Il Fondo Librario “Sergio De Pilato”: Contributo Alla Storia Della Bibliografia Sulla Basilicata
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Consiglio Regionale di Basilicata Maria Teresa Gino IL FONDO LIBRARIO “SERGIO DE PILATO”: CONTRIBUTO ALLA STORIA DELLA BIBLIOGRAFIA SULLA BASILICATA Relatore Carlo Maria Simonetti STRUTTURA DI COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE, COMUNICAZIONE ED EDITORIA Il Fondo librario “Sergio de Pilato”: contributo alla sto- ria della bibliografia sulla Basilicata / Maria Teresa Gino. - Potenza : Consiglio regionale di Basilicata, 2002. - 384 p. ; 24 cm. - (I quaderni della Regione : Le migliori tesi di laurea sulla Basilicata / Consiglio regionale di Basilicata, n. 4/2001). Tesi di laurea discussa presso l’Università degli Studi della Basilicata l’8 marzo 2000. Relatore Carlo Maria Simonetti. Ultima revisione dell’autrice: dicembre 2001. Indice generale Presentazione pag. 5 I. Introduzione Perché studiare i fondi librari speciali e locali? pag. 7 II. Sergio de Pilato e la Basilicata tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento Premessa pag. 13 II. 1. Le origini dei de Pilato pag. 13 II. 2. L’attività forense pag. 15 II. 3. La Basilicata, Potenza e i meridionalisti all’inizio del XX sec. pag. 18 II. 4. Il ritorno a Potenza pag. 20 II. 5. L’impegno socio-culturale pag. 23 II. 6. 1. Le scelte politiche pag. 25 II. 6. 2. Il rapporto con Giustino Fortunato e l’adesione al fascismo pag. 27 II. 7. Alla direzione della Biblioteca Provinciale di Potenza pag. 32 III. Storia e consistenza del fondo “Sergio de Pilato” III. 1. Dallo ‘zio Sergio’ al nipote Michele pag. 35 III. 2. Da Tivoli a Potenza pag. 36 III. 3. Il fondo “Sergio de Pilato” e la storia bibliografica della Basilicata pag. 37 III. 4. In cosa consiste il fondo “Sergio de Pilato” pag. 38 III. 5. Perché il fondo “Sergio de Pilato” è notevole pag. 39 III. 6. Note pag. 42 IV. Bibliografia di riferimento IV. 1. Per lo studio dei fondi speciali e locali pag. 51 IV. 2. Per ricostruire la storia della Basilicata tra fine ‘800 e inizio ‘900 pag. 52 IV. 3. Per la biografia di Sergio de Pilato pag. 53 IV. 4. Per la catalogazione pag. 54 V. Catalogo del fondo “Sergio de Pilato” V. 1. Avvertenze pag. 57 V. 2. Catalogo dei libri pag. 58 V. 3. Catalogo delle riviste pag. 291 V. 4. Catalogo dei fogli sciolti pag. 305 VI. Indici del catalogo VI. 1. Indice per autori e titoli pag. 309 VI. 2. Indice delle responsabilità secondarie pag. 336 (Curatori, prefatori, traduttori, illustratori e collaboratori a vario titolo delle riviste) VI. 3. Indice per soggetti pag. 340 VI. 4. Indice per editori pag. 351 VI. 5. Indice per tipografi pag. 366 VI. 6. Indice cronologico pag. 373 VI. 7. Elenco delle riviste pag. 376 VI. 8. Elenco dei fogli sciolti pag. 377 Presentazione L’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale di Basilicata approvava nel 1999 un con- corso per le migliori tesi di Laurea sulla Basilicata in modo da recepire l’elaborazione prove- niente dalle giovani leve del mondo universitario e stabilire una sinergia istituzionale tra l’Ente ed i laureati nelle diverse Università d’Italia al fine di incentivare le ricerche sulla Basilicata. Nel bando veniva previsto un premio con la relativa pubblicazione delle tesi pre- miate e la possibilità da parte della Commissione preposta di segnalare ulteriori tesi. Ho già avuto modo di esprimere, nella manifestazione per la premiazione, la piena sod- disfazione per la riuscita dell’iniziativa che ha visto una larga partecipazione di laureati in varie Università italiane. La Commissione preposta alla valutazione delle tesi ammesse a concorso (composta dai professori Antonio Lerra e Severino Romano, dall’ingegnere Annibale Formica, dall’architetto Domenico Ragone e dal dirigente dell’Ufficio del Sistema Informativo del Consiglio, Rocco Rosa, con funzioni di segretario), a conclusione dei pro- pri lavori ha scelto le tesi da premiare e da segnalare tra quelle riferite all’anno accademico 1998-1999 nei settori Territorio, Società Cultura, Economia, come previsto nel bando. L’Ufficio di Presidenza riproporrà annualmente il Premio, destinato ad incrementare e raccogliere nel tempo un patrimonio di ricerche sulla Basilicata, altrimenti destinato all’oblio, divulgandone adeguatamente la conoscenza fra le giovani generazioni. Sul lavoro di Gino Maria Teresa, che ha meritato la premiazione e la pubblicazione, la Commissione così formulava nel merito il proprio giudizio: “Dopo la delineazione di un accu- rato profilo della figura e dell’opera di Sergio De Pilato, del suo attivo impegno socio-cultur- ale e politico-istituzionale, con particolare attenzione per il ruolo svolto come direttore per un trentennio della Biblioteca provinciale di Potenza, la tesi analizza, con indubbia competenza, consistenza e peculiarità il fondo “Sergio De Pilato”, che a ragione viene connotato come fondo speciale, per la omogeneità dei testi che raccoglie, tutti relativi al Mezzogiorno o scritti di autori meridionali. Accompagna tale pregevole trattazione la completa catalogazione del fondo stesso, con relativi indici, per autori e titoli, per soggetti, editori e tipografi. Per la rile- vanza e la peculiarità del fondo catalogato, oltre che per il pregevole percorso seguito, il lavoro realizzato rappresenta un contributo di significativo rilievo alla conoscenza e alla disponibilità bibliografica sulla Basilicata. E’ perciò meritevole di pubblicazione”. Noi aggiungiamo che il fondo “Sergio De Pilato” é conservato e consultabile presso il Dipartimento di Scienze storiche dell’Università della Basilicata. Tale fatto apre la strada allo stesso aggiornamento delle opere bibliografiche sulla Basilicata e, si spera, un interesse specifico sulla catalogazione dei beni librari in Basilicata, ancora ricchissimo e da valorizzare. Il Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata Egidio Nicola Mitidieri 5 I. Introduzione Perché studiare i fondi librari speciali e locali? C’è una vita che sopravvive alla polvere della dimenticanza, si fa strada a fatica nel disor- dine dell’incuria e attende chi si decida a investigarla. Nel patrimonio nazionale dei cosiddetti “beni librari” vi sono decine di migliaia di docu- menti che non servono a nulla fino a che nessuno può scoprirne l’esistenza. La mediazione catalografica interviene a creare ponti tra questa vita dimenticata e chiunque voglia o debba studiarla. Rendere pubblico e accessibile questo materiale, anche scartando quello indegno di una tale fatica e spesa, collegandolo indissolubilmente a coordinate spazio-temporali pre- cise ed identificabili da un qualunque punto della terra, è operazione necessaria e non sem- plice: tutta la fatica del catalogatore. Questo compito, così riassunto, pone problemi di carattere teorico (in quale disciplina e con quale soggetto inquadrare questo o quel libro?), pratico (quale ordine fisico dare al materiale?), comunicativo (come fa un giapponese a distinguere il nome italiano dell’auto- re da quello dell’editore?), informatico (come tradurre in un linguaggio universale com- prensibile alle macchine le informazioni?). A queste e ad altre domande tenta di rispondere la biblioteconomia, che è scienza della mediazione di queste informazioni1. La catalogazione, che ne è elemento costitutivo con l’indicizzazione, è, quindi, un’ope- razione sostanzialmente comunicativa. I soggetti interessati da quest’atto comunicativo sono le istituzioni che forniscono le informazioni catalografiche, come le biblioteche, e ciascuno dei loro utenti. Ma anche le isti- tuzioni con le quali queste informazioni possono essere condivise. Nel settore della conser- vazione e valorizzazione dei beni culturali, da qualche anno a questa parte, è diventata più urgente la necessità di condividere i dati creati, in particolare se riguardano un comune patrimonio di storia locale. Si è allora aperta una riflessione teorica sulla questione, affron- tata in un convegno svoltosi a Trento nel 1996, i cui atti sono stati pubblicati nel 19982. La valorizzazione delle fonti locali è diventata obiettivo prioritario dei soggetti istituzio- nali e delle professionalità interessate (in musei, archivi, biblioteche e scuole) da quando si è sviluppato un maggiore interesse per la cosiddetta “storia locale”. Questa espressione non esaurisce il suo significato nel limitare l’asse d’indagine della ricerca storica ad un ambito ter- ritoriale - come potrebbe suggerire l’aggettivo ‘locale’ - ma apre un altro orizzonte metodo- logico nello studio della storia generale di una nazione o di un’area geografica più ampia (ad esempio quella europea), fornendo specifiche interpretazioni ed analisi3. In Italia, attenzione per questi studi è stata usualmente riservata, tra la fine del secolo scorso e l’inizio del Novecento, dagli eruditi locali, che non erano in genere legati al mondo della ricerca scientifica ufficiale, quale è quello universitario. Almeno fino a quando alcuni accademici, come Giuseppe Galasso o Rosario Romeo, seguendo l’insegnamento delle “Annales” francesi, hanno iniziato una interpretazione regionale degli studi nazionali e da quando anche la cosiddetta microstoria ha assunto un proprio ruolo storiografico nell’am- bito più vasto della storia generale. 7 Questa evoluzione ha posto le premesse per una più stretta collaborazione tra Università e territorio e, quindi, tra gli studiosi e tutte le altre professionalità culturali delle istituzioni a carattere locale: musei, archivi, biblioteche e scuole. Anche nella storiografia sulla Basilicata si può rintracciare il percorso evolutivo dell’in- dagine storica brevemente delineato4, ma non si può sostenere che questo percorso abbia sol- lecitato al comune impegno studiosi e istituzioni territoriali.