Ardenno – Cenni Storici
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1 ARDENNO – CENNI STORICI Massimo Dei Cas, dal sito www.paesidivaltellina.it Ardenno è il primo paese della bassa Valtellina che si incontra procedendo in direzione di Colico (cioè da est ad ovest), ed è posto presso lo sbocco della Val Masino, sul versante retico, immediatamente ad est del punto nel quale il fondovalle valtellinese descrive una doppia curva, ad S, aggirando il caratteristico promontorio montuoso del Culmine di Dazio, o Colmen. Il suo nome è molto probabilmente connesso con la radice del verbo latino “ardere”, e quindi con il fuoco, ma il significato di questo nesso non è chiaro. Il diplomatico e uomo d'armi Giovanni Guler von Weineck, governatore per la Lega Grigia della Valtellina nel 1587-88, nella sua opera “Raetia” (Zurigo, 1616), così scrive, in proposito:“Alcuni ritengono che il nome di questo borgo sia derivato in antico dalla parola latina ed italiana ardere, perché durante l’estate il paese è tormentato da un caldo terribile; infatti è tutto esposto a mezzodì, né vi spira vento di sorte, a cagione della montagna di Pilasco che sorge a ponente. Quindi il clima è insopportabile, e perciò la nobiltà e la gente facoltosa, finché dura il caldo, cioè fino all’autunno, si trasferiscono in altri luoghi freschi e ventilati”. Le notazioni sul clima estivo sono, per la verità piuttosto esagerate, e l’ipotesi sul motivo della denominazione del paese non è l’unica. Il nome potrebbe, infatti, anche riferirsi al supplizio del santo patrono, S. Lorenzo, che fu martirizzato su una graticola, oppure alla presenza, nelle frazioni alte, di numerosi “piuàtt”, cataste particolari dalla cui lenta combustione interna si ricavava carbone di legna, o ancora, infine, da un episodio che risale ai tempi delle invasioni barbariche, quando una squadra di cavalieri che percorsero la valle tentò di dar fuoco alle case del paese, senza riuscirci, tanto che si udì gridare uno di loro “Arde-no, arde- no”. Lo storico settecentesco Francesco Saverio Quadrio così presenta il paese: “Ardeno (Ardena) Innocentemente si è scritto da alcuni essere stato tal luogo così nominato dall'Ardere per motivo del troppo caldo, che vi si prova. Diana è quella divinità, di cui gli Antichi resero il nome per Ardoina, Arduena, Artuenna. Arten, o meglio Harten in antichissima Lingua Teutonica voleva dire Foresta, come testifica il Wachter onde Hartuenna, o Hartuena, indi Harduenna, e Arduena veniva Diana appellata, quasi Dea delle Selve. Da ciò fu questo Luogo nomato, che trovo per antico latinamente essersi detto Ardena per contrazione di Arduena: perchè quivi quella Dea venir doveva adorata. La positura stessa di questo Luogo situato in un ridosso di Monte, dove forma quasi il collo d'un piede, dà a vedere, ch'ivi esser doveva ab antico Foresta. Nella Pianura ci era altresì un castello fabbricatovi dalla Famiglia de' Capitanei: e nel monte un altro ve n'aveva, chiamato il Castello di San Lucio. Le Contrade ad esso Ardeno congiunte in Comunità, nella schiena del Monte Gadio, Piazzalonga, Plota Biolo, Scheneno, la Fossa, e in Pianura il Masino, che trae dal Fiume il suo nome; e montando in sul Monte, si trova Pelasco, che di dietro gli resta.” Lo studioso Orsini, invece, ipotizza che "Ardenno" abbia la medesima origine del ben più celebre toponimo "Ardenne", in Belgio, e risalga ad "Arduinna", la dea celtica delle selve. Ciò testimonierebbe di insediamenti di matrice celtica. Il medesimo storico si spinge ad ipotizzare insediamenti ancora più antichi, risalenti all'ultimo neolitico o alla prima metà dell'età del ferro. Il luogo che giustifica l'ipotesi è il Caslàsc (Caslaccio), riportato su antiche carte pagensi, nei pressi Massimo Dei Cas Ardenno – Cenni storici – Dal sito www.paesidivaltellina.it 2 dell'attuale Scheneno, quindi ad una quota approssimativa di 520 metri, sullo sperone posto proprio all'imbocco della Val Masino. Il toponimo, secondo lui, come quello di Caslido (località sul versante meridionale della Colma di Dazio), rimanda al concetto di "castelliere", ben distinto da "castello" (che si riflette, invece, nelle voci dialettali "castèel" e "catég"). Un castelliere è, in un certo senso, l'antenato del castello: si tratta di un piccolo villaggio fortificato, costituito da una torre centrale e da una cerchia di mura, di cui sono rimaste tracce, che rimandano ad epoche preistoriche, nell'Istria e nella Venezia Giulia. In epoca romana queste strutture furono utilizzate come fortilizi, spesso trasformati, infine, in epoca medievale, nei più conosciuti castelli. Se l'Orsini ha ragione, dunque, la zona di Scheneno era abitata già sin dalla fine dell'età della pietra. Ma si tratta solo di un'ipotesi toponomastica. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo Ardenno Se rimangono incerti l'etimo e la storia remota di Ardenno, certo, invece, è il suo illustre passato storico. Sempre il von Weineck scrive: “ …Segue il borgo di Ardenno, dove sorge la chiesa prepositurale di S. Lorenzo, che un giorno estendeva la sua giurisdizione a quasi tutte le chiese sulla destra dell’Adda, dal torrente che bagna Pedemonte sino al torrente Acquàa presso Civo, e sulla sinistra dell’Adda dal comune di Forcola alla valle del Bitto…In Ardenno tengono la loro ordinaria residenza i Paravicini…” Assai antica ed importante fu la pieve di Ardenno. A metà del secolo XIII, infatti, l'intero territorio della media e bassa Valtellina e della Valchiavenna era suddiviso nelle pievi di Sondrio, Berbenno, Ardenno, Olonio, Samolaco e Chiavenna. La pieve di Ardenno, in particolare, comprendeva, almeno fino al 1363, oltre ad Ardenno, anche Buglio, Forcola, Talamona, Morbegno, Albaredo, Bema, Campovico, Civo e Dazio: in sostanza l'intero Terziere inferiore della Valtellina (l'attuale bassa Valtellina) era suddivise fra le pievi di Ardenno ed Olonio. Ancora a metà del Quattrocento, dopo la defezione di Talamona e Morbegno, rimanevano legate alla pieve di Ardenno Biolo, Buglio, Dazio, Caspano (con Cevo, Civo e Cataeggio), Roncaglia, Campovico e Forcola (con la Val di Tartano). L’importanza della pieve di Ardenno si spiega alla luce della sua collocazione strategica: si trovava, infatti, non solo all’imbocco della Val Masino, ma anche nei pressi di un importante approdo per i traffici commerciali che sfruttavano il fiume Adda, vale a dire il traghetto di S. Gregorio (nucleo di poche case ad ovest della Sirta, sul versante orobico). Qui sorgeva, ancora in epoca secentesca, una torre episcopale, eretta nel Quattrocento, e qui il Vescovo di Como, alla cui Diocesi appartengono Valtellina e Valchiavenna, riscuoteva le rendite dei beni in terra di Valtellina. La chiesa di san Lorenzo fu edificata, probabilmente prima del Mille, presso un'ansa dell'Adda vecchia, là dove questa piegava a sinistra per portarsi al porto di San Gregorio, sul lato opposto della piana. Non era al centro del nucleo abitato: nei suoi pressi sorgevano solamente un edificio fortificato con torri, che serviva come dimora ai nobili del casato dei Capitanei (o forse come residenza temporanea del Vescovo di Como), un rustico ed un edificio con il tetto in paglia. Le chiese di Ardenno e Berbenno dovevano versare alla mensa vescovile di Como 112 forme di cacio ogni anno. Di un castello di San Lucio, menzionato da testimonianze storiche, che venne eretto, probabilmente dai De Capitanei, nel 1049, nell'attuale località di San Lucio, o in località Castello (uno sperone chiuso ad ovest dal fosso del Gaggio), non restano ora, dopo la distruzione nel 1249, che scarsissime ed incerte tracce. Esso si inseriva in un sistema di fortificazioni che comprendeva anche una torre a Forcola ed una fortificazione a Buglio, di cui resta traccia solo nei documenti, ed un castello in Val Masino, che rimase in piedi fino al seicento. Massimo Dei Cas Ardenno – Cenni storici – Dal sito www.paesidivaltellina.it 3 Ardenno vista da Piazzalunga La dipendenza feudale di Ardenno alternò, in età medievale, il predominio di Como (più precisamente, dal vescovo di Como, come testimoniato dalla presenza di una "turris ecclesiae episcopalis" nel paese), nel secolo XI, scalzato provvisoriamente da Milano, dopo che questa l'aveva sconfitta nella decennale guerra del 1118-27, e di nuovo affermato nella seconda metà del secolo XII grazie al favore dell'imperatore Federico I di Svevia, il Barbarossa. Nel 1015, infatti, l'imperatore Enrico II aveva donato all'abbazia di S. Abbondio di Como molte terre dall'alto Lario fino ad Ardenno. Ma già nel 1013 egli aveva donato al monastero (fondato nel 1010 dal vescovo Alberico) il diritto di pesca su buona parte del corso dell'Adda, decime e terre nei territori di Olonio e Samolaco ed un reddito di 100 caci fiscali sugli alpeggi di Ardenno e Berbenno, tutti diritti già appartenuti alla mensa vescovile di Como. Poi, dopo il 1127, cioè dopo la distruzione di Como, come detto, vi fu una temporanea padronanza dei militi milanesi: Gaggio, Piazzalunga, Pioda e Comperto, nel territorio di Ardenno, pagavano decime ai de Pesci ed ai de Turate di Milano, e su Ardenno vantavano diritti feudali anche i Muralto ed i Restelli, famiglie di Locarno. Poi, la rinascita di Como: nel 1181 i militi milanesi rinunciavano, a favore di Como, dei loro diritti feudali "sul castello, la villa e la pieve di Ardenno" (Orsini, op. cit.). Su Ardenno, così come su Berbenno e Sondrio, continuò, però, ad esercitare il proprio predominio un'altra famiglia originaria di Locarno, i de Capitani (o Capitanei): a loro apparteneva il già menzionato castello di San Lucio, distrutto nel 1249. Specchio d’acqua all’alpe Granda di Ardenno Una menzione particolare merita anche la famiglia dei Parravicini, originaria della pieve di Incino, in Brianza, che sarà molto legata alla storia di Ardenno nei secoli successivi e che proprio da qui si diffuse in diversi altri paesi della valle. "Nella Valtellina si stanziarono forse primieramente nel 1095 ad Ardenno, ai tempi del vescovo intruso di Como Landolfo da Carcano che..