III. DA A CASAL DI PARI E III a. DA GROSSETO A CASAL DI PARI

Il percorso Da Grosseto si prende la SS 322 per arrivando a ➝ Istia d’. Si torna indietro fino alla località Le Stiacciole, poi si volta a destra e si prosegue per ➝ Campagnatico. Prima di giungere al paese si può visitare ➝ La Pieve Vecchia. Quindi ci si immette sulla SS 223 fino a ➝ e da qui a ➝ San Lorenzo all’Ardenghesca e ➝ Casal di Pari. 54 Guida agli edifici sacri della Maremma

CHIESA DI SAN SALVATORE (ISTIA D’OMBRONE) La prima citazione precisa della chiesa di San Salvatore è nelle Decime del 1276, ma già nel privilegio di Clemente III del 1188 si fa riferimento generico alle chiese di Istia d’Ombrone ed è quindi verosimile che si tratti di San Salvatore e di San Se- bastiano, fuori le mura, oggi interamente ristrutturata e intonacata. L’edificio attuale è però del XIII se- colo, con alcune ristrutturazioni del XV. Nel 1938 ulteriori massicci restauri hanno compromesso la lettura del mo- numento. L’edificio è in laterizio e ha i caratteri delle chiese degli ordini mino- riti che nel XIII secolo caratterizzarono Istia d’Ombrone, l’architettura tardoromanica. La facciata è a capanna con due pinna- chiesa di San Salvatore coli laterali.

PIEVE VECCHIA (CAMPAGNATICO) La pieve di Sant’Angelo citata nelle Decime del 1276-1277 potrebbe essere quella nuova, all’interno del castello. Ma già dal 1018, è nota una pieve con lo stesso nome, che potremmo identificare con la pieve vecchia. La pieve vecchia di Campagnatico è situata lungo la valle dell’Om- brone, su un asse viario che seguiva il corso del fiume fino al castello. Sul sito era una grande villa romana, la cui cisterna, ancora perfetta- mente conservata, fu riutilizzata come mostrano le aperture sui lati cor- ti identificabili come porta di accesso con finestra sovrastante, una fi- nestrella sull’abside e una postierla sul fianco destro.

Campagnatico, Pieve Vecchia Campagnatico 55

La cisterna è un Campagnatico, ambiente a pianta Pieve Vecchia rettangolare realizza- to in cementizio, fi- no a circa metà del- l’altezza e poi a fasce alternate in pietra e laterizio.

CAMPAGNATICO

PIEVE DI SAN GIOVANNI È probabile che nel corso del XIII secolo sia stato effettuato il trasferimento delle pie- ve dentro il castello. La chiesa di San Giovan- ni, infatti, presenta i caratteri di un edificio di quel periodo. La torre campanaria è un torrione delle mura di cinta. La chiesa è a croce latina a unica navata con tre absidi rettangolari, di cui la cen- trale maggiore. Il presbiterio è rialzato e inquadrato da un arcone a Campagnatico, sesto ribassato in mattoni. Nel coro è un ciclo di affreschi di scuola pieve di senese del XV secolo. San Giovanni 56 Guida agli edifici sacri della Maremma

CHIESA DI SANT’ANTONIO La chiesa non sembra presente nella docu- mentazione medievale. L’edificio era utiliz- zato come frantoio nel XIX secolo e nel 1870 vi fu realizzato un teatro. L’impianto è a na- vata unica a tre campate. La facciata mantiene l’originario aspet- to romanico realizzato forse con spesse la- stre di arenaria ben lavorate in facciavista è articolata su due piani. Il portale centra- le è sormontato da un archetto a tutto se- sto. Ai lati sono altri due archetti, ma le porte furono aperte in un secondo mo- mento. La parte più alta presentava un rosone poi sostituito da una finestra. La chiesa non ha abside e all’interno è ad- dossata alle mura bassomedievali. La tec- nica costruttiva è più sommaria, sebbene il paramento sia ancora a filari di pietra orizzontali e di altezza costante.

Campagnatico, CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO (PAGANICO) chiesa di Sant’Antonio In piazza della Vittoria troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo costrui- ta fra il 1297 e il 1345 a opera degli Umiliati, che ebbero in Paganico un loro convento. Verso il 1571 la chiesa divenne pieve e in seguito prepositura. L’edificio, di grosse dimensioni, ha pianta a unica navata. Notevoli le ristrutturazioni e le aggiunte in varie epoche come il campanile, co- Paganico, chiesa struito probabilmente nel XVIII secolo, e la facciata, realizzata in uno di San Michele degli interventi più recenti.

CHIESA DI SAN DONATO (CASAL DI PARI) La chiesa parrocchiale risale al XIV seco- lo ma notevoli restauri in stile neoroma- nico eseguiti tra 1930 e 1939 hanno mutato la sua struttura originaria; in particolare la facciata ha subìto l’inter- vento più pesante, infatti oggi non vi è più traccia dell’aspetto medievale. Sul fianco destro sono ancora evi- denti parti delle murature medievali, costituite da un portale a cornici di pietra con architrave. La pianta della chiesa è a croce latina. La muratura, esclusa la facciata, è fatta con bozze di calcare sommariamente lavorate di di- mensioni variabili disposte senza ordi- ne preciso. Abbazia di San Lorenzo al Lanzo 57

ABBAZIA DI SAN LORENZO AL LANZO (O DELL’ARDENGHESCA) Fondata da Ardengo II o secondo altri da Ranieri II fra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, l’abbazia è menzionata nel 1109. Fu oggetto delle mire espansionistiche di Siena, infatti nel 1179 la città costrinse gli Ardengheschi che dominavano l’area a un patto di alleanza che però infransero varie volte fino al 1345, anno in cui gli ultimi esponenti della famiglia vendettero al senese ogni loro diritto sull’abbazia. Verso la metà del XV secolo l’abbazia fu soppressa. Dell’impianto originale a tre navate e tre absidi non rimane altro che la facciata che è a salienti e parte della navatella di sinistra. Si trat- ta di una forma piuttosto insolita per una chiesa monastica romanica di questa zona. Il resto dell’edificio è sicuramente un rifacimento più

San Lorenzo al Lanzo, pianta (da Marrucchi 1998) e facciata

San Lorenzo al Lanzo, particolare che evidenzia il restringimento dell’edificio. 58 Guida agli edifici sacri della Maremma

tardo. La facciata, che presenta forti analogie con Sant’Antimo, anche nei minimi dettagli decorativi, è realizzata con conci di marmo squa- drati e levigati che seguono corsi orizzontali. Al centro si apre un por- tale semplice con lunetta incavata, sorretta da due semicolonne decora- te da capitelli raffiguranti teste umane stilizzate. Ai lati del portale due semicolonne raffigurano due animali stilizzati. Nella parte alta della na- vata centrale è una piccola monofora con strombatura.

San Lorenzo al Lanzo, particolari dei capitelli III b. DA PAGANICOA SANTA FIORA

Il percorso Da Paganico prendere la strada per l’Amiata fino al bivio per ➝ . Tornati sulla strada principale si arriva fino alla diramazione per ➝ . Si prosegue quindi sempre sulla strada principale per ➝ , quindi ➝ Casteldelpiano. Si deve uscire dal paese per visitare ➝ Santa Lucia e ➝ San Biagio di Gravilona. Tornati sulla strada seguire le indicazioni per ➝ . Prima del paese si può visitare la ➝ Pieve di Santa Maria ad Lamulas. Al termine del percorso è ➝ Santa Fiora.

Porrona, chiesa di San Donato 60 Guida agli edifici sacri della Maremma

CHIESA DI SAN DONATO (PORRONA) La chiesa è citata per la prima volta nelle Decime del 1276 con il titolo di canonica e dipendeva, almeno per l’elezione del suo canonico, dall’abbazia di Sant’Antimo come risulta da un documento del 1287. La chiesa di San Donato è situata dentro l’abitato di Porrona. L’edi- ficio tardoromanico si sviluppa su pianta rettangolare ad aula termi- nante in un’abside semicircolare. La facciata ha un portale architravato sormontato da un arco a tutto sesto, su cui è posto un occhio. Il tetto è a capanna. Sul fianco destro è una sola monofora. L’edificio è co- struito in arenaria con i fianchi frutto forse di un restauro come sem- bra indicare la particolare muratura con zeppe di laterizio.

CHIESA DI SAN MARTINO (MONTEGIOVI) Secondo una vecchia tradizione la prima titolatura sarebbe stata di Sant’Alessio. La chiesa è citata solo a partire dalle Decime della fine del XIII secolo e dagli inizi del XIV come suffraganea dell’abbazia di Sant’An- timo. Divenne pieve nel 1464.

Montegiovi, chiesa di San Martino

La chiesa è a unica navata. La facciata è sicuramente posteriore al periodo romanico, collocandosi fra la fine del XIII e il XIV secolo. Il portale con arco a tutto sesto è sormontato da un occhio posteriore al primo impianto, e la muratura in conci di trachite presenta nella parte alta, numerosi restauri. Il tetto è a capanna e sulla sinistra si eleva il campanile.

CHIESA DI SAN CLEMENTE (MONTELATERONE) La più antica citazione della chiesa di San Clemente risale alle Decime del 1302, anche se vi sono indizi documentari che portano già al XII secolo, quando un monaco dell’abbazia di San Salvatore al era preposto nel castello di Montelaterone. Nel XVI secolo vi fu trasferito dalla pieve di Lamulas il fonte battesimale. La chiesa primitiva aveva dimensioni ridotte e orientamento perpen- dicolare all’attuale. Dell’edificio più antico, a navata unica e tetto a ca- Casteldelpiano - San Biagio di Gravilona 61 panna, si conservano i muri perimetrali della facciata e del fianco sinistro realiz- zati in filaretto con bozze ben squadrate. Nell’ampliamento, visibile all’esterno da una netta cesura nella muratura, sono state utilizzate bozze lavorate in maniera differente oltre a un’epigrafe funeraria romana, con dedica a Giove, inserita come angolare.

CASTELDELPIANO

SANTA LUCIA Non abbiamo notizie sulla chiesa di San- ta Lucia anteriori alla Visita Gherardini del 1676. L’edificio mostra caratteri tardoroma- nici e risale alla metà del XII o al XIII se- colo. È a navata unica conclusa da abside semicircolare su cui si aprono tre mo- nofore. La facciata, con tetto a capanna, è composta da un unico portale con arco a tutto sesto. I pesanti restauri Montelaterone, chiesa di di questo secolo non impediscono di leggere un paramento murario a San Clemente, filaretto in pietra locale. fianco sinistro dell’edificio più antico SAN BIAGIO DI GRAVILONA La chiesa è attestata nei privilegi di Clemente III del 1188 e di Innocenzo III del 1198 oltre alle Decime della fine del XIII-inizi del XIV secolo col ti- tolo di San Bartolomeo. Essa fu contesa durante il XIV e XV secolo fra i mona- ci dell’abbazia di San Sal- vatore al Monte Amiata e il priore di San Biagio di San- ta Fiora. Nella Visita Ghe- rardini del 1676 compare con il titolo di San Biagio. La chiesa è all’interno del villaggio rupestre di Gravilona; è a navata u- nica, con abside semicir- colare su cui si aprono monofore a doppia strom- batura. È coperta con tet- to a capanna e realizzata in pietra locale con tecnica Casteldelpiano, chiesa di Santa a filaretto. Lucia 62 Guida agli edifici sacri della Maremma

Gravilona, chiesa di San Biagio, l’abside

San Biagio di Gravilona, pianta (da Moretti, 1990)

Arcidosso, chiesa di San Leonardo

La facciata ha la particolarità di una scarpa sulla parte sinistra, aggiunta nel 1739. Il portale, forse di restauro, ha un arco a tutto sesto sormontato da un oc- chio anch’esso aggiunto di recente.

ARCIDOSSO

CHIESA DI SAN LEONARDO La più antica attestazione risale al 1188; dal documento risulta possesso dell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata e come tale venne confermata nei secoli successivi dai vescovi chiusini e senesi. Ebbe funzioni parrocchiali insieme a Sant’Andrea fino a quando quest’ultima fu staccata agli inizi del XVII secolo. Arcidosso 63

La primitiva chiesa fu ampliata e ri- maneggiata nel XVI secolo. La facciata è realizzata con la tecnica del filaretto, an- che se non di pregevole esecuzione, in trachite. Un edificio che vi si addossa ne impedisce in parte la visione.

PIEVE DI SANT’ANDREA Ricordata nel 1188 come uno dei possessi dell’Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata, la chiesa è citata come pieve nelle Decime del 1302-1303, mentre in docu- menti successivi torna a essere una semplice chiesa. Lavori di ampliamento e ristruttu- razione nel 1679 portarono all’aggiunta di un presbiterio rettangolare. Fu restaurata nel 1782 dallo Ximenes. L’impianto è romanico, a navata unica, coperta a capriate lignee con tetto a ca- panna. La parte sinistra dell’edificio si ad- dossa a uno sperone di roccia da cui è sta- ta ricavata la gradinata di accesso. Non conosciamo la forma originale Arcidosso, chiesa del presbiterio che fu ricostruito nel XVII secolo. Il portale, architrava- di Sant’Andrea to, è sormontato da un arco a tutto sesto in bicromia. La muratura è realizzata in filaretto con corsi piuttosto regolari.

CHIESA DI SAN NICCOLO Sorge nel Terziere del Castello, la parte più antica dell’abitato, ed è attestata con sicurezza dal 1144, ma abbiamo forse notizie indirette che precedono di qualche decennio. Fu, come molte delle chiese di quest’area, di proprietà dell’abbazia di San Salvatore al Monte Amiata, anche se, per la sua funzio- ne di chiesa del borgo di Arcidosso, passò di fatto sotto il controllo vescovile. Mantenne il titolo di pieve fino al 1750 e vi fu trasferito il battistero e il ti- tolo pievano da Santa Mustiola. Agli inizi del XVII secolo venne unita al vicino oratorio di Santa Croce assumendo la pianta a tre navate. La grande facciata neoromanica disposta a salienti lascia intravedere lacerti della vecchia muratura in filaretto e tracce di portali ostruiti nel- la navata di destra, testimoniati anche dalla documentazione relativa ai restauri e ampliamenti eseguiti nel XVII secolo.

PIEVE DI SANTA MUSTIOLA (ARCIDOSSO) Citata per la prima volta nel 1205, quando è documentato il suo pievano, la pieve di Santa Mustiola è ricordata come tale dalle Decime della fine del XIII-inizi del XIV secolo e fino alla metà del XV. Dopo il titolo fu tra- sferito a San Niccolò di Arcidosso. 64 Guida agli edifici sacri della Maremma

La pieve di Santa Mustiola è un edificio di impianto romanico ora a croce latina con tetto a capanna e absi- de semicircolare la cui copertura è sor- retta da mensoline. La parte posterio- re, con tre strette monofore, una nel catino absidale e due ai lati, e il fianco sinistro sono ancora in gran parte ori- ginali, mentre la facciata è stata inte- gralmente rifatta come è evidente sia dalla tecnica costruttiva, sia dai motivi stilistici. La chiesa più antica era a na- vata unica e più bassa di quella attuale. Il campanile doveva essere a vela ed è stato ostruito nel rialzamento.

PIEVE DI SAN LORENZO Nominata per la prima volta in un atto di donazione del 1067, la chiesa, poi pieve, di San Lorenzo, viene confermata

Arcidosso, in un privilegio di Celestino III al vesco- pieve di vo di Chiusi nel 1191. L’edificio non viene più ricordato nei documenti Santa Mustiola, bassomedievali, fino alla Visita Bassi nel 1576. La più probabile ubica- l’abside zione è nell’omonimo villaggio fra Casteldelpiano e Arcidosso. La chiesa di San Lorenzo è un piccolo edificio restaurato in tempi re- centi, ma mantenendone inalterata la struttura anche se il lato destro è intonacato. La chiesa ha pianta a navata unica con abside semicircolare decorato ad arcatelle pensili. La facciata, forse frutto di un rimontaggio e ristrutturazioni, ha un portale con archivolto a tutto sesto sormontato da una finestrella.

Pieve di San Lorenzo, pianta (da Moretti, 1990) Pieve di Santa Maria ad Lamulas 65

PIEVE DI SANTA MARIA AD LAMULAS Una chiesa sorgeva in questa loca- lità almeno dalla metà del IX seco- lo, come cella di Santa Maria di pertinenza del monastero di San Salvatore al Monte Amiata. Nel 996 le fu concesso di diventare chie- sa battesimale e dal 1027 compare con il titolo di pieve. Nel 1264, du- rante una guerra fra i senesi e gli Aldobrandeschi, essa fu distrutta. La ricostruzione, come attesta un’epigrafe, è del 1268. La chiesa ebbe un ruolo importante per tutto il Medioevo e ancora nel XVII seco- lo vi risiedevano alcuni monaci. Nel XIX secolo pesanti ri- strutturazioni in stile neoromani- co hanno interessato la facciata e il campanile, mentre l’area absi- dale, nonostante restauri evidenti, e l’ultima campata presentano caratteri stilistici posteriori alla se- conda metà del XIII secolo. Nonostante ciò, la pieve di Lamulas è uno Pieve di dei monumenti romanici più importanti della provincia di Grosseto. Santa Maria ad Lamulas, La struttura è a pianta basilicale a tre navate con tre absidi semicirco- la parte absidale lari. All’interno le colonne delle navate, tutte diverse fra di loro, deno-

Arcidosso, pieve di Santa Maria ad Lamulas, pianta (da Prezzolini, 1985). 66 Guida agli edifici sacri della Maremma

tano interventi costruttivi diversi, mentre nella parte presbiteriale si è conservato l’assetto originario unitario. In base a osservazioni di ca- rattere stilistico è stato ipotizzato che la ricostruzione del 1268 interes- si solo parte della chiesa che presenta caratteri del pieno XII secolo. I capitelli hanno motivi decorativi che richiamano direttamente la tra- dizione lombarda penetrata nella Toscana meridionale per il tramite dell’abbazia di Sant’Antimo.

CHIESA DELLE SS. FLORA E LUCILLA (SANTA FIORA) La pieve di Santa Flora viene citata per la prima volta nel 1142 ed è pre- sente poi nel privilegio di Celestino III a Chiusi e nelle Decime del 1275. Il culto delle due Sante sull’Amiata è ancora più antico e già consolidato prima del Mille. Una tradizione locale vuole che il primo sito della pieve, dedicata come di consueto a San Giovanni, fosse esterno all’abitato, in lo- calità Pieve Vecchia. L’impianto originario a navata unica con tetto a capanna è del XII se- Santa Fiora, pieve delle colo, ma numerose sono le ristrutturazioni. Nel XVI secolo fu aggiunto SS. Flora e Lucilla il portale, su uno precedente con arco a sesto acuto, sormontato da un timpano triangolare su cui si imposta poi il rosone a raggiera in travertino; le navate laterali scandite da pilastri sono state aggiunte nel 1792. La facciata è di- visa in due da una cornice sagomata.