti. Ad oggi risulta l’esistenza di un’unica realtà: la società esterna Etruria Innovazione (società oggi interamente a capitale pubblico di cui è socia la stessa Amministrazione Provinciale). Gli attori della SI in provincia di Grosseto

Struttura gestionale Responsabilità Società Nome Ente Responsabilità Politica interna Tecnica esterna Assessore Bilancio e Patrimonio: Giancarlo Tei CED Provincia Dott. Vigetti Aldo Etruria Deleghe: (Centro Elaborazione di Grosseto (CED) Innovazione Coordinamento politiche Dati) dell’innovazione Cablaggio della Provincia Assessore al cablaggio e servizi Direzione uffi cio Comune informatici e altre deleghe: progetti per le Bonucci Pierluigi - di Grosseto Gabriele Baccetti telecomunicazioni Fonte: Amministrazione Provinciale di Grosseto, 2004

Appendice 251 2 Le infrastrutture per la società dell’informazione La disponibilità della banda larga sul territorio provinciale costituisce il pre- supposto necessario per la messa in esercizio di servizi avanzati che altrimenti non potrebbero essere erogati. È dunque essenziale un rapporto sinergico tra gli investimenti in infrastrutture tecnologiche e gli impegni di spesa destinati alla progettazione ed erogazione di servizi a valore aggiunto da parte delle pubbliche amministrazioni locali. Fare una fotografi a sullo stato di attiva- zione della banda larga, signifi ca analizzare la copertura di enti e popolazione per comprendere le caratteristiche del possibile divario digitale esistente e proporre così una serie di politiche di incentivazione degli investimenti, o di interventi diretti, volti a sopperire a tali carenze. Alla base dell’off erta di servizi avanzati all’utenza vi è, come detto, la possi- bilità di accedere ad un collegamento in banda larga da parte degli enti. Dai dati in possesso, risulta che in provincia di Grosseto gli enti coperti da tale servizio sono 14 su 24. Ne risulta dunque una situazione infrastrutturale da migliorare per quanto riguarda la connessione degli edifi ci pubblici, come è possibile vedere dalla seguente: Copertura banda larga per gli enti territoriali della Provincia di Grosseto

Comune Adsl Hdsl Comune Adsl Hdsl Arcidosso No Si Montieri No No Campagnatico No No PitigliaNo No No Capalbio No Si Roccalbegna No No Castel del Piano No Si Santa Fiora No Si Castell’azzara - No Scansano - Si Cinigiano No No Scarlino No Si Civitella paganico No Si Seggiano No No Follonica Si Si Semproniano No No Gavorrano Si Si Sorano No No Grosseto Si Si Isola del Giglio No No Magliano in Toscana No Si Manciano No Si Massa marittima Si Si Monte Argentario Si Si Fonte: elaborazione dati Centro Regionale di Competenza (CRC) per l’e-government e la società dell’informazione della Toscana, 2004 Dai dati raccolti ed in fase di elaborazione da parte del Centro Regionale

252 Appendice di Competenza (CRC.) per l’e-government e la società dell’informazione della Toscana, la situazione sulla copertura della banda larga mostra come la pro- vincia di Grosseto sia in linea con il dato medio nazionale per quanto riguarda la diff usione delle tecnologie xDSL (vale a dire l’insieme di tecnologie per la trasmissione dei dati ad alta velocità che riesce ad utilizzare, come supporto fi sico, la consueta linea telefonica) in termini di indicatori percentuali di po- polazione potenzialmente coperta (valore compreso tra il 50% e il 75% per la provincia di Grosseto, contro il 74% del dato medio nazionale). Situazione simile per quanto riguarda la diff usione della tecnologia UMTS (standard di comunicazione wireless di terza generazione che, grazie al trasfe- rimento dati ad alta velocità, permette di eff ettuare una serie di servizi quali video telefonate, video conferenze e collegamento ad Internet nella cosiddetta modalità “senza fi li”); anche in questo caso nel territorio maremmano l’in- dicatore percentuale di popolazione potenzialmente coperta all’uso di tale servizio si allinea con il dato medio nazionale, pari al 37%. Per quanto riguarda l’off erta delle infrastrutture fi siche a servizio dello sviluppo della società dell’informazione, la provincia di Grosseto presenta ad oggi una situazione relativa al cablaggio per la diff usione e impiego della fi bra ottica nel settore delle comunicazioni e scambio di dati, che evidenzia le potenzialità ancora inespresse che il territorio maremmano possiede. Nonostante, infatti, l’installazione della fi bra risulti ancora non particolar- mente diff usa rispetto alla media nazionale, la provincia di Grosseto risulta comunque la prima in Toscana a livello di indicatori di copertura delle in- frastrutture ad essa collegate, se si considera la densità di fi bra ottica per superfi cie tenendo conto della superfi cie del territorio provinciale (nel caso di Grosseto particolarmente vasta). In pratica nel territorio maremmano il pro- cesso di cablaggio, pur non essendo ancora capillare come in altre province della Toscana, risulta comunque molto avanzato se si tiene conto della vastità della superfi cie complessiva da dover coprire. D’altro canto, però, se si guarda alla diff usione della fi bra ottica in termini di indicatori di copertura dei servizi ad essa collegati, nella provincia di Grosseto ci troviamo di fronte a dati che descrivono una situazione ancora poco svilup- pata rispetto a quella regionale e nazionale. In pratica benchè il processo di cablaggio stia procedendo a costruire una base infrastrutturale per l’adozione di nuove e più effi caci modalità di comunicazione e scambio dati, dal punto di vista dell’impiego e sfruttamento operativo di tale nuovo canale di trasmis- sione vi sono ancora dei rilevanti margini di sviluppo che, una volta coperti, potranno consentire una importante diff usione nell’impiego dei servizi avan- zati collegati all’uso della fi bra ottica, con un conseguente forte impulso allo sviluppo della società dell’informazione in tutto il territorio maremmano.

Appendice 253 3 L’e-government nella provincia di Grosseto 3.1 Livello di adesione degli Enti Locali maremmani ai progetti del Piano di Azione e-government (1° Avviso) Investire nell’e-government non signifi ca “solo” informatizzare e rendere meccanizzate le procedure interne, ma trasferire progressivamente le moda- lità di erogazione dei servizi e l’esecuzione delle procedure, da un sistema di canali e processi di tipo “tradizionale”, ad un governo di essi mediato e ottimizzato dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il go- verno elettronico diventa così un nuovo modo di amministrare l’ente, uno dei mezzi da attivare per snellire la macchina pubblica e generare un sistema dinamico e meno ingessato, off rendo al contempo economie di gestione a parità di servizi erogati. Riuscire a fornire un quadro chiaro e completo dello scenario dell’e-go- vernment nella provincia di Grosseto signifi ca, in prima battuta, analizzare e commentare i dati su progetti avviati e servizi di amministrazione elettro- nica attivati in ambito provinciale, in modo da comprendere, sinteticamente, punti di forza e criticità del sistema. Per questo si è ritenuto opportuno valutare: ■ Il tasso di partecipazione degli enti al 1° Avviso sull’e-government (corri- spondente al 1° Avviso del Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie [G.U., serie generale n. 78, del 3 aprile 2002], nell’ambito del Piano d’Azione e-government. L’avviso prevede lo stanziamento di 120 milioni di Euro per il cofi nanziamento in misura non superiore al 50% di 134 progetti proposti da Regioni ed Enti Locali, aventi per obiettivo la realizzazione di servizi on-line rivolti ai cittadini e/o alle imprese, e/o l’implementazione di servizi infrastrutturali); ■ Il tipo di enti coinvolti (comuni, comunità montane, circondari, sistemi camerali, università, privati, ecc.). Tutto questo è necessario per capire attraverso quali percorsi gli enti pub- blici maremmani possano dare origine ad un nuovo modo di amministrare l’ente ed il territorio locale. Dai dati raccolti attraverso i rilevamenti compiuti dal CRC della Toscana, traspare come nella provincia di Grosseto gli enti locali possano ancora fare molto per sviluppare a pieno le linee portanti che caratterizzano l’e-gover- nment. Ne è prova un basso tasso di partecipazione che le amministrazioni hanno manifestato in occasione del 1° Avviso pubblicato nel 2002, rispetto ai dati emersi nelle altre province toscane. Come è possibile riscontrare dalla

254 Appendice lettura della seguente tabella, soltanto il 42% dei comuni maremmani ha par- tecipato almeno ad un progetto presentato in tale occasione: Partecipazione dei Comuni Toscani al 1° avviso

Comuni Pop. Comuni Totale % Comuni % Pop. Provincia N. progetti coinvolti coinvolti Comuni coinvolti coperta Arezzo 20 30 283.547 39 76,92 88 Firenze 24 42 922.777 44 95,45 99 Grosseto 19 12 131.950 28 42,86 63 Livorno 20 8 282.114 20 40,00 89 Lucca 22 29 353.174 35 82,86 97 Massa Carrara 13 16 192.817 17 94,12 98 Pisa 23 28 350.956 39 71,79 92 Pistoia 28 22 268.180 22 100,00 100 Prato 9 6 220.146 7 85,71 98 Siena 20 20 148.994 36 55,56 60 Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 Nell’intenzione di fornire un quadro più dettagliato del livello e modalità di partecipazione degli enti della provincia di Grosseto ai progetti del 1° Avviso, nel proseguo di questa analisi descrittiva si ritiene opportuno riportare l’elenco dei progetti cui i vari enti locali maremmani hanno aderito ad oggi, ed il loro ruolo in riferimento a tali partecipazioni, se in qualità di semplici riusatori di soluzioni per l’e-government già testate o come copartecipanti attivi anche nella loro fase di sviluppo. Un’attenzione particolare vuole essere data all’esperienza condotta in questo campo dall’Amministrazione Provinciale, per cui, oltre ad elencare il parco progetti del 1° Avviso cui l’Ente ha aderito (come dalla tabella seguente), si provvederà a fornire anche una breve descrizione delle caratteristiche e con- tenuti di tali progettualità. Partecipazione ai progetti del 1° avviso da parte dell’ente provincia di Grosseto

Ente Acronimo Ruolo A-1 Riusatore A-3 CART Riusatore C-1 SUAPC Riusatore C-5 SMART Riusatore Provincia di Grosseto ET.net Sviluppatore G-2 INTERGEO Sviluppatore G-5 INFOMOBILITÀ Sviluppatore Panta rei Riusatore SIRA-NET Riusatore Fonte: elaborazione dati CRC, 2004

Appendice 255 Nello specifi co i 9 progetti cui la Provincia di Grosseto ha aderito vengono di seguito brevemente descritti: ■ A-1: Costituzione del centro tecnico della rete regionale (RTRT) Il presente progetto mira a realizzare una infrastruttura di trasporto e ser- vizi gestita centralmente, comune a tutta la Pubblica Amministrazione Locale (P.A.L.) toscana, che sia la base per lo sviluppo di tutti i progetti del piano E- Toscana. Le principali linee di sviluppo perseguite dal progetto sono relative ai seguenti obiettivi: ■ poter disporre sul territorio di una infrastruttura di trasporto a banda larga; ■ poter garantire molteplici modalità di collegamento a tale infrastrut- tura, per garantire e diff ondere il più possibile l’accesso ai servizi su di essa distribuiti, anche attraverso dispositivi mobili (cellulari, palmari, ecc.); ■ poter disporre di modalità di accesso sicure (VPN); ■ costituire un Centro Servizi per la Rete Telematica Regionale Toscana; ■ garantire l’estensione della connettività ed interoperabilità all’intero tessuto socio-economico della Toscana. Il progetto tende quindi a sommare i benefi ci derivanti dal disporre di una rete della pubblica amministrazione fortemente interconnessa a quelli di una copertura territoriale totale di servizi di qualità garantita e controllata per tutta la popolazione servita da Internet Server Provider (ISP) accreditati, pur nel rispetto dei diversi obiettivi di fi nalità pubblica o di mercato. ■ A-3 CART: Realizzazione della infrastruttura di servizi per la cooperazione applicativa Il progetto CART intende realizzare uno degli obiettivi principali contenuti nel Piano di e-government, secondo il quale l’interoperabilità è uno dei car- dini per poter erogare servizi ai cittadini e alle imprese. In particolare, con tale progetto si intende: ■ Fornire una Infrastruttura per lo sviluppo e la pubblicazione di Ser- vizi che facilitino la cooperazione delle Pubbliche Amministrazioni della Regione Toscana. ■ Utilizzare una Architettura aperta, fondata su standard, dalle spe- cifi che complete e pubblicamente disponibili, in cui sia garantita la libertà di implementazione da parte di tutti i produttori di soft ware e hardware. Garantire la Sicurezza, per l’autenticità, integrità, la non ripudiabilità e la riservatezza dei dati scambiati. Le due componenti operative che consentono di realizzare tale infrastrut- ture di interoperabilità sono state defi nite nel progetto come CRIC (Centro

256 Appendice Regionale per l’Interoperabilità e la Cooperazione applicativa) e NAL (Nodo Applicativo Locale). ■ C-1 SUAPC: Sportello Unico delle Attività Produttive dell’Area Centrale. L’obiettivo di fondo è quello di consentire l’avvio ovvero la ristrutturazione della maggior parte degli Sportelli Unici comunali o associati nel territorio sviluppando: ■ sportelli unici che garantiscano il rispetto di adeguati standard di qualità (da sviluppare con carte dei servizi) e di innovatività; ■ forme di coordinamento a livello provinciale o di area metropolitana con analoghe caratteristiche qualitative. Al fi ne di realizzare una corretta e completa progettazione si evidenziano queste possibili fasi di intervento: ■ realizzazione degli sportelli provinciali mediante l’estensione del- l’esperienza organizzativa a regime presso lo Sportello Provinciale di Firenze; ■ costituzione di un gruppo di lavoro su area vasta (coordinamento re- gionale) per l’attivazione dei SUAP comunali o associati nelle altre Province; ■ supporto esterno alla costituzione/sviluppo di SUAP comunali o as- sociati presso altre Province; ■ individuazione degli standard di qualità per la gestione singola o as- sociata dei SUAP; ■ individuazione degli standard per le attività di coordinamento; ■ verifi ca del rispetto degli standard di qualità nei Comuni pilota; ■ verifi ca del rispetto degli standard di qualità nello Sportello ed inseri- mento della fi rma digitale; ■ estensione del coordinamento regionale a rappresentanti di altri organi- smi di coordinamento (Province, Prefetture, Camere di commercio); ■ supporto esterno alla costituzione/sviluppo di esperienze di coordi- namento provinciale; ■ verifi ca del rispetto degli standard di qualità nelle altre esperienze provinciali. I tempi di realizzazione del progetto sono previsti nell’arco di diciotto mesi. Il sistema vista la sua caratterizzazione ed il suo fondarsi sulle moderne forme di elaborazione dei dati e delle informazioni (in particolare mediante sistemi di elaborazione elettronica delle informazioni e dei dati) è natural- mente predisposto per consentire forme di effi ciente monitoraggio. ■ C-5 SMART: Servizi Marketing, Ambiente, Risorse del Territorio. Il progetto è diretto a cittadini ed imprese, con nuovi servizi e nuove mo-

Appendice 257 dalità di erogazione, permettendo azioni cooperative fra Enti. Ha l’obiettivo di costruire un tessuto relazionale a vari livelli: ■ della struttura produttiva, e delle sue interdipendenze settoriali; ■ della PAL, per il coordinamento e l’effi cacia delle politiche economi- che e sociali; ■ dei servizi, come supporto all’economia ed alla vita sociale; ■ delle relazioni fi duciarie interpersonali. Tramite: ■ soddisfazione domanda di imprenditori locali e aspettative di im- prenditori esterni da attrarre; ■ valorizzazione/riqualifi cazione risorse umane presenti con aumento dell’occupazione in attività produttive e servizi; interoperabilità con Centri Impiego e Formazione Professionale; incremento della telefor- mazione generalista (TRIO) e SIT già distribuita via WEB; ■ promozione territoriale: caratteristiche paesaggistiche, culturali e am- bientali, organizzazione economica, sociale e percezione di politiche tese al miglioramento della qualità insediativa e ricettiva; ■ riorganizzazione procedure amministrative: riduzione tempi e mi- glioramento qualità/quantità delle risposte, risparmio personale, attenzione ai “clienti” del “sistema locale”. Crescita del tessuto econo- mico secondo sviluppo compatibile con protezione dei beni naturali e storico/artistici e della qualità della vita; ■ snellimento procedure per licenze, concessioni, pareri; richieste ser- vizi tecnologici/pagamenti; ottenimento benefi ts/fi nanziamenti per insediarsi e/o crescere; ■ integrazione autorizzazioni ambientali (RSU, refl ui, emissioni in at- mosfera); procedure screening e VIA; ■ distribuzione delle presenze turistiche oltre stagione estiva e incre- mento turistico dei centri minori; ■ percezione territoriale dell’origine di prodotti tipici; sviluppo dell’e- commerce. Il progetto è diretto a cittadini ed imprese, con nuovi servizi e nuove modalità di erogazione, permettendo azioni cooperative fra Enti. SMART realizza facili/ accessibili/fruibili servizi per marketing territoriale, attiva servizi per le imprese turistiche e servizi on-line per cittadini, supporta la teleformazione (FAD). SMART off re servizi WEB cui sono collegati in logica di interoperabilità soggetti pubblici e privati detentori di informazione e fornitori di servizi complementari. ■ ET.net: Centri Provinciali di gestione dati territoriali L’obiettivo del progetto è la creazione di un’infrastruttura di centri tecnici

258 Appendice provinciali riuniti in un sistema federato per la gestione dei servizi relativi alla raccolta, gestione e distribuzione di dati cartografi ci territoriali e ambientali. Tale mission è fi nalizzata al superamento delle problematiche emerse ad oggi circa l’attività di gestione dati, ed all’implementazione di un modello di servizio di gestione dati territoriali su scala nazionale, virtualmente inte- grato con il Sistema Informativo Territoriale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, già operante come centro nevralgico della na- scente struttura federata. In particolare l’obiettivo è quello di fornire un servizio di aggiornamento, distribuzione, raccolta e analisi dati, alle diverse realtà locali che operano nel campo territoriale ed ambientale, evitando inutili dispersioni e le duplicazioni dei dati cartografi ci che oggi si registra. Il progetto non si propone quindi fi ni né di ricerca, né di sperimentazione, ma di implementazione di un sistema di gestione dei dati territoriali federato. I servizi principali off erti consistono in: ■ distribuzione cartografi a di base; ■ aggiornamento di dati cartografi ci di base, sulla base di un unico standard; ■ creazione e gestione di banche dati specifi che delle realtà locali; ■ elaborazione e analisi di dati territoriali, secondo specifi che necessità; ■ consulenza in materia di banche dati; ■ assistenza all’utente. Il progetto si propone di implementare il processo di innovazione nell’am- bito della gestione di dati territoriali, favorendo la transizione da modelli a logiche gerarchiche verso modelli a logiche federate, valorizzando la capacità di controllo delle realtà locali proprie delle Province. Tale iniziativa costitui- sce anche l’occasione per favorire la nascita di realtà imprenditoriali, operanti in rete sul territorio nazionale, capaci di gestire le informazioni relative agli aspetti ambientali ed antropici del proprio ambito territoriale. ■ G-2 INTERGEO: Sportello unico territoriale. L’obiettivo generale del progetto, coordinato dalla Regione Toscana in con- corso con le Province ed i Comuni, è quello di mettere a disposizione dei cittadini, dei professionisti, delle imprese e dei tecnici degli Enti Locali che operano sul territorio strumenti conoscitivi di alto livello, redatti con logica unica per l’intero territorio regionale. Il progetto sviluppa e rende operativo un sistema di accesso integrato fra le banche dati geografi che ed i quadri conoscitivi informatizzati sulla piani- fi cazione territoriale ed urbanistica gestiti dai soggetti competenti (Regione, Province e Comuni) al fi ne di fornire una visione unitaria della situazione esistente sui vincoli, sulle infrastrutture, sulle attività produttive, sulle de- stinazioni urbanistiche e d’uso. L’obiettivo specifi co è fornire un sistema di

Appendice 259 procedure unifi cato in grado di off rire un servizio adeguato alla domanda dell’utenza interna ed esterna. In particolare, lo scopo principale è di costituire un’infrastruttura tecno- logica, formata da basi dati cartografi che coerenti tra loro, che permetta di erogare in maniera unitaria quei servizi ai cittadini ed alle imprese che sono basati su informazioni di tipo territoriale. Quindi il progetto svilupperà un sistema di supporto alle procedure autorizzative che presuppongono la ve- rifi ca di vincoli sull’uso del territorio, ad esempio: i vincoli imposti dai Piani Regolatori, i vincoli legati a situazioni di rischio (idrogeologico, sismico, …), i vincoli legati a particolari valenze ambientali (archeologico, paesaggistico, …) e l’appartenenza ad aree protette. ■ G-5 INFOMOBILITÀ: Sistema geografico di informazioni sul traffico coor- dinato dalla Regione Toscana - Area SIT e cartografia Il progetto è fi nalizzato alla costruzione di un sistema informativo con l’obiettivo di: ■ off rire ad aziende e cittadini informazioni strutturate relative al servi- zio di Trasporto Pubblico Locale (TPL) a mezzo internet; ■ creare le condizioni per una futura utilizzazione del patrimonio infor- mativo pubblico relativo al sistema TPL sul mercato dei nuovi servizi interattivi (WAP, UMTS); ■ facilitare la programmazione, gestione e controllo del sistema inte- grato di TPL operante in forma multimodale negli ambiti territoriali regionale, provinciale ed urbano; ■ realizzare una più effi ciente organizzazione delle competenze tra Re- gione, Enti Locali e Aziende TPL in modo da migliorare il servizio sulla base di un patrimonio informativo condiviso dal punto di vista tecnico- funzionale e dei contenuti, e permettere un monitoraggio continuo delle modalità quantitative e qualitative di erogazione del servizio; ■ PANTA REI: Comunicazione digitale nell’Ente e fra Enti. Flussi documen- tali e gestione dei processi. Rete degli Sportelli Unici. Rete degli URP Il progetto intende realizzare un network fra Amministrazioni, in cui i Comuni si raggruppano a livello provinciale e le Province si raggruppano a livello regionale, per l’erogazione di servizi a cittadini e imprese. In prima approssimazione il disegno fa perno sui diversi centri provinciali: in ogni ter- ritorio si realizza una rete documentale comune e le diverse reti si possono connettere fra loro grazie all’unitarietà della piattaforma. ■ SIRA-NET: Sistema interregionale di interscambio delle informazioni ana- grafiche Il progetto che nel seguito si descrive prende avvio dalle iniziative in corso

260 Appendice nelle Regioni Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli, Ligu- ria, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta e nella Provincia autonoma di Trento prevedendone un consolidamento e una loro estensione atta a creare una so- luzione tipo (basata sul modello della Toscana) valida a livello nazionale e tale da consentire, nell’ambito di una regione o di una provincia autonoma, di: ■ Accedere in rete alle anagrafi dei Comuni, con lo scopo primario di consentire, in sicurezza, previa autorizzazione, alla verifi ca delle auto- certifi cazioni dei cittadini. ■ Integrare i Comuni in una infrastruttura di cooperazione applicativa, basata su eventi, che consenta agli stessi di pubblicare eventi anagrafi ci che possano essere sottoscritti e ricevuti da altri enti, autorizzati per legge, ed utilizzati per l’aggiornamento delle proprie anagrafi (es. ana- grafi degli assistiti socio-sanitari). ■ Realizzare un’infrastruttura multi e inter-regionale per l’interscam- bio di informazioni anagrafi che. Questi progetti di e-government che interessano l’Amministrazione Pro- vinciale di Grosseto, così come tutti gli altri ammessi al cofi nanziamento a seguito del 1° Avviso e sviluppati dalle varie P.A. locali italiane, sono attual- mente in corso di realizzazione, mentre alcuni sono in fase conclusiva. È utile, a questo punto, proseguire l’analisi evidenziando le adesioni alle progettualità promosse dal Piano d’Azione di e-government da parte degli altri enti locali della provincia di Grosseto. Nella tabella seguente viene indicato livello e modalità di partecipazione ai progetti del 1° Avviso cui i singoli Comuni della provincia hanno aderito ed il loro ruolo in riferimento a tali partecipazioni, secondo la stessa modalità descrittiva:

Partecipazione ai progetti del 1° avviso da parte dei comuni della provincia di Grosseto

Comune Acronimo Ruolo Campagnatico SUAPC Riusatore A3 - CART Riusatore TEC-UT Riusatore INTERGEO Riusatore Capalbio D-4 PAESI Riusatore Castel del Piano A-1 Riusatore Castell’azzara A3 - CART Riusatore B1 Riusatore B1 Riusatore A3 - CART Riusatore A-1 Riusatore eDOC Sviluppatore A3 - CART Riusatore A-1 Riusatore

Appendice 261 Comune Acronimo Ruolo Cinigiano B2 Riusatore SMART Riusatore D2 RETEURP Riusatore B1 Riusatore SUAPC Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore AIDA Riusatore METABC Riusatore tributi facili Sviluppatore AIDA Sviluppatore D2 RETEURP Riusatore C4 Riusatore A-1 Riusatore Follonica B2 Riusatore C4 Riusatore G-5 INFOMOBILITÀ Riusatore A-1 Riusatore METABC Riusatore Polis Riusatore A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore D2 RETEURP Riusatore A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore SMART Riusatore Grosseto D2 RETEURP Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore SIRA-NET Riusatore eDOC Sviluppatore METABC Riusatore SMART Riusatore SUAPC Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore Magliano In Toscana SMART Riusatore eDOC Sviluppatore B2 Riusatore Manciano B1 Riusatore TEC-UT Riusatore SUAPC Riusatore Massa Marittima SUEF Riusatore D2 RETEURP Riusatore B2 Riusatore A3 - CART Riusatore A-1 Riusatore TEC-UT Riusatore INTERGEO Riusatore C4 Riusatore C4 Riusatore A3 - CART Riusatore A-1 Riusatore A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore Roccalbegna B1 Riusatore B2 Riusatore D2 RETEURP Riusatore SUAPC Riusatore e@sy Riusatore B1 Riusatore

262 Appendice Comune Acronimo Ruolo Roccastrada SUAPC Riusatore SIRA-NET Riusatore G-5 INFOMOBILITÀ Riusatore D-4 PAESI Riusatore D2 RETEURP Riusatore A3 - CART Riusatore Santa Fiora INTERGEO Riusatore A3 - CART Riusatore B1 Riusatore D2 RETEURP Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore A-1 Riusatore Scansano B1 Riusatore TEC-UT Riusatore SUAPC Riusatore A3 - CART Riusatore INTERGEO Sviluppatore A3 - CART Riusatore Seggiano A-1 Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore A-1 Riusatore Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 Infi ne, a completamento dell’indagine sul livello di partecipazione degli Enti Locali maremmani ai progetti di sviluppo dell’e-government, nelle ta- belle successive sono mostrati i dati relativi alla partecipazione ai progetti presentati al I avviso da parte, rispettivamente, delle Comunità Montane e delle altre P.A. della Provincia di Grosseto che vi hanno aderito: Partecipazione ai progetti del 1° avviso da parte delle comunità montane della provincia di Grosseto

Comunità Montana Acronimo Ruolo Colline Metallifere A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore B1 Riusatore B2 Riusatore C4 Riusatore D2 RETEURP Riusatore SUAPC Riusatore Zona Amiata Grossetana A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore B1 Riusatore B2 Riusatore C4 Riusatore D2 RETEURP Riusatore D-4 PAESI Riusatore GE.NE.S.I. Riusatore SMART Riusatore SUAPC Riusatore Fonte: elaborazione dati CRC, 2004

Appendice 263 Partecipazione ai progetti del 1° avviso da parte delle altre P.A. della provincia di Grosseto

Ente Acronimo Ruolo A-1 Riusatore A3 - CART Riusatore B2 Riusatore C4 Riusatore ARPAT D2 RETEURP Riusatore G-5 INFOMOBILITÀ Riusatore SIRA-NET Sviluppatore SUAPC Riusatore Consorzio per la gestione delle politiche sociali GE.NE.S.I. Riusatore - zona grossetana - Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 I dati esposti evidenziano un tasso di partecipazione degli enti pubblici della provincia di Grosseto ai progetti di e-government ancora relativa- mente basso; questi stessi, però, possono costituire gli elementi di partenza da cui tracciare una linea strategico-organizzativa per il successo delle poli- tiche relative all’e-government, soprattutto attraverso un coordinamento e coinvolgimento dell’organizzazione politico-amministrativa interna, insieme ad un necessario grosso intervento di assistenza progettuale e tecnologica, in particolar modo per i comuni di piccole dimensioni. Tra i progetti del 1° Avviso, le adesioni più estese risultano quelle ai pro- getti regionali A1 “Costituzione del centro tecnico della rete regionale RTRT”, estensione e potenziamento della infrastruttura telematica sul territorio, e A3-CART “Realizzazione della infrastruttura di servizi per la cooperazione applicativa”, entrambi con un totale di 10 enti locali partecipanti. Altri pro- getti con altrettanta partecipazione da parte degli enti locali maremmani sono il progetto SUAPC (10 enti aderenti), mirato, come abbiamo già avuto modo di vedere, alla realizzazione di un coordinamento tra i SUAP presenti in To- scana con lo scopo di costruire una interoperabilità tra PP.AA. ed enti terzi, e il progetto D2 RETEURP (9 enti aderenti), quest’ultimo diretto alla realizza- zione di una piattaforma tecnologica di riferimento di cui possano usufruire tutti gli URP del territorio regionale, in modo da off rire ai cittadini il necessa- rio supporto alla fruizione dei servizi off erti dalla P.A.. Una buona adesione si registra anche per il progetto B1 (7 enti aderenti), fi nalizzato alla realizzazione di una interfaccia per l’interscambio dei dati, e per il progetto B2 (6 enti aderenti) per l’invio telematico di comunicazioni da parte di cittadini ed imprese al sistema della Pubblica Amministrazione Toscana e fra organizzazioni pubbliche e private. Infi ne una menzione meritano anche i progetti di servizi ai cittadini e im- prese (oltre ai già citati SUAPC e D2 RETEURP) cui hanno aderito più enti locali, come il progetto SMART (6 enti aderenti), che, come abbiamo visto,

264 Appendice mira a realizzare un sistema di servizi a supporto del marketing territoriale e ad off rire strumenti volti al miglioramento della visibilità del territorio (servizi di supporto alle imprese turistiche, servizi on line per i cittadini, servizi di forma- zione a distanza); da evidenziare infi ne anche l’adesione ai progetti GE.NE.SI. (6 enti aderenti), per l’attivazione di strumenti di monitoraggio e controllo della realtà sociale fi nalizzati alla creazione di processi di integrazione tra enti pub- blici e terzo settore per la gestione allargata delle politiche sociali, e INTERGEO (5 enti locali aderenti), già descritto in precedenza e fi nalizzato allo sviluppo e realizzazione di un sistema di accesso integrato tra banche dati geografi che e quadri conoscitivi informatizzati sulla pianifi cazione territoriale ed urbanistica, gestiti dai soggetti competenti, al fi ne di costituire un’infrastruttura tecnologica che permetta di erogare, in maniera unitaria, servizi basati su informazioni di tipo territoriale ai cittadini e alle imprese. 3.2 Grado di sviluppo dei servizi di amministrazione elettronica Se l’analisi dei dati riguardanti i progetti attivati nella provincia di Grosseto costituisce un elemento importante per valutare il processo di sviluppo della SI attraverso gli enti del territorio maremmano, altrettanto rilevante risulta essere il grado di applicazione delle tecnologie informatiche per lo sviluppo dei servizi di amministrazione elettronica, vale a dire per la gestione informa- tica della documentazione amministrativa. Lo sviluppo degli strumenti quali la fi rma elettronica ed il protocollo informatico integrati ai servizi di interoperabilità, rende possibile la rea- lizzazione eff ettiva di una gestione completamente automatizzata dei fl ussi documentali e la conseguente attuazione di profonde innovazioni nelle mo- dalità di lavoro delle amministrazioni e nei rapporti tra esse e i cittadini. In particolare, i sistemi di protocollo informatico e di gestione dei fl ussi do- cumentali, assumono il ruolo di strumento che abilita la completa attuazione della trasparenza amministrativa tra amministrazioni e cittadini e imprese. Tali strumenti comprendono l’insieme delle attività fi nalizzate alla registrazione di protocollo e alla classifi cazione, organizzazione, assegnazione e reperimento dei documenti amministrativi formati o acquisiti dalle amministrazioni, nel- l’ambito del sistema di classifi cazione d’archivio adottato, eff ettuata mediante sistemi informativi autorizzati (rif. D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445). In particolar modo si analizzano i dati riguardanti il grado di adozione del protocollo informatico ed il tipo di protocollo utilizzato, per verifi care quanti enti locali hanno provveduto ad attivare il nucleo minimo (ove per nucleo minimo s’intende la componente del sistema di protocollo informatico in grado di eff ettuare le operazioni di registrazione, segnatura e classifi cazione dei documenti; tali operazioni costituiscono le operazioni necessarie e suffi -

Appendice 265 cienti per la tenuta del sistema di gestione informatica dei documenti da parte delle pubbliche amministrazioni) e quanti sistemi di gestione documentale (per archiviare, trasmettere e gestire fl ussi documentali in forma “elettronica”, lungo canali telematici sicuri e certifi cati). Tali dati sono stati raccolti attraverso una ricerca del marzo 2004, sull’at- tivazione del protocollo informatico, volta ad approfondire su tutti gli enti toscani gli aspetti amministrativo-organizzativi che riguardano il protocollo e vengono qui riassunti nella seguente tabella successiva: dati su adozione protocollo informatico da parte degli enti della provincia di grosseto

Gestione Tipo ente Nome ente Acquistato Operativo Nucleo minimo documentale Com_montana Amiata Grossetana Si No Si Si Comune Arcidosso Si Si Si No Comune Campagnatico Si Si Si No Comune Capalbio Si No Si No Comune Castel Del Pian Si No Si Si Comune Castell’azzara Si No Si Si Comune Castiglione Della Pescaia No - - - Comune Cinigiano Si No Si No Comune Civitella Paganico Si Si Si No Com_montana Colline Del Fiora No - - - Com_montana Colline Metallifere Si Si Si No Comune Follonica Si Si Si No Comune Gavorrano Si Si Si No Provincia Grosseto Si Si Si No Comune Grosseto Si Si Si No Comune Isola Del Giglio Si Si Si No Comune Magliano In Toscana Si Si Si No Comune Manciano Si No Si No Comune Massa Marittima Si Si Si No Comune Monte Argentario Si Si Si No Comune Monterotondo Marittimo Si Si Si No Comune Montieri Si No Si No Comune Orbetello Si No Si Si Comune Pitigliano Si Si Si Si Comune Roccalbegna Si No Si Si Comune Roccastrada Si Si Si No Comune Santa Fiora Si Si Si Si Comune Scansano Si No Si No Comune Scarlino No - - - Comune Seggiano Si No Si Si Comune Semproniano Si Si Si No Comune Sorano No - - - Fonte: elaborazione dati CRC, 2004

266 Appendice La tabella mostra una panoramica dei dati, suddivisi per comuni, relativi allo stato di attivazione del protocollo informatico all’interno della provincia di Grosseto; i dati mettono in evidenza il sostanziale rispetto del nucleo minimo operativo da parte della maggior parte dei Comuni maremmani. L’utilizzo di sistemi di gestione documentale, elemento essenziale per lo sviluppo di un processo di amministrazione elettronica avanzata, risulta al momento ancora basso, infatti, solo 8 Enti Locali su 32 hanno dichiarato di esserne dotati. Tale mancanza, determinando la non certezza nella gestione degli atti pro- tocollati e della loro catalogazione, rischia di vincolare il successo dell’intero processo di e-government. Benché infatti il DPR 445/00 preveda come obbliga- torio il nucleo minimo per le attività dell’ente, è essenziale, per l’aff ermazione di un processo di amministrazione elettronica avanzata, che ogni ammini- strazione preveda al proprio interno anche la gestione dei documenti, ciò per consentire l’invio di comunicazioni elettroniche ad altri soggetti. Risulta chiaro che uno sviluppo di questo tipo è particolarmente gravoso per gli enti più piccoli e dunque la messa a regime di un sistema per la protocollazione, il trattamento e la conservazione dei documenti, va accompagnato con misure idonee di assistenza presso tali realtà. A questo proposito occorre sottolineare l’impegno con cui l’Amministra- zione Provinciale di Grosseto si sia mossa in questa direzione; a testimonianza di ciò la Deliberazione di Giunta n. 177 del 02/11/2004 attraverso la quale la Provincia ha ratifi cato l’accettazione del contributo di € 400.000 assegnato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, in risposta alla richiesta fatta dalla stessa Amministrazione Provinciale nel corso del 2003, per co-fi nanziare il progetto “Realizzazione di un sistema di gestione dei fl ussi documentali e cartografi ci a fi rma elettronica”; il contributo in questione potrà così essere utilizzato per la realizzazione e lo sviluppo di un sistema di fl ussi documentali per lo scambio di informazioni tra Pubbliche Amministrazioni del territorio grossetano e per la gestione in rete del sistema informativo geografi co, con lo sviluppo della fi rma digitale e dei fl ussi documentali con protocollo elettro- nico, mediante adeguamento del sistema informativo territoriale provinciale. 4 I progetti dell’Amministrazione Provinciale di Grosseto per lo sviluppo della Società dell’Informazione Accanto all’impegno profuso dagli Enti Locali maremmani nel partecipare ai progetti del 1° Avviso sull’e-government e nell’adozione di primi strumenti per lo sviluppo di un sistema di amministrazione elettronica, è opportuno citare sinteticamente anche i progetti sviluppati dall’Amministrazione Pro- vinciale, in collaborazione con la società partecipata Etruria Innovazione, in tema di sviluppo della Società dell’Informazione per il territorio grossetano.

Appendice 267 Nello specifi co ricordiamo: ■ Creazione di un Centro servizi per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico in collaborazione con la Regione Toscana, inaugurato nel maggio 2003, destinato a rappresentare il nodo di congiunzione fra i ser- vizi erogati sul territorio a supporto degli Enti Locali (Comuni, Comunità Montane) e delle imprese (PMI) ed i moderni strumenti di supporto tec- nico e fi nanziario. Il Centro Servizi, gestito da Etruria Innovazione, nasce con l’intento di pro- muovere e favorire attività di animazione e consulenza volte: ■ al trasferimento tecnologico, all’assistenza alle imprese, alla gestione delle reti di collegamento fra associazioni, aziende ed enti pubblici; ■ allo sviluppo ed al sostegno di proposte progettuali innovative da proporre sulle diverse forme di fi nanziamento regionali, nazionali ed europee; ■ al coordinamento della rete dei SUAP - Sportelli Unici per le Attività Produttive ed alla predisposizione degli strumenti informatici utili alla gestione dei fl ussi informativi derivati; ■ all’introduzione sul territorio provinciale di servizi informatici utili all’intera collettività. ■ Sviluppo di un nuovo Portale internet della Provincia di Grosseto [am- biente web, sistema di gestione dei contenuti (CSM), strumenti e servizi on line]. Attività svolta in collaborazione con l’URP dell’Amministrazione Provinciale. Anche tale attività è stata svolta a partire dall’estate 2003, giun- gendo, ad oggi, ad attivare tale nuovo portale per ora in via sperimentale. ■ Creazione di un Sistema informativo del SUAP provinciale (Sportello Unico per le Attività Produttive) della Provincia di Grosseto [ambiente web, sistema di gestione dei contenuti, modulistica, procedure ed altro]. Tale at- tività è stata svolta in collaborazione con i SUAP locali e l’Amministrazione Provinciale dal gennaio 2003 ed è stato attivato nel settembre 2003. Oggi questo ambiente web è gestito direttamente dal Centro servizi per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico. ■ Progettazione e implementazione di un Sistema informativo per la ge- stione dei workfl ow (gestione informatizzata ed automatica dell’iter di una pratica) volto a favorire la tracciabilità delle pratiche amministrative avviate presso i SUAP del territorio (attività non ancora conclusa). Oltre a quanto già realizzato, l’Amministrazione Provinciale di Grosseto, sempre in stretta collaborazione con la società Etruria Innovazione, si è im- pegnata a partecipare alla creazione di una serie di progetti che, ad oggi, sono ancora in attesa di conoscere l’esito circa il conseguimento del fi nanziamento al fi ne di una loro realizzazione da svolgersi nel prossimo 2005:

268 Appendice ■ Partecipazione al progetto denominato IDEM presentato sul recente bando di e-democracy pubblicato dallo CNIPA (attualmente in attesa di esito), a cui hanno preso parte le 3 Amministrazioni Provinciali e i 3 Comuni capoluogo di Grosseto, Siena ed Arezzo. Il progetto dovrebbe portare alla realizzazione di strumenti multicanale condivisi a supporto di politiche di e-democracy su temi già individuati in ambito progettuale (Lavoro, Pari Opportunità, Scuola, Educazione, Accessibilità ai servizi cittadini) o di nuova e successiva proposizione. ■ Partecipazione al progetto denominato ABM+ presentato sul Programma regionale di e-government e.Toscana - Linea 2 (attualmente in attesa di esito) e che vede coinvolte in collaborazione Provincia, CNA e Associa- zione Industriali, per l’implementazione di strumenti a vantaggio del sistema produttivo. Il progetto propone la creazione di un sistema informatico condiviso di “gestione della conoscenza” (Knowledge Management - KM), nonché la creazione di una suite di strumenti opensource, e dei relativi servizi, fi naliz- zati alla analisi ed al monitoraggio dell’andamento di una singola impresa (suite di Agents di Business Monitor - ABM). Collaborazione, condivisione della base di conoscenza e, soprattutto, ideazione ed attivazione di servizi e strumenti on-line a favore delle PMI sono le sue chiavi di lettura. 5 L’utilizzo dei siti internet delle PP.AA. nella provincia di Grosseto La predisposizione di siti web da parte delle pubbliche amministrazioni costituisce sia un’innovazione tecnica che permette agli enti della P.A. di rin- novarsi e presentarsi in modo originale verso l’esterno, attraverso la fruizione degli strumenti informatici (magari valorizzando caratteristiche inaspettate e poco conosciute della propria realtà), sia un modo per ottimizzare i rapporti con i soggetti del territorio attraverso l’uso di un nuovo mezzo comunicativo per mezzo dell’apertura di canali virtuali. Come è possibile osservare dai dati raccolti nelle seguenti tabelle, il si- stema provinciale di Grosseto, in generale, ha provveduto all’adeguamento dei sistemi informatici necessari per la realizzazione della Società dell’Infor- mazione; solo 3 Comuni non hanno ancora provveduto a dotarsi di un sito internet, e quelli che lo hanno con un aggiornamento periodico continuo che avviene nell’arco di un mese sono 17. La popolazione residente nel territorio provinciale che quindi ha accesso alle informazioni disponibili via web, ammonta a circa il 98%; di questo l’89% può avere accesso a informazioni aggiornate nell’ultimo mese. L’indagine compiuta a livello provinciale ha evidenziato che sui 28 Comuni

Appendice 269 maremmani, 25 hanno un sito web: di questi, 17 sono dotati di un sito web al quale si accede tramite un URL standard, mentre di conseguenza 8 hanno un sito web al quale è possibile collegarsi tramite URL non standard (vedasi tabella seguente). Presenza sito e aggiornamento nei comuni della provincia di grosseto

N. Popolazione % su totale popolazione Indicatori Comuni interessata provinciale Hanno sito internet 25 205736 98,20 Aggiornamento del sito nell’arco di 1 mese 17 186377 89,00 Url Standard 17 163194 77,90 Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 Dai dati contenuti nella tabella successiva si evince che 13 dei 25 Comuni dotati di sito web off rono ai cittadini la possibilità di contattare gli ammi- nistratori locali via e-mail. Si tratta dei Comuni più densamente abitati, per questo ben il 71% della popolazione della provincia ha la disponibilità di tale servizio. Le Amministrazioni Comunali che permettono la consultazione dello sta- tuto dell’ente tramite la pubblicazione sul sito web sono 11 e coprono quasi il 66% della popolazione del territorio provinciale. Infi ne, rispettivamente il 58% e il 49% della popolazione provinciale ha ac- cesso alle delibere di Giunta ed alle informazioni sul bilancio dell’ente. Una sola Amministrazione Comunale rende pubblica sul web lo stato di attuazione del programma elettorale. Trasparenza amministrativa e rapporto con gli amministratori

N. Popolazione % su totale pop. Indicatori comuni interessata provinciale Possibilità di contattare via mail i vertici politici 13 149114 71,20 Pubblicazione di testi delle delibere di Giunta 8 121516 58 Pubblicazione dello Statuto dell’Ente 11 139514 66 Informazioni sul bilancio 4 102742 49 Stato di attuazione del programma elettorale 1 9189 4 Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 Come è possibile vedere nella tabella seguente, circa il 78% della popola- zione ha la possibilità di contattare gli uffi ci degli enti in rete ed ha accesso ad informazioni relative all’ubicazione degli uffi ci, e circa la stessa percentuale della popolazione provinciale può usufruire delle informazioni riguardanti gli orari di apertura delle infrastrutture amministrative. Dei 28 Comuni grossetani dotati di sito web in media 18 off rono accesso alle informazioni riguardanti i servizi off erti ai cittadini-utenti.

270 Appendice Informazioni sui servizi dell’ente

Popolazione % su totale pop. Indicatori N. interessata provinciale Informazioni relative agli orari di apertura delle strutture 16 162903 77,80 amministrative Indicazioni sull’ubicazione fi sica degli uffi ci/settori 20 175287 83,70 Possibilità di contattare gli uffi ci 16 162568 77,60 Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 Tra i servizi forniti dagli enti della provincia di Grosseto risultano parti- colarmente diff usi ICI, TARSU ed altre pratiche amministrative (gli enti grossetani che pubblicano tali dati ammontano rispettivamente a 17 per l’ICI e a 11 per la TARSU permettendo ad almeno il 65% della popolazione provin- ciale di usufruire di tali informazioni). Come si evince dalla tabella seguente gli enti della provincia che pubblicano informazioni sul piano regolatore sono solo 6 ma consentono a circa il 50% della popolazione provinciale di fruirne, anche nel caso delle informazioni sulla DIA solo 9 Amministrazioni Comunali provvedono ad inserire i dati relativi raggiungendo però quasi il 60% della popolazione residente nella provincia. La disponibilità di modulistica in linea permette a circa il 69% della po- polazione provinciale di servirsene; sono 12 i Comuni della provincia che provvedono a fornirla. Si comprende dunque come molti siti web abbiano contenuti minimi rela- tivi ad orari degli uffi ci, nominativi dei referenti e responsabili e off rano un numero ridotto di servizi a valore aggiunto per l’utenza. Servizi offerti mediante sito internet

Popolazione % su totale pop. Indicatori N. interessata provinciale ICI 17 173010 82,60 TARSU 11 136896 65,40 Tracciamento pratiche 1 69899 33,30 DIA 9 123904 59,20 Presenza modulistica per le pratiche amministrative 12 144228 68,90 Piano Regolatore 6 103763 49,50 Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 L’analisi sulla struttura dei siti degli Enti Locali grossetani non permette di dar conto delle caratteristiche di accessibilità e usabilità ma consente di comprendere in che modo tali siti si presentano al navigatore. I dati contenuti in tabella seguente evidenziano come le home page dei siti dei 25 Enti Locali maremmani siano dotate di apposito menu di navigazione, della possibilità di avere evidenziato in ogni pagina il percorso svolto fi n lì, coprendo con queste

Appendice 271 funzionalità fi no al 98% della popolazione provinciale. Anche l’apposizione di elementi che permettono la riconoscibilità delle pagine del sito è diff usa con la stessa percentuale. Degna di nota risulta, per un numero limitato di home page istituzionali, la mancanza di una mappa del sito e, per la totalità dei siti presenti, l’inosservanza degli standard W3C per permettere la naviga- zione delle pagine web a soggetti diversamente abili. La strutturazione dei siti

Popolazione Indicatore N. % su totale pop. provinciale interessata Esistenza di sito conforme W3C 0 0 0,00 Mappa del sito 6 106618 50,90 Numero link nel menu 25 205736 98,20 Percorso indicato in ogni pagina 25 205736 98,20 Ricorrenza di elementi uguali e 25 205736 98,20 riconoscibili in tutte le pagine Fonte: elaborazione dati CRC, 2004 6 Conclusione Con questa breve ricognizione si è tentato di fornire un quadro quali- quantitativo della progressiva diff usione delle tecnologie informatiche sul territorio provinciale grossetano. Obiettivo di questo report è, infatti, quello di illustrare lo stato d’avanzamento dell’e-government e più in generale della Società dell’Informazione, con particolare riguardo alle attività già avviate o realizzate, che vedono la collaborazione tra Stato, Regione e Enti Locali a più livelli in una prospettiva federalista. In particolare, nell’attivazione di azioni di promozione dell’amministrazione elettronica e più in generale per lo sviluppo della Società dell’Informazione, diventa importante l’azione di coordinamento territoriale che può svolgere l’Amministrazione Provinciale, in particolar modo in realtà dove forte è la presenza di comuni di piccole dimensioni e ampio risulta il territorio rurale sul totale dell’area provinciale. Per questo la Provincia di Grosseto ha avviato un processo di adesione alle politiche di investimento per la SI (come risulta dalla partecipazione ai progetti di e-government scaturiti con il 1° Avviso), ponendosi come soggetto fautore di politiche inclusive di amministrazione elettronica verso il proprio territorio, per facilitare l’avvio di azioni nella prospettiva di un loro impatto positivo a livello economico-sociale e verso la propria realtà organizzativa interna, migliorandone i fl ussi comunicativi. All’interno del quadro di sviluppo delle politiche di e-government a livello europeo, nazionale e regionale, la Provincia si trova così a gestire un quadro sempre più ampio di politiche per l’amministrazione elettronica e a rivestire un ruolo di coordinamento sempre più rilevante.

272 Appendice I l mosaico dello sviluppo territoriale

Il mosaico dello sviluppo territoriale in Toscana della T oscana La Provincia di

Grosseto La Provincia di Grosseto

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