In Sicilia Si Può Morire Di Fame Tra Vecchie E Nuove Povertà Vito Lo Monaco

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In Sicilia Si Può Morire Di Fame Tra Vecchie E Nuove Povertà Vito Lo Monaco Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 3 - Numero 8 - Palermo 2 marzo 2009 In Sicilia si può morire di fame Tra vecchie e nuove povertà Vito Lo Monaco recenti casi di morte, registrati in Sicilia, di poveri disperati aree in ritardo prevalenti nel Mezzogiorno, per finanziare la senza fissa dimora, hanno drammaticamente risollevato il velo cassa integrazione che è prevalente nel Nord. Isulla povertà “vecchia” e su quella “nuova” generata dalla crisi Infine la Sicilia corre il rischio di essere tagliata fuori dalle tratte economica del nostro tempo. a lunga percorrenza che si fermerebbero a Reggio Calabria Le povertà, purtroppo, sono identiche nei loro effetti perversi che perché il governo nazionale, nel silenzio di quello regionale, ha spingono alla disperazione e al degrado fette sempre più ampie negato i fondi necessari alle Ferrovie. della popolazione, come documenta questa settimana A Sud’Eu- Dunque, invece di prendere di petto la crisi che allarma giusta- ropa. mente il Paese, vedi le manifestazioni di Pomigliano, di Torino, Cosa fare, si chiede padre Noto? quella della Cgil a Roma, che segnalano anche un pericolo per Combattere l’ingiustizia sociale e le politiche pubbliche e private la democrazia, il governo continua la sua azione di divisione che le causano. È risposta antica, ma sempre attuale ed efficace del sindacato e propone tramite legge delega, quindi senza va- per ridare al cittadino speranza e possibilità di riscatto. glio preventivo delle parti sociali e del Parlamento, di introdurre L’ingiustizia nasce dall’uomo e dalle sue azioni, ne sono respon- una pericolosa limitazione del diritto individuale dello sciopero, sabili i governi e i parlamenti con le loro leggi e ordinamenti. Que- garantito dalla Costituzione, oggi, nel settore del trasporto pub- sti, dunque, vanno cambiati quando si verificano blico in nome dei diritti violati degli utenti, do- gli effetti di povertà di cui stiamo scrivendo. Combattere l’ingiu- mani, magari, in tutti i settori anche quelli In questo paese se ne può parlare liberamente privati. Il sindacato confederale, come giusta- senza turbare il sonno della classe politica diri- stizia sociale e le po- mente ha ricordato Epifani, ha sempre contra- gente e dei governi, regionale e nazionale? Essi litiche pubbliche e stato gli scioperi corporativi e si è sempre sembrano impegnati più a sminuire la portata private è indispensa- dichiarato disponibile a discutere come ridurre della crisi che a risolverla, introducendo media- i disagi, ma altra cosa è intervenire per decreto ticamente vari diversivi. Infatti ogni giorno se ne bile per ridare al cit- con lo scopo di eliminare ogni forma di conflitto inventano una nuova per alimentare nuove tadino speranza e che è essenza della democrazia nelle società paure sulle quali tentare di far passare proposte moderne. dal segno autoritario. possibilità di ri- Già nella vicenda di Eluana e nella proposta di L’attuale governo nazionale, assieme a quello scatto testamento biologico del centrodestra si è af- regionale da parte sua impegnato, da quando si facciata l’ipotesi di limitare il diritto individuale è insediato, a discutere di gestione della sanità, di rinunciare ad ogni forma di accanimento te- ha sprecato tempo e risorse, prima a rassicurare l’opinione pub- rapeutico, per delegarlo a terze persone. blica sulla crisi mondiale che non avrebbe toccato l’Italia e ad at- Cosicché limitare il diritto individuale e collettivo di sciopero, taccare i presunti catastrofisti della sinistra e regalando l’ICI ai quello individuale di rinuncia all’accanimento terapeutico, legi- possidenti, passando poi al rigorismo tremontiano sulla pelle dei ferare per decreti svuotando il Parlamento, minacciare la modi- presunti fannulloni della pubblica amministrazione. Ha deciso, inol- fica a colpi di maggioranza della Costituzione, attaccare tre, i tagli alla sicurezza, all’Università, alla Scuola con la conse- l’autonomia del potere giudiziario fanno pensare che questo go- guenza che le forze di polizia non hanno i soldi per la benzina, verno di centrodestra tenta sul serio di introdurre un moderno l’Università dovrà rinunciare alle borse di studio per i dottorati in autoritarismo. È un pericolo reale contro cui bisogna battersi, barba al potenziamento della ricerca e la Scuola perderà 30 mila anche perché nessuno dei partiti democratici, dei sindacati, dei supplenti annuali entro il 2009 e 42 mila insegnanti entro il 2010. cittadini, tranne una ristretta oligarchia politica, economica, so- Ha stornato le risorse dei Fas, i fondi europei per lo sviluppo delle ciale, ne trarrebbe vantaggi. Gerenza A Sud d’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 3 - Numero 8 - Palermo, 2 marzo 2009 Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprio Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stancanelli, Vincenzo Vasile. Direttore responsabile: Angelo Meli - Responsabile grafico: Davide Martorana Redazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: [email protected]. IIl giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonte In questo numero articoli e commenti di: Salvo Butera, Mimma Calabrò, Dario Carnevale, Giusy Ciavirella, Franco La Magna, Antonella Lombardi, Vito Lo Mo- naco, Hassan Maamri, Federica Macagnone, Maddalena Maltese, Davide Mancuso, Nino Mannino, Vincenzo Noto, Gilda Sciortino, Maria Tuzzo. “Invisibili” perché facciamo finta di non vederli In Sicilia si consuma la tragedia dei più poveri Giusy Ciavirella i chiamano clochard, forse perchè una parola straniera che suona dolce e musicale, può nascondere la dolorosa realtà Ldi uomini senza fissa dimora, relegati ai margini della so- cietà e ormai in bilico dentro un’esistenza che ha perso i confini col mondo intero. Sono i barboni, gente con un passato nel cassetto e un futuro incerto su cui non hanno più voglia di scommettere. Li chiamano clochard, forse perchè una parola così gentile può pro- vare a nascondere il buio e la paura, il senso di disagio che la co- munità prova specchiandosi negli occhi di questi uomini che spesso finiscono la loro esistenza in un angolo, al freddo di una strada metropolitana indifferente al dolore degli altri. E’ quanto accaduto, ad esempio, ad un barbone di 51 anni, Ber- nardo Chinnici, morto a Palermo nei giorni scorsi, dopo essere stato ricoverato all'ospedale "Civico". L'uomo era stato soccorso da due passanti, che lo avevano notato in fin di vita su un marcia- piede nei pressi del popoloso mercato di Ballarò. Sulla vicenda sono in corso indagini della Procura di Palermo. I magistrati, che in un primo momento avevano aperto un fascicolo per accertare le cause del decesso, non hanno neanche ritenuto necessario di- sporre l'autopsia. Hanno solo rintracciato i parenti visto che l'uomo aveva lasciato la sua famiglia dopo avere perso il lavoro. Si tratta del terzo barbone vittima del freddo in Sicilia. Un primo “caso” è stato registrato a Messina, dove in una panchina di piazza Cairoli è stato trovato senza vita un altro uomo senza fissa dimora, assi- derato da un inverno che nell’Isola è stato davvero difficile. E sem- pre nella città dello Stretto, analogo destino era toccato, lo scorso gennaio, ad un 48enne dello Sri Lanka, trovato cadavere all’in- vizio della comunità». Ma non basta e Biagio se ne rende conto terno della galleria “Vittorio Emanuele” che s’affaccia sul centralis- quando la notte va in giro per le strade della città con i suoi oltre simo corso Cavour; anche in quell’occasione il corpo non trecento volontari. Dei 3 centri Missione speranza e carità e la presentava alcun segno di violenza, ma tracce inequivocabili di Cittadella del povero e della speranza, vengono ospitate circa una vita fatta di stenti. Attorno a lui, quel giorno, solo vecchi car- 860 persone e fuori dai cancelli campeggiano dei cartelli in tre toni, un paio di bottiglie e qualche avanzo di cibo. lingue con su scritto «Non ci sono più posti letto disponibili». In “Si tratta di un’emergenza mondiale – ha detto il direttore della Ca- giro per la città ci sono almeno altri 50 senzatetto. «Quello che ritas diocesana di Messina, Gaetano Tripodo - è la punta di un ice- più deprime è che molti di loro fino a poco fa – racconta ancora berg che ci tocca tutti da vicino e che dimostra un pericoloso Biagio Conte – avevano una casa. Adesso non arrivano a fine disagio sociale. Con la nostra opera di ispirazione cristiana - con- mese e hanno perso gradualmente tutto, anche il tetto. E’ ter- clude Tripodo - facciamo di tutto per accoglierli, abbiamo diverse ribile”. strutture in città, ma a volte siamo costretti ad arrenderci all’evi- La situazione, nel Palermitano, non è emergenziale per il diret- denza”. Di “poca solidarietà e di solitudine come alleate di queste tore della Caritas cittadina, don Benedetto Genualdi che parla morti, che non possono lasciare indifferente la città e richiedono ri- di “un inverno rigido responsabile di casi come quelli registrati sposte umane”, parlano i responsabili della Comunità di Egidio. a gennaio”. “Il problema – ha spiegato – è che bisogna creare Anche per il missionario laico Biagio Conte il fenomeno povertà è nuove forme di attenzione per persone come i barboni che in crescita “aumentano di conseguenza le vittime della fame e del spesso finiscono in un marciapiede l’indifferenza della gente. freddo che non riescono a superare la notte”. “La città – prosegue Si ha paura di perone che vivono per la strada con la barba Biagio Conte - è alla deriva e i bisognosi di Palermo sono ormai lunga e incolta. Bisognerebbe invece contattarle e portarle nelle una vera e propria emergenza. Si tratta di un fiume in piena, sono strutture che in realtà non mancano.
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